
10 minute read
SHORT STORIES
by Economy
Formazione Stem, le donne restano indietro
Secondo 3M la mancanza di inclusione deve essere affrontata a monte
Advertisement
La stragrande maggioranza degli italiani (87%) ritiene di fondamentale importanza promuovere la diversità e l’inclusione nei campi della scienza, della tecnologia, dell’ingegneria e della matematica (Stem): è quanto emerso dalla quinta edizione dello State of Science Index (Sosi), l’indagine annuale realizzata da 3M che analizza la percezione della scienza a livello mondiale. Tuttavia, l’81% concorda sull’esistenza di barriere che impediscono agli studenti di accedere a una solida istruzione Stem. L’80% degli europei ritiene che tra le cause ci siano un numero insufficiente di educatori/insegnanti Stem o di classi dedicate nelle scuole (52% in Italia), nonché la mancanza di accesso a Internet (19% in Italia). Il 42% degli europei ritiene di non potersi permettere un’istruzione Stem di qualità: un dato che per gli italiani sale al 50%. Inoltre, il 25% cita come ostacolo principale le responsabilità personali, come la necessità di guadagnare per provvedere alla famiglia. «Affrontare il problema del divario tra istruzione e occupazione è un pilastro fondamentale dell’impegno di 3M a favore delle Stem. Crediamo infatti che il settore privato possa avere un ruolo importante nell’ampliare a tutti l’accesso a queste opportunità», ha dichiarato Patrizia Capogreco, Technical Supervisor e Advocate for Diversity in Stem, 3M. «Questo è il fattore trainante dell’impegno di 3M nell’accrescere il livello di conoscenza delle Stem tra gli studenti delle scuole primarie e secondarie attraverso programmi sponsorizzati come Inspiring Girls o Science at Home. L’intento è quello di valorizzare le discipline Stem per costruire nuove opportunità di carriera e rispondere alla necessità di una forza lavoro adeguatamente formata per queste discipline».
D&I L’inclusione in azienda è un fattore culturale
La nuova survey Cego individua la formazione come asset per contrastare la discriminazione
Diversità e inclusione sono intrinsecamente legate anche al mondo del lavoro. Nonostante le politiche in merito siano considerate in grado di incidere sul benessere delle persone e sulle performance complessive dell’azienda da oltre 6 rispondenti su 10 (sia dipendenti sia HR) e i movimenti di protesta degli ultimi anni abbiano avuto il loro impatto, la strada in concreto da percorrere è ancora lunga.Come rileva l’ultima survey Cegos, leader internazionale nel settore Learning & Development, condotta su 4.00 0 dipendenti – di cui 500 italiani – e oltre 400 tra Direttori e Manager delle Risorse Umane – di cui 60 italiani – dal titolo “Diversity & Inclusion nelle aziende: le competenze legate alle sfide di una trasformazione culturale”, infatti, il 63% dei lavoratori ha dichiarato di essere stato oggetto di discriminazione sul luogo di lavoro almeno una volta e l’82% di aver assistito ad almeno una forma di emarginazione perpetrata in primo
M&A I rischi si misurano in tempo reale
Kroll acquisisce Crisp, leader nella fornitura di servizi di intelligence
Kroll, azienda leader nella fornitura di soluzioni dedicate alla gestione del rischio e all’advisory finanziaria, annuncia di aver acquisito Crisp, leader specializzato nella fornitura di servizi di intelligence sui rischi in real time, in grado di proteggere luogo dai colleghi di pari livello, ma anche dai manager di linea. Un dato che si ritrova principalmente, secondo i responsabili HR, in riferimento all’età (25%), alle condizioni di salute (19%), al genere (18%), all’aspetto fisico (16%), al livello scolastico e allo status sociale (16%). La discriminazione basata sull’età è particolarmente diffusa anche in Italia (40%), così come quella di genere (27%). Assumono rilevanza anche identità di genere (18% vs 10% a livello globale) e situazione famigliare (17% in Italia contro l’11% su scala internazionale). Tra le forme di emarginazione subita, i dipendenti citano l’aspetto fisico (24% in generale, 27% per gli italiani), seguito da età (23%), opinioni politiche (20%) e genere (18%); tra quelle cui hanno assistito gli italiani il fattore nazionalità è al quinto posto. Dipendenti ed HR Manager concordano (con percentuali tra il 20% e il 38%) sul fatto che gli episodi di discriminazione si riscontrino principalmente in tre momenti: durante l’assunzione, in fase di promozione e di integrazione. Consapevoli di ciò, per promuovere l’inclusione 3 HR su 4 affermano di applicare politiche di non discriminazione proprio in fase di recruiting (in Italia l’85% utilizza metodi il più possibile oggettivi per valutare le competenze) e per favorirla ulteriormente ritengono utili (con percentuali tra il 74% e l’82%) anche le leve dell’organizzazione del lavoro (più flessibilità o supporto per la genitorialità o in caso di malattie croniche) e della formazione specifica sul tema.
marchi, asset e persone da danni reputazionali, minacce alla sicurezza e pericoli online. La tecnologia di intelligenza artificiale di Crisp è stata sviluppata per oltre 17 anni con l’obiettivo di individuare e tenere traccia dei segnali di rischio presenti nelle conversazioni online. La sua suite completa di soluzioni di intelligence soddisfa le esigenze aziendali in ambito di comunicazione, marketing digitale, sicurezza e compliance normativa per i clienti in tutto il mondo. Crisp è stata creata nel 2005, con l’obiettivo di proteggere bambini e adolescenti da pedofili e gruppi di sfruttamento minorile attraverso l’utilizzo di giochi online, app e social network. In seguito all’acquisizione, il Presidente esecutivo di Crisp, Andrew Burke, entrerà a far parte del leadership team dei servizi digitali di Kroll. «Negli ultimi anni il panorama dei rischi per le aziende italiane ha subito profondi cambiamenti» ha commentato Marco De Bernardin, Associate Managing Director e Head of Forensic Investigations and Intelligence practice di Kroll in Italia. «Il maggiore utilizzo di canali e strumenti digitali, compresi i social media, insieme all’aumento di possibili minacce alla sicurezza informatica rende necessario un nuovo tipo di approccio alla risk intelligence, che unisca tecnologia e capacità di analisi, per individuare tempestivamente possibili criticità contenute nelle conversazioni online, in grado di produrre danni reputazionali o agli asset fisici e informatici delle aziende. In questo senso, Crisp rappresenta un importante ampliamento strategico dell’offerta di servizi di investigazione e di risk management che Kroll mette a disposizione dei suoi clienti in Italia».
Circular economy Persino il packaging è sempre più green
I trend degli imballaggi secondo gli ultimi studi di settore raccolti da Vitavigor
Dalle alghe marine alla plastica di mais, passando per letame di mucca e stampa 3D, le innovazioni nella produzione di materiali sostenibili stanno rivoluzionando il settore degli imballaggi, impattando direttamente sulle abitudini d’acquisto con due terzi dei consumatori che considerano fondamentale la riciclabilità del packaging al momento dell’acquisto. Per Federica Bigiogera, marketing manager di Vitavigor, «La sfida principale è quella d’identificare soluzioni sostenibili per il packaging che garantiscano freschezza e conservazione del prodotto». Un recente rapporto di ricerca di The Business Research Company stima che quest’anno il mercato globale degli imballaggi riciclabili raggiungerà i 28,3 miliardi di dollari di valore con un tasso di crescita del +7,2% rispetto al 2021 e toccherà, nel 2026, quota 34,2 miliardi di dollari. Gli imballaggi ecologici emergono quindi come una tendenza chiave nel mercato in quanto possono essere biodegradabili, riutilizzabili, non tossici e costruiti con materiali riciclati. Tra le più curiose tendenze nel settore del green packaging figurani le alghe marine, gli imballaggi idrosolubili: realizzati in alcool polivinilico che si dissolvono a contatto con l’acqua calda, la stampa in 3D dell’imballaggio completamente o parzialmente intorno al prodotto con la plastica, i materiali a base di cellulosa, la fibra stampata, il cartone d’erba, il ackaging piantabile, il letame di mucca, la carta d’ostrica, la plastica di mais completamente biodegradabile.
Sustainability Il Green New Deal comincia dai dati
Le soluzioni di Deda Next per la trasformazione digitale della PA e il progetto pilota Usage
Sostenere la transizione digitale delle Amministrazioni Locali, coerentemente con le azioni prioritarie definite dal Green New Deal. È questo l’obiettivo di Usage – Urban Data Space for Green Deal – progetto europeo a cui prende parte Deda Next (nuovo nome di Dedagroup Public Services), società di Dedagroup impegnata ad accompagnare la trasformazione digitale della pubblica amministrazione e delle aziende di pubblico servizio. Dopo Smash e Air Break, il progetto porta ancora una volta l’azienda al fianco di Ferrara – tra i quattro centri pilota insieme a Saragozza, Leuven e Graz – nell’impegno verso il territorio e l’ambiente, e contribuisce a fare della città un vero e proprio modello in ottica di innovazione e sostenibilità, in Italia e in Europa, applicando su scala locale gli obiettivi del Green New Deal. Rendendo disponibili e immediatamente utilizzabili a cittadini, imprese e amministrazioni diversi tipi di dati ambientali e geografici ad alta risoluzione, Usage intende promuovere l’avvio di iniziative efficaci per l’adattamento e la mitigazione ai cambiamenti climatici, per favorire la biodiversità e l’economia circolare, per diminuire l’inquinamento dell’aria e potenziare il sistema di infrastrutture verdi. Al cuore del progetto – coordinato dall’Università Politecnica di Madrid e co-finanziato dal Programma Horizon Europe – ci sono quindi i dati: un interscambio tra fonti eterogenee (cartografia e dati di base, rilievi aerei, telerilevamenti da satellite, misurazioni climatiche con sensori IoT sia fissi che mobili, dati open prodotti da cittadini con iniziative di citizen science) tra amministrazione, enti pubblici, imprese private e associazioni, capace di generare una migliore conoscenza del dettaglio urbano.
Recruitment Lo skill shortage è anche in busta paga
Secondo l’indagine realizzata da Ipsos per Kelly Services il problema è economico
Le imprese sono sempre più in difficoltà nel trovare personale: è un’evidenza denunciata negli ultimi mesi da diversi comparti in Italia. Un’indagine realizzata da Ipsos per Kelly Services, Agenzia per il Lavoro da 25 anni in Italia, ha chiesto l’opinione degli italiani su un mercato del lavoro che sembra non facilitare l’incontro fra domanda e offerta. Salario e tempo: queste sono le variabili che gli italiani considerano più importanti per la scelta di un lavoro. Il 61% degli intervistati ritiene che gli stipendi non siano congrui rispetto alle disponibilità o alle mansioni richieste. Analizzando i settori, sono di questa opinione il 43% dei lavoratori del commercio e il 45% di chi opera nel settore manifattura e costruzioni. E addirittura il 21% degli occupati ritiene che per alcune figure professionali sia economicamente più conveniente lavorare non in regola. Ma a cosa attribuiscono i lavoratori tale evidenza? Per quanto riguarda i salari inadeguati, il 39% degli italiani ritiene che il costo del lavoro sia troppo alto e le tasse che le aziende pagano per ogni lavoratore siano eccessive. Per il 23% la responsabilità è dei manager, che non danno il giusto valore al lavoro. Riguardo alle possibili soluzioni per riavvicinare domanda e offerta di lavoro, per il 36% degli intervistati servono sgravi fiscali per le aziende che assumono disoccupati, per il 34% una riduzione generale del costo del lavoro per le imprese, da convertire in adeguamenti salariali per i lavoratori, mentre il 33% suggerisce l’introduzione del salario minimo. Ma anche l’eliminazione dei meccanismi del reddito di cittadinanza, indicata dal 27% delle persone. Il tempo è il secondo terreno di scontro, ma anche di potenziale incontro, fra aziende e lavoratori. Rispetto al passato, la percezione delle persone è che le aziende richiedano maggiore efficienza, produttività, velocità nello svolgimento delle mansioni, realizzando lo stesso lavoro in minor tempo (lo pensa il 37% degli occupati e il 46% dei disoccupati), e che sia
I TEMI DEL LAVORO NEI CONTENUTI EXTRA SUL CANALE DIGITALE
I consulenti del lavoro italiani e il loro Ordine, presieduto da Marina Calderone, sono in prima linea con le imprese che fanno il Pil del nostro Paese, che con l’iniziativa autonoma generano anche lavoro subordinato, cioè la cinghia di trasmissione del benessere dall’attività d’impresa al resto della società. Economy ogni mese ospita – in un’edizione digitale dedicata alla categoria, ma accessibile a tutti i lettori interessati attraverso un QR che ormai costituisce uno snodo della carta stampata verso il multimediale– un’ampia sezione dedicata ai temi specifici e specialistici del settore, in collaborazione con l’Ordine e il suo ufficio studi.
richiesta ampia flessibilità d’orario, rendendosi disponibili quando serve all’azienda e reperibili anche fuori dai normali orari di lavoro (35% degli occupati e 45% dei disoccupati). C’è tuttavia un’area di incontro fra lavoratori e imprese sul tema della gestione del tempo e della flessibilità, e passa dal riconoscimento economico: il 34% delle persone si dichiara infatti disponibile a rispondere alle richieste delle imprese a fronte di un incremento della remunerazione. In particolare sarebbero disposte a trasferte lavorative anche non concordate (39%), a lavorare il sabato e la domenica (37%), a essere reperibili fuori dall’orario di lavoro (36%).