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PRIVATE BANKER
by Economy
Agguato al debito pubblico
Tra bond in scadenza e nuove emissioni senza più l'ombrello del Pepp, si avvicina la tempesta perfetta per la finanza pubblica italiana... mentre quella privata sembra paralizzata da mesi
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di Ugo Bertone *
«Non ci vorrebbe molto a far precipitare l’Italia nel baratro della crisi del debito». Marcus Ashworth di Bloombergm uno degli opinionisti più seguiti dai bond vigilantes (gli speculatori per reddito fisso, per dirla in volgare) ha anche fissato la data per l’eventuale “Ora X”: il mese di novembre che minaccia di essere il “più crudele” per la finanza pubblica del Bel Paese. I motivi? Una sorta di tempesta perfetta, legata solo in parte alla nascita del nuovo governo. Il neo-ministro dell’Economia partirà con un fardello di 245 miliardi di euro in bond che scadono nel 2023 più altri 230 l’anno dopo. Ma, soprattutto, sarà necessario fare i conti con un mercato assai meno comprensivo di quello che ha accompagnato la finanza pubblica nel recente passato. Si vanno esaurendo gli ultimi spiccioli del piano Pepp, con cui la Bce ha coperto le esigenze del Tesoro italiano in estate. Impiegando i profitti ricavati dai titoli tedeschi in scadenza a favore dei Btp. Tra novembre e dicembre, al contrario, la banca centrale sarà impegnata da esigenze di tesoreria varie e non potrà più assistere con strumenti ordinari i titoli italiani (o, in minor misura greci e spagnoli) colpiti nel frattempo dal rialzo dei rendimenti che comporterà una crescita degli interessi nell’ordine di dieci miliardi. Certo, si può far ricorso al Tpi, il piano (appena abbozzato) di sostegno ai Paesi in difficoltà. Ma le incognite politiche sono tante, così come la diffidenza delle agenzie di rating. Insomma, nota Ashworth, già gestore obbligazionario di successo, i tempi sono propizi per un agguato sul fronte dei Btp. Vuoi per motivi politici che di mercato. Il tutto in una cornice di svolta epocale per il mondo del risparmio: i capitali tornano a far rotta verso il reddito fisso dopo la lunga stagione delle azioni, sostenute dai tassi bassi. L’allarme di Ashworth non è nuovo. Salvo iniziative suicide, il nuovo governo sarà in grado di evitare gli errori commessi dal Regno Unito e che hanno portato ad un passo dal crack i fondi pensione. Ma fa comunque impressione valutare la fragilità finanziaria di un Paese, l’Italia, che dispone comunque di una ricchezza privata impressionante, nell’ordine di 5 mila miliardi euro, e di una notevole propensione al risparmio, pari al 9,3 per cento. Certo, non va dimenticata la mole del debito pubblico, che si avvicina pericolosamente ai 3 mila miliardi, né trascurato il fatto che la ricchezza degli italiani è concentrata, più che altrove, in attività illiquide, a partire dal mattone. Ma anche così risulta difficile non chiedersi come mai il tessuto finanziario di casa nostra non sembri in grado di valorizzare il principale asset del risparmio made in Italy. È ancora viva la ferita della cessione di Pioneer da Unicredit alla francese Amundi, leader europeo del settore. E già si concretizza la prospettiva che quel che resta di Mps serva ad alimentare il portafoglio di Axa nella penisola, nonché la raccolta di Anima Holding. Vicina al Crédit Agricole. In questa chiave sarà decisivo l’esito del lungo, estenuante braccio di ferro tra azionisti e management attorno a Mediobanca/Generali che da mesi paralizza le decisioni delle due capitali della finanza privata. Mediobanca, oggi quasi assente dalla gestione dei privati, tende a crescere nel settore, cosa non facile (Goldman Sachs, ad esempio, ha fallito la missione) puntando su Banca Generali. Il Leone di Trieste, finalmente, sembra maturo per una grande operazione internazionale probabilmente l’acquisto dei fondi Guggenheim. Operazioni complesse e complicate, in una situazione di grade volatilità di listini e portafogli. Ma che implicano un salto di qualità che, non a caso, s’impone per novembre, il mese “più crudele” per il Bel Paese.
*L'autore, Ugo Bertone, torinese, ex firma de "il sole-24 ore" e "la stampa", è considerato uno dei più competenti giornalisti economico-finanziari italiani
MARCUS ASHWORTH