Didascalie Informa n.7-8 Luglio/Agosto 2012

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AUT DR/CB Centrale/PTMagazine EDITORI/213/2006 08/02/2006

PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO

INFORMA

didascalie 7-8

n.

Rivista della scuola in Trentino

luglio-agosto 2012

Nuova cittadinanza Strumenti normativi, esperienze e riflessioni per una scuola inclusiva


SOMMARIO

DIDASCALIE

Rivista della scuola in Trentino Periodico mensile Anno XXI, numero 7-8 luglio-agosto 2012 Rivista promossa dalla Provincia Autonoma di Trento (L. P. 3 maggio 1990, n.15, art. 22) Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 745 dell’11.1.1992 Direttore responsabile: Giampaolo Pedrotti Coordinatore: Mario Caroli E-mail: mario.caroli@provincia.tn.it In redazione: Norma Borgogno Manuela Saltori (segreteria) In questo numero: In questo numero: Elena Andreotti, Laura Bampi, Norma Borgogno, Manuela Broz,, Mario Caroli, Laura Corelli, Monica Dal Bon, Patrizia Fellin, Marco Frenez, Lorenza Fruet, Daniella Gabrielli, Pasquale Gagliardi, Mariangela Gioito, Franca Gottardi, Eliana Gruber, Rosa Ianeselli, Almarosa Laurenti, Fabiano Lorandi, Maestra Loretta, Lorenza Mosna, Romano Nesler, Massimo Parolini, Elena Pasolli, Maria Pedrazzoli, Silvano Pedrini, Silvana Pisoni, Stefania Plotegher, Francesca Rapanà, Franca Ravagni, Sabrina Riminucci, Daniele Siviero, Ruth Stankowski, Paola Strafellini, Silvia Tabarelli, SandraTanfi, Francesca Wolf Redazione: Via Gilli 3, 38121 Trento tel. 0461/497268 fax 0461/497267

Per richiedere la rivista Didascalie telefonare o mandare un fax o scrivere a: Redazione Didascalie, Palazzo Istruzione via Gilli, 3 – 38121 Trento E-mail: didascalie@provincia.tn.it

Le foto di questo numero sono di: archivio Didascalie e fornite dai diretti interessati, archivio Ufficio stampa Pat

AUT DR/CB Centrale/PTMagazine EDITORI/213/2006 08/02/2006

PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO

INFORMA

didascalie 7-8

Rivista della scuola in Trentino

luglio-agosto 2012

Nuova cittadinanza Strumenti normativi, esperienze e riflessioni per una scuola inclusiva

II

/Piedicastello 50 anni, Mostra e memoria /Villazzano 3 Cittadini, primi passi

Un percorso lungo un anno /Formazione A Bilinguismo /Formazione B Servizi educativi prima infanzia /Crosina Sartori Protezione civile bambini

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il dossier dentro l’inclusione

Il dossier Le linee guida Il protocollo Buone pratiche: Ic Ala Laboratorio l2 Primaria Sanzio ic tn 5 Riflessione sulla cittadinanza Il centro formazione insegnanti Millevoci: mostra e contributi

NUOVA CITTADINANZA… Strumenti normativi, esperienze e riflessioni sulla scuola inclusiva

Realizzazione e Stampa Litografia Effe e Erre - Trento

n.

la notizia: Educa 2012: Cosa farò da grande dalle scuole/Monitoraggio L’esperienza di un preside

Inserto a cura di Mario Caroli Interventi di: Laura Bampi, Manuela Broz, Mario Caroli, Laura Corelli, Franca Gottardi, Almarosa Laurenti, Elena Pasolli, Maria Pedrazzoli, Francesca Rapanà, Stefania Plotegher, Paola Strafellini. Inserto 17-32 Prjedor, non solo rete tra scuole 33-35 /I.C. Valle dei Laghi Agenda della pace 36-37 /Scola Ladina de Fascia Scuola estiva 2012 38 offerta varia/Il convegno Sicurezza delle scuole 39 dalle scuole/ITT Buonarroti Trento Un percorso nell’oro bianco 40 /ITT Buonarroti Trento Chimica, orientamento 41 la scuola al museo/S. Michele All’Adige Un corso per gli insegnanti 42 iprase/Seminario Istruzione tecnica 43-45 segnaliamo/la ricerca Red-10 46-47 la recensione/la recensione L’ultimo dei Thun 48 scuola e territorio/Argentario Io ci tento terza copertina offerta varia/Il convegno Letto-scrittura quarta di copertina dalle scuole/Solidarietà

In copertina: In alto, l’immagine di un gruppo di scolari in visita di alcune scuole primarie di Trento in visita alla Mostra organizzata nelle giornate 2-4 maggio 2012 dal Centro Interculturale Millevoci di Trento (vedi servizio nel Dossier interno alla rivista nelle pagine 17-32); in basso, la copertina dell’opuscolo “Verso una nuova cittadinanza” a cura di Maria Arici e Laura Bampi, pubblicato nella collana “Didascalie strumenti” nel mese di luglio 2012, con la normativa recente sul tema. n. 7-8 luglio-agosto 2012


LA NOTIZIA

EDUCA 2012

Cosa farò da grande? “Educa 2012” a Rovereto dal 28 al 30 settembre, in un’edizione che ha innanzitutto la scuola e i giovani come interlocutori e attori privilegiati del contesto educativo. Filo rosso che guiderà quest’edizione sarà la domanda “Cosa farà da grande?” come approfondimento e sviluppo del tema Educare nell’incertezza lanciato nell’edizione 2011. Mentre chiudiamo il numero di didascalie, il Comitato promotore sta ultimando, insieme a molte organizzazioni locali e nazionali, il programma che sarà presentato all’inizio di settembre. Fabiano Lorandi, Responsabile Area Orientamento-Servizio istruzione PAT e componente del Comitato promotore di Educa, anticipa il senso di questa edizione e la presenza specifica della scuola. Info: www.educaonline.it; info@educaonline.it Dal futuro minaccia al futuro promessa Sulla base della loro appartenenza sociale e di genere i ragazzi devono saper far fronte ad una molteplicità di sfide per costruire e ridefinire la propria identità e sviluppare autonomia e capacità di scelta. L’autonomia individuale, intesa come capacità di prefigurarsi un progetto di vita personale - formativa - sociale - lavorativa, nasce e si realizza sempre all’interno di una relazione con l’adulto genitore-insegnante-educatore, con il gruppo dei pari, con l’ambiente/il contesto. E’ importante individuare da parte dell’adulto e condividere con il ragazzo, soprattutto a scuola e in famiglia, l’oggetto di questa mediazione: il sapere, gli affetti, le emozioni, i valori su cui fondare la propria esistenza. Il bambino, il ragazzo, l’adolescente vanno inseriti in contesti di istruzione, formazione ed educazione che consentano loro di accettare il tempo necessario per la definizione e ridefinizione di sé, di sopportare la confusione e la contraddittorietà delle emozioni e dei sentimenti, di saper tollerare e gestire le proprie pulsioni, l’ansia e la depressione, di riempire di senso e di significato la propria esperienza del qui ed ora inserendola nella linea del tempo (passato e futuro) non appiattita sul presente. La costruzione intenzionale, programmata e condivisa di tali contesti vuol dire promuovere orientamento e favorire l’auto-orientamento nel tempo dell’incertezza. La presenza della scuola istituzionale, ma non solo… In Educa 2012 ci sarà la possibilità di approfondire temi, contenuti e strategie relative all’accompagnamento degli studenti lungo il loro percorso formativo. Nelle tre giornate, infatti, ai partecipanti saranno rappresentati i diversi modelli di orientamento praticati e quelli possibili, con uno sguardo che a partire dal Trentino si spingerà oltre i confini provinciali e nazionali. Verrà illustrato il progetto biennale di ricerca IPRASE, finalizzato alla modellizzazione di un sistema organico di orientamento, nel quale saranno coinvolte le scuole secondarie di I e di II grado e della formazione professionale di base, con al suo interno la proposta formativa per i docenti referenti dell’orientamento a cura del Centro per la formazione continua del personale insegnante di Rovereto e il Rapporto annuale 2011 sull’orientamento in Italia a cura dell’ISFOL. Non mancherà uno spazio dedicato al lavoro in rete di scuole, enti e altre agenzie del territorio con la presentazione dei risultati di una ricerca specifica realizzata dalla LUISS e dalla Fondazione Scuola Compagnia di S.Paolo e la narrazione di esperienze dalle valli trentine, dalla provincia di Brescia e dalla Liguria. Saranno presentati i risultati del monitoraggio a cura dell’INDIRE sull’alternanza scuola/lavoro come metodologia didattica che consente agli studenti del triennio della scuola superiore di realizzare i percorsi di istruzione del secondo ciclo anche alternando periodi di studio e di lavoro. La finalità prevista è quella di motivarli e orientarli e far acquisire loro competenze spendibili nel mondo del lavoro. Infatti tale alternanza si fonda sull’intreccio tra le scelte educative della scuola, i fabbisogni professionali delle imprese del territorio, le personali esigenze formative degli studenti. Infine un momento, non solo per insegnanti, quello dedicato all’esplorazione del rapporto tra orientamento e costruzione delle identità con esperti psicologi, antropologi, pedagogisti, cognitivisti dell’Università La Sapienza di Roma e della Facoltà di Scienze cognitive di Trento. n. 7-8 luglio-agosto 2012

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DALLE SCUOLE

monitoraggio DIDATTICA

L’esperienza di un preside Nesler Romano, dirigente scolastico I.C. di Strigno e Tesino, “racconta” in questo servizio la sua esperienza di “didattica d’aula” con uno stile divulgativo, non solo per colleghi ed esperti, ma anche per insegnanti e lettori della rivista. Un testo, un po’ riassunto, per problemi di spazio, senza voler proporre alcun “modello”. Gli elementi principali dell’intervento formativo La qualità dell’intervento formativo in un Istituto scolastico è riferibile a due elementi principali: 1. L’efficacia dei processi che generano apprendimento in termini generali, mi riferisco non solo all’insegnamento-apprendimento, ma anche a quei complessi meccanismi che possono favorire una crescita professionale dei docenti ed un miglioramento nella didattica d’aula. 2. I risultati di apprendimento (istruzione) e quelli in termini di educazione dell’uomo e del cittadino. Parlo di esiti formativi in linea molto generale riferendomi, non solo ai risultati dei test e a tutti gli aspetti misurabili, ma anche al raggiungimento di competenze come previsto dai Piani di Studio Provinciali. Può essere interessante analizzare ciò che di concreto ed operativo si

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può fare in una scuola nel tentativo di migliorare la qualità dell’intervento formativo ed i risultati ottenuti. Illustrerò brevemente che cosa è stato fatto in questo senso nell’Istituto comprensivo di Strigno e Tesino nell’ultimo quinquennio. La qualità dei processi Per quanto riguarda la qualità dei processi abbiamo individuato quattro questioni di particolare rilievo su cui lavorare: • Il monitoraggio costante della didattica d’aula al fine di offrire opportunità di crescita e sviluppo professionale per il docente e anche allo scopo di valorizzare e diffondere le buone pratiche d’aula. • La definizione da parte del Collegio dei docenti di regole concrete e precise entro cui esercitare la progettazione e l’azione didattica riflettendo anche sul grado di coerenza fra dichiarato ed agito (cioè fra piano di lavoro individuale e registro personale da un lato e pratiche d’aula dall’altro). • La creazione di un clima generale di Istituto e di Plesso che favorisca uno “star bene a scuola” riferibile sia agli studenti sia a docenti, condizione indispensabile per lavorare bene. • L’attivazione di percorsi di ricerca-azione e sperimentazione affiancati alla formazione dei docenti per dare un senso più

concreto all’aggiornamento riportando la ricaduta didattica al centro delle attività formative. I risultati di apprendimento Abbiamo puntato su due aspetti: 1. I risultati dei test come elementi da analizzare in modo approfondito nel dettaglio di classe e singolo studente per individuare conoscenze ed abilità che rappresentano punti di forza o criticità. La dimensione di Istituto è stata analizzata non solo per gli opportuni confronti con altre realtà, ma soprattutto per individuare eventuali criticità che richiedano attenzioni e comportamenti particolari nella didattica d’aula da attivare da parte dei docenti che sono stati riassunti in un decalogo di attenzioni d’aula rivolto a tutti i docenti. 2. Le attività che possano favorire lo sviluppo ed il manifestarsi di competenze in coerenza con l’applicazione dei P.S.P. In questo senso rivestono particolare importanza alcuni progetti ed attività centrati sul “saper essere” dello studente e anche sull’autonomia e creatività. Si tratta di aspetti certamente non valutabili attraverso test e prove oggettive e d’altra parte talvolta un po’ trascurati in termini di tempo dedicato ed attenzioni progettuali della scuola. In generale cerchiamo di lavorare molto sui processi perché gli esiti di apprendimento sono punti di arrivo e a quel punto i giochi sono ormai fatti e restano possibili solo i buoni propositi per il futuro. Abbiamo molti progetti specifici ma parlerò in sintesi solo del primo progetto, quello sul monitoraggio della didattica d’aula, analizzando molto brevemente anche i risultan. 7-8 luglio-agosto 2012


ti raggiunti. In rete sono disponibili le buone pratiche all’indirizzo http://nuke.ic-strigno-tesino.eu/ Modalità del monitoraggio Le visite in classe avvengono senza preavviso, a lezione già iniziata e mediamente dura circa 40-50 minuti. Il Dirigente scolastico, a fondo aula, raccoglie le proprie osservazioni sistematiche su apposite schede e annota anche osservazioni libere. Le lezioni da monitorare sono selezionate secondo un meccanismo casuale: ci sono tre urne con i nomi di tutti i docenti dell’istituto comprensivo, dalle prime due urne si estrae senza reinserimento del nominativo, dalla terza invece con reinserimento. Grazie alle prime due urne tutti i docenti diventano oggetto di monitoraggio, ma l’urna con reinserimento offre la probabilità di avere un’ulteriore visita. Dopo la visita in classe il docente può ricevere tre tipi di restituzione, due in forma scritta e una come colloquio: • una restituzione “di base” con i dati osservati senza commento; • una restituzione “facoltativa” consegnata solo se richiesta dal docente, con una analisi dei dati osservati e il punto di vista del dirigente; • un colloquio “facoltativo” in cui poter discutere dei dati e della lezione. Periodicamente il Dirigente scolastico stampa e diffonde fra tutti i docenti il “Repertorio delle buone pratiche osservate in classe”. Questo repertorio non fa mai riferimento alle paternità delle buone pratin. 7-8 luglio-agosto 2012

che e degli esempi, ma le riporta e le riassume come documentazione a disposizione di tutti per una crescita professionale in cui il contributo di ciascuno sia a disposizione per la comunità educante. A fine quadrimestre e a fine anno vi sono stati momenti di formazione di tutti i docenti dell’istituto con lavori di gruppo e intergruppo per riflettere sulle buone pratiche e confrontarsi sui comportamenti professionali più qualificanti e sulle criticità raccolte e documentate. Piani di studio documentazione Nell’applicazione dei Piani di studio ora stiamo per definire il piano di Istituto per mettere a punto strumenti capaci di accompagnare il percorso di ricaduta didattica del lavorare per competenze. Il nostro Istituto comprensivo ha voluto sperimentare questo percorso di ricerca-azione proprio nel tentativo di legare le enunciazioni teoriche dei Piani di studio provinciali con un modo di fare scuola efficace. E’ un modo per fare il punto della situazione, capire dove siamo, quali sono i punti di forza e di debolezza, quali sono le scelte metodologiche e di strategia che ci sentiamo di condividere a livello di Piani di studio di Istituto. Ci piace farlo sulla base di dati concreti raccolti in classe e soprattutto in un’ottica di serio confronto e crescita professionale fra docenti che ponga al centro delle attenzioni la didattica d’aula da un lato e la coerenza dei processi valutativi dall’altro. Il punto di partenza del progetto sono le visite in classe da parte del dirigente scolastico con osservazioni sistematiche e libere sulle lezioni, la predisposizione di restituzioni scritte per il docente e la selezione di esperienze particolarmente coerenti con il lavorare per competenze e quindi meritevoli di entrare nel “Repertorio delle buone pratiche osservate in classe”, che classifica le osservazioni in base a riferimenti pedagogici e di metodo. Il rapporto di ricerca del primo anno pubblicato sul sito

web della scuola spiega quali criteri sono stati adottati per selezionare le lezioni più coerenti con i P.S.P. e con il lavorare per competenze da inserire nelle buone pratiche. Il rispetto delle competenze e dei ruoli di ciascuno Il progetto di monitoraggio della didattica d’aula investe tre aspetti principali: la funzione di controllo di competenza esclusiva del dirigente; la crescita professionale del docente, che chiama in campo il progetto formativo per gli insegnanti, che il dirigente cercherà di rendere operativo al meglio anche sulla base delle proposte del Collegio docenti; la didattica, di competenza del Collegio dei docenti. Per questo spezzettamento di competenze ciascun soggetto ha assunto le decisioni spettanti: il dirigente scolastico nel senso di attuare in ogni caso un monitoraggio della didattica secondo gli aspetti di propria competenza indipendentemente dalle decisioni del Collegio; il Collegio docenti facendo proposte per le parti del progetto riguardanti gli aspetti di crescita professionale degli insegnanti. In questo senso il Collegio ha avuto un comportamento maturo ed esemplare che mi ha favorevolmente impressionato, perché la posizione emersa dopo la presentazione del progetto è stata nella sostanza: “Se si fa un investimento per un lavoro di questa portata faccia-

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molo almeno in modo che sia utile anche a noi…”. Da qui, si è aperto il dibattito sulla migliore impostazione del progetto di ricerca-azione per una crescita professionale dei docenti. Stralci della discussione e delle argomentazioni dei docenti sono riportati nel rapporto di ricerca e rendono piena ragione di un clima di lavoro costruttivo e centrato sui problemi da risolvere piuttosto che su posizioni demagogiche o difensive. Questa vicenda rende ragione del fatto che ho il privilegio di lavorare con uno staff di docenti e collaboratori di alto profilo professionale e disposti a mettersi in discussione. E’ stato subito precisato che le restituzioni fornite non sono una valutazione ed esprimono solo un punto di vista diverso sulla lezione e non sul docente. Nel campo della didattica la competenza è del Collegio e il dirigente scolastico ha solo un ruolo di armonizzazione, è semplicemente un collega fra colleghi e quindi chiamato ad esprimere un parere su cui riflettere. La valorizzazione del lavoro del docente L’esperienza maturata porta a due constatazioni la prima è che in linea di massima il punto di vista del Dirigente sul livello qualitativo della lezione è stato quasi sempre molto più positivo di quello espresso dal docente stesso. Questo anche perché docenti di grande esperienza danno ormai per scon4

tati e “normali” alcuni comportamenti professionali consolidatisi negli anni che riguardano metodi, strategie, strumenti utilizzati. Per un esterno invece nulla è scontato. Spesso il dirigente, come osservatore esterno, ha trovato numerosi aspetti didattici innovativi ed interessanti dentro a lezioni ritenute dal docente “del tutto normali”. Inoltre questi elementi riproposti come buone pratiche ai docenti meno esperti possono rappresentare uno stimolo al miglioramento e alla crescita professionale. Le differenze nelle tipologie di lezioni monitorate possono essere un arricchimento anche per gli insegnanti più esperti. Spesso vi è stata discordanza anche su elementi considerati dal docente come genericamente “negativi” che, dopo il confronto con il Dirigente, sono stati riqualificati in senso più positivo. Valorizzare le eccellenze all’interno di una istituzione scolastica significa farlo a tutti i livelli: studenti, docenti, personale ATA. Come documentato nel rapporto di ricerca parlando di valutazione del progetto nel suo complesso i docenti, interpellati con apposito questionario anonimo, si sono dichiarati per l’81,5% abbastanza, molto o completamente in accordo in merito all’utilità di questo monitoraggio della didattica. Dirigente: come trovare il tempo per la didattica d’aula? Circa il 95% della qualità del servizio offerto dalla scuola all’utenza riguarda il processo di insegnamentoapprendimento o in altre parole la didattica d’aula. Possiamo pensare che tutto il resto (trasporti, mensa, organizzazione …) possa pesare per

il restante 5%. Il compito del Dirigente è quello di creare le condizioni affinché la qualità del servizio sia la più alta possibile, e quindi la didattica dovrebbe essere l’aspetto su cui il dirigente investe di più in termini di tempo e di risorse. D’altra parte le dimensioni e la complessità degli Istituti comprensivi oggi sono tali che le risorse di tempo e le energie dei dirigenti sono di solito spese per la “gestione ordinaria della macchina scuola” come aspetti organizzativi, gestione del personale, rapporti con l’esterno, contrattazioni sindacali, gestione dei conflitti... Difficilmente si riesce a trovare spazio per la ricerca, la sperimentazione e le attenzioni alla didattica e al fare scuola. Proprio per questo motivo la gestione ordinaria rischia di distogliere l’attenzione dai processi che vanno presidiati perché sono gli snodi della qualità. Molti insegnanti lamentano una crescente difficoltà legata ai tempi che si possono dedicare al far scuola, alla didattica, alla preparazione delle lezioni e delle attività e che vengono gradualmente erosi da incombenze di tipo organizzativo e burocratico. Il valore della delega Poiché le energie e le risorse di tempo del dirigente e dei docenti sono limitate è necessario fare delle scelte ed esercitare una forte delega del dirigente verso il personale ATA e i docenti che dimostrano competenze e volontà di mettersi in gioco. Delegare significa dare fiducia, ma anche accompagnare nei momenti di difficoltà, attivare strumenti di verifica in itinere, confrontarsi, condividere, aiutarsi a vicenda. Quando un dirigente delega a persona più competente di lui, il rischio di insuccesso diminuisce, la professionalità dei collaboratori e dei responsabili di progetto aumenta, le informazioni e le decision. 7-8 luglio-agosto 2012


ni hanno una base più solida e un livello di condivisione più ampio. Non è credibile che in una Istituto non vi siano persone che, in qualche specifico settore, abbiano competenze più alte rispetto a quelle del loro dirigente. Rimane però intatto e rilevante il controllo da parte del dirigente sui processi organizzativi e su quelli relativi alla sicurezza.. Per i docenti e le segreterie sarebbe utile un processo di “riduzione e semplificazione” della burocrazia e degli atti amministrativi, per ridare il tempo e le energie necessarie ai processi che fanno la differenza sul piano della qualità del servizio offerto. Scopo di questo progetto di ricerca azione è stato riportare la didattica e il processo di insegnamento – apprendimento al centro delle attenzioni di tutti i soggetti coinvolti: dirigente, docenti, genitori e studenti. Il tema del progetto è il fare scuola e il riflettere sul proprio lavoro per una crescita professionale di tutti i soggetti coinvolti, che ha due dimensioni: una individuale (il docente) ed una collettiva che riguarda la scuola come comunità di apprendimento. L’osservatore: il dirigente scolastico o un soggetto esterno? I punti di forza e di debolezza delle due scelte possibili: È una debolezza il fatto che il monitoraggio sia attuato dal dirigente, che nell’Istituzione scolastica è a capo del personale. È un punto di forza che non ci siano interpretazioni intermedie dei dati e delle situazioni da parte di un soggetto esterno che si frappone fra i docenti e il dirigente scolastico. Un insegnante ha sintetizzato dicendo: n. 7-8 luglio-agosto 2012

“Non mi piacerebbe che il mio dirigente scolastico si facesse un’idea di come faccio lezione in base a quanto riferito da un terzo soggetto.” Altro punto di forza è che il dirigente scolastico attua in prima persona scelte organizzative, amministrative e finanziarie che hanno un impatto sulla didattica e un’osservazione diretta di quanto accade in classe consente di verificare di persona l’efficacia e l’efficienza di quanto deciso in contesti più generali. Un ulteriore punto di forza è legato al poter “toccare con mano” da parte del dirigente alcune oggettive difficoltà della didattica difficilmente descrivibili a parole: alunni con difficoltà di apprendimento, problemi comportamentali, situazioni conflittuali … Un punto di debolezza è dato dal tempo e dalle risorse che il Dirigente scolastico deve investire in un progetto come questo, mentre il corrispettivo in positivo è dato da un risparmio di spesa di un soggetto esterno chiamato a svolgere il monitoraggio. Trasferibilità del progetto e possibili sviluppi Realizzare il monitoraggio richiede competenze specifiche per la stesura del progetto, ma ancor più

per la messa a punto degli strumenti di osservazione e loro modalità d’uso. Credo sia necessario che docenti e Dirigente scolastico trovino il tempo per consolidare un rapporto di reciproca stima e fiducia e quindi per un Dirigente scolastico servono almeno due anni di lavoro in un Istituto prima di imboccare questa strada. Inoltre il tempo necessario è molto perché ogni ora di lezione monitorata richiede un’altra ora per analizzare i dati e stendere le due restituzioni scritte, più il tempo nel caso vi sia anche un colloquio con il docente. Un secondo aspetto è dato dall’ansia che il monitoraggio genera sul docente, ansia che è “l’effetto collaterale” di un mettersi in discussione indispensabile per una vera crescita professionale. Una possibile evoluzione è rappresentata dalla possibilità che alcuni docenti si assumano il compito di osservatori restituendo direttamente i feedback ai colleghi, facendo cadere la funzione di controllo e privilegiando la crescita professionale dei docenti e la documentazione e diffusione delle buone pratiche di Istituto. Questa scelta però toglierebbe al progetto di ricerca-azione alcuni aspetti importanti legati a tutto ciò che il Dirigente scolastico può conoscere e toccare con mano entrando con regolarità nelle classi del proprio istituto. Ringrazio i miei docenti ed i collaboratori per avermi accompagnato con fiducia ed entusiasmo in questo ed altri progetti altrettanto interessanti sviluppati in questo quinquennio di lavoro assieme. Nesler Romano Dirigente scolastico I.C. di Strigno e Tesino 5


SCUOLE DELL’INFANZIA

scuola dell’infanzia provinciale Piedicastello-Vela 50 ANNI

Alle Gallerie per ricordare Per il 50° della scuola è stata allestita la mostra fotografica dal titolo “Dai nonni ai nipoti” dal 19 maggio al 2 giugno 2012 presso le “Gallerie” di Piedicastello: 150 fotografie, grembiulini, portafrutta e altri oggetti appartenuti a qualche ex bambino ora forse nonno; documenti istituzionali forniti dal museo storico archivistico provinciale. Inaugurata alla presenza di molte autorità: gli assessori all’istruzione provinciale (Marta Dalmaso) e comunale (Paolo Castelli), il dirigente del Servizo Istruzione PAT Roberto Ceccato e Miriam Pintarelli dell’ufficio infanzia, Melchiorre Redolfi presidente circoscrizione, Alberto Aprile, presidente della scuola materna, Patrizia Fellin, coordinatrice del circolo. Mostra allestita dai genitori con il contributo della dottoressa Tait del Muse e di Laura Tomasi del comitato di Piedicastello. Patrizia Fellin Coordinatrice pedagogica È stata una giornata di festa per bambini, genitori, insegnanti della scuola sabato 19 maggio 2012. La mostra allestita alle “Gallerie”, con il prezioso lavoro di genitori e abitanti del quartiere che hanno voluto ricostruire le lontane radici della scuola del proprio territorio, i valori che l’hanno orientata, documentandone le trasformazioni educative e sociali intervenute. Una scuola che è nel ricordo di più generazioni, dei primi, importanti anni di vita, dove le esperienze vissute lasciano tracce indelebili. I genitori del Comitato di Gestione non hanno solo lanciato l’idea della mostra, ma si sono impegnati con entusiasmo e passione nella realizzazione, recuperando foto e documenti dagli abitanti del quartiere, consultando gli archivi storico/ fotografici provinciali, coinvolgendo le varie associazioni culturali, dal Comitato feste sant’Apollinare al Comitato per Piedicastello. Ho avuto il piacere di conoscere e lavorare, nei mesi di preparazione della mostra,a fianco di persone entusiaste ed orgogliose del 6

proprio quartiere e della sua storia, testimoni dirette di un passato recente, recuperato e messo a disposizione della collettività, per non disperdere nulla e lasciare memoria alle giovani generazioni. Lasciare memoria, questo è stato l’intento principale della mostra, perché nella nostra epoca, fatta di un consumo veloce, continuo e rumoroso è importante fermarsi, guardare con attenzione e in silenzio per riflettere su un passato che ci ha dato radici profonde, che non dobbiamo tagliare se vogliamo affrontare il nostro futuro. Lasciare memoria in entrambi i sensi, con un occhio alla storia e l’altro alla prospettiva futura: avere salde radici nella cultura dell’infanzia costruita in tutti questi anni ma contemporaneamente ripensarsi per essere sempre più contemporanei, ovvero in grado di rispondere ai bisogni e alle necessità dei bambini e delle famiglie, senza rinunciare agli elementi qualitativi indispensabili. Le sezioni della mostra I sezione: dal 1946 al 1960 Foto, documenti e un prezioso fil-

mato raccontano la quotidianità dei bambini nella prima struttura, situata in via Vason, vicino alla fabbrica dell’ ex-italcementi; la faticosa rinascita del quartiere dopo la guerra. II sezione: 1962 Viene inaugurata l’attuale struttura, dedicata a Rosa Agazzi, al suo giardino d’infanzia, dove un bambino operoso si prepara a diventare il cittadino di domani, partecipe ed attivo nella propria comunità. La realizzazione della struttura è opera di Michelangelo Perghem Gelmi, ingegnere e figura significativa nel panorama delle trasformazioni urbanistiche cittadine e nazionali degli anni ’60; il progetto è diventato logo della mostra. Questa è la sezione che restituisce come le trasformazioni sociali hanno interessato l’istituzione; foto e articoli testimoniano il dibattito e la contrarietà per la costruzione della superstrada che ha lambito il muro della scuola fino alla fine degli anni ‘90. III sezione: oggi e ieri Documenta la vita odierna, le routine scolastiche in un raffronto non solo fotografico con il passato; c’è inoltre, il progetto didattico approntato quest’anno ancorato al quartiere ed al suo territorio, così come è conosciuto ed interpretato dagli occhi dei bambini. Un video con ricordi di chi ha frequentato la scuola e un albero fotografico dei bambini transitati nella scuola dimostrano come la scuola sia il comune denominatore di generazioni, luogo dell’incontro, dell’appartenenza di bambini che hanno rappresentato e rappresentano, per una società consapevole, la speranza di un futuro sempre migliore. n. 7-8 luglio-agosto 2012


n. 7-8 luglio-agosto 2012

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Scuola provinciale dell’Infanzia “L’Officina degli Gnomi” - Villazzano 3 CITTADINI

I primi passi di quelli di domani La Scuola provinciale dell’Infanzia “L’Officina degli Gnomi” di Villazzano 3 è stata ristrutturata e ciò ha comportato il rientro nella sede originaria solo dopo aver ottenuto ospitalità per un anno scolastico nelle scuole dell’infanzia provinciali di Madonna Bianca e di Povo. Al ritorno nella propria sede la meraviglia dei bambini è stata grande, tutto era trasformato e nuovo, irriconoscibile. Abbiamo così colto la sorpresa dei bambini e abbiamo esplorato con loro la nuova scuola e cominciato a riflettere insieme cosa era successo l’anno prima dentro il cantiere chiuso. La nuova scuola La nostra bellissima scuola infatti era frutto del lavoro di tanti, ed abbiamo voluto conoscerli tutti. I bambini così hanno avuto l’occasione di discutere sugli spazi con l’architetto Weber e con il geometra Brugnara e di comprendere l’importanza del risparmio energetico attraverso la presentazione del tecnico delle luci. Per meglio capire cosa possa significare “un progetto”, il gruppo ha raccolto la disponibilità di alcuni genitori (architetti, ingegneri……) che

hanno accompagnato i bimbi nella conoscenza di ciò che passa tra il disegno tecnico e la costruzione. Un scuola però, anche se nuova, necessita di cure continue quindi abbiamo organizzato degli incontri per i bambini con quelle fondamentali figure che molto spesso si fanno intervenire solo in assenza della classe: gli operai del Comune, i giardinieri, la responsabile della catalogazione degli arredi. Questa prima “fetta” di lavoro ci ha permesso di arrivare al momento dell’inaugurazione della scuola pienamente consapevoli delle po-

tenzialità della nostra “casa” ma anche grati nei confronti di tutto quello che ci era stato dato. Il mondo intorno a noi Forse è stato anche il senso di riconoscenza che ci ha indotto ad assumere la lente della interdipendenza tra diritti e doveri. Se noi bimbi abbiamo diritto ad avere una scuola, Le Istituzioni hanno il dovere di mettercela a disposizione; altresì noi abbiamo il dovere di prendercene cura, essere ordinati e rispettosi per preservare la scuola per tante altre classi. La via era segnata: conoscere la realtà che ci circonda attraverso i diritti dei bambini. Abbiamo così scoperto quanti servizi, quante agenzie formative sono disseminate nel nostro quartiere e nella città, basta solo conoscerle e saperle utilizzare. Anche le cose apparentemente più banali e quotidiane a questo punto hanno assunto la giusta importanza: siamo andati a conoscere la farmacia locale, le associazioni culturali, il circolo “Amici di Villazzano 3”, siamo andati a fare la spesa ed alla scuola di danza. Dopo questa “abbuffata” di mondo abbiamo voluto fare un po’ di ordine e ragionare. Il diritto alla salute Abbiamo letto il testo dell’Unicef “L’isola degli Smemorati” e guardato il video allegato, dove si fa riferimento alla “Convenzione Internazionale del Diritti dell’Infanzia” dell’ONU. Abbiamo così scoperto che tutti i bambini hanno il diritto alla salute, cosa che comporta innumerevoli aspetti inattesi. Abbiamo incontrato la dottoressa Calzà delle farmacie comunali, parlato con la dietista Anita Graffer, alcuni membri di associazio-

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ni locali ci hanno insegnato modi diversi di fare sport (tanto che abbiamo organizzato le nostre “Piccole Olimpiadi”), un papà medico ci ha spiegato come conoscere meglio il proprio corpo ed una mamma dentista come occuparci della pulizia dentale; sotto questa luce anche le cuoche della scuola hanno assunto un ruolo fondamentale nel comprendere l’importanza della qualità dell’alimentazione e ci hanno accompagnato anche a fare il pane con una mamma. Grazie agli operai del Comune poi abbiamo piantato e curato direttamente un orto, provando sulla nostra pelle cosa possa significare agricoltura biologica. Ciò è ben diverso dal disegnare la sola piramide alimentare… L’incontro con il territorio I bambini hanno il diritto alla sicurezza, quindi abbiamo incontrato i volontari degli Alpini che tanto fanno a favore di noi cittadini anche e soprattutto nei contesti di catastrofi naturali; abbiamo ripreso in mano la cartina della scuola e, quella che prima era sembrato “solamente” un progetto, è divenuto anche uno strumento per capire come metterci in salvo in caso di pericolo. Per il diritto ad avere un ambiente sano, sono intervenute a scuola delle guardie forestali ed abbiamo fatto visita alla sede LIPU di Trento: i volontari ci hanno spiegato come sia importante essere protagonisti nella tutela della natura e degli animali. Ma prima di tutto i bambini hanno il diritto all’identità che significa innumerevoli cose tra cui avere un nome ed una nazionalità. Siamo n. 7-8 luglio-agosto 2012

perciò partiti dalla comprensione della rilevanza di ogni singola storia personale, attraverso l’aiuto delle informazioni fornite da questionari compilati dai genitori e da una serie di oggetti portati da casa. Uscendo poi dal piano, per così dire, privatistico, abbiamo visitato gli uffici dell’Anagrafe del Comune di Trento, portando così i bambini a conoscenza dell’esistenza di quella che loro hanno ribattezzato “la stanza dei libroni”: il Comune risponde al diritto all’identità registrando ogni atto importante nella vita dei propri cittadini, dalla nascita alla morte. L’Assessore Tomasi, dopo averci accompagnato nella visita, ha rilasciato a ciascun bambino il proprio certificato di nascita. Istruzione e gioco Essendo in una scuola, abbiamo voluto anche affrontare uno dei più importanti diritti dell’uomo: quello all’istruzione. Abbiamo così conosciuto la Coordinatrice pedagogica Stankowski, che ci ha spiegato l’organizzazione del Palazzo Istruzione e fatto comprendere il suo ruolo. Anche la continuità con le scuole elementari, tradizionale tappa per il gruppo dei grandi, è stato vissuto come un momento rappresentativo del diritto all’istruzione. Siamo poi andati a conoscere l’Assessore provinciale Dalmaso ed abbiamo visitato con lei la Sala Depero, dove si ritrova la Giunta. Anche il diritto al gioco è stato valorizzato, utilizzando l’interesse dimostrato dai bambini nei confronti di missili ed aerei. Dopo aver approfondito con studi e giochi il tema, abbiamo incontrato un papà pilota e capito quanto sia importante per tutti avere tempo libero e poter giocare. Un altro papà, insegnante alle scuole professionali, ci ha accompagnato in un percorso

di costruzione con il legno attraverso l’utilizzo di attrezzature specifiche. Consiglio comunale e provinciale Durante questo percorso abbiamo incontrato molti esponenti delle istituzioni locali quindi abbiamo deciso che i tempi erano maturi per affrontare un altro aspetto della vita sociale: la conoscenza del sistema democratico e di come questo possa funzionare per risolvere la totalità di problemi che gli vengono sottoposti. All’inaugurazione della nuova struttura sono intervenuti i responsabili di Circoscrizione e Comune, quindi non abbiamo fatto altro che approfittare della disponibilità dimostrata verso la scuola. Tra tutti vorremmo ringraziare l’Assessore Castelli che, dopo averci aperto le porte dei suoi uffici, ci ha accompagnato presso Palazzo Thun e fatto provare l’esperienza di discutere una proposta in consiglio comunale, facendo accomodare ciascun bambino nei posti dei consiglieri e, con tanto di tesserino identificativo, procedere con la discussione ed il voto. Siamo poi andati a vedere dei veri consiglieri all’opera, questa volta in consiglio provinciale. Siamo infatti stati accolti con tanto entusiasmo dall’Assessore Dalmaso che è a capo del Dipar-

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timento della conoscenza e che ci ha fatto da guida nella sala abbellita dai grandi dipinti di Depero. Davanti a queste immagini ci siamo quasi scordati le nostre domande, ma poi, in gran silenzio, siamo andati a vedere lo svolgimento del consiglio provinciale. Abbiamo potuto così toccare con mano le regole inerenti alla discussione democratica, per esempio il dover parlare uno alla volta. Quei consiglieri, infatti, stavano procedendo con le medesime direttive che le maestre danno a scuola: i bambini quindi hanno potuto comprendere che molte norme di comportamento prescindono da età e contesti. Una cosa che ha colpito molto il gruppo è la disposizione in circolo identitario, dove la posizione del singolo consigliere sta a dimostrare la propria collocazione. Ma i bambini quando meno te lo aspetti dimostrano sempre di essere attratti da cose semplici quanto simboliche: le bandiere. Perché fermarci qui, allora?

dove abbiamo incontrato anche il generale c, curatore della mostra, per poi recarci al Mausoleo di Battisti e alle gallerie di Piedicastello. Così i bambini con grande interesse hanno conosciuto un pezzo di storia di cui ci parlano ancora tanti luoghi e citazioni. La festa dei diplomi Come naturale conclusione del percorso abbiamo pensato di organizzare un momento in cui ringraziare tutte le persone che, con la loro disponibilità e professionalità hanno contribuito alla realizzazione di questo progetto, condividendo con loro la tradizionale festa dei “grandi” di fine anno. La scuola si è allestita esponendo fotografie, video e lavori fatti dai bambini che possano mostrare tratti significati del progetto. I genitori dei bambini di 5 anni e gli invitati hanno potuto assistere al canto di alcuni brani che ci hanno accompagnati in corso d’anno ed alla realizzazio-

ne di una coreografia di ballo sulla musica di Bertoli “Vedere il quartiere”. Dopo una comprensibile commozione da parte dei genitori ed alcune associazioni del quartiere, l’assessore provinciale all’istruzione Marta Dalmaso ha consegnato ai bambini il Diploma di Piccoli Cittadini Italiani. La festa si è conclusa con un rinfresco ad opera delle nostre bravissime cuoche e ausiliarie con dolci e torta di frutta tricolore sullo sfondo musicale degli 883 “grazie Mille”, in cui genitori e invitati si dilettavano in fotografie ricordo con i cappellini e i diplomi dei propri bambini. Da notare i molti apprezzamenti di tutti i genitori, in particolar modo dei genitori di origine straniera che applaudivano e ringraziavano con molta partecipazione ed emozione. In quel momento in particolare abbiamo sentito come non mai che la scuola è parte integrante del quartiere e della comunità. Grazie 1000. Rosa Ianeselli e Lorenza Mosna Insegnanti della scuola dell’infanzia Villazzano 3

Le bandiere Abbiamo deciso di portare a scuola le bandiere con i simboli del nostro territorio. Il Tricolore era già conosciuto, al pari dell’Inno di Mameli, avendo il gruppo l’anno precedente avuto come uno degli sfondi conduttori l’anniversario della nascita del regno d’Italia. Tantissimo successo hanno riscosso le aquile di Trento, della Provincia e della Regione. Per concludere il nostro percorso, gli Alpini di Villazzano e di Trento Sud ci hanno accompagnati a visitare il museo delle Truppe Alpine, 10

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Il mondo degli adulti

GRANDI

Un percorso lungo un anno Un anno nella scuola appena ristrutturata per scoprire come è avvenuta questa trasformazione degli spazi, e collegarsi poi con tutti quelli che stanno “vicino” alla scuola, sul territorio, ma anche nel lavoro che portano avanti. Tanti gli obiettivi educativi e didattici che sono stati affrontati in un percorso per i bambini grandi della scuola dell’infanzia provinciale “Officina degli Gnomi” di Trento, ricco di uscite ed esperienze. Il punto di partenza Voglio sottolineare in particolare alcuni aspetti che trasversalmente hanno caratterizzato il modo di operare delle insegnanti e altri specifici di questo progetto. La programmazione sviluppata a par-

meri, lunghezze, misurazioni sono diventati comprensibili in riferimento alle spiegazioni sui progetti di riorganizzazione degli spazi della scuola, anche dopo un confronto tra l’edificio vecchio e quello nuovo. I grandi incontrano i bambini

tire da un primo evento forte: il rientro nella sede scolastica dopo un anno di lontananza, la scoperta del nuovo assetto e la voglia di capire come è nato tutto questo. Da qui l’idea dei primi inviti dei bambini a quelle persone che direttamente avevano progettato e realizzato la “nuova” scuola. Un forte stimolo per i bambini ad osservare tutte le novità con attenzione anche ai dettagli, un’occasione per affrontare tanti argomenti con “gli specialisti” che hanno risposto ai bambini in modo concreto e avvincente. Così per esempio nun. 7-8 luglio-agosto 2012

La programmazione evolve poi tappa dopo tappa seguendo le domande dei bambini, che portano ad aprire la pista dei “diritti e doveri” di tutti, piccoli e grandi, perché cittadini di una città, di uno stato. Un progetto non già predefinito, quindi, ma costruito con e per i bambini della scuola. I tanti incontri che si sono succeduti nel corso dell’anno hanno arricchito tutti i protagonisti: i grandi, che poche volte hanno l’opportunità di incontrarli, questi bambini, durante l’esercizio della loro professionalità. Ho potuto percepire direttamente o indirettamente dai racconti delle insegnanti e dei bimbi, quanto anche per gli adulti fosse singolare l’esperienza di quest’incontro, quanto il piacere di avere i bambini come interlocutori. Nessuno si è tirato indietro dopo essere stato invitato, tutti si sono preparati, qualcuno anche con un po’ di preoccupazione, perché non si è abituati a raccontarsi a bambini così piccoli.

I bambini, normalmente molto lontani dal lavoro dei grandi, di cui poco o niente sanno rispetto al senso, al valore, ma anche agli “strumenti” del mestiere. Quanto può essere affascinante per loro guardare più da vicino questo mondo degli adulti che sembra lontano, ma poi si mostra e si fa capire, per essere riportato dentro la scuola, nel piccolo del loro mondo, delle loro relazioni uno con l’altro, nel rispetto reciproco, nella collaborazione per progetti che si possono condividere. Le insegnanti che hanno saputo con pazienza e passione costruire un articolato programma, cercando anche una bibliografia che potesse sostenere la loro ricerca ed altri testi da utilizzare direttamente con i bambini. Anche con l’aiuto delle bibliotecarie hanno così trovato collane specifiche con libretti su “i bambini senza scuola”, sul “la bambina senza nome” e altre ancora. Anche la Collana della PAT “Salute e infanzia” è stato utile per parlare di argomenti d’igiene come placca e pidocchi. Valori importanti I bambini, anche se non hanno ricordo di ogni passo, di ogni anello del loro ultimo anno alla scuola dell’infanzia, si portano via, accanto al ricordo di un anno pieno di eventi, una forte consapevolezza dell’importanza e del valore della propria identità, dell’importanza che hanno convivenza e condivisione e la chiara percezione che diversità di saperi e di modi di essere possono diventare risorsa per tutti. Scuola dell’infanzia, quindi, come occasione per apprendere saperi e linguaggi culturali legati al sentirsi fortemente cittadini, insieme, tutti, e “prendere il volo” verso nuove esperienze con l’idea di crescere e contribuire a costruire il mondo di domani. Un progetto, un percorso, che accanto all’apprendere insegna ad essere. Ruth Stankowski Coordinatrice pedagogica 11


Formazione A BILINGUISMO

Un cervello, due lingue “Un cervello, due lingue: fatti linguistici e benefici cognitivi del bilinguismo infantile” questo il titolo dell’iniziativa svoltasi il 18 e 19 aprile 2012 presso il Palazzo dell’Istruzione a Trento promossa dall’Ufficio Infanzia del Servizio Istruzione. Due incontri seminariali, inseriti nel percorso di formazione “La lingua, esperienza di incontro culturale e di acquisizione di significati”, rivolto agli insegnanti della scuola dell’infanzia, condotti da Antonella Sorace, docente dell’Università di Edimburgo, esperta di bilinguismo e fondatrice del Centro “Bilingualism matters” impegnato in tutta Europa nella diffusione di una corretta informazione sul bilinguismo. Una realtà in espansione Le famiglie bilingue, formatesi a motivo di una maggiore mobilità internazionale, sono sempre più diffuse sia in Italia che nei paesi europei. La presenza di più lingue e culture è una realtà nelle scuole a partire dalla scuola dell’infanzia, ma spesso, il bilinguismo infantile continua ad essere oggetto di pregiudizi alimentati dalla mancanza di informazione. È importante quindi avere una corretta informazione sul bilinguismo: conoscere quali sono i pregiudizi più diffusi e quali sono i vantaggi che

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comporta per il cervello del bambino bilingue. Questa in sintesi la proposta della professoressa Sorace, che evidenzia come la possibilità di far crescere i bambini bilingui nelle comunità dove si parlano lingue minoritarie e d’immigrazione, sia un’occasione preziosa assolutamente da non perdere.

stente: il parlare perfettamente due lingue. Il bilinguismo perfetto non esiste: essere bilingue infatti significa usare due o più lingue regolarmente, ma non parlare due lingue perfettamente. Si definisce bilingue un bambino che parla italiano e inglese? O albanese e italiano? E italiano e dialetto trentino oppure cimbro e italiano? Si. Sono tutti ugualmente bilingui, non c’è nessuna differenza sul piano linguistico e cognitivo nell’uso di due forme linguistiche, esiste piuttosto sul piano politico sociale, un atteggiamento diverso verso le lingue, che riconosce una lingua parlata diffusamente come lingua prestigiosa e una lingua minoritaria meno. Molti credono che imparare due lingue possa rallentare lo sviluppo cognitivo del bambino, o che il bilinguismo possa provocare confusione tra le due lingue con la conseguenza di non parlarne bene neanche una. Altri ritengono che il bilinguismo sia utile solo se entrambe le lingue sona ad ampia diffusione. Queste opinioni sono senza fondamento e spesso finiscono per influenzare la vita di quei bambini che avrebbero l’opportunità di crescere bilingui.

Il bilinguismo che cos’è? In che cosa consiste effettivamente il bilinguismo? Chi si può considerare bilingue? Molti intendono per bilinguismo una situazione inesi-

Pregiudizi e vantaggi del bilinguismo La ricerca scientifica sul cervello bilingue dimostra che crescere con due o più lingue comporta non solo l’accesso a due culture, ma conferisce benefici in termini di capacità di apprendimento e flessibilità mentale, che persistono nella vita adulta. Bisogna partire dal fatto che il cervello è perfettamente in grado di gestire più lingue contemporaneamente fin dalla nascita. In ambiente bilingue i bambini di pochi mesi distinguono foneticamente e ritmicamente le loro due lingue, anche se queste sono simili, e imparano qualsiasi lingua senza sforzo. Il bilinguismo infantile è diverso dall’apprendimento di una seconda lingua da adulti: è un processo spontaneo che avviene se il bambino ha frequenti occasion. 7-8 luglio-agosto 2012


Il contesto scolastico e la comunità

ni di sentire due lingue e motivazione per usarle. Parlare due o più lingue non rallenta lo sviluppo cognitivo anzi, presenta una serie di vantaggi: - permette una maggiore conoscenza spontanea della struttura e del funzionamento delle lingue, abilità che facilita nell’imparare a leggere; - consente un precoce “decentramento cognitivo”cioè di essere consapevoli che le altre persone possono vedere le cose da una prospettiva diversa, con effetti positivi sulla futura vita sociale; - aumenta la capacità di attenzione esecutiva e concentrazione: l’esperienza ripetuta di inibire una lingua quando si parla l’altra si riflette in altre attività, migliorando l’abilità di eseguire più compiti cognitivi contemporaneamente o in successione; - facilita nell’apprendimento di altre lingue. In conclusione, i bambini bilingui possiedono più strumenti per risolvere problemi, hanno una marcia in più, non si parla di più o meno intelligenza ma di più efficienza nella vita quotidiana. Aspetti rilevanti per lo sviluppo bilingue Fattori significativi per lo sviluppo bilingue riguardano la quantità e la qualità d’esposizione del bambino all’input linguistico: la varietà dei parlanti, nativi e non, la varietà dei registri che vengono usati. In relazione all’età di esposizione alla seconda lingua possiamo avere: bilingui simultanei (due lingue dalla nascita), bilingui consecutivi n. 7-8 luglio-agosto 2012

(la seconda lingua appresa durante l’infanzia) e bilingui adulti (la seconda lingua appresa dopo la pubertà). La precocità di esposizione non sempre rappresenta un vantaggio e non garantisce la padronanza futura della lingua, i fattori qualitativi e la continuità di esposizione sono i fattori determinanti. Un grande peso ha la famiglia: il bambino bilingue può essere incoraggiato da un contesto familiare curioso e aperto alla conoscenza e può essere al contrario penalizzato da un ambiente poco stimolante. Il bilinguismo si sviluppa secondo gli stessi principi del monolinguismo. Le famiglie spesso si interrogano sulle strategie da adottare: parlare in casa solo la lingua di adozione? mantenere regole rigide su quando e con chi parlare nella lingua madre? Non esiste un metodo che funziona per tutti: quello ‘un genitore-una lingua’, forse il più conosciuto, non è l’unico e non sempre funziona al meglio. Vi sono altri metodi che si possono adottare, per esempio, ‘solo lingua minoritaria a casa e lingua di maggioranza fuori casa’ (o viceversa). È importante ricordare che avere genitori che parlano lingue diverse non garantisce, di per se stesso, il bilinguismo. Per imparare due lingue i bambini hanno bisogno di sentirle parlare entrambe in misura sufficiente e avere frequenti opportunità di uso, attraverso relazioni interpersonali, ma anche grazie a libri, video, giochi, e altri materiali. Questo è essenziale in particolare per una lingua minoritaria, dato che l’acquisizione dell’altra lingua di maggioranza è assicurata per il fatto di usarla come lingua standard.

Il miglior periodo per diventare pienamente bilingui è la primissima infanzia (entro i 5 anni), ma è vero che l’esposizione sistematica ad una seconda lingua in età scolare, avvantaggia dal punto di vista cognitivo. Se c’è input in entrambe le lingue, il bilinguismo viene mantenuto anche quando una delle due lingue diventa dominante. Un discorso a parte merita l’atteggiamento delle famiglie, delle scuole e della comunità nei confronti del bilinguismo: si lamenta spesso che i bambini rifiutano la lingua minoritaria regionale o di immigrazione, in realtà i bambini si rendono facilmente conto se una lingua non viene considerata ed apprezzata. E’ quindi fondamentale uno sforzo comune in tal senso per rendere consapevoli i bambini che entrambe le lingue sono stimate e che si possono utilizzare in tutte le situazioni. L’associazione “Bilinguismo conta”, filiale del centro Bilingualism matters, che in autunno aprirà una sede anche in Trentino, lavorerà in questa direzione. La docente Sorace ricorda che l’esperienza, in corso in vari Paesi europei, dimostra che tutti i gruppi, una volta venuti a conoscenza dei benefici che l’educazione bilingue comporta, si sentono incoraggiati a perseguire lo scopo di un bilinguismo attivo, sviluppando iniziative, coinvolte nelle realtà linguistiche locali. Daniela Gabrielli Ufficio Infanzia Dipartimento della Conoscenza

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Formazione B PRIMA INFANZIA

Sistema integrato dei servizi educativi Due sono stati gli appuntamenti che l’ufficio infanzia ha promosso per i dirigenti, gli amministratori e i coordinatori dei servizi per la prima infanzia con Aldo Fortunati, direttore dell’area formazione dell’Istituto degli Innocenti di Firenze, il 15 marzo e il 10 maggio 2012 . La presenza di Fortunati, figura di spicco nel mondo dell’infanzia e profondo conoscitore dei servizi per l’infanzia, è stata l’occasione per intrecciare il dibattito sui servizi della prima infanzia che attualmente anima la nostra realtà con quello che avviene a livello nazionale. Conoscere il sistema integrato I due seminari hanno avuto come tema guida “il sistema integrato dei servizi” e l’intento è stato quello di fornire uno spaccato culturale e di conoscenza del sistema integrato dei servizi a livello nazionale, oltrechè le linee di orientamento, le tendenze emergenti sulla governance che tale sistema richiede. In particolare, nel primo intervento, Fortunati ha presentato lo scenario culturale e storico dello sviluppo dei servizi con uno sguardo allo sviluppo delle normative e alle tendenze emergenti nella logica della qualità e sostenibilità delle politiche per l’infanzia. La combinazione di qualità e sostenibilità dei costi sono gli aspetti per il futuro sviluppo del sistema dei servizi. Ha ripercorso i passaggi significativi dell’evoluzione degli asili nido, dalla dimensione assistenziale a quella educativa, al raggiungimento dell’identità di servizio educativo, alla definizione di una pedagogia specifica differenziandosi così dalle altre agenzie educative. Particolarmente significativi sono stati gli ultimi 20 anni che hanno portato innovazioni e segnato passaggi culturali di rilievo, tra cui la sperimentazione di nuove tipologie di servizio e dei servizi integrativi, la presenza del privato fra 14

i soggetti coinvolti nella gestione dei servizi, l’idea dei servizi come dimensione educativa anche per le famiglie e come servizi fondamentali e l’affermazione della nozione di sistema integrato. La funzione di governance Le tipologie di servizio, definite nel “Nomenclatore Interregionale” (lo strumento di mappatura e classificazione dei servizi), sono distinte in 2 grosse aree quella del nido (comprendente nidi, micronidi…) e dei servizi integrativi (comprendenti spazi gioco, centri per bambini e genitori e nidi domiciliari), per ognuna delle quali sono declinante le caratteristiche che le specificano e che le rendono riconoscibili. La nozione di sistema integrato pubblico/privato ha portato ad una diversificazione e plurali-

tà dei soggetti coinvolti nella gestione dei servizi per l’infanzia e la tendenza al pluralismo è diventato aspetto importante per la gestione e diffusione dei servizi. Per avere garanzia deve però poggiare su elementi essenziali quali, la coerenza di regole condivise, dimensione di scambio e conoscenza delle parti e di come si relazionano. Lo sviluppo del protagonismo privato ha posto in campo il tema della funzione di governance. Le esperienze dimostrano che il pluralismo funziona se la parte pubblica si assume responsabilità e funzioni di governance che vanno esercitate attraverso definizione di regole, e azioni di regolazione e controllo. Garanzia e sviluppo della qualità Due sono le direzioni complementari verso cui la governance deve tendere: la garanzia della qualità e lo sviluppo della qualità. Alla luce del quadro illustrato tre sono le linee di tendenza, la diversificazione delle tipologie dei servizi, la diversificazione dei soggetti titolari e gestori e la disparità territoriale e le liste di attesa. A livello nazionale vi è una netta disparità di sviluppo e diffusione dei servizi. Sono ridotte le aeree regionali che hanno raggiunto la percentuale di copertura del 33% come indicato dall’obiettivo di Lisbona. Degno di nota il dato trentino, si è raggiunta la percentuale media del 27% di copertura complessiva posti, ma nella comunità territoriale della valle dell’Adige si è raggiunto il 48% di copertura. Altri elementi di disparità riguardano l’opportunità di accesso e accessibilità ai servizi dei bambini e n. 7-8 luglio-agosto 2012


gli standard (ovvero gli indicatori di adeguatezza) ambientali e organizzativi che vengono definiti a livello regionale. Il problema delle tariffe è ancora un limite per le famiglie di scegliere l’iscrizione ai servizi dei loro bambini. Qualità e costi… il tema attuale Con il secondo incontro si è entrati più nel vivo della conciliazione qualità e costi di gestione e quale relazione tra essi vi sia. Parlare di costi e non solo di qualità è ormai necessario e opportuno perché mantenere un equilibrio tra i due aspetti è il modo migliore per coltivare la prospettiva dello sviluppo sostenibile dei servizi. Un dato certo è che non esiste una netta relazione proporzionale tra costi e qualità, ovvero al maggior costo non corrisponde maggiore qualità. Esiste una dimensione di possibile solidarietà tra tenuta dei costi e tenuta della qualità, un punto di raccordo che va ricondotto allo standard. Identificare degli standard organizzativi e funzionali che identificano la qualità attesa è la premessa per attivare una gestione mirata e razionale delle risorse disponibili. Ad esempio il costo del

personale è la principale espressione del costo del servizio, esso è un predettore della qualità e un predettore del costo del servizio. La linea è l’introduzione di forme di razionalizzazione di alcuni “servizi interni”, quali la cucina, tra il numero di servizi presenti e la pianificazione territoriale. L’intento è produrre espansione del sistema con abbassamento dei costi. Altro esempio è riferibile al rapporto numerico educatore/bambino che non va ridotto al mero rapporto, ma declinato nel quadro organizzativo complessivo del servizio. La definizione degli standard La definizione degli standard è compito preliminare e va definita a livello normativo, alla quale deve seguire un’adeguata attuazione degli standard. Spesso gli standard sono definiti secondo condizioni ideali e non corrispondono a condizioni minime. Ciò richiede di rovesciare la prospettiva, cioè creare un modello di servizio che consente di garantire nello standard minimo, una buona qualità del servizio. Pertanto lo standard definito nella norma deve essere

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compatibile con i servizi esistenti e non dettato dal concetto di ideale. La prospettiva è quella di considerare la realtà esistente , fissare un livello sotto il quale non si può andare, ma che lascia possibilità di sviluppo. Il rischio altrimenti è di rimanere prigionieri di realtà che hanno raggiunto livelli di eccellenza ma che oggi fanno fatica ad individuare margini di sviluppo. Oggetto di studio in questi anni in diverse realtà italiane è stato l’elaborazione di “sistemi di valutazione della qualità”, consapevoli che la valutazione è uno strumento della governance del sistema di servizi atta a garantire una buona qualità dell’offerta di servizi a tutti i cittadini. Sulla relazione costo e qualità c’è ancora molto da lavorare e la direzione da intraprendere è quella di razionalizzare i costi mantenendo e valorizzando la qualità. In conclusione, i due seminari hanno rafforzato l’idea che è possibile orientarsi nella direzione dello sviluppo sostenibile delle politiche per l’infanzia attraverso la chiarezza sull’identità di sistema, la definizione di regole e la disponibilità di risorse adeguate. Monica Dalbon 15


scuola dell’infanzia “Crosina Sartori” Trento

gliere giocattoli, libri e spiegando che con una telefonata alla Protezione Civile di Trento avrebbe ricevuto tutte indicazioni su come farlo. Sabrina Riminucci

TERREMOTO

Protezione civile “bambini” I bambini della scuola dell’infanzia Crosina Sartori di Trento hanno avuto l’idea di raccogliere materiale scolastico, libri e giochi per i bambini delle zone terremotate in Emilia Romagna. Breve resoconto della maestra e di una madre. La mamma In attesa di accompagnare in qualità di mamma di una grande della sezione “giganti”, maestre e bambini nella visita al castello, sono stata invitata dalla maestra ad unirmi alla classe per un’altra attività. La maestra Loretta teneva aperto un atlante e i bambini erano seduti in cerchio; ho preso posto anch’io all’interno del cerchio. Sull’atlante si poteva chiaramente vedere lo Stivale multicolore. Il dito della maestra era è puntato sulla regione Emilia Romagna. Ho quindi compreso quale intenso momento di ascolto ed introspezione stessero vivendo i bambini. Atlante e mappamondo non erano, infatti, una novità assoluta per i bambini, ma il così vicino terremoto dell’Emilia, quello sì. La maestra chiedeva cosa si vedesse su quella pagina, la risposta è stata “L’Italia” e ancora “vedete qui? Questa è l’Emilia Romagna, dove, come già sapete, c’è stato il terremoto.” La maestra ha quindi invitato i bambini alla riflessione: “che cosa noi bambini possiamo fare per questi nostri amici in difficoltà?”. Li ha poi invitati a chiudere gli occhietti rimanendo fermi e in silenzio, adulti compresi, e ad esprimere il loro pensiero. Ho ascoltato risposte diversissime e tutte assolutamente autentiche, 16

ora la presa di coscienza dei limiti pratici di certe soluzioni col ricorso ad elementi immateriali come il pensiero, ma anche un simpatico tocco di sano egoismo, pur in linea col generale altruismo ed anche un equilibrato senso del superfluo:

“Maestra, potremmo portare là delle case di mattoni già fatte, se è troppo difficile farle là”. “Maestra, sarebbe bello andare là in tanti e stargli vicino. Ma come si fa? Magari possiamo dirgli che col pensiero gli siamo vicini.” “Maestra potrei regalare alcuni dei miei libretti un po’ rotti da aggiustare”. “Maestra potrei regalare la mia bicicletta troppo piccola”. Insomma di fronte ad eventi forti, i bambini sollecitati alle possibili soluzioni, rispondono con grande energia, che è bene incanalare in maniera concreta come ha fatto la maestra, proponendo di racco-

La maestra Da molto tempo a scuola diamo spazio a discussioni con i bambini su argomenti vari, anche su fenomeni atmosferici che colpiscono il nostro pianeta. In una di queste conversazioni, i bambini, dopo aver chiuso gli occhi e pensato hanno esposto frasi che hanno molto colpito e stupito noi insegnanti: Amici voi siete lontani e noi non possiamo venire tutti i giorni da voi ad aiutarvi, ma il cuore è sempre con voi. (Francesco) Io vorrei mandarvi una casa di mattoni così non rimanete più nelle tende. (Giulia) Oggi piove e allora io ho pensato di mandarvi un impermeabile e le scarpe così non vi bagnate. (Gabriella) Maestra io ho una scatolina di soldini, posso portarla per quei bambini? (Daniele) Amici, appena sono grande vengo da voi ad aiutarvi. (Francesco) Loro stessi hanno avuto l’idea di raccogliere materiale scolastico, libri e giochi per “non lasciarli soli”, “perché cosi’ forse sorridono un pochino e sono contenti” , “ forse con i nostri giochi si dimenticano di quel brutto terremoto che ha distrutto tutto”. Un’ insegnante della scuola si è messa quindi in contatto con il centro Federazione Psicologhe per i popoli di Trento, che fanno parte della protezione civile operanti nelle zone terremotate e precisamente a San Felice sul Panaro. È stato quindi dato avvio a questa raccolta. Cercheremo di mantenere il contatto anche durante l’estate e il prossimo anno scolastico con questi nuovi amici e chissà se un giorno potremo anche vederci. Maestra Loretta n. 7-8 luglio-agosto 2012


il dossier dentro l’inclusione il dossier le linee guida il protocollo Buone pratiche: IC Ala Laboratorio L2 Primaria Sanzio IC TN5 Riflessione sulla cittadinanza Il Centro Formazione Insegnanti Millevoci: Mostra e contributi

NUOVA CITTADINANZA Strumenti normativi, esperienze e riflessioni sulla scuola inclusiva Inserto a cura di: Mario Caroli Interventi di: Laura Bampi, Manuela Broz, Mario Caroli, Laura Corelli, Franca Gottardi, Almarosa Laurenti, Elena Pasolli, Maria Pedrazzoli, Francesca RapanĂ , Stefania Plotegher, Paola Strafellini n. 7-8 luglio-agosto 2012

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il dossier INCLUSIONE

Parola chiave d’inizio e fine scuola Perché un dossier monografico sul tema della “Nuova cittadinanza” e, più specificatamente, sulla realtà della scuola (e della società) sempre più “multi/” e, si spera, anche “inter/culturale”? Dobbiamo confessare con una brutta espressione che “non ci sono fatti nuovi”, nel senso di interventi eclatanti o di svolte nelle decisioni che riguardano questo settore, che ci hanno spinto a fare questa scelta; ma ci sono tanti piccoli e grandi segnali che ci hanno convinti a dedicare il dossier dell’ultimo numero della rivista prima della pausa estiva. Norme, imput per riflessioni e supporti per la didattica L’inizio dell’anno scolastico appena concluso, 2011/2012, ha avuto come “parola chiave” nella scelta delle sedi sul territorio per l’inaugurazione ufficiale proprio “inclusione”, insieme a solidarietà e legame col territorio. Nella sede del Centro di Formazione Professionale – UPT (Università Popolare Trentina) di Cles, accanto all’intera comunità scolastica, a tanti rappresentanti del territorio ed all’associazione di solidarietà che stava ultimando la costruzione di una scuola in Kenia, c’era stato un momento particolarmente toccante col breve racconto del viaggio di alcuni profughi PRESENZA ALUNNI STRANIERI (VALORI PERCENTUALI) 2011/2012

12,58%

Scuola dell’infanzia Primaria

12,32%

Secondaria di 1° Grado

11,56%

Secondaria di 2° Grado

7,36%

Formazione Professionale TOTALE

20,04% 11,26%

ALUNNI STRANIERI PER NASCITA

Primaria Secondaria di 1° Grado Secondaria di 2° Grado Formazione Professionale

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nati all'estero nati in Italia nati all'estero nati in Italia nati all'estero nati in Italia nati all'estero nati in Italia

2009/10

2010/11

2011/12

48% 52% 77% 23% 87% 13% 94% 6%

44% 56% 72% 28% 86% 14% 92% 8%

39% 61% 67% 33% 85% 15% 89% 11%

giunti in Trentino dal Nord Africa e rimasti a contatto con la scuola di Cles. Esperienze di accoglienza e di inclusione di studenti stranieri, di internazionalizzazione e confronto “con il mondo che c’è ormai dentro ogni scuola” erano state presentate anche all’Istituto “Martini” di Mezzolombardo e nell’aula magna della scuola secondaria di primo grado “Manzoni” dell’Istituto Comprensivo “Trento 6”. Nel corso di questo anno scolastico c’è stata, poi, l’approvazione delle Nuove Linee guida per favorire l’inserimento degli studenti stranieri delle istituzioni scolastiche e formative della Provincia di Trento, e – come motiva Manuela Broz nelle pagine seguenti – da settembre, con l’inizio del nuovo anno scolastico, si organizzeranno incontri territoriali per la presentazione del testo. Sempre in aprile di quest’anno, è stato approvato il Protocollo d’intesa per il funzionamento del Centro interculturale Millevoci (dopo quello firmato nel 2002), proprio perché la situazione normativa e istituzionale è profondamente mutata in relazione al mutato contesto sociale – come ci spiega Laura Bampi - con “nuovi cittadini” che sono fra noi, studiano, vivono, lavorano e quindi fanno parte a pieno titolo del nostro contesto sociale e culturale. Nei primi giorni di maggio, il Centro Millevoci ha organizzato tre giornate con una sorta di “porte aperte” per l’accoglienza e l’integrazione, alternando momenti di riflessione con esperti nazionali a presentazione di progetti di soggetti vari del territorio che operano sulla stessa tematica, il tutto sullo sfondo di una mostra ricca e documentata di libri e strumenti per docenti ed operatori. In questi giorni è in stampa un apposito opuscolo, curato da Laura Bampi e Maria Arici, solo sulla “Normativa” per una nuova cittadinanza, nella collana “Didascalie strumenti”, che verrà diffuso con l’avvio del nuovo anno scolastico. In ottobre, il Centro Formazione Insegnanti di Rovereto, ha organizzato un Seminario nazionale dal titolo Formarsi ad un ethos interculturale. Un viaggio esplorativo nelle scuole italiane” (ne parliamo a parte). Alla sintesi di tutto ciò, abbiamo aggiunto tre esperienze significative dalle scuole e la cronaca di un recente incontro pubblico a più voci sul tema della cittadinanza. C’è abbastanza materiale per fare il punto e rilanciare dibattito e iniziative. Mario Caroli n. 7-8 luglio-agosto 2012


Riferimenti normativi LINEE GUIDA

Approvate il 20 aprile 2012 In data 20 aprile 2012 la Giunta Provinciale ha approvato con la delibera n. 747 le Linee guida per favorire l’inserimento degli studenti stranieri delle istituzioni scolastiche e formative della Provincia di Trento”. Dal prossimo settembre si organizzeranno incontri territoriali per la presentazione del testo, diamo qui una breve anticipazione dei contenuti e delle finalità del documento. Le precedenti Linee Guida erano state approvate nel 2006, nel frattempo la situazione nelle scuole è andata via via cambiando, sia per le molte innovazioni di carattere generale che hanno investito nel complesso il mondo della scuola, sia per quanto riguarda lo specifico degli studenti stranieri, presenti in numero sempre maggiore nelle scuole come nella società, e destinatari di azioni specifiche e mirate alla loro integrazione scolastica e sociale. La stesura del nuovo testo Si è resa necessaria una nuova stesura delle Linee Guida per diffondere in tutte le istituzioni scolastiche e formative conoscenze aggiornate sul tema dell’intercultura, dell’accoglienza, dell’apprendimento linguistico e della promozione del successo scolastico e formativo anche in risposta ad alcuni bisogni specifici segnalati nel tempo da molte scuole.

n. 7-8 luglio-agosto 2012

Con il contributo di diverse professionalità è stato steso un testo che affronta la tematica da vari punti di vista e che cerca di trattare in modo completo tutti gli aspetti legati alla vita scolastica degli stranieri, compresa la necessità di contatto fra scuola ed extrascuola, affrontando dunque anche il tema dell’educazione interculturale quale mission della scuola di oggi, per contribuire a costruire una società aperta ed inclusiva in cui sia bandita ogni forma di discriminazione, in linea con le raccomandazioni del Consiglio d’Europa. La definizione delle professionalità Il testo, senza voler dare ricette prestabilite rispetto a specifiche problematiche, entra nel merito dei temi principali, fornisce indicazioni e spunti di riflessione, unitamente ad alcune proposte motivate. Vengono così definiti i compiti delle diverse professionalità che nella scuola lavorano con gli studenti stranieri: il facilitatore linguistico, il mediatore interculturale, il referente per le iniziative interculturali, tutte risorse preziose a disposizione delle scuole, a condizione che sappiano agire in sintonia e con una progettualità comune al consiglio di classe. Viene sottolineata l’importanza che le varie azioni anche specialistiche non siano avulse dal lavoro della classe, cui lo studente straniero deve esser sempre ancorato, seppur con una differenziazione dei percorsi. Quanto al percorso didatti19


Chi è lo studente straniero?

co personalizzato non si è ritenuto opportuno dare modelli o schemi predefiniti, ma si sono evidenziati criteri e sono state suggerite piste di riflessione per la stesura, demandando alla responsabilità dei singoli consigli di classe la scelta, ad esempio, dei contenuti da privilegiare, in relazione alle competenze da sviluppare prioritariamente. Italiano L2 e lingua d’origine In tema di valutazione dei percorsi sono state date indicazioni anche di dettaglio, che vanno di volta in volta contestualizzate, e che hanno alla base la necessità di garantire coerenza fra percorso di insegnamento/apprendimento e percorso di valutazione. Fondamentale e ricco di spunti di riflessione e di indicazioni è il capitolo sull’insegnamento dell’italiano come lingua seconda, altrettanto significativo è il capitolo sul mantenimento delle lingue d’origine, ove si segnala con chiarezza che la prospettiva di far abbandonare la lingua madre per far apprendere più velocemente l’italiano è del tutto infondata dal punto di vista scientifico. La parte riguardante l’orientamento stimola una riflessione in relazione al fatto che a tutt’oggi la gran maggioranza degli studenti di origine straniera è in ritardo negli studi e spesso per il secondo ciclo si trova nella condizione di effettuare una “scelta obbligata” verso i percorsi di formazione professionali. 20

Dopo questa breve rassegna che ha unicamente lo scopo di stimolare l’interesse verso il documento e di invitare alla lettura, pare utile concludere con una provocazione, riprendendo in forma interrogativa il titolo del capitolo n. 2: “chi è lo studente straniero?” Nel testo si ricorda come sotto la dicitura “studente straniero” si raggruppi in realtà una pluralità di situazioni ma che ciò che è fondamentale, dal punto di vista scolastico, è l’ effettiva personalizzazione dei percorsi. Diverse debbono essere, ad esempio, le strategie di accoglienza e di supporto per i minori stranieri non accompagnati, che abbisognano da subito di interventi di tutela e di valorizzazione delle competenze pregresse, da quelle per i minori stranieri giunti per adozione internazionale, per i quali essendo prioritario instaurare legami significativi con le nuove famiglie, l’inserimento scolastico può avvenire in un secondo momento. Nel paragrafo si è voluto trattare anche degli studenti Sinti e Rom, soffermandosi in particolare sui loro specifici bisogni formativi, in quanto, benché la loro presenza sia oramai consolidata in alcune zone della nostra provincia, il processo di integrazione scolastica è ancora piuttosto difficoltoso e necessita di una forte personalizzazione dei percorsi. Con le altre diversità Il riconoscimento di diversità fra gli studenti stranieri, o di origine straniera, va a sommarsi alle tante diversità presenti anche fra gli altri studenti, gli “autoctoni”, che a loro volta hanno bisogni specifici. È solo ponendo al centro tali bisogni, riconoscendo le competenze pregresse, valorizzando percorsi diversi, realizzando strategie mirate, che è possibile un lavoro proficuo nelle classi delle scuole di oggi, sempre più eterogenee da tanti punti di vista fra cui anche quello linguistico e culturale. Manuela Broz Dirigente scolastico con incarico presso il Dipartimento della Conoscenza n. 7-8 luglio-agosto 2012


Centro interculturale Millevoci IL PROTOCOLLO

Per il funzionamento del Centro Con D.P. n. 746 del 20 aprile 2012 è stato rinnovato il Protocollo d’intesa per il funzionamento del Centro interculturale Millevoci. Il precedente protocollo era stato firmato nel 2002. Rinnovo necessario per la situazione normativa e istituzionale profondamente mutata e per il cambiamento del contesto sociale sul territorio, con “nuovi cittadini” che sono fra noi, studiano, vivono, lavorano e quindi fanno parte a pieno titolo del nostro contesto sociale e culturale.

Una programmazione mirata Il nuovo protocollo ripropone un Centro interculturale più all’altezza della situazione attuale, con l’obiettivo di trovare le giuste sinergie di intervento tra i diversi soggetti che operano nell’importante settore dell’integrazione e della convivenza. La condivisione da parte di più soggetti che a diverso titolo, in tema di intercultura, operano sul territorio provinciale, permetterà quindi una programmazione più mirata, evitando anche di disperdere energie e risorse umane e finanziarie. L’interazione positiva tra nuovi e vecchi cittadini non si origina infatti dalla sola convivenza, ma è un programma di lavoro che deve vedere impegnati soggetti del pubblico e del privato sociale in azioni quotidiane volte a facilitare le relazioni tra le persone, avviare progetti interculturali, promuovere la formazione degli operatori. Nel protocollo sono coinvolti vari settori della Provincia: Servizio istruzione, Cinformi, Sistema bibliografico trentino, Comune di Trento, Consorzio dei Comuni (per un collegamento con il territorio che si sostanzi su tutta la provincia), Forum trentino per la Pace (per un collegamento diretto con le associazioni che lo compongono), Iprase Trentino, Centro per la formazione degli insegnanti di Rovereto, Centro per la formazione alla Solidarietà internazionale (per un’offerta formativa adeguata e per l’attività di ricerca), Università (in particolare per la formazione iniziale dei docenti). Le finalità e le attività Finalità principale del protocollo è quella di realizzare iniziative a carattere interculturale rivolte alle istituzioni scolastiche e formative e alla comunità che inn. 7-8 luglio-agosto 2012

teragisce con le stesse. Il Centro diventa per questo luogo di progettualità e laboratorio di idee per valorizzare la ricchezza delle differenze facilitando in questo modo il riconoscimento identitario e il diritto di cittadinanza per tutti. L’esperienza, supportata da un pensiero scientifico e pedagogico, ci ha dimostrato come, con gli strumenti adeguati, sia possibile costruire una scuola in grado di trasformare le novità e le eventuali criticità che si possono venire a creare in presenza di nuovi “compagni di banco”, in opportunità di crescita, scambio e arricchimento per tutti. Le attività principali, oltre alla gestione di una biblioteca specializzata, sono di consulenza e informazione sulle tematiche inerenti le finalità del Centro, di pianificazione e supporto delle attività di scambio e confronto per una “didattica inclusiva”, di aiuto nella progettazione di interventi di formazione e di messa in rete della documentazione relativa ai temi della mondialità e dell’interculturalità. Il rapporto con gli altri partner, ma anche con le associazioni del territorio, che si occupano di immigrazione, diventa un elemento importante per dare continuità e coerenza alle diverse azioni intraprese. Il gruppo di lavoro Alla programmazione ed attuazione delle attività provvede un Gruppo di lavoro, che potrà articolarsi in tavoli tematici, composto dal personale che opera all’interno del Centro e dai referenti indicati dai soggetti firmatari. Il Gruppo di lavoro deve predisporre il programma annuale del centro, elaborare i progetti da realizzare, monitorare le attività verificando i risultati raggiunti. I soggetti firmatari si incontrano almeno una volta all’anno per verificare l’attuazione del programma annuale dell’anno precedente; approvare il programma annuale; proporre eventuali modifiche o integrazioni al Protocollo. Millevoci fa parte di una rete nazionale di centri interculturali che stanno svolgendo un lavoro capillare e attento per accompagnare i processi di trasformazione delle città in senso multiculturale; La rete dei Centri Interculturali permette di condividere strategie e modalità comuni e garantire lo scambio di materiali, riflessioni, informazioni. Laura Bampi Referente area intercultura presso il Dipartimento della Conoscenza 21


BUONE PRATICHE

I.C. “A. Bresciani” Ala INSIEME

La scuola incontra il mondo “Quando la scuola incontra il mondo… costruiamo un nuovo noi”. Questa la sfida che l’I.C. “A. Bresciani” di Ala ha proposto alla comunità, attraverso una serata interculturale il 2 maggio 2012, che ha avuto come filo conduttore il tema del viaggio. L’evento si è configurato anche come un’occasione per presentare il percorso svolto in seguito al viaggio di formazione che la dirigente scolastica Sighele Alessandra, docenti, genitori, esponenti istituzionali e personale amministrativo, in collaborazione con il Dipartimento della Conoscenza, hanno intrapreso presso l’Istituto Comprensivo “D. Manin” di Roma nell’a.s. 2008-2009. Il coinvolgimento del territorio L’Istituto della capitale, che da anni si confronta con una realtà di profonda multiculturalità, viene indicato dal Ministero della Pubblica Istruzione come scuola di buone prassi per l’integrazione. Una scuola, l’Istituto Comprensivo di Ala, dunque, che “apprende” e che prova ad utilizzare come opportunità formativa le strategie didattiche di una “scuola che insegna”, l’Istituto Comprensivo di Roma. La serata del 2 maggio, caratterizzata dall’incontro e dal confronto di molteplici “sguardi” orientati alla ricerca di un orizzonte comune, ha visto la partecipazione di diverse componenti del mondo della scuola e del territorio: la Dirigente Scolastica di Ala, l’assessore Dalmaso, Peroni, Sindaco del Comune di Ala, Ongini, responsabile dell’Ufficio Integrazione Alunni Stranieri Ministero della Pubblica Istruzione, Bampi, referente dell’area Intercultura Servizio Istruzione Pat; Cavagna, presidente della Consulta dei genitori e Corradini, responsabile della Biblioteca Comunale di Ala e i docenti dell’Istituto. Il viaggio La coinvolgente testimonianza di un genitore migrante ha aperto l’incontro, regalandoci il racconto del suo viaggio dalla Romania all’Italia, costellato da ostaco22

li, paure, disagi, superati da una forte motivazione e dal desiderio di un futuro migliore per se stesso e per la sua famiglia, composta da sette figli. Ongini, ci ha guidati poi in un “viaggio” tra i banchi delle scuole italiane, offrendoci dati aggiornati circa le “nuove geografie” che si configurano negli istituti, date le presenze di culture e di ben ottanta lingue diverse. Il viaggio poi è proseguito all’interno del nostro Istituto, attraverso la presentazione del “Progetto dell’area intercultura”, rivolto a più componenti: ai docenti per la formazione e la didattica; ai docenti e i genitori assieme nella commissione intercultura; ai genitori migranti con l’offerta di corsi di italiano; agli studenti migranti nello specifico con i progetti interculturali. La realtà di classi plurilingui e multiculturali, che caratterizza il nostro Istituto, con una media del 23% di studenti migranti e con la presenza di 28 nazionalità, ci ha richiesto una rinnovata capacità progettuale e un ripensamento delle modalità organizzativo – didattiche. In questo senso, anche la normativa provinciale, che negli anni ha regolamentato sempre più l’inserimento e l’integrazione di tali studenti, è stata certamente un aiuto ed uno stimolo per l’attuazione di prassi comuni e condivise. Percorsi per ragazzi migranti L’Istituto ha intrapreso così un percorso di ricerca e di crescita, interrogandosi sempre più sulle soluzioni da mettere in campo per sostenere i ragazzi migranti. Fin dal loro inserimento, viene applicato un Protocollo d’accoglienza, sullo sfondo di un clima empatico, rispettoso dei tempi personali, in cui ognuno dà quello che riesce. Un tempo dell’attesa, che non è vuoto, ma ricco di una progettualità finalizzata a supportare il ragazzo con percorsi didattici personalizzati (PDP), cioè diversificati in base al punto di partenza e alla competenza linguistica, integrati a percorsi comuni. In questa prospettiva, in cui ciascun consiglio di classe opera delle scelte in termini di competenze essenziali riferite ai Piani di Studio Provinciali, l’acquisizione della lingua è una priorità per il processo di integrazione e di inclusione. Nell’Istituto sono presenti a tal proposito più laboratori permanenti rivolti agli studenti della Scuola Primaria e della Scuola Secondaria di primo grado, con l’obiettivo di lavorare sulla lingua per comunicare e per studiare, elemento quest’ultimo indispensabile per il successo scolastico-formativo. Se per gli studenti migranti l’apprendimento dell’italiano viene facilitato dal rapporto continuo con i pari, per gli adulti l’esperienza può risultare molto più complessa, soprattutto se non vi sono occasione di scambio. n. 7-8 luglio-agosto 2012


Percorsi per genitori Il Centro Territoriale Permanente (CTP) per l’educazione degli adulti offre corsi per l’apprendimento della lingua italiana a vari livelli. La docente Gelmi ha illustrato le attività del Centro e ha ricordato l’importanza della collaborazione con il territorio, tra cui rilevante è stata l’interazione con la Biblioteca Comunale. La responsabile Corradini ha presentato le attività e i materiali interculturali presenti nella biblioteca di Ala, che da questo punto di vista, risulta tra quelle più fornite di tutta la Provincia. Queste esperienze reali di viaggio di alunni e genitori provenienti da altri Paesi, sono diventate sempre più uno stimolo per intraprendere “viaggi di andata e ritorno” per tutti, studenti e docenti, dalla nostra cultura alle altre culture. Il viaggio è proseguito tra le classi del nostro Istituto, che si sono trasformate in laboratori-officine di ricerca di nuove relazioni e di scambio, dove l’altro, vicino e lontano da noi, diventa un tesoro da scoprire. Diventare “bambini-mondo” Quest’anno il “Tam Tam” africano ha accompagnato alcune classi, attraverso il progetto “Un tesoro chiamato uomo: conoscere per conoscersi”, che è stato l’occasione per allargare gli orizzonti e diventare “bambini-mondo”, con il superamento di stereotipi sull’Africa esclusivamente povera e che, al contrario, si presenta con ricchezze e opportunità da condividere. Un lavoro trasversale, che ha connotato le programmazioni, dal quale è nata anche una rappresentazione teatrale “Ala Kipengere solo andata” e che si concretizzerà in un gemellaggio che la dirigente scolastica, un gruppo di docenti e alcuni componenti dell’Associazione locale Ala Kipengere faranno nel mese di agosto a Kipengere, in Tanzania. I bambini hanno “viaggiato” anche in Ecuador, creando un ponte tra le Ande e le nostre montagne attraverso il progetto di solidarietà “La scuola che miniera”, che offre da molti anni l’opportunità di confronto con situazioni diverse e spesso difficili, per creare un senso di responsabilità nella costruzione di un mondo più giusto e rispettoso dei diritti umani. Originale è stato anche il progetto “Le altre cenerentole. Il Giro del mondo in 80 scarpe”, ispirato al testo di Ongini, che ha visto la realizzazione di “scarpette” che cambiano a seconda del luogo in cui la fiaba di Cenerentola n. 7-8 luglio-agosto 2012

viene ambientata e l’allestimento di uno spettacolo animato con il coinvolgimento di bambini e famiglie. La festa “Incontriamoci” I genitori sono infatti una componente fondamentale, che collabora assieme ai docenti anche all’interno della Commissione Intercultura, con l’obiettivo comune di realizzare la festa “Incontriamoci”, come ha sottolineato nel suo intervento il Presidente della Consulta dei genitori Cavagna. La festa, che si è svolta il primo giugno presso il parco Perlè di Ala, si è proposta come momento culminante di un percorso condiviso tra realtà differenti che si occupano di integrazione sul territorio con l’idea di avvicinare e valorizzare culture diverse, attraverso danze, canti, poesie e ben 180 dolci tipici offerti dalle famiglie. Sono state più di 550 le persone che hanno partecipato alle rappresentazioni di studenti e di gruppi etnici unitamente a mercatini di solidarietà e a decorazioni con hennè realizzate dalle corsiste del Centro Territoriale Permanente. Questi due eventi, la serata e la festa, sono stati delle preziose occasioni per creare uno spazio proficuo di confronto, riflessione e incoraggiamento nel procedere su una via non facile, ma sicuramente sempre più imprescindibile nella “scuola – mondo”, laboratorio di relazioni perché come dice Marcel Proust “Il vero atto di scoprire non consiste nel trovare nuove terre ma nel vedere con occhi nuovi”. Paola Strafellini referente per le iniziative interculturali Stefania Plotegher referente per le iniziative a favore degli studenti migranti

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il Laboratorio ITALIANO L2

Accoglienza, orientamento, insegnamento A Trento in via Barbacovi c’è la sede del Laboratorio per l’accoglienza e l’orientamento degli alunni stranieri e per l’insegnamento dell’italiano come seconda lingua. Nato grazie alla collaborazione tra alcune insegnanti delle scuole superiori cittadine e il Dipartimento Istruzione della Provincia autonoma di Trento nella sua articolazione indirizzata all’educazione alla pace e alla convivenza cioè il Centro Millevoci. La storia del Laboratorio Il rapido aumento delle iscrizioni alle scuole superiori di ragazze e ragazzi provenienti dall’estero e privi di conoscenza della lingua italiana, aveva cominciato a mettere in crisi la tradizionale organizzazione scolastica già da una quindicina d’anni. Ogni scuola aveva cercato di fronteggiare l’emergenza come poteva attivando corsi interni di lingua italiana. Era una soluzione che ovviamente costava molto e dava frutti diversi da scuola a scuola. Nel frattempo il Centro Millevoci aveva cominciato a formare alcune insegnanti sui temi dell’educazione interculturale, dell’integrazione scolastica e dell’insegnamento dell’italiano come seconda lingua. Riflettendo sui due punti critici della spesa e della diversità dell’offerta tra le varie scuole, ha preso avvio il progetto per la realizzazione di un accordo di rete tra scuole superiori, teso alla realizzazione di un servizio comune. Il laboratorio è attivo dal 2005. L’accordo di rete del 2005 Paola Morini ha contribuito alla realizzazione del Laboratorio e ne è stata la coordinatrice fino allo scorso anno. Ripercorre le tappe più significative della sua creazione. “Nel 2004 iniziarono gli incontri presso Millevoci per mettere a punto il progetto da sottoporre all’assessorato all’istruzione. Fu un anno di confronto interessante in cui si misero assieme energie e competenze per tracciare un’ipotesi complessiva che potesse, non solo sanare i due punti critici rilevati, ma anche porre un argine al fenomeno di incanalamento delle iscrizioni verso alcune scuole a scapito di altre, 24

cosa che produceva un sovraccarico di stranieri neo arrivati in alcuni percorsi e la totale assenza in altri. Nel giugno 2005 il progetto fu pronto e, attraverso un accordo di rete, ci fu l’adesione di 11 istituti cittadini incluse le scuole professionali provinciali”. Le funzioni del Laboratorio Il principio cardine del laboratorio è quello di fornire un supporto all’inserimento in classe degli alunni stranieri nel rispetto dell’età e del loro percorso scolastico. Infatti il percorso si sviluppa in una frequenza alternata scuola-laboratorio in grado di garantire la possibilità di apprendere la lingua con un programma mirato pensato dalle facilitatici linguistiche. Nello stesso tempo questa formula consente agli allievi di cominciare subito a rendersi conto delle caratteristiche del percorso scolastico scelto, di stabilire relazioni con i compagni di classe e di accostarsi progressivamente al corso di studi attraverso percorsi personalizzati elaborati dagli insegnanti di classe. Il Laboratorio e il Centro Millevoci sono inoltre a disposizione per fornire aiuti e suggerimenti sulla programmazione individualizzata. La Provincia autonoma di Trento sostiene l’iniziativa e l’Istituto Antonio Tambosi svolge la funzione di capofila tra gli istituti scolastici che vi aderiscono. La continuità con la scuola Dal dicembre 2008 la sede ufficiale del laboratorio è in questa casetta in via Barbacovi, che è stata decorata dagli stessi studenti insieme all’artista Omar Garcia. Dal settembre 2009 il laboratorio è coordinato da Franca Gottardi. “Oggi aderiscono alla rete tutte le scuole di Trento, tranne il liceo classico. Ogni anno il laboratorio è frequentato da circa 150 ragazzi che vengono accolti, assieme alle loro famiglie, e vengono orientati nella scelta del percorso scolastico più idoneo, tenendo conto del grado di scolarità maturato nel paese di origine, delle aspettative delle famiglie e delle inclinazioni personali. Nel momento dell’accoglienza, preziosa e a volte indispensabile è la collaborazione dei mediatori interculturali. Altro compito importante che qui viene svolto è quello di tenere n. 7-8 luglio-agosto 2012


i contatti con l’insegnante referente, presente in ogni scuola, per accompagnare i ragazzi e seguire il loro percorso di inserimento. Si organizzano i colloqui per il bilancio delle competenze alla presenza degli insegnanti e dei mediatori. Si tengono degli incontri periodici con gli insegnanti e con i dirigenti per far fronte ai diversi problemi che si presentano. L’obiettivo è quello di favorire la continuità fra le attività svolte dai ragazzi in laboratorio e quelle scolastiche.” Le facilitatrici linguistiche Al laboratorio si tengono corsi di diverso livello in modo da facilitare ed accelerare l’apprendimento della lingua italiana. Questi corsi sono tenuti da insegnanti appositamente formate da corsi o master universitari: le facilitatrici linguistiche, Nicole Roncador e Mirta Petrolli che sono presenti dal momento della nascita del progetto. Nicole Roncador Le lezioni tengono conto di una programmazione incentrata sulla lingua della comunicazione e pensata e progettata appositamente per accompagnare i ragazzi nel percorso di inserimento reale che affrontano: si cerca prima di tutto di metterli in condizione di stabilire delle relazioni con i compagni, di sapersi orientare nell’ambito scolastico, di sapersi muovere sul territorio in modo autonomo e poi, man mano, ci si addentra in competenze più specifiche e nello sviluppo di abilità comunicative che permettano loro di partecipare all’attività della classe. I corsi coprono l’intero anno scolastico e sono sempre aperti a nuovi arrivi; sono organizzati in moduli di otto settimane: due ore al giorno dal lunedì al venerdì, parallelamente alla scuola in modo da non abbandonare mai il contesto esistente, sperimentare la lingua sul campo ed essere sempre in relazione con i pari. Prima dell’inizio e dopo la fine dell’anno scolastico vengono proposti periodi di full immersion. L’attività si svolge prevalentemente al mattino, ma secondo le esigenze, vengono attivati dei corsi pomeridiani bisettimanali di approfondimento allo scopo di accompagnare i ragazzi nell’inserimento definitivo in classe permettendo loro di non perdere ulteriori ore di materie curricolari e allo stesso tempo consolidare le nozioni apprese. Mirta Petrolli Per quanto riguarda la didattica, all’interno del laboratorio si cerca di insegnare l’italiano come seconda lingua, differenziando il più possibile l’attività, sia per rendere più stimolante il percorso di apprendimento dello studente, sia per favorire i momenti di scambio ed interazione. A lezioni frontali si alternano lavori a coppie o di gruppo, utilizzando metodologie di apprendimento cooperan. 7-8 luglio-agosto 2012

tivo. Nelle prime fasi di apprendimento si propongono attività più dinamiche e ludiche, mentre nelle fasi successive, quando la conoscenza della lingua lo permette, all’approfondimento delle strutture linguistiche si affiancano attività più creative. Si effettuano inoltre uscite sul territorio per permettere agli studenti di sperimentare sul campo quanto appreso in classe. In base al tipo di attività si scelgono gli strumenti ed i supporti più adatti a svolgerle: dal materiale cartaceo, all’ascolto di registrazioni e musica, alla visione di brevi video e film, all’utilizzo di realia…L’essere quotidianamente a contatto con ragazzi adolescenti provenienti da svariati Paesi è una sfida continua e pone anche noi adulti di fronte ai nostri limiti, pregiudizi, spingendoci a riflettere sull’esperienza dello scambio. I ragazzi stessi a loro volta hanno la possibilità di vivere un’esperienza positiva in un ambiente accogliente e protetto, ma altrettanto delicata data l’età, la diversità delle loro origini e del loro vissuto e l’inserimento, talvolta difficile, in un contesto nuovo. L’arricchimento umano e personale portato dall’incontro con l’altro mette comunque in secondo piano gli ostacoli che si possono trovare lungo il percorso. In conclusione quello che era nato come un progetto sperimentale, anche se nel corso degli anni ha subito modifiche dettate dalla verifica sul campo, è ora una realtà consolidata ed estesa a tutta la provincia, che include ormai tutte le scuole della città di Trento. Franca Gottardi Laboratorio per l’accoglienza-orientamento degli alunni stranieri e l’insegnamento di Italiano L2

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Scuola primaria “Sanzio” I.C. Trento 5 PERCORSI

Per una cittadinanza planetaria L’ACCRI ONG-ONLUS, in collaborazione con il CVM (Comunità Volontari per il Mondo) e il Centro Interculturale Millevoci, ha organizzato il percorso Formativo per insegnanti “Per un’ Educazione alla cittadinanza planetaria”, revisione in chiave interculturale dei curricoli scolastici”, che ha previsto l’attuazione di moduli pluridisciplinari all’interno delle classi. Sono stati elaborati dagli insegnanti più percorsi, i cui prodotti saranno presentati al prossimo Convegno Nazionale del CVM, che si terrà a Senigallia, nei giorni 7-89 settembre 2012. Viene proposta in sintesi un esempio di esplorazione interdisciplinare (lingua italiana e ambito antropologico) realizzata nella classe 5^B della scuola primaria “R. Sanzio”, I.C. TN5, dal titolo “Io cittadino, io cittadina”. Il percorso è stato sviluppato dagli insegnanti M. Turrini e A. Frapporti con il supporto di L. Corelli del Centro Millevoci.

“Io cittadino, Io cittadina” Essere consapevoli che la cittadinanza è un riconoscimento variabile nel tempo e nello spazio, basata su condivisione e corresponsabilità nella gestione del Bene Comune: questa è la competenza di riferimento su cui è stato costruito il percorso. Il tutto ha preso avvio dalla conversazione clinica, dopo che l’insegnante ne ha spiegato ai bambini il significato, le modalità e la funzione. Si tratta di un’intervista semistrutturata con domande-stimolo e domande di specificazione, mirata ad esplorare le rappresentazioni e i concetti spontanei dei bambini. Per fare degli esempi sono state poste al gruppo-classe una serie di domande-stimolo del tipo: • Che cosa ti fa venire in mente la parola “cittadinanza? • Chi è per te un cittadino? Chi non è cittadino? Come mai? • Come si diventa cittadino? • Cosa fa un cittadino? Cosa non può fare un cittadino? • Quando si cessa di essere cittadini? Il gruppo-classe Gli alunni hanno partecipato in modo molto vivace alla conversazione, data anche la situazione di con26

testo piuttosto variegata. C’erano 26 alunni, di cui 9 di origine culturale non italiana, o mista. Alcuni bambini, in base agli interventi, hanno dimostrato di essere consapevoli della loro situazione di stato, altri no. Inoltre dagli interventi è emerso che la conoscenza reciproca è un valore finalizzato al rispetto nella diversità. È apparso naturale che la cittadinanza sia legata al “dove” si abita (diritto di suolo), mentre è emerso che il valore della cittadinanza è un diritto che si acquisisce attraverso l’assunzione di comportamenti responsabili e con il rispetto delle regole di una comunità. Gli stranieri sono coloro che sono nati altrove, al di fuori dello stato italiano. Non risulta una conoscenza precisa sul “come” si acquisisce la cittadinanza in Italia. Gli alunni hanno individuato alcuni diritti/doveri legati all’esercizio della cittadinanza come svolgere qualsiasi lavoro, rimanere in modo stabile in un Paese, votare per eleggere i propri rappresentanti, mentre il diritto di cittadinanza appare come variabile dipendente dalla normativa del Paese ospitante. L’idea di cittadinanza In base alle risposte che sono state date dai bambini è emersa la seguente matrice cognitiva, cioè ciò che sanno, ovvero l’idea che la cittadinanza sia legata alla residenza (ius soli), al matrimonio con cittadini italiani, alla nascita da cittadini italiani (ius sanguinis), all’adozione da parte di cittadini italiani. La cittadinanza tutela il diritto al voto e al lavoro, dipende dalle leggi che stabilisce un Paese. Ne deriva il seguente compito di apprendimento, cioè ciò che non sanno: i moln. 7-8 luglio-agosto 2012


teplici diritti e doveri, le modalità di acquisizione della cittadinanza che variano nel tempo e nello spazio, le leggi possono cambiare in base a nuove istanze degli elettori e a nuove appartenenze territoriali (dimensione europea e mondiale). Pertanto, la progettazione dell’attività didattica ha seguito la traccia della Rete Concettuale da cui far sviluppare le competenze attraverso le fasi di lavoro: riconoscere il valore etico e legislativo della cittadinanza, attraverso l’analisi storica (la civiltà dei Greci) e la comparazione con l’epoca attuale (a livello italiano ed europeo); analizzare il legame tra cittadinanza e città nello sviluppo del concetto di cittadinanza. La civiltà greca e l’oggi Il punto di partenza del percorso è stato “rileggere” da parte degli alunni l’antico mondo greco partendo dalle carte geografiche fisico-politiche, dagli elementi che costituivano la città-stato, l’organizzazione sociale, politica ed economica della polis, cogliere il rapporto tra Diritti politici/partecipazione al Governo, analizzare l’educazione dei minori, individuare condizioni di genere e di stato, in relazione all’acquisizione della cittadinanza, riconoscere le condizioni che legittimavano la cittadinanza e la varietà di popoli con tradizioni, usi e culture diverse, individuare coloro che vivevano nella polis da “esclusi” comparando tutto questo e altro ancora con la realtà attuale. Da qui l’attenzione all’educazione di genere alla cittadinanza, la “partecipazione” dei cittadini come forma di governo e il concetto di democrazia emergente, l’“Essere cittadini” ieri con l’essere cittadini oggi, analizzando i principali diritti dei cittadini italiani e i criteri relativi all’acquisizione della cittadinanza in Italia; il paragone con alcuni Paesi europei come Francia e Germania rispetto alla possibilità di accesso alla cittadinanza e individuando i valori dell’essere umano desunti dalla Costituzione, comprendendo il valore dell’infanzia e dell’adolescenza riconosciuto a livello legislativo e intuendo gli elementi d’appartenenza/identità rispetto all’essere cittadini nel mondo.

piccolo-gruppo, coppie di aiuto reciproco, il teach-back ossia l’insegnamento di ritorno dato dalle relazioni con i bambini e il ricorso costante alle loro domande. Tale pratica didattica ha comportato un’accoglienza sistematica dei loro vissuti, privilegiando la qualità degli apprendimenti, concedendo il tempo necessario a ciascun soggetto e sostenendolo nello sviluppo delle sue potenzialità. I materiali e le fonti utilizzate sono state le carte storico- geografiche di varia tipologia, le fonti storicoletterarie originali, le fonti iconografiche, i documenti autentici (La Costituzione, La Dichiarazione dei diritti umani, La convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza) e testi strutturati dagli insegnanti e materiali reperiti dagli alunni. Le ricadute Il percorso di apprendimento/insegnamento è stato significativo e denso di partecipazione emotiva per tutti gli attori in gioco: insegnanti, alunni e famiglie. C’è stato un potenziamento della capacità di ascolto e rispetto reciproco, di interventi e contributi personali, il “far tesoro” dei punti di vista diversi e conseguente miglioramento del clima di classe. Il coinvolgimento poi di tutti gli alunni, in particolare di coloro che solitamente faticano maggiormente ad esporsi e il raggiungimento di un senso d’appartenenza più forte: “il sentirsi parte del gruppo” hanno finito per coinvolgere il contesto familiare con dialoghi/domande tramite i bambini, riguardanti le problematiche inerenti la cittadinanza. Infine c’è stato un miglioramento anche nell’affinamento della competenza nel reperire fonti, nel leggerle e nel fruire delle stesse per l’analisi, nella comprensione e la rielaborazione. Laura Corelli Insegnante in utilizzo presso il Centro Millevoci

La metodologia di lavoro La metodologia privilegiata nello sviluppo delle fasi di lavoro, che è durato da novembre ad aprile con due incontri settimanali, è stata quella della didattica conversazionale, ovvero l’incontro con l’altro attraverso la dialogicità, strategia che ha comportato grande apertura, stimolando curiosità, creatività e riflessione approfondita in relazione a pensieri, sentimenti e parole come ad esempio la costruzione costante di glossari. Sono state utilizzate frequentemente modalità quali il lavoro in n. 7-8 luglio-agosto 2012

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il seminario RIFLESSIONE

La scuola come fonte di cittadinanza Ricco di contributi e di riflessioni il pomeriggio seminariale del 20 aprile 2012, presso la Sala Verde della Provincia, proposto dall’assessorato all’istruzione e sport in collaborazione con il Forum trentino per la Pace, in occasione del rinnovo del protocollo d’intesa per il funzionamento del Centro interculturale Millevoci. All’apertura i saluti ed il benvenuto dell’assessore Marta Dalmaso, che ha espresso soddisfazione per il rinnovo del protocollo ricordando come esso sia frutto di un gruppo di lavoro, composto da responsabili delle istituzioni che, in ragione delle proprie specificità, sono oggi riferimento indispensabile per Millevoci. Millevoci si ripropone come “un Centro interculturale più all’altezza della situazione attuale, che saprà trovare le giuste sinergie di intervento che operano nell’importante settore dell’integrazione e della convivenza”. Il rinnovo del protocollo d’intesa Il Centro Millevoci nasce nel 1999 da un protocollo d’intesa, che vedeva coinvolti i vari settori della Provincia che, a diverso titolo, si occupavano di intercultura sul territorio. Il rinnovo del 2012 si è reso necessario sia per il mutamento della situazione normativa ed istituzionale, sia per il cambiamento del contesto sociale che vede la presenza di “nuovi cittadini”, parte integrante del nostro contesto sociale e culturale lavorando, vivendo e studiando con noi. I soggetti coinvolti oggi sono: - Servizio Istruzione - Cinformi, Sistema bibliografico trentino - Comune di Trento - Consorzio dei Comuni - Forum Trentino per la Pace - Iprase Trentino - Centro per la formazione degli insegnanti di Rovereto - Centro per la formazione alla Solidarietà internazionale - Università. Laura Bampi, referente dell’area intercultura presso il Servizio Istruzione - Dipartimento della Conoscenza e responsabile del Centro interculturale Millevoci, ha espresso soddisfazione per il rinnovo del 28

protocollo, auspicando che la condivisione da parte dei vari soggetti sottoscriventi permetta un lavoro più mirato e capace di fornire le risposte alla nuova situazione. In qualità di moderatrice, ha poi introdotto gli interventi di Massimiliano Tarozzi, docente all’Università di Trento- Scienze cognitive, di Adel Jabbar, sociologo dei processi migratori e comunicazione interculturale e di Pierluigi Laspada, responsabile di CINFORMI. La dimensione etica Tarozzi, nella sua relazione “Cittadinanza interculturale e educazione alla giustizia sociale” ha posto l’accento su come oggi vi sia la tendenza a dimenticare che l’integrazione interculturale è una questione politica e come la risposta per una corretta gestione delle alterità culturali diventi una nuova educazione alla cittadinanza. È necessario che l’educazione alla cittadinanza abbia una dimensione etica e che sia coniugata all’educazione alla giustizia sociale e alle pari opportunità. Non è più il tempo di gestire solamente le differenze, ma quello di ricordare che educazione alla cittadinanza è riconoscimento di tutti i diritti, in particolare del diritto di accedere ad occasioni di sviluppo eque. Significativo per i presenti, in particolar modo per gli educatori e gli insegnanti, il richiamo all’ art. 3 della Costituzione italiana - con le ovvie implicazioni sull’essere e fare scuola - dove si ricorda che “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli…che impediscono il pieno sviluppo della persona umana….” Le seconde generazioni Ha continuato il discorso Adel Jabbar, sottolineando come “il tema delle seconde generazioni stia assumendo una posizione centrale all’interno del dibattito nazionale relativo alle tematiche migratorie”. Nel suo intervento, “Intercultura e seconde generazioni: riconoscimento e partecipazione”, il sociologo ha invitato i presenti a recepire le seconde generazioni come attori interculturali per eccellenza e a riconoscerli, poiché non lo sono, come i veri innovatori. Questi ragazzi, in bilico tra i modelli educativi e di vita trasmessi in famiglia e quelli del nuovo territorio che abitano, ci pongono domande che richiedono ripensamenti sul cammino fatto e risposte complesse. Sono loro, italiani a tutti gli effetti, con le stesse aspettative dei loro coetanei, ma stranieri dal punto di vista normativo, n. 7-8 luglio-agosto 2012


zione della cittadinanza. Anche Laspada ha sottolineato il ruolo centrale della scuola, palestra per allenarsi alla reciproca convivenza. Un cammino di cittadinanza

che ci fanno capire che oggi appartenenza statale non può identificarsi con appartenenza culturale, che ci richiedono di “reinventare i luoghi del racconto e del confronto”. E la scuola può e deve essere uno di questi luoghi, dove diverse soggettività si confrontino su temi comuni e dove si arrivi ad un linguaggio e ad una memoria condivisi. Forse saranno sempre loro a farci capire, come bene ha rimarcato Jabbar, che ogni cultura non è qualcosa di monolitico e statico, bensì il frutto di legami e scambi provenienti da ambienti diversi. È oggi, quindi, più che mai necessario sottolineare la necessità di un’azione politica che aiuti a pervenire ad una nuova concezione di cittadinanza oltre la dimensione nazionale e dia sviluppo a una cittadinanza interculturale e democratica. Le buone prassi sul territorio Nell’intervento di Pierluigi Laspada “Piano convivenza e buone prassi di cittadinanza: le seconde generazioni” Laspada, proprio in qualità di funzionario rappresentante di un ente, ha illustrato le buone prassi già in atto sul territorio provinciale. L’impegno della Provincia, concretizzatosi nel “Piano convivenze 2009”, vede come punto di partenza irrinunciabile la valorizzazione delle differenze, ponendo al centro di ogni azione la persona. Da qui si snodano tutti gli impegni: promuovere l’informazione e la comunicazione, rendere i servizi più strutturali, evitando di creare servizi “ad hoc” per i migranti, implementare i centri di integrazione post-scolastici. Sicuramente ci si gioca la sfida per una vera convivenza con le seconde generazioni, alle quali è indispensabile offrire pari dignità ed opportunità. Sono questi ragazzi e queste ragazze a vivere la contraddizione dell’incontro con la cultura “altra” che inevitabilmente li trasforma, senza, però, consentire loro di goderne i vantaggi. E su tale sfida pesa sicuramente il problema, non ancora risolto a livello politico, dell’acquisin. 7-8 luglio-agosto 2012

È toccato infine a Michele Nardelli, presidente del Forum Trentino per la pace, tirare le fila degli interventi, fornendo, così, ulteriori stimoli al pubblico, partecipe con riflessioni e domande. Ribadita la soddisfazione per il rinnovo del protocollo, Nardelli, come primo punto, ha posto la necessità di interrogarsi su quanto sta accadendo e sull’indagare sul significato profondo delle parole per sfuggire alla logica della banalizzazione. È finita l’epoca dell’emergenza nel mondo dell’immigrazione, ha ricordato, si deve passare da una “accoglienza di frontiera” alla costruzione di un cammino di cittadinanza per tutti. Cittadinanza è sicuramente la parola chiave, ove essa comprenda l’uguaglianza e le pari opportunità. È essenziale una nuova fase nel processo di integrazione, processo che deve essere fondato sul principio di cittadinanza. È stato rimarcato il ruolo che hanno e sempre più avranno le seconde generazioni: a loro corrisponde un’altra generazione, quella dei “trentini”, degli autoctoni. Queste generazioni hanno e avranno le capacità di possedere nuove categorie per indagare nuovi pensieri. Viene ribadita l’urgenza di ragionare sulle nuove identità, prendendo atto dei nuovi sincretismi, creatisi dal movimento delle culture. Sicuramente è necessario investire nella conoscenza. Entrano, quindi, in campo la scuola e la consapevolezza degli insegnanti chiamati a svolgere un arduo compito per educare tutti ad una cittadinanza ed appartenenza post-nazionalistica, che ha bisogno di nuove parole condivise e nuovi pensieri. Elena Pasolli Insegnante in utilizzo presso il Centro Millevoci

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Il Seminario ETHOS

Formarsi a quello interculturale Un percorso di formazione e la conclusione con un Seminario nazionale dal titolo “Formarsi ad un ethos interculturale. Un viaggio esplorativo nelle scuole italiane”, che si terrà all’Auditorium Melotti - MART di Rovereto (TN) il 12 e 13 ottobre 2012, organizzato dal Centro per la Formazione Continua e l’aggiornamento del Personale Insegnante di Rovereto, in collaborazione con il MIUR (Direzione generale per lo studente), il Centro Millevoci e la Facoltà di Scienze Cognitive dell’Università di Trento. Almarosa Laurenti e Francesca Rapanà ci anticipano l’evento. Dirigenti esploratori in contesti multiculturali La scuola italiana ha iniziato ad attivarsi vent’anni fa con interventi rivolti sia all’accoglienza e all’integrazione degli alunni di origine non italiana sia alla formazione dei docenti. Tali interventi sono stati individuati come elementi chiave per promuovere un’autentica integrazione interculturale; in questo ambito, le proposte formative più efficaci sono state quelle che non si sono limitate alla modificazione di condizioni esteriori o all’apprendimento di conoscenze o tecniche didattiche, quanto alla formazione di uno sguardo che per essere interculturale implica condivisione di un impegno etico verso la comunità. È questo l’elemento caratterizzante anche del percorso “Dirigenti esploratori in contesti multiculturali”

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che il gruppo di progetto sull’Intercultura, sottogruppo del più ampio progetto sulla scuola inclusiva del Centro per la Formazione continua e l’aggiornamento del personale insegnante di Rovereto, ha avviato nel novembre 2010 e che ha visto il coinvolgimento di 17 istituti, così suddivisi: • 13 Istituti comprensivi • 1 Istituto di istruzione superiore di 2° grado • 3 Istituti della formazione professionale (CFP, ENAIP, IFP) Il percorso di formazione e la ricerca di Scienze cognitive Il percorso comprendeva una prima fase esplorativa (febbraio – marzo 2011), durante la quale ciascun dirigente ha visitato un istituto nel contesto nazionale, selezionato per la capacità con cui dirigenti e docenti hanno saputo affrontare situazioni complesse, legate in particolare all’alta presenza di alunni stranieri. Nella seconda fase è stata avviata l’attività di co-progettazione; l’impostazione del percorso prevedeva infatti che ciascun dirigente, dopo la fase esplorativa, individuasse gli ambiti di intervento e il gruppo di collaboratori che, all’interno della propria scuola, potesse seguire la realizzazione di un progetto nell’ambito dell’educazione interculturale. Il progetto, di cui il dirigente è guida pedagogica ed etica, è stato costruito con l’accompagnamento di tre facilitatori (Laura Corelli, Francesca Rapanà, Michela Ventura) individuati dal Centro Formazione Insegnanti, esperti in ambito interculturale, che hanno fornito un supporto al dirigente e all’équipe di progetto sia nella fase della progettazione sia in quella della realizzazione, in modo da offrire una lettura arricchita da uno sguardo esterno. n. 7-8 luglio-agosto 2012


Al progetto di formazione, promosso dal Centro per la Formazione continua e l’aggiornamento del personale insegnante di Rovereto, è stato affiancato un progetto di ricerca coordinato dalla Facoltà di Scienze Cognitive (Massimiliano Tarozzi, Francesca Rapanà e Michela Ventura). Questa ricerca ha permesso al gruppo di valutare l’efficacia del percorso proposto e di offrire ai partecipanti un confronto sulle diverse idee di intercultura che ciascuno di loro ha espresso e che ha guidato i relativi progetti. Il Seminario Il percorso terminerà con un seminario nazionale dal titolo “Formarsi ad un ethos interculturale. Un viaggio esplorativo nelle scuole italiane”, all’Aditorium MELOTTI - MART di Rovereto (TN) il 12 e 13 ottobre 2012, organizzato dal Centro per la Formazione Continua e l’aggiornamento del Personale Insegnante di Rovereto, in collaborazione con il MIUR (Direzione generale per lo studente), il centro Millevoci e la facoltà di Scienze Cognitive dell’Università di Trento. Cosa significa formare a una competenza etica, un ethos appunto, che, come già evidenziava Aristotele, comprenda al suo interno anche conoscenze e competenze? In che modo è possibile costruire un ethos che dia senso alle capacità, alle competenze e alle conoscenze richieste per lavorare in contesti multiculturali e di svantaggio socio-culturale? Nell’ambito del convegno si intende riflettere su queste domande ed in particolare discutere sulla qualità della formazione degli operatori scolastici, dirigenti e insegnanti, per la costruzione di un orizzonte interculturale nella scuola, evidenziando il primato della dimensione etico-politica su quella tecnico-didattica, sia attraverso il contributo della riflessione più avanzata in questo campo sia, soprattutto, a partire dal confronto di esperienze di formazione in tal senso. Le sessioni plenarie Il seminario prevede due sessioni plenarie, una di taglio teorico-metodologico, aperta da Marco Rossi Doria (Sottosegretario MIUR), Vinicio Ongini (MIUR – Direzione generale per lo studente, l’integrazione, la partecipazione e la comunicazione) e Massimiliano Tarozzi (Dipartimento di Scienze Cognitive e della Formazione, Università di Trento); l’altra di taglio politico-sociologico, cui parteciperanno Jagdish Gundara (professore emerito all’Institute of Education dell’Università di Londra e UNESCO Chair in Intercultural n. 7-8 luglio-agosto 2012

Studies e Teacher Education), uno dei maggiori esperti di educazione interculturale e società multiculturali a livello internazionale, Aldo Bonomi (editorialista del Sole 24 Ore), Massimiliano Tarozzi (Università di Trento) e Italo Fiorin (presidente Comitato scientifico Centro Formazione Insegnanti). L’obiettivo principale del seminario è creare l’opportunità di mettere in contatto esperienze e realtà anche molto distanti tra loro, riproponendo in questa sede il metodo dell’esplorazione: sono previste quattro sessioni parallele, nel pomeriggio di venerdì 12 ottobre, ciascuna dedicata ad un tema emerso come rilevante rispetto all’intercultura e alla formazione degli insegnanti e dei dirigenti.

La sessione “Comunità: territori e famiglie”, sarà aperta da Raul Daoli, sindaco di Novellara, una delle realtà locali maggiormente interessate dal fenomeno migratorio; la seconda “Equità: successo scolastico e orientamento” prevede in apertura la relazione di Mario Uboldi, dirigente dell’I.C. Casa del Sole ubicata nel quartiere più multietnico di Milano; la terza sessione “Identità: narrazioni e dialogo interculturale” sarà introdotta dalla giornalista e scrittrice Igiaba Scego, mentre la quarta ed ultima sessione dal titolo “Competenze: linguaggi, saperi e valutazione delle differenze” prevede l’intervento iniziale di Luciano Rondanini, neo dirigente dell’Ufficio Scolastico della Provincia di Piacenza, una della province più multietniche d’Italia. Oltre alla relazione d’apertura, ciascuna sessione sarà arricchita dalle esperienze di docenti, dirigenti, enti, associazioni, impegnati su queste tematiche. Ci sarà infine una sessione poster in cui i dirigenti, i docenti e gli alunni che hanno partecipato al progetto biennale “Dirigenti esploratori in contesti multiculturali” potranno esporre le proprie esperienze. 31


la mostra INCONTRI

… di parole e di persone nella scuola Nella prima settimana di maggio, presso il Centro Millevoci, una mostra/convegno in collaborazione con il Forum trentino per la Pace e con CINFORMI, dal titolo “Incontri di parole e di persone nella scuola di oggi e di domani”: un’ampia scelta di testi della biblioteca del CentroMillevoci, che ha sede nella scuola primaria “Savio”, sull’educazione alla cittadinanza e all’insegnamento dell’italiano come seconda lingua – parecchi dei quali pensati per la (auto)formazione di docenti e facilitatori linguistici. Lo spazio maggiore riservato ai libri di narrativa, sempre in chiave interculturale, rivolti sia agli adulti che ai bambini e ai ragazzi, molti in versione bi-plurilingue. “L’angolo dei bambini”, proposte narrative per i lettori più piccoli con libri del Centro o prestati dalla biblioteca comunale di Trento, ha suscitato l’interesse delle classi di scuola primaria che hanno visitato l’esposizione. Infine, spazio “Libri in viaggio”, mostra itinerante dell’associazione “Il Gioco degli Specchi”. Vinicio Ongini e Lorenzo Luatti Nei tre pomeriggi alcuni esperti hanno guidato il pubblico a riflettere sui bisogni attuali della formazione in contesti scolastici sempre più complessi, con una presenza in crescita di studenti di madre lingua non italiana, e sull’importanza per tutti i docenti di lavorare insieme alla costruzione di una nuova cittadinanza glocale. Vinicio Ongini, esperto in narrativa interculturale per l’infanzia, ha affrontato l’argomento dello “Scaffale interculturale” ormai indispensabile a ogni scuola come valida risorsa per gli studenti e per gli operatori scolastici: dovrebbe comprendere testi divulgativi su Paesi e culture anche in lingua d’origine o bi-plurilingue, narrativa delle migrazioni, manuali per l’insegnamento dell’italiano come seconda lingua, materiali per l’accoglienza degli studenti e per l’aggiornamento dei docenti. Lorenzo Luatti, ricercatore dei processi migratori e delle relazioni interculturali, ha af32

frontato il tema “Riscoprire l’interculturalità nella narrativa per bambini e ragazzi. Una visione ampia oltre gli schemi noti”. Dapprima le caratteristiche di un libro “interculturale”: la “forza della narrazione”, che per i bimbi in età prescolare deve avere l’ausilio potente dell’immagine; le specifiche tematiche, dalla ricerca dell’identità all’incontro con l’altro e il diverso; la pluralità dei linguaggi (testuale, grafico, dell’immagine) che raccontano la stessa storia da differenti punti di vista. Poi, una ricca bibliografia di testi più o meno recenti per bambini e genitori sui temi dell’incontro e della diversità, con particolare importanza alle fiabe multiculturali dai diversi Paesi, popoli e culture. Giovanna Cipollari Giovanna Cipollari, del CVM di Ancona, impegnata da molti anni nella ricerca sull’educazione interculturale e sulla revisione dei curricoli in chiave interculturale. In una società caratterizzata da profonde trasformazioni, da sconvolgimenti politici e da un’estrema facilità di movimento fra Paesi e continenti, è assolutamente indispensabile offrire alle nuove generazioni, e dunque agli studenti, gli strumenti necessari per vivere in un mondo sempre più complesso. Di qui la necessità di diffondere buone pratiche, di costruire una cultura del dialogo che porti al rispetto di tutti e al superamento di ogni forma di intolleranza e di razzismo. Cipollari ha presentato esempi di una possibile revisione in chiave interculturale dei curricoli scolastici di italiano, storia e geografia per “un’educazione alla cittadinanza planetaria”. Le proposte del Centro Formazione Insegnanti Nello stesso pomeriggio di giovedì è stato presentato un catalogo di proposte didattico-formative utili alla progettazione di interventi sull’educazione alla cittadinanza e all’interculturalità da inserire nella normale attività didattica: utile nel coordinare le varie proposte che enti e istituzioni offrono annualmente alle scuole, così da fornire agli insegnanti un quadro d’insieme delle attività da realizzare in classe. Per coloro che sceglieranno una o più proposte il Centro di Formazione Insegnanti di Rovereto ha progettato il percorso “Cittadinanza e intercultura”. Catalogo inviato a tutte le scuole e consultabile su www.vivoscuola.it/ intercultura. Maria Pedrazzoli Insegnante in utilizzo presso il Centro Millevoci n. 7-8 luglio-agosto 2012


DALLE SCUOLE

solidarietà PRIJEDOR

Non solo relazione tra le scuole La solidarietà internazionale è cooperazione di comunità e instaura un rapporto speciale con le scuole. Da più di quindici anni esiste uno stretto rapporto di solidarietà tra la comunità trentina e la comunità di Prijedor (una città della Bosnia fortemente coinvolta nella pulizia etnica durante gli avvenimenti bellici dei primi anni novanta). L’associazione e il Progetto La relazione tra le scuole si è sempre mantenuta viva in questi anni garantendo una solidarietà non come aiuto ma come sostegno ad iniziative di collaborazione, di consolidamento di relazioni reciproche, di apertura all’incontro. Per questo la solidarietà non è un semplice gesto individuale, ma è un approccio, uno stile collettivo e sociale. Uno stile di convivenza che inizia da noi stessi, ma si concretizza e si identifica nella comunità. Nel nostro modo di vivere e di affrontare la vita, non solo di singole persone, ma soprattutto di aggregazioni, di associazioni, di comunità, dove le stesse istituzioni hanno un obbligo costituzionale di solidarietà. L’associazione Progetto Prijedor (in questo affiancata anche dal Tavolo per i Balcani e dall’associazione Viaggiare i Balcani) ha mantenuto vivo questo rapporto sviluppando relazioni con la comunità di Prijedor e molti comuni trentini, cooperative agricole e l’Istituto agrario di San Michele per incrementare lo sviluppo agricolo e il turismo rurale, realtà associative come la SAT e lo studio Andromeda, alcune cooperative sociali e ha reso possibile un continuo scambio tra scuole, insegnanti e studenti. Di particolare importanza è il sostegno alle famiglie bisognose tramite l’affido a distanza con cui più di 250 famiglie trentine sostengono altrettante famiglie di Prijedor. Silvano Pedrini Responsabile del progetto scuola dentro l’Associazione Progetto Prijedor

Tre esperienze Di seguito riportiamo le storie, le esperienze, i commenti di tre istituti, che hanno realizzato, durante questo anno scolastico, incontri, visite, gemellaggi, scambi epistolari tra scuole trentine e scuole di Prijedor: • Scuola secondaria di primo grado “Manzoni” di Trento, • Istituto Agrario di S. Michele all’Adige, • Istituto per geometri “Andrea Pozzo” di Trento Scuola “Media” Manzoni – I.C. Trento 6 Durante questo anno scolastico la scuola media Manzoni ha deciso di aderire alla proposta fatta dalla Circoscrizione Trento Centro Storico-Piedicastello al fine di concretizzare alcuni aspetti can. 7-8 luglio-agosto 2012

ratterizzanti il gemellaggio con la Circoscrizione di Prijedor Centro. In particolare si è trattato di sviluppare il coinvolgimento del tessuto sociale in aggiunta a quanto da anni le Istituzioni trentine stanno facendo. Le classi seconde A ed E hanno accettato di avviare un progetto di conoscenza-socializza33


zione, che ha come sfondo contenuti di educazione alla cittadinanza attiva e, non ultimo, la presa di coscienza di una realtà sempre più multiculturale, con una classe della Scuola dell’obbligo Maximovic di Prijedor. Sin dalle prime battute si è rilevata la difficoltà di mediare su una tematica che potesse essere di interesse e rilevanza reciproca, considerando il loro recente e drammatico passato storico-politico non ancora metabolizzato. L’idea che fa da cornice a questa esperienza è non solo l’aspetto relazionale, ma anche l’occasione di poter mettere in pratica, in sinergia con un gruppo classe di altra nazionalità, principi teorici appresi dalle discipline di storia e di educazione civica. Grazie al percorso con persone che hanno vissuto la realtà in Bosnia, o per servizio civile o per iniziative legate all’Agenzia di Democrazia Locale, si è raggiunto un punto d’incontro comune, relativamente al periodo della Resistenza nella 2^ guerra mondiale. Tale fenomeno, vissuto nello stesso periodo storico sia in Italia, che nella ex Jugoslavia, sarà analizzato anche attraverso personaggi locali, alcuni ancora viventi, coinvolti in prima persona in questa triste avventura. Ci sarà un’attenzione particolare a conoscere le loro esperienze per capire il motivo per cui alcune vie della città portino i nomi di diversi partigiani. Ci si accosterà alla tematica “Resistenza” tramite la lettura e l’analisi di romanzi che affrontano l’argomento. Si prenderanno quindi in esame

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testimonianze e fonti storiche legate al territorio, grazie alla collaborazione con il Museo Storico. Lo stesso percorso verrà effettuato dai ragazzi della scuola Maximovic e sarà oggetto di confronto durante e al termine del prossimo anno scolastico in un’occasione che speriamo possa portare i ragazzi di Prijedor a Trento. Elena Andreotti, SandraTanfi, Francesca Wolf Insegnanti presso la secondaria di I grado Manzoni Istituto Agrario di S. Michele all’Adige Da più di 10 anni si effettua il gemellaggio tra il nostro istituto e la scuola agraria di Prijedor e dalla volontà di rafforzare tale relazione, affiancando il piano tecnico a quello umano, facendo diventare così un viaggio di istruzione a Prijedor, non solo una questione didattica. Dal 22 al 26 aprile 2012 ho accompagnato la classe IIC dell’Istituto Agrario di S. Michele all’Adige a Prijedor, Bosnia Erzegovina. Organizzare questo gemellaggio non è stato semplice, soprattutto perché per molti la Bosnia era un Paese sconosciuto e pericoloso, con mine antiuomo ancora sotterrate e su cui si poteva esplodere e abitato da persone poco affidabili. Insomma, non mi sono trovata semplicemente ad organizzare un viaggio, ma a fare un lavoro su pregiudizi e insicurezze. Devo dire che per questo sono stati fondamentali il contributo di alcuni studenti definiti “più coraggiosi”, il sostegno dei genitori e del dirigente dell’Istituto. Il percorso che ho creato nei mesi che ci separavano dalla partenza ha permesso a tutti di ottenere informazioni sulla destinazione e intrecciare relazioni con i ragazzi gemellati. Era determinante che si creassero questi rapporti perché la mia idea, per rendere il viaggio ancora più significativo, era di far alloggiare i ragazzi nelle case degli

studenti bosniaci selezionati per partecipare allo scambio. Il piano è riuscito e pieni di aspettative siamo partiti alla volta di Prijedor. Al nostro arrivo abbiamo trovato un’accoglienza calorosa e una disponibilità da parte di famiglie e studenti tale da sentirci coccolati. I miei ragazzi hanno vissuto con interesse e partecipazione sia la parte didattica (visite della scuola, uscite sul territorio, incontri con esperti locali) che quella umana, impegnandosi ad approfondire la conoscenza e accorgendosi che quelli che per mesi hanno chiamato “i ragazzi di Prijedor” erano diventati nuovi amici. Poter vivere questo cambiamento insieme a loro è stato emozionante, perché ho visto i miei ragazzi (anche quelli più scettici) crescere, maturare, aprirsi alle nuove esperienze e imparare che bisogna conoscere una situazione prima di giudicarla. Voglio utilizzare un loro pensiero per descrivere al meglio ciò che hanno vissuto: “… credo che l’insegnamento più importante sia stato che, anche se parlavamo lingue diverse e avevamo culture e usanze differenti, abbiamo capito di essere tutti ragazzi, giovani che sperano in un futuro migliore, che hanno dei sogni e delle ambizioni e che sicuramente lotteranno per queste. Abbiamo attraversato molte frontiere, sia fisiche che morali, ma di punto in bianco sembravano sparite. Abn. 7-8 luglio-agosto 2012


biamo capito di essere tutti cittadini di una stesso mondo: un mondo meraviglioso”. Sono convinta che la scuola abbia bisogno di queste esperienze, diverse rispetto al classico viaggio nella capitale europea, perché capace di avvicinarci ad un mondo che merita di essere conosciuto e apprezzato per la propria specificità. Eliana Gruber Insegnante presso l’istituto San Michele Istituto per Geometri “Pozzo” di Trento L’Istituto per geometri “Andrea Pozzo” di Trento, con la sua Dirigente scolastica Donatella Rauzi, ha sviluppato nel corrente anno scolastico un gemellaggio con l’Istituto tecnico per costruzioni edili e l’Istituto di elettrotecnica di Prijedor, in Bosnia Herzegovina, progetto coordinato dall’insegnante Marco Frenez. Il tema condiviso è stato “Il legno e la domotica: due approcci per l’efficienza energetica degli edifici”: ogni scuola ha affrontato gli argomenti che più corrispondevano al proprio corso di studi, in modo da arrivare ad un confronto finale che mettesse in comune le rispettive peculiarità. Il gemellaggio si è articolato nel n. 7-8 luglio-agosto 2012

corso dell’anno scolastico, partendo dalla condivisone degli obiettivi all’interno dei consigli di classe interessati, modulando i programmi in aderenza al tema comune. Le classi direttamente interessate sono state la 4LA e la 3LB, ma molti altri studenti del triennio sono stati coinvolti dalle diverse attività proposte, come visite a mostre e fiere specializzate (Made Expo a Milano, KlimaHaus a Bolzano), approfondimenti tematici con esperti e viste a cantieri e ditte; tra queste è doveroso ricordare Domotica Trentina e Rasom Wood Technology, per la particolare disponibilità mostrata nell’accogliere gli studenti in visita. Oltre agli aspetti tecnici, che hanno portato alla conoscenza approfondita dei materiali e dei diversi sistemi costruttivi e infine alla progettazione di moduli multifunzionali, sono stati proposti temi comuni legati alla storia e all’economia del Trentino e della Bosnia, dall’emigrazione di fine ‘800 al conflitto degli anni ’90 e all’attuale ricostruzione. In questo campo si è avuto grande supporto dalla rete di solidarietà trentina che da vent’anni è attiva in quella zona, a cominciare da Progetto Prijedor fino ai giovani che hanno svolto il loro servizio di volontariato in quell’area. Attività conclusiva di un anno di ricerca sono stati i viaggi che hanno portato gli studenti a conoscere direttamente i luoghi studiati: dal 22 al 28 aprile 24 studenti accompagnati dai loro insegnanti Cristi-

na Chistè, Marco Frenez e Luca Springhetti hanno visitato la Bosnia Herzegovina con un itinerario Mostar, Sarajevo, Stivor, Prijedor e la settimana successiva una trentina tra studenti e docenti di Prijedor hanno vistato Trento e il nostro Istituto. L’esperienza si è dimostrata estremamente valida, non solo per i temi specialistici affrontati, come traspare dalle considerazioni di alcuni studenti: ... ho potuto conoscere un territorio, una cultura, giovani e adulti che vivono in un Paese quasi distrutto dalla guerra, che sta oggi rinascendo (Edoardo Elia), ...esperienza che consiglierei a tutti coloro abbiano voglia di scoprire storie e situazioni che insegnano a sorridere e credere nella speranza (Camilla), ...ci ha aperto gli occhi sulle realtà che ci stanno attorno, a noi quasi sconosciute (Francesco), ...il gemellaggio in Bosnia è andato oltre le mie aspettative; l’esperienza è stata molto utile per confrontarmi con ragazzi della mia età di un Paese giovane come la Bosnia (Mirko), ...oltre alle molte cose imparate mi è piaciuto molto il rapporto di amicizia che si è creato nei nostri gruppi (Lorenzo), ...è stata un’esperienza positiva nel complesso, che mi ha fatto cambiare idea sui Paesi dell’Est (Veronica), ...luogo dove c’è voglia di crescere, luogo che spazza via tutti gli stereotipi dalla nostra mente, la Bosnia è da vivere e rivivere (Marco). Marco Frenez Insegnante presso l’Istituto per geometri Pozzo

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I.C. Valle dei Laghi AGENDA

… diario scolastico di pace La Pace comincia da noi. Per dare voce a questa convinzione, gli alunni e gli insegnanti dell’Istituto Comprensivo Valle dei Laghi hanno collaborato alla realizzazione di un’agenda della pace per il prossimo anno scolastico. Il progetto è stato presentato durante il Collegio Docenti di settembre. Con il supporto della dirigente scolastica Laura De Donno è stata chiesta la disponibilità degli insegnanti ad effettuare dei percorsi di educazione alla pace ed alla cittadinanza attiva con l’intenzione di condividere poi alcuni lavori, nati dalla fantasia degli alunni, da pubblicare sull’agenda. Il senso e le motivazioni In tutte le otto scuole dell’Istituto (le sei primarie di Vigo Cavedine, Cavedine, Calavino, Sarche, Vezzano e Terlago e le due scuole secondarie di primo grado di Cavedine e Vezzano) sono state attivate modalità e strategie per coinvolgere bambini e ragazzi. Come variopinti aquiloni, liberi nel cielo dei pensieri, gli alunni si sono lasciati trasportare dall’entusiasmo e dalla consapevolezza che il bene comune si costruisce a piccoli passi. Hanno imparato a cercare dentro di sé, ma anche nell’altro, lo slancio della creatività: condividendo uno stesso progetto, rafforzando le potenzialità del singolo e la bellez-

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za della diversità, hanno dato voce ai loro pensieri nella convinzione che ognuno di noi può donare una goccia per un mondo migliore. Sono stati creati così prodotti artistici, pensieri di pace, haiku, giochi, disegni, crucipuzzle, rebus, e molto altro! “Non vedo l’ora che il mondo sia in pace e che tutti vivano in armonia”: così iniziano i bambini della Scuola primaria di Vigo Cavedine. Vivere la pace è donare accoglienza, comprensione, perdono e amore. I percorsi delle scuole primarie Nel mese di ottobre la scuola primaria di Cavedine offre un omaggio a San Francesco realizzando con tecniche diverse e originali ricchi elaborati sul Cantico dei Cantici. Concludono il percorso scrivendo un Codice Etico che inizia sottolineando l’importanza di amare, rispettare, collaborare, ascoltare e valorizzare tutti e si conclude con l’invito ad usare un linguaggio corretto. Il mese di novembre è dedicato dalla scuola primaria di Calavino ad una riflessione sull’ambiente nella convinzione che la pace si costruisce quando si rispetta la natura, non si sprecano le risorse e si

usano con parsimonia le cose. Lo slogan della scuola primaria di Sarche, che troviamo nel mese di dicembre, è più che mai attuale e significativo: pace è abbattere muri e costruire ponti. Dai bambini un invito a percorrere sentieri di pace con coraggio, nel rispetto di tutti, vivendo in armonia e offrendo il nostro grazie. La scuola primaria di Vezzano nel mese di gennaio propone alcuni giochi creati secondo l’approccio innovativo del metodo Mind Lab che mira a sviluppare e ad allenare le capacità di pensiero e del vivere attraverso le strategie di gioco. Attenti alla squalo: se siamo uniti siamo più forti; l’abbraccio è un simbolo speciale perché porta pace e armonia anche dopo una litigata. Seguono poi il Gioco della dama che sottolinea come la pazienza vince tutto, Il gatto e i topi che fa riflettere su come in certi casi si deve rinunciare a qualcosa a cui teniamo molto per raggiungere un obiettivo più importante, Quarto, il gioco che ci fa capire come tutti siamo diversi eppure abbiamo qualcosa da dare e se collaboriamo e mettiamo insieme i nostri talenti possiamo essere forti, Elefante, palma, coccodrillo, un gioco che prevede pronta reazione e collaborazione. La scuola primaria di Terlago nel mese di febbraio ci accompagna ad esplorare il nostro senso di pace che si realizza quando viviamo in amicizia, quando rispettiamo gli animali, quando ci aiutiamo, tutte le volte che ci sentiamo bene dentro. n. 7-8 luglio-agosto 2012


pegno di tutti è importante, le piccole azioni quotidiane possono cambiare il mondo e ridare il sorriso.

I mesi assegnati alle medie I mesi assegnati alle scuole secondarie di Cavedine e Vezzano sono dedicati ad un approfondimento sul gemellaggio con la Somalia, alla presentazione di alcuni articoli della Dichiarazione dei diritti umani, alla sobrietà come stile di vita e a presentare alcuni testimoni ed associazioni impegnate a difendere la pace e a garantire il rispetto dei diritti. L’Agenda della Pace è diventata una preziosa fucina di idee, un’occasione di dialogo e confronto, ma soprattutto palcoscenico di variopinta umanità. Il progetto è nato

Protagonisti: alunni, insegnanti e soggetti del territorio

tino e quelle di Merka). Lei, che considerava l’istruzione la chiave per la libertà di un popolo, ci ha sempre trasmesso la sua voglia di giustizia, il suo grande coraggio e la sua speranza. Purtroppo è morta improvvisamente nel 2007, ma il suo miracolo di pace, dialogo e partecipazione rimane nel cuore di un paese devastato dalla guerra civile. La guerra fa tanto rumore ma la pace, se germoglia e fiorisce dentro di noi, nel silenzio può donare vita, speranza e futuro. Per questo vogliamo continuare ad aiutare i nostri gemelli del villaggio di Eel Munye, perché crediamo che possono vivere un domani migliore. La pace parte da noi

con lo scopo di unire gli sforzi di tutti, alunni ed insegnanti, per creare insieme qualcosa di più grande: aiutare chi vive in situazioni di povertà, fame e dolore. Il nostro desiderio è stato quello di sostenere gli amici somali con i quali siamo gemellati dal 1994 attraverso l’associazione Water For Life – Acqua per la vita. Questa ricca amicizia con la Somalia è stata possibile grazie ad Elio Sommavilla, Iolanda Baldessari e Mana, la principessa somala che è venuta spesso a trovarci per rafforzare il nostro gemellaggio (così come quelli nati fra diverse altre scuole del Trenn. 7-8 luglio-agosto 2012

La scuola è uno spazio educativo: deve contribuire a far nascere e crescere nei ragazzi il senso di responsabilità, di giustizia e solidarietà, educarli alla fiducia e a maturare un senso critico della realtà. Tristi eventi ci circondano, come quelli accaduti nella scuola di Brindisi. Per questo è ancora più importante creare occasioni di confronto e di dialogo per comprendere insieme che la pace comincia dentro di noi, è un valore inestimabile che va costruito passo dopo passo vivendola nel quotidiano, un quotidiano fatto di progetti, delusioni, fallimenti, ma anche di impegno e speranza. Non dobbiamo scoraggiarci o farci prendere dall’indifferenza: l’im-

I veri protagonisti, però, sono stati tutti gli alunni, che, assieme agli insegnanti, hanno creduto in questa proposta; ma anche la Tipografia Temi di Trento per la professionalità dimostrata, soprattutto Gianni Faccini che ha seguito con cura e pazienza le fasi di stampa. Tra gli insegnanti, voglio ricordare la collaborazione preziosa, in particolare, di Michele Parisi e Riccarda Turrina: insieme abbiamo dedicato tempo a questo progetto, animati dalla profonda convinzione che è importante aprire una finestra sul mondo, pensare agli altri e diventare attori di pace, partendo da qui, dove viviamo. “La pace inizia con un sorriso. Sorridete cinque volte al giorno a chi incontrate, fatelo per la pace. Irradiamo la pace e spegniamo nel mondo e nei cuori degli uomini l’odio e l’amore per il potere” Madre Teresa di Calcutta. Silvana Pisoni docente della scuola secondaria di I grado

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Scola Ladina de Fascia I.C. di scuola elmentare e secondaria Ladino di Fassa SCUOLA ESTIVA

Quest’anno seconda edizione Lingue locali e didattica Scuola estiva 2012 27 agosto – 7 settembre Pozza di Fassa Anche quest’anno La Scola Ladina de Fascia propone la seconda edizione della “Scuola estiva”, rivolta a docenti di tutti gli ordini e gradi e a studenti universitari, nonché a persone interessate alla didattica delle lingue e delle culture minori. Un importante momento di formazione per chi rivolge il proprio interesse e per chi lavora nel campo della tutela e della promozione delle minoranze linguistiche. La scuola estiva Seconda edizione della Scuola estiva “Lingue locali e didattica”. Corsi a Pozza di Fassa dal 27 agosto al 7 settembre, dieci giornate per un totale di 60 ore. La Scuola estiva è rivolta a chi già lavora nel campo dell’insegnamento delle lingue locali, in particolare a docenti delle scuole ladine, mochene e cimbre, e a chi si sta formando per insegnare nelle scuole di aree dove le lingue locali e regionali sono previste come discipline d’insegnamento. La Scuola, inoltre, è rivolta anche agli studenti che intendano caratterizzare il proprio curriculum con discipline poco trattate nei singoli atenei (didattica delle lingue locali e regionali, plurilinguismo, diritto, antropologia, musica, mitologia e letteratura delle popolazioni minoritarie).

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I relatori dei corsi sono docenti universitari o specialisti riconosciuti nel loro settore; i docenti sono stati scelti in modo da offrire una panoramica diversificata, che possa affrontare sia gli aspetti fondamentali, sia quelli di più recente acquisizione delle tematiche proposte. Dove e come Sede dei corsi: presso la Scola Ladina de Fascia – Liceo Scientifico, Str. Dolomites, 1 – 38036 Pozza di Fassa, TN - Tel. 0462 763702 Partecipazione: Possono iscriversi alla Scuola insegnanti, studenti di ogni grado universitario dell’ateneo trentino e studenti di altre sedi universitarie italiane e estere Lingua: Nelle lezioni sarà utilizzata prevalentemente la lingua italiana, con esercitazioni in lingue locali. Frequenza: In casi particolari si accettano iscrizioni a una sola settimana. Attestati e riconoscimenti: A chi avrà frequentato regolarmente le lezioni verrà rilasciato un attestato di frequenza riconosciuto dal Sorastant ai fini dell’aggiornamento per l’anno scolastico 2012-2013. Per gli studenti iscritti presso la Facoltà di Lettere e Filosofia di Trento, i seminari, affiancati all’attività di stage, sono riconosciuti come parte del curriculum di studio (altra attività formativa = 6 crediti). Saranno

garantite le spese di soggiorno per cinque studenti selezionati sulla base del curriculum presentato. Soggiorno: È prevista una convenzione con l’Hotel Dolomiti (situato vicino alla sede del corso) di Vigo di Fassa, tel. 0462 764131 e fax. 0462 654580. Si può contattare direttamente l’hotel: email: info@hoteldolomiti.net; sito web: www.hoteldolomiti.net Tassa d’iscrizione: La tassa per la frequenza della Scuola estiva è fissata in € 50,00, da versare tramite conto corrente postale N° 19262377 intestato a: Istituto Comprensivo Scuola Elementare e Secondaria Ladino di Fassa Ser. Tes. - Versamento contestuale alla conferma dell’avvenuta iscrizione. Iscrizioni: Vanno indirizzate alla Segreteria della Scola Ladina de Fascia, per posta oppure via fax o all’indirizzo di posta elettronica entro e non oltre le ore 12.00 del giorno 30 luglio 2012. Per informazioni: signora Ornella Tarter, tel. 0462 763702 Rinunce: Con l’iscrizione i partecipanti si impegnano a seguire regolarmente le lezioni. In caso di impossibilità a partecipare, gli iscritti dovranno darne comunicazione alla Segreteria dei corsi entro il 18 agosto 2012. Comunicazioni: Gli iscritti riceveranno, circa 10 giorni prima dell’inizio dei corsi, una comunicazione con le ultime informazioni di dettaglio. Organizzazione: Provincia Autonoma di Trento, Servizio per le minoranze linguistiche locali, Università degli studi di Trento, Istitut Cultural Ladin “Majon di Fascegn, Comun General de Fascia Comitato scientifico e organizzativo: Mirella Florian - Sorastant Scola Ladina de Fascia; Vigilio Iori - Olfed, Patrizia Cordin - Università degli Studi di Trento, Sabrina Rasom - Comun General de Fascia Segreteria: Dott.ssa Enrica Rovisi Segreteria Scola Ladina de Fascia Str. Giuseppe Soraperra, 6 38036 Pozza di Fassa, TN Tel. 0462 763702 Fax 0462 760001 e-mail: funzionarioamministrativo@scuoladifassa.it n. 7-8 luglio-agosto 2012


il Convegno SICUREZZA 2 maggio 2012, Palazzo Istruzione Trento: Convegno sulla sicurezza nelle scuole patrocinato da Provincia autonoma, Comune di Trento, Liceo Scientifico “Galilei” Trento e organizzato dalle società di consulenza Ambiente Igiene Sicurezza S.r.l. e Necsi S.r.l. Numerosi i contributi dai relatori, con particolare attenzione agli aspetti pratici illustrando anche casi di eccellenza o esempi di buone prassi. Nella mattinata, le problematiche relative alla gestione della sicurezza legata agli edifici scolastici, sia dal punto di vista del proprietario degli edifici, sia da quello del dirigente scolastico-datore di lavoro. Un nuovo software Graziano Maranelli, dirigente dell’UOPSAL, ha sottolineato come da parte del dirigente scolastico non sia sufficiente la segnalazione delle manchevolezze ai proprietari degli edifici scolastici (Provincia o Comune), ma come i rischi conseguenti vadano comunque valutati e gestiti. Pietro Patton, responsabile del Servizio Gestione Fabbricati del Comune di Trento ha presentato le modalità di intervento sugli edifici scolastici del suo Servizio, ricordando che il Comune di Trento permette ai dirigenti scolastici di verificare lo stato di avanzamento degli interventi mediante un accesso con password sul sito del Comune. Sulla gestione dell’insieme degli adempimenti sulla sicurezza del lavoro, la cui responsabilità ricade sui dirigenti scolastici, Pitton ha illustrato il programma informatico RISOLVO che presenta notevoli potenzialità sia nella gestione della documentazione, sia nella gestione dello scadenziario. L’utilizzo di

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questo programma permetterebbe ai dirigenti di “svincolare” la gestione della sicurezza dalla presenza di collaboratori particolarmente motivati e, una volta impostato, di non doversi più occupare delle scadenze, mantenendo esclusivamente una posizione di controllo. OHSAS 18001:2007 Interventi anche da Flavio Dalvit, preside del Liceo scientifico “Galilei” che sta ottenendo la certificazione OHSAS 18001:2007 sulla sicurezza e igiene del lavoro e da Maurizio Adami, che ha illustrato questa certificazione, di tipo assolutamente volontario e nella metodologia somiglia alla certificazione della qualità ISO 9000; il sistema di gestione che ne è derivato ha portato significativi vantaggi alla scuola consentendo un assoluto controllo degli adempimenti normativi anche attraverso il coinvolgimento di tutto il personale. Permetterà inoltre alla amministrazione pubblica di avere un risparmio sui contributi INAIL. Il “Galilei” è la prima scuola del Trentino e forse anche d’Italia a raggiungere questo traguardo. Nel pomeriggio è stato presentato, da parte della psicologa del lavoro Vicario, il risultato di una ricerca sul rischio stress-lavoro correlato condotta su di un gruppo di scuo-

le del Trentino. Rischio, la cui valutazione, in base al D. Lgs 81/08 è d’obbligo in tutte le aziende, risulta di notevole rilevanza nel settore della scuola e non deve essere sottovalutato poiché può portare a casi di vero e proprio burn-out. La formazione del personale scolastico Gli aspetti relativi alla formazione del personale scolastico sono stati messi a fuoco, secondo i dettami dell’accordo Stato-Regioni di recente approvazione, da Milly Smaniotto, del Dipartimento della Conoscenza, che dal 2007 si occupa di organizzare corsi sulla sicurezza del lavoro a supporto delle scuole. Diverse puntualizzazioni sulla redazione dei documenti di valutazione rischio incendio e sulla gestione dei piani di evacuazione sono state fatte da Ivo Erler, ingenere della Scuola Provinciale Antincendi. Provocatoriamente ha chiesto alla sala: avete mai organizzato una prova di evacuazione quando i bambini sono in mensa? Questo per dire che tutti gli scenari vanno previsti e testati. Circa 200 i partecipanti, prevalentemente dirigenti, operatori della scuola e tecnici comunali, con molte domande alle quali i relatori hanno potuto rispondere con precisione e professionalità. Gli atti del convegno saranno disponibili sul sito delle due società organizzatrici. (L. F.) INFO Lorenza Fruet Ambiente Igiene Sicurezza S.r.l. Viale Verona 190/4 38123 Trento Telefono 345 7591096 0461 913462 Fax 0461-932111 Email: lorenza.fruet@ais.tn.it web: http://www.ais.tn.it 39


ITT “Buonarroti” Trento SALE

Un percorso sull’oro bianco Oggi il sale è qualcosa di banale, invece esso nel suo esser bianco, umile, cristallino è essenzialmente un elemento vitale. La sua formula chimica è Na Cl cioè cloruro di sodio. Da un metro cubo di acqua salina si ricavano sino a 28 Kg di cloruro di sodio. Il sale marino dovrebbe aggirarsi sui 41000 milioni di milioni di tonnellate. I suoi nomi alternativi sono: sale da cucina, sale comune, salgemma e i suoi usi i più svariati. Riflettendo sull’importanza vitale di una sostanza tanto umile quanto indispensabile, è nata l’idea di sviluppare nel corso del presente anno scolastico un progetto interdisciplinare intitolato “La via del sale”. La classe coinvolta è la II st B dell’Istituto Tecnico Tecnologico “M. Buonarroti” di Trento. Il significato del sale nel tempo Nella chimica viene usato per migliorare le precipitazioni dei prodotti al termine di una saponificazione, nella medicina come base per molte composizioni farmaceutiche. È un esaltatore di sapidità, usato in cucina, e sfruttato da sempre nell’industria conserviera. Il nostro sangue, le nostre lacrime sono salate, il nostro cervello ha bisogno di una certa quantità di sale. La storia umana è accompagnata da questo elemento: gli antichi Ebrei usavano spalmare di sale i neonati per agguerrirli alle battaglie della vita. Gesù disse hai discepoli: “voi siete il sale della terra”. Nella nostra religione significa sapienza e perfino pazienza, veniva posto sulle labbra dei battezzandi. Presso gli antichi Egizi era lo strumento base per la mummificazione quindi per l’eternità. Presso i Romani era simbolo di discordia o di amicizia e lo stesso vocabolo “salario “che il lavoratore percepisce, allora come soldato, deriva 40

da sale. Presso i Longobardi accogliere un ospite, offrendogli pane e sale, significava completa accettazione, mentre rovesciare il sale significava guerra. Presso i Mediorientali il sale nelle viscere indicava un periodo di tempo di accoglienza e garanzia contro gli attacchi nemici. Non si contano i modi di dire che contengono questa preziosa sostanza. Per Dante Alighieri significò il dolore dell’esilio. Il sale nasce dall’acqua e dalla terra: sono stati i cinesi i primi ad ottenere il sale dall’evaporazione dell’acqua di mare, mentre la più antica testimonianza europea sul sale risale al 6500 a.C. nei dintorni di Salisburgo il cui nome significa per l’appunto “città del sale” (Salz in tedesco vuol dire sale).

Il progetto Seguendo il percorso delle diverse vie del sale, la Salaria è una di queste, abbiamo constatato l’importanza del fiume Adige come via di commercio dell’”oro bianco” e siamo arrivati sino al fiume Salzach in Baviera e nella regione salisburghese: è un affluente dell’Inn, infatti era sia un’importante via del commercio per questo minerale che un vettore indispensabile per l’economia della zona. Il nostro progetto è partito quindi dall’analisi delle caratteristiche fisiche del cloruro di sodio svolte nel laboratorio di chimica e si è concluso con un viaggio alla scoperta di Bad Reichenhall, Salisburgo e Berchtesgaden per studiare come si estraeva l’oro bianco in passato e come lo si fa ancora oggigiorno. Naturalmente un viaggio permette sempre di arricchire le proprie conoscenze, questo sicuramente è stato particolare poiché tra tunnel sotterranei e attrezzature di varie età ci ha permesso di capire la storia della salina più importante d’Europa e l’ingegno dell’uomo che con la tecnologia è riuscito ad estrarre il sale. Oggi nessuno di noi pensa cosa c’è dietro a quel pizzico di sale che usiamo quotidianamente, ma il sale è stato, prima dell’invenzione del frigorifero, l’unico mezzo per conservare i nostri cibi. Franca Ravagni, Mariangela Gioito Insegnanti ITT “Buonarroti” Trento n. 7-8 luglio-agosto 2012


.. e nuove attività

ITT “Buonarroti” Trento CHIMICA

Orientamento in camice bianco Nell’anno scolastico 2012-2013 il progetto Incontriamo la Chimica (già noto come Orientamento al piacere della chimica), rivolto agli studenti delle scuole medie, proposto dal dipartimento di Chimica, Materiali e Biotecnologie dell’I.T.T. M. Buonarroti di Trento, compie i suoi primi dieci anni. Anche se il nome del progetto è cambiato, ciò che è rimasto immutato è la finalità di far incontrare questa disciplina agli studenti più giovani, attraverso la sua caratteristica principale: il laboratorio.

Per gli alunni delle “medie”

Nuovi laboratori e proposte …

Nel corso di questi anni, il progetto ha continuato ad offrire sempre meglio l’occasione per una più stretta collaborazione didattica tra scuole di grado diverso. Infatti il numero di esperienze proposte è salito dalle dieci iniziali, alle oltre ventidue dell’ultima edizione. Questo dato, più di tutti, testimonia la crescita dell’offerta culturale, scientifica e didattica che ha raggiunto, nel corso di questi anni, quelli che sono i soggetti principali del progetto: cioè le migliaia di ragazzi (circa settemila) che si sono succeduti, distribuiti tra le decine di scuole medie del territorio comunale e rovinciale, con i loro rispettivi insegnanti, tutti motivati e attenti a carpire i segreti di questa affascinante disciplina.

Certamente fondamentale per lo svolgimento delle attività, è stata la scenografia dei nuovi laboratori sia per gli ambienti ma soprattutto per l’arredo, le strumentazioni e le innovazioni tecnologiche adottate. Quest’insieme ha ulteriormente contribuito alla partecipazione motivata degli alunni alle attività di laboratorio, in quanto si sono trovati ad agire in un vero laboratorio di chimica. In termini essenziali si è cercato, nelle due ore a disposizione per ciascun incontro, di collocare l’attività da svolgere nell’ambito più generale di un argomento di chimica, in modo tale che emergesse l’importanza dello studio della disciplina attraverso le attività sperimentali; in ciò è stata preziosa la collaborazione degli assistenti di laboratorio. Operativamente, ogni attività si è svolta attraverso alcune fasi consolidate: consegna, a ciascun studente e insegnante, di camice e di etichetta con nome e cognome, quindi distribuzione di cartelline con le schede di osservazione/descrizione delle esperienze (in versione esplicativa agli insegnanti); svolgimento delle esperienze; considerazioni finali.

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Divise per omogeneità di argomenti, hanno riguardato: • gli ambiti della chimica generale; con esperienze dedicate alle separazioni fisiche, al riconoscimento di trasformazioni fisiche e chimiche; • la chimica negli alimenti; con semplici esperienze riguardanti il riconoscimento e la classificazione dei principali tipi di amido, gli “zuccheri” e la fermentazione, con l’ausilio di microscopi; • la chimica per l’energia verde e l’ambiente: a. dalla costruzione di una semplice ed ecologica pila (di tipo Daniell), alla scomposizione dell’acqua mediante energia elettrica da pannello fotovoltaico, fino all’affascinante applicazione della fuel cell; b. inoltre,sempre per la parte ambientale, è stata introdotta un’indagine con classificazione e riconoscimento chimico di alcuni tipi di acque. Gli studenti “piccoli chimici” Si sono calati subito nel nuovo ruolo dentro il camice bianco (a volte un po’ troppo lungo) ed hanno risposto in pieno alle aspettative degli insegnanti, ma soprattutto si è potuto notare lo stupore, la curiosità, la serietà e l’impegno che li hanno portati ad ottenere il meritato attestato finale in cui si certifica la loro brillante partecipazione all’attività di laboratorio.

Quale il giudizio finale su questi primi dieci anni? La risposta più evidente sta nella richiesta, da parte degli insegnanti delle scuole partecipanti, di ripetere l’iniziativa il prossimo anno scolastico. Sarà, quindi, impegno

degli insegnanti del dipartimento di chimica proseguire nell’attività e migliorare il progetto coinvolgendo sempre di più le scuole medie in questa iniziativa. Pasquale Gagliardi coordinatore del progetto 41


LA SCUOLA AL MUSEO

Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina

CORSO DI AGGIORNAMENTO PER INSEGNANTI

Aspetti della cultura pastorale nel Trentino

L’economia di sussistenza e l’allevamento ovino e bovino dal Settecento ai giorni nostri VENERDÌ 7 SETTEMBRE 2012 09:00 – 11:00 Prof. Emilio Pastore - La pastorizia in area alpina a cavallo fra ‘800 e ‘900 Pausa 11:15 – 12:30 Servizi educativi MUCGT - Proposte didattiche per le scuole di ogni ordine e grado - modalità esecutive Visita alla sezione del Museo dedicata all’alpeggio Pausa pranzo 14:30 – 16:00 Dott. Mauro Nequirito - L’economia pastorale nelle Carte di Regola Pausa 16:15 – 17:30 Visione del film Cheyenne, Trent’Anni di Michele Trentini, 58’, 2009, storia di una ragazza che ha fatto un'insolita scelta di vita: quella di dedicarsi alla pastorizia e alla difesa della natura

VENERDÌ 14 SETTEMBRE 2012 15:00 – 16:30 Dott.ssa Marta Bazzanella con la collaborazione di Ferruccio Delladio e Carlo Trettel, pastori della valle di Fiemme - presentazione della ricerca svolta dal Museo sul graffitismo pastorale fiemmese, con la ricognizione sul campo, la catalogazione, l’analisi e l’interpretazione di migliaia di graffiti dipinti sulle falesie del Monte Cornon. 16:30 – 17:00 Laboratorio basato sul nuovo percorso didattico Le scritte dei pastori 17:00 – 18:30 Inaugurazione e visita guidata alla mostra Archivi di pietra – Le scritte dei pastori della Val di Fiemme

SABATO 15 SETTEMBRE 2012 09:00 – 10:30 Dott. Gianbattista Rigoni Stern - La transumanza della pace: un’esperienza di collaborazione con la Bosnia attraverso l’introduzione dell’allevamento della razza bovina Rendena nei luoghi della recente guerra nella ex-Jugoslavia Pausa 10:45 – 12:00 Sperimentazione dei laboratori presenti nei percorsi didattici Filo da torcere (tessitura) e Dove vanno in estate le mucche (caseificazione)

Per informazioni e iscrizioni rivolgersi a Silvana Sartori – Servizi educativi del Museo al numero 0461 650314 o all’indirizzo e-mail s.sartori@museosanmichele.it o didattica@museosanmichele.it. Il modulo di conferma dell’iscrizione al corso (previo contatto telefonico) e il programma degli interventi, con informazioni su relatori e contenuti dei singoli interventi, possono essere scaricati dall’indirizzo http://www.museosanmichele.it/didattica/corsi_insegnanti.htm Il corso è valido a tutti gli effetti ai fini dell'aggiornamento riconosciuto ai sensi dell'art. 75 C.C.P.L. 2002-2005 del comparto scuola e della deliberazione della Giunta provinciale n. 403 del 3 marzo 2006 e verrà rilasciato un attestato di frequenza in base alle effettive ore di presenza degli iscritti.

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eventi DUE SEMINARI

Istruzione liceale e istruzione tecnica Il Seminario di venerdì 8 giugno 2012 a Trento, sull’Istruzione Tecnica, è stato il secondo di due appuntamenti promossi dall’Iprase del Trentino, cofinanziati dal Fondo Sociale Europeo, realizzati in collaborazione con altri Enti e con due Università (Ca’ Foscari di Venezia e Università di Udine), con la partecipazione di dirigenti ed esperti del Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca (MIUR) e di rappresentanti delle realtà più innovative del mondo della scuola sui due importanti filoni della formazione nel secondo ciclo: venerdì 25 maggio 2012 sull’istruzione liceale, presso l’aula magna del Liceo classico “G. Prati” a Trento; venerdì 8 giugno 2012, presso l’aula magna del Palazzo Istruzione di via Gilli 3, a Trento. In didascalie del mese di giugno abbiamo dedicato tre pagine per una breve sintesi sul primo Seminario dedicato all’istruzione liceale, lo stesso spazio che ora dedichiamo su quello dell’istruzione tecnica dell’8 giugno scorso. I materiali a disposizione sono tanti ed interessanti, sul sito dell’Iprase. Istruzione tecnica: in Italia e in Trentino Terreno virtuoso per creare conoscenza coi giovani L’istruzione tecnica nella scuola secondaria del secondo ciclo, ma anche quella superiore (dell’Alta formazione e degli IFTS – Istituti di Formazione Tecnica Superiore) è sicuramente un terreno favorevole per un circolo virtuoso tra “Impresa – Educazione – Ricerca”, non solo per trasferire la conoscenza, ma per creare valore aggiunto agli studenti. Una prospettiva che implica però

un cambiamento radicale nella visione di cambiamento tra insegnamento e apprendimento. Queste, in sintesi, le conclusioni del Seminario dell’8 giugno 2012, promosso dall’Iprase Trentino su “Istruzione tecnica in Italia e in Trentino”. Un saluto iniziale dell’assessore Marta Dalmaso e del dirigente generale del Dipartimento della Conoscenza, Marco Tomasi. Poi, Carmela Palumbo, Direttore Generale per gli ordinamenti scolastici e per l’autonomia scolastica, che ha anticipato in quella sede alcuni contenuti del successivo appuntamento del 13 giugno 2012, nella Conferenza di servizio sui poli formativi su base territoriale proprio dell’istruzione tecnica. Opportunità di confronto con esperienze avanzate negli istituti tecnici Dopo aver fatto il punto sullo stato di salute e sul futuro dell’istruzione liceale in Italia, in Europa e in Trentino, nel seminario del 25 maggio 2012, per la scuola trentina un’altra opportunità di confronto con

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alcune delle più avanzate esperienze italiane nell’ambito dell’istruzione tecnica. Lo ha ricordato in apertura il direttore Beatrice De Gerloni, ringraziando la Facoltà di Ingegneria di Udine, partner nell’organizzazione, ma anche l’assessorato e il Dipartimento della Conoscenza della Provincia autonoma di Trento, il Ministero (MIUR), Trento Rise e la Confindustria nazionale, per la collaborazione e la partecipazione. Il confronto con le altre realtà ed i contributi dei singoli esperti aiutano la scuola trentina a fare sintesi per affrontare meglio il confronto con altre realtà italiane, così come la presenza del Ministero aiuta ad avere un quadro sulle prospettive nazionali. Nel saluto iniziale, l’assessore Marta Dalmaso ha apprezzato “questa necessaria e importante apertura sul territorio, la voglia di condividere esperienze e riflessione anche con entusiasmo e siamo certi che con momenti come questi la scuola trentina e la scuola tutta può crescere in modo ancora più adeguato”. Marco Tomasi, dirigente generale del Dipartimento della Conoscenza, ha richiamato il tema del confronto nel Festival dell’Economia concluso a Trento quasi in coincidenza con il Seminario sull’istruzione tecnica, per rimarcare l’importanza delle relazioni del mondo della scuola coi giovani e col territorio su esperienze positive: nel festival dell’economia si è toccato con mano la complessità di una crisi anche generazionale – ha detto -, ma anche il fatto che la crisi non è solo una bestia o un pericolo, se saranno i giovani a dare un contributo forte per indicare soluzioni e se sapremo tutti vivere la crisi come potenzialità e non come dramma (come ha ricordato lo piscoterapeuta Charmet in uno degli incontri promossi proprio dall’Iprase all’interno del Festival dell’Economia). “Nei nostri 43


Tecnici: le Linee guida per una governance più agile

programmi a scuola si parla spesso del passato – ha concluso Tomasi -,invece i nostri ragazzi hanno in mano il futuro e potranno essere solo loro a produrre il cambiamento.” Carmela Palumbo (MIUR): il vero cambiamento viene dalle realtà territoriali Per il Ministero Istruzione Università e Ricerca (MIUR), Carmela Palumbo, direttore Generale per gli ordinamenti scolastici e per l’autonomia scolastica, ha ripercorso il cammino delle Indicazioni e delle Linee Guida sull’istruzione tecnica, insistendo sul fatto che dall’alto possono giungere indicazioni normative e delle riflessioni anche di contenuto, ma solo nelle singole realtà territoriali possono essere messi i punti fermi sull’innovazione vera, attraverso la sperimentazione concreta. Il Trentino è una realtà dinamica dal punto di vista professionale a cui dal ministero si guarda con attenzione, è motivo di ricerca e di studio per noi, mutuare ciò che di importante e dinamico c’è qui. “A Roma – ha esordito la rappresentante del Ministero - quando si parla del modello trentino, si pensa ad una realtà decisamente d’innovazione.” Considerazione d’apprezzamento per la scuola trentina, ripresa poi anche da Laura Mengoni, che ha parlato a nome di Confindustria (Claudio Gentili, che ha dovuto assentarsi all’ultimo momento, ha fatto avere un suo intervento scritto). 44

Palumbo s’è soffermata inizialmente sull’intenzione del MIUR di riordinare la filiera dell’istruzione tecnica e professionale e sull’individuazione di strumenti per una governance più agile, attraverso il testo delle Linee Guida sull’istruzione tecnica a livello secondario, che hanno come prioritaria la finalità di individuare i migliori sistemi di coordinamento tra i percorsi tecnici e la formazione professionale ed un più forte coordinamento con l’istruzione tecnica. Ci sono già dei modelli che vengono spesso anche dal settore privato dove per gli studenti c’è la possibilità di passaggi reali con la costruzione personalizzata del proprio percorso di studi. Oggi – ha affermato la rappresentante del Ministero -, ci sono realtà avanzate, come quella del Nord Est e del Trentino, ma la situazione non è così nel resto d’Italia. Le Linee Guida nazionali hanno come obiettivo proprio quello di trasferire anche nelle altre regioni ciò che si fa già in queste zone avanzate.” Per l’istruzione tecnica superiore c’è un’esperienza diffusa sul territorio, anche se parliamo di realtà limitata di 1500 studenti. Le linee guida propongono una drastica semplificazione degli organi di governo, introducono il concetto del voto ponderato, si vuole dare maggior peso al mondo produttivo, per allontanare l’IFTS dal modello tipico tradizionale e avvicinarlo al modello di scuola impresa dell’alta formazione.

to sull’apprendimento permanente, ci sono esperienze e vari modelli che si propongono, ma resta il fatto che noi siamo tra i paesi più arretrati in questo settore e l’arretratezza su questo fronte ci viene ricordata dai risultati delle indagini OCSE PISA. Ora il disegno di legge è all’esame dell’altra Camera e parte da una definizione dell’apprendimento permanente e le sue declinazioni: formale, informale e non formale, legando l’apprendimento alle competenze e alle loro certificazioni. “È importante che si recuperi valore alla certificazione al termine dell’obbligo di istruzione, le certificazione al termine del primo ciclo, ma c’è ancora molto da fare sulla didattica e sulle prove valutative che si adottano nelle scuole, sull’attenzione alla certificazione delle competenze che la persona accumula nella vita lavorativa e non.” Carmela Palombo ha concluso il suo intervento, anticipando l’appuntamento del 13 giugno (che c’è già stato), nel quale è stato poi affrontato nel concreto il discorso dei poli formativi dell’istruzione tecnica su base territoriale. Giunchiglia. Triangolo della conoscenza: Ricerca, Education, Business Stimoli interessanti sul “Triangolo della conoscenza: Ricerca, Education, Business” sono giunti in

In arrivo novità sull’educazione permanente Novità interessanti dovrebbero arrivare nei prossimi mesi anche su un altro versante che ha a che fare comunque con l’istruzione tecnica, quello dell’educazione permanente: c’è già un disegno di legge che ha avuto l’approvazione del Senan. 7-8 luglio-agosto 2012


del futuro tecnico ha tre requisiti fondamentali: flessibilità, flessibilità, flessibilità.” Tanti imput per portare avanti riflessione e scelte operative

particolare da Fausto Giunchiglia, Presidente di Trento Rise, che ha insistito – partendo proprio da come si muove Trento Rise ed FBK – sul cambio di paradigma: l’università (e per altri versi anche l’insegnamento superiore) deve portare sul mercato CONOSCENZA, non dobbiamo trasferire persone. Spostando il paradigma, cambia il punto di vista e diventa centrale il metodo di studio: al centro di tutto c’è la creatività, la capacità di pensare che si muove tra i tre assi education, research, business. Aumentare la conoscenza del saper fare, diversità negli obiettivi, internazionalizzazione. Lo snodo della difficoltà è che la tecnologia sta diventando pervasiva e quindi non si può fare in laboratorio; l’internazionalizzazione non è un dettaglio. Passare dal sapere al saper fare, vuol dire cambiare anche il modello di educazione, dall’ossessione unica per la iper-specializzazione alla necessità (dal modello della formazione ad “A”) ad un nuovo approccio a “T”, l’approccio a pensare, al metodo, alla flessibilità che deve sapersi riconvertire. Non perché prima si preferiva una teoria ed oggi un’altra; ma perché il cambiamento è diventato talmente veloce che ci impone questa scelta per essere competitivi. “Il mondo in cui ci stiamo formando va alla velocità della luce, perciò serve sapere e saper fare, gestire le diversità. Il profilo n. 7-8 luglio-agosto 2012

Per l’intera giornata, ancora contributi, da Alberto F. De Toni, Preside della Facoltà di Ingegneria di Udine, Laura Mengoni, (Assolombarda), Antonella Zuccaro (ANSAS INDIRE ), che ha riportato i risultati del MIUR sul come gli istituti tecnici hanno recepito le Linee Guida del passaggio al nuovo ordinamento e poi le esperienze innovative dalle altre regioni, coordinate da esperti nazionali dell’istruzione tecnica e le conclusioni del referente del Seminario, il preside della Facoltà di Ingegneria dell’università di Udine. Alberto De Toni, con una articolata e ricca presentazione ha ripercorso la storia dell’istruzione tecnica, il dibattito “tra cultura umanistica e cultura scientifica” e l’impianto della riforma (l’ultima era del 1931): la nuova identità come scuola dell’innovazione, il superamento della gerarchia dei saperi, la centralità dello studente che apprende, l’assunzione del nuovo paradigma delle competenze. L’approccio scientifico importante da sempre, la riforma una sfida attesa, il cantiere è sempre aperto, gli insegnanti sono il punto di contatto fondamentale Laura Mengoni (Assolombarda): È necessaria una forte integrazione in tutti i contesti, fra teoria e pratica. l’apprendimento è più efficace. La visione c’è, c’è bisogno di profili tecnici: come fare? Apprendimento lungo tutto l’Arco della vita, orientamento in maniera sistematica per capire le competenze, fondamentale sempre. quali sono le competenze chiave, dietro una certificazione deve esserci una competenza reale. Se riusciamo ad

affiancare al titolo un riconoscimento diverso sarà più facile trovare un lavoro ai giovani. Comitati tecnici scientifici e Dipartimenti nel confronto tra scuola Nel lavoro delle scuole, il confronto delle esperienze presentate s’è concentrato sulla didattica laboratoriale e sul ruolo dei Comitati tecnico scientifici e dei Dipartimenti. Tra gli altri: maria grazia bernardi-itis treviso: strutture funzionali all’innovazione con la dimensione del gruppo che però deve essere governata con competenza dal dirigente; tante, comunque, le variabili in gioco per una nuova governance. fabrizio floris-usr veneto: i problemi vanno risolti, ma deve restare la centralità dell’alunno e la responsabilità straordinaria dei docenti nel capire che fare per una corretta didattica laboratoriale e per competenze, mantenendo passione e impegno nel coinvolgere gli allievi. salvatore giuliano-itis brindisi: ha presentato un’esperienza innovativa su lavori in piattaforma e rivisitazione di ambienti di apprendimento, sull’uso delle tecnologie che cambiano ambienti di apprendimento e contenuti. Per il Trentino sono state presentate le esperienze da: maurizio baroncini - iti marconi rovereto paolo dalvit e i docenti dalbosco e lunelli - itt buonarroti trento (m.c.) 45


segnaliamo

la ricerca RED-10

Personalizzare l’apprendimento Il volume “Personalizzare l’apprendimento nel contesto della classe” - Rapporto di ricerca del progetto RED-10 - a cura di Maurizio Gentile SPF di Roma e IUSVE di Venezia Silvia Tabarelli, IPRASE Francesco Pisanu, IPRASE Pubblicato di recente da Iprase nella collana Studi e Ricerche, documenta il percorso e gli esiti del progetto realizzato durante due anni di attività, 2009/2010 e 2010/2011, in 13 classi degli Istituti Comprensivi dell’Alta vale di Sole, di Revò e di Lavis in collaborazione con 24 insegnanti della scuola primaria e secondaria di 1° grado. Il volume è consultabile sul sito Iprase, area documentazione/catalogo e pubblicazioni/ studi e ricerche. Gli obiettivi Gli obiettivi del progetto sono divisi in due categorie. La prima categoria è riferita all’azione didattica, la seconda all’attività di ricerca. Gli obiettivi riferiti all’azione didattica riguardano la traduzione nella pratica dei modelli di personalizzazione dell’apprendimento. Nello specifico, durante la sperimentazione nelle scuole condotta in partnership dai docenti – ricercatori e dallo staff di ricerca, sono state definite e sperimentate una serie di procedure che richiedono agli studenti di operare attivamente sui saperi e che introducono nelle classi un’organizzazione cooperativa dell’apprendimento. L’obiettivi primario è stato di mettere i docenti nella condizione di potersi impadronire di strumenti professionali diversi dal tradizionale modo di fare scuola e di rendere una modalità abituale di intervento la progettazione di compiti e materiali che implicano l’uso di conoscenze in situazioni vicine a quelle di vita reale. Gli obiettivi di ricerca si sono focalizzati sulla valutazione del processo di trasferimento, nelle classi, dei principi e dei modelli di perso46

nalizzazione. Si è cercato di comprendere in dettaglio quali fattori possono facilitare e/o ostacolare un percorso di formazione in servizio; come e se, lungo il percorso, i docenti modificano le modalità di conduzione della classe; come evolvono le caratteristiche della progettazione didattica durante un percorso di ricerca-azione. Il piano esecutivo in quattro aree di ricerca Il piano esecutivo del progetto è articolato in quattro aree di ricerca : la traduzione del concetto di personalizzazione, proposto dai modelli teorici, in programmazione e attuazione di interventi di insegnamento; la messa alla prova di un modello di formazione in servizio dei docenti che faciliti l’innovazione dei repertori professionali; la sperimentazione di interventi didattici per la personalizzazione; la valutazione del trasferimento delle conoscenze dalla formazione al contesto di lavoro in classe. Il concetto di personalizzazione proposto in RED 10 non equivale al lavoro svolto nel rapporto “1 a 1”, rifugge da formule come “a

ciascuno secondo i suoi bisogni e i suoi meriti”, preferendo un principio che, da un lato, valorizza diversità, specificità, differenze, e, dall’altro, aspira ad offrire al massimo numero di ragazzi situazioni multiformi per apprendere. L’idea è di offrire molteplici opportunità di apprendimento al massimo numero di alunni presenti in una classe. Anche le Indicazioni per il Curricolo e i Piani di Studio Provinciali sembrano rafforzare questa visione: la scuola è chiamata a realizzare percorsi formativi sempre più rispondenti alle inclinazioni personali degli studenti. Tre modelli possono tradurre concretamente questa ipotesi: la Differenziazione Didattica, l’Apprendimento Cooperativo, le Intelligenze Multiple. Da riscontri emersi in letteratura e nelle sperimentazioni pratiche dei docenti i tre modelli sembrano produrre interessanti soluzioni di apprendimento. La metodologia formativa ha previsto le seguenti azioni. I seminari hanno coinvolto i docenti nella comprensione teorica e nella sperimentazione pratica dei modelli di personalizzazione, applicando il dispositivo di “apprendere il contenuto attraverso il contenuto”. Avendo la consapevolezza che il processo di trasferimento d’innovazione didattica nel contesto reale della classe è un compito impegnativo, lo staff di ricerca ha affiancato n. 7-8 luglio-agosto 2012


i docenti nel processo di sperimentazione e ha predisposto un piano di osservazioni non partecipate in classe. Gli esiti di ciascuna osservazione sono stati discussi insieme ai docenti con lo scopo di offrire suggerimenti e sottolineare ciò che aveva funzionato e viceversa. I docenti hanno prodotto, nei due anni, la documentazione di 66 progettazioni di interventi didattici per la personalizzazione, e i relativi materiali didattici, utilizzando una scheda di progettazione differenziata per i due anni di progetto. Nel secondo anno, infatti, si è deciso di rinforzare il legame tra attività di apprendimento e programmazione di classe richiedendo una progettazione che applicasse i modelli di personalizzazione mentre il curricolo si veniva realizzando. Lo schema del primo anno evolve dunque dalla progettazione della singola attività (durata media di una o due ore) all’unità di apprendimento che allarga l’arco temporale (da un minimo di 6 ore ad un massimo di 20 ore) e aggrega più attività di apprendimen-

Obiettivi

Riferiti all’azione del docente

to scandite in interventi in cui si adottano strategie diverse, sia cooperative che individuali, a seconda degli obiettivi dell’insegnante. Il trasferimento delle conoscenze Dalle osservazioni in classe proviene la prima serie di dati empirici del progetto che riguardano il trasferimento delle conoscenze dalla formazione al contesto classe. Dall’analisi dei dati sono emerse indicazioni incoraggianti. Nello specifico, per quanto riguarda la gestione nella classe, nel passaggio tra il primo e il secondo anno di progetto si è osservato un aumento di attività di piccolo gruppo cooperativo, una diminuzione degli interventi di ripristino dell’ordine in classe, una diminuzione del numero d’interventi sollecitati. Il questionario per i docenti ha fornito la base dati per la valutazione dei fattori che hanno influenzato positivamente il transfer delle conoscenze dalla formazione al contesto di classe. Le risposte degli insegnanti indicano fattori prevalentemente centrati su due dimensioni, gli aspetti individuali e la metodologia formativa. Per quanto riguarda la prima dimensione, le capacità personali e la motivazione all’impegno hanno avuto un ruolo importante nella validazione del Attività

Seminari dedicati allo studio e all’applicazione dei modelli di personalizzazione

progetto da parte dei docenti e nel mantenimento dell’impegno applicativo, misurato sull’arco temporale di durata del progetto. Per quanto riguarda la metodologia formativa, la struttura del progetto e le attività proposte sono state percepite come un fattore d’influenza. In particolare, la disponibilità a sperimentare in classe è legata, probabilmente, sia all’efficacia percepita dei modelli di personalizzazione, sia all’azione di affiancamento dello staff nella progettazione e realizzazione delle attività didattiche. Per facilitare una visione d’insieme del progetto, nella seguente tabella si rende evidente il rapporto tra gli obiettivi, le attività svolte in relazione a ciascun obiettivo, gli strumenti prodotti per sostenere l’azione docente, gli strumenti per valutare gli impatti del progetto da un punto di vista della pratica dei modelli di personalizzazione dell’apprendimento. Silvia Tabarelli IPRASE, Trento

Strumenti Procedure didattiche basate sui modelli dell’AC e delle IM Attività di apprendimento basate sul modello della DD

Redazione di linee guida a supporto Schede di guida alla progettazione della progettazione Sessioni di osservazione e supervisione Raccolta e analisi dei dati Check-list variabili di gestione della classe sulla conduzione della classe Raccolta ed analisi dei dati Learning Transfer System Inventory (LTSI) Riferiti alla ricerca sul processo di transfer Raccolta ed analisi dei dati riferiti Scheda di valutazione alla progettazione didattica delle progettazioni didattiche Legenda: AC = Apprendimento Cooperativo MI = Intelligenze Multiple DD = Differenziazione Didattica n. 7-8 luglio-agosto 2012

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la recensione ZDENKO

L’ultimo dei Thun Questo romanzo storico ci restituisce una parte della sua storia di Castel Thun in quel di Ton attraverso il racconto della vita dell’ultimo discendente della nobile famiglia legittima proprietaria di questa antica dimora. Zdenko, l’ultimo dei Thun, non solo un romanzo storico, perché non è ambientato in un’unica epoca storica ormai lontana nel tempo, ma ci racconta anche fatti di storia recente, episodi che si sono realmente svolti nel castello solo qualche decine di anni fa. Direttamente sui luoghi dei protagonisti Luciana Battan, l’autrice ci porta direttamente sui luoghi grazie alla viva voce dei diretti protagonisti che arricchiscono con le impressioni lasciate nei ricordi degli avvenimenti. L’idea di parlare del castello attraverso la vita dell’ultimo dei suoi eredi risale ai tempi della sua fanciullezza, quando insieme ad altri compagni saliva dal suo paese per andare a giocare in quella sorta di Gardaland, piena di stanze incredibilmente sfarzose ai suoi occhi di bambina. L’autrice, raggiunta la maturità, ha potuto concepire questo libro perché custodiva dentro di sè storie ed esperienze direttamente o indirettamente vissute e legate al castello. Con la sua penna ha quindi ripercorso i sentieri dell’infanzia e con sapienza ha raccolto dalla viva voce dell’antico custode del castello racconti, aneddoti, testimonianze ed impressione di chi in quel luogo ci aveva realmente vissuto. In questo modo, l’autrice ci restituisce un luogo che, nonostante le attuali esigenze conservative dei beni culturali lo abbiano trasforma48

to inevitabilmente in un museo, fino a pochi anni fa è stata la scena di vicende che il libro recupera alla memoria attraverso l’espediente letterario. Il libro ha poi anche il merito di mescolare fatti realmente accaduti e vicende verosimili, accompagnandole dalle descrizioni architettoniche del castello e da notizie di tipo storico-geografico che danno un affresco completo dei luoghi di questo angolo di Tentino, il tutto ripercorrendo alcune tappe salienti che hanno segnato lo sviluppo di questa dimora storica. La storia della dinastia dei Thun La storia della dinastia dei Thun vi viene tratteggiata nelle linee essenziali dandoci l’impressione di trovarci al cospetto della famiglia più illustre che mai ci sia stata in Val di Non, sicuramente una delle più importanti di tutto il Trentino. Il racconto ha inizio con la decisione del conte Franz dei Thun Hohenstein presa nella seconda metà degli anni venti di fare ritorno dopo secoli in Tren-

tino, segnando così la rinascita di Castel Thun che nel frattempo era stato abbandonato dagli eredi della linea dinastica locale, quella dei Castel Thun. L’impresa ha un sapore epico per quegli anni, perché ci volle un intero treno merci espressamente noleggiato per trasportare i mobili e gli altri beni dei nuovi proprietari dalla Boemia fino alla stazione di Mezzocorona, e da lì caricati su innumerevoli carri trainati da cavalli, che per giorni hanno fatto la spola fin sul colle Belvesino. Pare di vedere la meraviglia di quelle genti che all’epoca, siamo nel 1926, videro arrivare quella carovana; con stupore e curiosità videro sfilare di fronte a loro quei cassoni destinati al maniero che contenevano chissà quali tesori. L’idea che il luogo custodisse dei veri e propri tesori è avvalorata dalla stessa autrice, che ci spiega anche che erano tali quadri, libri, vasi, documenti, mobilio, ancora in parte visibile al visitatore che si rechi in quelle sale. Ma non solo questo si trova nel libro. Il conte Zdenko, l’ultimo dei Thun ad abitare nel castello Un personaggio su tutti spicca nel racconto ed è il conte Zdenko, l’ultimo dei Thun ad abitare nel castello; vi arriva che è un ragazzo assieme al fratello ed ai genitori. Vi rimarrà fino alla morte. Dal libro ci si fa l’idea la permanenza del conte tra le mura del suo castello ne abbia con il tempo favorito l’inclinazione alla contemplazione ed alla conseguente solitudine, cui l’autrice riesce ad interpretare dando voce e forma a pensieri e stati d’animo. Un libro che può essere letto su più piano, e che ha il pregio , per chi lo leggerà prima di visitare Castel Thun, di fargli guardare con occhi più attenti i segni di un nobile passato. Daniele Siviero Luciana Battan, Zdenko. L’ultimo dei Thun, Romanzo storico – Trento 2012, pagine 282, € 15.00 www.ilcontezdenko.it n. 7-8 luglio-agosto 2012


SCUOLA E TERRITORIO

Argentario IO CI TENGO

Scuole e circoscrizione Si è concluso venerdì 8 giugno presso la piazza dell’Argentario, il progetto “Io ci tengo” che ha visto coinvolti per due anni gli alunni delle classi seconde dell’Istituto comprensivo “Comenius” di Cognola e cinque classi del Liceo artistico/Istituto d’arte “Vittoria” di Trento in un progetto coordinato dalla Circoscrizione Argentario. Il progetto Il progetto è sbocciato nell’anno scolastico 2010/11 partendo da una costatazione: i ragazzi delle scuole locali hanno scarsa conoscenza del proprio territorio e quindi non possono sviluppare un solido spirito di comunità. L’obiettivo da raggiungere era quindi quello di offrire all’alunno l’opportunità di riflettere e di rielaborare con parole e pensieri personali i temi della responsabilità civica e della cittadinanza attiva al fine di condurlo a domandarsi cosa concretamente ognuno, anche se giovane, può fare per migliorare il proprio territorio e la propria comunità. Ecco che il presidente della Circoscrizione Argentario Armando Stefani, l’associazione Tremembé onlus, la dirigente dell’istituto “Comenius” Maria Silva Boccardi e le Politiche giovanili del Comune di Trento, hanno deciso si sensibilizzare gli studenti (sei classi seconde) introducendo due ore scolastiche settimanali extra du-

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rante le quali incontrare testimoni locali attivi nel mondo associativo, politico o del volontariato. Dai loro racconti i ragazzi hanno elaborato delle sintesi grafiche che, una volta selezionate dalle insegnanti di Educazione artistica Laura Schiffini e Manuela Barazzuti, sono state riprodotte all’istituto “Vittoria” (sotto la supervisione del docente Primo Micarelli) in alcune formelle piane d’argilla rossa Galestro decorate con colori acrilici in stile arte contemporanea (riferimenti a Pollock, Macchiaioli, etc.) dagli alunni guidati dagli studenti del “Vittoria” (classe 4^D). Insomma: gli studenti delle superiori si sono messi in gioco –insegnando tecniche e trasferendo competenze a dei ragazzi di qualche anno più giovani-. Protagonisti in piazza Il progetto è stato programmato nel 2010/11 e i lavori sono iniziati da febbraio 2011, proseguiti nell’anno scolastico 2011-12 terminando negli ultimi giorni di scuola. Per l’Istituto delle Arti hanno partecipato le classi 2^A e 2^B, 3^D e 3^E, nonché la classe 4^D per l’anno scolastico 2010-11. Sono stati coinvolti nel progetto altri docenti del “Vittoria”: Nicola Degiampietro (Discipline Plastiche), Donatella Berra (Discipline Grafico-Pittoriche), che ha istituito nel presente anno scolastico un corso specifico di pittura con colori acrilici e tecniche miste sulle formelle pia-

ne, Laura Todeschi (insegnante di sostegno Area Artistica “Vittoria”). Gli studenti del “Vittoria”, oltre ad accompagnare gli alunni del “Comenius” nella realizzazione delle formelle piane, hanno preparato delle formelle arcuate fatte con impasto Galestro in terracotta e patinate (anche durante le ore extrascolastiche), ad imitazione di metalli, pietre, e terrecotte invecchiate, per simulare dei reperti archeologici. L’8 giugno 2012 in piazza a Cognola c’erano forse mille persone a completare il progetto: sono intervenuti la dirigente dell’istituto Comenius, il dirigente dell’Istituto delle arti di Trento e Rovereto Silvio Cattani, il presidente della circoscrizione Argentario, presente anche il presidente del consiglio comunale Renato Pegoretti. Le cinquantacinque formelle arcuate prodotte dai ragazzi sono state quindi applicate sulle colonne della piazza per “abbellire ed educare”. Altre ottanta formelle (quelle piane) andranno temporaneamente in mostra itinerante per essere infine collocate nei sobborghi dei giovani artisti (oltre a Cognola, Montevaccino, Martignano, Villamontagna). Si compie così un bell’esempio di collaborazione e sinergia tra diversi ordini di scuola (studenti e insegnanti) e membri attivi nelle istituzioni locali. Massimo Parolini


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Le difficoltà di letto-scrittura 1° convegno Erickson Trento, 7 e 8 settembre 2012 Il Centro Studi Erickson presenta il 1° Convegno Le difficoltà di letto-scrittura, Trento, 7 e 8 settembre 2012. Il Convegno, per insegnanti, educatori, genitori, psicologi, intende offrire una panoramica delle principali caratteristiche di queste difficoltà e degli strumenti/strategie (anche tecnologici) a disposizione per impostare una corretta pianificazione di interventi mirati e tempestivi, contemporaneamente desidera fornire informazioni utili sulle Linee guida e i decreti attuativi della legge 170. Molti bambini e ragazzi, nel corso della loro carriera scolastica, incontrano momenti di particolare difficoltà nell’apprendimento e nelle attività di letto-scrittura. Tali difficoltà sono di svariato tipo e possono manifestarsi con diversi gradi di severità, incidendo sulle singole discipline e sul rendimento scolastico in generale, provocando a volte problemi anche sul versante emotivo-motivazionale. Queste problematiche interessano una percentuale abbastanza elevata della popolazione scolastica (per l’Italia i valori oscillano tra l’1,5 e il 5%) e purtroppo, ancora troppo spesso, vengono interpretate dagli insegnanti e dai familiari come scarso impegno, pigrizia o semplice svogliatezza. Il Centro Studi Erickson svolge a livello nazionale attività di formazione e aggiornamento per insegnanti, dirigenti scolastici, pedagogisti, operatori sociosanitari e educatori professionali: ogni anno organizza corsi di formazione in servizio, seminari, corsi on line e convegni internazionali.

Le difficoltà di letto-scrittura 1° convegno Erickson Trento, 7 e 8 settembre 2012 Per maggiori informazioni: Edizioni Centro Studi Erickson ufficiostampa@erickson.it http://www.erickson.it/Formazione/Pagine/Le-difficolta-di-lettoscrittura.aspx Segreteria organizzativa Centro Studi Erickson via del Pioppeto 24, Fraz. Gardolo – 38121 Trento tel. 0461 950747 fax 0461 956733 e-mail: formazione@erickson.it n. 7-8 luglio-agosto 2012


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