Diciamo - Il Quindicinale Indipendente n°77 del 10.10.2009

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Quindicinale Indipendente

Anno III n. 77

PANETTERIA FRANGILLO MARCELLO

10 OTTOBRE 2009

di FRANGILLO NADIA

PANE E PRODOTTI TIPICI SALENTINI SANTA CESAREA TERME via Roma c/o Mercato Coperto

ADELCHI, UN FATTO MONDIALE di Laura Longo Il calzaturificio Adelchi è stato un po’ la “Fiat del Salento”, un vero e proprio miracolo imprenditoriale. Il fatturato annuo dell’azienda era trainante nell’intero comparto produttivo e assorbiva la maggior parte della manodopera del settore. Da tanti ragazzi veniva vista come la speranza del “posto fisso”. Nel 2001, infatti, il gruppo figurava tra i più grandi calzaturifici italiani, arrivando a esportare dieci milioni circa di calzature in tutto il mondo. Continua a pag.

LA NATURA CHIEDE RISPETTO

In questo numero LA SCIENZA CHE FA RIDERE

di Francesca De Marco

Quando, in televisione, guardiamo le previsioni del tempo, nessuno di noi è portato a vedere nelle nuvolette piene di fulmini ed

PUGLIA: 12.000 EURO PER OGNI ASSUNTO

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TE POZZANE FA SINDACO

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CLIMA GLOBALE? OBIETTIVO EMISSIONI A IMPATTO ZERO

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SANTA CESAREA TERME: SINDACO E M A G G IO R A N ZA R ISPONDONO

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MONNEZZA

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L’ORO d’ITALY

MESCIU MARIU SCARASCIA RACCONTA LA STORIA DELLA SUA FAMIGLIA

EPPUR QUALCOSA DI BUONO C'È!!!

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CIELO

MAESTRI DI...FERRO

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di Ermelinda Placì

Tsunami, uragani, cicloni, onde anomale, terremoti, maremoti, scioglimento dei ghiacciai… Immagini terrificanti: donne, uomini, bambini risucchiati dal mare; case, che svaniscono sotto i nostri occhi, accartocciate di Rita De Iaco come un foglio di carta fra Il 7 ottobre la Corte Costituzionale ha boc- le mani; grida, lacrime, disperazione, paura, confusiociato il lodo Alfano. In una intervista a caldo ne, morte. Continua a pag. il Premier, visibilmente agitato, destituisce, in cinque minuti, tutto il sistema democratico della Repubblica. di Rita Lia Continua a pag. Stanchi, stufi, seccati, infastiditi, contrariati, irritati. Non bastano questi sinonimi per comprendere il Reggia di Caserta voltastomaco che buona parte dedi Lucio Vergari Non è sicuramente uno dei momenti migliori gli italiani prova ogni qual volta legge un giornale o acper la nostra Italia, raccontata sui giornali cende un televisore. Sono, e con me penso tanti altri, delle migliori testate nazionali ed internazio- francamente stanca di questo Paese che chiamiamo nali e descritta in tv come una nazione fatta nazione democratica, nazione libera, paese industrializdi gossip, di squillo, “pardon” di escort, di zato. Siamo costretti, per conoscere la verità, a leggere politici affranti dalla politica stessa e, pur- più giornali possibilmente aventi proprietari diversi, a troppo, anche di tragedie naturali. vedere tutti i telegiornali perché altrimenti avremmo solo una versione dei fatti. Continua a pag. Continua a pag.

BERLUSCONI E IL LODO ALFANO

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ombrellini un fenomeno preoccupante, pericoloso.. forse un po’ seccante, ma di certo non da temere che ci sconvolga la vita. Continua a pag.

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LE RICETTE DI FRANCY TORTA DI MELE ALLA DOLLY

a pag. 10 RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO MANCANZA DI LIBERTA’ O COMPLOTTO?

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LA NATURA CHIEDE RISPETTO

E invece spesso la pioggia è stata devastante, ha distrutto intere zone, ha provocato frane, smottamenti, allagamenti e tante persone sono rimaste vittime del maltempo, in diverse situazioni. Tutto ciò diviene ancor più grave quando nubifragi e tempeste di acqua si abbattono su zone già idrogeologicamente delicate, così com’è avvenuto appena pochi giorni fa in Sicilia. Giovedì 1 Ottobre, intorno alle 18, si scatena un forte temporale che provoca frane, smottamenti e allagamenti sia nei comuni sia nelle frazioni collinari e costiere tra Messina e Taormina. I centri più colpiti sono Giampilieri Superiore e Briga (due frazioni di Messina) e Scaletta Zanclea, paese di circa 2.500 abitanti tra il mare, la ferrovia e la montagna, dove sarebbe franata un’intera zona. La gente, che per salvarsi dal fiume di fango che ha investito le case è salita sui tetti, è stata soccorsa in elicottero dalla Protezione Civile, mentre altri sono stati tratti in salvo via mare. Le squadre di soccorritori dell’esercito, dei Vigili del Fuoco e della Protezione Civile continuano a scavare tra il fango e i detriti alla ricerca dei dispersi, che ad oggi dovrebbero essere ancora 40, con la speranza di trovarne qualcuno in vita. Oltre a loro, in campo ci sono anche le motovedette della Guardia costiera e dei sommozzatori che cercano i dispersi in mare. La piena del fango, infatti, ha trascinato diverse auto in acqua, lungo la costa tra Giampilieri e Scaletta Zanclea, e il sospetto è che all'interno possano esserci persone imprigionate. Oltre a numerosi edifici crollati, le frane e gli smottamenti hanno provocato la chiusura dell'autostrada A18 Messina- Catania e della strada statale 114. Non solo il traffico stradale, ma anche quello ferroviario nella zona è interrotto a causa dei detriti che hanno invaso i binari. Gli sfollati sarebbero oltre 430, le vittime 25. Un’inchiesta con l'ipotesi di disastro colposo, al momento senza alcun indagato, è stata aperta dalla Procura di Messina e affidata al procuratore capo Guido Lo Forte. Un disastro ambientale e in termini di vite umane che in molti, solo ora, definiscono “preannunciato”. Evitabile, quindi.. perchè una catastrofe del genere era forse prevedibile visto che la stessa zona era stata interessata da frane e smotta-

menti, sempre a causa delle piogge, già nel 2007, fortunatamente senza vittime.. sicuramente evitabile, dato che si parla di ben due avvisi di emergenza, destinati alla Regione e poi alla Prefettura e ai Comuni, che invece sembrano non essere stati tenuti nella giusta considerazione e, da parte di alcuni enti, addirittura ignorati. È il 30 settembre quando il Dipartimento della protezione civile dirama da Roma un «avviso di condizioni meteoro-logiche avverse». E’ un vero e proprio bollettino che impone agli esper-ti di prendere contromisure particolari. E infatti l’ufficio stampa decide di evidenziarlo con un comunicato che viene diramato poco dopo. «Dal primo pomeriggio di domani giovedì 1˚ ottobre 2009 e per le successive 24/36 ore — è scritto nel documento inviato ai responsabili della protezione civile regionale e ai prefetti della Sicilia, del Lazio e della Toscana — si prevedono precipitazioni sparse a prevalente carattere di rovescio o temporale anche di forte intensità, su Lazio e sulla Sicilia. I fenomeni saranno accompagnati da forti raffiche di vento e attività elettrica». In una direttiva di cinque anni fa le disposizioni sono chiare, tocca al Centro Funzionale valutare gli scenari di rischio, ma in Sicilia, dove questa struttura non è in funzione, diviene compito della Regione, che dovrebbe diramare i comunicati a Prefetture ed enti locali. Il giorno successivo, quello del disastro, poco prima delle 15, viene diramata un’ altra allerta che sottolinea le condizioni avverse del tempo in varie zone, tra cui ricompare la Sicilia, dove si attendono anche “raffiche di burrasca dai quadranti occidentali”. In queste situazioni la catena di intervento parte dal presidente del Consiglio Regionale e arriva fino ai Sindaci perché è compito delle strutture presenti sul territorio conoscere quali siano le aree maggiormente esposte al pericolo di fronte a eventi meteorologici di particolare intensità. La direttiva tratta largamente il rischio frane e «impone di dedicare la massima attenzione sia alle fasi che precedono sia a quelle che accompagnano l’evento, tra le quali è da intendersi la previsione delle situazioni locali oltre a quelle generali..”. Per quanto sia possibile, quindi, si sarebbero dovute effettuare specifiche e dettagliate osservazioni sul campo, principalmente nei paesi situati sotto la montagna, per formulare gli scenari di rischio

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e la loro evoluzione, tenendo conto della possibilità di evacuare quelle abitazioni costruite dove più alto era il rischio di smottamento del terreno. Ma, ancor prima di questo, tutto si poteva evitare avendo più rispetto della natura, ponendo in essere programmi e risorse per la difesa del suolo, che invece tendono a ridursi, e procedendo alla realizzazione, da parte delle Regioni, dei Piani per l’Assetto Idrogeologico, con un controllo costante del territorio. Raffaele Lombardo, Presidente della Regione Sicilia, parla di una “logica della cementificazione, di “responsabilità di ritardi e di disposizioni non eseguite” e annuncia di aver disposto una verifica amministrativa interna per capire quanti piani ed ordinanze non hanno avuto seguito e quanti fondi abbiano preso strade diverse. Di prevenzione e di rispetto nei confronti del territorio parla anche il Presidente della Repubblica, Napolitano, e anche il presidente dell’ordine dei Geologi della Sicilia, Gian Vito Graziano, lamenta un’assenza cronica di fondi ed una manutenzione ordinaria mancante di canali, fiumi e tombini. “Quella del messinese è una zona con una situazione idrologica molto diffusa, con grandi e piccoli torrenti: già di per sé un reticolo idrografico diffuso produce una certa instabilità e se a questo si aggiunge la non manutenzione e un uso scellerato del territorio con costruzioni che non dovrebbero esserci, il quadro è completo", prosegue Graziano. A scuola, prima, si insegnava l’importanza degli alberi, che con le loro radici tenevano il terreno ben saldo, e si studiava l’equilibrio tanto forte quanto labile della natura, con le sue regole da non trasgredire. Ora l’abusivismo edilizio e la scelleratezza umana sono arrivati a limiti inaspettati, facendo sorgere come funghi interi paesi, distruggendo ampie porzioni di territorio, di montagne, di boschi, che intervengono sull'equilibrio della natura e possono causare anche disastri di ampie proporzioni, nella più totale inerzia delle istituzioni. L’uomo continua a sentirsi forte, padrone del mondo intero, capace di dominare qualsiasi forza e non ha ancora imparato che la natura, in un istante, cancella tutto e tutti. Quello che chiede è solo rispetto, ma restituisce con gli interessi tutto il male che riceve dalla meschinità umana. Il Presidente del Consiglio ha promesso nuove case in quattro- cinque mesi e c’è da credergli, visto le promesse mantenute in Abruzzo, ma nulla di ciò che può essere ricostruito riporterà ciò che si è perso. Se solo, una volta per tutte, riuscissimo ad imparare…..


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BERLUSCONI E IL LODO ALFANO

Taccia come politicizzati i due maggiori organi di garanzia presenti nel nostro ordinamento, Presidente della Repubblica e Corte Costituzionale, pensati dai padri costituenti, come punti di equilibrio e di controllo di tutto il sistema giuridico nazionale, la cui elezione e composizione sono strutturate in maniera tale da assicurarne indipendenza da qualsiasi “potere” e posizione super partes. Ripete l’autocelebrativo slogan “meno male che Silvio c’è” rimarcando l’esistenza di un disegno politico della sinistra che lo vuole vittima sacrificale al solo scopo di impedirgli di governare e dedicare il suo prezioso Alfano-Berlusconi tempo alla cura degli “interessi della Nazione”. Forte, a suo dire, dell’appoggio di quasi il 70% degli italiani, sbeffeggia il principio cardine della Costituzione, sancito dall’art. 3 della stessa, dell’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge senza distinzione alcuna, ritenendosi “più uguale degli altri” o meglio ponendosi al di sopra delle leggi per il solo fatto di ricoprire una carica istituzionale, ruolo, certamente, prestigioso ma pur sempre di “servizio alla Nazione”. Ma cos’è un lodo? Il lodo è giuridicamente una pronuncia arbitrale, ossia una risoluzione stragiudiziale delle controversie civili e commerciali. Le parti in conflitto, anziché adire il giudice ordinario, scelgono uno strumento alternativo: l’arbitrato, affidando la composizione della lite ad uno o più soggetti terzi, detti arbitri, indicati dalle parti stesse, la cui decisione viene detta lodo. Nello specifico il lodo Alfano è un disegno di legge che mutua il nome da una, duramente contestata, legge del 2003 nota come lodo SchifaniMaccanico, anch’essa bocciata dalla Consulta. La scelta del termine "lodo", da parte del suo promotore, Antonio Maccanico (Margherita), dipese dall'impostazione che in origine volle dare alla sua proposta, un tentativo "bipartisan" di

evitare che, nel semestre di presidenza italiana del Consiglio Europeo, potesse essere lesa l'immagine internazionale dell'Italia con la condanna del suo Premier in un processo. Componente essenziale del "lodo" era la negoziazione tra destra e sinistra e l'apposizione di un

termine semestrale alla durata della previsione legislativa. Quando la proposta fu fatta propria dalla maggioranza di governo (Berlusconi) senza l’elemento del termine (sei mesi), la parola "lodo" (scelta per evocare le procedure di conciliazione arbitrale) perse il suo significato profondo. L’attuale era una legge composta di un solo articolo, suddivisa in otto commi, che prevedeva la «sospensione del processo penale nei confronti delle alte cariche dello Stato» ovvero Presidente della Repubblica, Presidente del Consiglio, Presidenti di Camera e Senato, che aveva segnato la fine dei processi a carico di Silvio Berlusconi. I procedimenti giudiziari che restavano sospesi in forza del lodo potevano riferirsi anche a fatti commessi prima della assunzione dell’alta carica e potevano essere già in corso al momento in cui la legge era stata promulgata. La sospensione del processo non era reiterabile, cioè, una stessa persona non poteva godere di una seconda sospensione se, cessata una carica, ne avesse assunto un’altra. Era prevista espressamente una sola eccezione, qualora il capo del Governo fosse stato nominato di nuovo alla stessa carica nella medesima legislatura. La Corte giudicando sulle questioni di

di Rita De Iaco

legittimità costituzionale, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 1 della legge 23 luglio 2008, numero 124 per violazione degli articoli 3 e 138 della Carta Costituzionale. Quest’ultimo sancisce una riserva di legge rinforzata, ossia un procedimento più “gravoso” per le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali, disciplinando anche l’eventualità di un referendum costituzionale. Il riferimento all’articolo 138 esclude, di fatto, la possibilità di tornare sulla materia con una legge ordinaria, rendendo così lunga e complessa una potenziale riproposizione del provvedimento, che, comunque, dovrebbe evitare la violazione del principio di uguaglianza. Si riespande così l’ambito di applicazione dell’art. 68 Cost. sull’immunità parlamentare in forza del quale è consentito arrestare il parlamentare e mantenerlo in detenzione in esecuzione di una sentenza irrevocabile di condanna, ovvero nel caso in cui sia colto nell'atto di commettere un delitto per il quale è previsto l'arresto obbligatorio in flagranza. PERIODICO ISCRITTO AL NR. 1005 DEL REGISTRO DELLA STAMPA DEL TRIBUNALE DI LECCE IN DATA 26.11.2008

Direttore Editoriale Salvatore Giannuzzi d.editoriale@diciamo.it Redazione Salvatore D’Elia, Cesare Lia, Barbara Ferrari, Rita De Iaco, Antonio Baglivo, Daniele Baglivo, Vito Accogli, Rosanna Mastria, Rocco Chirivì, Maria Soledad Laraia, Roberto Molentino, Francesca Cesari, Annibale Elia, Laura Longo, Donato Nuzzaci, Lucio Vergari, Pietro Russo, Salvatore Errico, Carlo Pasca, Attilio Palma, Rita Lia, Francesco Elia. Stampato c/o Associazione Culturale Diciamo in Tricase, alla via G. Garibaldi, 60 Tel./Fax: 0833/784126 redazione@diciamo.it Distribuito gratuitamente in una tiratura di 20.000 copie La collaborazione a questa rivista sotto qualsiasi forma è gratuita. La direzione si riserva di rifiutare insindacabilmente qualsiasi testo e qualsiasi inserzione. Foto e manoscritti, anche se non pubblicati, non si restituiscono.


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L’ORO d’ITALY

Ma, vi chiederete, qual è la notizia? E’ più che probabile che il prossimo anno la Reggia di Caserta resti chiusa. E’ questa la notizia che, insieme a tante altre, gli italiani hanno ascoltato nell’ultima puntata di “Presa Diretta”, trasmissione in onda su Rai Tre che insieme a “Report” è l’unica che riesca a farci conoscere i retroscena di tutti i passi politici che si fanno oggi in Italia. Il nostro paese che dovrebbe vivere solo di turismo, do-

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ve gli stranieri ogni anno vengono a vedere le meraviglie della storia, dell’arte, dell’ingegno, chiude per ferie! Non solo apprendiamo che non ci sono i soldi per mantenere aperti giardini secondi solo a quelli di Versailles, ma neppure per non far crollare gli antichi muri di Pompei ed Ercolano, per tenere aperti siti archeologici sparsi in tutt’Italia per mancanza di personale, per mantenere operativa una delle scuole più importanti del mondo per il restauro delle opere d’arte. Il problema della manutenzione del patrimonio artistico italiano (pari al 55% di quello mondiale) è sì enorme, ma sicuramente mal amministrato. La verità è che abbiamo politici che hanno

Rita Lia una lungimiranza pari al loro piccolo intelletto, che pensano ad industrializzare questo paese invece di farne il Giardino d’Europa, di nuclearizzarlo con la scusa del risparmio energetico, omettendo di dirci quanto ci costerà reperire l’uranio necessario per rendere operative le centrali nucleari. E noi cittadini non siamo da meno: siamo affascinati da chi, nella vita, ha saputo essere furbo, lo invidiamo e cerchiamo di emularlo facendone di fatto un mito. In realtà, se è vero che i custodi a Pompei sono così pochi da non riuscire a tenere aperte tutte la antiche ville romane, è pur vero che appena un turista entra negli scavi di Pompei trova immediatamente un custode pronto , al costo di 40-50 euro ad accompagnarti nella scoperta delle meraviglie dell’antica città, riuscendo a farti visitare anche ciò che ancora è in fase di ristrutturazione! E’ l’Italia che va, come recita una famosa canzone; resta da chiedersi, con questi presupposti, dove riuscirà ad andare questa Italia! Indro Montanelli diceva che chi ignora il proprio passato non saprà mai nulla del proprio presente; anche perché questa Italia non sembra avere alcun futuro!

EPPUR QUALCOSA DI BUONO C'È!!!

Eppur uno spiraglio di luce si e' visto, proprio nel periodo in cui la D'Addario, invece di farlo in casa propria, va a lavare quei “famosi” panni sporchi di fronte a 7 milioni di italiani, proprio quando la piazza si veste di decine di migliaia di cittadini che protestano contro un'ipotetica imbavagliatura della stampa voluta da Berlusconi e, ahinoi, mentre l'alluvione di Messina conta decine di morti: possiamo affermare che la galanteria e il buon senso sono ancora presenti. Sono circa 3 anni che è agli occhi di tutti la diatriba tra Gianfranco Fini, nostro Presidente della Camera, e il giudice Henry John Woodcock, attualmente sostituto procuratore di Napoli. Tutto nacque nel 2006, quando Fini, nella trasmissione “Porta a porta” di Vespa, espresse alcune considerazioni su Woodcock: “è noto per una certa fantasia investigativa, chiamiamola così”, “personaggio verso il quale il Csm avrebbe già da tempo dovuto prendere provvedimenti” e, ancora, “un signore che in un Paese serio avrebbe già cambiato mestiere”. C'è da dire, con estrema certezza e onestà, che non sono frasi che lasciano il tempo che trovano; effettivamente, l'ex pm di Potenza sporge una querela per diffamazione nei confronti di Gianfranco Fini. E fin qui nulla di strano, anzi, cose di normale amministrazione, visto che oggi più che mai la querela è all'ordine del giorno, anche tra i più comuni cittadini, proprio quelli che una volta risolvevano tutto con un'accesa discussione (a volte anche con una “sana” scazzottata), oggi, invece, bisogna stare attenti a non guardare male una persona o a salutarla in modo strano, che ti potresti trovare citato in giudizio. Detto questo, c'è da sottolineare che il presidente della Came-

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Lucio Vergari

ra, venuto a conoscenza della querela, ha rinunciato al lodo Alfano, quella legge dello Stato italiano, nota come “Disposizioni in materia di sospensione del processo penale nei confronti delle alte cariche dello Stato, con l'obiettivo di tutelare l'esigenza assoluta della continuità e regolarità dell'esercizio delle più alte funzioni pubbliche”. Un gesto che, senza ombra di dubbio, gli fa onore, anche perché questo ha significato dare il via libera al processo, come un normale cittadino. Altrettanto encomiabile il gesto di Woodcock che, venuto a conoscenza della rinuncia espressa da Fini, rimette la querela nei confronti del presidente della Camera, adducendo queste motivazioni: “La sensibilità istituzionale mostrata da Fini compensa la pur grave offesa arrecatami dalle sue dichiarazioni dell'epoca; da magistrato e da uomo dello stato, in questo momento ritengo doveroso rimettere una querela nei confronti di chi ha mostrato leale collaborazione tra le istituzioni e, soprattutto, fiducia nell'azione della magistratura”. Beh, credo proprio che questo dovrebbe far riflettere molti di noi, il più semplice cittadino e, soprattutto, il più dispotico giornalista, soprattutto chi per la bramosia di mettersi in mostra, di voler combattere questo o quel politico o amministratore di turno che sia, si lascia andare a squilibrate trasmissioni o scriteriate dichiarazioni, atte solo a minare l'attendibilità di chi si vuol attaccare. Cerchiamo, di tanto in tanto, di costruire qualcosa di concreto, ricordando, innanzitutto, che le cose migliori sono nate proprio da uno scambio produttivo di idee, di modi di pensare, in modo da dare alla luce veri “archetipi italiani”.


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dalla Prima

ADELCHI, UN FATTO MONDIALE

Oggi la situazione è completamente mutata. Il piano di ristrutturazione aziendale e le procedure di mobilità hanno espulso migliaia di lavoratori dal ciclo produttivo. Ma dove sta l’imbroglio? I dati fanno riferimento a un passato morto e sepolto. Malgrado il fatturato e la produzione siano pressoché inalterati, si assiste a una drastica diminuzione della manodopera locale. In termini tecnici si parla di “esuberi”. Ovvero, esternalizzazioni selvagge di intere fasi della produzione, di trasferimenti massicci di lavorazione, investimenti e manodopera nei paesi asiatici, dove il costo della forza lavoro è sensibilmente più basso e dove è possibile lo sfruttamento senza incorrere in alcuna vertenza sindacale. Va naturalmente aggiunta l’abbondante dose di ammortizzatori sociali concessi dallo stato, soldi pubblici spesi per consentire lo smantellamento degli opifici salentini e la perdita definitiva di migliaia di posti di lavoro, in nome di una “generica” ristrutturazione aziendale, di una “fantomatica” riqualificazione del personale e di una ancor più “immaginaria” politica di valorizzazione del marchio. Le leggi di mercato non guardano in faccia nessuno - così dicono. E lentamente assistiamo impotenti a un'involuzione dell’economica locale. Oggi i dati affermano che ormai più la metà delle scarpe esportate

viene prodotta all’estero. Nel Salento è rimasta solo la gestione commerciale e logistica, che richiede poche unità di personale. E se Adelchi mantiene i propri stabilimenti nel territorio italiano è per la sola ragione che le scarpe devono essere vendute sul mercato come “Made in Italy”. Si tratta di strategia aziendale. In realtà basta che una sola fase della produzione venga effettuata in Italia per ottenere il marchio. Le calzature salentine lavorate in gran parte all’estero, vengono importate in Italia e rivendute sui mercati con il marchio “Made in Italy”. Ma gli acquirenti non sono stupidi: sanno che dietro il marchio Adelchi si nasconde il Bangladesh o l’Albania. Di conseguenza il valore della scarpa scende, diminuendo anche quello delle esportazioni. Un fenomeno che potrebbe essere contrastato con il disegno di legge depositato e mai discusso in commissione parlamentare per il “Full Made in Italy”. Una proposta normativa che se applicata, garantirebbe il riposizionamento del marchio e della qualità del prodotto salentino. Ma il processo di delocalizzazione continua inarrestabile. Nel paese di origine, migliaia di lavoratori vengono privati del loro posto di lavoro iniziale e nel paese in cui la produzione è stata trasferita, migliaia di nuovi lavoratori vengono sfruttati a fronte di un salario ridicolo. E oggi al 2009, si trovano a difendere a

Laura Longo

denti stretti il posto di lavoro. Anche sui tetti del municipio. “Bisogna che tutto cambi affinché nulla cambi” diceva il principe Tancredi nel Gattopardo di Tomasi di Lampedusa. Tanti, troppi i tavoli di concertazione convocati a Lecce, con qualche tappa intermedia a Roma, per sortire a un solo e drammatico risultato che ai più sembrava la migliore delle soluzioni: la proroga della cassa integrazione. Fiumi di denaro pubblico spesi per mandare definitivamente a casa migliaia di lavoratori. Un errore clamoroso da parte delle istituzioni versare nelle casse dell’impresa milioni di euro di ammortizzatori sociali, consentendo alla stessa di esportare il lavoro all’estero. Ormai “les jeux sont faits” (i giochi sono fatti) e non è possibile limitarsi a fare i notai delle crisi economiche. L’Adelchi continua a produrre 10 milioni di paia di scarpe all’anno. Qui, è rimasto solo il ricordo dei pullman che portavano 2.000 operai e della sirena della fabbrica che scandiva i tempi di un paese intero. Gli stabilimenti “veri” sono in Albania, in India, in Etiopia. La crisi ha picchiato duro, preferendo le distanze. I prezzi di tomaie, suole, colle e scatole si decidono a migliaia di chilometri. E se c’è bisogno di un uomo per cucire, incollare, lucidare, semplice, basta andare in Egitto, in Romania o in India.

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CLIMA GLOBALE? OBIETTIVO EMISSIONI A IMPATTO ZERO

Ermelinda Placì

Non si tratta di qualche effetto speciale dell’ultimo film americano. È la realtà. Quella del terribile tsunami che colpì la Thailandia nel dicembre 2004 o quella più recente che ha colpito l’isole di Samoa. Scene catastrofiche che svelano nella loro durezza il rischio cui stiamo andando incontro a causa del surriscaldamento del pianeta. Il responsabile? Si dice che sia il diossido di carbonio (CO2), sostanza fondamentale naturalmente presente negli organismi viventi e alla base di importanti processi vitali, ma che - a causa dell’inquinamento causato dall’uomo - ha raggiunto livelli talmente elevati da provocare quello che comunemente, e non correttamente, viene definito: problema effetto serra. Anche se non tutti gli esperti sono concordi. Se alcuni, infatti, ritengono che non si possa stabilire un legame diretto tra surriscaldamento del pianeta e questi fenomeni, altri invece sostengono che pur non essendoci una relazione diretta, tuttavia, l’inquinamento e il conseguente surriscaldamento renderebbero gli effetti più dannosi. Lo scioglimento dei ghiacci e il successivo aumento del livello delle acque farebbe sì che la potenza e la violenza di uno tsunami sia di gran lunga maggiore. Inizia così la corsa al riparo. E finalmente, dopo decenni di richiami e di appelli, il clima globale diviene una delle priorità nell’agenda dei Grandi della ter-

ra. Se, infatti, Bush aveva ritirato l’adesione degli USA, favorita da Clinton nel 1997, al Protocollo di Kyoto, teso alla riduzione dell’emissione dei gas serra, oggi Obama torna a ribadirne l’importanza, l’indispensabilità e l’urgenza. A lui fa eco il leader cinese Hu

Jintao, che nel suo discorso in seno al Consiglio delle Nazioni Unite lo scorso 23 settembre, al di là di ogni aspettativa e invertendo ogni pronostico, si lascia sfuggire la promessa di limitare, entro il 2020, la crescita delle emissioni di gas serra per un “margine notevole”. La questione, già oggetto di discussione, lo scorso luglio, al G8, poi G14, allargato ai paesi economicamente emergenti, di fatto s’era conclusa nella vaghezza e rimandata a data da procrastinarsi. Probabilmente il 2050. Tuttavia, l’emergenza e la necessità di trovare una via d’uscita

dalla crisi ecologica, non solo economica, ha rimesso in discussione nuovamente la questione, fissando un obiettivo di medio termine entro il 2020. L’obiettivo è spingere le principali economie, a ridurre l’emissione di gas il più possibile fino a divenire gradualmente ad impatto zero. Un’utopia? “Ai posteri l’ardua sentenza!”. Resta il fatto che la salvezza del pianeta e quella dell’umanità richiede di fronte a questa dura e difficile sfida una mobilitazione totale, da guerra, pari a quella che conobbe l’Europa nei primi lustri del Novecento, come ha sottolineato su L’espresso Mark Herstgaard. Una mobilitazione che richiederà un cambiamento repentino soprattutto nel modo mediante cui l’uomo si approccia e si rapporta all’ambiente che lo circonda; il passaggio, se così possiamo dire, da un antropocentrismo, che vede l’uomo padrone e signore della terra, ad un “antropocentrismo relazionale”, per il quale l’uomo stesso è parte di quell’ambiente e di quell’ecosistema, dal cui equilibrio dipende la propria stessa sopravvivenza. Perché, come ha detto il Capo della protezione civile, Bertolaso a proposito di quanto è accaduto nei giorni scorsi a Messina: «La natura non uccide». Nel frattempo rimaniamo in attesa degli esiti dell’incontro sul clima che si terrà il prossimo dicembre a Copenhagen. Incrociamo le dita!


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LA SCIENZA CHE FA RIDERE di Rosanna Mastria

Tutto il mondo scientifico è in trepida attesa per il conferimento dei premi nobel di quest’anno, intanto altri premi per ricerche scientifiche sono già stati assegnati. Si tratta degli IgNobel una versione umoristica dei tanto ambiti premi nobel. La manifestazione è organizzata dalla rivista statunitense “Annals of Improbable Research” che letteralmente significa “Annali della Ricerca Improbabile” e si svolge presso l’università di Harvard. Gli organizzatori ogni anno quindi vanno a scegliere tra tutte le pubblicazioni scientifiche internazionali quelle più improbabili, che arrivano addirittura a sfiorare l’assurdo, per conferire quello che sarebbe da definirsi il meno ambito, ma sicuramente il più originale, premio scientifico internazionale. Tutta la cerimonia ovviamente è altrettanto bizzarra quanto lo sono i progetti di ricerca candidati ai premi. I vincitori hanno un solo minuto per esporre lo loro linea di ricerca, e allo scadere del tempo una simpatica bambina di otto anni urla “I’m bored” cioè “mi sono annoiata”. Ecco gli IgNobel assegnati in questa diciannovesima edizione: Salute Pubblica In questo campo vince Elena Bodnar che insieme ai suoi collaboratori dell’università di Chicago ha inventato e brevettato un reggiseno che, in caso di emergenza, può essere utilizzato come maschera antigas doppia: una per chi indossa il reggiseno e l’altra per il fortunato vicino. Pace

Forse vi sarete chiesti, o anche no, se in una rissa sia meglio usare una bottiglia di birra vuota o piena. Seri esperimenti condotti in Svizzera da S. A. Bolliger hanno dimostrato che effettivamente sarebbe meglio bere la birra prima e poi colpire con la bottiglia vuota. Un grande consiglio per un successo assicurato. Veterinaria Al contrario di chi pensa che le mucche non sono sensibili quanto altri animali domestici due ricercatori britannici della Newcastle University hanno visto che mucche amate, coccolate e chiamate per nome producono più latte delle altre. Ora ci spieghiamo la frase “è quello della Lola!” forse qualcuno era già a conoscenza di questa importante scoperta. Letteratura Il premio IgNobel per la letteratura è stato conquistato dalla polizia irlandese dopo aver multato per 50 volte un automobilista polacco di nome "Prawo Jazdy". La cosa strana è che "Prawo Jazdy" non è un nome proprio né in Irlanda né in Polonia, ma è un termine polacco che significa “Patente di Guida” e quindi presente su tutte le patenti di guida polacche. Per fortuna che c’è la polizia a punire questo pirata della strada! Medicina L’Ignobel per la medicina è uno dei premi più ambiti. A vincerlo il medico californiano Donald Unger che per 60 anni ha continuato a scrocchiarsi soltanto le dita della mano sinistra per dimostrare se questa abitudine può fare insorgere problemi alle articolazioni. E dopo tutti questi anni può ufficialmente affermare che scrocchiare le dita non fa venire l’artrite! C’è da dire comunque che a questo medico andrebbe anche un Nobel per la costanza! Pensando agli IgNobel forse qualcuno penserà che gli scienziati sono gente poco seria ma questa è "LA SCIENZA che prima fa ridere e poi pensare" come dice il motto degli IgNobel, ed anche se potrà sembrare strano dietro ed alcune di queste ricerche assurde ci sono delle vere basi scientifiche. Gli IgNobel sono quindi un modo per avvicinare, con simpatia ed ironia, la gente comune al mondo scientifico molto spesso accusato di essere accessibile solo da pochi eletti.

Economia

PUGLIA: 12.000 EURO PER OGNI ASSUNTO Dal 24 settembre le domande e sino ad esaurimento risorse di Marco Sponziello

Cari lettori, come promesso vi comunico che con atto del Digente del Servizio Lavoro e Cooperazione n. 472 dell'11 settembre 2009 è stato approvato l'Avviso pubblico per l'incentivazione dell'occupazione dei giovani inoccupati/e o disoccupati/e da inserire in Imprese operanti nell'intero territorio regionale, così come previsto con DGR n. 1567 del 09/09/2009. Ricordo che l'avviso ha lo scopo di promuovere nell'intero territorio della regione Puglia l'occupazione stabile dei lavoratori attraverso incentivi di natura economica alle imprese che hanno assunto o assumono nel periodo dal 1° gennaio al 31 dicembre 2009, con contratto di lavoro a tempo indeterminato, full-time o part-time non inferiore a 30 ore settimanali, soggetti svantaggiati, residenti in Puglia. In breve i requisiti per poter accedere al contributo.

Sono ammesse a presentare proposte progettuali le imprese, aventi sede legale e/o produttiva nel territorio della regione Puglia, le imprese di ogni dimensione, che svolgono attività economiche, le cooperative, i consorzi di piccole e medie imprese con attività esterna, aventi sede legale e/o produttiva nel territorio della Regione Puglia. Gli interventi sono finanziati con le risorse rivenienti del Fondo Nazionale per l'Occupazione per la quota trasferita alle Regioni per le azioni di politiche attive per un importo pari a € 3.000.000,00 per "Incentivi all'assunzione di soggetti svantaggiati residenti in Puglia". L'intensità massima dell'aiuto concedibile sotto forma di integrazione al salario per ogni assunzione a tempo indeterminato non deve superare il 50% del costo salariale lordo calcolato nei dodici mesi successivi all'assunzione e comunque non superiore

a € 12.000 per ogni assunzione effettuata a tempo indeterminato full-time. In caso di assunzione a tempo indeterminato parttime non inferiore a 30 ore settimanali, il contributo verrà riparametrato in proporzione alle ore contrattuali. Le domande di accesso agli incentivi potranno essere presentate a partire dal giorno 24 settembre 2009 e fino ad esaurimento risorse, a mano o a mezzo servizio postale, mediante raccomandata con ricevuta di ritorno, in triplice copia cartacea e n.1 copia in formato elettronico su cd rom, pena l'esclusione, al seguente indirizzo: REGIONE PUGLIA Area Politiche per lo Sviluppo Economico, Lavoro e Innovazione Servizio Lavoro e Cooperazione Ufficio Politiche attive per l'occupazione Viale Corigliano 1 - Zona industriale 70123 - B A R I


dai Paesi

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TE POZZANE FA SINDACO di Cesare Lia Un Sindaco (massima espressione dell’Autorità comunale) che acquista per conto del Comune un bene (nella fattispecie un frantoio ipogeo), magari abbandonato e trascurato, quando di storia ne ha tanta da raccontare alle attuali ed alle future generazioni, da un sedicente proprietario e lo traduce in bene fruibile dalla collettività impegnando risorse pubbliche, pur essendo assolto in appello dai Piazza di Specchia reati di falso e di truffa, viene condannato in appello per il reato di tentata concussione su denunzia del vero proprietario dell’ immobile, dichiaratosi tale dopo la compravendita, per aver ricevuto pressioni perché l’immobile stesso, pur avendo ricevendo il denaro dovuto, restasse in proprietà del Comune. E’ successo a Specchia, ridente Comune del Capo di Leuca, recuperato nel suo centro storico dal Sindaco condannato, in tutta la sua bellezza tanto da farlo diventare uno dei primi borghi più belli d’Italia, meta di turisti italiani e stranieri che aggiungono alle bellezze delle nostre coste anche quelle di natura culturale dei nostri piccoli centri e dei nostri insediamenti archeologici. A parte l’aspetto processuale, che non conosco, mi chiedo se può essere condannato un Sindaco, oltretutto per tentata concussione (reato che può essere commesso solo da un pubblico ufficiale) per aver probabilmente insistito sul reale proprietario

del bene perché lo stesso, già acquistato e sistemato dal Comune, restasse in proprietà dell’Ente, facendo mostra ai turisti delle bellezze autoctone del paese. Probabilmente il Sindaco avrà pure detto al proprietario, a cui ha fatto avere, comunque, le somme della compravendita che in un primo momento erano state versate al proprietario fasullo, che la sua attività imprenditoriale poteva avere maggiori vantaggi da una maggiore presenza di forestieri. Quale necessità poteva esserci per il Sindaco di fare ricorso a minacce o costrizioni, trattandosi di un bene che non interessava il suo patrimonio ma quello della collettività specchiese? Quale vantaggio avrebbe tratto per sé? Considerato, poi, che un pubblico ufficiale, come il Sindaco, avrebbe potuto far ricorso all’espropriazione per pubblica utilità, procedura adottata più volte a Specchia, a differenza di altri Comuni del Capo, per realizzare opere pubbliche per le quali i cittadini non si dichiaravano favorevoli a cedere i loro beni? Quale necessità vi era di abusare dell’autorità di pubblico ufficiale e della sua funzione per ottenere “l’altra utilità” di cui parla l’art. 317 del codice penale? Non sarà, forse, che al solito diverbio politico connaturato nel Comune di Specchia, vi sia stato un ricatto all’incontrario sulla disponibilità a mantenere la compravendita già intervenuta se….., per esempio,….. il

prezzo di acquisto fosse stato integrato? Certo, le testimonianze raccolte e rese da qualche pusillanime, evidentemente saranno state, quanto meno, ambigue sulla conoscenza dei fatti se non addirittura omissive sulla personale conoscenza delle vicende per non dispiacere o per non assumersi responsabilità o perché probabilmente minacciati. La realtà, però, non può essere che quella di un amministratore che, avendo dimostrato con i fatti come si può rendere bello ed interessante un paese del Capo di Leuca, non esita a prendersi qualche ingiusta condanna penale per dimostrare che quando si vuole le cose si fanno anche se a volte le centellinature degli articoli di legge possono portare conseguenze spiacevoli. Importante è che il reato di concussione non sia stato determinato da fatti relativi al bene ed all’interesse soggettivo del Sindaco ma al bene ed all’interesse collettivo di una popolazione che, certamente, domani potrà dire che la caparbietà e, forse, anche l’arroganza di un amministratore ha dato al Comune amministrato il giusto posto nel contesto sociale della Nazione, dimostrando a tanti soloni che il sud ha le sue capacità e le possibilità di competere con il resto del mondo. Solo se, al contrario del nostro atavico comportamento individualista, riusciamo a coniugare un interesse pubblico che possa dare ai privati un vantaggio di ritorno che consenta a questa nostra società emarginata e bistrattata di crescere, evitiamo che soprattutto i giovani, come ancora accade, tornino a fare le valigie per poter vivere e magari divenire i nuovi bossiani che considerano il sud la palla al piede dell’Italia.

DISCARICHE A CIELO APERTO Basta una semplice passeggiata tra le campagne di mezzo Salento per sfogliare un libro dell’orrore per l’impressionante mancanza di senso civico in cui si è sprofondati. È il manuale delle “discariche abusive a cielo aperto”, che spuntano a cadenza ormai giornaliera, a volte sul ciglio delle strade meno trafficate altre all’interno dei fondi inutilizzati, dove ignoti continuano ad ammassare i più svariati oggetti di rifiuto o attrezzi non più adoperabili nella vita quotidiana. Ne abbiamo individuate diverse in cinque Comuni, in particolare sulle vie vecchie o vicinali che li collegano. A Poggiardo, dopo un sopralluogo effettuato con il consigliere di opposizione Massimo Gravante, abbiamo scovato due bombe ecologiche, una al confine con Surano e l’altra sul cammino belvedere che collega la città al territorio di Minervino. Proprio in quel luogo, qualcuno ha pensato bene di appiccare il fuoco forse per farne sparire le tracce ma nella realtà (e nelle foto) si nota una striscia con materiali di scarto vari lunga una cinquantina di metri. C’è di tutto: elettrodomestici, letti smontati, un divano arancione, casse, secchi, bottiglie, cartoni, buste, file di eternit, lamiere, pannelli di copertura in vetroresina, sedie, macerie di risulta, copertoni di auto a non finire, abbandonati dall’incivile anonimo. «Tutto questo è la diretta conseguenza della mancata responsabilizzazione del cittadino da parte delle istituzioni - tuona il consigliere poggiardese Gravante -. È un comportamento da condannare (e sanzionare) quello di chi va a buttare in tal modo gli ingom-

branti, ma tutto ciò forse non si verificherebbe se ci fosse una maggiore educazione alla raccolta differenziata e l’avvio tanto atteso dei previsti ecocentri. Se ci fosse un ecocentro funzionante - continua Massimo Gravante - il cittadino si abituerebbe a conferire lì i rifiuti, addirittura in questi punti di raccolta, negli accordi contrattuali, è prevista la “Festa del riuso”». A dire il vero pure il sindaco Silvio Astore si era attivato nei giorni scorsi con la ditta Menhir e l’Ato Lecce/2 ma evidentemente non c’è stato verso di cambiare le cose. Uno spettacolo raccapricciante e una vergogna che grida vendetta per l’ambiente offeso, si presenta anche sulla via vecchia che lega Castro a Vignacastrisi. Pure qui cataste di eternit appena affumicato dal fuoco, batterie di auto in ogni dove, elettrodomestici e vernice sparsa persino su suolo pubblico. La speranza è che gli enti preposti si attivino al più presto per bonificare queste frequenti discariche abusive a cielo aperDiscarica tra Castro Ortelle e Vignacastrisi to. d.n.


da Poggiardo

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MAESTRI DI...FERRO Torna a casa con la gioia di aver gustato il trionfo, ottenuto grazie alla passione per il proprio lavoro: artista del ferro, fabbro professionista. L’erede di Antonio D’Andrea, l’indimenticato maestro salentino che elevò nei primi del Novecento a Lecce il ferro ad “espressione d’arte”, vive a Poggiardo e si chiama Antonio Elia. In poche ore, il giovane poggiardese alcuni giorni fa ha portato a casa il primo posto nel “Concorso Internazionale di Disegno e Progettazione” e il secondo premio al 4° Campionato del mondo di Forgiatura rientrante nell’ambito della “XVIII Biennale Europea d’Arte Fabbrile”, manifestazioni organizzate entrambe a Stia (in provincia di Arezzo). Il tema su cui gli sfidanti si dovevano confrontare era incentrato sul concetto

D.N.

“Equilibri”. Elia ha dapprima progettato e disegnato una spirale dedicata all’equilibrio circolare della Natura, un pesce grande che si mangia il piccolo e un fenicottero che sovrasta gli animali dell’acqua in attesa di gustare a sua volta un lauto pasto, e poi è passato alla forgia mettendo a punto una vera e propria opera d’arte. A gara conclusa, il fabbro è riuscito a colpire l’immaginazione della giuria internazionale, surclassando ben 24 concorrenti provenienti da altrettanti Stati del mondo, e a lasciare di stucco il padre Salvatore, titolare a Poggiardo da decenni della bottega di ferro battuto, per la maestria e la precisione adoperata nel creare e modellare l’opera senza l’ausilio di sofisticati strumenti se non degli attrezzi di base. Tornato nel Salento, Antonio Elia è stato applaudito oltre che dal collega-inventore Nunzio Casciaro di Vignacastrisi, anche da due suoi illustri compaesani, il sindaco Silvio Astore e il consigliere regionale Aurelio Gianfreda, sperando chissà di poter programmare nel prossimo futuro pure nella nostra provincia una “Biennale d’Arte Fabbrile”. «Questo riconoscimento ottenuto dal concittadino Antonio Elia, - dice Astore - è il segno forte e tangibile della capacità e dell’intelligenza dei nostri giovani e del nostro Istituto d’Arte poggiardese che da sempre sforna i migliori futuri artigiani e imprenditori salentini».

da Santa Cesarea Terme

SANTA CESAREA TERME: SINDACO E MAGGIORANZA RISPONDONO di Donato Nuzzaci

La maggioranza consiliare di Santa Cesarea Terme e il sindaco Daniele Cretì rispondono all’attacco lanciato dai gruppi consiliari “Per Santa Cesarea Terme”, “Orizzonti Condivisi”, dichiaratisi sul piede di guerra per la modifica, approvata nelle settimane scorse, al regolamento per il sindaco Daniele Cretì il funzionamento del Consiglio comunale nella parte in cui viene soppresso il limite di 30 giorni entro il quale il primo cittadino ha facoltà di rispondere ad interrogazioni ed interpellanze presentate dai consiglieri comunali. “La modifica non intacca alcun diritto della minoranza - spiega il capogruppo di maggioranza Sergio Frangillo - sia perché rimane sempre vigente il termine di 30 giorni per avere risposte scritte alle interpellanze (ovviamente quando si proporranno interpellanze o interrogazioni chiamando il sindaco a rispondere in Consiglio questi provvederà nella prima sessione utile) sia perché in qualunque momento i consiglieri comunali possono chiedere la convocazione del consiglio comunale. In verità - continua Frangillo - è accaduto in passato che questa maggioranza, presa da priorità amministrative a 360 gradi e su più fronti, non sia riuscita a rispettare il termine dei 30 giorni per dare risposte alle interpellanze che chiedevano risposte da dare di fronte al Consiglio. La modifica al regolamento non intende intaccare alcun diritto dei consiglieri di minoranza, ma serve per evitare critiche pretestuose”. Il sindaco Cretì da parte sua evidenzia che “dall’insediamento (anno 2008) ad oggi (29 settembre 2009) l’assise cittadina è stata convocata quasi sempre entro i 30 giorni, e ciò avvalora il fatto che non c’è nessun accanimento contro la minoranza”.

MONNEZZA di Francesco Elia

Archiviata l’estate 2009, arrivano le prime pioggie a diradare le nebbie e la foschia dello Scirocco. Ancora poca acqua, ma sufficiente a far nascere un po’ d’erba sul ciglio della strada, delle strade. Il gran caldo ha dipinto il paesaggio dei colori del secco, mentre grandi nuvole di polvere si alzavano al passaggio di ogni mezzo…Eppure, ovunque, uno strato di carte e cartacce, plastiche e buste blu e gialle e bianche e nere di monnezza. Una ferita alla vista, un’altra più profonda al cuore. Perché? Se c’è un perché, fatico a capirne l’esistenza, e non provo neanche a cercarlo. Ed ogni giorno, per ogni tratto della mia terra che il lavoro zingaro mi porta a girare, subisco lo stupro della vista. MONNEZZA… nelle piazzole di sosta della superstrada…agli incroci…nelle strade di periferia…nelle campagne confinanti con le strade, qualsiasi strada. BASTA! Amministratori del nostro territorio, sveglia! Un’isola felice trasformata in una discarica continua, questo siamo diventati. Eppure i corpi di Polizia Municipale dei nostri Comuni, almeno durante il periodo estivo, non sem-

brerebbero sguarniti di personale. Non è forse preferibile vigilare sul proprio territorio, piuttosto che organizzare una difficile bonifica? E la Vigilanza Ambientale delle società che smaltiscono i rifiuti? Ed i vari corpi di tutori dell’ordine? Al di là di qualsiasi colore politico Voi siate, la Vostra coscienza di Amministratori non può non interrogarsi su come porre rimedio a questo scempio. Chiamate alla loro responsabilità le Società che raccolgono i rifiuti, se ne ravvisate gli estremi; oppure chiedete aiuto a noi cittadini. Non si tratta di affermare una vostra debolezza, bensì di sottolineare i motivi del vostro impegno per questo territorio. Non basta più il bel gesto di una Giornata Ecologia o dell’un impegno sporadico di persone sensibili che ripuliscono la spiaggietta di Porto Miggiano qui a S.Cesarea. Il problema è diffuso e le emergenze vanno affrontate con spirito di squadra; ma per uscirne definitivamente fuori servirebbe una Politica con uno sguardo oltre il piccolo orticello… profumo di pioggia…più facile che piova …crescerà l’erba.


Storie

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MESCIU MARIU SCARASCIA RACCONTA LA STORIA DELLA SUA FAMIGLIA

(Terza Parte)

di Salvatore Errico ... Le parti più importanti “du trainu” erano le seguenti: “a lattera”, ossia il fondo della cassa dove si poggia la merce e si sistemano le persone; “e ncasciate” (la sponda destra e sinistra); “a portella de nanzi e chira de reta” (lo sportello anteriore e quello posteriore); “e doi rote; l’assu; e doi stanghe” (sulle quali si metteva la targhetta di identificazione del mezzo, per il quale si versava la tassa di circolazione e si doveva fare la revisione periodicamente). Poi c’erano, come parti accessorie: la “valanzola” che era ubicata sulla stanga sinistra e che serviva per attaccare un altro animale accanto a quello principale per aiutarlo quando il carico era eccessivamente pesante; il freno, il quale, appena azionato, faceva toccare le ruote con le “martelline”; ogni sponda aveva 4 “varre” di legno site ad una distanza di 80 centimetri l’una dall’altra; “u staffo- mesciu Mariu ne” sulla parte laterale destra, che serviva per salire “su llu trainu”; sulla sponda laterale sinistra vi era uno “zoccoletto” dove si attaccava il secchio, nel quale si versava l’acqua per abbeverare il cavallo o l’asino o il mulo; “u ciucciu”, un pezzo di ferro a forma di ipslon che serviva per non far pesare sull’animale il carico prima della partenza; “a sacchetta” per mettere un po di paglia o fieno o biada per sfamare l’animale durante le soste. I traini, i birocci e gli sciarabà, a causa delle strade dissestate e polverose percorse, del continuo trasporto di merci e persone e sosprattutto delle intemperie a cui erano esposti, avevano bisogno di periodiche manutenzioni; chi invece li riparava nelle “rimese” effettuava queste operazioni meno frequentemente. “A puteca noscia” era molto conosciuta in paese e nel

Capo di Leuca, addirittura mio padre aveva un locale a Salve dove lavorava le traine e il lavoro sia quello portato dai locali che dai forestieri non mancava mai. Pochi erano coloro che pagavano al termine del lavoro, spesso si doveva aspettare che i contadini dovessero incassare le somme dalla coltivazione del tabacco, di cereali, dalla vendita dell’olio, ecc. Nel 1961 io e mio fratello Nicola cessammo l’attività di carpentieri perché rilevammo il bar Galati dello zio Pippi (marito di una sorella di papà) per 2 mi-

u Ninu Cardascia” a darmi una mano per la pasticceria, in quanto Nino era esperto in quel campo (infatti, in occasione di battesimi, cresime ed altri eventi importanti veniva chiamato a casa di privati per preparare torte, dolci e gelati). Nel 1964 tutti quei fabbricati tra la torre e la casa del Codacci – Pisanelli vennero abbattuti e fui costretto a trasferire la sede del mio pubblico esercizio nei locali a piano terra di palazzo Gallone, divenuto da qualche anno di proprietà del Comune di Tricase. Nella nuova sede avevamo tantissimo spazio a disposizione. Entrando si trovava sul lato destro il bancone dove servivamo i clienti; nella stanza attigua sul lato sinistro vi erano diversi tavolini e sedie dove si sistemavano i nostri avventori a giocare a carte (scopa, briscola, tressette, ecc.). Il bar, che aprivamo alle 5 del mattino, era diventato il punto di riferimento degli artigiani, degli operai, dei pendolari, degli autisti, dei commercianti ambulanti (soprattutto quelli del mercato settimanale del martedì che si svolgeva in piazza Vittorio Emanuele ora Giuseppe Pisanelli); essi, infatti, prima di iniziare la loro giornata passavano dal bar Scarascia per prendere il caffè o il cappuccino e assaggiare qualche pasticcino appena sfornato. Nel 1981 abbiamo abbandonato i locali del castello per trasferirci nella nuova sede di nostra proprietà in piazza Cappucini, zona che rispetto a piazza Pisanelli era diventata più appetibile per il commercio. Dopo qualche anno l’attività venne rilevata da mio figlio Giuseppe, il quale l’ha gestita per diversi anni e poi qualche anno fa ha deciso di cedere l’azienda a terzi.”

lioni di lire. Questo esercizio pubblico si trovava in via Pisanelli (ora San Demetrio) ed era attaccato, con altri locali, tra la casa dei Codacci Pisanelli e la torre piccola (quella della Pro – Loco). La società con mio fratello durò circa 2 anni, poi rilevai anche la sua parte. Per quanto concerne la pasticceria necessaria per il bar, non avendo esperienza nel settore, ero costretto ogni giorno a recarmi a Specchia per rifornirmi da Maisto. Avevo, però, l’accortezza di andare in anticipo perché volevo “rubare” pian piano i segreti dell’arte del pasticciere. Dopo 2 anni mi sentii pronto per realizzare la pasticceria da solo. Nei giorni festivi e in occasione di feste particolari, quali quelle natalizie, pasquali e di alcuni santi imporsu www.diciamo.it tanti come, per esempio, San Vito, nella sezione “Storie”, l’intero racconto Sant’Antonio e San Giuseppe, chiamavo “


Che passione la cucina! Le ricette di Francy a cura di Pietro Russo

Ingredienti: • • • • • • • • •

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TORTA DI MELE alla Dolly

per 4 persone

due o tre Mele; 3 uova intere; 10 cucchiai di zucchero; 1 bicchiere di olio di mais; 12 cucchiai (colmi) di farina; Succo di arancia, limone o ananas; Burro q.b., per ungere il tegame; Zucchero a velo; Cacao in polvere, per guarnire.

IL PIATTO PRONTO

L’AUTUNNO E’ INIZIATO, ABBIAMO BISOGNO DI ZUCCHERI. DOLLY E’ IL NOME DELLA SIGNORA CHE MI HA DATO LA RICETTA.

PREPARAZIONE Tempo di preparazione: circa 30 minuti

Tempo di cottura: 30 minuti in forno caldo a 160°

Difficoltà: Media

Scrivete a redazione@diciamo.it per dare un giudizio alle ricette pubblicate e per contribuire alla rubrica con le vostre ricette.

1. Tagliate due o tre mele a pezzetti, fatele macerare con del succo di arancia o di limone (potete usare anche del succo di ananas). 2. In una ciotola sbattete tre uova intere (albume e tuorlo) con 10 cucchiai di zucchero. Aggiungete un bicchiere di olio di mais e versate poco alla volta dodici cucchiai colmi di farina, poi una bustina di lievito (tipo Bertolini o Pan degli Angeli). 3. Mescolate il tutto con uno sbattitore a frusta e per ultimo versate le mele, che avete tagliato a pezzetti precedentemente, mescolando questa volta con un cucchiaio. 4. Mettete il composto in un tegame da forno, che avrete spalmato con dell’olio e infarinato , per evitare che la torta si attacchi al fondo. 5. Infornate a forno caldo e cuocete a 160° per circa mezz’ora. 6. La cottura è terminata quando la parte superiore si colora e quando, infilato uno stecchino nell’impasto e tirato fuori, rimane asciutto 7. Tolta la torta dal forno, lasciatela freddare e spolveratela con lo zucchero a velo miscelato con del cacao in polvere.


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Riceviamo e Pubblichiamo POLITICA E SOCIETA’

Mancanza di libertà o complotto? Una settimana ricca di avvenimenti importanti per gli italiani: varo dello scudo fiscale, manifestazione per la libertà di stampa, tragedia di Messina. Consapevoli che il nostro giornale è letto in prevalenza da cittadini che non leggono altri giornali, cerchiamo di riproporre gli avvenimenti nel loro svolgersi effettivo onde permettere al lettore una conoscenza della realtà, altrimenti difficile, in quanto i media, in particolare la TV, ne danno una parziale rappresentazione. Iniziamo dalla manifestazione di sabato 3 ottobre per la libertà di stampa. Ci chiediamo: esiste realmente un pericolo di libertà oggi in Italia?. Noi non possiamo forse scrivere liberamente quanto pensiamo? Guardato così il problema potremmo dire non esista. Se invece teniamo conto della premessa che la gran parte dei cittadini non legge giornali, il problema esiste ed è grave. I cittadini hanno il diritto di sapere, i giornali (comprendendo nella accezione anche i telegiornali) hanno il dovere di informare. Lo scandalo che da mesi circonda il Presidente del Consiglio non è stato trattato dai telegiornali, perché considerato gossip. Lo stesso Presidente potè la sera successiva al primo accadimento (le dichiarazioni della moglie) presentarsi a Porta a Porta e dare una versione propria dei fatti. Sol che in Italia non proprio tutta la stampa è asservita al potere. Qualcuno evidenziò una serie di contraddizioni nelle affermazioni del premier. Chiese un’intervista. Di fronte al diniego pose una serie di domande che a tutt’oggi non trovano risposta. E nei confronti di chi non ha voluto lasciar cadere il problema si è esperito il tentativo di zittire quei giornali rivolgendosi ai giudici. E qui va evidenziato un doppio modo di comportarsi. Ci si serve dei giudici per tentare di intimidire chi fa il proprio dovere di giornalista, mentre ogni volta che un giudice evidenzia un comportamento del potere al limite della legalità, si grida al complotto. Ancor di più. Negli USA e negli altri grandi Stati dell’occidente di fronte agli scandali in cui sono incappati i potenti, giornali, telegiornali e network, ognuno per la sua parte, hanno reso partecipi i cittadini, permettendo loro di formarsi un’opinione. Nel caso Berlusconi il cittadino europeo conosce il caso meglio di quello italiano e può farsi un giudizio autonomo. Perché? Perché l’intero universo televisivo è controllato, direttamente o indirettamente, dall’unico soggetto, che cumula proprietà diretta della TV privata con l’essere capo del governo e della maggioranza parlamentare, oltreché del primo partito. Un’anomalia. Che nessuno ha mai voluto affrontare seriamente. Che pone un problema costante di verità. Che diventa problema di libertà quando il soggetto denuncia, minaccia, chiede agli imprenditori di non fare pubblicità sui giornali che osano scrivere ciò che a lui è sgradito. La proprietà di alcuni giornali gli permette poi operazioni di killeraggio mirato. Il direttore di Avvenire, giornale dei Vescovi, è stato impallinato in tal modo servendosi di veline

di Annibale Elia

false, spacciate per vere, contenenti calunnie della peggiore specie. Il neo direttore del Giornale fa quanto il vecchio si era rifiutato di fare; si era rifiutato cioè di “rovistare nei letti di direttori ed editori” di altri quotidiani. Questo è il quadro. Chiediamoci c’è solo un problema di verità o è anche una questione di libertà? I giornalisti intimiditi scriveranno ancora liberamente? ***** E si grida al complotto. Sapendo bene che serve, come sempre, per nascondere il problema. Fin dall’origine. Da quando il Presidente Craxi interruppe una visita di Stato in Gran Bretagna per firmare un decreto che permetteva a Berlusconi di trasmettere su base nazionale. Con la partecipazione, tanto interessata, del nostro sottosegretario Leccisi. Ricordare giova. Tanto ricorda il Nostro che fa eleggere in FI moglie e figlio di Leccisi in quel di Milano… E’ complotto perfino l’ultima sentenza del tribunale di Milano che condanna la Fininvest a risarcire la CIR di De Benedetti per 850 milioni di euro. Danni per il lodo Mondadori comprato. Giudice Metta, corrotto. Previti, condannato. Berlusconi, salvato solo perché gli vengono riconosciute le attenuanti generiche. E, quindi, il reato si prescrive. Si prescrive ma lui rimane “privato corruttore”. Scrivono i giudici nella sentenza di condanna di Cesare Previti “la retribuzione del giudice corrotto è fatta nell’interesse e su incarico del corruttore” Attenuanti riconosciutegli perché Presidente del Consiglio. Credo sarebbe dovuto essere l’inverso. Così vanno le cose… E si serve della politica, minaccia una manifestazione popolare ed elezioni anticipate. Perché? Per difendere il suo patrimonio. Perché “se non scendo in campo questi mi distruggono” la motivazione del ’94, sempre valida ed attuale ****** Lo scudo fiscale varato dal Parlamento: un altro tassello della medesima strategia. Ai furbi si permette con un obolo di riportare in patria i denari frutto di loschi traffici e/o di evasione fiscale. Cancellando i reati commessi. Compari per sempre. Manigoldi e impuniti. La tragedia di Messina. Colpa dell’abusivismo, denuncia Bertolaso. Chieste 1200 demolizioni non ne hanno fatta una, grida con ira il capo dei Vigili. Il Capo del governo in conferenza stampa afferma che avevano previsto tutto. In spregio ai morti e agli sfollati. Lui campione di condoni tombali e condoni edilizi. Sempre pronto a raccontare, senza contraddittorio, della sua grande capacità di fare miracoli. Come a L’Aquila dove le prime case sono state consegnate con maggiore ritardo rispetto ai terremoti di Umbria e Marche. Nessun cronista televisivo ha avuto il coraggio di dirlo, solo un umile redattore di giornale lo ha certificato. La TV ci ha ammannito il miracolo che non c’è.


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DICICRUCI di S. Laraia Orizzontali

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1. Costrutto sintattico latino; 12. L'Antonella defenestrata da "La prova del cuoco"; 13. Ebbe tre giorni da paura in un film di S.Pollack del '75; 16. Supporta i rapinatori; 17. Un modo di "accomiatarsi" da una missione bellica; 20. Un saluto arabo; 21. Può intimarlo un funzionario dell'ordine; 22. La terra di origine; 23. La fine delle liti; 25. Il re che ..spettina; 27. Se dal treno scende il reo; 28. La Duncan danzatrice USA; 32. La Capitale del Canavese; 33. Area persiana destinata al commercio; 34. Serpente che avvolge..a volte troppo; 35. Orbo in centro; 36. Inizio di ibernazione; 38. Il solista dei "Police"; 40. Una lingua provenzale; 42. La fine di Menelao; 43. Lo sciogliersi delle nevi; 45. Delimitano aree; 46. Cela donne..islamiche; 50. La Bokova eletta alla guida dell'UNESCO; 2. Connery 007; 54. La via dei ragazzi di Molnar; 55. La provincia di Cavatigozzi (sigla); 56. Un frutto non ancora di stagione; 59. Il sottoscritto; 60. Dea egizia della maternità; 61. Uno stile che caratterizza il genere poliziesco; 64. Un marchio della grande distribuzione; 65. Presiede il collegio dei Cardinali; 67. La Negri poetessa; 68. Capitale dell'Eritrea; 69. Quello Alfano è tacciato di incostituzionalità; 70. Un lieve accenno.

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Verticali 1. E' provvisto di mouse; 2. Quotidiano spagnolo molto critico nei confronti di Zapatero; 3. Un undici madrileno; 4. Suggestiva e verdeggiante isola del nord; 5. Cremaschi ne è esponente di spicco; 6. Al centro dell'arca; 7. La Celeste verdiana; 8. Il cream che si scioglie; 9. Ducato della Gran Bretagna; 10. Può essere unica in un armadio; 11. Parlamentare PD che osteggia l'uso della pillola RU486; 14. Frutto tipico dell'Africa mediterranea; 15. La Silvia di Romolo e Remo; 18. Raganelle arboree; 19. Una voce a sette e mezzo; 20. Regione austriaca al confine con la Slovenia; 24. La Pacis nel centro storico di Roma; 26. Città francese della regione del Rodano; 29. Ha scritto " Vita standard di un venditore provvisorio di collant" (iniz.); 30. Le performance del pigro; 31. Andati in fumo; 34. Cocchio romano da guerra; 37. Sport da basse temperature; 39. Capoluogo del Friuli (sigla); 41. Il Re shakespeariano padre di Cordelia; 43. Grande porto polacco sul baltico; 44. Leoluca dell'IDV; 47. Si citano con i costumi; 48. Il Re dal tocco "dorato"; 49. Lo era Guglielmo secondo di Germania; 51. E' dorata quella di grano in giugno; 53. Capoluogo della Bassa Normandia; 54. Madonna ne è la regina; 57. Diana musa di Michael Jackson; 58. Il Monte della titanide Rea; 62. Vocali in zona; 63. Un tasto sul videoregistratore; 66. Parte centrale del polo; 67. Sono nell'Adige e nell'Adda.

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Le soluzioni sul prossimo numero con il nome del vincitore Sotto le soluzioni del cruciverba del numero precedente con cui è stata premiato il sig. Lecci Antonio 1

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REGOLAMENTO Il primo, che da martedì 13.10.2009 dalle ore 9.00, invierà a: redazione@diciamo.it la soluzione del cruciverba, riceverà in premio un buono pizza e birra per 2 persone offerto dal “PICCHIO HOTEL” di Pescoluse. Non sono ammessi gli stessi vincitori per almeno 3 concorsi consecutivi.

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10 ottobre 1913 - L’esplosione della Gamboa Dike segna il completamento del canale di Panama, che collega l’oceano Atlantico con l’oceano Pacifico. 10 ottobre 1813 - Nasce a Le Roncole (Parma) Giuseppe Verdi. La sua prima opera venne rappresentata alla Scala quando aveva 26 anni. 12 ottobre 1492 - Dopo 70 giorni di navigazione, Cristoforo Colombo, al comando di una flotta di tre navi, giunge in un’isola delle Bahamas. È il giorno della scoperta dell’America. 16 ottobre 1978 - Il cardinale polacco Karol Wojtyla viene eletto al soglio pontificio con il nome di Giovanni Paolo II. È il primo pontefice straniero dal 1523. La sua fervida attività apostolica e la sua personalità ne fanno uno dei personaggi più significativi della storia del XX secolo.


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