Bollettino Parrocchia Dro Ceniga Drena 2017 Natale 2017

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Natale 2017

Comunità BOLLETTINO DELLE PARROCCHIE DI CENIGA, DRENA E DRO

anno XXXIII - n. 1


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Il saluto

Saluto del parroco

Un anno impegnativo... don Stefano

La stampa del tradizionale bollettino di Natale, oltre ad offrire l’occasione per far giungere a tutta la Comunità i più sinceri e cristiani auguri di Buon Natale, ci dà la possibilità di ricordare insieme i numerosi eventi, vissuti durante l’anno dalle nostre famiglie e dalle nostre Comunità. Ci sono stati per tutti momenti tristi e momenti lieti. Diverse persone, che erano con noi lo scorso Natale, ci hanno lasciato, alcune in modo prematuro e tragico. Confidiamo che Gesù, luce del mondo, le affidi tutte all’ abbraccio del Padre.

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Durante quest’anno, hanno accompagnato il nostro cammino anche molte belle esperienze e alcuni significativi avvenimenti. Per questo è giusto ringraziare il Signore. Diciamo grazie per la generosità di tante persone e associazioni che hanno messo a disposizione tempo, energie e competenze; la riconoscenza è anche per tante coppie che hanno detto il loro sì all’amore celebrando il Sacramento del Matrimo-

nio o sì alla vita donandoci la nascita di nuove creature. Non si può non ricordare e rendere grazie a Dio per un evento storico per le nostre comunità: l’ordinazione sacerdotale e la Prima Santa Messa di don Matteo Chiarani: un momento di gioia e di orgoglio, il segno che le nostre comunità cristiane sono vive e feconde, un segno tangibile della grazia di Dio e dell’azione dello Spirito, la conferma che i nostri giovani sanno essere ancora generosi e capaci di scelte impegnative nella vita; il richiamo a rinnovare l’impegno nelle nostre comunità e ad intensificare la preghiera. Un anno che si ricorderà positivamente nella storia anche per alcune opere a servizio delle comunità. Come possiamo dimenticare la gioia di poter vedere nella sua bellezza ritrovata ed utilizzare per la preghiera l’antica chiesa di San Sisinio? Quanti sogni e quante fatiche da parte dei miei predecessori, a partire da don Luigi, per arrivare al recupero di questa bellissima chiesa.


Chi ci sperava nella possibilità di rimettere a nuovo l’Oratorio di Drena per poterlo utilizzare per le varie attività? Eppure tra qualche mese finiranno i lavori, concretamente iniziati nel maggio di quest’anno e che già ci consentono di ammirare l’esterno finito. E che dire poi di un’altra sudata opera a servizio dei nostri anziani? Proprio in questi giorni si stanno concludendo i lavori della nuova residenza Molino, inaugurando la struttura prima di Natale. Sarà una gioia vederla prendere vita nei prossimi mesi con l’ingresso del personale e degli ospiti.

Che il nuovo anno sia per tutti noi ricco di ogni grazia e benedizione: riceviamo molto quindi cerchiamo di dare ancora di più. Apriamoci all’accoglienza e sentiamoci partecipi delle nostre realtà, nella certezza che viene nel mondo la luce vera che illumina ogni uomo e che ci ricolma di grazia su grazia (prologo di San Giovanni).

Il saluto

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Sembrano tutte piccole cose, ma sono segni anche questi della vitalità e dell’impegno delle nostre comunità.

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Segni di speranza, ma anche invito a crescere nell’impegno.


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Orari

Orari celebrazioni periodo natalizio Confessioni:

sabato 23 dicembre Dro: 9.00 - 11.00 / 16.00 - 18.00 Drena: 14.30 - 16.30 (p Ferdinando) Ceniga: 14.00 - 15.00

domenica 24 dicembre Dro: 14.00 - 17.00 Ceniga: 17.00 - 18.00

Sante Messe: Ceniga: domenica 24 dicembre Santa Messa vespertina di Natale - ore 20.30

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lunedì 25 dicembre Natale del Signore Santa Messa - ore 18.30

lunedì 26 dicembre Santo Stefano Santa Messa - ore 18.30

domenica 31 dicembre Santa Messa domenicale e di ringraziamento con il Te Deum - ore 18.30

lunedì 1 gennaio Santa Messa di Inizio Anno con il Canto del Veni Creator - ore 18.30

sabato 6 gennaio - festa dell’Epifania ore 18.30 - Santa Messa con benedizione dei bambini e preghiera davanti al presepe. Sono invitate anche le famiglie dei bambini battezzati nel 2017

Drena:

domenica 24 dicembre Santa Messa della Notte di Natale - ore 22.30

lunedì 25 dicembre Natale del Signore Santa Messa - ore 9.45

martedì 26 dicembre Santo Stefano Santa Messa - ore 9.45

domenica 31 dicembre Santa Messa domenicale e di ringraziamento con il Te Deum - ore 9.45

lunedì 1 gennaio Santa Messa di Inizio Anno con il Canto del Veni Creator - ore 9.45

sabato 6 gennaio - festa dell’Epifania ore 9.45 - Santa Messa ore 14.30 - benedizione dei bambini e preghiera davanti al presepe sono invitate anche le famiglie dei bambini battezzati nel 2017


Dro:

domenica 24 dicembre Santa Messa della Notte di Natale - ore 24.00 lunedì 25 dicembre Natale del Signore Santa Messa - ore 8.00 – 10.45 martedì 26 dicembre Santo Stefano Santa Messa - ore 20.00 domenica 31 dicembre Santa Messa domenicale e di ringraziamento con il Te Deum - ore 10.45 lunedì 1 gennaio Santa Messa di Inizio Anno con il Canto del Veni Creator - ore 10.45 sabato 6 gennaio - festa dell’Epifania ore 8.00 santa Messa ore 10.45 Santa Messa con benedizione dei bambini e preghiera davanti al presepe. Sono invitate anche le famiglie dei bambini battezzati nel 2017

DOMENICA 7 gennaio - Festa del Battesimo di Gesù: DRO ricordo degli anniversari di matrimonio di Ceniga e Dro celebrati nel 2017 - ore 10.45

Orari

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DOMENICA 7 gennaio – DRENA - Festa del Battesimo di Gesù: ricordo degli anniversari di matrimonio celebrati nel 2017 - ore 9.45 Festa degli anniversari: A partire da quest’anno non saranno inviati inviti personali alla celebrazione in quanto è sempre più difficile per la legge della privacy ottenere elenchi ed indirizzi. Ci affidiamo alla vostra attenzione e al passa parola. Tutti coloro che hanno celebrato qualche tappa importante della vita matrimoniale, si sentano invitati a questa celebrazione. È possibile comunicare anche in precedenza in parrocchia i propri nominativi

Orari delle celebrazioni ordinarie nelle nostre Parrocchie. Sabato e prefestive (inverno) Dro ore 18.30 e Ceniga ore 20.00 (estate) Dro ore 20.00 Dro ore 8.00 e 10.45 Drena ore 9.45 Ceniga ore 18.30

Giorni feriali: Dro: lunedì ore 8.30 – mercoledì ore 20.00 (mesi estivi in S. Antonio) – venerdì ore 8.30; alla Residenza Molino normalmente il martedì alle 9.15 si propone la liturgia della Parola e al sabato alle 9.30 la Santa Messa. Ricordiamo che le celebrazioni feriali, salvo altre indicazioni, vengono proposte nella Chiesa di San Sisinio - Drena: martedì ore 8.00 - Ceniga: giovedì ore 8.30 La comunicazione di ogni variazione e di altri appuntamenti proposti, avviene sempre attraverso le Bacheche Parrocchiali e attraverso il foglietto che si trova la domenica nelle nostre chiese. Questo foglietto è lo strumento ufficiale di collegamento fra le parrocchie e tutti i fedeli.

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Domeniche e feste


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Ritorno alla Comunità

CHIESA S. SISINIO Domenica 28 maggio l’Arcivescovo Lauro ha inaugurato i lavori di restauro e con la benedizione ha restituito al culto la chiesa dei Santi Sisinio, Martirio ed Alessandro

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sera del 26 maggio, entrare primi nella Chiesa, accendere le luci, spalancare le porte ed accogliere la gente che entrava per la prima volta a vedere il risultato di tante fatiche. Primo il Sindaco, seguito da tutti gli altri. Lo stupore e la soddisfazione che si potevano cogliere sul volto di chi entrava per la prima volta nella Chiesa di San Sisinio, hanno ripagato tutte le fatiche, le discussioni, gli imprevisti. Rimbombava nella chiesa, colma di gente, la domanda: “ma siam sicuri che è la chiesa di prima, quella di San Sisinio che è stata cabina elettrica, sede della banda, magazzino e mille altre cose?” Sì, ne siamo sicuri e l’esperienza lungo il corso dei lavori, soprattutto negli ultimi mesi, è stata quella che, se non ricordo male, Socrate chiamava della “maieutica”: togliere il superfluo, le aggiunte, tutto quello che non serve, per riportare alla luce una bellezza che era lì, nascosta ma preziosa. Molte cose sono andate perdute, soprattutto nella parte degli affreschi, molte altre si sono miracolosamente conservate, come il bellissimo coro ligneo che alla fine del 1.800 era stato trasferito nella chiesa dell’Immacolata e quasi nascosto dietro l’altare maggiore.

Molti non credevano che potesse entrare e riadattarsi alla perfezione nell’abside della Chiesa vecchia. Ma ora che è stato concluso anche l’intervento del suo restauro, tutti concordano nel dire che il coro completa e dà calore a tutta la struttura. I tempi lunghi di progettazione e poi di realizzazione danno spesso fastidio, ma in questo caso hanno permesso di fare interventi accompagnati da lunghe (a volte troppo!) riflessioni che hanno dato la possibilità di raccogliere idee, proposte e soluzioni che, nell’insieme, lasciatecelo dire, hanno prodotto un buon risultato. Ottimi risultati dal punto di vista storico, architettonico, pittorico e culturale, ma anche, e soprattutto, abbiamo recuperato uno spazio sacro nel centro del paese che può diventare non più solo luogo celebrativo, ma anche di dialogo e di incontro. La sua disposizione, il suggerimento da parte della Commissione Arte Sacra di sistemare banchi e sedie in modo che ci si possa vedere e che tutto converga verso la Parola e verso l’altare, ci permettono di utilizzare questo spazio anche per incontri di preghiera, di riflessione, di formazione. Si adatta molto, soprattutto prendendo in con-

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Che dire? È stato emozionante, la

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siderazione la parte più antica dove è stato posto il tabernacolo che conserva l’Eucaristia, per la preghiera personale e il silenzio. L’Arcivescovo Lauro, benedicendo la Chiesa domenica 28 maggio ci ha detto: “questa chiesa, prominente sulla piazza, può diventare luogo di incontro: chi è dentro può uscire verso il mondo e chi è fuori può entrare per dare uno sguardo e magari incontrare lo stesso sguardo di Gesù.” I lavori non sono ancora finiti: nelle prime settimane di gennaio verranno smontate le campane e tutto il vecchio castello campanario, per permettere il restauro e l’accordatura delle quattro campane e la costruzione del nuovo castello in legno, progettato in modo da preservare la torre dai possibili danni provocati dalle oscillazioni e capace di sostenere non più quattro, ma cinque campane. Verranno cambiati tutti gli accessori a partire dai motori e dal sistema elettronico, verrà ripristinato il campanò e tutto l’impianto elettrico verrà rinnovato. Già nella prima fase di progettazione si è pensato alle persone anziane e ai disabili. Il dislivello fra il piano del sagrato e il pavimento della chiesa è elevato: supera i 180 cm. Durante la realizzazione dei lavori si è trovato qualche intoppo e non è stato possibile arrivare e realizzare la prima proposta di sbarrieramento. A giorni dovrebbe essere approvata dalle autorità competenti il progetto definitivo che ci permetterà di risolvere questa questione, che ci sta molto a cuore e di completare, speriamo per la prossima Pasqua, tutti i lavori, compresa la sistemazione dello spazio fra le due chiese. Dobbiamo essere riconoscenti a tante persone per il lavoro e la competenza. Un grazie alle Ditte che sono intervenute e che hanno avuto sempre molta

pazienza, perché mancava sempre qualche autorizzazione…. Non è possibile fare un elenco, ma desideriamo che si sentano destinatari del nostro grazie tutti coloro che in qualche modo sono intervenuti. Grazie a chi ha coordinato tutto l’intervento: l’arch. Enrico Mazzucchi, l’ing. Pietro Bucci con il suo studio, la Soprintendenza, l’Ufficio Tecnico Comunale, la Commissione e l’Ufficio Arte Sacra della Diocesi. Ringraziando loro, il nostro grazie è per tutti coloro che hanno collaborato. Non abbiamo in mano ancora tutta la contabilità ma possiamo dire che, se non ci saranno altri imprevisti, la spesa non supererà di molto quella preventivata (760.000 €). Non possiamo dimenticare di ringraziare coloro che hanno reso possibile questo importante intervento attraverso il loro contributo finanziario: il Dipartimento lavori pubblici della PAT (Legge Regionale 5 nov. 1964 n. 40) che ci ha finanziato il 75 % della spesa ammessa pari a 491.874,08. La Conferenza Episcopale Italiana che, attraverso l’Arcivescovo, ci ha concesso un contributo di 200.000 €. Sono state versate delle offerte in memoria di: Luigina Benuzzi, Giovanni Angeli, Ezzelina Zampedri e Clotilde Tavernini. E per il restauro del Coro la Cassa Rurale Alto Garda ha stanziato 10.000 che si aggiungono ai 25.000 donati in memoria di Anna Maria Caset. Molte altre sono le offerte consegnate da famiglie o singoli parrocchiani: GRAZIE!! Un grazie al Circolo Culturale Amici dell’Oratorio che ha offerto la campana nuova e al Comitato pro Chiesa S. Antonio che si è preso in carico il restauro del Crocifisso (intervento previsto nei


Dopo più di due anni di lavori, la

comunità di Dro è rientrata in possesso di un patrimonio non solo religioso ma anche storico e architettonico molto importante. Il Comune ha seguito fin dal principio i lavori rendendo possibile l’intervento di ripristino grazie allo spostamento della cabina elettrica che, fin dalla metà del 1900, dispensava elettricità a tutto il paese dall’interno dell’edificio, collocandola nell’attigua piazzetta Garibaldi. All’inizio dell’estate si è celebrata la riapertura al culto della chiesetta dedicata ai Santi Martiri

l’amministrazione comunale ha concesso un lotto di legname da opera come contributo per il tetto e il nuovo castello campanario. Ci auguriamo che questa chiesa, dedicata al culto dei Santi Sisinio, Martirio ed Alessandro, martiri d’Anaunia, possa diventare luogo di incontro tra fratelli e con Dio, luogo di preghiera e di silenzio: l’ascolto della Parola e la preghiera, sostenuta dai sacramenti, sono il futuro della Chiesa. don Stefano

d’Anaunia o come viene chiamata dai droati la chiesetta di San Sisinio: un gioiello monumentale oggi riconsegnato alla cittadinanza grazie anche al contributo erogato dalla Provincia con l’appoggio dell’amministrazione comunale. Emozionante la cerimonia che ha coinvolto le comunità droate alla presenza dell’Arcivescovo Lauro Tisi che ha consegnato una significativa “Lettera alla comunità” per valorizzare l’impegno di noi tutti per un Trentino equo, unito e solidale. sen. Vittorio Fravezzi

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prossimi mesi). Anche Orainsieme ha dato il suo contributo per l’acquisto delle sedie in legno che arriveranno nelle prossime settimane. Permettete di ricordare anche quelle persone anonime, che grazie al passaparola, in men che non si dica, hanno raccolto il denaro necessario per regalare alla chiesa rinnovata il tabernacolo per la custodia dell’Eucaristia e per l’adorazione. È bello vedere come tante persone e realtà si sono prese a cuore questa chiesa e le vogliono bene. Anche

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Una nuova campana per la Chiesa di S.Sisinio

Corrado Angeli - Lucia Michelotti

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Domenica 28 maggio durante la cerimonia per la riaperta al culto della Chiesa dei Santi Sisinio, Martirio ed Alessandro, è stata benedetta dal vescovo monsignor Lauro Tisi anche una nuova campana. La campana dedicata a S.Abbondio in bronzo, riporta nella fascia centrale l’immagine del vescovo di Como del sec. V S. Abbondio appunto con l’iscrizione “dalla fame, dalla peste e dalla guerra, liberaci o Signore”. E’ stata donata alla Comunità dal Circolo Amici dell’Oratorio e sarà collocata sul campanile accanto alle altre quattro per completarne il concerto.

la benedizione accompagnata da quattro ragazzi Elia, Marta, Piero e Zoe, che erano presenti anche alla fusione avvenuta lo scorso 28 aprile. Una delegazione delle nostre Comunità infatti era presente al grande avvenimento della sua fusione avvenuta, con la ditta Rubagotti Carlo Srl di Cologne (BS) presso la Fonderia Allanconi di Ripalta Cremasca (CR).

La campana suonerà una volta al mese per ricordare il “Voto di S.Abbondio o dei 12 sabati”. Un Voto che ha riguardato tutta la Comunità ed è stato fatto in ringraziamento per esser stati salvati dall’epidemia di peste del 1630. Il Voto prevedeva l’astensione dal lavoro, una processione e la Messa sul colle di S.Abbondio. Un legame importante inoltre collega la chiesa di S.Sisinio al Voto. All’interno della chiesa, nella parete nord, è presente un affresco del testamento di donna Fior, nobildonna di Dro che nel sec. XVI ha lasciato tutta la sua eredità per distribuire “ai poveri cristi di Dro e Ceniga” carne, pane e minestra ogni primo sabato del mese, al ritorno dalla Messa sul colle in ricordo appunto del Voto. Madrina della campana è stata Paolina Leoni, storica presidente del Circolo Amici dell’Oratorio, che ha presenziato

peso: 130 kg

LA CAMPANA diametro: 60,5 cm nota: Mi4 (659,26 Hz) Logo del Circolo Culturale Amici dell’Oratorio Immagine: S. Abbondio Scritta: A PESTE FAME ET BELLO LIBERA NOS DOMINE Scritta sotto al logo: REALIZZATA DAL CIRCOLO CULTURALE AMICI DELL’ORATORIO IN RICORDO DEL VOTO DEI 12 SABATI - 28 MAGGIO 2017 Scritta sotto immagine: SANT’ABBONDIO PREGA PER NOI Scritta: SANTI SISINIO, MARTIRIO ED ALESSANDRO PREGATE PER NOI


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Il Viaggio...

Lo scorso 28 aprile siamo partiti in una cinquantina di persone delle nostre Comunità alla volta di Ripalta Cremasca per assistere alla fusione della nuova campana “S. Abbondio”. Erano rappresentate tutte le categorie, dai bambini, ai giovani, agli adulti, tutti animati dalla curiosità di vedere come nasce una campana. Possiamo dire che l’evento è quasi “storico”, infatti assistere ad una fusione non è cosa di tutti i giorni, prima di vederne un’altra passeranno di sicuro tanti, tanti anni. Noi potremo dire che “quel giorno c’eravamo”, ma più di ogni altro lo potranno dire i ragazzi che erano presenti perchè lo ricorderanno ai loro figli, nipoti e via dicendo, e per questo va un grande grazie alle loro famiglie che hanno sacrificato un giorno di scuola per far vivere loro un momento così significativo. I responsabili della Fonderia Allanconi, insieme al Signor Giacomo Rubagotti che provvede alla sistemazione del concerto campanario di Dro, ci hanno accolto molto bene, ci hanno guidato nella visita della loro fonderia, rimasta ancora come una volta, per mantenere inalterata nel tempo la loro tradizione, poi abbiamo assistito passo passo alla fusione della campana, il metallo incandescente che entrava nello stampo nascosto sotto terra e don Stefano che pronunciando la benedizione e così il momento è stato proprio solenne e importante. Successivamente il Circolo Culturale ha offerto a tutti un ottimo pranzo in un altrettanto ottimo ristorante. Credo sia stata per tutti una giornata “memorabile” che non si dimenticherà ed ogni volta che la campana S. Abbondio suonerà, un pensiero forse correrà a quel giorno. Prima del rientro ci siamo fermati al Santuario della Madonna di Caravaggio per partecipare alla S. Messa e ringraziare il Signore della bella giornata, affidando all’intercessione di Maria le nostre comunità e tutte le nostre intenzioni.

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Una rappresentanza del direttivo del CCAO con don Stefano e i responsabili della fonderia


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Il momento della fusione della nostra campana


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Comunità In occasione della benedizione della Chiesa dei Santi Sisinio, Martirio ed Alessandro, lo scorso 28 maggio, l’Arcivescovo Lauro, insieme al rettore della Basilica di Sanzeno, luogo del martirio, padre Giorgio, ha ufficialmente invitato le nostre Comunità ad essere presente ed animare la prossima festa dei Martiri a Sanzeno, martedì 29 maggio 2017. Tradizionalmente le comunità invitate, accompagnate anche dall’Amministrazione Comunale, offrono l’olio della lampada che rimane accesa tutto l’anno sul luogo del martirio. Potrà essere una bella occasione per ritornare alle origini della fede e per riscoprire ancora di più il significato di avere una chiesa dedicata ai Martiri d’Anaunia. Mettiamo fin da ora in agenda questo appuntamento!

Prossimamente!

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Le chiese del territorio delle Parrocchie di Dro e Ceniga, negli ultimi 30 anni sono state tutte rimesse a nuovo. E’ questa l’occasione per raccogliere le storie, le notizie e il senso della fede legati a queste chiese in un unica pubblicazione. Ci ha pensato il Circolo Culturale Amici dell’Oratorio che sta preparando un bel libro sulle nostre Chiese disponibile per le comunità e tutti gli interessati dal prossimo maggio, occasione per celebrare i 25 anni di attività del Circolo.

S. Sisinio, acquerello, 2017. Opera di Deborah Bombardelli esposta in occasione dell’evento “NOSTRI” Artisti in mostra! organizzata sotto i portici dell’oratorio dal Comitato Pro Chiesa S. Antonio, giugno 2017.


Per la Chiesa di San Sisinio.

Come spesso si è ricordato, in occasione di lavori di restauro su Beni storico-culturali tutelati, la Legge prevede che non solo i possessori di partita Iva, ma ogni cittadino, ogni persona fisica, o ente non commerciale, per le erogazioni fatte, può detrarre dall’imposta lorda un importo pari al 19% della somma versata. È importante per poter godere delle detrazione procedere in modo preciso e conviene comunque sempre chiedere preventivamente delucidazioni al parroco. è necessario operare sempre e solo tramite bonifico bancario inserendo la causale esatta: Cassa Rurale Alto Garda – Dro, Conto corrente Parrocchia dell’Immacolata restauro San Sisinio, IT 71 Q 0801634760000001365594, causale “erogazione liberale a sostegno dell’intervento di restauro della Chiesa dei Santi Martiri Sisinio, Martirio e Alessandro n Dro”

Sostegno importante

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ABBIAMO SEMPRE BISOGNO DEL TUO AIUTO

Come spesso abbiamo ricordato, le spese per il mantenimento e il recupero delle strutture parrocchiali, sono sempre molte e sempre meno sono i fondi disponibili. Per questo abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti, in uno spirito di vita comunitaria e di condivisione. Molti sono coloro che fanno le loro offerte in tante occasioni. Ricordiamo che, sempre, coloro che hanno Partita Iva e quindi reddito d’impresa, possono detrarre nella denuncia dei redditi l’offerta liberale fatta alle Parrocchie tramite bonifico bancario.

Parrocchia “S. Martino” - Piazza Bombardelli, 2 - 38074 Drena - C.F. 93003180226 Per offerte o donazioni Cassa Rurale Valle dei Laghi IBAN: IT85 A081 3234 7590 0033 0302 449

Parrocchia “Ss Pietro e Paolo” - Piazza San paolo, 2 - 38074 Ceniga – Dro - C.F. 93003400228 Per offerte o donazioni Cassa Rurale Alto garda IBAN: IT55 U080 1634 7600 0000 1043 548 Parrocchia “dell’Immacolata” - Via Cesare Battisti, 7 - 38074 Dro - C.F. 933993140220 Per offerte o donazioni Cassa Rurale Alto Garda IBAN: IT80 O080 1634 7600 0000 1020 938

È sempre molto interessante raccogliere i dati dei Sacramenti celebrati nelle nostre Parrocchie. Ringraziamo il Signore prima di tutto perché, finalmente, dopo qualche anno di calo, nel corso di quest’anno si sono celebrati numerosi Matrimoni. Confrontandoci con i dati di altre Parrocchie, risulta che l’aria sul nostro territorio è buona: abbiamo diversi Battesimi e, rispetto alla media, meno Funerali. Nel corso del 2017, abbiamo celebrato 23 Funerali a Dro, 6 a Ceniga e 5 a Drena, mentre i Battesimi sono stati 18 a Dro, 7 a Ceniga e ben 9 a Drena. Negli ultimi anni si celebravano, quando andava bene, due o tre matrimoni. Quest’anno ne abbiamo celebrati 7 a Dro e uno a Drena. Diversi sono stati anche i matrimoni celebrati in altre Parrocchie da membri delle nostre Comunità e la partecipazione ai percorsi di preparazione fanno ben sperare per il prossimo anno. Ricordando i matrimoni celebrati, su queste pagine non può mancare un augurio particolare e riconoscente a Corrado, membro della redazione di questo Bollettino e per anni animatore del gruppo giovani, che lo scorso giugno ha celebrato il Matrimonio con Katia, e a Laura e Simone, animatori e membri del Direttivo di Orainsieme, che qualche giorno fa, hanno iniziato un cammino nuovo sulla via del Matrimonio.

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Dall’anagrafe parrocchiale


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LA NOT DE SANTA LUZIA

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En s-ciap de puteloti engiazai, soto el portec del’ Antonio i s’era trovai. Per S. Luzia, che quela not saria arivà, de campanei en concerto i g’avria sonà. Fiocava, …che a vegnir giò se la sentiva, gh’era ‘na paze… i pù picoi già i dormiva. En gropet de agneloti fora scampai, de sciarpe e berete embacucai. Per farse coragio i steva bem vizini, pareva anca men fret, fumava tuti i camini. L’era en miracol, quasi de sicur, quela nef che vegniva giò da ‘n ciel ‘sì scur, I neva su dal “de dre” fin sora al tabachim en giro en “Drena bàsa ” e pò via fin al molim. Dala Letizia, la Modesta, la Fiore o la zia Gina, i trovava do biscoti e qualche galetina. Finì de scampanelar, nesum pù se vedeva, soto ‘na ‘mbotia de nef, tut el paes polseva. En le camere ‘ngiazae ‘na grant agitaziom, i puteloti ensognai i stenteva a ciapar som. Che gran rebaltom prest la matina, anca i pù smaliziai i coreva en cosina. En s-ciopet de legn, do fazoi, qualche mandarim, come per ‘na magia trovai en de ‘n piatim. L’era el temp del poc, a volte anca del miga, mel ricordo ancora bem, senza tanta fadiga. Ma el regal pù bel che S. Luzia l’aveva portà, …quela fiocada che el me paes l’aveva sotrà. Dicembre 2016


Poesie di Ivano Bortolotti

Apena pasà el temp dei zimiteri pasì-ì quasi tuti quanti i fiori, en le boteghe se pol già vardar, i segni del Nadal, ancora en là da arivar. ‘Na volta el presepio, sol al so temp se ‘l feva, e sel finiva la not quando quel popo naseva. L’era el modo per poder ricordar, la storia de quela famea che era drio a scampar. Quel fat en cesa de sicur l’era el pù bel, ensema a le pegore gh’era anca el camel. Ai puteloti ghe pareva ‘na storia vera che la se moves, ala luce dele candele vegnua la sera. Ricordo ancor quele statuete sbecae con en poc de acqua e farina taconae. Pastori e bestie en de ‘n gran rebaltom i polsava per n’am en de na scatola de cartom. El mus-cio se ‘l trovava nel’umit de qualche prà, en de ‘na cesta sel portava a casa bem enpacà. Qualche sasot, do scorzi e de dase en fasinel, per far ‘na casota e la cuna al Bambinel. En poc de segaura per far le stradele, de carta en ciel blu, tut pien de stele. Zerti i lo feva su ‘l finestrel en la cosina, qualcum nel sotoscala o for da la cantina. Altri da ‘na banda al pè del fogolar, sentai entorno al foc se’l podeva vardar. El Carleto “Tucio” el lo feva en de ‘na minela en de ‘n cantom giò en font ala stala. En poc de paia posta-a per tera, tre statue col Bambinel, le bestie già le gh’era. Nat en de ‘na stala quel popo, en mez ai pastori, a lasarlo for da la porta, l’era stà propi i siori. El me pareva al so posto quel presepio fat con do straze, el deva el vero senso al Nadal, e a mi anca de paze.

Dicembre 2016

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NADAL

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Poesie

Dal terrazzo... Grazie... al nuovo giorno... che si affaccia... con chiara luce... lo sguardo è contenuto... da scoscese rocce... addolcite ai pendii... da verdeggianti ulivi. La Sarca... poco lontana... con la sua nenia... continua e lenta... è base musicale... a canti d’uccelli... che intrecciano voli... sopra la campagna. La Croce al Dos del Colt... con le Sue braccia aperte... mi ricorda che.... sono Sua CREATURA.

di Z.Z.55

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Nella solennità dell’Immacolata abbiamo ricordato il 25° di ordinazione sacerdotale di

fra Ezio Tavernini

Anniversari

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I superiori mi hanno affidato il ministero di cappellano in ospedale al S. Chiara di Trento. Sono li da 13 anni e, precedentemente ho prestato il mio servizio per 3 anni nell’ospedale di Mantova. E’ una autentica grazia poter accompagnare chi passa attraverso la difficile stagione della malattia. Come tutte le grazie, occorre ringraziare e chiedere di poterne essere degni, cosa che chiedo quotidianamente al Signore. Prima come infermiere, ora come cappellano, ho ricevuto il compito di essere accanto, senza retorica, a chi ha bisogno di una presenza che sia anche profetica, ovvero aiuti a ricordare il valore del momento in cui una persona vive. Quando siamo malati comprendiamo tante cose che prima non potevamo comprendere, la gerarchia dei valori ritrova un nuovo assetto, le cose vere emergono come d’incanto e le banali scompaiono. E’ una grazia aprire gli occhi sul proprio mistero ma, occorre dirlo, è Gesù che permette di dare valore a ciò che per gli occhi del mondo non vale nulla, anzi è da rigettare. La fragilità accettata e riconosciuta ci permette di andare da Gesù e ritrovare il senso pieno di quanto viviamo e siamo. Tutto attorno, a cominciare da parenti e amici, si mobilita, prendono consistenza le iniziative di solidarietà e amore che ciascuno può mettere in campo. Prima S. Messa a Dro La fraternità quando si arricchisce di espressioni di fede, quali la preghiera condivisa o comunicata, rendono viva la realtà che ci circonda, ci si sente uniti nell’affrontare la prova ed è bello sentirsi e sapersi amati. Così passo, giorno dopo giorno, da anni, incontrando, incoraggiando, ma, soprattutto ricevendo testimonianze di fede che allargano il cuore. Ringrazio il Signore di tanto bene! Pace e bene. fra Ezio 8 dicembre 2017. 25° anniversario di sacerdozio

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il Signore vi dia Pace!


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don Matteo Chiarani

fare della nostra vita un dono gratuito, come Gesù! sacerdote di Drena Ordinato il 24 giugno a Verona, don Matteo Chiarani, novello sacerdote di Drena, ha celebrato le sue prime Messe a Dro, domenica 25 giugno e, nella sua parrocchia d’origine, domenica 2 luglio. «Non posso nascondere una profonda felicità e gratitudine per il dono ricevuto dal Signore, frutto della sua bontà – affermava Matteo. Quando mi chiedono come mi sento ora posso solo rispondere che mi sembra di essere sempre lo stesso ma, al tempo stesso, mi sento unito a Gesù in modo diverso e speciale». In occasione delle due celebrazioni Tarcisio Michelotti, sindaco di Drena, ha espresso il suo grazie, ricordando come

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sia bello per delle Comunità poter veder sorgere la vocazione nei suoi giovani. «Drena ha di nuovo un sacerdote dopo ben settant’anni – ha affermato - don Matteo, come sacerdote salesiano e educatore, ci ricorda l’importanza degli oratori, luoghi di formazione e di attenzione ai giovani». Nella sua prima omelia a Drena, Matteo ha incentrato la riflessione su san Martino (a cui è dedicata la chiesa parrocchiale) ricordando come, da sempre, l’immagine del santo che offriva la metà del suo mantello al mendicante ,lo avesse affascinato e fatto riflettere. «Siamo chiamati a fare della nostra vita un dono gratuito - ha spiegato. Gesù ha donato la vita per noi, e anche noi dobbiamo metterci a disposizione con generosità e accoglienza». Alla fine della Messa un ricordo all’importanza della vita in parrocchia e alla riconoscenza nutrita nei confronti dell’allora parroco don Romeo, che l’ha introdotto al cammino della fede e al servizio della comunità affidandogli anche l’impegno di accompagnare l’allora gruppo giovani di Drena. «Le prime due messe sono state momenti indimenticabili – affermava don Matteo - sono stato circondato dall’affetto di molti che hanno pregato per me e mi hanno accompagnato; sono grato per la grande disponibilità, gioia e lavoro svolto per l’organizzazione. Fa


da ringraziare il Signore – concludeva e da rinnovare l’impegno nel costruire famiglie capaci di coltivare e far crescere nelle giovani generazioni, quei valori umani, sociali e cristiani che portano ad uscire da sé stessi e pensare che la vita donata non è una vita persa ma riempita di senso e di valore». Don Matteo lanciava poi un messaggio ai giovani: «non c’è da aver paura di vivere l’amicizia con il Signore Gesù; quando hai a che fare con il Signore scopri che lui non ti toglie niente, ma ti dona tutto!» Laura Giuliani

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un grande effetto – proseguiva - tornare al proprio paese con un volto nuovo e questa è un’esperienza unica; se sono quello che sono è anche grazie alle esperienze che ho vissuto a Drena, a Dro e a Riva del Garda». Sono stati giorni intensi quelli trascorsi lo scorso mese di giugno per le nostre Comunità: l’ordinazione presbiterale e due appuntamenti comunitari col novello sacerdote sono infatti occasioni rare. Il parroco, don Stefano, ricordava che «è una fortuna avere la grazia di poter vedere un sacerdote novello in parrocchia. Per questo motivo – proseguiva – nei mesi scorsi si è colta l’occasione per una riflessione più ampia sul significato della chiamata, soprattutto con i giovani. Alcuni seminaristi hanno incontrato i cresimandi e i giovani e, alla conclusione della catechesi, attraverso la testimonianza di sr. Barbara e di padre Nicola, si è riflettuto sulla vocazione con i più giovani e le famiglie. In un tempo dove è facile dire che i ragazzi non hanno più valori e coraggio, l’ordinazione sacerdotale di un giovane parrocchiano è la smentita più efficace di questo pensiero comune, la testimonianza che, i giovani di oggi, se guidati e incoraggiati, sanno fare scelte impegnative e di dono totale di sé. C’è

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Comunità Cari Amici parrocchiani, a distanza di qualche mese dall’ordinazione sacerdotale e dalle prime messe ho il cuore ancora colmo di gioia e di gratitudine per il dono ricevuto dal Signore: essere salesiano prete, speso per i ragazzi che di volta in volta incroceranno il mio cammino. Dono che è stato ancor più espresso dall’entusiasmo e dalla cura con cui sono stato accolto e festeggiato nelle parrocchie di Drena, Dro e Ceniga. L’attenzione di molti al “novello sacerdote” ha avuto un immediato riflesso sulla mia coscienza: davvero sono prete per la gente. Desidero esprimere a tutti coloro che hanno lavorato per prepararmi una così bella festa e accoglienza la mia profon-

da riconoscenza, assicurando al contempo il mio ricordo nella preghiera affinché il Signore benedica il bene fatto. Al termine del periodo estivo, da settembre, presto servizio come Coordinatore educativo-pastorale nell’Istituto salesiano “don Bosco” di Verona, insegnando e seguendo la formazione e la crescita umana e cristiana in particolare modo dei ragazzi e delle ragazze della scuola Secondaria di I grado (ex sc. Media). Sono molto contento di questo nuovo incarico che mi impegna con un’età tanto promettente quanto delicata. Assieme ad altri collaboratori salesiani seguo anche il gruppo animatori dell’opera selesiana attraverso un percorso formativo mensile; la cura degli animatori è per noi figli di don Bosco fondamentale perché ci consente di coinvolgere altri giovani nella passione educativa della Chiesa e che il nostro Fondatore ha sintetizzato nel motto “buoni cristiani e onesti cittadini”. Con l’occasione auguro a tutti un buon Natale segnato dall’Avvento del Signore. Con affetto e amicizia don Matteo

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Abbiamo vissuto un’emozione particolare durata quasi dieci anni, accompagnando in prima persona nel percorso intrapreso nostro figlio, partendo dal Noviziato Salesiano per terminare con l’Ordinazione Sacerdotale e Prima Messa.

Siamo arrivati finalmente alla conclusione di un percorso dove Matteo è riuscito a coronare il proprio sogno. Sappiamo che tale traguardo è solo il primo tassello del suo cammino e auguriamo a Matteo di poter seguire la chiamata di Dio attraverso la Casa di Don Bosco. In Don Bosco ha trovato il senso per la sua vita, speriamo che nel suo cammino possa aiutare tanti giovani. Siamo sicuri che ogni persona che incontrerà potrà vedere in lui un buon amico su cui contare.

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Con affetto, Mamma e Papà


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Vita di Chiesa

Festa della dedicazione della Cattedrale

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Il Concilio Vaticano II, nei suoi documenti, ci ricorda che le comunità Cristiane si riconoscono e trovano la loro vitalità nella figura del Vescovo che, come successore degli apostoli, è guida della comunità locale. È significativo cogliere sempre di più questa verità nella figura del nostro Vescovo Lauro che, sempre più, è attento alla vita di ogni comunità e di ogni singolo. Con questo spirito, la Diocesi ha iniziato un percorso nelle varie zone pastorali, per l’incontro e la formazione di coloro che sono chiamati ad essere animatori della vita liturgica e celebrativa delle comunità. In un tempo nel quale sono sempre meno i sacerdoti e le nostre celebrazioni rischiano di diventare frettolose e poco significative, considerando il ritrovarsi intorno all’altare fondamentale per la vita cristiana, siamo chiamati a metterci il cuore e tutto l’impegno per rendere presente il paradiso sulla terra. Per iniziare questo percorso è stata scelta la nostra zona pastorale del’Alto Garda: a partire dal mese di maggio si sono susseguiti incontri rivolti a lettori, cantori, salmisti, sagrestani, ministri straordinari della Comunione, responsabili dei fiori e dei chierichetti. È stata prestata attenzione non solo alla teoria, ma anche alla pratica, attraverso dei laboratori. I lettori, ad esempio, si sono messi in gioco a gruppetti per provare, con una guida, a leggere dall’ambone con indicazioni precise sull’uso del microfono, sulla dizione, sulle pause, sul come muoversi. Possono sembrare cose di poca importanza, ma una celebrazione fatta bene e con il cuore, fa bene a tutti e riesce a metterci in comunione tra noie con Dio. Culmine, ma non traguardo finale del percorso, è stata la celebrazione della Festa della Dedicazione della Cattedrale domenica 19 novembre. Otto pullman e tante persone in auto, partite dall’Alto Garda, sono state accolte dall’Arcivescovo nella sua Cattedrale. Un gruppetto di giovani ha raggiunto Trento a piedi da Cadine e, prima della Santa Messa, ha potuto incontrare il Vescovo Lauro per un dialogo fraterno. Oltre duecento coristi, come ha detto l’Arcivescovo, hanno fatto tremare con le loro voci le colonne del Duomo. “Questo appuntamento – ha dichiarato l’Arcivescovo – è per me l’occasione per riconoscere, ringraziare e incoraggiare le tante persone che attraverso servizi semplici e umili tengono viva la vita delle nostre Comunità. Non è il fatto che ci sia o non ci sia un prete disponibile che determina la possibilità di celebrare la Santa Messa, ma la presenza di un’assemblea viva e partecipe. Il futuro delle nostre comunità sta proprio in questo: raccogliere, manifestare e suscitare i carismi per far diventare le nostre comunità accoglienti e gioiose”. Alla fine della solenne celebrazione l’Arcivescovo si è tolto gli abiti liturgici sull’altare ed è rimasto con noi per condividere alcuni pensieri, riflessioni e raccomandazioni. Una delle raccomandazioni è stata quella di continuare questo cammino di formazione e di condivisione fra le varie parrocchie estendendolo anche ad altri ambiti e servizi.


Il ricordo dei defunti Giusto per curiosità, nelle nostre parrocchie sono state richieste circa 830 Sante Messe con intenzione nell’ultimo anno, 365 le ha celebrate il Parroco, le altre sono state celebrate, lungo l’anno, da padre Samy o da altri sacerdoti. Ricordiamo che le Sante Messe possono essere celebrate anche per i vivi o per intenzioni particolari. Non solo possiamo ricordare e pregare per i nostri morti, ma essi ci sono vicini: intervengono ancora nel mondo e vi sono presenti con la loro preghiera, con la forza del loro amore, con le ispirazioni che ci offrono, con gli esempi che ci ricordano, con gli effetti della loro intercessione. L’amore che hanno nutrito per le persone care non l’hanno perduto. Lo conservano in cielo, trasfigurato e non abolito dalla gloria. Genitori, parenti, amici cari parlano a Dio di noi e gli presentano le nostre intenzioni e le nostre difficoltà. Signore Gesù, che hai vinto la morte, fa’ che sentiamo vicini i nostri morti, poiché intervengono ancora nel mondo e vi sono presenti con la loro preghiera, con la forza del loro amore, con gli effetti delle loro intercessioni. Da queste pagine nasce l’invito a ricordare tutti i nostri cari defunti e ad onorarne la memoria, imparando dai loro esempi e dai loro insegnamenti. Lo scopo di questo Bollettino non è di ricordare e raccontare tutti i morti delle nostre comunità che comunque non vogliamo dimenticare, ma ci sembra doveroso dedicare, alcune pagine al ricordo di quelle persone che, a nostro giudizio, sono state significative nel cammino delle nostre Parrocchie e che ora vivono nella gloria di Dio.

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Per il cristiano, credendo nella risurrezione di Gesù e quindi anche nella vita dopo la morte per ogni battezzato, il ricordo dei defunti fa parte della vita di fede. Il pregare per loro viene visto come un atto di carità e di riconoscenza per quanto in vita hanno fatto per noi. La Chiesa ha sempre favorito la preghiera per i defunti affinchè, come dice la sacra Scrittura, “siano assolti dai loro peccati” (2 Mac 12,45). Il modo tradizionalmente più diffuso nelle nostre comunità per ricordare e per pregare per i nostri cari, è la celebrazione della Santa Messa in loro suffragio. A tale riguardo Sant’Agostino riferisce che la sua mamma Monica, prima di morire, gli aveva raccomandato: “Seppellite pure questo mio corpo dove volete, senza darvi pena. Di una sola cosa vi prego: ricordatevi di me, dovunque siate, dinanzi all’altare del Signore” (Confessioni 9, 11,27). Far celebrare la santa Messa in suffragio dei nostri defunti, oltre che espressione di sincera gratitudine verso i propri cari, rappresenta per loro un grande vantaggio perché sicuramente li aiuta nella purificazione del loro spirito per poter entrare quanto prima e pienamente nella luce e nella pace di Dio. A questo proposito ricordiamo che nelle nostre celebrazioni liturgiche, succede spesso che vengono ricordati più defunti. Ogni sacerdote può applicare una sola intenzione in un giorno, ma per ogni intenzione, cioè per ogni defunto, viene celebrata una Santa Messa. Le intenzioni che il Parroco non può applicare, vengono consegnate, normalmente, a dei missionari. In questo modo, la nostra offerta, oltre che andare a vantaggio del defunto, concretamente sostiene qualche opera missionaria.

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Angelo Bianchi Chiarani

Volto sorridente La notizia della morte di Angelo è giunta inaspettata. Lo vogliamo ricordare, oltre che per la sua persona amabile e per il suo lavoro, anche per il suo preziosissimo servizio nella comunità parrocchiale. Infatti fino allo scorso anno è stato membro attivo e collaborativo del consiglio pastorale parrocchiale di Drena. Il Parroco ricorda: “fin dai primi giorni della mia presenza a Drena, ho trovato in lui un ottimo collaboratore ma anche un uomo dalle profonde riflessioni e considerazioni umane e spirituali. Capace di ricordare il passato con un velo di nostalgia ma soprattutto di guardare al futuro con grande speranza”. Non posso dimenticare e per questo dire un grazie personale e della comunità ad Angelo per la sua ultima fatica. Con entusiasmo e grande professionalità nel gennaio del 2016 ha avviato le pratiche per i contributi e la progettazione dell’oratorio di Drena. Quanta pazienza, quante ore passate su quei disegni per trovare le soluzioni migliori. Quanto amore fino agli ultimi messaggi dall’ospedale che chiedevano se i lavori procedevano bene. Tante cose passano per la mente ma le voglio riassumere con una parola: grazie Angelo. Ci ricordiamo del tuo volto sorridente. Ci mancherà quella tua capacità di sorridere anche di fronte alle grandi ma presunte certezze dell’uomo che troppo spesso si dimentica di essere creatura.”

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Lo ricordiamo tutti con affetto come un uomo onesto e generoso nella vita e nella professione, un uomo interessato alla storia ma anche alle storie delle persone. Alla ricerca del bello perché capace di vedere nel bello e nel buono la traccia di Dio. è stato per tutti significativo che a raccogliere le preghiere di tutti per Angelo, per presentarle al Signore nella celebrazione del funerale, sia stato il novello sacerdote, don Matteo Chiarani, suo vicino di casa e alunno dell’amata moglie Giovanna.


Dino Bortolotti

“Operaio” di Fatima

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L’ultimo ricordo risale alla prima domenica di agosto quando, nel tradizionale ritrovo con gli alpini a Malga Campo, dopo aver partecipato alla Messa, come al suo solito, Dino si dava da fare in cucina. Mentre fradicio d’acqua tentava di proteggere le piastre della grigliata scaricando l’acqua dai teli di fortuna predisposti per salvare qualcosa dal violento ed improvviso acquazzone, con il suo solito sorriso un po’ nascosto e un po’ “birbante”, a chi gli diceva di stare attento perché si bagnava, rispondeva “così come mi bagno mi asciugherò. Non avremo mica paura di un po’ di acqua”.

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Dino era un uomo di poche parole ma di molte azioni. Sempre presente a dare una mano anche nei servizi più umili. Quante volte, recitando il rosario, saliva e scendeva dal Santuario di Fatima per tenere in ordine i fiori o la passeggiata. Il suo servizio nel coro, la sua presenza nel Consiglio Pastorale, il suo essere referente attento per il settimanale diocesano Vita Trentina, la sua disponibilità ad aiutare le suore nel tenere in ordine orto e giardino, sono tutti segni del suo grande cuore. Non gli piaceva apparire, era uomo discreto e schivo e così come è vissuto, in punta di piedi, in modo improvviso se ne è andato. Grazie Dino


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Addio al diacono Mario Fontana

Uomo del dialogo

Il nostro diacono Mario è stato chiamato alla Casa del Padre lunedì 28 agosto, alla soglia degli ottant’anni (li avrebbe compiuti l’11 novembre) e dopo una lunga malattia. Nativo del bellunese, sposato, padre di due figlie, maestro elementare, fondò con la moglie Gabriella Lucian (insieme nella foto) la comunità Via Pacis di Fiera di Primiero. Fu ordinato diacono nel 1992; svolse il suo servizio come collaboratore pastorale a Tonadico. Sempre con la consorte fu poi per quattro anni (dal 1999 al 2003) collaboratore domestico dell’arcivescovo emerito Luigi Bressan. Dopo un ulteriore impegno in Primiero come animatore della catechesi degli adulti, negli ultimi anni ha collaborato nelle Parrocchie di Dro e Ceniga, con attenzione alla pastorale d’insieme all’interno del decanato e all’attività dell’associazione Via Pacis. Lo ricorda un altro diacono permanente, Tiziano Civettini: “Ha lasciato una traccia indelebile nei cuori di tutti. Ha trasmesso la sua passione per il Vangelo con la sua grande capacità di raccontare le storie, soprattutto ai bambini; ha profuso la sua gioia di vivere e la contemplazione della natura e delle sue montagne, di cui aveva tanta nostalgia. Grazie di cuore, Mario”. L’ultimo saluto a Mario Fontana, mercoledì 30 agosto, alle ore 16, nella chiesa parrocchiale di Dro con la Santa Messa presieduta dall’Arcivescovo mons. Lauro.

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Il nostro caro papà era il Mario di tutti, per chi maestro, per chi diacono, per chi presenza sicura di conforto, per chi esperto di funghi... grande amante della montagna, grande conoscitore delle piante e della natura, con una cultura ricca su tutti i fronti. Per noi era tutto questo, più il nostro papà. Ora non è piu’ con noi fisicamente e umanamente per questo ci manca, ma sicuramente è con noi nello spirito. Noi come famiglia lo sentiamo davvero tanto e allora a quanti gli hanno voluto bene proponiamo di rivolgersi a lui come fosse presente fisicamente. Noi non lo riusciamo a sentire, ma lui sente noi! Siamo tanto grate alla vita per avercelo concesso come genitore. Da lui non abbiamo avuto solo l’amore di padre, abbiamo avuto sempre presente un grande esempio di vita coerente con i propri principi, in qualsiasi situazione: esempio di AMORE con tutte le lettere maiuscole. Lucia e Roberta

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Non potendolo fare personalmente, non conoscendo ancora bene i vostri nomi e cognomi, vorrei, tramite il bollettino parrocchiale far giungere a tutti (parroco e parrocchiani di Drena, Dro e Ceniga) il nostro grazie di cuore (Ho messo il plurale perchè Mario é ancora con noi). Un grazie di cuore a tutti voi che ci avete sostenuto in questi mesi con la preghiera, con un sorriso, con l’interessamanto, regalandoci tanti frutti del vostro orto e anche a quelli che pur non avendoci avvicinato ci hanno ricordato nel nascondimento. Voi non potete sapere quanto bene ci avete fatto nel sostenerci con il vostro amore e la vostra preghiera. Io sono convinta che se noi siamo rimasti sereni e tranquilli sino alla fine e per me anche dopo, è merito anche delle vostre preghiere; per questo vogliamo ringraziarvi di tutto cuore per l’amore ricevuto. Mario diceva ogni tanto: “Non pensavo che così tante persone mi volessero bene”. Voglio ringraziare quanti hanno partecipato al funerale, quanti mi hanno scritto il loro affetto, la loro vicinanza, il loro grazie, quanti mi hanno stretto la mano, mi hanno abbracciata e baciata, tutti segni dell’Amore di Dio per noi. E’ proprio vero che Dio si manifesta attraverso i suoi figli. Grazie a tutti! Chiedo a Mario di intercedere da lassù per i bisogni di ciascuno. 
 Con tanto affetto e riconoscenza, Mario e Gabriella

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Le parole del Vescovo Il Vescovo, monsignor Lauro Tisi che ha presieduto la Santa Messa di commiato, ha ricordato Mario come uomo concreto e di grande fede, amante della creazione e della montagna, luogo dove si è a più stretto contatto con Dio. «La vita di Mario è stata davvero “a un passo dal cielo” – ha ricordato il Vescovo - anche nella malattia ha dato una grande testimonianza di fede e coraggio cristiano vivendo la morte come un semplice passo verso l’eternità. Mario ci ha insegnato a morire, ad andare incontro allo sposo, che è Gesù, con la gioia e la fede di chi ha vissuto una fede autentica. Ci restano la preghiera e l’esempio della sua testimonianza di marito, padre e diacono – ha concluso - ispirati alla fede e al messaggio evangelico».

Il ricordo di don Stefano Il parroco, don Stefano Anzelini, ricorda Mario con commozione, avendo trovato in lui prima che un valido collaboratore, un amico, un confidente e un vero sostegno nella pastorale. La sua vita è stata per la famiglia e nella Chiesa, per la Chiesa, ma soprattutto negli ultimi tempi, affrontando la malattia e la sofferenza, ci ha mostrato concretamente la sua fede e il suo amore per Gesù. Nelle ultime settimane parlava in modo sereno della morte: gli brillavano gli occhi come agli sposi prima delle nozze pensando che presto avrebbe incontrato lo Sposo. Unico suo motivo di tristezza lasciare la moglie e le amate figlie. Grazie Mario per come hai vissuto e per come hai affrontato il passo che ti ha condotto al tuo Signore. Dal Cielo accompagnaci ancora perché possiamo avere almeno un po’ della tua fede, della tua speranza e della tua carità

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Mario ha lasciato una traccia indelebile nei cuori di tutti coloro che lo hanno conosciuto e ai quali ha saputo trasmettere, con il suo grande esempio e nella semplicità, la sua passione per il Vangelo.


Preghiere

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Santini disponibili nelle nostre parrocchie


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...è stato come una lampada che brilla in un luogo oscuro. Non che la mia vita fosse nel buio, ma lui ha dato sapore, colore, vita, luce, gioia, pace alla mia vita, alla nostra vita di coppia, anche se non sono mancati momenti di buio, di incomprensione, sempre superati con il nostro motto: “non tramonti il sole sulla vostra ira”. è stato un uomo tutto d’un pezzo anche nella malattia, proprio un paziente “paziente” e fiducioso in Dio. Il giorno prima di morire, sul diario che faceva ogni giorno, ha scritto: “Signore ti ringrazio di questa vita così com’è, perchè porta al tuo cuore di Dio, che premia un giorno che spero vicino.” Grazie ancora di cuore a tutti, ma soprattutto a don Stefano! Gabriella

Caro Mario

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voglio approfittare dell’opportunità che la rivista annuale delle tue amate Parrocchie mi offre per ringraziare il Signore del dono, che Lui ha fatto di te a tante persone e per la possibilità che io ho avuto di poterti conoscere e apprezzare assieme a tua moglie Gabriella. Mi rivedo con te su cima Folga e sento ancora, nel cuore, la tua gioia nel ringraziare il Signore per la bellezza del panorama che ci circondava, in particolare per le tue amate Pale di San Martino. Io di queste montagne conoscevo solo cime, pareti e spigoli ma te, in quel momento, hai saputo farmele apprezzare nella loro totalità alpina ma soprattutto quale grandissimo dono del Cielo. Un grande alpinista un giorno aveva detto: “ Per fare dell’alpinismo vero ci vuole mente, braccia, cuore, ma soprattutto gli occhi verso il cielo”. Tu eri tutto questo. A quel tempo ci univano esperienze di vita ma il reciproco amore per la Montagna nel suo insieme ha creato fra di noi un forte legame di cuore. Un giorno lì nella tua casa di

Tonadico mi passasti, con un po’ di tremore, i tuoi vecchi diari di montagna. Li lessi tutti in due giorni e con gran stupore rivedevo me stesso in quelle righe: la descrizioni delle tue gioie, delle tue conquiste, delle sconfitte, dell’amore incondizionato verso la montagna in tutta la sua interezza, fecero ricomparire nel mio cuore e nella mia mente: emozioni, amicizie, ascensioni con cieli azzurri e cime color oro. Nel contempo però devo ammettere che qualche volta ho fatto fatica nel comprendere la tua scelta di vita come Diacono al servizio della nostra Diocesi e rimasi sorpreso quando mi dicesti che ti trasferivi con Gabriella presso la Casa Arcivescovile a Trento per metterti al servizio di Mons. Bressan facendo quasi famiglia con lui. Ti scrissi un biglietto dicendoti: “Sarà dura per voi passare dalle crode del Sass Maor e Cima Pradidali, ai merli delle mura di Piazza Fiera”. Però un giorno venni, assieme a Pasquina, a trovarti lì a Trento e tu, tornando su quella mia frase mi hai risposto con la tua


proverbiale dolcezza: “Al Signore non importa quello che si fa, ma perché lo si fa” . Allora finalmente ho aperto gli occhi e ti ho compreso in tutta la tua scelta di vita. Adesso ti voglio lasciare ringraziandoti per il doppio regalo che, ancora una volta, hai fatto alla mia famiglia: la tua presenza come Diacono della parrocchia di Dro-Drena-Ceniga al matrimonio di Raffaella e Sebastiano

ma soprattutto al battesimo del nostro nipotino Tommaso. Il tuo dolce sorriso ha reso più belle e commoventi le due celebrazioni.

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Grazie Mario, il Dio della Vita ti ricompensi per l’amore che hai saputo dare a tutti. Ciao Mauro e Pasquina

Grazie Mario! Chi ha incontrato Mario sicuramente ha visto che con il suo modo di vivere, di soffrire e di morire “ha dato prova di quella speranza” che c’è in coloro che credono in Dio. Tutto il suo essere era “proteso verso Dio”. è stato un vero testimone della fede cristiana in tutto: nel suo servizio di diacono per 25 anni, nella famiglia, nella nostra comunità per 10 anni. Ringraziamo il Signore per averlo avuto tra di noi e ogni volta che incontro Gabriella mi sembra di vederlo camminare mano nella mano, perché erano, (e sono!) un tutt’uno. Vorrei dire un’altra cosa: per un bel po’ di tempo è rimasto affisso il manifesto con la sua foto e passandogli davanti si vedeva Mario sorridente e questo mi faceva pensare che lui dov’è adesso è felice. Elvira

Il nome Giuseppe Matteotti a Dro può dire poco ma se si dice Bepi Moi tutto cambia perché si parla dell’amico di tutti, di una bontà fuori dal comune, verso tutto e tutti, verso le persone, gli animali (aneddoto: vado a dare due colpi di badile nell’orto per il merlo... deve trovare da mangiare). Il suo modo di fare rispettoso e silenzioso non significava isolamento, anzi, tutti noi delle associazioni, filodrammatica CE.DRO, Comitato S.ANTONIO e altri, ne sentiamo la mancanza e il vuoto lasciato, ecco perché chi ha avuto la fortuna di conoscerlo non lo dimenticherà, lui resterà sempre nei nostri ricordi. Giuliano

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Il Nostro Bepi...


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Oratorio

Comunità di Drena

CHE COS’è L’ORATORIO?

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Digitando in internet questa domanda, abbiamo trovato un tentativo di risposta che qui riassumiamo. Che cos’è un ORATORIO? Questa potrebbe sembrare una domanda stupida, ma in realtà la risposta non è affatto univoca. Per qualcuno l’oratorio è il luogo dove poter intrattenere i ragazzi con i più tradizionali giochi, “l’importante è che non stiano per strada”; per qualcun altro è il luogo dove si fa catechesi e si celebra qualche liturgia, “perché oratorio significa luogo dove si prega”; per altri ancora … “è qualcosa di più complesso”. In effetti l’oratorio non può ridursi né a sala giochi, né ad aula di catechismo, ma evidentemente è qualcosa di più. Che cosa? Sicuramente un ambiente educativo. Può sembrare un’espressione riduttiva, ma queste due parole esprimono l’essenza dell’oratorio. L’oratorio è un ambiente educativo che nasce ancora secoli fa con San Filippo Neri e viene poi ripreso e riproposto da Don Bosco. San Giovanni Bosco desiderava una casa che accogliesse, che evangelizzasse e che educasse alla vita nei suoi vari aspetti: dalla cultura al teatro, dalla musica allo sport e al tempo libero. Spazi aperti, luoghi di ritrovo e di svago, chiesa, scuola, teatri, ma soprattutto... giovani, tanti giovani. Sono i giovani, infatti, che animano l’oratorio e lo dimensionano secondo la loro allegria. Gli oratori di oggi si avvicinano molto anche all’idea di essere dei “laboratori”

di proposte, che fanno bene alla vita di fede e alla crescita di un ragazzo. Attraverso la proposta di varie esperienze, l’oratorio diventa veramente quel “laboratorio” dove vengono messi insieme gli ingredienti per la crescita globale di un ragazzo. Una persona per crescere ha bisogno di spazi, di tempi e di esperienze; ha bisogno di persone coetanee con cui misurarsi, e adulti da cui prendere spunto; ha bisogno di mettersi alla prova, di accorgersi delle sue potenzialità. È bene ogni tanto richiamare a tutti il significato e il ruolo che ha un Oratorio per una comunità. Ed è proprio partendo da queste idee che anche a Drena si è ritenuto opportuno dare un nuovo volto e rendere, almeno in una parte, utilizzabile la vecchia struttura di proprietà della Parrocchia, perché possa diventare di nuovo cuore pulsante della vita parrocchiale. Una curiosità. Nei primi tempi di studio e progettazione, sovrappensiero si parlava di ristrutturare l’ex oratorio. Qualcuno ha fatto notare che forse era


vero che da molti anni non veniva utilizzato, ma si doveva comunque pensare alla ristrutturazione dell’Oratorio, perché questo deve diventare, e quindi è stato tolto da tutte le tavole e la documentazione la dicitura ex oratorio. Fino alla scorsa primavera era veramente triste arrivare a Drena, ammirare la bellezza e la cura del paese ed essere colpiti dalla visione, proprio in centro all’abitato, di un edificio molto grande, ma tutto abbandonato e diroccato, quasi cadente. Nel giro di sei mesi il panorama è radicalmente cambiato: davanti alla chiesa e alla canonica si può notare un bell’edificio a quattro piani, rinnovato, color grigio chiaro con le finestre messe in risalto da una cornice più scura, con un tetto tutto nuovo. Nei giorni in cui andiamo in stampa si stanno predisponendo gli intonaci interni e dopo le feste si provvederà agli infissi e ai pavimenti. Entro primavera, quell’edificio, a dire il vero un po’ strano, che lungo il corso della sua storia centenaria ha accolto diversi servizi alla comunità: teatro, uffici comunali, caseificio, magazzino, scuola elementare (sulla facciata verso la chiesa sotto il colore è emersa la scritta scuola elementare), oratorio, sala prove coro parrocchiale, centro di ritrovo giovanile

agli inizi degli anni ’90, potrà diventare l’Oratorio della Parrocchia di Drena, recuperando così la sua essenza di luogo educativo. Come in molte occasioni abbiamo anticipato, l’assenza di fondi propri e la difficoltà a reperire finanziamenti, ci ha portato a fare una scelta: recuperiamo tutto l’edificio e rendiamo utilizzabile, per il momento, solamente un piano. Sarà poi la fantasia e la generosità della comunità che potrà, piano piano, completare anche gli altri tre piani nelle finiture e renderli così utilizzabili. Desideriamo anche qui ringraziare il Geometra Angelo per aver predisposto un progetto che potesse essere poi realizzato e completato a varie riprese. È doveroso fin da ora ringraziare la Provincia Autonoma di Trento ed in particolare il Dipartimento Infrastrutture e Lavori Pubblici per averci dato fiducia concedendo un contributo pari al 75% della spesa ammessa di 492.500,00 €. Ringraziamo pure l’Arcidiocesi che si è resa disponibile a concedere un aiuto dall’8 per mille di 35.000 €, un grazie speciale a tutti coloro che hanno già dato la loro offerta. La bella notizia dei lavori che ormai vanno verso la fine, è accompagnata anche dalla pillola amara. Mancano circa 100.000 € che, come comunità,

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Oratorio

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nei prossimi anni, siamo chiamati a coprire. Facciamo appello alla generosità di tutti. Saranno proposte delle iniziative per l’autofinanziamento, non tiriamoci indietro. Questo intervento è per la nostra comunità e spesso ce ne dimentichiamo, forse troppo abituati al fatto che abbiamo altri che finanziano.

C’è bisogno di un aiuto economico, ma ci sarà ancora più bisogno di idee, persone, progetti. Si può avere un oratorio senza struttura, perché l’oratorio è prima di tutto persone e attività, tra poco avremo anche la struttura, riempiamola e animaimola!

Eventuali offerte possono essere consegnate direttamente in Parrocchia oppure versate sul conto dedicato intestato alla Parrocchia di San Martino di Drena: IBAN IT97L0801634620000035386562. Si ricorda che chi ha reddito di impresa, facendo un bonifico con causale “offerta liberale a sostegno delle strutture parrocchiali”, può inserire la sua donazione nella dichiarazione dei redditi per le detrazioni fiscali. (per info rivolgersi in parrocchia).

Festa di San Martino a Drena La festa del Patrono di una comunità è sempre occasione di incontro, oltre che di preghiera e di affidamento. Ci sono sagre ormai storiche e maestose legate a qualche santo, altre rischiano di rimanere chiuse nelle celebrazioni in chiesa. È il rischio che da qualche anno viveva la festa di San Martino a Drena. Ma quest’anno qualcosa si è mosso per merito della Pro Loco di Drena, che ha colto l’occasione della festa di San Martino per proporre in chiesa, un interessante concerto del Coro Valle dei Laghi. L’iniziativa non si è limitata al solo concerto, per altro apprezzato vista la numerosa partecipazione di pubblico, ma si è dato spazio al momento di condivisione e di incontro proponendo un Pasta Party in compagnia. Il giorno di san Martino, come ormai da qualche anno, il Gruppo Alpini di Drena ha offerto un brindisi e uno spuntino per tutti alla fine della Santa Messa. Piccoli segni ma che aiutano a fare comunità incontrandosi fuori da quella che è la routine quotidiana. Grazie e buona continuazione!

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Cuore pulsante delle nostre Comunità

DRO - L’ORATORIO

Tre date molto importanti per tutti noi. Nell’anno 1949 veniva inaugurato l’oratorio a Dro. Conosciamo tutti la storia. Don Frisanco, appena terminata la seconda guerra mondiale, ha voluto costruire a Dro l’oratorio per farne un centro di aggregazione e di crescita culturale per le nostre popolazioni. Il parroco ha voluto coinvolgere la gente del posto nella costruzione, affinché tutti sentissero l’oratorio come una cosa propria. I più anziani si ricordano di sicuro che era stata data a loro la dispensa per poter lavorare anche di domenica trasportando con carri e buoi i materiali necessari per l’opera. Gli anni cinquanta e sessanta hanno visto il meglio della vita dell’oratorio. E qui non si può non tuffarsi nei tanti e indimenticabili ricordi… Che vita c’era all’oratorio! La domenica era un ritrovo imperdibile: il gioco delle bocce con 2 campi, la partita di calcio, giochi per i ragazzi con tavoli da ping pong, calcetto e giochi vari con la presenza del cappellano, il bar Acli con la signora Clelia ecc. Che dire del gioco delle bocce? Era sempre seguito da tanti spettatori, mogli, figli e curiosi. Chi perdeva pagava il 1\2 litro di vino o le caramelle 900 (sic) che la signora Clelia faceva arrivare dal bar. E poi la partita di calcio. L’u.s. Dro giocava sul campo dell’oratorio. Ebbene gli spettatori erano sempre molto numerosi e le gesta dei giocatori a

Carlo Santoni

noi ragazzini sembravano come quelle dei campioni di oggi che vediamo in tv! Mi piacerebbe fare alcuni nomi di giocatori, ma sarebbe una lista troppo lunga. Però non posso non menzionare qualcuno che nel frattempo è tornato alla casa del Padre: Matteotti Learco (il portierone), Tavernini Umberto (ala), Luigi Sartorelli (el guardia), Naimor Paolo, Cattoi Giovanni, Angeli Renato, Sandro Nicoletti, ecc. Ho parlato di bocce, di giochi e di calcio… Questa era la vita dell’oratorio negli spazi esterni, ma all’interno com’era? Cosa si faceva? Bisognerebbe ricordare la sala giochi, il bar Acli, le salette ai piani superiori per gli incontri, corsi di cucito, le riunioni varie e tanto altro. Nell’interrato la sala grande serviva anche, per esempio, alle signore del paese per preparare il vaso della fortuna in occasione della festa patronale di Maria Immacolata. Che spettacolo! Tutti i premi messi in bella vista con i relativi numeri… che colori e che fascino per bambini e non! Ed infine non posso tralasciare il grande teatro. Già entrando nell’oratorio si restava stupiti dalla grande scalinata in pietra e dall’enorme finestrone, in ferro e vetro, che dal pianoterra saliva fino ai piani superiori. Era bellissimo. Adesso entriamo in teatro. Una lunga distesa di poltrone in legno con seduta ribaltabile e tutt’attorno legno fino al

Comunità

1949 - 1997 - 2017

Oratorio

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Oratorio

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palco. Si facevano le commedie, si tenevano concerti di cori, ma alla domenica era imperdibile il cinema. I film che venivano proiettati erano impressi su enormi matasse circolari di pellicole. Durante la proiezione dalla cabina delle macchine usciva attraverso i fori il fascio di luce che impattando sullo schermo bianco riproduceva le immagini. Tutta la sala era attraversata in alto dal fascio di luce bianca e si sentiva distintamente e di continuo il ronzio delle apparecchiature che contemporaneamente svolgevano e riavvolgevano la pellicola che, spesso, si spezzava e che bisognava quindi riattaccare interrompendo per qualche tempo la proiezione ed in sala si sentiva chiaramente oh, no, oh… Negli anni ottanta tutto è cambiato. L’arrivo di nuove tecnologie ed il benessere economico, in aggiunta all’invecchiamento della struttura, hanno finito per rendere l’oratorio quasi del tutto inagibile. E siamo agli anni Novanta con il parroco don Luigi Amadori. Questa è storia recente anche se siamo nell’anno 1997, vent’anni fa… e sembra un secolo! Il vecchio oratorio è stato abbattuto e sulle sue ceneri è stato costruito un nuovo complesso, con finalità e caratteriste diverse. Esso resta ancora oratorio, ma anche casa parrocchiale con tutti gli annessi e connessi. L’oratorio ricomincia la sua nuova vita che prosegue anche ai giorni nostri. Il teatro con la Ce.dro lavora egregiamente, il cinema ha ripreso la sua attività, le sale sono costantemente occupa-

te per riunioni, catechesi, coro, attività del Grest e tanto altro. Gli uffici della Parrocchia sono a disposizione delle Comunità. L’arco d’entrata, ricostruito con pietre originali, testimonia il passaggio di consegne dal vecchio al nuovo oratorio. Infine mi piace ricordare le parole che l’Arcivescovo Giovanni Sartori mi rivolse il 6 aprile 1997 dopo che a nome del Consiglio Pastorale ebbi a rivolgere un saluto di benvenuto. Mi disse “Grazie, ma Le dico che siete fortunati ad avere una struttura così bella e funzionale. Io vi aiuterò anche economicamente. Fatene tesoro e custoditela gelosamente!” Ora è bello dire che il cuore pulsante dell’oratorio batte ancora per tutte le nostre tre Comunità... lunga vita all’oratorio!


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Il vecchio oratorio. Alcune fasi del rinnovo, 1995-1997


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Oratorio 6 aprile 1997 inaugurazione ufficiale con benedizione e taglio del nastro.

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Locandina che annunciava il grande storico evento


Oratorio

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Articoli della stampa locale, 8 aprile 1997

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Residenza Molino

Alla Residenza Molino si guarda al futuro Carla Ischia

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Mentre mi accingo a scrivere queste note per il bollettino parrocchiale e stiamo per pubblicare “note di gioia” - il giornalino che raccoglie le testimonianze e le esperienze, le riflessioni e le emozioni di un anno della residenza Molino - sento intorno a me la piacevole effervescenza, la bella frenesia, le tante aspettative e curiosità che in questi giorni di fine novembre pervadono tutti, ospiti residenti e familiari, operatori e volontari, Consiglio di Amministrazione e Direzione, tanti nostri concittadini. Sì, è vero, stiamo arrivando al traguardo! Le torri delle gru non si vedono più, si sta asfaltando l’ingresso che valorizza la casa, in cui si stanno nel frattempo posizionando arredi e attrezzature: e mentre si completano gli ultimi ritocchi e si attendono le certificazioni, ci prepariamo al trasferimento nella nuova residenza. Entro fine anno (e forse prima di Natale!) inaugureremo la nuova struttura e sarete tutti invitati con la possibilità di visitarla prima dell’ingresso degli ospiti: sarà la nostra risposta alla naturale curiosità di ciascuno, ma soprattutto il modo più concreto ed immediato per avvicinarvi al nostro mondo e farvi conoscere le sue peculiarità ed opportunità, per scoprire la funzionalità e vivibilità di tutti gli ambienti e presentare le attività che vi si svolgono quotidianamente. Il cammino, iniziato nel 2008, è stato lungo e faticoso, carico di ostacoli ed imprevisti, che tuttavia non ci hanno mai spaventati né fermati; non intendo nemmeno farne cenno ora, anche perché la soddisfazione del risultato

ci ripaga e ci gratifica pienamente. La consapevolezza delle difficoltà, devo solo aggiungere, ci ha resi anzi più forti ed ha aumentato la determinazione e l’orgoglio di essere parte di un grande progetto che la nostra comunità attendeva da tempo. Tutto ciò vale per me e l’infaticabile e onnipresente direttrice Anita naturalmente, ma vale anche per i due consigli di amministrazione della A.P.S.P., che mi hanno accompagnata durante tutto il mandato con convinzione e senso di responsabilità. Tutti insieme, in accordo e totale condivisione, abbiamo portato a termine la missione affidataci dal nostro Sindaco-Senatore Vittorio Fravezzi, che ringraziamo di cuore per averci dato costantemente fiducia e sostegno. Ed ora? Che cosa ci attende? Il futuro è tutto da costruire. Un desiderio: Continuare il cammino avviato: ci auguriamo che operatori socio sanitari, volontari ed amministratori possano svolgere il loro lavoro più facilmente, in ampi spazi luminosi e con attrezzature di alta qualità. Sappiamo che lo sapranno esercitare con il medesimo impegno e professionalità, con la passione ed il sorriso che li ha sempre contraddistinti, continuando a caratterizzare quel clima familiare ed accogliente che molti riconoscono alla “casa di riposo di Dro”. Si prenderanno in cura e custodia 60 ospiti, ma non per prolungarne la vita senza vitalità. La novità, la bellezza e la luce di ogni


Un auspicio: Intorno a noi la società muta, le famiglie si frammentano ed i rapporti generazionali si stanno inasprendo, ma nessuno -sappiamo bene - ce la può fare da solo. Per questo chiediamo l’attenzione affettuosa della comunità civile, che invitiamo a frequentare la casa per intrattenersi con i residenti e dedicare loro un po’ di tempo. Impedendone l’anonimato, potranno aiutarci a mantenere quel tessuto umano e culturale, che invece altrove si sta sfilacciando. Un sogno: Diventare punto di riferimento sul nostro territorio.

Nuova RESIDENZA MOLINO Azienda Pubblica di Servizi alla Persona Dro

Siamo consapevoli di avere oggi una grande responsabilità come cittadini e, per il ruolo che ricopriamo, una centralità nelle decisioni e nelle scelte del welfare anziani! Dobbiamo considerare non solo la complessità dei bisogni degli ospiti assistiti in RSA, in costante aumento, ma anche i bisogni di tutti quegli utenti fragili e soli, perché non coinvolti nella rete dei servizi, che vivono spesso al loro domicilio situazioni di disagio. Il futuro ci vedrà dunque sempre più impegnati a progettare l’accompagnamento della vecchiaia in una logica preventiva, al fine di rallentare più possibile la condizione di non autosufficienza. Apriremo ancor più la residenza alla comunità, favoriremo l’incontro ed il confronto fra “vecchi” e “giovani”, per raggiungere il livello più alto del benessere fisico e psichico ed il recupero di energie positive dei nostri ospiti. Ma, io credo, solo e soprattutto la narrazione e la condivisione di storie di vita , di esperienze e ricordi potrà trasmettere alle nuove generazioni il grande patrimonio esperienziale e culturale dei “nonni “del paese; e con ciò potremo restituire un po’ di gratitudine e riconoscenza, assolutamente dovute a chi ha costruito con fatica e sacrificio, oggi sconosciuti, tutto ciò di cui oggi godiamo.

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stanza, li farà sentire a casa, una vera e propria casa di abitazione, di VITA; un ambiente protetto, in grado di aiutarli a superare le limitazioni ed a recuperare capacità di relazione. Per raggiungere tali obiettivi si riveleranno preziosi i vari luoghi di incontro, di animazione, di riposo, e anche di riflessione e preghiera, come la piccola e sobria cappella. Per questo abbiamo voluto fermamente inserire la struttura nel “cuore” del paese! Non solo più spaziosa ed accogliente della precedente, ma facilmente raggiungibile e permeabile! Perché con la vicinanza alla propria comunità si può invecchiare meglio e perché l’affettività e la socialità sono obiettivi imprescindibili su cui continueremo a misurarci!!!

Residenza Molino

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Pellegrinaggio

Diario di viaggio:

dRO - CRACOVIA Pellegrinaggio, agosto 2017 10 agosto ore 21.00 Caricati bagagli e pellegrini si parte dalla piazza di Dro destinazione Polonia. Lungo il percorso verso Bolzano facciamo due tappe per raccogliere i compagni di viaggio e poi, radunato il gregge, con la benezione di Don Stefano, pastore spirituale del viaggio-pellegrinaggio, via spediti per la 1° tappa.

Comunità

Arriviamo nel primo pomeriggio in prossimità del campo di concentramento di Auschwitz che visitiamo dopo un pasto rifocillante. La visita al campo è un’esperienza toccante, tanto hai visto in televisione, al cinema, hai studiato, letto, ma camminare su quel selciato..., entrare in quei caseggiati allineati come soldati..., vedere muri coperti di foto dei deportati “in divisa”, i loro effetti personali come scarpe, occhiali, pennelli e rasoi da barba, valigie, capelli accatastati ordinatamente dietro a quelle grandi vetrate, fanno riflettere. Pensi alla sofferenza, alla dignità che tutte quelle persone hanno perduto, alla crudeltà di tante altre altre che, a mente lucida, hanno escogitano ed inflitto torture, punizioni ed esecuzioni sempre più atroci e disumane. Il caldo di quel pomeriggio ci sembrava soffocante, ma il nostro pensiero va al freddo inverno continentale polacco, a tutte quelle persone chiuse in quei stanzoni umidi e freddi, coperti solo da un pigiama a righe di cotone, altro che i nostri caldi piumini im-

Fiorella e Enrico

bottiti, non era il caso di lamentarsi per un pò di afa. Completiamo questo triste percorso della memoria entrando anche nel campo di concentramento di Birkenau, ancora più esteso dell’altro. Qui i deportati entravano direttamente con un rumoroso treno, noi ne usciamo silenziosi: quelle viste ci hanno ammutoliti. Si riparte, Cracovia ci attende. Questa sarà la nostra base logistica per i prossimi giorni. 12 agosta ore 9.00 Nella mattinata visitiamo Cracovia, città situata nella Polonia meridionale, sulle sponde del fiume Vistola. E’ tra le più antiche città del paese ed è considerata la capitale culturale. La sua arte senza tempo, la sua voglia di vivere, la sua particolare atmosfera e le sue architetture medioevali, la rendono particolarmente suggestiva a chi la visita. Il nucleo principale è la Piazza del Mercato (Rynek Glowny), sulla quale si affacciano meravigliosi edifici storici fra cui la Torre Civica del Municipio e la Chiesa di S. Maria. Le luci della sera la rendono ancora più suggestiva, la piazza e le vie del centro si animano di giovani, turisti, bancarelle, angoli con orchestrine e i ristoranti si riempiono, si respira un’aria serena e rilassante. Sulla collina poco distante il Castello, la Cattedrale con le tombe dei Re medievali. Ogni sera, prima del ritiro delle nostre camere, ci viene presentato il programma del giorno


Pellegrinaggio

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La Madonna di Czestochowa ci accoglie con una pioggerellina sottile, che nulla toglie alla maestosità del Santuario, anzi gli conferisce ancor più un’aria di spiritualità. Noi pellegrini ordinati e in silenzio ci apprestiamo ad entrare nella Chiesa dove è esposta l’icona della Madonna Nera, passando fra ali di persone che in piedi, in ginocchio o sedute sui propri zaini, pregano in silenzio, immersi nelle loro riflessioni e pensieri. Rimaniamo colpiti da tanta devozione di giovani, famiglie con bambini piccoli e molti altri gruppi come il nostro. Mancano due giorni alla festa della Madonna e lungo il viale che sale verso il colle del Santuario stanno giungendo a piedi tanti gruppi di giovani, partiti dai loro paesi e che da giorni camminano per giungere qui proprio per il 15 agosto. Ogni gruppo indossa la propria maglietta, davanti a loro li precede la croce, ogni giovane porta in mano una rosa, cantano e suono e sono accompagnati da giovani sacerdoti in abito talare.

Non potevamo che fermarci ed ammirarli. Vivere insieme a questi giovani il contesto ci ha caricati di entusiasmo, di speranza e di gioia. C’è chi lascia sulla parete del Santuario un piccolo segno di ringraziamento per suggellare questo incontro. Affidati a Maria tutti i nostri pensieri, le nostre preoccupazioni, ma anche le gioie e la riconoscenza per i tanti doni ricevuti lasciamo la Madonna di Czestochowa. 13 agosto, ore 15.00 Nel pomeriggio visitiamo le miniere di sale di Wieliczka poste a 130 m sotto il livello del mare, dichiarate dall’Unesco patrimonio dell’umanità. La minera è la più antica al mondo ancora in funzione, lunga oltre 3 chilometri. Abbiamo percorso varie gallerie che si trasformano in suggestive cappelle con maestosi lampadari, grandi sale decorate con elaborate statue e laghi sottoranei , tutto realizzato con blocchi di sale. Cosa particolare, in alcuni periodi dell’anno al loro interno vengono tenuti concerti ed eventi, esperienza, crediamo, davvero unica nel suo genere.

Comunità

successivo, che ci vede di buon mattino riposati e pronti per nuove mete.


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Pellegrinaggio

Comunità

Wadovice paese natale di Karol Jozef Wojtyla non poteva che essere una tappa del nostro viaggio. Raggiunta la città e la piazza principale iniziamo col visitare la Chiesa dove Wojtyla ha ricevuto il S. Battesimo, li vicino la sua casa natale, ora trasformata in un museo. Divisi in due gruppi ci apprestiamo ad entrare. Al suo interno troviamo le immagini della sua infanzia, della famiglia, delle sue radici, vi sono testimonianze della sua vita da giovane studente, di uomo di fede e poi da sacerdone. Un susseguirsi di tutte le tappe della Sua intensa vita, fino al suo Pontificato. Siamo rimasti copliti e ancor più affascinati della persona di Giovanni Paolo II, grazie anche ad un modo nuovo ed interattivo di scoprire il suo vissuto. Angolo particolare anche quello dedicato ai suoi viaggi dove sono raccole tutte le terre di ogni paese da Lui visitate. Il ripercorrere i suoi passi va oltre a queste foto, agli scritti, ai suoi effetti personali, ai libri, ai ricordi di viaggio. Non siamo stati solo semplici osservatori.

Con nostra meraviglia abbiamo visto riflesse sul muro le nostre immagini, facendoci così diventare pellegrini e partecipi del suo cammino. Nel pomeriggio lasciamo la Polonia per raggiungere la nostra ultima tappa, Vienna. Incantevole città dei reali d’Ausburgo e dell’amatissima Principessa Sissi. Nella piazza ci imbattiamo in deliziosi dolcetti trovati in caratteristici bancarelle. Saliti poi sulla torre panoramica abbiamo potuto pranzare con una vista a 360°, abbiamo così potuto godere di uno splendido skyline. 15 Agosto, ore 23.30 Abbiamo macinato chilometri su chilometri, visitato posti e luoghi suggestivi, assaporato piatti tipici, fotografato panorami e soggetti unici, camminato e pregato in luoghi Santi, incontrato, apprezzato persone e culture diverse. Questo certamente ci ha reso più ricchi dentro.

Anche per il prossimo anno Orainsieme propone di partecipare ad un pellegrinaggio. Si è scelto di proporre come meta uno dei più grandi Santuari mariani di Europa: Lourdes (10 - 14 aprile). Santuario affascinante per la sua storia ma soprattutto per la presenza del mondo della sofferenza che ritrova nella fede e nell’aiuto di Maria il senso e la forza per continuare il cammino. Si abbina alla meta principale nel ritorno, una tappa ad Avignone. Informazioni ed iscrizioni presso la Parrocchia entro il 20 gennaio.


Da “Mamme all’opera”

Valori

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“Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio” Il 18 novembre all’Oratorio abbiamo raccontato la storia dell’Annunciazione a Maria, abbiamo parlato assieme a Suor Daniela e Don Stefano con i bambini del grande ed importante “SI” detto da Maria. Poi con i bambini e le mamme abbiamo realizzato un calendario dell’Avvento, che aiuti i bambini ad attendere in Natale. Ognuno ha creato il proprio personale calendario e tutti assieme abbiamo terminato il pomeriggio con una buona merenda. E’ bello vedere l’entusiasmo, la curiosità, la voglia di fare e di scoprire dei bambini anche in riferimento ai discorsi religiosi, attraverso le loro curiosità, la semplicità delle loro domande, la loro spontaneità, anche noi genitori possiamo accrescere la nostra fede in un cammino di crescita condiviso. PM

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Si avvicina il Natale, tutto attorno a noi parla di questo gioioso e lieto momento, luci, addobbi, regali ci dicono che qualcosa di importante sta per succedere. I bambini soprattutto sono estasiati di fronte a queste cose, per loro spesso Natale significa regali, giochi, ecc. Come si può però spiegare loro il vero significato di questo momento? Con un gruppo di volenterose mamme abbiamo pensato che anche ai bambini più piccoli, dai tre ai sette anni, si doveva raccontare la vera storia di Natale. I bambini sanno prestare grande attenzione ad ogni storia che viene loro raccontata, forse più di noi adulti sanno stupirsi ed accogliere con meraviglia e gioia la storia della nascita di Gesù. Ecco perché, già da alcuni anni, prima di Natale, proponiamo un incontro per i bambini più piccoli dove possono iniziare a conoscere la storia di Gesù.


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Eventi

Ogni anno, in gennaio, siamo invitati come comunità cristiane a celebrare la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. Concretamente è un invito rivolto ai cristiani a tenere in considerazione la realtà dell’esperienza migratoria: quante persone partono dalle nostre comunità e quante ne arrivano da tutto il mondo! Per la prossima giornata (14 gennaio) Papa Francesco nel suo messaggio parte dal libro del Levitico: “Il forestiero dimorante fra voi lo tratterete come colui che è nato fra voi; tu l’amerai come te stesso perché anche voi siete stati forestieri in terra d’Egitto. Io sono il Signore vostro Dio” e invita concretamente a quattro azioni. Accogliere: offrire prima di tutto possibilità di ingresso sicuro e legale e predisporre delle situazioni di accoglienza anche, provvisorie, dignitose e umanizzanti; proteggere: significa dare giusta e chiara informazione ancora nei paesi di origine e soprattutto prendersi cura dei più deboli, i bambini in primis; promuovere: per quanto possibile inserire nel mondo lavorativo e salvaguardare le relazioni personali e in particolare i nuclei familiari; integrare: vuol dire non appiattire ed assorbire ma dialogare e condividere. È proprio nel tentativo di arrivare a promuove in particolare l’integrazione che si propongono sul nostro territorio delle iniziative condivise fra le varie realtà

HOMELAND 2017 - GRANDE FESTA MULTIETNICA Sabato 8 luglio, si è proposta la seconda edizione di Homeland, promossa dal Comune di Dro e dalla biblioteca, con la collaborazione di molte associazioni locali come Dokita, Arcobaleno, Orainsieme, comitato S. Antonio, Centrale Fies, La Speranza, Associazione culturale Italo Tunisina, Comitato Carnevale e Sonà e, insieme a loro, i rifugiati e i migranti presenti sul nostro territorio. Il pomeriggio è sta-

to all’insegna dello sport con il torneo di calcetto interetnico al quale hanno partecipato sei squadre ed è stato vinto dal Nord Africa. La serata è proseguita con l’apertura della cucina, dove hanno lavorato fianco a fianco donne e uomini di diverse nazionalità, uniti dal desidero di collaborare, per far assaggiare diversi piatti etnici e tipici, specialità provenienti da Tunisia, Marocco, Senegal, Pakistan, Nigeria e Italia.

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La musica ha poi accompagnato la festa con due band di percussioni e danza africana, l’Associazione Improntafro e Antaluma. La serata, accompagnata purtroppo dalla pioggia, si è conclusa con la musica raccolta da diversi migranti che attraverso numerosi brani hanno raccontato la loro storia. Serata frutto di un laboratorio musicale svolto nel corso dell’anno all’interno dei centri profughi (quello di Johnny Mox e Above The Tree). L’iniziativa ha ripetuto il grande successo dell’anno precedente ed è stata un’occasione di incontro sentita e partecipata, un segnale forte di una comunità che sa accogliere ed è capace di apprezzare ciò che viene dall’altro.

«È difficile, ma possibile, mettere insieme forze e idee per realizzare una serata di festa – afferma il parroco don Stefano Anzelini - nessun discorso, nessuna bandiera, semplicemente ciascuno ha portato se stesso e la propria ricchezza culturale, la propria gioia per condividere una serata in amicizia. Tante volte i discorsi lasciano il tempo che trovano, mentre l’esperienza dello stare insieme costruisce ponti e apre porte. Ci auguriamo veramente – conclude - che in questo tempo difficile la politica, gli stati, chi può, faccia ciò che deve fare e, nel frattempo, ciascuno di noi sia capace di accogliere e di lasciarsi accogliere.»

Eventi

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Anche il teatro e la musica possono aiutare nell’intento di far conoscere culture e popoli diversi. È con questo desiderio, che Orainsieme ha proposto alla comunità sabato 25 novembre, in teatro, lo spettacolo musicale “Il mio posto nel mondo” interpretato dal coro giovanile Vocinmusica. Vari brani musicali di tradizioni e lingue diverse, ci hanno portato ad incontrare personaggi e storie dei vari continenti. I racconti di Roberto, come presi da un diario di viaggio, hanno preso per mano gli spettatori e, visitando i paesi più esotici, ci hanno riportato alla fine a casa, nel nostro Trentino, dove è sempre bello ritornare, ma con un bagaglio colmo di ricordi, esperienze e volti incontrati. Il conoscere e l’incontrare l’altro e il diverso, non vuol dire abbandonare se stessi e le proprie tradizioni, ma arricchirsi e vivere meglio la nostra vita e le nostre relazioni. L’esperienze raccontate, attraverso i testi preparati da Chiara Zanella, sono talvolta esperienze vere vissute da alcuni coristi che, nel percorso di studi fatto, hanno inserito l’esperienza proposta dal Centro Missionario Diocesano di missione. La concretezza

di un incontro reale e non virtuale con popoli e culture diverse, aiuta non solo a vivere l’esperienza dell’accoglienza e del rispetto, ma anche a trovare con sincerità il proprio posto nel mondo.

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Il mio posto nel mondo


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Progetto memoria

DROATI - CENIGOTTI drenoti e premuradi

profughi

a Braunau 1915-1918

PROGETTO MEMORIA

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Per ricordare i profughi di Dro, Ceniga, Drena e Pietramurata a Braunau nel 1915 Nel 2018 ricorreranno i cento anni dalla conclusione del primo conflitto mondiale ed è per questo che il Comitato pro Chiesa S. Antonio vuole commemorare adeguatamente i “droati - cenigotti - drenoti e premuradi” che, dal 1915 al 1919, furono costretti a lasciare i loro paesi per vivere, come profughi, nei vari paesi dell’ Impero Austro-Ungarico. Ancora adesso non c’è un dato veramente preciso sul numero delle anime sparse per l’Impero durante la Prima Guerra Mondiale. Nel 1915, il Bollettino contava 56.000 profughi, esclusi coloro che si fermarono nel Tirolo e nel Salisburghese; nel 1917 la stessa fonte parlava di 61.931 persone distribuite in 96 distretti capitanali e 2 espositure nelle province dell’Austria superiore, Austria Inferiore, Boemia, Moravia e Salisburghese: a questi vanno aggiunti i profughi sfollati nel Tirolo e nel Voralberg, gli internati, i paganti e quelli di Katzenau. Alcide Degasperi, deputato trentino presso il paralamento Austriaco, in un articolo del 1919, indicava che i profughi trentini e gli italiani in genere, compresi gli sfollati del litorale adriatico, sommavano a 111.895, oltre ad alcune migliaia in 13 distretti dell’Ungheria. Per i soli trentini si parla approssimativamente di 75.000 persone.

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Oggi Braunau è una bella cittadina di circa 17.000 abitanti, nota soprattutto per la presenza della casa natale di Adolf Hitler. Nella zona periferica della città, dove cento anni fa c’era il grande campo profughi, adesso non vi resta più nulla ma, al suo posto sorge un elegante e tranquillo quartiere: “Laab”, fatto di piccole e deliziose case colorate. Le ultime baracche di legno del campo profughi vennero abbatute nel 1979 e in mezzo ai muri sbrecciati vennero ritrovati, per caso, i resti di una porta di accesso al campo. Attualmente non sappiamo se nella popolazione locale vi è ancora una traccia di memoria della vicenda storica riguardante le migliaia di profughi trentini che hanno vissuto in questa località dal 1915 al 1919 o se, anche questo fatto, è stato dimenticato o volutamente rimosso come tante altre cose che successero nel periodo fra la Prima Guerra Mondiale e la Seconda Guerra Mondiale. Invece è doveroso ricordare che, dove allora c’era il cimitero che in quegli anni accolse le spoglie di 730 profughi trentini, oggi è presente un salice piangente e una lapide posta dai Comuni di Lavarone e Braunau con un pannello che illustra la storia e la pianta del campo. Ma noi la storia dei nostri trentini profughi durante la Grande Guerra del 1914 - 1918 la conosciamo?


Progetto memoria

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Droati e Cenigotti a Braunau da Dro Na Volta

Sono un ragazzino di Dro e un giorno ho sentito la notizia che nella strada che passa accanto alla mia scuola verrà posta una targa che ricorderà i nostri concittadini internati come profughi nella città austriaca di Braunau negli anni della Prima Guerra Mondiale. Incuriosito ho chiesto al mio papà che mi spiegasse questo avvenimento e lui, un pò in difficoltà, mi ha mandato dal nonno dicendomi che egli gli parlava di quei suoi lontani parenti che avevano vissuto questa esperienza ed ecco dalla voce del nonno: “I paesi di Dro, Drena, Ceniga e Pietramurata nei primi anni del ‘900 facevano parte, come tutto il Trentino, dell’Impero Austro-Ungarico sotto il vecchio Imperatore Francesco Giuseppe d’Austria. I nostri erano paesi tranquilli che vivevano in armonia fra di loro, coltivando quel poco che la terra dava per mangiare in una dignitosa sobrietà. Verso luglio del 1914 piombò a sorpresa, su quella povera gente, la notizia che l’Imperatore chiamava tutti gli uomini validi a partire per la guerra in difesa dell’Impero e i suoi popoli; era successo che in una lontana città della Serbia (erano pochi nel paese che sapevano che cos’era la Serbia), erano stati uccisi, in un attentato, il nipote dell’Imperatore d’Austria l’Arciduca Francesco Ferdinando e sua moglie. Per questo fatto l’Impero Austriaco mandò un ultimatum alla Serbia e così, per lo strano gioco delle alleanze, in pochi giorni tutta l’Europa si trovò in guerra. Anche nei nostri paesi tanti uomini in poco tempo si ritrovarono soldati e partirono per il fronte: quasi tutti furono mandati in Galizia a combattere contro i soldati russi e purtroppo qualcuno di loro trovò la morte in quelle terre sconosciute. Intanto passò l’autunno e, per le povere famiglie di Dro, si preparò un triste inverno ed una primavera piena di angoscia perché cominciò a girare per il paese la notizia che anche l’Italia voleva dichiarare guerra all’Austria. Siamo nel maggio del 1915. Il confine con il Regno d’Italia non era distante da Dro, come quello della Galizia ma era li a pochi chilometri, a Riva e lungo le cime circostanti. All’inizio di maggio si incominciò a vedere i primi movimenti di soldati, si vide rimettere in ordine i forti che stavano sulle cime e si scavarono trincee. La guerra non era più

Comunità

“Ricordare è facile per chi ha memoria. Dimenticare è difficile per chi ha un cuore!”


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Progetto memoria

Comunità

lontana ma era qui accanto a noi, attorno ai nostri paesi e alle nostre famiglie. Il 24 maggio il regno d’Italia dichiarò guerra all’Austria.” Il volto del nonno si fece serio e mi disse anche che qualche persona dei nostri paesi era contenta di questo fatto perché per motivi politici voleva che il Trentino si unisee all’Italia, poi, triste, si mise una mano sulla fronte, mi guardò e sussurrò: torna il prossimo sabato pomeriggio che ti racconto il viaggio dei nostri paesani trasportati con i treni nell’alta Austria, a Braunau, dove vi sono rimasti quasi quattro anni. Arrivato il sabato mi precipitai dal nonno colmo di curiosità per il seguito del racconto e come sempre lo trovai seduto nel cortile ma aveva una faccia seria: “Caro nipote, verso la fine del mese di maggio del 1915, l’autorità militare della zona ordinò a tutti gli abitanti dei nostri paesi, soprattutto donne, vecchi e bambini, di lasciare le loro case, portando con sé il minimo indispensabile, e recarsi ai vari centri di raccolta a Riva. Lì furono caricati sul trenino fino a Rovereto e poi stipati come bestie nei vagoni, raggiunsero Bolzano, passarono il Brennero e su fino a Braunau nell’Alta Austria, quasi ai confini con la Germania. Fu un viaggio drammatico, poco cibo e acqua per lavarsi, ma soprattutto tante domande: dove andiamo? Cosa faremo? Dove sono i nostri papà e i nostri mariti? Come vivremo? Cosa sarà delle nostre case? Alla fine del viaggio scesero dai treni e trovarono un villaggio, alla periferia di Braunau, composto da 130 baracche fatte di legno dove passava l’aria da ogni fessura. I primi mesi furono duri, ma in seguito, con tanta operosità furono da loro stessi creati: la scuola, le cucine, un asilo, un orfanotrofio, due piccoli teatri, delle baracche uso stalla con 100 mucche, lavanderia, disinfezione, magazzini per il carbone, vestiari, legna, un grande ospedale, una grande chiesa in legno. C’erano persino il coro e la banda. Erano presenti anche tante suore e sacerdoti trentini che davano loro una mano, ma soprattutto ascolto e consolazione. In quel campo vi erano tanti profughi e i droati, cenigotti, drenoti e premuradi, uniti assieme a tutti gli altri dalle difficoltà e dalla tragedia della guerra, fecero conoscenza e amicizia con i trentini provenienti da paesi finora quasi sconosciuti: Lavarone, Folgaria, Luserna, Carbonare, Pedemonte, Levico e anche da qualche paese triestino. Purtroppo nel frattempo furono molte le persone che morirono, soprattutto vecchi e bambini, colpite da malattie, freddo e fame. Caro nipote, purtroppo quando la guerra finì e i sopravvissuti ripresero la strada di casa essi lasciarono, nel cimitero che stava ai margini del villaggio, le spoglie di 730 trentini. Per ognuno di loro, assieme ai sacerdoti, si trovarono a pregare davanti ad un quadro con l’immagine di una Madonna, immagine dipinta da un profugo vissuto in quel campo. Quella Madonnina non l’abbandonarono, dopo decenni riuscirono a portarla in Trentino, a Lavarone: “Maria Madre dei poveri e degli oppressi che hai conosciuto il rifiuto di Betlemme e fosti te stessa con la tua famiglia, profuga in Egitto, tu sola saprai consolare la sofferenza e ridare speranza a queste povere persone”. Alla fine del racconto il nonno alzò la testa e mi disse: Caro nipote non dimenticare mai quello che ti ho detto affinché questo non debba più accadere, ma soprattutto fai in modo che la storia di questa nostra terra non venga dimenticata perché essa è dentro di noi e anche se non lo sai ci sono in te tracce di quelle radici che vengono da tanto lontano. Io mi alzai, ringraziai il nonno e tornai a casa mia pensando: sono fiero di essere nato qui e questa storia la voglio far conoscere a tutti i miei amici!


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ciclo/pedonale di Dro (polo scolastico)

OBiettivi che iL Comitato Sant ’Antonio si è proposto negli annI 2017 - 2018 - 2019 Posa di un PANNELLO/TARGA RICORDO nella ciclo/pedonale di Dro (polo scolastico) Un paese è fatto di tanti passi di persone che lo percorrono, di tante finestre che guardano lungo le vie, di tanti volti che camminando si incrociano e si riconoscono, ecco perché si vorrebbe mettere una targa che ricordi quella tragedia che colpi 100 anni fa i nostri paesi. Abbiamo il desiderio di lasciare una traccia visibile a tutte le persone, soprattutto i giovani, che percorreranno il tratto stradale che unisce i due istituti scolastici del Comune di Dro perché la memoria va alimentata con costante dedizione e trasferita con cura alle generazioni future, in ogni occasione, per far si che gli eventi che caratterizzarono la storia della nostra Terra oltre un secolo fa, non vengano dimenticati e magari ripetuti, ma senza tralasciare quelli avvenuti ancora prima (vedi il voto dei 12 sabati) o successi più recentemente.

“ESSERE PROFUGO” NEL PASSATO/PRESENTE in collaborazione con la Cooperativa Arcobaleno GIOVEDì 5 OTTOBRE 2017 (nella settimana dell’accoglienza)

Negli ultimi 150 anni la storia del Trentino è stata una storia di emigrazione, data dalla povertà sociale esistente nelle nostre valli: lasciarono la nostra terra in migliaia, dapprima per imbarcarsi per l’America del Nord e del Sud o per l’Australia, in seguito per le miniere del Belgio e le fabbriche della Svizzera e della Germania.

Comunità

Cerimonia di inaugurazione con S. Messa in S. Antonio Da sempre ogni persona, ogni paese, ogni comunità pur vivendo con gioia o con fatica il tempo presente, ha le proprie radici ben salde nelle esperienze del passato, e la certezza di un futuro di speranza. Celebrare con gratitudine, davanti all’Immagine della Madonnina di Braunau, il ricordo dei nostri padri che tanto hanno sofferto, magari in silenzio, significa saper dire grazie a loro, per tutto quel bagaglio di esperienze familiari, morali, sociali e religiose che hanno saputo donarci in questi cento anni. Una Comunità che in certi momenti sa trovarsi per pregare e ringraziare è anche una Comunità capace di far Memoria di sé stessa e dalla propria storia.


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Progetto memoria

Nel frattempo c’è stata la terribile esperienza di essere profugo in Boemia, Moravia o Austria costretti a scappare dai nostri paesi in guerra. Adesso, invece, il nostro Trentino è diventato terra di immigrazione per tanta gente del sud del mondo in cerca di dignità, giustizia e lavoro e anche per tanti profughi, come eravamo stati noi, che fuggono dai loro paesi in guerra, dalle case bombardate e dai tanti morti piccoli e grandi. Sentire dalle loro voci la struggente esperienza della ricerca della libertà e della speranza di una vita nuova attraverso le rotte della morte e le traversate sulle carrette del mare per arrivare ad aggrapparsi alla mano amica di un soccorritore. Tutto forse ci aiuterà a liberarci da visioni egoistiche, da tanti pregiudizi e da tanti stereotipi che qualcuno, purtroppo, ci ha voluto inculcare. “incontro storico” SERATA PROIEZIONI IMMAGINI La serata intende riproporre attraverso documenti scritti originali, immagini e filmati dell’epoca quella che è stata la vita nel paese al tempo della prima Guerra Mondiale; dalla partenza per la guerra combattuta (mobilitazione generale) allo sfollamento a Braunau (fotografie e documenti); parimenti per chi è rimasto, come è proseguita la vita nel paese semideserto (fotografie di prigionieri di guerra russi al lavoro nei campi e fotografie del trenino militare), fino al rientro dei profughi e al rimpatrio dei soldati prigionieri di guerra in Russia (documenti scritti e diari personali). Vorremmo ritrovarci insieme una sera a rivedere e risentire, con gli occhi e gli orecchi del cuore, questi lontani avvenimenti in collaborazione con il Comune di Dro per incontrare, attraverso scritti e fotografie ingiallite dal tempo, i volti e le speranze di quelle persone che nel campo profughi di Braunau hanno passato quasi quattro anni della loro vita, con la nostalgia dei loro cari e delle loro case lontane e mai dimenticate. “I DIARI”, SERATA SULLE VICENDE DI FRANCESCO MATTEOTTI E GIUSEPPE FAITELLI Francesco e Giuseppe ex soldati e prigionieri A.U. di guerra di Russia (cfr. i diari lasciati). Con i loro diari rivivremo le vicende della guerra e della “ricostruzione” dalle rovine con documentazione scritta e fotografica. GITA/PELLEGRINAGGIO A BRAUNAU Sarebbe desiderio di tanti droati - cenigotti - drenoti e premuradi, ripercorrere, ben più comodamente di allora, la strada che da Dro porta a Braunau, non per moda, ma per ricordare il sacrificio e i patimenti di tante persone che 100 anni fa compirono quel triste cammino con l’angoscia nel cuore, e per poter almeno virtualmente abbracciarli tutti, dicendo: “Non vi abbiamo dimenticati”.

Comunità

“IL TRENINO MILITARE” - CENIGA - DRO - PIETRAMURATA, VALORIZZAZIONE DEL TERRITORIO Ripercorrendo la strada del “trenino militare” rivivremo, attraverso le spiegazioni, la storia della piccola motrice che portò dei cambiamenti all’interno delle nostre comunità. Riscopriremo in vesti diverse la Chiesa di S.Antonio, destinata ad altri usi, alla Chiesa di S. Sisinio, trasformata in un “caricatore”, arriveremo in una delle cantine più belle del paese che si trova sotto la piazza centrale per gustare un prodotto tipico “il Vin Santo”.


“VOCI ALLE DONNE” - TESTIMONIANZA DI PROFUGHI Partendo dalle testimonianze di profughi o familiari di profughi locali (Dro, Drena, Pietramurata e Arco) proponiamo una serata volta a far conoscere, o meglio, a far rivivere la sofferta e complessa esperienza di esodo dei nostri progenitori nelle varie località dell’Austria, Boemia e Moravia. In particolare vorremmo dar risalto alle voci delle donne, importanti per numero e ruolo, che ebbero all’interno delle famiglie, in questi avvenimenti di evacuazione, viaggio e adattamento nei lunghi anni trascorsi nella condizione di profughe.

Progetto memoria

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“INCONTRO CON GLI AUTORI” Presentazione di alcuni nuovi libri con un dialogo aperto con gli autori. Si presenteranno nuove uscite editoriali con tema i “profughi trentini 1915-1918” per avvicinare il lettore. spettacolo storico teatrale “attenti alle austriache” Storia di Oliva e Fannj internate in Italia di Maria Giuliana D’Amore. Il testo teatrale segue fedelmente le vicende di Oliva Cristoforetti e di Fannj Trentinaglia, così come vengono esposte nei rispettivi diari. Entrambe sono state internate nel Regno d’Italia e devono separarsi dai familiari e dalla propria casa, questo è l’inizio dello spettacolo interpretato con bravura da Maria Giuliana D’Amore.

Sebastiano

Foto ricordo della cerimonia di consegna delle onorificenze dell’ O.M.R.I. 8 giugno 2010 al cavaliere Paolina Leoni

Comunità

Ognuno di noi deve tanta gratitudine alla MAESTRA PAOLINA LEONI, sostenitrice del ricordo “Braunau” e degli incontri italo-austriaci, poiché, attraverso il suo impegno abbiamo imparato a vivere il nostro avvenire con una memoria riconciliata con il passato, qualunque esso sia.

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Un ringraziamento a Mauro Caceffo per l’aiuto

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Con la collaborazione di: Michele Liboni, storico Mariarosa Rizzonelli, Mnemoteca del Basso Sarca Marina Malacarne, assessore alla cultura del Comune di Dro

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Progetto Memoria di: Comitato Pro Chiesa S. Antonio Dro (Sebastiano Matteotti)


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Via Pacis

“...per dirigere i nostri passi sulla via della pace”

Comunità

Via Pacis è un’associazione di diritto pontificio della Chiesa cattolica, diffusa in varie parti del mondo. È formata da persone unite dal desiderio di vivere e diffondere il Vangelo della Pace nella vita di tutti i giorni. L’Associazione è nata a Riva del Garda nel 1979. I suoi fondatori sono una coppia di sposi, Eliana Aloisi e Paolo Maino e un sacerdote della Diocesi di Trento, don Domenico Pincelli, scomparso nel 2003. Nel nome dell’associazione c’è racchiuso il desiderio e la missione che condividiamo in tante parti del mondo: camminare insieme, nella Chiesa, nel mondo, sulla Via della Pace. La pace di cui il mondo ha tanto bisogno l’abbiamo trovata in Gesù Cristo. Abbiamo visto come, nelle nostre vite e nelle situazioni più difficili, la sua parola di pace sia capace di cambiare il male in bene, di trasformare situazioni impossibili. Abbiamo sperimentato la gioia e la bellezza di avere una relazione personale con Dio per crescere nella fede e imparare a vedere la sua presenza nelle nostre giornate. Il cuore del carisma è rappresentato dal perdono e dalla riconciliazione: con se stessi, con gli altri, con Dio. Il primo luogo nel quale Dio ci chiama ad essere strumenti di pace è la nostra quotidianità, fatta di famiglia, lavoro, relazioni, impegni, gioie e difficoltà.

Fin dagli inizi, i fondatori, sono stati provocati dal grido del povero. Questo grido, che ci arriva dritto al cuore, ha fatto crescere in noi il desiderio di condividere parte dei nostri beni con i più poveri. Nelle varie comunità del mondo, questa chiamata alla solidarietà e alla condivisione con i poveri, ci ha spinto ad operare in vari ambiti di missione: sociale, di formazione alle giovani coppie, tra i giovani, nelle carceri, con i malati. In tutte le comunità, nei vari Paesi del mondo, lì dove è possibile, cerchiamo di incontrarci una volta alla settimana per un momento di fraternità e preghiera, certi che: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (Mt 18,20). Da ottobre 2015 ci incontriamo il venerdì sera alle 20.30, nella “Casetta” della Parrocchia di Ceniga. L’incontro è aperto a tutti. È una gioia poterci ritrovare qui dove viviamo. Il ritrovarci ci aiuta a crescere nella confidenza con Dio: un Dio vicino, che ci ama, ci accoglie e si prende cura di noi.

Per altre informazioni:

Sartorelli Rodolfo cell. 338 6912828 Carloni Claudia cell. 339 1538593 Internet: www.viapacis.info


Via Pacis

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Paolo Maino e Nadia Armellini in visita a Via Pacis Uganda

Queste le date e i temi dei prossimi incontri che si terranno il venerdì alle ore 20.30, presso la “Casetta” dell’Oratorio di Ceniga. Vi aspettiamo! 22 dicembre 2017 “Viene nel mondo la Pace, ma il mondo aspetta il Natale?” Relatrice: Claudia Carloni 29 dicembre 2017 “Insieme verso il nuovo anno” 5 gennaio 2018 “Messaggio per la giornata della Pace 2018 di Papa. Francesco. Spunti di riflessione” Relatore: Fausta Matteotti 12 gennaio 2018 “Conoscere il cuore di Dio nella Parola di Dio” Relatrice: Gabriella Lucian 19 gennaio 2018 “Racconti e condivisioni: Voci dal carcere” Relatore: Luca Failo

2 febbraio 2018 “Racconti e condivisioni: Cantare la Pace, il mio servizio nella Corale Via Pacis” Relatrice: Elena Bonometti

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26 gennaio 2018 “Via Pacis nel mondo: in Africa vicini agli ultimi” Relatrice: Nadia Armellini


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Eventi

Early Music Weeks SETTECENTO ALPINO 8 ottobre 2017 - Chiesa S. Sisinio

Da ormai tre anni, le Garda Trentino International Early Music Weeks, manifestazione dedicata alla musica antica (eseguita con criteri storici, utilizzando strumenti musicali originali o copie fedeli), rappresenta uno degli appuntamenti più attesi dell’autunno altogardesano. Decine di giovani musicisti provenienti da tutto il mondo (Brasile, Giappone, Australia, Inghilterra, Gran Bretagna, Francia, Germania, Spagna, Austria, Lituania ecc…), specializzati in musica antica presso le più prestigiose accademie europee ed extraeuropee, vengono invitati ad esibirsi in alcuni splendidi luoghi offerti dal territorio dell’Alto Garda e Ledro.

Comunità

L’idea parte dal desiderio di valorizzare in ambito internazionale le bellezze storico-artistiche della nostra zona, per poter sviluppare un turismo culturale anche nel nostro territorio, accenden-

do l’interesse per i tesori di cui l’Alto Garda è ricco. Nelle tre edizioni del festival abbiamo potuto portare la nostra musica in edifici di grande pregio come la Chiesetta di Caneve ad Arco, con la sua ricchissima iconografia musicale; la Chiesa di San Lorenzo a Tenno, capolavoro assoluto dell’arte dell’XI secolo; Il Forte Garda a Riva del Garda, dove abbiamo allestito un vero e proprio organo a canne per ‘celebrare’ i soldati della Grande Guerra; il Convento delle Grazie ad Arco, con lo splendido altare su disegno di Andrea Pozzo; la chiesa di Sant’Antonio a Dro, autentico gioiello ancora poco conosciuto. La peculiarità del nostro festival, che ha subito interessato importanti finanziatori come la Cassa Rurale Alto Garda e la Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto, è il fatto che la direzione richiede agli artisti di presentare programmi che possano entrare in riso-


nanza con gli spazi proposti, così da offrire agli spettatori esperienze uniche, che abbiano senso compiuto solo nel momento e nel luogo dell’esecuzione.

la Guesthouse Da Gianni di Arco, Maso Giare, Molino Pellegrini, Grappa Tranquillini, il Ristorante Ca’Briosi di Cologna ecc… ha fatto il resto.

Da subito si è pensato di completare i nostri eventi con dei piccoli momenti di degustazione, coinvolgendo alcune realtà locali che hanno avuto modo di proporre i loro prodotti di alta qualità in un ambiente sempre raffinato e rispettoso dei luoghi scelti per i concerti. La grande scommessa era di proporre al pubblico dei piccoli menù che in qualche modo entrassero in relazione con l’ambiente circostante e con la musica, suggerendo un’ulteriore chiave di lettura dell’evento, accompagnando lo spettatore in un percorso che potesse coinvolgere tutti i cinque sensi. La grande professionalità di aziende come

I parroci, i consigli pastorali e i sacrestani della nostra comunità ci hanno aperto le porte degli splendidi edifici sacri che custodiscono, spesso aiutandoci a comprenderli più a fondo, per poter presentare progetti di vera valorizzazione. Don Stefano Anzelini, Mons. Umberto Giacometti, Don Christian Moltrer, Padre Franco Pavesi, Don Franco Torresani, sono solo alcuni dei parroci della nostra comunità altogardesana che il Festival deve ringraziare.

Eventi

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Collaborare con le altre Associazioni del territorio è molto importante ed è per questo che in tre anni di attività il nostro Festival ha saputo confrontarsi con numerose realtà del volontariato. Primo fra tutti il Comitato Sant’Antonio di Dro, con una persona di straordinaria disponibilità come Sebastiano Matteotti. Il Circolo Ricreativo di Bolognano, il Comitato di Chiarano, il Comitato di Caneve, la Pro Loco

Comunità

Grande è sempre il supporto delle realtà comunali, con gli assessori alla cultura che contribuiscono in modo attivo alla pianificazione degli eventi. Assessori alle attività culturali come Marina Malacarne, Renza Bollettin, Luisa Rigatti, Giancarla Tognoni, Stefano Miori e Fabio Fedrigotti, in collaborazione con Carlo Pedergnana della Comunità di Valle, hanno dato un importante contributo al festival, grazie ai loro suggerimenti e alle loro idee. Non sono mancati quest’anno i contributi di importanti enti pubblici come la Regione Trentino Alto Adige, la Provincia Autonoma di Trento (servizio turismo) ed aziende private come Ingarda.


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Eventi Gruppo Iniziative Varone, la Pro Loco di Bezzecca ecc… ci hanno veramente dato un grande aiuto, sia in sede di pianificazione che in quella praticaoperativa.

Comunità

L’edizione 2017 è stata particolarmente emozionante perché abbiamo potuto far musica in due splendidi edifici religiosi freschi di restauro: San Lorenzo a Tenno e San Sisinio a Dro. E’ stata una sensazione indescrivibile poter fare ascoltare al pubblico, sempre attentissimo, la nostra musica, sapendo che queste due splendide chiese erano appena state rinnovate con grande impegno da parte delle nostre comunità. In particolare a San Sisinio abbiamo preso spunto dalla dedica della chiesa ai Santi Martiri che hanno evangelizzato la nostra regione, realizzando un concerto dedicato alla riscoperta di un autore badioto vissuto a Trento nella seconda metà del 1700: Giovanni Battista Runcher. Dopo più di trecento anni, per la prima volta in epoca moderna, sono state eseguite, con strumenti originali e copie fedeli, alcune musiche di quest’autore nell’edizione della Stamperia Musicale Cipriani, eccellenza trentina nel campo dell’editoria musicale. Il nostro Runcher, nonostante sia ancora poco conosciuto, fu uno dei più importanti compositori trentini del Settecento, attivo anche a Venezia, dove compose opere per teatri importanti, eseguite da musicisti di prim’ordine come Anna Girò, prima donna di Antonio Vivaldi, immortalata in un gustoso episodio delle “Memorie” di Carlo Goldoni.

Non vi dico l’emozione di sentire il suono particolarissimo dei corni naturali (ottoni tra i più difficili da suonare in assoluto, non avendo pistoni per correggere l’intonazione) e dell’orchestra d’archi (che suonava, come nel Settecento, su corde di budello) che si diffondeva nella splendida acustica di questo piccolo gioiello nel cuore di Dro. I ragazzi che componevano l’orchestra del festival (alcuni provenienti dall’Australia, Brasile, Spagna e Francia) erano veramente incantati dalla bellezza e dall’acustica del luogo e hanno portato a casa uno splendido ricordo di Dro e dei suoi abitanti, che hanno risposto con calore all’iniziativa. Al termine dell’evento, nella suggestiva atmosfera del sagrato, la Guesthouse da Gianni, in collaborazione con Maso Giare, ha realizzato un percorso culturale gastronomico che ha messo in evidenza due prodotti trentini, frutto della terra di Dro: le mele e la susina. Voglio ringraziare ancora il parroco don Stefano Anzelini che ci ha accolti e ha fatto sentire a casa tutti quanti, esecutori, volontari e pubblico; l’assessora Marina Malacarne che ha reso possibile quest’evento e i cittadini di Dro che hanno voluto passare una serata in compagnia dei nostri artisti, godendo della bellezza dei tesori culturali della nostra comunità. Guido Trebo


Per ricordare il centenario delle apparizioni di Fatima

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Era da qualche anno che il gruppo di volontari che custodisce il santuario di Fatima a Drena, desiderava dotare il suggestivo percorso che dal paese sale fino alla grotta, di una Via Crucis. La buona volontà di chi ha lavorato e la generosità di molte persone e famiglie di Drena, hanno provveduto a realizzare, prima i 14 capitelli artigianali in ferro e poi a trovare le immagini per ogni stazione. La rappresentazione di ogni stazione, realizzata in una fusione di bronzo e applicata al capitello in bassorilievo, nella sua semplicità, coglie e presenta in modo coinvolgente i particolari dei vari episodi che accompagnano la Passione di Gesù. Occasione per la Benedizione di questo ulteriore tassello messo in atto per contribuire a creare un luogo di silenzio, di preghiera e meditazione, sempre aperto e disponibile, è stata la celebrazione dell’Eucaristia lo scorso 13 maggio, nel giorno centenario delle apparizioni di Fatima. Un grazie di cuore a tutti e la raccomandazione di usufruire di questo luogo per momenti personali e familiari.

Il tradizionale concerto della Festa dell’Immacolata a Dro, quest’anno è stato proposto, sempre in collaborazione con il Coro Parrocchiale San Sisinio, non come da tradizione in Chiesa, ma nel teatro dell’Oratorio. La serata proposta non si è limitata al solo concerto. Come è proprio dei concerti Gospel, alternando musica e racconto, siamo stati condotti con la mente e con il cuore, a fare un percorso di fede. Temi importanti che vengono affrontati dalla musica tradizionale Gospel: libertà, vita, mistero del Natale, solidarietà. Lo stesso nome del coro che ha animato la serata, ci riporta alle melodie degli schiavi d’America: Black Soul Choir (Anima nera). La Corale, nata e attiva nella Parrocchia Salesiana di San Paolo a Cagliari, è volata fino in Trentino, per offrire una serata a Dro ed una a Trento, nella Chiesa di San Carlo. Al pubblico presente, entusiasta della serata, è stato proposto l’acquisto del CD, il cui ricavato viene interamente devoluto ad un intervento di solidarietà “Sulla Rotta per Ihanga” (Ihanga e’ un paese della Tanzania). Veramente una bella serata con la musica nera che fa cantare l’anima, musica che scuote, coinvolge e fa ballare.

Comunità

Concerto dell’Immacolata


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Nuovo modo di essere chiesa

Don Primo Sono qui assieme agli amici di Sant’Alessandro di Riva, nella chiesa parrocchiale di Bozzolo, di fronte ad una semplice tomba ricoperta da una lastra di marmo, sulla parete vi è un bassorilievo raffigurante un tronco da cui esce un virgulto di olivo, ai lati un lampada accesa e una rosa d’argento, dono di papa Francesco. Sulla lastra marmorea una semplice scritta: “Don Primo Mazzolari Sacerdote”. Cosa significava per me don Mazzolari? Solo un ricordo di tanti anni fa. Don Gino Malacarne, parroco della parrocchia dei Santi Pietro e Paolo a Sant’ Alessandro di Riva fondò, nel 1982 il Circolo culturale don Mazzolari per aiutare noi laici a prendere coscienza di essere Chiesa nel pieno delle nuove attese suscitate dalle tesi del Concilio Vaticano II. Durante i tempi forti dell’anno liturgico, don Gino ci propose i Venerdì della Provocazione, chiamando come relatori il meglio di quei tempi. Mi ricordo Chiesa parrocchiale di Bozzolo, tomba di don Primo Mazzolari

Mazzolari scrittori come Messori, liturgisti come P. Lorenzetti, protagonisti e promotori di una nuova responsabilità laicale come Bechelet e tanti altri. Quelle esperienze forgiarono tanti giovani nella Busa, perché ci facevano sentire protagonisti di un nuovo modo di essere Chiesa. Poi don Gino ci lasciò e come spesso accade chi venne dopo di lui non ha saputo comprendere il bene di quelle esperienze. Tempo fa il nostro Circolo decise di rinnovare momenti e esperienze culturali di tanti anni fa e per far questo abbiamo pensato di ritornare alle radici recandoci assieme sulla tomba di Don Mazzolari. Ma chi era don Primo Mazzolari? Forse la definizione più bella di lui è quella che diede Paolo VI quando era ancora Arcivescovo di Milano:“ Lui aveva il passo troppo lungo e noi si stentava a starci dietro. Così ha sofferto lui e abbiamo sofferto anche noi. Questo è il destino dei profeti.” Don Primo nasce nel 1890 in periferia di

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ramente l’uomo e il prete dell’argine. Da una parte il Po che fluiva verso il mare a volte lentamente, a volte furiosamente, imitando il passare dei tempi e il soffio dello Spirito; dall’altra parte dell’argine il paese con il suo campanile simbolo di una società quasi cieca nel vedere il cambiamento della storia e chiusa nel suo conservatorismo. Lì don Primo divenne colui che, camminando con fatica su quell’argine, cerca di dire al paese e al mondo che i tempi, come l’acqua del Po, corrono e cambiano. É vero che lì Don Primo sarà solo un parroco di un piccolo paese ma i suoi scritti e le sue predicazioni lo imposero all’attenzione pubblica, attirando però su di sé anche le misure disciplinari dalla Gerarchia ecclesiastica. Non dobbiamo dimenticare che quelli erano gli anni del fascismo e dei Patti Lateranensi, gli anni dello scioglimento dei gruppi giovanili e universitari cattolici. Don Primo non desiste e non desisterà mai dal denunciare come anti evangelici certi comportamenti e compromessi fra Chiesa e il Regime e questo attirerà l’ira dei Fascisti e pesanti interventi della Gerarchia e del Sant’Uffizio. Nel corso degli anni gli venne imposto il divieto di predicare fuori dalla sua Diocesi, di pubblicare libri o articoli senza l’autorizzazione preventiva del Sant’Uffizio, la proibizione di scrivere articoli sul tema della pace o riguardanti materie sociali. In seguito i fascisti, perché lui non volle assecondare un loro esplicito ordine affinché venisse cantato un Solenne Te Deum di Ringraziamento per il fallito attentato contro il duce, cercarono di spaventarlo arrivando a spa-

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Cremona, entrato in seminario viene ordinato sacerdote nel 1912, ma già nei suoi studi sviluppò tesi nuove sulla vita della Chiesa e della società. Quelli erano i tempi, all’interno degli ambienti ecclesiali, della lotta al modernismo. Invece in lui c’era la fiducia nella modernità e non la paura del nuovo, un suo patriottismo e un suo desiderio di democrazia: “L’avvenire è nella democrazia...e dobbiamo essere noi cristiani i primi, visto che abbiamo e viviamo la vera democrazia in Cristo” (scriveva nel 1906). C’era l’affermazione della libertà di coscienza, al punto che scrisse in un suo libro: “Io amo la Chiesa e il Papa, ma la mia devozione e il mio amore non distruggono la mia coscienza di cristiano. Allo scoppio della Grande Guerra, nel 1915, si arruola volontario e nel 1917 viene inviato come cappellano militare sul Carso, dove pochi giorni prima, aveva perso la vita suo fratello Beppino. L’esperienza della vita vera di trincea, la consapevolezza delle stragi, e la vicinanza pastorale ai moribondi e ai morti, gli fece capire il non senso della guerra fino ad incarnare per sempre in se stesso il grido di Benedetto XV che chiamò la guerra: “l’inutile strage”. Nel 1920, per i suoi meriti al fronte, fu nominato Cavaliere della Corona d’Italia e con questa onorificenza lascio l’Esercito e diede inizio al suo mandato pastorale. Dapprima venne inviato dal Vescovo di Mantova parroco a Cicognara, poi, nel 1932 venne trasferito a Bozzolo dove rimase fino alla morte nel 1959. Bozzolo è un paese della Bassa Padana adagiato a fianco del Po, da cui lo divide un argine. Don Primo fu ve-

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rare alcuni colpi di pistola contro la canonica. Ma neanche questa intimidazione, assieme a tante altre, lo fece desistere e ancor di più lui si sforzò di vivere e proporre il Vangelo nella sua integralità. In questo cammino doloroso e solitario anticipò molte istanze pastorali e dottrinali del Concilio Vaticano II: Sulla Chiesa dei poveri, sulla pace e la giustizia sociale, sulla libertà religiosa e sulla libertà di coscienza, sul pluralismo, sul dialogo coi lontani, sulla distinzione tra errori ed erranti. Sul finire del 1943 egli partecipò attivamente alla lotta di liberazione, venne arrestato e poi rilasciato, ma dovette vivere per molti mesi in clandestinità nascondendosi in una stanzetta del campanile. Lui, che era stato maltrattato dai fascisti di Cremona, il 25 aprile si mise davanti a due fascisti del paese che erano stati già messi al muro per esser fucilati: “Se volete fucilare loro dovete prima sparare a me. Non si crea una nuova Italia rispondendo con violenza alla violenza. La vendetta non viene dal Vangelo.” Dagli inizi del 1950, altre sanzioni ecclesiastiche lo porteranno al totale isolamento a causa della sua posizione sul pensiero sociale vicino alle classi deboli e sul valore del pacifismo e dell’obiezione di coscienza. Erano i tempi di Ernesto Balducci, Giorgio la Pira, Nicola Pistelli. Don Lorenzo Milani, tutti personaggi che nella Chiesa e nella Società si battevano per la scelta cristiana della non violenza contro ogni guerra e per la giustizia come interfaccia della pace. Solo negli ultimi anni tra il 1955 e 1960 don Primo cominciò a ricevere riconoscimenti, stima e gratitudine

dalle alte gerarchie ecclesiastiche e Mons. Montini, arcivescovo di Milano e futuro Papa Paolo VI, lo chiamò a predicare gli esercizi spirituali nella sua Diocesi. Io penso, davanti alla sua tomba, che il dono più bello per lui, spirito umile e obbediente, lo ricevette da Giovanni XXIII nel febbraio del 1959 quando, durante un’udienza privata, il Papa gli andò incontro, lo abbracciò e lo salutò pubblicamente dicendo. “Ecco la tromba dello Spirito Santo in terra mantovana”. Don Pietro Mazzolari il 12 aprile 1959, colto da un malore mentre predicava, moriva a Bozzolo dove qualche anno più tardi veniva sepolto nella chiesa parrocchiale per volere dei suoi parrocchiani. Il 20 giugno del 2017, Papa Bergoglio si è recato in visita a Bozzolo e lì volle incontrare il clero mantovano per ricordare la figura e la vita di don Primo Mazzolari definendolo “Profeta inascoltato”.


Ci impegnamo noi e non gli altri. (di Don Primo Mazzolari)

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Ci impegnamo noi e non gli altri, unicamente noi e non gli altri, ne’ chi sta in alto ne’ chi sta in basso, ne’ chi crede ne’ chi non crede. Ci impegnamo senza pretendere che gli altri s’impegnino con noi o per suo conto, come noi o in altro modo. Ci impegnamo senza giudicare chi non s’impegna, senza accusare chi non s’impegna, senza condannare chi non si impegna, senza cercare perché non s’impegna, senza disimpegnarci perché altri non s’impegna. Ci impegnamo a trovare un senso alla vita, a questa vita, alla nostra vita, una ragione che non sia una delle tante che ben conosciamo e che ci prendono il cuore, un utile che non sia una delle solite trappole generosamente offerte ai giovani dalla gente pratica. Si vive una sola volta e non vogliamo essere giocati in nome di nessun piccolo interesse. C’interessa di perderci per Qualcuno che rimane anche dopo che noi siamo passati e costituisce la ragione del nostro ritrovarci. C’interessa di portare un destino eterno nel tempo, di sentirci responsabili di tutto e di tutti, di avviarci, sia pure attraverso lunghi erramenti, verso l’Amore. Ci impegnamo non per riordinare il mondo, non per rifarlo su misura ma per amarlo. Per amare anche quello che non possiamo accettare, anche quello che non è amabile, anche quello che pare rifiutarsi all’amore perché dietro ogni volto e sotto ogni cuore c’è insieme a una grande sete d’amore, il volto e il cuore dell’Amore.

Caceffo Mauro. Circolo Don Primo Mazzolari di Sant’Alessandro di Riva

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Ci impegnamo perché noi crediamo nell’Amore, la sola certezza che non teme confronti,la sola che basta per impegnarci perdutamente.


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DON LORENZO MILANI E LA SCUOLA Alessia Parisi

DI BARBIANA

Qual è l’eredità della scuola di Barbiana? Quali caratteristiche affiorano dalla figura di Don Milani, priore a Barbiana? Ha senso ricordare questa esperienza ancora oggi? Queste sono alcune delle domande che mi sono posta nell’avvicinarmi a Don Lorenzo Milani. Non ho la presunzione di aver compreso interamente il suo messaggio, ma la curiosità è stata la spinta che mi ha permesso di approfondire la sua conoscenza. In particolare, sono stata colpita da alcuni aspetti della sua personalità, quelli più sanguigni e burberi: era un uomo di cultura, capace di mettere in discussione le certezze date, di esprimere con chiarezza il suo pensiero, pur intriso di domande e dubbi e di difenderlo con forza. 50 anni fa, il 7 dicembre 1954, nel primo pomeriggio di una piovosa giornata, davanti alla chiesa di San Donato, don Lorenzo Milani salì su un vecchio camion, carico di masserizie e iniziò il viaggio verso “una chiesetta di monta-

gna”: Barbiana di Vicchio nel Mugello sul fianco nord del monte Giovi. In una lettera alla mamma del 14 luglio 1952, aveva previsto il suo “trasferimento” proprio in “una chiesetta di montagna”. “Cara, mamma…. …“Ho l’impressione che la mia carriera ecclesiastica stia precipitando”… …”In quanto alla data dell’attacco finale fin’ora probabilmente era fissata per il giorno della morte del Proposto. Ma se il Proposto non accenna a ammalarsi non credo che mi lasceranno qui fino alle prossime elezioni.”...Io son grato al Signore d’ogni minuto di più che mi lascia a San Donato perché son tutti regalati. Te, non ti dar pensiero, perché sai che mi son sempre trovato bene da per tutto. Andar male male mi potranno mettere maestro al Seminario Minore. E 6 mesi dopo mi leverebbero anche di lì e mi farebbero parroco in una chiesetta di montagna così saranno contentati anche i tuoi desideri medici. Mi dedicherei al catechismo e agli studi e avrei modo di raffinare nella

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Ma in che cosa consisteva la stonatura? Lo scrive lo stesso don Lorenzo nella lettera alla mamma sopra citata. …“ho sempre guardato d’essere cristiano e cattolico e ho sempre chiesto di morire in questa fede. E del resto mi ci sento ogni giorno più vicino tanto è vero che mi dedico tutto alla sua diffusione e tutta la divergenza è soltanto sul modo di diffusione”…. La stonatura era costituita dalla modalità di diffusione della Parola di Dio, improntata seconda un’ottica missionaria e caratterizzata da un’intensa opera di promozione umana, resa concreta nella scuola popolare per giovani. Questa modalità tanto innovativa era incompresa, oltre che da molti suoi confratelli, dalle gerarchie ecclesiastiche fiorentine e romane. A Barbiana, minuscola e sperduta frazione di montagna nel comune di Vicchio, in Mugello, iniziò il primo tentativo di scuola a tempo pieno, espressamente rivolto alle classi popolari, dove, tra le altre cose, si sperimentava il metodo della scrittura collettiva. L’ideale perseguito dalla scuola di Barbiana era quello di costituire un’istituzione inclusiva e democratica: la

selezione non era più il fine, ma veniva sostituita dall’obiettivo di far arrivare tutti gli alunni a un livello minimo d’istruzione, tramite un insegnamento personalizzato. In questo modo, si garantiva l’eguaglianza con la rimozione delle differenze che derivavano da censo e condizione sociale. L’Italia usciva dalla tragica esperienza delle Seconda Guerra mondiale e la scuola, in quanto scuola di classe, non si rivolgeva a tutti, ma si esprimeva ancora con una modalità prevalentemente esclusiva. In questo contesto difficile, Don Milani, messo a dura prova e ai margini della comunità, scelse di diventare strumento per rendere “sovrani” tutti i ragazzi svantaggiati di montagna e dedicò attenzione alla parola che “… rende uguali”. “Non c’è nulla che sia più ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali“. Per costruire democrazia ed uguaglianza sociale, aveva capito che era necessario investire nella cultura e rendere ciascuno consapevole e responsabile delle proprie azioni. Dall’incontro tra il priore e i ragazzi di Barbiana nasce così un manifesto politico e collettivo, scritto con un linguaggio raffinato e di qualità, che si diffonde rapidamente in tutto il mondo. Don Milani pensava che il linguaggio non significasse soltanto acquisire un maggior numero di parole, ma fosse anche la capacità di saperle pensare. Ecco, dunque, cosa scrivono i ragazzi in merito all’importanza della cultura e del saper comunicare: “…Il priore ci propone un ideale più alto: cercare il sapere solo per usarlo al servizio del prossimo, per es. dedicarci da grandi all’insegnamento, alla politica, al sindacato, all’apostolato o simili. Per questo qui si rammentano spesso e ci si schiera sempre dalla parte dei più

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solitudine la mia spiritualità che ne ha ormai urgente bisogno! In quanto a San Donato io ho la superba convinzione che le cariche di esplosivo che ci ho ammonticchiato in questi 5 anni non smetteranno di scoppiettare per almeno 50 anni sotto il sedere dei miei vincitori.”… A decidere la nuova destinazione, insieme alla “promozione” da cappellano a parroco, fu il cardinale arcivescovo di Firenze Elia Dalla Costa, il quale, nella canonica di San Donato, alla madre Giulia, affermò: “Don Milani è una campana stonata che deve essere isolata”.

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deboli: africani, asiatici, meridionali italiani, operai, contadini, montanari. Ma il priore dice che non potremo far nulla per il prossimo, in nessun campo, finché non sapremo comunicare. Perciò qui le lingue sono, come numero di ore, la materia principale. Prima l’italiano perché sennò non si riesce a imparar nemmeno le lingue straniere. Poi più lingue possibile, perché al mondo non ci siamo soltanto noi. Vorremmo che tutti i poveri del mondo studiassero lingue per potersi intendere e organizzare fra loro. Così non ci sarebbero più oppressori, né patrie, né guerre…” (Corrispondenza tra il Priore e Mario Lodi, 2 novembre 1963)

in seguito l’operato, hanno avviato una catena di possibili approfondimenti e riflessioni all’interno del mondo della scuola. Sono stati il seme da cui sono nati percorsi praticabili e nello stesso tempo attuali ancora oggi: per esempio,

Per quanto riguarda poi la scrittura collettiva, Don Milani riteneva che il pensiero avesse bisogno di essere espresso, ascoltato, organizzato e ripulito, per poi essere condiviso in maniera chiara ed articolata. Il pensiero non doveva essere fine a se stesso, ma muoversi nella direzione di una comunità attiva, luogo e dimensione, dove “non uno di meno” poteva a suo modo stare. L’incontro con Mario Lodi, avvicinò poi, il priore alla modalità della corrispondenza scolastica e ha dato avvio ad una collaborazione a distanza molto intensa e fruttuosa tra ragazzi e l’intero mondo della scuola.

Partecipazione attiva alla vita pubblica, sociale e culturale attraverso il linguaggio;

Ricadute e merito. Il pensiero di Don Lorenzo Milani e

Integrazione degli alunni/e in difficoltà attraverso una didattica attiva; Sviluppo e personalizzazione degli apprendimenti secondo gli stili cognitivi differenti; Valorizzazione del potenziale umano; Espressione e consapevolezza del pensiero individuale;

Centralità e cura dell’individuo; Questi, in sintesi, sono gli aspetti che hanno attirato la mia attenzione e hanno stimolato una riflessione sul fare scuola oggi. Spero possano essere spunto per una lettura attenta e circostanziata alla realtà attuale, testimonianza per scelte educative e didattiche percorribili anche a distanza di tempo, in contesti molto diversi, ma per molti aspetti simili.


Gruppo “Amici di Zumbahua” O.M.G. di Dro

Il ricavato della cena e della lotteria è stato consegnato direttamente nelle mani dei nostri ospiti in partenza per Zumbahua e sarà destinato a finanziare tanto le loro attività sociali, quanto le funzioni e i servizi sanitari dell’Hospital “Claudio Benati” ivi presente, struttura nata dalla sensibilità, caparbietà e generosità di una coppia di turisti bolzanini e di volontari italiani dell’O.M.G., eret-

Ivana Lucchi

ta nel 1993 grazie anche all’appoggio della Parrocchia di Gries (BZ) e della Diocesi di Latacunga. Zumbahua è un piccolo villaggio incastonato nelle Ande ecuadoregne a 3600 m di quota, dove i “campesinos” sopravvivono, insieme ad altri 50.000 indios sperduti in un’area di circa 800 chilometri quadrati, coltivando patate, fave, qualche cereale e poco altro ancora, lottando ogni giorno contro siccità, fame, ma soprattutto contro malattie derivanti dalla mancanza di acqua potabile, dall’insufficiente apporto alimentare e dalla scarsa igiene. L’Hospital “Claudio Benati”, con il suo pronto soccorso, un laboratorio di analisi, una sala di fisioterapia, una sala operatoria e odontoiatrica e 40 posti letto, non solo accoglie e assiste gratuitamente quanti in grado di recarsi in modo autonomo alla struttura, ma effettua una capillare e quotidiana campagna di prevenzione e di cura a domicilio, raggiungendo, dopo ore di cammino attraverso sentieri disagevoli, famiglie con bambini in tenera età ovvero con anziani e malati cronici.

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Grande partecipazione anche quest’anno alla cena di solidarietà organizzata dai nostri volontari del gruppo “Amici di Zumbahua”, del movimento Operazione Mato Grosso (O.M.G.), nella serata dello scorso 14 ottobre, in occasione dell’imminente partenza per l’Ecuador di Elisa Novelli, originaria di Ceniga, insieme al marito Tobia e ai due figli in tenera età. Circa 200 partecipanti, infatti, hanno gremito la sala parrocchiale dell’oratorio di Dro, apprezzando non solo l’iniziativa culinaria del gruppo, ma anche la lotteria, gradita novità di quest’anno, ricca di premi donati in buona parte anche da piccole aziende ed esercenti locali.

Mato Grosso

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Mato Grosso

Tutto ciò è reso possibile, non solo dalle periodiche visite e permanenze presso l’ospedale di personale volontario medico, infermieristico o ausiliario, che si reca a proprie spese e mette a disposizione dei più bisognosi il proprio tempo libero e le proprie competenze, ma anche, e soprattutto, per merito di campi di lavoro e di svariate attività, necessari per coprire tutti i costi di esercizio dell’ospedale, che vengono organizzati e svolti in Italia, nell’arco di tutto l’anno, da decine di entusiasti volontari dell’O.M.G.

Comunità

Il nostro gruppo “Amici di Zumbahua”, con la sua trentina di volontari residenti nei comuni di Dro, Arco, Riva e dintorni, da circa dieci anni sostiene attivamente l’ospedale di Zumbahua, non solo inviando regolarmente i propri collaboratori in loco, ma soprattutto adoperandosi mediante numerose iniziative nell’Alto Garda, al fine di contribuire al suo finanziamento. Nel corso del 2017, ad esempio: abbiamo allestito mensilmente uno stand di borse e di cinture usate per il Mercatino delle Pulci di Arco; siamo stati presenti all’ Arco-Bonsai con uno stand di piantine e di prodotti artigianali locali ed ecuadoregni, offrendo altresì ai visitatori più piccoli il gioco dei tappi; abbiamo cucinato grostoli e crêpes al carnevale di Arco e successivamente torte e crêpes alla manifestazione delle Contrade di Bolognano; abbiamo distribuito torte e biscotti in occasione delle feste di apertura e di chiusura del Rifugio Don Zio sul Monte Casale; ci siamo occupati della distribuzione alle famiglie di notiziari e comunicazioni varie, per conto del Comune di Dro e del Consorzio Irriguo; abbiamo gestito la vendita di libri usati presso la biblioteca del Comune di Riva; siamo stati impegnati nel taglio, vendita e consegna della legna, offerta gentilmente dal

Comune di Dro; infine, in occasione di Prime Comunioni, Battesimi e altre cerimonie, abbiamo confezionato biglietti di invito, adornato con fiori le chiese e organizzato il catering. Entro la fine dell’anno, inoltre, prepareremo ravioli al prosciutto e spinaci, confezioneremo ceppi floreali per il cimitero, nonché corone di Avvento da vendere presso i mercatini di Natale della Val di Non e dell’Alto Adige. Il gruppo si riunisce mensilmente, per coordinare le proprie attività, nella sede presso il centro polifunzionale di Ceniga. Chiunque desideri unirsi a noi per offrire il suo contributo sarà il benvenuto (per informazioni, telefonare al numero: 333-9334050). Cogliamo l’occasione per ringraziare: - la Parrocchia di Dro, per la disponibilità degli spazi utilizzati nelle nostre iniziative; - il Comitato S. Antonio, per il prestito degli utensili per il catering; - il Comune di Dro, per le sedi utilizzate, la legna donataci e gli incarichi assegnati; - il Comune di Arco, per l’autorizzazione a partecipare ai vari eventi e manifestazioni; - la SAT di Toblino, per l’invito di collaborazione e il sostegno logistico; - la Cassa Rurale, per i contributi concessi; - aziende private, per i premi donati; - i genitori, le catechiste e i bambini, per la partecipazione alle attività proposte; e TUTTI coloro che collaborano, simpatizzano e rispondono positivamente alle nostre iniziative. I volontari del gruppo “Amici di Zumbahua” (O.M.G.)


Matrimonio

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Tullia e Elio Boninsegna

Quando si parla di Matrimonio, normalmente si allude a fatica e spesso a fallimento. Ma tante coppie che arrivano a traguardi importanti nel loro percorso, ci dicono che non è così. Certo, la fatica è una componente, ma la fedeltà e la gioia del camminare insieme ripaga da ogni difficoltà. Quando poi la vita di coppia riesce anche ad essere aperta agli altri e attenta alle necessità della comunità, permettiamo all’Amore di diventare ancora più fecondo. È con senso di riconoscenza per il prezioso servizio alle nostre Parrocchie che desideriamo ricordare, facendo loro i nostri più sinceri auguri, due coppie che, durante il corso dell’anno, hanno raggiunto la tappa dei cinquanta anni di Matrimonio. A Ceniga, con le loro famiglie hanno festeggiato durante la Santa Messa domenicale, il 28 maggio, il loro 50° di Matrimonio Tullia e Elio Boninsegna, sagrestano di Ceniga e fedele custode della “Casetta”. Anche a Dro abbiamo fatto festa domenica 24 settembre per il 50° di Matrimonio di Carmen e Nilo Trenti, lui sacrestano e ministro straordinario della Comunione, lei fedele lettrice e cantora. Con loro ringraziamo il Signore, invocando ogni Grazia e Benedizione. Auguri di cuore da tutta la Comunità!

Comunità

Anniversari

Carmen e Nilo Trenti


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Cresima

“Io sono il pane vivo disceso dal Cielo. Chi mangia di questo pane non morirà in eterno.” Domenica 7 maggio i bambini delle Comunità di Ceniga, Drena e Dro, hanno ricevuto per la prima volta il dono della Santa Eucaristia. Accompagnati dal Coro Interparrocchiale e da tante persone, non solo parenti, provenienti dalle tre comunità, con gioia hanno celebrato la Messa di Prima Comunione. La domenica successiva, nel centenario delle Apparizioni di Fatima, tutti insieme hanno celebrato la Santa Messa di ringraziamento al piccolo santuario di Fatima a Drena. Auguriamo loro di crescere sempre di più nell’amicizia con il Signore Gesù, che certamente li accompagna e li custodisce.

Comunità

Sofia Angeli Beatrice Bassetti Michele Basso Noemi Beck Emma Benamati Elia Benuzzi Benedetta Bortolotti Niccolò Calandra Simone Calza’ Sofia Caggiula Simone Chiarani Noemi Corradini

Maggie Cozzatti Simone Enrico Cummaro P. Giorgio Ferraro Restagno Marta Fia Gaia Leoni Benedetta M. Lidia Medulla Irene Michelotti Francesca Milione Mattia Miorelli Sofia Mattei

Ginevra Mole’ Thristan Nicolodi Antonio Oliverio Linda Pedrini Elias Porro Edoardo Santoni Lucrezia Sartorelli Miranda Tavernini Elisa Turrini Sofia Versini Tomasch Vezzoni


Comunioni

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“Ricevete il Sigillo dello Spirito Santo che vi viene dato in dono”

Angeli Daniele Angeli Linda Belloli Martina Bortolotti Maria Celva Giorgia Chiarani Elena Cristofori Matteo Fravezzi Ilaria La Mendola Giorgia Leonardi Simone Leoni Mattias Lopez Dalla Serra Pablo Giovanni Marzari Jessica

Malfer Lorenzo Mimiola Piero Regaiolli Alessandro Regaiolli Federico Salvato Valeria Santoni Annaluisa Santoni Gemma Tavernini Francesco Tosi Stefano Vezzoni Michaela Zanoni Sofia Zicarelli Andrea

Comunità

Cogliendo l’occasione della presenza dell’Arcivescovo per la benedizione della Chiesa dei Santi Martiri, domenica 28 maggio, i ragazzi delle nostre Comunità hanno ricevuto il Sacramento della Cresima. Sono stati confermati nella fede, ora a loro, accompagnati dallo Spirito, spetta il compito di vivere e testimoniare questa fede nella vita concreta di ogni giorno.


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Giovani

SETTIMANA COMUNITARIA Nuovissimo invito quest’anno per i giovani delle nostre parrocchie: la settimana comunitaria, anzi due. In primavera e in autunno di quest’anno è stata proposta questa esperienza che ha visto ragazzi e ragazze vivere insieme in Oratorio. Il periodo non era di certo di vacanza, ma ognuno ha vissuto la sua routine quotidiana: c’è chi andava a scuola, chi a lavoro e chi a “casa”. Tutto questo con un filo conduttore, infatti ogni settimana aveva una linea guida, una tematica: “Life is Road, Road is Life” e “Ama... e fa ciò che vuoi”. Ora qualche domanda ai ragazzi che hanno vissuto questa esperienza: Che cos’è la settimana comunitaria? La settimana comunitaria consiste in sette giorni in cui i ragazzi, dalla prima superiore, stanno insieme e vivono normalmente in Oratorio.

Com è vivere insieme “nella vita normale”? Il fatto di vivere normalmente, ma assieme, da’ un pizzico di sale a tutto, tutti i momenti, che siano di svago e/o di studio, vengono vissuti e percepiti in maniera differente. Il vissuto poi viene descritto e condiviso la sera, prima di andare a dormire, dando così una sorta di quadro generale a tutta la giornata. Vedete in modo diverso chi ha vissuto come voi questa esperienza? Dopo la settimana i nostri compagni di “viaggio” li vediamo in maniera più spoglia, nel senso che sappiamo esattamente che tipo di persone sono. Cosa vi è mancato della settimana comunitaria? La cosa che ci manca di più è proprio la comunione, ovvio una volta a casa torni dalla famiglia ma anche stare insieme con gli amici è come vivere con una seconda famiglia, ma molto più grande. Alessandro, Denis e Luca

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Passi di Vangelo

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Il giorno della sua ordinazione, il vescovo Lauro, parlando ai giovani, ha detto loro che avrebbe voluto ascoltarli e insieme a loro leggere la Parola di Dio. Così è stato: dallo scorso inverno, a cadenza mensile – per un totale di 5 incontri diocesani l’anno – è iniziato un viaggio, vissuto assieme ai personaggi del Vangelo di Marco: dalla chiamata dei 12 apostoli (sulle orme), passando per i dubbi di ognuno di noi e del perdono di Dio spiegati attraverso il racconto del paralitico (fiducia creativa) e poi la paura che hanno provato gli Apostoli prima che la tempesta venisse sedata da Gesù (faccia a faccia), proseguendo poi con la sofferenza di una donna, guarita grazie all’incontro con Cristo e la sua fede (contatto vitale), per concludere infine il percorso con l’incontro del sordomuto con Gesù (silenzio e attesa). Guidati dalle domande poste da giovani come noi e dalle parole del nostro vescovo Lauro, abbiamo potuto comprendere come seguire Gesù significa avere occhi nuovi sulla vita, sulla realtà e su Dio. È stato emozionante vedere in quanti giovani si siano presi del tempo per loro, per stare con Dio e per porre delle domande, senza pretendere che qualcun altro dia delle risposte preconfezionate, bensì degli spunti sui quali riflettere individualmente e condividerli poi in piccoli gruppi, assieme a dei coetanei. Paola


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Grest estivo

Gr.Est. 2017... Come ogni anno anche il GrEst 2017 si può dire che sia iniziato molto prima di

luglio... infatti già dai primi mesi dell’anno abbiamo cominciato ad incontrarci per

organizzare, dividere i compiti e pensare al tema. Il percorso di quest’anno ha preso spunto da Papa Francesco e dal suo forte appello ai giovani: “NON LASCIATEVI RUBARE LA SPERANZA!”

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DESIDERIO e SPERANZA sono i due termini che ci hanno guidato, essi dicono un’unica dimensione dell’uomo che si apre al futuro, che sa guardare avanti con gioia, desiderare il bene per sé ma anche, guardandosi intorno, sa accorgersi di chi, invece, la speranza la sta perdendo e ha bisogno di aiuto. Questo è quello che attraverso il gioco, il teatro, i laboratori ed il semplice stare insieme, tanti giovani e giovanissimi hanno cercato di trasmettere ai più piccoli durante tutto il GrEst. Abbiamo iniziato con una settimana di pre-grest come tempo di preparazione e formazione degli animatori giovani

e adulti per poi lanciarci nelle due settimane di attività. Quest’anno la festa finale ci ha visto riuniti con genitori e nonni in Oratorio e poi abbiamo ringraziato insieme il Signore nella Santa Messa. Un tempo di gioia che ci ha visti impegnati ad accompagnare i più giovani nel conoscersi e relazionarsi, nel guardare i loro piccoli grandi sogni, nel creare occasioni di incontro vero, nello scoprire l’amicizia e il rispetto come valori fondamentali e... ...il resto ce lo raccontano dei giovani animatori:


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L’esperienza del GREST è un’insieme di emozioni e sensazioni che ti aiutano a vivere situazioni all’interno della quale capisci il vero senso di donare la tua creatività, le tue idee e sopratutto il tuo tempo. Quest’esperienza ti fa crescere, fa capire che bisogna dare del proprio meglio per rendere il GREST più accogliente e divertente, ma soprattutto ti fa mettere in gioco. Alla fine di queste settimane, le ricompense più grandi e importanti sono i sorrisi dei bambini che ti ricorderai per sempre.

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Grest!!... Ci sono molte parole per descriverlo, ma non sarebbero abbastanza sia perché si organizzano e si partecipa a numerose attività, giochi, laboratori..., sia perché non si sa mai quale attività si vuole raccontare e condividere con gli altri... Sono tutti troppo belli per sceglierne uno. Il tema di quest’anno era HOPE (=Speranza)... Il difficile compito di noi animatori è stato spiegare COS’È la speranza. Partendo dalla piccola speranza che il lavoretto del Grest si realizzi, arrivando alla speranza di vivere la vita seguendo le nostre volontà, cosa però non sempre fattibile dato che nel nostro cammino incontriamo degli ostacoli da superare. Difficoltà che Dio a volte permette perché consapevole delle nostre capacità di ottenere comunque il successo... Ostacoli che sono più o meno difficili, dal più semplice come un esame di scuola o una verifica, al più difficile come quello di perdonare l’altro... Perdonare, guardare con occhi diversi il prossimo: è stato questo il concetto base delle due settimane di Grest passate quest’anno. HOPE: il segreto della vita è vivere con l’altro e questo implica superare ostacoli, difficoltà.... Mi raccomando, vi aspettiamo il prossimo anno... A presto Luca B.

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Sara


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Grest estivo

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Quando mi è stato chiesto di scrivere qualcosa sulla mia esperienza al Grest, ne sono stata molto contenta. Innanzitutto, visto che ne ho l’occasione e sono stata piccolina anche io, vorrei ringraziare tutte quelle persone che dedicano, e mettono a disposizione il loro tempo e le loro energie per far vivere qualcosa di indimenticabile ai bambini. Il giorno tanto atteso di inizio lavori è arrivato, il Grest ha inizio e Dro si riempie di voci felici e spensierate di bambini che urlano, cantano, ballano, si chiamano e direi che questo è già meraviglioso e ti riempie la giornata e il cuore di gioia. L’esperienza di animatrice del Grest credo sia stata un’opportunità di crescita personale ricca di momenti emozionanti, divertenti e di riflessione. Alessia Z.

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Grazie a tutti coloro che hanno donato di sé e del proprio tempo in questa meravigliosa esperienza, grazie a tutti i bambini e ragazzi, grazie Signore che ci accompagni e... ... al prossimo anno! suor Barbara

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Un’esperienza che cambia!

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...Campeggio medie superiori 2017!

Questa la frase che spesso diciamo ai genitori che non sono convinti di mandare i figli, o ai ragazzi più titubanti. Sembrano delle “parolone” ma non sono altro che poche parole per cercare di definire l’importanza dell’esperienza estiva vissuta al campeggio parrocchiale, sì, parrocchiale, perché è proprio qui che sta la differenza. E non si tratta di una differenza da nulla, ma del cuore dell’esperienza che si propone ai nostri ragazzi, un Campeggio dove lo stare insieme, la condivisione e il passare il tempo uno accanto all’altro, gettano le basi per essere, in futuro, adulti che si sanno rapportare con gli altri, che sanno vivere in sintonia con persone diverse e che sono capaci di gestire le varie dinamiche che si innescano durante la convivenza: si sperimenta la bellezza della condivisione, si scopre quanto sia importante il confronto e si riscopre la relazione, quella diretta, quella non filtrata da tv, telefoni e computer. Ma quello che rende diversa questa esperienza dalle altre è il suo completamento Parrocchiale, che non si limita a spiegare chi organizza la settimana, ma aggiunge Valore. Partecipare a un campeggio parrocchiale è partecipare a

un’esperienza unica e completa che riguarda non solo la formazione allo stare insieme ma anche la condivisione di pensieri, dubbi e riflessioni che resteranno sempre a far parte del bagaglio dei nostri giovani. Soprattutto per i ragazzi delle mediesuperiori, si tratta di una settimana dove è richiesto loro di mettersi alla prova in tanti sensi: nella condivisione: non è semplice stare 24 ore su 24 con gli altri, anche se fosse il nostro miglior amico; nel servizio: è chiesto di esserci in prima persona nello svolgere alcuni compiti a beneficio di tutti; nel rispetto delle regole e degli altri: forse una delle cose più difficili; nell’ascolto e nel mettersi in gioco: durante la settimana le riflessioni e i giochi proposti sono pensati per lanciare un messaggio di fede e di vita, dei semplici strumenti che possano essere ripescati nella vita quotidiana. E quest’anno era proprio la Vita al centro del campeggio medie-superiori. Attraverso il tema #VIVILA abbiamo toccato le tematiche: “Il mio nome”, “Io… inimitabile”, “Io...Tu...Noi”, “Ad occhi aperti: Sogno!” e “La mia vita sarà...”, piccoli spunti per riflettere sull’unicità e l’importanza della no-

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Il campeggio non è una settimana di vacanza, ma una vera esperienza di vita.


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Campeggi

stra persona, sul fondamentale rapporto con chi ci sta attorno e in che modo pensiamo al nostro futuro. I temi sono affrontati per gruppi d’età, così da poter instaurare un dialogo appropriato con i ragazzi in base alle loro esperienze e ai loro interessi e accompagnati sempre da un gioco o un video, una canzone, per aiutarli ad entrare meglio nell’argomento. Ma quello che rende speciale un campeggio e ciò che ti spinge a tornarci, e tornarci, e tornarci ancora, è la sensazione che ti lascia, quella di un cuore gonfio di emozioni. Tornare a casa dopo un campeggio è un pò come sigillare in uno scrigno qualcosa di prezioso e lo si fa sempre con una certa nostalgia, con la sensazione di aver lasciato qualcosa di bello, importante e che ti mancherà. I ragazzi, quando partono con il pullman salutano gli animatori come se non ci si dovesse rivedere più ma, nella realtà, già la sera stessa ci si incontra per le vie del paese. Quel senso di nostalgia è proprio il segno che si è vissuto qualcosa di speciale insieme ed è quello che accende il desiderio di ritornarci e di ritrovarsi.

E dal campeggio poi non si torna mai uguali a prima. Qualcosa dentro cambia, sempre: che sia qualcosa di temporaneo - come stupire mamma e papà aiutando ad apparecchiare o parlando con entusiasmo dell’esperienza, quando magari si è soliti non raccontare nulla o duraturo – come creare nuovi legami, scoprire nuovi amici, capire qualcosa di sé. Da un campeggio si torna sempre diversi: saranno forse gli occhi, stanchi per le notti insonni in compagnia e per aver visto quanto anche un piccolo gesto può fare la differenza; sarà forse la voce, persa gridando per farsi sentire e usata per cantare e parlare arrivando a qualche cuore; saranno forse le gambe e le braccia, spossate per il continuo movimento, ma cariche di nuove energie per fare sempre di più e sempre meglio; sarà anche lo stomaco pieno di leccornie preparate con cura e amore; e sarà forse anche il cuore che torna gonfio di gioia, sorprese e emozioni che se non ci sei mai stato, in campeggio, non pensi nemmeno che possano esistere! Laura e Simone

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Gruppo al Monte Luco


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“le emozioni”

...Campeggio elementari 2017! Anche quest’anno, già dalla fine dell’inverno, si è dato il via alla programmazione e organizzazione delle attività estive dell’Oratorio, tra le quali il campeggio per i bambini con età compresa tra i sette e dieci anni (dalla seconda alla quinta elementare). Le cose da preparare per questa attività sono sempre tante e pensarle e realizzarle non è sempre facile e il tempo trascorre velocemente. In questo periodo un bel gruppo di ragazzi e adulti si sono impegnati per preparare le varie attività sul tema: “le emozioni”: la gioia, la paura, la tristezza, la rabbia e il disgusto. Tutte le attività, i giochi, le riflessioni, in parte anche le gite, hanno ruotato attorno a questo argomento per portare i bambini a scoprire le proprie emozioni. La fine di luglio è presto arrivata e con essa il momento della partenza con un po’ di agitazione: Tutto pronto? Riusciremo nel nostro intento di tra-

smettere qualcosa di importante ai ragazzi? Il 29 luglio, ben 48 bambini assieme alle loro famiglie sono arrivati alla casa di Castelfondo dove ad aspettarli, assieme agli animatori, c’era anche una succulenta merenda. Dopo i saluti ai genitori si da inizio al campeggio e con un gioco di benvenuto si da il via a questa nuova avventura tra giochi, preghiere e momenti di riflessione, sempre accompagnati da Don Stefano e Suor Daniela. Le giornate sono trascorse molto velocemente e tra le tante attività organizzate e momenti di gioco libero siamo andati anche in trasferta ben tre volte, sia a piedi che in pullman. La prima uscita di buon mattino, partenza in pullman alle 7.30, fino ai laghi di Coredo con giochi, riflessione e pranzo (insalata di riso, panini con cotoletta e anguria) preparato dai nostri super cuochi Marco e Sergio. Partenza nel primo pomeriggio a piedi

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Qui abbiamo esplorato un mondo fantastico e nascosto in mezzo alle strette rocce del Canyon. Dopo un buon pranzetto al sacco e giochi vari siamo rientrati a piedi in campeggio. Anche le serate sono sempre state allegre e vivaci, con giochi, balli, canti e lo splendido falò organizzato da Gianluca e Francesca e tutte concluse con il mitico brindisi di camomilla prima della buona notte. Le risate tra grandi e piccini non sono certo mancate, anzi ci mancano di già molto e per questo un grazie di cuore a tutti coloro che hanno reso possibile questo meraviglioso campeggio: per primi tutti i bambini, gli animatori: Camilla, Claudia, Daniela, Desirèe, Dovilè, Francesca, Gianluca, Gianpaolo, Giorgia, Lorenzo, Lucia, Mattia, Melissa e Nicole; gli adulti: Alfredo, Lorena, Lucia, Marco, Maria, Sergio e Umberta. E un super, super grazie di cuore a Suor Daniela e don Stefano. Gli Animatori

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e discesa fino al Santuario di San Romedio, dove abbiamo avvistato l’orso e dopo la merenda, salita la lunga scalinata, abbiamo animato la S. Messa celebrata da don Stefano. Rientro a piedi dalla suggestiva passeggiata sul vecchio acquedotto sotto la roccia, fino a Sanzeno dove il pullman ci ha riportati al campeggio. Dopo una giornata di relax con giochi organizzati e varie attività in campeggio, un’altra interessante trasferta in pullman ci ha visti partire per Revò, per la visita al Consorzio Melinda dove, attraverso una spiegazione e successiva visita guidata, ci hanno spiegato e fatto vedere le fasi di lavorazione, confezionamento e conservazione delle mele prima che vengano messe in commercio. Un’altra giornata ancora l’abbiamo trascorsa fuori casa: partiti con l’autobus di linea da Castelfondo siamo arrivati al paese di Fondo per una visita al Canyon Rio Sass. Qui, dopo essere stati divisi in piccoli gruppi e vestiti con mantellina ed elmetto, ci siamo calati nelle viscere della terra attraverso un percorso obbligato e protetto, accompagnati da guide esperte che ci hanno spiegato le varie particolarità e caratteristiche del percorso.

Campeggi

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con le mani in pasta

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Magliette azzurro cielo indossate, ragazzi carichi, cartina alla mano, scatoloni impilati, mezzi in moto, tutto è pronto per la 1° raccolta viveri: Mani in pasta. Nella giornata di sabato 20 maggio abbiamo suonato tutti i campanelli delle case di Dro, Ceniga e Drena. Eravamo proprio noi, i ragazzi del gruppo giovani dell’Oratorio. Magari non ti abbiamo trovato oppure ci hai aperto e donato qualche alimento che avevi. Si, perché questa era una giornata dedicata interamente alla raccolta alimentare. Tutto quello che è stato regalato lo abbiamo portato poi al centro raccolta all’Oratorio di Arco, qui come noi i ragazzi delle altre parrocchie della Busa hanno scaricato i loro alimenti. Nel garage i giovani e Italo (responsabile della Caritas di Arco) hanno avuto il compito di smistare tutto quello che veniva loro consegnato e molto meticolosamente hanno ordinato per tipologia i vari alimenti. Ritrovandosi così alla fine ad avere scatoloni pieni di pasta, pomodoro, biscotti, latte, olio, farina, prodotti per bambini, pannolini e molto altro. Una raccolta oltre le aspettative: per il quantitativo e, per essere riusciti a coinvolgere tanti giovani della zona, per aver visto tanta generosità, per aver progettato ed organizzato insieme ad altri gruppi questa raccolta porta a porta. La giornata si è poi conclusa con una cena in condivisione con i ragazzi che hanno aiutato e la Caritas. Italo, colonna portante, ha portato la sua semplicità, una testimonianza forte e concreta di umanità, una vivacità negli occhi della gioia nell’esserci per gli altri. Bellezza della giornata è stato mettere a disposizione un po’ del nostro tempo, questo ha innescato il cambiamento. Non ci si rende conto fino a quando non fai queste esperienze, del valore che ogni persona ha, delle possibilità che ognuno può fare per l’altro, quanto un po’ di noi può cambiare l’altro e quanto un po’ dell’altro ci cambia. Ricordati la prossima giornata sarà il 7 Aprile 2018, non solo nei nostri paesi, ma in tutta la nostra Diocesi. Grazie ancora del tuo dono! Laura


Giubileo Giovani

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a MANI IN PASTA 2017 Località

Negozi/Porta a porta

kg

Arco Coop 643,0 Arco Eurospar 599,5 Arco Orvea 451,0 Arco Poli 853,0 Bolognano Coop 562,0 Chiarano Conad 177,0 Ceniga porta a porta 112,0 Drena Fam. Cooperativa 63,0 Drena porta a porta 168,0 Dro Coop 675,0 Dro porta a porta 480,0 Romarzollo porta a porta 947,0 Vigne Coop 828,0 TOTALE

6.558,5

TOTALE

TOTALE GENERALE

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Campi - Nago - Pranzo - Pregasina - Riva del Garda Tenno - Ville del Monte - Torbole - Varone

5.652,5

12.211,0


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Festa diocesana La festa è la meta e quest’anno si punta ai sogni… Ma non a sogni qualsiasi, si punta a sognare in grande, a mirare in alto e a farlo insieme perché si sa… insieme vale tutto di più. Impegno, costanza, coraggio, passione, menti e cuori aperti alla speranza e alla capacità di sognare in una cornice, quella del PalaTrento che, anche questa volta, si è rivelata unica. Tra la partita di Quidditch più numerosa della storia, la giocata a Twister più intricata che si sia mai vista e i numerosi bans, come ogni anno, la Festa degli Adolescenti ci ha fatto tornare a casa con le gambe distrutte… stanchi sì, ma con qualcosa da raccontare a chi dice che all’oratorio non ci si diverte. Con i bassi delle casse che rimbombano come sottofondo, 1.500 giovani si trovano, per un giorno, accomunati da una sola cosa. Perché, bene o male, tra chi va alla festa per vedere quel ragazzo che le piace tanto, chi per Dio, e chi per la compagnia, siamo tutti spinti da un unico sentimento: l’amore. Una cornice fatta di possibilità di confronto, di ponti costruiti e muri abbattuti, fatta non di prediche ma di esempi, fatta da chi parla ai giovani e non, come spesso succede, dei giovani, fatta da chi ci fa capire che si è ricchi di ciò che si è. Fatta di sogni, specialmente di quelli generosi, che hanno la capacità di coinvolgere e travolgere. Ci fanno capire che noi non possiamo sognare… dobbiamo farlo. Niki

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Oratorio Giovani

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Giovani

CAMMINARE INSIEME “Passo dopo passo si va lontano...” non diceva così una simpatica canzone? E sì, è proprio vero un passo dopo l’altro porta lontano. Anche quest’anno abbiamo fatto tantissimi passi. Siamo andati in un sacco di posti! Abbiamo fatto molte esperienze! Da dove partire? Che domande dall’Oratorio, la nostra casa base che ci accoglie nel nostro stare insieme, quando partiamo per altre mete ed è li ad attenderci al nostro rientro. Ma mi direte quali sono queste esperienze? Il semplice trovarsi insieme, le serate a giocare a Lupus, il condividere cene, pranzi e merende, partecipare ad in-

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Giovani

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contri per conoscere qualcosa in piÚ di se e sugli altri, festeggiare insieme il Capodanno, partecipare a grandi feste, fare un campo invernale, mettersi in gioco per gli altri, giocare e ballare con i bambini, lavare piatti, cantare e suonare insieme, guardare un film, partecipare alla Messa, disegnare la nostra maglietta... ed ecco allora i passi, i nostri passi uno vicino all’altro che ci fanno percorrere questo bellissimo cammino.

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Laura


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Orientamento

Terra promessa

Appuntamento di inizio attività e di orientamento per le parrocchie e tutti i cristiani Il 24 settembre l’auditorium S.Chiara era gremito di persone provenienti da tutto il Trentino per un incontro con il vescovo, don Lauro Tisi: un appuntamento di inizio attività e di orientamento per le parrocchie e tutti i cristiani. Mons. Lauro ha parlato usando molti esempi e similitudini per rendere le sue idee più comprensibili ed ha cominciato definendo la Sua Chiesa un cantiere, dove si sta costruendo e dove non tutto è a posto; la casa del credente deve essere una tenda che può essere smontata per ripartire; la rotta da percorrere è in mare aperto dove si possono incontrare anche tempeste e non ancorati in una baia tranquilla. L’habitat del credente è la penombra, che può essere alba o tramonto ma con le tante novità di questa nostra epoca, non può che essere alba! Questo viaggio nella penombra dell’alba è meraviglioso, si può essere stanchi ma non stroncati da un sole che toglie le forze! Prosegue il nostro vescovo invitandoci a non essere diffidenti a causa di delusioni già vissute... di buttare ancora le reti per non bloccare il passaggio del regno di Dio. Il Padre ci chiama a ripensare il nostro essere cristiani, a tirar fuori nuovi volti di Dio, legati alle nuove condizioni, un Dio per tutti, che parla a tutti. Il nostro è un Dio “mite”, in quanto tutto è posto perché ognuno sia sé stesso e possa vivere, qui ed ora nella storia, la gioia del Vangelo. Ricordiamo la bellissima lettera che l’Arcivescovo ha inviato alla Comunità Diocesana lo scorsa solennità di San Vigilio: La vita è bella. Si può trovare, così come tutti i suoi interventi, sul sito della Diocesi: http:// www.diocesitn.it/

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BABBO NATALE VESTITO DA NONNA La nostra fanciulla si chiamava Celeste e amava il suo lavoro di insegnante. Ma veniamo alla nostra storia. Accadde che un anno l’inverno arrivò molto presto perché, anche se sul calendario era ancora autunno, iniziò a nevicare. La neve cadeva giorno e notte, giorno dopo giorno senza interruzione, la neve si accumulava sui tetti e sugli alberi, le strade e i sentieri erano completamente sepolti e la gente del paese non riusciva più a muoversi se non con grande difficoltà. I più preoccupati erano i bambini. In quello sperduto villaggio la festa più attesa e amata era il Natale e loro temevano che, con tutta quella neve caduta dal cielo, anche Babbo Natale si sarebbe trovato in difficoltà. Tutti sapevano che lui usava una slitta speciale per entrare in paese di notte, che si fermava nella piccola piazza dove le renne potevano riposare e mangia-

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Questa è la storia di una nonna che volle diventare come Babbo Natale. In un paesino di montagna, in mezzo a boschi profumati e prati allietati dal colore di tanti fiori, viveva una giovane bellissima. Aveva i capelli color del grano maturo, gli occhi azzurri come i fiordalisi e un sorriso tanto dolce che perfino i lupi e gli orsi le erano diventati amici. Durante l’inverno, al mattino, si alzava molto presto per raggiungere la scuola dove insegnava, in tempo per accendere la stufa e far trovare ai suoi alunni l’aula ben riscaldata. Molti di loro dovevano fare lunghi percorsi e spesso arrivavano infreddoliti perché in montagna, l’inverno, fa veramente freddo. A volte pioveva, oppure nevicava e così quei bambini, appena entrati in classe, si riscaldavano al tepore della stufa che trovavano sempre accesa; nonostante la fatica delle lunghe camminate mattutine erano contenti perché sapevano che il sacrificio che facevano sarebbe stato utile alla loro vita futura, i genitori glielo ricordavano sempre e lassù, a contatto con una natura bellissima ma difficile da vivere, anche i più piccoli imparavano in fretta a comportarsi con coraggio.

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re il fieno che trovavano in una grande cesta e che passava di camino in camino a far cadere i suoi doni. Babbo Natale conosceva per nome tutti i bambini di quel paese, i regali che preparava erano due per ogni bambino, un capo di abbigliamento e un giocattolo. Quell’inverno però, con la nevicata particolarmente abbondante, molti camini erano rimasti bloccati e Babbo Natale dovette lasciare i doni sulla porta delle case, così, quando finalmente individuò un bel camino alto e libero dalla neve, aprì il sacco, scelse i doni e li lasciò cadere dentro tutto soddisfatto. Ma purtroppo, cadendo da quell’altezza altezza, i pacchi si ridussero in frantumi. Al mattino, al loro risveglio, i quattro fratellini che abitavano in quella casa si accorsero del disastro e scoppiarono a piangere. Giravano per casa sconsolati, guardavano dalla finestra i loro compagni che uscivano fuori a giocare con una slitta nuova o con i pattini, molti indossavano caldi berretti di lana e sciarpe dalle lunghe frange, una bimba teneva in braccio una bambola grande quasi come lei e il modo con cui la teneva stretta a sé era commovente tanta era la sua felicità. Mentre guardavano tutto questo si sentivano sempre più tristi ma, come è giusto che sia, poiché il Natale è la festa dell’ amore, anche quella volta si rinnovò un miracolo. Quando le mamme dei bambini fortunati vennero a sapere dell’accaduto, decisero di fare una cosa meravigliosa, chiesero ai loro figli di regalare, ognuno di loro, un giocattolo a quei quattro fratellini che stavano chiusi in casa a piangere. Nessuno disse di no, anzi, andarono subito a sceglierne uno, anche quello che per loro era prezioso.

Terminata la raccolta si raggrupparono davanti alla casa dal camino troppo alto, bussarono e, in fila ordinata, ognuno con un dono in mano, entrarono nella cucina a portare il proprio. I quattro fratellini erano seduti accanto al fuoco con le faccine tristi, il più piccolo non smetteva di singhiozzare e la loro mamma non sapeva come fare a consolarli. Potete immaginare la meraviglia, la gioia, la felicità che provarono quei bambini nel vedere tutti quei giocattoli! Le mamme guardavano la scena commosse e felici ed erano orgogliose dei propri figli perché sapevano che non era stato facile privarsi di un gioco. Quell’episodio divenne famoso e Celeste lo raccontò ai suoi alunni, l’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze di Natale, per tanti tanti anni. A Celeste piacevano le storie che avevano un bel finale e si divertiva far nascere sul viso dei bimbi tanti sorrisi. Passò il tempo, Celeste insegnò a leggere, scrivere e far di conto a decine e decine di bambini, vide crescere i figli e i nipoti dei suoi alunni e per lei, che non aveva avuto figli suoi, il paese intero divenne una famiglia. Dopo tanti anni iniziarono a chiamarla nonna, prima ancora che andasse in pensione. Celeste era diventata, a buon diritto, la nonna di tutti. Ma quando giunse veramente il momento di smettere il lavoro, Celeste divenne triste. Non le piaceva passare il tempo senza lavorare, l’insegnamento era stato tutta la sua vita e ora, con tanto tempo libero, si sentiva inutile. Gli amici cercavano di consolarla, andavano a farle compagnia durante il giorno, i bambini le portavano i fiori più belli raccolti nei prati estivi, oppure le castagne l’inverno, le uova fresche


di Celeste e andò a cercarla. Parlarono per un pomeriggio intero. La gente, incuriosita per quella vista inconsueta, andava a suonarle il campanello per avere informazioni ma lei, educatamente le rimandava indietro. Alla fine, stanca di tutte quelle strimpellate, mise un biglietto sulla porta. “VI ASPETTO NELLA SALA COMUNALE QUESTA SERA ALLE OTTO” Ovviamente si presentarono tutti. Celeste sapendo che la curiosità era al massimo venne subito al sodo. “Da quando sono in pensione mi sento inutile così ho deciso di dedicarmi a chi può avere bisogno del mio aiuto. Il tempo ce l’ho, la salute è ancora buona e soprattutto ho tanto voglia di aiutare i bambini che soffrono, fosse anche solo per la mancanza di giocattoli. Così, quest’ anno, ho deciso di fare un viaggio e portare i doni di Babbo Natale a bambini che abitano molto lontano da qui e che non hanno mai ricevuto un regalo. Per fare questo ho bisogno dell’aiuto di tutti. Il signore che vedete accanto a me si è offerto di organizzarmi il viaggio, mi darà uno dei suoi camion e mi accompagnerà a destinazione. Il suo nome è Oreste e io lo ringrazio di cuore per la sua generosità. Allora, da domani e fino al giorno della mia partenza, troverete la porta di casa mia aperta. Vi aspetto numerosi.” Le persone presenti erano rimaste senza parole, non avevano mai visto la loro dolce maestra così determinata e, seppure con qualche riserva, quasi tutti si sentirono coinvolti in questo progetto. Ma Celeste non aveva finito. “Ricordate l’anno in cui Babbo Natale ruppe dei giocattoli facendoli cadere da un camino troppo alto?

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dentro ai cestini dicendole “ un cocco per nonna Celeste” ma, nonostante le cure affettuose da cui era circondata, sentiva che le mancava qualche cosa per sentirsi ancora bene. Arrivò Natale, come tutti gli anni lei radunava i bambini più piccoli e raccontava le storie più belle che conosceva e una di queste era quella dei giocattoli rotti perché caduti dal camino troppo alto. Un giorno venne a sapere che in uno sperduto paese tra le montagne della Romania, c’era un villaggio dove la gente era talmente povera che riusciva a malapena a procurare il cibo ai propri figli. A quella notizia nel suo cuore scattò qualcosa, una molla rimise in moto la sua energia. Pensando che a tutto c’è una soluzione, decise di trovare il modo di affrontare e risolvere il problema dei piccoli che festeggiavano il Natale senza regali. A dire il vero era anche arrabbiata con Babbo Natale, possibile che non sapesse dell’esistenza di quei bambini? Per prima cosa gli scrisse una lettera di rimprovero che provvide subito a imbucare, poi andò di casa in casa , fece telefonate, mise le persone davanti sia al proprio egoismo che alla propria generosità. Le era tornata la forza della gioventù, ora aveva un progetto importante da portare a termine, avrebbe fatto lei da Babbo Natale per quei bambini lontani. La notizia di questa maestrina, piccola minuta e fragile ma che, quando parlava, sembrava un gigante, si diffuse in fretta in tutta la valle fino a che giunse alle orecchie di un vecchio ricco signore che si era ritirato dal lavoro da poco tempo. Anche lui si sentiva inutile e quella notizia gli diede una sferzata di energia. Si mise subito in viaggio, arrivò al paese

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Ricordate la gioia di quei quattro fratellini quando gli abbiamo portato i nostri giocattoli? Questa gioia la possiamo donare ancora. Bene, adesso ho proprio finito”. I giorni seguenti passarono in modo frenetico, arrivarono doni da ogni parte e alla fine della settimana, al momento della partenza, Celeste e il suo amico Oreste salirono sul grosso camion dove era stata dipinta una enorme scritta: “ LA NONNA DI BABBO NATALE” Per guidare il camion si offrì Ubaldo, uomo molto forte e abile guidatore di trattori. Partirono il 22 dicembre, sicuri che sarebbero arrivati per la Vigilia. Il viaggio fu lungo e difficile perché le strade erano spesso ghiacciate e coperte di neve, dormirono in locande senza riscaldamento e mangiarono zuppe estranee alle loro abitudini ma l’entusiasmo li teneva al riparo da ogni problema e così, chilometro dopo chilometro giunsero alla meta. Quando entrarono nel piccolo sperduto paese tra le montagne, nessuno sapeva che stava arrivando la nonna di Babbo Natale e quindi la sorpresa fu enorme. Era la vigilia di Natale. Faceva molto freddo, pinnacoli di ghiaccio scendevano dalle grondaie dei tetti e le persone erano talmente imbacuccate in panni logori che a malapena si distingueva il viso. Si fermarono in un piccola piazza, scesero e rimasero ad aspettare che qualcuno si avvicinasse Nonna Celeste, d’ora in poi la chiameremo così, si era vestita quasi come Babbo Natale perché, al posto dei pantaloni, indossò una lunga gonna rossa e non si mise la barba ma un grande cappello che la faceva sembrare molto alta. Anche Oreste e Ubaldo avevano indossato il vestito rosso orlato di pelliccia

bianca, si erano legato un cuscino sulla la pancia per sembrare ciccioni e una lunga barba bianca come la neve. Tutti e tre erano talmente sorridenti e felici che bastarono pochi minuti prima che fossero circondati da tutto il paese. I bambini sembrava impazziti di gioia, gridavano, saltavano, un gruppetto si mise a giocare con palle di neve. Nessuno sapeva che cosa c’era nel camion ma erano ugualmente felici perché era la prima volta che vedevano tre Babbo Natale , in un colpo solo! Si avvicinò il sindaco del paese, porse la mano e fece un inchino rispettoso, era confuso, non sapeva che cosa dire. Oreste prese l’iniziativa, fece un cenno a Ubaldo ed entrambi salirono sul camion, sollevarono il tendone che lo proteggeva e, meraviglia, apparve una infinità di pacchi colorati! Sulla piazza calò il silenzio, i bambini trattenevano perfino il moccio al naso. Celeste si avvicinò ad una mamma, la prese per mano e la accompagnò fin sotto il camion, prese dalle mani di Oreste un grosso pacco foderato con carta rossa e glielo diede. La donna lo raccolse tra le braccia come fosse un bambino, si girò verso i suoi compaesani e disse qualcosa che diede inizio ad una serie di urrah, almeno a Celeste sembrarono tali. In pochi minuti il camion fu svuotato. A Celeste sembrava di essere in Paradiso, era circondata da visi sciupati sì, ma sorridenti, e anche se molti di quei sorrisi erano colmi di “intervalli” nessuno ci badava. La notte della Vigilia fu indimenticabile. I nostri amici avevano portato non solo giocattoli ma anche vestiti e tanto cibo. I due gruppi non si capivano a parole però le carezze, i baci e gli abbracci divennero un piacevolissimo linguaggio universale a cui si aggiunsero canti balli e preghiere di ringraziamento.


Oreste, pur non essendo credente, si lasciò coinvolgere dall’atmosfera natalizia ed entrò assieme agli altri nella piccola chiesa fredda con il cuore gioioso a cantare gli inni di Natale. Celeste, Oreste e Ubaldo rimasero in paese per una intera settimana, in poco tempo iniziarono a comprendere qualche parola e questo permise di scambiarsi indirizzi e promesse. La più felice di tutti era Celeste. Ora non era più una nonna triste e inutile, era diventata la nonna di Babbo Natale, si sentiva internazionale e lo sarebbe stata per tanto tempo ancora.

Quando giunse il giorno della partenza, il sindaco volle che lo striscione rosso con la scritta LA NONNA DI BABBO NATALE rimanesse in paese, promise che l’avrebbero esposto ad ogni Vigilia di Natale e nonna Celeste assicurò che se ne sarebbe accertata, di persona, per gli anni a venire. Così finisce questa storia, ma solo sulla carta, perché nonna Celeste, travestita da Babbo Natale, non smetterà mai di fare i suoi viaggi colmi d’amore.

Natale

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Per sostenere il bollettino!

Nelle nostre chiese è possibile lasciare un offerta, nelle apposite cassette, o direttamente al parroco per sostenere le spese di questa pubblicazione.

Grazie! La redazione

...da Betlemme a Dro La Luce della Pace Facciamoci “portatori di luce” diffondendola nella Comunità, nei gruppi, nei luoghi di lavoro e sofferenza, con l’invito di tenerla accesa quanto più a lungo possibile non solo nella propria casa e nei luoghi del vivere, ma soprattutto nei cuori di ogni uomo. Porta con te nella Santa Messa di Natale una candela per poter accendere nella tua casa “La Luce di Betlemme”.

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2017 - Accogliamola insieme nella notte di Natale nella chiesa di Dro


L’album dei ricordi

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L’album

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dei ricordi

Dro Drena Ceniga

Drena - Foto di gruppo scuola elementare con la maestra Fanny Bombardelli, primi del Novecento

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Dro - Prima S. Comunione di Fra Ezio Tavernini


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NOTA

ncontri i i d a t s o p Pro egli adulti d e n o i z a ividono. Ci si rse molti cond per la form essione che fo e spesso

nto raccolta una rifl chi ci vive acca Pastorale, si è eno la voce di m al di là delle m da ne e va sc e Con il Consiglio ch no ta non si co o riflessione ol ro lv ie ta , ns co pe ai giovani, e po e ch ni conosc te ai bambi e ividere qual ol nd riv co no di so ne e tiv sio di formazioe inizia non si ha occa che all’esigenza . Molte energie an po m ne te ale l io su nz te ni at io estiamo contro settiman consideraz parrocchiale pr oposta di un in tti pr tu ità i la un oc sì m nd co co de e ta se m ma, co plicemente adulto? È na m ll’ se de a m de , ni fe re io to lla az preoccup nessun rela ne e crescita ne esperienze o la di formale, ul rie N n op ti. su pr ul es N le ad . , li ta riflessioni la della vi riser vato ag ere le proprie a o dalla Paro id es iv hi C nd co lla de o, hi la . in cerc dalla Paro la la via della fede Parola di Dio, cappella del o a percorrere an la partendo dalla ut el ai n si a e n ch re D lli te a eV fra te l tti en n tu rmalm ude co maestro ma si ritrova no .00 (si concl 8 ci 0 1 .3 to 0 lle 2 en a m 0 re o o .0 Per il m ore 17 nio dalle lle si a Si d ì n d Sa ve i io d g sa Canonica il ì nella Chie , ro al marted i quali ciascuno spro) e a D settimanali ne ri di nt o co in in m . m re 0 se ca .3 alle 21 il proprio potranno es gni pastorali sca per nutrire dere di Salvo altri impe attingere un po’ di acqua fre che solo per ve an re pa ci rte pa trà ò po pu si liberamente, è iscrizione e invitati, non c’ fede. Tutti sono cosa si tratta!!!

e ti diocesan

interessan iniziative

o: il Vescovo Laur alle 20.00 con to en Tr di io inar edì 15 marzo rciveo presso il Sem febbraio e giov Passi di Vangel ta i giovani, l’A 22 ì ed ov gi o, iniziativa rivol Dio ai o, di nn el la ge ng ro Va 18 Pa ì di la gioved ita di Passi r adulti con sc pe riu ro a nt on co in bu un In seguito alla a 25 febbraio opone domenic io di Trento. ar in m Se il scovo Lauro pr so es 0 alle 17.00 pr dalle ore 15.0 oste, e diverse prop sitari sono attiv a domenica er iv tim ul un i ni an og ov Per i gi alternativo vo iti er ap a: un tia ne segnaliamo eritivo in sagres .00. L’unico ap del mese alle 20

Alcune

Redazione: don Stefano Anzelini, Mario Bortolotti, Corrado Angeli, Elvira Angeli, Giovanna Gianordoli, Laura Parisi, Sebastiano Matteotti e Zita Zanoni. La responsabilità della pubblicazione di questo Bollettino Parrocchiale e della redazione è esclusiva delle Parrocchie di Ceniga, Drena e Dro e quindi del Parroco pro tempore. Ogni richiesta, reclamo e proposta, vanno rivolti solo ed esclusivamente al Parroco che solleva la redazione da ogni responsabilità.

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Foto: Archivi Parrocchiali, Laura Parisi, Sebastiano Matteotti e Studio fotografico “Ricordiamo” di Davide Turrini. Stampa: Grafica 5, Arco PARROCCHIE DI CENIGA - DRENA - DRO Tel. Parrocchia Dro: 0464 544000 - E-mail: dro@parrocchietn.it comunità suore drena - Tel. 0464 541127 Per informazioni e prenotazioni sale oratorio: casaparrocchialedro@gmail.com


Avvenimenti

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Buon Natale

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don Stefano, sr. Daniela, sr. Gina, sr. Barbara e i Consigli Pastorali di Ceniga Drena Dro vi augurano un


1° turno campeggio ELEMENTARI, estate 2017

2° turno campeggio MEDIE, estate 2017


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