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Emozione grande e coinvolgente giorno indimenticabile

In missione

di Pogliani Barbara SaianoEmozione grande e coinvolgente, giorno indimenticabile

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Quest’anno a mio figlio è stato conferito il “Premio Beato Tommaso Reggio” ed è stata una forte emozione. Al termine di questo percorso scolastico mi è sembrato giusto capire cosa significasse per lui questo riconoscimento ed il modo migliore era chiedergli di raccontarlo come ad uno sconosciuto.

«Sono passati quasi cinque anni e mi ricordo ancora il mio primo giorno alla Scuola San Giuseppe. Ero intimidito e tenevo gli occhi fissi su mia mamma. Ricordo la sua emozione e le sue lacrime quando ci siamo seduti ai banchi e l’ho salutata. Se in quel momento avesse saputo che stavo entrando in una comunità che avrei considerato una seconda famiglia forse non si sarebbe commossa. Dopo pochi mesi dall’inizio della scuola abbiamo festeggiato il nostro Beato Tommaso Reggio per la prima volta e abbiamo partecipato alla premiazione degli alunni di classe quinta. Quel giorno ci è stato spiegato il significato di questa giornata di festa e l’importanza della Congregazione delle Suore di Santa Marta che hanno come missione provvedere alle necessità altrui. Come disse Tommaso Reggio: “Esse voleranno dove necessità urge, mai dimenticando di sorridere”. E se ci penso è proprio con questo spirito che vedo scorrere ogni giorno di scuola e di comunità. Quel giorno ho compreso che quel riconoscimento sarebbe stato un grande traguardo per questa esperienza e che sarebbe stato di festa indipendentemente dall’alunno premiato. In questi anni di scuola ho imparato molto più che i programmi delle materie di studio. Ho imparato a relazionarmi con i miei compagni e con tutti i bambini della scuola; ho imparato le regole della mensa e dello stare a tavola; ho imparato a pregare insieme agli altri e a sentire l’energia sprigionata dalle nostre voci e dai nostri canti. Soprattutto però, ho imparato i miei diritti ed i miei doveri in una comunità diversa dalla famiglia. Questo grazie alle suore e agli insegnanti.

In missioneSono trascorsi quattro anni e sono quasi giunto alla fine della scuola elementare. Come dice mia mamma il tempo è volato. Certo non sono stati anni facili, ma li ho vissuti il più possibile: le mie amicizie si sono consolidate, la mia classe è cresciuta e ci siamo affiatati sempre di più. Le nostre maestre hanno imparato a conoscerci bene e, anche se a volte chiacchieriamo un po’ troppo, sono contente di tutta la nostra classe e le suore ci sono sempre state vicine e ci hanno visto ed aiutato a crescere. Le nostre suore sono persone speciali: ricordo che sin dal primo giorno di scuola ci hanno sempre chiamato tutti per nome; ricordo che se un alunno cadeva c’era sempre la mano della suora che lo aiutava a rialzarsi con un abbraccio; ricordo che se un bambino mostrava difficoltà non si sono mai fermate all’apparenza, ma hanno sempre cercato di capirlo e supportarlo nel superarle; ricordo la severità delle suore che contenevano le nostre esuberanze e ci insegnavano il rispetto altrui e la convivialità; ricordo che anche quando siamo stati a casa per il lock-down, causato da questo brutto virus, le suore hanno sempre tenuto un contatto con noi e ci hanno accolti a braccia aperte al rientro a scuola. Anche quest’anno, come ogni anno, ci siamo preparati per vivere la giornata di festa per il Beato Tommaso Reggio, per noi di quinta l’ultimo alla Casa San Giuseppe. Le suore hanno organizzato tutto nei minimi particolari e ci hanno tenuto nascosto fino all’ultimo i nomi degli alunni premiati. Abbiamo pregato tutti insieme in classe e poi insieme alla classe quarta siamo andati in chiesa dove abbiamo cantato e gioito tutti insieme. Un po’ forse me lo aspettavo, ma quando ho visto che in chiesa c’erano i miei genitori e quelli della mia compagna Alice ho capito che sarei stato premiato, insieme a lei, con il riconoscimento del Premio Beato Tommaso Reggio e il mio cuore ha cominciato a battere forte. Ho guardato i volti dei miei compagni per leggere i loro sguardi e li ho visti contenti, commossi e orgogliosi di me, di Alice e di tutti noi, perché io senza di loro non avrei mai vissuto questi anni così serenamente. Le parole di Suor Valeria hanno dato a questo riconoscimento una grandissima importanza e spero di esserne sempre degno perché lo spirito di questa celebrazione è più un modo di vivere che un atteggiamento.»

Insomma, forse non ha usato sempre queste parole ma il significato di ciò che voleva dire è proprio questo. Mi rendo conto che in cinque anni mio figlio è cresciuto, è passato dal bambino spensierato al ragazzo altruista e generoso che vedo adesso. Questo lo devo alla comunità della Scuola Casa San Giuseppe, alle maestre, ma soprattutto alle suore di Santa Marta che hanno il compito più arduo nei confronti di questi ragazzi: renderli piccoli uomini capaci di affrontare ogni giorno le loro sfide nel modo più sereno e tenace. Grazie.

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