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REGIMENTAL

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CON LA CAUTELA MIGLIORA ANCHE IL CLIMA

Cassa Centrale Banca da sempre sposa un approccio sostenibile agli investimenti, con piani di accumulo che permettono la riduzione dei rischi e buoni ritorni in termini di performance

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di Gianluca Filippi

Nell’attuale contesto di grande incertezza, il risparmiatore è molto diffidente nei confronti degli investimenti e dei mercati finanziari: un atteggiamento comprensibile, ma non sempre razionale, perché il rischio è di rinunciare a priori ad interessanti opportunità di investimento. In questa fase, il focus non deve essere su “quali” strumenti andare ad investire, quanto sul “come” investire. Cassa Centrale Banca privilegia da sempre

L'autore, Gianluca Filippi, è Responsabile del Servizio Commerciale Finanza e Bancassicurazione di Cassa Centrale Banca un approccio di pianificazione finanziaria che va oltre gli aspetti contingenti del mercato, mettendo a disposizione dei clienti strumenti che prediligano la gradualità dell’investimento, comprimendo sensibilmente i rischi di volatilità. Il fine è la costruzione progressiva di un portafoglio d’investimento coerente con il profilo di rischio del cliente e con il suo orizzonte temporale. Nell’ambito dei fondi di investimento, in particolare sul fondo di Gruppo Nef, da più di vent’anni Cassa Centrale Banca segue una linea di investimento “prudente” proponendo il Piano di Accumulo di Capitale (Pac), che consente di ridurre il rischio legato ad un investimento in un’unica soluzione e permette, a lungo termine, di ottenere una crescita più stabile, trasformando in opportunità le fasi di discesa dei mercati. La flessibilità sugli importi destinabili e il basso grado di rischio rendono il Pac uno strumento d’investimento affidabile e agile al tempo stesso. Anche lo Switch Programmato – offerto a fianco del Pac – consente di costruire un portafoglio di investimento equilibrato nel tempo, partendo da un fondo di appoggio a bassa volatilità. Per quanto riguarda le gestioni patrimoniali, da diversi anni Cassa Centrale Banca propone la formula del Piano di Investimento Programmato (Pip), che negli ultimi due anni è diventato Pip Cash: uno strumento ideato per offrire ai risparmiatori due opportunità interessanti. Da una parte un'entrata graduale sui mercati finanziari, con il denaro che viene lasciato sul conto di gestione e investito a scadenze e impor-

ti predeterminati in 12 mesi, su strumenti finanziari ricompresi nella linea di gestione individuata; dall'altra un meccanismo che remunera le somme in giacenza presenti in ogni momento sul conto, a un tasso annuo creditore lordo pari all'1,1% (per un anno dall'attivazione del piano). L'effetto combinato di queste due caratteristiche permette di limitare la volatilità dell'investimento, e di garantire un rendimento assicurato. Non da ultimo, Cassa Centrale Banca è da sempre sensibile alle tematiche Esg. La sostenibilità è un fattore di investimento che si è imposto sul mercato non solo per esigenze normative o per dare risposta alle richieste dei clienti, ma ha una sua unicità anche dal punto di vista puramente finanziario. È assodato che il rapporto tra i fattori di sostenibilità LE LINEE DI GESTIONI PATRIMONIALI e la qualità degli inOFFERTE DA CASSA CENTRALE BANCA PUNTANO SULLE CARATTERISTICHE vestimenti porti ad

AMBIENTALI MA ANCHE SOCIALI una riduzione dei rischi complessivi e, in molti casi, ad un buon ritorno in termini di performance. Per queste ragioni, nel processo di investimento promosso da Cassa Centrale Banca si integrano presidi finalizzati a valutare i rischi e i principali effetti negativi sui fattori di sostenibilità. Le linee di gestioni patrimoniali offerte sono prodotti finanziari che promuovono, tra le altre, caratteristiche ambientali o sociali: nel dettaglio sono stati adottati criteri di esclusione o limitazione di strumenti finanziari di emittenti operanti in settori non graditi e di strumenti di emittenti che non presentino un adeguato profilo Esg: un processo che dal 2015 ha interessato anche il fondo Nef, con un progressivo ampliamento della gamma di offerta di fondi “etici”.

LE "BUONE AZIONI" SONO QUELLE CHE RENDONO DI PIÙ

La transizione energetica si affronta anche sui mercati, ricalibrando il portafoglio e incanalando i fondi verso i giusti investimenti in titoli, senza dimenticare i green bond. L'analisi - e i suggerimenti - di Amundi

di Marco Onnembo

Anticipare i trend di mercato, portare a casa una cedola interessante e proteggere il capitale degli investitori. Senza troppi fronzoli, l’attività di chi investe il denaro degli altri può essere sintetizzata così. E se a questi obiettivi si affiancano alcune parole d’ordine – diversificazione, asset class, lungo periodo – si sta solo facendo la cronaca del lavoro quotidiano delle società di investimento. Le nuove sfide poste dalla contemporaneità, però, assumono un valore diverso. Nella routine, va introdotta qualche variabile nuova. All’orizzonte si vede forte e chiara la sfida che tutti (chi opera nell’industria e nel settore primario, innanzitutto, e poi nei servizi e nella finanza, dopo) dovranno cogliere. Il nome di questa sfida è noto da tempo: cambiamento climatico. E la risposta sistemica, anche: transizione energetica. Quello che non è chiaro, invece, è come superare la curva a gomito dei prossimi anni e quali scelte compiere per riposizionare i propri investimenti. L’industria dovrà dare vita ad una riconversione mica da poco, a partire dai sistemi produttivi e orientandosi sempre più verso il green; l’agricoltura, invece, dovrà adeguare tecniche e sistemi di coltivazione. E la finanza? «Il cambiamento climatico – racconta ad Economy Monica Defend, Head of Amundi Institute commentando un report da lei firmato, insieme al chairman Pascal Blanqué, per la società di gestione del risparmio francese - è indubbiamente la sfida di lungo termine più decisiva che l’umanità si trova a dover affrontare. Perché il fallimento della transizione energetica non è solo la principale minaccia a lungo termine nel Glo-

MONICA DEFEND, HEAD OF AMUNDI INSTITUTE bal Risks Report del World Economic Forum per il 2022, ma è anche un elemento chiave di cui gli investitori devono tenere conto quando elaborano le ipotesi a lungo termine sull'economia e sui mercati». Cosa significa, per chi fa un mestiere come quello di Amundi, affrontare i cambiamenti legati alla transizione energetica? «Significa ripensare totalmente le previsioni sui rendimenti delle classi AMUNDI HA SVILUPPATO di attività – continua UNO SCENARIO CON UN ORIZZONTE A 30 ANNI CHE TIENE IN GRAN CONTO Defend – e non solo

LA TRANSIZIONE ENERGETICA agire sulle previsioni macroeconomiche ritoccando alcune variabili. Tutto ciò ha importanti implicazioni per gli investitori». Sono processi che per essere gestiti necessitano della “guida” delle istituzioni. A cominciare dalle banche centrali che dovranno mettere in campo politiche green friendly sui tassi, una sorta di quantitative easing “verde”. Non si tratta di uno strumento nuovo, perché in realtà i green bond esistono dal 2007 e anche se in questi anni hanno avuto una crescita notevole, rappresentano ancora una nicchia all’interno dell'intero mercato obbligazionario. «I policy maker dovranno incanalare i fondi verso i giusti investimenti. Se da un lato una politica di tassazioni mirate potrebbe aumentare il costo dei combustibili fossili, dall’altro la transizione richiede enormi sforzi d’investimento da parte di attori pubblici e privati. Questo è il motivo per cui saranno soprattutto le banche centrali a svolgere un ruolo chiave, ad esempio tramite un programma di allentamento quantitativo “verde” e altre politiche non convenzionali», sottolinea la manager di Amundi. I tassi di interesse a lungo termine saranno direttamente influenzati da questo tipo di politiche ed è evidente che nei prossimi anni la crescita sarà disomogenea tra Paesi diversi, a seconda del loro mix energetico. In questo contesto, il dilemma rimane: dove cercare il rendimento? «Le obbligazioni governative saranno influenzate – nell’orizzonte dei dieci anni - in modo limitato dai temi climatici, ma offriranno comunque rendimenti minori che in passato. Inevitabilmente, i rendimenti azionari avranno delle ripercussioni derivanti dalle pressioni sui margini. È mia opinione che in futuro i rendimenti saranno minori per via di una crescita più moderata degli utili per azione. L’Eurozona sarà quella che risentirà maggiormente della situazione, mentre gli Stati Uniti e i Paesi emergenti saranno meno penalizzati», aggiunge Defend. In un quadro così delineato, la strada per gli investitori dovrà seguire “i rendimenti reali” e in una prospettiva cross asset «sono da privilegiare le azioni, tenendo conto delle divergenze settoriali e nazionali».

TRANSIZIONE ENERGETICA

Complessivamente nel lungo periodo gli investimenti in azioni – sebbene in settori e in aree geografiche diverse – sembrano offrire migliori prospettive di rendimento. È anche evidente che l’aumento dei prezzi dell’energia e dell’approvvigionamento di materie prime determinerà una contrazione degli utili per azione, soprattutto se paragonati agli utili dello scenario precedente, quello in cui la transizione ecologica non aveva “cittadinanza”. Quali settori saranno da privilegiare? «Favoriti saranno sicuramente i settori dei materiali, energia e finanziari e ciò rappresenta una rottura rispetto al decennio precedente – commenta Monica Defend -. In un mondo caratterizzato da un'inflazione più elevata, da una pressione strutturale al rialzo sulle materie prime e da un enorme fabbisogno di infrastrutture, le attività reali dovrebbero essere favorite e meritare quindi una maggiore allocazione». Nell’ambito delle analisi effettuate, Amundi ha sviluppato uno scenario centrale, con un orizzonte trentennale che tiene conto della transizione energetica e che prevede una lenta introduzione delle politiche climatiche a partire dal 2025, con un rischio parziale di ritardi, ed uno alternativo, più negativo, che ipotizza una significativa mancanza di coordinamento tra le istituzioni globali che gestiscono le politiche di riduzione dell’impatto ambientale, per cui risulterà difficile limitare il riscaldamento globale a meno di 2°C. Lo scenario centrale si caratterizza «per un ampliamento generale degli spread delle obbligazioni societarie e delle obbligazioni dei mercati emergenti. L'accresciuta fragilità dei fondamentali societari avrà un impatto negativo sui bassi rating del credito, causando ulteriori picchi di volatilità e perdite da default. Il rischio di default e l’ampliamento degli spread saranno più estremi nello scenario alternativo». Questo è quanto scrive Amundi nel proprio report su come le novità determinate dalla transizione energetica possano influenzare le asset class. Mentre, sul fronte azionario, saranno le previsioni sugli utili per azione a subire i maggiori cambiamenti. Nello scenario centrale si verificherà, nei prossimi trenta anni, un decremento annuale della crescita degli utili pari al 20%, se confrontato con il “vecchio mondo”; mentre nello scenario alternativo si potrebbe addirittura arrivare a un calo medio del 58%. «Quest’ultimo è uno scenario poco probabile – continua Defend – ma ciononostante va considerato. A livello di asset allocation gli investitori dovranno concentrarsi sui rendimenti reali ma in un quadro fortemente caratterizzato da un’inflazione strutturale più alta. Saranno privilegiate le azioni rispetto alle obbligazioni, che offriranno però rendimenti più bassi rispetto al passato. In ogni caso, i rendimenti del periodo di reflazione dell'ultimo decennio, nel mercato azionario, sono da considerarsi un ricordo del passato. In futuro, i rendimenti saranno minori, invece, per via di una crescita più moderata degli utili per azione. Le maggiori divergenze a livello geografico e settoriale e l’aumentata sensibilità delle società ai prezzi dell'energia accresceranno la dispersione dei rendimenti e offriranno opportunità a livello di allocazione settoriale e geografica». Una svolta positiva del ciclo tramite asset green sarà possibile? «Un’altra reflazione sarà possibile con politiche monetarie che puntano a facilitare la transizione. Ciò favorirà lo sviluppo dei green bond in tutto il mondo. Su base regionale saranno da privilegiare le obbligazioni dei mercati emergenti, le obbligazioni cinesi e le obbligazioni Usa. In quest’ultimo mercato, per dinamiche legate all’inflazione».

Consumo di energia nel mondo Rilevanza delle fonti sostenibili/transitorie nei panieri energetici di alcuni Paesi

Milioni di tonnellate di petrolio equivalente 16000

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Gas naturale Senza carbone Petrolio Carbone

FONTE: ELABORAZIONE AMUNDI SU DATI NGFS, AMUNDI INSTITUTE. IEA WORLD ENERGY BALANCES

SOSTENIBILI (nucleare, idrica, eolica, solare, biomassa)

Usa Regno Unito Cina Giappone India Francia Italia Spagna Germania Australia

TRANSITORIE

(sostenibili + gas naturale)

Bassa rilevanza Alta

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