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WELFARE AZIENDALE
by Economy
di esse ha anche assunto nuovi lavoratori contribuendo alla mobilità sociale di donne e giovani. In cambio di tutto ciò, il 54,8% delle imprese che hanno investito in welfare aziendale, ha registrato ritorni positivi sulla produttività dei lavoratori. «Welfare è ormai la parola-chiave in tutte le politiche del lavoro non solo italiane ma di tutto il mondo occidentale – commenta Valeria Vittimberga, responsabile Credito, Welfare e Strutture Sociali dell’Inps – e non si rifà soltanto all’etimologia anglosassone del benessere individuale, ma è diventato un termine che individua una rete di protezione sociale posta attorno alla persona e alla famiglia, sia da parte dello Stato che dalle aziende e del mondo del lavoro. Lo stato di welfare si crea proprio attraverso questo felice connubio». Tanto che oggi, aggiunge Vittimberga, «ha assunto un'importanza essenziale nelle valutazioni dei lavoratori circa la propria collocazione ottimale nell'ambito del lavoro». Il che vuol dire che – in tempi di “Great Resignation” con milioni di persone che nel mondo lasciano il lavoro a causa del burnout o perché spinti dalla ricerca del work-life balance –l’offerta di welfare per un’azienda può rappresentare l’elemento decisivo per diventare top employer agli occhi dei lavoratori. «Le persone, sia nel pubblico che nel privato, non ricercano più soltanto una retribuzione equa e sufficiente a garantire il mantenimento di sé stessi e dei propri familiari – conferma la dirigente Inps – ma dall’azienda si aspettano un clima di protezione sociale e anche un legame di appartenenza che generi orgoglio e corresponsabilità sociale. Ciò in cui si esprime oggi il welfare aziendale è un ventaglio piuttosto ampio di benefit di natura contrattuale o di iniziativa unilaterale dell'azienda. Per cui l'output sono beni e servizi, ma l'outcome è molto di più ed è un rapporto win-win sia per il lavoratore che per il datore di lavoro, il quale attraverso il welfare aziendale ottiene un forte ritorno da tre punti di vista: produttività, maggiore engagement e soprattutto attrazione dei talenti». Da quel lontano 1986, quando per la prima volta in Italia il concetto di welfare, sul piano normativo, venne introdotto nel Testo Unico sull’Imposta dei Redditi, di acqua sotto i ponti, insomma, ne è passata parecchia. E il perché e il per come lo spiega bene Michela Berto, Health Employee Benefit Generali Italia: «Negli ultimi 30 anni, il progressivo contenimento della spesa pubblica in materia di salute e i cambiamenti sociodemografici generati dal calo delle nascite, dal venir meno della famiglia come tradizionale organo generatore di welfare e dall’aumento dei nuclei familiari mono-composti che oggi rappresentano il 47% del totale nazionale e infine la pandemia hanno aumentato la domanda di tutele sociale alla quale il sistema nazionale sanitario, assistenziale e previdenziale è sempre più in difficoltà a rispondere». È esattamente qui che entrano in ballo l’azienda e le sue politiche di welfare. Ovvero misure che oltre a soddisfare bisogni vecchi e nuovi, comportano vantaggi fiscali e contributivi non indifferenti: «L’aumento di retribuzione è una soddisfazione effimera, un piano di welfare invece crea soddisfazione nel lungo periodo e genera appartenenza – fa notare ancora Michela Berto – se io, imprenditore, oggi voglio dare 1000 euro in più a un mio dipendente, tra contributi Inps, Inail e Tfr, il costo per l’azienda sarà di 400 e di 450 per il lavoratore il quale, dovendo versare contributi Inps, Irpef e addizionali comunali e regionali, in busta paga, di netto, ne avrà 550. Con il welfare assicurativo e di servizi invece, il netto per il dipendente sarà 1000 euro e il costo-azienda sarà di 100 euro nel primo caso e zero nel secondo».
I nuovi uffici della sede milanese di Vaillant Group Italia, ridisegnati "a misura delle persone" con open space e biblioteca aziendale e inauguarati a luglio scorso
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Oltreconfine la vetrina si vede meglio se è online

L'e-commerce è un formidabile driver per l'internazionalizzazione: da Amazon ad Alibaba, passando per Zalando, Eataly, Walmart, sono già 33 i marketplace nel mondo avviati grazie al supporto di Ice
di Riccardo Venturi
Il Made in Italy fa gola in tutto il mondo, da sempre. Con l’esplosione dell’e-commerce, anche per tante nostre piccole imprese si è aperta l’occasione di accedere a mercati esteri altrimenti difficilmente raggiungibili. Per questo Ice, l’Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane, sotto la guida di Carlo Ferro ha puntato forte sul sostegno specie alle piccole imprese per accedere a questo nuovo e potente canale di vendita digitale. Sono nate in questo modo ben 33 Vetrine made in Italy, di cui 7 su Amazon, 2 su Alibaba e le restanti con altri partner. «In questi anni abbiamo portato a vendere online oltre 7mila Pmi» dice il presidente di Ice Carlo Ferro, «con una percentuale di partecipazione delle imprese del Mezzogiorno particolarmente incoraggiante, due volte e mezzo maggiore rispetto al loro peso sul totale dell’export. Se guardiamo al fatturato, le imprese che vendono online dal 2018 lo hanno aumentato a un tasso annuo del 33.4%». Grazie a queste iniziative il peso dell’export on-line sull’export totale è aumentato dal 6 al 9% in tre anni. «Le aziende italiane che vendevano online nel 2012 erano il 4%: oggi sono arrivate al 13%» rimarca Ferro. «Un bel salto, anche se la media Ue è del 18% e la Spagna, paese comparabile con l'Italia, nello stesso periodo è arrivata al 26%». Per accelerare questo trend virtuoso è anche in corso il bando per il Bonus export digitale di Ice con il ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, che prevede contributi da 4mila euro alle microimprese a fronte di spese minime di 5mila, e di 22.500 alle reti e
IL BONUS EXPORT DIGITALE DI ICE CON IL MAECI PREVEDE CONTRIBUTI DAI 4MILA AI 22.500 EURO PER IMPRESE E RETI DI IMPRESE
consorzi a fronte di spese di almeno 25mila. Due delle Vetrine made in Italy sono state realizzate con i campioni globali in campo di B2B e B2C, rispettivamente Alibaba e Amazon. Ma ce ne sono altre trenta e oltre che coprono tutto il pianeta, da Zalando a Tan-
nico, da Eataly a Walmart, da Foot2China a Falabella, da Evino a Lcbo, da Flipkart a
Saq; e nuove sono in fase di negoziazione, da eBay a Shopee, da Jedora a Allegro. «Il Made in Italy Pavilion è la prima vetrina virtuale per l’e-commerce B2B sul marketplace Alibaba. com che permette alle imprese italiane di essere presenti in oltre 200 Paesi, entrare in contatto con più di 40 milioni di buyer professionali registrati, permettendo il dialogo tra buyer e seller in 18 lingue diverse» spiega a Economy Rodrigo Cipriani Foresio, general manager di Alibaba Group southern Europe. «Il Made in Italy Pavilion si inserisce all’interno di una partnership pluriennale tra l’Agenzia Ice e Alibaba Group, avviata nel 2018, a favore della crescita e trasformazione digitale delle Pmi italiane, attraverso una serie di progetti ed iniziative per potenziarne la presenza sui mercati B2B e B2C internazionali, beneficiando delle sinergie dell’ecosistema e della tecnologia del gruppo Alibaba». La collaborazione, avviata nel 2018 con il progetto HelloIta, si è rafforzata dal 2019 con il lancio delle Vetrine made in Italy, che hanno portato il Belpaese all’avanguardia nel marketplace fondato da Jack Ma. «L’Italia è l’unico Paese al mondo ad avere una vetrina virtuale su Alibaba.com» rimarca Cipriani Foresio, «questo rappresenta indubbiamente una doppia opportunità per le imprese italiane che vogliono espandere il loro business in Cina e nel resto del mondo: il nostro è uno dei mercati più famosi e amati al mondo con una lunga storia di prodotti di alta qualità e il Made in Italy è molto richiesto a livello internazionale. Non da ultimo, il Made in Italy Pavilion di Alibaba.com è il primo in Europa lanciato da Alibaba insieme ad un partner governativo». Il successo del progetto di Agenzia Ice e Alibaba Group è nei numeri. «Grazie alla collaborazione con Ice, lo scorso anno quasi 1000 aziende italiane – che rappresentano in modo omogeneo il Paese (34% dal Nord, 34% dal Centro e 32%
dal Sud e dalle Isole) e tutti i principali settori del Made in Italy – si sono affacciate sulla piattaforma Alibaba.com» mette in evidenza il Gm di Alibaba Group Southern Europe. Si è così arrivati, nello scorso mese di luglio, al rinnovo del progetto: il bando è ancora aperto. «Il successo registrato, con una domanda che ha superato notevolmente le aspettative, e l’obiettivo comune di supportare ulteriormente la digitalizzazione del Paese, hanno portato Ice e Alibaba.com a rafforzare la loro partnership e a rinnovare il bando» spiega Cipriani Foresio, «permettendo ad altre 1000 aziende italiane di aprire la loro vetrina sulla piattaforma e di usufruire in maniera completamente gratuita di una membership della durata di 24 mesi. Il rinnovo della partnership tra Alibaba.com e Ice è l’ultimo traguardo di una collaborazione consolidata tra Alibaba Group e Ice a supporto delle Pmi italiane e dell’imprenditoria digitale». Una proficua collaborazione è stata avviata anche dal 2019 con il marketplace leader mondiale nel B2C: Amazon. «Il sostegno al tessuto imprenditoriale italiano deve passare attraverso la collaborazione tra privato e pubblico, un approccio vincente per riuscire a creare un impatto positivo tangibile. Ne è un esempio la collaborazione tra Amazon e Agenzia Ice, volta a sostenere il processo di internazionalizzazione delle Pmi» dice Mariangela Marseglia, vice president e country manager di Amazon.it e Amazon.es. «Grazie all’accordo con Agenzia Ice, sono più di 2.000 le piccole e medie imprese italiane che hanno iniziato a vendere su Amazon, rendendo disponibili oltre 240.000 nuovi prodotti. Siamo certi che la preziosa collaborazione con Agenzia Ice ci permetterà di stimolare ancora più realtà italiane a sviluppare un’offerta multicanale capace di superare i confini nazionali». La collaborazione ha portato ad oggi alla nascita di vetrine del Made in Italy in sette Paesi. Amazon è particolarmente attiva nella promozione delle Pmi. «La valorizzazione del tessuto imprenditoriale italiano è fondamentale, e siamo consapevoli che attraverso la condivisione del nostro know how, Amazon può contribuire attivamente alla transizione digitale delle Pmi offrendo loro la possibilità di aprirsi a nuovi canali e di raggiungere così nuovi clienti in tutto il mondo, coerentemente con l’obiettivo del Piano nazionale ripresa e resilienza di supportare le imprese nei processi di internazionalizzazione» osserva Marseglia. «Sette anni fa abbiamo lanciato la vetrina Made in Italy di Amazon.it, uno strumento a disposizione delle piccole e medie imprese italiane e artigiani che vendono sul nostro negozio online, finalizzato a valorizzare i loro prodotti, non solo per i clienti di Amazon in Italia, ma di tutto il mondo. Sono più di 4.500 gli artigiani e le Pmi presenti nella Vetrina, la cui selezione di prodotti ha raggiunto oltre 1 milione. Abbiamo creato 14 percorsi regionali - Sicilia, Calabria, Sardegna, Campania, Toscana, Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna, Lombardia, Puglia, Abruzzo, Friuli-Venezia Giulia, Marche e Liguria - ed il nostro obiettivo è quello di dare visibilità a tutte le Regioni del nostro Paese. Inoltre, a fine 2020, abbiamo lanciato Accelera con Amazon, un programma di formazione gratuito con l’obiettivo di aiutare le Pmi e startup italiane nel loro percorso di digitalizzazione. Ad oggi abbiamo supportato più di 11.000 imprenditrici e imprenditori italiani, ed il nostro obiettivo è quello di accompagnare ulteriori 20.000 realtà italiane entro la fine del 2022». Anche con il contributo del progetto realizzato con Ice, la crescita continua. «Di recente abbiamo condiviso i risultati del Report 2022 sulle Pmi Italiane che vendono su Amazon.it, da cui emerge che sono più di 20.000 le realtà che hanno scelto di utilizzare il negozio online di Amazon nel 2021» aggiunge la VP e Country Manager di Amazon.it e Amazon.es.

ABBIAMO PORTATO A VENDERE ONLINE OLTRE 7 MILA PICCOLE E MEDIE IMPRESE

Carlo Ferro, presidente di Ice, l’Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane