Bollettino Parrocchia Dro Ceniga Drena bollettino n1 - natale 2014

Comunità

BOLLETTINO DELLE PARROCCHIE DI CENIGA, DRENA E DRO

anno XXX - n. 1

Una delle vetrate della facciata della chiesa dell’Immacolata di Dro

Natale 2014

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Il saluto

Saluto del parroco

Comunità attiva don Stefano

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Qualcuno si chiederà: “mi son perso un numero del Bollettino Parrocchiale, non me l’hanno forse consegnato?” No, non avete perso nulla, semplicemente il numero di primavera non è uscito e questo che avete in mano è il primo ed unico del 2014. La preparazione di un giornalino richiede molto impegno e tante energie, abbiamo quindi deciso, con la redazione, di raccogliere tutto in un numero unico natalizio, più ricco e completo.

Il senso del Bollettino Parrocchiale è quello di raccogliere e far conoscere la vita e le esperienze delle nostre Comunità e di trasmettere qualche messaggio che possa aiutare le nostre famiglie a crescere nella fede. Non tutto viene presentato su queste pagine, la vita delle nostre parrocchie, fortunatamente, è molto più vivace ed attiva e desideriamo tutti che sempre di più la comunione e la vitalità.

Il Bollettino offre un’occasione importante per arrivare nelle case delle famiglie. Sarebbero molte le cose da dire e da comunicare in un Bollettino, ma credo sia più bello ascoltare voci diverse, raccogliere le esperienze, le cose

positive e i problemi, le emozioni e le aspettative. Ecco perché su queste pagine trovano spazio: racconti, cronache di eventi, di incontri, di pellegrinaggi, ma anche riflessioni e impressioni personali. Il nostro Bollettino non vuole essere la rivista del Parroco o del Consiglio Pastorale, ma, come si dice nel linguaggio moderno di internet, una “piattaforma”, un social di condivisione e comunione che rimane però sulla carta ed è accessibile a tutti. Perché questo si realizzi pienamente c’è però bisogno della collaborazione di tutti.

Concludiamo un anno ricco di attività per le quali ringraziamo il Signore. Se ne apre uno nuovo con numerose novità che impegneranno i nostri Consigli pastorali, i catechisti e i collaboratori più impegnati nell’azione pastorale, ma anche ogni membro delle nostre comunità. Lavori di ristrutturazione, vita di oratorio, l’arrivo probabile di una piccola comunità di suore a Drena il prossimo autunno… tutto questo però non deve distogliere la nostra attenzione da ciò che è più importante: l’Annuncio del Vangelo e la crescita nella fede. Affidiamo al Signore questo nuovo anno

che si apre con l’augurio e l’auspicio che non solo per la Comunità, ma anche per le nostre famiglie e per ciascuno singolarmente, sia ricco di bene e di serenità. Laddove più si soffre, per svariati motivi, ci sia sollievo, dove più si piange ci sia consolazione, dove più non si ama cresca l’amore e dove si vive nella gioia questa possa crescere ed essere condivisa.

Ci sono modi diversi per celebrare il Natale. Possiamo lasciarci trascinare e travolgere da tutto quello che è apparenza, colore, luci, musiche e spese, oppure lasciare che il mistero di quella nascita, nella povertà e nella semplicità di Betlemme, ci tocchi il cuore e ci aiuti ad accogliere il vero dono del Natale: Dio che diventa uno di noi perché ciascuno di noi possa avvicinarsi a Dio.

Rivolgo l’augurio più sincero affinchè, questo Natale sia per tutte le nostre Famiglie un’occasione speciale per riscoprire la bellezza della fede, per aprirsi alla speranza in un mondo che sembra soffocato da problemi e povertà che non sono solo materiali, per rinnovare la bellezza e la semplicità di un amore vero e gratuito sul modello di quello divino.

Un augurio di cuore di Buon Natale a tutti e in particolare a coloro che durante queste feste saranno accompagnati da preoccupazioni e sofferenze.

L’augurio di pace degli Angeli ai pastori rassereni i cuori di ciascuno e si concretizzi anche per quelle regioni del mondo che oggi non godono del dono della pace.

Il saluto

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Quante volte ci sentiamo rivolgere questo invito e rispondiamo: “Troppo lontano... Non mi va di prendere la macchina e andare fino a Trento o a Rovereto... Poi mi viene tardi…”. Dal prossimo mese di gennaio non ci saranno più questi problemi. Infatti, per tutti noi, ci sarà la possibilità di trovare il cinema praticamente sotto casa. Durante il mese di dicembre i tecnici collocheranno l’attrezzatura necessaria per la proiezione di cinema nel Teatro dell’Oratorio di Dro. Si tratta di una spesa elevata, ma crediamo che possa essere una proposta gradita dalle famiglie, dai giovani e dagli adulti delle nostre comunità. Ci sarà bisogno di un tempo di rodaggio, ma confidiamo di riuscire a far partire una programmazione regolare entro i prossimi mesi.

Abbiamo bisogno già di qualche collaboratore, quindi, se qualcuno si rende disponibile si faccia avanti.

Prestate attenzione agli avvisi e ai manifesti e non perdete l’occasione di vedervi qualche buon film!!!!

La realizzazione di questo progetto è possibile grazie all’intervento della Provincia di Trento che ha finanziato l’acquisto per 25.000 € e la Cassa Rurale Alto Garda che ha concesso un contributo di 5.000 € che ringraziamo, nella speranza di riuscire a trovare i soldi che mancano a coprire la spesa rimanente (spesa totale 59.000 €). è vero, tanti film li possiamo trovare in DVD e vedere comodamente a casa, ma vuoi mettere la bellezza di vedere un film in compagnia in una sala ben attrezzata?

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Andiamo al Cinema…

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Orari

Orari celebrazioni periodo natalizio Confessioni:

mercoledì 24 dicembre Dro: 9.00 - 10.30 / 15.00 - 18.00 Drena: 14.30 - 16.30 Ceniga: 14.30 - 15.30

Sante Messe: Ceniga:

mercoledì 24 dicembre Santa Messa vespertina di Natale - ore 20.30 giovedì 25 dicembre Natale del Signore Santa Messa - ore 9.30 venerdì 26 dicembre Santo Stefano Santa Messa - ore 9.30 mercoledì 31 dicembre Santa Messa di ringraziamento con il Te Deum - ore 19.30 giovedì 1 gennaio Santa Messa di Inizio Anno con il Canto del Veni Creator - ore 9.30

Drena :

mercoledì 24 dicembre Santa Messa della Notte di Natale - ore 22.30 giovedì 25 dicembre Natale del Signore Santa Messa - ore 10.30 venerdì 26 dicembre Santo Stefano Santa Messa - ore 10.30 mercoledì 31 dicembre Santa Messa di ringraziamento con il Te Deum - ore 18.00 giovedì 1 gennaio Santa Messa di Inizio Anno con il Canto del Veni Creator - ore 10.30 martedì 6 gennaio festa dell’Epifania - ore 14.30, benedizione dei bambini e preghiera davanti al presepe

Dro:

mercoledì 24 dicembre Santa Messa della Notte di Natale - ore 24.00 giovedì 25 dicembre Natale del Signore Santa Messa - ore 8.00 - 10.30 - 18.00 venerdì 26 dicembre Santo Stefano Santa Messa - ore 10.30 mercoledì 31 dicembre Santa Messa di ringraziamento con il Te Deum - ore 18.00 giovedì 1 gennaio Santa Messa di Inizio Anno con il Canto del Veni Creator

ore 8.00 - 10.30 - 18.00 martedì 6 gennaio festa dell’Epifania - ore 15.30, benedizione dei bambini e preghiera davanti al presepe segue in teatro

premiazione del concorso “un presepe in famiglia” DOMENICA 28 DICEMBRE – DRO Festa della Sacra Famiglia: ricordo degli anniversari di matrimonio celebrati nel 2014

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DOMENICA 4 GENNAIO – DRENA ricordo degli anniversari di matrimonio celebrati nel 2014 e ringraziamento per i battesimi: sono invitate le famiglie dei bambini battezzati nel 2014 DOMENICA 11 GENNAIO – CENIGA – DRO Battesimo di Gesù, sono invitate le famiglie dei bambini battezzati nel 2014 a Ceniga alle ore 9.30 e a Dro alle ore 10.30

Sinodo

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Ultimamente abbiamo spesso sentito la parola Sinodo.

Si è svolta in ottobre l’Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, sul tema della Famiglia, voluta ed inaugurata da Papa Francesco, il 5 ottobre 2014 e conclusa il 19. Abbiamo sentito molto parlare di questo evento che ha cercato di affrontare il tema: “ Le sfide pastorali della famiglia nel contesto dell’evangelizzazione.”

Alla fine del mese di novembre, si è tenuta a Trento la prima sessione del Sinodo diocesano, sul tema delle unità pastorali. È bene quindi sapere di che cosa si tratta. Ci aiuta in questo qualche scritto di Mons. Giulio Viviani.

“Il Sinodo dei Vescovi è un organismo della Chiesa cattolica, formato dai rappresentanti di tutte le conferenze episcopali della Chiesa Cattolica (la conferenza episcopale è costituita da tutti i vescovi che operano in una regione, in una nazione o in un continente), nato dalle istanze del Concilio Ecumenico Vaticano II e istituito dal Papa Paolo VI il 15 settembre 1965, prima della conclusione del Concilio stesso.

Il Sinodo (dal greco Syn – odos= andare insieme sulla strada) è un’assemblea, una riunione consultiva e decisionale a vari livelli. Grandissima importanza ha nelle Chiese orientali cattoliche e nell’Ortodossia la funzione del Santo

Sinodo. Da noi ci sono i sinodi diocesani, provinciali, nazionali, continentali, ecc. Una volta erano composti solo da vescovi, oggi anche da religiosi e laici.

Alle assemblee del Sinodo dei Vescovi partecipano, oltre a Vescovi e Cardinali, in qualità di esperti e di osservatori, anche sacerdoti, religiosi e religiose e laici; sono invitati anche delegati fraterni delle altre Chiese e Comunità ecclesiali cristiane.

Dal 1965 ad oggi, si sono celebrate 13 Assemblee ordinarie del Sinodo dei Vescovi, mentre 3 sono state quelle straordinarie come l’ultima di ottobre.

Per ogni Sinodo dei Vescovi, che ha un suo regolamento e ogni volta ha una diversa composizione (vescovi eletti dalle Conferenze Episcopali nazionali e Vescovi nominati dal Papa), c’è una segreteria e dopo ampia consultazione (per l’ultima assemblea si sono consultati anche i Consigli Pastorali Parrocchiali) si preparano i Lineamenta (inviati a tutti Vescovi del mondo), quindi l’Instrumentum laboris per i lavori sinodali (relazioni e interventi) e al termine le Propositiones, dalle quali il Papa ricava il materiale per l’Esortazione Apostolica Post-sinodale. Essa, come dice il nome, è una lettera scritta dal Papa alla Chiesa a seguito di un’assemblea del Sinodo dei Vescovi. In essa il Papa raccoglie e fa sue, indirizzandole a tutti i cattolici,

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SINODO SULLA FAMIGLIA E DIOCESANO

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Sinodo

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le riflessioni, le indicazioni e le norme maturate in occasione dei lavori sinodali, con l’apporto dei rappresentanti di tutte le Conferenze Episcopali del mondo e degli esperti”.

Siamo in attesa dell’Esortazione che verrà scritta dal Papa dopo l’Assemblea ordinaria del 2015 che concluderà la discussione sulle famiglie, ma già da ora sono state rese pubbliche, per volere di Francesco, le riflessioni dell’Assemblea.

“Il Sinodo dei Vescovi riunito intorno al Papa rivolge il suo pensiero a tutte le famiglie del mondo con le loro gioie, le loro fatiche, le loro speranze. In particolare sente il dovere di ringraziare il Signore per la generosa fedeltà con cui tante famiglie cristiane rispondono alla loro vocazione e missione. Lo fanno con gioia e con fede anche quando il cammino familiare le pone dinanzi a ostacoli, incomprensioni e sofferenze.

A queste famiglie va l’apprezzamento, il ringraziamento e l’incoraggiamento di tutta la Chiesa e di questo Sinodo.

Nella veglia di preghiera celebrata in Piazza San Pietro sabato 4 ottobre, in preparazione al Sinodo sulla famiglia, Papa Francesco ha evocato in maniera semplice e concreta la centralità dell’esperienza familiare nella vita di tutti, esprimendosi così: Scende ormai la sera sulla nostra assemblea. È l’ora in cui si fa volentieri ritorno a casa per ritrovarsi alla stessa mensa, nello spessore degli affetti, del bene compiuto e ricevuto, degli incontri che scaldano il cuore e lo fanno crescere, vino buono che anticipa nei giorni dell’uomo la festa senza tramonto. È anche l’ora più pesante per chi si ritrova a tu per tu con la propria solitudine, nel crepuscolo amaro di sogni e di progetti infranti: quante persone trascinano le giornate nel vicolo cieco della rassegnazione, dell’abbandono, se non del rancore; in quante case è venuto meno il vino della gioia e, quindi, il sapore – la sapienza stessa – della vita

… Degli uni e degli altri questa sera ci facciamo voce con la nostra preghiera, una preghiera per tutti”.

Grembo di gioie e di prove, di affetti profondi e di relazioni a volte ferite, la famiglia è veramente “scuola di umanità” (c. Gaudium et Spes, 52), di cui si avverte fortemente il bisogno. Nonostante i tanti segnali di crisi dell’istituto familiare nei vari contesti del “villaggio globale”, il desiderio di famiglia resta vivo, in specie fra i giovani, e motiva la Chiesa, esperta in umanità e fedele alla sua missione, ad annunciare senza sosta e con convinzione profonda il “Vangelo della famiglia” che le è stato affidato con la rivelazione dell’amore di Dio in Gesù Cristo e ininterrottamente insegnato dai Padri, dai Maestri della spiritualità e del Magistero della Chiesa. La famiglia assume per la Chiesa un’importanza del tutto particolare e nel momento in cui tutti i credenti sono invitati ad uscire da se stessi, è necessario che la famiglia si riscopra come soggetto imprescindibile per l’evangelizzazione. Il pensiero va alla testimonianza missionaria di tante famiglie.

Quando gli sposi sperimentano problemi nelle loro relazioni, devono poter contare sull’aiuto e l’accompagnamento della Chiesa. La pastorale della carità e la misericordia tendono al recupero delle persone e delle relazioni.

L’esperienza mostra che con un aiuto adeguato e con l’azione di riconciliazione della Grazia una grande percentuale di crisi matrimoniali si superano in maniera soddisfacente. Saper perdonare e sentirsi perdonati è un’esperienza fondamentale nella vita familiare. Il perdono tra gli sposi permette di sperimentare un amore che è per sempre e non passa mai (cf. 1 Cor 13,8). A volte risulta difficile, però, per chi ha ricevuto il perdono di Dio avere la forza per offrire un perdono autentico che rigeneri la persona.

Le riflessioni proposte, frutto del lavoro sinodale svoltosi in grande libertà e in uno stile di reciproco ascolto, intendono porre questioni e indicare prospettive che dovranno essere maturate e precisate dalla riflessione delle Chiese locali nell’anno che ci separa dall’Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi prevista per l’ottobre 2015, dedicata alla vocazione e missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo. Non si tratta di decisioni prese né di prospettive facili. Tuttavia il cammino collegiale dei vescovi è il coinvolgimento dell’intero popolo di Dio sotto l’azione dello Spirito Santo, guardando al modello della Santa Famiglia, potranno guidarci a trovare vie di verità e di misericordia per tutti. È l’auspicio che sin dall’inizio dei nostri lavori Papa Francesco ci ha rivolto invitandoci al coraggio della fede e all’accoglienza umile e onesta della verità nella carità. (dalla Relatio Synodi della III Assemblea straordinaria del Sinodo dei Vescovi) Noi Padri Sinodali vi chiediamo di camminare con noi verso il prossimo Sinodo. Su di voi aleggia la presenza della famiglia di Gesù, Giuseppe e Maria nella loro modesta casa. Anche noi, unendoci alla Famiglia di Nazaret, eleviamo al Padre di tutti la nostra invocazione per le famiglie della terra:

Padre, dona a tutte le famiglie la presenza di sposi forti e saggi, che siano sorgente di una famiglia libera e unita.

Padre, dona ai genitori di avere una casa dove vivere in pace con la loro famiglia.

Padre, dona ai figli di essere segno di fiducia e di speranza e ai giovani il coraggio dell’impegno stabile e fedele.

Padre, dona a tutti di poter guadagnare il pane con le loro mani, di gustare la serenità dello spirito e di tener viva la fiaccola della fede anche nel tempo dell’oscurità.

Padre, dona a noi tutti di voler fiorire una Chiesa sempre più fedele e credibile, una città giusta e umana, un mondo che ami la verità, la giustizia e la misericordia.

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Nel Sinodo è risuonata chiara la necessità di scelte pastorali coraggiose.

Riconfermando con forza la fedeltà al Vangelo della famiglia e riconoscendo che separazione e divorzio sono sempre una ferita che provoca profonde sofferenze ai coniugi che vivono queste situazioni e ai figli, i Padri Sinodali hanno avvertito l’urgenza di cammini pastorali nuovi, che partano dall’effettiva realtà delle fragilità familiari, sapendo che esse, spesso, sono più “subite” con sofferenza, che scelte in piena libertà. Si tratta di situazioni diverse per fattori sia personali che culturali e socio-economici. Occorre uno sguardo differenziato, come San Giovanni Paolo II suggeriva (cf. Familiaris Cons. 84).

Ogni famiglia va innanzitutto ascoltata con rispetto e amore facendosi compagni di cammino come il Cristo con i discepoli sulla strada di Emmaus. Valgono in maniera particolare per queste situazioni le parole di Papa FRANCESCO: “La Chiesa dovrà iniziare i suoi membri – sacerdoti, religiosi e laici – a questa “arte dell’accompagnamento”, perché tutti imparino sempre a togliersi i sandali davanti alla terra sacra dell’altro . Dobbiamo dare al nostro cammino il ritmo salutare della prossimità, con uno sguardo rispettoso e pieno di compassione ma che nel medesimo tempo sani, liberi e incoraggi a maturare nella vita cristiana “Evangelii Gaudium, 169).

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ASSEMBLEA SINODALE DELLA DIOCESI DI TRENTO Un evento straordinario, convocato per interrogarsi sul futuro dell’organizzazione delle comunità cristiane sul territorio. Alla luce, soprattutto, di due elementi ineludibili: sacerdoti e religiosi in costante calo e una diminuzione della fede praticata in comunità.

L’Assemblea sinodale ha preso in esame in particolare le cosiddette Unità pastorali, ovvero più comunità guidate da un unico parroco, ma senza perdere le singole identità parrocchiali. 30 quelle sorte in Diocesi di Trento negli ultimi dieci anni. Rimane questa la formula più efficace anche in prospettiva, o le Unità Pastorali sono solo il momento di passaggio verso altre forme di presenza cristiana?

Se lo sono chiesti, venerdì 21 e sabato 22 novembre, in un intenso, schietto ma fraterno confronto, 83 (38 preti, 8 religiosi, 37 laici) membri del Consiglio presbiterale, del Consiglio pastorale diocesano e alcuni invitati per l’occasione.

Dai lavori a porte chiuse del Centro Mariapoli sono uscite - nella ricchezza di ben 131 interventi in 5 sessioni - posizioni anche molto diverse tra loro che rilanciano ulteriori interrogativi.

Con un parroco necessariamente “itinerante”, c’è chi ritiene, ad esempio, che la mobilità consenta oggi anche ai fedeli di spostarsi da una parrocchia all’altra per la messa domenicale; chi invece preferirebbe che in ogni parroc-

chia rimanesse, anche per pochi praticanti, una celebrazione domenicale, ad esempio una liturgia della Parola senza la celebrazione eucaristica, gestita eventualmente da laici adeguatamente formati.

Spetterà al Vescovo - è l’esito del voto espresso in assemblea - valutare e autorizzare ogni singolo caso.

L’assemblea sinodale ha indicato, in linea generale, la volontà di mantenere vivo, laddove possibile, un “presidio” parrocchiale. Ma senza trascurare - è stato ricordato più volte negli interventi – che in molte piccole comunità diventa sempre più problematico, con il calo delle offerte, il sostentamento economico delle strutture parrocchiali.

“Un confronto di grande realismo” ha commentato il vicario generale della Diocesi monsignor Lauro Tisi, che in questi anni si è speso molto per la costituzione delle Unità pastorali. L’Arcivescovo monsignor Luigi Bressan, nel chiudere i lavori, ha rilanciato: “Non sappiamo in quale direzione potranno evolvere le Unità pastorali e la presenza dei cristiani sul territorio trentino, ma abbiamo grande fiducia: è il Signore Gesù che chiama la Chiesa ad annunciare il Vangelo con spirito missionario.

E anche chi si dice non credente porta spesso in sé grandi valori”.

Il confronto in Assembla Sinodale confluirà in un documento che sarà elaborato per la fine di febbraio 2015.

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“Pubblichiamo di seguito il Messaggio che il Santo Padre Francesco ha inviato ai partecipanti al Festival della famiglia (Riva del Garda, 1-6 dicembre 2014) sul tema: “L’ecosistema vita e lavoro. Occupazione femminile e natalità, benessere e crescita economica”:

Famiglia

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Messaggio del Santo Padre

in occasione del Festival della famiglia, in programma a Riva del Garda, sul tema “L’ecosistema vita e lavoro. Occupazione femminile e natalità, benessere e crescita economica”, desidero salutare ed esprimere il mio apprezzamento agli organizzatori, ai relatori e a tutti i partecipanti per l’impegno in favore della famiglia. Come cittadini, come cristiani, come famiglie e associazioni familiari, provenienti da professioni e ambienti diversi, in questi giorni voi mettete in comune esperienze, preoccupazioni e progetti. Vi auguro un proficuo incontro!

Il tema affrontato, che riprende e completa una serie di riflessioni che avete già iniziato su altri aspetti nelle scorse edizioni, è molto importante. Voi vi proponete di offrire spunti di riflessione e piste operative affinché la famiglia sia sempre più protagonista nel contesto sociale, culturale e politico del Paese. In effetti, voi siete ben consapevoli della posizione insostituibile e fondamentale che la famiglia occupa, sia nella società civile sia nella comunità ecclesiale. Il futuro dell’umanità passa attraverso la famiglia, e pertanto bisogna permetterle di giocare il ruolo che le compete. Ma non è sufficiente ribadire l’importanza della famiglia e affermare i suoi diritti: occorre considerare concretamente come possono articolarsi i compiti della famiglia e quelli della società,in particolare, per quanto riguarda i rapporti tra vita professionale e vita familiare.

La famiglia ha una missione che le è propria, al servizio dei suoi membri, del proprio sviluppo, della vita; ha dei diritti e dunque ha bisogno di sostegni e garanzie per poterli esercitare. D’altra parte, la famiglia ha anche dei doveri verso la società, deve cioè offrire la sua collaborazione al servizio della comunità. E’ questo un ambito privilegiato in cui praticare armonicamente la solidarietà e la sussidiarietà, vale a dire una sinergia tra pubblico e privato, tra imprese e famiglie.Proprio per l’impegno e la responsabilità che richiedono la messa al mondo e l’educazione dei figli, le famiglie necessitano di un aiuto appropriato da parte delle agenzie pubbliche e delle aziende, in un’ottica di mutua collaborazione.Il preoccupante andamento demografico richiede,da parte di tutti i soggetti interessati, una straordinaria e coraggiosa strategia in favore delle famiglie. Da qui può iniziare anche

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Cari fratelli e sorelle,

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Famiglia

un rilancio economico per il Paese.E in questa prospettiva va riconsiderato e risolto anche il dramma della disoccupazione soprattutto giovanile. La mancanza di lavoro avvilisce la persona, che si sente inutile ai suoi stessi occhi, e impoverisce la società, che viene privata dell’apporto di forze valide e volenterose.

Penso all’elaborazione delle politiche familiari, a tutto ciò che concerne lo statuto giuridico e sociale delle famiglie in generale e l’aiuto che dev’essere offerto a quelle che sono svantaggiate sul piano materiale e morale. In particolare, occorre porre attenzione all’occupazione femminile. Molte donne avvertono il bisogno di essere meglio riconosciute nei loro diritti, nel valore dei compiti che esse svolgono abitualmente nei diversi settori della vita sociale e professionale, nelle loro aspirazioni in seno alla famiglia e alla società. Alcune di loro sono affaticate e quasi schiacciate dalla mole degli impegni e dei compiti, senza trovare sufficiente comprensione e aiuto. Bisogna fare in modo che la donna non sia, per esigenze economiche, costretta a un lavoro troppo duro e a un orario troppo pesante, che si aggiungono a tutte le sue responsabilità di conduttrice della casa e di educatrice dei figli. Ma soprattutto bisogna considerare che gli impegni della donna, a tutti i livelli della vita familiare, costituiscono anche un contributo impareggiabile alla vita e all’avvenire della società.

Cari amici, auspico che il Festival della Famiglia porti i frutti sperati e, mentre assicuro il mio ricordo nella preghiera, volentieri invio la Benedizione Apostolica, a sostegno di ogni proposito e progetto di bene in favore dell’istituto familiare, che è sempre stato e rimane la cellula vitale della società.

Dal Vaticano, 2 dicembre 2014 FRANCISCUS

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Il calendario dell’Avvento realizzato dal Comitato Ss. Pietro e Paolo sulla facciata della canonica di Ceniga

Chiesa

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Domenica 4 maggio hanno ricevuto il Sacramento della Prima Comunione i Bambini di Dro e Ceniga: Daniele Angeli, Linda Angeli, Martina Bellolli, Maria Bortolotti, Leonardo Brighenti, Giorgia Celva, Elena Chiarani, Matteo Cristofori, Nicolas Fava, Ilaria Fravezzi, Simone Leonardi, Mattias Leoni, Pablo Giovanni, Lopez Dallaserra, Lorenzo Malfer, Piero Mimiola, Alessandro Regaiolli, Federico Regaiolli, Valeria Salvato, Anna Luisa Santoni, Gemma Santoni, Francesco Tavernini, Stefano Tosi, Michaela Vezzoni, Sofia Zanoni, Andrea Zicarelli A Drena quest’anno non si è celebrata la Prima Comunione in quanto, dal 2013, si è deciso di celebrarla ogni due anni in modo da avere un gruppo di bambini più numeroso.

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Domenica 1 giugno, nella Chiesa dell’Immacolata di Dro, nella Celebrazione Presieduta da Mons. Vicario Lauro Tisi, hanno ricevuto il Sigillo dello Spirito Santo i ragazzi di Ceniga, Drena e Dro: Alessia Adamo, Lorenzo Argiolas, Annalisa Armani, Gabriele Bardella, Alessia Benini, Francesco Boninsegna, Edoardo Bustaffa, Martina Caggiula, Alessio Carbone, Giulia Chiarani, Diego Corradin, Rebecca Depentori, Chiara Di Gesu’, Elisa Fravezzi, Daniele Iseppi, Alessia Lutterotti, Samira Lutterotti, Michele Pomari, Serena Milanese, Elisa Pederzolli, Richard Innocenti, Asia Tavernini, Gabriel Tavernini, Vanessa Tavernini, Denis Tosi, Edoardo Zambanini, Caterina Zampiccoli, Alessia Zicarelli, Pietro Bortolotti Giovanni Iaccarino, Alessandro Nicolodi, Matteo Santambrogio, Sara Santoni.

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Diario di viaggio

Terrasanta pellegrinaggio - ottobre 2014

Laura Giuliani

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Nelle prime grigie giornate di novembre il pensiero a quei “trenta pellegrini” riporta un po’ di luce e il ricordo del viaggio riscalda il cuore.

Partire intirizziti dal freddo, nel cuore della notte, con il cruccio del peso della valigia, atterrare a Tel Aviv, al caldo, dove recuperati armi e bagagli - si fa per dire perché se avessimo avuto armi ci avrebbero tenuti là – è così che ha avuto inizio il nostro viaggio.

Raccontare per filo e per segno tutte le tappe del pellegrinaggio è complicato e sarebbe molto lungo, ma mi auguro di poter almeno dare un’idea di che cosa sia stato.

Abbiamo ripercorso idealmente le strade della nostra fede e fisicamente quelle calpestate da Gesù, Maria, Giuseppe e gli apostoli a partire dal luogo dell’annuncio dell’Angelo a Maria nella città dove Gesù è cresciuto.

Le vie di Nazareth sono più caotiche di quanto mi sarei mai aspettata. Motorini, auto, furgoni, pullman che sfrecciano senza ordine su strade, asfaltate ma dissestate, e i clacson costantemente in attività. E io che mi immaginavo il paesello dov’è vissuto Gesù, come quello del presepio. Altro che casette basse e bianche con le palme, pecore e asinelli che pascolano e pozzi dove le donne vanno ad attingere l’acqua. L’insegna del Mc Donald spicca sulla facciata di un palazzo di almeno cinque piani con l’intonaco scrostato e le imposte mezze sfasciate. Dalle auto che scorrono frenetiche sulle strade sconnesse i ragazzi ti gridano “welcome” (benvenuto). L’aria è satura dei profumi delle spezie, delle verdure sulle bancarelle, dell’odore del carburante e dei fumi delle auto. Tutto

mescolato in una fragranza che unisce tradizioni e ambizioni di un progresso che, ai nostri occhi, sembra ancora lontano. Ma tutto questo andirivieni di mezzi e persone si placa nel momento in cui si entra nella basilica dell’Annunciazione, dove regnano il silenzio e la preghiera. Poter vedere la casa di Maria, dove ha vissuto, dove ha ricevuto la visita dell’Angelo è un’emozione grande. Scendere al piano inferiore della chiesa per una preghiera silenziosa davanti alla grotta, e risalire poi dalla scalinata opposta, è il percorso che abbiamo seguito ogni volta che abbiamo avuto la possibilità di recarci in questa meravigliosa chiesa, dove la sensazione che la giovane Maria sia lì vicino a te, è palpabile. Abbiamo visitato anche la casa di Giuseppe, custode della Sacra Famiglia e padre di Gesù, colui che ha introdotto alla vita nel mondo degli uomini il figlio di Dio. E nella chiesa a Lui dedicata, costruita sopra la sua grotta, la sua casa, abbiamo celebrato la prima messa del pellegrinaggio.

La seconda tappa è stata Betlemme, dove siamo arrivati non prima però di essere passati dal monte delle Beatitudini e aver fatto una meravigliosa attraversata del lago di Tiberiade. Avendo appurato che nessuno è in grado di camminare sulle acque e che il battello è necessario per arrivare sull’altra sponda, ci siamo imbarcati sulle note dell’inno di Mameli, che i simpatici uomini della ciurma hanno cantato in nostro onore. L’immagine che la mente mi richiama è quella del sole che riluce sull’acqua grigio-verdastra del grande lago e il vento che scompiglia i capelli dando un po’ di ristoro dalla calura,

mentre il don ci legge alcuni passi del Vangelo che riguardano proprio il lago.

Ogni luogo visitato è stato accompagnato oltre che dalle spiegazioni della nostra guida, Jonny, e di don Stefano, anche dai passi della Bibbia, che ci hanno aiutato a calarci nello spirito del pellegrinaggio e a sistemare i tasselli delle nostre conoscenze in quelle che lì sono realtà tangibili. Dopo la traversata abbiamo pranzato a base di pesce San Pietro – a questo punto mi sarei solo aspettata che mi offrissero la mela di Eva perché, dopo aver mangiato anche il frutto del Sicomoro, abbiamo fatto il

pieno di alimenti “legati alle Scritture” – e finito il pranzo è ripreso il nostro viaggio in pullman alla volta di Betlemme.

Per arrivare alla nostra meta siamo saliti a Gerusalemme, pregando i salmi dell’Esodo, e mettendo poi mano alle macchine fotografiche per immortalare la cupola dorata della grande moschea nella spianata del Tempio.

Rimango sorpresa dalla vicinanza tra Gerusalemme e Betlemme, ma quello che invece mi sconvolge è la differenza del cosa significa vivere in una città israeliana o in una palestinese. Betlem-

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Diario di viaggio

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me, una delle città palestinesi incastonate nel territorio di Israele è separata da esso con alte mura di cemento armato che isolano l’intera città da tutto il resto. Per entrarci dobbiamo passare una frontiera dove militari con i mitra in spalla controllano tutte le auto che entrano e che escono, facendole passare subito se hanno la targa gialla, israeliana, trattenendoli chissà per quanto, se la targa è bianca, palestinese. La lunga muraglia che circonda la città sembra estendersi all’infinito. Cerco di capire che cosa voglia dire essere rinchiusi nella propria città ma non ci riesco, non posso comprenderlo. Mi soffermo però a pensare come sia possibile tutto questo ai giorni d’oggi, con il bagaglio storico che abbiamo e con le conoscenze all’avanguardia delle quali tanto ci vantiamo.

Ma Betlemme è il luogo dove Gesù bambino nasce in una grotta. Questa grotta è il fulcro della chiesa della Natività, posizionata nello strato più basso della basilica, sembra esserne il

cuore pulsante, dal quale ha origine tutto quanto le sta attorno. Alla grotta si accede da una stretta scalinata che scende in uno spazio ristretto e più intimo, dove un altare custodisce il luogo della nascita di Gesù, indicato da una stella. L’afflusso costante dei fedeli in preghiera non permette di sostarvi a lungo, ma per ogni istante che rimani vicino a quella stella sembra di fare un passo verso quel bambino, nato più di duemila anni fa, che ha cambiato le sorti dell’uomo.

Come ci ha ben spiegato don Stefano durante il viaggio, il nostro pellegrinaggio non si sarebbe potuto definire completo se, dopo aver visitato la grotta della Natività non avessimo fatto visita al Baby Hospital, l’ospedale per bambini che si trova a Betlemme e che suor Lucia – suora vicentina che opera lì da dodici anni – ci ha fatto visitare, spiegandoci l’atto di amore e carità che l’ha costituito e che continua a sostenerlo grazie alle donazioni che arrivano da ogni parte del mondo.

Riprende il viaggio e prima di arrivare a Gerusalemme facciamo tappa nel deserto di Giuda. Il deserto, luogo che è stato fondamentale nella storia del popolo di Israele prima di giungere alla Terra Promessa e luogo dove anche Gesù si è ritirato e dove è stato tentato.

Scendiamo dal pullman e il caldo subito ci assale. Ci spostiamo dalla strada per addentrarci un pochino tra le montagnole rocciose e godere di un panorama spettacolare. Tutto intorno è giallo, sabbia e roccia. Qualche arbusto e alberello cresce in piccoli gruppetti, dove forse sorgeva una fonte. Ma per il resto è tutto desolato, e silenzioso. Ci soffermiamo cercando di immaginare che cosa voglia dire rimanerci, come Gesù, quaranta giorni e quaranta notti senza prendere cibo e poi stiamo in ascolto del silenzio. Sembra strano “ascoltare il silenzio” ma siamo talmente abituati ad avere una vita frenetica e rumorosa che

crescere dentro il bisogno di vivere più intensamente questi luoghi cercando di ritagliare dei momenti in cui poter meditare e pregare con maggiore tranquillità e dunque credo che non potremo dimenticare la meditazione dell’Ora Santa nella chiesa delle Nazioni, nell’Orto degli Ulivi, e la processione con il Santissimo Sacramento nelle vie del giardino, dove le grandi fronde degli alberi millenari erano illuminate dalle fiaccole e dalla luna. Un momento di grande emozione che ha riempito il cuore.

L’ultimo giorno lo abbiamo dedicato alla spianata del Tempio, al muro del pianto e al Santo Sepolcro. L’esperienza della nostra guida ci ha evitato una lunga attesa sotto il sole ed essendo arrivati presto, nel giro di mezz’ora, abbiamo già superato i controlli e ci troviamo di fronte la grande cupola d’oro. Mentre ascolto le spiegazioni non posso fare a meno di osservare, un po’ di soppiatto, i cinque soldati, armati di tutto punto che si riposano all’ombra a pochi pas-

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il silenzio, quando lo raggiungiamo, ci sembra quasi una meravigliosa sinfonia. Nel silenzio si pensa, si riflette, si prega e dall’esperienza fisica del deserto dovremmo forse imparare a crearci, anche a casa, un po’ di deserto nella quotidianità, per trovare un momento di pace in cui riflettere e pregare. Da qui passiamo a visitare il sito archeologico di Qumran, anch’esso immerso nella calura desertica e poi la bella Jerico. Come Betlemme, anche Jerico, è una città palestinese e si trova in un’oasi. Appena si entra nel suo territorio, arrivati dal deserto, subito colpiscono le alte palme da dattero e il verde da cui è circondata. Qui ci fermiamo per celebrare la messa nell’unica chiesa cattolica della città, la chiesa del Buon Pastore, che fa parte di una scuola gestita dai frati francescani. Si tratta di una chiesa semplice, la meno sfarzosa tra quelle che abbiamo visitato, qui non siamo davanti a basiliche o santuari della cristianità, ma alla testimonianza semplice e perseverante dei frati francescani che seguono la scuola, e per noi una sosta di pace e tranquillità.

L’ultima tappa è la splendida Gerusalemme, la città della passione, morte e risurrezione di Gesù.

Qui abbiamo visitato tanti di quei luoghi che quasi non si riesce a ricordarli tutti, ma tra tutte è da ricordare la Santa Messa al Cenacolino, un luogo molto vicino al Cenacolo dove Gesù ha spezzato il pane e condiviso il vino con i suoi prima di donarci la vita.

Più il pellegrinaggio prosegue più mi accorgo che la visita di questi luoghi necessita di un grande sforzo, quello di cercare il senso più profondo della fede, perché tutta la materialità che sta attorno può essere fuorviante. Strati e strati di chiese o altri luoghi di culto, fedeli che esprimono la loro devozione in maniera tanto appariscente che ti chiedi se non sia altro che esibizionismo. Attorniati da tutto questo si sente

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si da me. Mi chiedo come sia possibile che un luogo così sacro debba essere sorvegliato da militari con in mano una mitragliatrice. Sono quelle contraddizioni che conosci, che ti raccontano alla tv e riportano ai telegiornali, ma di cui non riesci a fartene un’idea precisa finché non vieni a vedere con i tuoi occhi e non calpesti queste strade.

Usciamo dalla spianata per accesso laterale vicino a una delle porte della città intitolata a Santo Stefano primo martire, dove immortaliamo il nostro parroco con la “sua porta”. Attraverso il mercato della città, una ragnatela di viuzze lastricate di pietra bianca levigata dal continuo andirivieni, seguiamo la via dolorosa pregando la Via Crucis proprio sullo stesso percorso seguito da Gesù e per noi oggi immerso nelle bancarelle. Nonostante la confusione che sta attorno si riesce a seguire le stazioni con devozione perché c’è la consapevolezza che quella è la strada che ha portato Gesù alla morte, dopo la condanna. Finita la preghiera però non si può rimanere indifferenti a que-

sto mercato tanto diverso dal nostro, ai banchi ricolmi di spezie odorose e di frutta e verdura in bella mostra. I colori, i profumi, gli odori e gli schiamazzi dei venditori ti stordiscono tanto che se ci rimani per troppo tempo ti senti quasi inebriato da tutto quello che ti circonda, una via tappezzata di foulard e scialli in cachemire, statuine della natività, rosari e crocifissi appesi ovunque.

Ma è alla basilica del Santo Sepolcro che raggiungiamo il culmine del pellegrinaggio e del nostro viaggio sulla via della fede. Siamo di fronte a quello che è il luogo più santo in assoluto, quello dove Gesù è risorto dando la vita per gli uomini, e qui l’emozione è immensa.

Non appena varcata la soglia mi sorprende il buio che vi regna all’interno, forse aiutato dalle pareti annerite dal tempo e dal fumo delle candele. Iniziamo la visita con la salita al monte Calvario, luogo della crocifissione, tutto rigorosamente inglobato nelle mura della basilica. Anche se si trova all’interno della chiesa si tratta proprio di una salita perché vi si accede a fatica da

quattro alla volta, ti avvisa che non ci puoi rimanere per più di dieci secondi.

Neanche il tempo di entrare, guardarti intorno e recitare mezza preghiera, che ti richiama all’ordine facendoti uscire alla svelta. Non importa però quanto tempo ci si è rimasti, ma la qualità di quello che abbiamo visto e vissuto. È stata una settimana intesa e piena di emozioni ed è stata anche motivo di rinnovamento della nostra fede che a volte può sembrarci un po’ arrugginita, una possibilità di comprendere che la Bibbia non è un libro antico ma sorprendentemente attuale e che la nostra fede non è una cosa statica ma è dinamica e viva, in quanto è di vita, di amore e di vita eterna che ci parla.

Non si può, a questo punto, che concludere con un ringraziamento, che credo di poter fare da parte di tutto il gruppo, a don Stefano. Lui che ci ha proposto il pellegrinaggio, ci ha accompagnato e ci ha aiutato a comprendere quello che stavamo vivendo. Un grazie per la pazienza, per il tempo e per l’attenzione che ha saputo dedicarci.

Comunità

una sconnessa rampa di scale che porta al piano superiore. Non c’è uno scalino uguale all’altro e alcuni sono davvero alti. Ci si sofferma il tempo necessario per dare la possibilità a tutti di guardare, di pregare davanti al luogo in cui la croce di Gesù è stata conficcata nel terreno e poi proseguiamo con un bacio alla lastra di pietra che indica il luogo della deposizione.

Ci mettiamo in coda per la visita al Santo Sepolcro, cosa assai ardua per la fila di gente che aspetta il turno di entrare. E mentre siamo in attesa ci viene comunicata la possibilità di celebrare una messa presso l’altare di Santa Maria Maddalena, a qualche metro di distanza dal Sepolcro. Non ci lasciamo sfuggire l’occasione e partecipiamo alla celebrazione resa ancora più coinvolgente proprio dal luogo in cui viene celebrata. La visita al Santo Sepolcro la facciamo al pomeriggio, la coda avanza con sorprendente rapidità e scopriamo essere merito di un sacerdote ortodosso che appena accedi alla piccola zona del sepolcro, dove si entra non più di

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Bollettino

30 anni di “Comunità” 1984-2014, il nostro bollettino parrocchiale

Comunità

I primi bollettini delle nostre parrocchie sono usciti a Ceniga con don Ruggero nel lontano 1984. Come nome del bollettino, allora solo della parrocchia di Ceniga, fu scelto “Comunità”. Un nome che ci indica un punto di riferimento importante. Un “luogo” di relazione, di confronto e di condivisione delle esperienze. Con don Luigi, dal 1990, anche la parrocchia di Dro ha avuto il suo bollettino. Cambia anche il nome diventando il “Bollettino delle parrocchie di Ceniga e Dro”. Don Luigi utilizzava la macchina da scrivere elettronica, poi con l’aiuto delle suore di Maria Bambina e di alcuni volontari il bollettino veniva composto e distribuito. Particolarmente trattati in questi numeri erano i temi storici. Con il 2000 e il nuovo parroco don Giorgio, si formò una vera redazione. La redazione, che nel nostro caso è composta da volontari, discute e sceglie gli argomenti preparando la scaletta del sommario, si occupa di scrivere o di recuperare il materiale per gli articoli e infine fa la revisione dgli stessi.

Fino a qualche numero fa ogni uscita del bollettino richiedeva un gran lavoro manuale e l’impegno di molti volontari.

Si iniziava con la digitazione al computer degli articoli pervenuti. Nei primi numeri si utilizzava Word. Si passava poi alla fase di composizione. Ogni pagina del bollettino doveva essere composta manualmente con un lavoro di “taglia e incolla” dei singoli articoli. Poi ogni pagina veniva fotocopiata in 14001500 copie. E appena ci si distraeva finiva la carta, o finiva l’inchiostro, oppure si inceppava il fotocopiatore! Dopo aver stampato si passava a comporre il singolo giornalino. Ogni pagina veniva perciò piegata e unita alle altre. Solo questa fase occupava dalle 2 o 3 serate e il lavoro di diversi volontari.

Per esser completato il bollettino doveva esser ripreso in mano, aggiungendo la copertina e cambrettando il tutto. (la copertina, in carta patinata, era infatti stampata presso una tipografia professionale). Così i bollettini erano pronti per la distribuzione, venivano contati e suddivisi per il numero necessario ad ogni parrocchia. La distribuzione è sempre stata affidata a dei volontari che si occupano di metterli nelle bussole delle lettere delle famiglie di Dro e di Ceniga e dal 2007 anche a quelle di Drena.

Nel 2012, per il numero di Pasqua, sia per l’aumento delle copie dei bollettini necessari per arrivare a tutti i nuclei familiari, sia per il maggior numero di pagine presenti sul singolo numero, si è optato per la stampa professionale in tipografia. Il numero di Natale 2013 infatti è stato stampato in 1700 copie con 66 pagine per copia. Ne è risultato una pubblicazione molto gradevole ed invitante alla lettura. Un sentito GRAZIE a tutti i volontari che in questi anni hanno permesso e permettono ancor oggi la prosecuzione di questo semplice, ma ritengo importante, mezzo di informazione. Chi volesse partecipare ai prossimi incontri della redazione, o aiutare nella distribuzione alle famiglie, si faccia avanti!! Chi invece volesse aiutare dando un piccolo contributo per le spese di stampa può farlo utilizzando l’apposita cassetta per le elemosine presente nella parrocchiale di Dro e di Drena o direttamente a don Stefano.

Corrado Per chi è interessato nel sito internet http://www.giovanioratoriodrodrena.it/ nella sezione bollettini è presente l’indice generale dei bollettini. Sono inoltre presenti gli ultimi numeri del Bollettino in formato PDF.

Alcune copertine di bollettini anni 90

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Bollettino

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Le tre parrocchie unite

Triduo Pasquale esperienza positiva - pasqua 2014

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La proposta di un Triduo Pasquale che unisse tutte e tre le nostre parrocchie, è nata dalla peculiarità di questa celebrazione che, dalla sera del Giovedì Santo alla Veglia Pasquale del Sabato Santo, vede convocata l’assemblea come in una grande e unica liturgia. È questo il più importante momento dell’anno liturgico. Data la nota disponibilità limitata di sacerdoti (soprattutto in occasioni importanti come questa) si è reso necessario riunire le Comunità delle tre parrocchie nella chiesa più capiente, in modo da garantire la continuità della celebrazione. Nonostante siano emerse alcune perplessità riguardanti la mobilità delle persone più anziane e qualche comprensibile resistenza campanilistica, si è riusciti a portare a termine questo progetto. La chiesa gremita di gente e la numerosa partecipazione di tutte e tre le comunità ha sicuramente confermato che l’iniziativa è stata accettata e vissuta pienamente e in uno spirito di comunione veramente commovente.

A monte di una celebrazione di questa portata vi è un impegno da parte di tutti i collaboratori parrocchiali. Solo la massima partecipazione e disponibilità di tutti ha garantito il risultato eccellente che si è riu-

sciti ad ottenere, dando in questo modo un segno importante di “Chiesa viva”. I consigli di don Stefano, l’aiuto prezioso del diacono Mario, il sostegno della commissione liturgica, la disponibilità dei lettori e l’imponente accompagnamento delle realtà corali di tutte e tre le parrocchie riunite per l’occasione, hanno valorizzato il culmine dell’ anno liturgico.

In conclusione si può affermare che il Triduo Pasquale che abbiamo vissuto quest’anno è indubbiamente una manifestazione dell’essere Comunità e ci auspichiamo che il senso di comunità cresca e si concretizzi anche in altre numerose occasioni.

Fabiola

Lavori in corso

Insieme per la nostra Antica Chiesa Parrocchiale dei Santi Sisinio, Martirio e Alessandro ni; rifacimento della cuspide del campanile con sistemazione della travatura; restauro degli intonaci interni ed esterni; restauro degli apparati lapidei esterni ed interni; restauro e integrazione dei pavimenti; impianti elettrici, antiintrusione, parafulmini e di riscaldamento; sostituzione della scala interna al campanile con nuovo castello campanario in legno, rinnovo dei motori e degli impianti, restauro e accordatura delle campane, predisposizione per una quinta campana; sistemazione degli esterni con ampliamento della scala di accesso frontale e posizionamento di pedana per l’abbattimento delle barriere architettoniche.

Crediamo che alla fine, nonostante le difficoltà incontrate e che senza dubbio incontreremo ancora, avremo una bella chiesa e tutto il centro riacquisterà bellezza ed interesse storico e artistico.

Auguriamo alle ditte coinvolte un buon lavoro.

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Come più volte anticipato, finalmente sono stati affidati i lavori di restauro che inizieranno nei primi giorni del nuovo anno. Si tratta di un intervento impegnativo dal punto di vista economico (vedi prospetto finanziario), ma anche dal punto di vista della complessità e della delicatezza dei lavori.

Si tratta infatti di una chiesa antica tra le poche della zona con una storia travagliata: di aggiunte, di demolizioni, di trasformazioni non sempre effettuate con le dovute attenzioni. Obiettivo principale è quello di ricuperare il più possibile della bellezza originale nelle pietre, negli affreschi rimasti, negli stucchi e nell’architettura. Di pari passo al restauro della chiesa, si procede alla sistemazione anche del campanile.

Si tratta del campanile parrocchiale; l’obiettivo è quello di recuperarlo dal punto di vista storico e architettonico ma anche di renderlo funzionale all’uso quotidiano per il suono delle campane.

Impegnativo infatti è l’intervento anche sul castello campanario, sulla meccanica e sulle stesse campane.

Lo stato di abbandono e la fatiscenza delle strutture, hanno determinato uno stato di degrado generalizzato a tutti i livelli: dalla copertura, alle murature interne ed esterne e alle strutture stesse.

Ci sono alcuni elementi importanti di intervento: rifacimento del tetto con la sostituzione di gran parte delle travature compromesse da anni di infiltrazio-

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Lavori in corso

Un’opportunità per sostenere i restauri Come annunciato in altre circostanze in occasione del restauro di un bene storico e architettonico, è possibile, per coloro che lo desiderano sostenere l’intervento con delle donazioni liberali detraibili nella denuncia dei redditi.

Si tratta di una possibilità offerta dal- PARTICOLAREGGIATO RIASSUNTO la normativa fiscale (art. 100, comma 2, lettera f, e art. 15, comma 1, letteRIASSUNTO ra h del Dpr 917/1986 TUIR – Vedi PARTICOLAREGGIATO PREVENTIVO SOMMARIO DI SPESA anche R.M. 14/06/2007 n. 133) per le erogazioni in denaro fatte nei confronti di coloro che concretamente svolgono PREVENTIVO SOMMARIO DI SPESA A) LAVORI attività non lucrative. La Parrocchia rispetta questi requisiti, per cui ogni Restauro chiesa santi Martirio, Sisinio e Alessandro donazione potrà beneficiare delle ageC.C. DRO A) LAVORI volazioni previste che sono particolarmente interessanti.

Restauro chiesa santi Martirio, Sisinio e Alessandro C.C. DRO generale €.

363.022,56 PREVENTIVO SOMMARIO DI SPESA sicurezza esterni A) LAVORI pedana generale riscaldamento sicurezza campane esterni Corpi Illuminanti (fornitura e posa in opera) pedana TOTALE IMPORTO LAVORI riscaldamento campane Corpi Illuminanti (fornitura e posa in opera) B) SOMME A DISPOSIZIONE TOTALE IMPORTO LAVORI

€. €. €. €. €. €. €. €. €. €. €. €. €. €. €.

37.890,67 55.040,19 16.650,00 363.022,56 12.809,10 37.890,67 72.317,00 55.040,19 16.704,74 16.650,00 ----------------------12.809,10

574.434,26

72.317,00 16.704,74 -----------------------

574.434,26

B) SOMME A DISPOSIZIONE

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B Imprevisti A DISPOSIZIONE B)1 SOMME B2 Spese Generali, Tecniche, Amm.ve

€.

28.721,71

€.

60.315,60

B3 C.N.P.A.I.A.L.P. (4% di B2) B1 Imprevisti B4 I V A (22% di B2+B3) B2 Spese Generali, Tecniche, Amm.ve B5 I V A (10% di A+B1) B3 C.N.P.A.I.A.L.P. (4% di B2) TOTALE SOMME A DISPOSIZIONE B4 I V A (22% di B2+B3)

€. €. €. €. €. €. €. €.

2.412,62 28.721,71 13.800,21 60.315,60 60.315,60 2.412,62 ----------------------13.800,21

B5 I V A (10% di A+B1) IMPORTO COMPLESSIVO DELL'OPERA TOTALE SOMME A DISPOSIZIONE

€. €. €.

60.315,60

165.565,74 =============

740.000,00 165.565,74

-----------------------

CONTRIBUTO CONCESSO DAL DIPARTIMENTO LAVORI PUBBLICI DELLA PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO: IMPORTO COMPLESSIVO DELL'OPERA €.

€ 740.000,00 368.643,86

RIMANE A CARICO DELLA PARROCCHIA LA SOMMA DI CIRCA

€

=============

372.000

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Il sagrato libero da auto!

Tali erogazioni liberali sono interamente deducibili dal reddito di impresa (e si possono effettuare anche al di là delle occasioni di restauro) per imprese individuali, società di persone o di capitali, enti commerciali (cioè che hanno partita Iva), senza alcun limite. Per le erogazioni fatte da persone fisiche o enti non commerciali, può essere detratto dall’imposta lorda un importo pari al 19% della somma versata.

Perché siano detraibili le erogazioni in denaro, devono essere effettuate nel rispetto di alcune indicazioni: - deve essere preventivamente compilato un modulo dove l’offerente da la disponibilità all’erogazione ed indica la somma, mentre la Parrocchia indica il tipo di intervento, le tempistiche e i protocolli delle autorizzazioni e si impegna a realizzare l’intervento; - si effettua il versamento solo ed esclusivamente attraverso bonifico bancario sul C/C della Parrocchia dedicato al restauro IBAN IT 71 Q 080 16 34760 000001365594 con causale “versamento erogazione liberale a sostegno dell’intervento di restauro della Chiesa dei Santi Sisinio, Martirio e Alessandro in Dro”; - la Parrocchia emette una ricevuta che attesta l’effettivo versamento.

Questi documenti vanno conservati e allegati alla dichiarazione dei redditi.

Per chiarimenti su questa procedura, si può contattare il Parroco. Questa opportunità viene meno con la fine dei lavori e non prevede una cifra minima: il mare è fatto di tante gocce e ogni goccia è importante.

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Sarebbe bello vederlo sempre così libero dal parcheggio selvaggio...

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Riflessioni

Germogli di speranza

dal quotidiano l’Adige di mons. Giancarlo Bregantini

La responsabilità misura la politica

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La responsabilità misura la maturità della Politica. Essa permette alla società di camminare su gambe sicure, non zoppicanti. Quando viene meno il suo rigore, tutto si sfalda. Anche le montagne più alte iniziano a sbriciolarsi.

E quanto ho sempre colto nella mia esperienza e che ora sento confermarsi con maggiore significato qui a Salerno, dove è in corso il Convegmo nazionale organizzato dalla Cei, dal tema: “Nella Precarietà, la Speranza”. Ci stiamo interrogando sul come riuscire ad educare alla speranza in un tempo di precarietà, le giovani generazioni nella ricerca del lavoro e permettere loro di credere che è ancora possibile costruirsi una famiglia.

Il criterio guida quando si affrontano problematiche relative al futuro, rimane sempre la lungimiranza. È espressione di coraggio, stimolo a guardare al di là della propria fessura, che va tenuto in seria considerazione. Proprio perché siamo tutti degli amministratori. Tutti incaricati a prestare servizio alla società.

Certamente non come funzionari, ma come garanti della cura verso le cose in modo da far poggiare la storia su valori e logiche che conducono al “nuovo”, di cui ogni uomo ha sempre bisogno per avanzare, per non fermarsi e stagnare.

Ecco perché sperare in mezzo alle macerie diventa oggi l’avvenimento più eroico, che spinge l’umano a risanare l’umano stesso. Come è avvenuto per la giovanissima Anna Frank. Non si arrese mai. Neanche di fronte al terrore.

Traggo dal suo diario la pagina che mi ha sempre confortato e che può accompagnare molti precari che oggi gridano giustizia e diritti: “è un miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora nonostante tutto perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo. (…) Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte l’avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure quando guardo il cielo penso che tutto si svolgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno l’ordine, la pace e la serenità. Intanto debbo conservare intatto i miei ideali; verrà un tempo in cui saranno ancora attuabili”.

Credere che le cose possono rifiorire, che l’edera della vita può riprendere ad

adornare i miri gelidi delle sconfitte morali.

Questo significa non sottostare al fallimento imposto dalla miopia politica e dalle ideologie devastanti e nascoste che mirano a dividere, a scoraggiare, a corrompere! La speranza è l’unico mezzo per cambiare il mondo. Non è strategia di potere. Non è un vaneggiamento! È il vero potere che vince. Tutto il potere a disposizione dell’uomo.

Perché produce senso e recupera ciò che di buono rimane, seppur nascosto dietro il carcere dell’impoverimento causato da iniquità e scelleratezza. La speranza, però, non si può delegare. È necessario l’impegno personale, seguito, necessariamente dalla compassione.

Quella stessa che nutriva Anna Frank mentre subiva il degrado operato dal male, dall’odio, dalla violenza e ripeteva “continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo”.

Continuiamo a sperare, malgrado le cadute, che nel cuore umano resta vivo quel germe di bene che può ri-fecondare la terra e farla germogliare come essa attende. È doveroso dare prova della speranza che arde in noi. Precari, sì, ma mai di speranza.

Ecco perché mi rivolgo al Governo, chiedendo di aiutare concretamente i tanti precari del nostro Paese. Sia dato loro un aiuto tangibile. La proposta è che gli 80 euro si diano a chi non ha, non ha chi già ha qualcosa. Non è un fatto simbolico, ma un uso diverso, un atto di speranza che va a restituire respiro ai tanti che oggi non hanno le cose necessarie per vivere. La mancanza di lavoro è questione di dignità, non solo un bisogno. Per questo occorre trovare il metodo più efficace per riempire le reti vuote nella precarietà.

La Politica si interroghi realmente sui disagi che stanno soffrendo i nostri giovani e le famiglie. E intervenga con segni, favorendo investimenti e progetti che partono dal basso. Perché, come ci ha scritto il Papa nel suo messaggio, inviato in occasione di questo convegno, se si scartano i giovani, si scarta il futuro!

E noi dobbiamo lottare contro questa cultura disumana. Dove non c’è lavoro manca, infatti, la dignità. E dove non c’è dignità, non c’è più popolo. Non c’è più una strada aperta al domani, ma un labirinto.

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Lettera del Vescovo Bressan

Leggendo i segnali di una crescente disaffezione per la politica, causata anche dall’uso improprio delle istituzioni da parte di alcuni politici, sia locali che nazionali, ci permettiamo di proporre alcune riflessioni che condividiamo con tutti coloro che hanno a cuore il bene comune, in vista delle prossime amministrative comunali del 2015.

Le amministrazioni comunali, infatti, assumono oggi la responsabilità prima di ricostruire il senso di comunità e di appartenenza: per ottenere ciò è ne-

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A tutta la cittadinanza A coloro che hanno intenzione di candidare Alle segreterie dei partiti e coordinamenti liste civiche Appello verso le amministrative comunali 2015

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Riflessioni

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cessario far crescere anche la credibilità. Ciò richiede anche il migrare dalla mera ricerca di consenso sulle politiche e sul politico, ricerca spesso compiuta in stile commerciale, per crescere in un’affidabilità e rappresentatività consapevole e leale con gli elettori.

La nostra riflessione non si fonda solo sulla Dottrina Sociale della Chiesa, ma attinge anche all’esperienza e alle riflessioni con docenti e iscritti nella nostra Scuola diocesana per la politica l’economia e il sociale che, dal 2009, hanno partecipato ai corsi formativi, in varie località del Trentino. La fede biblica, infatti, ha sempre ritenuto il potere civile una realtà importante per la pace e la costruzione di una società ben ordinata. Il suo compito è di costruire una società basata sul diritto e la giustizia è espressione del progetto di Dio. In duemila anni di storia, il cristianesimo ha sempre espresso una notevole e costruttiva volontà di operare per il bene comune, realizzando strutture che animassero e sollecitassero la comunità civile per il bene di tutti e di ciascuno. Si pensi, per esempio, all’istituzione degli hospitia e soprattutto della Pieve, che per moltissimi secoli ha ordinato le nostre comunità. Anche nella storia trentina ed italiana il contributo dei cattolici alla costruzione di una società a misura di persone è stato costante, fattivo e fruttuoso. Tali radici vitali vanno rinnovate nella fede.

Con umiltà e con la passione per il bene comune, accogliendo le istanze dei partecipanti ai nostri percorsi di formazione, aderiamo alla visione positiva verso la politica, ricordando quanto scriveva già Paolo VI nell’Octagesima Adveniens nel 1971, ossia che per i fedeli laici l’impegno politico è un’ espressione qualificata ed esigente dell’impegno cristiano al servizio degli altri. Nell’incoraggiare quindi la presenza dei credenti nelle amministrazioni pubbliche, chiediamo che: a) chi si candida sappia esprimere con chiarezza, onestà e trasparenza le motivazioni della sua candidatura, indicando anche le radici del suo impegno amministrativo politico; b) chi si candida inizi per tempo la sua preparazione e sia attento alle necessità dei suoi concittadini in modo da avere una visione nuova, per superare difficoltà ed avere progettualità, per preparare un futuro migliore per le generazioni presenti e per quelle che verranno; c) chi si candida si interroghi se la sua candidatura viene fatta per tempo o se corrisponde solo al criterio dei voti che essa potrebbe portare alla lista, ed abbia una coscienza critica di fronte al valore della propria candidatura ed anche, una volta eletti, verso le dinamiche di partito o di lista con una grande capacità di discernimento; d) chi si candida sia cosciente di essere chiamato a ridare dignità alla politica ed al servizio amministrativo, per riportare entrambe queste due realtà nella fiducia del cittadino ricordando che «La politica, senza certamente risolvere ogni problema, si sforza di dare soluzioni ai rapporti fra gli uomini.

La sua sfera è larga e conglobante, ma non esclusiva»1; e) chi si candida sia onesto con se stesso nel verificare le proprie aspettative, considerando il clima di sfiducia, pesantezza e disillusione nel quale vi-

viamo, e la necessità, come ricorda Papa Francesco, di un ripensamento dell’economia; f ) chi si candida cerchi di costruire una capacità di interazione col cittadino al quale ci si deve rivolgere, non solo per chiedere voti, ma per costruire insieme un programma elettorale, indicare priorità e portando avanti una legislatura nella coesione: a nostro avviso, infatti, la decadenza della politica è dovuta anche all’assenza della cittadinanza; g) chi è delegato a confermare le candidature, sia dei partiti che delle liste civiche, sia coraggioso nel proporre persone formate ed oneste, che non siano condizionate da interessi personali, rischiando anche la perdita di consenso, ma dando, in questo modo, una chiara visione di una politica nuova: perché è in gioco il bene delle persone.

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Una particolare attenzione e cura è richiesta per i giovani che appartengono ai vari partiti e ai coordinamenti delle liste civiche o che vengono candidati e poi eletti: frequentemente essi esprimono un disagio nel non essere sufficientemente accompagnati e formati nei loro primi passi di nuovi amministratori.

S.E. Rev.ma LUIGI BRESSAN 1

Paolo VI, Octogesima adveniens, n. 46

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Appendice: Ricordiamo, inoltre, le recenti parole di papa Francesco rivolte ai sindaci, nell’incontro del 5 aprile 2014 in Vaticano, che ci sembrano preziose per porre in luce qual è l’identità e l’impegno che coloro che si candidano sono chiamati a vivere: «L’identità del sindaco è un po’ questa: saper camminare con il suo popolo, all’interno del popolo e con il popolo. Il sindaco, in mezzo alla gente. Al sindaco si rivolgono in tanti e spesso è affaticato da tante cose: ma quello è il lavoro del sindaco. Vi parlerei della stanchezza del sindaco, quando dopo una giornata torna a casa con tante cose che non sono state risolte. Alcune sì, ma tante no. Il sindaco, in mezzo alla gente. Non si capisce un sindaco che non sia lì, perché lui è un mediatore, un mediatore in mezzo ai bisogni della gente. E il pericolo è diventare un sindaco non mediatore, ma intermediario. E qual è la differenza? E’ che l’intermediario sfrutta le necessità delle parti e prende una parte per sé, come quello che ha un negozio piccolo e uno che gli fornisce e prende di qua e prende di là: e quel sindaco, se esiste – lo dico come possibilità – quel sindaco non sa cosa è fare il sindaco. Invece il ‘mediatore’ è quello che paga con la sua vita per l’unità del suo popolo, per il benessere del suo popolo, per portare avanti le diverse soluzioni dei bisogni del suo popolo. Dopo il tempo di fare il sindaco, quest’uomo, questa donna finiscono stanco, stanca, con voglia di riposarsi un po’, ma con il cuore pieno d’amore perché ha fatto il mediatore. E questo vi auguro: che voi siate mediatori. Nel mezzo del popolo, per fare l’unità, per fare la pace, per risolvere i problemi e anche risolvere i bisogni del popolo».

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I Segni nel Sacro

Spiegazione del significato dei SEGNI nella Liturgia

Ogni particolare ha il suo significato LA CORONA DELL’AVVENTO

Nel corso dell’Anno Liturgico, scandito dal Tempo di Avvento, Natalizio, Pasquale, Ordinario e soprattutto nell’amministrazione dei Sacramenti (dal Battesimo al Matrimonio), tutti vediamo che la Chiesa, nella sua millenaria esperienza, non si accontenta mai di parole sole nelle sue Celebrazioni.

Oltre che ad ascoltare con gli orecchi, noi infatti abbiamo bisogno anche di vedere con gli occhi qualcosa che colpisca la nostra immaginazione e memoria per meglio comprendere la profondità della preghiera col messaggio che l’accompagna.Ecco quindi il significato dei GESTI o meglio dei SEGNI ridotti al minimo necessario, ma estremamente simbolici, che incontriamo spesso nelle Liturgie e che, per assuefazione, talvolta come per routine, ci sfuggono. Così ad esempio il semplice Segno della Croce lo recitiamo meccanicamente accompagnandolo con dei gesti che sembrano più una cacciata di mosca noiosa, che una cosciente invocazione alla SS. Trinità toccandoci con la mano la fronte, (il Padre), il petto (Gesù, il Figlio), la spalla sinistra e destra (lo Spirito Santo) in un gesto che simboleggia appunto la Croce di Cristo...

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I Gesti o la Simbologia Liturgica sono numerosissimi e sono parte integrante della preghiera. Giova pertanto rinfrescarci la memoria sul loro significato, procedendo ordinatamente nei tempi liturgici e poi, a suo tempo, nell’esplorazione dei Riti Sacramentali.

Pertanto, vivendo questo tempo di Avvento, ci soffermeremo un attimo sulla Corona dell’Avvento, un Segno che si fa creazione, spesso più famosa che conosciuta nella sua simbologia.

La CORONA dell’ AVVENTO è innanzitutto un segno che serve a ricordarci, lungo l’arco di quattro settimane precedenti il Natale, il clima fervido di attesa e di preparazione nella preghiera alla venuta di Gesù (sulla Terra e in ciascuno di noi).

Essa consta sostanzialmente di un cerchio: perchè il cerchio e non ad es. il quadrato? Perchè il cerchio non ha inizio o fine: ecco il valore del segno: significa l’amore di Dio continuo, gratuito.

Essa non è un disco, ma un anello: perchè? L’anello nuziale vuol dire fedeltà, la fedeltà di Dio alle sue promesse: ecco un altro significato!

La Corona è anche di colore verde.

Non rossa o viola. Perchè? Perchè il verde è il colore della speranza e della vittoria. In Cristo noi speriamo tutto, in Lui vediamo la vittoria sul male, sul maligno, sulla morte. Con la sua Risurrezione si apre anche per noi la speranza della nostra!

La Corona ha quattro candeline che la ornano, che vengono accese in successione di settimane, non in contemporanea. Che significano? Sono le quattro tappe che segnarono nel passato la lunga attesa del Salvatore del Mondo, il Messìa. Ogni candelina ha il suo significato.

La prima: è l’attesa dei Profeti, secoli di attesa fiduciosa sulla Promessa di Dio di un Salvatore, cioè di tutti coloro che il Signore ha mandato nel mondo ad

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annunciare che sarebbe venuto il Messia.Pensiamo a quanto dissero e fecero Isaia, Geremia, Ezechiele, Daniele, Osea, Michea....

La seconda è la candelina di Betlemme, che ci ricorda che appunto lì, in quella sperduta cittadina della Palestina è nato Gasù! Dio è sceso sulla terra con noi! La terza è la candelina dei Pastori: furono queste umili persone ad avere per primi la gioia di vedere il Salvatore neonato nella povertà. Per questo è chiamata la candelina della gioia!

La quarta infine è chiamata la candeli-

na degli Angeli, perchè furono loro , per volere di Dio, ad annunciare in schiera numerosissima ai pastori la nascita di Gesù cantando di gioia la Gloria di Dio. Ogni candelina, nelle famiglie che fanno anche a casa la Corona dell’Avvento, viene accesa dal più giovane della famiglia al pranzo di ciascuna domenica di Avvento, a simboleggiare il rinnovo generazionale nella preghiera gioiosa dell’attesa. Come si vede nulla è lasciato al caso. Ogni particolare ha il suo significato.

Mario e Gabriella

Qualche dato per l’anagrafe…

Si sono costituite 2 nuove famiglie a Ceniga e 4 a Dro, consacrando il loro amore davanti al Signore nella celebrazione del matrimonio. Nessun matrimonio è stato celebrato a Drena. Consideriamo comunque che alcune celebrazioni di matrimoni di residenti sono state fatte in altre parrocchie.

Alcune persone ci hanno lasciato. Nelle nostre Parrocchie abbiamo celebrato 16 funerali a Dro, 5 a Ceniga e 3 a Drena.

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Nel corso del 2014 sono rinati a vita nuova nella celebrazione del Battesimo 31 bambini a Dro, 3 a Ceniga e 4 a Drena.

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Preghiera

Una preghiera semplice, per tutti e facile da memorizzare. è quella che il card. Bergoglio - oggi papa Francesco - aveva insegnato ai fedeli della sua diocesi di Buenos Aires. Cinque preghiere da ripetere, una per ogni dito della mano.

La preghiera semplice di papa Francesco

1.

Il pollice (Il pollice in grassetto) è il dito a te più vicino. Comincia quindi col pregare per coloro che ti sono più vicini. Sono le persone di cui ci ricordiamo più facilmente. Pregare per i nostri cari è‚ un dolce obbligo.

2. Il dito successivo è l’indice. Prega per coloro che insegnano, educano e curano. Questa categoria comprende maestri, professori, medici e sacerdoti. Hanno bisogno di sostegno e saggezza per indicare agli altri la giusta direzione. Ricordali sempre nelle tue preghiere.

3. Il dito successivo, il medio, è il più alto. Ci ricorda i nostri governanti.

Prega per il presidente, i parlamentari, gli imprenditori e i dirigenti. Sono le persone che gestiscono il destino della nostra patria e guidano l’opinione pubblica‚ Hanno bisogno della guida di Dio.

4. Il quarto dito è l’anulare. Lascerà molti sorpresi, ma è questo il

nostro dito più debole, come può confermare qualsiasi insegnante di pianoforte. è lì per ricordarci di pregare per i più deboli, per chi ha sfide da affrontare, per i malati. Hanno bisogno delle tue preghiere di giorno e di notte.

Le preghiere per loro non saranno mai troppe. Ed è lì per invitarci a pregare anche per le coppie sposate.(è il dito dell’anello conuigale)

5. E per ultimo arriva il nostro dito mignolo,

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il più piccolo di tutti, come piccoli dobbiamo sentirci noi di fronte a Dio e al prossimo. Come dice la Bibbia, “gli ultimi saranno i primi”. Il dito mignolo ti ricorda di pregare per te stesso.

Dopo che avrai pregato per tutti gli altri, sarà allora che potrai capire meglio quali sono le tue necessità guardandole nella giusta prospettiva.

PARROCO, QUANTO MI COSTI? Cos’è e cosa significa il “Sovvenire”

UN PO’ DI STORIA Cominciamo con un po’ di storia: - Nel 1866/1867, in piena epoca risorgimentale, in Italia avvenne la soppressione delle corporazioni religiose e i loro beni furono incamerati dallo Stato italiano.

Da allora e fino al 1984, le fonti di finanziamento della Chiesa erano 3: 1. Le offerte libere dei fedeli (come quelle raccolte durante la Messa) 2. Il finanziamento dello Stato italiano per i sacerdoti o parroci che svolgessero un servizio al cittadino (la cura delle anime) 3. Il finanziamento dello Stato italiano, attraverso le congrue, per il sostentamento dei redditi troppo scarsi, e attraverso contributi per le nuove chiese Con queste risorse si era creato un sistema di squilibrio, in cui di fatto alcuni

sacerdoti vivevano agiatamente (grazie a parrocchiani che davano offerte cospicue), altri no. Per ovviare a quest’ingiustizia, si è deciso di passare ad un nuovo sistema.

- Nel 1962, con il Concilio Vaticano II, avviene la svolta: la Chiesa viene pensata come Chiesa - comunione. Questo processo si attua nel 1984 con l’Accordo di Revisione del Concordato del ’29 (meglio conosciuto come i “Patti Lateranensi”) Dopo il 1984: 1. La principale forma di sostentamento delle necessità economiche della Chiesa spetta ai fedeli e non al Vaticano e nemmeno allo Stato italiano. (Codice di Diritto Canonico: Can. 222) 2. I fedeli possono finanziare le proprie chiese tramite tre forme: a. le offerte libere; b. le offerte deducibili; c. l’8xmille; 3. Lo Stato italiano remunera però i sacerdoti che svolgono la “ex” cura delle anime Approfondiamo meglio le nuove forme di sostentamento: a. Le offerte libere: è la forma di sostentamento più importante e anche la più conosciuta: sono le offerte che vengono raccolte direttamente in chiesa, ad esempio durante la Messa, oppure le offerte fatte per l’accensione dei lumini; b. Le offerte deducibili: dal 1989 è

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Molte volte, ci facciamo delle domande cui non sappiamo rispondere oppure lasciamo senza risposta. Tra queste, molte volte ci sono: Perché la Chiesa ha bisogno del sostegno della comunità?

Come funziona l’8xmille?

Come vengono stipendiati i parroci?

Tutte queste domande sono frecce che centrano un solo bersaglio: il Sovvenire.

Sovvenire significa aiutare, provvedere a qualcuno, ma il “Sovvenire” è la rete per il sostegno economico alla Chiesa Cattolica. Cerchiamo di scoprire assieme come funziona!

Approfondimento

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possibile fare delle offerte da indirizzare all’istituto Centrale Sostentamento Clero (I.C.S.C.), il quale rilascia una ricevuta che permette di dedurle dal proprio reddito complessivo (ai fini del calcolo dell’IRPEF), fino ad un massimo di 1032.91 € annui.

Queste offerte hanno una duplice finalità, in primo luogo sostenere l’attività dei quasi 36.000 sacerdoti diocesani; e, in secondo luogo, quello di fare un’offerta che apra gli orizzonti anche alle parrocchie più bisognose. c. L’8xmille è la forma di sostentamento di cui si sente più parlare, ma molte volte non si sa bene come funziona: Ogni anno, lo Stato italiano mette a disposizione dei contribuenti l’8 per mille del gettito complessivo dell’IRPEF (l’imposta sul reddito delle persone fisiche) per scopi “sociali o umanitari” oppure “religiosi o caritativi”, chiedendo di indicare a ciascun contribuente a chi e per quali scopi deve essere destinata. Il meccanismo è aperto: ogni confessione religiosa può stipulare accordi con lo Stato per aderire al meccanismo dell’8xmille.

La firma non comporta il pagamento di una tassa in più, perché la scelta sulla destinazione si riferisce ad una quota dell’intero gettito dell’IRPEF e non all’IRPEF personale di ognuno.

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Le due forme (offerte deducibili e 8xmille)sono perfettamente distinte, anche se cumulabili. In pratica chi sceglie di destinare l’8xmille alla Chiesa Cattolica può anche fare un’offerta a favore del sostentamento clero e viceversa.

I fondi che arrivano dall’8xmille alla Chiesa Cattolica vengono impiegati per tre finalità: - esigenze di culto della popolazione; - sostentamento del clero; - opere di carità in Italia e nel Terzo mondo.

In questi anni sono stati attivati oltre 6.000 interventi finanziati dall’8xmillealla Chiesa Cattolica, Per ogni ulteriore informazione si può fare riferimento al sito www.8xmille.it.

Abbiamo cercato di chiarire il meccanismo per la raccolta dei fondi.

Forse ora vi state chiedendo: quanti sono i sacerdoti? Come vengono stipendiati?

I sacerdoti diocesani in Italia sono 35.797 e sono uno ogni 1716 abitanti (Dati Cei 2009). Non vengono “stipendiati” perché non offrono una prestazione professionale e non c’è un datore di lavoro. I sacerdoti sono remunerati con un minimo per vivere dignitosamente e quindi non guadagnano in proporzione di ciò che fanno o rendono.

Il sistema di sostentamento del clero che ha preso il posto della vecchia congrua si regge su tre principi, stabiliti a suo tempo dal Concilio Vaticano II: 1. Tutti i sacerdoti che si dedicano al servizio della Chiesa hanno diritto ad un’equa remunerazione; 2. Spetta in primo luogo ai fedeli assicurare la remunerazione ai propri sacerdoti; 3. La remunerazione deve essere uguale per tutti coloro che si trovano nelle stesse condizioni; In base a questi principi, ad ogni prete viene assegnato un determinato numero di punti, a seconda degli incarichi svolti, dell’anzianità, ecc. Tutti i presbi-

Ora che abbiamo spiegato come funziona questo sistema, per concludere aggiungiamo due domande che si rivelano interessanti: Chi decide la ripartizione tra culto, sostentamento del clero e opere di carità dei fondi assegnati alla Chiesa cattolica?

La ripartizione dei fondi dell’8xmille assegnati alla Chiesa cattolica viene discussa e decisa in occasione dell’Assemblea Generale dei vescovi.

Dove si possono trovare il rendiconto nazionale e quelli delle diverse diocesi?

Il rendiconto a livello nazionale è pubblicato sul Notiziario della C.E.I. (www.chiesacattolica.it) mentre i rendiconti diocesani relativi all’8xmille vengono pubblicati ogni anno sui bollettini diocesani di ogni diocesi (per noi è Vita Trentina).

Per chi volesse approfondire il tema Sovvenire, ecco alcuni siti internet: www.sovvenire.it www.chiesacattolica.it don Duccio Zeni, delegato diocesano

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teri partono da una stessa base minima che è di 80 punti. Ad ogni punto corrisponde un valore periodicamente stabilito dal Consiglio permanente della C.E.I. (nell’anno 2010, il punto vale 12,36 euro, come nel 2009).

La remunerazione mensile di ciascun sacerdote sarà dunque pari al numero dei punti cui egli ha diritto, moltiplicato per il valore del punto. E’ bene ricordare poi che il clero diocesano italiano ha solo 12 mensilità. Quindi, niente tredicesima!

Il sistema si regge su due pilastri, che a loro volta poggiano sulla partecipazione dei fedeli: - l’apporto dell’ente ecclesiastico (la parrocchia): una quota pari a circa 0,0723 euro per abitante, che il parroco può trattenere per sé mensilmente dalla cassa parrocchiale.

- l’integrazione dell’Istituto Centrale Sostentamento Clero (ICSC) che è unico per tutta l’Italia e ha sede a Roma. Il suo compito è quello di colmare l’eventuale differenza tra la somma che in base ai punti spetta a ciascun sacerdote e la somma già fornita dalle altre fonti.

Approfondimento

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Approfondimento

OTTO PER MILLE E OFFERTE DEDUCIBILI

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Abbiamo chiesto al referente della Diocesi per la gestione dell’8 per mille di darci qualche indicazione su questo tipo di finanziamento della Chiesa riferito in particolar modo al sostentamento dei sacerdoti (vedi articolo: “Parroco quanto mi costi”). Ma quando firmiamo per devolvere alla Chiesa Cattolica l’8 per mille delle nostre tasse (che comunque paghiamo anche se non le destiniamo a nessuno!), sosteniamo anche tante attività. Alla fine dell’anno, arrivano molti volantini pubblicitari che invitano a fare le nostre offerte alla Chiesa Cattolica deducibili nelle Dichiarazioni dei Redditi e di firmare per l’8 per mille. Qualcuno non ci pensa e magari commenta: “chissà che fine faranno!” spinti alla perplessità dalla cattiva informazione al riguardo e da certa propaganda, talvolta ostile alla chiesa.

Sappiamo che le somme che lo Stato, attraverso la nostra firma, destina alla Chiesa, vanno a sostenere le grandi opere caritative ma anche i piccoli interventi, a volte invisibili ma indispensabili che la chiesa, attraverso le sue strutture, porta avanti svolgendo, nella maggior parte dei casi, un ruolo di supplente dello Stato e di altre organizzazioni, sopprattutto nelle problematiche sociali.

Gli stessi fondi vanno in parte a sostenere le strutture delle nostre Parrocchie. Al riguardo abbiamo una bellissima notizia che risponde alla domanda posta poco sopra. Il mese scorso, l’Arcidiocesi di Trento ci ha comunicato che ha concesso un contributo straordinario alla Parrocchia di Ceniga di 45.000 € dalle somme che ha a disposizione dell’8 per mille. Abbiamo già ricevuto il bonifico che è andato ad azzera-

re, insieme ai risparmi degli ultimi tre anni e alle varie offerte di privati e del Comitato Santi Pietro e Paolo, il debito (65.000) che Ceniga aveva con la Parrocchia di Dro, ultimo residuo dei lavori di restauro della Chiesa Parrocchiale. Abbiamo avuto garanzia che verrà concesso un contributo dallo stesso fondo direttamente da Roma anche alla Parrocchia di Dro per l’imminente restauro della Chiesa dei Santi Sisinio, Martirio e Alessandro (a breve conosceremo la somma). Non aggiungiamo altro se non l’invito a tener conto di queste possibilità per sostenere le attività e le strutture delle Parrocchie (queste somme concesse dimostrano che i soldi ritornano alla gente…) e un ringraziamento alla Cei e alla Diocesi per averci dato questi aiuti che, senza dubbio, permettono di affrontare con maggiore serenità anche il momento difficile che la nostra società sta vivendo. Infatti, senza la preoccupazione eccessiva per i debiti, ci si può dedicare con più generosità alle cose importanti: l’annuncio, la preghiera e la carità.

“Venne nel mondo la luce vera quella che illumina ogni uomo...” dal Vangelo di Giovanni

La Luce della Pace non ha solo un significato religioso, ma traduce in sé molti valori civili, etici, morali accettati anche da chi non pensa di condividere una fede. Perciò accogliamo coloro che vorranno partecipare alla distribuzione anche se non cristiani, purché condividano i valori di Pace e Fratellanza che la Luce della Pace porta con sé.

...da Betlemme a Dro La Luce della Pace Accogliamola insieme nella notte di Natale nella chiesa di Dro Facciamoci “portatori di luce” diffondendola nella Comunità, nei gruppi, nei luoghi di lavoro e sofferenza, con l’invito di tenerla accesa quanto più a lungo possibile non solo nella propria casa e nei luoghi del vivere, ma soprattutto nei cuori di ogni uomo.

Porta con te nella Santa Messa di Natale una candela per poter accendere nella tua casa “La Luce di Betlemme”.

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Nella Chiesa della Natività a Betlemme vi è una lampada ad olio che arde perennemente da moltissimi secoli, alimentata dall’ olio donato a turno da tutte le Nazioni cristiane della Terra.

La storia della Luce di Betlemme nasce dal coinvolgimento dello scoutismo austriaco ad un’iniziativa di beneficenza, “Lichts in Dunkel “ - Luce nel buio, che da Linz porta la luce della grotta di Betlemme in tutta l’Austria, mettendo così in pratica uno dei punti chiave dello scoutismo, l’amore per il prossimo espresso nella “Buona Azione” quotidiana.

Di anno in anno è cresciuta la partecipazione e l’entusiasmo per la consegna della “Luce della Pace” tramite i Gruppi Scout in Europa.

Nel 1996 c’è stata in Italia la prima distribuzione a livello nazionale della Luce della Pace, similare a quanto avviene in Austria, utilizzando il mezzo ferroviario per una staffetta di stazione in stazione: la Luce in quell’anno ha toccato oltre 100.000 persone, 5000 scout, 48 città e paesi.

La luce della Pace va diffusa a più gente possibile: ricchi e poveri, colti e ignoranti, bianchi e neri, religiosi ed atei. La Pace è patrimonio di tutti e la Luce deve andare a tutti. Si vorrebbe che la luce della Pace arrivasse in special modo nei luoghi di sofferenza, ai gruppi di emarginati, a coloro che non vedono Speranza e futuro nella vita.

L’occasione della distribuzione può essere occasione di Buone Azioni.

Luce di Betlemme

Luce della Pace di Betlemme

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27 aprile 2014

LA CANONIZZAZIONE DI GIOVANNI XXIII E DI GIOVANNI PAOLO II

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Tutti siamo stati coinvolti nel grande evento che è stato celebrato il 27 aprile 2014 da Papa Francesco (con la presenza del Papa Emerito Benedetto XVI) con l’iscrizione nell’albo dei santi di due tra i papi più amati del secolo scorso, Papa Giovanni XXIII e Papa Giovanni Paolo II: un momento storico unico, forse irripetibile.

Riportiamo alcuni brevi passaggi dell’omelia di Papa Francesco: “San Giovanni XXIII e san Giovanni Paolo II hanno avuto il coraggio di guardare le ferite di Gesù, di toccare le sue mani piagate e il suo costato trafitto.

Non hanno avuto vergogna della carne di Cristo, non si sono scandalizzati di Lui, della sua croce; non hanno avuto vergogna della carne del fratello (cfr Is 58,7), perché in ogni persona sofferente vedevano Gesù. Sono stati due uomini coraggiosi, pieni della libertà dello Spirito Santo, e hanno dato testimonianza alla Chiesa e al mondo della bontà di Dio, della sua misericordia. Sono stati sacerdoti, vescovi e papi del XX secolo.

Ne hanno conosciuto le tragedie, ma non ne sono stati sopraffatti. Più forte, in loro, era Dio; più forte era la fede in Gesù Cristo Redentore dell’uomo e Signore della storia; più forte in loro era la misericordia di Dio che si manifesta in queste cinque piaghe; più forte era la vicinanza materna di Maria.

In questi due uomini contemplati-

vi delle piaghe di Cristo e testimoni della sua misericordia dimorava «una speranza viva», insieme con una «gioia indicibile e gloriosa» (1 Pt 1,3.8).

La speranza e la gioia che Cristo risorto dà ai suoi discepoli, e delle quali nulla e nessuno può privarli. La speranza e la gioia pasquali, passate attraverso il crogiolo della spogliazione, dello svuotamento, della vicinanza ai peccatori fino all’estremo, fino alla nausea per l’amarezza di quel calice.

Queste sono la speranza e la gioia che i due santi Papi hanno ricevuto in dono dal Signore risorto e a loro volta hanno donato in abbondanza al Popolo di Dio, ricevendone eterna riconoscenza”.

LA BEATIFICAZIONE DI

PAPA PAOLO VI

A distanza di sei mesi dalla doppia canonizzazione di Roncalli e Wojtyla, il papa regnante e il predecessore si sono dunque ritrovati insieme il 19 ottobre per rendere gloria a un altro loro predecessore: Papa Paolo VI. Nell’omelia della Celebrazione di Beatificazione Francesco, ha ricordato come Paolo VI sia stato un “coraggioso cristiano” e un “instancabile apostolo”. E a papa Montini, ha detto ancora Bergoglio, “oggi

non possiamo che dire una parola tanto semplice quanto sincera: grazie!”. Un grazie, ha specificato, interrotto dagli applausi e rivolgendosi idealmente al nuovo Beato, per “la tua umile e profetica testimonianza di amore a Cristo e alla Chiesa”.

“Nelle sue annotazioni personali, ha continuato Francesco durante l’omelia, il grande timoniere del Concilio, all’indomani della chiusura dell’Assise conciliare, scrisse: «Forse il Signore mi ha chiamato e mi tiene a questo servizio non tanto perché io vi abbia qualche attitudine, o affinché io governi e salvi la Chiesa dalle sue presenti difficoltà, ma perché io soffra qualche cosa per la Chiesa, e sia chiaro che Egli, e non altri, la guida e la salva» (P. Macchi, Paolo VI nella sua parola, Brescia 2001, pp.

120-121). In questa umiltà risplende la grandezza del Beato Paolo VI che, mentre si profilava una società secolarizzata e ostile, ha saputo condurre con saggezza lungimirante - e talvolta in solitudine - il timone della barca di Pietro senza perdere mai la gioia e la fiducia nel Signore”.

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Santi

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Uno di noi

Il ricordo

Don Sergio Il 2 novembre 2014 ricorre il 30° anniversario della morte, avvenuta all’età di 38 anni, di don Sergio Zandonatti, parroco di Drena dal 1979 al 1984.

Con entusiasmo, intelligenza e passione si è dedicato alla sua missione sacerdotale nella parrocchia occupandosi, in modo particolare dei giovani, con i quali aveva instaurato un buon rapporto di amicizia e collaborazione.

Vogliamo meditare due frasi prese dal suo testamento spirituale.

“Non si pianga, perché Dio è amore”.

“Prego perché la mia vita e le mie prove servano per il risveglio di vocazioni di particolare consacrazione”.

Nel giorno dell’anniversario, nella Santa Messa sul Cimitero a Drena, è stato ricordato don Sergio.

Comunità

La sua vita è stata testimonianza di una fede incrollabile che lo ha sostenuto nei momenti più difficili e ne ha illuminato il cammino.

Il dolore come espressione della fragilità umana che diventa comprensione, compassione e condivisione sublimandosi in amore.

Rimane nel nostro ricordo il suo sostegno morale, l’incoraggiamento a superare le esperienze negative che ci rendono migliori e più forti, e quindi che dobbiamo accogliere come dono.

Carissimo don Sergio, vogliamo dirti “grazie”, un grande grazie, infinito, che viene dall’anima e chiederti di vegliare su tutti noi che ti sentiamo ancora spiritualmente tanto vicino.

Giovanna

Don Renzo Flessati Salesiano di Dro

avere buone attitudini allo studio ed è per questo che don Attilio Angelini, salesiano di Dro, lo portò con sé a Tolmezzo affinchè potesse frequentare la scuola media.

La vita con i salesiani a Tolmezzo lo conquistò. Sentì un vero amore per don Bosco e Maria Ausiliatrice e pian piano maturò l’idea di consacrarsi tutto al Signore come figlio di don Bosco: emise la sua prima professione religiosa il 16 agosto 1942, mentre venne ordinato sacerdote il 29 giugno 1953.

Inizia così una intensa attività di insegnamento e di educazione dei giovani in numerose case salesiane. Dal 1960, quasi ininterrottamente visse ed insegnò al collegio don Bosco di Pordenone.

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Nell’antivigilia di Natale del 2013 sono state celebrate le esequie di don Renzo Flessati. Il Mistero del Verbo incarnato a cui ha creduto, a cui ha cercato di conformarsi nella consacrazione religiosa (71 anni di professione) e che ha servito nel ministero sacerdotale (63 anni di sacerdozio), ora lo contempla nella Chiesa Celeste.

Nella congregazione dei salesiani, ha educato generazioni di giovani curandone la preparazione culturale e la dirittura morale.

Renzo Domenico Giordano, nacque a Dro il 6 novembre 1924 e fu battezzato il 9 novembre. Il papà Geremia lavorava nella società idroelettrica Scac di Mori e ogni giorno faceva 40 km in bicicletta per andare al lavoro.

Per questo, dopo qualche anno, la famiglia si trasferì a Mori.

Nella famiglia numerosa, lui e sei sorelle, caratterizzata da un‘educazione alla fede che nasceva dalle parole e dall’esempio della mamma Lucia Matteotti, cresce in serenità.

Don Renzo spesso ricordava come la mamma, passando davanti alla Chiesa del paese, lo invitava a togliersi il cappello e a mandare “un basin alla Mamma Bella” e concludeva ricordando: “ancora oggi, passo spesso in chiesa per qualche minuto più volte al giorno”.

La fede appresa nell’infanzia rimase patrimonio fin nell’età più matura.

Fin da piccolo, dimostrava di

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I suoi allievi lo ricordano come un professore piuttosto pretenzioso, quasi rigido. Esponeva con precisione e scrupolosa preparazione, ma era altrettanto esigente nel pretendere dai suoi allievi.

Però nei suoi confronti c’era un’incondizionata ammirazione e persino venerazione.

Amante dei classici greci e latini, secondo il dire di un ex allievo, “don Renzo non ha trasmesso soltanto tante nozioni, ma sensibilità, metodo, passione per il sapere ed era esemplare nella serietà e nell’impegno”.

Dopo 47 anni di insegnamento, nel 2000 arrivò anche per don Renzo il momento del distacco dalla scuola. Ma

rimaneva in contatto con gli studenti.

Nel periodo successivo si rese disponibile per il ministero della confessione che portava avanti con finezza d’animo.

Dal 2007 la salute iniziò a venir meno tanto da essere trasferito nel 2010 nella casa di Castello di Godego, dove morì serenamente il 21 dicembre 2013.

Siamo grati al Signore per aver donato alla nostra comunità la Vocazione di don Renzo. Il suo servizio alla Chiesa e in particolare alla famiglia Salesiana, è un dono per la sua comunità di origine.

Dal Cielo interceda e faccia sorgere ancora nella Parrocchia di Dro, vocazioni alla vita sacerdotale e religiosa.

Parrocchia “S. Martino” Piazza Bombardelli, 2 - 38074 Drena - C.F. 93003180226 Per offerte o donazioni Cassa Rurale Valle dei Laghi IBAN: IT85 A081 3234 7590 0033 0302 449 Parrocchia “Ss Pietro e Paolo” Piazza San paolo, 2 - 38074 Ceniga – Dro - C.F. 93003400228 Per offerte o donazioni Cassa Rurale Alto garda IBAN: IT55 U080 1634 7600 0000 1043 548 Parrocchia “dell’Immacolata” Via Cesare Battisti, 7 - 38074 Dro - C.F. 933993140220 Per offerte o donazioni Cassa Rurale Alto Garda IBAN: IT80 O080 1634 7600 0000 1020 938

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Buon Nzioanteale dalla reda del Bollettino

Nuove voci per il Coro S. Sisinio La costituzione di una sezione di Voci Bianche

importante per la realtà canora di Dro, che festeggia proprio quest’anno il 25° anno di fondazione.

Tutti i componenti del coro S.Sisinio hanno ben gradito e apprezzato la nascita di questa nuova realtà. Cantare insieme per creare sintonia e unità pur nella diversità d’età è segno di piena armonia...non solo musicale! Cantare diventa così un modo per condividere la stessa emozione, la stessa passione e per crescere insieme in un cammino di fede.

L’attività amatoriale del Coro sia per grandi che per piccini, è aperta a chiunque voglia dare un contributo con la propria voce alle animazioni liturgiche: il Coro S.Sisinio si ritrova per le prove settimanali il mercoledì alle 20.30 presso i locali dell’oratorio, mentre la sezione Voci Bianche si prepara la domenica dopo la S. Messa delle 10.30.

Mettetevi in gioco insieme a noi con l’arte del canto e della musica!

Vi aspettiamo!”

Comunità

Dopo l’esordio al Concerto dell’Immacolata l’8 dicembre scorso e la partecipazione alla Messa al Santuario delle Grazie il giorno dell’Epifania, il coro Voci Bianche S.Sisinio di Dro ha animato, nel corso dell’anno, altre importanti celebrazioni liturgiche: la Messa solenne nel giorno della S.Pasqua in parrocchia, la S.Messa il giorno 15 agosto, Festa di Maria SS. Assunta, nella chiesa di Luserna e in ottobre la celebrazione per la Festa degli anziani della nostra comunità. In queste occasioni le bambine del coro hanno potuto cantare davanti a tanti fedeli ed essere partecipi all’animazione della S. Messa e ancor più alla lode per il Signore con alcuni nuovi canti imparati e preparati appositamente per le varie celebrazioni.

La partecipazione a Luserna insieme al Coro S.Sisinio, inoltre, è stata anche un’opportunità per creare un momento conviviale con le bimbe e le loro famiglie, organizzando una gita culturale e ricreativa. La costituzione di una sezione di Voci Bianche, nasce concretamente da un’idea, da tempo espressa anche al Consiglio Pastorale, sostenuta dalla maestra Angela Trenti e dall’organista Toccoli Antonella, di avviare un percorso di approfondimento vocale e corale per bambini/e che desiderino imparare ad usare la propria voce in modo armonioso. Questo progetto prende il via anche dall’esigenza di ampliare la grande famiglia del Coro Parrocchiale, tanto che, inizialmente sono state coinvolte figlie e nipoti dei coristi stessi e ora rappresenta un traguardo

Novità “piccole”

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dal doss al doss de corsa 30 anni di vita

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Nel 1983 alcuni giovani volontari della Parrocchia di Dro chiesero all’allora Parroco don Guido Ruele di poter far rivivere l’Oratorio ricavando una sala ricreativa al piano terra del vecchio oratorio nel locale ormai adibito a magazzino che fu da prima bar dell’oratorio, quando la sala Cinema era funzionante, e poi biblioteca comunale. Con l’aiuto prezioso di Amedeo Santini e di Nilo Trenti, i giovani si rimboccarono le maniche svuotando il locale e rimettendolo a nuovo per poi attrezzarlo con giochi da tavolo, calcetto, pin pong e alcuni videogiochi. Creato quindi un luogo di ritrovo, nacque un bel Gruppo Giovani Oratorio che diede inizio a varie attività di animazione anche per i più piccoli.

Nell’autunno del 1984, durante gli incontri del fine settimana all’Oratorio, si progettavano le varie attività da svolgere nel periodo invernale e primaverile. Fra queste ci si pose la domanda su cosa potevano fare i giovani per valorizzare la tradizione del Colle di S.Abbondio, nel giorno del lunedì dell’Angelo (tradizionale picnic di pasquetta sul colle) in modo che tutta la comunità si sentisse più vicina durante la salita al colle per la S.Messa e il picnic. Nacque l’idea di organizzare una corsa podistica, che arrivasse sul Colle di S.Abbodio, così da coinvolgere ancora di più la comunità di Dro a partecipare a questa tradizione sul doss. Il problema era come fare ad organizzare una marcia non competitiva senza alcuna esperienza in materia. A questo venne in aiuto l’amico Claudio Tavernini, dell’Atletica Clarina Trento, che ci diede tutte le dritte per un’organizzazione accurata e precisa.

Cosa laboriosa fu la scelta del percor-

so che doveva essere sia su strada che campestre, pianeggiante, ma non troppo, che coinvolgesse i paesi di Dro e Ceniga, senza però invadere troppo la viabilità. Dopo lunghe ricerche si arrivò a mettere su carta il percorso: partenza dal colle di S.Abbondio, passaggio davanti all’Oratorio di Dro, Piazza Repubblica, davanti alla Chiesa Immacolata, Via Segantini, davanti all’ex Asilo (allora abitazione delle Suore di Maria Bambina, oggi “Cassa Rurale Alto Garda”), Via S.Antonio, davanti alla Chiesa del Santo, Via Riccardo Zandonai (bocciodromo e incrocio ex Farmacia), per proseguire sulla strada comunale fino in Piazza a Ceniga, davanti alla Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, Via al Ponte, davanti all’ex Molino, si attraversa il Ponte Romano, proseguendo per la stradina sterrata di Campagnola, per arrivare al ponte sul Sarca di Dro (ex casa cantoniera) e proseguire fino ai piedi del Colle di S.Abbondio.

La lunghezza del percorso, di metri 8.200, non è stata di facile misurazione (in macchina, in motorino, in bicicletta e a piedi con la ruota metrica stradale) e approvazione (percorsa più volte di corsa anche da atleti esperti). In questi trent’anni di attività solo in alcune occasioni è stato variato il percorso della corsa (rifacimento fognature, posa metanodotto e rifacimento Piazza Dro) sempre mantenendo la stessa lunghezza ed andamento.

Dopo la scelta del percorso, cosa non facile, era trovare il nome giusto per la manifestazione, un nome facile che doveva rimanere impresso nella mente.

E una domenica, durante le attività pomeridiane all’Oratorio, mentre si di-

metteva molto bene per il giorno dopo.

7 aprile 1985, lunedì dell’Angelo, giorno della corsa.

Alle ore 6.00, ci si ritrovava all’oratorio con una pioggia torrenziale e sepure avviliti e non preparati a questo, si decise di portare a termine quest’avventura riparandosi dalla pioggia sotto il capitello ai piedi del dosso di S.Abbondio; da prima per ultimare le iscrizioni, poi per il ristoro e infine per le premiazioni.

Eravamo avviliti, certi che nessuno si sarebbe presentato per la corsa. Con grande stupore già alle ore 7.30 i primi concorrenti si presentarono al banco di iscrizione; alle ore 9.00 ci furono ben 150 corridori pronti alla partenza.

Dato il via , dopo nemmeno 25 minuti, il primo concorrente era già sul rettilineo di arrivo al dosso di S.Abbondio: il nostro concittadino Bertazzoli Paolo si aggiudicava il primo Trofeo “S.Abbondio/Matteotti-Curati” e così anche per le successive 10 edizioni, stabilendo il record di percorrenza della corsa, ancora oggi imbattuto, alla distanza di trent’anni.

Dopo questa prima esperienza del Gruppo Giovani Oratorio, nata quasi per scherzo, ne seguirono ben altre 29, fino ad oggi, grazie all’impegno dei giovani (con l’aiuto di alcuni adulti) che man mano, in trent’anni, si sono passati il testimone del Gruppo Giovani dell’Oratorio oggi diventato “Gruppo Giovani Oratorio Dro Ceniga Drena”, grazie alla collaborazione tra le tre parrocchie sotto la guida dello stesso Parroco, don Stefano Anzelini.

Oggi questa manifestazione porta al Colle di S.Abbondio oltre 800 concorrenti fra giovani, famiglie, gruppi e atleti.

Un grazie di cuore a tutti da parte degli ex Giovani del Gruppo Oratorio del 1983.

Alfredo

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scuteva su questo argomento, il maestro Vittorio Leoni ci diede l’idea giusta: “se la corsa parte dal colle di S.Abbondio e vi ritorna, in poche parole vuol dire che si va dal Colle al Colle di Corsa e quindi, se vogliamo dirlo in dialetto di Dro - dal doss al doss de corsa -“ . L’idea piacque immediatamente a tutti e così si diede ufficialmente il nome alla corsa: dal doss al doss de corsa, marcia non competitiva di Km 8,200.

Si proseguì con l’organizzazione per i ristori all’arrivo e a metà percorso, per i controlli di sicurezza ad ogni incrocio e si prepararono le iscrizioni le quali vennero distribuite in tutti i bar dell’Alto Garda fino a Limone e Malcesine.

Cosa impegnativa fu trovare i finanziamenti per organizzare i premi da dare a tutti i partecipanti e ai vincitori. A questo risposero bene il Comune di Dro, i negozianti e artigiani di Dro e alcuni concittadini che, visto il grande entusiasmo di un gruppo di giovani che si impegnavano per fare qualche cosa per la Comunità, contribuirono generosamente per l’acquisto delle coppe e trofei. Si raccolsero sponsor in tutta la Busa arrivando a premiare: tutti i partecipanti che avranno ultimato l’intero percorso; i primi 25 uomini; le prime 15 donne; il concorrente e la concorrente più anziani; il bambino e la bambina più giovani; la famiglia più numerosa e i primi 5 gruppi più numerosi.

Dopo mesi di preparazione, si avvicinava ormai il giorno della corsa: il Sabato Santo si prepararono all’Oratorio tutti i premi e l’occorrente per i ristori; si misero le indicazioni sul percorso e si caricarono i potenti mezzi allora a disposizione (utilizzando un’ape e un motocoltivatore) con tavolini, sedie e attrezzature varie.

La sera della Domenica di Pasqua, si fece un giro del percorso per controllare se tutto era in ordine e si raccolsero le iscrizioni. Era una sera stellata che pro-

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I nostri luoghi sacri

Drena - Il capitello del Crocifisso

EL CROCiFISS dai scritti di don Alberto Bombardelli a cura di S. Matteotti Nella parte alta del paese di Drena, in un’ambiente verde di campagna, si presenta un piccolo edificio adibito a nobile residenza di un crocifisso. I nostri padri costellavano i campi e i crocicchi di capitelli o di croci. Anch’essi erano dei punti luminosi che elevavano le anime della terra di un lavoro duro e ingrate verso il cielo. Ecco uno di questi capitelli denominato “el Crocifiss” 1.

Nell’Anno Giubilare del 2000, riappare il vecchio e splendido crocifisso rivestito a festa. Fu piazzato in questo verde crocevia da Domenico Bombardelli detto “Moz” nel lontano 1902, forse per un voto. Il tempo gli ha tolto tutta la primitiva bellezza lasciando leggermente sfumata la soavità del suo volto.

Provvidenzialmente un gruppo di volontari con un cantiere in miniatura e ore e ore di lavoro ridiede al Venerato Crocifisso lo splendore di prima.

Per anni tanta gente di Drena e dei

masi, o prima o dopo il lavoro dei capi, si fermava per dire un grazie al Signore e chiedere la forza di superare le difficoltà della vita.

Riprendiamo anche noi la bella abitudine di sostare ancora davanti a Gesù mandandogli un bacio, ce lo chiede sommessamente. Lui risponderà con un sorriso. Portiamogli fiori, alle corolle consegneremo le nostre richieste per il Cielo2.

Don Alberto Bombardelli, custode della storia di Drena, scrive nel suo libro3 riferendosi “al Crocifiss”: Questa pagina, scritta col cuore, non passi inosservata, rileggiamola nei momenti di calma; ci dirà tante cose e specialmente le dirà a coloro che, da anni non vedono la cara Drena. Il pensiero al paese natale, in certe ore buie della vita, può essere una piccola luce ma sufficente per indicare la strada, per sollecitare un ritorno, per suscitare la speranza; comunque è sempre una grazia di Dio. La crocifissione di Gesù, con la sua conseguente morte, è l’evento finale della vita terrena di Gesù. Questo avvenimento, insieme con la Risurrezione da morte dopo tre giorni, è considerato dai Cristiani l’evento culminante della storia umana e della storia della

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1 Don A. Bombardelli - Drena, Madonna di Fatima, 1943-1983.Le oasi dell’anima della nostra Drena Domenico Bombardelli

Testo di don A. Bombardelli tratto dal quadro ricordo presso “el Crocifiss”, 2000.

2/3 Don A. Bombardelli - Drena, Madonna di Fatima, 1943-1983. Le oasi dell’anima della nostra Drena 1

« Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti. Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca »

I nostri luoghi sacri

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(Isaia 53, 6-7)

tà, è fondamentale, poiché la nascita del Cristianesimo rappresenta di fatto un agente culturale di enorme influenza nella storia. Inoltre, il segno formale stesso della crocifissione, la croce, è diventato un simbolo di cui tuttora si fa ampio uso presso le culture di derivazione cristiana.

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salvezza - in quanto in esso si compie la redenzione da parte di Dio degli uomini, che, con il peccato originale, si erano preclusi la salvezza e la beatitudine eterna.

L’evento è descritto in tutti i Vangeli canonici. Il ruolo della crocifissione di Gesù nella cultura della Cristiani-

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APPUNTI DEL BISNONNO GIOVANNI QUARTA ED ULTIMA PARTE “Luglio 1 (ore 3 3/4 si suona l’Ave Maria) La Dotrina cristiana viene sospesa nel mese in cui i bacchi mangiano a furia”.*

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*Perché sospendere la dottrina? Quando i bachi mangiano a furia vuol dire continuare a fornire al bruco “foie de morèr”, ovvero foglie di gelso perché il momento è delicato e tutto dipende dall’approvvigionamento del cibo per una buona produzione di bachi da seta e quindi di conseguenza una buona entrata. Questo continuo bisogno di foglie metteva tutti in movimento, anche i ragazzi e i bambini.

Da un opuscolo della fine degli anni Venti (“L’allevamento del baco da seta – Consiglio Provinciale dell’economia Trento – Istituto bacologico – Estratto dall’ Almanacco Agrario 1928) ecco per rendersi conto di come dovevano essere le foglie di gelso da somministrare ai bachi: “La foglia di gelso sia delle siepi come dei gelseti a prato od a ceppaia, la quale ordinariamente si mantiene sempre più tenera e più morbida, deve essere somministrata ai bachi nelle prime età, mentre per l’ultima si deve preferire quella d’alto fusto. La foglia selvatica poi si deve impiegare finché è tenera, poiché quando è matura appassisce presto, diventa troppo dura ed il baco la rifiuta.

Si procuri che sia raccolta al mattino dopo lo spuntar del sole e sia scomparsa la rugiada, od alla sera e mai nelle ore troppo calde. Dev’essere somministrata ai bachi asciutta, fresca, non riscaldata, non fermentata, non appassita, non bagnata, conservata in locali freschi ed asciutti. Se la stagione fosse fredda ed

umida oltre che asciugarla prima di somministrarla ai bachi, bisogna temperarla, cioè portarla per qualche ora alla temperatura ambiente degli stessi, potendo correre diversamente il pericolo di rovinare l’allevamento. Quanto più l’alimento è sano e perfetto sotto ogni riguardo, tanto meglio il baco lo digerisce, ne trae vantaggio e con questo, forza e sviluppo maggiore. Se è dannoso il solfato di rame nella foglia è dannosissimo il tabacco da fiuto e l’estratto di tabacco. Non è raro il caso che dando questa soluzione ai meli in primavera, il vento ne trasporti anche ai gelsi vicini. I bachi alimentati con tale foglia, si rigonfiano la testa ed emettono dalla bocca un umore liquido. Si deve in questo caso elevare la temperatura a 20 gradi Reaumur e lasciarli per 24 ore digiuni. Si provocherà così il vomito in modo che riprendano poi i pasti e ritornino normali.

La quantità di foglia che in via approssimativa può consumare un’oncia di bachi nelle diverse età sarebbe: 1.a età circa kg. 5 2.a età circa kg. 15 3.a età circa kg. 70 4.a età circa kg. 200 5.a età circa kg. 870 Abbiamo rilevato essere buona pratica somministrare la foglia tagliata almeno fino alla terza e magari fino alla quarta età. I bachi mangiano regolarmente tanto di giorno quanto di notte ed è proprio un grave errore il credere che fra un pasto e l’altro o di notte, abbiano bisogno di riposo! Non si può, né si deve assolutamente stabilire il numero dei pasti, che varia in relazione alla fase

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di sviluppo del baco, alla temperatura ambiente, allo stato dell’atmosfera, alla temperatura esterna, alla qualità della foglia, ecc. ecc.”.

Se gli adulti erano occupati nell’allevamento dei bachi così complicato, erano i ragazzi ed i bambini che dovevano procurare tutti questi chili di foglie e allora anche la Chiesa, che riteneva un momento importante quello della produzione dei bachi da seta, sospendeva temporaneamente la Dottrina Cristiana in questo periodo delicato della coltivazione.

“Agosto 1 Dal perdon d’Asisi *dopo il Vespro si fa la processione per l’acquisto dell’Indulgenza”. *PERDONO DI ASSISI – Dal mezzogiorno del 1° agosto alla mezzanotte del 2 Cos’è il Perdono d’Assisi?

“Una notte dell’anno del Signore 1216, Francesco era immerso nella preghiera e nella contemplazione nella chiesetta

della Porziuncola, quando improvvisamente dilagò nella chiesina una vivissima luce e Francesco vide sopra l’Altare il Cristo rivestito di luce e alla sua destra la sua Madre Santissima, circondati da una moltitudine di Angeli. Francesco adorò in silenzio con la faccia a terra il suo Signore! Gli chiesero allora che cosa desiderasse per la salvezza delle anime. La risposta di Francesco fu immediata: ”Santissimo Padre, benché io sia misero e peccatore, ti prego che a tutti quanti, pentiti e confessati, verranno a visitare questa chiesa, conceda ampio e generoso perdono, con una completa remissione di tutte le colpe”.

“Quello che tu chiedi, o frate Francesco, è grande – gli disse il Signore- , ma di maggiori cose sei degno e di maggiori ne avrai. Accolgo quindi la tua preghiera, ma a patto che tu domandi al mio vicario in terra, da parte mia, questa indulgenza”.

E Francesco si presentò subito al Pontefice Onorio III che in quei giorni

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I Fratelli Angeli: Giulia e Giuseppe “el Bepi sacristan”

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si trovava a Perugia e con candore gli raccontò la visione avuta. Il Papa lo ascoltò con attenzione e dopo qualche difficoltà dette la sua approvazione.

Poi disse: “Per quanti anni vuoi questa indulgenza?”. Francesco scattando rispose: “Padre Santo, non domando anni, ma anime”. E felice si avviò verso la porta, ma il Pontefice lo chiamò: “Come non vuoi nessun documento?”.

E Francesco: “Santo Padre, a me basta la vostra parola! Se questa indulgenza è opera di Dio, Egli penserà a manifestare l’opera sua; io non ho bisogno di alcun documento, questa carta deve essere la Santissima Vergine Maria, Cristo il notaio e gli Angeli i testimoni”. E qualche giorno più tardi insieme ai Vescovi dell’Umbria, al popolo convenuto alla Porziuncola, disse tra le lacrime: “Fratelli miei, voglio mandarvi tutti in Paradiso!”.

CONDIZIONI PER RICEVERE L’INDULGENZA PLENARIA DEL PERDONO D’ASSISI (per sé o per i defunti) Confessione sacramentale (negli otto giorni precedenti o seguenti); Comunione Eucaristica; Visita ad una Chiesa Francescana o alla Chiesa Parrocchiale, con la recita del Credo e del Padre Nostro; Preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice; Disposizione d’animo che escluda ogni attaccamento al peccato.

“Agosto 15 L’Assunzione di Maria S.S. festa di Ima classe”

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“Sacro Cuor La IIIa Domenica d’agosto festa solene per l’aniversario della fondazione Istituzione della Ven.le Confraternita del S.S. si soleniza con un triduo di preparazione. E questo triduo se lo comincia il giovedì antecedente alle ore 7 ½ pomeridiane coll’esposizione del Ven.le . Il Venerdì e il Sabato egualmente. Ed al Vespro di detta festa si fa l’esposizione”.

“Settembre 8 Si suona l’ave 4 ¼. La Natività di Maria S.S. Messa in terza coll’esposizione della Reliquia. Dopo il Vespro si canta le Litanie Lauretane. Nelle altre Domeniche di 7bre omnia de more (tutto secondo l’uso) “Si fa campanò“ “Ottobre 1° Si suona l’ave 4 ¾ Nella 1a Domenica il S.S. Rosario festa solenne Ia classe Si attaca alla corona il Padiglione e se lo lassia fino dopo la consacrazione. Al Vespro solenne poi segue la processione colla statua della Madona e Reliquia”.

“Ottobre 4 St. Francesco messa in terzo e poi S il Te Deum colla benedizione del S.S.” “Novembre 1° Si suona l’ave 5 ½ Col 1° di 9bre giorno d’ogni Santi incomincia l’orario Invernale. La messa cantata alle ore 9 ½. Solenne. Subito dopo pranzo devo preparare il Catafalco (sostegno costituito da un doppio cavalletto, coperto di drappi, su cui si depone il feretro durante le esequie) per vespri dei morti.

Dopo il vespro e poi subito processionalmente al campo Santo. E al crepuscolo si incomincia il mese del S.S. Rosario coll’Esposizione del Venerabile”.

“9bre 2 Si suona l’ave alle ore 41/2 giorno dei morti si cantano i 3 noturni *la messa e la segnatura fino fuori dalla Chiesa”. *Il notturno è una parte della preghiera della Chiesa che viene recitata, e cantata, la notte o il mattino molto presto e fa parte della Vigilia (o Mattutino, ora Lodi mattutine) nell’Ufficio delle letture. I Notturni costituiscono una delle più antiche ed ampie parti della Liturgia delle ore nei conventi.

L’effettiva successione dei canti fu fissata per iscritto nel VI° secolo da San Benedetto ed è ancora valida oggi.

Prima del primo Notturno vi è un breve canto, l’Invitatorio, collegato al passo biblico del Libro dei Salmi (95). Dopo

“All’apertura delle scuole prima della IIa messa si cantano il Veni Creator Spirito”.

Qui finiscono gli appunti e l’anno liturgico che avevamo iniziato con il triduo di preparazione alla festa patronale dell’Immacolata (vedi bollettino n° 2 – anno XXVIII – Natale 2012). Dopo il mio bisnonno, ma non di seguito negli anni, anche due dei suoi figli hanno svolto il servizio di sacrestano: Giuseppe (ci sarà qualcuno che ricorda ancora “el Bepi sacristan”) e sua sorella Giulia che gli dava una mano soprattutto per quel che riguardava le pulizie della Chiesa. Per un periodo si occupava anche della preparazione delle ostie che servivano per le S. Messe. Per i fiori e gli arredi sacri c’erano già nella nostra comunità le suore. A costo di ripetersi ancora un grazie grande a chi ha svolto, svolge e svolgerà questo prezioso servizio alle nostre comunità. GRAZIE!!!!

In fondo al suo manuale ha annotato le tariffe delle celebrazioni (obiti) a seconda della classe (prima, seconda o terza classe).

Elvira Angeli

un inno corrispondente del Calendario liturgico seguono tre salmi con relative antifone e lunghe letture dalle Sacre Scritture e dei Padri della Chiesa con responsorio. Dopo il terzo notturno viene cantato il Te Deum.

Già dal primo secolo si riunivano regolarmente i cristiani per cantare insieme inni di preghiera e salmi nella tradizione dell’Antico Testamento. Nel periodo delle persecuzioni essi potevano riunirsi solo nella notte della Domenica.

Dopo il riconoscimento ufficiale della religione cristiana da parte di Costantino il Grande, nel quarto secolo, le cosiddette vigiliae poterono essere cantate all’alba di ogni giorno.

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18-19 ottobre 2014

Le catechiste hanno proposto ai bambini e ai loro genitori questa uscita per creare un momento diverso dal solito “incontro” nell’aula dell’oratorio, per approfondire un rapporto che in questi momenti “speciali” diventa più vicino, più carico di entusiasmo, di positività, di verità. Siamo saliti a Baita Cargoni il pomeriggio del sabato e siamo tornati a Dro la domenica per partecipare alla S. Messa delle 18.00, inizio ufficia-

le dell’anno catechistico. Ci hanno accompagnato in questa esperienza quattro genitori (tre mamme e un papà) per aiutarci nel preparare i pasti e a fare tante altre cose necessarie alla tranquillità di tutti. Anche per noi adulti è stata un’occasione per conoscerci. Il Signore ci ha donato due giorni di tempo bellissimo, ci ha custoditi e siamo tornati a casa con il cuore pieno di gioia.

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Inizio catechesi per la V elementare a Baita Cargoni a Passo S. Giovanni

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La filodrammatica nel 1964 rappresentò l’operetta

LA FONTE PRODIGIO Sono trascorsi 50 anni

Era stata un’idea dell’allora cappellano Don Luigi Dalprà, prete di grande entusiasmo e amante della musica, quella di proporre alla filodrammatica di Dro di allestire quest’operetta. Vi fu una grande partecipazione: furono contattati musicisti, cantori ed attori e alla fine con grande impegno e costanza l’operetta venne presentata al pubblico e fu un successone.

Per poter realizzare questo lavoro don Luigi Dalprà si rivolse al Coro di Dro, a dei musicisti, e alla filodrammatica di Dro che ebbe il compito più impegnativo. Per comprendere e dar riconoscenza al lavoro svolto dalla filodrammatica è stato scelto, dal libro di GIGI CONA dal titolo “ Protagonisti dell’effimero “ Viaggio nel teatro amatoriale Trentino dal 1900 al 2014, un articolo che ci farà conoscere la storia della nostra compagnia teatrale.

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FILODRAMMATICA DI DRO E CENIGA Questa volta inizio dalla fine, nel raccontare la storia di una filodrammatica.

E’ un modo un po’ stravagante ma, credo, anche originale di tracciare il profilo di una compagnia teatrale e della sua “anima” che, nel caso della Filodrammatica di Dro-Ceniga, avevo intravisto alla fine degli anni ‘70, paludata nei costumi di “Il medico per forza” di Moliere, sul palcoscenico della terza Rassegna “Mario Roat”.

Un gruppo che mi aveva impressionato e che ebbi modo poi di vedere più da vicino in un ballo in maschera per filodrammatici organizzato dalla Co.F.As. al Ca­sino’ di Arco.

Avevo chiesto, qualche tempo fa, al responsabile della compagnia, Livio Sarto­relli, di darmi una mano per poter individuare i “protagonisti” nel suo Gruppo e lui, dopo un preavviso telefonico, mi ha inviato una cartella contenente vari documenti riguardanti la Filodrammatica, tra i quali: due copie di telegrammi, uno di Guido Lorenzi, assessore alla Cultura della Provincia nel 1980, e uno di Pier Luigi Angeli, che informavano che, a causa di impegni improrogabili, non potevano essere presenti alla cerimonia della 3° Rassegna teatrale del Basso Sarca; trovo il conto di un risto­rante della zona per l’importo di 70.000 lire di data imprecisata, il conto di 480.000 lire per la “tinteggiatura interna del teatro compreso materiale” del 23.12.’86 e la ricevuta della quota di iscrizione alla Co.F.As. del 1981/82. Anche questo è un modo imprevisto di entrare tra le pieghe di una compagnia teatrale, con la visione di carte che parlano comun-

que di attività, di rapporti, di impegno, di associazionismo.

Quando mi capita questo, ho l’impressione di guardare dal buco della serratura per scoprire i segreti degli altri, ma non è cosi: è solo il desiderio di par-

tecipare alla vita della filodrammatica di cui sto scrivendo, per tracciarne un ritratto più veritiero possibile.

Tra le carte trovo anche la fotocopia dell’Atto di Costituzione della Filodram­matica che recita cosi:

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Il giorno 27 del mese di settembre dell’anno 1969 i signori FAITELLI NILO, MATTEOTTI VIGILIO, NAIMOR PAOLO, SARTORELLI LIVIO dopo diversi abboccamenti, si sono riuniti ed hanno formato, col consenso del reverendo parroco don Cornelio Cogoli, L ‘ASSOCIAZIONE FILODRAMMATICA MISTA. II signor Naimor Paolo è stato nominato segretario-cassiere della Filodrammatica, coadiuvato dai sigg. Faitelli, Matteotti e Sartorelli per quanto riguarda tutte le decisioni e direttive che saranno stabilite in seno all ‘Associazione.

Formano il cast iniziale di attori della neo istituita ASSOCIAZIONE FILODRAMMATICA MISTA i seguenti signori:

Accanto ad ogni nome c’e la firma di ognuno dei componenti.

Tra le varie carte trovo anche un opuscoletto con una pagina che racconta bre­vemente la storia del Teatro a Dro. Eccola: 1910 - Anni duri! Malgrado ciò nasceva il Circolo Giovanile dell’Associazione Cattolica. I giovani di allora si prodigavano nel nostro paese costituendo un primo gruppo filodrammatico, portando in scena dei lavori invidiabili an­che ai giorni nostri. Quelle rap­ presentazioni fatte nelle piazzette di

Dro e nei cortili privati furono accolte dalla popolazione con grande interesse.

La Compagnia si allargava potendo così approdare a lavori più impegnati, in commedie, ma più tardi si cimentarono anche in qualche operetta tipo “Studenti di Padova” e altre.

Purtroppo arrivarono le guerre, la Prima Guerra Mondia­le, la Seconda Guerra Mondiale, poi finalmente il sereno.

1954 - Nasce la Filodram­ matica dell’Oratorio, lavora per una decina d’anni, poi...

1974/75 - Zoffingen - Svizzera - “La

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Faitelli Nilo, Matteotti Vigilio, Naimor Paolo, Sartorelli Livio, Tavernini Luisa, Benuzzi Fernanda, Rosselli Antonio, Micheletti Eligio Pedrazzoli Flavio, Tavernini Gianna, Bortolotti Roberta, Fravezzi Tarcisio, Malfer Giorgio.

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moglie del Dottore” - La filo di Dro, diretta da Guerrino Malfer portava il teatro anche all’estero, recita pure Giuseppina Moratti.

1969 - Si costituisce la nuova Filodrammatica Mista di Dro e Ceniga.

Lavora per 15 anni con la regia dell’indimenticabile Nilo Faitelli e di Tarcisio Fravezzi. Nel 1984 la compagnia si ferma per vari motivi.

(E’ in questo periodo che una foto m’informa che Livio Sartorelli recita con “La Scena di Varignano.)

1997- Grazie a don Luigi Amadori abbiamo il nuovo teatro, gioiello invidiabile.

Nello stesso anno per volontà e passione di alcuni vecchi componenti, si ricosti­ tuisce la Compagnia e viene battezzata con il nome “CE.DRO” che, guarda caso, è anche sinonimo dei due paesi Dro e Ceniga.

Fanno parte del gruppo promotore in quell’importante momento per la vita del nostro Comune: Livio Sartorelli, Patrizia Faitelli, Giuliano Fravezzi, Sandra Taver­nini e si avvicinano due vecchie glorie del passato: Maria Paoli e Giuseppe Segato. A Maria Paoli si aggancia anche il marito Ettore Prandi, che sarà il siparista uffi­ciale della Compagnia.

Viene formato il direttivo del quale sono responsabili: Livio Sartorelli presiden­ te, Giuliano Fravezzi vicepresidente, Patrizia Faitelli segretaria, Sandra Tavernini tesoriere.

S’inaugura il teatro con tre atti unici, in collaborazione con la Banda Sociale e il Coro parrocchiale S. Sisinio.

Dai tempi della vecchia Filodrammatica Mista Dro e Ceniga, già affiliata Co.F As., si riprendono i contatti con il presidente e ci si iscrive nuovamente al so­dalizio provinciale.

La prima a Sx è Giuseppina Moratti nella commedia “La moglie del Dottore “

Da quel momento si comincia a fare sul serio, si passa dai lavori di Antonia Dalpiaz a Giorgio Dell ‘Antonia, da Loredana Cont a Guido Chiesa, da Guido Visin­tainer a Franco Roberto.

Questo nostro tragitto è frutto della passione per il Teatro, nel quale ci si trova, si fatica (si soffre anche), ma quando si accendono i riflettori del palcoscenico e il sipario si apre, allora ci stringiamo la mano augurandoci “in bocca al lupo “.

Dalla sua ricostituzione, la Filodrammatica “Ce.Dro” ha messo in scena: “Robe da ciodi” di Antonia Dalpiaz, “El Cavalier de Montecuculo” di Giorgio Dell’Antonia, “Tre atti unici”, presumo di Franco Roberto e Guido Visintainer, “Po-chi ma boni” di Loredana Cont, “La fortuna d’encontrarse” di Antonia

tonia Dalpiaz l’ha scritta per noi questa commedia e la nostra filodrammatica si è impossessata piano, piano della storia facendola propria. Devo dire che c‘era qualche perplessità iniziale, perché alcuni di noi giudicavamo il lavoro non così brillante come avrebbero desiderato, ma poi, proseguendo con le prove, le perplessità sono scomparse e tutti sono entrati poco alla volta nel proprio personaggio. I risultati si videro, durante la recita, e fu un successo. Gli interpreti erano: Alba Colorio, Giuseppe Sègato, Maria Paoli, Giuliano Fravezzi, Patrizia Faitelli, Giorgio Fravezzi, Nicole Calzà, Sandra Tavernini, coadiuvati dai tecnici Giovannino Morandi, Giuseppe Micheletti, Nicola Calzà, Tommaso Lomoio e lo scenografo Luigino Monti. Regista Livio Sartorelli.

1998 – Con la scenografia di “ Roba da Ciodi “, la Compagnia. Da Sx in piedi: Ettore Prandi, Enzo, una ragazza di cui non è riportato il nome, Eleonora Matteotti, Mattia Benuzzi,Maria Paoli, Enrico Brocchieri,Sandra Tavernini, PaolaTavernini, Giuseppe Segato; seduti da Sx: Claudia Leoni, Patrizia Faitelli, Giuliano Fravezzi, Livio Sartorelli, Viviana Bassetti, Enzo Sommadossi.

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Dalpiaz e “Pareva `na bela idea” di Loredana Cont.

Sembrano poche commedie, a prima vista, ma se si pensa che ognuna di esse ha tenuto il cartellone per due o tre stagioni, con repliche che vanno dalle 25 alle 35, significa che la Filo “Ce.Dro” gode di una grande considerazione per la serietà con cui realizza i suoi spettacoli.

Me ne sono reso conto personalmente assistendo, qualche anno fa, a due fortu­ nate realizzazioni della Compagnia di Dro: “Pochi ma boni” e “La fortuna de `ncon­ trarse”. Mi ha colpito in modo particolare quest’ultima, che maggiormente s’accosta al mio modo di concepire il teatro che, a mio avviso, non deve essere a tutti i costi comico e superficiale. Ricordo che Livio Sartorelli mi disse prima dell’inizio della recita: An-

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L’ultima sua realizzazione è “Pareva ‘na bela idea” di Loredana Cont, messa in scena nel 2008 e ancora in cartellone dopo due anni e mezzo e oltre venti repliche in varie località del Trentino con qualche puntata nella provincia di Bolzano.

Mi paiono tutti “protagonisti” questi componenti della Filodrammatica “ CE.DRO”, ma qualcuno mi è parso più degli altri, scorrendo la storia della Compagnia, se non altro per la lunga militanza: Don Luigi Amadori (sacerdote che ha promosso la costruzione del teatro), Nilo Faitelli, Maria Paoli, Giuseppe Segato, Tarcisio Fravezzi, Giuliano Fravezzi, Sandra Tavernini e Patrizia Faitelli, e, naturalmente Livio Sartorelli, accanto a quelli non ancora nominati: Mary Bonora, Patrizia Aste, Paolo Toccoli, Ettore Prandi, Remi-

gio Flessati, Pierino Flessati, Gianna Gobbi, Mario Perini, Mario Leonardi, Giuseppe Matteotti.

Mi piace terminare questo breve racconto sulla Compagnia di Dro con le parole di Livio Sartorelli che, nelle pagine dell’opuscoletto del decennale di fondazione della Filodrammatica, scriveva: L’augurio che mi viene spontaneo è quello di dire: “Ragazzi, tenete duro! Il Teatro vuol dire passione, impegno, costanza, umiltà, ma alla fine ci da’ delle soddi­sfazioni che solo chi calpesta le assi del palcoscenico percepisce. L’applauso, il “bra-vi” siano il nostro compenso. Il nostro agire sia specchio per i giovani, che domani proseguiranno il lavoro fin qui portato con entusiasmo da noi”.

Ed ora parliamo dell’operetta “La fonte prodigio”

Autore: Emilio Bonomi

Titolo: LA FONTE PRODIGIO (UNA CURA DELL’ALTRO MONDO) Operetta comica in tre atti

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Non è impresa facile comprimere in poche righe I’umorismo dei tre atti d’un’operetta brillante. Tuttavia, pur non assumendo la responsabilità di eventuali esplosioni di concentrato, ecco qui : Il pittore Guazzi, accompagnato dall’amico Paroliri, giunge a un albergo di terz’ordine in Valpicco e, per una curiosa circostanza, viene scambiato per l’atteso Dottor Truck, famoso in tutto l’emisfero per l’originalità e l’efficacia dei suoi empirici metodi di cura. Il guaio però è che Guazzi non sa un’acca d’inglese. Niente paura, vi rimedia la sorprendente perspicacia dell’amico Parolari, cui non fa difetto la genialità inventiva. In questa situazione imbarazzante, sbocciano i casi più ibridi e impensati, dei quali le prime vittime designate sono due giornalisti, accaniti rivali. Al sedicente Dottor Truck, i malati domandano cure, i giornalisti chiedono interviste e i villeggianti implorano consultazioni. Tutti vengono accontentati, ma ad un patto: quello di sottoporsi alla cura Truck e cioè camminare reiteratamente a piedi nudi

sulla rugiada mattutina e bere enormi dosi della puzzolente acqua solforosa, dichiarata insuperabile “toccasana”, dalla presunta celebrità medica d’oltreoceano. Il bello poi è che - cose da pazzi - da queste strane cure gli ammalati traggono insperati benefici. Non mancano le Autorità municipali a rendere omaggio - con forbiti discorsi . . . in inglese - all’illustre scienziato dell’altro mondo. Quando l’azione si è acuita in uno spassoso crescendo di grottesche e paradossali conseguenze, arriva a Valpicco I’autentico Dottor.

Truck, il quale si diverte a mettere in imbarazzo colui che gli ha usurpato e nome e titolo e attribuzioni. Ma il piccolo Zillino - involontario provocatore dello scambio di persona - intercede presso l’illustre Dottore, che perdona tutti con generosità americana. Così la tragicomica vicenda si risolve con un brindisi d’acqua solforosa che è come il cacio sui maccheroni.

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L’Autore Emilio Bonomi

PERSONAGGI Petronio Guazzi Orio Parolari

RUOLO Pittore Suo amico

Modesto Prezzolati

Albergatore

Zillino Ciro Cronachetti Eliodoro Appuntini Walther Truck Ardengo Concioni Paolino Protocolli Clodoveo Timballi

Suo nipote Giornalista Giornalista Dottore Americano Sindaco di Valpicchi Segretario Comunale Maestro di Banda

Gottario e Delicati

Ammalati in cura

Capo Cameriere Camerieri

Ammalati

INTERPRETE Dalla Serra Vittorio Naimor Paolo Prof. Forcinella Pietrino Leoni Lunelli Bruno Vigilio Matteotti Gianni Matteotti Omobono Parisi Emilio Sartorelli Nilo Faitelli Ettore Santoni Matteotti Mario Santoni Renzo Sartorelli Livio Ragazzi

LA FONTE PRODIGIO

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A

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In questa foto (A) si vede il Teatro dell’oratorio vecchio. Tirato verso l’alto c’è il telone, che veniva abbassato per vedere il cinema. Sul davanti in centro si vede un rialzo rettangolare: era il posto del suggeritore, il Silvano Giuliani, doveva girare con le stampelle. Sul palco vi sono tutti i partecipanti all’operetta. Lo sfondo era stato realizzato, aiutato dai componenti della filodrammatica, dal fratello del Cappellano Don Luigi Dalprà.

Da sinistra si riconosce con la sua fronte che ha invaso la testa Gino Matteotti (Bereta, ormai defunto), Mario Matteotti (Bereta, el Mario Sacrestan, ormai defunto, fratello del Gino), Mario Benuzzi (Tartana, ormai defunto, una voce da tenore potentissima), Pietrino Forcinella (Professore e più volte sindaco), Livio Sartorelli (Crunal, presidente della filodrammatica), Gino Angeli (Paniciot), Leoni Bruno (Poldo, ormai defunto). Tranne Livio Sartorelli, sono i cantori che hanno interpretato i pezzi musicali dell’ operetta.

In basso ci sono i suonatori , con il direttore. Da Sx si vede la prof.ssa Carla

Ischia al Pianoforte, sedicenne al secondo corso di piano, pochi anni dopo si diplomerà al conservatorio. In centro si riconosce l’inconfondibile piazza della testa dell’ allora giovane direttore Guerrino Malfer. Con la fisarmonica, Baroni. Il primo che suona il violino è Tamburini, il secondo, con un altro violino, è Lino Depentori ed infine all’armonio si riconosce il Maestro Vittorio Leoni (Grill, ormai defunto, di lui avremo modo di parlare in un altro articolo). Nella pagina accanto la foto (B) con tutti i partecipanti all’operetta.

Partitura e testo del canto d’inizio del I atto: E’ qui per arrivare……….

E’qui per arrivare il Dottor Truck, corriamo a preparare in ogni buc.

Si vada ad incontrare il grande Truck, che ci farà restare ognor di stuc.

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B Mostratevi cortesi col Mago Truck, non fatevi vedere dei senza such Omaggio al gran Dottore del mondo onor, che viene d’oltre mar per riposar.

Andiamo ad incontrarlo ed ossequiar.

La mancia, gran miraggio, ci fa scattar.

Per diversi anni per le strade si sentiva spesso canticchiare il primo canto: “E’ qui per arrivare il dottor Truck”…..

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Teatro

Filodrammatica CE.DRO

Novità nella Cedro

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Da tempo si sentiva nell’aria il cambio della guardia in seno al sodalizio filodrammatica di Dro. Livio Sartorelli, passando dalla prima filodrammatica dell’oratorio ai nostri giorni, vale a dire sessant’anni di presenza all’oratorio, e in special modo sul palcoscenico, ha ceduto la presidenza dopo 17 anni ad una persona giovane, brava e dinamica e con tanta tanta passione: Giuliano Fravezzi. Al nuovo presidente, più volte Livio, ha augurato buon lavoro e ha chiesto di non dimenticare mai i ragazzi. Sono passati tanti attori, tante attrici, tutti con la meravigliosa passione per il teatro, Livio sarà ancora presente e cercherà di dare ancora a questa associazione.

Dopo diciassette anni di presidenza era giusto e doveroso fare il cambio della guardia, anche perchè gli anni volano e le forze calano. Il nuovo direttivo ha già promosso le prove, le uscite con la nostra commedia e organizzato l’ottava edizione della Rassegna “Primavera a Teatro - Nilo Faitelli”. Continuano le repliche della nostra commedia “Nuda e per pochi soldi”. è vero ci costa e ci è costata tante e tante ore di prove, ma le nostre uscite con il pubblico ci hanno premiato con scroscianti applausi (vedi Povo, Rovereto, Verona e Dro stesso con due recite sempre con tutto esaurito). Abbiamo delle richieste in quel di Vicenza e tante altre in tutto il Trentino. Siamo convintissimi che il nostro nuovo Presidente Giuliano saprà condurci intelligentemente verso nuovi orizzonti con idee nuove, con commedie nuove ma soprattutto tenere salda tutta la Compagnia serenamente come lui sa fare. La Cedro da anni promuove corsi di teatro per ragazzi che sono sempre graditi dai genitori e dai ragazzi stessi e vorremmo continuare

presenta

8 edizione a

Teatro primavera a

Teatro Oratorio Dro

2015 sabato 7 febbraio PER QUEL TEMPORAL SUL BRENTA

sabato 28 febbraio

L’ANATRA ALL’ARANCIA

sabato 7 marzo

prima de ‘nrabiarte ...conta

sabato 21 marzo gaber band

sabato 11 aprile quel bon anima

sabato 25 aprile

caramba che parenti (finanze permettendo!). Buon lavoro e buon teatro ragazzi. La filo Cedro vuole ampliare le sue fila e invita quanti ne avessero voglia (sia uomini che donne), anche solamente per provare l’emozione del palcocenico, ad unirsi a noi!

La Filo Cedro

Giuliano Tel. 0464.504043- 333.9436103 Livio Tel. 0464.504018-329.1119322

inedito

sulla storia della chiesa di sant’antonio a dro

Una storia di devozione

Storia

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La chiesa di Sant’Antonio nei secoli

di Romano Turrini

chiesa di assai definita grandezza è solido e assai bello e ben tenuto, il pavimento di mastio è piuttosto scadente, i banchi poi sono in sufficiente stato.

Ha questa chiesa un altare di marmo assai maestoso con palla di S. Antonio bella e ben conservata. Questo santuario è tenuto in molta venerazione dalle popolazioni vicine, e perciò vengono frequentemente celebrate delle messe per divozione. Il pavimento del presbiterio è di tavolette di marmo con balaustra e ringhiera di ferro». Lo scoppio della prima guerra mondiale porta gravi conseguenze innanzitutto per la popolazione e successivamente per gli abitati del Basso Sarca. Buona parte degli abitanti è obbligata ad evacuare e diventare profuga in Boemia, Moravia e in Austria (Braunau e Mitterndorf ).

I bombardamenti dalla linea del fronte sul Monte Baldo lesionano gravemente molti edifici. Alla conclusione del conflitto la chiesa di Sant’Antonio viene trovata in uno stato preoccupante. Per iniziativa del parroco di Dro don Vito Casari nasce il “Comitato Pro Lavori nella Chiesa di Sant’Antonio”.

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La fonte principale che segnala la situazione architettonica di una chiesa, la cura dei paramenti, la frequentazione dei fedeli, la vita religiosa della comunità, il comportamento e il mantenimento dei sacerdoti, particolari manifestazioni di devozione ecc. sono gli Atti visitali, i verbali stesi dagli incaricati dei visitatori inviati dal vescovo di Trento. Gli Atti visitali del 1750 e quelli del 1768 segnalano la presenza a Dro dell’eremita Domenico Santini che, pur vivendo a casa sua, faceva riferimento alla chiesa di Sant’Antonio.

«Ho circa 30 anni – dichiara il giovane eremita all’inviato vescovile - saranno sette anni che ho vestito l’abito nel Convento dei Rev. Padri Riformati alle Grazie. Professione ne ho fatta, son stato approvato dall’Officio di Trento li 29 maggio 1740, come da patente esibita, mi sostengo con un pezzo di orto e colla cerca in questi contorni. Inoltre mi ingegno col lavorare giardini e con altri mestieri che mi vengono comandati». Nel 1768 l’eremita viene di nuovo interrogato dal visitatore vescovile ed afferma di servire nella chiesa curaziale, di tenersi lontano dalle osterie, di confessarsi e comunicarsi una volta al mese, di effettuare la questua e di aver cura anche dei suoi nipoti.

Gli Atti visitali del 1839, trattando della chiesa di Sant’Antonio di Dro, descrivono in modo abbastanza completo l’edificio sacro: «Il fabbricato della

Il passaggio avvenuto con una bella stretta di mano, ha dato la possibilità al neo presidente di ringraziare Remigio: “Raccogliamo un’importante eredità, grazie alla passione amorevole e al grande lavoro svolto in questi anni dal precedente direttivo guidato da Remigio Flessati. Continueremo su questa strada per promuovere e alimentare il vero senso di Comunità con l’aiuto di S. Antonio. Mi preme sottolineare che tutto questo è possibile grazie ai volontari che si rendono disponibili,

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Dopo dieci anni di presidenza, Remigio Flessati lascia la carica più alta del “Comitato Pro Chiesa S. Antonio - Dro” e passa il testimone alla nuova guida Sebastiano Matteotti già vicepresidente per 10 anni.

La cerimonia di consegna ufficiale davanti alla comunità si è svolta sabato 14 giugno durante la Sagra di S. Antonio (13, 14 e 15 giugno 2014).

un maxi grazie a tutti”. Il presidente conclude con un sogno: “Speriamo, che nei prossimi anni, nasca una zona feste con una struttura fissa!”.

La sagra è continuata anche senza l’aiuto del tempo che però ha permesso di portare a termine il programma e di svolgere al massimo la ristorazione con il Tendone dei gusti Trentini. Anche per quest’anno il bilancio è positivo grazie al team di collaboratori, a cominciare dalla vice Katia Mazzardi e l’ex presidente Remigio Flessati.

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Consegna da parte del neo presidente Matteotti di una targa di ringraziamento a Flessati.

Sabato 6 dicembre 2014, cena di Comitato.

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COMITATO PRO CHIESA S. ANTONIO DRO

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In occasione della cena di Comitato 2014 è stato premiato, per il suo impegno, Sergio Angeli anche in rappresentanza della distilleria Angeli che da anni sostiene le attività del Comitato.

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Il direttivo con ex presidente

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CI AVVICINIAMO AI 95 ANNI!!!! prepariamoci! progetto per ricordare...

Il comitato S.Antonio di Dro si pre- to il saluto dell’intero direttivo a tutti para a festeggiare, nel 2015, i 95 anni i volontari ed ha illustrato il “progetto di fondazione. Un traguardo impor- memoria” del Comitato che prevede tante per il gruppo di volontariato la creazione di un dvd con le testimodroato che organizza momenti di ag- nianze e la storia del comitato. Sarà gregazione, feste ed eventi culturali. l’occasione per ripercorrere la strada del Il nuovo presidente Sebastiano Mat- gruppo dalla sua fondazione, avvenuta teotti, ha ufficialmente dato il là al il 12 dicembre 1920 per volontà di don percorso che porterà alle celebrazioni Vito Casari, ad oggi. Dalla nascita deldell’anno prossimo. Domenica 7 set- la sagra, avvenuta in piazza Matteotti tembre 2014, in occasione sotto i “porteghi”, si scordel tradizionale pic-nic reranno le foto fino all’atdi ringraziamento per la tuale location approntata sagra patronale che si è nel piazzale dell’oratorio e svolto al lago Bagattoli, il si passerà dalla ristorazione presidente ha ringraziato del tempo a base di panini tutti i componenti del coad un ricco menù tipico mitato che in vario modo con la gastronomia trenti1920-2015 hanno sostenuto la festa. na. «In questi 95 anni, però, Matteotti ha così porta- novantacinque anni non sono mai cambiate di comunità

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la dedizione e l’amore per il lavoro di squadra – spiega Sebastiano Matteotti – e la gestione e il sostegno della chiesa dedicata al Santo Antonio da Padova».

Dal 1920 ad oggi, si sono succeduti alla presidenza del comitato, Giuseppe Faitelli, Orlando Tavernini, Diego Santini, Faustino Favaro, Carlo Santoni, Ettore Santoni, Ezio Tavernini, Massimo Tavernini e Remigio Flessati, che, con il loro tempo, idee, energie e braccia lavoratrici, hanno contribuito a scrivere la storia di questo Comitato.

«Pagine di una storia che tuttora viene scritta grazie all’impegno, all’esperienza e al lavoro di tutti i volontari, del direttivo e del suo presidente – prosegue il presidente – E così festeggiare i 95 anni del Comitato, significa festeggiare assieme a tutte le persone che hanno amato e sostenuto il Comitato e anche ricordare tutte quelle persone che hanno lavorato nel Comitato e che non ci sono più. Se siamo arrivati a festeggiare questi 95 anni è merito di tutti e di

quell’amore vero che crede nella comunità. Ingredienti d’oro di questo sodalizio vincente sono l’ascolto, il confronto, l’agire e così un Comitato è riuscito, e continuerà a tenere vivo, quel bell’angolo di paese con il suo Santo».

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Proposte di pellegrinaggi 2015 Anche per il nuovo anno, come parrocchie, desideriamo aderire ad alcune proposte di pellegrinaggio:

Lourdes - Fatima - Santiago

(in pullman) 12 – 21 marzo: informazioni presso la parrocchia

Santa Casa di Loreto

Ostensione della Santa Sindone

Torino, probabilmente ai primi di giugno, da definire

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(pellegrinaggio parrocchiale) 18 – 19 aprile (in pullman): informazioni ed iscrizioni presso la parrocchia a partire dai primi di gennaio

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40 anni di attività per il CCAO CIRCOLO CULTURALE AMICI DELL’ORATORIO

Supera il traguardo dei 40 anni d’attività l’associazione Circolo Culturale Amici dell’Oratorio di Dro. Nata infatti nel 1974, in tutti questi anni è stata attiva con iniziative di carattere culturale e in particolare, in questi ultimi anni con l’organizzazione della rievocazione storica “Voto di S.Abbondio o dei 12 sabati”, e il restauro del battistero della parrocchiale di Dro.

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L’atto costitutivo dell’associazione è datato 15 maggio 1974. Nell’atto sono presenti i nomi di una trentina di persone di Dro e di Ceniga e tra questi troviamo: il parroco di Dro don Cornelio Cagoli, il sindaco di Dro Faitelli Federico e Leoni Vittorio che risulta fiduciario scolastico. Presidente dell’associazione fu eletta la maestra Paolina Leoni. Ruolo che ha poi ricoperto fino ad oggi!

Venerdi 5 dicembre presso l’oratorio di Dro si è tenuta l’annuale assemblea dei soci e simpatizzanti dell’associazione, con la presenza di un ottantina di persone. Nell’ordine del giorno, oltre alla presentazione del bilancio, delle attività svolte, e delle iniziative che verranno messe in cantiere nel 2015, particolarmente sentito è stato il momento del rinnovo dei membri della direzione essendo scaduto il mandato triennale.

Un momento importante che ha visto il passaggio di consegne da parte della maestra Paolina, presidente uscente, ai nuovi membri eletti, e ai quali spetterà portare avanti l’attività.

I membri di Direzione eletti sono risultati: Angeli Corrado, Benuzzi Ivan, Bresciani Marco, Facci Davide, Parisi Enrico, Michelotti Lucia, Sartorelli Claudio.

Un ringraziamento da tutta l’assemblea è andato alla maestra Paola per la sua instancabile opera svolta in questi 40 anni e ai membri uscenti della Direzione che hanno scelto di non ricandidarsi: Tavernini Alessandro fondatore del gruppo Tamburi S.Abbondio e Flessati Pietro, che ha svolto il prezioso compito di cassiere dell’associazione.

Lo stemma del Circolo Culturale Amici dell’Oratorio raffigura la Bibbia aperta contornata da un ramo di ulivo e da uno di quercia.

Vi segnaliamo il prossimo incontro/ dibattito organizzato dal Circolo Culturale Amici dell’Oratorio che tratterà l’attuale tema dell’ uso delle nuove tecnologie e in particolare dei social network e di internet.

Corrado

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PROSSIMO INCONTRO:

Guida per l’internauta consapevole

Relatore della serata sarà il Dott. Matteo Ruffoni, collaboratore del Laboratorio di innovazione tecnologica per il supporto dell’apprendimento presso l’università di Trento Sono particolarmente invitati i genitori e i ragazzi a partire dalle superiori!

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VENERDì 16 GENNAIO 2015 ore 20.30 - teatro oratorio Dro

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Nel mondo del volontariato

IN SILENZIO… CANTANDO Giovanna Gianordoli

Sembra strano, eppure è così.

La persona degna di questa frase è Vilmo Bombardelli, drenese, classe 1931, persona dai modi garbati, da una vita dedito al volontariato e responsabile del Coro Parrocchiale dall’anno 1983, quando era Parroco del paese don Sergio Zandonatti.

Nella sua casa, dove lo incontro, mi mostra un piccolo quaderno nel quale annota con precisione entrate e uscite, indicando l’offerente.

Racconta volentieri e ricorda che prima del 1983, a cantare a Drena per le occasioni importanti, veniva il coro di Vigo Cavedine, con la Maestra Maria Chistè che suonava l’organo e insegnava ad un gruppo di cantori.

Conserva anche un album fotografico

molto ricco, con i componenti del coro che si sono via via succeduti negli anni, le loro uscite in altre Parrocchie in occasione di celebrazioni di matrimoni o animazioni alla Casa di Riposo.

Appeso alla parete del soggiorno custodisce incorniciato un riconoscimento che ha ricevuto nel 2011 dal senatore Franco Panizza per i suoi 50 anni di attività nel mondo del volontariato.

Nello stesso anno, nel giorno dell’Epifania, ha ricevuto dal Sindaco Walter Bortolotti “l’albero della vita”, graziosa opera di Mastro7, per i suoi ottanta anni.

Domenica 23 novembre di quest’anno, su invito di don Stefano, ha accompagnato il coro parrocchiale a Dro, dove, assieme ad altre realtà corali e alla ban-

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Durante il pranzo di S. Cecilia, di domenica 23 novembre 2014 all’oratorio di Dro, è stato ricordato il suo impegno nel Coro della Parrocchia di S. Martino, Drena.

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da, è stata festeggiata Santa Cecilia.

Caro Vilmo, abbiamo avuto modo di apprezzare la tua tenacia e la tua saggezza, e ti esprimiamo il nostro affettuoso grazie per il tuo silenzioso, lungo, costante e puntuale impegno, e ti auguriamo di continuare per tanti anni ancora.

Facciamo nostro l’augurio di don Stefano: “auspichiamo che i nostri cori possano vedere la partecipazione e la disponibilità di nuove e numerose persone”.

Un grazie particolare dedichiamo alla moglie, signora Ornella, che lo ha sempre sostenuto e incoraggiato, offrendo convivialità ai tanti “cantori” che hanno frequentato la loro casa.

Grazie e avanti con costanza.

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L’issòpo

Anche i fiori ci parlano di Dio… a cura di Elvira Angeli

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A dir la verità l’Issòpo ha un fiorellino bianco non molto vistoso, infatti è molto più conosciuto come erba aromatica e per le sue proprietà.

Il suo nome scientifico è Origanum syriacum da non confondersi con l’Hyssopus officinalis che non è quello di cui sentiamo parlare nella Bibbia. E’ una pianticella erbacea che cresce spontaneamente in terreni aridi e sassosi, ed è sempre stata usata in tutto il Medio Oriente per insaporire i cibi e come digestivo. Il nome ebraico è ‘ezob’ e nella tradizione biblica il suo significato principale è quello di purificazione.

Nelle prescrizioni per la Pasqua dettate da Mosè, si legge che il Signore risparmierà dallo sterminio le case segnate dal sangue dell’agnello, spruzzate mediante un fascio d’Issòpo sull’architrave e sugli stipiti della porta (Es. 12,2124). L’Issòpo è prescritto, insieme ad altri materiali, per la purificazione del lebbroso (Lv. 14,6) e di chi si è contaminato toccando un cadavere (Nm. 19,17). Poi lo troviamo menzionato nel famoso Salmo 50 ( o 51 secondo l’enumerazione ebraica) noto anche come il ‘Miserere’ dall’inizio in latino di questo salmo di Davide (Miserere mei, Deus, secundum magnam misericordiam tuam: ovvero Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia…). ‘E’ il più intenso e ripetuto Salmo penitenziale, il canto del peccato e del perdono, la più profonda meditazione sulla colpa

e sulla grazia’ (S. Giovanni Paolo II).

Questo Salmo esce dalle labbra del Re Davide che, su invito del profeta Natan, chiede perdono a Dio per il doppio peccato commesso: l’adulterio compiuto con Betsabea e l’uccisione del marito di lei Uria (2Sam-11-12).

Il Miserere è un canto penitenziale, nel passato era proprio del Venerdì Santo e degli uffici funebri; la Liturgia delle Ore ce lo fa ripetere nelle Lodi di ogni venerdì.

Celebri musicisti hanno messo in musica questo Salmo: Pierluigi da Palestrina, Wolfgang Amadeus Mozart, Johann Sebastian Bach, Gaetano Donizetti, ma il più rinomato è probabilmente il ‘Miserere’ di Gregorio Allegri, custodito gelosamente in Vaticano per secoli e coperto addirittura dalla scomunica per chi lo avesse divulgato oltre le porte dei sacri palazzi.

Lo stesso Mozart ne rimase talmente impressionato durante la sua visita a Roma che tentò di riprodurlo dopo averlo imparato a memoria.

“Miserere” come modo di dire nella letteratura e nella musica (espressione per dire ‘Abbi pietà’…) : - nel linguaggio comune, espressioni come ‘E’ al Miserere’ oppure ‘Gli si può cantare il Miserere’, si riferiscono ad una persona in fin di vita, perché le preghiere di veglia per i defunti comprendevano appunto la recita del Salmo 50 (51).

Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia; nel tuo grande amore cancella il mio peccato.

Lavami da tutte le mie colpe, mondami dal mio peccato.

Riconosco le mie colpe, il mio peccato mi sta sempre dinanzi.

Contro te, contro te solo ho peccato, quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto; perciò sei giusto quando parli, retto nel tuo giudizio.

Ecco, nella colpa sono stato generato, nel peccato mi ha concepito mia madre.

Ma tu vuoi la sincerità del cuore e nell’intimo m’insegni la sapienza.

Purificami con Issòpo e sarò mondato; lavami e sarò più bianco della neve.

Fammi sentire gioia e letizia, esulteranno le ossa che hai spezzato.

Distogli lo sguardo dai miei peccati, cancella tutte le mie colpe.

Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo.

Non respingermi dalla tua presenza, e non privarmi del tuo santo spirito.

il Salmo “Miserere”.

Esse sono le anime di coloro che sono morti di morte violenta e si sono pentiti solo in fin di vita (definiti i “ negligenti”).

Il Manzoni nel capitolo trentasei de I Promessi Sposi scrive: “Venivan poi le donne, tenendo quasi tutte per la mano una bambina, e cantando il Miserere”…

Questo Salmo da secoli e secoli sale al cielo da tanti cuori di fedeli ebrei e cristiani come un sospiro di pentimento e di speranza rivolto a Dio misericordioso (S. Giovanni Paolo II°).

A questo punto è bello pregare e meditare il Salmo 50 (51): Rendimi la gioia di essere salvato, sostieni in me un animo generoso.

Insegnerò agli erranti le tue vie e i peccatori a te ritorneranno.

Liberami dal sangue, Dio, Dio mia salvezza, la mia lingua esalterà la tua giustizia.

Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode; poiché non gradisci il sacrificio e se offro olocausti, non li accetti.

Uno spirito contrito è sacrificio a Dio, un cuore affranto e umiliato, tu, o Dio, non disprezzi.

Nel tuo amore fa grazia a Sion, rialza le mura di Gerusalemme.

Allora gradirai i sacrifici prescritti, l’olocausto e l’intera oblazione, allora immoleranno vittime sopra il tuo altare.

“Il Signore mai si stanca di perdonare, siamo noi che ci dimentichiamo di chiedere perdono” (Papa Francesco).

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-nella musica: Giuseppe Verdi nel IV atto de ‘Il Trovatore’, mette in bocca al coro maschile che lo canta a cappella, questo termine latino.

Più recentemente lo ha usato anche il cantante Zucchero.

-nella letteratura: nel I canto dell’Inferno della Divina Commedia, Dante intima a Virgilio: ‘Miserere di me’ quando intravede l’ombra della sua guida per la prima volta e anche nel V Canto del Purgatorio (Antipurgatorio): Dante e Virgilio si trovano nell’antipurgatorio e sulle pendici del monte incontrano una nuova schiera di anime che intona

Fiori

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Grest

GREST 2014 - Il dono!

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Anche quest’anno, durante l’estate, per due settimane nel mese di luglio si è svolta l’attività parrocchiale del grest.

Tema di quest’anno è stato “il dono”.

Il dono visto nelle sue più ampie sfaccettature: il dono del tempo, del sorriso, della propria attenzione, della fiducia, della solidarietà, ecc.

Appuntamento per tutti alle 14 nel teatro, con un’accoglienza da parte degli animatori più giovani con qualche bans e subito dopo un momento di riflessione, commentando e discutendo ogni giorno varie citazioni concordanti con il tema delle due settimane.

Amicizia, amore, famiglia, sorriso, felicità sono solo alcuni degli argomenti sui quali Don Stefano ha invitato tutti i partecipanti a riflettere.

Verso le 14.30 uno dei momenti preferiti dai bambini: film!, e dalle 15 alle 16 i ragazzi si sono divisi per gruppi d’età per creare un lavoretto incentrato soprattutto sulla manualità.

Dopo una breve pausa, con una buonissima merenda preparata dal gruppo cucina, le attività più movimentate; calcio, ballo, basket, roller e tanto altro

fino alle 18. Un momento in compagnia di altri bambini facendo giochi e divertendosi a più non posso!

Come ogni anno, a fine settimana, sono state organizzate due uscite: una più lunga con un percorso in battello sul Brenta e rafting, l’altra più leggera: una passeggiata verso il lago Bagattoli.

Gite piacevoli e adatte a tutti i partecipanti, anche quelli più piccoli.

Due settimane di svago, di riflessione e di preghiera sia per i bambini che per gli animatori, giovani e adulti.

Vi aspettiamo tutti l’anno prossimo per rivivere questa bella avventura, non mancare!!!

Evelyn e Mara

L’organizzazione L’organizzazione di queste due settimane ha coinvolto una ventina di genitori e ben una settantina di giovani animatori. (140 sono stati i bambini e ragazzi animati, dall’ultimo anno della materna alla prima media).

to prendere in mano l’attività che si sarebbe svolta, ma più di tutto questo periodo è stato importante per creare unità fra loro e renderli il più possibile responsabili di ciò che andavano a fare. Penso sia stato un momento indispensabile per gli animatori come è stato importante tutta l’esperienza nel suo insieme, nonostante la fatica che si percepiva verso gli ultimi giorni del grest.

Un ringraziamento va veramente a tutti quelli che hanno dedicando tre settimane del loro tempo per DONARLE alla loro Comunità svolgendo un’attività che ogni anno trova sempre più consensi e approvazioni.

Paolo Squarzoni

Comunità

Per pianificare e organizzare al meglio l’attività, con un gruppetto coordinatore ci si è ritrovati una volta al mese fin dai mesi invernali. Poi con tutti gli animatori un’intera settimana prima del grest.

In questa settimana abbiamo preparato, oltre allo spirito fondamentale per affrontare una avventura così¨, gli spazi e le attività da svolgere, da quelle dei laboratori a quelle degli sport.

Sono stati preparati i materiali, sono state provate le varie attività, i momenti di accoglienza, i balli, le preghiere, i cartelloni riassuntivi e riepilogativi di cosa fare e non fare e tutto l’occorrente.

E’ stata una settimana intensa durante la quale gli animatori hanno potu-

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primo turno - elementari

Campeggi

Intervista doppia Il campo estivo è un mix d’ingredienti che si legano come una sinfonia. L’atmosfera, l’ambiente, i giochi, le riflessioni, le gite, le alzate con la musica, i laboratori, lo stare insieme a tavola. Non basterebbe un foglio intero per descriverne tutta la magia.

Alla base però ci sono i bambini e noi animatori/adulti. Ognuno di noi ha vissuto quest’esperienza in modo speciale. Per conoscere i ricordi e le emozioni di grandi e piccoli abbiamo fatto una piccola intervista.

1. Prima di partire ti ricordi l’ultima cosa che hai fatto?

Piccoli: “Ho fatto la valigia”, “Mi sono preparato”, “Ho giocato” oppure “Ho fatto la strada per venire al campo estivo” Grandi: “Ho riordinato la camera”, “Ero in cerca delle ultime cose che potevano servire”.

2. Luogo e tempo del campo estivo?

Tutti: “Arsio, in Val di Non, l’ultima settimana di luglio”.

3. Cosa assolutamente non poteva mancare nella tua valigia?

Piccoli: “Vestiti e pigiama”, “sacco a pelo e torcia”, “ciabatte e calzini”, “peluches”.

Grandi: “Lista dei giochi e attività”, “pazienza”, “tanta voglia di fare” ed “entusiasmo e tranquillità”.

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4. All’arrivo che emozione hai provato?

Piccoli: “Molto felice” Grandi: “Realizzare che dopo tanta attesa era arrivato il 1° giorno del campo estivo”, “Felicissima, ero proprio felice di rivedere tutti i bambini” 5. Qual è stato il tema di tutta la settimana?

Piccoli: “L’era Glaciale, il significato dello stare insieme, il gruppo”

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Grandi: “Aiutati da un cartone animato come l’Era Glaciale, e prendendo esempio dal comportamento dei personaggi, scoprire la bellezza di essere gruppo”

6. Quale gioco ti è piaciuto di più?

Piccoli: “Il gioco notturno”, qui i bambini divisi in squadre, dotati di una mappa e qualche torcia, dovevano superare le diverse tappe per raggiungere l’ambito tesoro oppure “ruba bandiera”.

Grandi: “Il gioco dell’oca col dado gigante”, “Ameba”, ognuno parte essendo un ameba, sfidandosi a coppie. Chi vince passa di livello diventando da prima Cunel, poi Orangotango e in fine Donna oppure Uomo oppure “il gioco della fiducia”, praticamente un componente della copia doveva chiudere gli occhi e lasciarsi cadere all’indietro avendo fiducia che il suo compagno lo avrebbe preso e sostenuto.

7. Quale è stata la cosa più particolare che hai fatto?

Piccoli: “Assaggiare cibi che non mi piacevano”, “Indovinare gli ingredienti di cose mescolate al gioco notturno”, “Vedere l’orso di S. Romedio”.

Grandi: “Appassionarmi a realizzare la bottiglia riempiendola col sale colorato”. “Inventarsi dei giochi per far assaggiare delle pietanze che poi hanno riscosso grande successo”. “Trasformarsi in base alle necessità dei bambini”.

9. Il momento per te più bello…

Piccoli: “Festa dell’ultima sera”, “i giochi”, “ Grandi: “Il canto alla conclusione della S. Messa, dove tutti cantavano con entusiasmo capendo che si era creato un bel grande gruppo”, “è stato il momento dei saluti con tutti i bambini”

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8. Cibo preferito?

Piccoli: “Vitello tonnato, purè e pollo, ravioli in brodo, minestra, pizzette, the e biscotti, pane e marmellata/nutella, gelato, budino” Grandi: “Tutto”

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10. Ti ricordi cosa faceva l’orso di San Romedio?

Tutti: “Twirling”

11. Prima di andare a dormire c’era il momento…

Piccoli: “del rimboccare le coperte e della favola della buonanotte” . Per i maschi invece “la battaglia con i cuscini nelle camerate”.

Grandi: “ del raccontare le fiabe e dare la buonanotte a tutti e far fare un po’ di silenzio ai maschietti”, “del breafing” e infine “di una buona camomilla”.

12. Come ti sentivi l’ultimo giorno?

Piccoli: “Triste, perché non avrei più potuto giocare con i miei amici”.

Grandi: “Emozionato”, “Stanco fisicamente, ma raggiante”.

13. Senza… non sarebbe stata la stessa cosa.

Piccoli: “Le mie amiche e i miei amici”, “i giochi”.

Grandi: “Senza bambini super-attivi non sarebbe stata la stessa cosa”, ma neppure “senza i compagni di viaggio più adulti e più giovani.

14. Quale è la cosa più bella che hai portato a casa da questo campo estivo?

Piccoli: “La bottiglia col sale colorato”, “la maglietta e lo scaccia pensieri” e “ la felicità e il clima del gruppo” Grandi: “la felicità e la gioia”, “l’essere cercato dai bambini”, “l’entusiasmo, la vitalità e la semplicità dei bambini”.

Questi vogliono essere piccoli assaggi di un esperienza intensa ed emozionante, solo partecipando si può capire l’intensità di ogni momento.

Come animatrice credi di dare molto ai bambini, perché ci si prepara, li si fa giocare, divertire, ma in realtà, alla conclusione della settimana, ti rendi conto che hai ricevuto molto molto di più.

P.S.: Per il prossimo anno devo portare un bagaglio molto molto più grande, per farci stare tutte le cose belle che riceverò.

E... abbiamo bisogno di numerosi Volontari!!!

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Pensieri dal campeggio... È stata una bellissima esperienza, piena di risate, allegria e compagnia!

Senza dubbio da ripetere!!!

Sabrina È stata una settimana di: - incontri, per fermarsi a riflettere sull’amicizia, su sé stessi, sulla libertà; - divertimento, grazie anche alla presenza di nuove attività come ad esempio il pattinaggio; - lunghe camminate in mezzo alla natura; - ma soprattutto di ricordi, grazie alle persone che partecipando l’hanno resa così speciale e divertente.

Anna Una settimana piena di gioia e di divertimento.

Desiree Arsio, campeggio 2014.

Quarantasei ragazzi dalla prima media alla prima superiore che camminano su e giù tra i meleti della ridente Valle di

Non. Questa è la prima immagine che mi viene in mente quando sento nominare Arsio.

Subito dopo l’immagine si trasforma, la temperatura scende e vedo i quarantasei ragazzi accompagnati da tredici animatori e sei poveri vecchiardi che scivolano più o meno elegantemente su una pista di pattinaggio appositamente noleggiata. C’è chi tenta di fare la Carolina Koster della situazione, chi tende la mano ai meno esperti e li traina per la pista facendo provare loro l’ebbrezza della velocità in scivolata e chi si ritrova dopo qualche giorno con qualche ematoma di un meraviglioso blu cobalto come ricordo.

Poi rivedo tutti seduti in circolo, è notte, siamo in una radura in mezzo al bosco e abbiamo il viso illuminato dalla luce del falò. Osservo le facce di chi mi sta vicino. C’è chi è perso nei suoi pensieri di adolescente, chi ride per la battuta del vicino di panca, chi si stringe o si fa stringere dalla compagna o dal compagno in preda alla melanconia,

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secondo turno - medie

Campeggi

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Campeggi alla stanchezza di una giornata passata a camminare in mezzo ai boschi. Attimi, fotografie che vanno e vengono al guizzo delle fiamme. Per fortuna, alla fine ci salva un inizio di canzone stonata di una delle animatrici, seguita da tutti gli altri e in un attimo arriva il momento della preghiera e della “buonanotte, fate i bravi”.

Laura F.

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Cercare di preservare la voce.

Ecco cosa penso prima di partire. Ma poi lo so che non ci riuscirò.

Tra qualche urlo - solo se strettamente necessario ;-) - canti, giochi, camminate, corse e sudate, la mia voce non ce la fa mai! Però, credo sia una cosa positiva. Ho infatti constatato, con gli anni, che la perdita della voce è inversamente proporzionale alla qualità della settimana. Più scende, più ci si è divertiti e più è andato tutto come doveva andare. :-) Poi, ad essere finalmente nel gruppo degli animatori “grandi” - si fa per dire - e poter vedere giovani animatori che si mettono in gioco, con entusiasmo e voglia di fare - mica tutti, ma

ognuno come può ;-) - posso assaporare sempre meglio il clima di comunità che si crea durante la settimana.

I nostri giovani animati riescono sempre a sorprenderci e ci mettono ogni anno di fronte a nuove situazioni da gestire, e, sempre di più, ci comunicano quanto sia importante trascorre assieme la settimana di campeggio. Con la loro esuberanza e la loro voglia di esserci però ci danno la carica e la voglia di ritrovarsi ancora.

Laura G. Campeggio... Interruzione della normalità, della quotidianità.

Ogni esperienza che facciamo ci fa crescere, ci fa migliorare.

Una intera settimana passata assieme ci permette di conoscere meglio gli amici che abbiamo e ci permette di conoscere nuove persone, magari anche persone già incontrate, già scontrate…

In poche ore si può passare da una giornata estiva con 30 gradi ad una pattinata sul ghiaccio, da una dormita su un comodo letto ad una su un asse di legno, da un gioco d’acqua ad una Messa comunitaria, ma sempre con al

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Campeggi

Cuochi secondo turno

Il campeggio di Arsio 2014 è stato molto bello, con tanti ragazzi e ragazze molto simpatici che mi hanno fatto ricordare i giorni della mia gioventù.

Un grazie particolare a don Stefano e alle mie ragazze della cucina! Speriamo di trovarvi l’anno prossimo, un CIAO a tutti.

Nonno Orlando

Cuochi primo turno

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fianco qualcuno che condivide la stessa esperienza con il sorriso nel cuore.

Sono giorni intensi che porteremo sempre con noi ed anche dopo molto tempo, non ci scorderemo mai di questa esperienza.

La cosa più bella è stato vedere la passione e l’esuberanza di un giovane gruppo di animatori che sono riusciti sia con i giochi, che con la tecnologia a coinvolgere per una intera settimana uno squadrone di ragazzi che vivevano la loro esperienza di campeggio.

Claudio

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Spazio giovani

GIOVANI AD ASSISI Pronti, partenza, via!

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Ecco che il nostro Gruppo Giovani ne ha fatta un’altra delle sue...uscite!

Si sa che ai giovani non piace fare sempre le stesse cose e rimanere sempre “a casa”, allora don Stefano l’ha pensata giusta, (ancora una volta e per questo ci vuole un grande GRAZIE!!!) proponendoci il pellegrinaggio sulle orme di San Francesco.

Abbiamo accolto l’invito in dodici, ma se fosse stato aperto anche ai ragazzi della III media e I superiore, saremmo stati certamente il doppio. Questa volta però, si è pensato a quei giovani un po’ più grandi che, a volte, necessitano di qualcosa di più, e di più profondo.

E così, un sabato mattina di maggio, di buon ora, abbiamo riempito il furgone del don e la macchina di Claudio e ci siamo avventurati nel pellegrinaggio. Divisi in due mezzi, ma sempre in contatto con le radioline, una scoperta mooolto divertente!

L’inizio del pellegrinaggio nella pace e serenità di La Verna ha lasciato il segno. Certamente si è respirata quell’aria di spiritualità che avvolge lo splen-

dido monastero con le sue bellezze architettoniche e naturali. E scoprire i luoghi dove uno dei Santi più amati ha vissuto, pregato e meditato, è sorprendente. Capire che quei modelli che ci sembrano a volte così lontani e irraggiungibili sono stati comunque uomini e donne, come Santa Chiara, la cui chiesa abbiamo visitato nel pomeriggio, con i loro bisogni, le loro particolarità, pregi e difetti, dà la carica e lo stimolo per fare di più.

Saliamo ad Assisi dopo aver lasciato i bagagli in fretta e furia dalle gentilissime suore che ci hanno ospitato. E don Stefano, ottima guida, ci ha accompagnati nella visita dei luoghi più significativi e importanti, come la basilica di Santa Chiara, la cattedrale di San Rufino e infine la Basilica di San Francesco, che oltre a essere delle bellissime costruzioni hanno quel “qualcosa in più” che viene dalla consapevolezza di ciò che rappresentano, dall’essere tempio di Dio e della devozione per quei Santi che tanto hanno fatto al loro tempo ma che ancora fanno per noi. Prima di

lezza naturale, dove il parlare con Dio e l’avvicinarsi a lui, attraverso il creato, è più semplice.

Una breve sosta alle ripide salite e vertiginose discese di Spello prima di rientrare a casa pronti a fare sempre qualcosa di più per la nostra comunità, e per gli altri giovani, più giovani!

Un’esperienza positiva, divertente e che aiuta a farci crescere in gruppo! Non vediamo l’ora di farne un’altra!!! :-)

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ritirarci per la cena, e poi per la nanna, facciamo una doverosa visita alla basilica di Santa Maria degli Angeli con la Porziuncola,la piccola chiesa nella chiesa.

La domenica concludiamo il nostro viaggio con la visita a San Damiano e all’eremo delle Carceri, monasteri immersi nel silenzio e nella pace della natura. Appena vi si entra si capisce al volo il motivo per cui sono stati eletti a luoghi di meditazione, per la loro bel-

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FAMIGLIE AD ASSISI

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E proprio dall’esperienza fatta ad Assisi coi giovani, è nata l’idea di ripetere l’esperienza con le famiglie delle nostre Parrocchie. E così, un venerdì, alla fine di settembre, siam partiti in pullman, un po’ sul tardi a dire il vero, perché fino alle 16 alcuni ragazzi avevano scuola e alcuni genitori dovevan lavorare. Ben presto il pullman da 50, con 30 passeggeri è diventato una piazza, un dormitorio, una sala giochi, un luogo di confronto e di chiacchiere con bambini (il più piccolo 4 anni), ragazzi, giovani, genitori e anche qualche nonno. Si è creato subito un clima comunitario e familiare. Siam arrivati a sera tardi, mezzi addormentati e così, ospiti delle stesse suore che ci avevano accolto con i giovani, siam andati di corsa a dormire perché il programma del sabato e della domenica si prospettava intenso. Stesso programma dell’esperienza con i giovani con una variante: a piedi da Assisi all’Eremo delle carceri. Una faticaccia in salita sotto il sole, ma vissuta ed offerta come marcia per la pace per il mondo e per le nostre famiglie. La domenica la sosta a La Verna ci ha rinfrancato e fatto respirare una spiritualità a volte dimenticata. È stata una bella esperienza che si spera sia la prima di una lunga serie. È importante creare gruppo fra le famiglie e sostenersi nel difficile cammino della fede. San Francesco e Santa Chiara ci hanno fatto riscoprire il valore della semplicità, della fede vissuta e della carità. Un grazie a tutte le famiglie che hanno partecipato e un arrivederci alla prossima esperienza per la quale allarghiamo l’invito. Ma nulla toglie che possiamo fare un cammino anche senza andare lontani, incontrandoci, confrontandoci o semplicemente condividendo un momento di fraternità o di gioco

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Dopo un anno intenso di attività, d’incontri e di festa. Dopo esperienze che ci hanno fatto vivere l’oratorio, si, perché abbiamo vissuto letteralmente anche 24 h nel nostro oratorio, condividendo così ogni momento della giornata.

Dopo aver dato il via alla 30° ed., un po’ bagnata, della corsa “Dal Doss al Doss de corsa”, dopo il pellegrinaggio ad Assisi. Dopo il periodo estivo e le bellissime attività, ha ridato il via al nostro nuovo cammino, l’entusiasmante Festa Diocesana svoltasi a fine ottobre.

Al palaTrento ci siamo incontrati con più di 1300 giovani delle parrocchie provenienti da tutto il Trentino. Musica, giochi e festa si sono intervallati da emozioni e riflessioni sul grande tema #Sogno&Sondesto. “…quante volte ci viene detto ‘Cosa vuoi sognare? Torna con i piedi per ter-

ra, tanto non cambierà niente…’ Gesù ci invita a sognare in modo diverso, Dio ci raggiunge dentro la nostra storia, dentro la nostra realtà, ci invita a gioire delle piccole mete che riusciamo a raggiungere. Sognate e state desti. Sogna con Dio in modo unico, con quel Dio che ti fa restare dentro la realtà, lì c’è Dio che cammina con te e ti sostiene” queste le parole di don Tiziano Telch per spronarci a sognare.

Ha continuato poi don Rolando Covi, ponendo la domanda “’Cosa desideri profondamente?’ Questo Cristo ti chiede adesso, Dio è capace di liberare il desiderio più profondo di bene che hai dentro… ‘Desidero essere felice’.

Noi questo, oggi vogliamo gridarlo…

Dio non scappa, Dio non conosce le vie di emergenza, Dio ha scelto di restare dentro la tua vita… fidatevi di chi

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#SOGNO&SONDESTO

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Spazio giovani

vi aiuta a dare un nome ai desideri più grandi. Capita il miracolo che anche tu puoi diventare affidabile per qualcuno… questa è felicità”.

Ognuno di noi era veramente molto “Happy” ed ha portato a casa un momento, un sorriso e sicuramente un selfi di questa bellissima giornata.

Infine dall’omelia del Vescovo “State per iniziare i gruppi giovanili nelle vostre parrocchie: chiediamo al Signore che prenda avvio un nuovo sogno… che non accostiamo soltanto “i soliti”, ma sappiamo uscire verso tutti i giovani. E sognamo una vita bella, limpida, ricca di frutti”.

Noi abbiamo già iniziato il cammino col nostro zaino sulle spalle, con l’impegno, la voglia di metterci in gioco, e di divertirci. Queste cose ci hanno già portato a visitare e ringraziare la Madonna di Fatima, e… molto molto altro… e una grande sorpresa sta prendendo forma…

Invitiamo anche te , giovane a camminare con noi e per tutti gli altri seguiteci sul web.

Laura Parisi

Comunità

don Stefano, padre Tommaso e i consigli Pastorali di Drena e Dro-Ceniga vi augurano un

Avvenimenti

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ComunitĂ

Buon Natale

1° turno campeggio

ELEMENTARI, estate 2014

2° turno campeggio MEDIE, estate 2014 Redazione: don Stefano Anzelini, Mario Bortolotti, Corrado Angeli, Elvira Angeli, Giovanna Gianordoli, Laura Parisi, Sebastiano Matteotti e Zita Zanoni.

PARROCCHIE DI CENIGA - DRENA - DRO Tel. Parrocchia Dro: 0464 544000 - E-mail: dro@parrocchietn.it Stampa: Grafica 5, Arco