CsOggi N.87 - 2013

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AREA URBANA NUOVA SERIE N. 87 - 23 FEBBRAIO 2013

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L’INCUBO BEPPE GRILLO

ARRENDETEVI... CON LE MANI IN ALTO

RADICALI

TROPPO ONESTI PER UN REGIME DI LADRI Probabilmente, salvo un imprevisto miracolo delle urne, i radicali non avranno a pagina

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LA CAMUSSO IN CALABRIA

SE IL SINDACATO NON RISCOPRE IL CONFLITTO La venuta della Camusso in Calabria, a Crotone, per illustrare il piano lavoro è a pagina

Susanna Camusso

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SCANDALO EOLICO

MANIFESTAZIONE ELETTORALE

VIA COL VENTO

A RENDE I SOCIALISTI IN AIUTO DEL PD

A 48 ore dalla chiusura della campagna elettorale un meteorite giudiziario si è abbattuto sulla scena politica calabrese lasciando alquanto turbata un'opinione pubblica ormai avvezza ai colpi di scena degli intrecci torbidi fra politica e af-

Per Sandro Principe deve essere stata una soddisfazione che cercava dal giora pagina

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CANDIDATURE

CANDIDATURE

CONFRONTI MANCANTI

CE LA FARÀ FRANCO BRUNO?

Se non hanno bluffato da una parte e dall'altra, nel collaudato gioco delle parti, non si è capito cosa ha impedito ai candidati di spicco del PDL e del PD di con-

Fra tutte le candidature di questa campagna elettorale quella di Franco Bruno, senatore uscente e capolista alla Camera nel Centro democratico di

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Sandro Principe

Jole Santelli

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Franco Bruno


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n. 87 - 23 febbraio 2013

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L’INCUBO BEPPE GRILLO

ARRENDETEVI... CON LE MANI IN ALTO

Beppe Grillo in un fotomontaggio nell’aula di Montecitorio

L'immagine è suggestiva e da sola fa da traino agli indecisi dell'antipolitica che vogliono dare una spallata al sistema. Beppe Grillo chiude la sua campagna elettorale con i colpi di teatro con cui l'ha iniziata.Ma non è il successo di un comico,comunque bravo,bensì il successo di uno che interpreta un malessere politico cui si innesta una indignazione collettiva. Le piazze piene che nessun leader della partitocrazia dominante osa sfidare riflettono una domanda politica e una voglia di partecipazione che soltanto Grillo è riuscito a intercettare. Al di là del risultato delle urne,che si spera vengano tenute sotto controllo, insieme ai seggi, con maggiore solerzia che in passato, il fenomeno Grillo esce dalla cronaca e si guadagna la storia. Si confronteranno le varie scuole di pensiero nate a ridosso della irresistibile ascesa del Movimento 5 Stelle, compresa quella,più stucchevole delle altre, che Grillo è il termometro e non la febbre.Fra tutti i leader quello che non ha sottovalutato il fenomeno è Bersani,il quale pone a Grillo ,riconoscendo le piazze stracolme,il quesito dove porterà queste masse ,verso quali obiettivi. Abbiamo già scritto,con molta umiltà ma in piena consapevolezza, che in un regime di ladri,ladri di pubblico denaro,ladri di democrazia,ladri di verità,ladri di informazione bisogna rafforzare il presidio delle guardie,dentro e fuori le istituzioni, senza risparmiare nessuna delle lobby che hanno portato il Paese allo sfascio morale e al disastro economico e finanziario.Semplificando al massimo, visto che c'è chi ha creduto alla lettera di Berlusconi sul rimborso IMU recandosi agli sportelli postali,si tratta di scegliere fra "guardie" e "ladri", esaminando bene le liste,chi le guida e a quale leader e par-

tito fanno riferimento. E' sufficiente trovare un solo candidato eticamente incompatibile o censurabile per bocciare tutta la lista e rivolgere l'attenzione altrove. Beppe Grillo ed il suo guru Casaleggio hanno,in pratica,lavorato su questo schema,presentando facce completamente nuove,che nemmeno si conoscono ma che offrono il requisito essenziale di non avere "precedenti politici",mutuando il termine, per contrapposizione, di "precedenti penali". Si vedrà cosa saranno in grado di fare questi cento o più parlamentari che faranno legittima irruzione alla Camera e al Senato ma,di sicuro,porteranno aria fresca e faranno i conti al sistema,sotto il profilo dei costi e delle ruberie mascherate.E' poco,è sufficiente? Probabilmente no ma da qualche parte bisognerà cominciare.Per governare il Paese c'è tempo, mentre quello che necessita subito è mettere fine a corruzione e ruberie comunque camuffate.In primis costi della politica e rimborsi elettorali. Come si fa a non godere dell'immagine ,non violenta ma fortemente emotiva, dei parlamentari della vecchia partitocrazia che escono con le mani in alto da Camera e Senato e doversi assoggettare al "politometro",ovvero al controllo fiscale delle ricchezze accumulate.Non accadrà ma rispetto a una campagna elettorale truccata e scontata,con una partitocrazia che ha occupato le istituzioni corrompendole e svuotandole di ogni valore costituzionale e democratico, perché non ridere e sorridere degli scenari che Grillo immagina e disegna? A governare ci pensino Bersani,Monti e Casini dopo aver finito di litigare per il Quirinale, per la presidenza di Camera e Senato, per i ministeri e per il controllo dei grandi enti di Stato procacciatori e dispensatori di tangenti.

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RADICALI

TROPPO ONESTI PER UN REGIME DI LADRI

rappresentanza in parlamento per mancato raggiungimento del quorum necessario.E' un genocidio politico voluto e portato a compimento dal regime partitocratrico nel reciproco,limaccioso interesse consociativo, a destra come a sinistra. Eppure si dovrà dare una spiegazione al fatto che il partito mai sfiorato,in 60 anni di storia, dall'ombra di uno scandalo venga fatto fuori nel momento in cui Beppe Grillo e il suo movimento intercettano con successo l'onda lunga e alta dell'antipolitica e dell'indignazione contro ruberie e corruzione. Non solo.Grillo capitalizza politicamente ed elettoralmente gli scandali che i radicali hanno fatto esplodere a Milano e alla Regione Lazio, con effetto domino sulle altre regioni. Diversamente non avremmo mai saputo nulla dei finanziamenti ai gruppi consiliari utilizzati per gaudenti convegni, consumi privati, hobby personali e abbuffate ai ristoranti per discutere di politica.E questo un regime di ladri che infestano le istituzioni non lo può tollerare, visto che nessuno può chiamarsi fuori se è vero che il vice-presidente del consiglio regionale del Lazio,targato PD, era perfettamente a conoscenza della delibera che aumentava in maniera esponenziale il finanziamento ai gruppi consiliari.Nemmeno il PD,dunque, può chiamarsi fuori e questo spiega perché ha cercato di silurare, per rappresaglia, la candidatura alla Regione Lazio

dei due consiglieri radicali che hanno portato alla luce le ruberie dei batman di destra e di sinistra.Se a fronte di un regime corrotto e in decomposizione che sta portando il Paese al disastro ci fosse stata una informazione più libera e meno prostituita al potere dei partiti e fosse stata data ai radicali, nei talk show di Ballarò,Porta a Porta, Piazza Pulita,Srvizio Pubblico,Presa diretta, la possibilità di illustrare le loro battaglie contro i ladri di Stato e la corruzione dilagante, lo stesso Grillo con il suo movimento avrebbe trovato il campo autorevolmente occupato dai radicali.E' stato più bravo lui di Pannella che, alla veneranda età di 84 anni,tiene in ostaggio il partito con il peso della sua ingombrante personalità, soffocando sul nascere ogni spinta innovativa e di m aggiore aderenza alla complessità della situazione politica.Persino la Chiesa,con le dimissioni di Benedetto XVI, si è resa conto che c'è un limite naturale alle energie del corpo ed alla elasticità della mente.Per Pannella questo limite non esiste e deve avere corso politico soltanto ciò che produce ed elabora la sua pur fertile e collaudata fantasia.Forse i radicali pagano un prezzo anche per questo ma sbaglia chi pensa che,tenuti fuori i radicali dal parlamento, non si debba fare i conti con le loro battaglie laiche,libertarie e "giacobine" contro tutte le bande di ladri e di potere.


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n. 87 - 23 febbraio 2013

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LA CAMUSSO IN CALABRIA

SE IL SINDACATO NON RISCOPRE IL CONFLITTO l'occasione per una riflessione,svincolata dalle contingenze della campagna elettorale, sulla emergenza lavoro che oggi,da sola,ingloba la mai risolta questione meridionale.Giacomo Mancini era solito affermare che non era di soldi che aveva bisogno la Calabria ma di lavoro e investimenti,consapevole che i finanziamenti non finalizzati finivano per alimentare l'assistenzialismo, il clientelismo e il familismo amorale.La campagna elettorale indugia sulla crisi che non risparmia nessuno,sulle connesse problematiche finanziarie e sulla necessità di rilanciare l'economia con misure finalizzate alla crescita.Si naviga,insomma, nella macroeconomia, ci si arrende alla forza dei mercati, si cazzeggia di spread e di riforme che nessuno ha mai voluto seriamente fare, a cominciare dalla legge elettorale e quella sulla corruzione, ma non risulta nel dibattito politico che il lavoro venga messo al centro e prima di ogni altra emergenza. Si dà per scontato che cittadini ed elettori siano convinti che la promessa di Berlusconi di milioni di posti di lavoro sia una menzogna già utilizzata in passato spregiudicatamente a fini elettorali ma, messo da parte Berlusconi, il problema c'è e richiede risposte serie e credibili. La Camusso,col piano del lavoro illustrato a Crotone, ha cercato di tracciare un percorso praticabile , riconoscendo che il sud e la Calabria hanno diritto ad un risarcimento,in termini di posti di lavoro, a sanatoria di quanto gli è stato negato dai governi nazionali della prima e della seconda Republica. Per il sud ci vogliono misure e iniziative mirate, avendo imparato sulla nostra pelle ,gabbie salariali a pate,che le politiche del lavoro che possono valere nel Veneto non hanno uguale incidenza in Calabria e nel sud. Non è soltanto un problema di numeri e di indicatori economici che,nella loro essenzialità,inquadrano l'emergenza ma è quando si va al contesto strutturale e infrastrutturale del nostro apparato produttivo che cogliamo il gap che ci tiene al palo. Anche la proposta,avanzata da più parti,di detassare ogni nuovo posto di lavoro creato dalle imprese non costituisce valore aggiunto rispetto al sistema produttivo.Bisogna scoraggiare ogni equivoco,in buona o mala fede,proietSusanna Camusso tato a far passare per lavoro indennità di disoccupazione mascherate. Lavoro deve significare produzione di beni e servizi richiesti dal mercato, diversamente perpetuiamo un imbroglio che dura da decenni e che,prima dell'esplosione del precariato, aveva le sue espressioni più significative e infelici nelle tipologie dei lavori socialmente utili che, al netto di un alto tasso di parassitismo tollerato,non hanno mai contribuito alla formazione del PIL regionale.Se si prendono in esame i dati sulla disoccupazione in genere e su quella giovanile e femminile in particolare,la Camusso deve convenire che in Calabria la situazione è più grave che altrove e che, a volerlo affrontare,richiede misure eccezionali che non possono venire dal governo regionale. Necessitano investimenti e necessitano soprattutto le infrastrutture che richiamano gli investimenti.Occorrono collegamenti veloci a costi compatibili per le merci prodotte in Calabria e destinate ai mercati del centro nord ma non è certo con un sistema dei trasporti come quello che offre la Calabria che si può pensare di mettere sul mercato un'offerta turistica competitiva sulle rotte del Mediterraneo. I governi regionali che si sono succeduti negli ultimi 20 anni portano le loro pesanti responsabilità ma non si può affermare nemmeno che il sindacato sia stato all'altezza delle sue responsabilità. In fondo, se il retroterra del porto di Goia Tauro è ancora orfano di insediamenti industriali di qualche rilievo è anche perché il sindacato non è stato in grado di supplire all'inadeguatezza dei governi regionali.Aver seduto con compiacimento ai tavoli di concertazione non ha mai prodotto risultati di rilievo e troppe volte il sindacato si è dimostrato subalterno al potere politico. C'è una impunità diffusa che alimenta una sorta di mercato secondario del lavoro dove la fanno da padroni clientelismo e familismo e non risulta che il sindacato abbia alzato le barricate della legalità e della trasparenza. C'è da sperare che la Camusso a Crotone, rendendo omaggio ai morti di Melissa, abbia spiegato ai suoi di quale storia sono eredi e qual è il margine di confronto con il potere politico,superato il quale si scivola nella complicità e nella connivenza.

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SCANDALO EOLICO

VIA COL VENTO

fari. La notizia è che la magistratura che sta indagando sui parchi eolici in Calabria e,in particolare su quello di Crotone che porta il nome di Pitagora, ha messo sotto sequestro i patrimoni personali dei soggetti indagati e che si sospetta siano stati destinatari di una tangente milionaria per aver favorito, con procedure aggiustate e delibere concordate, la realizzazione del parco eolico di Crotone.La misura riguarda nomi noti e meno noti ma, fra tutti, primeggia,per ovvie ragioni,quello del consigliere regionale Nicola Adamo,oggi nel gruppo misto ma, al tempo delle delibere sul parco eolico, vice-presidente della giunta regionale guidata da Agazio Loiero. Gli inquirenti-a quanto è dato leggere nelle cronache giudiziarie-ritengono Adamo il regista e la testa pensante di tutta l'operazione.Gli altri sarebbero dirigenti regionali,intermediari e imprenditori coinvolti nell'operazione.Della tangente milionaria pare sia stato ricostruito il percorso di alcune quote finite nelle tasche degli indagati.Da qui la misura del sequestro dei patrimoni finalizzato al recupero delle delle somme illecitamente incassate.Sarà compito della robusta squadra di legali ingaggiati dagli indagati dimostrare la consistenza o meno delle accuse ma il botto c'è stato e rimane. Sul piano politico, al momento,il coinvolgimento si ferma a Nicola Adamo avendo Loiero, con più di una dichiarazione,ribadito la completa estraneità sua e del suo governo all'affare eolico così come si va configurando.Le firme sugli atti di governo parlerebbero chiaro. Sui parchi eolici bisogna dire che, durante la gestazione politica e amministrativa, il silenzio è stato d'oro. I calabresi ne hanno saputo poco o nulla, grazie anche alla miopia dei mezzi di informazione.Soltanto quando le ferite al paesaggio,con le lunghe pale al vento,sono diventate visibili e non più occultabili, si è capito che un colossale business era stato consumato all'insaputa dei calabresi e senza alcun controllo democratico dal basso. Questo per dire che, se alla spartizione dell'accertata tangente hanno partecipato soltanto gli inquisiti, al silenzio sui campi eolici hanno partecipato in molti e,come al solito, senza distinzione fra destra e sinistra.


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MANIFESTAZIONE ELETTORALE

A RENDE I SOCIALISTI IN AIUTO DEL PD

no in cui a Largo Nazzareno, a Roma,gli avevano negato la deroga per potersi candidare alla Camera passando per le primarie. Lo sgarbo era stato studiato a tavolino, innescato dalla Calabria da chi lo vedeva e lo temeva come un concorrente favorito.La deroga negata ha fatto rumore per 24 ore dopo di che, con intelligenza politica,Principe ha fatto buon viso a cattivo gioco ,limitandosi a mandare un segnale di forza sostenendo con successo Ernesto Magorno alle primarie. Le dichiarazioni di circostanza, gli apprezzamenti al glucosio di Migliavacca e di D'Attorre per ammorbidire lo sgarbo non hanno avuto peso.Principe, con gelido umorismo, ha risposto che per il necrologio politico c'era ancora tempo , né lui aveva intenzione di anticiparlo. La rivincita è venuta a due giorni dalla chiusura della campagna elettorale quando il PD, dovendo dimostrare su Cosenza e nell'area arbana seguito e consistenza, si è dovuto consegnare alla roccaforte storica del socialismo calabrese ed al suo indiscusso leader, politicamente non scalfito dal diniego della delega. Per Bersani si era dovuta mobilitare una intera provincia per riempire un cinema,per Rende è stata sufficiente l'area urbana. Principe ha incassato i ringraziamenti di Minniti e di D'Attorre,frastornati e condizionati dalla selva di bandiere rosse che segnavano una tradizione e una cultura di governo di cui nel PD non hanno mai riconosciuto i meriti. A voler essere politicamente seri , guardando alle prossime regionali e a voler essere

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coerenti con gli apprezzamenti manifestati a Principe, non bisogna sacrificare a pregiudizi di appartenenza la possibilità di affidare a Sandro Principe il compito di riconquistare al centrosinistra il governo della Regione. Il carattere è quello che è ma le capacità, la competenza , la cultura di governo non possono essere considerate disgiuntamente e vanno,semmai, compensate col carattere spigoloso. C'è qualcuno che ,con molto anticipo sui tempi, sta cercando di mettere il cappello sulla candidatura per la guida della Regione e va tessendo la sua tela di convenienze da scambiare oggi all'interno del PD e,domani,forse, nel governo.Ma il PD non è il centrosinistra né Mario Oliverio, al netto del suo vaniloquio senza obiettivi e senza strategie, ne può interpretare l'evoluzione richiesta dalla complessità della situazione nazionale e internazionale.Con gli uffici stampa si comunica,non si governa e non è col presenzialismo forzato che si acquista credibilità.La domanda cui bisogna rispondere,semmai,è quale futuro attende la provincia più indebitata d'Italia. Senza nulla togliere all'amicizia con Bersani,ostentata oltre il buon gusto, occorrono ben altre qualità per governare la Calabria Sandro Principe e,se ci sono, bisogna renderle percepibili prima di avventurarsi. Diversamente c'è il precedente di Marco Minniti, riconosciuto numero uno del PD calabrese ed oggi capolista al Senato che,insieme Loiero,voleva rivoltare la Calabria come un calzino. Sappiamo tutti come è andata a finire.

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CANDIDATURE

CONFRONTI MANCANTI

frontarsi nei faccia a faccia all'americana. Jole Santelli per il PDL avrebbe voluto il confronto con Rosy Bindi e Giuseppe Scopelliti con Marco Minniti. La Bindi, proabilmente ne ha fatto una questione di rango, ritenendo la Santelli non alla sua altezza ma anche per evitare domande ed osservazioni polemiche sulla sua candidatura come capolista alla Camera. Per Scopelliti è più comprensibile la sfida lanciata a Marco Minniti, ritenuto responsabile, insieme a Naccari Carlizzi e a Romeo, di aver sollevato il caso Reggio che ha portato allo scioglimento del consiglio comunale per contiguità mafiosa. Minniti però avrebbe potuto rispondere sfidando lui il capolista del PDL al Senato, Antonio Gentile, cui nessuno ha mai chiesto conto di come ha rappresentato la Calabria e i problemi del territorio nella sua ormai lunga quanto inutile carriera parlamentare. Ovviamente anche Gentile avrebbe potuto chiedere conto a Minniti di quanto fatto da Jole Santelli lui e così gli elettori calabresi avrebbero avuto elementi sufficienti per valutare le rispettive candidature. Ma queste cose si fanno in America,dove candidati di opposti schieramenti hanno l'obbligo di confrontarsi di fronte al corpo elettorale. A questo elementare obbligo democratico si sono sottratti i leader nazionali, figurarsi se potevano farlo i loro figuranti e replicanti in periferia.

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MANIFESTAZIONE ELETTORALE

CE LA FARÀ FRANCO BRUNO?

Rutelli-Tabacci, è quella più goliardica e divertente. Il personaggio è serioso ma ha una vocazione naturale per il gioco della politica, per le intuizioni improvvise,per lo scambio di convenienze quando gli interlocutori contano e pesano. Gode della stima di Rutelli che gli ha dato spazio nelle responsabilità dell'API ma per la candidatura alla Camera si è dovuto difendere da solo nel momento in cui Tabacci ha scoperto improvvisamente il suo entusiasmo nel voler rappresentare la Calabria in parlamento. Gli accordi erano che Tabacci era capolista in Calabria e in altre regioni ma, nel gioco delle opzioni,l'eventuale seggio conquistato andava a Franco Bruno. In verità sin dalle primarie di centrosinistra Tabacci si era messo a giocare in proprio sul tavolo della politica calabrese avendo partner interessato Agazio Loiero che lavorava per una candidatura al Senato. Le cose si sono complicate quando Loiero ha dovuto rinunciare al suo desiderio per un veto intervenuto sulla sua candidatura, appannata dal fatto di essere stato coordinatore nazionale dell'MPA di Raffaele Lombardo,passato armi e bagagli nel Grande Sud di Miccichè. Loiero,da buon navigatore dei mari politici, ha abbozFranco Bruno zato e preso atto del veto intervenuto.Restava Tabacci che, a questo punto, si lasciava sfuggire, a Roma,a Milano o a Catanzaro che,se fosse stato eletto in Calabria, avrebbe fatto il deputato calabrese. Mancava un giorno alla presentazione della lista e, non si sa come, quando la lista viene depositata il nome di Tabacci non c'è più. Una manina rimasta ignota aveva apportato la correzione che portava Franco Bruno da numeè disponibile gratuitamente ro due a capolista.Le polemisu internet digitando che, le accuse e le minacce sono durate 24 ore ma non c'è (http://) www.cosenzaoggi.it stato niente da fare. Franco Bruno ha condotto una campagna elettorale sobria, con piccole inserzioni sui giornali e molto lavoro porta a porta.Ce la dovrebbe fare se la lodirettore responsabile Direzione-Amministrazione cride e Vibo Valentia daranno Antonlivio Perfetti Via Pisa, 8 - Diamante (Cs) i voti che ci si aspetta.In verità, infoline 335.5320437 e-mail: redazione@cosenzaoggi.it se ce la fa, si è eletto da solo Registro Stampa Tribunale con furbizia e abilità. di Cosenza n.547



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