Diciamo_N°76_annoIII_26.09.09

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Quindicinale Indipendente

Anno III n. 76

PANETTERIA FRANGILLO MARCELLO

26 SETTEMBRE 2009

di FRANGILLO NADIA

PANE E PRODOTTI TIPICI SALENTINI SANTA CESAREA TERME via Roma c/o Mercato Coperto

MORIRE PER LA PACE di Francesca De Marco E’ giovedì 17 settembre 2009. Ore 10 del mattino, circa. Dal televisore acceso ecco una sigla conosciuta e un po’ temuta: è il telegiornale, in edizione straordinaria.

TRICASE: MUSARÒ AZZERA LA GIUNTA In questo numero STORIA DI DIARIO DI BORDO. I LIONS IN “MADRE RUSSIA”

di Laura Longo

Fine settimana di fermento a Palazzo Gallone. Il sindaco di Tricase gira pagina e azzera la giunta, mandando a casa, per il momento, la propria squadra di maggioranza.

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a pag. 5 CRISI AL COMUNE DI TRICASE

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MARINA DI LEUCA: GARA DI PESCA. ECCO I VINCITORI

LA RABBIA E L’ORGOGLIO

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di Rita Lia

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QUELLA GUERRA TANTO LONTANA E COSÌ VICINA di Ermelinda Placì

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In questi giorni non si farà altro che parlare di ragazzi vigliaccamente uccisi, di soldati che muoiono in guerra, di estremo e bieco islamismo che con atti di terrore pensa di poter risolvere questioni politi-

PARADISI D’OGGI

che ben più grandi di noi. Proprio in questi giorni, però, ricorre un anniversario di morte che diventa assurdamente attuale, quello della giornalista e scrittrice Oriana Fallaci. Continua a pag.

IL BURQA? L'ISLAM NON CONOSCE OSTACOLI

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LA GALLINA CONTINUA A NON FARE UOVA –2

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S.C.T.: REGOLE E DINTORNI

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di Lucio Vergari

Un vecchio adagio recita: “in guerra e in amore non esistono regole”. Sarà pur vero, ma l’ultimo attentato, messo a segno e rivendicato dai talebani, che ha colpito i parà italiani, uccidendone sei e ferendone altri quattro, mette in luce la spietatezza di una guerra combattuta in una terra così lontana e in un territorio tanto impervio, insidioso e arido come l’Afghanistan. Una guerra, che tutti, sembra, abbiamo dimenticato, ma che di fatto c’è; di fatto viene combattuta quotidianamente a rischio della vita. Né sono mancate sin dalla prima ora le critiche e gli interrogativi circa la giustezza di questo conflitto (se è possibile “esportare” la democrazia in ogni parte del mondo? Continua a pag.

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LA MORTIFICAZIONE DI UN POPOLO

Dire che la Santanchè non l'abbia capito è un eufemismo, visto che l'ultima preghiera del Ramadan milanese finisce proprio con la leader del Movimento per l'Italia accasciata vicino ad una macchina. Tutto questo perché la Santanchè ha protestato contro l'uso del burqa, strumento islamico fondamentalista di sottomissione e umiliazione per le donne musulmane ed è stata colpita da un uomo con il braccio ingessato, mentre una donna cercava di colpirla con un palo di un segnale stradale divelto. Continua a pag.

a pag. 8 REGIO NE PUGLIA: VARATO IL BANDO SULLA NUOVA OCCUPAZIONE

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MESCIU MARIU SCARASCIA RACCONTA LA STORIA DELLA SUA FAMIGLIA

a pag. 9 RISOTTO AGLI ASPARAGI CON CALAMARI E COZZE

a pag. 10 CALABRO-GOL E PRIMA VITTORIA IN CAMPIONATO

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A RIPENSARE NON SI SBAGLIA

a pag. 11 TRICASE DA REINVENTARE

di Cesare Lia

“Tornare alla casa del padre” è una dizione propria ma triste, “Tornare all’ovile” è anch’essa una dizione propria ma poco aulica, “Tornare nella propria casa” è la dizione secondo me appropriata e reale. Continua a pag.

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a pag. 6 DAMA O NON DAMA?

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VINCI SUBITO UN BUONO PIZZA E BIRRA PER 2 PERSONE CON I NOSTRI DICICRUCI

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è su...

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La notizia arriva da Kabul, capitale afghana che si fa sentire spesso per il boato delle sue bombe, per la violenza delle sue strade, per una guerra che sembra non finire mai. Ore 12:10 locali, sulla strada che porta dall’aeroporto al quartier generale delle forze internazionali Isaf, nei pressi della rotonda Massud, dove il traffico diretto verso l’ambasciata Usa è rallentato dai controlli, una Toyota bianca con a bordo un kamikaze e imbottita di esplosivo (si parla di almeno 150 kg) si è fatta esplodere dopo essersi infilata tra un convoglio della Nato e due blindati italiani “Lince” di scorta, colpiti in pieno dall’esplosione. Sei militari italiani hanno perso la vita e quattro sono rimasti feriti. Fanno tutti parte del 186esimo Reggimento Paracadutisti di stanza a Siena, tranne un ferito che è militare dell’Aeronautica. Fra i civili, si contano 15 vittime e 55 feriti. L’attentato viene rivendicato dai talebani con un sms inviato da un numero telefonico appartenente al loro portavoce, Zabiullah Mujahid, anche se l’ingente quantitativo di esplosivo utilizzato pone il dubbio che l’obiettivo non fosse il convoglio militare bensì una delle ambasciate straniere presenti nella capitale. Gli effetti dell’attentato sono stati devastanti e non solo per le case e i negozi distrutti sui lati della strada; sono i cuori ad essere devastati senza possibilità di

MORIRE PER LA PACE ricostruzione! Il cuore di chi ha sentito nominare un figlio, un marito, un amico, un padre tra le vittime, ma anche quello di chi piange semplicemente dei ragazzi che, in nome di un ideale, con coraggio, con sacrificio, con tanta paura nascosta nel profondo, ma con la fierezza di essere portatori di pace, sono partiti, lasciando la loro casa, i loro affetti e la loro terra, per portare un po’ di civiltà dove sembra non esserci, un po’ di libertà, un pizzico di speranza in un popolo che, per decenni, è stato soggiogato dalla violenza e tenuto in pugno, con il terrore, dal regime dei Talebani. Questi nostri soldati erano lì per la pace, per farne conoscere e amare la necessità, ma,quando ci si trova di fronte a notizie del genere, la rabbia porta a chiedersi se sia giusto cercare di far del bene, anche a costo della vita, a chi un cuore sembra non averlo. Se già qui, in Italia, dove abbiamo, o meglio, dovremmo avere il senso profondo della sacralità della vita, riusciamo, con cinismo, a scherzare su tanto dolore, se siamo arrivati a dover ascoltare, inorriditi, frasi tipo “10, 100, 1000 Nassirya “o ancora ” è uscito il 6 sulla ruota di Kabul”, cosa possiamo aspettarci da chi nella violenza è cresciuto e non conosce altro? Attualmente i militari italiani impegnati in Afghanistan nell’ambito della missione Isaf sono circa 3.100, tra l’area di Kabul e

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la regione ovest ma, nonostante la massiccia presenza di forze armate internazionali, a Kabul si sono moltiplicati gli attacchi suicidi dei Talebani. Rosario Castellano, comandante della Folgore e responsabile della regione Ovest, dichiara che gli italiani subiscono un attacco al giorno dai ribelli. Forse è vero, è un controsenso esportare la democrazia imponendola a chi non la vuole, ma non quando la decisione di sbarrare la strada del dialogo è frutto della pazzia di pochi fanatici delinquenti e chi ne subisce le conseguenze è la maggioranza inerme. I nostri soldati, i nostri eroi sono partiti con tanti sogni ed hanno lasciato a casa madri, padri, mogli e figli che li hanno visti tornare, a bordo di un C-130 dell’Aeronautica all’aeroporto militare di Ciampino, chiusi in una bara avvolta dal tricolore, portati a spalla da soldati della Folgore e accolti da un picchetto d’onore. Le salme hanno ricevuto la benedizione dell’ordinario militare monsignor Vincenzo Pelvi e, a render loro gli onori, c’erano le più alte cariche dello Stato. I sei soldati caduti sono stati salutati da un lungo applauso e da tante lacrime per chi ha speso la propria giovane vita per qualcosa di profondamente giusto. Non c’è più nulla da dire, solo tanto dolore... e un silenzio che fa troppo male. ONORE AI NOSTRI CADUTI!


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dalla Prima QUELLA GUERRA TANTO LONTANA E COSÌ VICINA Ermelinda Placì

E ancora: chi può stabilire che i principi che regolano le istituzioni democratiche dell’Occidente siano i migliori e il solo catalogo universale di diritti dell’uomo?); né mancano, a tutt’oggi, le accuse all’ex amministrazione Bush di aver trascinato gli Stati uniti d’America e l’Occidente intero in un nuova guerra del Vietnam. Ciò malgrado, si continua ad addurre a giustificazione la tesi della necessità di questa guerra e l’impossibilità dell’Italia di decidere da sola nel consesso internazionale. Nel frattempo le vittime non si contano fra i militari americani, fra quelli Europei e anche fra quelli italiani, mandati lì a garanzia della “pace”. L’efferatezza e la violenza dell’ultimo agguato teso ai militari italiani poi mostrano e mettono in evidenza lo stato di esasperazione in cui si vive in quelle terre lontane e l’esigenza di un controllo più capillare del territorio. Il ministro della difesa La Russa ha definito l’assalto ai militari italiani: «vigliacco ed infame»; nel frattempo al boato dell’esplosione seguiva quello del dolore delle famiglie, dei parenti delle vittime e della intera comunità italiana; un’esplosione che ha segue da pag. 1

raggiunto anche il nostro Salento, che ora silenzioso attende la salma del suo eroe. Così, quel conflitto lontano diviene vicino e la realtà della guerra ci raggiunge, ci fa sentire l’odore acre del fumo dopo lo scoppio. Ma tutto questo dovrebbe farci riflettere profondamente sulla necessità, sul dovere e sull’impegno di tutti e di ognuno “a rifare l’uomo”. Quello stesso impegno a cui faceva appello Salvatore Quasimodo che, in una sua lirica del 1947, profondamente lacerato dall’esperienza tragica e traumatica della guerra, scriveva: UOMO DEL MIO TEMPO Sei ancora quello della pietra e della fionda, uomo del mio tempo. Eri nella carlinga, con le ali maligne, le meridiane di morte, t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche, alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu, con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio, senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,

come sempre, come uccisero i padri, come uccisero gli animali che ti videro per la prima volta. E questo sangue odora come nel giorno quando il fratello disse all’altro fratello: «Andiamo ai campi». E quell’eco fredda, tenace, è giunta fino a te, dentro la tua giornata. Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue Salite dalla terra, dimenticate i padri: le loro tombe affondano nella cenere, gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore. (da Giorno dopo giorno, Mondadori, Milano 1965) È con l’intensità di questi versi ancora tanto attuali e l’auspicio che tutte le guerre, combattute nel mondo, cessino, che vogliamo salutare i nostri militari e rendere loro omaggio. È con questi versi che vogliamo esprimere tutto il nostro dolore e la nostra amarezza verso una umanità, che si dice sempre più civilizzata, ma che di fatto resta incapace di abbandonare quell’antico clichè e modello: Caino, il fratello.

LA RABBIA E L’ORGOGLIO

Rita Lia

Chi scrive non vuole soffermarsi troppo sul fatto che la Fallaci ho certo bisogno del suo presunto pacifismo. Infatti la conosco fosse una eccellente giornalista, spesso protagonista della Sto- fin da ragazzina quando insieme ai miei genitori combattevo ria contemporanea, né sul fatto che fosse una grande scrittri- per dare a lei e ai suoi compari la libertà di cui vi approfittate“. ce, né, ancora, su quanto abbia inciso con i suoi libri e con il Purtroppo resta il fatto che per contrastare ideologie medioesuo lavoro su quelle che oggi ritengo essere le mie convinzioni. vali non bastano né parole né diplomazia A VOLTE E’ NECESSALa ricorrenza del terzo anniversario dalla morte di Oriana Falla- RIO COMBATTERE! PERIODICO ISCRITTO AL NR. 1005 DEL è ci da modo a chi scrive di ricordare ciò che lei, grande conosci- Q u e s t o REGISTRO DELLA STAMPA DEL trice dei nostri giorni, pensava dell’eterno conflitto tra Occi- l’insegnamento che TRIBUNALE DI LECCE IN DATA 26.11.2008 dente e mondo Arabo. Oriana Fallaci era una donna di guerra, ci ha lasciato Oriana Direttore Editoriale lei che già da bambina si oppose ai tedeschi seguendo il padre Fallaci, la cui vita è Salvatore Giannuzzi nelle fila della Resistenza, lei che da grande giornalista vive sul stata devastata da d.editoriale@diciamo.it campo la guerra del Vietnam, lei che in prima persona osserva guerre alcune delle Redazione il conflitto in Medioriente da cui nasce “Insciallah”, il romanzo quali ci hanno conSalvatore D’Elia, Cesare Lia, Barbara Ferrari, in cui ipotizza ciò che maggiormente la preoccupava, cioè la sentito di essere Rita De Iaco, Antonio Baglivo, Daniele Baglivo, pianificata islamizzazione dell’Occidente da parte degli Arabi. quello che siamo: Vito Accogli, Rosanna Mastria, Rocco Chirivì, Così tangibile era questa paura da parte di una donna che co- uomini liberi. Maria Soledad Laraia, Roberto Molentino, Francesca Cesari, Annibale Elia, Laura Longo, nosceva bene l’Islam e i meccanismi della ricerca del poteDonato Nuzzaci, Lucio Vergari, Pietro Russo, re, che lei, così contraria alla guerra, perché fin troppo Salvatore Errico, Carlo Pasca, Attilio Palma, bene la conosceva, arriva a giustificare l’uso della forza Rita Lia, Francesco Elia. militare nei paesi arabi da parte dell’esercito statunitense, Stampato c/o Associazione Culturale Diciamo ritenendo fondamentale che la democrazia, la libertà, il in Tricase, alla via G. Garibaldi, 60 potere al popolo si possano raggiungere anche con le palTel./Fax: 0833/784126 lottole. Ancora più attuali sono queste convinzioni quando redazione@diciamo.it i cosidetti “talebani”, pur di mantenere lo stato di terrore Distribuito gratuitamente e potere che in quarant’anni hanno costruito, usano rain una tiratura di 20.000 copie gazzi pronti a morire per pochi soldi provocando morte e La collaborazione a questa rivista sotto qualsiasi dolore infiniti, in una spirale che sembra non possa avere forma è gratuita. La direzione si riserva di rifiutare mai fine. E a chi, inevitabilmente, la tacciava di essere una insindacabilmente qualsiasi testo e qualsiasi inserzione. Foto e manoscritti, anche se non pubblicati, non guerrafondaia la Fallaci rispondeva: “Quanto alla guerra si restituiscono. che lei ha visto soltanto al cinematografo, per odiarla non Oriana Fallaci


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IL BURQA? L'ISLAM NON CONOSCE OSTACOLI

Scusate, ma l'Italia è ancora un paese democratico, o no? Siamo sempre noi italiani ad essere vicini alle missioni nel mondo per portare pace e democrazia, o no? Queste domande nascono spontanee, soprattutto quando si sentono alcuni connazionali asserire: “Comunque la Santanchè avrebbe potuto farsi i fatti propri!”. No, dico, ma stiamo scherzando? Non molto tempo fa abbiamo assistito ad un fatto deplorevole: l'allontanamento dei crocefissi dalle scuole pubbliche, questo perché turbava gli studenti che non fossero cristiani. Quando si parla di immigrazione, credo che si associno anche i termini di integrazione e civilizzazione, non si può permettere, addirittura, che altre popolazioni raggiungano l'Italia con l'intento di prevaricare e cambiare le abitudine di un paese che, ricordo a tutti, essere cattolico. segue da pag. 1

Poi, in Italia ci sono delle leggi, o no? La legge italiana 152 del 1975 vieta per motivi di sicurezza di “coprirsi integralmente il volto in luoghi pubblici” e non può e non deve esserci alcuna scusante religiosa per l'uso del burqa. In queste situazioni, non c'è l'intenzione di usare metodi dittatoriali o totalitaristi, ma solo di far capire a queste popolazioni che ora sono in Italia, che devono rispettare leggi e usi del nostro Paese, non è giusto che chiunque entri nella nostra Nazione si senta libero di essere anarchico, con l'intenzione di continuare a comportarsi come i suoi pregiudizi ideologici gli impongono di fare. Nessuno deve permettersi di imporre all'altro le proprie idee e le proprie religioni, ma qui parliamo, innanzitutto, di leggi che, come per gli italiani, devono valere anche per gli stranieri; inoltre, possiamo parlare di metodo sbagliato della

partecipata, che proprio quello consentiva il confronto interno sulle iniziative che, poi, dovevano essere proposte per ottenere il consenso della maggioranza. Era un sistema defatigante ma democratico, un sistema di partecipazione e di confronto. D’Altronde è semplice amministrare dittatorialmente, come succede anche oggi, riconoscendo nella decisione del capo o del padrone del partito la bontà dell’iniziativa, difficile, invece, cercare e trovare il consenso della maggioranza su un argomento che, poi, deve diventare norma per i cittadini di una Nazione. Non avevo dubbi né li ho tutt’ora su antichi e moderni uomini politici che, al di là delle aspirazioni personali, intendono tenere la barra diritta sulla democrazia del Paese, e che, prima o poi, accetteranno queste considerazioni e riprenderanno il percorso interrotto dalle stravaganti esperienze moderne. L’unico dubbio che mi assale è che questi amici giungano tardi alle conclusioni di Lorenzo Ria e trovino già applicato un sistema che non consenta loro di tornare alla democrazia reale. In una delle scuole dove ho lavorato, proprio all’inizio della mia carriera, ho avuto due bravi e simpatici insegnanti, entrambi democristiani, il prof. Cosimo Grimaldi ed il prof. Armando Ria, padre di Lorenzo. Spiriti democratici, a scuola come in politica, ma appassionati sulle scelte da farsi e

Lucio Vergari

Santanchè, se è vero che lei o chi la accompagnava ha cercato di strappare il copricapo islamico, ma l'intenzione non creda possa essere discussa. Vogliamo o no aiutare i nostri immigrati? Aiutare significa anche eliminare le forme di umiliazione presenti nelle loro ideologie, o soltanto dare loro da mangiare e un posto di lavoro? Non dimentichiamo che pochi giorni fa, un padre marocchino ha ucciso la propria figlia perché fidanzata con un italiano, senza scordarci che la madre tutt'oggi difende proprio il marito omicida. Possiamo accettare che tutto questo succeda in Italia? Certamente questi discorsi non si possono affrontare e risolvere con atti di violenza, ma non possiamo nemmeno permettere che ci siano altre “Hina”, “Sanaa”, o chissà quale altro nome sulle lapide delle tombe dei nostri cimiteri.

A RIPENSARE NON SI SBAGLIA

L’On.le Lorenzo RIA, dunque, è tornato a casa sua, tra i suoi amici, alle idee ed ai programmi che hanno formato la sua vita politica ed hanno consentito di esaltarne l’azione. Non l’ho mai visto, pur rispettando le sue decisioni e pur avendolo sostenuto all’epoca nei confronti di altri candidati da me ritenuti meno validi, ben collocato nella sinistra pidiina per quel suo carattere autonomista e liberale difficilmente assoggettabile Lorenzo Ria a decisioni verticistiche. Ancor meno l’ho condiviso nella posizione di destra assunta nell’ultimo periodo e della quale non sono riuscito a darmi una spiegazione se non per l’antica amicizia con l’attuale Presidente della Provincia Antonio Gabellone. In pochi mesi si sarà reso conto che anche in quel contesto la democrazia, almeno come la intendiamo noi, non è di casa né può esserlo mai. Orbene, anche rischiando di non aver ruoli istituzionali, meglio tornare in un Partito del quale si condividono le idee e nel quale si può tranquillamente dire la propria, cercando, come ai vecchi tempi, il consenso. D’altronde questo era la nostra Democrazia Cristiana, all’epoca tanto vituperata ma oggi da tutti apprezzata e riconosciuta come il Partito della democrazia reale. Tante volte si è criticato il suo sistema correntizio senza rendersi conto che proprio quello era l’anima della democrazia

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Cesare Lia

sulle quali molte volte divergevano. Vivevano In Taviano, patria degli Abatelillo, Comune amministrato da lungo tempo dai social comunisti, che neppure il Sen. Ferrari era riuscito politicamente ad espugnare. I due, coalizzati, riuscirono con grande capacità a conquistare l’Amministrazione comunale e non vissero “felici e contenti” del risultato ma continuarono le loro lotte di sinistra e di destra all’interno della D.C. dimostrando, al momento delle decisioni sul futuro del paese, che l’unione faceva la forza ed assicurando alla D.C. molti anni di gestione cittadina come il Partito richiedeva. Erano quelli gli esempi che avrebbero dovuto evitare l’allontanamento da taluni principi ideali e di pratica gestione amministrativa sventando l’idea di poter trovare nella casa degli altri la soluzione dei propri problemi. Se tutti gli ex democristiani avessero ragionato in quei termini anzicchè girovagare a destra ed a sinistra, se tutti gli ex democristiani ragionassero ancora oggi in quei termini, l’Italia non rischierebbe l’autoritarismo di un bipolarismo velleitario, inutile ed improduttivo ma porterebbe avanti un discorso di reale rinnovamento della nostra società all’insegna di un ammodernamento della vecchia e collaudata democrazia. Molti, invece, hanno voluto e vogliono ancora illudersi di essere accolti come ospiti graditi in casa altrui, magari sfruttando qualche momentaneo incarico di Ministro o di Sottosegretario, senza contare su quello che il nostro antico proverbio dice: “l’ospite è come il pesce, dopo tre giorni puzza” e va buttato al gatto.


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STORIA DI DIARIO DI BORDO. I LIONS IN “MADRE RUSSIA” di Lo.La. “Dalla Russia con amore”, verrebbe da dire. Giornate di cariche di trepidazione per i Lions guidati da Franco Farati e Antonio Sanasi (presidente club Nardò) che hanno organizzato una breve visita a Mosca e a San Pietroburgo. Lo scopo del soggiorno era quello di stringere un gemellaggio con i Lions di Pietroburgo, seguendo il motto “unire i club con i vincoli dell’amicizia e della reciproca comprensione”. Detto fatto. L’incontro è avvenuto nel Grand Hotel “Pribaltijskaya” sito nella bellissima insenatura del golfo di Finlandia. Presenti alla tavola rotonda la Presidente Margherita Madrak e tutto il quartier generale dei Lions. Farati prima e Sanasi dopo hanno illustrato i rispettivi services effettuati, sottolineando come il club di Casarano sia diventato un

punto di riferimento nonché un modello per tutti i Lions del Salento, grazie alla sua raccolta di ben 22000 dollari spediti alla Casa Madre per la lotta contro la cecità in Africa. In seguito è avvenuto lo scambio dei guidoncini dei rispettivi club. Evento immortalato da una foto di gruppo e accompagnato da una cena offerta dai Lions italiani. Ma le sorprese non sono finite qui. Il tour è proseguito con una visita al museo Hermitage e con l’incontro dei Lions di Riona, club particolarissimo perché non solo risulta il club più anziano “cronologicamente” della Russia ma è anche unicamente costituito da sole donne. Emozioni brevi ma intense che hanno posto le premesse per una crescita del gruppo in ambito internazionale, gettando le basi per un’eventuale collaborazione tra i due rispettivi club.

da Tricase

TRICASE. MUSARÒ AZZERA LA GIUNTA di Laura Longo

Ma lo strappo non è avvenuto da un giorno all’altro. I primi screzi, abilmente sottotaciuti alla stampa, c’erano, eccome. La miccia che ha accesso la querelle è stata una lettera del 23 luglio indirizzata al sindaco di Tricase. I sette consiglieri di maggioranza e i 3 assessori della giunta, Nunzio Dell’Abate (assessore al turismo), Rocco Piceci (assessore all’urbanistica) e Tony Scarcella (assessore ai servizi sociali), hanno dato l’alt al governo Musarò, dichiarando che non avrebbero partecipato a alcuna seduta, commissione consiliare e programmazione amministrativa. La ragione, come spiega la lettera, era dovuta al fatto che: “l’attuale maggioranza di centrodestra in carica da un anno non era riuscita a dare una svolta politica tanto attesa dai cittadini e vista la gravità della situazione chiedevano al primo cittadino di procedere ad una rimodulazione dell’organo politico esecutivo”. Situazione d’attrito che è seguita con una fase di stallo alternata da riunioni, incontri e chiarimenti allo scopo di convincere parte della maggioranza dissidente. Da due mesi serpeggiavano voci sulle possibili new entry. Su chi sarebbe rimasto e su chi avrebbe dovuto, amaramente, lasciare la poltrona. Una settimana fa l’ultima stoccata che avrebbe dovuto tranquillizzare amministratori e amministrati: “La giunta rimane così com’è, è prevista soltanto una rimodulazione delle deleghe”. Ieri però il prevedibile rimpasto. L’attuale sindaco ha deciso di varare una nuova giunta. «Una decisione presa da lungo tempo che prevede una variazione della composizione di maggioranza» -sostiene il primo cittadino, Antonio Musarò. «Il motivo» - prosegue il sindaco di Tricase – non è gestionale-amministrativo ma squisitamente politico a causa del risultato delle ultime elezioni provinciali». Lunedì si attende il nuovo esecutivo e le relative nomine. «Abbiamo deciso» - aggiunge il sindaco Antonio Musarò l’inserimento in giunta di una donna e la riduzione (dai 7 attuali ai nuovi 6) del numero di assessori». Voci di corridoio nella tarda serata di venerdì asseriscono che la giunta rimarrà tale e quale e che l’unico cambiamento consisterà nelle dimissioni dell’assessore alla pubblica istruzione, Ippazio Cazzato e dell’assessore ai servizi sociali, Tony Scarcella, il quale sarà sostituito dal nuovo assessore in gonnella, Rita Scolozzi, sociologa impegnata nell’ambito socio-sanitario.

CRISI AL COMUNE DI TRICASE La Giunta comunale è stata sciolta ed il Sindaco ha subito deciso di vararne una nuova, sembra, revocando l’incarico all’Avv. Ippazio Cazzato e al Dott. Antonio Scarcella e nominando nuovo assessore comunale la dott. Scolozzi, politicamente non impegnata. Eppure correva voce che il Sindaco avrebbe mantenuto la Giunta in carica cambiando, eventualmente, solo qualche delega. . Questo, per la verità, gioca a suo favore perché, appiattirsi sulle decisioni suggerite da altri, quando a Tricase l’aria è diversa ed occorre una decisione politica più radicale, è la dimostrazione più cogente che abbiamo un Sindaco che, al di là della convinzione di qualcuno sulla sua indecisione e sulla sua debolezza, ha le idee chiare e non dimostra di essere legato alla “poltrona” ma non risolve il problema principale delle necessità del nostro Comune. La situazione politica della maggioranza era da tempo deteriorata e le diatribe interne non accennavano a placarsi. Anche noi di “Diciamo” l’avevamo messa in risalto, prendendoci rimproveri da più parti. L’aver escluso dall’esecutivo l’Avv. Cazzato, uno dei pochi assessori produttivi ed unico rappresentante di Azzurro Popolare, e l’aver lasciato fuori dalla Giunta comunale un intero partito, come l’U.D.C., che conta tre consiglieri comunali, sembra si sia proceduto ad una vera e propria faida politica e non è certo una soluzione che fa stare tranquille le parti. Non aver, poi, risolto il problema delle numerose anime del P.d.L. ed averle lasciate “nel limbo” in attesa di attribuire l’assessorato rimasto nelle mani del primo cittadino, è anche questo un segno di indecisione ed un interrogativo alquanto grande. Il Sindaco Musarò, che, al di là di ogni alchimia politica, ha sempre sostenuto che la sua Giunta non funzionava secondo le direttive a suo tempo impartite e secondo le promesse fatte dai suoi componenti sul lavoro assiduo e di gruppo per riportare la Città al ruolo che le compete a livello territoriale ma non può pensare che ora le cose possano funzionare meglio di prima. Infatti, in questi mesi tutto è tornato a qualche anno fa e neppure l’ordinaria amministrazione è stata portata avanti da chi aveva promesso all’elettorato di cambiare il corso delle cose e di procedere per nuove strade più adeguate alle moderne esigenze della Città e dei suoi abitanti. La crisi che Musarò ha aperto e, a suo dire, chiuso, può portare a nuove impostazioni ed a nuove valutazioni ma non darà soluzione né ai problemi generali dei paese né alle aspirazioni delle forze politiche della maggioranza la quale, a quanto si può prevedere, sarà depauperata da due forze politiche, Azzurro Popolare e l’U.D.C., che certamente assumeranno un ruolo diverso e forse non a sostegno della nuova Giunta. Le forze politiche di maggioranza, in questo caso, sono tenute al rispetto dei patti sottoscritti non al rispetto delle esigenze personali, certamente all’attuazione delle proposte e delle conseguenti responsabilità che ciascuna componente a suo tempo si è assunta. E diremo ancora di più: non sarebbe stato meglio nominare sette assessori tecnici, lontani dalla bagarre politica con la consegna di lavorare per Tricase, città che a questo punto ha enorme bisogno di governo? Nel prossimo numero, certamente, avremo maggiore possibilità di fare il punto sulla situazione e sulle cause che hanno determinato la crisi ma la convinzione generale è che da questa lezione si debba trarre la conseguenza che o l’Amministrazione comunale funziona o è meglio andare ad elezioni anticipate.


dai Paesi

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MARINA DI LEUCA: GARA DI PESCA. ECCO I VINCITORI di L.L. C’è il detto popolare “chi dorme non e 150 gr. vince la gara di pesca che si è piglia pesci”. Di certo questo non è il ca- svolta domenica 20 settembre presso la so Gianni Protopapa che con i suoi 11 kg Marina di Leuca. Medaglia d’argento per Valentino Pizzolante per i suoi 10 kg e 650 gr. Terzo posto invece per l’imbarcazione di Francesco Malinconico co i suoi 7 kg. 950 gr. A seguire l’imbarcazione “Sampei” Leo Scappaviva, Corvaglia, Enzo Protopapa, Pascariello- Leuzzi e ultimo l’equipaggio di Fausto Casi. Rigide le regole della competizione: il pescato non doveva essere consegnato oltre 11,30 e alle cat-

ture di prima specie (tipo cernie, dentici, spigole) venivano assegnati 100 punti per pesce. Più libere invece le tecniche di pesca. Ogni imbarcazione poteva adottare il metodo più congeniale in base alla propria esperienza e situazione: traina di superficie, di fondo, bolentino utilizzo di esche artificiali, di lenze manuali o di una canna. Al termine della gara ogni equipaggio ha provveduto a cucinare il pescato e a portarlo nella sede della sezione della Lega Navale. Motivo? Consumare tutto quel ben di Dio con una cena a base di pesce accompagnata da un buon vino locale.

PARADISI D’OGGI di Donato Nuzzaci

Distese di ortaggi e percolato fuoriuscente dai camion della spazzatura, insieme a braccetto intorno alla ex discarica e all'attuale impianto di biostabilizzazione Sud Gas di Poggiardo. È lo spettacolo che allarma da qualche tempo alcuni cittadini, sgomenti soprattutto dal fatto che i terreni intorno all'impianto ospitante l'immondizia siano ancora destinati, così come lo erano in passato, ad attività di produzione agricola, in particolare alla raccolta e molto probabilmente alla messa sul mercato dei pomodori lì prodotti. Lungi dal voler creare un allarme ambientale, ci si chiede se qualcuno ora non provveda ad effettuare delle analisi sulla qualità chimica degli stessi ortaggi non fosse altro per l'adiacenza dei campi allo stabilimento che già tante polemiche ha suscitato e suscita in città per i fumi nauseabondi e i miasmi che da esso si levano. Di «scempio ambientale», parla il sindaco di Poggiardo Silvio Astore, firmatario nel giugno scorso di una ordinanza con la quale invitava le ditte inca-

ricate alla Opportuno dunque - continua Caroppo raccolta e prevedere ampie fasce di rispetto nelle allo smalti- aree circostanti i medesimi da destinare mento dei a serie e curate azioni di riforestazione e rifiuti a vigila- rinaturalizzazione, con l'uso però catere sulla scia gorico soltanto di specie arboree autocdi percolato tone. Queste soluzioni avrebbero anche fuoriusci- che un effetto lenitivo sulla propagaziova (e fuorie- ne e sull'intensità dei miasmi che lo stasce) dai mez- bilimento produce, con grave comprensizi di traspor- bile ed ingiusto disagio per gli abitanti di to utilizzati. Poggiardo e dei luoghi vicini. La politica Interviene nasce per trovare soluzioni ai problemi, propositiva- nel Salento essa però sembra solo in gramente sulla questione, Oreste Caroppo, do di crearne anche quando originarialeader del movimento per "La Rinascita mente non vi sono». del Salento", il quale fa notare che "il vero intruso in quel territorio non è la tradizionale e millenaria Si aprono le iscrizioni per l’undicesima edizione della attività agricola, ma la pre- Coppa nazionale di dama, valevole per la classifica senza dell'impianto di bio- Elo-Rubele e per la Coppa Italia F.I.D. stabilizzazione". «La diffici- La manifestazione organizzata dal Circolo Dama di le coesistenza dell'antico e Spongano, presieduto da Claudio Siciliano è in prosano mondo rurale salenti- gramma domenica 27 settembre ed è aperta a tutti i no, con questi moderi eco- tesserati e non solo. Infatti, potranno sperimentare mostri, frutti malsani di questo celebre gioco sportivo anche esordienti e non una scorretta e speculativa iscritti, suddivisi nei seguenti gruppi: 1° Assoluto, 2° e gestione della risorsa rifiu- 3° gruppo, infine sezione riservata ai “Ragazzi”. Camto, implica almeno la ricer- po di gara sarà come lo scorso anno l’hotel ristorante Casina ca di adeguate soluzioni di sponganese Copini, dove i giocatocompromesso, e lo stanziamento di risorse in tal sen- ri potranno rifocillarsi a pranzo. so, sia per tutelare la salute anche L’inizio della battaglia dei cittadini e per garantire la qualità dei prodotti ali- è previsto alle 8.45 del mentari, che per minimiz- mattino. Per altre info zare l'impatto paesaggisti- e iscrizioni chiamare al co di questi mega-impianti. 389/9821526. (d.n.)

DAMA O NON DAMA?


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da Santa Cesarea Terme LA GALLINA CONTINUA A NON FARE UOVA –2 di Annibale Elia

Continuando nell’analisi del bilancio chiuso al 31 dicembre 2008 mettiamo in evidenza ancora una volta il passaggio dei crediti vantati verso il socio Comune di S. Cesarea a disponibilità presso le banche… Inoltre un incremento delle immobilizzazioni per le quali vale la pena tentare un’analisi che può aprire qualche spiraglio di comprensione sulla politica aziendale. I dati grezzi ci dicono che le immobilizzazioni sono aumentate di circa 7.150.000 euro. Di esso aumento circa 6.400.000 sono dovuti a rivalutazione dei fabbricati. Opportunità colta dall’azienda ai fini di un maggiore autofinanziamento nel tempo svincolato dalla volontà della proprietà, ma che riduce i margini di manovra della proprietà medesima, specie in considerazione che la stessa è pubblica. Per contro ci sono 1.344.894 di investimenti in immobilizzazioni materiali e 210.528 di immobilizzazioni immateriali, ammortizzate nell’anno le prime per 512.762 e le seconde per 263.526. Quando si parla di immobilizzazioni materiali, si parla di fabbricati industriali (+340.858), di impianti e macchinari (+879.543), di attrezzature, ecc. E a proposito di questo tipo di investimenti nell’azienda si odono rumors, se non boati. Si parla di interventi ripetuti sugli stessi impianti, di un progetto di impiantistica per la struttura Terme annesso all’Albergo Palazzo costato già intorno al milione di euro, non perfettamente funzionante e che l’impresa appaltatrice chiede in affido come gestore terzo, mentre il Presidente Serra in occasione dell’inaugurazione del nuovo reparto della linea blu, all’inizio della stagione, aveva sottolineato un investimento di unmilione e 200mila euro. Ed allora il rifacimento del reparto cure annesso all’Albergo Palazzo quanto è costato? E soprattutto è completato? È affidabile tecnicamente? A queste domande i cittadini, i dipendenti chiedono una risposta certa. Lo stesso Sindaco chiede, tramite la Gazzetta del Mezzogiorno, trasparenza ed al collegio sindacale “una rendicontazione sui lavori eseguiti tra il 2008 e 2009, i costi sopportati e la congruità rispetto alle spese sostenute, nonché l’effettiva consegna dei lavori. In caso contrario si adirà per vie legali”. Segno di qualcosa che non funziona, che ha ingenerato dubbi, perplessità. Il tutto mentre la situazione economica dell’azienda peggiora: minori ricavi, anche per la linea blu (speriamo che per il 2009 si inverta la tendenza, altrimenti Presidente cosa ci racconterà?...), maggiori costi. E’ insostenibile la situazione che vede contrapposti i rappresentanti dei soci Regione e Provincia… due enti che rappresentano gli interessi dei cittadini..(?). Abbiamo già altre volte auspicato la collaborazione tra gli Enti proprietari, cui dovrebbe tendere lo stesso management, che non dovrebbe mai dimenticare il ruolo che svolge: fare gli interessi della società e per ciò stesso dei soci. I soci poi sono rappresentanti dei cittadini, pugliesi e del Comune, quest’ultimi doppiamente interessati e, come dimostrammo in un precedente intervento, singolarmente esposti con un capitale significativo. A proposito di interessi dei cittadini è utile forse sottolineare come spesso turisti e curisti ci chiedono i benefici che ricaviamo dalla Terme SpA, pensando che la presenza della struttura allevii il carico fiscale comunale. E’ bene dare una risposta esaustiva anche a questo interrogativo: benefici zero, costo della partecipazione oltre i 3 milioni di euro. Ed ancora nel tempo gli utili della Terme erano stati accantonati in una riserva straordinaria per oltre 2milioni e 500mila euro, che vanno assottigliandosi per far fronte alle perdite. Certo non si può disconoscere l’enorme importanza delle Terme per l’economia della comunità ed anche di molti cittadini dell’hinterland. Ecco perché l’affermazione del Presidente Serra

fatta nel corso del convegno sul termalismo del 29 agosto scorso, ci sorprende e ci preoccupa. Bisogna procedere all’avvio del percorso per la privatizzazione della società, ha affermato. Una scelta utile, a suo dire, a superare alcuni stalli gestionali, ma anche a garantire le fonti di finanziamento necessarie per realizzare i periodici programmi di investimento che consentano alla società di essere sempre competitiva. Se intendiamo bene significa gestione dell’azienda a privati… noi non abbiamo la memoria corta, noi ricordiamo la gestione protrattasi fino al 1979. Sappiamo chi ne ha goduto dei benefici, e come salvo che per gli ultimi 5 anni, il personale fosse retribuito; non certo applicando il contratto collettivo. D’altra parte è recente la storia dell’Albergo Palazzo: prima si gonfia di personale e lo si gestisce allegramente, poi si affida a privati. I benefici non credo siano né dei soci né dei lavoratori. Così come tutta la recente storia delle privatizzazioni di servizi pubblici in Italia ne è conferma: a fronte di compensi milionari al management, disservizi, aumenti di tariffe, diminuzioni del personale. Siccome le Terme sono un bene pubblico, non facilmente ripetibile, anche il personale dovrebbe prenderne coscienza, attrezzandosi perché non si ripetano certe scelte e vigilando su un bene che appartiene a tutta la cittadinanza, ma in primo luogo a chi vi lavora. 2 - fine

S.C.T.: REGOLE E DINTORNI di d.n. Nasce un nuovo “caso” a Santa Cesarea Terme. Il Consiglio comunale nell’ultima seduta approva a maggioranza una modifica al regolamento per il funzionamento della stessa assise, sopprimendo il limite di 30 giorni entro cui il sindaco ha facoltà di rispondere ad interrogazioni ed interpellanze presentate dai consiglieri comunali, e scatta subito la polemica dei rappresentanti delle minoranze. I gruppi consiliari “Per Santa Cesarea Terme”, “Orizzonti Condivisi”, guidati dai capigruppo Walter Nutricato e Valeria Maggio, e il segretario di circolo del PD di Santa Cesarea, Rocco Bleve, ritengono “gravissima” la modifica apportata e rivolgono «a tutte le forze politiche, comprese quelle di centrodestra, un appello per il ripristino dei principi che regolano la vita democratica delle nostre istituzioni e della nostra comunità». «Cancellando il limite entro cui rispondere ad interrogazioni ed interpellanze, si mettono in discussione anche questi due strumenti, utili a tutti i consiglieri di minoranza e maggioranza, per interloquire in modo diretto e abbastanza immediato con l’amministrazione. E’ evidente - scrivono dall’opposizione - che la variazione voluta dal sindaco, Daniele Cretì, lede in particolare il lavoro delle minoranze consiliari, la loro capacità di controllo e la possibilità di confronto su questioni urgenti. Infine, lede i cittadini che dai consiglieri sono rappresentati: anche il loro accesso all'informazione risulta fortemente limitato e spesso negato del tutto». «La motivazione addotta dal sindaco alla modifica del regolamento sono state quelle di “contenere e razionalizzare le sedute dei Consigli comunali” è per noi inconcepibile: essi sono lo strumento democratico nonché il luogo istituzionale per il confronto politico-amministrativo, come si può pensare di contenerli dunque? Questi due diritti dei consiglieri inoltre - continuano Walter Nutricato e Valeria Maggio - sono stati sanciti per assicurare un’informazione snella, rapida, e contestualizzata da parte del sindaco sulla veridicità di un fatto, sulle risoluzioni assunte o da prendere su una questione, che senso ha per un consigliere e per i suoi elettori ricevere risposte differite nel tempo e decontestualizzate? Ci pare davvero assurdo e penoso. Siamo convinti che la proposta prima e l’approvazione poi di questa modifica da parte della maggioranza ne abbia profondamente oscurato l’immagine della città di Santa Cesarea Terme, riconosciuta da sempre per la sua solida democrazia. Invitiamo il sindaco e la sua maggioranza - concludono - a revocare con successivo Consiglio quella pagina oscura ed intollerante che certamente non le fa onore».


Riceviamo e pubblichiamo

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LA MORTIFICAZIONE DI UN POPOLO

Il dramma palestinese, l’indifferenza della comunità internazionale, la lotta non violenta. di Simone Coluccia "Se si vuole vedere e toccare con mano come si umilia e mortifica un popolo bisogna andare in Palestina." Questa frase di Pompeo Onesti, avvocato e scrittore, riassume in poche ed essenziali parole lo stato disumano che vive il popolo palestinese. Uomini, donne, bambini, anziani, ghettizzati e ridotti alla sopravvivenza. Umiliati ogni giorno da uno stato militare avverso che rende loro impossibile ogni attività, che per noi sarebbe assolutamente normale. Il lavoro, lo studio, il gioco. Ogni cosa è sotto il controllo dell'occhio israeliano che opprime, con azioni lampanti o invisibili, l'esistenza di questo popolo che, nonostante tutto, ha voglia di futuro. L'operazione "piombo fuso" è stata l'ennesima ed inutile prova di forza che Israele ha voluto manifestare sia nei confronti dei palestinesi che della comunità internazionale. Crimini di guerra spaventosi e continui hanno caratterizzato questa operazione militare che ha causato migliaia di vittime, la maggior parte delle quali civili. E tanti bambini. E poi il muro di separazione, eclatante dimostrazione di barbarie umana. Ed è ancor più soffocante per l'animo di chiunque abbia un minimo di sensibilità che ciò avvenga per mano di chi, sulla propria pelle, ha vissuto il dramma dell'olocausto. Occhio per occhio e dente per dente, sembra essere invece il motto dello stato di Israele che pur di tenere completamente per se la "terra promessa" non disdegna, giorno dopo giorno, ora dopo ora, di martoriare militarmente e culturalmente un popolo che continua a sperare, incurante del disinteresse totale della "comunità internazionale". Male-

detta terra promessa mi verrebbe da dire, gridare. La Palestina è ormai un ghetto. E il mondo intero, la vecchia Europa, la democratica America, stanno a guardare, impotenti o incuranti di un dramma che è sulla coscienza di ognuno di noi. In questo quadro di grande pena e disumanità, riescono ad emergere fatti e

movimenti che lasciano un filo di speranza per chi crede che anche la Palestina abbia diritto ad un suo stato. La protesta nonviolenta. Contrapposizione unica e naturale all'estremismo che, evidentemente, allontana le parti da una soluzione. L'estremismo palestinese dei razzi Kassam, dei Kamikaze e dei gruppi terroristici e l'estremismo di Stato Israeliano, perpetrato dall'esercito regolare innanzitutto, su mandato dei suoi politici. Gli uni e gli altri, risultato di politiche superficiali e mai chiare. E l' ONU complice spesso silenziosa o non determinata. La protesta nonviolenta attecchisce sopratutto nei villaggi. E si sviluppa con forza e con impeto. Grazie alla partecipazione degli attivisti internazionali. E tra loro anche cittadini israeliani coscienti della deriva politica del loro paese. Bil'in, un piccolo villaggio palestinese, è diventato il simbolo della protesta nonviolenta in quella terra. Un villaggio to-

talmente umiliato dalla costruzione del muro di separazione e dalla confisca, da parte di Israele, del 60% del territorio. Per la maggior parte campagna, terreni, destinati alla produzione agricola, principale risorsa del territorio, improvvisamente sottratta hai suoi proprietari. Economia ulteriormente mutilata ed ennesimo danno ad una popolazione già costretta a vivere di stenti e privazioni. L' umiliazione subita dal popolo palestinese è terribile. Ed è continua. La scelta di Bil'in è dura e fragorosa. Ogni venerdì cittadini di Bil'in, attivisti israeliani ed internazionali, manifestano pacificamente sul cantiere della vergogna, subendo, puntualmente le rappresaglie (spesso violente) dell'esercito Israeliano. Quello che noi possiamo fare, subito, è parlare di questo dramma. Renderlo un argomento di discussione. Stimolare l'interesse della gente. Smuovere le coscienze. Possiamo essere noi il punto di partenza per una protesta ampia e nonviolenta che renda priorità l' irrisolta questione israelo-palestinese. Vi invito ad incuriosirvi e a documentarvi. A questo proposito è molto utile visitare il sito ufficiale di Bil'in, che contiene notizie, immagini e video della piccola comunità di Palestina. Inoltre vi permette di conoscere altri villaggi che, in ugual maniera, stanno attuando una protesta nonviolenta. Il sito ufficiale di Bil'in è: www.bilinvillage.org Inoltre per gli iscritti a Facebook propongo un gruppo dedicato al villaggio palestinese: Bil'in, a village of Palestine. La pace è dove è il cuore. Grazie a tutti per l'attenzione e alla redazione per lo spazio concesso.

Economia

REGIONE PUGLIA: VARATO IL BANDO SULLA NUOVA OCCUPAZIONE di Marco Sponziello 3 milioni di euro. A tanto ammonta l'importo di finanziamento che la Giunta Regionale ha stanziato, con specifica delibera, nel bando predisposto dall'Assessorato al Lavoro a sostegno dell'occupazione e in favore delle imprese che operano in Puglia e che assumono giovani disoccupati e inoccupati. L'obiettivo è di contribuire a ridurre le condizioni di svantaggio nell'accesso al lavoro che contraddistinguono le regioni meridionali e con esse il fenomeno della precarietà. Per questo la Regione stanzia con il bando incentivi finalizzati all'assunzione a tempo indeterminato in

favore delle imprese che hanno assunto dal 1 gennaio al 31 dicembre 2009 con contratti a tempo indeterminato non inferiori a 30 ore settimanali. Il contributo della Regione non potrà superare i 12.000 euro a nuovo assunto. Le domande potranno essere presentate dal giorno della pubblicazione del bando sul BURP fino all'esaurimento delle risorse finanziarie, e di questo daremo notizia immediata anche dalle pagine di questo giornale.


Storie

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MESCIU MARIU SCARASCIA RACCONTA LA STORIA DELLA SUA FAMIGLIA

(Seconda Parte)

di Salvatore Errico Il nonno veniva chiamato anche “u Florianu da pica”, perché nei pressi dell’attuale Ufficio Postale, c’era “nu pignu ranne”, dove si sistemavano alcune gazze ladre, chiamate in dialetto “ciole piche”, che lui era riuscito ad addomesticare. Infatti, “a sira quannu l’era ritirare dicìa a iddre” :”Wei, nu ve ritirati, no! Vei qua, na!” Le portava a casa, le sfamava e offriva loro un rifugio per la notte. Il nonno aveva trasmesso tutte le sue competenze di carpentiere al figlio Tommaso, il quale cercò di metterle a frutto dopo le dimissioni dalle Ferrovie Sud Est. Il giorno di Santo Stefano del 1941 il nonno

Ferramosca. Nella frazione di Caprarica, nell’immediato secondo dopoguerra, vi era un certo Quaranta; a Tutino invece vi era “mesciu Leggeru”, il quale aveva la sua bottega poche decine di metri dopo il ponte. A Sant’Eufemia, Lucugnano e Depressa non vi era nessuno. Ricordo che in quegli anni vi erano “nu carnamantaru” a Sant’Eufemia in via San Nicola , un certo “mesciu Tore” Fersini, e un altro stava su Santa Lucia nei pressi della Croce, dopo la casa del dott. Rosario Gabrieli, “nu certu mesciu Giuvanni”, mi sembra Ventura. Essi si occupavano dei finimenti dei cavalli, asini, muli. Realizzavano, per e-

Floriano morì e per noi, ma soprattutto per mio padre che era stato da lui forgiato al duro ma gratificante lavoro di carpentiere, fu una perdita incolmabile. In paese svolgevano la stessa professione di mio padre i fratelli De Francesco, conosciuti come “Mesci Santi”, che avevano bottega nei locali occupati attualmente dal bar Della Vittoria (n.d.a. Esposito); Turco Nunzio (nonno paterno dell’ex impiegato comunale Michele Turco) in via Diaz; un altro stava “addi Pupù” (“cusì li chiamavane nui”), nei pressi del Bar Peluso nell’odierna piazza Ciardo, ed era il papà dell’ing. Vito Ferramosca, e nel largo Santa Lucia vi erano i cugini del

sempio, redini, capezze, ecc. Mio padre oltre ai figli che lavoravano con lui, aveva anche molti discepoli. “A puteca noscia“ si apriva d’inverno intorno alle 5,30 e d’estate alle 4,30. Alle 9 “se facìa a marenna, cu nnu stozzu de pane fattu casa culli pummidori o culli paparussi; a menzadìa e nmezza na” breve pausa per il pranzo e poi si lavorava senza interruzioni fino alle 19 d’inverno e alle 20 d’estate. Spessissimo si lavorava anche la domenica. Per realizzare i vari pezzi dei mezzi di trasporto di allora usavamo vari tipi di legno: “a lizza, a falanita” e la quercia per le caviglie, i cerchioni; il faggio calabrese “pe lli traversi da lattera e

pe lle stanghe, u pinu calabrese pe lla” chiusura “da lattera”; “a fica”, il cui legno fermava i “corpi”, per incassare “l’assu da rota”, “u noce” nazionale per la testa della ruota e un legno proveniente dalla Calabria per fare i raggi. Il legno si comprava in tronchi da tre negozi di grossisti di Maglie (Spisso e Madama) e Lecce (Giorgino), ma si utlizzava, in piccola parte, anche legname locale che prelevavamo dalle boscaglie di Tricase durante il periodo estivo. D’intesa con i proprietari dei fondi locali numeravamo gli alberi da abbattere e a lavoro ultimato pagavamo il compenso pattuito. La parte più importante “de traine” è la ruota. Noi ne preparavamo annualmente una ventina. Per realizzarne una occorreva il lavoro di tre persone per 15 giorni. Noi avevamo l’abitudine di preparare il lavoro durante l’inverno, per essere pronti in occasioni di richieste durante le belle stagioni. La ruota “da traina” è composta da 6 caviglie in legno e 12 raggi. In prossimità delle giunture delle caviglie venivano inseriti dei perni in ferro. I raggi venivono collocati nelle cavità delle caviglie e della testa della ruota. Terminata la parte in legno della ruota si realizzava, in ferro, “u ncantu”, il quale, poggiato a terra, si copriva di legna. Acceso il fuoco, appena “u ncantu” diventava rosso “lu mintevene alla rota e cu certe tanaie rosse lu tiravene”. Terminata quest’operazione “fuscenu acqua giru ngiru in modu ca u fierru se rriggidìa e se strincìa sulla rota”. “U ncantu” serviva per non far consumare il legno quando la ruota “du trainu” girava sui vari tipi di terreni che percorreva. Le due ruote venivano poi fissate alle estremità di un asse in ferro (che si ricopriva di legno) e per non far uscire le ruote dall’asse “se mintivene l’arsiculi”. ... (Sul prossimo numero la terza ed ultima parte della storia) su www.diciamo.it nella sezione “Storie”, l’intero racconto


Che passione la cucina! Le ricette di Francy a cura di Pietro Russo

Ingredienti:

RISOTTO AGLI ASPARAGI CON CALAMARI E COZZE

per 4 persone

- 350 gr di riso; - 300 gr di punte d’ asparagi; - 150 gr di calamari ; - 150 gr di cozze ; - Uno spicchio d’aglio; - 1 cipolla; - 50 gr di burro; - Mezzo bicchiere di vino bianco; - 1 litro di brodo (di dado); - 50 gr di Parmigiano grattugiato; - Olio d’oliva; - Sale e pepe.

Tempo di preparazione: circa 35 minuti

Tempo di cottura: 30 minuti circa

Difficoltà: Media

Scrivete a redazione@diciamo.it per dare un giudizio alle ricette pubblicate e per contribuire alla rubrica con le vostre ricette.

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IL PIATTO PRONTO

INSOLITO ABBINAMENTO DI VERDURE E PESCE

PREPARAZIONE 1. Lavate, pulite e tagliate i calamari in piccoli pezzi. 2.Mettete le cozze in un tegame e apritele al vapore, conservando il liquido di cottura rimasto. 3. Mettete a bollire le punte degli asparagi in un poco d’acqua salata, al primo bollore,togliete le punte e conservate l’acqua di cottura. 4.In un tegame capiente fate cuocere l’aglio e la cipolla, tagliata a fettine sottili, con il burro e l’olio d’oliva.. 5. Quando la cipolla è imbiondita, aggiungete gli asparagi, tagliati in piccole rondelle. 6. Fate cuocere per circa 10 minuti, versando di tanto in tanto l’acqua di cottura degli asparagi, che avete precedentemente conservato. 7.Aggiungete i calamari e le cozze, insieme al liquido di cottura delle cozze, fate insaporire; salate e pepate. 8. Sfumate il tutto con mezzo bicchiere di vino bianco. 9.Quando il vino sarà evaporato, aggiungete il riso e continuate la cottura, versando, quando necessario, un poco di brodo caldo (di dado). 10.Terminata la cottura, a vostro piacimento, spolverate con il parmigiano grattugiato e servite in tavola.

Alla PIZZERIA “JONICA” del PICCHIOHOTEL di Marina di Pescoluse di Salve OGNI SERA OTTIME PIZZE A prezzi eccezionalmente contenuti. Il venerdì sera voi pagate le bevande ed il Picchio vi offre gratuitamente la PIZZA Si consiglia di prenotare al numero telefonico 0833.711096


Sport

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CALABRO-GOL E PRIMA VITTORIA IN CAMPIONATO Un gol del Capitano regala al Casarano la prima vittoria stagionale. Domenica la sfida alla rivelazione Sant’Antonio Abate di Carlo Pasca La prima vittoria stagionale del Casarano porta la firma di Capitan Calabro che decide l’incontro con il Pianura valevole per la quarta giornata di campionato. E’ una Virtus ancora non al meglio, Bianchetti ha ancora un po’ da lavorare per trovare la quadratura del cerchio, ma la strada intrapresa sembra davvero quella giusta. Dopo una deludente prima frazione, caratterizzata probabilmente dalla paura di f a l l ir e a n co r a l’appuntamento con i tre punti, nel secondo tempo il Casarano ha dimostrato più compattezza e lucidità, realizzando il gol vittoria e contenendo in dieci uomini, a causa dell’espulsione di Serao a dieci minuti dal termine, gli attacchi dei campani. Ottima la prova del giovane portiere Corradini, sempre sicuro e decisivo in più occasioni: se i rossoazzurri hanno cen- Calabro trato il bottino pieno è anche merito suo. Bianchetti schiera ancora Contino, ex di turno, accanto a Villa in attacco, con Palazzo e D’Anna sugli esterni e Bonaffini e Caracciolo in mezzo. Linea difensiva composta da Fazio e Palma ai lati, Calabro e Serao al centro, con quest’ultimo preferito a Niccolini. L’avvio è tutto di marca campana e già dopo sei minuti Ausiello ha l’occasione giusta per gelare il Capozza: la sua conclusione però si spegne alta sulla traversa di Corradini. Il Casarano fatica ad organizzarsi e la reazione è alquanto sterile e si configura in un colpo di testa di Bonaffini su corner calciato da Villa. I campani non disdegnano sortite offensive e provano a far male con i calci di punizione dello specialista Manzi: Corradini è però attento e respinge le minacce. Dopo l’intervallo il Casarano scende in campo con più grinta e decisione e già al decimo ecco il gol decisivo: corner di D’Anna e inzuccata vincente di Capitan Calabro che sorprende retroguardia e

dendo poco al Pianura. Bianchetti toglie a metà ripresa uno spento Contino per far spazio all’attesissimo Palumbo: l’attaccante ex Empoli sciupa una buona occasione al minuto trentatré ben imbeccato da Palazzo. Dopo due minuti però, quando tutto sembrava andare nel migliore dei modi, il Casarano resta in dieci uomini. Serao si fa espellere per un fallo su Manzi: decisione troppo severa che costringe Bianchetti alla contromossa. Fuori Villa e dentro Niccolini con l’obiettivo di contenere gli attacchi furiosi del Pianura in superiorità numerica. Proprio allo scadere due brividi per i tanti tifosi della Virtus: prima Calabro ribatte in scivolata una conclusione del solito Manzi da buona posizione, poi Corradini ribatte il tiro di Sibilli giunto a tu per tu con il numero uno rosso azzurro. Subito dopo il portiere campani per l’uno a zero. triplice fischio del direttore di gara e fiLa Virtus non si spegne e anzi dimostra nalmente il Casarano torna a sorridere. Il più scioltezza e facilità di gioco, dise- primo successo in serie D è arrivato. Che gnando buone trame offensive e conce- sia il primo di una lunga serie.

TRICASE DA REINVENTARE Completamente fuori da qualsiasi schema tecnico-tattico, il Tricase subisce la prima sconfitta casalinga della stagione, dopo una serie di pareggi che avevano fatto nascere buoni propositi. A “bucare” la difesa compreso il portiere Cesari, è stato il Castellana domenica scorsa a due minuti (all’89° minuto) dal termine delle ostilità, durante una partita densa di nulla, noiosa e priva di qualsiasi intrapresa degli uomini di Orlandini, apparsi pesanti e privi di stimoli. Eppure il Tricase aveva collezionato dei buoni punticini finora, anche in campo foggiano col Cerignola e ancor prima col Toma Maglie. Ora gli alibi di inizio campionato cominciano a non sussistere più e tutto il collettivo deve ritrovare la se-

di D.N,

renità e il brio giusto per superare questo iniziale sbandamento anche perchè delle sortire interessanti si sono notate, soprattutto degli under molti dei quali provenienti dal Basso Salento, carichi di motivazione ma privi di esperienza.


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DICICRUCI di S. Laraia 1

Orizzontali

1. Maurizio, direttore di "Libero"; 7. E' preceduto da din e don; 10. Lirica 10 poetica; 11. Dio del sole, in Egitto; 12. Nella religione romana, dea della nascita; 15. Centro politico,economico e militare dell'antica Grecia; 18. Un grande del ciclismo; 19. Vittorio, direttore rampante del "Giornale"; 21. Esteso, vasto; 22. In botanica, è spettacolare quello Titano; 23. Si prova in condizioni non confortevoli; 26. In preda ai fumi dell'alcol; 27. Può essere 19 pleonastico; 28. Il lago dei francesi; 30. La May del salto in lungo; 32. Venti costanti tropicali; 33. Mostrare con orgoglio; 36. Sigla di Asti; 37. C'era la Pop; 38. Fa parte della struttura dell'occhio; 39. Un maresciallo interpretato da G. Proietti; 42. Un noto Pinco; 43. A me; 44. Antico educatore; 45. Delimitano l'aia; 46. Sulla tastiera del PC, in alto a sinistra; 47. Circuito motociclistico italiano; 48. Il "Capo", in America; 50. Friedman, economista 30 statunitense; 52. Doppia in testa; 53. Alfredo Capone per gli amici; 54. Sostenere un'iniziativa; 56. La luna a New York; 58. Cupo, imbronciato; 60. Un brano solenne; 61. Il soltanto yankee; 62. Gianfranco,strenuo sostenitore della laicità dello Stato; 63. In punta di canoa; 64. Gabbia per polli. 37 Verticali 1. Dino, ex del quotidiano "Avvenire"; 2. Congiunzione eufonica; 3. La Costa del teatro; 4. Assurdo, infattibile; 5. Total Request Live; 6. La nostraTV di Stato; 7. Luigi, magistrato eletto nell'IDV; 8. Gli effluvi dei cibi speziati; 9. Alberi da frutto con fiori bianchi; 13. Colpevoli; 14. Il grande amore di Leandro; 16. Così finiscono gli eroi; 17. Sua Altezza Serenissima; 20. Per i bimbi fan Ciuff-Ciuff; 23. ...ut des, frase latina; 24. Il più vasto dei Continenti; 25. Pasolini autore di Ragazzi di vita; 29. Il meravigliao di R.Arbore; 31. Il nulla che equivale ad un permesso; 32. Antico cantore greco; 34. Opera di Mascagni; 35. Complicano la vita dei consumatori; 40. Nei giochi di una volta erano quattro; 41. Stoviglia per cani e gatti; 43. Corradino del Tg3; 45. Mette in "riga" i monaci; 47. Fu teatro di una storica battaglia nel 1914; 49. Talete di Mileto fu uno dei sette; 51. Tessuto estivo; 55. Fiume russo; 56. La parola del parigino; 57. Sigla della "Grande Mela"; 59. Refolo senza Eolo.

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62

29

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33

59

14

21

42

58

9

12

20

25

8

41

44

47 50

51

52

55

56 60

57

61 63

64

Le soluzioni sul prossimo numero con il nome del vincitore Sotto le soluzioni del cruciverba del numero precedente con cui è stata premiato il sig. Rizzo di Ruffano 1

P

2

A

13

R

I

D

I

P

N

70

E

I 40

45

I

G

55

O

60

L

F

F

E

F

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Z

I

I

A

56

E D

F

R E

I

O

S E

A

I

R

A 53

N

24

A

27

G

O

A

L

E

A

S

A

M

R

I

E E

63

D

O 71

M

64

E

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A C M

54

S

T

A 58

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65

T

69

N I

E

49

E 62

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A

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A

N

I

42 46

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68

A

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L

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12

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11

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A

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10

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A

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23

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G

I

B

B

F

16

20

48 52

9

A

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41

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8

36

A

C 51

61 67

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A

A P

E 32

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R

50

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19

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7 15

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I 66

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Z 59

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6

31 34

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REGOLAMENTO Il primo, che da martedì 29.09.2009 dalle ore 9.00, invierà a: redazione@diciamo.it la soluzione del cruciverba, riceverà in premio un buono pizza e birra per 2 persone offerto dal “PICCHIO HOTEL” di Pescoluse. Non sono ammessi gli stessi vincitori per almeno 3 concorsi consecutivi.

AVVENNE 25 settembre 1513 - L’esploratore spagnolo Vasco Núñez de Balboa, con 190 soldati, attraversa l’istmo di Panama: è la prima volta che gli europei si spingono fino all’Oceano Pacifico. 26 settembre 1990 - Muore a Roma Alberto Moravia. Scrittore, giornalista, critico cinematografico e drammaturgo, è stato uno dei protagonisti della letteratura italiana del Novecento. 27 settembre 1996 - Dopo anni di guerra civile, i Talebani riescono a conquistare Kabul, impongono la sharia, la legge islamica, e chiudono le scuole femminili. 28 settembre 1825 - In Inghilterra viene inaugurata la prima ferrovia della storia: la Stockton Darlington percorre in questo primo tragitto una distanza di 42 km a una velocità media di circa 16 km/h.


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