Didascalie Informa - n. 11 novembre 2011

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PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO

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SOMMARIO

DIDASCALIE

la notizia: Insegnanti:

Rivista della scuola in Trentino Periodico mensile Anno XX, numero 11 novembre 2011 Rivista promossa dalla Provincia Autonoma di Trento (L. P. 3 maggio 1990, n.15, art. 22) Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 745 dell’11.1.1992 Direttore responsabile: Giampaolo Pedrotti Coordinatore: Mario Caroli E-mail: mario.caroli@provincia.tn.it

verso il riconoscimento dei crediti 1 Un sistema serio per riconoscerli 2 La proposta Iprase 3-4 Werquin e Salini 5-6 Il confronto 7-9 centro per la formazione insegnanti/Leadership: due giorni a Comano 10-13 dalle scuole /liceo da Vinci Trento: Presenti, scuola di libertà 14-16

il dossier dentro l'innovazione

In redazione: Norma Borgogno Manuela Saltori (segreteria)

In questo numero: Maria Annita Baffa, Mario Caroli, Graziano Azzolini, Mario Caroli, Claudia Cattani, Nadia Emer, Luciana Grillo Laino, Bianca Lampariello, Mariapia Lanaro, Carla Carloni Mocavero, Morena Lazzara, Sandra Lucietto, Mauro Maraner, Annalisa Maule, Massimo parolini, Loretta Pasquali, Lucia Petragallo, Antonella Rao, Paolo Sabatini, Laura Zoller Studenti: Francesca, Matteo, Imed, Olgert, Davide, Eiserda, Emanuela, Antonio, Cristian

il dossier la dirigente progetto Classi aperte le motivazioni un percorso: italiano un percorso: matematica la ricaduta momenti

progetto Aurora il senso l’articolazione momenti

Redazione: Via Gilli 3, 38121 Trento tel. 0461/497268 - 70 fax 0461/497267

CLASSI APERTE Tra i banchi dell’Istituto comprensivo Rovereto Sud

Realizzazione e Stampa Litografia Effe e Erre - Trento Per richiedere la rivista Didascalie telefonare o mandare un fax o scrivere a: Redazione Didascalie, Palazzo Istruzione via Gilli, 3 – 38121 Trento E-mail: didascalie@provincia.tn.it

Le foto di questo numero sono di: archivio Didascalie e fornite dai diretti interessati, archivio Ufficio stampa Pat

Inserto a cura di: Mario Caroli Interventi: Graziano Azzolini, Mario Caroli, Mariapia Lanaro, Morena Lazzara, Mauro Maraner, Annalisa Maule, Lucia Petragallo, Antonella Rao, Paolo Sabatini, Laura Zoller. Studenti: Francesca, Matteo, Imed, Olgert, Davide, Eiserda, Emanuela, Antonio, Cristian Inserto 17-32 Andromeda: proposte per gli studenti 33 Rifiuti, progetto verticale 34-37 istruzione e università/Scienze Cognitive: Laboratori 38-39 istruzione e ricerca/Fondazione Bruno Kessler: Lo stage 40-41 integrazione mutliculturale/I. C. Taio: Il Premio a Torino 42-43 dalle scuole /Liceo delle Arti TN-Rovereto: Al Quirinale 44-45 segnaliamo/Il libro di Maria Annita Baffa 46-47 /La recensione: Carla Carloni Mocavero 48 /La recensione: Dizionario2 di Mauro Lando terza di copertina offerta varia/Il bando: I Giovani e le Scienze quarta di copertina offerta varia/L’Associazione: dalle scuole/IC Tuenno:

PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO

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il dossier

dentro l’InnoVAZIone il dossier la dirigente le motivazioni aperte Progetto Classi italiano un percorso: un percorso: matematica la ricaduta momentI Progetto Aurora Il senso l’articolazione momentI

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dell’Istituto

comprensivo

Rovereto Sud

Lazzara, Mauro di: Mario Caroli Lanaro, Morena Caroli, Mariapia Paolo, Laura Zoller Sabatini Graziano, Mario Antonella Rao, di: Azzolini Interventi Petragallo Lucia, Annalisa Maule,

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Inserto a cura

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In copertina in alto: studenti del Liceo “L. da Vinci” di Trento, autori del libro “Presenti” (vedi servizio alle pagine 14-16); sempre in alto, a destra, la copertina del romanzo di Maria Annita Baffa presentato nel Segnaliamo (vedi pagine 46-47); in basso, la copertina e un’immagine del dossier interno dedicato alle esperienze presso l’IstitutoComprensivo Rovereto Sud (vedi pp. 17-32) n. 11 novembre 2011


LA NOTIZIA

dibattito INSEGNANTI

Verso il riconoscimento dei crediti Un Seminario di discussione dell’Iprase per fare il punto e raccogliere contributi su come costruire un sistema di riconoscimento dei crediti per gli insegnanti della Provincia autonoma di Trento, venerdì 4 novembre 2011 presso l’aula magna del Palazzo Istruzione di via Gilli a Trento. Cinque ore di informazione, contributi e confronto su un primo documento elaborato da “Studio Meta & associati” di Bologna, al quale l’Iprase ha affidato mediante procedura di gara il compito della definizione di una proposta. Domande di un docente operaio… Quello del riconoscimento dei crediti è sicuramente un tema che va al cuore di una questione centrale per gli insegnanti. Per anni sono circolate nel dibattito, in modo esplicito o con grandi giri di parole alcune domande, alcuni interrogativi precisi: • Perché non ci riconoscono i passi che facciamo, singolarmente o assieme ad altri colleghi per migliorare la nostra professionalità? • Ammesso poi che qualcuno decida di riconoscere questi “progressi”, chi è oggi davvero titolato a farlo? • Quali iniziative potranno e/o dovranno rientrare in questo riconoscimento? Tutte? Solo quelle fatte centralmente e che finora sono state chiamate “di sistema” (anche quando di sistema non c’era proprio nulla e, anzi, avevano come impornta più riconoscibile proprio quella dell’anarchia, delle scelte spesso casuali se non d’altra natura sia rispetto ai contenuti che rispetto ai soggetti – singoli o agenzie – proposti come esperti/formatori)? • Ci sarà una relazione e quale tra percorsi di formazione seguiti e ricadute nell’azione didattica del docente? • E dopo il riconoscimento formale? Accumulo di titoli per altre future graduatorie di merito? Incentivi economici? Ricadute sulla carriera? • Ci sarà solo solo la formazione nel paniere del riconoscimento crediti? “Tante domande, tante risposte”, direbbe brechtianamente il nostro “docente operaio”. Dibattito aperto Il seminario Iprase non aveva certo lo scopo di rispondere a tutte queste domande, quanto fornire una base di partenza per la costruzione di un “sistema di riconoscimento dei crediti per gli insegnanti della Provincia autonoma di Trento”, ma - verrebbe da dire - “eppur si muove!”. È stato un seminario riservato ad “un numero limitato di interlocutori (dirigenti scolastici, esperti, decisori e altri stakeholders significativi)”, ma il clima quello giusto di partecipazione al confronto senza reticenze, da parte dei soggetti chiamati poi ad interagire anche nella gestione pratica, dall’Iprase al Centro di Rovereto, dal Comitato di valutazione all’Università e ad altri ancora. Certo, sullo sfondo rimane un’altra domanda, sempre per “l’insegnante operaio”: Quale relazione ci sarà poi tra riconoscimento dei crediti ed eventuali processi di valutazione dell’insegnamento e degli insegnanti, già formalizzati in molti altri paesi europei, ma che cominciano a intravedersi anche nello scenario italiano? Un passo per volta. Concentriamoci intanto sulle proposte per costruire un sistema per riconoscere i crediti. Nulla ancora è definito o formalizzato da proporre al decisore politico. Il contributo dell’Iprase, così come le riflessioni e le pratiche avviate dal Centro di Rovereto sono una buona base per addentrarci con più determinazione e motivazione nel delicato scenario delineato. Mario Caroli n. 11 novembre 2011

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la proposta CREDITI

Un sistema serio per riconoscerli Nulla di definitivo o di già pronto per essere messo a norma dal decisore politico, lo hanno ribadito tutti in apertura del Seminario, che già nel titolo aveva chiaro il messaggio: “Verso un sistema di riconoscimento dei crediti per gli insegnanti della Provincia autonoma di Trento. Principi di riferimento, architettura, organizzazione”. Nel piatto: il documento elaborato da “Studio Meta & associati” di Bologna, per conto dell’Iprase, poi i contributi degli interlocutori coinvolti. Gli interlocutori Il programma del Seminario aveva previsto la partecipazione dia dell’assessore Marta Dalmaso che del dirigente generale del Dipartimento Istruzione Università e Ricerca, Marco Tomasi, che, però, non hanno potuto essere presenti a causa di importanti impegni coincidenti nella stessa mattinata. Erano presenti, oltre ad alcuni dirigenti scolastici, dirigenti di Servizio e dirigenti scolastici con incarico speciale presso il Dipartimento Istruzione, rappresentanti del Centro di formazione per gli insegnanti di Rovereto (il direttore Luciano Covi con alcuni componenti del comitato scientifico (Grazia Cattani, Franco Fraccaroli, Renata Attolini), collaboratori del Centro (Aldo Gabbi, Damiano Previtali), componenti del Comitato scientifico dell’Iprase (Annamaria Aiello), il presidente del Comitato di valutazione del sistema educativo provinciale, Paolo Calidoni, il preside della Facoltà di scienze cognitive di Rovereto, Franco Fraccaroli (peraltro membro anche lui membro del Comitato di valutazione), Claudia Cattani, docente in utilizzo presso l’Università di Trento, altri docenti - ricercatori e collaboratori Iprase (tra cui Danilo Presti per ELEA Spa, la società incaricata di svolgere un analogo studio per i dirigenti scolastici del Trentino), alcuni ospiti stranieri e di altre realtà regionali italiane. 2

La motivazione Il direttore Iprase, Arduino Salatin, nell’introdurre il seminario, ha insistito sull’obiettivo del confronto a partire dal documento elaborato dallo Studio Meta & associati, ma anche sulla finalità chiara di un sistema di riconoscimento di crediti agli insegnanti, non per controllare e punire i docenti, “ma per migliorare la qualità dell’offerta formativa della scuola trentina, anche attraverso un dispositivo condiviso”, finalità del resto sempre richiamata

come prioritaria dai responsabili amministrativi e politici provinciali. Un confronto su un tema delicato, ha aggiunto Salatin, “che ora avviene in un contesto generale mutato anche sulla valutazione degli insegnanti, perché c’è un progetto che è in via di decollo, così come possiamo avvalerci delle sperimentazioni fatte altrove in questa direzione”. Si può fare tesoro sia di alcune proposte e “tentativi falliti” in ambito nazionale, sia – principalmente di imput positivi che in Trentino vengono dal sistema di valutazione dei dirigenti scolastici già avviato da tempo, dal lavoro del Comitato di valutazione, dalle iniziative del Centro per la formazione di Rovereto e “di chi in questi ultimi tre anni ha dato contributi sul tema”. Nel Seminario, il confronto si è allargato anche a contributi di “alcuni esperti stranieri, che ci hanno provato”.

Pier Giovanni Bresciani responsabile scientifico del progetto Il nostro non è ancora un lavoro finito, ha premesso, “però non è neppure un disegno solo teorico”, perché alcune parti sono state testate sul campo, la stessa fase istruttoria è passata del confronto con alcune buone pratiche a livello europeo. “Siamo qui per riflettere assieme e ricevere contributi anche critici”. Il progetto si è avviato a luglio 2011. Dopo una prima fase di ricognizione a livello europeo, e tenendo conto sia degli studi preliminari realizzati da IPRASE sia delle ‘buone pratiche’ individuate, è stato elaborato un documento contenente l’architettura della proposta, ed è stata contestualmente realizzata una consultazione di testimoni significativi del contesto trentino (dirigenti scolastici, insegnanti, membri del CTS dell’IPRASE e del CFI di Rovereto) al fine di verificarne l’impostazione. Sono stati inoltre individuati d’intesa con IPRASE, tenendo conto dei vincoli organizzativi e temporali, quattro ambiti di sperimentazione in cui ‘testare’ aspetti specifici del nuovo sistema. Le sperimentazioni si concluderanno a fine novembre 2011, ed i loro risultati costituiranno la base per il documento contenente le ‘linee guida’ per gli stakeholders, e che rappresenta il ‘prodotto finale’ del progetto. n. 11 novembre 2011


LA PROPOSTA

Quattro piste di sperimentazione Roberto Frega, Studio Meta & associati Ha presentato il documento, che si potrà poi consultare nella versione integrale sul sito dell’Iprase. In conclusione ha accennato alle quattro piste di sperimentazione, i cui risultati saranno resi noti a fine novembre. Riportiamo tutte le slides utilizzate.

Verso un sistema di riconoscimento dei crediti per gli insegnanti della Provincia Autonoma di Trento Principi di riferimento, architettura, organizzazione Obiettivi Favorire l’innalzamento della qualità dell’offerta di formazione continua per gli insegnanti, attraverso la definizione di standard qualitativi minimi che devono essere rispettati da ciascun percorso formativo atto al rilascio di crediti. Rendere visibile e valorizzare l’esperienza professionale degli insegnanti, attraverso dispositivi per il riconoscimento del non formal, strutturati su diversi livelli (attestazione nel libretto formativo, validazione in percorsi orientati alla certificazione). Facilitare la gestione delle risorse umane, attraverso la messa in trasparenza delle competenze, dei titoli e delle esperienze degli insegnanti, secondo modalità volte a favorirne la lettura in termini dei fabbisogni organizzativi delle diverse istituzioni scolastiche. Garantire la tracciabilità e la qualità di percorsi di apprendimento direttamente correlati a percorsi di sviluppo e carriera, attraverso la definizione di formati standard di progettazione condivisi da tutti gli attori del territorio. Elementi essenziali della proposta 1. standard per la dichiarazione degli apprendimenti; 2. standard per la certificazione delle competenze associate ai crediti; n. 11 novembre 2011

3. standard per la certificazione dei percorsi formativi idonei al rilascio di crediti; 4. libretto formativo per il tracciamento delle acquisizioni esperienziali; 5. metodologia per la determinazione dei punteggi associati ai crediti certificati; 6. un sistema di validazione e certificazione in grado di trasformare gli apprendimenti in crediti capitalizzabili. Certificazione In senso ampio l’insieme dei dispositivi e procedure volti a “rendere certo” il valore di un titolo. In tale ottica, la certificazione viene declinata in due dimensioni: 1. certificazione dei percorsi formativi; 2. certificazione delle competenze; Crediti Sistemi per la descrizione di apprendimenti certificati e per la quantificazione degli impegni di apprendimento. Due modalità di acquisizione del credito: A. tramite certificazione delle competenze; B. tramite dichiarazione degli apprendimenti. La certificazione delle competenze ha luogo in esito al superamento di una prova di valutazione atta a verificare l’effettivo possesso di competenze agite (o agi3


bili) nel contesto di lavoro, tanto in esito a percorsi formali quanto a percorsi di apprendimento non formale. La dichiarazione degli apprendimenti ha luogo in esito al superamento di prove di valutazione atte a verificare l’effettivo apprendimento dei contenuti di unità formative nel quadro di percorsi di apprendimento formale. Oltre al sistema di certificazione, il dispositivo si compone degli elementi seguenti: Il sistema di crediti, che costituisce una metrica condivisa all’interno del sistema della formazione degli insegnanti. Esso stabilisce il valore e il peso di ogni evento di apprendimento. Un sistema di regole. che definisce le condizioni formali che un evento formativo deve rispettare per poter essere riconosciuto e certificato e le condizioni formali per la realizzazione della certificazione delle competenze. Una metodologia di valutazione per realizzare la certificazione delle competenze, messa a disposizione dei diversi attori del sistema. Il dispositivo di validazione, che offre la possibilità di riconoscere apprendimenti secondo diverse modalità e funzioni: riconoscimento e certificazione di apprendimenti che hanno avuto luogo in altri contesti formativi o sul lavoro; riconoscimento di percorsi formativi progettati anche da soggetti privi di certificazione (es. scuole e/o gruppi di insegnanti) in vista della loro certificabilità; riconoscimento degli apprendimenti in ingresso in vista della personalizzazione dei percorsi Le forme dell’attestazione: attestato, dichiarazione, certificazione Attestato: si tratta di un atto formale che si limita ad attestare l’avvenuta partecipazione ad un evento formativo e ad esplicitarne eventualmente le caratteristiche (durata, contenuti, docenti ecc.). Dichiarazione: si tratta di un’attestazione di seconda parte, attraverso la quale il soggetto che ha erogato un contenuto formativo attesta anche che il partecipante ha sviluppato un determinato appren4

dimento, in genere tramite superamento di prove di verifica. Certificato: si tratta di un’attestazione di terza parte, svolta da un soggetto valutatore in grado di esibire caratteristiche di ‘terzietà’ rispetto al soggetto erogatore. Il certificato di competenze attesta che un individuo possiede le competenze necessarie per svolgere un determinato compito professionale. Riferimenti per la certificazione delle competenze Gli obiettivi di apprendimento socialmente condivisi sono definiti avendo a riferimento i ‘learning outcomes’, espressi in termini di unità di competenza capitalizzabili. Gli standard professionali, che descrivono la figura/ ruolo che il percorso intende formare. Gli standard di valutazione sono definiti in termini di livelli minimi di apprendimento. Le tipologie di prove e modalità di accertamento vengono fissate all’interno di un repertorio che descrive le caratteristiche principali di ogni tipologia di prova. Gli standard per la certificazione dei percorsi formativi idonei al rilascio di crediti i. Gli standard di certificazione ii. Gli standard formativi iii. La dimensione esperienziale iv. La composizione del percorso Le sperimentazioni 1. Sperimentare la dichiarazione delle competenze 2. Sperimentare la certificazione delle competenze 3. Sperimentare la certificazione dei percorsi formativi 4. Sperimentare il libretto formativo/dossier di competenze

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WERQUIN

È una buona idea…

Riconoscimento (Recognition)

Patrick Werquin * Consulante, UNESCO, Section for Literacy and Non-formal Education, Paris * Professore, CNAM (Conservatoire national des arts et métiers), Paris Perché è bene andare avanti Ha tenuto il suo intervento in francese, accompagnandosi, però, con alcune slides in italiano molto chiare e d’effetto immediato, partendo da una dichiarazione netta: “il sistema di riconoscimento di crediti per gli insegnanti “è una buona idea…” ed ha esplicitato questa sua dichiarazione iniziale in modo altrettanto chiaro ed efficace. Riportiamo in questa pagine la trascrizione quasi completa delle slides utilizzate da Werquin, con qualche piccola nostra integrazione con elementi ripresi sempre dall’intervento del relatore. La Certificazione e il Sistema dei Crediti È una buona idea: • Visibilità delle competenze -> Gestione delle risorse umane, Job Matching, Mobilità professionale… • Autostima, autoefficacia -> Migliori insegnanti, migliori ragazzi educati • Cultura del titolo di studio È una buona idea: • Gli obiettivi politici a lungo termine: promuovere la valutazione, introdurre la qualità nella valutazione, creare nuovi percorsi alla valutazione, la gestione delle carriere degli insegnanti • Sembrano esserci dei vuoti in termini di preparazione degli inn. 11 novembre 2011

segnanti e della loro formazione continua È una buona idea: • Gli insegnanti - come noi - apprendono in ogni posto e in ogni momento, e i risultati del loro apprendimento non formale e informale hanno valore e possono essere usati (currency) attraverso la validazione e la certificazione • Utilizzo nel sistema dell’apprendimento lungo tutto l’arco della vita (ricominciare gli studi) • Utilizzo nel mercato del lavoro Termini e concetti Certificazione, certificato, attestazione, dichiarazione, qualificazione, crediti, competenze, conoscenza, abilità, esperienza, apprendimento non formale, apprendimento informale, risultati di apprendimenti, standard, prove, portfolio, valorizzazione, validazione, valutazione, riconoscimento, formalizzazione Validazione (Validation) È un processo tecnico fatto dai valutatori Valutazione (Assessment) • Creare una cultura della valutazione • La Certificazione ha bisogno di valutazione, non necessariamente di esami (portfolio, simulazione, osservazione, tests, interviste, esami scritti)… • Valutazione di qualità • Reputazione

Riconoscimento sociale • dalla società e per la società (dirigenti scolastici, impiegati…): • bisogna conoscere bene il perché ci sia bisogno di valutazione e di riconoscimento di crediti Formalizzazione (Formalisation) Continuum • da una validazione non formalizzata a una validazione altamente formalizzata • da una autovalutazione a una valutazione da terzi Come gli altri Paesi usano i risultati dell’apprendimento? • Accesso (all’Università, o educazione secondaria: Portogallo, Spagna, Africa del sud…) • Esoneri (di parte del programma: Belgio…) • Crediti (per ottenere una certificazione: Australia) • Parte di una certificazione (per ottenere una certificazione totale) • Certificazione totale (Standard del Long Life Learning o del Mercato del Lavoro: Francia, Irlanda…) Questioni aperte • Trasferimento dei crediti • Strategia in due parti: Azioni rapide a breve termine (2-3 anni) Strategie ambiziose a lungo termine (10-15 anni) • Costruire strategie di valutazione ambiziosa (reputazione) Altre questioni • Crediti (certificare ogni credito, o un gruppo di crediti ???) • Informazione: serve una strategia di comunicazione dei risultati a tutti i destinatari, rendere trasparenti le competenze. • Semplicità di tutto il sistema di riconoscimento crediti. 5


SALINI

Riconoscere…, ma cosa? Deli Salini * Docente e ricercatrice presso l’Istituto Universitario Federale per la Formazione Professionale - Lugano Ha iniziato con questa citazione: Il mondo contemporaneo vive nel segno dell’incertezza. Essa penetra nel quotidiano. Se la routine è il modo irriflesso di cui disponiamo per venirvi a patti e per rassicurarci obliandola, l’esperienza è viceversa la capacità di guardarla in faccia, sapendo che nulla è sicuro, ma non rinunciando a imparare. (Paolo Jedlowsky)

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Interrogativi e Attese, in tempi d’incertezza

Le condizioni per attuare un sistema

Validare gli apprendimenti acquisiti in contesti non formali/informali? Spunti per una prospettiva possibile Siamo in tempi d’incertezza, ha esordito Deli Salini, in tempi di transizione anche per il mondo della scuola e, allora, anche sulle pratiche di riconoscimento degli apprendimenti acquisiti in contesti non formali e informali dobbiamo partire con: INTERROGATIVI: • Di cosa stiamo parlando? Hanno lo stesso valore? Sono fattibili? Sono più facili/più difficili? Chi può realizzarle? Con chi? Dove e come possono essere realizzate? Quanto costano? E soprattutto … sostituiranno la formazione ‘classica’ ? e ATTESE: • Per le organizzazioni del mondo del lavoro, si tratta di poter comparare le competenze individuali con quelle richieste o attese (gestione delle risorse umane) • Per le istituzioni formative si tratta di un dispositivo volto a facilitare l’accesso a formazioni certificanti (di base o continua) ampliando il proprio pubblico e costruendo interazioni con il mondo del lavoro • Per le organizzazioni sindacali e/o i salariati, si tratta di una tappa di valorizzazione sociale, per accedere a un nuovo percorso formativo o professionale • Per le istituzioni statali si tratta di un dispositivo volto a favorire l’inserzione socio-professionale dei soggetti e la loro mobilità

La validazione, un “oggetto frontiera” che necessita – per essere attuata - di uno sfondo teorico, normativo e metodologico chiaro, che sappia integrare la specificità delle varie forme di apprendimento, senza ridurre le une alle altre. La legittimazione sociale viene dall’Europa che fissa: le condizioni generali Profili di competenza e di qualificazione per i titoli; Sistema modulare della formazione formale; Sviluppo dei centri di informazione, consulenza, valutazione; i Principi Diritto individuale (accesso facoltativo e paritario, rispetto della vita privata), Disponibilità sul territorio di servizi per la validazione e dell’informazione sugli stessi, Affidabilità e fiducia (metodi e procedure), Imparzialità, Competenza delle professioniste e dei professionisti che vi intervengono • Trasparenza e qualità • Scambio di “buone pratiche” • Sviluppo della ricerca scientifica

VPL: il sistema nazionale realizzato in Svizzera Salini ha delineato le Caratteristiche dell’apprendimento esperienziale, invitando a capire come mai ci sfugge la: • Dimensione situata e partecipativa • Gestione dello scarto tra prescritto (o immaginato) e reale • Pluralità e non uniformità dei luoghi di apprendimento • Trasformazione implicita e spesso in-

consapevole • Naturalizzazione delle caratteristiche della propria competenza (conoscenze tacite, habitus)

Far emergere le conoscenze tacite/implicite Tecniche di intervista basate su strategie volte a far esplicitare • Gli elementi concreti della situazione considerata (atti, vissuti) • Il come le azioni emergono, Evitando le generalizzazione, le interpretazioni, ma cercando di far rientrare/stare il soggetto nel momento reale dell’azione (re-immersione mimetica). “Il modo in cui insegno “io” dà la qualità a quello che faccio se riesco a scoprire la ricchezza che c’è intorno. Per es.: come hai fatto, come ti sei organizzato/a, quali cose hai pensato per arrivare a quest’azione specifica? C’è da fare un grosso lavoro di recupero di tracce, ritrovare e dimostrare le tracce dei propr percorsi e per questo servono strumenti di mediazione redazionale, servono strategie che aiutino le persone ad esplicitare le conoscenze implicite. Poter dire non solo cosa un docente sa fare, ma anche cosa succede in questo saper fare, prima durante e dopo. Salini ha poi parlato della Specificità della valutazione, del dossier di competenza, delle corrispondenze tra il campo di esperienza delle e dei candidati e le aree di competenza del titolo di riferimento (ognuna coi suoi linguaggi), dei supporti (strumenti di mediazione redazionale che sappiano coniugare elementi di standardizzazione con elementi di individualizzazione), delle considizoni per certificare davvero in termini di competenze, del consenso con le organizzazioni professionali (timore di titolo “al ribasso”) o delle istituzioni formative (timore di non sufficiente trasparenza delle condizioni di qualifica) e della necessità di “ imparando a negoziare e mediare tra linguaggi ed attori diversi.” n. 11 novembre 2011


il confronto

Nel merito e senza formalità Gli estensori della proposta avevano sollecitato sin dall’inizio riflessioni e rilievi “anche critici”. Non sono mancate né le prime né i secondi, da parte degli interlocutori intervenuti. Niente far play, niente interventi formali, tutti subito al sodo e chiarezza nelle puntualizzazioni, nei rilievi e nelle proposte d’avanzamento.

In Trentino non si parte da zero, neanche su questo terreno

Damiano Previtali Collaboratore del Centro di Rovereto. Ha parlato di “seduzione e realizzabilità delle proposte”. Come fare a passare dalla prima alla seconda “nella contingenza della situazione italiana? Come legare la valutazione al sistema di mobilità del personale, che oggi non c’è per la scuola e che, principalmente, non si basa sulle competenze dei docenti. Come agire in un’ottica di progressività per riconoscere competenze certificate, che oggi sono tabù in Italia? Così come non c’è una cultura della formazione continua a finalizzata, così come non c’è una cultura della valutazione? n. 11 novembre 2011

Sono più o meno sempre gli stessi docenti che fanno formazione, anche se in Trentino, su questo, c’è qualcosa in più. Insomma: come si fa a parlare di sistema di valutazione docenti se né in Italia né in Trentino abbiamo ancora un sistema basato sulle competenze e su un profilo docente? E, allora, forse è meglio partire da elementi di fattibilità e parlare di dichiarazione delle competenze (legata alla formazione in atto) e di certificazione (fatta da un ente terzo indipendente e competente); concentrarsi sul profilo docente, sulle aree da presidiare e sulla differenziazione tra docenti, per ruolo, per tappe lavorative diverse nel (giovani e meno giovani…); affinare un sistema di crediti e documentazione partendo dalla dimensione “insegnante”, dalla scuola, dalla provincia, dal centro… Da cosa possiamo partire oggi? Dalla persona professionista docente, che però oggi non c’è non essendoci un “profilo docente” riconosciuto. Se introduciamo il libretto/portfolio: chi ha la responsabilità di mantenerlo?, il docente?, la scuola autonoma? E il riconoscimento di crediti: come premio o come progressione di carriera? Dalla risposta – ha concluso Damiano Previotali – derivano azioni molto diverse.

Luciano Covi Direttore del Centro per la formazione degli insegnanti di Rovereto. Ha richiamato l’attenzione sul ruolo del Centro di Rovereto, “un Centro che completa in Trentino un sistema, come centro per la formazione continua dei docenti (unico in Italia). Il sistema di riconoscimento crediti proposto “è da raggiungere”, in progress, corretto ma da costruire con passi progressivi. C’è una complessità, che va “sciolta” con scelte precise, come quella, per esempio, di porre l’accento, in una fase iniziale, più alla formazione formale che a quella non formale dato che sono tanti i soggetti erogatori (il centro, le scuole…) e tante le modalità. Ma tante anche le domande: per esempio, chi decide di partecipare ai percorsi offerti, il singolo docente o assieme al dirigente scolastico? E quali ricadute poi ci sono nella azione didattica? Va definita la qualità della formazione e il sistema di riconoscimento dei crediti può incidere anche su questo. Come? Partiamo intanto dalla formazione formale. Ma non dimentichiamo anche il legame tra formazione continua e formazione iniziale. 7


Grazia Cattani Membro del Comitato scientifico del Centro di Rovereto. Ha posto l’accento sulla opportunità di distinguere la certificazione delle competenze acquisite nei percorsi di formazione seguita presso il Centro di Rovereto e la certificazione delle competenze acquisite individualmente o per altre vie. “Stiamo attenti a non formare fotocopie di un docente ideale invece di veri docenti professionisti. A parte questo, andrebbe considerata anche la motivazione e il modo di essere e porsi nel proprio lavoro da parte del docente. Annamaria Aiello Membro del Comitato scientifico dell’Iprase e del Nucleo di valutazione dei dirigenti scolastici della Provincia autonoma di Trento. Ha espresso apprezzamento per il Seminario e la scelta di dare finalmente spessore alla qualità formativa che gli insegnanti ricevono, per aver posto l’accento non solo su chi fa formazione ma anche su chi la propone ed eroga il servizio, disposto a mettersi in gioco. Certificazione vuol dire assunzione di responsabilità da parte di chi certifica nei confronti della comunità: “io ti garantisco che questa persona ha ed avrà per un certo periodo quella 8

competenza”. Stiamo attenti, però, a non confondere la certificazione con la valutazione e con ciò che viene ancora prima (con l’emergere dell’abilità e il riconoscimento della competenza). Si rimarchi di più il senso istituzionale della certificazione (ci sono troppe agenzie oggi che certificano tutto e il contrario), serve la terzietà, ma serve uno standard comune rispetto al quale valutiamo e riconosciamo competenze ai docenti. Un esempio? Cosa vuol dire docente esperto? Solo saper insegnare sempre la stessa cosa o saperla insegnare anche in modi diversi (quindi uso tecnologie ecc.)? Chiediamo ai docenti di entrare nell’ottica di autovalutazione, facendosi coinvolgere nella valutazione come parte attiva e non solo di chi la subisce. Paolo Calidoni Presidente del Comitato di valutazione del sistema educativo provinciale in Trentino. Ha richiamato con forza l’attenzione allo scenario di sfondo “che oggi ha come riferimento il costrutto di competenza, sia per gli apprendimenti formali che per quelli non formali, un riferimento non solo quando parliamo di parametri per la valutazione degli insegnanti, ma anche per gli alunni, così come ripreso nei Piani di Studio Provinciali del Trentino. Quindi, introdurre

questo sistema di valutazione per competenze per gli insegnanti vuol dire offrire loro un modello di riferimento anche per le loro pratiche didattiche, vuol dire un modello di come potrebbe fare il docente per impostare un’azione didattica efficace per l’apprendimento degli alunni e in linea con la filosofia dei Piani di Studio Provinciali. Dato questo scenario, ci sono poi strumenti che riguardano i percorsi formali di formazione degli insegnanti che in parte ci sono già, ma resta tutta la parte esperenziale. Problema: come integrare i diversi pezzi? Il documento proposto dall’Iprase elenca i pezzi per costruire il sistema, ma manca l’integrazione tra loro (formazione, reclutamento, carriera…). Diciamo che le indicazioni sono buone per iniziare a disseminare l’utilizzo di alcune proposte affrontate nel Seminario. Franco Fraccaroli Preside della Facoltà di Scienze cognitive dell’Università degli studi di Trento, membro del Comitato scientifico del Centro di Rovereto e del Comitato provinciale di valutazione. Ha puntato l’attenzione sullo “sforzo di legare l’impianto emerso qui con il contesto trentino”, dove già ci sono indirizzi operativi. C’è il Cenn. 11 novembre 2011


ta “in parallelo” con la tematica affrontata dal Seminario, che ha riguardato la valutazione dei dirigenti scolastici nella Provincia autonoma di Trento. Ha sottolineato alcuni elementi di convergenza del modello, evocando il ruolo del dirigente scolastico nel processo di sviluppo professionale dei docenti. Conclusioni aperte tro che propone già un sistema articolato di formazione e, su questo: • bisogna passare alle forme di accreditamento che già il Centro ha pensato; • considerare le competenze verso ulteriori finalità elevate (differenziazione di carriera, incentivi salariali…), però competenze che siano certificabili in modo certo (dovrà esserci anche il confronto con le organizzazioni sindacali), come riconoscere le esperienze formative accumulate (solo quelle nei processi formali?), su tutto serve molta cautela e accortezza, specialmente se si pensa di attivare processi premiali (forse dovremmo valutare anche se c’è coerenza tra la formazione seguita e il progetto di vita della persona/docente e non fermarci solo a una dimensione quantitativa dei percorsi fatti e a una collezione di punti); • va fatta una distinzione chiara tra ciò che è documentabile e certificabile e ciò che può essere visto solo attraverso pratiche dettagliate e mirate, se non vogliamo ridurre la certificazione a una burocratizzazione dei processi.

nel Seminario ha ricordato le due dimensioni in gioco quando si parla di crediti e certificazione: quella interna al sistema (sostenibilità, costi/benefici, mobilità, carriera…); quella esterna al sistema, misurata sulla capacità di accountability verso la comunità territoriale. Nonostante l’evoluzione di carriera degli insegnanti in Italia non preveda molte opzioni alternative, si possono ipotizzare una molteplicità di figure intermedie cosiddette di staff, sperimentate nel resto d’Europa, ciascuna basata su precisi standard, senza i quali è difficile articolare un sistema di valutazione. Per garantire la progressività di carriera associata al possesso di reali capacità professionali, la competenza è bene diventi il cuore del sistema di certificazione. Per questo pare opportuno passare da un sistema fortemente centrato sul riconoscimento delle ore frequentate alla valutazione e successiva certificazione delle competenze effettivamente acquisite.

Luca Dordit

Project Manager Divisione Progetti e e-Learning di ELEA Spa di Milano. Ha ricordato brevemente i tratti salienti dell’esperienza condot-

Esperto in ricerca educativa comparata e collaboratore Iprase. Riferendosi al documento proposto n. 11 novembre 2011

Danilo Presti

La sintesi dei focus emersi è stata fatta da Furio Bernarz e da Pier Giovanni Bresciani, poi brevi conclusioni di Arduino Salatin. Dopo aver richiamato anche lui “in parallelo” con la proposta dello Studio Meta & associati quello già sperimentato da Elea per la valutazione dei dirigenti scolastici in Trentino sul riconoscimento dei crediti formativi, il direttore Salatin ha ripetuto che “a monte” della proposta c’è il profilo docente su competenze, la formazione continua per elevare la qualità formativa dell’apprendimento, la certificazione delle competenze che utilizzi un database continuamente aggiornato sulle competenze di dirigenti e dei docenti. Un modello, che però dovrà essere “semplice e comprensibile da tutti”, altrimenti il rischio è che resti sulla carta. Ma l’obiettivo finale per tutti gli intervenuti resta la qualità dell’apprendimento degli studenti trentini. “Nel Seminario s’è chiarita la motivazione, il perché si vuol portare avanti questo progetto, ma saremo tutti soddisfatti solo se questo prototipo risulterà sostenibile, se si creeranno le condizioni per portarlo avanti. E, ovviamente, allargheremo il confronto con altri stakeholders”. Sintesi a cura di Mario Caroli 9


leadership APPRENDIMENTO

Risorsa per la gestione della scuola Ancora due giornate di formazione per i dirigenti scolastici del Trentino, a Comano il 9 e 10 novembre 2011, organizzate dal Centro per la formazione continua e l’aggiornamento del personale insegnante di Rovereto, all’interno del progetto sulla Leadership per l’Apprendimento (LpA). Il titolo del Seminario residenziale: Le culture dell’Apprendimento. Una risorsa per la gestione della scuola. L’assessore Marta Dalmaso e il dirigente generale del Dipartimento, Marco Tomasi, hanno seguito i lavori delle due giornate. Marta Dalmaso: “La vostra figura determinante per la comunità educativa” Non un semplice saluto, ma anche una breve “incursione nei contenuti”, da parte dell’assessore all’istruzione e allo sport, Marta Dalmaso. Uno “spazio anche informale”, ha detto l’assessore ai presidi, “da utilizzare per una maggiore conoscenza tra competenze diverse, presenti nelle due giornate, ma anche presenze generazionali diverse, da usare per fare gruppo”. Le cose cambiano davvero, quando si fa riferimento a un gruppo che lavora. Quanto alla formazione dei dirigenti, Dalmaso ha confermato che si tratta di un nodo strategico per la qualità della scuola: “Grazie al lavoro che svolgete nelle nostre scuole un lavoro sempre più complesso e

impegnativo, che richiede passione, energia, competenza e rinnovata motivazione. La vostra figura nella scuola è importantissima per rendere davvero la scuola comunità educante. Il nostro dovere, come amministrazione, è quello di proporre e garantire dei momenti di alimentazione e di supporto al compito che voi avete. E questo corso è un esempio positivo di come si sappia focalizzare la formazione dei presidi rispetto all’apprendimento degli studenti, un percorso articolato e impegnativo che, però, può essere migliorato con il vostro apporto.” Dopo aver ringraziato tutti i partecipanti per la disponibilità ad affrontare la proposta, l’assessore ha concluso augurandosi “che tutti possiamo portarci da queste due giornate un bagaglio più ricco, anche nel rapporto tra di noi.”

Italo Fiorin: l’apprendimento va esplorato e declinato “Comano ormai è un appuntamento periodico e stimolante in cui l’apprendimento si condivide. Stiamo costruendo assieme qualcosa”. Così, Italo Fiorin, presidente del Comitato scientifico del Centro per la formazione di Rovereto, ha introdotto il Seminario. Siamo alla metà di un percorso pluriennale – ha detto – dedicato alla Leadership per l’apprendimento. Una scelta scontata da parte del Centro “perché siamo tutti consapevoli della centralità dello studente. Il dirigente è capace di far funzionare bene la macchina anche dal punto di vista amministrativo, il che richiede tanti compiti e incombenze; però voi per primi avete la percezione che la vostra funzione sia defintia solo da questi compiti, mentre al centro c’è l’apprendimento. È impensabile che il preside tutto sappia tranne quello che è il cuore della scuola, così come ci ricordano anche i Piani di studio e i curricoli impostati sulla competenza.” L’apprendimento – ha ricordato Fiorin – ha molti significati, perciò va esplorato, declinato. Cosa vuol dire lavorare per una scuola per l’apprendimento? Non è il Centro che ha pensato questo, ma è la scelta a monte fatta dalla Provincia autonoma di Trento, parlando di scuola come comunità educativa, preoccupata a costruire un ambiente per la persona. Luciano Covi: leadership anche didattica “Purtroppo l’attività del dirigente viene spesso concentrata sulle funzioni amministrative e organizzative con il rischio di marginalizzare l’impegno più direttamente centrato sull’apprendimento. Una maggior competenza organizzativa e la formazione del personale ammini-

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strativo sono misure per ridurre tale rischio. Presto avrà inizio un ciclo di seminari brevi centrati su problemi di funzionalità organizzativa.” Mario Dutto, responsabile della formazione dirigenti scolastici, e Luciano Covi, direttore del Centro, lo hanno detto a chiare lettere nella prima mattinata del Seminario e Covi, in particolare, ha ripreso il concetto assieme alle motivazioni “di partenza” del progetto stesso sulla Leadership per l’apprendimento per mettere dei punti fermi anche davanti ai nuovi dirigenti scolastici che si sono aggiunti dopo gli incarichi del nuovo anno scolastico 2011/2012; una sorta di “come eravamo e dove volevamo andare”. Luciano Covi, a nome del Centro, ha ripercorso le tappe del corso di formazione per i dirigenti scolastici. Un seminario pensato come un percorso nuovo, moderno che si propone di offrire ai partecipanti una riflessione sul tema dell’apprendimento alla luce delle ultime frontiere di ricerca, attraverso il confronto dialettico. Il terzo, quello a Comano del 9-10 novembre 2011, con una progettazione partecipata che dalla “frontiere dell’apprendimento” è passato alle “culture dell’apprendimento”; contributi da parte degli esperti e poi

approfondimento nei cinque gruppi di lavoro su tematiche specifiche. Nel 2012 altri tre seminari residenziali a Comano, visite in contesti europei significativi e brevi seminari monotematici. Erik De Corte: “Divario teorie/prassi… progettare potenti ambienti d’apprendimento” Centro per la psicologia e tecnologia istruttiva (cip&t), università di Leuven, Belgio. Ha tracciato lo scenario critico dell’evoluzione storica delle teorie dell’apprendimento illustrando i complessi rapporti tra i modelli teorici e le prassi in classe e i labirinti dei processi di implementazione, facendo riferimento a ricerche empiriche condotte nelle classi e richiamando quanto la letteratura internazionale documenta in materia. Ha dapprima presentato un’analisi delle principali teorie dell’apprendimento dalla nascita dello studio scientifico dell’apprendimento all’inizio del XX secolo, soffermandosi sui concetti di comportamentismo, psicologia della Gestalt e la scuola della Denkpsychologie di Würzburg, psicologia cognitiva,

costruttivismo e socio-costruttivismo. Ancora oggi c'è un perdurante divario tra teoria e pratica. “Colmare questa lacuna costituisce una grande sfida per i ricercatori educativi e i professionisti del settore, ma anche per i dirigenti che possono contribuire a creare le condizioni per ridurre il divario.” La prospettiva, ha concluso il relatore, è quella di un apprendimento come processo attivo/costruttivo, cumulativo, autoregolato, intenzionale, situato, collaborativo e diverso per ciascun individuo per costruire significato e conoscenza” Maria Nieves Tapia: Apprendimento-servizio, proposta ed esperienze Direttrice, clayss - centro latinoamericano de aprendizaje y servicio solidario. Ha presentato la proposta pedagogica dell’apprendimento-servizio (“learning by doing”, volontariato, educazione per la cittadinanza, ecc.), un movimento di esperienze condotte in vari paesi, sotto diversa denominazione, che valorizzano e fanno rientrare nel curriculum di scuola iniziative di solidarietà, di impegno civico e di volontariato. Una comparazione delle diverse modalità sviluppate in altri contesti culturali, specialmente in Europa e America Latina, ma anche un possibile itinerario per un progetto scolastico di apprendimento-servizio, gli aspetti metodologici ed operativi ed un possibile percorso o “itinerario” per i progetti di apprendimentoservizio. Un quadro ampio e stimolante sulla base di casi reali di scuole di Europa e delle Americhe. (a cura di m.c.)

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LE MOTIVAZIONI

Priorità: garantire buoni risultati è il responsabile scientifico della formazione per i dirigenti scolastici e gli abbiamo chiesto di ricordare le motivazioni sulla scelta dei contenuti. mario dutto

La leadership incide sul successo o insuccesso scolastico degli studenti Perché la scelta dell’“apprendimento” per i dirigenti scolastici? Sembrerebbe tema più adatto alla formazione degli insegnanti… ”Too big to fail”: le scuole sono troppo grandi per fallire; non chiudono per fallimento. Tuttavia il successo non è ancora garantito per tutti gli studenti e l’obbligo di assicurare buoni risultati per tutti è una priorità. L’inefficacia dei tentativi di riforma scolastica fino ad oggi condotti e la disponibilità di informazioni, attendibili e accurate, sui livelli di apprendimento degli studenti riportano al centro dell’attenzione delle scuole, dell’amministrazione scolastica e dei decisori politici la questione del sapere, delle competenze e della cultura. In questa ottica la situazione di stallo delle buone scuole italiane (i risultati PISA 2009 confermano la qualità delle scuole del Nord ma non evidenziano in quelle scuole miglioramenti in corso) deve essere fonte di preoccupazione solo parzialmente attenuata dai progressi in alcune aree del Sud in cui, peraltro, i punteggi rimangono al di sotto dei valori medi. La quota di studenti con preparazione inadeguata rimane elevata (25% degli studenti non raggiungono il livello 2 in matematica nell’indagine PISA 2009) mentre la percentuale di studenti a performance elevata (livello 6 in matematica nell’Indagine citata) rima12

ne contenuta (9%). Le buone scuole del Paese sono chiamate a guardare in avanti e a diventare più ambiziose. “Good is not enough” è stato lo slogan dei politici finlandesi di fronte ai buoni risultati. Se l’apprendimento e gli esiti scolastici ritornano al centro dell’attenzione e della preoccupazione la leadership è, secondo le ricerche scientifiche condotte, la variabile più rilevante, dopo l’insegnamento, tra i fattori interni nel determinare il successo o l’insuccesso scolastico degli studenti. Sono queste le ipotesi di partenza del progetto di formazione per i dirigenti “Leadership per l’apprendimento”. Ci ricordi, allora, il focus di queste due giornate di Comano Obiettivo delle due giornate a Comano: approfondire le culture dell’apprendimento che ispirano l’azione delle scuole e riflettere sul rapporto con le prassi in corso. Gli esperti hanno in più occasione indicato la grande ‘disconnessione’ che si è creata tra i modelli teorici sui processi d’apprendimento e le pratiche nelle classi. E questo è uno degli ostacoli al miglioramento dei livelli di apprendimento. È importante che il dirigente scolastico a cui sempre più viene attribuita la responsabilità dei risultati esiti scolastici disponga di conoscenze adeguate delle teorie sull’apprendimento, della competenza necessaria per la creazione di ambienti efficaci di apprendimento

Presidi e docenti insieme sull’apprendimento… Sull’apprendimento, pensate a momenti di “contaminazione” dirigenti/insegnanti in formazione? Il seminario ha proposto piste di riflessione per i dirigenti. E’ evidente che solo la piena condivisione di queste riflessioni nelle comunità professionali delle singole scuole può consentire il miglioramento del livello di apprendimento degli studenti. Va ridisegnato il profilo del dirigente scolastico a cui viene chiesto di pilotare la propria scuola nella direzione di un miglioramento continuo. La leadership diffusa significa che il dirigente ha bisogno di un efficace team di collaboratori e deve operare per la piena condivisione delle nuove prospettive sull’apprendimento. Sotto questo profilo il lavoro in corso con i dirigenti dovrebbe essere solo il primo passo nell’ottica di una profonda rivisitazione tra gli insegnanti della concezione dell’apprendimento: è questa anche la strada per restituire a chi insegna in classe quella autonomia e discrezionalità professionale che da sempre ne ha rappresentato punti di forza. Si tratta di processi graduali che richiedono pazienza attiva. Nel campo delle strategie per l’apprendimento non ci sono ricette salvifiche o soluzioni ad effetto immediato. n. 11 novembre 2011


IL QUESTIONARIO

Il tempo e “i compiti” del preside Nella prima giornata di formazione, i dirigenti scolastici sono stati invitati a compilare il Questionario TALIS (OCSE) sulla percentuale di tempo impiegato in media dal singolo dirigente sui diversi compiti. I dati sulla compilazione del Questionario sono stati presentati ai partecipanti nel primo intervento di giovedì 10 novembre e commentati brevemente dal dirigente generale del Dipartimento, Marco Tomasi, da Mario Dutto e Luciano Covi. Quale percentuale di tempo lei, come dirigente scolastico, ritiene di dedicare in media ai seguenti compiti nel corso di un anno scolastico? a) Compiti amministrativi interni (includendo problemi riguardanti le risorse umane e il personale, regolamenti, relazioni, bilancio della scuola, orario) b) Curriculum e compiti collegati all’insegnamento (includendo l’insegnamento, la preparazione delle lezioni, le osservazioni delle classi, la guida dei docenti) c) Rispondere alle richieste che ar-

Paesi TALIS

Italia

Trentino

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rivano dagli Assessorati all’istruzione degli Enti locali, dagli USR o USP o dai funzionari del Ministero della Pubblica Istruzione d) Rappresentare la scuola in riunioni o nella comunità e operare in rete e) Altro Il commento del direttore generale Sono un po’ preoccupato per quel 45% dedicato a compiti amministrativi. Bisogna capire bene cosa vuol dire. Se, però, denota una caratteristica manageriale dovremo fare una riflessione assieme; non è detto, per esempio, che il dirigente debba fare tutto da solo, magari ci potrebbe essere bisogno di una nuova figura da affiancare al preside. Oppure potrebbe dipendere da una struttura dipartimentale che non capisce alcuni nodi e scarica tutto sui presidi, ed allora bisogna legare questo risultato alla riorganizzazione in atto del dipartimento. Però, forse dipende dal fat-

to che in Trentino c’è una vicinanza maggiore tra amministrazione e scuole, rispetto al resto d’Italia, o forse c'è una impostazione troppo “centrica”. In somma, ha concluso Marco Tomasi rivolto ai dirigenti scolastici: “Dovrete aiutarmi a capire se questo 45% è un segnale negativo e se c’è qualcosa da rivedere”. Covi: “Non sottovalutiamo l’aspetto gestionale-amministrativo” A parte quel 45%, o forse a questo collegata, c’è la percentuale del 24% che i dirigenti dicono di aver dedicato a compiti legati al curricolo e all’insegnamento, più bassa rispetto all’Italia ed agli altri paesi Ocse (27%). Mario Dutto ha esortato i presidi ad approfondire, mentre Luciano Covi ha precisato che “non abbiamo sottovalutato l’aspetto gestionale e amministrativo, abbiamo solo voluto inistere sulla tematica dell’apprendimento perché si sono inseriti nuovi presidi che hanno chiesto di avere un chance di accompagnamento proprio in questa direzione”. L’apprendimento, ha concluso, è una sorta di prerequisito alla formazione sulla gestione amministrativa e sulla dimensione operativa che il Centro attiverà in sarà in seguito. servizio a cura di M. C.

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DALLE SCUOLE

Liceo “Da Vinci” Trento PRESENTI

Scuola di giornalismo e di libertà Presenti è il titolo del libro realizzato dagli studenti del Liceo scientifico e linguisitco Leonanrdo da Vinci di Trento, a cura dei due insegnanti che hanno seguito i ragazzi nel percorso, Cecilia Dalla Torre e Stefano Paternoster. Accanto al titolo, in verticale e scritta sempre col carattere minuscolo, la parola “libertà”, che mette subito le carte in tavola sul cuore del lavoro: interviste a soggetti “privilegiati” su come loro intendono (e principalmente su come hanno anche concretizzato nel loro percorso di vita) la parola “libertà”. Lezione di giornalismo, ma anche esercizio di democrazia e di libertà in un liceo cittadino. Il libro è stato presentato nell’istituto sabato 29 ottobre 2011, alla presenza di alcuni degli intervistati e di molti altri studenti del “da Vinci”. Microfono aperto con i protagonisti Del volume s’è detto e scritto tanto, e bene, sulla stampa locale ma anche fuori dal Trentino. Riprenderemo anche noi nelle pagine che seguono sia i contenuti del libro che la cronaca della cerimonia. Prima, però, come didascalie abbiamo voluto recuperare un po’ di “dietro le quinte”, la dimensione più interna alla scuola, il percorso fatto da studenti e insegnanti, come solitamente facciamo nel raccontare le “buone pratiche”; anche perché potrebbe interessare ad altri studenti, altri docenti e altri istituti scolastici riprendere l’idea e magari sperimentarla dando un proprio

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sviluppo caratterizzante. Abbiamo incontrato lunedì mattino 7 novembre scorso, presso un’aula dell’istituto, sei studenti/giornalisti redattori di “Presenti”, assieme ad uno dei due insegnanti curatori del libro, Stefano Patenoster (docente di religione cattolica al “da Vinci”), che insieme alla collega Cecilia Dalla Torre (insegnante di italiano e latino sempre nello stesso liceo) sono i riferimenti del progetto e del percorso fatto dagli studenti. Oltre al docente Paternoster, all’incontro hanno partecipato sei studenti, tre di quarta classe, due di quinta ed uno della ex quinta liceo oggi al primo anno d’università: Andrea Coali, Edoardo Oss, Elena Mazzalai, Francesco Benan-

ti, Elisa Bianchini, Samuel Giacomelli. Il “dietro le quinte”, ma anche il “davanti”… Intanto abbiamo capito che l’idea del giornalino monotematico parte da lontano, già con l’ex docente di religione Alberto Conci, ora non più al “da Vinci”. Poi lo stimolo dato dai due nuovi docenti, ma principalmente l’occasione della “finestra tecnica” nell’istituto (praticamente all’interno dei giorni dell’autogestione), l’idea di cimentarsi con il giornalismo, dal momento che nella scuola c’era già un giornalino d’istituto. Lanciata l’idea, c’è chi si butta a capofitto perché da tanto amava provare questo mestiere, ma c’è anche chi ci finisce dentro con un semplice “Perché no?” (Elena), o perché “ho letto le varie opinioni proposte in finestra tecnica da un’amica” (Andrea), comunque quasi tutti attratti dal “mestiere” più che dai nomi da intervistare. Il grosso del lavoro è stato fatto “fuori e oltre l’attività di classe”, di sera, in qualche laboratorio della scuola (l’intervista a Milena Gabanelli dal PC nel laboratorio di fisica), utilizzando Skype o cellulari personali. Le interviste realizzate in modo spontaneo dagli studenti (con qualche incursione di un genitore o di un amico, ma sempre come “suggerimento”); le domande preparate anche la sera a casa di qualcuno (“se rubi troppe ore agli insegnanti non è che abbiano proprio piacere…”); salti mortali per i contatti e per realizzare concretamente le interviste, alcune delle quali nate anche per coincidenza n. 11 novembre 2011


di eventi in Trentino (lo scrittore Eraldo Affinati prima di un incontro pubblico, Giuseppe Ayala “beccato” in albergo prima di uno spettacolo…). Il giro degli studenti coinvolti è stato di circa 40 in redazione e 12 che hanno partecipato direttamente alle interviste. Le difficoltà nei contatti non sono mancate. Samuel, per esempio, ricorda i tentativi “falliti” di intervistare alcuni detenuti in carcere, i contatti con la direttrice dell’istituto penitenziario di Trento, le domande inviate al Ministero di Grazia e Giustizia, l’ok giunto velocemente, i contatti coi prof per realizzare l’intervista di corsa alle 14 (la scuola finiva alle 13,05). Elisa ricorda i tentativi via e-mail con la Gabanelli, poi il sospirato ok e l’intervista via Skype con le domande fatte assieme all’amico Matteo e sistemate con il prof. L’impianto organizzativo, così come i contatti con gli altri insegnanti per i permessi e le uscite dalla classe li ha seguiti il docente referente (Stefano Paternoster). A lato ci sono state alcune “fughe” sempre aggiuntive come lavoro (la collaborazione con il Filmfestival della Montagna e la newsletter. Quanto alle ricadute, Edoardo ha

una sua testimonianza molto indicativa: “All’inizio ero un po’ titubante se partecipare o meno, perché non ero messo bene a livello di voti ed in quella settimana del Festival eravamo esonerati dalle interrogazioni. È stata dura: finita la scuola corri all’ufficio stampa del Festival senza tornare a casa, a Levico. A fine progetto, però, ho avuto la sorpresa del miglioramento nel profitto. La professoressa ha detto a chiare lettere: se tutti hanno avuto i risultati di Edoardo, ben venga questo impegno. La mia autostima ha avuto una bella botta.” Non resta che chiedere dei flash su un episodio focalizzato meglio, nel bene e nel male. Elisa: Mi ha stupito la disponibilità degli intervistati, che, trovandosi davanti a noi ragazzi mi sono sembrati diretti e sinceri. Andrea: Grande partecipazione dei ragazzi al lavoro in redazione; un grosso personaggio che ha voluto per forza avere le domande prima…non mi è piaciuto, faceva il finto sorpreso ma aveva le rispostine pronte. Francesco: Solo un personaggio che volevamo intervistare ci ha dato buca dopo vari contatti… Samuel: io, invece, sono stato mol-

lato dalla mia amica collaboratrice quando dovevamo sbobinare (dopo aver fatto 7 ore a casa la sera), perché l’insegnante di classe non voleva ritardi. Qualcosa che mi rimane di più: Francesco: le parole dei profughi Edoardo: uno studente che ha partecipato anche alle conclusioni, ma si capiva che lo faceva solo per fare un piacere al prof… Elisa: Moni Ovadia, persona impulsiva, grande parlatore, schietto… mi aspettavo un vecchietto pelato e meno raggiungibile... Andrea: ho imparato a capire come si fa un’intervista, il rapporto con l’interlocutore… alcune interviste, quelle più informali, hanno richiesto più sforzo… Elena: è cresciuta la mia curiosità, più fiducia in me stessa, più capacità di rapportarmi con gente diversa… Samuel: ho lavorato in tempi stretti verso la chiusura del progetto, mi ha aiutato a lavorare sotto pressione, vicino ai voti, sbobinare interviste, ricorreggerle… Il prof Paternoster ascolta e, alla fine si dice anche sorpreso di alcune affermazione degli studenti: “Avevo sottovalutato il discorso dell’autostima, invece li vedevo sorpresi quando qualcuno parlava bene del loro lavoro; si sentivano protagonisti in senso positivo, come dire: ‘abbiamo fatto una cosa che vale’. Non è detto che questo venga loro detto spesso. L’avventura continua sul tema de “Il viaggio”, la scuola ci crede, i ragazzi pure. Anche tra i genitori: qualcuno ne parla, altri meno “purché vadano bene a scuola”. Si va avanti tra intoppi burocratici e rincorsa del programma in classe. (m.c.)

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IL LIBRO…

… e la presentazione ufficiale Presenti, indagine sul tema della libertà realizzata dagli studenti del Liceo “L. da Vinci” di Trento che hanno aderito al Progetto giornalismo, è stata presentata sabato 29 ottobre 2011 all’interno dell’inaugurazione della nuova aula magna del liceo in via Madruzzo, davanti a dirigenti, docenti e studenti, dal presidente della provincia, Lorenzo Dellai, assieme all’assessore provinciale all’istruzione e allo sport, Marta Dalmaso, al preside Alberto Tomasi e al presidente del consiglio di istituto Luca Arighi. Ospite d’onore il magistrato Giuseppe Ayala - uno degli intervistati nella pubblicazione, che ha concluso l’incontro con una relazione su «Il percorso della libertà nell’Italia degli ultimi decenni”. Presenti anche altri “protagonisti” nel libro: i senatori Giorgio Tonini e Giacomo Santini, e il questore Giorgio Iacobone. Lavoro ben fatto, che rivela un approccio maturo ed esigente Lorenzo Dellai: “Questo libro è un lavoro ben fatto, che rivela un approccio assai maturo ed esigente. E conferma come la scuola, quando è vissuta nel modo giusto, non è solo le necessarie conoscenze e competenze, ma anche responsabilità. La stessa che la Provincia fa sua quando all’istruzione annette ruolo ed importanza decisivi. L’impegno nella scuola è per noi presidiare una frontiera tanto globale quanto locale, è investire certo in edifici - come il vostro, oggi nuovo, moderno e funzionale - ma anche e soprattutto in risorse umane. Non dimenticate che le risorse e le opportunità oggi assegnate all’istruzione, in Trentino, derivano dal lavoro e dal sacrificio di famiglie ed imprese. Siate all’altezza della responsabilità che questo comporta”. Marta Dalmaso ha sottolineato come “sia importante trovare, nelle scuole del Trentino, belle idee, sorprese che spesso non emergono e non fanno rumore ma che dise16

gnano un profilo davvero positivo. C’è spirito di libertà in queste vostre pagine, ed è bello il motto che avete scelto quale sottotitolo: vivere, comprendere e trasformare. Così come voglio rimarcare il fatto che uno dei quattro capitoli in cui avete diviso il libro sia dedicato a chi vive ai margini della società, in grande difficoltà, e a chi dà loro una mano, con generosità”. I contenuti Presenti - Un’indagine giornalistica legata al tema della «libertà», articolata in quattro sezioni: Libertà e informazione, un confronto con alcuni dei nomi più importanti del giornalismo italiano e non solo, partendo dalle nuove forme di giornalismo legate alle reti informatiche, nel tentativo di individuare le regole necessarie per lo sviluppo di una stampa e di una televisione libera. Libertà e margini, un viaggio lungo quella linea appena tratteggiata dove operatori, educatori sociali e i cosiddetti invisibili vivono e operano per rendere questo spazio più umano e visibile.

Libertà e istituzioni, uno sguardo ad una delle realtà percepite come sempre più distanti dai cittadini e in particolare dai giovani; partendo dai luoghi comuni nel tentativo di affrontare tematiche come la legalità, l’immigrazione e il ruolo della politica. Libertà e cultura, una ricerca basata sulla convinzione che le diverse forme culturali sono strumenti essenziali per la costruzione di una società libera. Gli interlocutori Tra gli intervistati più noti: il magistrato Giuseppe Ayala, i giornalisti Milena Gabanelli, Riccardo Iacona e Giovanni De Mauro, il sacerdote don Luigi Ciotti, l’attore di teatro Moni Ovadia, l’editore trentino Roberto Keller. Particolare attenzione è stata posta infine al tema carcerario anche attraverso le fotografie scattate da alcuni studenti all’interno dello storico carcere di Trento di via Pilati, dismesso nel dicembre 2010. Il tutto racchiuso in un piacevole volume dalla grafica e dai colori vivaci che invitano alla lettura con ben 224 pagine di lunghe interviste. (c.m.) n. 11 novembre 2011


il dossier dentro l’INNOVAZIONE il dossier la dirigente le motivazioni Progetto Classi aperte un percorso: italiano un percorso: matematica la ricaduta momenti Progetto Aurora Il senso L’articolazione momenti

CLASSI APERTE Tra i banchi dell’Istituto comprensivo Rovereto Sud Inserto a cura di: Mario Caroli Interventi di: Azzolini Graziano, Mario Caroli, Mariapia Lanaro, Morena Lazzara, Mauro Maraner, Annalisa Maule, Petragallo Lucia, Antonella Rao, Sabatini Paolo, Laura Zoller Studenti: Francesca, Matteo, Imed, Olgert, Davide, Eiserda, Emanuela, Antonio, Cristian n. 11 novembre 2011


il dossier ROVERETO SUD

Le persone prima dei “muri” Il dossier interno di questo numero di Didascalie è di quelli che vorremmo fare in ogni numero: dentro le classi, dentro le aule di una scuola, girando quasi a caso e senza preavviso in questo o quel laboratorio (anche se con guide esperte e affidabili: la preside Laura Zoller e l’insegnante di lettere Annalisa Maule). L’obiettivo, ovviamente, l’avevamo bene in mente: vedere “dal vivo” e capire meglio l’esperienza di “classi aperte” in una scuola secondaria di primo grado, e dei laboratori del fare il cui progetto, in questa scuola, ha un nome bene augurante: Progetto Aurora. Ci siamo stati giovedì 27 ottobre 2011 e da quella “visita” è nato poi questo dossier.

Classi aperte alla media “F.Halbherr” di Rovereto Per una buffa e strana coincidenza, proprio a ridosso della nostra “visita” alla scuola secondaria di I grado “F.Halbherr”, quando ormai avevamo articolato assieme alla dirigente scolastica e ad alcuni docenti referenti dei progetti, su un quotidiano locale abbiamo letto un titolone: “”Cadono le imposte alle Halbherr”. Spaventati e sorpresi, perché noi avevamo passato una mattina dentro alcune classi di quella stessa scuola ed avevamo visto ragazzi super motivati a fare grafici o a scrivere testi con docenti di lettere o di matematica, con o senza il computer davanti, con Lavagne Interattive Multimediali (qui, pare, usate quasi da tutti i docenti)… Che fare? Bloccare il dossier? I muri cadono e non ce ne siamo accorti? In breve tempo chiarito l’equivoco: episodi ormai superati e scrupolo doveroso per la sicurezza dell’edificio tra Scuola e Comune. Tutto bene, anche perché l’edificio è stato ampliato e rimesso a nuovo da poco. Conclusione: i muri sono importanti e guai sottovalutare la sicurezza, ma, poi, sono le persone che fanno la scuola, le persone (dirigente, insegnanti, personale e studenti), impegnate con passione ed entusiasmo su progetti innovativi che trovano riscontro e partecipazione da chi ne viene coinvolto e che portano a risultati tangibili anche in termini di ricaduta nella disciplina praticata e nel clima delle classi. 18

Classi aperte e Laboratori AURORA In una mattina, possiamo solo cogliere “a spizzichi” il clima delle classi che, gentilmente, ci fanno entrare durante le normali lezioni. Intanto cominciamo col dire che non si tratta proprio di “classi”, ma di gruppi di studenti che provengono da classi diverse, da seconde o terze classi e che troviamo alle prese con problemi di statistica, tre insegnanti sullo stesso argomento con tre gruppi/classe diversi: da una parte alle prese con i numeri delle scarpe degli stessi studenti (per fare la media) e, dall’altra, con i risultati delle prove Invalsi (sempre per ricavarne dati, medie e grafici), in un’altra ancora con delle viti. Gruppi classe non selezionati “per bravura”, ma con dentro tutti i problemi, come tutte le classi in giro per la scuola trentina: dai nomi si capisce subito che c’è una presenza di alunni non nati in Italia, di BES (bisogni educativi speciali) e di qualche caso anche di autismo. Perché ci piacciono le “classi aperte”… E loro, gli interessati, che dicono? Flash colti al volo, non siamo certo noi che dobbiamo/possiamo fare verifiche di sorta, ma solo impressioni al volo, da Francesca, Matteo, Imed, Olgert, Davide, Eiserda, Emanuela, Antonio, Cristian… e che noi proviamo a sintetizzare così. • “Mi trovo bene, mi piace quello che facciamo in questi gruppi e riesco ad allargare le mie amicizie”; • “Importante perché si impara a conoscere altri ragazzi, altri insegnanti e altri modi di lavorare: cambiare prof fa bene per capire metodi diversi nella stessa materia”; • “Qui impariamo qualcosa che non avremmo di sicuro imparato nell’ora della materia solo con la nostra classe e poi ci serve anche per l’esame di terza media” • “Non è la lavagna interattiva o il PC che ci attirano, perché li usiamo normalmente anche nella nostra classe per diverse materie ed abbiamo un nostro libro online”; • “Qui, insegnanti e compagni si adeguano al metodo di lavorare di ognuno di noi”. Non è con un dossier nella rivista che si può riferire il progetto; ma ci proviamo a farlo, come sempre, attraverso il racconto dei diretti interessati: da insegnanti per gli insegnanti. Mario Caroli n. 11 novembre 2011


la dirigente I DUE PROGETTI

Valore aggiunto per tutto l’Istituto Laura Zoller, dirigente scolastica del’Istituto Comprensivo Rovereto Sud, sintetizza in questa pagina il valore strategico per tutto l’istituto delle due esperienze che presentiamo. “Favorire il successo formativo di tutti gli studenti, è uno tra gli obiettivi più ambiziosi della Scuola, una sfida che il nostro Istituto ha cercato di cogliere con alcune progettualità sperimentali per il potenziamento dell’approccio laboratoriale ed operativo nella ricerca di una maggiore saldatura tra sapere e fare.” Classi aperte e Progetto Aurora Avviati lo scorso anno scolastico e riproposti anche per questo in corso. Si tratta di una didattica che fa del superamento della struttura classe il suo punto di forza per offrire agli studenti percorsi diversificati ponendo allo stesso tempo particolare attenzione all’equità dell’offerta: • Classi aperte: i tre gruppi in cui sono divise le due classi di volta in volta in gioco affrontano (contemporaneamente o a rotazione) gli stessi argomenti, ma con modalità e sottolineature che risultano più consone ed efficaci a seconda dei diversi stili di apprendimento degli studenti; • Laboratori del fare/progetto AURORA: i traguardi di competenza sono quelli previsti dai piani di studio di istituto e declinati nello specifico dai singoli consigli di classe. Attenzione alla diversità nel rispetto dell’equità Questo, affiancando alla classe altre modalità organizzative: gruppi di studenti di diverse classi che svolgono lezioni di matematica o di italiano (1+1 ora settimanale) o che frequentano dei Laboratori del fare, secondo tempi e modalità individuate dal Consiglio di classe ed espressamente condivise e sottoscritte dalla famiglia. Questa sperimentazione si colloca sul più ampio sfondo della didattica orientativa, o meglio auto-orientativa, che caratterizza l’intero curricolo verticale dell’obbligo di istruzione: offrire ai ragazzi delle opportunità di sperimentare in piccoli gruppi modalità più operative e maggiormente coinvolgenti spesso finalizzate alla realizzazione di un prodotto, permette in molti casi di n. 11 novembre 2011

prevenire l’insuccesso scolastico o dare risposta ad un percorso formativo problematico (risultati molto positivi in questo senso si sono registrati in sede di Esame di Stato), in altri di intercettare delle curiosità e di valorizzare delle individualità non sempre altrettanto visibili all’interno della classe. Un’attenzione quindi alle attitudini e vocazioni personali per favorire negli studenti la conoscenza di sé e delle proprie potenzialità. Gli studenti si sono lasciati coinvolgere… Gli studenti si sono lasciati di buon grado coinvolgere in questa novità di cui hanno sottolineato per lo più la positività in termini relazionali (permette di conoscerci meglio anche con i compagni delle altre classi..), ma anche in termini di approccio metodologico: si confrontano metodi diversi a seconda dei docenti ed a seconda del gruppo specifico nel quale ci si trova inseriti. Importante sottolineare che i gruppi non sono rigidi: i ragazzi in base ai risultati via via raggiunti e alle indicazioni degli insegnanti possono cambiare compagni e percorsi. Flessibilità organizzativa e didattica dunque, in linea con gli orientamenti dei piani di studio provinciali e gli indirizzi alle istituzioni scolastiche della Giunta provinciale. Il quadro normativo di riferimento è risultato di stimolo alla messa a punto di questo progetto innovativo che certamente non si presentava privo di difficoltà anche sul semplice piano organizzativo: orari, spazi e risorse in primis. Non sono mancate inoltre perplessità da parte di alcuni docenti, critici sull’efficacia della proposta. Nel ringraziare tutti mi sento di ringraziare in particolare proprio chi non era molto favorevole all’idea di incamminarsi su questo percorso per aver accettato di mettersi in gioco e di impegnarsi in questa sfida. Nostro preciso intento è quello di monitorare attentamente l’evoluzione di entrambi i progetti ed i loro risultati sugli apprendimenti in modo più oggettivo di quanto non sia stato fatto il primo anno, inserendo una specifica rilevazione per l’autovalutazione di istituto. Laura Zoller 19


scuola secondaria di I grado “F.Halbherr” Rovereto MOTIVAZIONI

Cosa vuol dire classi aperte Il Progetto Classi aperte nasce come sperimentazione, come spinta all’innovazione partendo da un’attenta analisi dei bisogni degli alunni, in un’ottica di carattere orientante. In questo senso opera su differenti elementi della personalità dell’alunno: le attitudini - evidenziate nei diversi stili di apprendimento adottati - le proiezioni del sé - rapportate alle capacità personali e alle condizioni reali di vita e i valori che costituiscono uno degli elementi maggiormente fondanti nella dimensione educativa. Motivare gli studenti: il ruolo delle emozioni In tutte le classi si incontrano gruppi di studenti che si caratterizzano per un particolare atteggiamento nei confronti della scuola o per la modalità di acquisizione di competenze e di abilità di base. Non è così semplice e scontato affrontare la complessità e considerare nello stesso momento i processi di apprendimento degli alunni in difficoltà, di chi necessita di un eventuale consolidamento e di coloro che, avendo appreso in modo soddisfacente, hanno bisogno di essere stimolati e motivati con ulteriori approfondimenti. Motivare gli studenti, quindi, diventa uno dei focus portanti su cui puntare per raggiungere gli obiettivi prefissati. La relazione tra apprendimenti e motivazione non è diretta, ma mediata da diversi aspetti che possono riguardare l’uso più efficace e più metacognitivo delle strategie; una corretta attribuzione dei precedenti successi e insuccessi scolastici a cause interne e controllabili, come ad esempio l’impegno; la scelta di compiti «sfidanti» che consentano di mettersi alla prova.

L’apprendimento è motivato da emozioni positive provate in contesti caratterizzati da soddisfazione o orgoglio per la riuscita, maggior fiducia di sé, delle proprie abilità (o propria «intelligenza»), nella percezione di autoefficacia, nella soddisfazione di bisogni come l’autodeterminazione, la competenza, l’autonomia. Emozioni positive si estendono ai rapporti con i compagni e gli insegnanti, al maggior interesse per le discipline. Un’organizzazione a «gruppi eterogenei» Il Progetto risponde all’esigenza di intervenire efficacemente sui bisogni cognitivi individuali e di assicurare una didattica che, nel dare sostegno e recupero ai più deboli, non livelli verso il basso la preparazione degli studenti, ma valorizzi le eccellenze presenti. Dopo un’attenta valutazione della situazione iniziale, i docenti coinvolti nel Progetto hanno optato per un’organizzazione a «gruppi eterogenei» in quanto tale strutturazione del lavoro, superando il carattere esclusivo dell’ambito cognitivo come criterio per la costituzione dei gruppi e la relativa codifica dell’esperienza scolastica in standard di prestazione, valorizza la pluralità di dimensioni dell’apprendimento e della cooperazione tra pari e non cristallizza le differenze individuali in gruppi di appartenenza che condizionano a priori non solo il processo di acquisizione delle conoscenze ma anche la strutturazione dell’identità. L’organizzazione in gruppi eterogenei, inoltre, partendo dall’osservazione che ogni alunno in una classe ha sempre qualcosa da ricevere e da dare nell’interazione con gli altri, si allontana dalla riproposizione di gruppi di livello solo apparentemente rispettosa dei bisogni e delle differenze individuali. Questo approccio è infatti regolarmente smentito dall’esperienza didattica delle conquiste ottenute proprio grazie alla presenza di situazioni di eterogeneità nelle abilità di partenza, così come degli esiti negativi delle situazioni fortemente omogenee per disagio sociale e scolastico. La costituzione di gruppi eterogenei favorisce, invece, a tutti gli alunni - anche con livelli di abilità diverse – il potenziamento di competenze in relazione agli obiettivi prefissati. Il gruppo — costituendo una risposta funzionale ad esigenze di differenziazione e di integrazione — diventa quindi un’opportunità di apprendimento e di stimolo delle attitudini individuali, mediante il confronto con diverse modalità comunicative ed operative attuate da docenti diversi dai propri, e un’occasione di crescita delle competenze sociali, grazie al confronto, alla socializzazione e all’integrazione di ragazzi provenienti da più classi. Annalisa Maule docente di Lettere

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COSA SUCCEDE

La nostra organizzazione Per il secondo anno consecutivo, la scuola secondaria di I grado “F.Halbherr” del nostro I.C. sta sviluppando una sperimentazione che coinvolge tutte le classi e che prevede una nuova organizzazione dell’orario per alcune discipline, nelle classi seconde e terze per la durata dell’intero anno scolastico, mentre per le classi prime solo nel corso del secondo quadrimestre. Il progetto, denominato Classi aperte, prevede l’abbinamento di due classi con la presenza di tre insegnanti curricolari. Chi fa che cosa Per quanto riguarda le classi prime, la scelta di posticipare al II quadrimestre l’attivazione del progetto, nasce dalla volontà di non sovraccaricare di novità alunni che già devono affrontare un’organizzazione oraria più complessa rispetto alla scuola primaria, devono amalgamarsi e formare il nuovo gruppo. Anche gli insegnanti hanno la necessità di conoscere gli alunni e di stabilire con loro una relazione significativa, dal momento che il passaggio tra i due ordini di scuola è molto delicato e richiede tutte le attenzioni in tal senso. I docenti coinvolti appartengono ai dipartimenti di Lettere e di Matematica e dedicano un’ora alla settimana a questo tipo di attività. Due dei tre insegnanti lavorano con alunni appartenenti anche alle proprie classi, il terzo ruota nei gruppi, ma non appartiene a nessuno dei due Consigli di classe. L’organizzazione richiede quindi delle risorse aggiuntive - un’ora di un insegnante di Lettere ed un’ora di un docente di matematica ogni due classi – e necessita anche di spazi aggiuntivi: tre aule ogni due classi. Tempi, discipline, moduli Gli interventi si collocano nella fascia antimeridiana dell’orario curricolare e diventano parte integrante dell’insegnamento della disciplina interessata. Il curricolo di Lettere, ad esempio, comprende 10 ore di lezione settimanali: 4 dedicate alla Storia, Educazione alla Cittadinanza e Geografia e le altre 6 a Italiano; una di queste ultime diventa Classi aperte. Lo stesso vale per la Matematica. n. 11 novembre 2011

La formula di tre insegnanti della stessa disciplina su due classi permette di suddividere gli alunni in gruppi più ristretti, fra i 10 e 15 elementi, per svolgere attività differenziate che possono essere: • potenziamento delle abilità e approfondimento delle conoscenze con integrazioni ed estensione del programma a contenuti nuovi, per offrire maggiori opportunità agli alunni capaci e motivati; • consolidamento delle conoscenze apprese attraverso esercitazioni guidate che tengano conto dei ritmi di apprendimento degli alunni; • recupero di abilità di base e semplificazione dei contenuti per alunni in difficoltà e con carenze nella preparazione ; • didattica laboratoriale a piccoli gruppi che risulta di difficile gestione a classi intere. La programmazione delle attività svolte in queste due ore settimanali viene definita dai docenti del Dipartimento, di comune accordo, prevede un coordinamento costante nel corso dell’anno e momenti di verifica in itinere per valutare l’efficacia del lavoro svolto. La suddivisione delle classi non è fissa, può variare secondo le proposte didattiche, le necessità individuate dai docenti nello svolgimento del curricolo e l’andamento scolastico dei singoli alunni nel corso dell’anno. Si tratta quindi di un’organizzazione flessibile dell’attività, che tiene conto dell’evoluzione delle dinamiche all’interno delle classi e che risponde alle indicazioni contenute negli indirizzi alle istituzioni scolastiche per il biennio 2010-2012 prodotti dalla Giunta provinciale di Trento. i primi due obiettivi, che abbiamo cercato di porre in atto • Promuovere modelli organizzativi innovativi che affianchino alla “classe” altre modalità organizzative, caratterizzate da una sempre maggiore flessibilità rispetto a tempi, spazi e articolazione del gruppo classe al fine di sviluppare l’innovazione metodologica e didattica e migliorare l’efficienza e l’efficacia dell’utilizzo delle risorse umane, strumentali e finanziarie, anche per la qualificazione della spesa complessiva; • Sviluppare metodologie didattiche innovative dei processi di insegnamento, in particolare a carattere laboratoriale, nella prospettiva di una sempre maggiore personalizzazione dei percorsi di apprendimento e di una reale, effettiva, collaborazione tra i docenti nell’attuazione delle decisioni collegialmente assunte, in ciò sostenuti da una professionalità volta all’innovazione continua, supportata anche dal Centro per la formazione dei docenti di Rovereto. 21


LETTERE

Due Progettazioni tipo Riportiamo sinteticamente due Progettazioni tipo di Lettere per le classi terze e seconde. Obiettivi: aumentare il livello delle eccellenze, consolidare le conoscenze e competenze acquisite, ridurre il numero degli alunni che non raggiungono livelli minimi di padronanza in tutte le classi coinvolte. Durata del progetto: 1 ora settimanale per 30 settimane da ottobre a giugno. Organizzazione: la permanenza degli allievi in un gruppo non è prestabilita, ma varia a seconda delle valutazioni effettuate in itinere. CLASSI SECONDE dal 7 ottobre al 16 dicembre classi II B-C insegnante curricolare classi II A-D insegnante curricolare ii periodo: dal 13 gennaio al 16 marzo classi II B-C insegnante curricolare classi II A-D insegnante curricolare iii periodo: dal 23 marzo al 25 maggio classi II B-C insegnante Jolly classi II A-D insegnante Jolly i periodo:

Gli obiettivi Il lavoro per gruppi interclasse è stato strutturato con i seguenti obiettivi. Educazione all’ascolto Lettura del quotidiano Invito alla poesia educazione all’ascolto

 ascoltare con attenzione  comprendere il significato del messaggio parlato  comprendere le consegne  individuare parole di cui non si conosce il significato  saper cogliere i diversi valori comunicativi dati dalle diverse intonazioni  riconoscere all’ascolto diversi tipi di testo: narrativo, poetico, descrittivo, regolativi  prendere appunti mentre si ascolta e saperli riutilizzare 22

lettura del quotidiano

 Formare il “lettore competente”  Conoscere la struttura di impaginazione di un quotidiano  Avvicinare la scuola alla realtà  Educare alla “cittadinanza” e alla partecipazione responsabile  Sviluppare il senso critico  Favorire approcci molteplici all’argomento  Imparare a confrontare le proprie opinioni con quelle degli altri invito alla poesia

 riflettere sull’aspetto percepibile delle parole  saper distinguere, nella parola, il significato e il significante  saper fare associazioni tra significanti e significato  analizzare alcune caratteristiche del testo poetico  padroneggiare alcune tecniche del testo poetico  cogliere il messaggio implicito e esplicito della poesia  memorizzare e recitare con espressività il testo poetico CLASSI TERZE dal 3 ottobre al 19 dicembre classi III B-C insegnante curricolare classi III A-D insegnante Jolly ii periodo: dal 15 gennaio al 18 marzo classi III B-C insegnante Jolly classi III A-D insegnante curricolare i periodo:

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iii periodo: dal

25 marzo al 27 maggio classi II B-C insegnante curricolare classi II A-D insegnante curricolare

Gli obiettivi Il lavoro per gruppi interclasse è stato strutturato con i seguenti obiettivi: Lettura guidata di un testo di narrativa; Lettura del quotidiano, Educazione alla cittadinanza, Laboratorio di lettura efficace lettura di un testo

 Ascoltare con attenzione la lettura dell’insegnante  Comprendere il significato del messaggio  Individuare parole di cui non si conosce il significato  Raccogliere informazioni dal testo  Riconoscere i personaggi e la loro funzione  Saper utilizzare gli appunti  Saper scrivere una recensione del libro letto  Esprimere opinioni e valutazioni personali di fronte alle tematiche affrontate  Imparare ad argomentare lettura del quotidiano

 Formare il “lettore competente”  Conoscere la struttura di impaginazione di un quotidiano  Avvicinare la scuola alla realtà  Educare alla “cittadinanza” e alla partecipazione responsabile

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 Sviluppare il senso critico  Favorire approcci molteplici all’argomento  Imparare a confrontare le proprie opinioni con quelle degli altri educazione alla cittadinanza

 Conoscere i principi fondanti della nostra società democratica  Confrontare il modello di società democratica con i modelli dittatoriali propri dei totalitarismi XIX secolo.  Acquisire un metodo di organizzazione dei contenuti, elaborando mappe concettuali con Power Point. laboratorio di lettura efficace

 Leggere e saper leggere  Leggere ad alta voce: in modo chiaro e corretto con la giusta velocità in modo espressivo  Rispettando la punteggiatura  Il tono della voce  I ritmi di lettura  Saper leggere diverse tipologie di testo con diverse strategie di lettura (narrativo, descrittivo, argomentativo, poetico…)  Cenni sulla dizione dell’italiano standard: le regole basilari Mauro Maraner docente di Matematica, vicario del dirigente scolastico

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esempio 1 ITALIANO

Cittadinanza e nuove tecnologie Riportiamo in questa breve sintesi, l’esplicitazione di un obiettivo legato agli interventi di “classi aperte” con i gruppi d’italiano. Nello specifico: Educare alla cittadinanza. L’intervento è di una insegnante di lettere presso la Scuola secondaria di I grado “F.Halbherr” Rovereto, ovviamente coinvolta nelle attività. Educare alla cittadinanza Educare alla cittadinanza è compito primario della scuola. Come insegnanti, ci siamo chiesti quale scuola e quale educazione possano servire al cittadino di domani. Non è lavoro facile insegnare a ragazzi cresciuti a suon di “schermi interattivi”: da buoni “nativi digitali” vengono a scuola con l’ingenua pretesa di trovarsi di fronte a dei “Wikipedia” in carne ed ossa, se non, nei peggiori dei casi, a degli animatori del sapere. Più propensi a stare davanti ad uno schermo, piuttosto che a sfogliare le pagine di un libro, abituati a saltare velocemente da un’informazione all’altra, i nostri alunni faticano a rallentare il passo per dare senso al loro vagare nel traffico multimediale. Dare ai ragazzi una bussola per orientarsi L’impegno della scuola è di dare ai giovani, sempre più precocemente adulti, una bussola per orientarsi. Occorre che sappiano cercare, scegliere e scartare le informazioni, da cui vengono quotidianamente bombardati, per riordinare il proprio percorso di apprendimento. I nostri alunni hanno in mano la bussola; spetta loro muoversi nel mercato delle informazioni.

L’insegnante opera solo da “mediatore” tra la rete e gli alunni, offrendo gli strumenti perché non si perdano. Primo compito, allora, è dare un metodo di “navigazione” e un metodo di “presentazione” sono gli scopi che sottendono la nostra attività didattica. I principi fondanti dell’educazione alla cittadinanza sono gli argomenti da studiare attraverso la rete. Parliamo di diritti e doveri; di stato e famiglia; di democrazia e dittatura. Per ogni coppia di termini gli alunni costruiscono una mappa concettuale utilizzando Power Point. Cerchiamo informazioni sulla rete. Traduciamo le informazioni in parole che possono essere inserite in una forma, selezionando quindi le parole più pertinenti. Questo esercizio impegna a cercare parole-chiave, che non vengono fornite dall’insegnante, ma pensate dall’alunno. Per qualificare le parole, occorre infatti ridurne il numero. La mappa: mettere in relazione i concetti Il secondo compito è quello di mettere in relazione i concetti, attraverso collegamenti efficaci. Dover visualizzare in una mappa il confronto fra due concetti, obbliga a strutturare le idee in un certo ordine e la comprensione dei nessi (logici e/o cronologici) risulta dunque evidente. Sintesi e spazi organizzati Il terzo compito è quello di dare forma unitaria alla presentazione. La mappa non deve superare una slide. Ciò obbliga a esercitare la capacità di sintesi e di organizzazione degli spazi. L’alunno è chiamato a partecipare, a “dire la sua”, a “uscire dal banco”, per costruire le tappe del percorso di scoperta dentro la disciplina. L’alunno può allenarsi a “fare e disfare”, ad “andare avanti e tornare indietro”, a “procedere per una strada lineare o per vie secondarie”; può approfondire ciò che egli vuole, essendo architetto del proprio percorso. Essere cittadini più competenti Essere cittadini oggi significa essere in grado di capire le complesse interdipendenze che regolano “il gioco” di un mondo globalizzato e in continuo cambiamento. Costruire una mappa insegna a scegliere, selezionando e ordinando ciò che si intende dire. Gli alunni sono chiamati a progettare, non solo a sapere. Mettere in evidenza le strutture che sostengono le nostre conoscenze, abitua gli alunni ad un apprendimento significativo e li esercita, implicitamente, ad essere cittadini più competenti. Antonella Rao docente di Lettere

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esempio 2 MATEMATICA

Cittadinanza e nuove tecnologie Morena Lazzara, docente di matematica presso la Scuola secondaria di I grado “F.Halbherr” Rovereto, anche lei direttamente coinvolta nelle attività con gruppi di “classi aperte” racconta un esempio in particolare per la sua materia con le classi 3C e 3D.

A tu per tu coi dati statistici Come definito dal D. M. del 22 agosto 2007, fra le competenze di base che i ragazzi devono possedere a conclusione dell’obbligo scolastico, sono inserite anche una serie di competenze statistiche. Allo studente è richiesto per esempio di essere in grado di analizzare dati e interpretarli sviluppando deduzioni e ragionamenti sugli stessi anche con l’ausilio di rappresentazioni grafiche. E, nell’elenco delle abilità/ capacità viene evidenziata l’importanza che lo studente sia in grado di raccogliere, organizzare e rappresentare un insieme di dati. E’ stato pertanto messa in evidenza l’importanza dell’insegnamento della statistica a scuola. All’interno del Progetto Classi Aperte, uno degli argomenti trattati per le classi 3C e 3D ha riguardato la raccolta, l’elaborazione e la rappresentazione grafica di dati statistici. Le due classi coinvolte sono state suddivise in tre gruppi di livelli di competenze al fine di facilitare la risposta alle richieste dei diversi stili cognitivi e per consentire la progettazione di interventi didattici mirati e funzionali. Un gruppo con studenti con lacune e scarsa motivazione, e due gruppi con studenti più o meno motivati e con un’adeguata preparazione di base. Gli allievi avevano la possibilità di cambiare gruppo, a seconda dei progressi ottenuti. Apprendere attraverso il fare… Ciascun insegnante, ha quindi individuato le strategie metodologiche più adeguate, sulla base delle capacità e del livello di partenza dei singoli alunni. Nei primi due gruppi, le lezioni sono state condotte con l’utilizzo delle nuove tecnologie: sono state fornite nozioni riguardanti le indagini statistiche a variabili n. 11 novembre 2011

qualitative e quantitative, il rilevamento e la trascrizione e l’elaborazione dei dati raccolti (frequenza assoluta e relativa, percentuale, media, moda e mediana) e infine la rappresentazione grafica dei risultati. È un percorso che gli alunni hanno seguito con interesse e partecipazione, apprendendo utili strumenti di analisi matematica. I ragazzi hanno imparato ad identificare un problema affrontabile con un’indagine statistica e a individuare la popolazione e le unità statistiche ad essa relative, formulare un questionario, raccogliere i dati e organizzare gli stessi in tabelle di frequenza. Sono state svolte anche esercitazioni su test invalsi di argomenti statistici. Nel terzo gruppo, gli stessi contenuti sono stati svolti in laboratorio di scienze, con un apprendimento attraverso il fare. I ragazzi, suddivisi in piccoli gruppi, hanno utilizzato bilance per pesare un certo numero di castagne. I dati raccolti sono stati poi riportati in tabelle ed elaborati. I risultati finali sono stati esposti mediante istogrammi. … e con PC Raggiunte le competenze di base tutti i gruppi hanno affrontato l’elaborazione dei dati anche con l’utilizzo del software Excel, imparando ad utilizzare le formule per calcolare i principali indicatori statistici e a creare i grafici adatti a evidenziare i risultati delle indagini svolte. La varietà degli strumenti utilizzati ha reso le lezioni interessanti e motivanti. Durante le lezioni gli alunni hanno dimostrato una buona motivazione e partecipazione agli argomenti proposti. Al termine delle attività di ciascun gruppo, sono state effettuate verifiche scritte strutturate che hanno dimostrato che i risultati sono soddisfacenti e che gli obiettivi formativi sono stati in gran parte raggiunti . Il progetto classi aperte non solo offre la possibilità a ciascun alunno di apprendere al meglio i diversi contenuti, nel rispetto dei propri tempi e delle proprie potenzialità, ma consente inoltre, ai ragazzi provenienti da classi diverse, occasioni di confronto e di socializzazione oltre alla possibilità di interagire con docenti diversi dai propri sperimentando quindi diverse modalità comunicative e operative. Sono state attività che hanno favorito il confronto e la cooperazione, un’interazione fra pari basata sul “fare” oltre a un puro apprendimento teorico dei concetti. Morena Lazzara docente di Matematica 25


LA RICADUTA

…nella stessa materia e nella classe «Progettare vuol dire essere aperti al cambiamento e alla trasformazione, da intendersi però sia nel senso di un arricchimento rispetto a quanto già si è o già si sa, sia nel senso di una eventuale destrutturazione e ristrutturazione di quel che si è o di quel che si fa» Piero Bertolini Punti di forza e di debolezza Come ogni sperimentazione che si rispetti anche questo progetto contiene, nella dialettica del suo evolvere e del suo espandersi, dei punti di forza e di debolezza. Nell’aprire le porte delle classi è normale che avvengano dei cambiamenti importanti, sia sul fronte di chi l’apprendimento lo programma, lo determina, lo accompagna, sia per chi si trova ad affrontare il nuovo, rappresentato da compagni di altre classi, da insegnanti che non si conoscono, da approcci e modalità che si sperimentano magari solo in quell’occasione. Uno degli aspetti più rilevanti e sul quale è giusto focalizzare l’attenzione è quello della relazione che si stabilisce con allievi che non sono i propri, di cui non si conoscono le particolarità e che si vedono per un tempo breve, che non permette di costruire quel rapporto, che generalmente si stabilisce con il proprio docente curricolare. Docente competente in relazione Una sfida, sicuramente, che aiuta a mettersi in discussione, a esporsi, a intraprendere nuove strade e che si basa essenzialmente sull’utilizzo di strumenti e metodologie maggiormente innovative. La capacità di relazione da parte di un docente non può che avere una posizione rilevante all’interno delle competenze che costituiscono l’identità professionale. Se è vero che un insegnante non fa didattica, ma è in didattica, con il suo corpo, la sua voce, il suo carattere, la sua storia, allora s’intenderà facilmente che gli alunni apprezzeranno, comprenderanno e apprenderanno maggiormente l’attività da lui proposta, nella misura in cui egli se ne farà medium attraverso lo scambio, il racconto, il dialogo, il confronto, il commento. Per quanto riguarda il docente, nel momento in cui il contenuto proposto costituisce uno dei suoi fiori all’occhiello - in poco tempo propongo qualcosa che so fare meglio e che mi piace – sicuramente avrà 26

maggiori probabilità di suscitare l’interesse e la partecipazione dei ragazzi, stimolandone le potenzialità. Ricadute positive nella disciplina Innegabili sono quindi le ricadute positive nella disciplina: gli alunni che sperimentano l’apprendimento di contenuti nuovi/differenti e una metodologia che si distanzia da quella del proprio docente abituale, hanno l’opportunità di osservare la materia in questione da altre angolature, che magari prima non consideravano. Non solo. Il contatto con il “nuovo” permette di esercitare alcune particolari competenze e abilità, che altrimenti non sempre potrebbero essere potenziate all’interno del curricolo. Uno dei nodi fondamentali sta quindi nel confronto tra i docenti “titolari” di classe e i colleghi che conducono i nuovi gruppi. Se per un verso è corretto rilevare che vengono a mancare i tempi istituzionali per una programmazione più puntuale e una conseguente valutazione, per altro verso è importante che prima di iniziare qualsiasi attività di questo tipo avvenga un attento passaggio di consegne tra chi già conosce gli alunni e chi li vede per la prima volta, specialmente per segnalare casi particolari o per sottolineare la presenza di bisogni educativi speciali. Proposta: un’ora aggiuntiva curricolare Ed è altrettanto necessario che esistano dei criteri condivisi relativamente alla costituzione dei gruppi, con l’obiettivo di agevolare sin da subito le dinamiche relazionali tra gli alunni che non hanno il tempo materiale di costruire, nel breve periodo, una compiuta identità della classe aperta cui appartengono. Ma i ragazzi, si sa, si adattano molto più facilmente degli adulti e confermano la positività del “mescolarsi” e del mettersi in gioco. Per far fronte ai vincoli emersi (la suddivisione in trimestri - quindi dieci ore di lezione per gruppo-alunni/e e per progettata attività - è compromessa da progetti concomitanti, da assenze dei docenti coinvolti e non così facilmente sostituibili, dall’effettiva riduzione del tempo-lezione per problematiche di carattere logistico), una soluzione potrebbe essere quella di utilizzare per questo tipo di esperienza un’ora aggiuntiva curricolare sistematicamente dedicata alle Classi aperte, per la messa a sistema del Progetto. Come per qualsiasi sperimentazione, rimangono, inevitabilmente, dei problemi aperti che vanno tenuti in considerazione per rendere più adeguato un futuro intervento e ri-progettare il tutto con maggiore efficacia. Annalisa Maule docente di Lettere n. 11 novembre 2011


momenti

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AURORA

Laboratorio del fare e del sapere Il Progetto Aurora muove i suoi primi passi nella scuola secondaria di I grado “F. Halbherr” due anni fa e introduce i Laboratori del fare e del sapere nell’Offerta didattica e formativa. Nasce come il frutto della rielaborazione di altre efficaci esperienze, che hanno saputo e sanno interpretare al meglio la complessità dei bisogni educativi e formativi di ciascun alunno all’interno della scuola, mettendo in campo risposte adeguate e apprezzabili. Il senso del progetto La consapevolezza che per promuovere il successo scolastico di tutti gli studenti, in particolar modo di coloro che, per i motivi più diversi, presentano alcune difficoltà nel raggiungere buoni livelli di padronanza nelle competenze e abilità previste per la classe di appartenenza, pone la necessità dell’innovazione e dell’ampliamento della didattica tradizionale. Diventa quindi fondamentale dotarsi di strategie e metodologie che si allontanino dalle pratiche scolastiche abituali e che recuperino su un piano relazionale, comportamentale e cognitivo il rapporto con i ragazzi in difficoltà. Il Progetto Aurora è un contenitore di Progetti/Laboratorio che prevedono la presenza di un insegnante esperto che propone un’attività (momenti di operatività - laboratorio del fare - e momenti di rielaborazione - laboratorio del sapere -) progettata assieme ai singoli docenti curricolari, per trasformare il Prodotto del laboratorio stesso, in oggetto visibile e socialmente riconoscibile del raggiungimento di competenze, abilità e conoscenze. Costruzione di autonomie e di responsabilità In quanto situazione formativa, il laboratorio ha un senso per l’alunno, attiva strategie di progettualità, organizzazione e verifica di un percorso di apprendimento di cui egli è consapevole. La preoccupazione centrale di questo progetto educativo è la costruzione di autonomie e di responsabilità irrinunciabili, attraverso la creazione di competenze e abilità spendibili in altre situazioni, che valorizzino diverse intelligenze e creino relazioni diversificate. Ogni laboratorio è quindi basato sul fare, poiché si producono abilità operative e logiche, comportamenti 28

sociali, strategici e regolativi e allo stesso tempo si rinforzano competenze relazionali. Esso è anche basato sul sapere, poiché si attivano strategie di riflessione (metacognizione), si approfondiscono e si affinano strumenti di base. I saperi e le conoscenze si organizzano in base alle attività pratiche e alla loro spendibilità sociale. Fare e sapere sono quindi intrecciati nel processo di apprendimento e diventano tangibili nel prodotto, che non è solo l’esito della formazione ma anche e soprattutto il risultato irrinunciabile in cui si concretizza un compito di realtà. Favorisce l’inclusione Tutto ciò permette di favorire in pieno, in termini di efficienza ed efficacia, l’integrazione e l’inclusione degli alunni con Bisogni Educativi Speciali, in ottemperanza e nel rispetto della L.P. n.5/06 art. 2 lett. H, art.74 e art. 86 comma 3 e al mandato istituzionale della Scuola di garantire l’istruzione a tutti. Nella nostra, come in tutte le altre scuole, accanto ad alunni certificati ai sensi della legge 104/92 ve ne sono alcuni che possono evidenziare rallentamenti nel processo di apprendimento rispetto agli standard, altri che manifestano uno scarso controllo delle proprie azioni o emozioni. Sono quindi necessari attenzioni e supporti, affinché lo stare a scuola possa essere utile e proficuo, per loro e per i loro compagni, sia sul piano didattico che su quello sociale. Le cause di un insuccesso scolastico possono essere molteplici e vanno dal deficit d’attenzione e concentrazione, a un metodo di lavoro improduttivo, da disturbi specifici di apprendimento, all’incapacità di affrontare e superare il disagio che proviene da situazioni sociali e ambientali problematiche. Proprio per evitare il rischio di fallimento della proposta didattica curricolare, è necessario valutare attentamente la pluralità dei bisogni educativi presenti nelle classi e predisporre a tal fine gli strumenti necessari a raggiungere gli obiettivi prefissati. Graziano Azzolini, docente di Tecnologia Lucia Petragallo, docente di Tecnologia Annalisa Maule, docente referente Progetto n. 11 novembre 2011


ARTICOLAZIONE

Come funzionano i Laboratori Nel corso della settimana i laboratori sono così organizzati: Oggettistica – Cucito: lunedì 10,50 – 12,40 Legno: martedì 10,50 – 12,40 Biciclette: mercoledì 10,50 – 12,40 Natura e Territorio: giovedì 10,50 – 12,40 Carta vegetale: venerdì 10,50 – 12,40

Le attività Le attività si sviluppano con la seguente modalità: • contratto formativo con proposte da parte dell’insegnante e raccolta delle considerazioni degli alunni; • momento operativo vero e proprio; • riflessione finale con assegnazione del compito a casa, allo scopo di collegare il fare con quanto svolto in classe nelle diverse discipline. Oggettistica e Legno Nei laboratori Oggettistica e Legno gli alunni sono chiamati a costruire oggetti di materiale diverso quale legno, attraverso la tecnica del traforo (salvadanai, contenitori portapenne, piccoli giocattoli…), carta e tovaglioli colorati attraverso la tecnica del dècoupage (decorazioni, etichette, scatole); tessuti vari di scarto dei tappezzieri al fine di realizzare astucci, cuscini, borse; scarti vegetali per la produzione di carta.

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Vengono predisposti, inoltre, sempre a cura degli alunni del laboratorio Legno, elaborati da esporre a scuola, nonché servizi di falegnameria dedicati alle esigenze della scuola, degli insegnanti e dei compagni (riparazioni, allestimenti di laboratori, realizzazione di piccole commissioni, prodotti per mercatini). Cittadini in erba… La partecipazione al progetto Cittadini in erba. Io vivo qui da parte delle classi IIIC - IIID, ha offerto lo spunto per una collaborazione con i ragazzi coinvolti nel laboratorio Natura e Territorio. Attraverso la lettura di carte topografiche, le rappresentazioni territoriali in scala, le uscite sul territorio e il successivo riordino degli elementi territoriali raccolti, l’attività intende produrre materiali illustrativi e in particolare una serie di plastici in scala 1:10000 della zona presa in esame. Carta vegetale Nel laboratorio Carta vegetale l’obiettivo è quello della fabbricazione artigianale della carta con materiali vegetali vari quali foglie secche, scarti di frutta e ortaggi, paglia, fiori secchi, che per la loro struttura e colore permettono di ottenere carte molto interessanti e pregiate. Tali carte vengono, poi, utilizzate dagli alunni per lavori di cartonaggio di scatole, teche, album, ricettari, ciotole… Laboratorio Biciclette L’attività svolta nel laboratorio Biciclette si articola in diverse fasi che vanno dalla riparazione di camere d’aria ed eventuale loro sostituzione, alla preparazione del telaio per la verniciatura e lucidatura. Il lavoro si conclude con la messa a punto finale del mezzo e il collaudo. In questo laboratorio gli alunni sono indirizzati ad aumentare la capacità di sapersi adoperare ed “arrangiare” in manutenzioni e piccole riparazioni di oggetti di uso quotidiano come la propria bicicletta e ad utilizzare consapevolmente e responsabilmente il mezzo a due ruote nei parametri di sicurezza come propedeutico all’utilizzo del ciclomotore all’esame per il patentino. Tra gli obiettivi specifici dell’attività trovano spazio: • saper revisionare, ripristinare o ricostruire e riverniciare una bici con componenti riciclati da mezzi in disuso; 29


• saper utilizzare l’attrezzatura necessaria per smontaggio/assemblaggio biciclette; • conoscere i concetti di ripristino e recupero carrozzeria e telaio ed utilizzo di vernici e solventi e carte abrasive (carteggio, verniciatura) Conoscere il concetto di forza motrice tramite utilizzo ruote dentate, riduttori ed amplificatori di sforzo e catene; elementi e regole di geometria applicata al cerchio; Conoscere i concetti di base di meccanica applicata ai meccanismi di rotazione delle parti in movimento in un veicolo a 2 ruote Le finalità didattiche Tra le finalità didattiche, educative e comportamentali troviamo: Facilitare l’acquisizione di conoscenze e competenze potenziando le abilità manuali tramite delle attività finalizzate alla riparazione, revisione e manutenzione di oggetti dimessi che vengono riciclati e ripristinati (metodologia “dal fare al sapere”) Creare una situazione ed un contesto/ambiente in cui gli alunni, tramite la condivisione di un’idea con degli obiettivi comuni, si trovino nella condizione di operare un cambiamento, di rivedere impostazioni ed abitudini didattiche. Esperienze diverse Le diverse esperienze hanno la funzione di avvicinare gli alunni alle attrezzature e ai materiali per coglierne gli aspetti e le caratteristiche. L’attenzione è rivolta non solo all’oggetto finito, quan-

to al processo di conoscenza e alle competenze (capacità di “mobilitare” conoscenze e abilità apprese in contesti diversi) per la risoluzione di problemi reali. Gli alunni sono sollecitati a sperimentare nuove forme che saranno liberi di modificare e adattare per non fissarsi su un solo risultato. Partendo da semplici proposte creative l’acquisizione delle abilità sarà graduale, individuale e guidata dalla presenza dell’insegnante esperto. Di volta in volta, aumentando i gradi di difficoltà, si acquisiscono conoscenze e capacità nuove fino ad arrivare alla possibilità, per l’alunno, di produrre individualmente un proprio elaborato. Nelle varie attività proposte, quindi, gli alunni realizzano un prodotto finito a partire dal progetto, sia esso il piccolo oggetto decorativo col découpage, o un plastico dell’orto della scuola (durante l’inverno), l’orto vero e proprio nello spazio predisposto all’interno del cortile (in primavera), o riparazioni e recupero di biciclette vecchie o danneggiate, sino alla produzione di libri ecologici ed altri oggetti in carta vegetale completamente realizzati a partire da materia prima di scarto. Valutazione preiodica di ogni singolo alunno Si pone particolare attenzione all’uso consapevole di strumenti che rispondano alle normative sulla sicurezza e che quindi indirizzino gli alunni all’importanza del conoscere le problematiche connesse al mondo del lavoro.

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I materiali, naturali e non tossici, sono preferibilmente riciclati e riciclabili. A fine quadrimestre viene esplicitata, dall’insegnante referente di ciascun laboratorio, la valutazione di ogni singolo alunno. Partendo dai bisogni educativi e specificando gli obiettivi dell’intervento educativo e formativo, esaminati i risultati attesi, la valutazione è definita tenendo conto del risultato del fare e del sapere; in particolare si prendono in considerazione l’autonomia nel lavoro, la cura e la precisione, nonché la capacità di riflettere e di rielaborare criticamente. Partecipazione motivata e risultati a vario livello Potremmo dire in conclusione che da parte degli insegnanti coinvolti emerge un giudizio molto positivo. Gli alunni frequentano con assiduità e con viva partecipazione, manifestando, di volta in volta, miglioramenti nell’autonomia personale, nella consapevolezza di sé e nell’autostima con un buon ritorno anche a livello comportamentale. Altri ancora cominciano a sviluppare un percorso progettuale proprio, mettendo in campo strategie e creatività. n. 11 novembre 2011

Il percorso del fare guidato portato anche all’esame In vista degli esami di Stato che alcuni degli alunni sosterranno a fine anno scolastico, quest’ultimo aspetto è ricco di significato, in quanto avranno modo di esporre alla commissione esaminatrice tutta l’attività svolta attraverso i loro prodotti. Anche coloro che non dovranno sostenere gli esami avranno dei momenti durante l’attività curriculare in cui presentare alla classe quanto svolto nei laboratori. L’azione laboratoriale favorisce, nel tempo, la socializzazione. Pur nei contrasti, che spesso emergono, i ragazzi stanno facendo gruppo e il gruppo stesso ha acquisito una sua identità (“quelli dell’orto”) visibile e anche accattivante per altri: molti alunni chiedono, infatti, di poter partecipare ai laboratori. Gli alunni imparano cosa significhi il lavoro fisico, la stanchezza, ma raccolgono anche le soddisfazioni e le gratificazioni che si provano nel fare guidato.

Graziano Azzolini, docente di Tecnologia Lucia Petragallo, docente di Tecnologia Paolo Sabatini, docente di Sostegno Mariapia Lanaro, assistente educatrice Sostegno 31


momenti

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OFFERTA VARIA

l'associazione ANDROMEDA

Proposte per gli studenti Lo Studio d’Arte Andromeda è un’associazione artistico-culturale nata alla fine degli anni’70 la cui attività è rivolta alla ricerca e alla divulgazione di forme espressive quali la grafica, l’umorismo, il fumetto, la satira, l’illustrazione, l’animazione, la pittura, la scultura, l’incisione, la fotografia. L’offerta Lo Studio d’Arte Andromeda è impegnato a promuovere fra i giovani tali forme espressive. L’attività dello Studio d’Arte Andromeda è svolta a completo titolo di volontariato e non ha scopo di lucro. settori di intervento

• Istruzione; • Formazione; • Ricerca scientifica storica artistica; • Promozione mediante organizzazione di eventi. attività

Rassegna Internazionale di satira a invito “Trento fra realtà e follia”: giunta alla 20° edizione è tra le più importanti rassegne di satira mondiali, si realizza con una mostra delle opere selezionate e la pubblicazione di un libro-catalogo. A scadenza biennale

Laboratorio umoristico Promosso dall’Assessorato all’Istruzione e Politiche giovanili del Comune di Trento, da settembre a giugno in orario 15.30 – 19.30 Il Laboratorio è rivolto a giovani interessati al disegno, al fumetto, all’illustrazione, alla satira. La partecipazione è libera e gratuita senza obblighi di orario. L’attività è seguita da disegnatori professionisti. Ai partecipanti vengono messe a disposizione tutti i materiali comprese le attrezzature informatiche. Contiamo sul qualificato apporto dei ragazzi più grandi e sulla frequenza dei più giovani per rendere sempre più effervescente questa grande “officina” del fumetto e della grafica. Il laboratorio è uno spazio nel quale si discute di disegno, grafica e tecniche, si organizzano incontri

con disegnatori e maestri, si affinano le capacità personali e si acquisiscono esperienze professionali. I giovani interessati possono prendere contatto diretto o a telefonare negli orari di apertura del laboratorio. Non servono competenze specifiche, basta essere attratti dal disegno. corsi serali di disegno dal vero per giovani e adulti incontri con i maestri del fumetto

In occasione di eventi e mostre i Maestri in passaggio da Trento illustrano ai ragazzi le loro tecniche e un po’ dei loro segreti. corsi colore week-end

Corsi intensivi di tecniche del colore. A ogni incontro saranno presenti più esperti che illustreranno le modalità d’uso della tecnica e seguiranno i partecipanti nelle successive prove pratiche. Tecniche previste: acquerello, acrilico, tecniche miste.

Riferimenti: Sede: Via Malpaga 17, 38122 Trento Telefono: 0461/209227 Orari: lunedì e mercoledì 15.3019.30; giovedì 21.00-24.00 info@studioandromeda.net www.studioandromeda.net n. 11 novembre 2011

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DALLE SCUOLE

Istituto Comprensivo Tuenno RIFIUTI

Un progetto di riciclaggio e riutilizzo “Scuola verticale” è un progetto individuato dallo staff di direzione dell’I.C. Tuenno come risposta ad uno degli obiettivi contenuti nelle “Linee guida alle scuole per il biennio 2010-2012”. Si è trattato di una diversa organizzazione oraria e logistica dello spazio-tempo scuola della durata di due giornate intere complete, nei giorni 12-13 maggio 2011, sul tema“Rifiuti: Riciclaggio e Riutilizzo” e che ha previsto la presenza di tutti gli alunni presso la sede centrale di Tuenno. Due giornate diverse Driiiiiiiin! Driiiiiiiin! Sono le ore 8.00 e come ogni mattina il campanello dell’Istituto Comprensivo di Tuenno suona per richiamare l’attenzione degli studenti. Stanno per iniziare le lezioni, ma cosa succede oggi, 12 maggio 2011? Perché il cortile della scuola di Tuenno è stracolmo di bambini e ragazzi? Ci sono anche molti genitori che con visi un po’ preoccupati, ma nello stesso tempo incuriositi, si guardano attorno, tengono vicino il loro figlio o lo cercano con gli occhi in mezzo alla ressa. Non sono all’oscuro di tutto perché sanno che oggi e domani ci sarà una diversa organizzazione oraria e logistica dello spazio-tempo scuola, e che tutti gli studenti dell’Istituto parteciperanno in queste due giornate intere ad attività laboratoriali sul tema “Rifiuti: Riciclaggio e Riutilizzo”.

plessi, i sette gruppi del biennio 3 comprenderanno alunni di 5° SP e I SSPG e, infine, i sei gruppi del biennio 4 comprenderanno alunni di 2° e 3° SSPG, per un totale di 26 gruppi. Ogni gruppo avrà un contrassegno diverso, appositamente disegnato e realizzato da alcune classi della SSPG sotto la guida del docente di educazione artistica, e ogni componente del gruppo, compreso il tutor, lo dovrà indossare per tutto il tempo scuola. Questo permetterà al tutor di rendersi conto subito se c’è uno studente che ha sbagliato gruppo e agli studenti di riconoscere il loro tutor all’istante. Tante collaborazioni contemporaneamente I genitori sanno anche che il servizio mensa funzionerà regolarmente per tutti e si effettuerà in due tur-

ni e utilizzerà sia gli spazi consueti che l’Aula Magna, appositamente allestita allo scopo. Sanno che l’evento è stato pianificato in diversi incontri da un’apposita commissione formata da Dirigente, staff di direzione, docenti, genitori e rappresentanti delle tre amministrazioni comunali. Inoltre, sono stati informati che alla progettazione hanno collaborato numerosi organi/enti, anche attraverso finanziamenti e interventi ad hoc: la Consulta dei genitori, le Amministrazioni Comunali di Tuenno, Tassullo e Nanno, la Comunità della Valle di Non, l’APPA, il Servizio mensa, il Centro Anziani di Tuenno e alcuni gruppi culturali, sportivi e di solidarietà presenti sul territorio e nazionali. Per la prima volta tante organizzazioni diverse si sono messe in gioco contemporaneamente per un singolo progetto della scuola. Questa idea è piaciuta, ma ora vogliono verificare se e come la scuola saprà gestire il tutto - studenti e attività. 26 gruppi e docenti –tutor Attenzione! Fate largo! perché stanno arrivando gli studenti e i docenti della scuola primaria di Tassullo che hanno percorso a piedi un breve tratto di strada e ora sono giunti anch’essi nel cortile. Che confusione! Ma ecco che ogni docente ini-

L’organizzazione “in verticale” Le famiglie sanno che oggi e domani i 415 studenti dell’Istituto non verranno suddivisi come al solito per classi, ma in gruppi, “in verticale”, per bienni. Ogni gruppo sarà composto da un minimo di 15 ad un massimo di 18 alunni. I sette gruppi del biennio 1 comprenderanno alunni di 1° e 2° SP dei due plessi (Tuenno e Tassullo), i sei gruppi del biennio 2 comprenderanno alunni di 3° e 4° SP dei due 34

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zia puntualmente a fare l’appello: chiama gli studenti del suo gruppo e questi si dispongono ordinatamente in fila e, dopo aver ricevuto e indossato il proprio contrassegno, salgono lentamente le scale e si dirigono nello spazio-aula a loro riservato. Alle ore 8.30 il cortile della scuola è ormai deserto; tutti i 26 gruppi, accompagnati dai loro docenti-tutor, sono al lavoro nelle aule e, dopo una breve presentazione reciproca, stanno predisponendo, sotto la guida del tutor, la mappa mentale individuale sul tema delle due giornate “Rifiuti: Riciclaggio e Riutilizzo” e scrivendo le loro aspettative sulle due giornate su un unico cartellone che con le mappe sarà conservato nell’apposita cartelletta colorata consegnata al tutor. Il compito principale del tutor è quello di essere responsabile del gruppo affidatogli e di accompagnarlo nei vari laboratori e nelle uscite didattiche, ove gli esperti interni ed esterni effettueranno le diverse attività in sua presenza. 40 laboratori a moduli Il tempo scorre in fretta e alle ore 9.15 si dà inizio all’attività laboratoriale vera e propria. A differenza della didattica tradizionale, dove è il docente che si sposta nelle varie aule sul suo piano, oggi e domani sono gli alunni che si spostano tra le varie

aule e nei vari piani per recarsi negli spazi riservati ai laboratori condotti da alcuni docenti che ripeteranno le loro attività con più gruppi di alunni, a complemento di quelli offerti dagli esperti esterni. Gli studenti sono particolarmente bravi: si spostano nell’edificio in modo ordinato e tranquillo anche se nell’aria si avverte una certa eccitazione e dai volti degli studenti traspare entusiasmo e curiosità per tutto ciò che vanno a fare e ad ascoltare. E così ogni gruppo ha la possibilità, secondo uno schema già predisposto, di svolgere ogni 45’ o 90’ un’attività laboratoriale diversa, poiché in queste due giornate la didattica comprende uscite sul territorio, riflessioni su alcuni aspetti fondanti della tematica, giochi sul tema con le LIM, attività manuali, realizzazione di cartelloni, partecipazione ad uno spettacolo teatrale attinente al tema, visita al Centro Raccolta Materiali di Tassullo, incontri con vari esperti del territorio e di fuori provincia. I giudizi sugli esperti Al termine del laboratorio i tutor e gli studenti esprimono un giudizio su un foglio apposito sull’attività a cui hanno assistito e partecipato, e gli organizzatori delle due giornate sperano in cuor loro che siano magnanimi e comprensivi, non troppo severi! Ascoltando alcune voci di

corridoio, a parte qualche problema di tipo organizzativo-logistico, sembra che tutto proceda bene; infatti tutti i docenti, anche quelli meno entusiasti e un po’ scettici su questa iniziativa, si dimostrano soddisfatti e partecipano in modo collaborativo affinché tutto riesca al meglio. Anche nella nostra scuola le voci sono diverse, ma nel momento del concerto il coro canta all’unisono! Alle ore 10.00 suona la campanella dell’intervallo e tutti ci godiamo quei 15 minuti di meritato riposo, docenti e alunni, durante i quali noi insegnanti possiamo scambiarci opinioni, idee, dichiarare le nostre preoccupazioni o dubbi, mentre gli studenti possono entrare in relazione e conoscersi fra di loro, giocare insieme, parlarsi in libertà, sempre sotto l’occhio vigile del tutor. Poi tutto riprende, con spirito sempre vivo ma con maggior tranquillità. Il baratto Nel corridoio del piano della scuola primaria alcuni genitori hanno allestito una mostra di oggetti di proprietà degli alunni, messi volontariamente a disposizione per il baratto. A tale scopo, nei giorni scorsi, gli studenti hanno portato a scuola un oggetto di loro proprietà, che non utilizzano più e di cui sono disposti a disfarsi in cambio di un oggetto simile che appartiene ad un altro studente. Così ogni gruppo viene accompagnato dal tutor a prendere visione degli oggetti esposti e consigliato dai genitori presenti nell’effettuare la scelta. Piace questa attività, semplice ma molto educativa, e i genitori sono particolarmente bravi ad intrattenere gli studenti anche in attività di gioco e di riflessione! Lo spettacolo Kass & Netto Oggi, dopo la pausa, si andrà tutti insieme in teatro a vedere uno spettacolo dal titolo Kass & Netto. Speriamo sia divertente, oltre che edu-

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cativo! Alle ore 11.45, di ritorno dal teatro (lo spettacolo è piaciuto ai ragazzi!), sentiamo suonare la campanella per il pranzo della SP e tutti gli alunni, sempre in ordine e accompagnati, si recano nel locale mensa per consumare il pasto. Viene loro servito un piatto freddo (insalata di riso): ad alcuni piace ad altri meno. Ma cosa vedono i nostri alunni sui tavoli? Acqua naturale in bottiglia, in bottiglia di plastica? Come può accadere questo? I bambini capiscono che c’è contraddizione con quello che stanno imparando oggi (non vogliamo fare ulteriori rifiuti!) e quindi fanno le loro civili rimostranze e chiedono spiegazioni. Viene loro risposto che c’è stato un problema di tipo organizzativo (non si erano trovate brocche a sufficienza per servire acqua del rubinetto!) che viene subito risolto e le bottiglie di plastica spariscono dai tavoli, sostituite dalle brocche in vetro che solitamente sono presenti in mensa. La visita dell’assessore Dalmaso Al termine del pranzo della SP entrano in mensa gli studenti della SSPG e poi ci si ritrova tutti insieme nel cortile per la pausa, durante la quale i piccoli corrono per sgranchirsi le gambe mentre i più grandi chiacchierano fra di loro. Nel pomeriggio abbiamo l’onore di avere fra noi l’Assessore all’istruzione

Marta Dalmaso che, accompagnata dalla Dirigente sempre presente con la sua macchina fotografica, entra silenziosamente nei vari laboratori ed assiste curiosa ad alcune attività proposte ai ragazzi; ad alcune partecipa pure! Si dichiara soddisfatta di ciò che vede ed auspica che questa iniziativa di Scuola verticale si ripeta nei prossimi anni e si diffonda in altre scuole del Trentino. Ringrazia i docenti per la loro disponibilità e invita gli studenti a divenire sempre più, con l’aiuto degli insegnanti, protagonisti della loro educazione-istruzione. Alla fine della 1^ giornata E così, attività dopo attività, laboratorio dopo laboratorio, il tutto ripreso e fotografato dalle abili mani e dall’ottima vista di due competenti insegnanti e di alcuni genitori, altrettanto competenti e capaci, il tempo-scuola oggi a nostra disposizione è ormai scaduto e gli studenti lasciano l’edificio per ritornare a casa. Sono tutti stanchi ma soddi-

sfatti e sanno che domani questo nuovo modo di fare scuola si ripeterà e avranno occasione di lavorare, di parlare e di confrontarsi con altri esperti perché interverranno anche domani, come hanno già fatto oggi, l’assessore all’ambiente della Comunità di Valle di Non Rolando Valentini, il Sindaco di Tuenno Pietro Leonardi, gli esperti dell’APPA, i due volontari fiorentini dell’associazione Mani Tese, gli anziani del Circolo di Tuenno, e molti altri esperti. Gli obiettivi perseguiti Tutte queste persone esterne alla scuola, in stretta collaborazione con i docenti, hanno cercato in queste due giornate di “Scuola verticale” di perseguire alcuni obiettivi: sensibilizzare gli studenti sul tema dei rifiuti e del loro impatto sull’ambiente; sensibilizzare gli studenti sul tema del riciclaggio e del riutilizzo dei rifiuti prodotti; permettere agli studenti di interagire con persone diverse, dai ruoli diversi e in modalità diverse dalla normale attività didattica; permettere agli studenti di svolgere in vari spazi attività diverse, con materiali e strumenti diversi; coinvolgere gli studenti della SSPG come docenti dei compagni della SP; far sì che gli studenti divengano sempre più promotori presso le famiglie di una maggior sensibilità al rispetto dell’ambiente. Da dove siamo partiti Stimolati e invitati più volte dalla Dirigente a rispondere ad uno

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LA DIRIGENTE Il senso di una scelta

degli obiettivi obbligatori della Giunta Provinciale contenuti nelle “Linee guida alle scuole per il biennio 2010-2012”, i docenti e il Consiglio dell’Istituzione, dopo alcune remore, dubbi, tentennamenti, confronti e perché no, anche visioni discordanti, avevano deciso nel mese di gennaio di perseguire in questo modo l’obiettivo: “Promuovere modelli organizzativi innovativi che affianchino alla “classe” altre modalità organizzative, caratterizzate da una sempre maggiore flessibilità rispetto a tempi, spazi e articolazione del gruppo classe al fine di sviluppare l’innovazione metodologica e didattica e migliorare l’efficienza e l’efficacia dell’utilizzo delle risorse umane, strumentali e finanziarie, anche per una qualificazione della spesa complessiva.”. Per questo obiettivo abbiamo lavorato con impegno e serietà e ora lasciamo la scuola al termine di questa giornata impegnativa, preceduta da altre altrettanto impegnative e faticose, con la speranza di aver anche oggi seminato bene per un raccolto che forse non sarà immediato ma che darà i suoi frutti in futuro, almeno così noi tutti speriamo. E con tranquillità e soddisfazione per ciò che abbiamo fatto, visto e sentito, ci diamo appuntamento per l’indomani sapendo che sarà sicuramente migliore! Loretta Pasquali Docente collaboratrice della dirigente I. C. Tuenno n. 11 novembre 2011

Lo spunto “forte” per il Progetto Scuola Verticale è venuto da un obiettivo obbligatorio alle scuole per il biennio 2010-2012. Obiettivo sfidante, poiché se è vero che da tempo nelle scuole vengono messe in atto attività diverse con finalità analoghe, spesso si tratta di iniziative che vedono coinvolti piccoli gruppi di alunni o un numero esiguo di classi alla volta. Lo staff di direzione dell’IC Tuenno ha interpretato invece l’obiettivo come volto a produrre un maggiore impatto nella scuola, coinvolgendola tutta intera, con studenti e insegnanti di tutti i plessi riuniti per la prima volta nella sede centrale.

Tanti contributi e partecipazione Non è stato facile convincere i docenti della validità del Progetto, più entusiasti invece i genitori. Il compito non era semplice, il tempo per la preparazione non infinito, il lavoro da fare moltissimo. Una commissione interna ha messo in dialogo per quattro mesi le diverse componenti: dirigenza, staff, docenti, genitori, amministrazioni locali, esperti esterni, l’ufficio amministrativo, tutti invitati a dare un contributo tecnico, logistico, organizzativo per risolvere i tanti problemi (uno per tutti: come organizzare la mensa per 100 persone in più senza aumentare di un turno?). I contributi sono stati molti, le riunioni partecipate e produttive; alla fine tutti gli aspetti sono stati considerati e niente è andato davvero storto, nonostante l’ansia precedente all’inizio. La programmazione della didattica, di tipo laboratoriale e calibrata per le diverse età, è stata in mano ai docenti, con la collaborazione di enti esterni che hanno proposto ulteriori laboratori gratuitamente; la suddivisione dei gruppi, la dislocazione nei due giorni e la tenuta complessiva, invece, allo staff. I genitori i più entusiasti Ma la vera novità, per l’IC Tuenno, è rappresentata dal forte impegno dei genitori, per la prima volta invitati ad una commissione che non si occupava soltanto di Regolamenti interni, ma del cuore del fare scuola, la didattica. Si sono subito messi in gioco e hanno dato un forte contributo, gestendo autonomamente il Baratto e molta documentazione fotografica, e rendendosi conto, nel processo, della complessità e dello spessore del lavoro dei docenti, che spesso dall’esterno non si vedono. Il lavoro prosegue anche quest’anno Tanti i dati raccolti, tanti gli apprendimenti da cui partire per l’edizione di quest’anno. Sì, perché, anche se con qualche voce discorde, inevitabile quando si sperimenta, l’esperienza continua anche nel 2011-12: appuntamento a marzo prossimo, tema scelto dal Collegio docenti L’acqua. Dato il buon successo tra genitori e alunni, la programmazione seguirà la falsariga dello scorso anno. Questa volta però siamo tutti più sereni: molti aspetti organizzativi rimangono simili, possiamo contare su una buona base di collaborazione interna ed esterna, costruire sul legame che si è costituito con i genitori e, last but not least, sulla riflessione effettuata sui dati raccolti, che ci dà una marcia in più per comprendere dove apportare le inevitabili modifiche. A marzo, dunque! Sandra Lucietto Dirigente scolastico , Istituto Comprensivo Tuenno

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ISTRUZIONE E UNIVERSITÀ

Scienze Cognitive LABORATORI

L’offerta per gli istitutu superiori Giovedì 20 ottobre 2011 presso la Facoltà di Scienze Cognitive di Rovereto sono stati presentati i “Laboratori didattici delle Scienze Cognitive” che si offrono al territorio come un osservatorio privilegiato sulla ricerca e come luogo di incontro e collaborazione tra scuola e università. Nell’incontro il preside di facoltà, Franco Fraccaroli, e l’Assessore alla Formazione e al patrimonio civico dei saperi del Comune di Rovereto, Giovanna Sirotti, hanno presentato l’iniziativa, nata con il patrocinio e la collaborazione del Comune e rivolta alle scuole superiori della Città. Sono intervenuti numerosi dirigenti o loro rappresentanti e insegnanti referenti dei dipartimenti disciplinari dei singoli istituti. Le proposte Il preside Fraccaroli, nell’introdurre l’incontro dedicato ai Laboratori didattici delle Scienze Cognitive per la scuola secondaria di secondo grado, ha evidenziato come le scienze cognitive, studiando i meccanismi cognitivi della mente ed i loro substrati biologici, si caratterizzino per un approccio scientifico-sperimentale interdisciplinare, offrendo importanti spunti per la didattica

delle scienze della vita, delle scienze sociali e umane, della fisica, della matematica e della statistica. I laboratori e le iniziative didattiche previste sono stati, quindi, illustrati dai ricercatori Veronica Mazza e Francesco Vespignani, che hanno collaborato al progetto e ne coordineranno le attività. La visita ai laboratori ha permesso di mostrare, dal vivo, alcuni tra gli esperimenti prefigurati, coinvolgendo in modo attivo i presenti.

Per gli studenti, approccio sperimentale e pratico Nella presentazione dell’iniziativa si è sottolineato che l’obiettivo principale dei laboratori didattici è fornire agli studenti ed agli insegnanti delle scuole superiori (delle classi del triennio in particolare) uno spazio attrezzato nel quale svolgere attività che consentano di avvicinarsi ai temi delle scienze cognitive attraverso un approccio sperimentale e pratico. Si è inteso realizzare, hanno precisato i ricercatori, un contesto nel quale, partendo da specifiche osservazioni empiriche, sia possibile sviluppare una discussione critica su diversi aspetti del sapere: dalle scienze umane alla fisica, dalla filosofia alla matematica, dall’informatica alla statistica. Ciascun laboratorio prevede l’attività in gruppi di studenti che, accompagnati dai loro docenti, potranno partecipare agli esperimenti, vivendoli da protagonisti al fine di avvicinarsi e conoscere il mondo della ricerca nell’ambito delle Scienze Cognitive, nelle loro diverse declinazioni. Ambiti di ricerca Nel Progetto si prevedono espereinze nei seguenti ambiti di ricerca: Psicofisiologia: misure di indici fisiologici (p.e. conduttanza cutanea, elettromiografia, elettroencefalografia) in relazione a specifici stati mentali (p.e. emozioni, percezione visiva, elaborazione linguistica, categorizzazione di oggetti).

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Linguaggio e Psicologia Sociale: misure di variabili comportamentali (p.e. velocità e accuratezza della risposta a un compito a computer) durante compiti che mettono in luce il funzionamento di processi mentali che ci permettono di leggere e comprendere un testo e di interagire con le persone. Percezione e attenzione: misure di variabili comportamentali che evidenziano il funzionamento dei meccanismi percettivi e attentivi nei confronti degli oggetti del mondo esterno, e le interazioni tra le varie modalità sensoriali nella formazione di rappresentazioni coscienti. Osservazione, diagnosi e formazione (ODFLab): osservazione, anche computerizzata, dei comportamenti dei bambini, con sviluppo tipico e atipico, in diverse fasce di età in contesti familiari o educativi. I dati raccolti saranno analizzati nell’ultima parte della visita e successivamente resi disponibili in forma anonima per eventuali ap-

profondimenti in classe. Oltre a queste proposte, è auspicata la possibilità di costruire, ricercatori e insegnanti insieme, progetti e percorsi sperimentali tematici su temi di interesse e mirati agli obiettivi dei diversi curricola di studio. Confronto sul Progetto A conclusione della visita, tutti i partecipanti sono stati coinvolti in una tavola rotonda in cui si è dato spazio al confronto, al dialogo, alla

progettualità, approfondendo insieme le potenzialità e le eventuali criticità del Progetto e le diverse possibilità di impiego e fruizione dei laboratori. L’obiettivo comune, si è ribadito, è quello di prevedere e ricercare sinergicamente le diverse possibilità di aggancio delle attività laboratoriali con i programmi disciplinari e le attività didattiche della scuola. Dirigenti scolastici ed insegnanti hanno accolto l’iniziativa con entusiasmo ed interesse, tanto che l’attività partirà già nell’autunno con alcuni istituti.

RIFERIMENTI informazioni pratiche

I laboratori sono stati realizzati in un luogo dedicato all’interno della sede della Facoltà di Scienze Cognitive. Lo spazio è stato strutturato per ospitare un numero massimo di 24 studenti e 2 insegnanti accompagnatori. L’attività di laboratorio sarà guidata da docenti e ricercatori della Facoltà. I laboratori sono strutturati in due aree: • area computer, attrezzata con 12 postazioni computer; • area sperimentazione, attrezzata con tre tavoli laboratorio attorno ai quali verranno svolte le attività pratiche. Tutte le attrezzature proposte per le attività sono predisposte per essere direttamente utilizzabili dagli studenti, al fine di favorire un contatto diretto con le strumentazioni. sede dei laboratori: Facoltà di Scienze Cognitive, Corso Bettini 84 referenti scientifici: Veronica Mazza – veronica.mazza@unitn.it Francesco Vespignani – francesco.vespignani@unitn.it per informazioni: Claudia Cattani – claudia.cattani@unitn.it n. 11 novembre 2011

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ISTRUZIONE E RICERCA

Fondazione Bruno Kessler LO STAGE

La ricerca “vista e sperimentata” Venerdì 21 ottobre 2011 pomeriggio, appuntamento nella sede FBK/Irst di Povo in Sala “Luigi Stringa” per l’ormai consolidato incontro conclusivo degli stages estivi degli studenti degli istituti superiori del Trentino che hanno partecipato la scorsa estate al progetto “La Ricerca come Mestiere/La Tecnologia nei Mestieri” della Fondazione Bruno Kessler svolgendo uno stage presso i laboratori della FBK. Hanno esposto i risultati del proprio lavoro alla presenza del presidente della Fondazione Massimo Egidi e dell’assessore all’Istruzione della Provincia autonoma di Trento, Marta Dalmaso.

Studenti e istituti coinvolti Come lo scorso anno, studenti e ricercatori assieme, ma anche insegnanti referenti e alcuni presidi degli istituti scolastici che sono stati coinvolti. Riportiamo i loro nomi, raggruppati per istituto d’appartenenza, anche se hanno partecipato a piccoli gruppi o singolarmente a progetti diversi. Liceo Scientifico “G. Galilei” Trento: Alberto Bailoni, Stefano Bortolotti, Federica Falagiarda, Francesca Sartori, Francesco Azzarita, Beatrice Bortoli, Marta Modena, Jacopo Bordigoni, Ecaterina Ciobanu, Macarie Emmanuel Tronche Liceo Scientifico “L. da Vinci” Trento: Nicola Gottardi Liceo “A. Rosmini” Rovereto: Jacopo Oss Eberle, Luca Dal Bosco, Lorenzo Nicoletti, Giulia Butterini, Eleonora Fumanelli, Davide Dal Bosco Liceo Scientifico “L. da Vinci”: Martina Zanetti ITI “M. Buonarroti” Trento: Mattia Marchio, Luca Menestrina, Daniele Patton ITI “G. Marconi” Rovereto: Federico Battisti, Petrosyan Oleh, Alessio Gerola Liceo “ B. Russel” Cles: Claudio Meggio, Marcello Seppi Istituto “Marie Curie” Pergine: Daniele Casagrande, Stefania Leda Del Hinrischsen 40

Egidi: “Avrete capito che nella ricerca serve soprattutto passione” Ad ascoltare, c'era anche il presidente della Fondazione Caritro, Marangoni. L’attività, coordinata da Micaela Vettori dell’Area Innovazione e Relazioni con il Territorio della FBK, ha coinvolto 29 studenti del terzo e del quarto anno di nove scuole superiori trentine che sono stati ospitati per uno stage di due o quattro settimane presso le unità di ricerca scientifico-tecnologica della Fondazione Bruno Kessler. “Con questa esperienza alla FBK – ha sottolineato Egidi rivolgendosi agli studenti - avete avuto un primo saggio assolutamente rilevante del mondo della ricerca e avrete capito che per lavorare in questo campo serve soprattutto passione. Se deciderete di intraprendere questo percorso vedrete che uno degli aspetti più entusiasmanti sarà realizzare, anche in collaborazione con altri ricercatori di tutto il mondo, applicazioni importanti per accrescere il benessere delle persone. Anche l’aspetto del rapporto con le imprese sarà molto rilevante nella vostra professione perché è grazie a questo che molti risultati delle ricerche vengono messi a disposizione della società”. Il senso del percorso anche nella parole di Bruno Caprile (FBK)

L’assessore Dalmaso: “Una sfida che segna il vostro percorso” Marta Dalmaso, nel suo breve saluto prima della consegna degli attestati, ha elogiato “il coraggio da parte della Fondazione nell’offrire questa avventura nella ricerca e la volontà di voler investire con questo approccio su ricerca e scuola.” Del resto, ha sottolineato l'assessore, abbiamo avuto modo di registrare in più occasioni questa vicinanza ricerca/scuola. “Non so quanti di voi – ha detto rivolta agli studenti – diventeranno ricercatori, ma è l’attitudine, l’approccio alla ricerca che poi aiuta nel modo di affronatre le cose una volta usciti dalla scuola.” Grazie e complimenti a tutti i partecipanti e l’augurio “che questa sfida possa davvero aver segnato la formazione nel vostro percorso.” Relazioni sintetiche, ma molto motivate La parola, nel pomeriggio, se la sono presa i ragazzi dei licei “G.Galilei” e “L. da Vinci” di Trento, “A. Rosmini” di Rovereto e “B. Russel di Cles”, dell’ITI “M. Buonarroti” di Trento “G. Marconi” di Rovereto e dell’Istituto “Marie Curie” di Pergine che hanno illustrato i progetti di ricerca seguiti negli stage. Molti i temi affrontati, dai “dispositivi ottici per ambienti a condizioni estreme”, all’“arrangiamento di brani musicali mediante software di accompagnamento automatico intelligente” per arrivare alle “nuove prospettive per la creazione di dati linguistici nell’era di Internet” e allo sviluppo di materiali innovativi. Prima di congedarsi, come negli anni scorsi, per gli studenti la soddisfazione degli applausi di insegnanti e ricercatori in sala, ma soprattutto la possibilità di affrontare il mondo universitario o lavorativo già con una certa consapevolezza di come funziona il mondo della ricerca e… la consegna dei diplomi di partecipazione allo stage, la borsa e la penna targate FBK. (m.c.) n. 11 novembre 2011


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DALLE SCUOLE

Istituto Comprensivo di Taio IL PREMIO

150 anni d’Italia con Calvino Menzione speciale per la Scuola secondaria di primo grado “Barbacovi” dell’Istituto Comprensivo di Taio, che nell’anno scolastico 2010/2011 ha partecipato al concorso “L’Italia delle fiabe. In viaggio con Le Fiabe italiane di Italo Calvino”, bandito dal Ministero dell’Istruzione in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Si è presentato con il lavoro teatrale “L’amore delle tre melagrane”, che ha visto coinvolti i laboratori di teatro e coro supportati, per la realizzazione dei costumi e della scenografia, dai laboratori di educazione artistica e tecnica.

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Ragazzi, docenti ed esperti

Un viaggio in paesi lontani e lo zampino di Prokofiev

Elena Galvani e Jacopo Laurino, esperti di teatro che collaborano da anni con l’istituto, hanno curato la regia e hanno scritto il copione creando una commistione tra la fiaba L’amore delle tre melagrane contenuta nella raccolta di Calvino, il canovaccio per comici dell’arte L’amore delle tre melarance di Carlo Gozzi e l’opera L’amore delle tre melarance di Sergej Prokofiev. Il testo di Gozzi, portando con sé l’atmosfera della Commedia dell’Arte, teatro italiano per eccellenza, ha offerto la possibilità di valorizzare alcuni aspetti della cultura locale attraverso l’uso del dialetto da parte del personaggio di Truffaldino.

La trama della fiaba ha permesso di valorizzare l’ambiente interculturale che caratterizza l’Istituto Comprensivo di Taio, dando risalto al tema del viaggio in paesi lontani e facendo impersonare le tre Principesse-Melagrane da una ragazza indiana, da una rumena e da una marocchina, che hanno recitato nella loro lingua e indossato i loro abiti tradizionali. L’opera di Prokofiev ha inoltre reso possibile il coinvolgimento del laboratorio di coro, che ha preparato alcune arie, parti integranti dello spettacolo, eseguite con l’accompagnamento delle fisarmoniche del Duo Dissonance di Roberto Caberlotto e Gilberto Mene-

ghin. E proprio il coro e le fisarmoniche hanno dato inizio allo spettacolo cantando l’Inno Nazionale “Fratelli d’Italia”, per celebrare i centocinquant’anni dell’unità e per essere coerenti con le finalità del concorso. Lo spettacolo, rappresentato il 9 e il 10 giugno nell’Auditorium comunale di Taio sempre al gran completo, è stato molto apprezzato dal pubblico per la professionalità manifestata da tutti i ragazzi dei laboratori coinvolti. Il video al Concorso e la premiazione a Torino È stato quindi inviato un video professionale del lavoro alla Commissione esaminatrice che lo ha ritenuto meritevole di una menzione speciale per il Teatro e quindi un rappresentante dell’Istituto è stato invitato alla premiazione, che si è tenuta a Torino il 13 di ottobre. A questa iniziativa hanno concorso 510 Scuole con 490 progetti, alla Commissione Nazionale sono stati sottoposti 150 progetti e la stessa ha decretato 3 progetti vincitori, uno per ogni ordine di Scuola, e 21 progetti menzionati; per la Scuola Secondaria di primo grado le menzioni speciali sono state quattro, la menzione per il Teatro è stata a attribuita alla nostra scuola. n. 11 novembre 2011


Collaborazione tra laboratori: formula vincente La formula della collaborazione tra i vari Laboratori è risultata vincente anche se coordinare tutti i gruppi non è stato facile, perché i ragazzi coinvolti, alunni di seconda e terza media, erano tanti: diciasette del laboratorio teatrale, ventiquattro del laboratorio di Coro e circa trenta dei laboratori di Educazione artistica e di Educazione tecnica Quest’esperienza, che si è conclusa con questo prestigioso riconoscimento, ha ripagato tutti i partecipanti delle fatiche affrontate per la realizzazione del lavoro e incoraggia a continuare questo tipo di attività che lascia un segno forte nei ragazzi, li aiuta a crescere, a collaborare, a responsabilizzarsi e aumenta e rinforza la loro autostima aiutandoli a diventare più sicuri. Un successo sul palcoscenico può incoraggiare soprattutto chi non è abituato a successi sui banchi di scuola e può aiutarlo a capire che dietro ogni vittoria c’è sempre una fatica che vale la pena affrontare.

Bravi tutti! Bravi quindi a tutti i ragazzi, ai docenti Demis Giuliani (laboratorio di Ed.Tecnica) , Nadia Emer (laboratorio di Teatro), Giorgio Larcher (laboratorio di Coro) Marialuisa Orlandi (laboratorio di Teatro), Miriam Paternoster (laboratorio di Ed. Artistica), al Maestro Michele Valentini, consulente e traduttore del testo in dialetto, a Mimmi Vinotti (Referente della Rete per l’intercultura “Valli a colori”) ai registi Elena Galvani e Jacopo Laurino, a Laura Bam-

pi (Referente Area Integrazione Alunni Stranieri del Dipartimento Istruzione di Trento). Un grazie ai Sindaci dei Comuni di Taio, Tres e Vervò e alla Cassa Rurale d’Anaunia per aver creduto a questo progetto. Congratulazioni sono giunte anche dall’assessore e dal dirigente generale del Dipartimento, Marco Tomasi, che, dopo aver lodato i ragazzi e la scuola, ha rilanciato invitandoli a tornare a Torino, magari alle officine ex ferrovia, pe vedere “una mostra davvero molto bella per i 150 anni d’Italia”. Il giudizio della Commissione nazionale Menzione speciale: Teatro: IC “Taio”-Scuola secondaria I° “Barbacovi” (Taio, TN). “La capacità di travalicare generi e linguaggi diversi quali musica e teatro hanno vivacizzato lo studio di tradizioni e culture differenti, ponendo al centro il tema del viaggio come esperienza di conoscenza e portando alla realizzazione di uno spettacolo assai coinvolgente sul modello della commedia dell’arte”. Nadia Emer Insegnante, responsabile del Laboratorio di Teatro

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DALLE SCUOLE

Istituto delle Arti di Trento e Rovereto AL QUIRINALE

la Repubblica Giorgio Napolitano all’interno del cortile del Quirinale. Sono rimasta molto sorpresa e lusingata nel sapere di essere stata scelta per svolgere il ruolo di rappresentante del liceo artistico Vittoria. Così, dopo poche ore di viaggio assieme agli altri due rappresentanti delle rispettive scuole “Depero” di Rovereto e “Bonporti” di Trento e a due insegnanti del Depero di Rovereto, siamo arrivati a destinazione.

I nostri manifesti per l’Unità roma, 22-23-24 settembre 2011 cerimonia di apertura dell'anno scolastico

2011-2012 L’Istituto delle Arti di Trento e Rovereto è stato individuato come una delle scuole invitate a partecipare alla manifestazione di inaugurazione dell’anno scolastico 2011/2012 nello splendido scenario del Cortile d’Onore del Quirinale. Abbiamo chiesto a Bianca Lampariello, una delle studentesse, che erano presenti a Roma, di raccontare per didascalie come ha vissuto quella esperienza dal punto di vista personale.

… al Quirinale Otto manifesti “Depero” esposti lì… L’Istituto delle Arti di Trento e Rovereto è stato individuato come una delle scuole invitate a partecipare alla manifestazione di inaugurazione dell’anno scolastico 2011/2012 nello splendido scenario del Cortile d’Onore del Quirinale. L’Istituto è stato selezionato per aver realizzato gli otto manifesti dedicati alle celebrazioni dei “150 anni dell’Unità d’Italia” ed esposti per l’occasione nel cortile del Quirinale. I manifesti selezionati sono stati realizzati nell’anno scolastico 201011 dagli studenti della classe 5^A del “Depero” sezione grafica Maura Albertazzi, Anna Debiasi, Agnese Dorigatti, Simone Ferrari, Arianna Petrini, Monya Sighel, Debora Stella, Linda Tasin, con l’insegnante Maria Eletta Baroni

studentessa del “Vittoria”; Camilla Pugliesi, studentessa del liceo musicale e coreutico “Bonporti”

Il primo giorno l’abbiamo trascorso in giro per la città eterna alla scoperta di piazze, fontane e palazzi storici. La visita al Quirinale nel secondo giorno della nostra permanenza è stata preceduta da un abbondante pasto insieme ad altri studenti in un ristorante del centro da dove, con un’eccellente organizzazione di pulmini, siamo giunti a destinazione, esattamente alle porte del Quirinale. L’edificio mi ha fatto un certo effetto, non solo per la sua struttura imponente ma per l’importanza di ciò che veniva svolto all’interno.

Bianca Lampariello: Io c’ero in quel Cortile d’Onore … Alla fine di settembre sono stata invitata a lasciare per alcuni giorni il Trentino alla volta della capitale italiana, città di patrimonio culturale e artistico immenso, per assistere alla cerimonia di apertura dell’anno scolastico 2011 -2012 che si sarebbe tenuta alla presenza del presidente del-

La delegazione La delegazione che ha partecipato alla cerimonia di Roma il 22 settembre scorso, in rappresentanza dei tre Istituti era composta da: Silvio Cattani, dirigente scolastico Maria Eletta Baroni e Cristina Gerola, docenti del “Depero” Francesco Benedetti, studente del “Depero”; Bianca Lampariello, 44

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La cerimonia con Napolitano e Gelmini… La cerimonia si è tenuta nel cortile, il cui pavimento era interamente coperto di sedie disposte in file ordinate e volte verso un palco all’estremità del piazzale dove si sarebbero tenuti i discorsi del Presidente della Repubblica Napolitano e del Ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini. È stato fantastico vedere così tanti bambini e ragazzi provenienti da ogni Regione d’Italia riuniti nel medesimo cortile della medesima città da questo importante evento. La mia vista si appoggiava su file di studenti di tutte le età che formavano un monocromatico fazzoletto blu disegnato dalle magliette per l’anniversario dei 150 anni dell’unità d’Italia. … l’inno di Mameli e il minuto di silenzio La cerimonia è iniziata con l’entrata del presidente della Repubblica e un coro di voci che si sono unite nel canto dell’Inno di Mameli da parte dell’Orchestra formata dai ragazzi dei Conservatori musicali e da un coro costituito dalle Scuole militari nazionali, da studenti di Lampedusa e dai “Piccoli Cantori di Milano”, accompagnato da uno sventolare di bandiere tricolori. Con un minuto di silenzio la platea ha reso poi un commosso omaggio ai tre militari italiani deceduti in quei giorni in Afghanistan: il Tenente Riccardo Bucci, il Caporal Maggiore Scelto Mario Frasca, e il Caporal Maggiore Massimo Di Legge. Sorpresa: attori, cantanti, astronauti… Dopo il bel discorso del Presidente è stato il turno di Mariastella Gelmini e qui, non si può negare, gli applausi a fine discorso sono stati decisamente minori. A seguire, alcuni brani di n. 11 novembre 2011

musica e danza realizzati da alcune delle scuole presenti e una serie di personaggi famosi che si sono alternati in brevi discorsi. Tra gli ospiti della manifestazione l’attore Alessandro Siani, il cantante, attore e regista Massimo Ranieri e la cantante Emma. Per la parte scientifica erano presenti, invece, gli astronauti Paolo Nespoli, dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), Chaterine Coleman astronauta statunitense della Nasa e Samantha Cristoforetti, giovane astronauta italiana dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA). … Federica Pellegrini, il pugile Russo, Valentina Vezzali Tra gli sportivi la campionessa di nuoto Federica Pellegrini, il pugile Clemente Russo, il portiere della nazionale di pallanuoto italiana Stefano Tempesti e la campionessa di scherma Valentina Vezzali.

IstitutodelleArti A. Vittoria Trento

F. Bonporti Trento

F. Depero Rovereto

Dipartimento Istruzione della Provincia Autonoma di Trento

L’orchestra è stata diretta dal Maestro Leonardo De Amicis, con la partecipazione di rappresentanze delle scuole d’ Italia. Un’ esperienza unica È stata un’esperienza unica e completa in quanto, anche grazie a un fitto programma studiato in modo da sfruttare al meglio il tempo a disposizione, siamo riusciti a visitare alcune esposizioni e musei di arte contemporanea e moderna nonché vedere monumenti importanti e principali luoghi turistici come il Colosseo, piazza di Spagna e del Popolo, il Pantheon, S. Pietro, altri monumenti ed altri punti caratteristici di Roma. Sono molto soddisfatta di ciò che questo viaggio mi ha offerto ed ha sicuramente eguagliato le mie aspettative; esso mi ha dato l’opportunità di partecipare ad un evento importante come la cerimonia di inizio anno della scuola italiana ed anche di conoscere meglio le indescrivibili ricchezze che la capitale del nostro Paese ha da mostrare. Bianca Lampariello Studentessa classe 4^F - indirizzo Design Istituto delle arti “Vittoria” di Trento 45


segnaliamo

il libro Scheda Gli angeli non si possono disegnare. Dopo l’iscrizione all’ufficio del lavoro, madre e figlio andarono in un bar. Faceva tanto caldo. E a Trento il mare non c’è. No, questa volta non sarebbero partiti. Avrebbero resistito. Fu allora che Sofia cominciò a scrivere.

ANGELI

Quelli che non si possono disegnare Maria Annita Baffa insegnante nelle scuole superiori a Trento ed ora presso l’Università di Bolzano/Bressanone, ha collaborato diverse volte con la nostra rivista, sia come insegnante presso l'Istituto professionale “Livia Battisti” di Trento e poi su specifiche iniziative nelle quali è stato coinvolto suo figlio. Ora si propone come autrice di un romanzo. Donna contro, insegnante contro, madre in lotta… Una donna contro, una madre in lotta. Per difendere il diritto del figlio a crescere nella normalità, a socializzare, a giocare, a stare tra amici, ad accogliere e farsi accogliere in comunità. Una quercia, che non si scompone. Ai venti, alle tormente, ai geli. Che si chiamano scuola, ufficio del lavoro, leggi, stereotipi, pigrizie, opportunismo. Perché quel figlio è un Asperger, un autistico ad alto funzionamento. Un’ insegnante contro altri insegnanti, che pensano a dividere, a separare, a tenere fuori dalla classe. Una società autistica che ha smesso di comunicare, di fare comunità. Dall’altra l’esperienza personale di bambina, appartenente ad una minoranza arbëreshë della provincia calabrese di Cosenza, un gruppo etnico del quale i lettori di Carmine Abate (arbëreshë da anni in Trentino) hanno imparato a conoscere le feste, i riti, le gestualità, la lingua, i balli tondi, le feste del ritorno, i mosaici del tempo grande.

Maria Annita Baffa, nata sotto il segno dei Pesci, a Santa Sofia D’Epiro, un paese arbëreshë della provincia di Cosenza, vive da mezza vita a Trento, per scelta. La passione per tutte le lingue l’ha portata a viaggiare in varie parti del mondo. Autrice di vari articoli di linguistica e pedagogia su testi e riviste nazionali, è stata segnalata anche in alcuni concorsi letterari (Frontiere/Grenzen nel 2009 e Premio letterario Città di Castello nel 2010, proprio per Gli angeli non si possono disegnare, allora con un titolo diverso). Maria Annita Baffa, Gli angeli non si possono disegnare, Curcu & Genovese Narrativa, Trento 2011, pp 144, € 12,00 46

Piccolo e caldo mondo arbëreshë Vissuta in questa comunità “arcaica” calorosa, la bambina Sofia (questo il nome della protagonista), cresce ben presto orfana di madre (non riuscirà a disegnarla, perché “gli angeli non si possono disegnare”) accolta dall’affetto del padre comunista Gigino e di un’intera comunità –quella di Santa Sofia d’Epiro - che non esclude, in una quotidianità fatta di condivisione, tra lavori che richiedono la collaborazione di tutti, bambini compresi (“Assieme si pestava il sale nel mortaio o si arrostiva il caffè o si faceva la conserva”), aiutando nella grafia gli anziani analfabeti della scuola serale, ascoltando i suoni in arbëreshë che evocano un significato ma anche un sentimento, come il grido di Mindì (Gjithgjindjetegjegjegjnjen) che annunciava le ordinanze comunali urgenti. Il piccolo mondo antico arbëreshë di Sofia è un mondo di suoni, di canti, una piccola realtà intrecciata saldamente nella quale i morti sono riempiti di confetti e le defunte vestite di bianco come una sposa o una bimba alla prima comunione. In cui puoi vedere i capelli di tua madre solo a un funerale, quando fa la “prefica” che canta e piange sul defunto (in casa teneva sempre il fazzoletto). Un mondo chiuso nei suoi riti (a Sofia ordinano di baciare un morto, freddo e ricoperto di confetti bianchi), ma aperto nell’aiuto reciproco, in modo spontaneo, immediato. Un mondo in cui tutti hanno bisogno di tutti e nesn. 11 n. 10 novembre ottobre 2011


suno è escluso, né dall’aiutare né dal farsi aiutare. Un figlio, un destino Sofia si laurea in inglese, emigra in Germania dove insegna anche agli italiani alle serali, fa l’insegnante a Trento, e diventa mamma, con la m, diventa mëma (in arbëreshë). Di un bambino Asperger, che nomina Lisandri. Lo specialista che consulta le dice che “Lisandri è intelligente. Bisogna solo farlo socializzare e immergere in tanta normalità”. Bisogna “evitare che la scuola faccia diagnosi per conto suo”. Ma per un ventennio questo accadrà e mëma sarà in guerra perenne. Le difficoltà iniziano già alla materna: una maestra d’asilo le dice che Lisandri non è in grado di riconoscere le figure geometriche, ma quel gioco da riempire con figure di forme e dimensioni equivalenti lei lo va ad acquistare in un negozio di giocattoli e il figlio a casa lo riesce a fare. E Lisandri viene spostato. Alle elementari si ripresentò il problema maestre… “Alle elementari si ripresentò il problema maestre. E non c’era nessuno che potesse aiutarla. In quale scuola trasferire Lisandri? Quale scuola era in grado di capirlo”? Sofia soffre della stanchezza del kafkiano K., non riesce a giungere al Castello della normalità, ad una scuola inclusiva, che riceva, ascolti, migliori. Incontra solo aiutanti infidi, pigri, leali al sistema, legali: semplici funzioni di un sistema che non mette al centro il bene del bambino-uomo. Lisandri può servire ai presidi per creare cattedre di sostegno, tutto lì. Così pensa mëma Sofia. E anche alle elementari Lisandri deve fare fagottino e trasferirsi d’ufficio, ventiseiesimo di una classe con una brava maestra, che in breve riesce a farlo son. 10 11 ottobre novembre 2011 2011

cializzare, giocare a calcio in squadra, ridandogli autostima. “Intanto Sofia continuava la propria battaglia. Nonostante la stanchezza. Attaccava la scuola, il modo in cui era organizzata, questo delegare ad altri ciò che dovrebbero fare tutti […] In fondo cominciava a rendersi conto che la scuola la fanno i buoni maestri. Con gli altri è meglio non averci a che fare, saltarli con uno slalom”. Lisandri viene anche inserito nel coro della scuola. Alla ricerca della normalità vietata… L’odissea continua alle medie: dopo sedici anni di insegnamento nella scuola trentina Sofia matura l’idea di trasferirsi al sud. Ritira il figlio da scuola a febbraio, senza difficoltà. Per farlo rimanere sarebbe bastata, forse, una certificazione ma questa è la battaglia di mëma Sofia: “i medici per Lisandri avevano certificato tanta normalità per una sindrome che richiede solo socializzazione, socializzazione e socializzazione”. Al sud Lisandri viene incluso e suona il clarinetto in una banda. Frequenta quindi due anni in un liceo che sa usare i pochi mezzi e strutture a disposizione organizzando attività utili “a una crescita armonica”. Poi il ritorno a Trento… Poi il ritorno a Trento, Lisandri viene iscritto al liceo dove insegna il padre: “Fu un bellissimo anno per lui, forse non tutti gli insegnanti capirono ma la maggior parte sì e lo aiutò con tutta la competenza possibile. Ancora una preside valida, al momento giusto. A dimostrazione che la scuola non la fanno i governi o le leggi o gli assessori o gli sportelli; la scuola la fanno le persone, i bravi insegnanti e i bravi presidi”. Infine l’Università: “La logica della

divisione tra gli studenti, della classifica, del voler delegare ad altri, a servizi, ciò che possono fare tutti, è, all’università, la stessa della scuola. Con la differenza che all’università si perde anche la solidarietà che, in qualche modo, si stabilisce con alcuni compagni di classe a scuola”. Alla fine però Lisandri ce la fa e si laurea in Storia; è un grande momento per lui e mëma Sofia, che “aveva capito che i figli non si devono proporre alla società, bisogna imporli. E bisogna fare in modo, senza paura, che ognuno faccia il proprio dovere”. Dalla scuola al lavoro Un ultimo tassello verso l’autonomia e la normalizzazione: il mondo del lavoro. Ma qui i due si imbattono nella difficoltà per l’azienda sanitaria di fare un profilo lavorativo preciso e nell’ignoranza sulla realtà dell’autismo. Quando va all’ufficio del lavoro con Lisandri uno zelante funzionario le ripete che “tutto dipende dalla fortuna” e dà loro degli opuscoli dal titolo “Lavoro per disabili”, “Regolamento per disabili”, prelevati dallo sportello D. “Che fare”?, pensò Sofia che era ormai avanti negli anni […] Scappare di nuovo? Traslocare ancora? Ma perché mai una volta non possono traslocare le leggi e chi le fa?”. Il rapporto di Sofia con la scuola e le istituzioni (a tutela del figlio) evoca il ricordo di quando da bambina con gli amici giocava con l’argilla a battere per ore su un pezzo di terra rossa con un sasso senza mai ricavarne una forma. “A forza di battere, l’argilla diventa più morbida, ma a quel punto erano tutti così stanchi che si limitavano a un battere ritmato e ossessivo”. Dare una forma inclusiva e solidale, una forma umana all’umanità, creata dall’argilla: è forse chiedere troppo? Massimo Parolini 47


la recensione ROMANZO

Ambiente provinciale, multiculturale… “Lo sconosciuto che le dormiva accanto” è un romanzo breve, denso, che si legge tutto d’un fiato. È il quarto romanzo di Carla Carloni Mocavero, triestina di adozione, impegnata nella vita civile e sociale; fondatrice del Pen Club di Trieste, conduce corsi di Scrittura Creativa. Autrice delicata e sensibile di poesia, saggi e romanzi: La donna in fuga, Il figlio di Ishin e La casa di Amalia, specchio di James Joyce.

Una storia che s’intreccia con la grande Storia Sembra un giallo, inizia con la “sfuriata” di un marito che rimprovera alla moglie il troppo ordine e che esce sbattendo la porta, procede con la descrizione affettuosa della casa rossa, una casa d’altri tempi, rimasta l’unica bassa e unifamiliare fra una selva di condomini moderni, alti, e subito ci introduce in una città speciale come Gorizia, fino a pochi anni fa divisa da un muro alla stregua di Berlino, di qua Italia, di là Slovenia. Così, in un ambiente in parte chiuso e provinciale, in parte multiculturale, incontriamo i protagonisti: lei – Marta – italiana, lui – Pavel – sloveno; entrambi intelligenti e colti (non a caso il loro incontro avviene in Biblioteca!). L’autrice ci accompagna con discrezione nella loro vita, ci racconta la loro storia che si intreccia con la grande Storia, quella che tratta di guerra, di convivenza, di olocausto, di ebrei e palestinesi. Ma tutto ciò il lettore lo capisce per gradi, dopo che si è compiuta una tragedia che sconvolge la quieta casa rossa e i suoi abitanti e che si complica con imprevedibili eventi e personaggi: un amico di Pavel – mai visto prima – che compare all’improvviso, una somma enorme di denaro che sembra essersi volatilizzata e, insieme, la scoperta per Marta che Pavel aveva avuto 48

quasi una doppia vita, mentre lei, “come sempre, non solo non indagava, cercava proprio di non vedere. Una posizione di difesa che aveva assunto da lungo tempo”. È a questo punto che Marta, dopo aver temuto di essere stata troppo assorbita dalla cura dei figli e dalla conduzione della casa, forse trascurando il marito, capisce di dover andare avanti, di dover realizzare il sogno di Pavel: studia, ricerca, approfondisce, scova documenti e testimonianze, si informa di politica ed economia, contatta un notaio, infine convince i riottosi e riesce nel suo intento. E intanto i suoi figli crescono, Silvio supera brillantemente gli esami di maturità, Nikla va in Inghilterra con la solita amica e Marta si accorge che lo sguardo di Silvio “ indagatore si era soffermato su quello della madre, per capire cosa stesse facendo in quel periodo nel quale la vedeva spesso occupata...Di solito la madre si occupava della casa, del giardino, della famiglia, della scuola...ma dopo la morte del padre era cambiata...”. Nikla, all’aeroporto, invece, abbracciandola “con un trasporto che non aveva da tempo le aveva anche detto:<Non ti stancare, vedrai, andrà tutto bene!> La madre l’aveva guardata meravigliata, cosa ne sapeva sua figlia di quello che lei stava facendo?” Il romanzo si chiude con l’immagine di una nuova Marta, ferma e consapevole, fedele al ricordo ed al sogno di Pavel, ma viva e combattiva come mai prima. I figli, cresciu-

Carla Carloni Mocavero, Lo sconosciuto che le dormiva accanto, Ibiskos editrice Risolo, Collana Anthurium, Empoli 2011, pagine 142, € 12,00 ti e maturati in seguito alle vicende dolorose di cui, loro malgrado, sono stati protagonisti, guardando la madre si dicono:” Al funerale di nostro padre sembrava una morta che camminava e oggi è come una ragazzina!” , convinti infine che il lutto si può elaborare e che il dolore può diventare lievito fecondo. Marta ci appare finalmente pacificata e serena mentre “il piccolo sole di novembre in un miracolo di luce li stava abbracciando.” A scuola Perché leggere questo romanzo? Perché è un affacciarsi su un mondo geograficamente vicino, legato al Trentino dalla grande Storia che fece delle regioni contigue la periferia di un impero, ma oggi assai diverso dal nostro; perché è una storia intessuta di ideali; perché si esalta l’amicizia come valore che rimane nel tempo; perché l’intuito, la passione, le capacità di una ordinaria casalinga vincono e convincono, in nome di un grande amore e di una complicità conquistata a costo di un profondo dolore. Luciana Grillo Laino n. 11 novembre 2011


DIZIONARIO DUE

Fatti, personaggi, storie del Trentino Dopo il primo volume di due anni fa, riguardante il periodo dal 1945 al 1975, il giornalista Mauro Lando ha pubblicato quest’anno, sempre con Curcu & Genovese il secondo volume del “Dizionario dei fatti, dei personaggi, delle storie del Trentino”, riferito al periodo dal 1976 – 2000. Volume corposo, come del resto anche il primo, di ben 695 pagine, con 685 voci che fissano per noi (e per i posteri) i principali fatti verificatosi nell’ultimo quarto del secolo scorso. Tra queste voci, ovviamente anche la scuola. 1976 – 2000: la scuola è dentro a pieno titolo Anni densi di avvenimenti, anni cruciali in senso ampio, ma dentro questi anni potrà essere interessante andare a curiosare nelle quasi settecento pagine del Dizionario cosa è successo e cosa s’è detto e scritto in Trentino anche sulla scuola. Perché, quelli, sono gli anni dell’attuazione delle norma con la competenza speciale per la Provincia auonoma di Trento proprio sull’istruzione, gli anni del DPR del 1988 e poi delle prime leggi autonomistiche su tutto l’assetto provinciale della scuola: dal passaggio del personale non docente dallo Stato alla Provincia, al disegno del pianeta scuola coi vari satelliti (Comitato di valutazione, Iprase, Consiglio Scolastico provinciale ecc. ecc.) fino alla provincializzazione del personale, quello insegnante innanzitutto, nel 1996 e, ancora, le leggi “uniche” nel panorama nazionale sull’insegnamento delle lingue straniere e su altri settori ancora. Vedi alla voce “provincializzazione della scuola” Molto ampia ed articolata la voce “Provincializzazione della scuola” (alle pagine 474-477), così come molto agevole il metodo del rimando da un all’articolo all’altro sulla n. 11 novembre 2011

stampa locale, da una ripresa all’altra dell’argomento affrontato in forma sintetica, ma comunque efficace. Chi non ha avuto modo di seguire quell’acceso e sicuramente molto sentito e partecipato dibattito di quegli anni (per quanto ideologizzato fosse, non mancavano gli approfondimenti e i supporti solidi alle tesi contrapposte in termini di informazioni, dati, documentazione e quant’altro) può sicuramente farsene un’idea attraverso alcuni degli articoli, dei servizi e delle riflessioni apparse in quegli anni (ovviamente ne mancano tanti, anche fondamentali, ma non pensiamo che Mauro Lando si proponesse un saggio onnicomprensivo sulla scuola). Un bell’esercizio, navigando tra Provincia ➤Statuto di ➤Autonomia ➤Norme di attuazione… facendo, quando serve, un passo indietro ➤Remo Albertini oppure uno in avanti ➤Bruno Kessler e via via ➤Regione ➤Commissione dei Dodici ➤Giorgio Grigolli ➤Velentino Chiocchetti ➤Ladini ➤Consiglio provinciale ➤Democrazia cristiana ➤Ermanno Holler ➤Partito comunista ➤Università ➤Tar ➤Decreti delegati ➤Ora di religione ➤Psi ➤Mario Malossini ➤Tarcisio Grandi ➤Msi-Dn ➤Carlo Andreotti… fino ad un rapido accenno alla Legge 5 del 7 agosto 2006 (Riforma Salvaterra). Non si tratta di connessioni in sequenza cronologica, ovviamente,

Mauro Lando, Dizionario dei fatti, dei personaggi, delle storie del Trentino, volume secondo dal 1976 – 2000, Curcu & Genovese editore, Trento 2011, pagine 695, € 19,00 ma abbiamo volutamente citato questi rimandi (ce ne sono altri fino a – si parva licet! – Mario Caroli) per dare un’idea di come si possa ripercorrere in forma leggera e divulgativa, appunto, un periodo cruciale per la scuola in provincia di Trento. Non solo scuola, ovviamente A parte la voce “scuola”, peraltro in quegli anni associata alla “cultura” istituzionalmente (soluzione che, pare, ci voglia oggi riproporre), i due volumi coprono il periodo dal 1945 al 2000 e le aree di argomenti trattati sono: Agricoltura, Ambiente, Animali, Anni della tensione, Associazioni ed Enti, Autonomia e Storia, Cultura e Scuola, Economia, Cooperazione e Lavoro, Energia, Industria, Informazione, Minoranze linguistiche, Personaggi, Politica e Istituzioni, Religione, Sanità e Assistenza, Sindacato, Società Sport e Montagna, Strade, Trasporti, Università e Ricerca, Urbanistica ed Edilizia “In conclusione– scrive l’autore nell’introduzione - la mia speranza è di avere contribuito a fornire uno strumento di conoscenza dei fatti accaduti in Trentino nella seconda metà del secolo scorso. Per il loro approfondimento sono necessari studi particolari, ma questo dizionario vuole rallentare il loro oblio. Ne avrebbe a scapito l’identità della comunità.” (m.c.)


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con la collaborazione di

a

COMMISSIONE EUROPEA DIREZIONE GENERALE RICERCA

SELEZIONE ITALIANA PER IL CONCORSO DELL’UNIONE EUROPEA DEI GIOVANI SCIENZIATI E PER ALTRI EVENTI INTERNAZIONALI

I GIOVANI E LE SCIENZE 2012 NORME DI PARTECIPAZIONE E PREMI

OBIETTIVI DELL’INIZIATIVA

1 L’iniziativa è riservata agli studenti italiani, singoli o in gruppo di non più di 3, con più di 14 anni il 1° settembre e meno di 21 anni il 30 settembre 2012, che frequentano le scuole superiori o il primo anno di università. È necessaria la conoscenza della lingua inglese. I vincitori delle precedenti edizioni non possono partecipare. 2 I candidati devono presentare studi o progetti originali e innovativi in qualsiasi campo scientifico. A titolo di esempio: acqua, scienze della terra, chimica, fisica, matematica, medicina, salute, scienze biologiche, scienze ambientali, energia (con particolare riferimento alle fonti rinnovabili e alle tecnologie dell’idrogeno), tecnologie dell’informazione, scienze sociali, ecc. Il testo scritto non deve superare le 10 pagine, con al massimo ulteriori 10 pagine di eventuali grafici, foto, illustrazioni. È necessaria la sintesi in inglese di una pagina. Nella fase di ammissione la giuria esamina solo il documento cartaceo. 3 Tra i progetti pervenuti, la giuria, a suo insindacabile giudizio, decide i seguenti riconoscimenti: A - I giovani e le scienze 2012• 25 progetti invitati alla 24a edizione de I giovani e le scienze, Milano, 14-16 aprile 2012; tra questi finalisti vengono scelti i destinatari degli altri premi. B - partecipazione ad eventi internazionali• 24° EUCYS concorso dell’Unione europea per i giovani scienziati (www.eucys2012.eu), con premi fino a € 7.000 e soggiorni studio, Batislava, 21-26 settembre 2012; • 23a settimana internazionale ricerca natura (www.sjf.ch), Zurigo e Alpi svizzere, 30 giugno - 6 luglio 2012; • 9a ESE esposizione scientifica europea di Milset, luglio 2012; • 54° LIYSF forum internazionale giovanile della scienza (www.liysf.org.uk), Londra (Gran Bretagna), 16-30 agosto 2012; • 16° SIWI premio internazionale dell’acqua per i giovani, con riconoscimenti di $ 5.000 (www.siwi.org), Stoccolma (Svezia), 18-24 agosto 2012; • 27a Mostratec (www.mostratec.com.br), Novo Hamburgo (Brasile), 22-27 ottobre 2012; • 64a ISEF fiera internazionale della scienza e dell’ingegneria (www.societyforscience.org), Phoenix (Stati Uniti), 12-17 maggio 2013; • partecipazione a Expo Science esteri. C - altri riconoscimenti• premio speciale AICA al migliore progetto sulle tecnologie della comunicazione e dell’informazione; • “Divento un astronomo” con il soggiorno studio presso l’Osservatorio astronomico di Asiago (www.pd.astro.it); luglio 2012; • “Una settimana da ricercatore” per l’autore del progetto con il miglior utilizzo di tecniche e metodiche di laboratorio; premio offerto da CusMiBio (www.cusmibio.unimi.it); settembre 2012; • attestati di merito di prestigiose associazioni internazionali e nazionali. 4 I costi dei viaggi e dei soggiorni a Milano degli studenti selezionati per la finale e quelli per partecipare agli eventi internazionali sono a carico della Fast. 5 I progetti in triplice copia e la sintesi in inglese, unitamente a: modulo di partecipazione (scaricabile dal sito www.fast.mi.it), certificato di iscrizione rilasciato dalla scuola/università, 2 fototessere e fotocopia della carta d’identità e del codice fiscale devono pervenire via posta o consegnati a mano alla segreteria Fast entro giovedì 16 febbraio 2012 ore 17.00. Per quelli spediti via posta, fa fede il timbro postale. È richiesto anche il contestuale invio del lavoro scritto via e-mail a: giovaniescienze@fast.mi.it.

AVVICINARE I GIOVANI ALLA SCIENZA E ALLA RICERCA INDIVIDUARE E INCORAGGIARE GLI STUDENTI MIGLIORI

` PROMETTENTI E PIU PROMUOVERE LO SPIRITO DI INNOVAZIONE E DI COLLABORAZIONE IN EUROPA con il patrocinio di

Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca* Ministro per le Politiche Europee Ministro della Gioventù *

è una iniziativa del programma

6 I nomi dei finalisti verranno comunicati dopo il 21 marzo 2012. con la collaborazione di

con il contributo finanziario di

“I GIOVANI E LE SCIENZE 2012”

(edizione settembre 2011)

P.le R. Morandi, 2 - 20121 Milano • Tel. 02.77790.308 • Fax 02.782.485 E-mail: giovaniescienze@fast.mi.it • Sito: www.fast.mi.it per aggiornamenti sul concorso

FOIST *patrocinio richiesto

n. 11 novembre 2011


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