7 minute read

BEPI KOELLIKER

Next Article
REGIMENTAL

REGIMENTAL

I talent scout italiani dell’automobile

Seat, Jeep, Hyundai, Kia, Mitsubishi sono solo alcuni dei brand per i quali Koelliker ha fatto da incubatore in Italia. Intervista a Luciano Iengo, Chief Marketing Officer del Gruppo Koelliker

Advertisement

di Federico Ferrero

LUCIANO IENGO

LA STORIA DI KOELLIKER ARRIVA DA LONTANO, UNA STORIA CHE CONTA ORMAI PIÙ DI 80 ANNI, CON UN’INTUIZIONE NEL 1936 DI BEPI KOELLIKER, UN IMPRENDITORE VISIONARIO OLTRE CHE UN APPASSIONATO DI AUTOMOBILI. L’INTUIZIONE CHE EBBE IL FONDATORE FU DI PORTARE IN ITALIA, in un’altra era rispetto a quella che vediamo oggi nell’automotive, automobili assolutamente inedite, anticipatrici e innovative, mettendo a disposizione della clientela italiana qualcosa di nuovo. Questo è stato il pensiero alla base, alle origini della storia di Koelliker, lo stesso che ha guidato l’attività dell’azienda come principale importatore di automobili in Italia. Basti pensare che negli anni ‘40 Koelliker importava marchi come Rolls-Royce, Jaguar, Daimler, auto premium dal notevole blasone. Nelle decadi successive, l’intenzione è sempre stata quella di portare in Italia marchi mai mainstream, capaci di introdurre sempre qualcosa di nuovo nel panorama automobilistico. Seat, Jeep, Hyundai, Kia, Mitsubishi sono solo alcuni dei brand automobilistici per i quali Koelliker ha fatto da incubatore, portandoli in Italia, facendoli crescere per poi successivamente – per molti di loro - lasciarli camminare con le proprie gambe. Di questo e di molto altro ne abbiamo parlato con Luciano Iengo, Chief Marketing Officer del Gruppo Koelliker, in un’intervista che racconta questa realtà tutta italiana, fatta di un passato ben noto agli addetti ai lavori e con un futuro altrettanto interessante. Iengo è entrato nel Gruppo Koelliker da metà luglio, dopo un lungo trascorso in Renault, per mettere in atto una grande riorganizzazione, come lui stesso afferma: oggi, l’azienda è evidentemente diversa, potremmo parlare di una Koelliker 2.0, che mantiene il nome e il legame con l’heritage di innovazione e sguardo al futuro per migliorare l’esperienza di mobilità dei clienti italiani. Lo fa ovviamente con un approccio diverso e in un contesto automotive innovativo. L’azienda ha una governance completamente nuova dal 2019, fatta di un gruppo di investitori che hanno creduto e finanziato il progetto, con l’intenzione di farlo crescere nei prossimi anni e hanno intercettato sul mercato delle professionalità di alto profilo provenienti dal mondo dell’auto per poter scrivere, e poi realizzare, la strategia del Gruppo nei prossimi anni. Da qui arriva l’ingresso di Marco Saltalamacchia come Executive Vice President & Ceo di Koelliker, una delle personalità di riferimento di maggiore carisma nelle quattro ruote grazie alla sua pluridecennale esperienza in ruoli apicali in marchi come Renault, Fiat, Bmw All’interno della linea di leadership team, ci sono tutte le professionalità di provenienza dal mondo delle multinazionali dell’automotive e non solo, come il Chief Sales Strategy Officer Giuseppe Lovascio o il Group Cfo Director Marco Sabbadini, il Fleet & Remarketing Director Gustavo De Cicco,, il General Manager di Autotrade & Logistics, la società del Gruppo operante nella logistica automotive, Marco Armosino, e il Chief Human Resources Officer Giampiero Iaia.

Qual è la visione che ha oggi questa azienda?

Continuare nel segno dell’innovazione, sapendo che oggi non è più il caso di parlare di mercato dell’auto, ma di mercato della mobilità. La mobilità è sempre più un sistema integrato che sicuramente non può prescindere dal prodotto. Parte da questo perché è ciò che ci muove, che ci dà passione. All’interno dello stesso, però, si guarda a cose diverse rispetto al passato, non si pensa più a potenza e cavalli, ma si pensa a connettività, tecnologia, sostenibilità e, un domani, alla guida autonoma. La nostra missione oggi è di continuare a innovare e a guardare avanti introducendo sul mercato italiano delle soluzioni che sono davvero utili e intelligenti, che possano migliorare la vita quotidiana dei nostri clienti, che siano essi professionisti o privati, non più con un'ottica semplicemente di prodotto, ma con la prospettiva di diventare un vero e proprio hub di soluzioni di mobilità che integrano prodotti, servizi finanziari e servizi ancillari, come le assicurazioni o le soluzioni relative alla ricarica delle auto elettriche. Oggi quando si parla di mobilità, l’aggettivo che deve esserci accanto è senza dubbio “sostenibile”.

AIWAYS U6 SUV COUPÈ

Avete iniziato con brand che, appunto, inizialmente erano visti con diffidenza, come poteva accadere con le prime auto giapponesi. Ora con i tanti marchi cinesi, i timori e le paure saranno le stesse?

È vero, oggi nessuno ha reticenze rispetto ai marchi coreani o giapponesi mentre venti o trent'anni fa c'era la stessa mentalità che oggi potremmo vedere con le auto che provengono dalla Cina. La verità è che si tratta di una grande opportunità e mai più che oggi si vede quanto l'industria dell'automobile sia un'industria globale, che non può più essere pensata e concepita per settori indipendenti e per regioni autosufficienti. Il Covid, i lockdown, la crisi dei microchip e la guerra hanno mostrato a tutti quanto le difficoltà in determinate aree produttive abbiamo ripercussioni in altre zone del pianeta. Il grosso della mobilità sostenibile evidentemente va verso la direzione dell'elettrificazione e su questo tema i brand cinesi hanno preso dieci anni di vantaggio rispetto agli europei, avendo iniziato a investire in maniera massiva già diversi anni addietro, mentre noi europei investivamo soprattutto sulle motorizzazioni diesel, almeno fino al Dieselgate. Questa è la ragione per cui noi oggi nel momento in cui andiamo in giro per il mondo a cercare delle opportunità interessanti per il mercato italiano nel 90% dei casi dialoghiamo con marchi cinesi perché hanno un vantaggio significativo.

Non solo aziende cinesi, vi state muovendo con un ampio spettro, giusto?

Esatto, le nostre ricerche ovviamente comprendono Europa, Stati Uniti e Canada. Abbiamo, infatti, da poco concluso un accordo con un marchio tedesco che nasce come spin-off di un'azienda produttrice di trasmissioni. Questo brand nasce da una joint venture con le poste tedesche per creare un prodotto fatto su misura per le esigenze di una logistica al 100% elettrica. Da qui nasce il progetto che oggi, dopo essere stato rilevato da investitori privati, è ribattezzato con il marchio B-On, capace di creare questi veicoli commerciali 100% elettrici dedicati e pensati per la logistica, che noi distribuiremo in esclusiva per l'Italia. Un altro accordo che siamo in fase di chiusura e di firma riguarda un'altra piccola startup tedesca che nasce da un'esperienza universitaria a Monaco di Baviera. Si tratta di un veicolo elettrico robusto e 4x4, pensato inizialmente per essere utilizzato in alcuni paesi dell'Africa per operazioni di protezione civile. L’azienda si chiama Evum Motors e produce questo piccolo pick-up omologato nella categoria N1, la cui scocca nasce in Italia, totalmente zincata e con caratteristiche di sicurezza sicuramente interessanti, totalmente made in Germany.

È molto interessante questo aspetto dello scouting di nuove realità automobilistiche. Come avviene nello specifico? Potremmo immaginarci degli agenti, dei veri e proprio talent scout, che scovano potenziali “campioni”, come avviene nel calcio?

In effetti è così: abbiamo un pool di figure professionali – possiamo chiamarli talent scout – che sono in costante dialogo con il nostro team. Da un lato siamo a contatto con le istituzioni, le organizzazioni e gli organismi

in collaborazione con Autoappassionati.it

ufficiali, lavorando con, ad esempio, i dipartimenti degli affari economici delle ambasciate nei paesi esteri; dall’altro lato effettuiamo una vera e propria attività di scouting di natura industriale e in seguito analizziamo quelle che sono le realtà emergenti individuate. Spesso abbiamo l’importante responsabilità di dover accompagnare start up, farle crescere e portarle a fare il salto di qualità definitivo. La nostra esperienza in questo campo si rivela, quindi, fondamentale. Al tempo stesso siamo molto noti per questo ruolo e spesso capita che siano le stesse aziende a contattarci, ma per entrambe le situazioni è fondamentale che le attività con cui collaborare rispettino gli standard che ci siamo posti dal punto di vista del prodotto, per dare ai nostri clienti prodotti portati in Italia che siano assolutamente garantiti da noi.

Dopo l'importazione è fondamentale la distribuzione: come si muove il Gruppo Koelliker sotto questo aspetto?

Siamo in una fase che gli esperti definirebbero “disruptive”. Abbiamo sempre avuto una rete di concessionarie che poggiava sul fatto che Koelliker non apparisse mai, in favore dei singoli brand in vendita. Oggi, però, crediamo di dover fare un passo in avanti, proprio perché vogliamo diventare un hub di soluzioni di mobilità, riteniamo che sia importante per noi, per i clienti e anche per la rete di distributori che vuole investire sul Gruppo, poter avere un ampio ventaglio di scelte tra diversi marchi tutti nello stesso luogo. Il fatto che i principali “carmaker” oggi siano in fase di riorganizzazione e revoca dei mandati per molte concessionarie fa sì che ci sia una grossa opportunità sul mercato per noi, fatta di operatori esperti che possono avere le giuste motivazioni per entrare nella rete di quelli che saranno i Koelliker store.

Continua a leggere

This article is from: