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Un Dio in cammino, una Chiesa in cammino

Attualità

di suor Maria Pia Mucciaccio

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Un Dio in cammino, una Chiesa in cammino

Abbiamo appena terminato di vivere e contemplare il mistero del Natale, quel mistero grande di un Dio che sempre si mette in cammino per incontrare l’uomo, sua creatura. Con don Primo Mazzolari possiamo ripetere. “Egli viene. E con Lui viene la gioia. Se lo vuoi, ti è vicino. Anche se non lo vuoi, ti è vicino. Ti parla anche se non parli. Se non l’ami, egli ti ama ancor di più. Se ti perdi, viene a cercarti. Se non sai camminare, ti porta. Se tu piangi, sei beato perché lui ti consola. Se sei povero, hai assicurato il regno dei cieli. Se hai fame e sete di giustizia, sei saziato. Se perseguitato per causa di giustizia, puoi rallegrarti ed esultare. Così entra nel mondo la gioia, attraverso un bambino che non ha niente. La gioia è fatta di niente, perché ogni uomo che viene al mondo viene a mani vuote. Cammina, lavora e soffre a mani vuote, muore e va di là a mani vuote”. Se la parola “sinodo” vuol dire camminare, percorrere insieme la stessa strada ci si chiede quale sia oggi il cammino per noi viandanti credenti… Cosa vuol dire medesima strada se non camminare nella stessa direzione ed essere abitati dallo stesso spirito di comunione e di ascolto? Il Papa ci indica le tappe di questo dinamismo di ascolto e di comunione in seno a una Chiesa sinodale: «Il cammino sinodale inizia ascoltando il popolo […]. Il cammino del Sinodo prosegue ascoltando i pastori. […] Il cammino sinodale culmina nell’ascolto del vescovo di Roma». In questo percorso c’è un elemento nuovo: il cammino sinodale prende le mosse dal popolo di Dio. Il Papa nel sottolineare la funzione attiva del Popolo di Dio recupera l’idea del sacerdozio comune come partecipazione alla funzione profetica, sacerdotale e regale di Cristo. In questo quadro il sacerdozio ministeriale è ripensato come funzione di servizio al Popolo di Dio, e non più come una sorta di potere “sopra” la Ecclesia discens! L’autorità nella Chiesa deve perciò essere ripensata secondo una logica del servizio. Papa Francesco nell’

Evangelii gaudium parla di «pastori con l’odore delle pecore», che stanno davanti, in mezzo o dietro al gregge, ma sempre e comunque al servizio del Popolo di Dio. E in questa logica di servizio, bisogna sempre ricordare che, «per i discepoli di Gesù, ieri oggi e sempre, l’unica autorità è l’autorità del servizio, l’unico potere è il potere della croce: […] “chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo” (Mt 20,25-27)». Per questo il Papa dice che «una Chiesa sinodale è come vessillo innalzato tra le nazioni in un mondo che […] consegna spesso il destino di intere popolazioni nelle mani avide di ristretti gruppi di potere. Come Chiesa che “cammina insieme” agli uomini, partecipe dei travagli della storia, coltiviamo il sogno che la riscoperta della dignità inviolabile dei popoli e della funzione di servizio dell’autorità potranno aiutare anche la società civile a edificarsi nella giustizia e nella fraternità». Dunque vengono indicate alcune tappe di questo cammino sinodale, tutte con un denominatore comune: conoscere per fare esperienza, ma per conoscere è necessario l’ascolto. Nessuno più dei Magi può offrirci l’immagine dell’uomo in ascolto, in ricerca, in cammino, dell’uomo che viene da lontano, che affronta le fatiche del viaggio, per incontrare il re della gloria, ossia il Figlio di Dio. E noi, sulle loro orme, siamo chiamati ad avanzare con lo sguardo rivolto ai segni del cielo e a lasciarci guidare dalla luce divina… l’unica che può portarci a destinazione!, perché, se attratti da altre realtà distogliamo lo sguardo da essa, rischieremmo di perdere l’orientamento e di retrocedere, con il pericolo di perdere anche la rotta… In questo cammino sinodale la luce da far risplendere e da indicare sono i valori irrinunciabili che vanno riproposti con un linguaggio nuovo, con una contestualizzazione del nostro presente storico, ma anche e soprattutto con uno sguardo verso il futuro. Non è un problema di ammodernamento o di linguaggio aggiornato, ma è risposta alle attese di verità dell’umanità che vive con noi. I credenti e prioritariamente i consacrati han-

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no il dovere di riflettere su come generare l’annuncio di fede nel contesto storico in cui vivono, di saper leggere e prospettare linee future che dicano come dare la Parola ai fratelli e alle sorelle che attraverseranno le strade della storia. Se dunque l’ascolto è il primo passo, esso richiede di avere mente e cuore aperti, senza pregiudizi e richiede di interrogarci. Verso chi la nostra Chiesa particolare è «in debito di ascolto»? Come vengono ascoltati i laici, in particolare giovani e donne? Come integriamo il contributo dato dalle minoranze, dagli scartati e dagli esclusi? Riusciamo a identificare pregiudizi e stereotipi che ostacolano il nostro ascolto? Come ascoltiamo il contesto sociale e culturale in cui viviamo? «Camminare insieme» è possibile solo se si fonda sull’ascolto comunitario della Parola e sulla celebrazione dell’Eucaristia. In che modo, allora, la preghiera e la celebrazione liturgica ispirano e orientano effettivamente il nostro «camminare insieme»? Dall’ascolto al dialogo quale traguardo fondamentale per procedere verso la meta. Un dialogo fatto anche di silenzi e di sofferenze, capace di raccogliere l’esperienza delle persone e dei popoli. Non è facile affrontare le divergenze di vedute, i conflitti, le difficoltà, non è facile neppure promuovere collaborazione con e tra comunità presenti sullo stesso territorio… Come imparare allora a dialogare con altre voci della nostra società: con il mondo della politica, dell’economia, dei nuovi linguaggi mediatici? Nell’ultima enciclica di Papa Francesco, Fratelli tutti, questa coralità e fratellanza universale traspare con chiarezza e sembra annunciare il cammino di una Chiesa sinodale, in cui il camminare assieme si trasforma nel migliore riflesso di un’autentica dimensione missionaria e di un dinamismo che si intreccia tra sinodalità e fraternità, all’interno del quale il popolo di Dio, nel suo camminare storico, desidera e vuole condividere con tutti la luce del Vangelo. Riappropriamoci di alcuni atteggiamenti di fondo indicati da Papa Francesco nell’omelia del 3 aprile scorso, ci possono aiutare ad intraprendere meglio questo cammino sinodale: La consapevolezza che è possibile ricominciare sempre; Lasciarsi sorprendere, non esiste più il già visto; Andare oltre i confini con la grazia della quotidianità; La delicatezza della cura che si fa testimonianza. E allora non ci resta che metterci all’opera! Buon cammino sinodale!!!

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