Didascalie Informa n.6 Giugno 2012

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AUT DR/CB Centrale/PTMagazine EDITORI/213/2006 08/02/2006

PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO

INFORMA

didascalie 6

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Rivista della scuola in Trentino

giugno 2012

In prova‌

Il percorso di formazione Per docenti neoassunti a. s. 2011/2012


SOMMARIO

DIDASCALIE

Rivista della scuola in Trentino Periodico mensile Anno XXI, numero 6 giugno 2012 Rivista promossa dalla Provincia Autonoma di Trento (L. P. 3 maggio 1990, n.15, art. 22) Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 745 dell’11.1.1992 Direttore responsabile: Giampaolo Pedrotti Coordinatore: Mario Caroli E-mail: mario.caroli@provincia.tn.it In redazione: Norma Borgogno Manuela Saltori (segreteria) In questo numero: Iris Acler, Paola Baratter, Maria Chiara Betta, Cristiana Bianchi, Alice Bonadini, Norma Borgogno, Piera Brunet, Tommaso Casagrande, Christian Cainelli, Mario Caroli, Damiana Chiappa, Lucaino Covi, Francesca Dellai, Maria Antonietta Del Dot, Beatrice de Gerloni, Luciano di Maio, Italo Fiorin, Aldo Gabbi, Andrea Gavosto, Monica Garollo, Lucio Guasti, Maria Concetta Malerba, Maria Martinelli, Silvia Pavan, Chiara Raffaelli, Emma Ronza, Paola Villotti. Studenti: 3ª LD Rosmini di Trento, Maria Pia, Camilla, Dalila, Chiara, Silvia, Maddalena. Redazione: Via Gilli 3, 38121 Trento tel. 0461/497268 - 69 fax 0461/497267 Realizzazione e Stampa Litografia Effe e Erre - Trento Per richiedere la rivista Didascalie telefonare o mandare un fax o scrivere a: Redazione Didascalie, Palazzo Istruzione via Gilli, 3 – 38121 Trento E-mail: didascalie@provincia.tn.it

Le foto di questo numero sono di: archivio Didascalie e fornite dai diretti interessati, archivio Ufficio stampa Pat foto Agf Bernardinatti

la notizia: Sipario; anno che chiude e scuola che resiste dalle scuole/Maffei Riva del Garda Parlamento Europeo

Giovani

/Rosmini Rovereto EYP-PEG /Rosmini Rovereto Tra classicità e innovazione /Rosmini Trento Salvaguardare l’ambiente /Martini Mezzolombardo Comenius iprase/Seminario Licei e Tecnici

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il dossier dentro la formazione

il dossier il questionario la testimonianza i referenti il direttore del Centro la formazione lo sguardo internazionale lo sguardo nazionale lo sguardo provinciale

IN PROVA… Il percorso di formazione per 240 docenti neoassunti a.s. 2011-2012

Inserto a cura di Mario Caroli Interventi: Paola Baratter, Cristiana Bianchi, Norma Borgogno, Mario Caroli, Luciano Covi, Beatrice de Gerloni, Italo Fiorin, Aldo Gabbi, Andrea Gavosto, Lucio Guasti, Maria Martinelli, Silvia Pavan, Chiara Raffaelli, Emma Ronza. Inserto 17-32 la scuola al museo/Buonconsiglio Torre Aquila dalle scuole/primaria Tenna, IC Levico Cittadini

33 attivi 34-37 /Istituto della Arti Trento Rovereto Sedie 38 /Liceo Prati Trento Collezione vertebrati 39 offerta varia /Filmfestiva Montagna Gli studenti raccontano il 60° 40 /il percorso WebTV 41 /il parco dei mestieri I bambini e i mestieri 42 -43 segnaliamo/Il libro Testi in testa 44-45 la recensione/Da Vinci Trento Leggere: un’impresa da ragazzi 46-47 la recensione/il Margine Cento di questi libri! 48-terza copertina offerta varia / /Educa 2012 Cosa farà da grande quarta di copertina

AUT DR/CB Centrale/PTMagazine EDITORI/213/2006 08/02/2006

PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO

INFORMA

didascalie 6

n.

Rivista della scuola in Trentino

giugno 2012

In prova…

Il percorso di formazione Per docenti neoassunti a. s. 2011/2012

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In copertina: In alto, l’immagine di un gruppo di docenti neoassunti durante il percorso di formazione (vedi servizio nel Dossier interno alla rivista nelle pagine 17-32); in basso, la copertina del libro “Testi in testa” di Marco Dallari, che affronta il tema della competenza testuale non solo in relazione all’insegnamento a scuola. n. 6 giugno 2012


LA NOTIZIA

SIPARIO

Anno che chiude e scuola che resiste Di solito dedichiamo la prima pagina della rivista a “La Notizia”, appunto; all’avvenimento, all’episodio, alla riflessione più recente e più adeguata al momento che la scuola, e la scuola trentina in particolare, sta vivendo. In questo numero, è davvero complicato seguire questa prassi, perché le “notizie” sono tante e tutte molto molto “rumorose”. E, allora, gran parte del numero lo dedichiamo alla “normale quotidianità della scuola” alle esperienze vissute dagli studenti e dalla comunità scolastica dentro e fuori le proprie aule. Proprio come abbiamo fatto, di solito, col numero di ogni fine anno scolastico. Brindisi… Non c’è più molto da dire, ma – ci auguriamo – non c’è neanche nulla da dimenticare. Le scuole, anche le scuole trentine, hanno visto dagli schermi televisivi e nella rete – per la prima volta – le riprese davanti alla scuola professionale “Francesca Morvillo e Giovanni Falcone” di Brindisi, con le studentesse smarrite e distrutte, con don Luigi Ciotti inchinato a leggere il messaggio di legalità e di pace sul diario di Melissa Bassi, la studentessa morta nello scoppio delle bombe. La protesta immediata, le fiaccolate, la solidarietà da tutta Italia, le immagini dell’attentatore ignoto – non per molto – e le tante e tante domande: perché una scuola? perché gli studenti e i giovani? perché le ragazze di una scuola che porta il nome proprio di Morvillo e Falcone, il giudice e la moglie morti giusto vent’anni fa nella strage di Capaci? La nave della legalità La legalità, i giudici Falcone e Borsellino: una nuova tremenda tragedia a vent’anni da un’altra strage: 23 maggio 2012, ventesimo anniversario della strage di Capaci, nella quale persero la vita Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. E, in quei giorni, è ri-partita per Palermo la nave della legalità con centinaia e centinaia di studenti. Anche gli studenti trentini (alcune decine) erano su quella nave a ribadire il loro Sì alla legalità assieme all voglia di non dimenticare, giovani della consulta provinciale degli studenti, ma non solo, c’erano anche insegnanti ed il referente in Dipartimento della Consulta e delle iniziative sulla legalità assieme al Forum della Pace. Le scuole e la riflessione Ed anche nelle scuole del Trentino sono giunte le lettere del Ministro all’istruzione università e ricerca, Francesco Profumo, e dall’assessore provinciale all’istruzione e allo sport, Marta Dalmaso, che, dopo la condanna dell’atroce attentato “contro la scuola e contro il futuro dei giovani”, invitavano docenti, insegnanti e l’intera comunità scolastica a dedicare uno spazio ad hoc, un momento, un’iniziativa per riflettere coralmente sul sendo di quanto accaduto. E ce ne sono state davvero tante. Nell stesso periodo, il 25 maggio 2012, in un Seminario sull’istruzione liceale promosso dall’Iprase, partecipa a Trento anche un preside di un liceo del brindisino, che scrive una lettera toccante agli organizzatori ed a Trento ritrova un saluto ed un’accoglienza speciale da parte dell’assessore Dalmaso (vedi servizio nelle pagine 14-16). Il terremoto, la chiusura dell’anno scolastico Poi, il terremoto in Emilia, la paura che permane, la solidarietà anche dal Trentino, la svolta nelle indagini dell’attentato a Brindisi… La rivista avrebbe voluto e potuto riprendere questi temi, ma alla fine, abbiamo pensato di dedicare il numero, come sempre, al cammino quotidiano della scuola, alla normalità dentro e fuori le aule, alle “buone pratiche” di studenti, docenti, presidi, genitori e gli altri operatori della comunità educante: segnali di vita quotidiana, che nessun attentato è riuscito a fermare. Neanche in quella scuola di Brindisi. Mario Caroli n. 6 giugno 2012

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DALLE SCUOLE

Liceo “A. Maffei” Riva del Garda PEG

Studenti del “Maffei” al nazionale La partecipazione di 8 studenti del Liceo “Maffei” di Riva del Garda alla Sessione nazionale del PEG, Parlamento Europeo Giovani, che si è svolta a Piacenza dal 12 al 15 aprile, è stata, per la nostra scuola, motivo di grande soddisfazione e, contemporaneamente, il coronamento di un percorso iniziato lo scorso ottobre. Per comprendere la portata e la valenza didattica di questa iniziativa, che è un concorso, è necessario fare un passo indietro e ripercorrere questi mesi di lavoro che hanno visto coinvolti 8 studenti del 3° e 4° anno, provenienti dai vari indirizzi del nostro liceo e 5 insegnanti che, a vario titolo, hanno collaborato all’iniziativa. Che cos’è il PEG? L’Associazione Parlamento Europeo Giovani (PEG) è un organismo indipendente, apartitico e senza fini di lucro, che si è costituito come comitato nazionale dello European Youth Parlamient che raggruppa e coordina il lavoro dei 34 Comitati Nazionali che compongono l’associazione e che lavorano a livello nazionale, coinvolgendo ogni anno oltre 20.000 giovani cittadini europei. Lo scopo è offrire ai partecipanti la possibilità di arricchire il proprio bagaglio culturale e le proprie capacità personali, ponendosi come un momento di incontro e scambio avente il fine di creare un’Europa unita nel rispetto delle diversità. Il PEG avvicina i ragazzi alle attuali problematiche internazionali e al processo democratico, educando a praticare un pensiero critico indi-

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pendente e a dialogare in maniera costruttiva con persone provenienti da diverse esperienze sociali, culturali ed economiche, mira ad arricchire i giovani cittadini europei offrendo loro un momento di discussione e confronto con l’obiettivo di trovare soluzioni innovative a problematiche reali, sottolineando l’importanza del dialogo interculturale e del rispetto reciproco. Il PEG è considerato dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca come attività volta alla promozione dell’eccellenza.

ha visto, quest’anno, una partecipazione, a detta degli organizzatori, inaspettatamente alta. Ben novantuno gruppi di allievi di scuole superiori italiane hanno dibattuto sul volontariato e sull’impegno civico, il 2011 è stato l’anno europeo del volontariato, ed hanno analizzato le normative esistenti raggiungendo un consenso comune su una proposta di risoluzione sobbarcandosi l’onere della stesura formale (clausole introduttive, operative, sottoclausole, ecc) e della traduzione in inglese. Fra questi, dieci gruppi si sono distinti sugli altri per l’elevato lavoro di ricerca, la capacità di analisi e di sintesi, la qualità delle proposte, e si sono guadagnati il diritto per accedere alla Selezione nazionale che si è svolta a Piacenza dal 12 al 15 aprile. I nostri otto “delegati” si sono confrontati con studenti provenienti da tutta l’Italia come ad esempio il Liceo “Buonarroti” di Pisa, il “Tasso” di Roma, il Liceo “Spinelli” di Torino.

Le fasi del progetto

I lavori di ricerca e i prodotti

L’idea di partecipare a questo concorso è partita, in realtà, da alcuni studenti del nostro Liceo che hanno fatto conoscere a noi insegnanti il PEG. Si è dunque pensato di raccogliere la sfida che ci hanno lanciato i ragazzi con entusiasmo e anche con una certa dose di incoscienza perché, col senno di poi, il lavoro per superare la Selezione nazionale e per partecipare alla stessa si è rivelato piuttosto consistente. Tale progetto è infatti articolato in due parti. Una prima fase si è conclusa in dicembre. Per poter accedere alla Selezione nazionale abbiamo dovuto affrontare una Preselezione, che

La preparazione in vista della Selezione nazionale ha previsto un lavoro preliminare piuttosto consistente da parte degli otto studenti coinvolti nel progetto. A ciascuno studente è stato affidato un argomento specifico. Ogni studente, a Piacenza, è entrato a far parte di una diversa commissione di lavoro. Le Commissioni riflettono le reali Commissioni presenti nel Parlamento Europeo come ad es. la Commissione dell’Ambiente, della Sanità Pubblica e della Sicurezza Alimentare, Commissione degli Affari Costituzionali etc. Ogni tema è stato inquadrato con n. 6 giugno 2012


precisione: qual è lo specifico problema in esame? Quali sono le sue dimensioni quanti-qualitative? Che implicazioni ha? (Temi proposti quest’anno: le rivolte in Siria; il problema dell’integrazione europea delle donne del Terzo Mondo; il sovraffollamento delle carceri, l’invecchiamento della popolazione, ecc...) Questo lavoro di ricerca, da farsi attraverso un attento controllo delle fonti, ha avuto come esito finale la stesura di un fact sheet che doveva evidenziare in forma sintetica le informazioni e i dati utili che sono stati raccolti nella fase di ricerca preliminare, e di un position paper, un testo argomentativo che doveva fornire una posizione personale sul tema assegnato, sostenuta con i dati oggettivi raccolti. Dai lavori all’Assemblea Generale Il nostro gruppo di lavoro, costituito dagli otto studenti selezionati, più altri docenti di supporto, Michele Vulcan e Arianna Irgoni per le ricerche e la stesura dei position papers, Gloria Zeni e Anna Smyth per la parte relativa alle abilità linguistiche, ha avuto incontri settimanali o bisettimanali durante i mesi di febbraio e marzo. A Piacenza il lavoro è stato molto intenso, in tre giorni le otto Commissioni hanno dovuto elaborare una proposta di risoluzione da discutere l’ultimo giorno nell’Assemblea Generale. Da notare che le lingue ufficiali del Peg sono l’inglese, prioritariamente, e il francese. Quindi all’arrivo a Piacenza tutti i delegati hanno dovuto abbandonare l’italiano per lavorare, discutere, confrontarsi in inglese. Inizialmente i delegati, sotto la direzione dei chairperson, si sono impegnati in attività di teambuilding per rompere il ghiaccio e per formare il gruppo. n. 6 giugno 2012

A seguire il Committee Work, in cui i membri di ogni Commissione, sotto la guida dei rispettivi chairperson, dovevano discutere l’argomento assegnato, ovviamente in inglese, per pervenire ad un consenso comune su una proposta di risoluzione. La Selezione nazionale ha visto il suo culmine nell’Assemblea Generale dove i giovani parlamentari hanno presentato, le loro proposte. All’insegna del rispetto reciproco, secondo regole ben codificate (lettura delle proposte operative, defense speech, attack speech, open debate e infine sum-up speech) e sotto la guida imparziale dei membri della Board, i delegati sono stati chiamati ad esprimersi sulle otto mozioni. Una giuria, che ha seguito tutte le fasi dei lavori, ha decretato la scuola vincitrice che, per onor di cronaca, è risultata essere il Liceo “Spinelli” di Torino. I punti di forza Non sono mancati i momenti di svago come, ad esempio, l’Italian Village in cui ogni scuola ha dovuto organizzare stand per presentare i prodotti enogastronomici della propria regione, oppure la GleeEYPnight in cui ogni delegazione si è esibita davanti ai partecipanti, presentando una canzone con relativa coreografia, per concludere con il Theme Party, festa in costume dal tema Role model and inspirational people! In conclusione, si possono, a mio avviso indicare senz’altro alcuni punti di forza del Concorso che possono così essere sintetizzati: - mettersi in gioco di insegnanti e studenti, su tematiche, conoscenze e competenze ( verifica delle fonti, ricerca e confronto dati, linguaggi giuridici e formali non abituali) che spesso non tro-

vano adeguato spazio nell’attività didattica quotidiana; - confronto con altri studenti, altre realtà; - consolidamento di competenze linguistiche in inglese. Si potrebbe anche pensare di attuare forme di partecipazione e di dibattito all’interno della scuola per approfondire di tematiche di rilevanza europea su modello dell’Assemblea generale del PEG. Penso infine che, attraverso attività come queste, sia veramente possibile far dialogare i giovani cittadini europei con le nostre istituzioni rappresentative e che questo aiuti loro a non percepire tali istituzioni come lontane ma in grado di farsi carico, nei limiti delle loro competenze, di problemi reali... è un buon modo di educare alla “cittadinanza europea”! Vanno inoltre ricordati l’impegno, l’entusiasmo e la determinazione che gli otto studenti del Maffei, Boschelli Lara, Gaioni Martina, Luehwink Clara, Spezia Jacopo, Skulina Daniela, Sorace Domenico, Tambosi Beatrice e Valese Francesco, hanno dimostrato. Maria Chiara Betta docente Liceo “A. Maffei” Riva del Garda

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Liceo “A. Rosmini” Rovereto EYP-PEG

Parlamento europeo dei giovani Ci sono giornate da… dimenticare e giornate da… ricordare! Il 9 maggio 2012 per il Liceo “Rosmini” di Rovereto e per un gruppo di suoi studenti è stato sicuramente un giorno memorabile. L’iniziativa nazionale chiamata PEG (Parlamento Europeo dei Giovani), acronimo del più internazionale EYP (European Youth Parliament) ogni anno bussa alle porte delle scuole superiori italiane con la proposta di scrivere una risoluzione in lingua inglese su un determinato argomento proposto, simulando una bozza di risoluzione parlamentare europea. Lo scopo è ben chiaro: accostare i giovani alle istituzioni europee mostrando “in simulazione” come queste funzionino e sensibilizzare gli studenti alla comunità europea come bene comune da difendere (tema davvero di attualità). Diventare parte attiva Il PEG nasce da un’iniziativa del Consiglio d’Europa e trova sede in 26 paesi, anche al di fuori della comunità europea. Il progetto EYP (European Youth Parliament) è un’iniziativa di grande efficacia, perché porta per una volta l’istituzione dentro le scuole, e non le scuole dentro l’istituzione. Infatti, a differenza dei tradizionali progetti di visita al parlamento italiano o europeo, EYP permette ai giovani di prendere parte attiva all’iniziativa, creando un vero compito di realtà, perché le sessioni si svolgono attraverso simulazioni di sedute parlamentari condotte integralmente in lingua inglese: gli studenti sono suddivisi in varie commissioni, che hanno le denominazioni del vero parlamento eu-

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ropeo (Affari Esteri, Lavoro, Affari Costituzionali, etc.) e devono produrre risoluzioni relative al tema della commissione di appartenenza, stilate in inglese. Quest’anno il liceo “Rosmini” ha deciso di offrire la propria collaborazione per realizzare una sessione regionale, “palestra” per quella nazionale, che l’associazione PEG promuove e raccomanda come passo preliminare. La simulazione delle delegazioni Il tutto è nato dall’idea di Errol Hayman, docente di inglese preso il Liceo “Rosmini”, che ha anche creato un “Club di giornalismo” all’interno della scuola per sensibilizzare i giovani all’osservazione attiva della realtà che li circonda. Il Dirigente scolastico, Francesco De Pascale, ha subito accolto l’idea e l’ha patrocinata. Il tutto si svolge come una competizione (in parte anche sull’arte oratoria) e come compito di realtà. Vengono individuate delle delegazioni, generalmente ogni scuola ne costituisce una e si cerca di mescolare delegazioni “locali” con delegazioni extraprovinciali o extra-regionali per rendere il tutto più simile

ai gruppi parlamentari nazionali e transnazionali che operano in seno al Parlamento. Ogni delegazione viene trasformata in “commissione” (affari interni, affari esteri, salute, politiche giovanili, etc.) e a ciascuna è assegnato un tema/caso. Per il Liceo “Rosmini” il tema prescelto era: “Come sensibilizzare i cittadini europei e soprattutto i giovani all’importanza della partecipazione attiva del voto, anche utilizzando nuove tecnologie”. Le altre delegazioni/commissioni hanno ricevuto altri compiti/casi. Un particolare da non trascurare: come si rispetti in un parlamento europeo i lavori sono fatti nella lingua internazionale per eccellenza: l’inglese, quindi anche una vera sfida linguistica. Le delegazioni hanno avuto alcune settimane per preparare la loro risoluzione e l’hanno inviata ai responsabili dell’associazione che ha sede a Lucca. Il coordinatore dell’iniziativa, Nicola Rosellini, insieme ad altri colleghi, ha preso in esame le risoluzioni e creato un libretto distribuito a tutti i partecipanti. La proclamazione dei vincitori E veniamo al giorno fatidico. Già l’8 maggio le delegazioni sono arrivate al Liceo e hanno svolto alcune attività di ice-breaking e team building. Poi il 9 maggio, dopo l’apertura dei lavori effettuata dall’Assessore Provinn. 6 giugno 2012


ciale Marta Dalmaso, le delegazioni hanno presentato le loro risoluzioni, discusse e criticate (come avviene in un parlamento che si rispetti!) dalle altre commissioni per giungere poi alla votazione di ciascuna proposta. Al termine della giornata la chiusura dei lavori alla presenza dell’Assessore all’Istruzione, Giovanna Sirotti, e dell’Assessore alla Cultura e alle Politiche Giovanili del Comune di Rovereto Luisa Filippi e la proclamazione della delegazione vincitrice, il Liceo di Padova che potrà partecipare di diritto alla prossima fase nazionale. La giornata si è conclusa anche con la testimonianza del Liceo “Maffei” di Riva, che ha partecipato alla sessione nazionale svoltasi questa primavera. Una delegazione di ragazzi ha raccontato (rigorosamente in inglese!) la propria esperienza e il tutto è servito da stimolo efficace per fare domanda, il prossimo anno, alla sessione nazionale. Come ha riferito la giuria al termine della gara, anche il “LIA” di Rovereto è rimasto in lizza per la vittoria finale fino all’ultimo. Gli obiettivi raggiunti Una nota di … costume, come si conviene a tutti i grandi eventi. I docenti e gli studenti del Liceo, assorbiti nella normale attività didattica, hanno notato che stava accadendo qualcosa di insolito per la presenza di una insolita sfilata di giovani in giacca e cravatta e di ragazze in abiti elegantissimi di varia foggia. Eh sì, come quando si partecipa alle sedute del Parlamento italiano o di quello europeo, anche per una seduta del Parlamento Europeo dei Giovani l’abito formale è d’obbligo! n. 6 giugno 2012

Concentrandosi, invece, sull’ambito didattico, sono stati raggiunti vari obiettivi, dalla conoscenza delle istituzioni europee in modo più diretto ed esperienziale all’utilizzo della lingua inglese per compiti di realtà, dalla creazione di relazioni di qualità tra studenti coetanei di diverse realtà scolastiche e geografiche all’interazione con i giovani animatori-volontari che hanno costituito un modello positivo per gli adolescenti, anche in vista del proseguimento degli studi e l’impegno sociale e all’apprendimento del rispetto di regole e di comportamenti sociali (la seduta si è infatti svolta seguendo tutti i regolamenti di una vera seduta di Parlamento Europeo). Non va dimenticato che oggi EYP è una delle più estese piattaforme di dibattito politico, di incontro culturale, di educazione civico-giuridica per i giovani di tutta Europa. In Italia il progetto educativo del PEG è aperto a tutte le scuole superiori di secondo grado italiane, ed è riconosciuto come iniziativa volta alla valorizzazione delle eccellenze da parte del Ministero per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca ai sensi del D.D.G. del 28 maggio 2009. I protagonisti “È stata un’esperienza estremamente formativa e utile. Ci siamo immersi in una realtà tutta europea e il dover difendere e supportare la nostra risoluzione ci ha resi sicuramente in qualche modo più consapevoli e responsabili. Nonostante fossimo tesissimi a causa dell’atmosfera seria ma stimolante, il progetto si è rivelato davvero produttivo e abbiamo intenzione di rituffarci in questa esperienza il prima possibile!” (Veronica Polli e Cecilia Baravelli). Ecco cosa ne pensa una studentes-

sa del LIA: “Quando si fa un’esperienza positiva spesso si dice che faccia crescere. Il PEG ci ha fatto entrare per 27 ore nel mondo degli adulti, che pare così lontano e incomprensibile ai nostri occhi, ma che risulta essere in realtà un futuro per noi ragazzi ormai alle porte.” (Sara De Pascale). Le delegazioni Le delegazioni erano sette (5 giunte da varie regioni del nord Italia), ognuna simulava una Commissione: Rovereto: Liceo Rosmini (organizzatore ed ospitante - Commissione Affari Costituzionali Liceo Internazionale Arcivescovile/ LIA - Commissione Affari Esteri Erba (Co): Liceo “G. Galilei” - Commissione Pari Opportunità Padova: Liceo “A. Cornaro” - Commissione Cultura e Istruzione Treviso: Istituto “G. Mazzotti” - Commissione Ambiente, Salute e Alimentazione Vittorio Veneto: Liceo “M. Flaminio - Commissione Sviluppo Trieste: Liceo “D.Alighieri” - Commissione diritti civili, giustizia e affari interni Luciano di Maio

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Liceo “A. Rosmini” Rovereto SPECIFICITÀ

Tra classicità e innovazione I classici? Sono intensi, vitali; attraverso il ponte dei secoli, lo spessore dei loro significati giunge fino a noi, consegnandoci un patrimonio importantissimo: l’educazione alla complessità e alla problematizzazione. Un percorso di studi basato sull’insegnamento delle lingue e letterature antiche, ma con proposte, metodi e innesti interdisciplinari che lo vivificano e lo alimentano, nell’intento di far interagire didattica e cultura e soprattutto cultura e società. Per questo, scegliere un percorso di studi classico non è e non dev’essere un’opzione anacronistica, ma una sfida da cogliere, una scelta vincente per arrivare preparati ai nodi del nostro tempo, perché, come scrisse Italo Calvino, “un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire”. Comunicazione e comprensione Approfondire la letteratura (quella italiana e delle lingue classiche in primis), la storia dell’arte, la filosofia, la storia è infatti un modo per dialogare con le nostre tradizioni, ma anche per sviluppare al meglio spirito critico e capacità espressive, due qualità importantissime nel mondo d’oggi, dove la comunicazione gioca un ruolo di primo piano, e dove quindi sapersi esprimere al meglio, ma anche saper comprendere e “smontare” criticamente i messaggi che ci arrivano, è fondamentale. Per questo motivo, gli insegnanti dell’indirizzo classico del Liceo “Rosmini” di Rovereto hanno iniziato da anni un percorso di riflessione volto ad individuare e rafforzare la specificità di questo indirizzo, e al tempo stesso ad elaborare soluzioni didattiche che consentano di presentare agli studenti questo straordinario patrimonio nel modo più efficace e più altamente formativo.

nenza del classico. Quante volte, entrando in un museo, leggendo un libro o anche solo sfogliando un giornale ci si imbatte in riferimenti alla mitologia classica? Il mondo del mito, infatti, è patrimonio inesauribile di simboli e archetipi che diventano sintesi perfetta di pulsioni profonde dell’animo umano, e che ogni epoca storica può riscrivere e reinventare, facendo risuonare gli echi che sente più affini: e così, Edipo, antico tiranno vittima di un oracolo fallace, può dare nome ad un complesso psicoanalitico; lo strazio per la guerra e le sue vittime incolpevoli può assumere,

nella letteratura del Novecento, i volti di Cassandra o di Antigone, mentre un drammatico evento di cronaca fa correre la mente alla tragedia di Medea… Lavorare su una simile persistenza, sottolineando, al tempo stesso, come la civiltà antica sia caratterizzata da un’insopprimibile alterità, è dunque anche un modo per riflettere su noi stessi e sugli elementi fondanti della nostra identità. L’apertura al territorio Un altro aspetto che è sembrato centrale è quello del continuo contatto con il territorio, attraverso un costante rapporto di collaborazione con le istituzioni culturali cit-

La permanenza del classico Tra le risposte elaborate c’è stata la riflessione sul tema della perma6

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tadine: partecipando ad una mostra al Mart, recensendo un libro per la Biblioteca Civica o assistendo ad uno spettacolo teatrale, si può sperimentare come l’acquisizione culturale non sia solo studio passivo, ma possa e debba divenire processo del fare e del concreto esperire. Anche i viaggi di istruzio-

Ieranò intitolata “La tragedia come performance: le Baccanti da Atene, 406 a.C. a Siracusa, 2012 d.C.”) o a cui gli studenti hanno preso parte, come nel caso degli incontri organizzati nell’ambito del Seminario “Mario Untersteiner”. In quest’ottica, si colloca anche la partecipazione ai certamina, agoni di traduzione di testi classici durante i quali gli studenti coinvolti si sono potuti confrontare con coetanei di altre parti d’Italia, mettendo alla prova una competenza articolata come quella della traduzione ai più alti livelli. Da classe a palcoscenico

ne - rigorosamente pianificati nei luoghi simbolo del mondo classico scegliendo mete (Sicilia, Napoli e la Campania, Grecia) che permettano un approfondimento del programma di studio- diventano così occasione per approfondire la conoscenza di un universo complesso e sfaccettato. Conferenze e seminari La volontà di educare alla complessità è stata poi alla base delle numerose conferenze che il Liceo ha organizzato direttamente (come quella del 24 marzo con Giorgio n. 6 giugno 2012

Infine, la volontà di arricchire lo studio della letteratura greca di ricadute identitarie significative è stata al centro di un progetto grazie al quale gli studenti di una quarta hanno potuto affrontare il patrimonio della tragedia sotto una luce inconsueta: la classe è divenuta infatti un vero e proprio palcoscenico sul quale gli studenti - divenuti in prima persona interpreti, attori, registi, e addirittura videomakers - hanno messo in scena alcuni episodi tragici: « dover scegliere i costumi, le parti della tragedia più efficaci da recitare e organizzare un discorso di sintesi e analisi delle diverse opere ci ha fatti mettere in gioco in modo davvero originale », afferma Veronica, “prima attrice” della II A. I ragazzi hanno così preso consapevolezza in modo attivo e critico di come il teatro classico sia un evento complesso non solo per i suoi numerosi risvolti letterari, storici e antropologici, ma anche per la sua natura di performance multimediale.

re un aspetto meno teorico della tragedia, e problemi non legati al testo, ma alla messa in scena», continua Veronica; mentre Giulia aggiunge: «la vera sfida è stata guardare con occhio differente testi ed autori, in una prospettiva critica. Agire ed essere attivi e coinvolti è diventata la chiave dei nostri lavori: non si è trattato solo di leggere ed esporre, ma di dare la possibilità ad ognuno di trovare il proprio approccio ai propri testi classici». Un’esperienza, quindi, sicuramente efficace dal punto di vista didattico, che al tempo stesso ha offerto ai ragazzi l’occasione per esprimere se stessi, e per prestare i loro volti e le loro voci a figure intramontabili che, dopo duemilacinquecento anni, non smettono di parlarci, e a toccare ognuno nella sua identità: « ciascuno è riuscito a trovare un incarico adatto alle proprie abilità e ai propri talenti, rendendo ogni lavoro originale e unico nel suo genere», conclude Giulia. Alice Bonandini

Il senso dell’esperienza «Quest’esperienza è stata particolarmente interessante e piacevole perché ci ha fatto scopri7


Liceo “A. Rosmini” Trento YOUTHINKGREEN

Salvaguardare l’ambiente Il progetto YOUTHINKGREEN nasce dall’idea di un ex insegnante di matematica, il tedesco Helmut Spiering. L’idea è di sensibilizzare i giovani alle problematiche ambientali perché diventino promotori di cambiamento all’interno delle loro realtà. Nel discorso introduttivo alla settimana di Wolfsburg, Spiering ha esortato i giovani ad essere aperti, curiosi, puntuali e uniti per trovare insieme nuove idee per migliorare l’ambiente. La 3^LD del liceo linguistico Rosmini di Trento ha deciso di aderire a questo progetto supportate non solo dalla dirigente scolastica Matilde Carollo, ma anche dalle docenti referenti Tamara Boscia di inglese, Barbara Centis di scienze e Anna Goio di tedesco. I paesi coinvolti e gli sponsor In questo progetto sono coinvolti gruppi di ragazzi provenienti da 11 stati, e precisamente da Italia, Egitto, Brasile, Bulgaria, Cina, Germania, India, Namibia, Perù, Turchia e Islanda. Le ragazze del “Rosmini” sono state scelte come ambasciatrici italiane dell’ambiente. Questo progetto vuole costruire attraverso il lavoro comune e la conoscenza reciproca dei singoli gruppi partecipanti una rete di relazioni, ponti per un nuovo futuro. Il progetto è sponsorizzato da Volkswagen, Stiftung Mercator, Konrad-Adenauer Stiftung. Youthinkgreen ha ricevuto il patrocinio della cancelliera tedesca Angela Merkel e dell’ex presidente del Parlamento Europeo

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Dr. Hans-Gert Pöttering. A livello locale siamo state aiutate da Monica Tamanini dell’APPA, dalla vicepresidenza del consiglio regionale e dall’agenzia provinciale per le Politiche Giovanili. I temi affrontati Il progetto Youthinkgreen offre la possibilità ai giovani di tutto il mondo di diventare ambasciatori dell’ambiente. Il lavoro da svolgere, è quello di trovare soluzioni ai problemi ambientali e climatici riguardanti l’energia, la mobilità e il consumo che stanno danneggiando il nostro pianeta. Per farlo è però necessario informarsi sui metodi sostenibili in grado di risolverli. Questo è ciò che stiamo facendo da settembre svolgendo i working tasks/ compiti mensili che ci vengono assegnati dai coordinatori del progetto. Cioè, ogni mese riceviamo compiti dall’organizzazione tedesca e, di conseguenza, lavoriamo in ore extrascolastiche per informarci sul “tema del mese”. Il nostro lavoro consiste nell’andare per le strade a fare interviste ai cittadini, per sapere quanto sono al corrente dei cambiamenti climatici, se fanno qualcosa per diminuire lo spreco d’acqua e d’energia, se usano biciclette, au-

tobus, treni, se vanno a piedi o preferiscono la macchina nonostante inquini e così via. Raccolte le interviste, scriviamo la traduzione del testo in inglese e in tedesco e spediamo il tutto allo staff. Infine tutti i nostri lavori vengono pubblicati sul sito ufficiale del progetto. I temi che abbiamo trattato finora nei compiti mensili sono stati vari, per esempio: la mobilità, le energie rinnovabili, lo spreco d’acqua, ecc.. Abbiamo intervistato l’assessore alla mobilità del comune di Trento, Michelangelo Marchesi, la presidentessa del car-sharing e alcuni contadini che si occupano di agricoltura biologica e abbiamo avuto la fortuna di ricevere informazioni, durante incontri svolti nelle ore scolastiche, dal Roberto Barbiero dell’Osservatorio Trentino sul Clima e da Judy Frater, un’americana che ha vissuto in India per lungo tempo e che ci ha parlato della sua esperienza riguardo al Fair Trade. Il ruolo dei media Durante la settimana a Wolfsburg, abbiamo capito l’importanza di questo progetto e specialmente il ruolo della stampa. Durante le conferenze erano presenti molti giornalisti tedeschi poiché la stampa tedesca si è immediatamente attivata nell’informare le persone di ciò che il progetto “youthinkgreen” sta facendo, dedicando varie pagine sui quotidiani nazionali e servizi televisivi. Anche noi riteniamo importante che il progetto venga pubblicizzato attraverso diversi canali. Abbiamo fatto una breve presentazione per il quotidiano L’Adige il giorno 29 aprile e ora stiamo preparando la sceneggiatura per degli spot informativi Thomas Frick, regista ten. 6 giugno 2012


desco: a partire dalle storie migliori verranno girati gli spot che successivamente saranno proiettati nei cinema per diffondere in modo capillare la cultura della sostenibilità. Una competitività produttiva Tutti noi 200 ragazzi, provenienti dagli 11 paesi coinvolti, ci siamo incontrati in primavera, in occasione del primo incontro ufficiale del progetto, a Wolfsburg, sede di uno dei nostri sponsor più importanti, ovvero la Volkswagen, che ci ha ospitati per una settimana nella bellissima Autostadt. Volkswagen ha messo a nostra disposizione una sala conferenze spaziosa e confortevole, nella quale trascorrevamo le giornate, confrontandoci tra di noi e con i numerosi scienziati ed esperti che si sono alternati giorno dopo giorno. E’ stata un’esperienza davvero molto importante per noi. Abbiamo aperto gli occhi su nuove realtà confrontandoci con i ragazzi degli altri Paesi, parlando dei problemi più evidenti in ognuno di essi e cercando di trovare soluzioni compatibili con ambiente e popolazione. E’ nata in noi una competitività produttiva che ci ha spronato a lavorare duramente durante tutto l’arco dell’incontro. Oltre ad essere stato un incontro altamente formativo, è stata anche un’opportunità di scambio culturale senza eguali, tanto che ora siamo in contatto con

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gli altri ragazzi non solo per i motivi del progetto, ma anche per l’amicizia che si è creata tra di noi. Cambiamenti climatici ed energia Si è parlato di cambiamenti climatici con Harmut Grassl del MaxPlanck Institut e da Tilman Santarius di Germanwatch e della Heinrich-Böll-Stiftung. Uno degli argomenti trattati è stato quello della mancanza di informazione riguardo ai cambiamenti climatici in alcuni stati, come per esempio in Perù. Si è parlato poi di energia, di sensibilizzazione sul consumo moderato di essa e dell’utilizzo di fonti rinnovabili per produrla. Sono intervenuti Sebastian Gallehr che ha proposto l’idea dello sfruttamento delle aree desertiche del Pianeta con pannelli fotovoltaici, grazie ai quali saremmo in grado di coprire il fabbisogno energetico di più del 90% della popolazione mondiale. Barbara Praetorius si è soffermato sulle azioni che dovrebbero compiere le politiche locali per attuare un grande cambiamento nell’utilizzo e nella produzione di energia. Successivamente Barbara Schroeder ha cercato di dare delle “dritte” concrete, elencando ciò che possiamo fare noi come singoli individui; ad esempio spegnere le luci se inutilizzate, limitare l’utilizzo di acqua calda, risparmiare energia in cucina. Ma soprattutto informare la gente su ciò che sta accadendo, cercare di motivare le persone ad adottare un comportamento responsabile nei confronti del consumo di energia. Franck Umbach si è soffermato sul presente e il futuro del concetto di energia per renderlo completamente ecosostenibile. Infine, il dottor Franz Alt, ci ha impressionati mostrando le conseguenze dei nostri comportamenti: il riscaldamento globale, lo sciogli-

mento dei ghiacci l’innalzamento delle acque degli Oceani e così via. Il suo motto è: il sole non ci farà pagare nulla. Ha parlato principalmente di pannelli solari e fotovoltaici spiegando quanto sono utili ora e quanto lo saranno in futuro. Sostenibilità, modello Copenaghen, Christiana Figueres Siamo andate anche a vedere la fabbrica della Volkswagen e visitandola ci siamo rese conto che la sostenibilità è un importante obiettivo per l’azienda. Infatti ridurre le emissioni di anidride carbonica e riciclare i materiali fanno parte dell’iniziativa Think Blue che ha come scopo la riduzione dell’ inquinamento. Abbiamo ascoltato Thilo Becker della Technische Universität di Dresden, specialista della mobilità ecosostenibile. I produttori di automobili dovrebbero secondo lui sponsorizzare maggiormente i loro modelli di macchine ecosostenibili, perché l’informazione del consumatore è alla base dell’acquisto. Klaus Bondam, politico e attore danese, ci ha presentato Copenhagen, modello di città sostenibile che dovremmo seguire, poiché è una città dove ogni anno vengono risparmiate 90’000 tonnellate di CO2. Copenhagen è una Eco-metropoli identificata come miglior città per andare in bici e camminare senza la paura delle macchine. Abbiamo avuto il piacere di colloquiare attraverso una video conferenza con Christiana Figueres, segretaria esecutiva del UNFCC (United Nation Framework Convention on climate change). Figueres ha una lunga carriera in campo ambientale e climatico e ha chiara9


mente dato a noi ragazzi molta fiducia e responsabilità. Si è poi arrivati a parlare della mobilità sostenibile. Con questo termine, intendiamo mezzi di trasporto che non emettano gas serra che danneggiano l’ambiente. La riduzione degli autoveicoli nelle città è fondamentale e le alternative presenti sono essenzialmente: andare a piedi; usare la bicicletta; muoversi con i mezzi di trasporto pubblici; utilizzare mezzi di trasporto privati condivisi come car pooling, un sistema di viaggiare insieme dove una persona mette a disposizione il suo mezzo di trasporto, gli altri contribuiscono con una certa somma di denaro alle spese di manutenzione e benzina, e car sharing è un’altra valida iniziativa per chi deve coprire lunghe distanze ma non di frequente. Flashmob e manifestazioni per le strade Ad Hannover lungo le strade abbiamo attirato l’attenzione dei passanti suonando e ballando. Inoltre abbiamo inventato una canzone, “we are climate ambassadors”, che abbiamo cantato durante la nostra “marcia per l’ambiente”. Abbiamo organizzato attività di gioco a tema e distribuito volantini. La gente era curiosa e la maggior parte era interessata al progetto e ci ascoltava attenta e stupita. Come prima manifestazione è stata un successo! Il nostro scopo era quello di dimostrare che non siamo solo chiacchiere, ma che stiamo agen10

do e che ci stiamo impegnando per avere grandi risultati. Attraverso queste attività abbiamo dimostrato che il nostro progetto non è fatto di sole parole. A Wolfsburg lo scopo era sempre quello di informare e sensibilizzare la gente, ma abbiamo messo in atto un’altra iniziativa. Il metodo più efficace per attirare l’attenzione delle persone è stato sicuramente il flashmob, che consiste nell’eseguire un’azione molto rapida. Abbiamo posizionato un cestino al centro di una delle piazze più affollate e abbiamo lasciato a terra nelle vicinanze una bottiglietta di plastica vuota. Ciò che volevamo era che qualcuno si fermasse e la raccogliesse per gettarla nel cestino. Mentre aspettavamo, abbiamo distribuito i volantini del progetto. Non appena qualcuno buttava via la nostra bottiglia lo circondavamo applaudendo e congratulandoci con lui per l’azione responsabile. Prospettive future La Conferenza sullo Sviluppo Sostenibile si terrà a Rio nel 2012 e saranno presenti leader mondiali assieme a partecipanti provenienti dai settori privati, dalle organizzazioni non governative e da altri gruppi. Si riuniranno per trovare un modo per ridurre la povertà, far progredire l’equità sociale e assicurare la tutela dell’ambiente su un pianeta sempre più affollato. Le discussioni principali si focalizzeranno su due importanti temi: come costruire una green economy che rispetti l’ambiente e contemporaneamente promuova un benessere sociale ed economico per ridurre la povertà; come migliorare il quadro istituzionale per lo sviluppo sostenibile.

Come partecipanti al progetto YouThinkGreen siamo state invitate ad assistere alle conferenze che si svolgeranno in Brasile nella seconda metà del mese di giugno per esporre le nostre idee. Dopo l’esperienza di quest’anno, il prossimo incontro sarà il grande meeting a Berlino, previsto per l’aprile 2013. Ci saranno persone importanti che ci supportano e che già dall’inizio fanno parte del progetto, come la cancelliera tedesca Angela Merkel e l’ex presidente del Parlamento Europeo, HansGert Pöttering. A livello locale abbiamo constatato che il Liceo Rosmini, in una sola delle tre sedi, produce ogni settimana in media 11000 fotocopie in bianco e nero e 300 a colori. Pensavamo di sostituire tutta quella carta con carta riciclata, rendendo la nostra scuola “più ecologica”. Altre idee che sono sorte nelle nostre discussioni sono: introdurre l’ educazione ambientale per le classi del biennio; ridurre gli imballaggi dei panini e le merende che si vendono durante le pause, sostituendoli e introducendo la vendita di frutta. Inoltre abbiamo scoperto che esistono finanziamenti per le scuole che vogliono installare pannelli solari: è una buona pratica che va incoraggiata. Vorremmo poi introdurre assemblee a tema, con lo scopo di sensibilizzare i giovani come noi. Abbiamo deciso che svolgeremo campagne di sensibilizzazione nella città di Trento, durante tre giorni in cui distribuiremo volantini e cercheremo di rendere le persone attente ai cambiamenti climatici che stanno distruggendo il pianeta e alle problematiche ambientali in generale. Diremo loro che se ognuno di noi fa qualcosa per salvare il mondo, ce la faremo. 3ª LD liceo linguistico Rosmini Trento INFO Official Web Site: www.youthinkgreen.org Indirizzo E-mail: youthinkgreen.rosmini@gmail.com n. 6 giugno 2012


Istituto “Martini” di Mezzolombardo COMENIUS

Lavorare assieme ad altri paesi Perché partecipare ad un partenariato multilaterale Comenius? Il Progetto Multilaterale Comenius propone di sviluppare negli studenti la conoscenza e la comprensione della diversità culturale e linguistica europea e del suo valore. Inoltre l’occasione rappresenta uno stimolo importante per lo studio delle lingue straniere moderne e per il potenziamento delle conoscenze informatiche attraverso l’utilizzo delle tecnologie multimediali e la lingua veicolare inglese. L’Istituto Martini di Mezzolombardo ha aderito al progetto dal titolo Music knows no boundaries, ovvero la musica non ha confini. La musica e l’organizzazione Il progetto prevede, oltre al nostro Istituto, la partecipazione di una scuola di Winsen (Germania), una scuola di Atene (Grecia), una scuola di Pamplona (Spagna) e una scuola di Instanbul (Turchia). La musica è stato un po’ il filo conduttore del progetto e il punto di partenza per conoscere ed esplorare le culture dei paesi partner, le tendenze in ambito musicale e il loro diverso impatto, considerare le tematiche politiche e sociali espresse nella musica ascoltata dai ragazzi e capire se esista una relazione tra sviluppo della stessa e i processi migratori. Il prodotto finale è stato la composizione di una canzone, musica, testo, coreografia. La fase organizzativa è partita nel novembre 2010 con la riunione a

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Winsen (Amburgo) degli istituti che avevano dimostrato interesse ad un partenariato internazionale rispondendo all’annuncio pubblicato dalla scuola tedesca sulla possibilità di attivare questo progetto. Tutte le scuole hanno tenuto incrociate le dita fino al luglio successivo, quando la Commissione Europea ha pubblicato gli esiti delle candidature e tutti abbiamo esultato quando abbiamo visto che il nostro progetto, dal titolo “Music knows no boundaries” era uno di quelli approvati! I partner e le fasi di lavoro La scuola capofila è il Gymnasium Winsen - vicino ad Amburgo-, un liceo che offre molte attività di tipo musicale, c’è poi la Grecia rappresentata dal Liceo del Distretto di Ilion, per la Turchia c’è il “Ted Istanbul College” situato nella capitale, per la Spagna l’Istituto “San Cernin” di Pamplona e per l’Italia l’Istituto “M. Martini” di Mezzolombardo. Lo scorso settembre la nostra scuola ha aperto agli studenti interessati l’iscrizione al progetto che prevede un impegno a cadenza settimanale. L’iniziativa ha suscitato l’interesse di alcuni ragazzi disposti a mettersi alla prova in un contesto ben

più ampio rispetto alla realtà in cui vivono. Così, dopo una fase preparatoria in Italia, sei studenti si sono recati a Pamplona nel mese di novembre 2011, accompagnati dalle insegnanti Irene Cagol e Silvia Sicher. L’accoglienza degli spagnoli è stata calorosa e i nostri ragazzi, ospiti presso famiglie locali, sono stati subito coinvolti nel clima internazionale, dando prova di avere buone competenze comunicative e grande apertura verso gli altri. Ogni scuola doveva esibirsi davanti alle altre cantando una canzone nella propria lingua: il pezzo scelto dai nostri “cantanti” era “Un’emozione per sempre” di Ramazzotti, un titolo che in qualche modo racchiude l’impressione che questo incontro ha lasciato ai partecipanti. Oltre alle attività di tipo canoro, gli studenti hanno discusso su quella che poteva essere la tematica della canzone che avrebbero dovuto poi comporre nei mesi successivi. 4 gruppi presenti contemporaneamente Il tema scelto è stato l’amore, argomento che, nonostante il passare dei secoli, rimane sempre attuale anche per le nuove generazioni. Naturalmente non sono mancate le visite di carattere culturale e, pur essendo triste il rientro i ragazzi erano confortati dal fatto di sapere che quello non era un addio, ma un arrivederci. E così è stato! Il sei maggio l’istituto “Martini” ha accolto, per la prima volta, contemporaneamente quattro gruppi provenienti da nazioni diverse. Le settimane precedenti l’arrivo degli ospiti la scuola era in fermento e i docenti coinvolti, Maria Concetta Malerba, coordinatrice del 11


progetto, le docenti Silvia Sicher e Giovanna Apolloni, Maria Antonietta Del Dot e Irene Cagol hanno preparato ogni cosa secondo la proverbiale accoglienza e ospitalità della tradizione italiana. Nell’atrio della scuola sono state esposte le bandiere dei paesi partecipanti e sono state attaccate le foto dei gruppi in arrivo con un messaggio di benvenuto in tutte le lingue rappresentate. È stato preparato anche un video con le immagini del primo incontro a Pamplona e quelle delle città di provenienza dei nostri ospiti. In contatto grazie alla rete Con la collaborazione di numerose famiglie del posto che hanno ospitato i ragazzi delle varie nazioni, sono arrivati in visita alla nostra scuola 24 ragazzi accompagnati da 12 docenti per proseguire con le attività del progetto. Nei mesi che hanno separato i due incontri tramite il sito ufficiale del progetto www.musicknowsnoboundaries.com e il sito Facebook i ragazzi sono rimasti in contatto tra di loro e hanno prodotto dei brevi video per scambiarsi degli auguri musicali in occasione delle festività natalizie. Sul sito ufficiale è stato pubblicato anche un Common Dictionary, un dizionario multilingue con frasi di uso comune in inglese, oltre che nelle lingue dei paesi partecipanti, per aiutare gli studenti a comunicare tra di loro. Il primo giorno gli ospiti sono rimasti a bocca aperta davanti alla nostra scuola supertecnologica, in12

corniciata dalle montagne come in una cartolina. Il gruppo internazionale è stato accolto dal saluto del Dirigente scolastico, Paolo Rasera e del sindaco di Mezzolombardo, signora Anna Maria Helfer. Durante la permanenza degli ospiti in Italia si sono alternate le attività del progetto a visite culturali e a momenti di convivialità e condivisione. Oltre alla varie attività musicali, gli studenti e i docenti ospiti hanno anche seguito delle lezioni con i nostri studenti e alcuni docenti stranieri hanno avuto modo di confrontarsi con i propri colleghi disciplinari su programma e contenuti. Ogni paese ha portato la propria proposta di testo della canzone che era stato composto durante i mesi di preparazione e gli studenti, democraticamente, hanno votato per il testo che preferivano. Ora che il testo era stato scelto, bisognava lavorare sulla melodia. I docenti di musica Andreas Hirbig e Tunç Öndemir hanno guidato i ragazzi nella composizione della melodia e così, dopo tre giorni di intenso lavoro, la canzone del progetto, intitolata come il progetto stesso, ovvero Music knows no boundaries era approntata. L’iniziativa aperta anche ad altri studenti A scuola è stata anche dedicata una mattina ad un incontro destinato alle classi prime e seconde dell’istituto, per promuovere l’iniziativa anche tra gli studenti che non hanno partecipato al progetto e condividere con loro l’arricchimento culturale che ci hanno donato i nostri ospiti. In questa occasione, in aula magna gli ospiti hanno presentato, sempre in inglese, città di provenienza e sistema scolastico e si sono esibiti in canzoni nella loro madrelingua e pezzi musicali tradizionali e non. I vari interventi sono stati seguiti da applausi molto calorosi da

parte degli studenti locali, che hanno apprezzato tutte le esibizioni, in particolare quella dei loro colleghi turchi, dotati di ottime competenze musicali grazie anche al fatto che il loro curricolo presenta lo studio di almeno uno strumento musicale. Nell’aula magna si sono alternati suoni, lingue, colori, ma soprattutto tante emozioni! Gli studenti hanno richiesto un bis al pianista turco che si è esibito nella Marcia turca di Mozart rivisitata in chiave moderna. Sempre il gruppo turco, in omaggio al paese che lo ospitava, ha eseguito una canzone tradizionale turca cantandone l’ultima strofa in italiano. Tutti gli studenti del progetto hanno invece eseguito il brano “When we stand together“, che era stato scelto nel corso del primo incontro a Pamplona e la canzone del progetto, che ancora rappresenta un work in progress. I prossimi appuntamenti Saranno la Grecia e la Turchia le prossime nazioni ad ospitare il progetto nei mesi di novembre 2012 e maggio 2013. Durante i mesi che precedono le partenze, gli studenti andranno avanti con le attività del progetto e prepareranno canzoni e presentazioni per i prossimi incontri. In Grecia si lavorerà sulla canzone del progetto, ideando una

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coreografia e inserendo l’accompagnamento di strumenti musicali, mentre nel 4° e ultimo incontro, quello in Turchia, gli studenti realizzeranno un video e registreranno la canzone, che verrà diffusa via Internet e verrà eseguita davanti ad un audience composta, oltre che dagli studenti turchi, anche da persone esterne, in modo da diffondere all’interno della comunità il risultato del progetto, il prodotto finale. Di certo l’attuazione di un progetto di questo tipo comporta una mole non indifferente di lavoro, ma i risultati ripagano di quelli che sono stati gli sforzi. Anche gli studenti più timidi, dopo le prime ovvie difficoltà, sono riusciti a comunicare con i partner e per molti di loro è stata la prima volta che hanno utilizzato l’inglese in un contesto reale come un concreto strumento di comunicazione. Gli studenti hanno anche potuto affinare le loro competenze informatiche grazie all’utilizzo di piattaforme e forum e hanno abbattuto quelli che erano i pregiudizi sugli altri popoli. Gli studenti hanno scambiato e condiviso esperienze, esplorato aspetti della diversità culturale e sociale dei paesi partner, migliorato la propria cultura generale e imparato a comprendere meglio ed apprezzare i reciproci punti di vista. Hanno accresciuto la propria capacità di lavorare in gruppo e di relazionarsi con gli altri. Il progetto ha dato vita ad una solidarietà internazionale, preparando gli studenti ad una società che avrà contatti culturali e confini sempre più vicini affinché non solo la musica, ma anche i loro orizzonti culturali non abbiano confini! Maria Antonietta Del Dot, Maria Concetta Malerba Insegnanti presso l’Istituto Martini di Mezzolombardo n. 6 giugno 2012

GLI STUDENTI “Non tutti i partecipanti del progetto si conoscevano, ma molto velocemente tutti ci siamo uniti come a formare un’unica famiglia, cantavamo, scherzavamo e ridevamo insieme. È così che vedo il Comenius, studenti e professori formano insieme una grande famiglia, che nonostante le diversità riesce a comunicare, a capirsi, e tutto questo grazie alla musica. … Venerdì 11 Maggio tutti erano giù di morale, nessuno voleva lasciare l’altro, la partenza infatti è stata molto triste. Quello però non è stato un addio ma un arrivederci. Insieme ci siamo divertiti molto! …” (Maria Pia). “La settimana è passata molto velocemente, dedicata a imparare a padroneggiare un’altra lingua e a socializzare con persone di altri stati. La cosa più importante è stato il gruppo che si è creato fra tutti, il coinvolgere tutti e lo stare insieme ha fatto in modo che non si formassero i gruppi in base alla nazionalità. È un progetto che ti aiuta a non dare pregiudizi e a conoscere culture diverse”. (Camilla) “È stato molto divertente, creare la melodia della canzone dividendoci in gruppi: ne è venuto fuori un capolavoro! Una meraviglia che rimarrà sempre nel mio cuore come nel cuore di tutti noi.” (Dalila) “Non ci sono stati molti problemi con i propri partner e neanche parlare inglese è stata una cosa impossibile come, magari, all’inizio si poteva pensare, anzi spesso diminuiva la tensione poiché si facevano giochi di parole e risate su errori propri o degli altri. In un progetto come questo penso che si leghi con gli altri ragazzi più che in un normale gemellaggio poiché durante la mattinata non si andava a fare lezione ma si stava insieme a cantare sia la canzone del progetto che, durante le pause, canzoni comuni tra i giovani oppure si andava in giro tutti insieme. Durante i viaggi in pullman abbiamo continuato a parlare e a cantare conoscendoci meglio e entrando in confidenza.” (Chiara) “La settimana scorsa abbiamo passato alcuni giorni con i ragazzi del progetto Comenius. Insieme abbiamo svolto molte attività. … È stata una bella esperienza che è servita anche a conoscere le altre culture e i diversi modi di vivere.” (Silvia) “Quest’esperienza mi è piaciuta molto, è stata molto istruttiva e mi ha aiutata a migliorare ulteriormente il mio inglese. Non solo ho potuto conoscere nuove persone diverse ma uguali a me, ma ho anche stretto un bel legame di amicizia con alcuni di loro e spero di rivederli e passare altro tempo a chiacchierare, cantare e stare tutti insieme. La cosa che ho preferito è stato il momento in cui abbiamo creato la nostra canzone, è stato il momento in cui ci siamo uniti maggiormente e collaborando tutti insieme abbiamo fatto un ottimo lavoro, creando una canzone che personalmente ritengo sia fantastica”. (Maddalena)

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seminario LICEI E TECNICI

Stato dell’arte e prospettive Due importanti appuntamenti promossi dall’Iprase con dirigenti ed esperti del Miur, Università Ca’ Foscari, Facoltà di Ingeneria dell’Università di Udine, Area Scuola e Formazione di Confindustria ed altri enti: istruzione liceale e istruzione tecnica sotto la lente in due seminari nazionali. Due momenti di approfondimento, su iniziativa Iprase e Fondo Sociale Europeo, su due importanti filoni della formazione superiore (licei e tecnici): il primo, venerdì 25 maggio presso l’aula magna del Liceo classico “G. Prati” a Trento; il secondo, venerdì 8 giugno 2012 presso l’aula magna del Palazzo Istruzione di via Gilli 3, sempre a Trento. In entrambi, relatori dal mondo della scuola, dell’università, del Ministero (MIUR), riferimenti più qualificati nei rispettivi ambiti. Riportiamo una sintesi del primo Seminario dedicato all’istruzione liceale, sul prossimo numero della rivista il resoconto su quello dell’istruzione tecnica.

istruzione liceale: in Italia, in Trentino, in Europa Il riferimento scientifico è stato Umberto Margiotta del Dipartimento di Filosofia e Beni culturali università Cà Foscari di Venezia; tra gli esperti specifici sulla “liceità”, Walter Moro Cabina di regia dei Licei – Miur, ma anche coordinatore proprio per la dimensione liceale nel Gruppo di lavoro per l’elaborazione dei nuovi Piani di Studio Provinciali del 2° ciclo in Trentino, e Mario Dutto, già direttore generale del MIUR e collaboratore scientifico per il Centro per la Formazione continua e l’aggiornamento del personale insegnante di Rovereto. Ed è proprio dai contributi di questi tre esperti che sono giunti in apertura il senso e le coordinate principali dello stesso Seminario, il respiro e lo scenario entro cui si colloca il dibattito sul futuro dei Licei in Italia, in Trentino e in Europa: Il senso della “licealità” oggi tra tradizione e innovazione (Margiotta), Il nuovo quadro ordinamentale dell’istruzione liceale a livello nazionale e in Provincia di Trento (Moro), I licei nelle dinamiche del cambiamento: una panoramica sulla scuola “reale” (Dutto). 14

Verso la nuova mission dei Licei In apertura, Beatrice De Gerloni, direttore IPRASE, ha presentato il programma e lo svolgimento dei lavori, ricordando che i due Seminari sull’istruzione liceale e sull’istruzione tecnica non nascono dal nulla, ma concludono un laborioso e virtuoso percorso di elaborazione dei Piani di Studio Provinciali per la scuola del Trentino e per quelli del secondo ciclo in particolare. Un richiamo, questo, che ha subito riportato ai lavori veri e propri della giornata. De Gerloni ha letto anche alcuni brani della lettera inviata da uno dei relatori, presenti al Seminario, preside di un liceo del brindisino, il giorno dopo l’attentato alla scuola “Morvillo Falcone”. Ed anche l’assessore Dalmaso ha rivolto un saluto d’accoglienza particolare al preside del Liceo di Cisternino (Brindisi), Gennaro Boggia: “anche noi ci sentiamo nella grande famiglia della scuola pugliese e ci sentiamo forti alleati nel desiderio comune di preparare gli studenti ad affrontare la vita a testa alta”. Tornando al merito del Seminario. Quale dev’essere la nuova mission dei Licei in un contesto di riforma della scuola superiore che ha visto ormai confermate le due vecchie strade del sistema, istruzione liceale e istruzione tecnica proprio perché quelle più solide della nostra realtà nazionale, ma anche del panorama europeo? Questa la domanda da cui ha preso le mosse il Seminario presso del 25 maggio 2012 nell’aula magna del Liceo “Prati” di Trento. umberto margiotta: scenario nazionale, l’eterno limbo delle sperimentazioni Il cammino dei Licei s’inserisce in uno scenario, ha esordito, che in ambito nazionale è fatto di nomi di Ministri della pubblica istruzione e di slogan che la dicono lunga su un eterno limbo di sperimentazioni nelle superiori, di riforme annunciate e controriforme messe in atto. Uno scenario, che porta i nomi dei Mi-

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zione formativa e orientativa unitarietà e la soglia formativa. I piani di studio del primo biennio hanno da riferirsi alle competenze trasversali proprio per la funzione orientativa, questo vuol dire anche spostare la didattica dalla lezione al laboratorio. Sono gi insegnanti che progettano il curricolo. Le metodologie le stabilisce il docente, ma sono vincolate dalla normativa generale. In conclusione, c’è da costruire molto, ma è da questo che dobbiamo ripartire perché lo scenario nazionale sia coerente con quello del Trentino. mario g. dutto: una panoramica sulla scuola ‘reale’ nistri Luigi Berlinguer (1996/’99: la strategia del mosaico), Tullio De Mauro (1999/2001), Letizia Moratti (2001/2006: la reazione dell’insegnante triste), Giuseppe Fioroni (2006/2008: la strategia del cacciavite), Mariastella Gelmini (2008/2011: un riordino più che una riforma). Per fortuna, hanno detto gli esperti nazionali, che in Trentino almeno si è imboccata la strada più di sistema, con un unico Regolamento per i tecnici, i Licei e l’Istruzione/Formazione professionale (contro i tre regolamenti diversi di Roma). Quanto al futuro del Liceo, “deve sapere che può ancora formare classi dirigenti ma non è più l’unica scuola chiamata a fare questo; non solo, deve spingere di più verso “una scuola a struttura di laboratori”, pur restando una grande opportunità di apprendimento culturale. walter moro: il modello trentino più coerente col successo formativo a fine biennio In ambito nazionale – ha sostenuto Walter Moro - il limite più evidente è la frattura e la non coerenza tra l’impianto del Regolamento e le Indicazioni. In Trentino c’è, invece, un sistema integrato e flessibile, con il biennio orientativo per tutti gli indirizzi con un’area comune per tutti i licei che copre circa il 50% dell’area formativa. Bisogna ricordarsi, comunque, che siamo in fase di transizione che deve assorbire e assumere tutte le tipologie del vecchio ordinamento con le opzioni assunte dal Trentino. C’è un salto di qualità del paese con la scelta della cittadinanza attiva e sulla necessità di certificare tutto ciò alla fine del biennio. Il successo formativo va garantito alla fine del primo biennio, costruendo e mantenendo continuità con il primo ciclo di istruzione. Nel “modello trentino” c’è uno zoccolo di saperi curricolari comuni, c’è la continuità, c’è la funn. 6 giugno 2012

La scuola secondaria superiore è stata a lungo un’area critica del sistema scolastico italiano. Le strategia di innovazione, e la speranza di ripartenza, possono oggi fare appello alle due tradizioni storicamente di maggior rilievo: la formazione liceale e l’istruzione tecnica. Dopo il fallimento della via considerata maestra delle riforme, sono le esperienze positive ad offrire la base di partenza per l’avvenire. In questa prospettiva i licei giocano un ruolo determinante: dalla loro qualità dipende la possibilità della scuola italiana di dare una risposta adeguata alle attese delle nuove generazioni e di riposizionarsi nel panorama europeo e globale. E’ importante in questa ottica: • i dentificare il contesto in cui i diversi licei si trovano oggi ad operare • fi ssare le direzioni di lavoro da intraprendere • c onsapevolezza dei punti di forza della tradizione liceale • a dottare strategie per il rinnovamento dei piani di studio • r ipartenza con una rinnovata formazione liceale della scuola italiana. Restano davvero tante le questioni aperte: La scuola secondaria superiore area critica da lungo tempo, spendiamo molto di più nella primaria, non controllando la qualità. Rifondare il liceo classico, ripensando alla ricchezza del paese fatto di arte cultura cittadinanza attiva. Scegliere di frequentare un liceo, non sempre per profitto, non sempre bisogna guardare all’economia per fare la scelta dei percorsi di studio. Il nostro sistema è ritornato a contrapporsi tra istruzione tecnica e licei. Punti di partenza solidi, ma sbilanciamento. Come mai una variabile così forte incide così tanto nei licei sembra che ci sia indifferenza tra le percentuali dei ragazzi che iniziano una scuola e quelli che la finiscono. 15


Il successo del liceo tecnologico è dato dal mix di liceo scientifico con competenze. Competenze: è possibile introdurre competenze diverse anche nei licei classici? In questa situazione perché non pensare ai licei come investimento pregiato che lasciamo ai nostri figli? C’è crisi, ma la scuola c’è, a volte basta un bravo insegnante per orientare un ragazzo. Provocazione: il nostro paese non è all’altezza delle sue scuole. Quando una scuola ha una storia di eccellenze, ma il paese non c’è, è difficile lavorare così. dalmaso: Licei, scuole che più richiamano una tradizione forte e autorevole L’assessore Marta Dalmaso ha voluto dedicare una parte del suo intervento introduttivo ad un flash personale “sul mio liceo, nella crisi del secondo anno, quando si cerca altro e non riuscivo a capire perché studiavo quelle cose, il latino e il greco; poi, all’improvviso si aprono orizzonti, si spicca il volo e si capisce perché si è sgobbato nei primi due anni del ginnasio. E, allora, quel che resta del flash personale sono belle figure di “maestri”, diversi tra loro, con impostazioni e personalità differenti ma che hanno lasciato un segno indelebile nella formazione della studentessa Marta Dalmaso; restano docenti con l’orgoglio d’essersi ritrovati a insegnare in un liceo, persone di sconfinata cultura e capacità di capire l’uomo e saper cogliere l’essenza di chi si ha di fronte in ogni situazione”. I Licei sono forse tra le scuole quelle che più richiamano, nel nostro paese, una tradizione forte e autorevole, che affonda le sue radici in anni lontani – ha proseguito Dalmaso. “Oggi si trovano ad affrontare una realtà profondamente mutata, perché cambiano le finalità verso le quali l’intero sistema educativo deve orientarsi, è fortemente cambiata l’utenza, i ragazzi e le ragazze che si iscrivono al liceo, sono cambiati la società e il mondo del lavoro. È cambiata l’utenza che arriva dalle medie, e talvolta a fronte di questa “mutazione” degli studenti molto spesso gli insegnanti si trovano impreparati e, magari, faticano a trovare nuove strategie didattiche per riescano a intercettare i nuovi bisogni dei ragazzi e soprattutto il loro essere diversi dagli studenti del passato.” Ed a proposito di “orgoglio e senso di appartenenza” al 16

proprio Liceo, la preside del Liceo classico “G. Prati” di Trento, Maria Pezzo, ha salutato gli ospiti con una appassionata presentazione “di questo liceo”, che proprio nel legame fra tradizione e innovazione ha collocato la propria mission e la propria azione quotidiana. Un liceo, che affonda le radici nel passato, che “non butta via nulla”, che conserva gelosamente oggetti, libri e incunaboli parte della propria storia culturale, che restaura la cripta sotterranea e che ha da poco inaugurato una mostra con animali e reperti scientifici rari, collocati ora nell’atrio per farli meglio apprezzare da studenti e visitatori; ma che si cimenta ormai senza riserve o senso d’inferiorità con le nuove tecnologie e la didattica laboratoriale, da sempre presente solo negli istituti tecnici. Lavori di gruppo e conclusioni Nel pomeriggio, le sezioni specifiche e il confronto con la realtà europea (Francia e Germania in particolare) ed il contributo delle altre esperienze italiane. Poi, la restituzione dei gruppi di lavoro e le conclusioni di Umberto Margiotta, pedagogista dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, che ha progettato il Seminario e che si è limitato a richiamare pochi punti delle analisi della giornata. Laboratori: anche per i licei diventino scuola a struttura laboratoriale, non una tantum, ma proprio scuole a struttura di laboratori. come icona di apprendistato inventivo. Non c’è contrapposizione tra cultura scientifica e umanistica. Il modello trentino. “Nessuno di noi tre è trentino, è importante che i trentini se ne rendano conto: quella proposta di riunire i percorsi nel biennio orientativo unitario e fare in modo che ci sia quella che viene definita una formazione culturale generale solida estesa a tutti gli indirizzi. In Trentino c’è un unico regolamento, è mossa strategica decisiva! Competenze: ottima la distinzione tra officina e laboratorio, in cui anche la licealità può finalmente prendere corpo. Competenza europea, ci dice che le situazioni sono anche situazioni di studio non ci dice che sono sempre situazioni di tipo professionale o lavorative, di studio, allora ecco che sono laboratori di pensiero riflessivo. C’era bisogno di avviare queste riflessioni, prospettiva di rete allargata di “buone pratiche” che mantenga nel tempo reti di licei in regioni differenti. (m.c.) n. 6 giugno 2012


il dossier dentro la formazione il dossier il questionario la testimonianza i referenti il direttore del Centro la formazione lo sguardo internazionale lo sguardo nazionale lo sguardo provinciale

IN PROVA Il percorso di formazione per 240 docenti neoassunti a.s. 2011-2012 Inserto a cura di: Mario Caroli Interventi di: Paola Baratter, Cristiana Bianchi, Norma Borgogno, Mario Caroli, Luciano Covi, Beatrice de Gerloni, Italo Fiorin, Aldo Gabbi, Andrea Gavosto, Lucio Guasti, Maria Martinelli, Silvia Pavan, Chiara Raffaelli, Emma Ronza n. 6 giugno 2012

17


il dossier NEOASSUNTI

“Provati” e “arruolati” S’è concluso da poco il percorso ufficiale di formazione organizzato dal Centro per la Formazione Insegnanti di Rovereto per circa 240 insegnanti neoassunti nell’anno 2011-2012 nel cosiddetto “anno di prova”, al termine del quale, dopo aver sostenuto anche altre “prove” all’interno della propria scuola, c’è il fatidico passaggio definitivo in ruolo. Didascalie ha già dedicato alcuni servizi nei numeri precedenti a momenti specifici di tale percorso. In questo dossier tentiamo di fare il punto attraverso una testimonianza “speciale” (abbiamo scelto una docente di tedesco di scuola secondaria di primo grado e motiviamo con quali criteri), alcune interviste a più voci alle insegnanti in utilizzo presso il Centro (e ad Aldo Gabbi), che hanno fatto da referenti per il centro nelle quattro sedi decentrate; una breve intervista al direttore del centro, Luciano Covi, ed una breve sintesi di quattro interventi nel Seminario di approfondimento del 26 marzo 2012, relativamente agli aspetti del profilo professionale del docente e della sua formazione iniziale. Nessuna velleità di essere esaustivi, ci sarebbe tanto altro da dire e da scrivere, ma per chi fosse interessato c’è una ricca documentazione sulla piattaforma interna al sito del Centro stesso. Nella pagina accanto, riportiamo i grafici relativi al questionario finale che il Centro ha fatto compilare ai corsisti e, qui di seguito, una breve sintesi metodologica e di commento, che ci è stata fornita da chi al Centro ha analizzato i questionari. (m.c.)

18

Il questionario “Al termine del percorso per i neo docenti in ruolo, è stato sottoposto ai partecipanti un questionario di valutazione complessivo, centrato sui seguenti aspetti: a) Contenuti • Grado di preparazione precedente sull’argomento • Utilità degli argomenti trattati per la sua crescita professionale • Organicità degli argomenti trattati • Incremento delle conoscenze/competenze • Livello di soddisfazione generale in rapporto alle aspettative b) Metodologia • Stimolo del grado di interesse e livello di coinvolgimento • Utilità del materiale didattico c) Organizzazione e logistica • Adeguatezza degli spazi e dei supporti didattici • Funzionamento della Segreteria • Assistenza logistica durante i corsi d) Giudizio complessivo sul percorso Le risposte Gli esiti degli oltre 200 questionari raccolti sono riportati nelle tavole a seguire e nel complesso mettono in luce un quadro molto positivo, evidenziando in particolare i seguenti aspetti. Il 67,4% dei partecipanti ha registrato un buono o ottimo incremento delle proprie conoscenze/competenze, il 61,0% evidenzia una positiva utilità degli argomenti trattati per la propria crescita professionale e, per quanto riguarda la loro organicità, il 54,6% la considera buona/ottima. Il livello di incremento delle conoscenze/competenze a fine corso è stato dichiarato di livello buono od ottimo dal 67,4% dei docenti neo-immessi in ruolo. Secondo il 61,8% dei frequentanti il percorso i relatori hanno saputo ben stimolare l’interesse e favorito la partecipazione, mentre si raggiungono riscontri positivi in percentuali superiori all’80% a fronte di items connessi all’organizzazione delle attività, distribuite parallelamente su quattro sedi (Trento, Rovereto, Mezzolombardo e Pergine Valsugana), oltre la formazione a distanza. Ha espresso quindi un giudizio complessivo sul percorso di livello “buono/ottimo” ben il 68,7%.” n. 6 giugno 2012


I

Valori assoluti

1) Indicare ordine di scuola assoluti TOTALE

primaria

54

secondaria secondaria di primo grado

54 61

61

TOTALE

verticali

0

100,0%

primaria

40,7

secondaria di primo grado

Valori assoluti

150 TOTALE

100

secondaria di secondo grado

31,4%

ormazione professionale

0,0%

0,0%

1

16

2

64

3

97

50 4

28

80

Indicare ordine di scuola

TOTALE

205

1

14

2

79

3

96

4

16

60

40

20 100,0%

100,0%

0

TOTALI 6) Livello di soddisfazione 7,8% 4 2 3 generale in rapporto alle Grado di preparazione precedente sull'argomento aspettative 31,2%

3

80

1

150

13,7% 206

TOTALE 1

31

2

58

3

106

4

11

60

40

100

50

Percentuali verticali

20

0 1

TOTALE

100,0%

9) 1 Adeguatezza degli spazi e dei supporti didattici 2

TOTALI 15,0%

0

3

4

3

51,5%

Valori assoluti 4

5,3%

1

2

207

1

16

2

63

3

106

4

22

3

4

Organicità degli argomenti trattati

7,8%

TOTALE

150

100

50

110) Funzionamento 2 1della Segreteria

2

49

3

101

4

46

3

100

50

Percentuali verticali

1

7,7%

Livello di soddisfazione generale in rapporto alle aspettative

2

3

51,2%

4TOTALE

10,6% 199

3

4

I relatori hanno saputo stimolare l'interesse e la partecipazione

30,4%

150

5

1

60

0

TOTALI 4

Valori assoluti

150

9

1

100,0%

TOTALE

2

205

TOTALE

40

0

4 38,5%

Valori assoluti 4

28,2%

Livello di incremento delle conoscenze/competenze

80

TOTALI 6,8%

3

Percentuali verticali

2

100

7) I relatori hanno 1 saputo stimolare 2 l'interesse e la 2 partecipazione

Utilità degli argomenti trattati per la sua crescita professionale 46,8% 3

47,3%

Valori assoluti

4

40

Percentuali verticali TOTALE

2

80

20

TOTALE 11

100

60

Percentuali verticali

0

secondaria di secondo grado secondaria di primo grado formazione professionale

Valori assoluti

100

205

TOTALI primaria

4) Organicità degli argomenti trattati

formazione professionale

40,7%

0

31,4

27,8% di secondo grado

secondaria di primo grado

20

27,8

100,0%

TOTALE

primaria TOTALI secondaria

40

0

Percentuali verticali

3) Utilità degli argomenti trattati per la sua crescita professionale

60

79

formazione professionale

formazione Percentuali professionale

80

194

secondaria di secondo grado

2

22

3

130

4

42

100

50

Percentuali verticali

20

0

1

1

12) Giudizio complessivo 2

TOTALI

0

4,4%

3

4

201

4

100

22,4% TOTALE

4 201

1

15

2

48

122

3

123

41

4

15

50

2

3

11,1%

1

4

2

3

4

Funzionamento della Segreteria

Adeguatezza degli spazi e dei supporti didattici 65,3%

3

49,3% Valori assoluti

150

9 29

2

0

2,5%

1

1

23,9% Il2 materiale didattico è stato adeguato e utile 3

100,0%

TOTALE

100,0%

TOTALE TOTALI

ercentuali verticali

OTALE

TOTALI

di primo grado 79

secondaria di secondo grado

alori assoluti

OTALE

194

primaria

%

1) Assistenza gistica in generale

TOTALE Valori

150

21,1%

100

50

Percentuali verticali 100,0% 4,5%

100,0%

TOTALE

0 1

1

2

3

7,5%

4

Assistenza logistica in23,9% generale

14,4%

2

60,7%

3

61,2%

20,4%

4

7,5%

n. 6 giugno 2012

0 1

2

3

4

Giudizio complessivo

19


testimonianza IL MIO ANNO DI PROVA Chiara Raffaelli, insegnante di tedesco

Chiara raffaelli: 34 anni (35 quando sarà uscito questo numero della rivista – lo precisa lei) insegnante di tedesco nella scuola secondaria di primo grado, insegna da 11 anni, ma è al suo primo anno presso la scuola media “Manzoni” dell’Istituto comprensivo Trento 6: “una scuola in cui non sono mai stata prima, ma ho fatto l’anno di prova proprio qui, in cui non conoscevo praticamente nessuno”. “In prova, in una scuola in cui non conoscevo nessuno” Comincia così la “chiacchierata” con Chiara Raffaelli, “corsista per caso” nell’anno di prova, che ha appena concluso – e con una certa dose di gradimento, ci pare di capire – il suo percorso di neoassunta in ruolo per l’anno 2011/2012. “Per caso”, nel senso che non abbiamo fatta nessuna particolare selezione prima di individuare lei come “la voce di una singola corsista”, ovviamente non “rappresentativa” di tutti i corsisti. Per caso, nel senso che abbiamo chiesto a chi aveva seguito il gruppo territoriale di Trento di indicarci un nome, meglio se residente a Trento (per problemi di tempo a disposizione per confezionare questo Dossier), meglio se di scuola secondaria di primo grado (indicata di solito come più “delicata” e complessa), meglio se insegnante di una materia diversa da quelle letterarie (scelte quasi sempre come campione), meglio – come prerequisito – se disponibile a farsi intervistare. Insomma: ecco la testimonianza di un’esperienza individuale, motivata e libera nelle considerazioni. L’insegnante comincia a rispondere alle domande, facendomi notare, senza polemica, che è stata messa alla prova proprio mentre insegnava per il primo anno in una scuola in cui non conosceva nessuno, anche se aveva alle spalle altri dieci anni di servizio in altre scuole. Così è capitato e forse questo, come altri dati che emergeranno nella conversazione, potranno servire innanzitutto al Centro Formazione Insegnanti di Rovereto nel momento in cui dovrà orga20

nizzare un altro percorso di anno di prova – se mai ci sarà un’altra volta pari pari come questa. Chi è l’insegnante Chiara Raffaelli? Lo leggiamo in premessa alla sua Relazione finale: “Sono arrivata alle medie Manzoni dopo dieci anni di precariato abbastanza privilegiato, avendo avuto la fortuna di lavorare relativamente vicino a casa, muovendomi lungo la Valle dell’Adige, tra Lavis ed Avio. Tuttavia le esperienze di ogni anno e ogni scuola in cui ho insegnato (sempre una diversa ogni anno) sono state uniche e hanno arricchito in modo speciale il mio bagaglio di insegnante: i progetti attuati, l’esempio prezioso dei colleghi, l’interazione con gli alunni, il rapporto con le famiglie... L’unico svantaggio, oltre al necessario periodo di adattamento iniziale, è costituito senza dubbio dalla mancata continuità e dall’impossibilità di pianificare e portare avanti dei progetti per più anni (nel mio caso di insegnante di lingua straniera soprattutto gemellaggi e corrispondenze con alunni di madrelingua tedesca, ma anche progetti o attività all’interno dello stesso istituto). Anche quest’anno, dopo l’immissione in ruolo, mi sono ritrovata a cambiare ancora scuola” L’INTERVISTA Partiamo dalle incombenze di un docente nel primo anno di assunzione a tempo indeterminato, oltre a frequentare il corso di formazione? Nella nostra scuola viene richiesta una relazione finale, in realtà non sono stati dati dei criteri per tutte le scuole, dei parametri precisi, però uno si fa un’idea subito anche sfogliando le copie delle unità didattiche prodotte negli anni precedenti e depositate in biblioteca; questo ci è stato consigliato di fare all’inizio dell’anno. Di solito sono unità didattiche particolari, dei progetti particolare. Ho saputo dai colleghi che hanno frequentato con me il corso di formazione che alcune scuole richiedevano addirittura una relazione sui corsi… Non c’è una omogeneità, dipende dalla scuola, dal preside, sta di fatto che c’è la discussione di questa relazione alla fine dell’anno con il Comitato interno alla pron. 6 giugno 2012


pria scuola formato dal dirigente, dal docente tutor e - almeno nella nostra scuola anche da docenti rappresentanti della scuola primaria, perchè nell’istituto, oltre a me e ad altri della scuola media, ci sono anche insegnanti neo-assunti alle elementari. Ognuno di noi ha un docente tutor; il mio era un insegnante di tedesco (meglio se è della stessa area disciplinare, ma nelle scuole piccole dove magari c’è un docente di musica in prova e non ha altri colleghi della stessa disciplina, se ne sceglie comunque un altro, purché di ruolo). unità di lavoro: ho sviluppato un’idea di una collega di tedesco con cui ha lavorato tre anni fa

Chi ha seguito e accompagnato il percorso di formazione non ha dubbi sulla positività della parte specifica sulla “costruzione” dell’Unità di Lavoro da parte dei corsisti. “Tutti ne hanno consegnato una – scrive Emma Ronza – ; formati e lunghezze diversi ma tutte interessanti. Le abbiamo visionate e dopo gli incontri, per chi lo ha richiesto e sono stati in molti a farlo, abbiamo dato un feedback personale del lavoro svolto. Feedback, che non era in alcun modo valutativo, bensì un insieme di considerazioni da collega a collega, per capire meglio assieme il lavoro svolto”. I titoli delle Unità di Lavoro consegnate spaziano a tutto campo, ne citiamo alcuni: “Progettare e scrivere” - Laboratorio di scrittura nell’ambito di italiano per una classe prima della scuola secondaria di primo grado, da parte di un docente di materie letterarie; “L’ereditarietà dei caratteri: geni e cromosomi” - di un insegnante di matematica e scienze sempre nella scuola secondaria di primo grado, per le classi terze e collocata nel secondo quadrimestre (marzo-aprile); “Meine Stadt Rovereto”- di una docente di lingua straniera (tedesco), area lingue comunitarie, per una classe seconda della secondaria di primo grado, da ripresentare poi in terza “durante la settimana scolastica in Austria”… la tua unità di lavoro? Ho preso una unità didattica dal libro di testo e l’ho reimpostata in base agli obiettivi che mi sono posta. L’argomento era “la casa”, però il mio interesse particolare all’interno del corso di formazione era legato al discorso sulle competenze, progettare e valutare per competenze; così ho provato ad applicare quanto appreso. L’ho immaginata in una seconda classe e lì l’ho provata. Per correttezza, devo ricordare che nell’attività dell’agenzia immobiliare come esempio di lavoro di gruppo portato avanti nel mio progetto, ho sviluppato un’idea (ossia quella di far scrivere agli alunni l’annuncio per affittare la propria n. 6 giugno 2012

casa) che in realtà ho preso da una collega di tedesco con cui ha lavorato tre anni fa. Perciò, l’idea non è mia e non vorrei attribuirmene la “paternità”. la casa, dal punto di vista pluridisciplinare oppure solo dal punto di vista della lingua straniera?

Ho cercato qualche aggancio pluridisciplinare, ma con più attenzione alla lingua e alle competenze non solo linguistiche, ma anche quelle che non sapevo si potessero testare, competenze non strettamente disciplinari, “le competenze di cittadinanza o europee”. Io in particolare ho richiesto ai miei alunni di lavorare a gruppi ed ho valutato la competenza dell’autonomia e della collaborazione. fammi un esempio concreto… I ragazzi hanno lavorato in modo autonomo. Non ho impostato tutte le attività in modo frontale, ma responsabilizzando i ragazzi a fare tutto tra loro, a gruppi. Di solito nelle lezioni di lingua si raccolgono i vocaboli magari insieme e si dice “copia da…”, invece ho fatto prendere appunti nelle prime lezioni in cui venivano fuori le nuove strutture e poi a gruppi, in base a schede preparate, hanno dovuto mettere in ordine loro tutto. ha avuto successo? A loro è piaciuto, anche se si è trattato di una classe che ha problemi al suo interno e non è molto coesa, io ho scelto apposta di farli lavorare così… dal punto di vista linguistico del tedesco, secondo te, cosa hanno portato a casa i ragazzi con questo percorso? Penso che il traguardo sia stato raggiunto. Io ho chiesto loro di provare anche a drammatizzare. Ci siamo inventati un’agenzia immobiliare, dei finti annunci immobiliari con i dati delle loro case, delle richieste da clienti. Un gruppo fa finta di essere una coppia che cerca un appartamento con certe caratteristiche… Alcuni hanno fatto una brochure con gli annunci, gli altri cercavano l’appartamento confrontandolo con le indicazioni riportate nella brochure, poi c’era il dialogo in agenzia immobiliare… Magari dal punto di vista disciplinare si raggiungono gli stessi obiettivi nel senso che imparano lo stesso a dire dove si trova la casa che ha tot stanze, ma i ragazzi si sono esercitati di più dal punto di vista orale, perché veniva loro richiesto di usare più volte la lingua ed hanno fissato meglio alcuni elementi, hanno arricchito di più il lessico e usato in un particolare contesto. 21


e le competenze di cittadinanza?

Loro sono riusciti a superare problemi di accordo, di collaborazione con i compagni, perché messi di fronte ad un compito sono stati costretti a collaborare per forza e credo che anche come autonomia siano riusciti tutti a tenere il passo. Talvolta ho dovuto concedere più tempo, perché lavorare a gruppi porta via più tempo rispetto al lavorare individualmente, però di fatto tutti hanno svolto gli esercizi, mentre in classe qualcuno di solito si perde. a te, come insegnante, cosa è rimasto? Mi mancava questa parte sull’aggiornamento delle competenze, per me è stato fondamentale. I relatori hanno fornito molti esempi, quello è stato importante. “Io ho sempre un approccio positivo, cerco di prendere quello che c’è di buono e di utile in ogni esperienza” la

tua prima impressione, quando hai iniziato il corso. dopo dieci anni di insegnamento, ti sembrava di essere ritornata una scolaretta?

Io ho sempre un approccio positivo, vedo il lato positivo, cerco di prendere quello che c’è di buono e di utile in ogni esperienza. Sì, l’impressione era quella di tornare ai tempi della SSIS. Il problema del gruppo di Trento, di cui ho fatto parte, è stato il numero piuttosto elevato e non tutti ovviamente molto motivati. Per me era semplice perché la sede del corso era vicino alla mia sede di lavoro, ma altri venivano dalle valli limitrofe, quindi motivazioni diverse e stanchezza da parte di alcuni colleghi. avete potuto instaurare un legame con colleghi di altre scuole?

No, perché eravamo in gruppi troppo numerosi. Ho scambiato qualche parola, ma non siamo riusciti ad instaurare altri rapporti. Modalità organizzative, lezioni frontali, gruppi di lavoro… un ragionamento a percorso finito sulla parte frontale e sullo spazio per i gruppi… Secondo me con i gruppi che avevamo non si poteva fare in altro modo. Pensandoci: è mancata la risorsa dell’aula informatica a Trento, perché di fatto abbiamo fatto due lezioni ma solo con la lavagna interattiva, senza che noi potessimo metterci mano. 22

e le relazioni frontali? Io le ho apprezzate perché sono servite a mettere in ordine tutte le cose che sapevo, ma che avevo come sparse: leggi dell’autonomia, alcuni passaggi normativi, sono cose di tutti i giorni, ma nelle prime lezioni hanno ripercorso la storia della normativa, quello è stato utile ad aiutarci a mettere tutte le caselle in ordine. Certo, è mancato l’approfondimento di alcuni argomenti, ma gli argomenti erano davvero tanti. alcuni dicevano che alcuni temi avrebbero meritato un corso intero

Sì sicuramente, lo scopo era quello di sistemare, fare un quadro d’insieme, i relatori hanno fatto un quadro, un sistema in cui tutte le proprie competenze e conoscenze uno le mette lì. Sarebbe stato interessante addentrarsi di più, per esempio sull’adolescenza, è mancato l’approfondimento. Però, era inevitabile: o uno dà un’infarinatura generale dei vari argomenti o ne sceglie pochi e li approfondisce. Obiettivi o traguardi? l’ultimo incontro: mi pare che a trento, ci sia stato un confronto vivace…

Sì, è stato un gruppo un po’ polemico. Dibattito acceso, ma solo una contestazione terminologica: alcuni colleghi accaniti mentre veniva presentata un’unità didattica di un collega di altra sede, di tipo storico mi pare…, è partita la discussione sul termine “traguardi” anziché “obiettivi” educativi, formativi o disciplinari. Nel corso ci era stato detto che nell’unità didattica sulle competenze si dovrebbe parlare di “traguardi”, invece il collega aveva inserito il termine, che si usa solitamente, di “obiettivo”. Più che altro c’è stata una discussione sul lessico e poi da lì ci sono state altre critiche in generale. ripensando al percorso dal tuo punto di vista: “io, il corso e il mio lavoro nella scuola, in classe…”

Ho cercato di applicare subito, quanto possibile, quanto ho imparato con l’attività, soprattutto la parte del corso con le nuove tecnologie, ho provato ad usare i nuovi strumenti. Sono andata avanti in parallelo. Per esempio, la parte sull’adolescenza mi ha fatto pensare soprattutto al nodo centrale, alle diverse relazioni tra genitori e figli, una volta c’era la regola, io cerco di ubbidire perché mi hanno inn. 6 giugno 2012


segnato delle regole che non andrebbero violate, mentre adesso il rapporto è “io cerco di comportarmi bene perché altrimenti deludo i miei genitori”, va molto sull’emotivo, sull’affettivo, c’è la delusione dietro; non tanto i miei genitori che mi hanno insegnato che non devo fare questo, ma io che procuro un dispiacere a loro. qualche flash sui vari blocchi di contenuto: il quadro del sistema educativo trentino e poi tematiche specifiche

Mi hanno fatto ordine, uno capisce il perché viene richiesta all’insegnante una certa cosa, perché ci sono i piani di studio, perché si parla di competenze… Ma anche chiarezza sugli ultimi sviluppi, sull’Iprase, sul nuovo Dipartimento della conoscenza; anche questo è utile, perché a scuola si parla costantemente di queste cose, ma non siamo aggiornati Inclusione e accoglienza: davvero poco… qualche criticità? Sull’inclusione, sui BES (Bisogni Educativi Speciali) e sull’accoglienza stranieri: davvero poco. C’è stato un pomeriggio, ma sono arrivata a casa senza aver portato via nulla. C’è stata una riflessione, ma servirebbe di più, sono uscite ultimamente delle Linee Guida nuove, sui Bes e sugli stranieri, nuove indicazioni per l’esame di terza media… a me servono quelle! Interessante il Progetto Campus, ma poi lavoro di gruppo un po’ dispersivo. c’è stato anche un momento di approfondimento particolare col seminario del 26 marzo…

Per quanto riguarda il seminario sulla formazione e sullo sviluppo professionale del docente, non mi sono sentita molto coinvolta perché sembrava rivolto non tanto agli insegnanti quanto piuttosto ai vari assessori, dirigenti e direttori presenti. Non ricordo nel dettaglio i singoli interventi, mi ha interessato il dibattito sul reclutamento degli insegnanti e le riflessioni sui probabili motivi della competitività (didattica centrata sulle competenze, pochi argomenti, poca teoria e tanti esercizi), certificata da test internazionali, della formazione scolastica (in quel caso in matematica) di alcuni stati nel mondo (ne veniva citato uno asiatico in particolare, ma non ricordo il nome). il percorso sull’anno di prova, possiamo chiudere con qualche altra riflessione che si lega all’assunzione in ruolo: il dibattito sul reclutamento, graduatorie, albo professionale…

finito

Non so sinceramente quale sia la differenza tra graduan. 6 giugno 2012

toria e albo. La chiamata delle scuole, in uno stato come l’Italia, mi sembra un po’ problematica… … e l’anno di prova così come l’hai fatto tu? L’anno di prova, almeno per me, è passato normalmente con un corso da frequentare e una tesina da preparare, però nessuno di fatto mi ha valutato, nessuno è venuto a vedere le mie lezioni, quindi prova tra virgolette. Penso che da altre parti l’anno di prova, in altri settori sia diverso dal nostro… …

abbiamo pubblicata una lettera su didascalie di un gruppo di insegnanti della Val di Fiemme mi pare, che invitavano a parlare tranquillamente di valutazione del lavoro degli insegnanti…

… impossibile per me a scuola…

mi pare che adesso in trentino è maturo il discorso? Sì… sei un po’ scettica.. Sì, perché è sempre difficile per l’insegnante essere valutato, entra sempre dentro qualche componente, entra la simpatia, entrano altre cose che magari in altri mestieri è più semplice tener fuori. insomma: servirebbe, però - dici è molto complesso arrivare ad una valutazione vera.

Per me sì, probabilmente un’idea potrebbe essere anche quella di utilizzare i risultati dei test Invalsi per giudicare l’insegnante; ma anche questo è abbastanza problematico. Se funzionano i risultati allora vuol dire che funziona anche l’insegnante; però, dipende anche dal bacino d’utenza della scuola, perché insegnare in certe realtà è diverso rispetto ad altre. però tu dici che l’anno di prova più che sulla formazione dovrebbe centrare più l’attenzione sul “provare” davvero Io non mi sono sentita valutata, è stato un anno come altri, poi il 4 giugno ho la discussione della relazione finale per cui è solo lì di fatto che arriva la prova tramite un collega. suggerimenti? Per carità, ognuno prende un progetto che ha fatto durante l’anno, ne parla e ne relaziona al comitato interno alla scuola; ma avrebbe forse più senso che la scuola chiedesse agli insegnanti in prova di produrre materiali che servono poi alla scuola stessa. Mario Caroli 23


referenti territoriali REFERENTI

L’accompagnamento del Centro Paola Baratter, Cristiana Bianchi, Aldo Gabbi, Maria Martinelli, Silvia Pavan, Emma Ronza: sono stati questi “l’occhio e le mani” del Centro di Formazione Insegnanti nelle realtà territoriali in cui s’è tenuto il corso: Trento, Rovereto, Pergine, Mezzolombardo. A parte Gabbi (ex dirigente scolastico e sovrintendente) le altre sono tutte insegnanti in utilizzo presso il Centro di Rovereto. Non c’era un’assegnazione rigida per zona, qualcuna ha seguito anche più sedi, ruolo di accompagnamento, talvolta anche di esperto su tema, attenzione agli aspetti organizzativi e logistici, inserimento del materiale sulla piattaforma, presentazione dei relatori, supporto nella preparazione dell’unità di lavoro e nel percorso conclusivo per la restituzione ai docenti delle osservazioni… riportiamo una sintesi delle risposte che abbiamo raccolto in due tre incontri diversi con loro, proprio a ridosso della conclusione ufficiale del corso.

Prime impressioni: “Ecco, s’avanza uno strano insegnante….” Un gruppo composito, alcuni davvero entravano per la prima volta, ma la maggior parte no. Più di una persona addirittura da vent’anni in servizio. All’inizio c’è stato anche un entusiasmo perché comunque la qualità dei relatori era indiscutibile, di grande interesse e che portavano un contributo utile. A noi sono sembrati molto disponibili e motivati, soprattutto quelli più giovani, da pochi anni in servizio, soprattutto della scuola primaria. La struttura organizzativa è stata accettata, del resto il Centro aveva contattato i presidi prima in modo capillare sul calendario, anche perché le ore di formazione per le immissioni in ruolo hanno la precedenza per contratto. All’inizio erano curiosi del percorso e di quello che li aspettava, anche perchè l’immissione in ruolo è comunque un momento importante della carriera, anche se viene tardi. Semmai bisognerebbe iniziare prima il corso e non ad anno scolastico avanzato. Nella parte finale è prevalsa a qualcuno la stanchezza, le 40 ore vissute in sovrapposizione alle attività che comunque dovevano svolgere a scuola (scrutini, consigli di classe, attività di programmazione e contem24

poraneamente la richiesta di chiusura del corso cui vengono colti da una sindrome di dare il meglio di sé e anche di dimostrarlo. Stanchezza in concomitanza con la stanchezza fisiologica della scuola. Comunque, anche l’ultimo incontro è stato vissuto in modo intenso, non col clima “per fortuna che è finita!”. Magari clima vivace, ma anche molto stimolante in alcune sedi. Erano molto contenti che noi avessimo letto le loro unità di lavoro e che ci siamo fermati a dare una restituzione individuale a ciascuno. “Io ho avuto l’impressione che i corsisti, da una parte, hanno sentito queste 40 ore come faticose, aggiunte al lavoro di scuola e da impegni domestici; dall’altra, chiedevano un accompagnamento. Se avessero potuto, avrebbero allungato anche volentieri, ad esempio sulla parte pratica, assistita, vissuta da quasi tutti con curiosità, con aggressività anche nell’intervenire, in modo sano ovviamente.” Articolazione in quattro territori: non per tutti funzionale La divisione in quattro zone territoriali andava nella direzione di creare gruppi ridotti e legati al territorio e alla scuola dove prestavano servizio. La regola che “l’anno di prova lo fai a scuola, quindi va mantenuta la relazione con la scuola di appartenenza”. Questo ha funzionato per la maggioranza dei corsiti, per qualcun. 6 giugno 2012


no (che magari aveva la residenza a Rovereto, ma insegnava a Pergine) questo è stato un problema più che opportunità. L’obiettivo primario era quello logistico: il docente finiva scuola alle 13.30 e alle 14.30 iniziava il corso di formazione. Poi, la possibilità di lavorare insieme, insegnanti che lavorano nella stessa scuola, magari quelli delle elementari con quelli delle medie, dove è stato possibile. Il fatto che ci siano più territori con gruppi più ristretti in qualche modo permette questo avvicinamento tra di loro. Comunque i gruppi sono sembrati collaborativi, perché hanno avuto spazio e tempo per richieste, per fidelizzare, “e, per noi, di accompagnare, riconoscere, instaurare un rapporto. Ci siamo presentati come colleghi, forse anche questo è servito col doppio ruolo di chi ha già fatto anche lui l’anno di prova e di chi arriva dalla classe. Insegnanti sull’esperienza operativa; poi chiaramente rappresentiamo il Centro, ma non ci hanno visto come istituzioni.” Una platea eterogenea, ma davvero tutti bravi Sul percorso di formazione, la risposta è legata molto alla sensibilità del singolo docente. Nei questionari finali alcuni hanno risposto che avrebbero preferito più laboratori, altri più lavori di gruppo, altri le lezioni frontali. Come succede in classe: tante persone e richieste molto diverse. Alcuni avrebbero voluto un’analisi dei bisogni prima di strutturare il percorso. Ma questo non era possibile proprio a livello logistico. Altri chiedevano di approfondire la certificazione delle competenze o la normativa. C’erano età diverse di esperienza ed esigenze diverse, ma anche un po’ di confusione tra un corso di aggiornamento e un percorso obbligatorio di formazione. È logico che le cose che i contenuti delle relazioni e dei vari contributi alcuni li conoscevano già, però gli imput sono serviti lo stesso per tutti, per esempio la parte legislativa l’hanno trovata molto interessante perché, anche se sei nella scuola da tanti anni magari ti manca un quadro d’insieme. Certo, qualche criticiAldo Gabbi n. 6 giugno 2012

tà c’è stata: l’area BES, per esempio. “Abbiamo fatto un solo intervento, difficile e faticosissimo, per sensibilizzare persone che magari lavorano in scuole privilegiate, dove non esiste nessun tipo di problema insieme ad altre che lavorano in realtà dove c’è di tutto e di più. Sarebbe bello, come ipotesi, pensare un’offerta con più percorsi tra i quali i docente può scegliere l’approfondimento, ma dal punto di vista organizzativo questo non sarebbe stato possibile; una platea così eterogenea non permette di Cristina Bianchi venire incontro alle esigenze di ciascuno.” Da parte dei docenti, il livello delle relazioni è stato assolutamente apprezzato, esplicitamente e nessuna critica. Da parte dei referenti del Centro, l’impressione è che “avevamo di fronte comunque una platea estremamente brava, tutti 240 dei vari ordini di scuola e delle varie discipline.” Modalità e contenuti: lezione frontale, gruppi di lavoro, laboratori, tematiche Nuove tecnologie Quasi tutti hanno richiesto in modo specifico di avere la possibilità di lavoro in piccolo gruppo e soprattutto di lavorare con una macchina, cosa che è stata difficile da organizzare. Far lavorare 240 persone davanti a 240 computer non è semplicissimo, però c’è da pensarci, hanno ragione se dicono: “ Ottimi interventi, però se io non posso provare direttamente quello che ho imparato, lo perdo nel giro di poco tempo.” Vorrebbero tornare a scuola e mettere subito in pratica quello che hanno appreso. Rimane un problema, questo delle nuove tecnologie, bisogna fare i conti anche col fatto che ci sono insegnanti che non sanno ancora usare il computer e che hanno bisogno di smanettere mentre viene fatta loro una lezione sulle tecnologie. Contenuti e discipline In un corso di formazione come questo, non so se è pregio o difetto, cerchi di esplorare il più possibile il mondo della scuola, che non è un percorso monolitico. Alcuni docenti hanno chiesto di approfondire delle parti singole. Alla fine, il messaggio è stato: “Ti 25


dò un assaggio di quello che è per a lavorare per competenze a scuola, noi il mondo della scuola in termini a partire magari da alcune semplidi formazione, sapendo che ci colficazioni che sono state fornite nel lochiamo parallelamente a quello corso e non solo dalla programmache viene fatto operativamente nelzione sulla carta. Questo il racconto riferito ad la scuola.” Certo, alcune tematiche Emma Ronza uno degli ultimi incontri dedicati potevano reggere da sole per l’inteproprio all’Unità di lavoro. ro corso. “Le discipline non sono state sfiorate”, questo è sta- “Nell’ultimo incontro ho presentato un’unità, scritta to detto da taluni, come criticità. Ma la proposta del da un insegnante, in inglese, sulla guerra di secessione Centro ha preferito scegliere alcuni argomenti che fos- e sulla Costituzione americana. L’aggancio arriva susero rigorosamente trasversali, affidando all’esecuzio- bito poi con la Costituzione italiana e avanti con i pane dell’unità di lavoro questo compito di sperimenta- ragoni. La cosa carina che è venuta fuori è che adesso zione che poi rientrava nell’attività didattica e quindi facciamo lo Statuto della classe. C’è stata la contestuanella disciplina del docente. “Non era il Centro a pro- lizzazione storica, partendo dall’America, la guerra, l’illuminismo, la Costituzione Usa con pochi articoporre le discipline, ma loro con l’Unità di lavoro.” Nel percorso di formazione un ruolo forte l’ha avuto li, particolarmente pragmatica, semplice, e la studiail discorso sulle competenze. “Questo, proprio perché mo in inglese, un lavoro grosso, che si fa in due mesi. ormai è convinzione diffusa che il nuovo docente di Il compito autentico è l’enfasi che tu dai nel fare il reoggi deve costruirsi su un nuovo profilo professionale golamento di classe, le competenze trasversali, le comdelle competenze, perché è cambiato il mondo e sono petenze di cittadinanza, le competenze disciplinari. È cambiati i ragazzi. Per esempio nel profilo professio- una cosa bellissima: i ragazzini portano a casa un pernale nuovo c’è l’uso delle tecnologie, come strumento, corso che hanno fatto con la testa, un regolamento di c’è il fatto di far interagire i ragazzi, c’è il discorso di comportamento con le sanzioni, ecc. Poi ho presenfarli calare in situazione di realtà… Insomma c’è una tato un’altra unità di lavoro sul tangram, bellissima, e situazione ed un contesto che davvero diverso rispetto una di italiano strutturatissima sul sapere scrivere con tutte le rubriche valutative, e lì sono rimasti di stuca prima, inutile girarci intorno.” co….” Unità di lavoro: sfida su competenze autentiche, compiti di realtà 240 persone si sono cimentate nel tempo di 7 ore documentandole, ha progettato, descritto, raccontato… Una sfida, quella di dire “le 7 ore a distanza le didichi a fare qualcosa di laboratoriale, di concreto, individuale o di gruppo, non facendo scritture e ragionamenti che poi andrebbero buttati via, bensì producendo materiale con la propria esperienza e con quello che ha sentito, progetta col sistema che vuoi (biografico, descrittivo, schematico, interattivo, multimediale) un’unità di lavoro per l’apprendimento”. Alcuni sono lavori originali quindi pensati per questa consegna finale, altri sono rielaborazioni di lavori precendenti e questo è stato detto loro che potevano assolutamente farlo, anzi di non sprecare tempo a costruire qualcosa di ex novo se avevano già sperimentato. “I più raffinati mettono anche le rubriche valutative, che sono la cosa più difficile.” Nel complesso, si tratta davvero di lavori molto interessanti da cui emerge una grande passione nello sperimentare una didattica laboratoriale, nel mettersi in gioco, coinvolgendo anche più discipline e competenze di cittadinanza. Si impara 26

Percorso prevalentemente frontale, ma anche operatività in gruppo… L’attività dell’intero percorso ha avuto una programmazione prevalentemente frontale, ad esclusione dei gruppi sulle TIC (gruppi da 20 persone con le lavagne interattive e si poteva anche lavorare con i computer in laboratorio), ma l’operatività nei gruppi c’è stata. Il corso li ha formati sugli obiettivi da raggiungere, poi c’è stata la divisione dei 240 insegnanti in nove gruppi da 25-26 persone, nei quali è stata fatta la semplificazione di come una unità di apprendimento può esse-

Maria Martinelli n. 6 giugno 2012


re svolta utilizzando il digitale. Il risultato: “le unità di lavoro non le hanno inviate via mail, ma depositate direttamente in piattaforma sul sito del Centro. Tutti hanno dunque utilizzato la piattaforma e-learning. Non è poco.” La frontalità resiste ancora, come metodo d’insegnamento, di più più nella scuola superiore, ma le attività e modalità laboratoriali sono molte di più di quelle che vediamo dall’esterno, specie nel primo ciclo. Molte idee rimangano nascoste, Paola Baratter di quello che succede in aula non sappiamo molto, ma proprio in queste occasioni emerge la possibilità di confronto e l’unità di lavoro è bella perché ti permette di trasferire questi percorsi, adattarli a nuovi contesti. Questa opportunità di diffondere una modalità didattica diversa, inclusiva coinvolgente, è stato uno degli aspetti più interessanti che sono emersi. Nell’ultimo incontro è stata fatta firmare una dichiarazione/liberatoria con la formula della Licenza Creative Commons (che vincola all’indicazione dell’autore, alla non commerciabilità e alla non modificabilità del contenuto), che consente poi al Centro di scegliere le Unità di lavoro più significative e, se il docente ha firmato la liberatoria alla pubblicazione, quando ci sarà il Centro di documentazione a settembre, tutto questo farà parte di una banca professionale. Il Seminario di approfondimento: vissuto come monento di criticità Il Seminario del 26 marzo sul profilo docente, non è che sia stato vissuto come una cosa “contro il Centro”, ma come un momento impegnativo e forse non molto in sintonia con il percorso complessivo. Non proprio centrato su quello che loro sentono come bisogno formativo. E’ partito bene come idea, per individuare un profilo professionale docente. Però, poi s’è innestata un po’ la stanchezza col periodo scolastico, l’essere dovuti venire a Rovereto e poi quattro ore di contributi interessanti, ma senza pausa… “Una pron. 6 giugno 2012

posta interessante, molto densa in un solo pomeriggio, impegnativa la frequenza.” L’impressione è che i corsisti non hanno avuto neanche il tempo di valutare se gli interessava o meno, ma l’hanno vissuto come dovere di fare questa cosa. E’ interessante l’idea del profilo docente, forse però dovrebbe partire da loro la richiesta, magari non in corsa ma concordata all’inizio o alla chiusura. Bisognerebbe fare in modo che coincidessero i due momenti, della presentazione teorica del profilo e di chi siamo noi come docenti. È mancata la seconda parte: tu mi dici chi è il docente, io ti dico chi sono io docente. Questa cosa potrebbe trovare un bellissimo momento di contatto e di mediazione tra le parti: “io ho una risposta a una domanda e io una domanda per una tua risposta.” Una sorta di approfondimento del mio vissuto. Se questi due momenti avessero uno spessore comune… Suggerimenti, se si dovesse rifare il percorso Iniziare il corso il prima possibile, a settembre, ma questo non dipende da chi lo organizza. Se si cominciasse a settembre, il corso sarebbe poi più diluito nel tempo e i risultati potrebbero essere utilizzati anche per fare la tesina finale a scuola (questa richiesta è emersa in più interventi). Loro hanno un lavoro da restituire al dirigente scolastico, altre relazioni da presentare al Comitato di valutazione interno della scuola, seguiti da un docente tutor… Dicono: “Se noi avessimo avuto tutte le informazioni che abbiamo avuto nel corso sia dal punto di vista dei contenuti sia dal punto di vista dell’aspetto metodologico e formale per noi sarebbe Silvia Pavan stato più semplice pensare all’elaborato finale.” E se si dovesse rifare e riprogettare in futuro l’intero percorso per l’anno di prova? “Si dovrebbe dare più peso all’accompagnamento laboratoriale; dovendo riprogettare, io darei più peso anche alla parte digitale, manterrei l’unità didattica della classe da ricostruire.” Interviste raccolte e sintetizzate da M.C. 27


il direttore LUCIANO COVI

Insegnanti molto diversi tra loro Qual è l’idea forte che c’è dietro l’impostazione di questo percorso per neoassunti nell’anno scolastico 2011-2012? Avete pensato ad un piccolo esercito di insegnanti per la prima volta in ruolo, ma non certo per la prima volta nella scuola e in classe… La questione è propria questa: ormai da qualche anno gli insegnanti coinvolti nei percorsi dei neo-immessi in ruolo hanno alle spalle da due a più di dieci anni di servizio nella scuola, con esperienze e con livelli di lavoro diversificati; quindi, è la diversità che ci ha influenzato nell’articolare il percorso. Bisognava creare situazioni in cui valorizzare le specificità di ciascuno, facendo al contempo risaltare punti di riferimento comuni. Il programma del percorso non sembra accennare in modo esplicito ai Nuovi Piani di Studio. E così?… Non è proprio così. Si sono intenzionalmente tralasciati gli aspetti su cui hanno insistito le azioni di accompagnamento ai nuovi Piani di Studio Provinciali realizzate da Iprase e dal Dipartimento nell’ultimo biennio. Per contro, ci si è concentrati su uno dei principali snodi dei PSP, vale a dire il tema della “valutazione e certificazione delle competenze”, anche se non in modo esaustivo, considerati i tempi a disposizione. Come si è riusciti a conciliare la durata del percorso con tutte le tematiche affrontate… Si sono scelti dei tagli di senso più che di approfondimento. Se si guarda infatti l’articolazione dei contenuti del percorso emerge “la composizione di un mosaico che sulla carta può dare agli insegnanti dei riferimenti, volutamente non esaustivi”. Ad esempio, sul tema dell’inclusione, è evidente la necessità di “percorsi ad hoc”, di durata superiore ad un solo intervento di tre ore. Lo stesso vale per altre tematiche affrontate (le competenze, l’uso delle TIC nella didattica, lo studente adolescente di oggi, ecc..), che richiedono evidentemente iniziative di formazione e di approfondimento più articolate e dedicate. All’interno del percorso, poi, è stato inserito un convegno sulla formazione e sullo sviluppo professionale del docente. Qualcuno ha visto una certa discrasia tra il seminario ed il percorso di formazione L’obiettivo del seminario è stato di far riflettere gli insegnanti neo immessi in ruolo su un tema fondamentale, ovvero il tema della formazione continua e dello svilup28

po professionale. La prolungata esperienza di docenza a tempo determinato è causa di una diffusa percezione che di fatto con l’inserimento in ruolo non cambi nulla. In realtà i cambiamenti ci sono e non riguardano solo questioni di maggior stabilità, ma aspetti più squisitamente connessi alla funzione docente, come per esempio la possibilità di vivere in modo diverso i rapporti all’interno della comunità professionale, di rappresentare e rapportarsi in modo diverso alla propria professionalità ed allo sviluppo del proprio profilo professionale. Anche il tema della formazione continua ed in servizio può assumere significati nuovi, che abbiamo voluto evidenziare con riflessioni di carattere internazionale (offerte da Lucio Guasti), nazionale (con l’intervento di Andrea Gavosto) e locale (grazie al contributo delle indagini promosse da Iprase). Gli stimoli finali proposti poi dall’assessore Dalmaso hanno focalizzato una tematica, come quella del reclutamento, molto collegata col profilo professionale insegnante in una prospettiva d’innovazione. Il percorso prevedeva anche la possibilità di realizzare delle unità di lavoro… Una parte del percorso è stata dedicata alla costruzione di unità di lavoro utilizzabili in classe, centrate sulle principali tematiche affrontate. L’intento è stato di impiegare la parte del programma di formazione a distanza ed alcune ore in presenza per l’elaborazione di concrete unità di lavoro, sviluppate sia individualmente che in piccoli gruppi. Il Centro, il direttore dopo il resoconto dei suoi referenti nelle singole zone, che impressione s’è fatta della risposta dei corsisti L’impressione è positiva, nonostante il numero elevato dei partecipanti, la loro notevole eterogeneità e la fatica delle ore aggiuntive al lavoro a scuola. Ecco alcuni dati degli oltre 200 questionari raccolti tra i partecipanti al termine del percorso: il 67,4% ha registrato un buono o ottimo incremento delle proprie conoscenze/competenze; secondo il 61,8% il materiale didattico è stato utile; il 68,7% ha espresso un giudizio complessivo tra il buono e l’ottimo. (a cura di m.c.) n. 6 giugno 2012


sguardo internazionale GUASTI

La conoscenza è diventata valore Uno sguardo internazionale sui problemi dell’insegnante si può sintetizzare, come nucleo fondamentale, con la parola apprendimento. Il tema è posto da tutte le organizzazioni internazionali, e potrà un po’ sorprendere, perché fra le organizzazioni internazionali che si occupano ormai di questo tema finalizzato ai sistemi formativi, alla scuola, agli insegnanti e all’università ci sono i grandi sistemi economico finanziari, dall’OCSE fino alla Banca Mondiale oltre ai grandi apparati culturali come l’UNESCO.

Nella formazione, l’attenzione si sposta verso la mente umana C’è quindi una convergenza intorno al tema e alla formazione di particolare interesse e anche di uniformità in termini di elaborazioni progettuali, perciò il contenuto formazione degli insegnanti si può dire oggi che sposti la sua attenzione verso la mente umana più che non verso l’oggetto in quanto tale. Il carattere disciplinare rimane un punto relazionale essenziale, ma l’elemento originale della formazione ha ormai il suo focus nei dinamismi della mente umana, che diventa il vero nodo della questione e le istituzioni offrono apparati di servizio ma non possono sostituire questa grande capacità e potenzialità della mente rispetto alle sue stesse energie. Mondializzazione della cultura, cambiamenti epocali, pensare in tempi lunghi… C’è un movimento, uno spostamento in corso per la formazione dei docenti che riguarda prima di tutto la tematica dell’apprendimento. I grandi sistemi internazionali, cioè i diversi paesi e le diverse culture stanno proponendo per i loro docenti e per gli altri, c’è in atto non solo una globalizzazione economica, ma anche una forte mondializzazione della cultura e quindi non siamo più di fronte agli aspetti comparativi di un tempo quanto ad un’intersezione costante di suggestioni di carattere culturale che vengono dalle esperienze più diverse. La nuova figura dell’insegnante è tale da non poter restare chiusa all’interno di perimetri definiti deve necessariamente mediare quella che viene n. 6 giugno 2012

definita una supercultura che sta tra la dimensione locale e quella mondiale. Le domande poste provocano inevitabilmente una trasformazione di ipotesi formative e curricolari. Gli apparati stanno pensando a cambiamenti anche sostanziali. Lo spostamento dai contenuti all’apprendimento trascina con sé tutto il tema della formazione delle competenze che non hanno più a che fare con uno specifico contenuto quanto con atteggiamenti di personalità dei soggetti rispetto agli oggetti che devono trattare la certificazione, tema importante per la formazione dei docenti diventa importante per il sociale, che diventa il modo in cui i soggetti nell’ambito di una cultura assumono delle competenze che possono utilizzare in qualsiasi altra cultura. È la cultura formativa che supera il concetto di nazione. In questa visione bisogna ricominciare a pensare in tempi lunghi una rilevante trasformazione e quindi occorre un progetto che sia per la nuova generazione. Di quale insegnante parliamo? La pedagogia comparata è stato un metodo che ha avuto una evoluzione, perché si muoveva per problemi che identificavano punti specifici come la formazione insegnanti. L’attenzione alla formazione dei docenti, il cambiamento consistente perché c’è sotto una politica dell’educazione. I problemi che riguardano la professione docente sono: L’insegnante e la supercultura Cambia la formazione del nuovo docente che si pone le domande: Quale tipo di cultura? Docente trentino, nazionale, europeo? L’insegnate e i confini della sua competenza. La formazione va di pari passo con la competenza della disciplina e la capacità di gestire al classe. Quella chiamata “la danza dei limoni”: gli insegnanti inadeguati con trasferimento in altra sede senza produrre risultati. Dunque è il capitale umano quello su cui si sta investendo, il tema dell’apprendimento è stato capitalizzato. La conoscenza è diventata dunque: • valore, • supporto all’economia, • bene economico, • bene pubblico. 29


sguardo nazionale GAVOSTO

Lo sguardo maturo dei neoassunti Partito dall’analisi dei dati emersi da indagini volte annualmente su un campione di insegnanti neoassunti, quelli che cioè diventano di ruolo e “tenendo conto che in Italia gli insegnanti mediamente diventano di ruolo a più di 40 anni dopo 10 anni di esperienza di precariato di fatto nel mondo della scuola”. Il loro è dunque uno sguardo “maturo”, non sono dei novellini, ma persone esperte. Tre considerazioni dalle indagini 1. Patto scuola–famiglia. Gli insegnanti neoassunti segnalano la crescente difficoltà nel rapporto con gli allievi e con le famiglie, come se fosse venuto meno il patto, che, bene o male, ha retto dal dopoguerra a oggi. 2. La formazione. Gli insegnanti, per lo più nel momento del passaggio in ruolo, lamentano l’assenza di una formazione didattica, cioè centrata sull’insegnamento; un’informazione in controtendenza rispetto alle recenti decisioni del Ministero di enfatizzare invece la formazione sulla disciplina e meno sulle metodologie di insegnamento. Il passaggio in ruolo è il momento di maggiore disponibilità a riflettere retrospettivamente e a ragionare in termini progettuali. 3. Il reclutamento. Come si diventa insegnanti, come si entra nella scuola. Su questo è interessante notare come gli insegnanti stessi (quasi 20.000 intervistati nell’ultimo anno) ci dicono che preferirebbero abbandonare il sistema delle graduatorie basato sull’anzianità per passare a forme di contatto diretto fra l’insegnante e la scuola. Effetto Fort Alamo C’è una crescente sensazione di isolamento, che porta gli insegnanti ad atteggiamenti di difesa e arroccamento. Le situazioni più vissute come problematiche sono: difficoltà di mantenere la disciplina in classe a causa anche dell’affievolimento del ruolo educativo della famiglia, dei modelli comportamentali proposti dalla società e dalla perdita di ruolo sociale della scuola. Tra le altre situazioni vissute come problematiche, far raggiungere agli studenti livelli soddisfacenti di apprendimento (visto che il 76, 8% mostra scarso interesse per l’istruzione e per il 70% le famiglie attribuisce scarso valore al successo scolastico).

Andrea Gavosto Rovereto, 26 marzo 2012

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Quello che le neoassunte (non) dicono Riprendendo la ricerca di De Simone e Molina, “Quello che le neoassunte (non) dicono”, FGA (2012), Gavosto ha riportato il giudizio dei neo assunti sulla loro formazione iniziale: quelli delle medie i meno soddisfatti. ssis - per molti docenti già abilitati e con esperienza di insegnamento le SSIS hanno rappresentato una nuova opportunità formativa in itinere, con ricadute sul prosieguo di carriera. diploma - La preparazione ricevuta dalle maestre diplomate presso gli Istituti magistrali e, di recente, presso i Licei socio-psico-pedagogici riceve valutazioni più che dignitose. laurea - Sulla formazione parallela erogata dall’Università, dal confronto con gli altri corsi di laurea emerge che le maggiori insicurezze sui terreni disciplinari non vengono compensate da una maggiore sicurezza nella gestione della classe, nella migliore capacità di instaurare relazioni positive con alunni, genitori e colleghi, o nell’uso mirato delle tecnologie per la didattica. Il valore aggiunto della laurea in SFP (Scienze della Formazione Primaria) sembra ridursi a una migliore capacità di valutare e di motivare gli studenti. La frequenza di una SSIS produce un tangibile arricchimento professionale per il laureato, perché ne rafforza il “fianco scoperto” delle competenze non disciplinari a forte matrice pedagogica, ma non solo. Le incongruenze nelle scelte ministeriali In conclusione: i professori delle superiori esprimono un livello elevato di soddisfazione per la formazione ricevuta dalle SSIS, quelli delle medie sono più critici, soprattutto per quanto concerne alcune competenze fondamentali: capacità di gestire le classi (in particolare quelle più eterogenee), tà di motivare gli studenti e di relazionarsi con le famiglie. Le SSIS sono state frequentate non solo da neolaureati, ma anche – e con grande soddisfazione – da docenti esperti. Sebbene nate per erogare formazione iniziale si sono rivelate validi strumenti di formazione in itinere. La grande enfasi posta per un “ritorno al disciplinare” non trova riscontro nei giudizi dei docenti, i quali dichiarano di sentirsi sufficientemente attrezzati e sicuri proprio sul terreno della disciplina da insegnare. Il giudizio articolato sulle lauree in SFP e sulle SSIS non risulta del tutto coerente con le decisioni prese di mantenere in vita le prime e di abolire le seconde. Un adeguato raccordo tra i percorsi di formazione iniziale e le attività di formazione in itinere e di aggiornamento è cruciale in sede di progettazione dell’offerta formativa degli atenei. Φ

Fondazione Giovanni Agnelli

n. 6 giugno 2012


sguardo provinciale DE GERLONI

Di quale insegnante parliamo? Lo “sguardo provinciale” sul profilo degli insegnanti trentini è stato tracciato da Beatrice de Gerloni, direttore IPRASE, attraverso i risultati della ricerca dell’Istituto “Insegnare in Trentino”, con una comparazione tra il 1999 e il 2008, su alcune questioni attuali ed emergenti, dall’accesso alla professione alla valutazione dei docenti ed al il prestigio sociale e la soddisfazione per la propria professione. Lo scenario che emerge dalla ricerca… Buona integrazione dei docenti trentini nel sistema scolastico provinciale; soddisfazione per il proprio lavoro; un alto coinvolgimento nella propria professione, apertura all’innovazione e alla conoscenza, riconoscono la necessità di un aggiornamento continuo, sono consapevoli di lavorare in un contesto operativo tra i migliori del Paese. Aspetti meno soddisfacenti: le relazioni con i genitori e con il territorio (giudicate rare e non ottimali), la retribuzione (in termini di equità e adeguatezza), la perdita di prestigio sociale. Per i docenti trentini, le questioni attuali e emergenti: le politiche scolastiche provinciali, le relazioni tra scuola e genitori, inserimento e integrazione di studenti non italiani, diffusione e utilizzo delle nuove tecnologie, il bullismo e la violenza tra pari, il rapporto tra docenti e dirigente scolastico, la valutazione dei docenti, il prestigio sociale e la soddisfazione dei docenti. “la stragrande maggioranza dei docenti trentini è convinta che la considerazione sociale di cui godono gli insegnanti sia diminuita negli ultimi 10 anni e una maggioranza consistente (57,4%) ritiene che peggiorerà ancora nei prossimi 10 anni.”

La formazione iniziale: viene giudicata adeguata sui contenuti disciplinari, inadeguata su metodologie didattiche, problemi educativi, uso nuove tecnologie, normativa scolastica. La formazione in servizio: il 95% dei docenti trentini la ritiene “necessità ineludibile”, ma fortemente contestualizzata nel tempo e nello spazio, che serva oggi, in questa scuola, con questi ragazzi e questi problemi. Dentro le classi: la metodologia prevalente resta: “lezione frontale/monologo, monologo più discussione, lezione dialogica” in tutti gli ordini scolastici; tuttavia c’è la ricerca di metodologie più centrate sugli studenti e sulle applicazioni contestuali degli apprendimenti; sulla valutazione degli apprendimenti aumenta tra i docenti la consapevolezza della sua centralità e multidimensionalità. Ai nuovi Piani di studio provinciali si deve l’approccio per competenze, e le azioni di supporto e formazione (Iprase e Centro Formazione Insegnanti) Relazione scuola-famiglie: patto educativo allentato e solo occasioni formali (udienze o incontri mirati) centrate su rendimento e comportamento scolastico; a volte, incompatibilità tra modelli educativi scolastici e familiari. I docenti ritengono, però, necessario un ripristino dell’alleanza educativa scuola-famiglie, la ricostruzione di una vision comune e la condivisione di valori, ruoli, obiettivi, strategie, per migliorare il sistema scolastico ed evitare il rischio di delegittimazione delle istituzioni scolastiche e di chi vi lavora. Valutazione dei docenti: In termini generali e teorici i docenti riconoscono e concordano sulla necessità e sull’utilità dei processi di valutazione dei docenti: per individuare casi di docenti gravemente “inadempienti”, per individuare e fornire supporto a docenti in difficoltà, per identificare le competenze dei singoli docenti e utilizzare al meglio le risorse professionali presenti a scuola, per introdurre opportunità di carriera. Solo il 12% è molto d’accordo sull’affermazione: “il lavoro di insegnamento non può essere valutato”.

La foto dei docenti trentini Si conferma il trend strutturale del profilo socio-demografico; femminilizzazione e progressivo invecchiamento dell’età media. L’accesso alla professione registra invece un aumento della instabilità e precarizzazione; la scelta dell’insegnamento si fa per vocazione (28%), opportunità/ convenienza (18%) o per caso (16%). Le motivazioni sottese: un lavoro a contatto con i giovani 57%, un’aspirazione, interesse per i contenuti della disciplina, una supplenza e ci si è trovati bene… n. 6 giugno 2012

Di quale insegnante parliamo? Uno sguardo provinciale Beatrice de Gerloni

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formazione IL CENTRO

Una professione multidimensionale Italo fiorin, presidente del Comitato scientifico del Centro Formazione Insegnanti di Rovereto ha iniziato con un’affermazione di Edgar Morin “La riforma dell’insegnamento deve condurre alla riforma del pensiero e la riforma del pensiero deve condurre a quella dell’insegnamento”. Siamo di fronte ad un cambiamento epocale, profondo della società, un cambio di paradigma: più che a erogare insegnamento la scuola è chiamata a promuovere apprendimento, più che a trasmettere conoscenze a sviluppare competenze. Ne consegue che non si può guardare alla professione docente con gli occhi del passato. La sfida: sviluppo delle competenze La sfida di oggi è il passaggio dalla scuola dell’insegnamento alla scuola dell’apprendimento per promuovere lo sviluppo delle competenze, una professione multidimensionale, una professionalità docente esperta, equilibrata e lungimirante, piuttosto capace di governare lo sviluppo, la disciplina e la personalizzazione, che costituiscono l’autoformazione dei talenti negli allievi. Emergono dunque gli orientamenti strategici che hanno tre punti di riferimento: il diritto alla formazione; la centralità delle istituzioni scolastiche in una logica di complementarità, cooperazione, valorizzazione, sussidiarietà; la logica di sistema rispondendo agli indirizzi dei decisori politici e collaborando, in termini di interdipendenza positiva, con gli altri soggetti istituzionali. Il circolo virtuoso dello sviluppo professionale si articola in dal fare al fare (comunità di pratiche), dal fare al dire (comunità di riflessione); dal dire al dire (comunità di negoziazione) e dal dire al fare (comunità di ricerca). L’articolazione dell’offerta formativa non è riconducibile a una semplice sommatoria di interventi, ma il risultato di un disegno capace di tener conto della pluralità dei bisogni, della diversità delle domande e della varietà di ipotesi metodologiche di intervento.

laborazione con altre istituzioni, l’avvio di un servizio di documentazione, la creazione di comunità in rete. Le proposte di profili e funzioni: coordinatore dei processi di valutazione, referente per l’orientamento, coordinatore dei consigli di classe, responsabile della documentazione, docente C.L.I.L., docente esperto nella formazione, tutor delle ‘scuole accoglienti’, staff di direzione. Linee di sviluppo sulle iniziative formative: migliorare la vicinanza territoriale moltiplicando le iniziative de-centrate e fornendo sostegno professionale alle scuole; incrementare il dialogo e lo scambio internazionale; ampliare le collaborazioni e le partnership locali, nazionali, internazionali; rendere pienamente operativo il servizio di documentazione pedagogica; completare il sistema di monitoraggio e di valutazione articolata delle iniziative formative; disporre di modalità e procedure efficaci per la certificazione dei percorsi formativi e infine costituire un Osservatorio sulla evoluzione della professione docente. L’ottica: insegnanti e dirigenti sono leader dell’apprendimento, quindi non solo mera competenza culturale, professionale, tecnica, ma anche assunzione di una responsabilità generale, non solo individuale rispetto ad una visione e non solo adempimento, trasformazione e non solo riproduzione. La scuola: una scuola competente, capace di accompagnare gli studenti nel loro cammino di crescita, così da fornire loro i necessari strumenti per inserirsi nella società, nel mondo del lavoro, nel futuro che li attende. E’ però, anche, una scuola accogliente, che si premura di non lasciar indietro nessuno, che riconosce le diversità e le valorizza, che riconosce le fragilità e se ne fa carico. In conclusione l’insegnamento deve ridiventare non più solamente una funzione, una specializzazione, una professione, ma un compito di salute pubblica, una missione. (Sintesi a cura di N. B.)

Una pro-vocazione

“Il carattere funzionale dell’insegnamento porta a ridurre l’insegnante a semplice impiegato. Il carattere professionale dell’insegnamento porta a ridurre l’insegnante all’esperto. L’insegnamento deve ridiventare non più solamente una funzione, una specializzazione, una professione, ma un compito di salute pubblica, una missione”

L’attività proposta e svolta dal Centro Formazione Insegnanti Ha riguardato molteplici piani: la progettazione diretta di interventi, il sostegno all’azione delle scuole, la col32

ITALO FIORIN CFI

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LA SCUOLA AL MUSEO

Castello del Buonconsiglio TORRE AQUILA

La 3ª delle Schmid rifà “marzo” Il Ciclo dei mesi è stato il testo che bambini della classe 3^A di della Scuola primaria Aldo Schmid di Trento hanno osservato per realizzare l’immagine del perduto mese di marzo. Un progetto della durata annuale che ha alternato percorsi di visita al museo e in città a momenti laboratoriali, gestiti dall’insegnante Anna Faes, supportata da Tiziana Calignano per motivare i bambini alla realizzazione del “loro marzo”. Il ricco e artistico lavoro realizzato dalla classe è stato svelato ai genitori mercoledì 6 giugno con una festa al Castello del Buonconsiglio. Un percorso lungo un anno Questo progetto annuale è iniziato in ottobre del 2011 con la classe terza A della primaria Schmid, che partendo dalle attività che si svolgono a scuola si è poi collegata, a livello didattico, al museo Castello del Buonconsiglio prendendo in esame il ciclo dei mesi di Torre Aquila. Si è lavorato alla scoperta delle cose dell’estate, con una coprogettazione tra Roberta Opassi dei Servizi educativi del Buonconsiglio e le maestre Anna e Tiziana. L’obiettivo era realizzare un laboratorio prolungato che ha avuto come espediente e punto di partenza “la scatola dell’estate” (con all’interno degli oggetti portati dai bambini come ricordo delle varie attività realizzate nell’estate) per arrivare a “leggere e interpretare” gli affreschi del ciclo dei mesi di Torre Aquila. Infatti al museo è stata riproposta anche

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lì una “scatola dell’estate” con zangola, erbetta, e altri oggetti e strumenti che richiamavano la stagione estiva e che poi andavano ricercati nei dipinti. Il senso delle stagioni L’idea era quella di lavorare sul senso delle stagioni, analizzando i documenti e cercando di ritrovarne le caratteristiche specifiche, cosa mi dice il Ciclo dei mesi a proposito delle stagioni del passato ma anche del quotidiano. Il mese di marzo, all’interno del ciclo delle stagioni, è purtroppo andato perduto e quindi insieme ai bambini si è cercato di ripercorrere il ciclo con delle caratteristiche proprie reinventandolo con la storia e la contemporaneità, utilizzando la creatività dei bambini, con il loro pensiero divergente. Così in classe il percorso si è svolto affrontando le varie stagioni e realizzando una rielaborazione alla fine di ogni stagione. Inoltre, tra novembre e dicembre, con i bambini si è ripercorso il tracciato della città medievale fortificata. Infine si è passati alla “costruzione” del mese di marzo, ipotizzando i diversi elementi sulla base anche delle cose impara-

te dai mesi precedenti, in una commistione tra storia e realtà. Il prodotto finale è stato un enorme lenzuolo con il mese di marzo visto dalla classe 3^A. a scuola i temi trattati nel particolare sono stati: Torre Aquila e il ciclo dei mesi, c’è stata la visita al castello del Buonconsiglio e alla cinta muraria, l’intervento in classe dell’esperta Roberta Opassi, lo studio del mese di marzo con poesie, proverbi, natura, e la progettazione dell’affresco di marzo, la canzone, i laboratori creativi con l’utilizzo di materiali poveri e la preparazione dell’ invito alle famiglie per il 6 giugno. Tra storia e creatività Alla fine dell’anno scolastico, i Servizi educativi del museo Castello del Buonconsiglio presentano alle famiglie alcuni progetti che hanno visto i bambini della scuola dell’infanzia e primaria del territorio provinciale diventare protagonisti attivi di percorsi rivolti alla conoscenza del patrimonio culturale. Da venerdì 1 giugno con uno spettacolo che applica l’approccio della danza educativa alla lettura e interpretazione corporea del Ciclo dei mesi affrescato in Torre Aquila realizzato dai bambini della Scuola d’Infanzia Pedrotti di Trento. Per le famiglie delle Scuola d’Infanzia di Romagnano è stato invece realizzato un video che documenta tutto il percorso svolto dai bambini per avvicinarsi al patrimonio culturale attraverso laboratori di “motricità educata” e percorsi di scoperta al Ciclo dei mesi di Torre Aquila. (N.B.) 33


DALLE SCUOLE

I. C. Levico Terme CITTADINI ATTIVI

Progettare e costruire il parco Come iniziare l’anno scolastico? Questa è stata ed è sempre una domanda che la scuola si pone a settembre quando tutto ricomincia. L’anno 2011- 2012 si è aperto con un’occasione particolare per noi della scuola primaria di Tenna. Il comune ci ha chiesto e proposto un coinvolgimento attivo nella progettazione e costruzione (ripristino) del parco pubblico. La prospettiva ci è apparsa subito interessante ed avvincente, abbiamo deciso quindi di presentare questa richiesta direttamente ai ragazzi i quali hanno immediatamente accolto tale proposta. Ci siamo quindi messi all’opera avviando un progetto in stretta collaborazione con l’amministrazione comunale di Tenna. La progettazione del parco pubblico La scuola si trova in un paese su una collina tra due laghi quello di Levico e di Caldonazzo. L’ambiente è caratterizzato da molti spazi verdi che danno la possibilità ai ragazzi di vivere a diretto contatto con la natura e sperimentare quindi situazioni di vita all’aperto. Nello specifico sono particolarmente affascinanti la pineta di Alberè ed il grande parco pubblico vicino alle scuole primaria e dell’Infanzia. Soprattutto ad inizio anno, nel mese di settembre, ci siamo trovati insieme al sindaco Valentini, alla vice sindaco Camin ed ai loro collaboratori per discutere e confrontarci costruttivamente sulle idee valide per il parco. Abbiamo trovato fin da subito una proficua disponibilità al dialogo ed alla collaborazione. Sono stati centrali il bisogno ed il desiderio di voler co-

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struire uno spazio che sia percepito dai ragazzi come proprio. Sono stati naturalmente forniti dei dati e delle informazioni tecniche sul progetto. Il disegno dettagliato dello spazio è sempre stato a disposizione della scuola. La percezione di un ruolo attivo Una delle motivazioni per cui noi insegnanti abbiamo ritenuto valido aderire a questo progetto è stata la possibilità di realizzare una didattica che permettesse agli alunni di assumere dei ruoli da cittadini attivi. Da molto si parla ormai nella scuola delle varie educazioni legate alla dimensione sociale del vivere: educazione ambientale, civica, alla salute, alla cittadinanza, … Un progetto di questo tipo permette di far entrare gli alunni a diretto contatto con questi argomenti. Sono stati quindi immaginati all’inizio incontri tra giovani ed adulti, effettuate letture su tematiche particolari ed altri approfondimenti volti allo sviluppo di quelle competenze sociali- life skills così fondamentali per la vita di ogni individuo. Un’altra spinta propulsiva è stata data dalla possibilità di inserire l’identità della scuola all’interno

di uno sfondo naturale. L’istituto Comprensivo di Levico, cui la scuola di Tenna appartiene, è attento alle connotazioni di carattere naturale che la scuola potrebbe avere, abbiamo ritenuto quindi estremamente valido realizzare delle attività legate alla gestione ed alla fruizione di uno spazio aperto come il parco. Esso sarà un luogo in cui i bambini potranno trovare continuità tra il contesto scolastico e non, in questo modo potranno portare la scuola al parco e quest’ultimo a scuola. I due contesti si arricchiranno a vicenda. L’unità didattica realizzata La progettazione del parco pubblico è stata oggetto di un’unità didattica inserita nel nostro piano annuale delle attività. Gli insegnanti hanno costruito delle unità di lavoro basate sulla struttura dei piani Provinciali e di Istituto e delle indicazioni nazionali. L’impianto ha seguito una progettazione per competenze che ha coinvolto tutte le discipline scolastiche. L’argomento del Parco ha rappresentato un elemento motivante per realizzare dei percorsi disciplinari vicini agli alunni. Per fare dei semplici esempi in geografia e matematica sono state possibili lezioni sulle misure e l’orientamento; per lingua italiana occasioni di discussione e strutturazione di testi; per arte ed immagine creazione di progetti e tavole che abbelliranno in seguito il suolo pubblico; … Si é trattato quindi di organizzare un impianto didattico centrato principalmente su compiti di realtà vicini alle esperienze degli alunni che faccia riferimento ad una valutazione per competenze. n. 6 giugno 2012


Sicuramente gli aspetti più interessanti riguardano l’operatività dei bambini. Le assemblee dei bambini Questi ultimi, per discutere e prendere delle decisioni, hanno sentito l’esigenza di riunirsi. Sono state quindi proposte delle semplici assemblee come strumenti di democrazia per analizzare dei problemi. Tra le prime questioni abbiamo dovuto riflettere sul come iniziare e sul come organizzarci per lavorare. La domanda generale è stata quindi: come procediamo? Sono state raccolte, attraverso un brain storming, le idee della maggior parte degli alunni e scritte su una lavagna. Già ad una prima osservazione attenta emergevano delle tematiche portanti; gli insegnanti hanno quindi aiutato gli alunni a raccogliere le idee in una mappa concettuale riportata in seguito. In quell’occasione è stato raggiunto un importante obiettivo, quello di organizzare lo sviluppo del parco in argomenti che lo descrivessero in maniera chiara e completa. È stata data una prima immagine, una forma descrittiva che esprimesse i pensieri dei bambini sull’argomento. Sono emersi questi elementi costitutivi: le piante; l’orto; i giochi; gli arredi; la segnaletica. Un passo successivo è stato quello di organizzare l’incontro dei bambi-

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ni con l’amministrazione per spiegare la mappa. Sono stati eletti dei rappresentanti di classe e questi, insieme ai compagni nelle classi, hanno preparato il dibattito. Preventivamente ogni classe ha affrontato una parte della mappa, esplicitando con spiegazioni ulteriori i contenuti legati ad ogni tema. Parlando dei giochi i rappresentanti hanno così riferito che sarebbe stato importante verificare preventivamente lo stato di quelli attuali per non sostituirli inutilmente. Hanno inoltre riportato l’esigenza di suddividere il parco in due parti per rispondere al meglio alle esigenze dei più grandi e dei più piccoli. L’incontro con l’amministrazione Per la cartellonistica i ragazzi hanno spiegato che sarebbe utile inserire nel parco dei segnali che indichino i comportamenti da adottare all’interno di esso. Una settimana dopo ci siamo trovati in un’aula attorno ad un tavolo circolare, come se fossimo ad un consiglio comunale. I bambini ordinatamente hanno esposto i loro interventi integrando i discorsi anche con semplici considerazioni personali. Gli adulti hanno ascoltato e preso molti appunti. Nello stesso tempo gli amministratori hanno animato la discussione dei ragazzi attraverso domande e interventi molto interessati. È stato possibile anche esprimere pensieri non preparati; i bambini sono stati coinvolti in un vero e proprio dibattito che raramente capita di vedere nella scuola. Successivamente nelle singole classi sono stati riferiti i contenuti dell’incontro e sono state condivise le riflessioni dei rappresen-

tanti. È emerso come sia stato per loro emozionante ed importante essere ascoltati da un pubblico adulto. Una bambina ha sottolineato come le sia piaciuto poter esprimere, parlare e confrontarsi in una forma diversa dal semplice resoconto o “recita” di un qualcosa imparato prima. Anche da parte di noi insegnanti abbiamo osservato un clima costruttivo e partecipato. L’incontro si è svolto con comportamenti di rispetto e disponibilità ad ascoltare le idee di tutti. Si è instaurato un confronto e un dibattito molto proficuo ed arricchente da entrambe le parti: le autorità ed i ragazzi. È stato “buffo”, in un certo senso, vedere come gli amministratori comunali abbiano riempito i loro fogli di appunti tratti dagli interventi dei bambini. L’orto didattico Questo momento di condivisone tra bambini ed adulti che devono prendere le decisioni operative per il parco ha avuto riscontro in un ulteriore incontro che ha coinvolto tutte le classi. Prima di Pasqua il sindaco è venuto a scuola per spiegare ai ragazzi gli acquisti che si sono potuti effettuare. La scuola è rimasta soddisfatta perché la maggior parte delle richieste relative ai giochi è stata accettata. Questa volta con tutti i bambini della scuola abbiamo parlato della prosecuzione del progetto e dei lavori che verranno svolti a breve. Nel progetto ufficiale per il nuovo parco urbano è prevista una piccola area destinata ad orto, un altro importante elemento che ha visto la luce in aprile. L’esigenza della costruzione di un orto didatti35


co parte già negli anni precedenti: da sempre infatti è abitudine nelle classi organizzare dei piccoli percorsi formativi legati prevalentemente all’area scientifica in cui si coltivano fiori, si impiantano bulbi o semplicemente si fanno prove di germinazione. Gli spazi di coltivazione Nel corso della primavera 2011, l’Agenzia per l’ambiente ha donato alla scuola un semenzaio e un piccolo cassone di terra, presenti anche nell’attigua scuola materna. Nicola Curzel, esperto che seguiva il progetto A.P.P.A. per gli orti scolastici, ha poi consegnato ai bambini degli attrezzi e ha fornito loro le prime interessanti indicazioni sull’utilizzo dei materiali. Per tutta la primavera, fino al termine delle lezioni, i bambini hanno coltivato il loro piccolo pezzo di terra, coinvolgendo le famiglie per l’acquisizione delle sementi e dei trapianti, dandosi un turno per le annaffiature e assaporando con gioia i primi prodotti ottenuti: rapanelli e spinaci. In classe terza hanno provato a seminare cereali utilizzati nella preistoria. Nel periodo estivo alcuni di loro, aiutati da una maestra residente e da genitori volenterosi, hanno controllato l’andamento dell’orto. 36

Questa è stata e continua ad essere un’esperienza scolastica particolarmente sentita e vissuta con entusiasmo e passione dagli alunni. Emergeva forte l’esigenza di allargare gli spazi di coltivazione per la carenza di spazio, insufficiente alle attività delle varie classi e fonte di malumori e frustrazione tra gli alunni. Un orto, inserito in uno spazio urbano accessibile a tutti, sufficientemente grande da poter dar spazio all’intraprendenza di ogni alunno e condivisibile con mamma e papà, era ed è quindi un’esigenza primaria. La fase di progettazione La fase di progettazione è stata preceduta da una discussione in cui, il gruppo di bambini designato, ha esplicitato tutti gli elementi e le caratteristiche necessarie, dopo di ché, individuata l’area, sono iniziate le misurazioni sul campo già nel corso dell’inverno (con approfondimento sulle unità di misura e loro conversione). Dopo aver fatto una riduzione in mappa delle rilevazioni, con l’aiuto di un papà, il disegnatore Pablo Torrecilla Puebla, si è ottenuta una rappresentazione prospettica dell’orto progettato dai bambini. Mappe, prospetti e lista delle priorità sono stati consegnati ai progettisti ed infine alla squadra degli operai. Oltre ad essere un argomento di carattere scientifico- botanico l’organizzazione dell’orto è diventata una tematica usata dall’insegnante di

Italiano per esercitare determinate competenze della lingua: esposizione orale e scritta, spiegazione di procedimenti, argomentazione, … Per esempio sono state simulate in classe delle situazioni in cui i bambini avevano il compito di spiegare ad altre persone, meno esperte, cosa significa organizzare e coltivare un orto. È stato dedicato tempo per aiutare i rappresentanti di classe a preparare in maniera adeguata quello che avrebbero dovuto spiegare agli amministratori comunali. Consegna degli incarichi per il periodo estivo Una sezione del terreno del parco (90 mq circa) è stata quindi dedicata alla realizzazione dell’orto della scuola e della comunità di Tenna. Avverrà una sorta di consegna degli incarichi per il periodo estivo momento in cui la scuola non potrà occuparsi della gestione di tale spazio. È stato quindi importante avere la possibilità di collegare la scuola ad agenzie educative esterne come le famiglie. Al ritorno a settembre il percorso e la vita dell’orto continuerà grazie alla cura congiunta di tutti. Ora i bambini guardano e controllano con attenzione i lavori iniziati e vanno a trovare la squadra di lavoro; in classe sono già pronti i trapianti del basilico e delle zucche. Ormai si contano i giorni e a giugno tutto dovrebbe iniziare. Il progetto legato al Parco è stato quindi sviluppato nelle varie classi ed anche durante le attività opzionali. Si stanno preparando dei segnali che verranno poi collocati nel prato per aiutare i cittadini a vivere adeguatamente nel loro parco. Avverrà una assemblea per scegliere il nome proprio da dare al Parco: n. 6 giugno 2012


ogni bambino esprimerà delle preferenze che verranno votate per diventare poi il nome del parco. L’argomento del parco pubblico è stato sviluppato quindi durante le ore delle attività opzionali ma anche all’interno dei curricola disciplinari delle varie classi. In seguito sono riportare alcune considerazioni su quello che è stato possibile realizzare attraverso questo argomento del parco pubblico. Alcune di noi inizialmente si sono preoccupate al pensiero di quanto lavoro in più c’era da fare e quanto poco spazio lascino le sempre più ambiziose attività curricolari all’interno dei nostri programmi. Commenti degli insegnanti Affrontando queste tematiche lungo il percorso abbiamo osservato come si potesse parlare del parco inserendo e adattando i contenuti agli obiettivi che la nostra programmazione prevedeva. In IV ad esempio è stato interessante ed efficace per gli alunni affrontare il non facile concetto di utilizzo di scala grafica attraverso la planimetria del nuovo parco giochi; inoltre è stata utile un’attività di riconoscimento e riflessone sul tipo di legenda, nonché sull’orientamento nelle carte topografiche. Misurare realmente gli spazi del parco per poi osservare la riduzione in scala sulle mappe è stato certamente più coinvolgente e mo-

tivante che non osservare semplicemente gli esempi presentati sul nostro libro di geografia. La collaborazione ha offerto anche tra le altre cose anche l’occasione per insegnare ispirandosi al famoso detto “se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco”. Durante il momento delle attività opzionali il gruppo formato dai bambini di prima e seconda ha voluto e deciso di lasciare un segno perché il parco a Tenna diventi segno del passaggio dei ragazzi. I bambini si sono trasformati in piccoli artisti ed hanno pensato ad un parco colorato. Non hanno immaginato solo l’elemento del prato ma si sono chiesti: Dove ci sediamo? Ecco allora che sono “apparse ” delle sedie a forma di drago e serpente, ma anche tovaglie e coperte dove fare un pic nic all’aperto in questo Mondopark. La fantasia non ha confini se lasciata libera nella mente dei bambini. Cosa sarebbe bello fare nel nuovo parco? Attorno ad un tavolo rotondo o a ferro di cavallo e a semicerchio discutiamo e ci confrontiamo in una lezione dibattito all’aperto. Tutto questo perché è bello essere parte della natura. Durante le attività dell’area scientifica i bambini di prima hanno partecipato con entusiasmo al progetto. Oltre a varie uscite al parco giochi gli alunni hanno potuto capire come l’uomo possa intervenire sul territorio e possa modificarlo a suo piacimento. Gli alunni hanno compreso la differenza tra elementi naturali ed artificiali in un parco.

te altre idee da realizzare. Il percorso svolto ci ha coinvolti tutti, bambini, insegnanti ed amministratori, in maniera avvincente ed affascinante. Abbiamo visto come la scuola diventi più vitale se sono presenti aspetti che suscitino passione ed interesse per il mondo che ci circonda. L’argomento del Parco è stato un motore molto potente che ci ha accompagnato, ha rappresentato uno stimolo per costruire una scuola attiva e vicina alla quotidianità delle persone. Si è trattato di realizzare una sorta di “Scuola all’aperto” quindi una realtà in cui la natura diventi presenza attiva tra le persone. Abbiamo cercato di realizzare un percorso improntato su una struttura collaborante prevedendo la possibilità di incessanti contatti e scambi. Bambini ed insegnanti sono stati attori protagonisti di una progettazione partecipata insieme al Comune. Lo sguardo dei ragazzi sul paese ha portato immaginazione, desiderio, apertura al futuro, sperimentazione ed innovazione. In questa maniera ci siamo sentiti esploratori e analizzatori sensibili della realtà civica prossima a noi. Non sapevamo come potesse svilupparsi e concretizzarsi questa nostra azione sul Parco; ora, ad anno scolastico quasi terminato, possiamo dire di essere soddisfatti di quello che è nato. Paola Villotti, Monica Garollo, Iris Acler, Francesca Dellai, Christian Cainelli, Piera Brunet, Damiana Chiappa Insegnanti scuola primaria di Tenna

Scuola all’aperto Il tutto si deve ancora concludere a breve nasceranno probabilmenn. 6 giugno 2012

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Istituto delle Arti di Trento e Rovereto SEDIE

Una mostra creAttiva Lunedì 14 maggio 2012 alle ore 12 è stata inaugurata presso la Sala di Rappresentanza della Regione Autonoma Trentino-Alto Adige l’esposizione di oggetti, foto, grafica e video dell’Istituto delle arti di Trento e Rovereto. La mostra dal titolo “Il Trentino creAttivo” è stata presentata dal vicepresidente della Regione Marco Depaoli e dal Dirigente dell’Istituto Silvio Cattani. I tre istituti: • Liceo artistico “Vittoria” Trento • Liceo artistico “Depero” Rovereto • Liceo musicale-coreutico “Bonporti” Trento hanno mostrato alla cittadinanza, per una settimana, cioè fino a lunedì 21 maggio, i risultati dell’azione didattica realizzata dai propri studenti guidati dai rispettivi docenti. Una sedia per camminare Durante la mattinata di lunedì 14 maggio dalle 9 alle 12, un centinaio di studenti hanno portato lungo le vie della città, dalla sede di via Zambra dell’Istituto “Vittoria” fino alla Regione in piazza Dante altrettante sedie, realizzate in occasione dell’iniziativa “La scuola in tavola: l’Unità d’Italia nel piatto e nel bicchiere” o sedie d’autore ispirate ai quadri di grandi artisti. Le opere d’arte realizzate dagli studenti dell’Istituto delle arti di Trento e Rovereto: “Il Trentino creAtti-

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vo” sono state esposte presso la sala di rappresentanza del Consiglio regionale, e in questa mostra sono stati raccolti i prodotti realizzati dagli studenti, sotto la guida esperta dei loro docenti, degli Istituti d’arte/Licei artistici “Depero” di Rovereto e “Vittoria” di Trento e il Liceo musicale-coreutico “Bonporti” di Trento. “Una sedia per camminare” è stato lo slogan prescelto, un ossimoro che trae dal contrasto un messag-

gio: arte, creAzione e movimento possono essere oggi la via d’uscita dall’immobilismo, dalla sedentarietà sociale e dal conservatorismo dei suoi vizi. Diamo un futuro ai giovani: diamo un futuro con i giovani. La mostra nel dettaglio La mostra è stata ideata da Massimo Parolini in collaborazione con Dalrì, Pasquali, Gloria Zeni, Pola e altri colleghi di buona volontà. Si tratta di una scelta di materiali bidimensionali con tecniche varie o tridimensionali come sculture e strutture spesso vincitrici di concorsi nazionali (come nel caso del progetto/modellino premiato al Mart nel recente concorso Miur “New Design”) o realizzati per esposizioni in Provincia in sintonia col territorio ma gettando un ponte nel mondo (come i coloratissimi dipinti del Progetto Trento-India “Rabari” esposti di recente nello Spazio archeologico al Sass). Tre video, uno per Istituto, hanno illustrato invece le varie azioni formative e performative delle singole scuole: un quarto video, sul fondo della sala, ha rimandato ininterrottamente l’immagine di tutti gli studenti, i docenti, il personale Ata dell’Istituto, nella convinzione che la scuola sia fatta da persone per persone, al centro di un rapporto sempre migliorabile che oggi, più che mai, può contribuire a rilanciare la fede nella vita, nell’azione, dando speranza alle/con le nuove generazioni creative.

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il liceo “Prati” di Trento VERTEBRATI

Il restauro e il recupero della collezione Mercoledì 30 maggio presso il liceo classico “Giovanni Prati” di Trento è stata inaugurata una mostra che ha messo in luce il restauro e il recupero a fini estensivi e didattico-divulgativi della collezione di vertebrati, una mostra con animali e reperti scientifici rari, collocati ora nell’atrio per farli meglio apprezzare da studenti e visitatori. Per insegnare la storia naturale Il liceo “Prati” di Trento, la più antica scuola secondaria del Trentino, possiede una collezione di strumenti scientifici e di reperti biologici e minerali che non ha uguali o quasi quantomeno a livello provinciale. È in particolare nel corso del XIX secolo che i docenti incaricati di insegnare le materie legate alla cosiddetta “storia naturale” hanno consentito di radunare materiali che venivano utilizzati per arricchire le lezioni e facilitare l’insegnamento. Animali imbalsamati o conservati in alcool, reperti osteologici, cristalli e minerali, riproduzioni di organi e apparati biologici, tavole parietali che illustrano l’anatomia e la fisiologia degli esseri viventi o i loro cicli biologici sono il lascito prezioso di quel periodo di fecondo arricchimento delle collezioni scolastiche. Il restauro e il recupero Lo stato di conservazione della collezione ha imposto una seria riflessione circa il suo futuro e perciò si è pensato ad un restauro e a un recupero in chiave moderna. Ciascuno dei pezzi che la compongono è stato esaminato al fine di valutarne lo stato di conservazione e gli eventuali danni e gli interventi di risanamento del caso. Si è quindi proceduto a una pulizia profonda n. 6 giugno 2012

degli esemplari conservati “in pelle” che erano coperti da una patina di polvere, in qualche caso si è reso necessario procedere a un rifacimento parziale o totale dell’imbottitura interna, a un “rammendo” del campione o ancora alla sostituzione degli occhi o al ravvivamento dei colori di becchi e zampe. É stato poi controllato il fissaggio dei campioni e il rifacimento del relativo cartellino identificativo al proprio zoccolo. Per gli esemplari in alcool si è proceduto invece alla sostituzione ovvero al rabbocco del liquido conservante, utilizzando esclusivamente alcool, e al rifacimento della chiusura dei vasi in vetro così da impedire l’evaporazione dello stesso. La fruizione della collezione

vere, adempiendo così al duplice scopo di “mettere in sicurezza” la Collezione e di rallentarne il deterioramento. Naturalmente l’armadio ha una forma e una dislocazione tale da assicurare un’adeguata visibilità dei pezzi più importanti e la loro piena utilizzabilità per finalità didattiche e più in generale ostensive. Il senso del recupero è di rivitalizzarne la funzione, perché una Collezione ben esposta può e deve divenire una risorsa per l’intera comunità, la sua fruizione non deve realizzarsi unicamente a vantaggio degli studenti del “Prati”. Si è previsto l’apertura alle visite in concomitanza con alcuni momenti dell’anno e con gli studenti stessi che fungono da “ciceroni” per i visitatori durante il “Darwin day “che ha luogo in tutto il mondo ogni 12 febbraio, giorno natale di Darwin. Un altro momento è costituito dalle “giornate della scuola aperta” per tutti coloro che sono interessati ad iscriversi e più in generale a conoscere l’Istituto e le sue potenzialità in campo didattico-educativo. Infine il Liceo “Prati” di Trento è a completa disposizione di tutti gli Istituti Scolastici che avessero desiderio di visitare la raccolta dei Vertebrati per i propri fini didattici. Una maniera meno diretta ma che consente una diffusione ben più ampia della Collezione passa invece attraverso la sua “messa in Rete” tramite Internet e più precisamente nel sito istituzionale dell’Istituto.

Si è pensato ad una ricollocazione della Collezione in uno specifico armadio-espositore collocato lungo la parete dell’ampio corridoio al pianterreno del liceo. La realizzazione di un armadio ad hoc ha lo scopo di disporre di una struttura con adeguate caratteristiche di impermeabilità alla fuoriuscita di eventuali residui arsenicali piuttosto che alla penetrazione della pol39


60° filmfestival LE SCUOLE

Gli studenti raccontano il festival 29 febbraio 2012: Conferenza stampa di presentazione del progetto “Raccontare il festival ” con gli studenti degli istituti superiori di istruzione delle arti di Trento e di Rovereto e dal liceo “L. Da Vinci” di Trento. Questa iniziativa si è inserita in una serie di progetti scolastici e per i quali il TrentoFilmfestival ha il ruolo e il vero senso di “laboratorio”. Fin da subito i ragazzi saranno stimolati a dimostrare sul campo di saper mettere in pratica quanto hanno appreso in classe. Proseguiranno così nel progetto di comunicazione iniziato l’anno scorso. Presenti Gianluigi Bozza, vice Presidente del TrentoFilmfestival, Luana Bisesti, direttore, i dirigenti Cattani e Tomasi, Tommaso Casagrande web editor e la moderatrice Chiara Caliceti. Da Vinci Al Liceo scientifico e linguistico “Da Vinci” di Trento anche quest’anno sarà riproposto il progetto della newsletter giornaliera. I ragazzi lavoreranno sul campo, nel corso della rassegna, realizzando i contenuti seguendo un programma day by day. Come ha spiegato il dirigente della scuola Alberto Tomasi “la partecipazione è stata positiva, anche perché un liceo come il Da Vinci ha poche occasioni, perché è molto formale, di mettere in pratica certi apprendimenti. La positività di queste attività è che il loro lavoro è spendibile, perché per gli adolescenti di oggi è importante che nascano grandi confidenze con il territorio, la natura, i libri,

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e quindi gli stimoli per aprirsi col mondo reale vicino a noi. Ci sono una serie di linguaggi infatti che danno uno sguardo sul mondo al di là di quello a cui siamo abituati”. Quest’anno il “Laboratorio di giornalismo di montagna” si focalizzerà sul tema del “viaggio” e la newsletter dei ragazzi sarà pubblicata ogni giorno sul sito della manifestazione. Istituto delle Arti Due distinti progetti coinvolgono l’Istituto delle Arti di Trento e Rovereto. Gli alunni del “Vittoria” di Trento saranno impegnati nelle riprese e nella successiva produzione di una serie di videoclip che dovranno cogliere l’atmosfera del festival, raccogliendo le impressioni dei protagonisti e del pubblico. Ci saranno riprese prima della manifestazione e interviste in collaborazione con gli studenti del Liceo da Vinci. Il secondo progetto coinvolgerà un gruppo di studenti e di docenti del “Depero” di Rovereto, che seguono un percorso formativo legato alla cinematografia e che dovranno realizzare una sigla che sarà presentata in occasione della rassegna. “La scuola- ha spiegato il dirigente Silvio Cattani- può occuparsi

di cinema e notevole e il rapporto di collaborazione tra le due scuole perché lo slogan per il Trentino potrebbe essere “fare scuola fuori scuola”. La scuola e le discipline non devono arrivare all’isolamento relazionale ma elaborare percorsi didattici che arrivino ad una produzione: in tal senso infatti il Vittoria si occupa delle riprese e del montaggio mentre il da Vinci delle interviste. I ragazzi quindi hanno collaborato tra loro e il lavoro dei due licei è stato in sinergia a seconda della loro competenza.” La tematica del viaggio Per quel che riguarda il mondo della scuola, i rapporti sono tenuti da Tommaso Casagrande, che tratta social network da sfruttare per la webtv. Ma come non oberare di lavoro i ragazzi? Puntando su interviste dando la formazione creativa e non solo intervistando gli alpinisti. La tematica del viaggio nella storia e come esperienza porta a sfruttare la creatività e le possibilità dei ragazzi, ancor più nella storia del festival a cui si aggiunge il tentativo di intervistare l’alpinista nel suo habitat. Tutto ciò si andrà ad affiancare alle tradizionali iniziative che gli organizzatori del TrentoFilmfestival riservano ai bambini della primaria e ai ragazzi della secondaria di I grado: anche quest’anno infatti, con la “Giornata delle Scuole” e il progetto “Parco dei Mestieri della Montagna” gli studenti verranno “iniziati” al mondo del cinema, dello spettacolo e della montagna con momenti speciali studiati apposta coinvolgerli e appassionarli. (N.B.) n. 6 giugno 2012


il percorso WEBTV

11 ragazzi e il sito del Festival Il progetto ha coinvolto cinque ragazzi del Liceo da Vinci (Fiammetta Cacavalle - Stefania Girardini - Samuel Giacomelli - Edoardo Oss - Alessandro Castelli) e sei dell’istituto delle arti di Trento (Lorenzo Dalbon - Lorenzo Castelli - Nicola Borsari - Rossella Agostini - Iulian Gutu - VAlerio Corradi).

La grafica della newsletter è stata realizzata dagli studenti dell’istituto delle arti. L’impegno quotidiano

I diversi ruoli dei ragazzi Prima dell’inizio delle settimane di festival abbiamo intervistato Maurizio Zanolla “Manolo”, Reinhold Messner e Elio Orlandi, dividendoci i compiti: i ragazzi dell’Istituto d’Arte si occupavano delle riprese che venivano successivamente montate e pubblicate sulla webtv del festival, gli studenti del liceo “Da Vinci” invece preparavano le interviste. I ruoli quindi sono stati ben divisi e calibrati in base alla scuola di provenienza e alle competenze differenti che la scuola stessa contribuisce a costruire. Prima della rassegna Gianluigi Bozza, vicepresidente del Festival, ha curato un’intera giornata dedicata agli studenti coinvolti che hanno fatto un “viaggio” a ritroso nella storia della rassegna guardando alcuni filmati. Un’altra giornata è stata svolta da Chiara Caliceti, di Omnia Relations di Bologna e capo ufficio stampa del Festival, che si è dedicata alla formazione

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e alla comunicazione, al prendere in considerazione il rapporto tra stampa e agenzie varie. Insomma i ragazzi sono stati dapprima preparati a questa esperienza che è stata non solo impegnativa ma anche ricca di responsabilità. La newsletter Durante la rassegna ogni sera veniva inviata ai nostri contatti una newsletter con un breve testo descrittivo e la possibilità di scaricare un pdf con il programma della giornata successiva, collocato nella prima pagina, e tre articoli di 2.000 battute l’uno, scritte dagli studenti del liceo, nei quali raccontavano film, personaggi intervistati, eventi, mostre, incontri della rassegna. La seconda pagina presentava inoltre un sezione nella quale si raccoglievano in 120 battute le risposte date da alcuni dei personaggi passati a Trento per l’occasione incalzati dai ragazzi a rispondere a tre semplici domande, ovvero: una parola per il TrentoFilmfestival Perché al TrentoFilmfestival - ... e domani? Il riassunto delle tre risposte si accompagnava ad un qrCode e ad un link che l’utente poteva utilizzare per guardare il video, ripreso dai ragazzi dell’istituto d’arte, con l’intervistato, ascoltare le risposte complete e soprattutto scoprire chi fosse stato a rilasciare questa dichiarazione.

Ogni giorno i ragazzi si presentavano in sala stampa per completare, rileggere e correggere assieme a Tommaso Casagrande, e talvolta ad Elisa Cimino dell’Ufficio stampa del Festival, gli articoli preparati e per confermare gli impegni della giornata, la cui calendarizzazione era stata pensata e stilata di comune accordo qualche giorno prima dell’inizio della rassegna. I ragazzi dell’istituto delle arti invece sono passati per la sala stampa 6 giorni su 11 totali, per montare tutto il materiale raccolto. Gli studenti dell’Istituto delle arti sezione Rovereto hanno invece realizzato due sigle, che si possono sempre vedere all’interno del canale webtv del sito del Festival e che sono state proiettate quale introduzione di ogni proiezione della mattina al cinema Modena. Una di queste è stata utilizzata come introduzione alla cerimonia di chiusura di sabato 6 maggio 2012 al Teatro Sociale di Trento. Tommaso Casagrande

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il parco MONTAGNA

I bambini sperimentano i mestieri Dopo il successo delle scorse edizioni del “Parco dei Mestieri”, il TrentoFilmfestival propone, in occasione del suo 60° anniversario, un programma ancora più ricco di appuntamenti coinvolgenti per i più piccoli, mirato ad avvicinarli con entusiasmo al mondo della montagna, intesa come ambiente naturale dove i ragazzi possono maturare esperienze, conoscenze e sviluppare la loro creatività. Il “Parco dei Mestieri”, allestito presso il giardino arcivescovile in via S. Giovanni Bosco n°1, è una proposta dedicata alle scuole e alla cittadinanza, ideata dal TrentoFilmfestival in collaborazione con il settimanale Vita Trentina e Radio Studio Sette, il Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina, il Museo delle Scienze e il WWF-Trentino, con contributi di Andrea Foches, del Gruppo Speleologico Trentino – S.A.T. Bindesi Villazzano, dell’azienda forestale Trento-Sopramonte e dell’Istituto Pavoniano “Artigianelli” per le Arti Grafiche.

zano, oltre a mostrare le attrezzature ed il materiale necessario per la progressione in grotta, spiegandone il loro l’uso, allestirà la grotta artificiale denominata “Bassotta” della lunghezza di circa 15 metri dove verranno posizionate stalattiti, stalagmiti e varie testimonianze della presenza dell’uomo. Con Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina “LA BOTTEGA DEL RAMAIO” percorso didattico che ha per tema l’antico mestiere del ramaio. Fino a non molti decenni fa, infatti, in Trentino un gran numero di recipienti di uso domestico (secchi, paioli, caldaie, scaldaletto e vari tipi di utensili) venivano battuti in rame

Le attività per le scuole Il TrentoFilmfestival presenta una selezione mirata di film per ragazzi tratti dall’ultimo concorso cinematografico, in cui vengono narrate storie di vita ambientate in zone dalla natura ancora incontaminata, che evidenziano la semplicità della quotidianità di bambini lontani geograficamente e culturalmente dalla nostra realtà. A seguire documentari e videoclip animati a carattere didattico ed un simpatico finale dal sapore locale. Attraverso questa selezione il Festival intende sensibilizzare i più piccoli al rispetto della na-

tura e tenta di riavvicinarli ai valori semplici della vita, affrontando argomenti che possono essere spunto per un dibattito da affrontare sia durante la giornata al Parco, che nei giorni successivi a scuola. Le collaborazioni Con Vita Trentina “LO SPELEOLOGO” laboratorio che mira a far conoscere ai ragazzi la speleologia. Il Gruppo Speleologico Trentino SAT Bindesi-Villaz-

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dal ramaio. La lavorazione di questo metallo aveva inizio a partire dal materiale allo stato fuso e richiedeva pertanto una perizia tecnica maggiore rispetto a quella necessaria per altri metalli. Rare furono in Trentino le fonderie del rame vere e proprie, ma assai significativa fu l’attività dei calderai ambulanti, parolòti, lavoratori stagionali che nel periodo invernale emigravano nelle regioni dell’Italia settentrionale e centrale per aggiustare e vendere paioli e oggetti in rame. Il percorso prevede una prima parte che pern. 6 giugno 2012


mette di approfondire il trattamento a cui viene sottoposto il rame, attraverso gli intermedi di lavorazione per arrivare all’oggetto finito, dando particolare attenzione alla figura del calderaio e ai suoi paioli, mentre nella seconda parte i ragazzi si cimentano nella tecnica della cesellatura a incisione, realizzando un piccolo monile di rame. Con il Museo delle Scienze “MERENDA DI MONTAGNA” - In collaborazione con Mandacarù Onlus Scs - laboratorio che parte dal territorio Trentino, attraverso la degustazione dei frutti di stagione da riconoscere in una marmellata, per arrivare attraverso un gioco tattile alla scoperta di varie piante esotiche, legate ad un commercio equo e solidale. “BAR H2O Desidera? Un bicchiere di acqua!” iniziativa che propone, tramite la realizzazione di un bar dell’acqua, la degustazione di varie acque del rubinetto del comune di Trento, della Provincia e di alcune acque in bottiglia. Questo permetterà di conoscere le caratteristiche specifiche di ogni acqua e di ricostruire la mappa delle zone in cui Trento è divisa per via dell’acquedotto. Un’esperienza sensoriale nata dall’idea di valorizzare e conoscere appunto una componente fondamentale della nostra vita, l’acqua. Con il WWF, sezione Trentino Alto Adige “ANIMALI IN CITTÀ” attività didattica che evidenzia come moln. 6 giugno 2012

te creature abbiano scelto di vivere con noi in paesi e città per approfittare delle molte opportunità che qui trovano: cibo, sicurezza, rifugio e spazi adatti a diverse esigenze. Pochi conoscono e sanno osservare questi nostri ospiti, eppure una complessa comunità vivente si riproduce in parchi pubblici, giardini, sopra i tetti, nelle piazze cittadine e lungo i corsi d’acqua. Numerose sono le specie di uccelli stanziali, svernanti o di passo che ci allietano con la loro presenza; non mancano poi mammiferi, rettili ed anfibi. Imparare ad osservare questi animali che ci stanno vicini, comprendere la loro vita, sono attività piacevoli ed interessanti per grandi e piccoli ed una utile distrazione dalla vita caotica e stressante dei nostri giorni. Con Andrea Foches “CACCIA AL TESORO NEI LUOGHI DEL SALVANÈL” l’ideatore della mascotte del Parco dei Mestieri, condurrà i ragazzi all’interno di un percorso virtuale (realizzato tramite la tecnologia software Google Earth), “volando” sulla mappa del territorio trentino, alla ricerca di indizi e informazioni che porteranno ai luoghi dove si racconta di avvenuti incontri con il folletto dei boschi. E chissà, forse si riuscirà a trovare un... tesoro. Ad arricchire l’offerta ludico-educativa del “Parco dei Mestieri”, anche quest’anno verrà allestita la galleria d’immagini a cura della redazione di Vita Trentina che, con il fotoreporter Gianni Zotta, documenta la rivisitazione delle attività in montagna da parte di alcune realtà associative trentine. Accanto ad esse le interviste realizzate dalle classi trentine a 6 nuove figure professionali d’alta quota che portano così a 61 i ritratti dei mestieri della montagna. Da non dimenticare poi la postazione di Radio Trentino inBlu, da dove ogni gior-

no vengono trasmesse in diretta le varie interviste, e la simpatica presenza al Parco di diversi animaletti per la gioia dei più piccoli. Le classi partecipanti Per quanto riguarda le classi partecipanti è stato l’anno con il maggior numero di iscritti e con una varietà di provenienza. Purtroppo diverse scuole non hanno potuto aderire all’iniziativa per mancanza di disponibilità di posti, ma verranno ricontattati per la prossima edizione. Ecco le 43 classi che hanno partecipato: 4° A e 5° C primaria Mezzolombardo, 3° A e B primaria Mezzocorona, 4° A e B primaria Riva del Garda, 3°A primaria “A. Schmid” – Trento, 5 ° Primaria Vigo di Ton, 1°A e B Media Bonporti, 4°A, B, C, D Primaria Levico Terme, 4°A e B Primaria Ravina, 1°A, B, C, D, F Media “Ciro Andreatta” – Pergine, 2° e 5° Primaria “Maria Ss. Bambina” Trento, 4° Primaria Dimaro, 1°A, 2°A, 3°A, 3°B, 4°A e B Primaria “Crispi”, 1°B, C, D, E Media Arco, 1°B Media “Bresadola”, 1°B, 2°A, C, 3°B Primaria “Sanzio”, 5° Primaria Fiavè, 5°A e B Primaria Lomaso (Comano Fiavè).

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segnaliamo

il libro Scheda

TESTI IN TESTA – Parole e immagini per educare conoscenze e competenze narrative. Il presente volume invita, con esempi pratici e suggerimenti metodologici, a utilizzare in ambito educativo risorse testuali polialfabetiche (in particolare i libri illustrati) capaci di rappresentare forme testuali di tipo narrativo, poetico, scientifico,argomentativo in cui parola e immagine collaborano percreare nuovi modelli di testualità e di competenza testuale.

TESTI IN TESTA

Conoscenze e competenze narrative Marco Dallari ha scelto il luogo ideale per la presentazione a Trento del suo Testi in testa, pubblicato da poco con la Erickson edizioni. Hortus Artieri, Associazione culturale in vicolo Birri 7, a Trento. Uno scenario per pochi, dove si respira arte e “tante altre cose che uno sente dentro”, un piccolo tunnel nella roccia, dove è praticamente impossibile separare le parole dalle immagini attorno. Proprio quello che Dallari va sostenendo con forza (e con mente e cuore) da tempo nelle sue lezioni, nei suoi percorsi di formazione e nelle sue pubblicazioni più recenti. Parte da Illich, descolarizzatore, dal testo cartaceo “morente”, che però non muore davvero, cambia forma, perché il testo è anche apparato metacognitivo capace di argomentare secondo un modello testuale pensieri, memoria, narrazioni… è solo l’inizio, poi mille suggestioni, su parole e immagini, su varietà di testi, su creativi abbinamenti tra calembour e testi Invalsi, da Arte Sella a Guido Gozzano, passando per Duccio Demetrio: “Senza testo ci si perde!”. Non è lezione di filosofia, semmai di vita, che il nuovo testo di Dallari aiuta a vivere con più competenza testuale e più… gioa! (m.c.) Grazie al Laboratorio…

Marco Dallari (Modena 1947), pedagogista e animatore di laboratori didattici presso musei e gallerie d’arte moderna. Nel 1994 è professore straordinario di Educazione comparata all’Università di Messina, poi ordinario di Pedagogia generale all’Università di Trento e alla Scuola di Specializzazione per l’Istruzione Secondaria (SSIS) di Rovereto. Presso la Facoltà di Scienze Cognitive dell’Università di Trento dirige il Laboratorio di comunicazione e narratività. Suoi principali interessi di ricerca riguardano la strutturazione delle identità personali, con particolare riferimento al rapporto fra i modelli di conoscenza e rappresentazione identitaria e l’animazione e le didattiche della produzione artistica, narrativa e teatrale. Molte le sue pubblicazioni e, con la Erickson, La dimensione estetica della paideia (2005), In una notte di luna vuota (2008). Marco Dallari, Testi in testa – Parole e immagini per educare conoscenze e competenze narrative Erickson Edizioni, Trento 2012, pp 271, € 18,50 44

“Questo volume è stato realizzato grazie alle ricerche e alle esperienze attivate nel Laboratorio di comunicazione e Narratività dell’Università di Trento. Il Laboratorio si trova a Rovereto, nell’edificio che ospita la Facoltà di Scienze Cognitive e il Dipartimento di Scienze della Cognizione e della Formazione (DiSCoF) dell’Università di Trento, ed è caratterizzato dalle due funzioni complementari di formazione e ricerca. Sul versante della formazione, destinata soprattutto a insegnanti e educatori, fornisce conoscenze sul sapere narrativo, sugli apparati culturali, cognitivi e metacognitivi che lo supportano. Consente inoltre di acquisire competenze relative alla capacità di presentare e condividere narrazioni, di stare in scena come porgitori di racconti e conoscenze e utilizzare le risorse tecnologiche e audiovisive all’interno dei setting narrativamente orientati e di incrementare queste stesse competenze nei soggetti in formazione. Sul versante della ricerca il laboratorio indaga sul rapporto fra narrazione e conoscenza soprattutto sul versante metacognitivo. Nel laboratorio si producono inoltre materiali e supporti didattici sperimentali legati alla narratività. ultimamente sono stati prodotti videolibri e videoletture di libri per ragazzi, disponibili in rete, con lo scopo di supportare e promuovere l’uso e la diffilsione del libro illustrato di qualità in ambito educativo. Al Laboratorio di Comunicazione e Narratività e al suo direttore (il sottoscritto) è stato conferito, nel 2010, il Premio Andersen, assegnato dall’omonima rivista, per il contributo di ricerca e formazione nell’ambito della letteratura giovanile. A tutti gli amici e colleghi che danno il loro contributo alla vita del laboratorio, ad Anna Cappelletti, Roberta Giordani, Roberto Gris, Annan. 6 giugno 2012


lisa Maule, Massimiliano Tarozzi, ma soprattutto Carlo Cristofoli, mago della ripresa, dei montaggi, della ricerca in rete e di tutta l’attività di post produzione dei nostri prodotti, dedico questo volume con affetto e gratitudine.” Dalla Premessa “Ogni bambino, appena nato, prova piacere e dolore, vive l’esperienza dello stupore e di molte altre emozioni, ma non ha ancora la consapevolezza di essere un corpo. La coscienza dell’unità corporea, come sappiamo, si sviluppa e si costruisce nel corso dei primi anni di vita, quando, a partire da un vissuto di indifferenziazione con la madre, i bambini conquistano la coscienza della propria unità e della distinzione dal mondo esterno al loro corpo. Unità e distinzione, comunque non assolute: con buona pace di Leibniz (2001) i bambini non sembrano condividere la teoria della monade. Nella rappresentazione grafica che i piccoli fanno della loro conquista culturale ed evolutiva, il corpo-unità è rappresentato da

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un cerchio chiuso (o da un ovale), in cui il dentro è per la prima volta ben distinto dal fuori, ma fuori non c’è il vuoto: ci sono altri cerchi, segni e scarabocchi che rappresentano corpi, cose, avvenimenti con i quali il corpo unità interagisce e si collega. Libro illeggibile, Marco Dallari Non a caso molti bambini disegnano il loro corpo-unità (solitamente attorno al terzo anno di vita) munito di segmenti disposti a raggiera che, come i tentacoli di un polipo o gli pseudopo di di un protozoo, permettono al soggetto rappresentato di instaurare relazioni, di interagire, di essere attivo all’interno di un contesto. L’idea del testo e dell’unità testuale nasce e si sviluppa in modo molto simile a quella dell’unità corporea. I suoni e i lallismi dei neonati diventano pian piano parole che, insieme alle altre risorse simboliche (visive, gestuali, ecc.), si organizzano in unità di comunicazione: frasi, racconti, argomentazioni. Se le conPop Corn, Marco Dallari dizioni culturali sono favorevoli, se cioè nell’ambiente in cui il piccolo sta crescendo c’è buona competen- sia le modalità del rapporto testo-alza verbale, i genitori raccontano fia- tri testi (intertestualità), si possono be e storie, c’è presenza e uso di li- differenziare, evolvere e perfezionare bri e materiali da lettura in casa e, all’infinito, oppure possono rimaneelemento fondamentale, c’è la fre- re in uno stadio rudimentale, o adquentazione di una buona scuola dirittura deteriorarsi e regredire.” dell’infanzia, i bambini, già prima del quarto anno di età, hanno elaborato e strutturato il primo abbozzo di quel congegno metacognitivo che chiamiamo testo. Un congegno questo mai definitivamente «dato» e descrivibile, poiché sia le possibili forme testuali, sia le modalità del rapCartolina fronte e retro, Marco Dallari porto testo-contesto, 45


RECENSIONE

liceo “Da Vinci” Trento LEGGERE

Un’impresa da ragazzi Il giorno 3 maggio 2012 presso l’Aula Magna del Liceo “Da Vinci” di Trento è stato presentato il progetto di promozione della lettura realizzato grazie alla sinergia tra Emanuela Zandonai Editore e Gruppo ITAS Assicurazioni e rivolto ai ragazzi di numerose classi superiori della provincia di Trento. Già avviata nell’anno scolastico 2011/12, l’iniziativa proseguirà anche nel 2012/13. Presenti Emanuela Zandonai, Ermanno Grassi, direttore generale di ITAS e il dirigente scolastico Alberto Tomasi. Il progetto Il progetto consiste nella distribuzione omaggio di un titolo selezionato dal Catalogo Zandonai a molti studenti delle classi delle scuole secondarie di secondo grado, accompagnato da una breve spiegazione di quello che succede dentro una piccola casa editrice e soprattutto “dietro le quinte” dei libri che ci passano tra le mani. I volumi selezionati trattano di saggistica, di narrativa contemporanea e classica ponendo particolare attenzione alla “nuova” Europa e al dialogo con gli altri. L’intervento di Emanuela Zandonai, che è anche presidente dell’Associazione Editori Trentini, ha riportato l’attenzione sull’idea che un editore non debba pensare solamente ai libri che pubblicherà, ma anche ai lettori del futuro, vale a

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dire aprirsi ai giovani di oggi. Proprio per questo la casa editrice, in collaborazione con le scuole e con i docenti, ha presentato i libri omaggiati in una serie di incontri che ha riscosso grande successo presso i ragazzi. Fare cultura della lettura “Lo spirito è di fare cultura della lettura ora così poco “gettonata” tra i giovani” ha spiegato Emanuela Zandonai ai ragazzi presenti in Aula Magna. Lo spirito è stato quello di aver selezionato dei libri per i giovani che ITAS sponsorizza. L’anno scorso è stato un vero e proprio successo, c’è stato infatti un ritorno alla lettura tanto che sul blog dei ragazzi dell’Istituto Rosmini di Rovereto in breve tempo sono apparse ben 20 recensio-

ni nate spontaneamente. Anche il dirigente scolastico del “Da Vinci” Alberto Tomasi ha puntato sul fatto che nonostante le tecnologie il libro ha una funzione fondamentale. “Non dobbiamo farci fagocitare dalle tecnologie che cambiano continuamente senza darci del tempo per capire a fondo le cose e gustarle. Il libro non è così, anzi le iniziative editoriali sono un contributo culturale”. Emanuela Zandonai ha spiegato ai ragazzi le motivazioni: “Il libro vuole arrivare alle classi, a migliaia di ragazzi e sono scelti dal catalogo Zandonai. Grazie a ITAS che è sponsor e partner importante, ma che soprattutto ha saputo cogliere con sensibilità particolare questo progetto così importante. Perché è importante? Calano ogni giorno i lettori, soprattutto tra i giovani, e spesso viene dimenticato che la lettura è un modo di vivere la vita, che ci permette di conoscere, scoprire con occhi diversi il mondo che ci circonda sviluppando la creatività. Diventa sempre più importante trovare un modo di collocarsi. I dati reperiti ci hanno dato motivazione per avvicinare i ragazzi in modo diverso, attraverso un dono, per ritrovare questo spazio come un piacere senza avere come “compito” una recensione. Più libri perché così uno deve scegliere, perché la lettura è una scelta responsabile”. n. 6 giugno 2012


ITAS Assicurazioni Il Gruppo ITAS Assicurazioni ha deciso di sostenere direttamente quest’iniziativa, perché crede che la lettura sia uno strumento straordinario per assicurare un futuro migliore alle giovani generazioni, più ricco di formazione, cultura, qualità, responsabilità. Ermanno Grassi, direttore generale di ITAS, è entrato nel merito raccontando ai ragazzi presenti come sia prioritario sostenere problematiche sociali culturali per far leggere il più possibile, in generale, ma soprattutto i libri. “Dietro la lettura c’è un testo, libri che sono importanti per lo sviluppo della cultura nella lettura, c’è qualcuno che scrive e facendolo cerca di comunicare, dentro il libro non c’è dunque solo un racconto! C’è la voglia di comunicare e stimolare la curiosità sull’argomento o veicolare un insegnamento che se ne può trarre, piccoli elementi utili per la vostra vita. L’importanza di scegliere permette di darsi obiettivi nella vita. Oggi c’è un nuovo sistema di comunicazione, oggi ci si relaziona diversamente, anche grazie a internet, e questo permette di leggere, comunicare, scrivere più facilmente”. Noi siamo affascinati da questo mondo, ma c’è una riflessione su cui si vuole porre l’attenzione. Ci sono tante comunicazioni e collegamenti (connettersi) una volta si diceva “contatto” (scritto o visivo) e conoscevo qualcuno. Per noi comunicare uguale trasferire idee, colori, proposte ed è per questo che l’anno scorso sono stati offerti duemila libri”. Quest’anno inoltre c’è una nuova iniziativa aperta ai ragazzi dai 16 ai 26 anni promossa e che si intitola Premio Itas del Libro di montagna “Montagnav(v)entura”. I giovani raccontano la montagna. Il concorso che scadrà il 31 gennan. 6 giugno 2012

io 2013 è articolato in tre sezioni: il r@cconto (racconto che viva delle nuove modalità di comunicazione, come sms, e-mail, chat, social network, blog…); una produzione umoristica e una di fantasy. Tutte le informazioni sono reperibili dal sito del Gruppo Itas Assicurazioni. I ragazzi sono invitati a scrivere nella consapevolezza che dalla lettura nasce la scrittura! “Pensa un libro, raddoppialo…” Sempre al Liceo “Da Vinci”, si è svolto il secondo appuntamento dal titolo “Pensa un libro, raddoppialo…” il 18 maggio 2012. Dopo le edizioni “Il Margine” la casa editrice Zandonai di Rovereto, è stata invitata a presentare il

proprio catalogo e le idee guida della sua produzione. Si è parlato in particolare di letteratura e di autori dell’area balcanica e di lingua tedesca, in particolare di due autori forse poco noti, ma di grande fascino. Il primo, Aleš Šteger, è autore di Berlino, un intrigante e originale viaggio nella capitale tedesca. Il secondo è Rade Šerbedžija, poeta, cantautore e grande attore (qualcuno se lo ricorderà nel recente Io sono Li, film diretto da Andrea Segre) che si racconta con autentica partecipazione nell’autobiografia Fino all’ultimo respiro. Alcuni passi di questi due libri sono stati affidati all’interpretazione autorevole e competente di Andrea Castelli, che ha reso ancora più gradevole queste nostre piccole incursioni tra i libri. (N.B)

Le opere distribuite nel corso dell’anno: Nell - Christine Lavant Cirkus Columbia - Ivica Djikić Il libro dei mestieri - Bora Ćosić È morto Tito - Marica Bodrožić Mia è la vendetta - Friedrich Torberg Una primavera difficile - Boris Pahor Il ritorno di Filip Latinovicz - Miroslav Krleža Il principe del fuoco - Filip David L’educazione del giovane Tjaz - Florjan Lipuš Russia senz’anima? - Susanne Scholl La casa perduta - Marianne Gruber La vera storia di Leon Pantà - Carlo Alberto Parmeggiani Il rogo nel porto - Boris Pahor I latitanti - Gilberto Forti Diabolus in musica - Giorgio Vigolo Il poeta e gli antichi dei - Walter F. Otto Clara - Friedrich W. J. Schelling 47


la festa IL MARGINE

Cento di questi libri! Sabato 26 maggio 2012 dalle ore 17 al The Hub Rovereto Via delle Scuole, 24 Vi invitiamo a festeggiare nostri primi sei anni, i nostri primi 90 titoli Presentazioni Buffet Musica Letture Invito ai Soci, ai Componenti del Comitato editoriale ed ai Consiglieri di Amministrazione, ma invito “esteso a tutti coloro che vorranno conoscere più da vicino la nostra realtà ed il nostro progetto culturale” Firmato: IL MARGINE casa editrice Noi c’eravamo Didascalie, specialmente in passato, s’è occupata spesso e con interesse ad alcuni libri de “Il Margine”, dedicando anche qualche dossier monografico interno, come nel caso di Alidad Shiri con la sua storia narrata in “Via dalla pazza guerra”– grazie all’angelo custode Gina Abate, che assieme ad Alidad abbiamo incontrato per una lunga chiacchierata nella scuola professionale «Guglielmo Marconi» di Merano; ma in dossier interno avevamo trasformato anche il testo di Quinto Antonelli du “I dimenticati della grande guerra. La memoria dei conbattenti trentini (1914-1920), molto adatto per lavori con gli studenti nelle scuole. Siamo andati a Rovereto, sabato 26 maggio, per avere conferma delle parole impresse sull’invito: “Dal margine le cose si vedono chiare, con il margine i libri si leggono meglio, sul margine le parole

CasaEditrice

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Conci Paolo Grigolli Natalina Mosna con i ragazzi di “A onor del vero”, ma anche nei fulminanti epigrammi di Marco Furgeri ed altri ancora. Parole, che lasciano il segno, dentro e fuori, e che si ritrovano “in cento di questi libri”. (m.c.) ALCUNE NOVITÀ raccontano il mondo... e cercano perfino di cambiarlo!”. E la conferma è venuta ampiamente (assieme – doveroso! – alla prelibatezza del buffet) alla musica dei Revolver ed alle “parole” sempre dense, penetranti, pungenti, anche dolorose degli autori di alcuni testi presentati da Paolo Ghezzi (e accolti da Andrea Schir e dallo staff della casa editrice). Parole di giustizia ed equità da Donata Borgonovo Re, di ingiustizie e vessazioni impresse nei nomi dei vecchi vicoli di Riva del Garda (“del torchio e dello stento”) e richiamati dal “pesciolino rosso” Renato Ballardini, di memoria e identità nella presentazione del nuovo testo di Quinto Antonelli e, ancora, di sofferenze e violenze alla legalità in quelle di Gina Abate, dello psicoterapeuta roveretano Paolo Miorandi, e di Alberto

quinto antonelli

Storia e storie della scuola trentina – Dalle origini ai nostri giorni Tra le novità dell’autunno 2012 della casa editrice Il Margine, che come sua tradizione combina uno sguardo “globale” con l’attenzione ai temi locali, c’è anche un’opera – assolutamente originale nell’impianto e sorprendente negli esiti – che Quinto Antonelli, già autore dell’apprezzatissimo “I dimenticati della Grande Guerra” dedica a un altro grande capitolo del nostro passato collettivo. Si tratta di “Storia e storie della scuola trentina – Dalle origini ai nostri giorni – in cui lo storico roveretano offre un racconto complessivo della storia della scuola trenn. 6 giugno 2012


che testimoniano come la scuola, nel bene e nel male, sia luogo della prima, fondante esperienza di vita. adoldo perez esquivel

“Dios no mata”, «Dio non uccide»

tina, sia di quella popolare, professionale e tecnica, sia dell’istruzione classica destinata a formare i ceti dirigenti. Il periodo preso in considerazione è molto lungo, più di quattro secoli: ha inizio con la fondazione dei ginnasi di Trento e di Rovereto, nel Seicento, per giungere all’articolato sistema scolastico che caratterizza la seconda metà del Novecento. Detta così, questa storia potrebbe far pensare a noiosissimi e aridi elenchi di istituzioni, di norme legislative, di riforme scolastiche, di innovazioni pedagogiche. E invece il volume del noto storico roveretano Antonelli può essere pensato come un crocevia piuttosto affollato di “storie”: di qui passa una storia culturale dei trentini sospesi tra due nazioni; la storia della difficile e lunga conquista dell’alfabeto e della cultura scritta; la storia della trasformazione dei trentini in sudditi fedeli all’Austria, dapprima, al Regno d’Italia, poi; una storia sociale dell’infanzia, divisa – quella più povera – tra l’obbligo scolastico e il precocissimo lavoro a sostegno della famiglia. Ma transitano pure le storie personali di studenti e di professori, di bambini e di maestri, n. 6 giugno 2012

Dal piccolo Trentino alla grande Argentina. La prima biografia italiana di Adoldo Perez Esquivel, premio Nobel per la pace 1980, nato nel 1931 a Buenos Aires, figlio di un emigrato dalla Galizia spagnola e di una madre india, offre un viaggio avventuroso nella vita appassionata e durissima di un «combattente» della nonviolenza, un testimone della giustizia che ha pagato la coerenza delle idee con il carcere duro e con le torture. Lì, nella cella stretta e buia detta “tubo”, ha visto – scritto col sangue – “Dios no mata”, «Dio non uccide», il cuore della sua fede disarmata. E il titolo della biografia scritta dal giornalista cremonese Arturo Zilli è proprio “Dio non uccide”. Esquivel non ha mai smesso di schierarsi con gli oppressi e i diseredati, “los de abajo”, i tanti senza voce e senza volto del Sud del mondo. La sua vita, sofferta e avventurosa come un romanzo, è stata contrassegnata dagli incontri con profeti della nonviolenza come Lanza Del Vasto e Jean Goss e dalla vicinanza alla teologia della liberazione. Nell’introduzione, lo scrittore suo connazionale Mempo Giardinelli lo accosta a Thomas Merton, Gandhi e sant’Agostino: “Anche lui è un guerriero dello spirito, pacifista inflessibile e lottatore contro ogni ingiustizia e violenza, forse i mali più persistenti di questo tempo inquietante che ci tocca di vivere”.

paolo miorandi

“Nannetti”

Dalla grande storia del Novecento alle vicende dei “dimenticati” della storia. Nella collana “I piccoli margini”, lo psicoterapeuta roveretano Paolo Miorandi racconta l’incredibile storia del “matto” che si reinventò la vita scrivendo graffiti sui muri del manicomio. Nessuno ricorda il motivo per cui Fernando Nannetti si trova nell’Ospedale psichiatrico di Volterra: “Non aveva nessuno e non possedeva nulla”. Nannetti è un uomo dimenticato che non conosce le proprie origini e per questo le inventa. Lunghi elenchi di un improbabile albero genealogico, arricchito di caratteri somatici e date di ricorrenze, scritti sulla cinta muraria del manicomio, incisi sulla superficie dell’intonaco con la fibbia della cintura. Il racconto al limite dell’assurdo scorre veloce in uno scambio appena percettibile tra il narratore che visita anni dopo i padiglioni abbandonati e Aldo l’infermiere, che con pazienza certosina riscrive e rende leggibili i testi scolpiti sul libro di pietra o ricamati su cartoline postali, riempiendo tutto lo spazio davanti e dietro con una calligrafia sempre più piccola man mano che lo spazio rimasto diminuiva. Uno spaccato della triste realtà dei manicomi: scritto con forte tensione letteraria, ci restituisce un dramma esistenziale che sembra appartenere a un passato lontano. E invece era appena ieri.


i e bambini. giovani, ragazz a so es zione di una sp o e rivolgiam che la realizza ch ea da l'id e an a m ic do a e econom grande?" è un are a cambiar incipalmente in realtà, prov "Cosa farà da ccupazione pr o, m eo m pr re a ov un D e . agno o che sottend ?" . e dal suo guad Un interrogativ tipo di cittadino dal suo lavoro te en em ic domani? Che pl re m se se es a i rrà sviluppato nd st pe rre e di persona rtezza, ch ve ce o o donna vo m in ll’ uo ne di o re tip Educa iedere: "che to nel 2011 – domanda e ch ttembre. ennale – lancia bi a m te l de dal 28 al 30 se n) ne (T io uola o az et in er cl ov de media e la sc gerà a R Questa la llo tra la scuola CA che si svol va U ca D E a di te di vita el ne se sc io fa iz quella cità delle nella quinta ed ientamento in tici e sulla criti or as ril ol de sc e iti to es i en olescenti. dati sugl orientam La lettura dei ettarsi degli ad del tema dell’ à og lit pr ra e nt re ce ta la et prog tono in rilevo di sostenerli. lla capacità di superiore, met e alla capacità iave di volta de à ilit ch ib e ria nt ss rta po la po petto al a un’im dentro la prop torno a loro ris ogni ragazzo, che rappresent at di ti ul re ni ad i ve gl di e in e la capadel sé coinvolge anch za critica di sé iluppo di parti en sv sc lo o no Una fase che rs co ve a iv tra ole at ogress elta consapev sostenere la pr tà è possibile. i propri limiti; Educare alla sc e za ez ch tiche della real ric ris ria tte ra op ca pr tenendo e la e a, bi orientarsi, man alle aspettativ ad ed re storia che cam tri rio al te li in ag cità zione i di quella capa i anche in rela e. ove generazion cità di definirs nu le re ella contestual ta qu do r a do umano, si rseguire pe ll’ pe de a da tiv intorno al mon da itu ra st st Una che gravitano sia quella co ni a, io zz az te zz er ni nc ga l’i or to e ri- ientadentro rsone e or dell’orientamen la propria rotta e a tutte le pe a ti m en te l rig su di i ti, nt odo esiste e ad insegnan da usare in m buone prassi EDUCA propon ti sperimentati appatura delle en m m a ru st un di ad e re li model fare contribui cita per poter ricognizione di della scuola di ovane in cres gi etto di sé. Una e og ri) pr to al ni ti ge en ud ola e mento degli st tra adulti (scu enroccio del patto pp l’a n co erca e sperim e, più collegial rsi luoghi di ric ve di di to en ere lgim acevoli e utili. veda il coinvo e, per condivid esperienze pi imonianze che estuale comun st nt te co di e e e al on tu zi ra et conc , con st tegie e una narra e di un quadro ri-orientamento on e Una raccolta zi to ru en st co am nt lla ie a dell’or lla rappreis la scuola, ne a, oltre che ne pporto del tem ut su en a i st tazione, in prim od so et e m a idat menti e tazione di sé gu e l’uso di stru successi. o nell’autovalu l’elaborazione zz ga ra il ccessi e gli in o su in i tiv ro at nt e i, incontri de ch , iti e ch lim datti ROLE (dialogh dei propri PA e i le nt : le educative e di gi ta ri ag op gu i lin dei pr verso different ZIONI (spetta nsapevolezza consueto attra ativi) e le EMO di sentazione e co im e an m co ed i ti iv tta at is tra tori educ protagon ti UCA saranno ZIONI (labora ti ai principali A ca le di i), de Temi che a ED iv e at ar rm a educ tori fo boratori dell’ lia, torneranno minari e labora traversato l’Ita quest’anno i la at di con l’autore, se er ità av ov N po ). do ne io nuali che, usica e animaz ti. Progetti an coli, teatro, m ed insegnan lie ig m fa i, : giovan dell’educazione e scoprire. ere, crescere id iv nd co a o Roveret

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n. 6 giugno 2012


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