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BEPI KOELLIKER

BEPI KOELLIKER

LA LEVA DEL CAPITALE PER ACCELERARE LO SVILUPPO

Grazie al rafforzamento patrimoniale da 105 milioni di euro, BolognaFiere è pronta per spiccare il salto. L'obiettivo è spingere sull'acceleratore dello sviluppo e consolidare la leadership in Italia e all'estero

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di Marina Marinetti

È UNO DEI PRINCIPALI OPERATORI FIERISTICI INTERNAZIONALI, IL PRIMO AD APRIRE UNA PROPRIA SEDE IN CINA DOVE ORA PUÒ CONTARE SU UNA SOCIETÀ CON 50 DIPENDENTI. INNOVAZIONE E DIVERSIFICAZIONE SONO I PRINCIPALI INGREDIENTI DEL SUO SUCCESSO. Con un portfolio espositivo di oltre cento manifestazioni all’anno organizzate in Italia e nel mondo, dall’Asia agli Stati Uniti, è il primo gruppo italiano per quota di fatturato ed eventi all’estero. È leader mondiale nel settore della cosmetica con il brand Cosmoprof e sul podio italiano negli allestimenti con il marchio Henoto. Con questa carta d’identità, sta per spiccare il salto con un rafforzamento patrimoniale da 105 milioni di euro e, all’orizzonte, la quotazione in Borsa. «Il Gruppo è pronto a crescere come mai è avvenuto in passato. L’operazione di rafforzamento e la possibilità di disporre di significative risorse finanziarie ci consentiranno di spingere sull’acceleratore dello sviluppo e consolidare la nostra leadership», spiega a Economy il presidente di BolognaFiere, Gianpiero Calzolari. «Le scelte che abbiamo compiuto ci proiettano nel mondo e ci consentono di rafforzare il nostro posizionamento internazionale», dice. gnaFiere e anche nel panorama nazionale. L’aumento è stato sottoscritto da un’ampia maggioranza di soci pubblici e privati, che hanno confermato così la fiducia nella società e nel gruppo dirigente che la guida. Il capitale sottoscritto ha superato i 18 milioni di euro, un obiettivo davvero ambizioso e un altro importante passo per continuare ad investire e portare a compimento il piano di sviluppo che abbiamo condiviso con i soci.

Andiamo con ordine. BolognaFiere è al centro di un'operazione strategica che si regge su tre gambe. La prima è l'aumento del capitale sociale in denaro. Come hanno risposto i soci?

L’aumento di capitale approvato e raggiunto è un fatto senza precedenti per Bolo-

BOLOGNAFIERE È STATO IL PRIMO OPERATORE AD APRIRE UNA PROPRIA Poi c'è il conferimento di beni im-

SEDE IN CINA, DOVE PUÒ CONTARE mobili. SU UNA SOCIETÀ CON 50 DIPENDENTI Esatto. La seconda azione prevede che a questa liquidità si aggiungano i conferimenti in natura apportati da Comune di Bologna e Camera di Commercio di Bologna per un importo massimo di 60 milioni di euro. Significa che BolognaFiere diventa proprietaria di tutta l’area sulla quale esercita la sua attività e di importanti pezzi di città al centro di profondi cambiamenti di cui ora siamo anche noi protagonisti. Questo ci permette di ampliare e innovare il quartiere fieristico, che è già tra quelli più all’avanguardia in Italia, di diversificare la nostra attività, di sviluppare il business degli allestimenti e dell’offerta digitale.

Infine, l'emissione di un prestito obbligazionario di 25 milioni, convertibile in azioni ordinarie della società, riservato al Gruppo Informa.

L’emissione del prestito obbligazionario rende ancora più stretto il rapporto

Calzolari a Cosmoprof, evento leader mondiale nella cosmetica

CON LE NUOVE RISORSE BOLOGNAFIERE È DETERMINATA A CRESCERE COME MAI IN PASSATO

GIANPIERO CALZOLARI

con Informa, leader mondiale nel nostro settore e già partner di BolognaFiere nel mercato della bellezza. La nostra sinergia è infatti già stata avviata a Hong Kong, in Thailandia e in India con Cosmoprof Asia. Questa scelta proietta la Fiera di Bologna nel mondo e accelera in modo significativo l’internazionalizzazione del nostro gruppo.

Perché proprio Informa?

Informa è il primo operatore al mondo nel settore degli eventi fieristici B2B e dei servizi digitali ed è già nostro socio in Asia. Abbiamo deciso di consolidare questo rapporto anche perché Informa non investe per speculare sul valore dell’azione ma per condividere piani di crescita del business. Quindi è una contaminazione positiva. Credo che sia sempre utile la contaminazione coi migliori, o comunque con operatori di primo livello, perché consente di scambiare competenze e approcci procedurali che arricchiscono e fanno crescere.

BolognaFiere opera in 3 continenti (Europa, Asia e America), organizza eventi espositivi in 12 Paesi del mondo e in 10 è direttamente presente, con sedi proprie in 16 città. Non sarà un po' troppo?

Non è mai troppo quando si cresce e si rappresenta un volano per lo sviluppo del territorio e per l’internazionalizzazione del made in Italy nel mondo: è ciò che fa il gruppo BolognaFiere. Il nostro lavoro di scouting ha trovato spazi dove ora l’Italia fieristica siamo noi, siamo l’operatore fieristico che organizza fiere italiane nel mondo ed è un ruolo che vogliamo mantenere anche come leadership. Altri non hanno questa dimensione internazionale, noi sì, anche grazie alla strategia della diversificazione, per esempio con gli allestimenti. La nostra società Henoto è leader negli allestimenti all’estero: significa che varchiamo i confini con un prodotto italiano e portiamo il nostro saper fare nel mondo.

Torniamo in Italia e a Bologna: qual è il ruolo della fiera nel contesto nazionale e locale?

La fiera è lo strumento di supporto fondamentale per i distretti produttivi del Paese. Faccio solo qualche esempio: a novembre abbiamo chiuso Eima, un appuntamento di importanza strategica per tutta la filiera dell’agromeccanica che dà il meglio di sé e qui a Bologna si presenta al mondo. Così come accade ogni mese di settembre, da oltre trent’anni, quando si riunisce a Sana tutto il mondo del biologico e del naturale, grazie a un’antica intuizione proprio della fiera di Bologna quando di ambiente e sostenibilità non parlava ancora nessuno. E ancora, la manifestazione che apre il calendario fieristico, Marca by BolognaFiere, l’unica fiera italiana sulla private label, il luogo dove le grandi insegne della distribuzione moderna si mettono in mostra e scelgono la qualità del food e non food italiano. Siamo un supporto fondamentale, dunque, e tra le ragioni c’è anche il luogo in cui operiamo, Bologna: una città al centro dell’Europa, che ha una naturale attrattiva geografica e logistica unica in Italia. La fiera non è solo il luogo in cui occasionalmente si riversano persone, ma un pezzo di città che la città stessa e i suoi cittadini vivono. La crescita della fiera è una leva primaria di sviluppo anche per la città di Bologna. Negli ultimi cinque anni il quartiere fieristico ha cambiato volto: abbiamo investito per dare ai nostri operatori e alla città un livello di strutture e infrastrutture all’avanguardia. Ora, con i terreni che verranno conferiti alla fiera, saremo parte attiva del progetto del Comune di realizzare nel nostro quadrante urbanistico l’area della conoscenza.

L'importanza di guardare al di là del confine

Alla guida di Italian Exhibition Group, Corrado Peraboni ha avviato una strategia di internazionalizzazione che prevede lo sviluppo delle proprie manifestazioni di punta anche negli altri continenti

di Angelo Curiosi

«ORGANIZZIAMO FIERE E CONGRESSI, IN ITALIA E NEL MONDO. METTIAMO IN RETE INDUSTRIES, RELAZIONI, ESPERIENZE. CI STA A CUORE IL PIANETA»: È IL BELLISSIMO CLAIM DELL’ITALIAN EXHIBITION GROUP S.P.A. (IEG), la società attiva sul mercato fieristico e congressuale, in Italia con le sedi di Rimini, Vicenza, Milano, Arezzo e all’estero negli Stati Uniti, Emirati Arabi Uniti, Cina, Messico, Brasile, Germania e India...

Corrado Peraboni, lei è amministratore delegato di una realtà in forte crescita internazionale. È giusto asserire che voi “vendete esperienze e relazioni”, oltre che metri quadrati?

Assolutamente no, è proprio così. Il ruolo di un organizzatore fieristico, qual è Italian Exhibition Group, e di porsi come ‘community catalyst’, facilitatore di incontri e moltiplicatore di business. Non basta più vendere metri quadri per i tre-quattro giorni di manifestazione, occorre diventare riferimento per l’intera filiera e tutta l’industry cui ogni evento si rivolge, e per 365 giorni all’anno. Questo è un tema centrale anche nel piano strategico che abbiamo annunciato la scorsa estate.

Tantissime fiere, su due sedi principali e numerose sedi esterne, una interessante componente di estero: la strategia che seguite paga, lo dimostrano i numeri, Covid a parte. E il futuro continuerà su questo approccio polispecialistico o si focalizzerà diversamente?

Continueremo a crescere affiancando eventi regionali e internazionali all’appuntamento principale realizzato in Italia. Il nostro Piano Strategico 2022/2027 ha un forte approccio allo sviluppo, in recupero già dal 2023/2024, basato su un’anima spiccatamente organizzativa e che punta a un +49,2% sull’anno eccezionale che fu il 2019. Prevediamo investimenti, oltre che sul digitale, anche per l’adeguamento delle infrastrutture che ospitano le fiere leader

NON BASTA PIÙ VENDERE METRI QUADRI PER I POCHI GIORNI DELLA MANIFESTAZIONE

di Ieg e, ancora, per lo sviluppo di contenuti verticali per le diverse filiere di riferimento. Grazie al loro richiamo e appeal, gli eventi organizzati gemmeranno ulteriori appuntamenti in nuove location dall’elevata attrattività. Ieg lavorerà anche a nuovi accordi e alleanze con altri operatori e associazioni di categoria. Obiettivo: l’incremento del bacino di visitatori delle fiere leader e del loro accreditamento.

Focalizziamoci per un momento sull’espansione internazionale, dopo l’acquisizione del 50% delle società di Deutsche Messe (Fiera di Hannover), in Messico, Canada e Usa. State esportando know how. Come applicherete industrialmente questa nuova rete di presenze e quindi di opportunità?

La crescita internazionale è uno dei nostri driver principali, abbiamo predisposto, due anni fa, una strategia di internazionalizzazione che chiamiamo «4X4 business» e che prevede lo sviluppo su quattro aree geografiche delle quattro manifestazioni di punta del gruppo, legate ad altrettanti settori industriali: RiminiWellness, VicenzaOro, Ecomondo e Sigep. La strategia è basata soprattutto su alleanze con grandi player internazionali come quello che ha ricordato lei oppure operatori locali. In estrema sintesi, portare in quattro conti-

Corrado Peraboni, amministratore delegato di Italian Exhibition Group

nenti le quattro filiere produttive che ospitiamo nei nostri principali saloni, offrendo alle aziende i mercati dove il business è più marcato, affinché possano continuare a crescere. E affinché questa crescita si riverberi sulle nostre fiere in Italia. Solo un dato, l’ultima edizione di Ecomondo, a valle di questa strategia internazionale ha visto un raddoppio delle presenze estere su Rimini.

Avete anche aperto una sede a Singapore per l’espansione nel sud-est asiatico,

IL MERCATO FIERISTICO DEL FUTURO AVRÀ UNA DIMENSIONE CONTINENTALE

mercato straordinario ma complesso. I prossimi passi?

Esatto, e con Singapore si è chiusa l’operazione 4x4 business, che ora va consolidata. Questa strategia di crescita punta a posizionare il Gruppo come player globale, per arrivare alla redditività dei top player mondiali, generando valore per tutti gli stakeholders. Vede, il mondo delle fiere è stato particolarmente colpito dal Covid, ora ci troviamo di fronte a uno scenario radicalmente mutato.

CON SINGAPORE SI È CHIUSA L'OPERAZIONE 4X4 BUSINESS CHE ORA VA CONSOLIDATA

In questi due anni ci siamo attrezzati per prepararci a questa nuova normalità che, ne sono convinto, sarà rappresentata da una "continentalizzazione" del mercato fieristico. Ovvero, in un mondo che ha sperimentato a lungo l'impossibilità o la difficoltà di viaggiare e la possibilità di servirsi di tecnologie digitali per comunicare, per avere delle manifestazioni forti sarà necessario portare ciascuna di esse nelle aree geografiche strategiche.

Le vostre manifestazioni-flagship – Vicenzaoro, Sigep ed Ecomondo – hanno vissuto quest’anno una bellissima stagione. Se dovesse indicare le manifestazioni successive a queste prime tre in una graduatoria di opportunità e crescita a quali penserebbe? E quali sono quelle più esportabili?

Per esportabilità citavo prima RiminiWellness, la manifestazione dedicata a fitness, benessere e sport. È l’altro filone sul quale puntiamo per la crescita all’estero, e che ci sta già dando soddisfazione negli Emirati Arabi, come in Messico e in Brasile. Opportunità di crescita le vedo nel settore del contract e della ospitalità, dove Rimini ha già inanellato grandi successi. Stiamo inoltre studiando la possibilità di portare nei nostri quartieri espositivi alcuni format esteri che sono organizzati dalle società che abbiamo acquistato.

Nell’insieme credo che gli stakeholder di Ieg possano dirsi soddisfatti dell’esercizio che sta concludendosi: cosa ne dice?

Lascerei a loro la parola. A me piace far parlare i numeri. E quelli del nostro piano strategico prevedono 267,2 milioni di euro di volume d’affari e un Ebitda adjusted che passa dai 13 milioni di euro del 2022 ai 69 milioni nel 2027. Già dal 2024 è nuovamente prevista la distribuzione dei dividendi.

QUANDO SI DICE "STAKEHOLDER"

Da Vinitaly a Fieracavalli, da Marmomac a Fieragricola: per Veronafiere il coinvolgimento del territorio è fondamentale. E il ritorno non è solo di immagine

di Luigi Orescano

CON OLTRE 70 MANIFESTAZIONI ANNUE E PIÙ DI 100 MILIONI DI FATTURATO, VERONAFIERE È UN PROTAGONISTA DI PRIMA GRANDEZZA NEL SETTORE FIERISTICO NON SOLO ITALIANO. Sui mercati internazionali agisce tramite le partecipate. E di recente, il gruppo ha concentrato lo sguardo sul mercato americano, dove soprattutto il vino potrebbe avere grande impulso. Abbiamo chiesto al presidente di Veronafiere Federico Bricolo di spiegarci lungo quali direttive si sviluppano le attività.

Partiamo dalle strategie. Quali sono le linee guida per la crescita nel medio termine nel lungo?

Ci stiamo muovendo tenendo conto in modo prioritario di alcune linee fondamentali improntate alla continuità, al lavoro di squadra e ovviamente alla crescita e alla sostenibilità. Sviluppo permanente delle competenze interne, internazionalizzazione e innovazione dei prodotti sono tra gli obiettivi principali. L’innovazione in particolare è un asset sul quale stiamo operando in una logica open-innovation

FEDERICO BRICOLO (A SINISTRA) CON MAURIZIO DANESE

coinvolgendo le Università, a cominciare da quella di Verona, i centri di ricerca e le start-up collegate alle filiere in cui Veronafiere è leader. L'internazionalizzazione è indubbiamente un altro asset fondamentale nell’orizzonte di piano per lo sviluppo della nostra industry, a partire dalla Cina e dall’area geoeconomica dell’Asia, dove siamo operativi grazie alla nostra società Veronafiere Asia Ltd, per arrivare al Sud America con Veronafiere do Brasil. Il Nord America è un altro mercato obiettivo strategico del nostro posizionamento a breve-medio termine

I vostri 4 cavalli di battaglia sono leader: Vinitaly, Marmomac, Fieracavalli e Fieragricola. State preparando ulteriori sviluppi per tutti e 4 questi campioni?

Si conferma l'obiettivo di posizionamento e rafforzamento sempre più marcato nei business wine-food, agricoltura, marmo-design e construction con una forte connotazione innovativa. Contestualmente, proseguiremo il programma di digitalizzazione e integrazione dei format, già avviata. La crisi ha accelerato un processo in atto di ridefinizione del modello di business orientato a una crescita dei servizi a valore aggiunto per le aziende, anche grazie allo sviluppo della digital transformation che ci consente di essere una piattaforma a sostegno del business aperta tutto l’anno e quindi ben oltre il limite temporale delle manifestazioni. Si tratta però di una integrazione che non sostituirà mai il momento dell’incontro fisico e questo lo si è visto con grande chiarezza sia durante sia dopo i lockdown. E lo confermano gli ottimi risultati delle edizioni di Fieragricola e Vinitaly, in un primo semestre dell’anno ancora segnato dalla pandemia, e quelli nel secondo di Marmomac e Fieracavalli che sono tornati a

livelli pre Covid. Attraverso la nostra qualificata rete di rappresentanza all’estero che opera una puntuale selezione di buyer e operatori professionali per le nostre rassegne a vocazione internazionale e le società con cui operiamo nel continente asiatico e sudamericano, abbiamo potenziato in modo sempre più mirato l’incoming di operatori professionali provenienti dai mercati di maggiore interesse per i settori rappresentati dalle nostre rassegne. Di grande rilievo, in tal senso, è la partnership con Ice agenzia attuatrice delle politiche del governo che ha inserito le fiere tra i pilastri strategici del Patto per l’export. A tutto questo si aggiungono durante l’arco dell’anno gli eventi all’estero collegati direttamente ai nostri brand che rappresentano anch’essi una occasione di promozione e di selezione di contatti per le rassegne in calendario nel nostro quartiere espositivo di Verona.

Avete sempre generato ricchezza per il territorio. Cosa chiedete agli enti locali per poter crescere meglio?

I grandi eventi vanno affrontati con il coinvolgimento di tutti gli stakeholder del territorio per assicurare alla città, con la vivibilità, i positivi ritorni economici e di immagine generati dall’attività fieristica e ai nostri ospiti, espositori e visitatori, la migliore accoglienza possibile. E in tal senso abbiamo potenziato il rapporto di lavoro istituito da tempo con l’amministrazione comunale facendoci promotori congiuntamente dell’attivazione di tavoli specifici, a seconda dell’ambito di competenza, con i diversi attori cittadini. L’obiettivo condiviso è quello di implementare servizi e infrastrutture attualmente disponibili in vista delle prossime manifestazioni di rilievo.

La sfida delle alleanze

«Coordinamento e alleanze strategiche sono due tra i temi prioritari in agenda», spiega a Economy Maurizio Danese, amministratore delegato Veronafiere SpA e presidente di Aefi, l'Associazione esposizioni e fiere italiane.

Considerate possibile un maggiore sviluppo di un coordinamento “di sistema” tra le grandi società fieristiche italiane? Dopo aver attraversato una delle più gravi crisi della nostra storia recente, ora i tempi sono maturi per superare la frammentarietà dell’industria fieristica tricolore. Un obiettivo fondamentale per incrementare la competitività e per passare dal “fare sistema” all’essere sistema Paese. Per questo abbiamo chiesto al passato Governo di istituire un tavolo di confronto e di lavoro. Una istanza che porteremo avanti anche con il nuovo esecutivo. Si tratta di una interlocuzione necessaria. Le fiere, infatti, sono uno strumento imprescindibile per l’internazionalizzazione delle Pmi e per questo entrano a pieno titolo nell’ambito della programmazione istituzionale. La sfida da affrontare sarà quella di alleanze sinergiche fondate sui prodotti così da salvaguardare i territori e il valore aggiunto prodotto sui medesimi. Di questo “made in Italy” di cui il nuovo governo ha voluto connotare il nome del nuovo ministero dello Sviluppo quanto merito va alle fiere, a suo avviso? Più che il mo pensiero, valgono i dati. in una recente ricerca di Aefi-Prometeia abbiamo misurato l’impatto sul business e sui territori generato dalle fiere italiane. Ebbene, l’industria fieristica italiana genera un valore alla produzione complessivo di 22,5 miliardi di euro e un valore aggiunto stimato in oltre 10 miliardi di euro. Non solo, la ricerca evidenzia che le aziende che hanno partecipato alle feire nel periodo 2012-2019 sono cresciute del 13% in più rispetto a quelle che non lo fanno. In sintesi, le fiere sono il propulsore del made in Italy sui mercati internazionali.

Come spiega la straordinaria resilienza che il settore ha dimostrato dopo il Covid e quanto merito va da una parte alle capacità di relazioni istituzionali del sistema fieristico e dall’altra alla sensibilità della politica? È stata sicuramente una straordinaria quanto sofferta resilienza. La piena ripresa del sistema fieristico registrata quest’anno è il risultato di una collaborazione attiva e fattiva tra Aefi, decisori politici e ministri competenti per materia. Alla politica va riconosciuto di aver accolto le nostre istanze e allo stesso tempo di aver confermato il ruolo del sistema fieristico nella promozione e internazionalizzazione delle Pmi e del made in Italy. Ricordo che questa industry è la quarta al mondo e la seconda in Europa.

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