Bollettino Parrocchia Dro Ceniga Drena - n1 natale 2015

Natale 2015

Il logo ufficiale del Giubi

Comunità

Il logo e il motto offrono insiem il Padre (tratto dal Vangelo di L che chiede di non giudicare e BOLLETTINO DELLE PARROCCHIE DI CENIGA, DRO senza misura DRENA (cfr. LcE 6,37-38 come una piccola summa teolo sulle spalle l’uomo smarrito, re anno XXXI - n. 1 l’amore di Cristo che porta a

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Il saluto

Saluto del parroco

Anno Santo don Stefano

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“Ora la sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia, invece che imbracciare le armi del rigore…

La Chiesa cattolica, mentre con questo Concilio innalza la fiaccola della verità cattolica, vuole mostrarsi madre amorevolissima di tutti.” (San Giovanni XXIII alla Conclusione del Concilio Vaticano II) L’impegno della Chiesa di far conoscere il volto misericordioso di Dio non è esclusivo del pontificato di Papa Francesco. Proprio questa frase, appena citata, di San Giovanni XXIII, ci ricorda che, a partire dal Concilio Vaticano II, concluso proprio 50 anni fa nella Festa dell’Immacolata, ma anche precedentemente, il tema della misericordia del Padre è sempre stato molto caro ai pastori della Chiesa. Se vogliamo, la novità, introdotta da Papa Francesco, è quella di far diventare la misericordia il perno dell’Annuncio Cristiano e dell’agire della Chiesa.

Il Natale che ci apprestiamo a celebrare penso possa dare il senso all’Anno Santo appena inaugurato. La misericordia di Dio è talmente grande che si rende tangibile nell’Incarnazione. Qual’è il

volto di Dio? L’Evangelista Giovanni ci dice che proprio nel Figlio ci viene rivelato il volto del Padre. E contemplando il Figlio, il suo volto, il suo agire, il suo modo di porsi, scopriamo che il suo sguardo e le sue parole sono sempre accompagnate dalla misericordia.

Prima di essere giusto giudice, che ci pone di fronte alle nostre azioni, è colui che ci perdona e guarisce le ferite.

Allora nell’augurare a tutti voi un buon Natale, viene naturale estendere questo augurio a tutto l’Anno Santo: possa essere un anno nel quale, come singoli e come comunità, riusciamo a compiere un buon cammino di conversione e possiamo sperimentare su di noi e sull’umanità la misericordia di Dio. «Abbiamo sempre bisogno di contemplare il mistero della misericordia. È fonte di gioia, di serenità e di pace».

(Misericordiae Vultus).

La misericordia però non è solo un atto di Dio, ma deve essere anche un nostro impegno. In questo percorso siamo tutti chiamati a “fare misericordia”. “Siate misericordiosi perché il Padre Vostro è misericordioso”. Allora cogliamo e cerchiamo occasioni, singolarmente e

come Comunità, per compiere opere di misericordia sia corporali che spirituali.

Il nostro Arcivescovo ha eletto come Chiesa Giubilare per la nostra zona il Santuario della Madonna delle Grazie, luogo tanto caro alla nostra gente. Facciamolo diventare il centro del nostro cammino giubilare e rechiamoci spesso, anche singolarmente, in questo Santuario, dove l’intercessione materna di Maria, Madre di Misericordia, ci aiuterà e ci condurrà per mano nel passaggio

della Porta Santa per incontrare, attraverso Cristo, il volto misericordioso del Padre.

Il nostro territorio è ricco di tante porte sante della sofferenza. Varchiamo, come ci invita il Papa, anche queste porte: la carità concreta e quotidiana diventa per ciascuno di noi accesso privilegiato alla misericordia del Padre.

Buon cammino, Buon Natale e Buon Anno Santo!

Il saluto

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A circa 20 anni dal restauro della chiesa di S. Abbondio, si è reso necessario, dopo diversi interventi di tamponamento, riprendere in mano il tetto.

Infatti, ad ogni festa di Pasquetta ci si accorgeva di nuove infiltrazioni dovute al fatto che i “coppi” scivolavano verso la gronda, uscire l’acqua che scorreva lungo il muro, e in alto, si scopriva la copertura e l’acqua entrava sotto il tavolato. Si è reso necessario, dopo aver allestito i ponteggi di sicurezza, togliere tutte le tegole, sostituire le parti lignee deteriorate, riposizionare una guaina di protezione nuova, e dopo aver forato uno ad uno i “coppi”, riposizionarli fissandoli con dei ganci. Per fortuna, visto che molte tegole erano rotte, siamo stati autorizzati a sostituire quelle adiacenti al tavolato con un nuovo tipo, doppio e capace di portare via l’acqua. Inoltre il taglio delle piante vicine all’edificio, permette una maggiore esposizione al sole e impedisce che le foglie vadano ad intasare i canali di scolo delle acque.

Questi interventi dovrebbero garantire per il futuro, insieme all’apparecchio deumidificante installato tre anni fa,

il mantenimento di un clima asciutto, senz’altro favorevole alla buona conservazione degli interessanti affreschi che addobbano la parte più antica della chiesa. Il rifacimento del tetto ha comportato una spesa di circa 28.000 €, tutti a carico della Parrocchia. La Provvidenza però ha voluto venirci in aiuto.

Infatti, qualche mese fa, la nostra Concittadina Rosetta Santoni ved. Benuzzi, nel suo testamento ha lasciato alla Parrocchia dell’Immacolata la somma di 20.000 € specificando che venissero usati per la chiesa di S. Abbondio. È senz’altro un aiuto importante per il quale diciamo grazie a Rosetta e assicuriamo per lei e per il marito Mario, un ricordo e la nostra preghiera.

Questo aiuto, insieme ad altri pervenuti in occasione dei lavori, con l’aggiunta delle fatiche di tanti volontari, permette di mantenere e custodire un piccolo gioiello che non è solo della Parrocchia, ma di tutta la gente delle nostre comunità. L’affluenza numerosa alla festa di Pasquetta dimostra l’affetto per il luogo, per il Santo e per la tradizione.

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Lavori alla Chiesa di S. Abbondio

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Orari

Orari celebrazioni periodo natalizio Confessioni:

giovedì 24 dicembre Dro: 9.00 - 10.30 / 15.00 - 18.00 Drena: 14.30 - 16.30 (p Ferdinando) Ceniga: 14.30 - 15.30

Sante Messe: Ceniga:

giovedì 24 dicembre Santa Messa vespertina di Natale - ore 20.30 venerdì 25 dicembre Natale del Signore Santa Messa - ore 9.30 sabato 26 dicembre Santo Stefano Santa Messa - ore 9.30 giovedì 31 dicembre Santa Messa di ringraziamento con il Te Deum - ore 20.00 venerdì 1 gennaio Santa Messa di Inizio Anno con il Canto del Veni Creator - ore 9.30

Drena :

giovedì 24 dicembre Santa Messa della Notte di Natale - ore 22.30 venerdì 25 dicembre Natale del Signore Santa Messa - ore 10.30 sabato 26 dicembre Santo Stefano Santa Messa - ore 10.30 giovedì 31 dicembre Santa Messa di ringraziamento con il Te Deum - ore 18.30 venerdì 1 gennaio Santa Messa di Inizio Anno con il Canto del Veni Creator - ore 10.30 mercoledì 6 gennaio festa dell’Epifania ore 14.30 benedizione dei bambini e preghiera davanti al presepe

Dro:

giovedì 24 dicembre Santa Messa della Notte di Natale - ore 24.00 venerdì 25 dicembre Natale del Signore Santa Messa - ore 8.00 - 10.30 - 18.30 sabato 26 dicembre Santo Stefano Santa Messa - ore 18.30 giovedì 31 dicembre Santa Messa di ringraziamento con il Te Deum - ore 18.30 venerdì 1 gennaio Santa Messa di Inizio Anno con il Canto del Veni Creator ore 10.30 - 18.00 mercoledì 6 gennaio festa dell’Epifania ore 15.30 benedizione dei bambini e preghiera davanti al presepe segue in teatro premiazione del concorso “un presepe in famiglia”

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DOMENICA 27 DICEMBRE – DRO Festa della Sacra Famiglia ricordo degli anniversari di matrimonio di Ceniga e Dro celebrati nel 2015 - ore 10.30

Orari

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domenica 3 GENNAIO – DRENA ricordo degli anniversari di matrimonio celebrati nel 2015 e ringraziamento per i battesimi: sono invitate le famiglie dei bambini battezzati nel 2015 - ore 10.30 DOMENICA 11 GENNAIO – CENIGA – DRO Battesimo di Gesù, sono invitate le famiglie dei bambini battezzati nel 2015 a Ceniga alle ore 9.30 e a Dro alle ore 10.30 Confessioni nell’Anno Santo: ogni ultimo sabato del mese si garantisce a Dro la presenza di un confessore straordinario dalle ore 14.30 alle 16.00

Anagrafe

Abbiamo accompagnato nel loro ultimo viaggio celebrando i funerali nelle nostre Parrocchie, 8 fratelli a Drena, 6 a Ceniga e 14 a Dro. Per loro e per tutti coloro che sono legati alle nostre comunità e che riposano in altri luoghi, invochiamo da Dio il dono della vita eterna nel suo abbraccio misericordioso.

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Ricordiamo anche coloro che hanno celebrato delle tappe importanti della vita nelle nostre comunità.

Nella Comunità di Dro, nel corso del 2015 abbiamo celebrato 20 Battesimi, a Ceniga 3 e a Drena ancora 3.

Per quanto riguarda i Matrimoni, bisogna dire onestamente che non danno un gran che da fare al parroco. Infatti ne sono stati celebrati uno a Dro e uno a Ceniga: a Ceniga il 7 febbraio Alessio Bianchetti con Eleonora Santoni e a Dro il 23 maggio Sebastiano Matteotti con Raffaella Caceffo.

A loro, e alle altre coppie che hanno celebrato il Matrimonio in altre Parrocchie e che vivono in mezzo a noi un augurio e una preghiera di Benedizione dal Signore.

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Sinodo

Sinodo sulla famiglia

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Molti di noi hanno seguito nello scorso autunno le tappe e le notizie del cammino del Sinodo sulla Famiglia, che Papa Francesco ha fortemente voluto. Un cammino iniziato più di un anno fa con il coinvolgimento delle comunità, con un’assemblea preparatoria, e via via, raccogliendo contributi in varie realtà ecclesiali e non solo. La stessa Assemblea dei Vescovi è stata caratterizzata dalla presenza di coppie e laici che hanno portato la loro testimonianza e la loro riflessione. È stato, da quanto possiamo conoscere, un percorso di discussione e di confronto a volte franco ma nella verità. Si sono messe in dialogo culture, tradizioni ed opinioni diverse. A dire il vero, molti sono stati i tentativi esterni, sostenuti soprattutto dai mass media, di influenzare le scelte e gli orientamenti.

Sicuramente molti si aspetteranno una rivoluzione. Stiamo a vedere. Certo è che il Vangelo non può essere cambiato ed adattato alle mode. Sarebbe senz’altro più opportuno adattare le nostre scelte e i nostri comportamenti al Vangelo. L’Assemblea Sinodale ha raccolto tutte le sue riflessioni e conclusioni in un documento che è stato consegnato a Papa Francesco. Spetterà a lui, accompagnato dallo Spirito, raccogliere queste indicazioni e farle diventare azioni pastorali nella Comunità Cristiana. Attendiamo con fiducia quanto il Papa ci offrirà come conclusione definitiva su questo cammino. Una cosa crediamo sia importante fare. Non rincorriamo le notiziole e gli scoop giornalistici che spesso non sanno nemmeno di che cosa parlano. Andiamo alle

fonti, se vogliamo sapere che cosa dice la Chiesa su questo o su altri argomenti, chiediamo direttamente a lei. In attesa di saperne di più crediamo possa essere interessante un breve passo dl lungo documento preparato dai vescovi: «La Chiesa fa proprie, in un’affettuosa condivisione, le gioie e le speranze, i dolori e le angosce di ogni famiglia. Stare vicino alla famiglia come compagna di cammino significa, per la Chiesa, assumere un atteggiamento sapientemente differenziato: a volte, è necessario rimanere accanto ed ascoltare in silenzio; altre volte, si deve precedere per indicare la via da percorrere; altre volte ancora, è opportuno seguire, sostenere e incoraggiare. «La Chiesa dovrà iniziare i suoi membri – sacerdoti, religiosi e laici – a questa “arte dell’accompagnamento”, perché tutti imparino sempre a togliersi i sandali davanti alla terra sacra dell’altro (cf. Es 3,5). Dobbiamo dare al nostro cammino il ritmo salutare della prossimità, con uno sguardo rispettoso e pieno di compassione ma che nel medesimo tempo sani, liberi e incoraggi a maturare nella vita cristiana» (EG, 169). Il principale contributo alla pastorale familiare lo offre la parrocchia, che è famiglia di famiglie, in cui si armonizzano gli apporti di piccole comunità, movimenti ed associazioni ecclesiali. L’accompagnamento richiede sacerdoti specificatamente preparati. L’istituzione di centri specializzati dove sacerdoti, religiosi e laici imparino a prendersi cura di ogni famiglia, con particolare attenzione verso quelle in difficoltà». (Documento conclusivo n. 77)

La famiglia culla di santità Alencon e da allora non si separarono più. Dal loro matrimonio, celebrato a mezzanotte del 13 luglio 1858, nacquero nove figli, ma solo cinque figlie sopravvissero (tra le quali Santa Teresa).

Tutte divennero religiose: quattro nel Carmelo di Lisieux e una fra le Visitandine di Caen.

Santa Messa, preghiera, Confessione frequente, adorazioni notturne, attività parrocchiali, esami di coscienza sulle ginocchia della mamma e il catechismo in braccio al papà, fecero si che le figlie si ponessero al servizio della Chiesa. La carità concreta è quella che esse impararono accompagnando mamma e papà di porta in porta, di povero in povero. A proposito dei suoi genitori Santa Teresa diceva: “il buon Dio mi ha dato un padre e una madre più degni del Cielo che della terra”.

Altri coniugi beatificati perché “i due avevano cristianamente consacrato il loro amore coniugale e la grazia del Sacramento nuziale li ha sempre sostenuti mirabilmente nel formare e crescere la loro famiglia…” sono Luigi Beltrame Quattrocchi e Maria Corsini.

Luigi Beltrame Quattrocchi nacque a Catania nel 1880; adottato da uno zio

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“Il 18 ottobre 2015, durante l’Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, svoltosi in Vaticano dal 4 al 25 ottobre 2015 sul tema “La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”, Papa Francesco ha canonizzato i coniugi Louis Martin (22 agosto 1823 – 29 luglio 1894) e Zélie Guérin (23 dicembre 1831 – 28 agosto 1877). A portarli sull’altare, l’inspiegabile guarigione, avvenuta nel 2002 a Milano, di un neonato: Pietro Schilirò un bambino di Monza nato con una grave malformazione ai polmoni che non lasciava speranza. Ma non solo! Anche il loro modo di vivere la vita coniugale: sono stati genitori, che vissero cattolicamente, ovvero, ogni loro pensiero ed ogni loro azione erano sempre posti, per loro stessa volontà, sotto lo sguardo di Dio. Santa Teresa di Lisieux nacque e crebbe in questa famiglia.

I coniugi Martin sono stati beatificati da Papa Benedetto XVI° il 19 ottobre 2008 a Lisieux.

Louis Martin e Marie-Azélie (detta Zélie) Guérin, inizialmente orientati alla consacrazione religiosa, s’incontrarono presso il ponte Saint Leonard ad

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senza figli, che gli dà il suo cognome, Quattrocchi, si trasferisce a Roma dove studia Giurisprudenza. Qui conosce Maria Luisa Corsini, figlia unica di genitori fiorentini. Le nozze vengono celebrate nella Basilica di Santa Maria Maggiore il 25 novembre 1905. Ebbero quattro figli, tutti abbracciarono la vita religiosa: un sacerdote diocesano, una monaca benedettina, un monaco trappista e una consacrata secolare. …Si andava alla Santa Messa ogni mattina insieme, si recitava alla sera il S. Rosario, si faceva l’adorazione notturna; si consacrarono al Sacro Cuore di Gesù solennemente intronizzato al posto d’onore nella sala da pranzo. Nel 1917 divennero terziari francescani e nel corso della loro vita non mancarono mai di accompagnare gli ammalati, secondo le loro possibilità, a Loreto e a Lourdes col treno dell’UNITALSI, lui come barelliere, lei come infermiera e dama di compagnia. Il loro esempio, la loro profonda vita di fede, la pratica quotidiana del pregare in famiglia ebbero di certo i propri effetti sui figli, che si sentirono tutti e quattro chiamati dal Signore alla vita consacrata.

Ricordiamo anche l’esempio di S. Gianna Beretta Molla e della sua famiglia: nacque a Magenta da genitori profondamente cristiani, entrambi Terziari francescani, il 4 ottobre del 1922.

Era la decima di tredici figli, cinque dei quali morirono in tenera età e tre si consacrarono a Dio: Enrico, medico missionario cappuccino a Grajaù, in Brasile, col nome di Padre Alberto; Giuseppe, sacerdote ingegnere nella diocesi di Bergamo; Virginia, medico religiosa canossiana missionaria in India. Gianna sin dalla prima giovinezza, accolse con piena adesione il dono della fede e l’educazione limpidamente cristia-

na che ricevette dai suoi ottimi genitori, che con vigile sapienza la accompagnarono nella crescita umana e cristiana e la portarono a considerare la vita come un dono meraviglioso di Dio, ad avere una fiducia illimitata della Divina Provvidenza, ad essere certa della necessità e dell’efficacia della preghiera. Fu da loro educata all’essenziale, alla sensibilità verso i poveri e le missioni, secondo lo stile francescano. …Mentre si dedicava con diligenza agli studi di medicina, tradusse la sua grande fede in un impegno generoso di apostolato tra le giovani nell’Azione Cattolica e di carità verso i vecchi e i bisognosi nelle Conferenze delle Dame di San Vincenzo, sapendo che “a Dio piace chi dona con entusiasmo” (2 Cor. 9,7): amava Dio e desiderava e voleva che molti lo amassero.

Gianna e Pietro si unirono in matrimonio il 24 settembre 1955 nella Basilica di San Martino a Magenta dopo essersi preparati spiritualmente al Sacramento del matrimonio con un triduo, S. Messa e S. Comunione.

Dopo la nascita di tre figli, nel settembre 1961, verso il termine del secondo mese di una nuova gravidanza, Gianna fu raggiunta dalla sofferenza e dal mistero del dolore: si presentò un voluminoso fibroma, tumore benigno, all’utero. Prima dell’intervento operatorio di asportazione del fibroma, pur ben sapendo il rischio che avrebbe comportato il continuare la gravidanza, supplicò il chirurgo di salvare la vita che portava in grembo e si affidò alla preghiera e alla Provvidenza. La vita fu salva. Gianna ringraziò il Signore e trascorse i sette mesi che la separavano dal parto con impareggiabile forza d’animo e con immutato impegno di madre e medico…Alcuni giorni prima del parto, pur confidando sempre nella

II° il 24 aprile 1994 nell’Anno internazionale della Famiglia; una giovane donna brasiliana che stava portando avanti una gravidanza a rischio pregò la beata Gianna Beretta Molla e la bambina nacque sana : per questo miracolo il 16 maggio 2004, Papa Giovanni Paolo II° in Piazza San Pietro a Roma, ha proclamato Gianna santa. La sua memoria liturgica è il 28 aprile. (da www.santiebeati.it).

Sono solo tre esempi di famiglie cresciute nella preghiera, nella partecipazione alla Santa Messa, nella carità fraterna. La famiglia cristiana è una culla dove possono nascere vocazioni, santi! all’interno di essa tutto è orientato al Signore e i genitori lo fanno scoprire ai propri figli che cresceranno ” respirando” il grande dono della fede.

Questi Santi vengono invocati nelle litanie nella liturgia del matrimonio.

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Provvidenza, era pronta a donare la sua vita per salvare quella della sua creatura (disse al marito Pietro: ”se dovete decidere fra me e il bimbo, nessuna esitazione: scegliete – e lo esigo – il bimbo.

Salvate lui”…La scelta di Gianna fu dettata dalla sua coscienza di madre e di medico e può essere ben compresa solo alla luce della sua grande fede, della sua ferma convinzione del diritto sacro alla vita, dell’eroismo dell’amore materno e della piena fiducia nella Provvidenza. Il mattino del 21 aprile 1962, Sabato Santo Gianna diede alla luce Gianna Emanuela per via cesarea e per Gianna iniziò il calvario della sua passione, già qualche ora dopo il parto le condizioni generali di Gianna si aggravarono: febbre, sempre più elevata, e sofferenze addominali atroci per il subentrare di una peritonite settica.

Nonostante tutte le cure praticate, le sue condizioni peggiorarono di giorno in giorno. Morì alle 8 del 28 aprile 1962, Sabato in Albis a soli 39 anni.”

Fu beatificata da Papa Giovanni Paolo

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Signore Gesù Cristo, tu ci hai insegnato a essere misericordiosi come il Padre celeste, e ci hai detto che chi vede te vede Lui. Mostraci il tuo volto e saremo salvi.

Il tuo sguardo pieno di amore liberò Zaccheo e Matteo dalla schiavitù del denaro; l’adultera e la Maddalena dal porre la felicità solo in una creatura; fece piangere Pietro dopo il tradimento, e assicurò il Paradiso al ladrone pentito.

Fa’ che ognuno di noi ascolti come rivolta a sé la parola che dicesti alla samaritana: Se tu conoscessi il dono di Dio! Tu sei il volto visibile del Padre invisibile, del Dio che manifesta la sua onnipotenza soprattutto con il perdono e la misericordia: fa’ che la Chiesa sia nel mondo il volto visibile di Te, suo Signore, risorto e nella gloria.

Hai voluto che i tuoi ministri fossero anch’essi rivestiti di debolezza per sentire giusta compassione per quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore; fa’ che chiunque si accosti a uno di loro si senta atteso, amato e perdonato da Dio. Manda il tuo Spirito e consacraci tutti con la sua unzione perché il Giubileo della Misericordia sia un anno di grazia del Signore e la sua Chiesa con rinnovato entusiasmo possa portare ai poveri il lieto messaggio, proclamare ai prigionieri e agli oppressi la libertà e ai ciechi restituire la vista.

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Lo chiediamo per intercessione di Maria Madre della Misericordia a te che vivi e regni con il Padre e lo Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli.

Amen

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Speciale GIUBILEO

Vogliamo proporre alcune riflessioni e spiegazioni che liberamente ricaviamo da un opuscolo delle Edizioni ELLEDICI realizzato da Pino Pellegrino: Aria di Giubileo al catechismo: capire e amare il Giubileo. prendere in mano la storia e darle un volto umano, prima ancora che cristiano.

Ma soprattutto, il giubileo è una realtà da costruire nella nostra mente, nel nostro cuore, nella nostra vita.

Come tutte le cose serie, anche l’Anno Santo va guadagnato, va studiato, va pensato, va capito. È una realtà da costruire con l’impegno, con la riflessione, con la disponibilità a lasciarsi interrogare dalla Parola di Dio e dagli stessi avvenimenti che ci saranno presentati durante il corso dell’Anno Santo.

Il primo Anno Santo cristiano.

Il giubileo cristiano, detto “Anno Santo”, ha origine da un movimento spontaneo del popolo.

Si racconta, infatti, che nel Natale del 1299 si sparse la voce che chi avesse visitato la basilica di San Pietro il giorno 25 dicembre e in quelli successivi, fino al primo gennaio 1300, avrebbe ottenuto il perdono dei peccati.

Allora una gran folla si radunò in San Pietro. Era una folla che cresceva sempre più, tanto che, come ricorda Dante

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Aria di Giubileo Per alcuni è un ottimo affare economico; per altri il collasso di Roma, per altri un’occasione di lusso per sfornare nuove schede telefoniche, nuovi francobolli, nuove bigiotterie… un ragazzo l’ha definito: “una specie di mondiali di calcio dove tutti vanno a Roma”.

Di cosa stiamo parlando? Stiamo parlando del “Giubileo”. Ma insomma, cos’è il Giubileo?

Per noi Giubileo è una parola traboccante. Da sempre ha evocato grandi temi: la festa, l’uguaglianza, il rispetto della terra, il perdono, la conversione.

Il giubileo è lo suono di una tromba che squilla per fare richiamare alla gioia, alla pace, alla giustizia.

Il giubileo è il fruscio dei sandali dei pellegrini che invita ad uscire di casa per andare incontro al mondo.

Il giubileo è una porta che si apre e dice: “Tornate a Dio! Tornate a Dio!”.

Il giubileo è un Anno Santo: anno che vuole un uomo nuovo, un uomo armonioso, un uomo riuscito, com’è il “santo”.

Il giubileo è un avvenimento festoso.

Il giubileo è un dono che non può non interessare tutti coloro che vogliono ri-

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Giubileo

Alighieri, bisognò regolare il traffico dei pellegrini sul ponte Sant’Angelo, separando quelli che andavano da quelli che tornavano dalla basilica di San Pietro. Papa Bonifacio VIII e la curia romana rimasero sorpresi e anche preoccupati. Finalmente, dopo alcune settimane di riflessione, il 22 febbraio 1300, il papa indisse il Giubileo con una Bolla nella quale promulgava l’indulgenza plenaria, dal primo gennaio per tutto l’anno in corso. E così, il 1300 fu il primo Anno Santo cristiano.

Per ottenere l’indulgenza convennero a Roma e visitarono la basilica di San Pietro due milioni di pellegrini: una cifra altissima se si pensa ai mezzi di trasporto dell’epoca e che Roma aveva appena 100.000 abitanti!

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Elenco degli Anni Santi Ordinari della storia 1300 Bonifacio VIII 1350 Clemente VI 1400 Bonifacio IX 1450 Niccolò V 1475 Sisto IV 1500 Alessandro VI 1525 Clemente VII 1550 Giulio III 1575 Gregorio XIII 1600 Clemente VIII 1625 Urbano VIII 1650 Innocenzo X 1675 Clemente X 1700 Innocenzo XII 1725 Benedetto XIII 1750 Benedetto XIV 1775 Pio VI 1825 Leone XII 1875 Pio IX 1900 Leone XIII 1925 Pio XI 1950 Pio XII 1975 Paolo VI 2000 Giovanni Paolo II

In tutto sono stati indetti 121 Anni Santi. Molti furono quelli straordinari. Di questi numerosissimi risalgono al XVI secolo, anni tristemente famosi per la ricerca di denaro da parte dei Papi per le spese edilizie romane, ma altri sono stati indetti in occasioni particolari di ringraziamento o di necessità per l’umanità. Qualche volta è stato indetto un Anno Santo in occasione della scadenza del trentatreesimo anno evidentemente per ricordare, oltre che la nascita, anche la morte di Gesù, è il caso dell’Anno Santo celebrato dalla Chiesa e indetto da Giovanni Paolo II nel 1983.

Dall’elenco riportato si può rilevare che gli Anni Santi si celebrano normalmente ogni 25 anni. Quello del 2000 è l’unico che ha coinciso con la fine di un millennio. L’Anno Santo della Misericordia, indetto da Papa Francesco, è straordinario.

Leggiamo il logo del Giubileo.

Il logo e il motto offrono insieme una sintesi felice dell’Anno giubilare. Nel motto Misericordiosi come il Padre (tratto dal Vangelo di Luca, 6,36) si propone di vivere la misericordia sull’esempio del Padre che chiede di non giudicare e di non condannare, ma di perdonare e di donare amore e perdono senza misura (cfr. Lc 6,37-38). Il logo – opera del gesuita Padre Marko I. Rupnik – si presenta come una piccola summa teologica del tema della misericordia.

Mostra, infatti, il Figlio che si carica sulle spalle l’uomo smarrito, recuperando un’immagine molto cara alla Chiesa antica, perché indica l’amore di Cristo che porta a compimento il mistero della sua incarnazione con la redenzione.

Il disegno è realizzato in modo tale da far emergere che il Buon Pastore tocca in profondità la carne dell’uomo, e lo

fa con amore tale da cambiargli la vita.

Un particolare, inoltre, non può sfuggire: il Buon Pastore con estrema misericordia carica su di sé l’umanità, ma i suoi occhi si confondono con quelli dell’uomo. Cristo vede con l’occhio di Adamo e questi con l’occhio di Cristo.

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Parliamo di indulgenza Quando si parla di Anno Santo, è necessario comprendere anche il giusto significato dell’Indulgenza.

Fin dal primo Giubileo cristiano, quello del 1300 indetto da Bonifacio VIII, è invalso l’uso di concedere, per tutto l’anno giubilare, una particolare indulgenza, detta “indulgenza plenaria”.

Che cos’è l’indulgenza? È la remissione della pena da scontare (sulla terra in vita o nel purgatorio) in seguito ai peccati commessi; peccati per i quali si sia già ottenuto il perdono nel sacramento della riconciliazione.

Per essere il più chiari possibile, possiamo dire che mentre la confessione ci libera dalla colpa del peccato, l’indulgenza ci condona la pena che si do-

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Ogni uomo scopre così in Cristo, nuovo Adamo, la propria umanità e il futuro che lo attende, contemplando nel Suo sguardo l’amore del Padre.

La scena si colloca all’interno della mandorla, anch’essa figura cara all’iconografia antica e medioevale che richiama la compresenza delle due nature: divina e umana, in Cristo. I tre ovali concentrici, di colore progressivamente più chiaro verso l’esterno, suggeriscono il movimento di Cristo che porta l’uomo fuori dalla notte del peccato e della morte. D’altra parte, la profondità del colore più scuro suggerisce anche l’imperscrutabilità dell’amore del Padre che tutto perdona. (Osservatore Romano)

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vrebbe scontare per ristabilire la giustizia violata dal peccato.

Dunque l’indulgenza non è un sacramento: i sacramenti sono sette e non di più. L’indulgenza non è il perdono dei peccati: il perdono è ottenuto solo attraverso il sacramento della riconciliazione.

L’indulgenza è una pratica spirituale grazie alla quale la Chiesa, in forza del potere che le è stato conferito da Cristo (“quello che legherete sulla terra sarà legato nei cieli e quello che scioglierete sarà sciolto nei cieli”), condona la pena che si dovrebbe scontare per il disordine provocato dal peccato.

L’indulgenza si può applicare per i defunti e per se stessi, ricordando che in questo caso riguarda le pene accumulate fino al momento dell’applicazione dell’indulgenza e non per quelle future.

Perché si possa avere il condono totale della pena, cioè per acquistare l’indulgenza plenaria nell’Anno Santo, sono richieste alcune condizioni.

1. Accostarsi al sacramento della riconciliazione sinceramente pentiti dei propri peccati.

2. Accostarsi, dopo la Confessione, al Sacramento dell’Eucaristia.

3. Recitare il Credo e una preghiera secondo le intenzioni del Papa.

4. Compiere una buona azione. È questa quarta condizione che offre più possibilità e anche malintesi. Una delle buone azioni è ad esempio, il “pio pellegrinaggio” a Roma in una delle “basiliche patriarcali”, o a Gerusalemme, oppure alla cattedrale della propria Diocesi o ad altri luoghi sacri indicati dai singoli vescovi.

Ma per ottenere l’indulgenza l’unica strada non è il pellegrinaggio! E questa è una novità del Giubileo del 2000.

Ecco quali sono le opere buone che possono degnamente sostituire anche il più riuscito pellegrinaggio. Le ricavia-

mo dalla Bolla di indizione del Giubileo del 2000 “Incarnationis Mysterium” del novembre 1998. Invitiamo a leggerle con calma e se è possibile, ad attuarle: sarà il modo più vero e serio per vivere l’Anno Santo.

Dunque, si può ottenere l’indulgenza anche senza pellegrinaggio: - se si compie una visita ai fratelli che si trovano in necessità o in difficoltà: ammalati, carcerati, anziani in solitudine, handicappati: quasi compiendo un pellegrinaggio verso Cristo sofferente presente in loro (Mt 25, 34-36); - se ci si astiene, almeno per un giorno, da consumi superflui: per esempio dal fumo, dalle bevande alcoliche devolvendo una proporzionata somma in denaro, pari al risparmio, ai poveri; - se si sostengono con un significativo contributo opere di carattere religioso o sociale: in specie in favore dell’infanzia abbandonata, della gioventù in difficoltà, degli anziani, degli stranieri; - se si dedica una congrua parte del proprio tempo libero ad attività che rivestano interesse per la comunità.

Ecco il Giubileo con la sua forte incidenza nella vita personale e sociale.

Giubileo che chiama alla conversione.

Giubileo che chiama all’Amore che fa rima con sudore.

E ricordiamo che l’indulgenza altro non è che l’Amore e la Misericordia di Dio. Il significato della Porta Santa Un rito particolare e anche suggestivo del Giubileo, è l’apertura della «Porta Santa» nelle quattro basiliche romane di San Pietro, San Giovanni in Laterano, San Paolo fuori le mura e Santa Maria Maggiore. Questo rito è stato introdot-

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to la prima volta nel Giubileo del 1423.

La Porta Santa è una porta sulla facciata di queste basiliche, che normalmente è murata: essa viene aperta solamente agli inizi degli Anni Santi, rimane poi aperta per tutto l’anno e viene richiusa alla fine del Giubileo. L’Anno Santo della Misericordia ha avuto inizio con l’apertura della Porta Santa in San Pietro nella Festa dell’Immacolata Concezione di Maria, l’8 Dicembre 2015, e si chiuderà domenica 20 novembre 2016, Festa di Cristo Re. Per la prima volta nella storia, l’Anno Santo ha avuto un’apertura anticipata fuori da San Pietro, in Africa, durante la visita di Papa Francesco, il 22 novembre 2015.

L’apertura della Porta santa è un segno che ci fa capire che Dio apre il suo cuore a tutti gli uomini, nel suo Figlio Gesù Cristo. La porta rappresenta anche la soglia che ogni uomo è chiamato a varcare, cioè la scelta che è chiamato a fare nei confronti della proposta di vita di Gesù. Attraverso i portali delle chiese gotiche, si passa dalla luce del giorno alla penombra dell’edificio: ciò indica che la vera luce della vita non è quella che apparentemente brilla di più, ma quella che si incontra, quando si ha il coraggio di iniziare un nuovo cammino.

Naturalmente non basta attraversare materialmente la Porta Santa per comprendere il significato di questo simbolo. Essa ci invita a fare una scelta: o

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Domenica 13 dicembre è stata aperta la Porta Santa del Santuario della Madonna delle Grazie per la zona Pastorale del nostro Decanato.

Per chi volesse approfondire la lettura del portale del Santuario della Madonna delle Grazie, opera di fra Silvio Bottes: “Silvio Bottes, francescano”, edito da: Comune di Arco, Judicaria, Il Sommolago, Provincia Tridentina di S. Vigilio dei Frati Minori, pag. 143, anno 2014.

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entrare o restare fuori. La porta aperta indica quindi che c’è la possibilità di scoprire il senso della propria esistenza, ma che questa scelta richiede iniziativa, impegno e libertà. La porta ci insegna anche ad aprire la «porta del nostro cuore», di fronte al prossimo che ha bisogno di noi.

Per il cristiano, la vera Porta che ci conduce a Dio, è Gesù Cristo (Gv 10, 7).

Egli è, infatti – come dice Giovanni – la Via, la Verità e la Vita.

Il simbolo della Porta Santa invita perciò il credente a: - riesaminare la propria vita, alla luce del Vangelo; - prendere coscienza delle proprie infedeltà, manchevolezze, peccati; - accogliere il perdono e la chiamata che Gesù rivolge oggi, come allora agli apostoli.

Attraversare concretamente una delle porte sante fino ad ora, è stato possibile solo a chi, durante l’anno giubilare si recava a Roma. Con Papa Francesco, anche se in parte già anticipato da Giovanni Paolo II nel 2000, la Porta Santa si può attraversare ovunque. Infatti ha dato facoltà ai Vescovi di indicare nelle proprie Diocesi alcune chiese dove aprire delle porte Sante. Non solo. Preferibilmente queste porte “locali”, il Papa chiede siano aperte nei luoghi di sofferenza: ospedali, carceri, dormitori per senza tetto…

Il nostro Arcivescovo ha eletto come Chiesa Giubilare per la nostra zona il Santuario della Madonna delle Grazie, luogo tanto caro alla nostra gente. Facciamolo diventare il centro del nostro cammino giubilare e rechiamoci spesso, anche singolarmente, in questo Santuario dove l’intercessione di Maria, Madre di Misericordia, ci aiuterà e ci condurrà per mano nel passaggio della Porta Santa per incontrare, attraverso Cristo, il volto misericordioso del Padre.

Il nostro territorio è ricco di tante porte sante della sofferenza. Varchiamo, come ci invita il Papa, anche queste porte: la carità concreta e quotidiana diventa per ciascuno di noi accesso privilegiato alla misericordia del Padre.

La porta di bronzo di san Pietro, quella che il Papa ha aperto l’8 dicembre, è opera dello scultore Vico Consorti e fu donata nell’Anno Santo del 1950 a Pio XII che è rappresentato nell’ultima formella. La sequenza degli episodi rappresentati nelle formelle è una catechesi biblica sul peccato e la conversione come accoglienza della salvezza portata da Cristo con la sua venuta nel mondo, il suo insegnamento, i gesti di perdono, i miracoli, la morte e risurrezione. Questi gli episodi rappresentati: cacciata dal Paradiso; Annunciazione; Battesimo di Gesù; la pecorella smarrita; ritorno del figlio prodigo; guarigione del paralitico; Gesù e la peccatrice; Gesù risponde a Pietro; il pentimento di Pietro; il buon ladrone; Gesù risorto e Tommaso; ricevete lo Spirito Santo; conversione di Paolo; Pio XII apre la Porta Santa.

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Scrive alla Diocesi il nostro Arcivescovo Mons. Luigi Bressan Trento, 8 dicembre 2015

1. Riscoprire il volto misericordioso di Dio con noi La riscoperta del valore della fede e un passaggio fondamentale di fronte ad una società così secolarizzata che vorrebbe strutturarsi senza alcun riferimento a Dio e alla proposta culturale prevalente che elimina la relazione con il divino.

D’altra parte, vari cristiani tendono a ridurre la fede ad un compendio di norme e dottrine, senza un rapporto vitale con l’origine della religiosità, la persona di Cristo, che nel Suo volto ci ha manifestato l’amore del Padre. Con i fatti e con le parole, Gesù rivela che il Dio vero non è un solitario o un essere immobile, ma Divine Persone in relazione oblativa già fra loro; ci ha raggiunti in Gesù Cristo con tale dinamica d’amore.

Per questo si è fatto uomo, assumendo tutta l’esperienza della vita fino alla morte e risorgendo, perché anche noi potessimo entrare nella pienezza di vita eterna. Non che avessimo meriti per tale dono da parte di Dio, ma fu unicamente per la sua misericordia se lo abbiamo conosciuto. Noi affermiamo, infatti, che la fede è virtù teologale, quindi non conquista umana, anche se occorre l’adesione personale alla proposta del Signore. Ma tutto viene dalla sua misericordia. La Bibbia lo ricorda oltre duecento volte: “Eterna è la misericordia di Dio” (cfr. Sal 136 e 118).

Avvolti da un tale amore (cfr. 2Cor 5,14) non possiamo non cercare anche noi il bene degli altri, oltre che esprimere la riconoscenza a Dio. Non vi è dualità o dilemma tra amore a Lui e al prossimo, ma l’atteggiamento del servizio è confacente con la natura stessa del battezzato e della comunità, chiamati a manifestare la Trinità divina. L’individualismo, il chiudersi in se stessi, il limitarsi a non fare il male vanno contro la nostra essenza e negano l’identità della vita cristiana. Più che soffermarci sugli aspetti negativi, la cui considerazione deve scuoterci dal torpore, guardiamo gli esempi positivi presenti nelle persone del condominio e della parrocchia, quelle impegnate nel volontariato, nel servizio alla comunità sia ecclesiale sia civile, nei territori di missione, nelle famiglie,

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Cari fedeli del Trentino Papa Francesco - in conformità con una sensibilità che si è sviluppata negli ultimi decenni tra il popolo di Dio e la Sua proposta pastorale di una Chiesa che va verso tutti - ci ha offerto la gioiosa sorpresa di un Anno Giubilare straordinario sul tema della Misericordia. È sempre un dono di grazia, che si fa più intenso quando la preghiera e l’impegno si diffondono tra una moltitudine e non riguardano soltanto i singoli. Una tale iniziativa non era prevista, poiché ci aspettavamo che avrebbe avuto luogo nel 2025. Invece il Papa ha colto sia il cinquantesimo della conclusione del Concilio Vaticano II sia la necessità di far fronte alle sfide del mondo d’oggi per invitarci a riflettere anzitutto sulla misericordia di Dio verso di noi.

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nella collaborazione pastorale… e facciamoci guidare dalle testimonianze dei santi del passato. Certamente un caso di corruzione fa più chiasso di molte donne e uomini che sono dediti al sacrificio per il bene comune. Si sa che provoca più rumore un albero che cade che non una foresta che cresce. Nella nostra attuale situazione questo vale molto di più ma non possiamo lasciarci sviare dallo spirito scandalistico: evitiamo il male, denunciamolo, ma senza ergerci a giudici, coscienti come siamo anche delle nostre debolezze e corrispondiamo di più noi stessi all’amore di Dio. 2. Pastorale in un anno santo (…) E’ ovvio che questo domanderà un supplemento di riflessione spirituale per tutti, ponendo maggior attenzione alla parola di Dio, letta e interiorizzata in famiglia e personalmente: si parteciperà ancora più alla vita di preghiera e alle proposte evangeliche della parrocchia e della Diocesi e, in un onesto esame di coscienza si vedrà quanto poco siamo cristiani.

Le violenze di cui il mondo è insanguinato e lo sfruttamento di interi popoli, le persecuzioni, il persistere della schiavitù e di tante forme di discriminazione, le violenze in seno alla stessa famiglia, lo smarrimento di molti giovani, il terrorismo, ecc. sono prova che l’uomo da solo non è riuscito a costruire la nuova umanità. Il progresso delle scienze, per le quali anche la Chiesa si è sempre impegnata, non basta a colmare i vuoti del cuore umano e nell’aspirazione di tutti vi è un anelito di eternità nella gioia e nell’amore, che la vita terrena non soddisfa.

Sì, abbiamo bisogno di Dio ed Egli viene incontro a noi, poiché è misericordioso. Non occorre andare a cercarlo chissà dove, sui monti più elevati o in altri continenti. Zaccaria diceva: “Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio, ci visiterà un sole che sorge dall’alto, per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre” (cfr. Lc 1,78s). Maria SS.ma nel Magnificat assicura che Dio segue con la Sua misericordia di generazione in generazione quelli che lo temono (cfr. Lc 1,50).

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3. Anno della misericordia Con questa fiducia rivolgo un invito a ciascuno di noi battezzati per vivere veramente quest’anno giubilare.

A riguardo mi pare ci siano alcune indicazioni utili per comprendere i termini stessi: - Anno santo: un periodo in cui la grazia santificante ci viene proposta più abbondantemente per santificarci maggiormente. Nessuna situazione è tanto perfetta da non aver bisogno di progresso o tanto disperata da non permettere di fare un percorso o almeno alcuni passi positivi.

- Anno giubilare: il termine mette in luce la gioia del celebrare, insieme, la riconciliazione con Dio, con gli altri, con il creato, con il senso della vita.

- Pellegrinaggio: manifesta qual è l’esistenza umana, poiché essa non è statica e non senza uno scopo, ma un cammino verso la pienezza di vita. Certamente il pellegrinaggio esteriore sarebbe insignificante se non vi fosse quello interiore o venisse ridotto a una gita. Il camminare in silenzio e preghiera costruisce personalità e comunione. Non lasciamoci dunque semplicemente trasportare dal

(…) Già il Salmista nell’Antico Testamento dichiarava: “Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato; egli salva gli spiriti affranti” (Sal 34,19) e Gesù poteva dire: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro” (Mt 11,28). Nel Natale, che celebreremo tra breve, si è manifestata la bontà di Dio, salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini (cfr. Tit 3,4). Questo Giubileo dunque sarà straordinario, per varie ragioni e non tanto perché non rientra fra quelli attesi, quanto perché ci fa penetrare di più nella bellezza del dono della fede, che lascia affascinati e stupiti, ma nel contempo ci impegna ben oltre la di-

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vento o turbine della vita, ma prendiamo del tempo per poterla assaporare, per incontrare quel Dio misericordioso che ci vuole incontrare per il nostro bene.

- Indulgenza: si può intendere di Dio verso di noi, ma anche come bisogno di inserirci nella santità della Chiesa, costituita anzitutto dalla presenza viva di Gesù; come in una famiglia o in gruppo, un buon clima sociale giova a ognuno, così, ed ancora più, avviene nella comunità ecclesiale. Sarà tanto più piena, quanto più noi aderiamo a Cristo e quanto più vogliamo essere sua vera Chiesa.

- Condizioni per l’indulgenza: anzitutto un distacco profondo dal peccato e dall’affetto al peccato, una conversione espressa anche nel sacramento della confessione, una comunione con Cristo e i fratelli nell’Eucaristia, il perdono per offese avute e ritenute tali, la preghiera per la comunità ecclesiale e anzitutto per il Papa, nutrire amore per gli altri (senza il quale non c’è cristianesimo) e manifestarlo almeno in qualche gesto di solidarietà, soprattutto se questo implica sacrificio da parte nostra, partecipare a un pellegrinaggio in una delle chiese designate come “giubilari”.

- Porte della carità: sono accessi a luoghi dove si pratica maggiormente la carità, come le case di cura e di anziani, centri di accoglienza, di emergenza, di detenzione.

- Porte giubilari: porte delle chiese indicate come centri particolarmente espressivi per la comunità, dove è possibile avere un momento intenso di spiritualità, non per concludere l’anno giubilare ma per godere di una sosta che ci rilancia nella vita del Vangelo. (..) Le opere di misericordia corporale: vi è una molteplicità di prospettive secondo le circostanze diverse per essere “buoni samaritani” cioè cristiani. Pensiamo a coloro che sono o restano senza lavoro: vi sono prossimità e condivisione alla crisi che ci interpellano. Un occhio accurato va rivolto a chi non ha risorse, ma si vergogna di ammetterlo. Guardiamo inoltre agli immigrati e ai rifugiati.

Un invito a casa sarà gradito da chi non può mai far festa in famiglia, come l’attenzione a includerli in iniziative di paese, sociali, sportive, culturali ed eventualmente religiose. Consideriamo parte delle comunità parrocchiali l’ ospedale, una casa di riposo, un centro per disabili, un carcere o opere simili. Partecipiamo al volontariato gratuito e all’animazione cristiana, anche nelle sue forme civili, oltre che ad offrire la disponibilità per un autentico servizio pubblico nelle istituzioni amministrative, imprenditoriali, cooperative. Vi è poi un indispensabile aiuto da dare, in preghiere, simpatia e denaro, a opere di misericordia corporale verso le nazioni più povere, con priorità per gli organismi diocesani e quelli della Santa Sede.

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mensione spirituale, per andare verso tutti, in un mondo smarrito e travagliato.

Il Natale ci invita ad accogliere il Cristo nelle nostre braccia, con tenerezza, per vivere senza paura questo momento della nostra storia.

Ci assista Maria Ss.ma nel cammino Giubilare. Guardiamo a Lei: ricevuto l’annuncio inatteso che stava per diventare madre, madre del Salvatore, non si fermò in casa, non si isolò, ma uscì da Nazareth per andare ad aiutare Elisabetta; seppe lodare Dio per la sua bontà, riconoscendo la grandezza del dono ricevuto, con uno sguardo all’umanità oppressa e affamata. Maria ci conduce, come prima discepola del Signore e madre della Chiesa, ad apprezzare la misericordia e a praticarla, in unione con i fratelli e sorelle, come mostrò con la sua presenza nel Cenacolo, unendosi alla comunità nella preghiera allo Spirito Santo, il solo che può farci comprendere quanto Dio sia misericordioso con noi e quanto abbiamo da apprendere per migliorare i nostri rapporti con gli altri oggi.

Buon Anno Giubilare a tutti voi! Il Signore vi benedica!

Preghiamo gli uni per gli altri + Luigi Bressan Arcivescovo

Il vocabolario dell’Anno Santo.

Proponiamo un elenco di atteggiamenti adatti a vivere bene il Giubileo.

Ciascuno può farsene uno a misura sua seguendo le lettere dell’alfabeto.

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A iutare senza farsi supplicare.

B ambini da adottare.

C antare la vita.

D onare amore.

E ntusiasmare.

F are il mio dovere.

G odere il creato.

H andicappati da aiutare.

I nsieme è bello.

L anciare messaggi di bontà.

M eno avarizia.

N otizie buone da diffondere.

O cchi per chi nessuno vede.

P arlare con tutti.

Q ualunque cosa purché sia buona.

R idurre le pretese.

S orridere sempre.

T enere a tavola un posto in più.

V iaggiare per imparare.

Z attera da offrire a chi è in emergenza.

il Papa ricorda che “ogni volta che un fedele vivrà” una delle opere di misericordia spirituale o corporale “in prima persona otterà certamente l’indulgenza giubilare”. Ecco l’elenco delle opere di misericordia.

LE SETTE OPERE DI MISERICORDIA SPIRITUALE 1 - Consigliare i dubbiosi 2 - Insegnare agli ignoranti 3 - Ammonire i peccatori 4 - Consolare gli afflitti 5 - Perdonare le offese 6 - Sopportare pazientemente le persone moleste 7 - Pregare Dio per i vivi e per i morti LE SETTE OPERE DI MISERICORDIA CORPORALE 1 - Dar da mangiare agli affamati 2 - Dar da bere agli assetati 3 - Vestire gli ignudi 4 - Alloggiare i pellegrini 5 - Visitare gli infermi 6 - Visitare i carcerati 7 - Seppellire i morti

La misericordia va prima di tutto sperimentata su di noi: la Confessione è il momento privilegiato per sperimentare l’abraccio misericordioso del Padre.

Solo sentendoci perdonati e facendo esperienza di misericordia, possiamo, a nostra volta, essere misericordiosi verso l’altro.

Cogliamo le occasioni per accostarci a questo Sacramento e non abbiamo paura, anche se non ci ricordiamo nemmeno più come si fa, perchè è da tanto che non ci confessiamo: la Grazia di Dio ci viene in aiuto.

Sottolineiamo ancora la disponibilità dei sacerdoti nelle Parrocchie e dei frati alle Grazie e al Convento di San Martino. Inoltre nella Chiesa Parrocchiale di Dro, durante tutto l’anno sarà disponibile Padre Ferdinando dei Servi di Maria, come confessore straordinario, l’ultimo sabato del mese dalle ore 14.30 alle 16.00. Il Parroco sarà presente per le Confessioni in altri momenti, secondo gli impegni pastorali, con orari che saranno di volta in volta comunicati sui foglietti domenicali.

Per chi volesse leggere ed approfondire la bolla di indizione del Giubileo del Papa Francesco Misericordiae vulnus, si può trovare sul sito di Avvenire.

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Misericordia e Sacramento della Riconciliazione.

Se andiamo a rileggere le parole del Papa sul tema della misericordia, scopriamo che ribadisce spesso la necessità di celebrare il Sacramento della Confessione. In tutto il suo ministero sottolinea l’importanza di questo Sacramento. E, se da una parte ci raccomanda la Confessione Sacramentale, dall’altra, invita i sacerdoti ad essere sempre disponibili in questo servizio e ad ideare momenti e proposte nelle quali i fedeli si sentano maggiormente a loro agio nell’accostarsi a questo Sacramento.

A volte ci è difficile vivere il Sacramento della confessione, ma attraverso la fatica dell’umiltà e del guardarsi dentro con coraggio e sincerità, il Perdono e la Grazia che si ricevono, risanano molte ferite. Il confrontarsi con Dio, anche attraverso la mediazione della Chiesa nella figura del celebrante, ci può aiutare a esaminare la nostra vita con verità, ma allo stesso tempo accompagnati dalla misericordia e dalla certezza del perdono che viene da Dio. Troppo spesso, infatti, rischiamo di non vedere o non capire la gravità di certe azioni.

Altre volte, invece, ci riempiamo di sensi di colpa, considerando imperdonabili azioni ed atteggiamenti che magari non sono poi così gravi.

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decanato di arco

Giubileo nel nostro decanato “Ricordati, Signore, della tua misericordia e del tuo amore, che è da sempre “ (Sal 25, 6)

Madonna delle Grazie Santuario Giubilare

CALENDARIO PASTORALE 2015-2016 GENNAIO 2016

FEBBRAIO 2016

1 MA 2 ME 3 GI 4 VE 5 SA 6 DO II d’Avvento 7 LU 8 MA IMMACOLATA 9 ME 10 GI 11 VE 12 SA 13 DO III d’Avvento INIZIO ANNO GIUBILARE Chiesa delle Grazie alle ore 15 14 LU 15 MA 16 ME 17 GI 18 VE 19 SA 20 DO IV d’Avvento 21 LU 22 MA 23 ME 24 GI 25 VE Natale 26 SA 27 DO Santa Famiglia 28 LU 29 MA 30 ME 31 GI

1 VE Maria ss.

Giornata mondiale della Pace 2 SA 3 DO II dopo Natale 4 LU 5 MA 6 ME Epifania Giornata Infanzia missionaria 7 GI 8 VE 9 SA 10 DO Battesimo d. Signore 11 LU 12 MA 13 ME 14 GI 15 VE 16 SA 17 DO II T.O. Giornata mondiale Migrazioni 18 LU Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani 19 MA 20 ME 21 GI 22 VE 23 SA 24 DO III T.O. 25 LU 26 MA 27 ME 28 GI 29 VE 30 SA 31 DO IV T.O.

1 LU 2 MA Presentazione del Signore GIORNATA MONDIALE VITA CONSACRATA 3 ME 4 GI 5 VE 6 SA 7 DO V T.O. Giornata nazionale per la Vita 8 LU 9 MA 10 ME Le Ceneri 11 GI Giornata mondiale del Malato ore 15.00 Santuario Madonna delle Grazie Giubileo dei MALATI 12 VE 13 SA 14 DO I di Q. 15 LU 16 MA 17 ME QUARESIMALE a ROMARZOLLO ore 20.00 18 GI 19 VE 20 SA 21 DO II di Q. 22 LU 23 MA 24 ME QUARESIMALE a OLTRESARCA ore 20.00 25 GI 26 VE 27 SA 28 DO III di Q. 29 LU

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DICEMBRE 2015

ARZO 2016 M 1 Ma 2 Me QUARESIMALE a DRO ore 20.00 3 Gi 4 Ve 24 ore per il Signore - Santuario delle Grazie 5 Sa 24 ore per il Signore - Santuario delle Grazie 6 DO IV Quar.

7 Lu 8 Ma 9 Me Arco QUARESIMALE in COLLEGIATA - ore 20.00 10 Gi 11 Ve 12 Sa 13 DO V Quar.

14 Lu 15 Ma 16 Me ore 20.00 QUARESIMALE dai Frati a SAN MARTINO Arco 17 Gi 18 Ve 19 Sa San Giuseppe 20 DO Le Palme GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTù 21 Lu 22 Ma 23 Me QUARESIMALE con Celebrazione della RICONCILIAZIONE alle GRAZIE ore 20.00 24 Gi Triduo Pasquale 25 Ve 26 Sa 27 DO Pasqua 28 Lu 29 Ma 30 Me 31 Gi

APRILE 2016

MAGGIO 2016

GIUGNO 2016

1 Ve 2 Sa 3 DO II Pasqua DOMENICA della MISERICORDIA 4 Lu 5 Ma 6 Me 7 Gi 8 Ve 9 Sa 10 DO III Pasqua 11 Lu 12 Ma 13 Me 14 Gi 15 Ve 16 Sa 17 DO IV Pasqua 18 Lu 19 Ma 20 Me 21 Gi 22 Ve 23 Sa Giubileo dei Ragazzi a Roma (23 – 24 aprile) 24 DO V Pasqua 25 Lu 26 Ma 27 Me 28 Gi 29 Ve 30 Sa

1 DO VI Pasqua GIORNATA SOLIDARIETà LAVORO GIUBILEO dei LAVORATORI – Riva SAN GIUSEPPE ore 15 2 Lu 3 Ma 4 Me 5 Gi 6 Ve 7 Sa 8 DO Ascensione 9 Lu 10 Ma GIUBILEO DEL CLERO E DEI RELIGIOSI Santuario delle Grazie 11 Me 12 Gi 13 Ve 14 Sa 15 DO Pentecoste 16 Lu 17 Ma 18 Me 19 Gi 20 Ve 21 Sa 22 DO SS. Trinità 23 Lu 24 Ma 25 Me 26 Gi PROCESSIONE CORPUS DOMINI Per le Parrocchie del Comune di Arco 27 Ve 28 Sa 29 DO Corpus Domini 30 Lu 31 Ma

1 Me 2 Gi 3 Ve 4 Sa 5 DO X T.O. GIUBILEO delle FAMIGLIE Santuario delle Grazie ore 15.00 6 Lu 7 Ma 8 Me 9 Gi 10 Ve 11 Sa 12 DO XI T.O. 13 Lu 14 Ma 15 Me 16 Gi 17 Ve 18 Sa 19 DO XII T.O. 20 Lu 21 Ma 22 Me 23 Gi 24 Ve 25 Sa 26 DO XIII T.O. Solennità di S. Vigilio 27 Lu 28 Ma 29 Me Santi Pietro e Paolo 30 Gi

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LUGLIO 2016

AGOSTO 2016

SETTEMBRE 2016

ottobre 2016

novembre 2016

dicembre 2016

1 Ve Memoria del beato Antonio Rosmini 2 Sa 3 DO XIV T.O. 4 Lu 5 Ma 6 Me 7 Gi 8 Ve 9 Sa Memoria di S. Paolina Visintainer 10 DO XV T.O. 11 Lu 12 Ma Memoria dei santi Ermagora e Fortunato 13 Me 14 Gi 15 Ve 16 Sa 17 DO XVI T.O. 18 Lu 19 Ma 20 Me 21 Gi 22 Ve 23 Sa 24 DO XVII T.O. 25 Lu 26 Ma 27 Me 28 Gi 29 Ve 30 Sa 31 DO XVIII T.O. dal 24 luglio al 2 agosto GMG Cracovia

1 Lu 2 Ma 3 Me 4 Gi 5 Ve 6 Sa Trasfigurazione del Signore 7 DO XIX T.O. 8 Lu 9 Ma 10 Me 11 Gi 12 Ve 13 Sa 14 DO XX T.O. 15 LU Assunzione di Maria 16 Ma 17 Me 18 Gi 19 Ve 20 Sa 21 DO XXI T.O. 22 Lu 23 Ma 24 Me 25 Gi 26 Ve 27 Sa 28 DO XXII T.O. 29 Lu 29/8-2/9 Esercizi spirituali diocesani per il Clero 30 Ma 31 Me

1 Gi Giornata per la custodia del creato 2 Ve 3 Sa 4 DO XXIII T.O. 5 Lu 6 Ma 7 Me 8 Gi 9 Ve 10 Sa 11 DO XXIV T.O. 12 Lu 13 Ma 14 Me Esaltazione della Croce 15 Gi 16 Ve 17 Sa Assemblea Pastorale diocesana 18 DO XXV T.O. 19 Lu 20 Ma Memoria del beato Adelpreto 21 Me 22 Gi 23 Ve 24 Sa 25 DO XXVI T.O. GIUBILEO dei CATECHISTI a ROMA 26 Lu 27 Ma 28 Me 29 Gi 30 Ve

1 sa 2 do XXVII T.O. giubileo dei NONNI Santuario delle Grazie ore 15.00 3 lu 4 ma 5 me 6 gi 7 ve 8 sa 9 do XXVIII T.O. 10 lu 11 ma 12 me 13 gi 14 ve 15 sa 16 do XXIX T.O. 17 lu 18 ma 19 me 20 gi 21 ve 22 sa 23 do XXX T.O. 24 lu 25 MA 26 me 27 gi 28 ve 29 sa 30 do XXXI T.O. 31 LU

1 ma Tutti i Santi 2 me Commemorazione dei Defunti 3 gi 4 ve 5 sa 6 do XXXII T.O. 7 lu 8 ma 9 me 10 gi 11 ve 12 sa 13 do XXXIII T.O. 14 lu 15 ma 16 me 17 gi 18 ve 19 sa 20 do FESTA DI CRISTO RE Conclusione dell’Anno Santo 21 lu 22 ma 23 me 24 gi 25 ve 26 sa 27 do I. d’Avvento 28 lu 29 ma 30 mE

1 gi 2 ve 3 sa 4 do II. d’Avvento 5 lu 6 ma 7 me 8 gi Immacolata Concezione 9 ve 10 sa 11 do III. d’Avvento 12 lu 13 ma 14 me 15 gi 16 ve 17 sa 18 do IV. d’Avvento 19 lu 20 ma 21 me 22 gi 23 ve 24 sa 25 do Natale del Signore 26 lu S. Stefano 27 ma 28 me 29 gi 30 ve 31 sa

...un invito alla confessione ricordando la disponibilità dei parroci e dei Padri Cappuccini al Convento di San Martino e dei Padri Francescani al Santuario delle Grazie

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“Un Anno Santo straordinario per vivere nella vita di ogni giorno la misericordia che da sempre il Padre estende verso di noi. In questo Giubileo lasciamoci sorprendere da Dio. Lui non si stanca mai di spalancare la porta del suo cuore per ripetere che ci ama e vuole condividere con noi la sua vita.” (M. V. 25)

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Lavori in corso

I lavori continuano... nella Chiesa dei Santi Sisinio, Martirio ed Alessandro

A quasi un anno dall’inizio dei lavori alla Chiesa dei Santi Sisinio, Martirio ed Alessandro, a molti può sembrare che nulla o quasi sia stato fatto.

Quando si fa il restauro di un edificio, e in particolare di un complesso architettonico così vario e frutto di 800 anni di interventi, si deve procedere con molta prudenza e con la consapevolezza che il progetto iniziale è solamente una traccia di lavoro e non un progetto esecutivo e definitivo.

Infatti, prima di capire quali possano essere nei dettagli gli interventi necessari, bisogna procedere con indagini approfondite sul posto: attraverso demolizioni programmate si ricostruiscono le varie fasi di costruzioni dell’edificio, si scoprono vari strati di intonaci, si individuano le parti originarie della struttura, le aggiunte, le modifiche, le lesioni e le problematiche strutturali di un complesso staticamente in crisi.

In questi mesi è stato portato avanti questo tipo di lavoro in modo da arrivare a compiere degli interventi rispettosi della storia, coerenti con l’architettura e i materiali, e capaci di dare solidità ad una struttura che oggettivamente

Gli scavi

abbiamo trovato con gravi problemi di stabilità.

A partire dalle fondamenta per risalire lungo le strutture murarie perimetrali, si sono resi necessari molti interventi di consolidamento, di cuciture e di iniezioni stabilizzanti.

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sposti ed autorizzati, ci fa ben sperare che nella prossima estate i lavori possano concludersi in modo da restituire alla comunità la Sua chiesa più antica.

Insomma, ristrutturare una chiesa così importante non è come rimettere in sesto una casa comune. È necessario, per il rispetto della storia e dell’arte, agire con prudenza e professionalità che sono state, fino ad ora, dimostrate dalle persone e dalle ditte impegnate.

Per tutti noi si rinnova l’impegno di sostenere con la nostra generosità i lavori. A questo proposito si ricorda che le offerte per il restauro della chiesa si possono essere detratte nella dichiarazione dei redditi.

Si tratta di una possibilità offerta dalla normativa fiscale (art. 100, comma 2, lettera f, e art. 15, comma 1, lettera h del Dpr 917/1986 TUIR – Vedi anche R.M. 14/06/2007 n. 133) per le erogazioni in denaro fatte a favore di coloro che concretamente svolgono attività non lucrative. La Parrocchia rispetta questi requisiti, per cui ogni donazione potrà beneficiare delle agevolazioni previste che sono particolarmente interessanti.

Tali erogazioni liberali sono interamente deducibili dal reddito di impresa (e si possono effettuare anche al di là delle occasioni di restauro) come imprese individuali, società di persone o di capitali, enti commerciali (cioè che hanno partita Iva), senza alcun limite.

Per le erogazioni fatte da persone fisi-

Comunità

Arrivati al tetto, ci si è resi conto che era necessario compiere uno studio approfondito per trovare una soluzione che desse stabilità ad una struttura molto fragile, tenendo in considerazione le norme anti sisma e coniugandole con il rispetto della storia e dell’architettura antica.

Molte persone, con diverse esperienze e professionalità, sono state coinvolte in questi studi fino ad arrivare, in concerto con la Soprintendenza della Provincia, ad una soluzione che ha portato, nel mese di dicembre, a realizzare la nuova copertura della Chiesa.

Nel frattempo, sono stati eseguiti degli interessanti scavi archeologici, fino ad una profondità di circa due metri, che hanno permesso di datare ed individuare tre fasi principali della storia della Chiesa.

I provini fatti sugli intonaci interni, possibili solo dopo aver posizionato le impalcature, hanno permesso di realizzare una mappatura ben precisa della storia attraverso gli intonaci e le pitture. Sono state individuate le superfici interessate dalla presenza di affreschi ed è stato predisposto un progetto dettagliato per il recupero delle parti pittoriche. Progetto che, nelle scorse settimane, è stato approvato dalla Soprintendenza.

Vedere la chiesa con la nuova copertura è già una grande soddisfazione, e sapere che i successivi interventi per portare alla conclusione i lavori sono già predi-

Lavori in corso

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Lavori in corso che o enti non commerciali, può essere detratto dall’imposta lorda un importo pari al 19% della somma versata.

Perché siano detraibili le erogazioni in denaro, devono essere effettuate nel rispetto di alcune indicazioni: - deve essere preventivamente compilato un modulo dove l’offerente si rende disponibile all’erogazione ed indica la somma, mentre la Parrocchia indica il tipo di intervento, le tempistiche e i protocolli delle autorizzazioni e si impegna a realizzare l’intervento; - si effettua il versamento solo ed esclusivamente attraverso bonifico bancario sul C/C della Parrocchia dedicato al restauro IBAN IT 71Q0801634760000001365594 Con causale “versamento erogazione liberale a sostegno dell’intervento di restauro della Chiesa dei Santi

Il tetto

Sisinio, Martirio e Alessandro n Dro”; - la Parrocchia emette una ricevuta che attesta l’effettivo versamento.

Questi documenti vanno conservati e allegati alla dichiarazione dei redditi. È importante per poter godere di questa detrazione procedere come descritto e conviene comunque sempre chiedere preventivamente delucidazioni al parroco.

Comunità

ComunitĂ

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Novità

Ostello Madonna della Neve

Comunità

Fra le tante novità arrivate nelle nostre parrocchie durante il corso di quest’ultimo anno, c’è anche una casa per ferie. Si tratta di un’opportunità concretizzata grazie all’esistenza dell’Associazione Orainsieme, attraverso la quale siamo riusciti ad avere in affitto per tutto l’anno, a partire da queste feste natalizie, una struttura precedentemente adibita ad ostello ed ora a Casa per ferie, situata in Alta Valle di Non e precisamente a Castelfondo (molto vicino alla zona di Arsio per intenderci). Una struttura completamente rinnovata cinque anni fa, accogliente e ben attrezzata con la disponibilità di 80 posti letto.

Principalmente sarà utilizzata per i nostri campeggi estivi e per qualche uscita durante l’anno nei fine settimana o nelle vacanze. Nei periodi che non viene usata direttamente dall’Associazione, si mette a disposizione di altre parrocchie o associazioni o semplici gruppi di persone o famiglie anche del nostro territorio.

Qualora ci fosse qualche associazione interessata la possiamo dare in affitto in autogestione o con il servizio cucina e camere (casa per ferie tipo pensione o bad & breakfast). Si può contattare i responsabili attraverso l’indirizzo orainsieme. oratorio.dro@gmail.com. Ringraziamo il Comune di Castelfondo che ci ha concesso questa bella struttura in affitto. Ovviamente si prediligono esperienze di formazione e di fraternità nel pieno rispetto della struttura e delle finalità proprie dell’Associazione.

A questo proposito, anticipiamo che probabilmente nel mese di giugno proporremo una settimana anche per anziani. Cogliamo queste occasioni!

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Benvenute!

ComunitĂ

Suor Ada, Suor Daniela e Suor Barbara

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Saluto di benvenuto dei Consigli Pastorali di Ceniga-Dro e Drena

Comunità

Carissime Suor Daniela, Suor Ada e Suor Barbara, con grande gioia il Consiglio Pastorale e tutta la Comunità Parrocchiale vi dà il benvenuto a Drena, Ceniga e Dro. La vostra presenza qui, in mezzo a noi, rappresenta un dono del Signore tanto voluto e molto gradito. Ringraziamo di cuore la Comunità delle Suore Francescane Missionarie del Sacro Cuore con la sua Superiora, il nostro parroco don Stefano e Suor Maria Bruna, la quale ha acceso la miccia: Insieme hanno reso possibile l’insediamento di questa vostra comunità religiosa nei nostri paesi; una comunità che sarà un grande punto di riferimento, ed una significativa testimonianza di fede e di carità per i nostri paesi.

Gesù, nell’Ultima Cena, si rivolge agli Apostoli con queste parole: «Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi» (Gv 15,16), che ricordano a tutti che la vocazione è sempre una iniziativa di Dio. È Cristo che vi ha chiamate a seguirlo nella vita consacrata, e questo significa compiere continuamente un “esodo” da voi stesse, per centrare la vostra esistenza su Cristo, sul suo Vangelo e sulla volontà di Dio. Il vostro arrivo ci incoraggia e ci sprona a rinnovare l’entusiasmo all’interno delle nostre parrocchie, ricche di tradizioni, progetti e cammini diversi. Rischierei di fare un lungo elenco, senza riuscire a trasmettere la reale essenza di queste meravigliose e impegnative comunità, che imparerete a conoscere e amare. A voi Suor Daniela, Suor Ada e Suor Barbara, l’augurio della scoperta, giorno per giorno, delle nostre realtà, con i lati positivi e anche negativi. Una cosa però posso dirvi con sicurezza: le nostre Comunità sono Comunità in cammino! In questo cammino molti sono i gruppi e le associazioni che sono presenti e che rendono vive le nostre Comunità. Volontariato che ha maturato e imparato a stare insieme, collaborando, nella gioia di vivere e far parte della Comunità vera! Non vogliamo limitarci a vivere nei nostri confini parrocchiali, ma cerchiamo sempre di camminare anche fuori per condividere e collaborare con realtà diverse.

Presto, frequentando la parrocchia, percorrendo le nostre strade ed entrando nelle nostre case, imparerete a conoscere la nostra comunità e siamo certi che, grazie al vostro cari-

Le nostre suore

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sma missionario, alla spiritualitĂ mariana ed apostolica che contraddistingue la vostra Congregazione, ne diverrete parte integrante, accompagnandoci e sostenendoci, con una presenza ed una testimonianza discreta, ma al contempo preziosa ed incisiva, sulle orme della Vergine Maria a voi tanto cara.

Noi, non vi faremo mancare il nostro affetto, la nostra collaborazione e le nostre preghiere, augurandovi di cuore che questa nuova avventura missionaria, che oggi il Signore vi invita ad intraprendere, possa dare i frutti sperati ed auspicati.

Chiediamo, per intercessione della Madonna di Fatima, protettrice del paese di Drena, di concedervi la gioia per intraprendere questo nuovo cammino all’interno di una comunità viva, desiderosa di conoscervi e accogliervi.

ComunitĂ

Sebastiano Matteotti 18 ottobre 2015

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Le nostre suore

Le Suore Francescane Missionarie del S. Cuore NEL CUORE DELLA CHIESA UNIVERSALE La Congregazione delle “Suore Francescane Missionarie del Sacro Cuore” è di diritto pontificio e si inserisce, con la sua specifica identità, nella famiglia francescana, come dono dello Spirito alla Chiesa.

Le Suore Francescane Missionarie del Sacro Cuore sono sparse un po’ ovunque… in Europa, Africa, Asia, America, sperdute tra le lontane comunità campesine della Cordigliera delle Ande o nell’assolata savana africana, sempre pronte a recarsi da un continente all’altro, così, come le volevano i loro Fondatori, la duchessa francese Laura Leroux de Bauffremont e Padre Gregorio Fioravanti ofm.: • Francescane: portatrici di Pace e Bene • Missionarie: annunciatrici della Buona Novella • del Sacro Cuore: appassionate dell’Amore redentivo scaturito dal Cuore di Gesù Cristo Crocifisso.

Comunità

La loro esistenza prende vita a Gemona del Friuli – Udine (Italia) nel lontano 21 aprile 1861, con la solenne Messa celebrata da S.E. Mons. Giuseppe Luigi Trevisanato, Arcivescovo di Udine, che accolse la novella famiglia religiosa missionaria nella sua diocesi con queste parole: “Dal Signore è stato fatto questo ed è meraviglioso ai nostri occhi” (Salmo 117, 23).

L’Istituzione nasce esplicitamente per accogliere l’accorato appello di Gesù: “Andate in tutto il mondo” e rispondere, con l’annuncio evangelico, alle emergenti urgenze umane e sociali di cui la Chiesa si fa portavoce.

Già dai suoi primi albori questa nuova famiglia presenta un volto internazionale, accogliendo giovani di tutte le culture e le prepara perché possano essere inviate nelle Missioni Apostoliche. Sono italiane, francesi, tedesche, svizzere, belghe….

Giungono numerose a condividere la vita delle missionarie, semplice e povera, ma innamorata e felice; leggono nel loro servizio all’uomo la passione per la salvezza dei fratelli; assaporano la gioia della consacrazione e ricevono il contagio dell’amore del Signore che chiama.

Da allora lo spirito missionario delle “Francescane Missionarie del Sacro Cuore” continua ad accendersi nel mondo intero, attento alle nuove domande dell’umanità, obbediente allo Spirito che chiama, che consacra e manda.

Come Famiglia religiosa, attualmente siamo presenti in 21 Stati.

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L’Italia, gli Stati Uniti, Cipro, la Francia, la Svizzera, il Lussemburgo, il Cile, il Cameroun, l’India, la Bolivia, il Perù, il Libano, La Bulgaria, le Filippine, la Repubblica Centrafricana, l’Ecuador, la Lituania, l’Albania, il Congo, la Repubblica Ceca, il Messico,… ne indicano il propagarsi, in un crescente ravvivarsi del carisma missionario che porta le nostre suore là dove un’urgenza richiede la loro presenza, spesso dove nessun altro rischia di andare, intrepide, coraggiose, convinte della grande ricchezza che hanno in cuore: l’amore di Gesù Crocifisso.

La Famiglia delle “Suore Francescane Missionarie del Sacro Cuore” riconosce quale sua specifica missione l’evangelizzazione, attraverso

Essa, dove giunge, si pone con umiltà e amore accanto al fratello che Dio le affida, entra in rispettoso dialogo con la sua cultura, si sforza di rispondere alle sue attese e lo invita a ricolmare la sua povertà con l’abbondante ricchezza dei doni divini.

E’ con questo spirito, con grandi desideri e con tanto entusiasmo che noi, suore Francescane Missionarie del S.Cuore, il giorno 22 agosto 2015, siamo arrivate a Drena, in questo paese immerso nel sole e nei colori stupendi della natura e delle montagne che lo circondano.

Il nostro sguardo allargato o allungato verso Dro...Ceniga... ha fatto nascere nel cuore diversi sentimenti che hanno fatto corona all’accoglienza fraterna di don Stefano, il quale ci attendeva sulla porta della chiesa, per darci il benvenuto e affidare le nostre persone e la nuova comunità al Signore. Così in un momento breve ma intenso di preghiera abbiamo iniziato questo nuovo cammino che la Divina Provvidenza ha disegnato per noi.

Sappiamo che da tempo diverse persone della comunità parrocchiale si sono rese disponibili con vari servizi e lavori, per fare della canonica di Drena una casa meravigliosa e accogliente per noi.

La nostra riconoscenza sarà quella di pregare perché il Signore che solo sa scrutare il cuore, ricompensi ciascuno con le grazie che gli sono necessarie.

Uscire per le strade, conoscere il paese, incontrare le persone... con ciascuno abbiamo potuto scambiare un saluto, mentre ricevevamo un “benvenute”. La cordialità, la generosità e la condivisione di tutti è davvero grande!

Comunità

• la preghiera per l’annuncio e l’accoglienza del Vangelo; • la partecipazione diretta all’attività missionaria della Chiesa e al suo ministero pastorale; • la missione educativa; • l’assistenza caritativa dove le urgenze sono più forti.

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A valle ci sono i paesi di Dro e Ceniga che pian piano abbiamo iniziato a conoscere e frequentare prima attraverso momenti di preghiera, poi seguiranno altri modi di presenza.

A distanza di un mese e mezzo circa assieme alle tre comunità di Drena, Dro, Ceniga, abbiamo vissuto una giornata indimenticabile: l’ufficialità della nostra presenza in questa unità pastorale.

La domenica 18 ottobre, si è celebrata la giornata Missionaria mondiale, e quale occasione più felice per noi Francescane Missionarie del S.Cuore, per sentirci ufficialmente inserite in questo territorio e in questa Chiesa con il nostro Carisma.

La concelebrazione dell’Eucarestia a Drena, è stata presieduta dal Vicario Episcopale per la Vita Consacrata padre Saverio Biasi assieme al parroco don Stefano Anzelini e al decano don Walter Sommavilla.

Tutta la liturgia è stata curata con delicatezza e attenzione. Particolare significato ha avuto il dono delle tre comunità parrocchiali, Drena, Dro, Ceniga, portato durante l’offertorio: il crocifisso di S.Damiano che al termine della S. Messa è stato posizionato nella nuova cappella della comunità della Suore.

Hanno fatto seguito alla celebrazione i saluti di benvenuto dei rappresentanti religiosi e politici.

Con un conviviale pranzo preparato dal gruppo alpini, si è conclusa la giornata in un inno di lode e gratitudine al Signore per ogni suo dono invocando la benedizione sul cammino di ciascuno di noi.

LAUDATO SII MI SIGNORE CUM TUCTE LE TUE CREATURE...

Comunità

Il saluto del Parroco Benvenute carissime sorelle!! È una gioia vivere questo momento storico per le nostre comunità che ricevono il dono della presenza di una comunità di consacrate al Signore.

La presenza del carisma francescano, la testimonianza della vita consacrata, la costante preghiera e offerta della propria vita al Signore, potranno essere per tutti noi un aiuto vero per la crescita nella fede, nella speranza e nella carità.

Ma anche il Vostro servizio nella vita pastorale, nell’incontro quotidiano con le persone, nella catechesi, nella visita alle famiglie, nell’essere semplicemente in mezzo a noi, sono un dono prezioso che può risvegliare nelle nostre comunità l’impegno della vita cristiana. È significativo che la Vostra comunità venga ufficialmente costituita nella giornata missionaria. Il vostro impegno proritario secondo il carisma è proprio quello della missione.

In questa domenica si celebra anche la festa di San Luca evangelista: il Vangelo è la via da seguire per le nostre Comunità, è la sorgente e la motivazione della vita cristiana, è la promessa della misericordia di Dio (il Vangelo di Luca è chiamato anche Vangelo della Misericordia).

Ancora più significativo è il fatto che il vostro arrivo si è concretizzato nell’anno che Papa Francesco ha dedicato alla vita Consacrata. Questo vostro dono aiuta tutti noi a comprendere il senso e il significato del Consacrare la propria vita al servizio di Dio e dei fratelli. Grazie ancora per aver accolto il nostro invito e buon cammino insieme a noi.

Le nostre suore

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Comunità

don Stefano Anzelini

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Uno di noi

Matteo Chiarani UNO DI NOI

Oggi, 5 settembre 2015, è una giornata di tarda estate, destinata a rimanere nella storia della comunità di Drena, Dro, Ceniga e della famiglia dei Salesiani di don Bosco.

Il protagonista è Matteo Chiarani, classe 1988, che oggi fa la sua professione perpetua Salesiana.

Matteo è originario del Luch, piccola località di Drena, e assieme a suo fratello gemello, viene accudito dai genitori Bruno e Maria Grazia che dedicano ai loro figli tanta energia e trasmettono loro sani principi morali.

A scuola porta vivacità e senso critico.

La sua grande voglia di imparare e le sue continue domande pongono le insegnanti a chiedersi “cosa farà da grande?”.

La risposta arriva qualche anno dopo, quando Matteo frequenta l’oratorio di Riva dove le suore Figlie di Maria Ausiliatrice gli fanno conoscere la figura di san Giovanni Bosco.

Dopo un periodo di meditazione inizia il noviziato salesiano e nel 2009 al Colle di don Bosco fa la sua prima professione. Ogni tanto ritorna a casa per una visita ai suoi cari, ma subito corre negli oratori dai giovani.

In settembre di quest’anno la bella notizia: Matteo invita genitori, parenti, amici a condividere la sua professione salesiana per sempre. Lo fa a Mogliano Veneto, assieme a Michele Maria Bortolato e a Bogdan Ioan Baies nella chiesa di Santa Maria Assunta, vicino all’Istituto Salesiano.

Sono presenti i suoi famigliari e numerosi parrocchiani delle comunità di Drena, Dro e Ceniga, guidati da don Stefano che tanto gli è stato vicino.

Matteo pronuncia il suo “eccomi”, seguito da quello dei due confratelli. Lo pronuncia con chiarezza, convinzione e gioia, seppure commosso. In chiesa è accompagnato da tanti confratelli anziani ma anche da tanti giovani. La

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Uno di noi

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diamo appuntamento, a Dio piacendo, a Torino l’anno prossimo, quando verrai ordinato diacono, e nel 2017 sacerdote al servizio dei poveri e dei giovani.

Siano certi che ricambierai le nostre preghiere.

Ricordati del maestro Saverio che tanto teneva a te e ne andava fiero. Ora pregherà da un posto privilegiato più vicino a Dio, dove tutto ha più valore.

Io ti accompagnerò con la mia stima, il mio incoraggiamento, il costante ricordo e spiritualmente con tanta preghiera.

Con tanto affetto.

La tua maestra Giovanna.

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chiesa è gremita e la commozione è tanta. Successivamente fa la professione perpetua con i voti di obbedienza, povertà e castità. Alla fine della solenne celebrazione, dopo aver salutato i suoi insegnanti e superiori, si concede ai suoi parrocchiani gustando assieme lo spuntino offerto dal suo Istituto.

Per chi ha partecipato è stata un’esperienza costruttiva e gratificante che ha riempito tutti di gioia. Matteo ha salutato e ringraziato tutti per la vicinanza avuta in questi anni, per le preghiere e per l’incoraggiamento di tante persone.

Caro Matteo, noi promettiamo di “seguirti” ancora nel tuo cammino con affetto e soprattutto con la preghiera, e ci

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Una di noi

«Le persone consacrate sono segno di Dio nei diversi ambienti di vita, sono

lievito per la crescita di una società più giusta e fraterna, sono profezia di

condivisione con i piccoli e i poveri.

Così intesa e vissuta, la vita consacrata ci appare proprio come essa è realmente: è un dono di Dio, un dono di Dio alla Chiesa,

un dono di Dio al suo Popolo!

Ogni persona consacrata è un dono per il Popolo di Dio in cammino».

Papa Francesco ha invitato la Chiesa a celebrare un anno dedicato alla vita Consacrata. Questo percorso si conlcuderà il prossimo 2 febbraio 2016.

Proprio in quest’anno le nostre comunità hanno sperimentato il dono della vita consacrata in diverse occasioni: la professione di Matteo, l’arrivo della comunità delle suore, il 40° di suor Maria Bruna Michelotti e il 70° di professione religiosa di suor Anna Tavernini

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Eravamo abituati a vedere, soprattutto durante l’estate, una suora, solitamente vestita di bianco, venire alla Santa Messa accompagnata dalla sorella Iolanda.

La scorsa estate però, suor Anna Tavernini classe 1924, non è riuscita a raggiungere la sua amata comunità di Dro per le ferie, a causa dell’aggravarsi della salute. Un vero peccato perché poteva essere l’occasione per festeggiare insieme a lei i 70 anni di vita religiosa.

Una tappa importante: 70 anni di vita consacrata a Dio e al servizio ai fratelli nella grande famiglia Salesiana. È stata festeggiata attorniata dalla sua famiglia religiosa e dai suoi familiari di Dro, che per l’occasione l’hanno raggiunta, lo scorso 16 agosto a Lugagnano d’Arda in provincia di Piacenza.

Ma anche noi, proprio nella sua Chiesa Parrocchiale, l’abbiamo ricordata nella Santa Messa e insieme a lei abbiamo ringraziato il Signore per il dono della sua vocazione il giorno dell’Assunta, 15 agosto, proprio nella festa tanto cara ai Salesiani. È una gioia ricordare questi anniversari che sono testimonianza di una fede viva nelle nostre comunità. È anche una preghiera ed un impegno a far sì che le nostre comunità riescano ancora a coltivare ed esprimere vocazioni alla vita sacerdotale e religiosa.

Auguri suor Anna e grazie per la sua testimonianza e il ricordo che ha sempre per la sua amata comunità di Dro.

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70° Suor Anna Tavernini

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Sr Maria Bruna Michelotti

40° di professione

religiosa tra le suore francescane missionarie del sacro cuore

1975 - 2015

ComunitĂ

Dal Bollettino Parrocchiale 1975 Suor Maria Bruna Michelotti SUORA A 20 ANNI I superiori hanno destinato suor Maria Bruna Michelotti alla formazione dei bambini di Pasian di Prato.

Perché oggi una scelta così coraggiosa?

La risposta se vogliamo cercarla la troviamo solo guardando in faccia Gesù di Nazareth per conoscerlo, per amarlo e servirlo nei nostri fratelli oggi.

Oggi più che mai fare una scelta così ci vuole un forte spirito di “donazione” e di convinzione che la vita donata in questa maniera è valorizzata perché Cristo dà valore e senso a tale chiamata.

E’ questa una scelta e una vocazione, una missione moderna, perché oggi più che mai l’uomo cerca tali persone e tali testimonianze, anche se tutto sembra paurosamente e tragicamente diverso.

Nonostante nella vita sembri senso e vittoria il possedere, avere soldi, macchine, case, campagne, moda, essere qualche cosa nella politica e nell’economia come in “facili” guadagni ed in illusorie e false felicità la scelta di suor Maria Bruna a 20 anni ha da dire tante cose ai giovani d’oggi!

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In quel tempo di persistente crisi delle vocazioni religiose, la notizia che una giovane ha consacrato a Dio la propria vita riveste una particolare importanza ed un esempio da additare, inserendosi in modo stimolante nello spirito del tema pastorale di quest’anno dedicato alle vocazioni di speciale consacrazione.

A Pasian di Prato, sabato 4 ottobre, festività di S. Francesco d’Assisi, suor Maria Bruna Michelotti da Drena, dell’ordine delle Francescane ha consacrato la sua vita a Dio ed al servizio dei fratelli, pronunciando in modo definitivo e solenne i voti di povertà, castità ed obbedienza.

Al rito hanno presenziato parenti, amici e conoscenti che hanno così manifestato la gioia e la partecipazione della comunità di Drena.

La significativa ed importante cerimonia è stata preceduta nel paese natale di suor Maria Bruna da un triduo di preghiera in cui si è voluto riflettere sull’attualità e l’importanza oggi di tali scelte preferenziali.

La vigilia della consacrazione, che coincideva con la festa della Madonna del S. Rosario, si è “camminato pregando” verso il piccolo Santuario della Madonna di Fatima prospicente il paese.

La popolazione è particolarmente legata a questo Santuario realizzato dalla fattiva volontà della popolazione con un significativo contributo degli ex minatori di Drena.

Il paese non è stato toccato dalla furia insana e disastrosa della guerra.

Il Santuario è quindi un segno e simbolo di Pace una riconoscenza visiva alla Madonna di Fatima Regina della Pace.

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Diario di viaggio

Una piccola grande Casa!! pellegrinaggio al santuario della santa casa di loreto Raffaella Caceffo

Comunità

Stiamo correndo sull’autostrada, a sinistra il blu del mare incontra l’azzurro del cielo e, sullo sfondo, si intravede qualche grossa nave che sembra quasi ferma. Cosa facciamo qui? Dove stiamo andando? Cerchiamo la conferma ad una leggenda o un qualcosa che dovrebbe dare pace al cuore? Finalmente lì in alto a destra, su una collina, si intravede una grande cupola. É la nostra destinazione: Il Santuario della Madonna di Loreto. Tutto d’un tratto sbuchiamo, quasi per caso, nella grande piazza antistante la chiesa, c’è tanta gente, ma sono anche sola. Sola con le mie attese, con le mie speranze, con le mie paure, ma anche con le mie gioie di una vita nuova che inaspettatamente mi si presenta davanti perché Sebastiano è qui con me e siamo qui per consegnare alla Madre la nostra nuova vita futura. La Comunità Parrocchiale del nostro paese è attorno a noi in questo pellegrinaggio come per rendere visibile che il nostro nuovo cammino di coppia è innestato nel cammino della nostra Comunità.

Pochi scalini ed entriamo nella Basilica e ci guardiamo attorno cercando di abituare i nostri occhi alla nuova luce: non più la luce intensa del cielo sereno e del mare luminoso ma una luce tenue che, entrando a fatica dai grandi finestroni, vuol aiutarci a togliere dai nostri cuori le passioni esterne per scoprire quelle risposte che il nostro cuore si aspetta.

Assieme agli altri ci avviciniamo len-

tamente alla piccola casa che sta dietro il maestoso altare. Ci abbassiamo e entriamo. Adesso leggenda o verità sono senza importanza per noi perché siamo lì in quella casupola dove ha abitato la famiglia di Giuseppe, il falegname di Nazareth. Non mi piace dire la Sacra Famiglia perché sembra parlare di qualcosa di lontano e inavvicinabile, mentre lì ha abitato una famiglia, sicuramente speciale, ma che ha vissuto come le nostre povere famiglie. I muri sono un po’ anneriti e tutto è segno di una dignitosa povertà e per questo mi lascio andare con la mia immaginazione. Vedo Giuseppe, rientrato dopo una giornata di lavoro, che cerca con gli occhi Maria e il figlio. Loro sono già lì in attesa di quella sua presenza che dà sicurezza, il pasto è già stato cotto sul piccolo e fumoso focolare ed è servito sulla tavola. Giuseppe dice la benedizione e poi si incomincia a mangiare. Io immagino che i loro sguardi s’incrociano con una muta tenerezza e, Giuseppe e Maria guardano il loro figlio tanto vicino ma tanto lontano. Non possono dimenticare quelle strane parole: “Non sapete che io devo occuparmi delle cose del Padre mio”. Se quella casa è pregna dell’amore famigliare, e è anche ripiena di qualcosa che va al di là della realtà umana. I genitori di Gesù sanno che questo Figlio è umanamente loro ma sanno anche che è totalmente del Padre e destinato ad amare e redi-

mere il mondo. Il come non lo sanno ma il loro cuore è pieno di un amore filiale lacerato. Questa piccola casa ben ordinata per me, in questo momento, trasmette anche un altro messaggio:

“Tuo padre e io ti abbiamo cercato” ha detto Maria, dopo aver trovato Gesù nel Tempio con i dottori della Legge. Il ritrarsi di Maria, il suo mettere Giuseppe al primo posto, dà il senso di una vera realtà famigliare perché è l’autorevolezza paterna assieme alla tenerezza materna che fa maturare un figlio. Dio stesso, dicono i Padri della Chiesa, ama l’umanità unendo nel suo amore divino la paternità alla maternità. Pian piano la piccola candela si spegne e immagino questa famiglia che cerca di addormentarsi per liberarsi della stanchezza,

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Diario di viaggio Suore Passioniste di Loreto

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ma non è così facile. Giuseppe guarda le stelle attraverso la piccola finestra e cerca di capire il mistero di questa sua incomprensibile chiamata, certo non desiderata, ma fatta pienamente sua perché volontà di Dio; Maria invece guarda il figlio addormentato e gli passa nel cuore il presagio di un domani sempre più vicino e pieno di distacco e di dolore: “ E a te una spada trapasserà il cuore”. Lentamente all’orizzonte si fa strada una nuova luce e tutti si destano: Maria prepara un piccolo pasto, Gesù va al pozzo a prender l’acqua, Giuseppe mette assieme i suoi attrezzi da falegname e tutti iniziano, ringraziando e lodando Dio, una nuova giornata. Giuseppe parte con Gesù per insegnargli il suo mestiere di falegname sperando forse, in questo modo, di trattenere a se quel figlio che Dio gli ha dato in custodia. Adesso anch’io esco dalla mia immaginazione e dalla piccola casa benedicendo il Signore per questa opportunità che Lui ha regalato a me e a Sebastiano di vivere, con la mia Comunità di Dro, l’esperienza di questa visita a Loreto. Se, come dice la leggenda, la casa è stata trasportata qui dagli angeli, è perché noi che l’abbiamo vista e contemplata possiamo lasciarci trasportare

da loro nella nostra realtà umana con gli stessi sentimenti che Dio ha per noi: “ Amatevi gli uni gli altri come Io vi ho amato” Specialmente in famiglia!

A Loreto c’è una chiesa, e dentro la chiesa c’è una casa. È la casa di Maria, la casa dell’accoglienza!

La casa ci protegge, ci dona sicurezza, è luogo d’amore.....Lo sanno bene i profughi che la devono abbandonare, lo sanno bene gli sfrattati, e chi una casa non l’ha mai avuta; ma lo sa anche chi la possiede e ogni giorno cerca di renderla più bella e più accogliente.

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La casa di Maria ha accolto il Verbo, lo ha custodito, proteggendo e accogliendo la giovane Maria!

Entrando in quella casa, fai un salto nel passato e percepisci il calore di un abbraccio e ti sembra di sentire la voce di una giovane fanciulla che dice “Si!” Allora ti senti invitato a seguire l’esempio di quella voce, liberi il cuore dalle mille faccende quotidiane e provi a dire il tuo “si”.

Non è facile e nei giorni avvenire ci saranno ancora tanti SE, tanti MA, tanti NI....ed è per questo che esistono luoghi come Loreto, posti di raccoglimento e preghiera che ti invitano sempre a ricominciare, che ti accolgono così come sei, e indicano la via per il bene, il giusto, il bello....la via che porta al Signore!

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Il pellegrinaggio non è un percorso che finisce, ma è quel allenamento che ti porta al nastro di partenza del cammino della vita, carico di entusiasmo ed energia, pronto ad affrontare tutto ciò che la vita ti porterà davanti agli occhi e davanti al cuore!

Michela Benuzzi

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i n a v o i G verso Loreto

Simone Bombardelli

“Da Loreto questa sera abbiamo compiuto un singolare pellegrinaggio dall’Atlantico agli Urali, in ogni angolo del Continente, dovunque si trovano giovani in cerca di una “casa comune”. A tutti dico: ecco la vostra Casa, la Casa di Cristo e di Maria, la Casa di Dio e dell’uomo!

Giovani dell’Europa in marcia verso il 2000, entrate in questa casa per costruire insieme un mondo diverso, un mondo in cui regni la civiltà dell’amore!”. Era il 9 settembre del 1995. Giovanni Paolo II era venuto a Loreto in occasione del pellegrinaggio dei giovani d’Europa. In quest’occasione definiva Loreto “capitale spirituale dei giovani d’Europa” consegnando, di fatto, il mandato per sviluppare un progetto che vedesse sin da subito come protagonisti i giovani. L’idea di rispondere all’appello del Papa iniziò a rendersi concreta pensando, sin da subito, a una struttura di pastorale giovanile di respiro nazionale e con orizzonti europei. La zona individuata è di pro-

prietà della Delegazione Pontificia, situata in una locazione denominata «Montorso di Loreto», sovrastante la grande spianata che accolse anche l’Agorà dei Giovani del 2007 alla quale alcuni di noi parteciparono.

In questa struttura circondata dagli stupendi colori delle colline marchigiane, oggi chiamata Centro Giovanni Paolo II, abbiamo soggiornato con il Gruppo Giovani durante il pellegrinaggio parrocchiale del 18 e 19 aprile con destinazione Loreto. La proposta infatti nonostante fosse aperta a tutta la comunità era stata arricchita con una parte del pellegrinaggio pensata appositamente per i giovani; altri momenti invece venivano condivisi con l’intera comitiva.

Personalmente è stata una sensazione strana arrivare a Montorso e vedere la spianata vuota mentre l’ul-

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Diario di viaggio

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nità. Abbiamo avuto poi la fortuna di rivivere quella piacevole sensazione di pace anche il giorno seguente quando abbiamo visitato il Convento delle Suore Passioniste di Loreto. Lì abbiamo incontrato la sorella di Don Stefano insieme ad altre suore che ci hanno raccontato il loro stile di vita e la loro esperienza di avvicinamento a questa vocazione. Nella chiesa del monastero ci siamo poi riuniti per celebrare la Santa Messa tutti insieme per poi partire per il ritorno a casa. Nel viaggio abbiamo fatto una breve sosta a Recanati al Colle dell’Infinito di leopardiana memoria. Sono convinto che questo pellegrinaggio, in particolare la proposta per i giovani al Centro Giovanni Paolo II, sia stato “un buon carburante” per il motore del Gruppo Giovani, per spingere i nostri ragazzi dell’oratorio a continuare su questo cammino di fede insieme.

Comunità

timo ricordo di quel luogo risaliva al 2007, all’Agorà dei Giovani, dove insieme a più di 500.000 giovani provenienti da tutto il mondo, passammo 3 giorni di festa, preghiera e comunione.

Ma proprio quel silenzio, inizialmente surreale, è uno dei ricordi più belli che invece mi sono portato a casa da questo nuovo pellegrinaggio a Loreto. Nel Centro Giovanni Paolo II si respirava infatti un’aria di pace e fraternità grazie anche alla straordinaria disponibilità e gentilezza del suo staff. Suor Marija in particolare, ci ha accompagnato nei momenti passati all’interno del centro.

Ci ha proposto degli spunti di riflessione e preghiera accompagnandoci anche durante la via crucis serale. Non sono mancati anche i momenti di svago e divertimento che hanno reso il soggiorno al centro davvero indimenticabile. Nel pomeriggio del sabato abbiamo visitato il Santuario della Santa Casa di Loreto insieme alle altre famiglie della comu-

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Comunità

Grazie di cuore

Comunità

Un anno ormai è passato. Per fortuna ora le cose sembrano procedere sempre per il meglio. Io e i miei genitori volevamo ringraziare tutte le persone che ci hanno sostenuto e che ci sono state vicine per tutto questo tempo. Lara deve aver in qualche modo percepito tutta questa energia e positività, visto che i suoi miglioramenti, insperati quanto inaspettati, sono stati tantissimi e di sicuro ce ne saranno ancora altri.

Quindi grazie ai rianimatori che hanno soccorso, anzi salvato, Lara la notte dell’incidente ed al personale dell’Ospedale Santa Chiara, perché è davvero merito loro se possiamo ancora veder sorridere mia sorella.

Grazie alla squadra di calcio Guaita, ai colleghi di lavoro di mio papà, a chi ha preparato, venduto e comprato dolci fatti in casa dedicandoli a mia sorella, grazie alla Cantina Toblino, al Comitato pro Chiesa Sant’Antonio di Dro, alla Sagra dei Santi Pietro e Paolo a Ceniga e alla festa a Laghel, alla Corsa dal Doss al Doss, a chi ha pensato a mia mamma per la Festa della Mamma, grazie a “In campo per Lara”, al Grest 2015 di Dro (Lara ha ricevuto dei bellissimi regali tra cartelloni, lavoretti di traforo e lettere), ai suoi compagni di classe ed ai suoi professori dell’Istituto Floriani, e grazie ad “Half Marathon”.

E infine, ma non per importanza, grazie a tutte le persone che ci hanno ac-

compagnato e che ci accompagneranno nei momenti più brutti e più belli, a tutti gli zii, cugini e nonni, a tutti gli amici di Lara (anche quelli che prima del 7 dicembre 2014 non conoscevamo nemmeno), ad Eros, a chi ci ha fatto trovare parole e gesti di solidarietà nella bussola delle lettere, grazie a tutta Dro e tutta Ceniga… ed anche ad una buona parte di Arco. Grazie a tutto il personale dell’Ospedale Villa Rosa a Pergine, sia per aver coccolato mia sorella, sia per averla fatta anche sudare a forza di allenamenti vari.

Grazie ai miei amici, che mi hanno sempre sviato dai pensieri più tristi e pessimisti, e grazie al mio ragazzo Mario ed ai suoi genitori che mi hanno fatta sentire come un’altra loro figlia, che mi hanno praticamente “adottato” quando era troppo difficile dormire nella camera che dividevo con mia sorella o quando ero a casa da sola perché i miei genitori erano a Pergine.

Grazie a tutti quelli che ci hanno anche solo ricordato o pensato…

So che mi sarò sicuramente dimenticata di qualcuno, ma siete talmente in tanti da ringraziare!!!

Auguro a tutti ogni bene possibile…

Stefania Benuzzi e famiglia

NOI

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L’associazione OraInsieme è nata a Dro nel gennaio del 2015 e si collega alla rete nazionale delle associazioni degli oratori.

Il nome scelto è di due parole unite Ora e Insieme. INSIEME: per sottolineare ancora una volta l’importanza di questa forma di esperienza, di condivisione e di crescita. ORA: adesso, in questo momento e non un dopo non meglio definito, e ancora dal latino “orare” pregare, per riconoscerci come associazione radicata nella parrocchia.

Desiderio dell’associazione è quella di sostenere le attività delle nostre tre parrocchie e dell’oratorio, per crescere nello spirito della comunione, della solidarietà e dell’amicizia e aiutarle ad essere sempre più vive e vivaci.

Con la denominazione di associazione si ha anche la possibilità di integrarsi con le altre associazioni del nostro territorio per creare rete e per aiutarsi in qualche evento specifico. Ad esempio è già stata attivata la collaborazione con due associazioni legate alla parrocchia, il Comitato S. Antonio e il Circolo Cultuale Amici dell’Oratorio, nell’organizzazione delle gite a Expo e a Gardaland. Ma ancora molte occasioni di lavorare insieme e condividere esperienze sono alle porte.

Oltre poi alle attività classiche già da tempo avviate in parrocchia quali il

Grest, i Campeggi e lo Spazio Compiti estivo, da marzo 2015 si è dato il via anche al CINEMAORA, il Cinema parrocchiale, che utilizza per le proiezioni il teatro dell’Oratorio di Dro. La gestione del cinema, che in meno di un anno di attività sta gradualmente avendo un buon successo, è totalmente a carico di volontari che ne curano la parte tecnica, come la regia, e la parte di accoglienza, con il servizio cassa.

Anche i giovani si mettono spesso a disposizione per il cinema per dare il loro contributo all’attività facendo i biglietti o strappandoli all’entrata in sala.

Ci teniamo proprio in questa sede, davanti a tutta la comunità, a ribadire il nostro grazie per il vostro splendido lavoro anche in questo ambito, senza i tanti collaboratori molte cose non si potrebbero realizzare. Per quanto riguarda la programmazione dei titoli si cerca di fare una selezione dei migliori film della stagione cinematografica e avvengono con proiettore digitale Sony Cinema 4K all’avanguardia per la qualità video. Dal mese di ottobre è anche attivo il servizio abbonamento che permette agli amanti del cinema di poter avere una proiezione gratuita su cinque acquistate.

Gli iscritti alle attività organizzate dall’associazione sono giunti, in meno di un anno, a 500, tra adulti, anziani,

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OraInsieme

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ma soprattutto giovani e bambini che frequentano le attività estive.

La Direzione è composta da 11 membri. Il presidente è il nostro don Stefano, il vice presidente Lorenzo Consolati, il cassiere Alfredo Sartorelli, il segretario Laura Giuliani e i consiglieri Nicole Regaiolli, Simone Bombardelli, Corrado Angeli, Raffaella Caceffo, Laura Fravezzi, Paolo Squarzoni e Orlando Giuliani. Ogni membro del direttivo porta con sé il proprio bagaglio di esperienze di vita, di attività in altre associazioni e di partecipazione a vari gruppi della parrocchia così da poter avere all’interno diverse sensibilità per poter arricchire l’intero gruppo con idee, pensieri e considerazioni. Siamo aperti anche a tutti i suggerimenti che ci vorrete dare, per poter migliorare le

attività proposte o inventarne di nuove che possano integrare le molte già avviate.

NOI

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L’associazione e’ sempre alla ricerca di nuove forze, che abbiano voglia di mettersi a servizio di questa attività. Se hai voglia di metterti in gioco, fatti avanti!

Per l’attività del cinema vi rimandiamo al sito Internet www.cinemadro.com e alla pagina in Facebook.

La Direzione

E perché no? È bello anche prendere un pullman e partire tutti assieme alla volta di Gardaland! Ed è proprio quello che abbiamo fatto il 12 settembre, con un gruppo di una trentina di persone. In tanti hanno accolto l’invito dell’associazione ORAINSIEME e del Comitato Sant’Antonio e alle 16.00 siamo partiti con destinazione “parco dei divertimenti”. Proprio un bel gruppo eterogeneo con ragazzi, giovani e adulti ma con l’unico obiettivo comune di divertirsi in compagnia! Una volta arrivati, dopo l’immancabile foto di gruppo, è iniziata l’avventura in notturna. Divisi in gruppetti più piccoli, ognuno ha potuto trovare l’attrazione che più gli si addiceva, da quelle superadrenaliniche, come le montagne russe, ai giochi più tranquilli adatti a tutte le età. E si può ben dire che lì ce n’è proprio per tutti i gusti!

Il divertimento non è mancato, anzi, è stata una serata di svago e divertimento per tutti, dai più grandi ai più giovani. Decisamente da riproporre! La aspettiamo e…ti aspettiamo per viverla insieme, divertendoci ancora di più!

Paola Sartorelli

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PER QUELLI A CUI PIACE DIVERTIRSI… GITA A GARDALAND!

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EXPO MILANO,

CI SIAMO STATI ANCHE NOI! Laura Giuliani

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E finalmente anche noi siamo andati a Expo. Da mesi alla tv, sui giornali e in ogni luogo di vita associata non si sentiva parlare di altro che di Expo Milano, bello, brutto, da vedere, da non vedere.

La gita proposta dall’associazione ORAINSIEME con il comitato Sant’Antonio e il circolo culturale Amici dell’Oratorio, ha avuto un grande successo considerato che sabato 3 ottobre, ben due pullman, sono partiti dai nostri paesi per andare a visitare l’esposizione internazionale di Milano sul tema del cibo.

All’arrivo mi ha stupito la velocità di accesso alla fiera, senza code e attese prolungate (a parte per qualche sfortunato che ha avuto problemi tecnici con il biglietto), ma non appena abbiamo sceso la scala di ingresso ci ha accolto un viale brulicante di persone in movimento. Dall’alto la massa di persone sembrava un grande formicaio in attività e così è iniziata l’avventura alla ricerca di un padiglione in cui entrare.

La prima tappa per tutto il gruppo è

stata la visita alla “Coop del Futuro”, dove siamo stati guidati attraverso gli espositori del negozio completamente interattivi. Siamo passati dal simpatico robottino che inserisce la mela nel contenitore di cartoncino, pronta per essere pagata e poi mangiata, al “cibo del futuro” con cavallette sottovuoto e altri insetti ricoperti di miele come i datteri. È stata una visita interessante per vedere le effettive potenzialità della tecnologia anche nell’ambito del supermercato. Tecnologia che, come ci ha spiegato la guida, serve per migliorare la qualità del lavoro dei dipendenti e della proposta del prodotto ai consumatori.

L’utilizzo di robot e computer infatti non sostituisce completamente il lavoro dell’uomo ma lo rende più agevole, permettendo di svolgere mansioni che saranno più a livello di informazione dei prodotti e assistenza all’utenza, che non sistemare la merce sugli scaffali.

Finita la visita ognuno di noi è stato libero di gironzolare a piacere tra i padiglioni, scegliendo di accodarsi a quello che preferiva vedere. Ci sono state

diverse “tecniche di avvicinamento” ai padiglioni: da chi aveva già in mente cosa vedere e quindi si è messo il cuore in pace e si è fatto ore e ore di coda, a chi invece ha colto le occasioni delle file più “brevi”, a chi ancora si è lasciato trascinare dalla bellezza di un padiglione piuttosto che un altro e dalla curiosità.

Impensabile poterli visitare tutti, ma certamente ogni partecipante ha avuto l’occasione di visitarne alcuni e per qualche tempo sentirsi altrove, in un altro luogo, in un altro stato, aiutato dalle suggestive architetture e installazioni che i diversi stand offrivano.

Trovarsi a Expo è stato come trovarsi in una piccola parte di mondo dove tutto il mondo era riunito insieme.

Oltre ad esserci appunto padiglioni da tutto il mondo c’erano anche visitatori, moltissimi visitatori, provenienti da

ogni dove per poter dire un giorno, io a Expo Milano ci sono stato!

Nonostante la fiumana di gente in costante movimento e le interminabili code per l’accesso agli stand non si è percepito un clima di tensione e impazienza, ognuno se ne stava nella propria fila e passo dopo passo si avvicinava alla meta, in un’attesa che poteva essere anche di qualche ora. Ognuno sapeva che ci sarebbe stato da aspettare e si è “messo il cuore in pace” vivendo e facendo vivere anche agli altri l’esperienza in tranquillità.

L’idea degli organizzatori di partire in tarda mattinata per poi rimanere a Expo fino a sera, per avere la possibilità di guardare lo spettacolo dell’albero della vita, è stata super! I giochi di luci, colori e suoni dello spettacolo erano meravigliosi e si respirava un’atmosfera magica.

Cosa mi ricorderò di Expo Milano 2015? La gente, tanta tantissima gente, le meravigliose architetture dei padiglioni, la gente, lo spettacolare albero della vita, il gruppo di persone che mi ha accompagnato nel viaggio e..l’ho detta le gente? ;-) Grazie per questa splendida uscita, credo che in molti non vedano l’ora di scoprire le nuove proposte 2016!

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I Segni nel Sacro

Spiegazione del significato dei SEGNI nella Liturgia

Ogni particolare ha il suo significato DURANTE LA S. MESSA

Siccome la Santa Messa, sotto certi aspetti, è più famosa che conosciuta anche oggi, è opportuno in questa sede ricordare ed approfondire assieme i “segni” che la accompagnano allo scopo di gustarne tutta la profondità come autentico rendimento di grazie a Dio. Parliamo della Messa Domenicale, nella quale la simbologia è sempre più completa.

Il bacio dell’altare: è il primo gesto del Celebrante. Significa la venerazione anche affettiva del “ luogo”, la Mensa, la Tomba Vuota del Risorto balzato alla vita dalla morte scarificale, una duplice Mensa su cui riposa la Parola Vivente e su cui si depongono il pane e la coppa.

Il Segno della Croce: e’ l’ini-

zio della Celebrazione nel nome della SS. Trinità, come memoria e professione del nostro Battesimo e della nostra Confermazione, compreso l’Amen che la sigilla.

Le brevi pause di silenzio:

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andrebbero fatte prima del “Confesso a Dio Onnipotente”, prima della Colletta, quando il Celebrante dice : “Preghiamo”...dopo le Letture e l’Omelìa, dopo la Comunione. Perchè? Semplicemente perchè possiamo interiorizzare un attimo quanto ascoltato, in ascolto di quanto lo Spirito Santo può suggerirci.

Lo stare in piedi: indica la di-

gnità di Figli di Dio all’ascolto della sua Parola e nel dialogo con Lui.

Specialmente nella Lettura del Vangelo, nella Preghiera dei Fedeli, nel “Padre Nostro”.

Alla Lettura del Vangelo:

il diacono chiede la benedizione al Presidente dell’Assemblea ed ognuno si fa un triplice segno di croce sulla fronte, sulle labbra, sul cuore per chiedere al Signore di poter comprendere, celebrare, amare la Sua Parola di Vita che è Gesù Cristo.

L’incensazione: nelle feste significative e nelle Solennità, indica l’Adorazione della creatura al suo Creatore, e può essere fatta alla processione di entrata o introitale davanti alla Croce, all’Altare, alla lettura del Vangelo, all’Offertorio sui Doni e sull’Assemblea nella sua dignita’ di Figli di Dio, alla Consacrazione, come segno puro di Adorazione.

Infusione di una goccia d’acqua nel vino del calice: è il segno potente della volonta’ di

unire alla natura divina di Gesù (il sangue), la nostra natura umana (l’acqua).

Gesù è vero Dio e vero uomo, solidale con noi suoi fratelli. E’ quindi un segno di altissimo significato cristologico, che spesso ci sfugge. Le parole che accompagnano quest’azione, sono inequivocabili: “L’acqua unita al vino sia segno della vita divina di Colui che ha voluto assumere la nostra natura umana”

La elevazione

dell’Ostia consa-

I Segni nel Sacro

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La frazione del pane dopo il

Padre Nostro e prima della Comunione dei fedeli, accompagnata dal canto o acclamazione dell’ “Agnello di Dio...” oltre che avere una ragione pratica, significa che l’Assemblea dei fedeli, pur composta da molte persone, diventa un unico corpo nella comunione ad un solo pane di Vita, che è Cristo.

La “immistione” subito dopo la frazione del pane: il Celebrante mette nel Calice una piccola porzione dell’Ostia Santa. Anche questo è un gesto che a molti sfugge, ma carico di significato! Accompagnato dalle parole: “ Il Corpo ed il Sangue di Cristo uniti in questo calice, siano per noi cibo di vita eterna, “ questo segno vuole indicare la Presenza del Cristo Risorto nelle specie eucaristiche, nella sua totalità, corpo e anima,divinità ed umanità.

Lo scambio della pace: il darsi vicendevolmente la mano su invito del Celebrante, è la risposta concreta alla preghiera per la pace appena for-

mulata dal Sacerdote, come segno della disposizione più autentica alla comunione al Corpo ed al Sangue del Signore, gesto che è anche “conclusione” dell’atto penitenziale e risposta mirata del “Padre Nostro” nella quale ci si è riconosciuti figli dell’Unico Padre al quale si è chiesto il perdono “come noi “perdoniamo”.

L’Amen: una paroletta

semplice di alto contenuto simbolico, che va detta regolarmente dall’Assemblea alle affermazioni, al termine delle preghiere del Celebrante ecc. e che significa semplicemente : sì, è così, ok (si direbbe oggi..), insomma è il nostro assenso alla preghiera, alla richiesta, alla benedizione. E’ importante non eluderla, non sottintenderla, perchè è parte integrante ed attiva della preghiera partecipata.

Mario e Gabriella

Comunità

crata e del Calice, dopo la consacrazione vogliono essere una ostensione del Corpo e del Sangue di Gesù all’adorazione dei fedeli in un personale rendimento di grazie.

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Unità

Come comunità Parrocchiali, siamo chiamati a camminare verso l’unità

In cammino verso l’unità

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Per tanti motivi le comunità parrocchiali sono chiamate a pensarsi in modo diverso dal passato. Non più come comunità e parrocchie isolate che realizzano la loro pastorale e le proprie attività all’ombra del proprio campanile. Non è solo perchè più parrocchie vengono affidate ad un solo parroco che si deve ripensare la vita pastorale, ma perché il cammino in unità e fraternità è insito nel nostro essere cristiani e nell’essere battezzati. È con questo spirito che le nostre tre comunità parrocchiali di Ceniga, Drena e Dro, negli ultimi anni hanno cercato, a volte con fatica, ma sempre con la massima disponibilità, di trovare momenti, iniziative e celebrazioni che sono diventate segno di questo cammino di comunione.

Per fare un ulteriore passo in questa direzione, dopo quasi due anni di confronto, di conteggi, di “indagini” e di riflessione, rendendoci conto che in una comunione di comunità non è sostenibile un orario delle Sante Messe che veda sovrapporsi delle celebrazioni, considerando la fatica sempre più elevata nel trovare sacerdoti disponibili la domenica, ritenendo importante che tutte le comunità siano riunite intorno all’altare il più possibile con il loro Parroco, che presiede e guida l’assemblea, si propone un orario nuovo per le celebrazioni festive.

Nello spirito di comunione di cui abbiamo detto sopra, che vede tutte le comunità sullo stesso livello con le proprie esigenze, si propongono delle celebrazioni che vanno a coprire le varie necessità delle persone e dei gruppi, nel mantenimento delle importanti realtà che le animano considerando che oggi la possibilità di movimento è più facile che nel passato. In realtà il numero delle Messe festive non viene variato, ma viene, per così dire, spalmato su due giorni: il sabato sera e la domenica.

Chiediamo un piccolo sforzo da parte di tutti. Viene chiesto un po’ di sacrificio, ma crediamo sia importante fare in modo che le nostre celebrazioni siano vive e ben partecipate. Per qualcuno l’orario sarà troppo presto, per altri troppo tardi, pensiamo che non siano i 15 minuti che cambiano la vita…, ma è la partecipazione attiva di ciascuno alla celebrazione che da il senso a ciò che si compie.

Anche se a Dro è ben frequentata la Santa Messa della domenica sera, pensiamo possa essere una buona scelta quella di invitare ad iniziare la festa domenicale con la Santa Messa prefestiva del sabato sera. Questo permette di abbinarla anche a varie attività e proposte.

Rimane comunque la possibilità della Messa serale a Ceniga.

Anche se è importante il celebrare la Messa con la propria comunità, non

abbiamo paura a spostarci all’interno della nostra unità di comunità secondo le nostre necessità.

Unità

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L’orario che viene proposto per ’autunno, inverno e primavera, a partire dal 15 gennaio 2016 sarà il seguente.

Sabato e prefestive a DRO ore 18.30 e a CENIGA ore 20.00 Domeniche e festivi a DRO ore 8.00 e 10.45 a DRENA ore 9.45 a CENIGA ore 18.30

Comunità

Per l’estate si terrà conto delle diverse esigenze.

Questa proposta la sperimentiamo fino alla fine di maggio e poi vedremo… stiamo attenti al foglietto settimanale e alle bacheche delle chiese che riportano ogni eventuale variazione lungo l’anno soprattutto in occasione di qualche ricorrenza particolare.

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Cresima

“Il sigillo dello Spirito Santo e il cielo in mano”

Domenica 24 maggio 2015, giorno di Pentecoste, il Vicario generale Mons. Lauro Tisi, ha celebrato il Sacramento della Confermazione.

Hanno ricevuto il sigillo dello Spirito Santo: Della Parrocchia di Ceniga Baldessari Jennifer, Caldara Francesco, Grossi Martina, Pantaleo Valeria, Santoni Davide, Zani Angelica, Zanoni Sofia Della Parrocchia di Drena Bortolotti Elia, Bortolotti Alex, Hundjadi Tamina, Negri Nicole Della Parrocchia di Dro Amendolara Matteo, Bassetti Andrea, Boninsegna Andrea, Bortolotti Francesco, Ciracì Matteo, Ciresi Danilo, Civettini Rossella, Corradini Andrea, Ferrari Giulia, Fiore Manuel, Giannotti Leonardo, Grossi Davide, Grossi Simone, Guarnieri Anastasia, Marulli Laura, Meloni Gianluca, Merighi Davide, Michalska Weronika, Michelotti Filippo, Nicoletti Giorgia, Sartorelli Anna, Squarzoni Cheyenne, Tavernini Erica.

Comunità

“Beati gli invitati al Banchetto di nozze dell’Agnello”

Comunioni

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Domenica 3 maggio, nella Chiesa di Dro, i bambini delle Comunità di Ceniga e Dro si sono accostati per la prima volta all’Eucaristia.

Alice Girardi Alyssa Gruber Anna Guetti Morena Iacono Anna Iseppi Giorgia Matarazzo Marta Mimiola Francesco Pasini

Angela Santini Lorenzo Santoni Alessandro Sartorelli Benedetta Sartorelli Emma Sartorelli Diego Tavernini Gabriele Tavernini Alena Vezzoni

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Nicolo’ Bertamini Alessandro Bertazzoli Giulio Casari Elisa Cescatti Chiara Corradini Federico Faccincani Filippo Ferrari Amedeo Fia

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Comunioni Domenica 17 maggio, hanno celebrato la Santa Messa di Prima Comunione i bambini di Drena: Martina Bombardelli Ludovica Bortolotti

Stefania Bortolotti Nicolò Chiarani

Gabriel Giuliani Simone Negri

Comunità

Per chi è interessato, ricordiamo che è scaricabile l’applicazione del calendario di Tavodo. Visto che siamo tecnologici, anche sui nostri cellulari o smart possiamo ricevere un pensiero e una parola per la giornata. Cerca “Cinque pani d’orzo”.

“Venne nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo...” dal Vangelo di Giovanni

Luce di Betlemme

Luce della Pace di Betlemme ‘15

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...da Betlemme a Dro La Luce della Pace 2015 - Accogliamola insieme nella notte di Natale nella chiesa di Dro Facciamoci “portatori di luce” diffondendola nella Comunità, nei gruppi, nei luoghi di lavoro e sofferenza, con l’invito di tenerla accesa quanto più a lungo possibile non solo nella propria casa e nei luoghi del vivere, ma soprattutto nei cuori di ogni uomo.

Nella Chiesa della Natività a Betlemme vi è una lampada ad olio che arde perennemente da moltissimi secoli, alimentata dall’ olio donato a turno da tutte le Nazioni cristiane della Terra. La storia della Luce di Betlemme nasce dal coinvolgimento dello scoutismo austriaco ad un’iniziativa di beneficenza, “Lichts in Dunkel “ - Luce nel buio, che da Linz porta la luce della grotta di Betlemme in tutta l’Austria, mettendo così in pratica uno dei punti chiave dello scoutismo, l’amore per il prossimo espresso nella “Buona Azione” quotidiana. Di anno in anno è cresciuta la partecipazione e l’entusiasmo per la consegna della “Luce della Pace” tramite i Gruppi Scout in Europa. La luce della Pace va diffusa a più gente possibile: ricchi e poveri, colti e ignoranti, bianchi e neri, religiosi ed atei. La Pace è patrimonio di tutti e la Luce deve andare a tutti. Si vorrebbe che la luce della Pace arrivasse in special modo nei luoghi di sofferenza, ai gruppi di emarginati, a coloro che non vedono Speranza e futuro nella vita. L’occasione della distribuzione può essere occasione di Buone Azioni. La Luce della Pace non ha solo un significato religioso, ma traduce in sé molti valori civili, etici, morali accettati anche da chi non pensa di condividere una fede. Perciò accogliamo coloro che vorranno partecipare alla distribuzione anche se non cristiani, purché condividano i valori di Pace e Fratellanza che la Luce della Pace porta con sé.

Comunità

Porta con te nella Santa Messa di Natale una candela per poter accendere nella tua casa “La Luce di Betlemme”.

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Il ricordo

Leoni Vittorio maestro ed organista Si vuole ricordare una persona modestissima e istruita che ha lasciato un ricordo ed un insegnamento di vita a noi di Dro: Leoni Vittorio, maestro ad organista.

Le memorie d’insegnante sono state raccolte da Mariarosa Rizzonelli, dettate da lui e scritte nel libro Rara avis in gurgite vasto edito da Mnemoteca del Basso Sarca.

Comunità

Si ricorda Leoni Vittorio come organista con alcuni cenni della sua vita.

A 10 anni si trovava presso l’istituto missionario di Muralta dove rimase fino alla V elementare. Dopo causa la severità ed il freddo, sua confidenza, frequentò i Salesiani a Trento fino alla V Ginnasio. Al ginnasio ebbe come professore di lettere Don Attilio Angelini che insegnava pure musica, facendo imparare ai giovani delle operette scritte da lui. A Gorizia frequenta il liceo I II III, sempre presso i Salesiani. Accompagnava le operette di don Angelini e suonava alle funzioni religiose.

Per tre anni insegna lettere alle professionali di tipografia a Provolo (Verona), dove anche lì accompagna sia le iniziative ricreative che religiose. Trascorre un anno a Belluno insegnando lettere alla prima media. Trascorre 2 anni a Rovereto insegnando lettere alla prima media continuando lo studio della musica. Leoni Vittorio, maestro elementare a Dro iniziò a sostituire l’anziano ed ottimo organista Giovanni Tavernini , negli anni 1954.

La liturgia era ancora in latino e si can-

tava, come ora, sulla cantoria. Ha visto il decadimento dell’organo a canne e del coro, perché dopo il Concilio Secondo era tutto un cambiamento. Si provvide a mettere un organo elettronico nei pressi della statua della Madonna Immacolata, ed il coro iniziò a sfaldarsi, sia per i nuovi canti che per il repentino cambiamento.

L’organista maestro suonava sempre, si sono succeduti vari cori, di giovani di anziani finchè il Maestro di musica Guerrino Malfer fonda il Coro S.Sisinio.

Era sempre presente, ultimamente aveva tutte le mani anchilosate e la vista era quel che era, però con la sua conoscenza ed esperienza riusciva a colmare queste deficenze. Rimase nel Coro come organista ufficiale fino al 1990 dove lasciò per una rottura di una gamba.

Ricordiamo anche Leoni Vittorio come maestro RARA AVIS IN GURGITE VASTO (Eneide, morte di Palinuro) Rari nuotatori nel vasto gorgo. - Sono i compagni di Enea, travolti dalla tempesta scatenata da Giunone. Le prime due parole, e anche l’intera locuzione sono usate talvolta per indicare poche cose o persone disperse in ambiente vastissimo o tra moltissime altre.

Io mi chiamo Leoni Vittorio e sono della classe 1921, nove ottobre.

Ho fatto il liceo, due anni di università e poi ho piantato lì perché dover sempre andare a Padova a frequentare non

Rara avis in gurgite vasto: (Eneide, Dopo la tempesta) Vittorio Leoni

Il ricordo

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mi andava bene.

Ho fatto gli esami per l’abilitazione all’insegnamento, mi è andata bene e quello stesso anno mi sono ritrovato ad insegnare. Doveva essere il ’51 e per cinque anni ho lavorato in Alto Adige, uno a Villa Banale,poi ad Arco, dove nonostante mi sia fermato solo dodici mesi trovo qualcuno che ancora si ricorda. Quindi a Tenno, ai Campi e a Pietramurata. E lì mi trovavo bene, era una buona classe e i maestri erano molto uniti. L’impostazione della scuola era rigida, vecchio stile. In particolare la maestra Biscaglia, brava maestra, che teneva molto alle regole.

Quando sono venuto a Dro, verso il 1961, ho trovato un ambiente molto chiuso e severo, i maestri si sentivano maestri e come tali erano pieni di autorità.

Erano cresciuti al tempo del fascismo ed erano abituati così.

Il momento delle udienze diventava un luogo di confidenze di fatti privati, quasi una confessione, io questo non lo sopportavo e preferivo parlare con i genitori dei miei alunni quando li incontravo per strada.

I banchi erano disposti rigorosamente a file, due bambini per banco, io invece li mettevo a semicerchio o a gruppi di tre o quattro.

Con i colleghi mi trovavo isolato, meno che con mia moglie,quando sono arrivato a Dro sono subito stato oggetto di critiche, già sapevano che con il maestro Leoni ci sarebbero stati problemi di disciplina…mi viene in mente che forse c’era un po’ di ruggine con Pietramurata, da cui provenivo, che aveva la pretesa di separarsi e diventare comune!

Io non volevo immischiarmi e giocavo con i miei scolari. Il primo anno ho proposto il diario, recitazione in classe e cose così. Il secondo anno ho messo su un’operetta e allora sono stati i miei colleghi a cercarmi e mi hanno aiutato ad allestire il teatrino.

A Dro io ci sono venuto perché mi premeva riavvicinarmi alla Silvi, mia moglie.

Ho sempre trovato il mio lavoro piacevole, soprattutto molto vario, io andavo sulla drammatizzazione, sulla musica (con l’ascolto anche di dischi), sulla poesia, che volevo che venisse sentita con entusiasmo. Di solito prendevo una seconda classe e la portavo fino alla quinta, avevo più difficoltà ad ereditare classi, non sapevo come agire.

Ho sempre pensato che ciò che educa i ragazzi è :in parte la famiglia, in parte la scuola, la quale da un metodo, ma è soprattutto la società. Quindi andavo

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Mnemoteca del Basso Sarca, 2008 16 pagine Informazioni bibliografiche Titolo: Rara avis in gurgite vasto: (Eneide, Dopo la tempesta) Memorie / Mnemoteca del Basso Sarca Autore: Vittorio Leoni Curatore: Mariarosa Rizzonelli

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Il ricordo

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fuori e portavo i miei ragazzi nei bar o in panetteria dove venivano offerti i panini da me o dalla panettiera (la mamma del Lodovico Tavernini) e si andava in giro, spesso verso le Marocche. Si facevano queste uscite almeno un paio di volte alla settimana, sempre con qualche scopo, o meglio lo scopo era la scoperta dell’ambiente circostante. Avevo fatto comperare a tutti una lente, che valeva ben 2000 lire, e con questa andavamo ad esempio alla scoperta dei fiori, ci avvicinavamo e ne osservavamo le radici, lo stelo, i sepali, i petali … altra cosa che vederlo disegnato su una lavagna!

Ho sperimentato anche dei metodi di insegnamento che definirei “stupidi”.

Un anno ho messo il capoclasse ma mi sono accorto che c’era omertà. Per esempio io venivo chiamato a far canto in un’altra classe e prima di uscire davo disposizioni: disegnate o fate il diario, se parlate fatelo senza disturbare, soprattutto non passatevi “bigliettini”che a volte recano frasi che irritano. Questo succedeva lo stesso e poi alla mia richiesta di sapere chi era stato si accusavano l’un l’altro …

Una volta una bambina scrisse: “io conosco la ragazza la più peggiore che c’è”, come castigo le ho dato il compito di descrivere nei dettagli questa ragazza. Oppure dovevano scrivere più volte “non scriverò più bigliettini”, ma non ero poi così fiscale nei castighi.

Ho provato anche un altro metodo, a volte una parte della classe continuava coi compiti e altri che avevano il bisogno di sfogarsi si raccoglievano in fondo alla classe a parlare anche di cose extrascolastiche. Ma poi mi sono accorto che si accordavano anche per le “birichinate” e hanno iniziato a far pagare le tangenti alle ragazze e que-

sto non andava bene. Sarà stato nei primi anni ‘70, non ricordo bene perché cambiavo ogni anno qualcosa. Un anno mi dedicavo più alle lettere, alla poesia, all’illustrazione delle poesie,alla musica, l’anno dopo facevo fisica,cioè gli esperimenti di fisica, un altro ancora sceneggiavo la storia, e quando proponevo la geografia li portavo lungo il fiume. Cambiavo liberamente, fino ad un certo punto certo, ho trovato anche una mamma che aveva da ridire sulle mie scelte e sul fatto che la sua piccola tornava a casa con l’abitino sporco…allora uscivamo dal paese quando per qualche motivo questa bambina era assente. Ma c’erano tante possibilità anche in paese: lo studio della prospettiva ad esempio, matita alla mano misuravamo quanto le case più distanti apparivano più piccole.

L’esperienza del giornalino o diario in classe l’ho iniziata a Pietramurata: era un modo di raccontarsi sincero e privato in quanto ognuno scriveva quel che voleva in tutta libertà e non era letto da altri; le correzioni,esclusivamente di ortografia mai di pensiero, le facevo solo a richiesta. Una volta mi è stato chiesto se erano stati scritti da ragazzi delle medie.

Coi colleghi dicevo appunto, che non mi trovavo bene, tranne che con mia moglie. Che tra il resto era anche una brava maestra: l’ho trovata che già insegnava l’insiemistica prima che iniziassero gli aggiornamenti, cose di cui io non avevo ancora sentito parlare e devo riconoscere che da lei ho imparato tanto.

I cambiamenti più visibili nella scuola sono iniziati dopo il ’70, dopo la contestazione. Qua a Dro venne istituito il Centro Scolastico, che raccoglieva anche i ragazzi di Ceniga e quelli di Ce-

tore che mi ha detto brutalmente: “impari a fare scuola!”

Mi si accusava di non attenermi ai programmi ministeriali, che in fin dei conti io conoscevo, ma trovavo più importante far in modo che provassero piacere ad imparare. E che imparassero: non aveva importanza il come. Prendiamo la matematica, che può anche non andare a genio,io usavo degli stratagemmi per spiegare le cose:ad esempio come mi ricordato la Favaro da poco (una ex alunna), scendevamo in cortile e con la gomma dell’acqua disegnavo un cerchio, prima grande e poi piccolo e dimostravo che la circonferenza è sempre tre diametri e un pezzetto!

E così per la pressione dell’aria e la pressione dell’acqua. Prendevo un recipiente alto con dei fori uno sopra l’altro e riempiendolo d’acqua potevamo vedere che usciva con forza diversa dai vari fori, che non è altro che il principio di Pascale.

O quando prendevo un uovo spellato e lo appoggiavo sopra un recipiente in cui avevo prima messo una carta accesa e l’uovo con un risucchio veniva attirato sul fondo: gli antichi credevano che fosse il vuoto ad attirare e invece non è altro che l’aria che preme sopra.

Insomma ho speso milioni in libri per imparare sempre qualcosa …adesso è una passione spenta…

Avrei voluto sempre fare scuola assieme ad altre classi come quando facevo canto e mettevo insieme due tre classi e anche nelle uscite proponevo ai colleghi di venire, come quella volta in Braila che eravamo in tanti e mi sono rovinato una mano per venire in aiuto a un bambino in difficoltà. Ma di solito era inutile dirlo, non mi seguivano…mi dicevano che avevo un modo diverso di fare scuola … Quando sono arrivati i

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niga erano feroci,si alzavano in piedi e dicevano: noi non vogliamo diventare come quelli del Maso delle Giare! … come se fosse stato responsabile il maestro di questi cambiamenti. E come se ci avessimo guadagnato, mentre in realtà ci siamo trovati in 200 anche 210 in una struttura che non avrebbe potuto ospitarne più di cento. Le ragazze guardavano stupite e tacevano,lo spostamento non era accettato e mi trovavo con ragazzi che bestemmiavano in classe per l’irritazione. Il Centro prevedendo anche l’attività pomeridiana consentiva di fare anche dei bei lavoretti: ricordo il maestro Pellegrini che faceva fare scialli, cesti etc.

Io, da parte mia tenevo d’occhio il direttore scolastico e quando sapevo che non c’era uscivo con i miei scolari. Nella mia carriera ho trovato solo due direttori in gamba: uno, il Parisi, abbastanza anziano, e un altro,di cui non ricordo il nome, che poi è diventato provveditore agli studi, al tempo giovanissimo, il quale veniva in classe e osservava senza interferire quello che facevamo io e i miei scolari,a loro non ha mai neanche mai fatto leggere a voce alta, parlava il meno possibile e ritornava volentieri.

Qualche volta prendeva qualche scritto dei miei scolari e se lo portava via per leggerlo. Anche la maestra Paolina mi chiedeva i “giornalini”, una volta li ha pure mandati a Firenze e così mi sono accorto che c’era un certo interesse attorno a questi.

Io mi ero formato leggendo il metodo della scuola San…., il metodo Stheiner, le scuole di campagna francesi, i pionieri russi,avevo fatto un “mis mac” e mi ero fatto una mia idea di quel che doveva essere la scuola.

Che non potevo però esprimere totalmente, e all’inizio ho trovato un diret-

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nuovi programmi didattici si sentiva che erano fatti a tavolino, probabilmente sperimentati in America, non in Italia, non qua. La faccenda è questa: io sono sempre andato con la mia testa, Dro era un paese agricolo e bisognava attenersi all’ambiente e cercare di allargare la mentalità, nient’altro.

Il lavorare con le commedie serviva a quello: a far vedere che ci sono altri modi di vedere la realtà,così come insegnare il canto,anche pezzi importanti come il “Va pensiero”, come ricordano certe mie allieve. In alcune classi ho fatto la teoria musicale, oppure usavo la scala diatonica a colori usando i regoli come note. Cose che trovavo sui libri e che io sperimentavo, poi mi chiedevano i libri in prestito e non me li restituivano!

Allora mi sono fatto fare un bel timbro: Leoni Forti Gli allievi che ereditavo nelle ultime classi mi guardavano strano, erano abituati davvero in tutt’altro modo.

Nell’ambiente scolastico mi sono sempre trovato un isolato, non con i miei scolari, naturalmente. Meno, forse gli ultimi 2 o 3 anni in cui ho trovato una mamma che si lamentava che suo figlia avesse un maestro vecchio e cercava di tirarsi dietro anche altre nel malcontento. E io mi chiedevo: ma cosa ho fatto di male che non ho mai smesso di fare le capriole e di saltare alla corda con i miei scolari, non c’era giorno che non facessimo ginnastica. La trovavo utile anche per far apprendere l’orientamento, soprattutto ai piu piccoli, e poi serve per l’orientamento:tu sei davanti e di dietro a quella bambina,chiedevo, siete in cima o in fondo?

Naturalmente non avevamo la palestra e tutti quegli attrezzi messi oggi a disposizione nelle scuole. ( in cortile).

Noi ce li costruivamo;non potevo dirgli: portatevi il metro, facevo portare delle stecche di legno, che colorate e misurate giuste diventavano un metro per ciacuno. E poi si misuravano i passi: il mio e’lungo 50 centimetri, il mio 60, e poi ancora a calcolare le distanze: dal bar delle palme fin su al municipio 60, 70 metri…

Questo lavoro e’ documentato nei diari: “il maestro mi ha mandato a chiedere se possiamo passare per misurare le distanze e il contadino mi ha detto:”ma si madonega”! E comunque imparavano che si deve chiedere per passare su una proprietà privata.

Una volta c’erano due vecchiette che assistevano perplesse a queste nostre manovre e una commentò:” il maestro nol gha propi alter da far”. Non le mandavano a dire, come quell’altra volta in latteria dove ho trovato un mio scolaro che ricordava a sua mamma che gli mancava un quaderno, e questa:”fatel comprar dal maestro che el g’ha i soldi!”. Anche 50 centesimi, al tempo avevano un valore, era una spesa.

La scuola impegnava mattina e sera, io mi alzavo verso le sei, alle otto ci si trovava a scuola, qui il maestro Stoppini metteva in fila gli scolari e li portava alla funzione in chiesa.

Questo fino all’avvento della televisione quando qualche genitore ha detto che i ragazzi si coricavano piu tardi e che forse era meglio lasciarli dormire un pochino di piu alla mattina.

Si faceva scuola fino a mezzogiorno e poi tutti a casa a pranzo. Alle due ci si ritrovava e specialmente se era giugno mi veniva sonno e anche ai ragazzi …c’erano anche dei ragazzi che dormivano,poi alle quattro tutti a casa. Io dedicavo altro tempo alle lezioni, leggevo e mi informavo su ogni

il nostro farmacista, una cosa da tenere con tutti i riguardi, con i piccoli pesi platinati etc; beh, questo collega non me lo restituisce mezzo rovinato! Certi non avevano cura delle cose, purtroppo E io non mi permettevo di dire niente perché sarebbero scaduti agli occhi degli scolari.

Io credo che una volta i genitori fossero più solidali con gli insegnanti,io contavo su di loro, non nella didattica ma nell’organizzazione. Quando ad esempio c’è stata la possibilità di uscire con un mezzo per accompagnare i ragazzi in giro,cercavo di convincere anche i colleghi più restii , ma ci sono riuscito solo una volta. Eppure c’erano tante possibilità, anche vicine a noi, penso ai paesi attorno, alla bellezza di certe case antiche, alle bifore, agli archi che si possono vedere anche a Ceniga.

Se non si bada a queste cose poi succede che spariscono delle arcate,come in fondo alla Tortesela, demolizioni non sempre giustificate dalla necessità di passare con mezzi più larghi.

Per quel che riguarda il tempo libero una volta c’era un po’ di filodrammatica, non c’era la biblioteca, non c’era niente.

Tante osterie, questo sì.

In piazza, una volta, si giocava a tamburello, nei bar si giocava alle carte e alla morra, scommettendo soldi e arrivando anche ad usare i coltelli. Un gioco comune era quello con le palline di piombo della Grande Guerra,se ne trovavano molte sul Creino, io da ragazzo sono arrivati ad averne seicento! O ancora con la trottola, la frusta trascinava il cerchio, le facevamo fare grandi salti e si poteva arrivare fino a Ceniga ; i cerchi li facevamo noi con i cerchioni delle bici. Questi, naturalmente, erano i giochi dei bambini. Per gli adulti non c’era niente di più di quel che ho detto

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possibilità didattica Leggevo, mi piaceva leggere, anche di notte. A volte, dopo cena facevo gli esperimenti che poi avrei proposto ai miei scolari. Ad esempio sulla conduzione elettrica del materiale: mi procuravo il rame, lo zinco, il legno, l’argento se c’era,l’acido muriatico, e riuscivo ad accendere una lampadina. Una volta ho preso anche una fregatura, ho portato tutto a scuola e nel momento dell’esperimento mi sono accorto che mancava la lampadina. Allora ho mandato due scolare ad acquistarla in bottega. Queste tornano con una grossa lampadina che naturalmente fa cilecca e non si accende!

A casa dovevo dedicarmi anche alla correzione dei compiti, ai direttori scolastici piacevano tanto i dettati…Un direttore mi ha fatto notare che aveva trovato tanti errori nei compiti e io ho risposto: a me non piacciono le carte geografiche, se io segno tutti gli errori il bambino resta confuso,se invece io correggo una settimana l’apostrofo,un’altra qualcos’altro, rimane più impresso.

Nella prima e nella seconda perché poi se li tenevano gli errori!

Però se tornassi indietro cambierei di nuovo, vedrei la scuola ancora in un altro modo, è proprio la società che deve istruire. E’qualcosa che a che vedere con il metodo globale: indichi l’insegna del bar e ogni bambino capisce cos’è, può associare la parola al luogo e così via ed impara più velocemente. Far scuola è una cosa seria ma per farlo bene bisogna che anche il maestro si diverta, che possa “mettersi dentro”, con allegria.

Avevo dei colleghi, anche laureati, che entravano, facevano aprire il libro, oppure dettato, e non badavano a niente.

Ad uno di questi, che veniva da Trento e pareva chissà chi, ho prestato un prezioso bilancino che mi aveva regalato

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e le cose non sono migliorate neppure in seguito. Non c’è una capillarità nelle iniziative culturali, qualcosa che possa tirar su il paese. Ricordo, a Sant’Antonio erano stati fatti dei tentativi per sperimentare una accademia musicale e teatrale ma la cosa non ha mai avuto seguito. Bisognerebbe cominciare dalla scuola elementare,non so a che punto sono con la drammatizzazione: i bambini danno degli spunti per fare delle commedie.

So che per quel che riguarda gli anziani c’è la Cà del Nemoler , io non ci sono mai stato. La mia impressione è che le proposte riguardanti il tempo libero ci sono ma tutte piuttosto superficiali, sono fatte per dimenticare o per impedire il pensiero.

Il momento del pensionamento arrivò senza problemi, senza ripensamenti.

L’unico cruccio per me fu quello di non poter schivare il regalo dei colleghi.

In pensione mi sono dedicato per un po’ alla musica, alla poesia (ancora adesso la leggo con piacere) e ….alla matematica, quella del liceo, la trigonometria, che adesso trovo più semplice di allora, mi diverte.

Ci vorrebbe continuità nelle cose e io non ne ho, provo tutto ma poi pianto lì con la stessa facilità. Ero così bravo a fare le satire in rima e adesso non mi ci provo neanche più!

E a dire il vero adesso preferisco stare in campagna al posto di leggere, o girare col cane in qualsiasi momento del giorno o della notte, in libertà….

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Festa degli anziani

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Momento di festa e di fraternità

domenica 14 febbraio 2015

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Solitamente in autunno si proponeva la festa degli anziani nelle nostre comunità.

Non ce ne siamo dimenticati. Essendo appena iniziato l’Anno Santo della misericordia, si è pensato di inserire questa giornata nel percorso giubilare. Infatti invitiamo ammalati ed anziani alla celebrazione giubilare il giorno 11 febbraio presso il Santuario delle Grazie alle 15.00. Sarà un’occasione per celebrare la giornata del malato con tutto il decanato e per ricevere anche il dono dell’Unzione degli Infermi.

Riteniamo sia importante, oltre alla celebrazione, anche un momento di festa e di fraternità che proponiamo la domenica successiva, 14 febbraio, con il ritrovo per il pranzo all’Oratorio o, per chi preferisce, per una merenda pomeridiana. Per queste due proposte sarà consegnato prossimamente un invito con il programma.

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Saverio Fiorio, maestro di professione e di vita Raccontare del maestro Saverio vuol dire parlare di una persona mite, paziente, premurosa, disponibile e cordiale con tutti. Era una persona schietta della quale ci si poteva fidare. Se prendeva un impegno, lo portava a buon fine.

Nasce a Drena in una famiglia numerosa, dove impara ben presto l’arte dell’arrangiarsi, rendendosi autonomo e solidale verso i genitori e i fratelli.

Emigra in Germania, dove impara e perfeziona la lingua tedesca che, tornato in Italia, insegnerà in diverse scuole, compresa Drena. Sa instaurare buoni rapporti con i colleghi e anche con i bambini ci sa fare. Riesce a coinvolgerli in tante attività e tenere il giusto equilibrio. Era instancabile: la sua giornata iniziava alla sei (al suono dell’Ave Maria voleva essere in piedi in omaggio alla Madonna), poi S. Messa, scuola, e nel pomeriggio volontariato alla Casa di Riposo o catechesi.

Ha dedicato tanto tempo, lavoro e fatica al santuario della Madonna di Fatima, che assieme ad altri collaboratori teneva con cura tanto da essere definito “giardino” e ne era orgoglioso. Raggiunta l’età della pensione ritorna in Germania perché, diceva salutandoci, “là ci sono i miei affetti più cari”.

La sua professione va di pari passo con quella di cittadino. Partecipa attivamente alla vita amministrativa del comune, ed è anche grazie alla sua conoscenza della lingua tedesca che la Giunta Zanetti, nel 1989, inizia il gemellaggio con il paese di Hallendorf e si instaurano rapporti di amicizia che continuano ancora oggi.

Ha sempre inteso il compito di Amministratore come servizio alle persone più fragili della comunità. Sapeva appianare tanti “dossi”, non solo quelli dell’orto della scuola … La sua vita è stata caratterizzata da una fede genuina che l’ha sorretto nei momenti di difficoltà e di prova.

Caro Saverio, chiudiamo qui questo nostro filo diretto che ci ha tenuti in contatto per lunghi anni. Vogliamo dirti che faremo tesoro dei tuoi insegnamenti e ti ringraziamo. Voglio sussurrarti, se San Pietro non te l’ha già detto, che il nostro scolaro Matteo Chiarani ha fatto la professione Salesiana Perpetua e che a Drena sono arrivate le Suore Francescane Missionarie del Sacro Cuore. Sono segni … che la tua preghiera e la tua sofferenza non sono state vane e noi tutti ti siamo riconoscenti.

La tua collega Giovanna

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Loris Bombardelli Sul necrologio i familiari di Loris hanno scritto: “l’unica cosa importante, quando ce ne andremo, saranno le tracce d’amore che avremo lasciato”. La frase si commenta da sola, e ben si addice a Loris, che nella sua breve ma intensa vita segni d’amore ne ha lasciati molti. Innanzitutto nella sua famiglia d’origine, con genitori, fratelli e sorelle, poi nella famiglia che ha formato con Patrizia e Denise, che tanto ha amato e protetto, e dalle quali è stato ricambiato. Sul posto di lavoro, nel modo dello sport, nel paese e per ultimo nell’ospedale, dove si è fatto voler bene per il suo carattere e la sua bontà, che erano unici. Gli vogliamo esprimere il nostro grazie sincero per l’esempio e la lezione di vita che ci ha lasciato, con questi versi:

Grazie per la tua simpatia,

per le parole sempre dette al momento giusto,

per averci stupito con il tuo ingegno.

Grazie per averci insegnato ad affrontare la vita

sempre con ottimismo, coraggio e forza d’animo.

Grazie per averci insegnato la pazienza, tua grande virtù.

Grazie per averci insegnato a non perdere mai la speranza.

Grazie per averci insegnato ad amare la vita.

Caro Loris, nel “luogo” preparato per te da Gesù Risorto nel quale tu ora vivi con la mamma e il papà, veglia su tutti noi e aiutaci a fare nostri i tuoi preziosi insegnamenti.

Con gratitudine.

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Il 22 agosto scorso, nella Chiesa di Drena, numerose persone hanno accompagnato nel suo ultimo viaggio terreno Elvio Zanetti, noto imprenditore agricolo da poco pensionato.

La sua morte, giunta a tre mesi dall’incidente stradale, ha suscitato grande impressione e dolore in quanti hanno avuto modo di conoscerlo per lavoro o per amicizia. Era conosciuto come “Elvio della Casina”, o meglio “Elvio delle fragole”, perché trent’anni fa, come pioniere, aveva iniziato nella zona di Drena e di Vigo Cavedine la coltivazione delle fragole alla quale in seguito ha aggiunto quella dei piccoli frutti, dando origine, con la sua lungimiranza, a una vera azienda, che impiegava diversi dipendenti e collaboratori. Era una persona laboriosa e infaticabile, di eccezionale tempra per stile inconfondibile, di straordinaria forza espressiva e onestà intellettuale. Esigente con se stesso e con gli altri, dava molto e pretendeva altrettanto. Amava la perfezione e la precisione, caratteristiche che l’hanno portato ad avere, con soddisfazione, risultati di assoluta eccellenza. Sotto un aspetto “severo” custodiva un animo buono, generoso e sensibile, che molte persone hanno avuto modo di apprezzare nei momenti di convivialità ma anche nei momenti del bisogno. E’ stato vicino alle persone ammalate e ha sempre incoraggiato, aiutato e sostenuto chi era in difficoltà. Con riconoscenza.

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Elvio Zanetti

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Livio Bortolotti Se cercavi Livio in paese, prima di scorgere il suo furgoncino ti giungevano agli orecchi il suo fischiettio o il suo canto, perché lui esprimeva la sua gioia anche lavorando. Nato a Drena, classe 1937, Livio era una persona cordiale e dai modi garbati. Nonostante andasse sempre di passo svelto, riusciva a salutare tutti e spesso a dedicare una simpatica battuta.

Di professione faceva l’idraulico; era preciso e scrupoloso. Il suo primo lavoro alle dipendenze lo fece a Trento, al Seminario Maggiore; poi passò al lavoro autonomo e nel tempo libero curò l’impianto di irrigazione al Santuario della Madonna di Fatima a Drena. Era attivo in diverse associazioni di volontariato.

Verso la fine del Novecento ebbe un incidente in campagna. Rimase per lungo tempo in ospedale e quando venne dimesso il dottore che l’aveva curato gli “consigliò” di accendere un grosso cero alla Madonna perché, secondo lui, era stato graziato.

Livio non accese il cero ma incaricò gli amici Onorio e Fiorenzo di sistemare un vecchio capitello posto lungo l’antica strada romana che conduce verso il Luch.

Diede poi compito alla signora Elisa Periotto di restaurare le immagini sacre del capitello, raffiguranti la Madonna e i due santi Luigi e Antonio.

Si è sempre dedicato personalmente alla cura del luogo sacro, abbellendolo con piante e fiori. Anche quando l’età e i suoi acciacchi lo avevano debilitato mai è venuto meno alla sua promessa, recandosi sul luogo anche con l’aiuto del bastone.

Sua ultima volontà fu la rinuncia ai fiori che i suoi tanti amici e conoscenti gli avrebbero offerto in occasione del suo ultimo viaggio, in cambio di un’offerta in denaro alla Chiesa di Drena.

Grazie Livio per il tuo bel gesto che tanto ti fa onore!

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Nel bollettino del Natale 2013 avevamo presenato il servizio internet Twitter e di come anche i media digitali possono essere veicoli e spunti di riflessione. Proponiamo anche in questo numero gli ultimi “tweet” del nostro Papa Francesco.

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La vanità non solo ci porta lontano da Dio: ci rende ridicoli.

29 ottobre 2015

Genitori, sapete ‚“perdere tempo” con i vostri figli? è una delle cose più importanti che potete fare ogni giorno.

24 ottobre

Lo sviluppo economico deve avere un volto umano, così che nessuno rimanga escluso.

22 ottobre

Nei poveri vediamo il volto di Cristo che si è fatto povero per noi.

20 ottobre

La corruzione è un cancro che distrugge la società.

16 ottobre

Parrocchia “S. Martino” Piazza Bombardelli, 2 - 38074 Drena - C.F. 93003180226 Per offerte o donazioni Cassa Rurale Valle dei Laghi IBAN: IT85 A081 3234 7590 0033 0302 449 Parrocchia “Ss Pietro e Paolo” Piazza San paolo, 2 - 38074 Ceniga – Dro - C.F. 93003400228 Per offerte o donazioni Cassa Rurale Alto garda IBAN: IT55 U080 1634 7600 0000 1043 548

Buon Nzioanteale dalla reda del Bollettino

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Parrocchia “dell’Immacolata” Via Cesare Battisti, 7 - 38074 Dro - C.F. 933993140220 Per offerte o donazioni Cassa Rurale Alto Garda IBAN: IT80 O080 1634 7600 0000 1020 938

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Coro

Giornata “Verdiana” GITA A BUSSETO PER IL CORO PARROCCHIALE S. SISINIO Domenica 25 ottobre 2015 il Coro Parrocchiale S. Sisinio ha organizzato una gita a Busseto in provincia di Parma. Il territorio pianeggiante a nord della via Emilia offre diversi motivi di interesse e spunti di visita, ma l’importanza di questa zona è soprattutto legata a Giuseppe Verdi (1813-1901). La figura del Maestro continua ancor oggi ad affascinare, non solo gli appasionati di musica, ma anche tutti coloro che sono interessati alla vicenda umana del compositore, profonadamente legata al nostro Risorgimento.

Arrivati a Busseto abbiamo partecipato e animato con il canto la Messa presso la Chiesa di Santa Maria degli Angeli.

Insieme al Coro Parrocchiale S. Sisinio hanno partecipato anche diversi cantori del Coro Parrocchiale di Ceniga e alcuni coristi di Arco. Ha diretto la maestra Angela e all’organo la mestra Fabiola. Un’esperienza ricca di intensità musicale ma anche emotiva all’interno

della chiesa gotica, dove è custodito il Compianto sul Cristo Morto di Guido Mazzoni (1476-1477), capolavoro della scultura emiliana del quattrocento. Giuseppe Verdi frequentava questa Chiesa fin da fanciullo e vi tenne pure un famoso concerto d’organo.

La giornata è proseguita con la visita del Teatro Giuseppe Verdi, il Museo di Casa Barezzi, il Museo Nazionale Giuseppe Verdi, ove in ogni stanza si sentivano echeggiare le opere del grande Maestro: da Nabucco a Trovatore, Rigoletto e Traviata, da Aida e Otello, da Macbeth a Falstaff, da Oberto a don Carlos e molte altre. La gita si è conclusa a Roncole con la visita alla Casa natale del Maestro e alla chiesa di S. Michele.

Una giornata davvero splendida, per l’aspetto culturale e turistico dei luoghi visitati, e di condivisione in armonia di tanti momenti con persone di varia età e cultura. Ma la parte più significativa

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tuale. Visto l’avvicinarsi della ricorrenza di Santa Cecilia, patrona della musica, protettrice di strumentisti e di cantanti è stata l’occasione di recitare una preghiera a Santa Cecilia, con il ringraziamento per la sua protezione.

E’stato dedicato un pensiero di affetto e nostalgia in ricordo del nostro cantore, nonché presidente per molti anni, Giovanni Angeli, che non è più con noi da poco tempo. Era il suo sogno organizzare questo viaggio con il coro e noi siamo stati felici di averlo potuto realizzare con successo!

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e degna di nota è stata certamente il coinvolgimento dei cori nell’animare insieme la Messa e cantare sul pullman nel viaggio di rientro. Un sodalizio con i cantori di Cenga e di Arco che ci ha fatto capire come è importante, e pure piacevole, operare insieme perché lo spirito che ci anima è uguale per tutti! E’ stato emozionante il loro ringraziamento con parole di apprezzamento per l’iniziativa e l’auspicio di collaborazioni future.

Purtroppo don Stefano non ha potuto essere con noi, ma non per questo abbiamo tralasciato un momento spiri-

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Gruppo animazione Santa Messa

si presenta...

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Il gruppo animazione Santa Messa è nato nell’autunno 2012 grazie all’idea avuta da Laura Parisi e Paola Sartorelli che hanno chiesto a don Stefano di poter animare la Messa della domenica sera. All’inizio il gruppo annoverava 4/5 persone, un po’ giovani e un po’ adulte, ma poi con il passare del tempo, è cresciuto arrivando oggi a contare ben 36 componenti dagli otto anni in su.

Le anime che lo compongono sono due, quella corale rappresentata da bambine e bambini, ragazze e ragazzi, donne e uomini, e quella strumentale, che permette di avere un pianoforte, le chitarre, strumenti a fiato, percussioni e batteria.

I canti, sotto l’attenta guida di don Stefano, vengono scelti in base alla liturgia e il gruppo si ritrova per le prove settimanali tutti i martedì con gli adulti e il venerdì o il sabato con i più giovani.

Le Messe animate sono quella serale del sabato o della domenica a Dro, mentre a partire da gennaio 2016 si concentrerà sulla Messa del sabato sera alle 18.30, sempre a Dro. Animato da tanta voglia di cantare e stare insieme, mettendosi al servizio della comunità, il gruppo animazione in questi anni, oltre alle S. Messe serali festive e prefestive, ha animato anche matrimoni e anniversari; e nello spirito di comunità, in collaborazione con il coretto S. Libera, il coretto di Ceniga e il Coro Parrocchiale S. Sisinio di Dro e il Coro Parrocchiale di Ceniga, negli ultimi anni si è cantato alle Celebrazio-

ni di Prima Comunione.

Considerato però che ai componenti del gruppo piace la buona compagnia e, in particolare, trascorrere del tempo insieme, in vista della preparazione dei nuovi canti, alcune volte, ci si riunisce il sabato o la domenica organizzando uno spuntino, un pranzo o una cena per tutti, compresi i familiari che vogliono farci compagnia!

Da due anni a questa parte poi è nata anche l’idea di organizzare delle escursioni per i componenti del gruppo, familiari e amici, che ci hanno portato nel 2014 in Val di Nambrone al rifugio Segantini e Cornisello e con la gita di quest’anno sul monte Baldo.

E visto che trovarci e stare insieme è davvero bello si sta già pensando di organizzare un fine settimana per tutte le famiglie, da vivere in comunità e armonia che preveda delle prove del coro e degli strumenti e la partecipazione alla Messa.

Chiunque è interessato è invitato a partecipare al Gruppo Animazione S. Messa, piccoli, ragazzi e adulti! Chi ha voglia di mettersi a disposizione per tutte le proposte del gruppo: parte canora, parte strumentale e attività varie può contattare don Stefano oppure direttamente il gruppo dopo la S. Messa serale Festiva o Prefestiva.

A PASSO DI MUSICA. L’ARMONIA DELLA BUONA COMPAGNIA. non ci hanno fermati e dopo una bella dormita, il mattino dopo, si è raggiunto il Rifugio Telegrafo. La montagna, per chi ha la voglia di salirci e l’attenzione giusta, sa offrire degli spettacoli che altrimenti non ci sarebbe consesso osservare. Quella mattina, infatti, ci hanno salutato i camosci e abbiamo avuto l’occasione di vedere moltissime stelle alpine, forse per alcuni giovani cantori per la prima volta. Rientro veloce al Chierego, pranzo da re, due canzoni davanti alla chiesetta e poi via con la discesa per il rientro. Nella Messa della sera abbiamo ringraziato per i due giorni trascorsi assieme in amicizia e, si può ben dire, in armonia. Siamo tornati a casa lasciando sul Baldo qualcosina di noi, chi la voce, chi una corda della chitarra, chi un libro, ma tutti un pezzetto di cuore per quegli splendidi due giorni trascorsi insieme. Perché di trascorrere del tempo assieme sono capaci tutti, ma il saperlo vivere in amicizia, condivisione e divertimento non è proprio da tutti. Ma noi lo sappiamo bene che, a passo di musica, anche l’amicizia suona più bella!

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Al gruppo Animazione Santa Messa animare (e animarsi) piace davvero.

E quando dalle sale delle prove e dai banchi della chiesa le loro voci arrivano in cima al Baldo, si può dire che hanno proprio raggiunto la vetta. La seconda edizione della gita del gruppo di animazione (la prima lo scorso anno con destinazione Rifugio Segantini) ci ha portati al rifugio Chierego a 1911 m.s.l.m. Come ci si può chiamare gruppo se questo gruppo non lo si VIVE? Quest’anno allora la comitiva di cantori giovani e meno giovani e loro simpatizzanti e/o parenti, si è avventurata verso la Cima Costabella, per assaporare un po’ d’aria di montagna e di buona compagnia. Raggiunto il rifugio abbiamo subito imbracciato i nostri strumenti e dato sfogo alle ugole, allietando i gestori e gli altri escursionisti. Il dopocena però è stato il nostro momento, condiviso con tutti i presenti in sala che, forniti anche loro di triangolo, maracas e kazoom, si sono uniti ai nostri canti a squarciagola. La fatica della salita, il cibo a volontà e l’allegria della serata

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SPORT E FEDE L’atleta vero è colui che tra le righe del suo impegno, della sua passione, del suo successo ha valori che fanno grande non solo un atleta, ma l’uomo stesso.

(Papa Giovanni Paolo II) Michela Parisi

Sport e fede, anche se possono sembrare su due livelli differenti, si riuniscono intorno a valori importanti che devono diventare il bagaglio dei nostri ragazzi nel cammino della loro vita. L’impegno, il sacrificio, la tenacia che lo sport esige e insegna, sono gli stessi che Gesù ci chiede di esprimere nella nostra vita, per non lasciarci sconfiggere dall’apatia e dal disimpegno, per fare della nostra vita una partita unica ed irripetibile.

Nello sport, come nella fede, le capacità piccole o grandi di ciascuno non sono finalizzate a se stesse, ma sono messe a disposizione della squadra. Tutti sono importanti perché si vince e si perde insieme, condividendo gioia e dolore. San Paolo fa l’esempio del corpo dove tutte le membra sono utili al suo funzionamento e nessuna può dirsi migliore di un’altra, perché complementari. Ci sono poi le regole che permettono ad una partita di svolgersi con correttezza e lealtà, nel rispetto dell’altro che non è un nemico,

ma un avversario che condivide con noi la stessa passione e gli stessi sogni. Allo stesso modo Dio ci ha donato delle regole, i comandamenti, per giocare nella vita con lealtà: leggi d’amore non per incatenare l’uomo, ma per renderlo veramente libero, rispettoso della sua libertà.

Con questo spirito lo scorso 31 gennaio, nel giorno del Santo Giovanni Bosco, si è festeggiata la giornata dello sport con tutte le associazioni sportive presenti sul territorio. Il momento più significativo è stata la S. Messa presieduta da don Marco Saiani, delegato provinciale NOI, durante la quale si è sottolineata l’importanza dello sport nell’educazione e nei valori dei giovani e si è affidata al Signore la stagione agonistica alle porte.

La serata si è conclusa all’oratorio con la presentazione delle attività e un momento di scambio di esperienze tra sportivi. Si replica anche il prossimo anno, sabato 30 gennaio.

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ORATORIO

Spazio compiti Mi è stato chiesto di parlare della mia esperienza come volontaria nella gestione dello “Spazio compiti”.

Inizialmente devo dire che non ne ero molto entusiasta, perché non è nel mio stile parlare di quello che faccio, ma tutto sommato è una buona cosa soffermarsi su alcuni aspetti e trarne qualche spunto di riflessione.

Sono ormai due anni che aiuto Lorena ed il gruppo in occasione delle due settimane di luglio. E’ un’attività encomiabile che completa l’offerta del pomeriggio del Grest. Qui i bambini dalla prima elementare alla prima media (anche se non si chiamano più così) hanno la possibilità di fare i compiti che i loro insegnanti hanno assegnato loro per le vacanze. Chi vuole può fermarsi per il pranzo (sempre molto succulento) e poi trascorrere il pomeriggio con le varie attività del Grest. “Lo spazio compiti” viene attivato anche per due settimane in giugno, però solo al mattino.

Mi ha colpito molto vedere come poche persone, con tanto impegno e dedizione, riescano con il sorriso a far funzionare questa attività che in luglio conta la presenza di un centinaio di bambini.

Da alcune mamme mi sono sentita dire che io potevo dedicarmi a questa iniziativa in quanto in estate non ho niente da fare; e questo sinceramente mi ha fatto ridere. Alcuni genitori mi hanno anche chiesto se riceviamo un compenso o se per la nostra collaborazione i nostri

figli non pagano la quota di iscrizione (peraltro a prezzi molto modici) e sono persino rimasti sorpresi a sentire che non esistono compensi di alcun tipo.

Ma allora perché farlo?

Fondamentalmente credo che per educare i nostri figli non bastino le belle parole, credo che i nostri comportamenti, i nostri gesti e i nostri esempi siano la via migliore da seguire. Non è sufficiente abbandonarli in un luogo affinché qualcuno si occupi di insegnare loro come comportarsi, ma bisogna sentirsi responsabili e coinvolti in questa impresa.

Quindi, a mio parere, non bisogna sempre lamentarsi per le carenze delle istituzioni, se manca un servizio, ma forse è il caso di chiedersi se anche noi possiamo fare qualche cosa, se il nostro contributo possa migliorare la nostra società.

Se tutti noi guardassimo solo al nostro tornaconto effettivamente non conviene mettere a disposizione il nostro tempo e le nostre energie per progetti o attività che non ci spettano direttamente.

Occasioni come il Grest o lo “Spazio compiti” sono spesso visti come parcheggi custoditi per ragazzi che altrimenti ozierebbero tutto il giorno.

Resto sorpresa quando vedo quanti ragazzi si impegnano già dal mattino con i bambini che devono fare i compiti o nelle varie attività del pomeriggio; avrebbero ben potuto starsene a casa o in spiaggia e invece ci sono ed il loro contributo è indispensabile. E noi adul-

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Attività Estiva

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ti? Con tutti i nostri impegni, interessi da coltivare e i nostri tempi sempre così stretti, abbiamo mai pensato che possiamo fare di più? E se facciamo qualche cosa, è solo per apparire più in gamba, per avere più visibilità o forse crediamo davvero che vivere in comunità, ora, in questo momento, debba richiedere il coinvolgimento di tutti i componenti, senza peraltro apparire speciali? E’ faticoso, certo, fare eseguire i compiti ai ragazzi in estate, o tenerli in gruppo e

far rispettare loro delle semplici regole di comportamento.

Sarebbe già un primo passo se gli stessi genitori capissero che mandare i propri figli all’Oratorio non è solo perché a casa sono d’impiccio e magari invece li motivassero un po’ di più a fare bene, spiegassero loro che, come le persone che sono lì, anche loro fanno parte integrante di un gruppo dove ognuno fa la sua parte.

Raffaella Tavernini

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I AGGIUNG AVOLA T UN POSTO A

Anche quest’anno si è svolta la consueta attivita’ estiva del Grest e come ogni anno ci siamo trovati per trascorrere degli importanti momenti di condivisione, felicità e amicizia.

Noi animatori abbiamo cominciato a organizzare le attività trovandoci fin dall’inizio dell’anno, cercando di prepararci al meglio. Titolo del Grest di quest’anno è stato “Aggiungi un posto a tavola” per collegarci a EXPO Milano 2015, incentrato sul tema dell’alimentazione, e ad altri valori importanti come: l’ospitalità, l’amicizia, la famiglia e il giusto utilizzo delle risorse.

A differenza degli anni scorsi, il preGrest è durato una settimana (dal 6 al 10 luglio), durante la quale noi animatori abbiamo potuto condividere importanti momenti a livello personale, ma anche di formazione e informazione. Durante i primi giorni abbiamo preparato le attività, abbiamo reperito il materiale per i laboratori e abbiamo organizzato le attività sportive. Mercoledì, invece, abbiamo partecipato ad alcune ore di lezione di primo soccorso per essere preparati e intervenire tempestivamente nel caso in cui qualcuno si fosse fatto male. Un altro momento di condivisione e di formazione è stato l’incontro con dei rappresentanti dell’associazione NOI. Nel pomeriggio ci siamo confrontati, abbiamo svolto delle attività e dei giochi di gruppo finalizzati a creare un legame tra noi animatori e ad essere capaci di reinventarci e improvvisare continuamente al fine di far divertire i bambini.

Il Grest si è svolto, come ogni anno, nel mese di luglio. Come sempre i partecipanti sono stati accolti con il momento del ballo per poi guardare un breve “power point” che spiegava il tema del giorno e un film inerente al filo conduttore “Aggiungi un posto a tavola”. Successivamente si recavano nei laboratori dove realizzavano qualche piccolo lavoretto, mentre dopo la merenda si svolgevano le attività sportive.

Due le gite in calendario. La gita lunga ha avuto come destinazione Leolandia (BG), un piccolo parco divertimenti per bambini, dove ci siamo divertiti molto, mentre il venerdì della seconda settimana abbiamo camminato lungo il sentiero dei Molinei per raggiungere il lago Bagatoli e svolgere dei giochi in compagnia.

Al termine del Grest ci siamo poi incontrati per scambiarci le opinioni, le idee e i problemi riscontrati con lo scopo di continuare a proporre anche nei prossimi anni questa attività, coinvolgendo sempre più giovani e bambini.

Come ogni anno, il Grest ci ha trasmesso moltissimo. Grazie a questa attività estiva cresciamo anche dal punto di vista personale, riceviamo tante soddisfazioni, ci divertiamo, creiamo dei legami nuovi e altri invece si rafforzano, ma la cosa che più forse ci rende felici sono i ringraziamenti e i sorrisi dei bambini.

Giulia Lutterotti

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Grest 2015

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Il Grest è un momento per noi giovani animatori per mettersi in gioco, per vivere in maniera più consapevole un momento di divertimento. Niente può essere lasciato al caso e l’organizzazione per l’anno successivo inizia già con la fine del Grest.

Il momento più intenso è il pre-Grest, che si svolge nella settimana prima dell’inizio del Grest, in cui noi animatori ci troviamo per organizzare e pre-

parare i luoghi e i materiali che saranno necessari. Quest’anno c’è stato anche un momento formativo molto interessante di primo soccorso.

Il Grest è sempre un momento molto ricco di esperienze e di emozioni sia per i bambini che per gli animatori, durante il quale si impara a collaborare, dove chi è grande si prende cura di chi è più piccolo.

Riccardo

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Campo estivo

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Un Piatto Che Non Può Mancare Nel Nostro Menù sia sempre difficile.

Anche quest’anno, tra la fine di luglio e l’inizio di agosto si è svolto il campo estivo parrocchiale in Val di Non con i bambini delle elementari. Partecipare a questa esperienza è sempre un momento di gioia e condivisione sia per noi animatori che per i bambini. Gli animati possono giocare e divertirsi con noi e con i coetanei, svolgendo delle attività che abbiamo preparato noi grandi durante l’anno, come giochi di squadra, quiz, staffette, battaglie d’acqua, ecc, in cui ogni bambino può esprimere le proprie potenzialità.

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Campo estivo: bambini e animatori che vivono momenti di gioia e condivisione.

Giochi, divertimento e momenti di riflessione che si susseguono in un intensa settimana. Normalmente ci si incontra per qualche ora o magari si passa insieme un pomeriggio che è sempre un’esperienza fantastica, ma vivere con loro per una settimana intera è un’altra cosa.

Tutti impariamo molte più cose. Una settimana è il tempo minimo necessario per conoscere bene una persona, quindi il tempo in cui stiamo a contatto è quasi poco, ma noi riusciamo sempre a farcelo bastare, nonostante poi lasciarsi

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Come ogni anno il campo estivo ha un tema, quest’anno anno abbiamo scelto il cibo. Abbiamo svolto sia giochi che momenti più profondi per capire e approfondire meglio l’argomento. Sono stati trattati vari punti di vista del cibo: come fonte di energia, come dono, come condivisione, come disparità e diversità tra i popoli.

Non sono mancate numerose uscite ai parchi più vicini e gite in montagna. La fatica non ci ha ostacolato raggiungere i magnifici paesaggi estivi e i luminosi laghetti.

Le serate sono state sempre molto ani-

mate come dal falò dell’amicizia, intorno al quale ci siamo raccontati storie, barzellette e abbiamo cantato canzoni.

Abbiamo organizzato serate eleganti e di karaoke e in notturna siamo andati alla ricerca del tesoro.

Andare in campeggio è un’esperienza che consiglio a tutti, sia come animatori che come bambini, fa crescere ma soprattutto unisce tra loro persone che vivono nello stesso posto ma che, magari, non si conoscono o si conoscono poco, e non pensano neppure di poter diventare amici.

Francesca

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- intervista a cura di Arsio Valdinon - Piano, piano. Non spingete. C’è spazio per tutti.

Basta chiedere qualcosa che qui si fanno in quattro per essere i primi a dire la loro, sapete?

Come, non ci credi? Si vede che non sei stato in campeggio.

Non avere fretta dai, che adesso ti raccontano com’è andata.

Sei curioso vero? Molto bene. È il giusto presupposto per dare il via.

Allora, mi raccomando, mettiti comodo.

Ah, dimenticavo, devi fare anche un po’ di attenzione, quello che leggerai è potenzialmente contagioso.

No, non è una malattia, certo, ma potrebbe essere qualcosa a cui non vorrai rinunciare nemmeno tu.

Non preoccuparti, capirai presto a cosa mi riferisco.

Ti sei messo comodo? Allora possiamo cominciare.

- Zita, che dici, vuoi cominciare tu?

- Sicuro che vado bene per l’apertura? Magari c’è qualche giovane più scalpitante che vuole partire.

- Dai che i giovani è bene che imparino ad aspettare ogni tanto. Dicci com’è andata.

- Com’è andata, bene, benone! Collaboratori efficienti, belli, bravi, simpatici, abbiamo lavorato, ma ci siamo anche divertiti. Tutti gli anni dico che è l’ultima volta, ma devo confessare che mi piace troppo questo servizio. Negli anni mi ha dato l’opportunità di apprezzare, conoscere e lavorare con molte persone, le ricordo tutte. Da ognuna ho imparato, mi hanno resa più ricca, per questo colgo anche l’occasione per ringraziarle e sono tante tante.

- Allora che dici, ci tornerai anche il prossimo anno?

- L’anno prossimo si vedrà, io mi metto sempre a disposizione, in fondo alla lista. Se serve!!?? Ci sono!!!

- Wow, grazie. Direi che abbiamo iniziato alla grande, no? Vediamo cosa ci dicono gli altri.

Rimaniamo in cucina, dai, e andiamo dal nostro “tutto fare” Orlando.

- Anche quest’anno è stata una settimana molto impegnativa ma anche molto piacevole.

I ragazzi sono stati bravissimi e sono proprio loro a darti la carica per continuare a fare questo bel servizio. Vorrei ringraziare le cuoche che sono sempre molto attive, simpatiche e piene di talento culinario e mi sento di ringraziare soprattutto don Stefano per l’opportunità che offre a tutti noi ogni anno e anche il gruppo degli animatori che con costanza, allegria e voglia di fare, si occupa dei ragazzi.

Ringraziamo Orlando e passiamo al nuovo acquisto della cucina.

- Raffaella. Quali sono state le tue impressioni?

- Devo dire che il campeggio è stato proprio una rivelazione. Mi aspettavo altro ed è

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“Impressioni di campeggio”

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stata una piacevolissima esperienza: compagne di cucina fantastiche, animatori simpaticissimi. La vera sorpresa sono stati i ragazzi, simpatici, disponibili; “fioccavano i grazie” e questo non è scontato quando si parla di ragazzi. Ho davvero apprezzato questa settimana diversa che ti permettere di staccare dalla routine quotidiana, è decisamente da ripetere con la stessa squadra al completo!

Che bello trovare tanto entusiasmo in chi si è messo a disposizione per la prima volta, vero? E adesso torniamo a sentire chi qualche campeggio, in cucina, lo ha già fatto. Chiediamo ad Annarosa? Bene.

- Allora Annarosa, tu che ci racconti?

- Cosa posso dire, confermo ciò che hanno detto Zita, Raffaella con il nostro Orlando.

Lavorare insieme è sempre un momento speciale e mettersi al servizio degli altri allarga il cuore. Il clima che si è creato durante la settimana ha reso il ritorno a casa un po’ spiacevole, augurandoci di ritrovarsi insieme l’anno prossimo. Voglio ringraziare don Stefano, gli animatori e lo staff della cucina per questa bella esperienza e anche i ragazzi, che sono stati bravissimi.

Grazie, quante belle emozioni che ci state dando. E, adesso, non possiamo che concludere con la cuoca più giovane, Chiara B. - Beh, io vorrei proporre una specie di ricetta, si può?

- Ma certo che si può, sentiamo.

- Per fare un campeggio...Ci vuole un bel posto dove amalgamare il tutto.

Per fare un campeggio…Ci vuole un don che ne pensa una e ne fa quattro.

Per fare un campeggio…Ci vuole un gruppo di animatori e animatrici che portano i loro talenti: c’è chi ride, chi predica, chi cura, chi gioca, chi si ammala, chi sta in silenzio e chi parla per tutti.

Per fare un campeggio...Ci vogliono quelli della cucina che lavorano tanto e con allegria e lasciano la porta aperta per tutti...perché è “più bello insieme”, che sia sbucciare, pulire, mescolare o mangiare...è comunque “più bello insieme”.

Per fare un campeggio...Ci vogliono i ragazzi, che saltano, corrono, camminano, piangono, ridono, si sbucciano piedi, perdono sangue dal naso, c’è chi aspetta l’altro, c’è chi si lava troppo e chi non si lava per nulla, c’è chi litiga e poi fa la pace, c’è chi incontra nuovi amici e chi si scopre di “essere amico”.

Per fare un campeggio…Ci sono falò, giochi, nottate in tenda... si parte da casa un po’ bambini e si torna un po’ più grandi.

Ma per fare un buon campeggio...ci vuole il Signore.

Sono tanti gli ingredienti per fare un buon campeggio... e se tu non sei mai venuto... magari puoi portare il “tuo ingrediente” noi ti aspettiamo!

- Grazie Chiara B, proprio un’ottima ricetta!!!

Che dite, proviamo a sentire cosa ci raccontano le nostre giovani animatrici?

- Elisa, vuoi cominciare tu?

- Ehm, sì dai, vediamo, cosa potrei raccontare? Ecco sì. Infondo il campeggio è quel qualcosa che non ti aspetti, perché ogni anno è diverso da quello precedente, ma che alla fine ti riempie di gioia e di soddisfazione. È come partire con una valigia vuota e poi tornare, quasi inaspettatamente, con la stessa valigia colma. Impari a convivere e a fare squadra, scopri l’amicizia (o la rafforzi) e l’importanza dei piccoli gesti, ma soprattutto ti affezioni così tanto che tornare a casa è sempre un dispiacere. Ma la cosa più bella è che quella

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valigia rimane piena anche nei mesi successivi, anche se il campeggio rimane “solo” un bel ricordo estivo. Capisci che quella settimana è stata indimenticabile per tutti quando una ragazzina, prima di salire sul pullman per tornare a casa, ti guarda e ti ringrazia con le lacrime agli occhi, per poi finire tutti insieme con un abbraccio di gruppo.

- Wow, che splendide parole, ci hai fatto emozionare, Elisa. volevi mica farci piangere forse?

- No, no, lo giuro!

- Bene, però ci sei quasi riuscita.

- Sabrina, dai che continuiamo con te, che ci racconti?

- Per me la settimana di campeggio è quella che ti sorprende sempre. La prepari per mesi e in sette giorni è finita. Il punto è che mentre la prepari non ti rendi conto di quello che questa esperienza ti lascerà, non sai ancora quanto sarà bello e speciale e magari non te lo aspetti nemmeno. Ma poi parti per la nuova avventura e ti ritrovi a fianco persone nove tutte da scoprire e persone che già conoscevi, ma con cui riesci a legare ancora di più.

Solo alla fine della settimana realizzi che non sono stati “solo” sette giorni, ma che invece ti è rimasto dentro molto di più di quanto potessi immaginare.

- Però Sabrina, anche tu non scherzi con le emozioni. Grazie, per le tue belle parole, questo campeggio ti deve essere rimasto davvero nel cuore.

E se passassimo per un istante a qualche veterano? Che ne pensate, chiediamo a Claudio le sue impressioni?

- Allora, Claudio?

- Per me il campeggio si può riassumere così: giornate intense e piene di gioia, abbiamo l’opportunità di dare molto ricevendo altrettanto molto!

- Essenziale e sintetico, grazie.

Ora credo che possa essere il turno di Simone, se siete tutti d’accordo. Sì? Bene.

Sentiamo cos’ha da dirci.

- Sarò breve e conciso anche io perché tante sensazioni e emozioni che ho provato sono state già descritte dagli altri animatori e collaboratori nelle righe precedenti. Volevo però spendere due parole su una cosa che quest’anno mi ha colpito particolarmente: la compattezza del gruppo. Penso che quest’anno si sia creata una vera squadra compatta, sia tra i ragazzi che tra gli animatori e collaboratori. Abbiamo davvero trovato la giusta formula per organizzare e passare una splendida settimana fatta di gioia e comunione.

A questo punto proverei a sentire i fratelli Tamanini alla loro prima esperienza, chissà cosa ci diranno!

- Chi comincia, Chiara? Ok, perfetto, dai racconta.

- È stata un’esperienza fantastica! Una di quelle che ti fa cambiare le prospettive! Sono tornata in campeggio dopo moltissimi anni e non sapevo bene cosa aspettarmi. Di sicuro non mi aspettavo di trovare un gruppo di amici così bello, di passare una settimana così intensa, di vedere i ragazzi ridere e divertirsi in questo modo! Non riesco a esprimere tutte le emozioni di quella settimana, dovevate proprio esserci per vederle! La cosa più bella è stata vedere i ragazzi entusiasti dalla mattina alla sera, sia durante i momenti di riflessione, sia durante i giochi, sia durante la veglia in malga Brez… avreste proprio dovuto vederli quella sera! Hanno cantato a squarciagola intorno al fuoco, continuando a proporre nuove canzoni, hanno riso a crepapelle, si sono divertiti un mondo, così come noi animatori! Questo campeggio è stato proprio una grande soddisfazione, una grande

E ora ci mancano solo due animatrici. Partiamo dalla prima delle due Laura, che imperterrite continuano e si ostinano a partecipare e organizzare insieme agli altri animatori questa esclusiva settimana - Gi, che hai da dire tu in proposito?

- Non so da che parte cominciare, avrei così tante cose da dire che non so scegliere.

- Dai su, evita di dilungarti come al tuo solito e vai dritta al punto.

- Ok, dritta al punto. Può sembrare banale ma è stato uno dei migliori campeggi al quale abbia mai partecipato. Il gruppo animatori affiatato e con un’ottima intesa, flessibilità, rispetto, apertura e attenzione alle idee e opinioni degli altri. Ci siamo saputi divertire e in quel modo anche i ragazzi si sono divertiti assieme a noi. Il gruppo dei ragazzi invece è stato davvero spettacolare! Pronti a mettersi in gioco, con la voglia di fare, di giocare e divertirsi ma anche con la giusta attenzione e concentrazione nei momenti di riflessione.

Direi il top! Personalmente ho trovato molto stimolante anche lo svolgimento del tema

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carica per tutti noi, e per questo voglio ringraziare tutti quelli che l’hanno reso così speciale. Non vedo l’ora di iniziare a organizzare il prossimo!

Che carica di entusiasmo, grazie Chiara! Possiamo dedurre allora che il “ritorno al campeggio” sia stato decisamente positivo!

- E tu Roberto, vuoi dirci qualcosa?

- Per me è stato il primo campeggio come animatore, ed è stata una delle esperienze più belle della mia vita! Ogni giorno era ancora più bello e speciale di quello precedente, e questo sia grazie agli altri animatori sia ai ragazzi! Ho proprio notato come di giorno in giorno il gruppo si è unito sempre di più. I ragazzi si sono dimostrati sempre molto attivi e entusiasti di fare ciò che veniva proposto e di divertirsi, rendendo uniche e speciali le attività di gruppo. È sempre una grande soddisfazione incontrarli in giro e vedere che hanno continuato a curare i rapporti che si sono creati o rafforzati in campeggio! E ciò che non mi aspettavo è che lo stesso succedesse anche a noi “grandi”… non è mai troppo tardi!

Non stiamo facendo altro che raccogliere immagini e pensieri positivi, è possibile che sia stato davvero così? Ce la racconteranno giusta? Proviamo a sentire cos’ha da dirci Luca, anche lui alla sua prima esperienza di animazione.

- Non so bene cosa dire. Per me è stata un’avventura fantastica, non sapevo cosa aspettarmi. Sapete quando mi è stato chiesto di venire in campeggio a fare l’animatore, ero un po’ dubbioso: non sai bene cosa devi fare e come comportarti, essendo la prima volta. Poi ho ripensato a quando, da ragazzino, andavo in campeggio con don Luigi a Madonna della Neve, per me sono ricordi di infanzia indimenticabili. Così il discorso è cambiato e ho pensato: “dai, buttati in questa avventura”. Qui ho trovato compagni di avventura super e ragazzi fantastici con tanta voglia di divertirsi, stare insieme, tanta simpatia e generosità che hanno fatto di una settimana come tante una settimana davvero speciale e indimenticabile, uno di quei ricordi che ti accompagneranno nel viaggio della vita. Questo sono sicuro valga sia per noi animatori ma soprattutto per i ragazzi che da grandi potranno pensare a questi giorni trascorsi con i loro amici come giorni davvero speciali.

Un grazie a tutti coloro che hanno contribuito per la riuscita del campeggio e un “in bocca al lupo” ai ragazzi.

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su Mosè e l’Esodo, che ci ha coinvolti attivamente e concretamente durante la settimana, dalla cena pasquale mangiata in piedi il lunedì, alla notte in tenda come il popolo d’Israele quando è uscito dall’Egitto, alla testimonianza di un “esodo” più moderno il venerdì, grazie alla collega di Claudio che ha portato la sua esperienza.

- Bene, allora mi pare che porti nel cuore davvero un bel ricordo.

Altroché! Auguro a tutto il gruppo e a quelli che verranno in futuro di poter vivere un campeggio così!

- E tu, Effe che ci racconti?

- Che dire ancora?La settimana è stata intensa e ricca anche di esperienze extra ‘oratoriali’. A parte i giochi, meravigliosamente organizzarti, e le camminate legittime, abbiamo avuto la possibilità di pattinare sul ghiaccio nel palazzetto di Fondo che il Don ha affittato per due ore tutto per noi! Vi rendete conto? Abbiamo pattinato sul ghiaccio in agosto! Quest’anno abbiamo fatto anche un’esperienza per molti di noi nuova. Abbiamo dormito in tenda con i nostri amici, e ci siamo svegliati grazie ai campanacci delle mucche che curiose si affacciavano dalla loro casa per vedere chi mai si fosse accampato vicino a loro! E’ stato entusiasmante! Quest’anno ci sono anche stati vari laboratori in cui abbiamo potuto scegliere se imparare a fare i nodi, cucinare dolcetti, provare il traforo o provare a scrivere dei racconti in gruppo! Ma la prova più bella, quella che mi ricorderò tutta la vita e mi ha fatto battere il cuore a 200, a rischio infarto ,è stata la calata dal terzo piano della colonia. Una prova di coraggio e di completa fiducia nei due animatori, provetti vigili del fuoco e arrampicatori, che mi hanno aiutata con imbracatura e sicurezze e mi hanno fatto coraggio nella discesa fuori dalla finestra! Tutti dovrebbero una volta vivere una settimana così! Una settimana dove facciamo parte tutti della stessa famiglia e dove non c’è tempo per la noia, non c’è spazio per la solitudine, ma c’è solo la voglia di fare e dare il meglio di noi.

Abbiamo davvero raccolto un sacco di testimonianze entusiastiche e positive, wow! Credo che sia proprio arrivato il momento di salutarci con un bel “arrivederci al prossimo anno”.

Come dici?

Vorresti partecipare ma non sai come fare?

Adesso ti spiego! Quando in primavera ti verrà chiesto se vuoi iscriverti al campeggio o partecipare da animatore o cuoco, prendi il modulo, lo compili e senza tanti ma e se, ti iscrivi! È così semplice, vero?

Allora non aspettare e fallo che noi aspettiamo proprio TE con entusiasmo, voglia di fare e tantissima voglia di divertirci insieme.

Allora…All’anno prossimo!!!

Arsio Valdinon

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Laura Parisi

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Inizia con questo slogan: “l’amore fa rumore”, il nostro nuovo anno pastorale.

Tema centrale, appunto, l’amore che contagia e si diffonde senza limiti e la fiducia.

Insieme a tantissimi ragazzi della Diocesi di Trento, abbiamo dato il via alle nostre attività con una grande festa!

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Il nostro trovarsi e le nostre attività continuano tutto l’anno. Questa volta invece che raccontarvi ogni singola attività, vogliamo far parlare le immagini. Queste immortalano il gruppo, i nostri sorrisi, la nostra gioia nel trovarsi, la felicità nel fare piccole cose. Ma dove eravamo rimasti? Proprio a Natale dell’anno scorso. E allora via alle foto...

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Queste parole forse rappresentano un po’ il significato di questo gruppo: “Dopo 2000 anni Lui c’è ancora.”...“Ha fatto un’operazione folle: anziché farsi largo, ha lavorato per gli altri. Anziché occuparsi di se stesso, si è occupato degli altri. Anziché occupare spazi, Lui si è sottratto a tutti gli spazi.”

“Ci ha insegnato semplicemente: scompari e vivrai, compari e sei fregato.” Quindi: “Chi compare, scompare. Chi scompare, compare.”

“Ma saranno vere queste cose? Allora provate!

Prova a vivere non per te. Prova a fare spazio.”

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Infine voglio concludere con alcune parole del Vicario don Lauro Tisi che ci ha fatto riflettere durante l’evento.

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“DICENTRA SPECTABILIS” (Cuor di Maria)

Anche i fiori ci parlano di Dio… a cura di Elvira Angeli La Dicentra spectabilis appartiene alla famiglia delle Papaveracee ed è originaria della Cina, Giappone ed America Settentrionale. Si tratta di una pianta erbacea rustica, sia eretta che rampicante, con foglie sottili di colore verde chiaro. I suoi fiori a forma di cuore vengono usati per arredare gli altari della Madonna nel mese di maggio, quando esplode nella sua meravigliosa fioritura.

Chiamato col suo nome scientifico non è che inviti molto alla riflessione, ma se lo vedete scoprite il perché viene chiamato comunemente “cuor di Maria”. La sua forma è proprio quella di un cuore ed è bicolore: rosa e bianco, colori tenui e delicati. Questo fiore fu importato in Europa verso la metà del diciottesimo secolo dal missionario gesuita francese Padre Pierre Nicolas d’Incarville ( Incarville è un piccolo paese dell’Alta Normandia) . Tuttavia in Occidente non la si cominciò a coltivare che verso la metà del diciannovesimo secolo. Padre Pierre Nicolas Le Cheron d’Incarville è nato a Louviers nel 1706 ed è morto a Pechino nel 1757. Fu missionario in Cina e fu il primo ad introdurre molte piante in occidente (infatti fu anche un appassionato botanico) per citarne alcune: il kiwi, l’ailanto, la lagerstroemia,.. . Durante il suo mandato in Cina fu molto attivo per quel che riguarda la pubblicazione di materiale scolastico. (da “le Garzantine e Wikipedia) La festa del Cuore Immacolato di Maria cade il giorno dopo la solennità del Sacro Cuore di Gesù, quindi il giorno cambia di anno in anno (si celebra il sabato della seconda settimana dopo Pentecoste). La memoria liturgica fu estesa a tutta la Chiesa da Papa Pio XII° nel 1944, in ricordo della Consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria, da lui fatta nel 1942. (da Cathopedia – l’enciclopedia Cattolica)

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CONSACRAZIONE AL CUORE IMMACOLATO DI MARIA

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“I doni di Dio”

Un giovane sognò di essere in una città e in questa città sulla via principale c’era un negozio molto particolare con un insegna luminosa che diceva: “Doni di Dio”.

Entrò e chiese: “Cosa vendete?” Un angelo stava dietro il banco e rispose: “Ogni ben di Dio! Sincerità, speranza, amore, fede, perdono, pace, sacrificio, salvezza”.

“E quanto costano queste merci?” chiese il giovane.

“Non costano niente, sono doni di Dio”.

“Che bello!” esclamò il giovane “Allora dammi: una tonnellata di amore, un quintale di speranza, un barattolo di fede e salvezza quanto basta.”

L’angelo preparò tutto sul balcone e confezionò un pacchettino piccolo piccolo, che stava nel palmo della mano. Il giovane lo guardò stupito e l’angelo gli disse sorridendo: “Nella bottega di Dio non si vendono frutti maturi ma piccoli semi da coltivare. Vai nel mondo e fai germogliare i doni che Dio ti ha dato!”

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x riflettere

O Maria, Vergine potente e Madre di misericordia, Regina del cielo e rifugio dei peccatori, noi ci consacriamo al Tuo Cuore Immacolato.

Ti consacriamo il nostro essere e tutta quanta la nostra vita, tutto ciò che abbiamo, tutto ciò che amiamo, tutto ciò che siamo. A Te i nostri corpi, i nostri cuori, le anime nostre. A Te i nostri focolari, le nostre famiglie, la nostra patria.

Vogliamo che tutto in noi, tutto intorno a noi Ti appartenga e partecipi ai benefici delle Tue materne benedizioni. E affinché questa consacrazione sia veramente efficace e duratura, rinnoviamo oggi ai Tuoi piedi, o Maria, le promesse del Battesimo e della Prima Comunione.

C’impegniamo, a professare con coraggio e sempre le verità della fede, a vivere come cattolici pienamente sottomessi a tutte le direttive del Papa e dei Vescovi in comunione con lui.

C’impegniamo a osservare i comandamenti di Dio e della Chiesa e, in modo particolare, la santificazione delle feste.

C’impegniamo a far entrare nella nostra vita, per quanto ci sarà possibile, le pratiche consolanti della religione cristiana e soprattutto la Santa Comunione.

Ti promettiamo finalmente, o gloriosa Madre di Dio e tenera Madre degli uomini, di mettere tutto il nostro cuore al servizio del Tuo culto benedetto, per affrettare e assicurare, col regno del Tuo Cuore Immacolato, il regno del Cuore del Tuo adorabile Figlio nelle anime nostre e in tutte le anime, nel nostro caro paese e in tutto l’universo, sulla terra come in cielo.

Amen

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iniziata la proiezione de “LA DEVOZIONE DI UNA COMUNITA” questo è il titolo del docufilm che è stato realizzato da Pedrini Cristiano e Nino Matteotti per il “progettoMemoria” del Comitato Pro Chiesa S. Antonio sull’idea del presidente Sebastiano Matteotti.

Ero presente a questo avvenimento e devo dire che sono stato entusiasta dal lavoro compiuto da Cristiano e Nino, perchè non sono registi, ma per questo DVD hanno messo il cuore, il tempo e una gran passione. Il DOCUFILM inizia con la storia del Santo, narrata dal parroco, prosegue con la storia della devozione al capitello che esisteva prima della chiesa; viene illustrato il degrado a causa della Prima Guerra, la fondazione del Comitato, il restauro. Vi è la riunione dei presidenti viventi del passato e di quello attuale: è commovente l’intervista a Faustino Favaro che a 92 anni, senza tentennare, racconta il periodo del suo mandato.

La parte finale del DOCUFILM è dedicata alle varie zone dove si è svolta negli anni la sagra con la partecipazione dei numerosi volontari. Il filmato deve essere visto da ogni membro della comunità perché è una pagina importante della nostra storia e si può averlo contattando Mariarosa Tavernini.

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Domenica 13 dicembre 2015 è stata una giornata in ricordo della nascita del COMITATO DI S.ANTONIO. In mattinata, dopo la celebrazione della Messa a S.Antonio, dove il coro ha terminato il rito religioso con L’INNO A S.ANTONIO si è usciti dalla chiesa e con gradita sorpresa abbiamo trovato un lungo tavolo imbandito di pizzette, patatine, bocconcini salati e bevande a volontà, servite da Mariarosa Tavernini, Vincenzo Sagnelli, Katia Mazzardi, che intirizziti, ci hanno regalato comunque un sorriso accogliente. Si chiacchiera del più e del meno e le signore si lamentano del gran freddo, dei piedi e delle mani gelate, specialmente stando in chiesa, ma la sofferenza si dimentica mangiando qualcosa. Il comitato ha organizzato un pranzo nella sala dell’oratorio presenti autorità religiose e civili: il motivo però principale di questo incontro è la presentazione del filmato che riguarda S.Antonio ed il suo Comitato. Finito di pranzare siamo stati invitati nella sala del teatro e qui è

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COMITATO PRO CHIESA S. ANTONIO DRO

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Mario Bortolotti

Sebastiano Matteotti insieme al presidentissimo Faustino Favaro “tagliano il nastro” dei festeggiamenti per i 95 anni di fondazione.

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IL DOCUFILM La comunità, le persone, la sagra, il comitato Con il DVD “progettoMemoria” si salvaguardia e si mantengono le nostre tradizioni nella memoria.

Chiese, eventi, gesti, arte, bellezza e opportunità sono occasioni da non tralasciare e sviluppare come crescita a 360°. La Comunità deve diventare la protagonista!

La prima presentazione ai componenti del comitato e ex presidenti.

Da sinistra: Erika Moncher, Marina Malacarne, Giancarla Tognoni, Cristiano Pedrini, Nino Matteotti e Vittorio Fravezzi

Comunità

Per chi volesse il DVD può rivolgersi in segreteria parrocchiale il mercoledì dalle 17.30 alle 18.30

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INDICE

Anno XXXI - Bollettino n. 1 - Natale 2015 Saluto del parroco 2 Lavori alla Chiesa di S. Abbondio 3 Orari celebrazioni periodo natalizio 4 Sinodo sulla famiglia 6 La famiglia culla di santità 7 Speciale Giubileo 10 I lavori continuano...

24 Casa campeggi 28 Benvenute! 29 Le Suore Francescane Missionarie del S. Cuore 32 Matteo Chiarani 36 Sr Maria Bruna Michelotti - Sr Anna Tavernini 38 Una piccola grande Casa!!

42 Giovani verso Loreto 46 Grazie di cuore 48 ORAinsieme 49 Ogni particolare ha il suo significato 54 In cammino verso l’unità 56 Cresime-Comunioni 58 Luce di Betlemme 61 Il ricordo 62 Giornata “Verdiana” 74 Gruppo Animazione S. Messa 76 Sport e fede 78 Attività estive - Oratorio 79 Anche i fiori ci parlano di Dio… 94 95° di fondazione Comitato Pro Chiesa S. Antonio 96

Comunità

Redazione: don Stefano Anzelini, Mario Bortolotti, Corrado Angeli, Elvira Angeli, Giovanna Gianordoli, Laura Parisi, Sebastiano Matteotti e Zita Zanoni.

PARROCCHIE DI CENIGA - DRENA - DRO Tel. Parrocchia Dro: 0464 544000 - E-mail: dro@parrocchietn.it comunità suore drena - Tel. 0464 541127 Stampa: Grafica 5, Arco

Avvenimenti

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Buon Natale

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don Stefano, padre Tommaso, sr. Daniela, sr. Ada, sr. Barbara e i Consigli Pastorali di Drena e Dro-Ceniga vi augurano un

1° turno campeggio

ELEMENTARI, estate 2015

2° turno campeggio MEDIE, estate 2015