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COSÌ IL VENTURE CAPITAL ALZA LA POSTA

Cresce il numero di deal, ma anche la taglia degli investimenti in startup italiane: segno che il settore è ormai entrato in una nuova fase di sviluppo. La crescita c'è nonostante le crisi energetiche, politiche ed economiche

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di Anna Gervasoni

Il Pnrr ha tra gli obiettivi un piano di investimenti dedicati ai processi di transizione digitale a supporto al contributo di Intesa Sanpaolo Innovation Center ed E. Morace & Co. Studio legale e al supporto istituzionale di Cdp Venture Capital dell’imprenditoria e dell’economia reale. Attraverso il Piano nazionale di ripresa e resilienza, viene avviato anche il digital transition fund che ha a disposizione 300 milioni di euro ed è gestito da Cdp Venture Capital per puntare sulle startup focalizzate sull’innovazione digitale. Il fondo dovrebbe riuscire, entro il 30 giugno 2025, ad investire su circa 250 imprese target. Ma questa è solo una delle misure recenti a supporto dello sviluppo del venture capital, che complessivamente superano i 2,5 miliardi di euro. Il settore del venture capital, quindi, è in uno stato di grande fermento e crescita. L’iniezione di tanta liquidità nel mondo dell’innovazione e il superamento della soglia psicologica del miliardo di NEI PRIMI NOVE MESI DEL 2022 euro di investimenti, SONO STATE 250 LE OPERAZIONI infatti, prospettano CONCLUSE DAL VENTURE CAPITAL IN ITALIA, CONTRO LE 230 DEL 2021 un ulteriore sviluppo dell’ecosistema dell’innovazione italiana; guardando allo stato attuale del mercato, i dati sul terzo trimestre dell’anno, pubblicati dall’Osservatorio Venture Capital Monitor – VeM sulle operazioni di venture capital in Italia, evidenziano sicuramente un andamento positivo, anche se la dimensione complessiva del settore è ancora distante dai principali Paesi europei. Lo studio nasce dalla collaborazione tra Aifi e Liuc – Università Cattaneo ed è attivo presso Liuc Business School, grazie Sgr e Iban. L’obiettivo è quello di mappare e sviluppare un monitoraggio permanente sull’attività di finanziamento dell'avvio delle nuove idee imprenditoriali realizzato da investitori istituzionali come i fondi e investitori informali come i business angel. I dati raccolti mostrano, come anticipato, numeri positivi: i primi nove mesi del 2022 si chiudono con 250 operazioni che riguardano sia i primi investimenti sulle società, sia gli interventi successivi a questi, i così detti follow on. La crescita c’è nonostante le crisi energetiche, politiche ed economiche in corso perché lo scorso anno nel medesimo periodo i deal erano stati 230. Il 2022 segna così, al momento, una crescita del +9% in termini di numero di deal. Se analizziamo poi solamente i nuovi investimenti, quelli che chiamiamo initial, sono stati 223 rispetto ai 208 con una crescita del + 7,2%. Per quanto riguarda l’ammontare investito sia da operatori domestici sia esteri in startup italiane, il valore si attesta a quasi 1,7 miliardi di euro distribuiti su 234 round, in aumento vertiginoso, +109% se pensiamo agli 800 milioni per 207 operazioni dei primi tre trimestri del 2021. Qualche segnale di rallentamento c’è comunque e lo si registra sull’ammontare investito in realtà estere fondate da imprenditori italiani che passa da quasi 900 milioni a circa 210 PROFESSORE ORDINARIO DI ECONOMIA E GESTIONE milioni di euro, con un numero di operazioni, DELLE IMPRESE ALLA LIUC DI CASTELLANZA. È ANCHE 16, in diminuzione rispetto all’anno preceDIRETTORE GENERALE DELL’AIFI dente dove erano stati 23 i round di investi(ASSOCIAZIONE ITALIANA DEL PRIVATE EQUITY, VENTURE mento. Sommando queste due componenti, il CAPITAL E PRIVATE DEBT) totale complessivo si attesta a ben 1,9 miliardi di euro rispetto agli 1,7 miliardi dello stesso periodo dell’anno scorso. I primi nove mesi dell’anno sono la dimostrazione che il venture capital è ormai in una nuova fase di sviluppo, ben al di sopra del livello complessivo del mercato fatto registrare fino al 2020, che si attestava, guardando alla media registrata dal 2018 ad allora, a circa 600 milioni di euro all’anno. Gli investimenti in startup italiane, in particolare, sono stati realizzati anche grazie al contributo di operazioni su cui si è puntato anche oltre 300 milioni, una inversione di tendenza rispetto agli anni passati dove si era più piccoli, anche nell’investire, e dimostra che anche in Italia si possono chiudere round di investimento di grandi dimensioni con la conseguenza che molte startup potrebbero decidere di non trasferirsi più all’estero o pensare di tornare in Italia per le proprie attività. L’Osservatorio realizza, infine, un indice che vuole segnare l’andamento del settore nel tempo; in questo terzo trimestre, il VeM-i ha fatto registrare un valore pari a 1.625, in diminuzione rispetto al trimestre precedente che si era attestato a 1.975. Tale contrazione non deve preoccupare perché, guardando ai dati, in questi mesi dell’anno, e lo si vede controllando anche a quelli precedenti, dopo una fase di spinta sui primi mesi, c’è un momento di consolidamento del mercato.

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