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ANDAF
Sulla sostenibilità iniziamo a dare i numeri
Per fare chiarezza su approcci teorici e metodologici diversi, Andaf ha deciso di offrire un supporto concreto alle imprese attraverso l'attività del gruppo di lavoro sulla Dichiarazione non finanziaria
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di Carmine Scoglio, Vice Presidente Andaf
Siamo tutti consapevoli che ormai per valutare un'impresa non sia più possibile considerarne esclusivamente i dati finanziari e che il rispetto dei criteri Esg sia diventato un fattore competitivo e strategico imperativo per le aziende, non solo quelle di grandi dimensioni. Lo dimostrano i recenti contributi istituzionali in materia: lo scorso 31 marzo l’International Sustainability Standard Board ha pubblicato i suoi primi due exposure draft sugli Ifrs Sustainability Disclosure Standards, Requisiti Generali per la predisposizione delle informazioni finanziarie relative alla sostenibilità (ED1) e le informazioni relative al clima (ED2), che saranno in consultazione fino al 29 luglio 2022; il 30 aprile l’Efrag ha inoltre avviato la consultazione pubblica sulle tredici bozze di Sustainability Standard (due Cross-Cutting Standard, cinque Standard Ambiental, quattro Standard sociali e due Standard sulla Governance con termine fissato per il prossimo 8 agosto) e il 31 maggio è stata pubblicata la serie di “Basis for conclusions” (BfC) che integrano la sunnominata bozza di Esrs Exposure Drafts (EDs). Abbiamo già avuto modo di esprimerci riguardo la sostanziale differenza che esiste tra gli standard Ifrs, basati su un principio di “materialità finanziaria” che prevede essenzialmente la rendicontazione di quelle informazioni materiali in grado di influenzare i cosiddetti “primary users” dell’informativa (ovvero gli investitori), e l’Efrag che privilegia il principio di “doppia materialità”, unendo così il concetto di impatto generato alla prospettiva finanziaria. Si tratta di due sistemi che adottano un approccio contenutistico differente: i primi si concentrano su un focus tematico iniziale dedicato a requisiti climatici dettagliati, mentre la seconda promuove una rendicontazione più estesa e ripartita secondo tre ambiti di sostenibilità “environmental matters, social matters and governance
L'AUTORE, CARMINE SCOGLIO, È VICE PRESIDENTE DI ANDAF IL BILANCIO DI SOSTENIBILITÀ 2017 DI BREMBO

matters”. La coesistenza di due approcci teorici e metodologici così differenti procura un po' di confusione e proietta un’ombra di incertezza nello scenario della futura rendicontazione sostenibile. L’estensione della rendicontazione Esg appare inoltre eccessiva soprattutto per le Pmi e preoccupa l’assenza di una chiara definizione delle metriche e il mancato coinvolgimento effettivo dell’azienda nelle prospettive sostenibili della comunità. Sembra quasi che la sostenibilità oggi rappresenti un privilegio per pochi, ovvero coloro che hanno la possibilità di implementare una struttura organizzativa molto articolata e complessa. Come fare per migliorare la situazione e favorire l’ampliamento della platea di aziende che adottano questa rendicontazione? Il problema certamente non è risolvibile rendendola più flessibile, perché in questo modo si favoriscono valutazioni qualitative a discapito della comparabilità e della misurabilità. Solo elaborando un sistema semplificato, con informazioni utili e misurabili, si può raggiungere l’obiettivo.
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TESORIERI IN PRIMA LINEA PER CONTRASTARE LA CRISI
Alla luce della riforma del Codice, è possibile trovare l'armonia tra spirito imprenditoriale, capitale umano, mercati e continuità aziendale. Ma tutto dipende dalla gestione della cassa. Ecco perché
di Nevio Boscariol, presidente Aiti, responsabile commissione Fintech Aiti
La fondamentale importanza dei flussi di cassa nella gestione aziendale è nota, dimostrata e tecnicamente sviluppata almeno dagli anni ’70 del secolo passato. Così come è noto dalla nascita delle prime forme di prestito, passando per le prime forme di azione nate a Venezia con il commercio via mare e le prime forme bancarie nate a Firenze a cavallo tra il XIII e il XIV secolo, l’essenzialità dei flussi di cassa nel ripagare i finanziamenti contratti. Non solo, tutte le università, la letteratura finanziaria scientifica e divulgativa, le associazioni dei professionisti dell’area della finanza come Aiti, Associazione Italiana Tesorieri d’Impresa www.Aiti.it, stanno da anni portando promuovendo, impegnandosi e formando per rendere pratica diffusa questa impostazione insieme ad un’adeguata governance societaria, organizzativa, operativa eppure è servita una normativa, e relative conseguenze e sanzioni, come quella relativa alla crisi di impresa, per portare al centro dell’attenzione di tutti gli attori del sistema economico la pianificazione finanziaria, il cash-flow, l’analisi finanziaria per scenari e il business plan, oltre che una serie di indicatori e altre analisi economico-finanziarie. E anche l’obbligatorietà del rendiconto finanziario avvenuta con il D.Lg.s 129/15 in vigore da settembre 2015 con effetto dai bilanci 2016 avrebbe dovuto stimolare l’evoluzione verso valutazione prospettica dei flussi di cassa, colmando la differenza rispetto alle imprese quotate e alle imprese di altre aree geografiche. Dopo molti rinvii, l’ultimo con il Pnrr 2, il “Codice della crisi e dell’insolvenza” (D.Lgs. n. 14/2019) entrerà in vigore il prossimo 15 luglio 2022. È da sottolineare che il decreto correttivo del codice della crisi e dell’insolvenza, D.Lgs. n. 83/2022 pubblicato nella GU 1/07/2022, n. 152 ha introdotto in Italia la Direttiva Insolvency dell’Unione Europea n. 2019/1023 del 20 giugno 2019 riguardante misure finalizzate ad aumentare l'efficacia delle procedure di ristrutturazione, insolvenza ed esdebitazione. Ricordiamo, però che dal 16 marzo 2019, è già vigente il testo della riforma elaborato dalla commissione Rordorf modificante nel Codice Civile, in particolare l’art. 2086, comma 2: "L'imprenditore, che operi in forma societaria o collettiva, ha il dovere di istituire un assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato alla natura e alle dimensioni dell'impresa, anche in funzione della rilevazione tempestiva della crisi d'impresa e della perdita della continuità aziendale, nonché di attivarsi senza indugio per l'adozione e l'attuazione di uno degli strumenti previsti dall'ordinamento per il superamento della crisi e il recupero della continuità aziendale." L'art. 377 del Codice della crisi d'impresa impone poi agli amministratori dell'impresa di rispettare sistematicamente l'art. 2086, comma 2. Le conseguenze di una mancata osservanza sono esplicitate nell'art. 2476, comma 6, del Codice Civile: "Gli amministratori rispondono verso i creditori sociali per l'inosservanza degli obblighi inerenti alla conservazione dell'integrità del patrimonio sociale." Pertanto le disposizione sono in vigore da 3 anni per tutte le imprese, e di fatto coinvolgono non solo il mondo profit ma anche quello no-profit sebbene sia in corso di graduale applicazione la Riforma del Terzo Settore, che hanno quindi l’obbligo di dotarsi di sistemi di early warning (allerta precoce), in modo da individuare fin dall’inizio i segnali di una potenziali crisi e attivare tempestivamente tutte le iniziative necessarie ad evitare che la dinamiche delle attività aziendali possano compromettere il patrimonio e la continuità aziendale. Deve quindi cambiare completamente, se non già fatto, l’approccio, dal backward-looking al forward-looking, tipico della generazione dei flussi di cassa per ripagare gli impegni finanziari e operativi di qualsiasi tipo anche verso coloro che a vario titolo hanno apportato capitale di rischio e anche mantenere gli impegni verso i vari stakeholders e i propri contesti fino agli impegni Esg. L'approccio quantitativo basato su bilanci e indici non è sufficiente, perché a consuntivo, quando potrebbe già essere tardi ed è per questo motivo che si rende necessaria l'adozione di strumenti di forward-looking con funzione predittiva sugli scenari futuri che le imprese si troveranno ad affrontare.

NEVIO BOSCARIOL