Cs Oggi N.91 - 2013

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È UN SETTIMANALE ON-LINE Ditrettore resp. Antonlivio Perfetti Reg. Trib. Cs n.547

AREA URBANA NUOVA SERIE N. 91 - 23 MARZO 2013

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LA PARABOLA DI MARIO MONTI

IL LODEN E IL CAGNOLINO Ora briga per il Quirinale dopo aver perso la battaglia per la presidenza del Senato,appesantito e azzoppato dal disastro del risultato elettorale. Eppure Mario Monti era piaciuto agli italiani, con quell'aria da borghese per bene,con il loden,il trolley in aeroporto e la biancheria pulita spedita col treno dalla moglie da Milano a Roma. Agli italiani Monti ha chiesto sacrifici pesanti e gli italiani hanno acconsentito,stringendo la cinghia,tornando a casa presto la sera,pagando IMU, ticket e inflazione. Alla distanza veniva fuori che i sacrifici non erano uguali e proporzionali per tutti ma banche, compagnie di assicurazioni,potentati economici e grandi patrimoni venivano risparmiati.Anche l'abbattimento dei costi della politica, la eliminazione delle province e il dimezzamento dei parlamentari venivano rinviati a tempi migliori. Si era pensato,con indulgenza, che ci fosse il veto di Berlusconi

DALLA BANDANA AGLI OCCHIALI SCURI

QUEL LOOK SUDAMERICANO Sarà pure il mago della comunicazione televisiva che la sua risalita elettorale l'ha cominciata nella gabbia dei leoni di Santoro e Travaglio ma quegli occhiali

Silvio Berlusconi

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FIERE DI SUCCESSO

DA SHANGAI A SAN GIUSEPPE Mario Monti

La pioggia non ha consentito il successo dell'edizione dell'anno scorso ma per il sindaco Occhiuto e il suo attivissimo assessore Vigna è stata una boccata di os-

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Mario Occhiuto

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PALAZZO DEI BRUZI

DICHIARAZIONE DI ENZO PAOLINI

TRANSUMANZE TRA I BANCHI? L'allarme più serio per la maggioranza di Occhiuto c'è stato quando si è trattato di votare l'adesione al Piano Salva Comuni e la maggioranza non aveva i

Sergio Nucci

Ho letto con divertita curiosità la nota politica che mi vede in navigazione verso accordi con il Pd. Non so a quali mie iniziative possa essere ricondotta un'ipotesi del genere, che è infondata, ma nei confronti della quale non ho alcun pregiudizio e alcuna preclusione avendo avuto il Pd a sostegno della mia candidatura a sina pagina

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RICORDO DI ALESSANDRO BOZZO

CONSIGLIERI REGIONALI

UN BRAVO RAGAZZO DALLA FACCIA PULITA

UN IMBROGLIO ALL’UNANIMITÀ

Si è arreso e non doveva, perché aveva tutti i numeri per aspettarsi dalla vita e dal lavoro successi e soddisfazioni. Se ne è andato a modo suo, senza spavalderia ma con un senso di sfida alla morte, sparandosi un colpo con la pistola del

Bisogna avere il senso dell'umorismo, diversamente è forte la tentazione di emigrare e chiedere asilo politico in Africa. Da quelle parti un presidente del consi-

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Enzo Paolini

Alessandro Bozzo

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Francesco Talarico


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n. 91 - 23 marzo 2013

LA PARABOLA DI MARIO MONTI

IL LODEN E IL CAGNOLINO

Mario Monti

ma poi ci si è accorti che, nonostante le regole di ingaggio per Enrico Bondi, chirurgo contabile della Parmalat, la spending review tagliava dove già si era tagliato.L'equità, nelle misure e nei sacrifici da richiedere,non c'è stata.Poi è venuta la campagna elettorale e l'uomo in loden, che aveva sfiorato un indice di gradimento del 70 per cento, è diventato l'uomo col cagnolino in braccio,presumibilmente fuorviato dallo stratega americano della comunicazione abituato ai cagnolini della Casa Bianca dei presidenti americani.Agli occhi degli elettori più severi e più colpiti dall'austerità imposta dal governo Mario Monti è diventato il premier che non aveva applicato l'equità, favorendo l'interpretazione e l'accusa di essere al servizio delle grandi banche e dei potentati economici occidentali. Incassata la disfatta elettorale, il premier che aveva abbattuto lo spread ha cercato di entrare nel gioco delle candidature istituzionali ponendo,senza subordinate,la sua candidatura a presidente del Senato anche come eventuale trampolino per il Quirinale. Lo hanno brutalmente ignorato e isolato portando sugli scudi il pm antimafia Pietro Grasso.Ora sono in corso le consultazioni per varare il nuovo governo e Mario Monti, pur non essendo determinante numericamente per superare la fiducia, subordina il suo appoggio a Bersani alla sua candidatura al Quirinale.E' quanto trapela dai palazzi romani anche se restano in pista Romano Prodi , Giuliano Amato, Stefano Rodotà. Notizie non ufficiali dell'ultima ora riferiscono che Berlusconi punterebbe per il Quirinale su Beppe Pisanu, una volta preso atto della improponibilità della candidatura di Gianni Letta. Ma torniamo a Mario Monti per concludere che il Quirinale lo ha avuto a portata di mano,ovvero gli era stato assicurato,per quanto possibile, se non si fosse candidato alle politiche con la sua lista civica centrista.Ora se la matassa delle consultazioni si ingarbuglia e non offre soluzioni,forse proseguirà col suo governo tecnico fino all'elezione del nuovo capo dello Stato cui competerà avviare un nuovo ciclo di consultazioni. Per il momento è nell'angolo e torna triste il ricordo di quella birra bevuta alle "invasioni barbariche" di Daria Bignardi. Del cappotto loden non si ricorda più nessuno.

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DALLA BANDANA AGLI OCCHIALI SCURI

QUEL LOOK SUDAMERICANO

neri, di richiamo sudamericano, a tutela della congiuntivite che lo ha portato in clinica, doveva evitarli.E non per gli occhiali in sé ma per il contesto politico nel quale ha fatto irruzione la sua immagine in doppiopetto e occhiali neri. Di Silvio Berlusconi si può dire e scrivere di tutto meno che si lasci intimidire. E' un gladiatore politico e lo ha dimostrato, anche se molto è dipeso dagli errori dei suoi avversari. Era ancora ricoverato al San Raffaele di Milano quando ha scatenato i suoi parlamentari contro il Tribunale e i PM che lo accusano ma ha tenuto a far sapere che,dopo Milano, c'è l'adunata a Roma per le tasse,per la giustizia e per gli aiuti alle imprese.Si parla di migliaia di bus noleggiati per portare sabato 23 a Roma manifestanti in numero tale da oscurare i fedeli accorsi a Roma per salutare il nuovo papa. Da tener presente che per sabato Napolitano ha concluso un primo giro di consultazioni e,probabilmente,avrà dato a Bersani un incarico esplorativo.Quale correlazione, in termini politici, intercorra fra la manifestazione di piazza e le trattative per la formazione del governo non è difficile da immaginare.Ma non è tutto,perché l'uomo in doppiopetto e occhiali neri ,dalSilvio Berlusconi l'inquietante profilo sudamericano, in relazione alla scelta del capo dello Stato, ha ammonito:" In piazza se la sinistra prende il Colle". Affermazioni così gravi e irresponsabili non gli hanno impedito,però, uscendo con la delegazione dall'incontro con Napolitano, di auspicare e sollecitare un governo delle larghe intese fondato sulla collaborazione PD-PDL. Nell'interesse superiore del Paese,ovviamente. C'è da interrogarsi, a questo punto, come si è arrivati ad un disfacimento così rovinoso delle regole democratiche. Sarà pure vero che il PD e Bersani col 29 per cento dei voti ottenuti e il 20 per cento effettivo dell'elettorato non possono parlare e decidere per il restante 80 per cento ma non è nemmeno scritto da nessuna parte che il PDL e Berlusconi,che hanno perso milioni di voti e non hanno vinto (non sono arrivati primi) le elezioni, possono imporre la formazione del governo o il nome del capo dello Stato, diversamente si mobilita la piazza.Detta così sembra che responsabile dello scardinamento della convivenza democratica sia soltanto Berlusconi e,invece,non bisogna dimenticare chi ha consentito, a sinistra,che arrivasse a tanto.A parlar chiaro bisogna chiedersi se chi attenta alla democrazia e alle sue regole ha più colpe di chi doveva difenderla è disponibile gratuitamente e non l'ha fatto.Per miopia,connivenza o comsu internet digitando plicità (legge elettorale).

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FIERE DI SUCCESSO

DA SHANGAI A SAN GIUSEPPE

sigeno amministrativo per una città che non può vivere di luminarie e poesie natalizie per scout in ritiro spirituale. Non chiamiamo in causa le troppe buche con le quali debbono fare i conti le auto di cosentini e non, avendo imparato che le piogge invernali scavano buche e per coprirle bisogna attendere la primavera ma anche a Shangai conoscono il bitume a freddo che anche con la pioggia consente di coprire una buca.Fra qualche mese saranno due anni di vita per l'amministrazione guidata dall'architetto Occhiuto e il profilo della nuova città o città nuova non si vede o stenta a emergere. Del resto un'amministrazione che si rifugia nel piano Salva Comuni, per evitare il dissesto, non se la deve passare bene. E non possono essere una consolazione i 750 stand annunciati per la Fiera di S.Giuseppe 2013 che,vista dall'angolazione dei commercianti cosentini fa registrare mugugni e lamentele,comprensibili ma non ignorabili. E poi c'è il caos in cui precipita la città nei giorni della fiera che penalizza tutte le attività.Ma se la fiera è un punto di orgoglio amministrativo per sindaco e giunta, così sia. Anche il debutto delle manganellate fra disperati in competizione fra loro,riconducibile a ragioni di ordine pubblico,può essere considerato un incidente di percorso purchè non serva a rimuovere e a non fare i conti con le pulsioni razziali e xenofobe che la città registra anche quando la Fiera di S.Giuseppe è conclusa. Non dimentichiamo la risposta dei commercianti al lutto cittadino per i tre tunisini carbonizzati e il Duomo semivuoto alla messa di solidarietà del vescovo. Sono problemi con i quali bisogna fare i conti e serve a poco ignorarli. Poi ci sono i problemi della vita quotidiana dalla gestione dei rifiuti a quello dei trasporti, a quello delle macchine parcheggiate in tripla

fila nell'indifferenza dei vigili e delle corsie privilegiate a uso e consumo dei cosentini che non amano incolonnarsi civilmente. Questo per dire che l'immagine che offre la città all'occhio di chi la vive quotidianamente è quella di un gran paesone di cui ci si può consolare soltanto pensando a Catanzaro, che sta peggio.Della città di Telesio e di Federico II si avverte poco, grazie a William Gatto e al suo gruppo che custodiscono e fanno sopravvivere la storia di Cosenza che non è certamente quella di un paesone. Anche la vita culturale della città arranca,spesso per insufficiente e inadeguata comunicazione,pur se a salvare l'onore della "piccola Atene" provvede, per la parte di sua competenza, il Terrazzo Pellegrini che,porto franco della vita culturale della città,offre ogni giorno un'occasione di incontro. Volendo arricchire "Cosenza Oggi" di una bacheca nella quale indicare i luoghi d'incontro dell'arte, della musica, della poesia, della narrativa, i nomi degli artisti cosentini di nascita o di adozione,operanti sul campo o fuori regione,non sapremmo dove attingere. Vorremmo disporre di un profilo completo della città per il posto che occupa Mario Occhiuto nella storia e per i talenti che alleva o ha allevato nel suo grembo.Del conservatorio e dei ragazzi del liceo artistico sappiamo poco e non è detto che i presidi dei due istituti siano interessati a far sapere di più. Forse la commissione cultura di Palazzo dei Bruzi, che distribuisce riconoscimenti con eccessiva generosità, potrebbe occuparsi anche di questi vuoti nel profilo e nella conoscenza della città. Nemmeno immaginano i nostri amministratori le eccellenze artistiche e intellettuali che sopravvivono,ignote,nelle pieghe della città.

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PALAZZO DEI BRUZI

TRANSUMANZE TRA I BANCHI?

numeri per decidere in autonomia. Ci ha pensato l'opposizione a garantire il numero necessario per far passare il Piano in pratica senza discussione. C'era il pretesto che fuori, in piazza, rmoreggiavano quelli delle cooperative B che avrebbero voluto assistere ai lavori del consiglio.In verità fu un pretesto per far passare l'adesione al Piano Salva Comuni senza spiegare ai cosentini quali sarebbero state le conseguenze per la spesa comunale, i tributi da aumentare e i servizi da tagliare. Politicamente l'aiuto dell'opposizione è stato spiegato come manifestazione di responsabilità nell'interesse superiore della città. Può essere ma c'è anche chi ha visto nell'operazione l'inizio di una tramigrazione,per alcuni, dai banchi dell'opposizione a quelli della maggioranza.Di concreto ad oggi non c'è nulla e, semmai, ci sarebbe un rafforzamento del gruppo del PD con nuove aggregazioni.Ma la notizia è infondata, come spiega Enzo Paolini nel box in pagina. E' probabile che il sindaco Occhiuto abbia qualche debito politico di riconoscenza verso qualche consigliere di opposizione ma sono debiti che si compensano per canali interni, al riparo da occhi e orecchie indiscreti. Di concreto c'è soltanto la posizione critica assunta da Sergio Nucci che, a nome del movimento "Buongiorno Cosenza", dichiara che, a due anni dall'insediamento di Occhiuto e della sua giunta,bisogna procedere ad una verifica degli accordi presi in sede di ballottaggio. Sergio Nucci riconosce ad Occhiuto gli sforzi prodotti per migliorare l'immagine della città nel suo complesso ma, a fronte di certi ritardi, è necessario d'ora in poi procedere con scelte e decisioni condivise.Fuori dal politichese significa che Nucci vuole partecipare alle decisioni.In particolare solleva il problema dei lavori che interesseranno Piazza Bilotti e del caos che ne conseguirebbe se il traffico dei bus non viene dirottato a Vaglio Lise come terminal obbligatorio dei bus che ogni giorno invadono e inquinano la città. Un problema dibattuto a lungo ma che ha visto la lobby dei concessionari di autolinee prevalere sugli interessi della città e dei cosentini, utilizzando pretesti risibili come la mancanza di servizi in un'area dominata dalla stazione ferroviaria utilizzata al 20 per cento dei suoi spazi e dei servizi che può offrire. A parte Nucci non ci sono altri movimenti di rilievo fra i banchi del consiglio comunale atteso che Enzo Paolini chiarisce che non c'è alcuna ipotesi di avvicinamento o confluenza nel gruppo PD nei confronti del quale non ha alcuna preclusione o interesse. Le sue iniziative politiche col PSE vanno nella direzione dell'Europa e privilegiano le battaglie in difesa dei più deboli all'interno di una tradizione socialista che appartiene alla storia della città. Per Occhiuto,insomma,non ci sono problemi di maggioranza da affrontare. Ha i numeri per governare e decidere e, se i risultati non si vedono, è perché i problemi non vengono affrontati.L'opposizione non c'è.

DICHIARAZIONE DI ENZO PAOLINI daco nelle amministrative del 2011. Il quadro politico nazionale è notoriamente molto fluido e scoraggia qualsiasi scelta di schieramento. Peraltro, per quanto riguarda il mio rapporto con Sel bisogna registrare che c'è stato un trauma politico ma non una guerra, tant'è che conservo piena stima e apprezzamento per i suoi dirigenti. Se, al momento, si vuole inquadrare la mia posizione politica ritengo corretto attenersi alle iniziative che sto realizzando come Pse. Sabato mattina inaugureremo a Corso Telesio un circolo dedicato a Gaetano Manciniè casuale e non è stata determinata soltanto dall'appartenenza ad una grande famiglia politica cosentina. Gaetano Mancini è stato uno degli autori dello Statuto dei lavoratori e un protagonista della grande industria di Stato. C'è tutto un manifesto politico in questo. La prossima settimana inoltre apriremo a via Popilia il circolo intestato a Placido Rizzotto, sindacalista che nei primi del 900 si batteva per i diritti dei braccianti siciliani e che fu assassinato dalla mafia. In questo momento difficile in cui si è alla ricerca del bandolo della matassa politica e istituzionale, noi del Pse ripartiamo da qui, dal lavoro, dai diritti dall'equità nel sistema delle imprese, dalla legalità. Siamo molto attenti alle posizioni politiche di Matteo Renzi col quale, se uscirà dalle sabbie mobili della autoreferenzialità, della nomenclatura ormai invisa ai cittadini, ci incontreremo in un centro sinistra finalmente vivo e rappresentativo. Enzo Paolini


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RICORDO DI ALESSANDRO BOZZO

UN BRAVO RAGAZZO DALLA FACCIA PULITA

Alessandro Bozzo

tiro a segno. Alessandro Bozzo, 40 anni, una figlia, tanti amici e tanti estimatori per il suo lavoro di giornalista, ha mollato i remi in un momento in cui una ondata più alta delle altre, nelle imboscate che la vita ci tende, lo ha travolto. Ci si chiede attoniti in quale punto si è spezzato il filo del coraggio che ci fa affrontare la vita ogni giorno e abbiamo soltanto risposte parziali, comunque insufficienti a spiegare la disperazione e la tragica fine. La morte di Alessandro non va né spiegata nè indagata ma laicamente accettata perché rispecchia comunque la sua volontà. Possiamo, però, ricordarlo con l'intensità emotiva che discende dall'averlo conosciuto e frequentato. Personalmente voglio ricordarlo quando, appena ventenne, venne a TeleCosenza a chiedermi se poteva fare pratica giornalistica nella Tv che dirigevo. Aveva una faccia da adolescente acerbo, i capelli a taglio lungo, quasi a paggetto, e si era presentato con la biro in mano e un block notes tascabile a quadretti. E' la scena che mi resta più impressa nella memoria. L'amicizia e la stima maturarono nel corso del lavoro di squadra nel quale Alessandro seppe subito integrarsi. Aveva il mito del giornalismo, lo amava e ci metteva grande passione. Fui molto facilitato come tutor nell'avviarlo alla professione, non mancando di avvertirlo sui rischi e sugli inganni che comporta. Per chi fa informazione il fatto accaduto è e deve essere uno solo, per tutti. E' il commento e l'interpretazione che può cambiare e ognuno tesse il filo che ha, restando nelle regole che distinguono il fatto dall'opinione. Nell'evoluzione del suo lavoro di giornalista Alessandro ha sempre rispettato queste regole. La sua vocazione era per la politica e le sue controverse vicende, forse perché aveva capito di quanta verità ci fosse bisogno per dipanare gli intrecci , gli intrighi, le falsità, i doppigiochi e i tradimenti espliciti o meno. Tenere sotto controllo i politici, carpirne i "fuori onda", stargli addosso nei loro ruoli istituzionali, fiutare il punto di incontro della politica con gli affari, col clientelismo e il familismo amorale gli consentiva di esprimere tutto il suo impegno civile e la dignità di una professione a difesa delle regole, dei diritti e dell'interesse generale. Forse non ha tenuto debito conto del rapporto che corre fra la politica e gli editori di giornali. Ora che Alessandro non c'è più e tocchiamo col cuore il vuoto che ha lasciato in chi l'ha conosciuto ed apprezzato, abbiamo anche il dovere di chiederci se dietro il suicidio ci sono comportamenti, violenze morali, compulsioni affettive che possano spiegare l'accaduto. E non per cercare colpevoli che non servono più ad Alessandro, essendosene liberato a modo suo, ma perché ognuno di noi si possa interrogare e correggere nei propri comportamenti rispetto al ruolo che assume nel rapporto con altre persone. Si tratti di sentimenti o di lavoro. Capiremo col tempo quale è stato il passaggio fatale che ha portato Alessandro a mollare. Lui, appassionato di tennis, forse aveva perso un set, nella partita della vita, ed ha rinunciato a giocare il match. Si è lasciato andare. Aveva una faccia pulita e, forse per questo, non poteva essere un vincente. Se ne è andato da professionista del suo lavoro, regalando, non senza ironia, al giornale dove lavorava, cinque giorni di esclusiva con apertura in prima pagina. La sua morte. alp

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CONSIGLIERI REGIONALI

UN IMBROGLIO ALL’UNANIMITÀ

glio regionale inutile,prolisso e costoso come il nostro Francesco Talarico da Lamezia ,non lo si trova da nessuna parte. E' toccato a lui, nella qualità, spiegare perché il consiglio ha deciso all'unanimità di ridurre, per il 2015, il numero dei consiglieri da eleggere da 50 a 40 là dove, invece, con una popolazione inferiore ai 2 milioni,come in Calabria, i consiglieri da eleggere non possono essere più di 30. Un regalo che la casta calabrese ha fatto a se stessa , senza pudore, votando all'unanimità un provvedimento che sfida il ridicolo.Ma mentre gli altri tacciono il presidente Talarico si abbandona ad una noiosissima dissertazione sul ruolo delle regioni al servizio dei territori, rivendicando a merito suo e del consiglio di avere scelto "in controtendenza la strada di una riflessione profonda,sulle sfide che ci attendono e sulle nuove esigenze che la mutata realtà nazionale ed europea impone alle strutture regionali".Questa la profondità del Talaricopensiero che non è mai uscito dalla dimensione di relatore a un'assemblea di una sezione di periferia della vecchia DC. Scoppia di autoreferenzialità e, appena eletto presidente del consiglio, ha preteso la insonorizzazione in pelle delle Francesco Talarico porte della presidenza. Candidato alla Camera per l'UDC è rimasto a terra ma ha avuto la premura di spendere tutto il budget della presidenza. Quando si dice lo stile e la lungimiranza.Ma i calabresi,insieme all'UDC, non hanno avuto fortuna e ora se lo debbono tenere.Per concludere sul numero dei consiglieri da eleggere,l'acuta intelligenza dello statista di Lamezia è del parere che bisogna fare riferimento al censimento de 2001,quando la popolazione calabrese superava di qualche migliaio i 2 milioni. Nel 2015 si voterebbe,insomma,con i dati del 2001.Una genialità che farà di Talarico il dominus incontrastato dell'ufficio legislativo della Conferenza Stato-Regioni.



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