Bollettino Parrocchia Dro Ceniga Drena - n1 natale 2016

Natale 2016 Monsignor

Lauro Tisi

nuovo Arcivescovo di Trento

Comunità BOLLETTINO DELLE PARROCCHIE DI CENIGA, DRENA E DRO

anno XXXII - n. 1

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Il saluto

Saluto del parroco

Con gioia ringraziamo il Signore don Stefano

Comunità

Stiamo concludendo un anno veramente ricco di eventi. Tante cose sono accadute nelle nostre Comunità, nella Chiesa, in Italia e nel mondo: moltissime le occasioni per gioire, purtroppo molte anche le occasioni di dolore e sofferenza. Non possiamo dimenticare le tante situazioni dolorose del genere umano: guerre, terrorismo, violenza, fame, terremoti vicini a noi e lontani da noi. Quanti momenti di difficoltà anche personali o familiari. Accanto a tutto questo, però, siamo stati accompagnati da tante grazie e da tante gioie.

Abbiamo avuto l’occasione in questo Anno Santo appena concluso, di riscoprire la Misericordia di Dio che ci viene comunicata attraverso il Figlio Suo Gesù. Siamo chiamati a non chiudere, come ci ha raccomandato l’Arcivescovo Lauro, le porte dell’Anno Santo, perché la Misericordia di Dio non finisce e non può venir meno l’impegno di ciascuno di noi a fare Misericordia, se vogliamo un mondo migliore. Abbiamo avuto la grazia di un nuovo Pastore, il nostro Vescovo Lauro, che tutti noi apprezziamo per la sua dinamicità ma

anche per la sua concretezza e testimonianza evangelica in mezzo a noi. Lo abbiamo accolto nelle nostre Comunità poco dopo la sua Consacrazione e per tutti è stata un’occasione di gioia e di incontro fraterno. Non possiamo a questo proposito, dimenticare di ringraziare Mons. Luigi Bressan per il suo impegno nella guida della nostra Diocesi e per aver più volte visitato le nostre Comunità, non solo in occasione della Sua visita Pastorale. Gli auguriamo ogni Grazia e Benedizione dal Signore perché possa continuare lì, dove la Chiesa lo chiama, a svolgere la sua missione. È motivo di gioia per tutti constatare i tanti frutti della fede e della grazia che possiamo apprezzare nelle nostre comunità: tante persone che si dedicano e si mettono a servizio della vita parrocchiale in tanti modi; un associazionismo nella chiesa e più in generale nella società e nel mondo del volontariato, fervente e generoso; attività in oratorio e nelle nostre parrocchie sempre ben partecipate ed apprezzate; catechisti e

Tutto è segno della bontà di Dio e del suo amore per le nostre comunità e ti tutto questo rendiamo grazie a Lui e allo Spirito Santo che lavora ed agisce in noi.

Ma il nostro grazie va anche a tutte le persone che in tantissimi modi diventano, lungo il percorso, mani, piedi, occhi, parole, cuore di Dio attraverso la loro generosità.

Un grazie doveroso alle persone che per oltre sei anni hanno fatto parte dei nostri Consigli Pastorali e che sono state di grande aiuto ai Parroci (don Giorgio e don Stefano) e a tutta la comunità; un grazie a padre Samy che, quando è libero dalla scuola, da Roma viene in mezzo a noi per aiutarci, attraverso il suo ministero sacerdotale e insieme a lui ringraziamo il Diacono Mario per il suo prezioso servizio della Parola, della Carità e della Preghiera in mezzo a noi; un grazie alla Comunità del-

le Suore Francescane Missionarie del Sacro Cuore, che con la loro presenza preziosa aiutano grandi e piccoli ad incontrare il Signore e a fare esperienza del Suo Amore.

Un pensiero di ringraziamento lo rivolgiamo a Padre Tommaso che per diversi anni ha collaborato con il suo ministero alla vita delle nostre Comunità, servizio conclusosi lo scorso gennaio, avendo la Diocesi ritirato il mandato di collaboratore pastorale per le nostre Parrocchie e per il Decanato di Arco.

Dall’inizio del 2016, il Parroco si è trovato a dover gestire le Celebrazioni Eucaristiche Parrocchiali da solo: si ringraziano le comunità per la grande collaborazione e disponibilità dimostrate anche in questo contesto. Pur rimanendo saldo il Diritto Canonico che dice che unico responsabile nelle Parrocchie dei Sacramenti è il Vescovo e il Parroco da lui nominato, abbiamo comunque la grazia, in qualche occasione, della collaborazione di religiosi e sacerdoti presenti sul territorio, quindi un grazie particolare ai Sevi di Maria, ai Cappuccini, ai Francescani, ai Concezionisti di Padre Monti e ai sacerdoti diocesani per la loro disponibilità.

Ma il grazie per queste e tante altre cose, deve diventare anche preghiera ed invito a fare ancora di più, ad impegnarci tutti insieme perché le nostre Comunità siano vive e capaci di testimoniare quel Vangelo che abbiamo ricevuto e che è responsabilità di tutti trasmettere.

Come si può non vivere nella gioia e non trasmettere quel grande mistero del Natale che diventa anche il mio augurio per tutti? “Vi annuncio una grande gioia: oggi è nato per voi il Salvatore”…”

Raccoglietela viva questa parola, pre-

Comunità

catechiste, animatori grandi e piccoli, sempre disponibili, generosi e ben preparati, che cercano di accompagnare non solo i ragazzi ma anche le famiglie; molte famiglie che, nonostante le fatiche e le difficoltà, accolgono l’annuncio della fede e cercano di coltivare il seme del Battesimo e la grazia dei Sacramenti; ragazzi e giovani che, pur avendo concluso il cammino della catechesi con la Cresima, continuano a ritrovarsi e ad impegnarsi nella crescita della fede; persone che si dedicano nel silenzio e nel nascondimento alla carità e alle opere di misericordia; anziani ed ammalati che offrono le loro fatiche e le loro sofferenze per le famiglie e la comunità; vocazioni che, seppure timidamente, fioriscono: avremo la gioia, il prossimo 24 giugno, di vedere consacrato sacerdote a Verona il nostro caro Matteo Chiarani.

Il saluto

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Orari

sente. E, in questo momento, vivete il mistero del primo lontano Natale.

Puer natus est nobis … E’ nato Gesù per me. Mi ripiego su di Lui e lo adoro.

Si affida a me, si fida di me, ha bisogno di me. E’ piccolo, povero, solo. Si lascia amare da me. Dio mio! Dio mio! Posso dubitare ancora che Tu mi ami? Mi chiami a Te anche se son povero, fragile, debole, ruvido, indifferente. Chiama me così come ha chiamato i pastori.

Da chi è voluto andarsi a rifugiare Iddio? E’ buono, è buono, è buono il

Signore! Ringrazio Gesù che si vuol servire di me per venire a voi: così vi faccio gli auguri. Partiamo da quest’alba alla conquista di un nuovo giorno … lungo un anno. Quest’ora porta i tesori di grazia di tutto quest’anno. Signore Ti rinnovo per quest’anno, per sempre l’offerta della mia vita. Io vivo il mio giorno di grazia: voi il vostro”. (da un’omelia di Natale di don G.B.) Che la Grazia di questo Natale accompagni tutti noi e il mondo intero!!

Orari celebrazioni periodo natalizio Confessioni:

sabato 24 dicembre Dro: 9.00 – 11.00 / 15.00 - 18.00 Drena: 14.30 - 16.30 (p Ferdinando) Ceniga: 14.30 - 15.30

Sante Messe: Ceniga sabato 24 dicembre

Santa Messa vespertina di Natale - ore 20.30

domenica 25 dicembre

Natale del Signore Santa Messa - ore 18.30

lunedì 26 dicembre

Santo Stefano Santa Messa - ore 18.30

sabato 31 dicembre

Santa Messa di ringraziamento con il Te Deum - ore 20.00

domenica 1 gennaio

Santa Messa di Inizio Anno con il Canto del Veni Creator - ore 18.30

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Drena:

sabato 24 dicembre Santa Messa della Notte di Natale - ore 22.30 domenica 25 dicembre Natale del Signore Santa Messa - ore 9.45 lunedì 26 dicembre Santo Stefano Santa Messa - ore 9.45 sabato 31 dicembre Santa Messa di ringraziamento con il Te Deum - ore 18.00 domenica 1 gennaio Santa Messa di Inizio Anno con il Canto del Veni Creator - ore 9.45 venerdì 6 gennaio festa dell’Epifania ore 14.30 benedizione dei bambini e preghiera davanti al presepe

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Orari

sabato 24 dicembre Santa Messa della Notte di Natale - ore 24.00 domenica 25 dicembre Natale del Signore Santa Messa - ore 8.00 – 10.45 lunedì 26 dicembre Santo Stefano Santa Messa - ore 20.00 sabato 31 dicembre Santa Messa di ringraziamento con il Te Deum - ore 18.30 domenica 1 gennaio Santa Messa di Inizio Anno con il Canto del Veni Creator venerdì 6 gennaio festa dell’Epifania ore 16.00 benedizione dei bambini e preghiera davanti al presepe segue in oratorio premiazione del concorso “un presepe in famiglia”

DOMENICA 8 gennaio Festa del Battesimo di Gesù: DRO ricordo degli anniversari di matrimonio di Ceniga e Dro celebrati nel 2016 - ore 10.45 sono invitate anche le famiglie dei bambini battezzati nel 2016 a Dro alle ore 10.45 e a Ceniga alle ore 18.30 DOMENICA 8 gennaio - DRENA Festa del Battesimo di Gesù: ricordo degli anniversari di matrimonio celebrati nel 2016 e ringraziamento per i battesimi: sono invitate le famiglie dei bambini battezzati nel 2016 - ore 9.45

Orari delle celebrazioni ordinarie nelle nostre Parrocchie Sabato e prefestive (inverno) Dro ore 18.30 e Ceniga ore 20.00 (estate) Dro ore 20.00 Domeniche e feste Dro ore 8.00 e 10.45 Drena ore 9.45 Ceniga ore 18.30 Giorni feriali Dro: lunedì ore 8.30 – mercoledì ore 20.00 (mesi estivi in S. Antonio) – venerdì ore 8.30; normalmente il martedì alle 9.00 si propone la liturgia della Parola alla residenza Molino Drena: martedì ore 8.00 Ceniga: giovedì ore 8.30 La comunicazione di ogni variazione e di altri appuntamenti proposti, avviene sempre attraverso le Bacheche Parrocchiali e attraverso il foglietto che si trova la domenica nelle nostre chiese. Questo foglietto è lo strumento ufficiale di collegamento fra le parrocchie e tutti i fedeli.

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Dro:

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Il nuovo Vescovo

Lo stemma del Vescovo

Benvenuto Vescovo Lauro Una sorta di “carta d’identità” di ogni pastore della Chiesa: così il settimanale diocesano Vita Trentina anticipa nell’edizione speciale oggi in edicola la descrizione dello stemma episcopale di monsignor Lauro Tisi, a due giorni dalla sua ordinazione episcopale e dall’inizio del ministero di Arcivescovo di Trento, domenica 3 aprile.

Lo stemma è tutt’uno con il motto episcopale, indicato da don Lauro appena appresa la notizia della sua nomina: “Il verbo si fece carne”, citazione dell’inizio del Vangelo di Giovanni (1,14), sintesi biblica e teologica del mistero dell’incarnazione.

Questa la descrizione dello stemma episcopale secondo il linguaggio tipico dell’araldica: Scudo inquartato da croce d’oro: nel 1° d’azzurro colomba radiante d’argento; nel 2° d’azzurro stella d’oro con otto punte; nel 3° d’azzurro rocce d’argento; nel 4° d’azzurro aquila di nero. Lo scudo è contornato dalle insegne arcivescovili e dal motto: “Il Verbo si fece carne”.

Il significato dello stemma viene quindi così spiegato: La fecondità della missione del vescovo Lauro è assicurata dalla centralità di Cristo, concepito per opera dello Spirito Santo (la Colomba) e incarnato nel seno della Vergine Maria (la Stella), che con il sacrificio della croce ha redento il mondo. Il Messaggio viene annunciato dal vescovo Lauro proveniente dalla terra di Rendena (rocce illuminate dal sole e cielo azzurro) alla Chiesa di Dio che vive nel Trentino (aquila).

Comunità

In questa sera di Pasqua, non solo sul mio capo, ma su tutta la nostra amata Chiesa di Trento, è stato aperto il libro dei Vangeli.

Questa Parola è per noi casa e riparo, ci infonde speranza, ci precede. Non siamo noi a darle forza, è Lei che ci infonde coraggio, ci solleva su ali d’aquila, ci nasconde “nel segreto della sua dimora”.

Con stupore e meraviglia, riconosciamo che non siamo noi a portarla, ma è la Parola che porta noi agli uomini e alle donne del nostro tempo.

Questa Parola è il Verbo fatto carne, Gesù vincitore della morte alla cui vista i discepoli “provano una grande gioia”. Non c’è altro da sapere, altro da comunicare se non Lui: il Crocifisso Risorto. La sua vita, le sue parole, i suoi gesti, la sua umanità sono uno squarcio nelle tenebre di quest’ora della storia, ci suggeriscono vie inedite ed inaudite fatte di compassione, di tenerezza, di misericordia.

Alla mano che si alza per colpire, si sostituisce quella che solleva; allo sguardo che ferisce e umilia, subentra il sorriso che incoraggia e conforta; ai piedi che affrettano il passo per vincere, va incontro il volto di chi si ferma per aspettare; alla parola che invade l’aria e non lascia scampo, viene preferito l’ascolto e la forza del dialogo. La vendetta è disarmata dal perdono, la divisione cede il passo alla riconciliazione, la frantumazione si cambia in comunione.

Questa è la Pasqua, questo è il dono di Dio agli uomini, questo è l’habitat in cui nasce e si edifica la comunità cristiana, questa è la nostra chiamata, questa è la nostra vocazione!

Cara Chiesa di Trento, non dobbiamo avere paura, non lasciamo entrare in noi il lamento e lo scoraggiamento, non ci manca nulla; il Falegname di Nazareth si è chinato su di noi, ci ha lavato i piedi, ci ha regalato il perdono, per noi ha affrontato l’angoscia e la morte, per noi è Risorto, ci ha donato il suo Santo Spirito, ci ha regalato il Pane della vita, perché non veniamo meno lungo il cammino.

Cara Chiesa di Trento, mentre muovo i primi passi del mio ministero episcopale, mi affido a te, alla tua preghiera, alla tua capacità di soffrire per il vangelo.

Prima di esserti padre, sento di essere tuo figlio; non posso non dirti grazie per quanto mi hai donato, per quanto mi offri e mi regalerai in futuro. Grazie perché da te mi sento ripetere ogni giorno: “Abbiamo visto il Signore, non essere più incredulo, ma credente” (cfr. Gv 20,25).

Grazie, perché ogni giorno mi regali la possibilità di sperimentare il perdono del Padre e mi consenti di accedere alle fonti della speranza: “Al Corpo dato e al Sangue versato” fa’ che beva come a sorgente inesauribile, per accendere nel cuore degli uomini la fiamma viva dell’Amore del Padre.

Sostienimi quando il mio passo si farà stanco, perdonami quando ti deluderò con i miei peccati, richiamami quando vedrai venir meno in me la gioia del vangelo, fermami quando dovessi sostituire il Signore Gesù con altri tesori, rimproverami a viso aperto quando mi terrò lontano dai poveri, dagli ultimi, dai senza nome: possano essere loro un giorno a introdurmi nella casa del Padre.

Comunità

Ecco le parole che l’Arcivescovo Lauro ha rivolto alla Chiesa di Trento il 3 aprile 2016 a conclusione dell’Ordinazione episcopale

Il nuovo Vescovo

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Il nuovo Vescovo

Comunità

Cara Chiesa di Trento, non dimenticarti mai di pregare per me!

Arrivati, ora, al termine di questa celebrazione, permettetemi un grazie a Papa Francesco che con mia grande sorpresa mi ha scelto per essere vescovo della nostra diocesi di Trento.

Un saluto e un grazie grande all’arcivescovo Luigi vero “discepolo della Speranza” per avermi insegnato a riconoscere i segni dell’alba della risurrezione; il suo parlare, come ci hanno ricordato i nostri laici nei giorni scorsi, non è stato un parlare “di” speranza, ma innanzitutto un parlare “con” speranza, essa è stata la cifra alta del suo camminare in mezzo a noi. Continui, caro vescovo Luigi ad allargare il nostro sguardo, perché il mondo con le sue storie, le sue culture, i suoi volti, sia l’orizzonte di riferimento del nostro agire ecclesiale.

Un grazie sincero al Patriarca Francesco e ai vescovi della Conferenza Episcopale Triveneta: fin dai primi momenti della mia nomina, mi hanno regalato una calorosa accoglienza, che mi ha dato fiducia e coraggio.

Un grazie di cuore al vescovo Ivo e alla Chiesa di Bolzano-Bressanone: confermo la mia disponibilità a continuare a incrementare la preziosa e proficua collaborazione avviata in questi anni dal vescovo Luigi. Ringrazio l’amministratore diocesano di Innsbruck mons. Jakob che ha voluto farci il regalo di essere oggi con noi.

Grazie ai fratelli vescovi di origine Trentina che oggi con me rendono grazie al Signore per il dono della nostra Chiesa che ci ha generati alla fede e al ministero.

Ora, mi rivolgo a voi, cari sacerdoti: conosco la vostra dedizione le vostre fatiche, le vostre sofferenze; pregate perché possa prendermi concretamente cura di voi: nessuno sia escluso e nelle ore della prova e della difficoltà possiate trovare la mia porta e il mio cuore pronto ad accogliervi e ad ascoltarvi.

Saluto anche i diaconi chiamati a rendere presente Cristo che si è fatto servo di tutti.

Ai religiosi e alle religiose che “lasciando ogni cosa per amore di Cristo lo seguono come l’unica cosa necessaria”, un vivo grazie per la loro presenza e la varietà dei loro carismi.

Ai nostri seminaristi offro l’impegno di accompagnarli con la preghiera e la vicinanza nel delicato percorso del discernimento.

Grazie ai nostri missionari, prova concreta e vivente di una Chiesa che ha come orizzonte l’intera umanità.

Grazie di cuore alla mia famiglia e ai miei familiari, alla gente della mia valle, a tutte le donne e gli uomini della nostra terra trentina.

Voglio iniziare insieme a voi questo cammino: nessuno si senta escluso, non all’altezza, non necessario; il bene non ha colore e ognuno può esserne protagonista. Ne ho avuto tante volte prova e non potrò che averne conferma.

Mi affido alla Vergine del silenzio, perché tutta la nostra Chiesa possa come lei accogliere e vivere la Parola nella concretezza di ogni giorno.

+ Lauro Tisi

sull’Ordine Sacro Cogliamo l’occasione per raccogliere alcune riflessioni su uno dei Sette Sacramenti: l’Ordine Sacro. In questo periodo, abbiamo avuto a che fare o avremo a che fare, con questo Sacramento in tutta la sua complessità. È infatti articolato in tre gradi: Diaconato, Presbiterato o Sacerdozio e Episcopato: in aprile abbiamo avuto l’Ordinazione Episcopale del nuovo Vescovo Lauro e in giugno il Diaconato di Matteo Chiarani che il prossimo 24 giugno sarà ordinato Sacerdote. L’Ordine Sacro, in ognuno dei suoi gradi, è una grazia e una benedizione, non solo per le persone che vengono scelte, ma anche per le Comunità di origine e per la Chiesa Universale.

Partiamo dal primo gradino: il Diaconato. Può essere permanente, cioè per sempre, come il nostro Diacono Mario oppure in vista del Presbiterato. In questo caso si tratta, per così dire, di un passaggio per poi diventare sacerdote, un primo gradino per arrivare al secondo gradino. Per comprendere in profondità l’Ordine Sacro è necessario prendere in mano i tre riti di ordinazione. Non sono i singoli che si propongono, ma la Comunità Cristiana sceglie e chiede che siano ordinati. Tutti e tre i gradi trovano origine nella Sacra Scrittura e in particolare negli Atti degli Apostoli e nella vita della prima Chiesa. Negli Atti si legge che gli Apostoli scelgono, aiutati dallo Spirito Santo, i primi sette diaconi che ricevono l’incarico di assistere i poveri e aiutare gli Apostoli: diacono vuol dire servitore. La preghiera solenne di consacrazione ad un certo punto recita:

“(…)Per opera dello Spirito Santo tu (Dio Padre) hai formato la Chiesa, corpo del Cristo, varia e molteplice nei suoi carismi, articolata e compatta nelle sue membra; così hai disposto che mediante i tre gradi del ministero da te istituito cresca e si edifichi il nuovo tempio come in antico scegliesti i figli di Levi a servizio del tabernacolo santo.

Agli inizi della tua Chiesa gli Apostoli del tuo Figlio, guidati dallo Spirito Santo, scelsero sette uomini stimati dal popolo, come collaboratori nel ministero. Con la preghiera e con l’imposizione delle mani affidarono loro il servizio della carità, per potersi dedicare pienamente all’orazione e all’annunzio della parola. Ora, o Padre, ascolta la nostra preghiera: guarda con bontà questi tuoi figli, che noi consacriamo come diaconi perché servano al tuo altare nella santa Chiesa. Ti supplichiamo, o Signore, effondi in loro lo Spirito Santo, che li fortifichi con i sette doni della tua grazia, perché compiano fedelmente l’opera del ministero. Siano pieni di ogni virtù: sinceri nella carità, premurosi verso i poveri e i deboli, umili nel loro servizio, retti e puri di cuore, vigilanti e fedeli nello spirito. L’esempio della loro vita, generosa e casta, sia un richiamo costante al Vangelo e susciti imitatori nel tuo popolo santo. Sostenuti dalla coscienza del bene compiuto, forti e perseveranti nella fede, siano immagine del tuo Figlio, che non venne per essere servito ma per servire, e giungano con lui alla gloria del tuo regno. (…)”.

Segno del diacono è la stola posta di traverso: la stola simboleggia un giogo,

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Brevi spunti di riflessione

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Il nuovo Vescovo

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cioè un compito un servizio che il Signore pone sulle spalle.

Il secondo grado è quello del Presbiterato: presbitero è l’”anziano” nella Comunità, colui che, non per suo merito, ma in virtù della Grazia dell’Ordine, è guida della Comunità. Deriva direttamente dall’Ordine dell’Episcopato e sussiste in comunione con il Vescovo.

Questo forte legame con il Vescovo è espresso nelle domande che vengono fatte prima dell’imposizione delle mani e nella preghiera di consacrazione che sottolinea pure quelli che sono i compiti del Sacerdote: “(…) Nella pienezza dei tempi, Padre santo, hai mandato nel mondo il tuo Figlio, Gesù, Apostolo e pontefice della fede che noi professiamo. Per opera dello Spirito Santo egli si offrì a te, vittima senza macchia, e rese partecipi della sua missione i suoi apostoli consacrandoli nella verità. Tu aggregasti ad essi dei collaboratori nel ministero per annunziare e attuare l’opera della salvezza. Ora, o Signore, vieni in aiuto alla nostra debolezza e donaci questi collaboratori di cui abbiamo bisogno per l’esercizio del sacerdozio apostolico.

Dona, Padre onnipotente, a questi tuoi figli la dignità del presbiterato. Rinnova in loro l’effusione del tuo spirito di santità; adempiano fedelmente, o Signore, il ministero del secondo grado sacerdotale da te ricevuto e con il loro esempio guidino tutti a un’integra condotta di vita. Siano degni cooperatori dell’ordine episcopale, perché la parola del vangelo mediante la loro predicazione, con la grazia dello Spirito Santo, fruttifichi nel cuore degli uomini, e raggiunga i confini della terra.

Siano insieme con noi fedeli dispensatori dei tuoi misteri, perché il tuo popolo sia rinnovato con il lavacro di

rigenerazione e nutrito alla mensa del tuo altare; siano riconciliati i peccatori e i malati ricevano sollievo. Siano uniti a noi, o Signore, nell’implorare la tua misericordia per il popolo a loro affidato e per il mondo intero. Così la moltitudine delle genti, riunita a Cristo, diventi il tuo unico popolo, che avrà il compimento nel tuo regno. Per il nostro Signore Gesù Cristo tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli del secoli.”

Il terzo gradino è quello dell’Episcopato, che in realtà è il primo istituito direttamente da Gesù con la chiamata dei 12 Apostoli. Nel rituale di ordinazione, si trova una bella catechesi sulla figura del Vescovo: “Riflettiamo attentamente a quale alta responsabilità ecclesiale viene promosso questo nostro fratello.

Il Signore nostro Gesù Cristo, inviato dal Padre a redimere gli uomini, mandò a sua volta nel mondo i dodici Apostoli, perché pieni della potenza dello Spirito Santo, annunziassero il Vangelo a tutti i popoli, e riunendoli sotto l’unico Pastore, li santificassero e li guidassero alla salvezza.

Al fine di perpetuare di generazione in generazione questo ministero apostolico, i Dodici si aggregarono dei collaboratori trasmettendo loro, con l’imposizione delle mani, il dono dello Spirito ricevuto da Cristo, che conferiva la pienezza del sacramento dell’Ordine. Così, attraverso l’ininterrotta successione dei vescovi nella tradizione vivente della Chiesa, si è conservato questo ministero primario e l’opera del Salvatore continua e si sviluppa fino ai nostri tempi.

Nel vescovo circondato dai suoi presbiteri è presente in mezzo a voi lo stesso

Nella Chiesa a te affidata sii fedele custode e dispensatore dei misteri di Cristo. Posto dal Padre a capo della sua famiglia, segui sempre l’esempio del Buon Pastore, che conosce le sue pecore, da esse è conosciuto e per esse non ha esitato a dare la vita.

Ama con amore di padre e di fratello tutti coloro che Dio ti affida: anzitutto i presbiteri e i diaconi, tuoi collaboratori nel ministero; ma anche i poveri, gli indifesi e quanti hanno bisogno di accoglienza e di aiuto. Esorta i fedeli a cooperare all’impegno apostolico e ascoltali volentieri.

Abbi viva attenzione a quanti non appartengono all’unico ovile di Cristo, perché essi pure ti sono stati affidati nel Signore.

Ricordati che nella Chiesa cattolica, radunata nel vincolo della carità, sei unito al collegio dei vescovi e devi portare in te la sollecitudine di tutte le Chiese, soccorrendo generosamente quelle che sono più bisognose di aiuto.

Veglia con amore su tutto il gregge, nel quale lo Spirito Santo ti pone a reggere la Chiesa di Dio: nel nome del Padre, del quale rendi presente l’immagine; nel nome di Gesù Cristo suo Figlio, dal quale sei costituito maestro, sacerdote e pastore; e nel nome dello Spirito Santo, che con la sua potenza sostiene la nostra debolezza.”

Le mani del presbitero vengono consacrate con l’Olio Crismale, mentre nella Consacrazione del Vescovo, gli viene versato sulla testa l’Olio Crismale che rende simili a Cristo.

Tutte e tre le consacrazioni si concludono con le significative parole che diventano augurio e preghiera per coloro che ricevono l’ordinazione: “Credi sempre a ciò che proclami, insegna ciò che hai appreso nella fede, vivi ciò che insegni”

Comunità

Signore nostro Gesù Cristo, sommo sacerdote in eterno. È Cristo infatti che nel ministero del vescovo continua a predicare il Vangelo di salvezza e a santificare i credenti mediante i Sacramenti della fede; è Cristo che nella paternità del vescovo accresce di nuove membra il suo corpo che è la Chiesa; è Cristo che nella sapienza e prudenza del vescovo guida il popolo di Dio nel pellegrinaggio terreno fino alla felicità eterna.

Accogliete dunque con gioia e gratitudine questo nostro fratello che, con l’imposizione delle mani, viene associato al collegio episcopale. Rendete a lui l’onore che si deve al ministro di Cristo e al dispensatore dei misteri di Dio, al quale è affidata la testimonianza del Vangelo e il ministero dello Spirito per la santificazione. Ricordatevi delle parole di Gesù agli Apostoli: «Chi ascolta voi, ascolta me; chi disprezza voi, disprezza me; e chi disprezza me, disprezza colui che mi ha mandato» (Lc 10, 16).

Quanto a te, eletto dal Signore, rifletti che sei stato scelto fra gli uomini e per gli uomini, sei stato costituito nelle cose che riguardano Dio. Episcopato infatti è il nome di un servizio, non di un onore, poiché al vescovo compete più il servire che il dominare, secondo il comandamento del Maestro: «Chi è il più grande tra voi, diventi come il più piccolo, e chi governa come colui che serve» (Lc 22, 26).

Annunzia la Parola in ogni occasione opportuna e non opportuna; ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina. E, mediante l’orazione e l’offerta del Sacrificio per il tuo popolo, attingi dalla pienezza della santità di Cristo la multiforme ricchezza della divina grazia.

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Unità Pastorale

PRESTO LA COSTITUZIONE DELL’UNITà PASTORALE

Le Unità Pastorali Comunità

Quando lo scorso 8 maggio il nuovo Arcivescovo ha visitato le nostre Comunità in occasione della Celebrazione della Cresima, ha annunciato che le nostre tre Parrocchie saranno presto costituite come Unità Pastorali. Il percorso e il cammino fatti negli ultimi anni, hanno reso le nostre realtà parrocchiali più vicine e collaborative, presupposti necessari per costituire una realtà comune. Non si tratta di sciogliere le parrocchie per istituire un nuovo

ente, ma di creare un rapporto ancora più forte fra le nostre tre parrocchie nella condivisione di tante attività e servizi, a partire dalla condivisione dello stesso parroco.

Scriveva a proposito Mons. Luigi Bressan: “I tempi ci obbligano a rivedere anche l’organizzazione ecclesiale, ma questo non allo scopo di perpetuare istituzioni ed enti religiosi, ma per assumere nuove forme organizzative, che favoriscano il crescere di relazioni fraterne, cercando di

e campeggi, coro interparrocchiale, la presenza delle suore che operano sulle nostre realtà e ora, con le ultime elezioni, il Nuovo Consiglio Pastorale unitario.

Concretamente siamo già unità Pastorale ma prossimamente sarà ufficialmente costituita l’Unità Pastorale delle nostre Parrocchie. Nei prossimi mesi saranno proposti alcuni incontri per riflettere al riguardo e per trovare ulteriori elementi e proposte comuni. In forza del Battesimo che abbiamo ricevuto siamo tutti invitati a fare il nostro meglio per essere comunità vive nel presente. Scrive ancora Mons. Bressan: “siamo convinti che l’incontro con Gesù sia ancora la segreta speranza di ogni uomo e donna e la via per la loro pienezza di vita. Poiché l’amore di Cristo vi avvolge, come scriveva san Paolo (cfr. 2Cor 5,14), desideriamo lodare Dio e annunciare con coraggio il Vangelo, senza nascondere la povertà dei nostri mezzi e la fragilità dei nostri cuori, ma facendoci prossimi attenti e sinceri verso tutti. La nostra stessa unità, se costruita e formata alla scuola di Gesù, saprà essere eloquente perché lo Spirito stesso ci suggerirà cosa dire.”

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far incontrare la comunità cristiana anche con chi vive ai margini dell’esperienza ecclesiale e superare la frammentazione dispersiva, in una dinamica che coinvolga ogni persona e ogni comunità.”

Ogni singola comunità deve mantenere e rafforzare le proprie tradizioni e attività, ma “viviamo in tempi di rapidi mutamenti demografici e veloci trasformazioni culturali, sociali e di costume. Anche nel Trentino la mobilità è accresciuta e i contatti tra paese e paese sono frequenti.

Non esiste più l’uniformità di adesione culturale e religiosa di un tempo, pur senza negare il persistere di buone tradizioni.

Gli stessi cristiani che si identificano nella Chiesa sono una comunità variegata in un mondo che, in alcuni casi, si presenta serenamente a-religioso.” In questo contesto, che richiede in tanti ambiti una maggiore attenzione e disponibilità per essere capaci di annunciare il Vangelo in questo mondo che cambia, l’unire le forze e proporre iniziative comuni è senz’altro l’unico modo per essere presenti nella vita della gente del nostro tempo e continuare quello che è l’impegno prioritario di annunciare il Vangelo. Abbiamo fatto tanti percorsi: catechesi, attività di Oratorio grest

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Consiglio Pastorale

20 novembre 2016

ELEZIONE CONSIGLIO PASTORALE

Comunità

Lo scorso 20 novembre, nelle nostre Parrocchie, così come in tutta la Diocesi, si sono svolte le votazioni per il rinnovo dei Consigli Pastorali. In molti casi non si è trattato solo di rinnovare le persone, ma la stessa forma e realtà del Consiglio. In molte realtà, fra le quali anche la nostra, si è passati da un Consiglio Pastorale per ogni Parrocchia, ad un Consiglio Pastorale unico e rappresentativo di tutte le comunità che già formano o a breve formeranno un’Unità Pastorale. Crediamo sia importante per tutti sapere che cos’è un Consiglio Pastorale. Così viene presentato dal regolamento proposto dall’arcivescovo: “È un gruppo di persone scelte per la guida della comunità cristiana che ha il compito di leggere la realtà, di fare discernimento, di studiare e progettare il cammino delle parrocchie. Compito primario del Consiglio è quello di favorire e coltivare la crescita della fede, far scoprire la gioia di trovarsi tra fratelli e sorelle nella comunità e progettare momenti di aggregazione e partecipazione in particolare attraverso: a) Annuncio del Vangelo - favorire la conoscenza e l’amore per la Parola di Dio e generare alla fede; - programmare iniziative di evangelizzazione e catechesi; - promuovere la formazione dei catechisti;

- suscitare sensibilità e collaborazione missionaria; b) Liturgia - curare la partecipazione consapevole e attiva all’azione liturgica, la valorizzazione della domenica e l’educazione alla preghiera di tutti i battezzati; - promuovere la formazione di ministri straordinari della Comunione, dei lettori, del coro, dei chierichetti, dei sacristi e dei gruppi liturgici; c) Carità - curare la formazione costante alla carità, alla sollecitudine per gli ultimi, all’impegno nel lavoro e nel sociale; - sostenere il gruppo Caritas e altre realtà solidali legate alla parrocchia, promuovendo opere di carità materiale e spirituale; Questi tre aspetti non possono essere sganciati dalla necessità di coltivare un rapporto con il contesto sociale in cui vive la parrocchia. Non a caso, si sottolineava in precedenza il compito di “lettura della realtà”, per affrontare con spirito cristiano i problemi del territorio e contribuire a individuare risposte e soluzioni, in dialogo e collaborazione con enti pubblici e organismi civili”.

Nelle ultime elezioni è stato costituito il Consiglio Pastorale interparrocchiale formato da 14 membri eletti, ai quali si

Risultano eletti:

4 rappresentanti di Ceniga:

SIMONE BOMBARDELLI, DARIA CAVAZZA in TAVERNINI, ANNA SIMONCELLI in SALVINI e ZITA ZANONI in BENUZZI;

4 rappresentanti di Drena:

GIUSEPPE BORTOLOTTI, SABRINA CHIARANI, GERARDINA MICHELOTTI e ANNA ROSA RODELLA in CONSOLATI;

6 rappresentanti di Dro:

ELVIRA ANGELI, GUIDO BONINSEGNA, ROBERTA CARLONI in TOSI, SERAFINA MARCHETTI in TAMANINI, MARCELLA MORGHEN in SANTONI e CLAUDIO PEDERZOLLI. Sarà necessario avere comunque, in ogni parrocchia, un gruppo di persone che siano di riferimento e che concretamente propongono e sostengono le

iniziative parrocchiali. Per questo motivo, con l’aiuto del Consiglio Pastorale, a breve sarà costituita, per ogni Parrocchia, un’equipe pastorale: un gruppo più ampio rispetto al Consiglio, che nelle singole Parrocchie si prenderà a cuore l’animazione e la concretizzazione delle proposte. Questo gruppo si occuperà, ad esempio, della cura della chiesa, dell’animazione, dei lettori, di trovare le persone giuste per la sistemazione dei fiori, di tenere i contatti con le associazioni del posto e gli enti, di organizzare incontri, feste patronali e attività parrocchiali,…. Avrà anche il compito di coinvolgere le varie comunità nella partecipazione alle proposte ed iniziative dell’Unità Pastorale.

Ringraziamo chi ha dato la disponibilità e invitiamo tutti a prestare la propria collaborazione nella vita delle Comunità in base al tempo e ai carismi che a ciascuno il Signore ha dato. Per tutti il Consiglio Pastorale può essere un riferimento per ricevere notizie e spiegazioni riguardo a scelte o proposte parrocchiali, ma allo stesso tempo, invitiamo a rivolgersi ai consiglieri per lanciare proposte, quesiti e segnalazioni in modo che possano essere poi presentati a tutto il Consiglio.

Comunità

aggiungono la superiora della Comunità delle suore (suor Daniela) e, ovviamente, il Parroco.

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Le Opere di Misericordia

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Il 13 novembre scorso si è concluso ufficialmente nelle Diocesi l’Anno Giubilare della Misericordia.

Era stato concepito e voluto fortemente dal nostro Papa Francesco proprio allo scopo di riportare la Chiesa sul binario dell’amore fraterno che sa incontrare la infinita gamma variegata e composita dei bisogni e delle urgenze di un’umanità sofferente che è in espansione e che, come discepoli di Gesù, non può non interrogarci in profondità. Oltre alle sue realistiche omelie mirate sull’argomento, il Santo Padre non ha mancato di darci il suo esempio luminoso di opere concrete a favore dei diseredati e degli ultimi di Roma e di quanti ha avvicinato nelle sue visite apostoliche nel mondo.

Così tutte le Chiese sparse per il mondo sono state stimolate in modo marcato alla misericordia verso tutti, iniziando dai confessionali, per passare attraverso la testimonianza nella quotidianità di ogni credente, quasi con un effetto “domino”, salutare per chi dà e per chi riceve, avendo come stella polare la Misericordia infinita di Dio fattasi visibile nella persona del Figlio, Gesù Cristo.

Mai come in quest’anno giubilare della misericordia appena concluso, le Opere di Misericordia hanno avuto un eco marcato nel cuore dei credenti, eco che ora non deve spegnersi, ci esorta il Papa, perchè i bisogni infiniiti e variegati di un’umanità sofferente sono sempre lì a interpellarci come discepoli di Cristo.

“Dar da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, accogliere i forestieri, assistere gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti”, le sette opere di misericordia corporale,

Mario Fontana

come da sempre le chiama la Chiesa, e “consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti”, le sette opere di misericordia spirituale, costituiscono il ventaglio delle opportunità che la vita comunitaria stessa ci presenta quotidianamente, come soggetti attivi ma , forse inconsciamente, anche passivi.

Non dobbiamo spaventarci di fronte a queste sfide. Nessuno è capace di soddisfare in toto ed esaurientemente queste esigenze del prossimo. Ma ciascuno di noi può invece individuare, in base alle proprie attitudini e capacità, il suo prossimo da aiutare. Se non me la sento e non posso, per molte ragioni, visitare i carcerati, o assistere gli ammalati e magari i moribondi, posso invece adoperarmi efficacemente per altre necessità, come alla riduzione della fame e della sete altrui, o nell’organizzare accoglienza a chi non ce l’ha, ad ascoltare chi ha grande bisogno di ascolto, affinando la mia sensibilità fino ad individuare il mio prossimo nel bisogno tempestivamente. E se è vero che l’appetito vien mangiando, avviene anche che si allarga la gamma delle mie attitudini e disponibilità ad altre necessità più o meno evidenti, ma sempre reali, perchè lo Spirito Santo non mancherà certamen-

te di aiutarmi in quest’opera che è pur sempre, anche se imperfetta, la continuazione di quella perfetta di Gesù, il Buon Samaritano di tutti i tempi e latitudini.

Il Natale che si avvicina ci trovi in linea con la misericordia di Dio Padre che ci ha perfino inviato il Suo Figlio che per noi ha dato tutto, ma proprio tutto!

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Il giubileo della misericordia non è finito, non deve finire...

La solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo ha coronato l’anno liturgico e questo Anno santo della misericordia.

Più di 22 milioni di persone hanno attraversato la porta santa di San Pietro durante il Giubileo, una cifra enorme considerando che Papa Francesco aveva deciso che non si concentrasse tutto a Roma e venissero aperte più di diecimila porte sante in tutte le diocesi del mondo. Nessun grande evento, niente spettacoli. Il Papa ha voluto un Giubileo sobrio infatti, tanti pellegrini hanno varcato le Porte sante e fuori del fragore delle cronache hanno gustato la grande bontà e misericordia del Signore.

Francesco ha voluto che l’Anno Santo si chiudesse, nel giorno che per la Chiesa è la solennità di Cristo Re dell’Universo. La sua riflessione è intorno al senso di questa regalità: «Cristo appare senza potere e senza gloria: è sulla croce, dove sembra più un vinto che un vincitore. La sua regalità è paradossale: il suo trono è la croce; la sua corona è di spine; non ha uno scettro, ma gli viene posta una canna in mano; non porta abiti sontuosi, ma è privato della tunica; non ha anelli luccicanti alle dita, ma le mani trafitte dai chiodi; non possiede

un tesoro, ma viene venduto per trenta monete». Qui sta ciò che il Papa indica alla Chiesa e a ciascuno di noi: La grandezza del suo regno non è la potenza secondo il mondo, ma l’amore di Dio, un amore capace di raggiungere e risanare ogni cosa.

Egli è pronto a cancellare completamente e per sempre il peccato, perché la sua memoria, non registra il male fatto e non tiene sempre conto dei torti subiti, come la nostra. Dio non ha memoria del peccato, ma di noi, di ciascuno di noi, suoi figli amati. E crede che è sempre possibile ricominciare, rialzarsi.

Anche se si è chiusa la Porta santa, rimane sempre spalancata per noi la vera porta della misericordia, che è il Cuore di Cristo. Dal costato squarciato del Risorto scaturiscono fino alla fine dei tempi la misericordia, la consolazione e la speranza.

E’ in questa certezza che anche noi suore Francescane Missionarie del S. Cuore, viviamo il nostro Carisma nella Chiesa sparsa per il mondo.

La Madonna, sotto la croce ha visto il buon ladrone ricevere il perdono e ha preso il discepolo di Gesù come suo figlio. È la Madre di misericordia, a cui ci affidiamo e insieme proseguiamo il nostro cammino.

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Suor Daniela

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Il Profumo del Pane Mauro Caceffo

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Siamo arrivati alla Domenica di Cristo Re, domenica che segna la fine dell’Anno Liturgico e ci prepara all’Avvento, ma che quest’anno segna anche la fine del grande Giubileo della Misericordia voluto da Papa Francesco. In questo periodo mi capita di pensare spesso ad una definizione evangelica che Gesù da di se stesso e che la Chiesa ci propone in tante liturgie domenicali: “Io Sono il Pane vivo” un’affermazione che ci colpisce per la sua chiarezza. Ma davanti a questo testo mi sorgono due domande: perché i discepoli non lo capiscono o perché sembra che Gesù non voglia farsi capire? Il pane era l’essenziale bisogno di chi voleva sfamarsi per vivere e Gesù propone se stesso per colmare questo bisogno, in pratica si propone come l’essenzialità per la loro vita. Essenzialità gratuita, come gratuito era stato il dono della manna. Ascoltando questa Parola cerco di comprendere cosa essa voglia dire al mio vivere quotidiano e, soprattutto cosa voglia dire a noi, che vogliamo essere Chiesa di Cristo in Trento.

Quelle poche parole di Gesù: “Io sono il Pane Vivo”: Pane vivo? Come posso immaginare un pane vivo se non attraverso il ricordo di quando la mia mamma mi diceva: “ricordete de nar dal Bacchi, el pistor de via Marocco a tor el pam fresc”. Entrato dal fornaio subito ero preso dalla forte fragranza di quel pane, dalla sua crosta croccante, da quelle pagnotte tenere e profumate nello stesso tempo. Ecco questo ricordo mi descrive un vero pane vivo.

Ritornando alla frase del Vangelo devo dire che, essendo la Parola di Dio scrit-

ta per essere capita e portare frutto, ho provato a chiedermi se, per caso, non dovevo, nella lettura del testo, seguire un po il profumo di questo Pane attraverso tutto il capitolo 6 dell’Evangelista Giovanni. Infatti la Bibbia di Gerusalemme intitola questo capitolo “la Pasqua del Pane”, cioè il passaggio del Pane e dove il Pane passa lascia il suo profumo.

Seguendo la traccia di questo profumo scoprivo che seguivo la traccia della mia vita, ma anche la traccia della vita delle nostre Comunità.

Il profumo del Pane mi portava là sul monte, vicino al lago di Tiberiade, dove il poco pane diventava, non per moltiplicazione, ma per con-divisione, abbondanza per tutti fino ad avanzarne 12 ceste. Poi il profumo del Pane saliva su una barca durante una tempesta e riusciva a donare pace a uomini terrorizzati: “Non temete sono Io”. Questo profumo continuava a mostrarsi sino a riempire la sinagoga di Cafarnao, al punto tale che la piccola traccia diventava proposta di Vita vera. Ognuno di noi nella propria realtà di vita percorre il cammino di questo profumo. Non possiamo, anzi, non dobbiamo, mai dimenticare i momenti della nostra esistenza in cui una forza speciale ci ha fatto incontrare con il profumo di questo questo Pane. Eravamo totalmente presi dall’abbondanza di un dono, che andava al di là delle nostre stesse attese, ma purtroppo non ce ne siamo accorti perché forse abbiamo perso l’abitudine di stupirci dei doni di Dio. Se fossimo stati lì, anche noi forse avremmo cercato Gesù per farlo Re,

forse dimenticando che Lui non vuole essere fatto Re, ma vuole essere riconosciuto Re. Ma, purtroppo, anche nella nostra vita, alle volte, scende la sera, per noi e per le nostre Comunità, e assieme alla sera, qualche volta, arriva la tempesta. È vero non siamo soli, siamo assieme su una barca e dobbiamo staccarci dal molo. Una barca sempre legata al molo serve solo a far prendere il sole agli sfaccendati ma non serve per andare al largo e l’invito di Gesù è: “andate al largo” non abbiate paura ad affrontare il mare della vita, non siete soli “Io Sono con voi”. Quel Pane Vivo che sta sulla barca della nostra vita ci libera dalla paura.

La paura ci fa dimenticare il profumo di quel Pane e dopo averlo ritrovato facciamo fatica a capire che il merito di risentirlo certamente non è nostro: Lui non ci aveva mai lasciato soli ma noi, sicuramente, eravamo presi da altri profumi. Seguendo la traccia del Pane siamo arrivati alla sinagoga di Cafarnao. La Sinagoga è luogo di incontro della Comunità e allora tutto quello che Gesù dice lì è sì diretto alla singola persona, ma in quanto membro di una comunità, e noi, con tutto il nostro bagaglio di bene e di difficoltà siamo così, perché Lui ci ha chiamato a essere comunità: Ecclesiale e Sociale, ed ecco perché questa Parola riguarda fino in fondo il nostro cuore. “Io sono Pane Vivo, Pane

di vita”. Questo non è più una traccia o un profumo, me è una realtà vera. Adesso sembra che Gesù si sia spinto troppo oltre, non lo capiamo perché grande è il mistero di quest’affermazione. Qui il suo Amore per noi raggiunge il suo fine: si unisce a noi e si fa nostra vita. È il punto di arrivo di tutta la creazione, che si congiunge al suo Creatore. Gustiamo e vediamo l’umiltà di Dio che, per essere desiderato da chi ama, si fa suo bisogno fondamentale: pane. Così ne prendiamo e ne viviamo. Se uno diventa ciò che mangia, mangiando del Figlio diventiamo figli. Non comprenderemo mai che grande dono è l’Eucaristia! Ci assimila al Corpo del Signore donato per noi.

Gesù, davanti alla comunità riunita va oltre: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue avrà la vita eterna”. Il suo linguaggio, come appare a prima vista, non poteva non essere più concreto, vero e crudo di così, ma è anche un linguaggio travolgente, profondo, un linguaggio che ci porta ad una riflessione continua.

Gesù parla alla comunità, cosa vuol dire ad essa? Se Gesù è il mio modello di vita, se devo cercare di conformarmi a Lui nella mia vita di singolo, di coppia e di comunità Parrocchiale, cosa significa per me il Suo lasciarsi mangiare?

Vorrei qui riprendere il cammino del profumo del pane. Non so se vi è mai capitato di passare davanti a qualche

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vetrina di un panificio dove si espone pane lavorato in forme strane. Quel pane vecchio è lì per farci invogliare ad entrare e prendere del pane fresco. Se ci pensiamo bene, la sua presenza fa un po’ pena perché non assolve la missione per cui è stato fatto, anzi alla fine verrà gettato. Un pane che non viene mangiato è come un discepolo che non lascia sconvolgere la propria vita dall’esempio del Maestro e quando Gesù nel Cenacolo ha voluto continuare la sua presenza nel mondo, si è identificato nel pane, avendo chiara la scelta che proponeva ai suoi futuri discepoli.

Tante volte abbiamo sentito dire che “se il chicco di grano non muore, non darà frutto” questo è sicuramente vero ma la storia di quel chicco non finisce qui. Vi sono nella storia del pane almeno cinque passaggi da morte a vita. Da chicco viene sepolto nella zolla, da spiga viene falciato sui campi dorati, da grano viene tritato per essere trasformato in farina, da farina viene buttato in un forno rovente per uscirne pagnotta croccante; infine da pagnotta viene offerto sulle tavole delle persone per essere mangiato.

Per coloro che credono c’è un ulteriore passaggio da morte a vita: sull’Altare durante la Santa Messa. Solo allora per quel Pane Vivo la sua missione è compiuta. Le sue morti si trasformano in continue risurrezioni. Perciò è vero che ognuno di noi, ma anche tutto il suo popolo, è stato circondato di amore da parte di Gesù. Da lui non siamo mai stati abbandonati, nemmeno quando cala la sera ed arriva la tempesta: il profumo di quel Pane non ci abbandona mai.

Adesso, dopo che Lui ci ha invitato a riprendere il largo verso mete che ancora non conosciamo, Gesù si ripropone a noi in modo profondo ma preciso: “Chi

mangia questo Pane vivrà in eterno”, Gesù Pane vero, Pane che si spezza per tutti, Pane di Misericordia: Ecco perché il Santo Padre ci invita, non solo a fare opere di misericordia, ma essere Misericordia.

Per noi adesso è il momento della decisione: se avere la salvezza significa mangiare il suo Corpo, noi come discepoli dobbiamo condividere con Lui questa strada e come il Pane lasciarci morire per dare vita.

Vivere il nostro quotidiano, momento per momento, cercando di fare la Sua volontà è come morire nella terra per dare la spiga. Accettare con amore i genitori, il coniuge, i figli, il prossimo, è come essere come quelle tante spighe tagliate per diventare grano. “Volerse ben così come sem” in ogni tipo di comunità in cui viviamo, è essere come quel grano che tritato diventa farina. Lasciare che il fratello o la sorella che ci sta accanto ci aiuti in un cammino difficile ma reciproco alla santificazione, è come essere quella farina impastata e gettata nel forno fino a diventare pane croccante.

Decidere di abbandonare, a livello personale e comunitario quei pascoli tanto conosciuti e confortevoli ma ormai privi di erba e accettare di andare su pascoli nuovi e abbondanti ma sconosciuti e imprevedibili, è come diventare il pane abbondante che viene offerto a qualsiasi persona per esser mangiato. Lasciare che lo Spirito Santo ci mostri il cammino nuovo sul quale ognuno di noi come popolo di Dio è chiamato a camminare con fatica, è come essere quel pane che sull’altare diventa il Corpo di Cristo.

Ebbene, attraverso la sua Parola, sono queste le grandi e semplici proposte che Gesù fa a ognuno di noi alla fine di questo Giubileo della Misericordia, mentre cerchiamo di seguire il profumo

di quel Pane: “Ricordati che Io sono il Pane vivo, Pane di vita pronto ad essere spezzato e donato!”

Allora ognuno di noi, di fronte a questa frase di Gesù, potrà chiedersi: “Nella mia vita personale, familiare e comu-

nitaria sono come quel pane esposto in vetrina per essere ammirato ma non mangiato, o sono disposto a vivere e dare la mia vita fino a diventare pane io stesso per la mia famiglia, i miei fratelli, per le mia comunità e per il mondo ?”.

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Durante il corso dell’anno, nelle nostre famiglie, si sono vissuti eventi gioiosi e tristi, che hanno segnato la vita di tutta la comunità.

Nella Comunità di Dro, nel corso del 2016 abbiamo celebrato 19 Battesimi, a Ceniga 6 e a Drena 7.

E’ stato celebrato un solo matrimonio a Dro: il 24 settembre nella Chiesa di S. Antonio si sono uniti in Matrimonio Manuel Filippo Malazzi e Michela Bombardelli. Alcuni si sono sposati in altre Parrocchie e vivono nelle nostre Comunità: per tutti un augurio e una preghiera di Benedizione dal Signore.

Nel corso del 2016 abbiamo celebrato 9 funerali a Drena, 3 a Ceniga e 20 a Dro. Per questi defunti e per altri legati alle nostre Comunità e che riposano in altri luoghi, invochiamo da Dio il dono della Vita Eterna e per i familiari la consolazione della fede.

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Il ricordo

DON ZELINDO

TRENTI

SALESIANO DI DRO

Elvira Angeli

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L’11 febbraio di quest’anno don Zelindo Trenti, sacerdote salesiano droato, è tornato alla Casa del Padre; un giorno speciale per lui, infatti era il giorno del suo 54° anniversario di Ordinazione Sacerdotale.” Al mattino è stata celebrata l’Eucaristia nella camera dell’infermeria in cui si trovava; alla sera dopo aver ricevuto il Sacramento dell’Unzione degli Infermi, il Viatico e mentre si recitava il Rosario, alle parole “adesso e nell’ora della nostra morte” don Zelindo è spirato. Attorno a lui c’erano i confratelli e gli amici”. Nella malattia non sono mancate le visite dei tanti amici e dei cugini Mariella e Tullio che hanno sempre tenuto i contatti con noi cugini in Trentino. Don Zelindo era nato a Dro l’8 marzo 1934. Rimasto orfano piccolissimo del papà, visse l’infanzia con la mamma Irene, gli zii e i cugini.” Dopo i suoi studi fu docente e formatore dei giovani, soprattutto nel collegio di Pordenone fino al 1985, dal 1985 fu nell’Università Pontificia Salesiana (la catechesi giovanile e l’insegnamento della religione nella scuola sono state le aree che occuparono la maggior parte del suo tempo). Gli ultimi anni li ha vissuti nella comunità dei giovani sacerdoti della Visitatoria dell’Università Pontificia Salesiana “San Tommaso”, offrendo il suo servizio ministeriale come apprezzato confessore”. Ha pubblicato numerosi volumi, fra i quali testi di religione per gli studenti.

Poco più di quattro anni fa era in mez-

zo a noi per ricordare il suo 50° anniversario di Ordinazione; è rimasto con noi un po’ di tempo, nella sua Dro che portava sempre nel cuore, ovunque lo avesse portato la sua missione. A proposito: aspettava sempre una copia del Bollettino per leggere le notizie che riguardavano le nostre parrocchie.

Ora riposa nel Cimitero di Genzano, nella tomba dei sacerdoti salesiani.

Ti ricorderemo sempre, caro don Zelindo, e ci accompagnerà il tuo bellissimo sorriso, il “sorriso di Dio”.

(Parte di questo articolo è stato preso da un libretto che ha scritto in suo ricordo il direttore della Visitatoria dell’Università Pontificia Salesiana – Comunità “San Tommaso d’Aquino” Roma).

Fra le pubblicazioni si possono ricordare: - Esperienza e trascendenza, Leumann, Elledici, 1982; - Giovani e Proposta cristiana, Leumann, Elledici, 1985; - La religione come disciplina scolastica, Leumann, Elledici, 1990; - Opzione religiosa e dignità umana, Roma, LAS, 1993; - L’esperienza religiosa, Elledici, 1999.

- Educare alla fede. Saggio di pedagogia religiosa, Leumann, Elledici, 2000.

- La fede dei giovani. Linee di un progetto di maturazione alla fede dei giovani, Leumann, Elledici, 2003.

- Il linguaggio nell’educazione religiosa. La parola alla fede, Leumann, Elledici, 2008.

- La secolarità nell’orizzonte della creazione. Una pausa di contemplazione nel ritmo della quotidianità, Leumann, Elledici, 2009.

- Dire Dio. Dal rifiuto all’invocazione, Roma, Armando Editore, 2011.

- Il segreto di Gesù figlio dell’uomo. Per un itinerario all’incontro, Leumann, Elledici, 2012.

- Secolarità e consacrazione. Elogio della vita quotidiana, Leumann, Ellenici, 2015.

- Ha coordinato, coadiuvato da un’equipe di specialisti, l’Enciclopedia Tematica dell’Educazione Religiosa, Casale Monferrato, Piemme, 1998.

- Ha curato in collaborazione con G. Malizia le due ricerche sull’insegnamento religioso in Italia: una disciplina in cammino, Torino, SEI, 1991; Una disciplina al bivio, Torino, SEI, 1996.

- Ha promosso varie pubblicazioni di vasta diffusione in ambito didattico-applicativo e ha collaborato a varie Riviste specializzate nell’ambito della pedagogia religiosa.

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Breve biografia: Nato a Dro (Trento) l’8 marzo 1934.

Ha compiuto gli studi ginnasiali (1945-1950) nel Collegio Salesiano di Tolmezzo (Udine). E’ diventato Salesiano ad Albaré il 16. 8. 1951. Ha frequentato il Liceo e gli Studi di filosofia (1951-1954) a Nave (Brescia), in seguito ha studiato Teologia al PAS (Torino). L’ordinazione sacerdotale è avvenuta l’11. 2. 1962 a Torino. Ha ottenuto la Licenza in Filosofia nel 1963 nel PAS (Torino) e in seguito la Laurea in Filosofia nel 1967 all’Università di Padova. Si è specializzato in Filosofia della religione nel 1970 all’Università di Padova. Dal 1983 ha cominciato il suo insegnamento nella FSE dell’UPS. Il suo insegnamento si è diffuso in Italia attraverso i numerosi testi di Pedagogia religiosa e di Insegnamento della Religione cattolica. Ha diretto anche varie collane di ricerca religiosa. Stimato e apprezzato da tutti gli studenti dei Master, dei Corsi e le Settimane per gli Insegnanti di Religione da lui organizzate attraverso anche la Rivista di Pedagogia Religiosa da lui creata.

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Il ricordo

Nella chiesa parrocchiale Santa Maria della speranza, sabato 13 febbraio alle ore 11.30 è stato celebrato il funerale di don Zelindo Trenti, presieduto da don Francesco Cereda, Vicario del Rettor Maggiore dei Saleisani.

OMELIA per ZELINDO TRENTI 13 febbraio 2016 - di don Cesare Bissoli

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“Disse Gesù: Chi mangia questo pane, vivrà in eterno”. L’altro giorno, giovedì 11 febbraio, memoria della Madonna di Lourdes, giorno della ordinazione sacerdotale di Don Zelindo e di alcuni di noi, abbiamo celebrato l’Eucaristia nella cameretta dell’infermeria dove Zelindo si trovava. La volle lui. La sua partecipazione fu consapevole, attenta, serena, come il viandante che stava arrivando al termine del pellegrinaggio, realizzando così il migliore giubileo attraversando la porta del cielo e gustando direttamente l’abbraccio misericordioso del Padre. E infatti alla mattina assumeva il corpo di Gesù crocifisso e risorto e, alla sera, Zelindo crocifisso come il Signore ebbe il dono della risurrezione e della vita.

Questo riferimento così diretto e immediato al Signore Gesù non è affatto secondario nell’esistenza di Don Zelindo che anzi ne fu “l’Ospite inatteso” come lo presentava agli uditori, da lui sempre atteso, invocato e finalmente incontrato. Tanta fu la sua riservatezza nell’esprimere i suoi sentimenti, altrettanto grande e visibile fu la sua fede e la sua fedeltà al Signore, nella vocazione di salesiano di Don Bosco.

Di quanto egli fu e fece diranno qualcosa dei testimoni, qualcosa dirò anch’io suo confratello per lunghi anni di vita salesiana, altri ricordi sono nel cuore di tanti di noi, salesiani e non salesiani a lui legati da affetto riconoscente, ricordi in particolare sono nel cuore delle cugine qui presenti, che gli hanno voluto bene e che ringraziamo, unitamente alle Sorelle dei Sacri Cuori di Gesù e Maria che l’hanno accudito compiendo l’opera di misericordia benedetta dal Signore e raccomandata da Papa Francesco: visitare e curare gli infermi.

1. Zelindo. Zelindo, un nome raro e dolce a dirsi, inizia la sua vita l’8 marzo 1934 a Dro, in provincia di Trento, questa salubre area del trentino che sfocia sul bel lago di Garda. Perse subito il papà e si trasferì con mamma a Tolmezzo, nell’opera salesiana dell’ispettoria veneta, dove la signora Irene si dimostrò cuoca eccellente, e il piccolo Zelindo, frequentando il ginnasio respirò il tradizionale clima di famiglia di Don Bosco, ed ebbe in dono la vocazione di restare con lui. Fece tutto il percorso formativo: la prima professione nel 1951, tirocinio, studi di teologia al PAS di Torino-Crocetta, ordinazione sacerdotale a Torino l’11 febbraio 1962.

Successivamente la sua vita ebbe tre momenti.

- Quello di docente e formatore dei giovani soprattutto nel collegio di Pordenone fino al 1985, dove fu stimato ed amato ed ancora ricordato quale professore di filosofia nel liceo, in particolare per il suo impegno educativo cordiale, aperto, incoraggiante, innovativo secondo lo stile di Don Bosco. Non possiamo tacere di una iniziativa nuova a quei tempi: aver istituito e diretto a Pordenone un centro di aggiornamento pastorale-pedagogico per sacerdoti e laici, ponendosi al servizio della formazione altrui, compito questo che fu una sua caratteristica.

- La seconda parte della sua vita, dal 1985, si realizzò qui all’Università Salesiana, nella Facoltà di Scienze dell’educazione nel ben noto Istituto di catechetica. Gli

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impegni che gli furono assegnati e cui si dedicò seriamente furono molteplici: la catechesi giovanile e l’insegnamento della religione sono state le aree che lo occuparono maggiormente. Su quest’ultima area della docenza di religione, continuando la tradizione dell’Istituto di catechetica, segnatamente il lavoro iniziato dal compianto don Roberto Giannatelli, diede una impostazione originale, organica e creativa ad una struttura di servizio per insegnanti di religione a estensione nazionale particolarmente nei campi estivi in Val di Fassa e qui all’Ateneo. Il suo impegno lo portò alla ricerca sul campo e a pubblicazione di volumi che fecero testo sulla condizione del docente di religione in Italia, in collaborazione con l’Ufficio scuola della CEI, che sempre l’apprezzò nel suo lavoro.

Non è errato dire che in questo ambito del rapporto religione e scuola, la sua -assieme a suoi validi collaboratori- fu un’impresa unica nel panorama italiano, riconosciuta a livello europeo, che portò interesse e stima verso questa Università, suscitando una schiera di discepoli che continuano la sua impostazione, che possiamo chiamare di ermeneutica esistenziale del fatto religioso.

In quanto laureato in filosofia e teologia all’UPS e poi in filosofia all’Università di Padova con specializzazione in filosofia della religione assimilò un pensiero e una spiritualità saldamente cristiana ed esistenzialmente orientata da pensatori a lui cari. Elaborò così una circolarità ermeneutica fra dato religioso (fede) ed esperienza di vita dei giovani, mostrandone gli effetti nella pedagogia e didattica della religione. La questione del senso e la via per corrispondervi e farne l’esperienza fu il nucleo della sua riflessione e della sua docenza. Egli faceva emergere la struttura costitutivamente religiosa dell’esperienza e quindi la sensatezza e la ragionevolezza dell’incontro con Dio in Cristo.

Il suo pensiero era acuto, si potrebbe dite talora sognatore, talvolta – gli dicevano gli amici sorridendo – che grattava le nuvole. Ma dalle nuvole faceva scendere acqua buona, dando un robusto impianto culturale alle conoscenze, magari lasciando ad altri l’esecuzione pratica immediata.

- Con l’entrata nell’emeritato, iniziò il terzo momento della sua vita. I Superiori valorizzarono la sua competenza culturale e spirituale, la sua saggezza e lo stile appropriato riservato e accogliente chiedendogli il servizio di assistente generale delle Volontarie di Don Bosco in tutto il mondo, di cui alcune qui presenti esprimono la riconoscenza a nome di tutte. Zelindo accettò e fece questo servizio con umiltà, dedizione, delicatezza. Poi sopravvenne la dura malattia che lo scosse ma non lo piegò al lamento o a qualche ribellione, tenendo per sé le sofferenze, come era sua condotta virtuosa e rispondendo come poteva con un timido sorriso. Ebbe tempo di incontrare diverse persone che venivano anche per direzione spirituale.

Finché la madonna di Lourdes fece uno dei suoi miracoli più sicuri e pregiati portando Zelindo nella casa del Padre.

2. Zelindo fu un uomo quanto mai sobrio di parole e di segni esteriori che dessero all’occhio, magro, mangiava come un uccellino, lavoratore instancabile, pareva chiuso, ma era raccolto, sembrava assente, ma lo era quando il discorso si faceva banale. Possiamo attestare di non aver sentito da lui parole sconvenienti, né -ed è quasi un prodigio- parlare male di nessuno. Fermo nelle sue decisioni fino ad una tenacia che poteva sconcertare, ma era capace di tornare sui suoi passi e cambiare per quanto possibile.

Mite, tranquillo, delicato, signorile negli atteggiamenti, era profondamente umile,

Il ricordo

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non cercava mai i primi posti, felice del grazie affettuoso che riceveva ma non infelice se veniva dimenticata la sua persona. Uomo di relazioni sempre aperte all’amicizia, accoglieva con un sorriso e pronto al dialogo. Il suo impegno intellettuale era legato a una grande attenzione ai rapporti umani e a una grande disponibilità all’amicizia.

Ebbe delle sofferenze notevoli, ma le mandò giù, cioè nel cuore di Dio, senza mormorare e senza serbare mai rancore. Non fu sempre facile capire le sue riflessioni, anche solo udirle, a causa della voce bassa per le sue fragili risorse foniche, ma non si poteva non ammirare la sua lealtà, rispetto, spirito di pace. Uomo intimamente religioso e fedele visse la sua consacrazione religiosa, in intima comunione con Dio, in generosa fraternità con il prossimo, in missione verso i giovani nella cura dei loro educatori.

Si prestava volentieri alla direzione spirituale e al sacramento della riconciliazione tanto cercati quanto discreti nel farsi. Praticò con cura il servizio pastorale in una comunità parrocchiale, S. Mattia e al gruppo Rinascita, bene ascoltato per la profondità della sua parola ed insieme per l’incoraggiamento che donava. Non possiamo dimenticare la decina di suoi libri presso la Elledici in cui fissò i suoi pensieri su ciò che significa ‘insegnare o meglio educare alla componente religiosa intrinseca alla vita nella visione cristiana, traducendo il suo pensiero in volumi per la scuola di religione che per il taglio originale ebbero notevole successo e in testi di spiritualità giovanile proponendo con finezza e suggestivo linguaggio i tratti di quell’umanesimo cristiano che fu la cifra della sua vita.

Don Zelindo amava parlare del ’Presagio della Trascendenza’, dell’Ospite inatteso’, di invocazione per l’incontro con Dio. In certo modo partiva sempre dalla soglia, sperando ed invocando di arrivare al mistero svelato. Adesso a lui, grazie anche alla nostra doverosa preghiera di suffragio, l’Ospite è svelato e il presagio si è fatto visione. Per sempre.

Caro fratello Zelindo, noi preghiamo per te e tu ricordati di noi. Amen.

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Lavori di ristrutturazione

Oratorio Parrocchiale Drena

mo che la provincia ci da il 75%, l’altro 25% manca nella sua totalità. Ecco che allora facciamo appello alla Comunità, perché, nei prossimi mesi si renda sensibile a questo intervento e dimostri la sua generosità con offerte ed iniziative per raccogliere fondi per completare il progetto: mancano circa 120.000 euro e il conto in banca è a zero!

Il fabbricato dell’Oratorio, venne edificato, presumibilmente, nei primi anni del ‘900; non appare infatti sulla mappa storica di impianto del catasto, datata 1865 circa.

Fin dall’origine, l’edificio ha avuto funzioni di carattere sociale direttamente connesse con la parrocchia e in esso, nel corso degli anni, trovarono ubicazione locali destinati ad attività di vario tipo

Comunità

Questi ultimi mesi dell’anno sono stati molto frenetici per la Parrocchia di Drena. Infatti, alla fine del mese di ottobre, la Giunta Provinciale ha ammesso a contributo la ristrutturazione dell’Oratorio di Drena. Una notizia veramente inaspettata e molto bella.

Unica condizione iniziare i lavori entro il 31 dicembre 2016. Vale ben la pena fare le corse: un’occasione irripetibile: il 75% di contributo su una spesa ammessa di circa 473.000 €. Ci siamo detti: se perdiamo questo treno non c’è speranza di altre opportunità. Allora, grazie alla sollecitudine dei progettisti, alla collaborazione dell’Amministrazione Comunale e alla disponibilità delle imprese siamo riusciti a mantenere le scadenze e i lavori iniziano in tempo. Diceva-

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Nuovi lavori

Comunità

(oratorio, scuola elementare, teatro, ufficio comunale, sala per la banda locale); al piano terra, per un certo periodo, fu in funzione il caseificio.

L’Oratorio Parrocchiale di Drena, già da diversi anni, non può essere utilizzato per nessun tipo di attività. Priva di riscaldamento e non adeguata ad ospitare persone ed attività, la struttura è stata piano piano abbandonata. Il non utilizzo ha provocato un conseguente veloce degrado, tanto da aver portato l’intero edificio ad una situazione di instabilità strutturale. Tetto, solai e infissi sono attualmente pericolanti, determinando situazione di rischio, in un’area del paese centrale e frequentata, di fronte alla Chiesa. È evidente la necessità di un intervento di ristrutturazione strutturale e di recupero di spazi necessari alle attività pastorali, non solo della Parrocchia di Drena, ma anche dell’intera Unità Pastorale di Drena, Ceniga e Dro. La Parrocchia di Drena ha la necessità di recuperare spazi adeguati. Infatti i questi ultimi anni si sono intensificate le attività a livello Parrocchiale con gruppi abbastanza numerosi di bambini per ogni annata.

Nuovi spazi si rendono attualmente indispensabili per le attività proposte a livello di Unità Pastorale. Fino ad oggi le proposte educative e di animazione vengono concentrate sugli spazi dell’Oratorio di Dro dove convergono bambini, ragazzi e famiglie di Ceniga, Drena e Dro. Aumentando la popolazione e in particolare i ragazzi, in molte occasioni l’Oratorio di Dro si rivela insufficiente.

Considerando la provenienza di un bel gruppo di ragazzi da Drena, la possibilità di dislocare alcune attività, permetterebbe sicuramente di offrire un servizio molto più attento e le proposte potrebbero migliorare dal punto di vi-

sta qualitativo e quantitativo.

A tutto questo si aggiungono anche due novità del 2015: la costituzione del circolo NOI ORAINSIEME, Associazione Oratori Ceniga Drena e Dro, che sta operando sul territorio di tutte e tre le Parrocchie e ha come scopo quello di portare su tutto il territorio attività formative, educative e ricreative con oltre 350 tesserati nel 2016; l’arrivo proprio a Drena della Comunità delle suore che vivendo in canonica, si impegnano ad operare sulle tre parrocchie.

Le loro attività, legate alla pastorale Parrocchiale, ma anche al loro specifico carisma, necessitano di spazi adeguati per incontri ed accoglienza, che attualmente non sono disponibili.

Anche il numero di bambini nati in alcune delle recenti annate, fa ben sperare nella loro presenza e ci interroga sulla necessità di provvedere affinchè ci siano per il futuro gli spazi necessari per la loro formazione ed educazione.

Anche al di fuori degli ambiti pastorali e parrocchiali, la Comunità di Drena ha necessità di ulteriori spazi per Associazioni e Famiglie. Inoltre riteniamo indispensabile, per la vita di una comunità anche piccola, poter lasciare sul posto determinate attività e proposte senza concentrare tutto nel centro più grande e, piuttosto, moltiplicare nei paesi più piccoli le iniziative rivolte ad utenti provenienti dall’esterno.

Vista l’urgenza dell’intervento a motivo della pericolosità della struttura e della necessità di spazi, è stato pensato un progetto di ristrutturazione che, tenendo conto della carenza generalizzata di fondi, prevede, da una parte il consolidamento strutturale dell’intero edificio, predisponendolo nel suo insieme ad un successivo intervento di completamento da pensare nell’utilizzo e nel finanziamento e, dall’altra, la ristrutturazione completa del secondo

Comunità

piano dell’edificio posto al livello della piazza di fronte alla chiesa e senza nessuna barriera architettonica, immediatamente fruibile per le attività. Per quanto riguarda gli altri piani, uno dei progetti possibili, potrebbe contemplare la sistemazione per accoglienza di piccoli gruppi in autogestione considerando le attività dei vari oratori della zona che spesso, singolarmente o coordinati fra loro, organizzano fine settimana con pernottamento, attualmente non possibili nelle strutture parrocchiali esistenti. Tale sistemazione potrebbe diventare un’opportunità anche per gruppi provenienti da fuori provincia, che spesso richiedono disponibilità di ospitalità nella nostra zona, ambita per il lago, la montagna e i tanti sport possibili.

Sicuramente, un intervento di sistemazione dell’Oratorio di Drena, non va a vantaggio della sola comunità di Drena, ma dell’intera Unità Pastorale di Ceniga Drena e Dro. Questo progetto ha il vantaggio di avere la presenza di una comunità stabile di suore che può garantire la progettualità e la gestione di numerose attività con la possibilità di sfruttare durante tutto l’anno la rinnovata struttura. L’utilizzo dei nuovi spazi e la ricerca di soluzioni ed eventuali finanziamenti per il completamento di tutta l’opera possono essere sostenuti dalla presenza e dall’impegno di ORAINSIEME, Associazione degli Oratori di Ceniga Drena e Dro, che come prevede lo statuto si impegna ad operare sul territorio delle tre Parrocchie, supportato dai progetti educativi e dall’organizzazione dl NOI provinciale e nazionale, di cui fa parte.

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Le nostre radici...

LA PRUGNA DI DRO Progetto “Ultra Violet 2016” Il Comitato S. Antonio DRO, durante la sagra che si è svolta nei giorni 10, 11, 12 e 13 giugno, è stato il primo ad accogliere attivamente e ufficialmente la sfida di ULTRA VIOLET... forse perché da sempre sa che è l’unione a fare la forza!

Sabato 11 giugno ha fatto il debutto ufficiale sulla tavola della Sagra di Sant’Antonio uno spezzatino con la susina di Dro, primo passo per non far estinguere un frutto prezioso! Creatori del piatto, i cuochi: Rosa e Alberto!

Lo spezzatino in una veste tutta speciale con la susina di Dro ha conquistato tutti... Grazie a Sebastiano, che ha preso al volo l’opportunità insieme alla curatrice del progetto “Ultra Violet” Virginia Sommadossi, è stato creato questo evento per rendere la susina protagonista della serata.

Prima joint venture per ultraviolet alla Sagra di Sant’Antonio nel nostro paese. Per l’occasione è stata creata una originale cartolina in tre lingue per raccontare la sfida a noi locali e ai nostri ospiti venuti da lontano.

Sagra 2016: IL TENDONE DEI GUSTI TRENTINI Novità per riscoprire “il nostro tesoro”!

Ultra Violet Un progetto speciale per la PAT di un piccolo paese del Comunità

Trentino, che ha come obiettivo generale la valorizzazione e la riscoperta di un frutto che in passato ne ha fatto la sua storia: la Prugna nera di Dro. Fies Core coadiuva gli studi preliminari e le azioni sul piano alimentare, paesaggistico, storico, culturale, di comunità, sociale ed economico, cercando di nutrire “una nuova tradizione”, facendosi ponte col passato, immaginando un nuovo futuro. Mappature, screening, aperture di tavoli per il dialogo, interviste, ma anche sogni, opportunità, sfide e nuove idee per una comunità che ha perduto nel tempo la sua identità legata alla terra.

zie all’ampliamento dei magazzini e alla realizzazione di un moderno impianto di essiccazione effettuati pochi anni prima, arrivò a produrre 150 tonnellate di prugne secche. L’intera comunità della Valle del Sarca, da sempre sensibile alla valorizzazione della specificità qualitativa della susina coltivata a Dro, si è attivata sul piano culturale in un contesto di sinergia turistico-territoriale-agroalimentare.

Significativa iniziativa è la Settimana del Prugno Fiorito di Dro, appuntamento ricorrente negli anni ‘70-’80-’90.

La Susina di Dro DOP si distingue per l’elevato contenuto in polofenoli e per una percentuale minima di zuccheri: queste due caratteristiche sono strettamente legate alle peculiarità della zona di produzione, in particolare alle brezze regolari – la più rilevante è la cosiddetta “òra del Garda” – che garantiscono limpidezza del cielo e quindi insolazione costante, oltre ad attenuare le temperature massime. Oltre che per il tradizionale consumo fresco, può essere essiccata o utilizzata per preparare succhi, confetture, gelati, sciroppi, distillati ed è ottima per i dolci.

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Le origini della Susina di Dro DOP risalgono già al 1284 come testimoniato nei 42 capitolati delle Carte di Regola del Piano del Sarca. La susinicoltura industriale decolla nel 1911 con la costituzione del Consorzio Cooperativo Lega dei Contadini del Bacino Arcense, che già alla sua nascita contava 650 soci.

All’inizio degli anni Sessanta, gra-

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Valorizzazione

L’Essiccatoio di Dro

Comunità

In una vecchia cartina di Dro’ esposta all’Oratorio, fra gli edifici di una volta, contrassegnati con un numero, c’era anche “l’Essiccatoio”.

Si trovava dove ora c’è la Casa Sociale in via C. Battisti. In questo luogo, come dice il nome stesso, venivano essiccate le prugne di Dro. Sono state tante le donne di Dro (tra le quali anche la mia mamma quando era sedicenne) che vi hanno lavorato. C’era chi staccava il picciolo, chi le posizionava sulle arelle e chi le infornava per essiccarle.

Evidentemente erano tutte essiccate con il nocciolo. Erano gli anni ’50.

Poi l’edificio è rimasto abbandonato per anni.

Negli anni ’40 le prugne venivano lavorate anche presso la ex Casa Balilla (anche questa indicata sulla cartina), ma in quel caso venivano poi poste in barili e destinate a farne marmellata. Negli anni ’30, questo frutto si lavorava nel cortile di una casa dietro la chiesa. In

Elvira Angeli

tempi recenti si potevano conferire in più punti: a privati o in cooperativa.

Da tutto ciò si deduce l’importanza della prugna per gli abitanti di Dro, per i quali era una buona fonte di guadagno, in particolar modo per le donne del paese. e in Trentino, e non solo, quando si parla di Dro, l’abbinamento con la prugna è immediato.

Sarebbe bello poter rivalorizzare questo frutto, perché ha una sua particolarità che difficilmente si trova altrove.

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Eventi

Early Music Weeks Il Figliol Prodigo 2 ottobre 2016 - Chiesa di S.Antonio, Dro

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“Early Music Weeks”, un festival d’eccellenza, che da spazio alle giovani promesse della musica antica. Sette concerti in sette posti suggestivi nell’Alto Garda Trentino. Sette gruppi di musicisti che hanno accettato la proposta, sviluppando programmi legati al nostro territorio. Venti musicisti provenienti da tutta Europa che hanno partecipato ai concerti. Uno di questi appuntamenti è stato organizzato nella Chiesa di S. Antonio con il titolo IL FIGLIOL PRODIGO proprio per collegarci all’Anno Santo della Misericordia. Protagonisti del concerto, il controtenore Aurelio Schiavoni, una delle voci emergenti sul piano internazionale, e Nicola Lamon all’organo che, con musiche di A. Garbieli, G.Legrenzi, F.Durante, G. Gabrieli, P.

Lorenzani e L. Leo, ci hanno raccontato in musica la nota parabola del padre misericordioso facendo riferimento anche al passato “miracoloso” dell’edificio sacro in cui è stato presentato il programma. Prima del concerto si è tenuto una breve illustrazione da parte di Giancarla Tognoni della storia dell’edificio e del Comitato. A conclusione della serata, in una suggestiva ed elegante atmosfera, gli organizzatori ci hanno permesso di gustare i sapori del territorio con il percorso culturale enogastronomico offerto dal Rooms and Breakfast da Gianni e allestito con maestria sotto gli olivi: lo chef ci ha proposto con una diversa chiave di lettura, delle “frittelle di prugna” accompagnate da una composta di prugne calda e da un fumante caffè d’orzo con prugnetta.

Eventi

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Desideriamo ringraziare Guido Trebo che ci ha permesso di portare la grande musica antica nella nostra Chiesa.

Grazie agli artisti: Aurelio Schiavoni, uno dei nomi emergenti della musica antica italiana e a Nicola Lamon.

Grazie all’assessora alla cultura Marina Malacarne, don Stefano Anzelini, che ci hanno dato la possibilità di poter realizzare quest’evento. Grazie al direttivo del Comitato S. Antonio che ha accolto con entusiasmo questo evento collaborando nell’organizzazione. Un grazie speciale a Giancarla che ci sostiene con particolare amore e attenzione.

Sebastiano

Comunità

Alcune immagini del concerto in S. Antonio. Sotto, la locandina di un altro importante evento musicale organizzato nella nostra Parrocchia in occasione della Pasqua.

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Eventi

HOMELAND UNA GRANDE FESTA MULTIETNICA Quante volte un’Associazione o un Ente si ritrova ad organizzare qualcosa per qualcuno. Nella scorsa primavera invece, un Gruppo di Associazioni di Dro, coordinate dalla Biblioteca, si sono ritrovate per organizzare qualcosa insieme. Si è infatti conclusa sabato 4 giugno la rassegna Homeland promossa dal Comune di Dro, che ha visto per la prima volta la collaborazione di molte associazioni locali come Orainsieme, comitato S. Antonio, Famiglie Tunisine, Centrale Fies, La Speranza, Sonà, Associazione culturale Italo Tunisina, Comitato Carnevale e U.S. Dro e, insieme a loro, i nuovi arrivati rifugiati e migranti.

La festa si è divisa in due momenti, il pomeriggio all’insegna dello sport e del divertimento, con il torneo di calcetto interetnico che ha visto primeggiare la squadra dell’Esperanto - assemblata da Gianantonio Pfleger (presidente dell’Anpi e promotore dell’esperanto, la lingua internazionale per eccellenza) e la sera la festa con musica e buona cucina.

La squadra vincitrice del torneo è stata premiata dal Sindaco di Dro, sen. Vittorio Fravezzi, che nel salutare e ringraziare tutti i partecipanti ha voluto ribadire i valori fondamentali della fratellanza e della solidarietà. “Voglio ringraziare tutti coloro che si sono messi a disposizione per questa iniziativa” ha detto il sindaco, “questa festa, culturalmente significativa, dimostra come a Dro ci sia il desiderio di costruire ponti tra i popoli. La nostra gente sa fare comunità”.

Dopo lo sport si è dato il via all’apertura della grande cucina nei piazzali dell’Oratorio, che ha visto lavorare fianco a fianco donne e uomini di diverse nazionalità e di diverse culture e religioni, uniti dal desidero di collaborare, per rendere la serata piacevole e far assaggiare diversi piatti etnici e tipici. Sotto il tendone della sagra multietnica si è mangiato il cous cous con verdura e carne halal (piatto tunisino), carne salada e fasoi (piatto dell’Alto Garda), riso jallof (piatto nigeriano con riso piccante carne, pollo e pesce), ha-

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gue Sommadossi “va alla cinquantina di volontari che si sono dati da fare, al Comune e alla Cassa Rurale per il sostegno”.

“Ci è sembrato importante mettere a disposizione gli spazi e le forze dell’oratorio e collaborare per la realizzazione di questa iniziativa per la quale Orainsieme, associazione oratori Ceniga Drena Dro, si è impegnata in modo diretto nell’organizzazione” ha affermato don Stefano Anzelini. “È stato bello lavorare insieme e dimostrare che lavorare insieme si può; un segno positivo e, considerata la grande affluenza, ben apprezzato. Proprio partendo dalla condivisione del pasto e della festa si può trasmettere un segno di rispetto e accoglienza”.

Spesso si parla di accoglienza ma è necessario attivare occasioni e percorsi concreti di accoglienza e di conoscenza reciproca. Ci si augura che questa ed altre iniziative si ripetano e si moltiplichino per aiutare le comunità e i singoli ad andare oltre i pregiudizi riscoprendo insieme percorsi di fraternità e di solidarietà. In un mondo globalizzato è necessario costruire insieme esperienze multiculturali per non essere travolti e soffocati da una parte dal diverso e dall’altra da chi ha paura della diversità e la presenta come un demone.

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rira e msamen (minestra di verdura e pane marocchino), fataya (involtini di carne con salsa piccante senegalesi), i dolci tunisini e il thè alla menta.

La musica ha poi accompagnato la festa rendendola ancora più gioiosa grazie a un vasto repertorio: dalle musiche suonate dalle band locali ai percussionisti del Senegal, alla musica tunisina.

La serata ha avuto un grande successo all’interno della comunità, oltre ogni aspettativa, e il tendone è stato gremito da centinaia di persone. Un’occasione sentita e partecipata, un segnale forte e chiaro di una comunità che sa accogliere e apprezzare ciò che viene dalle altre culture.

“La festa è nata da un’esigenza della comunità” afferma il direttore della biblioteca Dino Sommadossi, “perché tutti si chiedono che cosa stia succedendo nel mondo”. Questo momento è stato il coronamento di un percorso avviato da tempo che ha visto l’attivazione di corsi di lingua italiana per i richiedenti asilo. In seguito è nata l’idea della rassegna Homeland che ha visto susseguirsi percorsi mirati per le scuole, mostre, film, importanti incontri con le famiglie di profughi ospitate a Dro, che hanno portato la loro testimonianza, e incontri di approfondimento con esperti. “Il grazie sincero” prose-

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Lavori in corso

I lavori continuano... nella Chiesa dei Santi Sisinio, Martirio ed Alessandro

Speriamo sia l’ultima volta che rendiamo conto dei lavori che continuano in San Sisinio. Nel prossimo numero ci auguriamo di rendere conto dei lavori finiti e della festa che faremo per l’inaugurazione e la benedizione della Chiesa, prevista, se tutto andrà bene, domenica 28 maggio alla presenza dell’Arcivescovo Lauro. Speriamo……

Piano piano andiamo avanti. Come detto in altre occasioni lavorare su un bene storico è impegnativo perché entrano in gioco tante cose. Tutti gli interventi, anche quelli più semplici, vanno studiati, preparati e condivisi con tutti gli organismi preposti. In queste ultime settimane è stata approvata l’ultima variante (presentata alla comunità in una serata lo scorso mese di giugno) che ci permetterà di concludere l’intervento: impianto di riscaldamento, pavimentazione, impianto luci, quadro dell’orologio e sistemazione esterna con la costruzione di una rampa per permettere l’accesso sbarrierato alla chiesa.

Infine è stato affidato il lavoro di sistemazione del’impianto campanario.

Il grosso è stato fatto: tetto sia della chiesa che del campanile, consolidamenti, scavi archeologici, intonaci esterni ed interni. Alcune piccole no-

vità che non erano nel progetto iniziale e che coinvolgono anche la Chiesa Parrocchiale: costruendo fra le due chiese la rampa di accesso alla Chiesa di San Sisinio, parte di essa servirà anche alla chiesa dell’Immacolata, quindi col tempo verrà tolta la rapa sulla facciata principale; si è deciso di ricollocare il coro ligneo posto dietro l’altare della Chiesa Parrocchiale, al suo posto, nell’abside di San Sisinio: è un’occasione per effettuare il necessario restauro e per valorizzarlo; infine il quadro dei Santi Martiri posto appena fuori dal presbiterio della Chiesa dell’Immacolata in alto a sinistra guardando l’altare, sarà ricollocato nella chiesa di San Sisinio nella sua cornice originaria. Queste novità, non previste nel progetto originale, hanno bisogno di essere sostenute dal punto di vista economico. Facciamo quindi nuovamente appello alla generosità di tutta la Comunità ricordando, come si può vedere nella pagina a questo dedicata, che in occasione di restauro di beni storici tutelati, ogni persona che fa un’offerta per questo scopo, ha la possibilità di detrarla parzialmente dalla denuncia dei redditi.

Un grazie di cuore a tutti coloro che già hanno fatto le loro generose offerte!!

Comunità

ABBIAMO SEMPRE BISOGNO DEL TUO AIUTO

Come spesso abbiamo ricordato, le spese soprattutto per il mantenimento e il recupero delle strutture parrocchiali, sono sempre molte e sempre meno sono le possibilità di ricevere contributi. Per questo abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti, in uno spirito di vita comunitaria e di condivisione. Molti sono coloro che fanno le loro offerte in tante occasioni. Ricordiamo che, sempre, coloro che hanno Partita Iva e quindi redito d’impresa, possono detrarre nella denuncia dei redditi l’offerta liberale fatta alle Parrocchie tramite bonifico bancario.

Parrocchia “S. Martino” Piazza Bombardelli, 2 - 38074 Drena - C.F. 93003180226 Per offerte o donazioni Cassa Rurale Valle dei Laghi IBAN: IT85 A081 3234 7590 0033 0302 449

Lavori in corso

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Parrocchia “Ss Pietro e Paolo” Piazza San paolo, 2 - 38074 Ceniga – Dro - C.F. 93003400228 Per offerte o donazioni Cassa Rurale Alto garda IBAN: IT55 U080 1634 7600 0000 1043 548 Parrocchia “dell’Immacolata” Via Cesare Battisti, 7 - 38074 Dro - C.F. 933993140220 Per offerte o donazioni Cassa Rurale Alto Garda IBAN: IT80 O080 1634 7600 0000 1020 938

Per la Chiesa di San Sisinio.

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Come spesso si è ricordato, in occasione di lavori di restauro su Beni storico-culturali tutelati, la Legge prevede che non solo i possessori di partita Iva, ma ogni cittadino, ogni persona fisica, o ente non commerciale, per le erogazioni fatte, può detrarre dall’imposta lorda un importo pari al 19% della somma versata. È importante per poter godere delle detrazione procedere in modo preciso e conviene comunque sempre chiedere preventivamente delucidazioni al parroco. La cosa più importante è operare sempre e solo tramite bonifico bancario inserendo la causale esatta: Cassa Rurale Alto Garda – Dro, Conto corrente Parrocchia dell’Immacolata restauro San Sisinio, IT 71 Q 0801634760000001365594, causale “erogazione liberale a sostegno dell’intervento di restauro della Chiesa dei Santi Martiri Sisinio, Martirio e Alessandro n Dro”

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I nuovi Santi

BEATIFICAZIONE DI PADRE MARIO BORZAGA E PAOLO THOJ XYOOJ

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L’11 dicembre 2016 (seconda Domenica d’Avvento) sono stati beatificati a Vientiane nel Laos ,Padre Mario Borzaga, il suo catechista Paolo Thoj Xyooj ed altri quindici martiri, uccisi in odio alla fede. Padre Mario Borzaga è nato a Trento il 27 agosto 1932. Entrò in seminario a 11 anni e all’età di 20 anni si unì ai Missionari Oblati di Maria Immacolata (la congregazione fu fondata in Francia il 25 gennaio 1816: all’inizio erano un gruppo di sacerdoti che svolgevano il loro apostolato nelle zone rurali in patria e in seguito in terra di missione). Verso la fine del 1957, ordinato sacerdote, decise di unirsi alla missione O.M.I. in Laos partendo con il primo gruppo italiano verso il distretto di Paksane. Apprese la lingua e la cultura locale e iniziò la sua vita di missionario in un paese che era appena uscito dalla guerra d’Indocina, ma che era ancora percorso dalla guerra civile scatenata dai Pathet Lao (il Pathet Lao è un movimento politico laotiano di ispirazione comunista costituito tra il 13 e il 15 agosto 1950). Nei vari villaggi Padre Mario insegnò il catechismo, visitò le famiglie e accolse gli ammalati nella casa missionaria. Il 25 aprile 1960, dopo la richiesta di alcuni abitanti del villaggio di Pha Xova, situato a tre giorni di cammino nei pressi del confine cinese, parte con il suo catechista Paolo Thoj Xyooj, diciannovenne, per portare il suo contributo da missionario. Da quel momento non si ebbero più notizie, e lungo la strada si persero completamente le loro tracce. Solamente quaranta anni più tardi si ebbe la notizia di una loro probabile uccisione per mano dei guerriglieri del Pathet Lao. Oltre a poesie e ai suoi diari personali, Padre Mario scrisse libri sulla realtà laotiana dell’epoca e sulla sua missione (un titolo fra tutti è: “Diario di un uomo felice”). Una curiosità su Padre Mario che riguarda le nostre comunità, in particolare quella di Drena, è che durante la Seconda Guerra Mondiale mentre il seminario era sfollato, lui rimase un anno a Drena. Il luogo del suo martirio è stato rinvenuto anche grazie alla presenza in Laos e all’interessamento di mons.

Luigi Bressan, che prima di diventare Vescovo di Trento, svolgeva la sua missione come Nunzio Apostolico della Santa Sede, in alcuni paesi dell’estremo oriente tra i quali il territorio Laotiano.

Il 4 settembre 2016 Madre Teresa di Calcutta è stata proclamata Santa da Papa Francesco; era stata beatificata da S. Giovanni Paolo II il 19 ottobre 2003. “Anjeza Gonxhe Bojaxhiu, questo il suo nome di Battesimo, era nata a Skopje, oggi Macedonia, il 26 agosto 1910 ed è morta a Calcutta il 5 settembre 1997. I suoi genitori erano albanesi di religione cattolica. A partire dall’età di quattordici anni partecipò a gruppi di carità organizzati dalla sua parrocchia e nel 1928, a 18 anni, decise di prendere i voti entrando come aspirante tra le Dame Inglesi. Inviata nel 1929 in Irlanda a svolgere la prima parte del noviziato, nel 1931, dopo aver preso i voti e assunto il nome di Teresa, ispirandosi a Santa Teresa di Lisieux, partì per l’India per completare i suoi studi.

Diventò insegnante presso il collegio cattolico di Saint Mary High School di Entally, sobborgo di Calcutta, frequentato soprattutto dalle figlie dei coloni inglesi. Negli anni che trascorse alla Saint Mary si distinse per le sue innate capacità organizzative, tanto che nel 1944 fu nominata direttrice. L’incontro con la povertà drammatica della periferia di Calcutta spinse la giovane Teresa ad una profonda riflessione interiore: ebbe, come scrisse nei suoi appunti, “una chiamata nella chiamata”. Nel 1948 ebbe l’autorizzazione dal Vaticano di andare a vivere da sola nella periferia della metropoli, a condizione che continuasse la vita religiosa. Nel 1950, fonda la Congregazione delle Missionarie della carità, la cui missione era quella di prendersi cura dei “più poveri dei poveri” e “di tutte quelle persone che si sentono non volute, non amate, non curate dalla società, tutte quelle persone che sono diventate un peso per la società e che sono rifuggite da tutti”. Le prime aderenti furono dodici ragazze, tra cui alcune sue ex allieve alla Saint Mary. Stabilì, come divisa un semplice sari bianco a strisce azzurre, che pare fu scelto da Madre Teresa perché era il più economico fra quelli in vendita in un piccolo negozio e perchè con l’azzurro si ricordava la presenza di Maria. La sua congregazione dal 1965 poté aprire le proprie case in tutto il mondo. L’11 dicembre 1979 ottenne il Premio Nobel per la Pace, rifiutò però il convenzionale banchetto cerimoniale per i vincitori, e chiese che i 6.000 dollari di fondi fossero destinati ai poveri di Il 21 settembre don Stefano era proprio a Calcutta, che avrebbero potuto essere sfamapregare sulla sua tomba e a Madre Teresa ti per un anno intero: “Le ricompense terrene ha affidato le sue Comunità sono importanti solo se utilizzate per aiutare i bisognosi del mondo”. Alle numerose domande dei giornalisti rispose nel modo ironico e provocatorio che la caratterizzò sempre e dopo aver ricevuto il premio, attaccò duramente l’aborto e per questo nel 1987 diventò presidente onoraria dei Movimenti per la Vita di tutto il mondo. È sepolta a Calcutta e sulla sua semplice tomba bianca è stato inciso un verso del Vangelo di Giovanni: “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi” e Madre Teresa direi che questo lo ha messo in pratica.

“Molti parlano dei poveri, ma pochi parlano con i poveri”. (Madre Teresa)

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SANTA TERESA DI CALCUTTA

I nuovi Santi

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I nuovi Santi

Padre Puglisi: un animatore vocazionale speciale!

Comunità

I quattro giovani che il 15 settembre scorso sono stati ordinati sacerdoti a Palermo erano appena adolescenti quando, diciannove anni fa, in quello stesso giorno, fu ucciso don Pino Puglisi, il prete loro conterraneo, prossimo beato. E’ alquanto singolare che dal 1993 questa diocesi siciliana assiste ad un trend positivo di vocazioni. Il cardinale De Giorgi ricorda che nei suoi 10 anni passati a Palermo ha ordinato 60 sacerdoti, mentre nei 25 anni precedenti i preti ordinati dal Cardinale Pappalardo sono stati solo un’ottantina. “Il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani” diceva Tertulliano; parafrasando si può dire che il sangue dei martiri è seme anche di nuove vocazioni.

Le ordinazioni del 15 settembre scorso hanno avuto anche il merito di evidenziare un impegno non marginale di Don Puglisi, quello di essere animatore vocazionale. Il seme di civiltà da lui piantato nei cuori dei giovani scaturiva, infatti, dal principio a cui li educava fin da piccoli: ogni persona ha una missione da compiere come risposta al dono della vocazione ricevuta da Dio. Un altro principio del suo essere animatore consisteva nello spendersi personalmente per gli altri. Un poster, appeso nel suo ufficio, mostrava un orologio senza lancette con la scritta: “Per Cristo a tempo pieno”. Una volta disse che avrebbe voluto morire a sessant’anni, temendo che superata quella soglia non sarebbe stato più in grado di portare avanti pienamente il suo lavoro. Chi, nel processo di beatificazione, ha dovuto studiare l’eroicità delle sue virtù, si è trovato di fronte ad un sacerdote che non aveva mai smesso di esercitare la direzione spirituale ai seminaristi, neppure da parroco.

Del resto, la maggior parte dei suoi 56 anni l’aveva passata insegnando e promuovendo le vocazioni. Non sempre infatti era stato parroco, anche se i tre anni passati al quartiere Brancaccio lo avevano particolarmente segnato. Restano ancora tracce delle iniziative intraprese in qualità di direttore del Centro diocesano vocazioni di Palermo e del Centro regionale della Sicilia: tra queste le scuole di preghiera e il mese vocazionale, che diversi parroci avevano accettato ogni anno di celebrare.

Che questa fosse la frontiera avanzata del suo ministero sacerdotale, lo capimmo negli anni ‘80 al Centro Nazionale Vocazioni quando, da consigliere di questo organismo, divenuto oggi Ufficio della Cei, sosteneva che «Non è la vita facile ad attirare i giovani».

Allora egli era un prete sconosciuto alla grande stampa; gli

anni dell’approfondimento dell’ecclesiologia del Vaticano II, che fondava la pastorale delle vocazioni in una Chiesa tutta ministeriale. Don Puglisi entrò in questo campo in punta di piedi. Timoroso, all’apparenza, di battere una pista su cui altri avevano corso con coraggio. Ma la sua riservatezza si rivelò ben presto capace di analisi profonde, offerte con la naturalezza di chi ha la visione chiara della Chiesa e del mondo.

Una sera apprendemmo che avrebbe lasciato gli incarichi ufficiali nel campo della pastorale vocazionale perché il cardinale Pappalardo gli aveva affidato una parrocchia di Palermo dove si sarebbe dovuto impegnare “a tempo pieno”. “Una di quelle parrocchie difficili!”, ci disse col consueto sorriso sulle labbra. Qualcuno osò chiedergli se avesse paura di lavorare in un territorio dominato dalla mafia. Fu allora che chinò leggermente il capo e il suo sorriso si velò di tristezza. Quando, qualche anno dopo, il Killer “pentito” confessò che di fronte all’arma puntata Don Pino aveva detto “Me lo aspettavo!”, apparvero più chiare le parole che una volta ci aveva detto: “La testimonianza cristiana va incontro a difficoltà, può diventare martirio. Il passo è breve, anzi è proprio il martirio che dà valore alla testimonianza”.

Ricordo

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Vito Magno - Avvenire, marzo 2013

Per chi è interessato, ricordiamo che è scaricabile l’applicazione del calendario di Tavodo. Visto che siamo tecnologici, anche sui nostri cellulari o smart possiamo ricevere un pensiero e una parola per la giornata. Cerca “Cinque pani d’orzo”.

È doveroso, da parte nostra su queste pagine, ricordare suor Maria Sista Chiarani, nata, battezzata e cresciuta a Drena ed entrata nella famiglia religiosa Figlie di Nostra Signora della Misericordia con la professione religiosa nel 1937. Una vita dedicata al Signore e al prossimo, in particolare ai bambini. Per 40 anni fu maestra di scuola materna nel quartiere di Oltrisarco a Bolzano. Successivamente, sempre con i bambini della scuola materna, prestò il suo servizio a Genova. Con l’avanzare degli anni si ritirò per motivi di salute alla Casa Madre a Savona. Il 17 novembre 2016, con la sua morte, ha raggiunto definitivamente il suo sposo, all’età di 97 anni. Come comunità di Drena la ricordiamo con affetto e riconoscenza per quanto ha fatto nella chiesa per tanti bambini e tante famiglie. È stata ricordata domenica 20 novembre alla Santa Messa della Comunità a Drena affidando la sua anima buona al Signore e chiedendo che si ricordi della sua Comunità e preghi per noi e per le vocazioni davanti alla gloria del Padre. Il suo esempio e il suo ricordo, siano il seme di nuove vocazioni.

Comunità

Un dono alla Chiesa dalla Comunità di Drena

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Comunità

IL CORO INTERPARROCCHIALE All’inizio di quest’anno, in una seduta del Consiglio Pastorale (del 19 gennaio 2016) don Stefano ha proposto di formare un coro che raccolga le voci delle tre comunità di Dro, Ceniga e Drena per quelle celebrazioni che sono comuni a tutte e tre; la proposta è stata ben accolta da tutti ed è così che è nato il coro interparrocchiale. A marzo sono iniziate le prove e già dopo più o meno un mese il coro ha animato la S. Messa della Prima Comunione e in seguito la S. Messa della Cresima con la presenza fra noi del nuovo Vescovo Mons. Lauro Tisi. Poi all’inizio e alla fine dell’estate il coro ha animato la S. Messa alla RSA Molino di Dro. In settembre ha fatto anche una trasferta al Duomo di Trento per il Giubileo degli Ammalati.

Per il mese di dicembre si sospendono le prove per dare spazio ai singoli cori

parrocchiali che si preparano alle feste natalizie. Uno dei prossimi impegni sarà l’animazione del Triduo Pasquale che ormai è unico per tutte e tre le parrocchie. È bella l’idea della lode al Signore che sale unanime al cielo dalle voci di persone di varie comunità: perché ovunque c’è unione, lì c’è il Signore.

Il coro è diretto da Fabiola sostenuta anche da altri musicisti: Andrea e Lorena che la aiutano nel preparare le varie voci: si perché il canto a volte è a quattro voci. L’accompagnamento musicale finora è stato fatto da Omar, (il ragazzo di Drena che svolge il servizio civile presso l’Oratorio), da Daniela e da Alfredo alle percussioni. Il coro interparrocchiale è espressione concreta di Unità Pastorale, quella che verrà costituita in un futuro prossimo, ma che di per sé è già visibile.

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Giovanni Angeli

Il ricordo

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L’amore per il canto, la parrocchia e la sua comunità sabbia e ghiaia dal fiume Sarca in quel di Pietramurata, dove possiede anche un pezzo di terra. Da allora, a poco, a poco, con ingegno, molti sacrifici e dure prove per i lutti famigliari, prende avvio la sua attività lavorativa che lo porterà negli anni novanta a fondare la Sarca Inerti.

Nel 1959, corona la sua vita personale e affettiva sposando una bella giovane donna, Gemma, che incrocia quando passa ad Arco in via Segantini con il suo camion, e se ne innamora.

Dal loro amore nascono quattro figli che allevano con calore e gioia.

Con sacrificio e dedizione fanno il loro meglio per dare a tutti un’istruzione e assicurare un futuro.

I valori della famiglia per Giovanni

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Tredicesimo di una famiglia umile e contadina, Giovanni Angeli nasce a Dro il 26 settembre 1933. E’ un bambino socievole e curioso, gli piace andare a scuola, come si dice di lui “spiccato e bravo a scrivere e far di conto”, ma viene spesso chiamato dal padre a tirare il bue per arare i campi, visto che la sua corporatura è forte e il suo carattere sempre disponibile e generoso.

Deve lasciare la scuola elementare per aiutare la famiglia, i genitori anziani e i fratelli sparsi per il mondo. Un fratello missionario in Brasile, una sorella suora in Africa, un fratello in Francia, una sorella in Belgio.

Dopo gli anni della guerra e la gavetta, nel 1951 con i fratelli Gino e Aldo decide di avviare il lavoro di estrazione di

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Il ricordo

vengono prima di tutto, lo stare uniti in famiglia in ogni occasione e ricorrenza, i bei momenti conviviali a tavola con i parenti e gli amici, i pic-nic e le gite in montagna, fanno di Giovanni un esempio di allegria e cordialità.

Lui è sempre pronto a dare una parola di conforto e sostegno, con il suo solito gesto della “pacca sulla spalla” e il sorriso irradiante la gioia della vita prima di tutto!

La sua voce forte e possente che si innalza per gli auguri di compleanno, o per un occasione di festa, rimane per tutti coloro che l’hanno conosciuto ed apprezzato, un’eco che vibra e rimanda quella carica di energia vitale, che solo lui sapeva dare!

La sua passione per il bel canto lo porterà infatti a far parte del Coro parrocchiale S. Sisinio, sia come cantore nella parte di tenore, che alla guida del Coro come Presidente per vent’anni. Il Coro fù fondato nel 1989 da don Luigi Amadori, allora parroco di Dro e diretto dal maestro Guerrino Malfer.

I coristi, che ancor oggi animano il coro, ricordano con nostalgia quegli

anni molto attivi e vivaci con la presenza di Giovanni.

Egli si attivò con impegno anche nella parrocchia per molti anni come membro del Consiglio per gli affari economici, soprattutto nel periodo dei lavori e allestimento del nuovo Oratorio e teatro parrocchiale a cui dedicò tempo e idee.

Nella sua vita non ci fu solo il canto e la parrocchia, ma anche la passione per la politica volta al servizio della comunità civile. Ecco che nel 1969 Giovanni

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partecipò alla vita amministrativa del Comune di Dro con la carica di consigliere comunale.

Nonostante la pensione, egli continuò ad affiancare i figli nell’attività lavorativa come consigliere e valido supporto.

Inoltre non abbandonò mai il lavoro della terra, che, anzi, sviluppò e seguì con passione dedicando il suo tempo a coltivare la campagna, l’orto e il giardino.

Molto orgoglioso della sua grande famiglia, è molto fiero dei suoi nipoti che vigila e coccola con tanto affetto e

premure. Essi ricorderanno sempre la sua vivace memoria nel recitare poesie, filastrocche, canzonette, il rosario con tutte le litanie e preghiere in latino, e i calcoli a mente.

Giovanni, in poche parole, vogliamo ricordarlo così. Una vita di duro lavoro, ma svolto sempre con passione e senso del dovere. La fede che l’ha sorretto nei momenti più dolorosi e nelle gravi difficoltà. La sua forza nella famiglia e il calore della casa e della terra. L’amore per il canto, la parrocchia e la sua comunità.

Il ricordo

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INVITO ALLA PREGHIERA CON LA COMUNITà DELLE SUORE La Comunità delle suore a Drena invita tutti coloro che lo desiderano, a partecipare ai loro momenti di preghiera: tutti i giorni alla preghiera del Vespro alle ore 18.15, e normalmente la domenica dalle ore 18.00 alle 19.00 l’Adorazione Eucaristica (salvo altri impegni).

La Cappellina delle suore è disponibile anche per momenti di preghiera personale o di silenzio.

Svegliati, o uomo: per te Dio si è fatto uomo. «Svegliati tu che dormi, destati dai morti, e Cristo ti illuminerà» (Ef 5,14). Per tè, dico, Dio si è fatto uomo.

Saresti morto per sempre, se egli non fosse nato nel tempo. Non avrebbe liberato dal peccato la tua natura, se non avesse assunto una natura simile a quella del peccato. Una perpetua miseria ti avrebbe posseduto, se non fosse stata elargita questa misericordia. Non avresti riavuto la vita, se egli non si fosse incontrato con la tua stessa morte. Saresti venuto meno, se non ti avesse soccorso. Saresti perito, se non fosse venuto.

Prepariamoci a celebrare in letizia la venuta della nostra salvezza, della nostra redenzione; a celebrare il giorno di festa in cui il grande ed eterno giorno venne dal suo grande ed eterno giorno in questo nostro giorno temporaneo così breve. «Egli è divenuto per noi giustizia, santificazione e redenzione, come sta scritto, chi si vanta si vanti nel Signore» (1Cor 1,30-31). «La verità è germogliata dalla terra» (Sal 84,12): nasce dalla Vergine Cristo, che ha detto: «Io sono la verità» (Gv 14,6). «E la giustizia si è affacciata dal cielo» (Sal 84,12): l’uomo che crede nel Cristo, nato per noi, non riceve la salvezza da se stesso, ma da Dio. Rallegriamoci dunque di questa grazia...

Avendo un Figlio unigenito, Dio l’ha fatto figlio dell’uomo, e così viceversa ha reso il figlio dell’uomo figlio di Dio. Cerca il merito, la causa, la giustizia di questo, e vedi se trovi mai altro che grazia.

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Dai discorsi di Sant’Agostino (Disc. 185)

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Angoli sacri

Ultimi lavori

al capitello di santa libera

Nel mese di ottobre sono stati fatti dei lavori di intervento conservativo al Capitello di Santa Libera.

Il Gruppo Alpini assieme agli operai del Comune hanno smaltato e ridipinto l’esterno del capitello. Il capogruppo Tarcisio Fravezzi e altri Alpini si sono presi l’incarico di mantenere in ordine il giardino attorno al capitello e gli addobbi interni.

In futuro hanno in programma di seguire i lavori di altri capitelli: quello di Sant’Antonio Abate sulla strada dei Molinei e quello in fondo a Via Capitelli dedicato alla Madonna e a San Giuseppe con Gesù bambino.

Tutti i capitelli in seguito a umidità e intemperie ogni tanto necessitano di manutenzione, e il Gruppo Alpini si occupa di questo, ma non solo: aiutano a preparare per le feste alla RSA Molino, si occupano della raccolta delle Collette Alimentari e della pulizia del Doss di Sant’Abbondio in primavera per la Via Crucis e il Lunedì di Pasqua.

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La tela riportata all’antico splendore, originariamente ubicata all’interno del capitello e quindi esposta ai guai del tempo e delle intemperie, è collocata nel Palazzo Comunale in seguito all’opera di restauro. Il dipinto raffigura la “Madonna dell’aiuto con i Santi Domenico e Libera”. Nel capitello in via Molino a Dro è esposta una fedele riproduzione.

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Matteo Chiarani SALESIANO DI DRENA

UNO DI NOI

ORDINATO DIACONO SABATO 11 GIUGNO 2016 NELLA BASILICA DELLA MADONNA AUSILIATRICE DI TORINO

“Venite e vedrete”. Sono queste le parole che il Signore, passando per le terre della Palestina, rivolse tanti anni fa a due discepoli di Giovanni. Ed è quello stesso invito che anche oggi Gesù continua a rivolgere a molti giovani. È una chiamata a seguirlo più da vicino, che ha il sapore di vocazione, un invito a spendere tutte le proprie energie “dietro” a Lui e nella missione che Lui indicherà.

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Anche per me, tanti anni fa, è accaduta un’esperienza simile, quando ancora ero un giovane animatore. Prestavo il mio servizio nell’oratorio Santa Maria Assunta di Riva del Garda e, come tanti altri, vivevo con gioia l’esperienza di donare la mia vita ai più piccoli. E il Signore si è reso presente proprio là, sulla mia strada di animatore, per mostrarmi che al cuore stesso del desiderio di servire i più piccoli c’era proprio Lui. Quello che in un primo momento credevo essere una semplice mia disposizione, di semplice generosità ※di tempo”, più profondamente la scoprivo essere alimentata dal Signore.

Egli mi stava preparando un tesoro, quel tesoro di cui parla il Vangelo che una volta scoperto e riconosciuto si è disposti a vendere tutto per acquistarlo. Questa iniziale intuizione è stata negli anni consolidata attraverso una

maggiore frequentazione del Signore, ed in particolare, mediante la partecipazione all’Eucarestia anche durante la settimana e l’impegno regolare di confessione e di accompagnamento spirituale con un salesiano. Durante il mio percorso vocazionale sono riconoscente e debitore nei riguardi di coloro

al Signore Gesù. Questo è un dono ricevuto nella Chiesa e per la Chiesa, e come salesiano di don Bosco assume un colore particolare, il colore del carisma salesiano. Come don Bosco sono così chiamato ad essere salesiano prete per i giovani, per essere per loro segno e portatore dell’amore di Dio, là dove essi si trovano. Ringrazio di cuore le comunità parrocchiali di Drena, Dro e Ceniga che assieme al parroco don Stefano mi hanno sempre sostenuto e accompagnato con l’affetto, la vicinanza e la preghiera durante tutto questo lungo percorso che ora giunge ad un importante punto di arrivo e di “nuovo” inizio.

Matteo sarà consacrato sacerdote a Verona nel pomeriggio di Sabato 24 giugno e il giorno seguente celebrerà la sua prima S. Messa.

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che il Signore mi ha posto accanto per sostenermi, accompagnarmi e guidarmi sulla via del Signore. Attualmente sono a Torino all’Istituto salesiano Don Bosco-Crocetta e assieme ad altri 8 confratelli salesiani diaconi frequento l’ultimo anno formativo in preparazione all’ordinazione sacerdotale. Condivido la gioia di poter ricevere il dono dell’ordinazione sacerdotale che mi unisce maggiormente, come salesiano,

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Santuario Mariano di Oropa Pellegrinaggio nell’Anno Giubilare della Misericordia Mauro Caceffo

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Son tornato! È questo il mio pensiero appena sceso dal pullman, sollevando gli occhi verso l’imponente struttura del Santuario. Avrei dovuto dire: “sono ritornato” perché, in verità, ero stato qui una decina di anni fa con una gita degli Adulti Scaut di Riva di cui ero il responsabile, ma quella era solo una gita e non ha lasciato una gran traccia in me come esperienza di fede. Invece la motivazione per cui ho detto fra me: “sono tornato” si riferisce alla prima vera volta che sono stato qui ad Oropa. Sono passati esattamente sessanta anni da allora.

Ero un ragazzino della Scuola Apostolica dei P.P. Marianisti di Brusasco, un paese situato fra i vigneti del Monferrato ed assieme ai miei compagni e ai nostri superiori eravamo venuti in pellegrinaggio fin quassù. Con un vecchio pullman abbiamo dapprima lasciato le nostre colline, poi attraversato le risaie del Vercellese, infine siamo giunti fino a qualche chilometro dal Santuario. Santuario che abbiamo raggiunto a piedi recitando il Rosario. Io ero contento perché mi ritrovavo finalmente in mezzo alle montagne dopo tante colline e pianura. Finita la Santa Messa ci siamo incamminati per un’oretta, verso un laghetto circondato ancora dalla neve e lì ci siamo rifocillati e giocato a palle di neve. Adesso i ricordi sono un po’ confusi ma mi sembra che la montagna che sovrastava il laghetto si chiamasse Monte Mucrone. Alla sera, con

il pullman, rifacemmo la strada tortuosa e piena di tornanti, attraversando borghi poveri e depressi anche per quel tempo. Passammo poi attraverso Biella con tutti i suoi lanifici situati in lunghi capannoni, mentre io, con occhi curiosi, cercavo invano di trovare qualcosa che mi potesse ricordare casa mia.

Ecco, quel mio: “sono tornato” si riferiva a quella esperienza perché allora avevo lasciato questa località da ragazzino e vi sono tornato da uomo con una vita alle spalle. Sono qui non da solo, ma con mia moglie, mia figlia, suo marito e con una vita nuova che verrà a rallegrarci tutti fra qualche mese. Come si fa sempre in queste occasioni, appena arrivati ci hanno consegnato le nostre camere e siamo andati a pranzo però nel frattempo mi guardavo attorno.

Senz’altro io, questo Santuario con la sua Casa di Accoglienza, non lo ricordavo così immenso, al punto tale che ne sono quasi intimorito. Sul piazzale, mentre osservavo tutto questo assieme a mia moglie, attorno a noi, persone che conosco, altre sconosciute, perché questo pellegrinaggio è stato organizzato in maniera encomiabile dall’Associazione ORAinsieme della parrocchie di Dro, Ceniga e Drena, (Comunità parrocchiali di mia figlia e suo marito Sebastiano, essendo lui nativo di Dro e abitando tutti due lì) e devo darmi atto che sono contento nell’aver accettato con gioia l’invito di mio genero e mia

figlia a parteciparvi, perchĂŠ sia io che mia moglie ci sentiamo accolti bene da tutti. Il pomeriggio il programma prevede una visita alla Basilica Superiore, costruzione dalle proporzioni monu-

mentali che pur tuttavia si trova però in un rapporto armonico con le alte montagne circostanti e in lieve contrasto con la dimensione spirituale e raccolta della Basilica Antica. Questa imponente Basilica, consacrata nel 1960, è raggiungibile attraverso una grande scalinata che congiunge tre ampi piazzali circondati da vari edifici e chiostri. Entrato nel Santuario sono rimasto sorpreso dalla navata molto sobria e, alzando gli occhi, ho ammirato la grande cupola alta ben ottanta metri. Un sacerdote, che ci faceva da guida, ci mise

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Diario di viaggio Basilica Antica di Oropa

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ben in evidenza il tanto amore che le genti, sia delle vallate biellesi, sia delle vallate valdostane, avevano verso questo Santuario e la sua Madonnina Nera.

Con tradizioni radicate nei secoli queste persone usavano partire tutti assieme dai loro poveri paesi, in processioni notturne illuminate dalle fiaccole, pregando e cantando canti religiosi a Maria, scavalcando i passi montani che univano le varie vallate, tutto questo per poter essere pronti ad assistere alle Sante Messe mattutine che qui venivano celebrate. Con grande devozione poi partecipavano alle altre funzioni venerando così la piccola Madonnina Nera e affidando a Lei tutte le loro pene e le loro fatiche e ringraziandola per le cose belle che vivevano, seppur in tanta povertà. Di queste tradizioni adesso ne permane ancora una: Partendo dal paese di Fontainemore, località Valdostana sita al di là delle montagne sovrastanti il Santuario, ogni cinque anni si ripete, con le stesse modalità, l’antica processione. Terminata la visita al grande Santuario, con una guida, siamo andati a vedere il museo che comprendente l’Appartamento Reale con dei bellissimi arredi e quadri che testimoniano l’amore e la venerazione dei Reali di Casa Savoia verso questo San-

tuario. In altre bellissime sale vediamo Vasellame Sacro, Calici, Ostensori, Vesti e Arredi liturgici, assieme a quadri e crocifissi di rara bellezza che ci fanno immaginare antiche devozioni ben fortemente calate nel vivere quotidiano delle genti di queste valli. Passiamo poi in una saletta dove sono esposti degli Ex-Voto, questo mi ha fatto pensare alle tante persone che, nei secoli, qui venivano a ringraziare la Madonna di Oropa per le grazie e le consolazioni ricevute. Terminata la visita al complesso museale ci siamo preparati a compiere tutti assieme e silenziosamente il nostro Giubileo della Misericordia passando attraverso la Porta Santa della Basilica Antica situata nel piazzale di mezzo raggiungibile dalla grande scalinata che sale dalla Porta Regia. Purtroppo la processione Giubilare l’abbiamo dovuta fare, lungo il chiostro che ci portava alla Porta Santa perché una forte pioggia non ci ha mai abbandonato per tutto il giorno. Con un libretto che ci ha proposto la direzione del Santuario ci siamo preparati al passaggio della Porta Santa. Io non mi ricordo bene i tre temi specifici ma devo dire che io li ho vissuti chiedendo che la Divina Misericordia scenda, nel primo momento, sui ricordi di tutta la

camere per un sonno ristoratore. Il mattino dopo, sotto un cielo nuvoloso ma senza pioggia, partiamo verso la Valle d’Aosta, meta del secondo giorno.

Prima di salire sul pullman con uno sguardo, un po’ nostalgico per tutti gli anni che sono passati, guardo ancora una volta tutto il grande complesso del Santuario cercando di immaginarmi ancora ragazzino, ma la voce dell’autista che dice: Si parte! mi invita a guardare avanti. Dopo un paio di ore arriviamo ai piedi del castello di Bard, antico maniero posto a difesa del incrocio di due valli: quella di sinistra che porta verso Aosta e il monte Bianco e quella di destra che porta a Gressoney e al Cervino. Lì nell’antico paesino di Bard, pranziamo magnificamente in un caratteristico locale assaggiando delle prelibate pietanze tipiche della valle d’Aosta, poi il pomeriggio ci avviamo per visitare il Castello. Questa antica fortezza è stata trasformata, dalla Amministrazione della Valle d’Aosta in un Museo delle Alpi. Esso è posto su diversi piani collegati da ascensori. Questa realtà museale ci fa comprendere ogni aspetto e complessità delle nostre montagne: la morfologia alpestre, il clima, i fiumi, gli animali che popolano le Alpi, la vita grama e faticosa delle popolazioni alpine. Nell’ultimo piano abbiamo ammirato la Montagna piena della sua bellezza e maestosità, scoprendo così la storia dell’Alpinismo antico e moderno e rendendoci conto della sua evoluzione e del benessere portato dal turismo alpino con i suoi rifugi e ascensioni, e dal turismo invernale attraverso la pratica dello sci con tutte le sue piste e infiniti impianti sciistici. Qui ho veramente sentito la nostalgia delle tante ascensioni, che ho potuto compiere durante gioventù, sulle più belle cime delle Alpi e delle Dolomiti. Alla fine della visita scendia-

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mia vita di ragazzino e adolescente pieno di attese, sbagli e tanta passione per gli Scaut, l’oratorio e la montagna. Nel secondo momento ho rivisto la mia vita di sposo, di padre e di lavoratore con tante cose belle e tante fragilità da risanare dalla Misericordia di Dio. Nel terzo momento ho chiesto che la Misericordia Divina mi aiuti a vivere bene il momento degli anni che passano e la vecchiaia che mi si prospetta. Possa essa donarmi la capacità di saper gustare pienamente il bello di ogni giorno assieme a mia moglie Pasquina, alle mie due figlie: Daniela, Raffaella con suo marito Sebastiano e il piccolo che fra qualche mese verrà ad allietare questa nuova famiglia e i suoi quattro nonni. Il passaggio della porta Santa è stato un momento da noi tutti vissuto con profonda emozione e sentimento di perdono. All’interno della Basilica Antica c’è il Sacello Eusebiano edificato nel IX secolo e circondato da bellissimi affreschi del Trecento, in mezzo ad esso è conservata la statua della Madonna Nera, opera realizzata nel Trecento, in legno di cirmolo da uno scultore valdostano. Il manto blu, l’abito e i capelli color oro fanno da cornice al volto dipinto di nero, il cui sorriso dolce e austero ha accolto miriadi di pellegrini nei secoli. Oggi anche noi, come i tanti che ci hanno preceduto, abbiamo ammirato e venerato questa piccola Statua. Con devozione ed emozione abbiamo partecipato alla Santa Messa Giubilare che è stata concelebrata anche dal parroco, Don Stefano, il quale con tanta amicizia e sollecitudine ci ha accompagnato in queste giornate di pellegrinaggio. Alla fine ci siamo recati nel bellissimo ristorante per la cena e, visto che continuava a piovere ed eravamo carichi di stanchezza per il viaggio e per le tante emozioni di questa giornata ci siamo ritirati nelle nostre

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mo tutti assieme la caratteristica e acciottolata stradicciola che, attraversando il Borgo Medioevale di Bard, ci riporta al pullman.

Purtroppo adesso questa magnifica esperienza volge al termine e si ritorna a casa. Dò un’ultima occhiata alle risaie del Vercellese e poi mi preparo per il ritorno verso Dro. Sul pullman, in silenzio cerco di rivivere le emozioni di questi due giorni. Rivedo il passaggio di noi tutti dalla Porta Santa. Però penso che sicuramente la porta poi non si è chiusa alle nostre spalle ma il Perdono e la Misericordia Divina, che lei simboleggia, non ci abbandonerà mai, anzi ci accompagnerà sempre, sta a noi far sì che: la porta del nostro cuore e

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la porta delle nostre case rimangano sempre aperte, e accoglienti e capaci di perdono. C’è stato poi un momento di forte emozione provato nel passare vicino alla zona di Santhià: osservavo dal finestrino del pullman le vicine colline del Monferrato, e dentro di me adesso mi accorgo che il ricordo di quei tre anni passati in mezzo ad esse, lì a Brusasco con i P.P. Marianisti, non si è sbiadito con il passare del tempo, ma invece, ultimamente, si è fatto più forte in quanto mi diventa sempre più chiaro che se io oggi sono così lo debbo anche a tutti quei preziosi insegnamenti religiosi, sociali, civili e relazionali che lì ho ricevuto perché non li ho mai dimenticati ed essi continuano a fare da piedistallo all’esperienza di tutta la mia vita. È per questo che devo ringraziare le Comunità parrocchiali di Dro che mi hanno dato la possibilità di usufruire di questo ben organizzato pellegrinaggio, che non solo è servito a scoprire la Misericordia di Dio, ma mi ha fatto rivivere pezzi importanti della mia vita di giovane, di marito, di padre e presto di nonno. Mi sento fortunato perché, d’ora in avanti, io e la mia famiglia non solo viviamo nella nostra Comunità di San Giuseppe in Riva del Garda ma ci sentiamo accolti anche dalle comunità Parrocchiali di Ceniga, Drena e Dro. A voi tutti, che ci avete accolto e accompagnato in questa bellissima esperienza di fede e amicizia, porgo il mio grazie e quello di mia moglie Pasquina.

Porta Santa di Oropa - 2016

Pellegrinaggio a Fatima

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MADONNA DI FATIMA - CASA NATALE DI S. ANTONIO apparizioni e i resti della prima chiesetta costruita per volontà della Vergine.

E’ stata un’esperienza molto forte, abbiamo sentito la presenza della Madonna soprattutto nel percorso della Via Crucis, molto caratteristico e suggestivo e nelle celebrazioni serali, nelle quali, guidati da Don Stefano e da Suor Daniela, abbiamo affidato alla Madonna le nostre famiglie e le nostre comunità. Questa è stata un’occasione per pregare insieme e poter condividere momenti di gioia e di fraternità.

In seguito, il bel tempo ci ha permesso di visitare i luoghi più caratteristici del Portogallo e le coste dell’oceano Atlantico. La nostra permanenza in Portogallo si è conclusa con la visita alla capitale Lisbona, dove, tra le tante cose abbiamo visitato i resti della Casa

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In autunno, Orainsieme, ha proposto nelle nostre Comunità, un pellegrinaggio al Santuario della Madonna di Fatima in Portogallo. Noi e una trentina di persone delle Parrocchie di Dro, Ceniga e Drena, il 25 Ottobre ci siamo imbarcati e dopo tre ore di volo siamo atterrati a Lisbona, dove ci ha accolto una guida che ci ha accompagnato nel nostro pellegrinaggio e nelle nostre visite turistiche .

Ci siamo subito trasferiti con il pullman nella cittadina di Fatima, dove abbiamo soggiornato. Abbiamo visitato il Santuario e la nuova chiesa che, uniti dalla grande spianata, rendono l’idea della presenza di tanti fedeli devoti alla Vergine Maria apparsa ai tre Pastorelli.

A lato della grande piazza si trova la Cappellina che custodisce il luogo delle

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Natale di S. Antonio e celebrando lì la Santa Messa abbiamo affidato al Santo, ancora una volta, le nostre comunità.

Qualche puntata sulle coste dell’Oceano ci ha portato con il ricordo e con la fantasia alle grandi spedizioni con le caravelle alla scoperta delle Indie…

Nel 2017 si celebreranno i 100 anni dalle apparizioni, un’occasione per le nostre comunità per riscoprire la devozione alla Madonna di Fatima, in particolare a Drena dove abbiamo un piccolo santuario a Lei dedicato, e per mettere in pratica gli insegnamenti che, attraverso i tre Pastorelli, la Vergine ha consegnato al mondo.

Annarosa e Franco

Fatima! Un desiderio fin da bambina, quando ci raccontavano “la storia dell’apparizione”. La serenità, la tenacia e la fede dei tre pastorelli, nonostante la loro giovane età, mi ha sempre fatto pensare.

Trovarmi in quel luogo, camminare sui sentieri dove la Vergine è apparsa è stato veramente qualcosa di molto ”intimo” un sentirsi arrivati in un posto che hai sempre considerato lontano, ma vicino al cuore.

La grandezza della piazza, che era poi il bosco che i pastorelli attraversavano, ti fa sentire un puntino nell’immenso, ma mettersi nella Cappellina e poter pregare davanti alla statua dove è apparsa la Madonna è di una grandezza

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unica, ti senti sola con Lei, ma immersa in un mondo di gente di ogni parte del mondo, che condivide con te i tuoi stessi sentimenti e magari sfugge una lacrima per la grande gioia di trovarsi in un posto così grande, ma che ti riempie il cuore.

Condividere questa esperienza con

tante persone delle nostre Comunità e col nostro Parroco è stato veramente qualcosa che ti arricchisce, che ti fa sentire vicino a Dio, ti fa sentire amati e senti quasi lo Spirito che ti accompagna in quei luoghi. E’ stato fantastico.

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Lucia

nuove tecnologie Anche in questo numero proponiamo una selezione dei Tweet dei di papa Francesco. All’ indirizzo internet https://twitter.com/ Pontifex_it si possono trovare tutti gli altri.

29 nov.

Gesù ci chiama ad essere portatori di gioia e di consolazione, come suoi testimoni misericordiosi.

28 nov.

La misericordia non è una parentesi nella vita della Chiesa, ma costituisce la sua stessa esistenza, e rende tangibile il Vangelo.

27 nov.

Con l’Avvento ci mettiamo tutti in cammino, attraverso il tempo, verso Gesù, verso il suo Regno di giustizia e di pace.

26 nov.

Dopo il Giubileo, è tempo di guardare avanti continuando a vivere, con fedeltà, gioia ed entusiasmo, la ricchezza della misericordia divina.

25 nov.

Quante donne sopraffatte dal peso della vita e dal dramma della violenza! Il Signore le vuole libere e in piena dignità.

24 nov.

Bisogna uscire da noi stessi per incontrare gli altri. Se non lo facciamo, anche noi cristiani ci ammaliamo di divisione.

23 nov.

22 nov.

Come desidero che gli anni a venire siano pieni di misericordia, perchè ogni persona incontri la bontà e la tenerezza di Dio!

Comunità

Lo Spirito Santo ci aiuti ad essere pazienti nel sopportare, umili e semplici nel consigliare.

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NOI

OraInsieme

Comunità

Anno intenso il 2016 per l’Associazione ORAINSIEME, Oratori Ceniga Drena Dro! La novità di quest’anno sono state soprattutto due, la gestione e l’utilizzo della casa per ferie “Ostello Madonna della Neve” di proprietà del Comune di Castelfondo e la presenza in oratorio per il supporto alle più diverse attività, anche della parrocchia, di due ragazzi del Servizio Civile, Omar e Lorenzo, entrambi di Drena.

Partendo dai due giovani aiutanti ricordiamo come il Servizio Civile sia un’opportunità per tutti i giovani dai 18 ai 28 anni che desiderano fare un’esperienza di vita: non solo lavoro e servizio in attività utili alle comunità, ma anche crescita e formazione personale e professionale. Omar, che ha iniziato in primavera, ha dato un importante aiuto con la preparazione di campeggi e grest e gestendo le iscrizioni (che quest’anno sono state moltissime) e insieme con Lorenzo, ora, si occupano di aiutare con il cinema, nell’animazione del Gruppo Giovani, nel supporto ad alcuni gruppi di catechesi e tenendo aperto l’Oratorio a bambini e ragazzi al pomeriggio prima degli incontri settimanali della catechesi.

Le attività estive: spazio compiti, grest e campeggi hanno visto quest’anno un notevole incremento di partecipanti e

anche alcuni nuovi volontari per l’animazione e per l’organizzazione delle attività. Un aiuto importante è stato dato da sr. Daniela e sr. Barbara per il grest e hanno accompagnato anche i ragazzi in campeggio, sr. Daniela con le elementari e sr. Babara nel gruppo medie-superiori. Il loro aiuto è stato fondamentale per bambini e ragazzi e anche per assistenti e animatori che sono stati aiutati dalla loro presenza ed esperienza nell’organizzazione e realizzazione delle tante attività!

Per dare un’idea dei numeri dei partecipati:

Spazio Compiti: 97 fra bambini e ragazzi dalla prima elementare alla seconda media; animatori: 27 ragazzi delle scuole superiori e 17 tra universitari e adulti.

Grest: 116 tra bambini dall’ultimo anno scuola infanzia alla seconda media, 27 adulti e 72 ragazzi animatori e adulti.

Campeggio I turno: 49 Bambini scuole elementari e 24 animatori tra ragazzi e adulti.

Campeggio II turno: 43 ragazzi delle medie seconda superiore e 25 animatori tra ragazzi e adulti Anche il luogo dove si sono svolti i

campeggi ha aiutato nella buona riuscita. Per la prima volta quest’anno i campeggi sono stati organizzati presso l’”Ostello Madonna della Neve” di Castelfondo in gestione all’associazione Orainsieme. Oltre ad essere nuova e ben attrezzata la struttura ha ampi spazi interni e ed esterni molto pratici e necessari per svolgimento delle attività dei campi estivi con bambini e ragazzi. La casa per ferie non è mai stata vuota nel corso dell’estate e oltre alle nostre due settimane di campeggio ha ospitato altri gruppi parrocchiali per un totale di sette settimane ed erano le parrocchie di : Ravina, Fiemme, NagoTorbole, Terlago e anche il gruppo di animazione S. Messa di Dro. Infine non possiamo che parlare del nostro CinemaOra, il cinema dell’oratorio che sta avendo sempre maggiore seguito e afflusso. Grazie ad uno staff che si occupa di cercare e scegliere i film da proiettare, cercando di garantire un giusto assortimento tra film per bambini, ragazzi e per tutte le età, al gruppo regia (che si sta ampliando sempre di più) e ai tantissimi volontari che si mettono a disposizione per il ser-

vizio cassa e sala durante le proiezioni, da gennaio a ottobre 2016 sono stati proiettati ben 131 film e cartoni, con un afflusso di 7001 persone tra grandi e piccini. È da ricordare anche che alcuni dei film sono stati proiettati, in specifiche occasioni, in collaborazione con la biblioteca di Dro (con la quale si porta avanti un progetto di integrazione per i migranti partito quest’anno con la festa Homeland e che intende proseguire anche per il 2017), l’Associazione Andromeda, il Comune di Dro e il comune di Arco; la collaborazione e il supporto reciproco sono le cose che arricchiscono la Comunità e la fanno crescere.

Per concludere questo breve resoconto delle attività 2016 la parola da non dimenticare è: Grazie!

Un grazie sentito e sincero a tutti coloro che dedicano il loro tempo e le loro capacità a servizio dell’associazione ma soprattutto dell’intera Comunità, senza il vostro prezioso aiuto non si potrebbero realizzare le tante cose che si riescono a fare. E le porte sono sempre aperte, c’è spazio per tutti, per chiunque abbia il desiderio di offrire il proprio aiuto e il proprio tempo!

NOI

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Cinema Parrocchiale Dro www.cinemadro.com e per le attività

Gruppo giovani oratorio Dro Ceniga Drena

Buon Natale

Comunità

www.giovanioratoriodrodrena.it

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Servizio civile

Servizio Civile Siamo Omar e Lorenzo, due ragazzi di Drena, che rispettivamente da aprile e da ottobre, abbiamo aderito a due progetti di Servizio civile provinciale (SCUP) tramite l’associazione Noi Trento presso l’oratorio delle nostre parrocchie, entrambi della durata di 12 mesi.

Cos’è il servizio civile??

E’ un’opportunità rivolta a noi giovani dai 18 ai 28 anni che ci da la possibilità di spendere attivamente alcuni mesi della nostra vita per noi e per gli altri, per avvicinarci al mondo del lavoro acquisendo competenze e che ci offre un minimo di garanzia economica.

Quali sono i vostri progetti e le attività che svolgete?

Entrambi svolgiamo servizio presso l’Associazione Noi Trento e collaboriamo organizzando con loro varie attività diocesane per gli oratori e i giovani delle nostre parrocchie trentine. Partecipiamo ad incontri di formazione settimanale che ci formano e ci arricchiscono nelle competenze. Oltre alla collaborazione col Noi Trento, gran parte del servizio lo svolgiamo presso l’oratorio di Dro, aiutando nelle attività di animazione per bambini e ragazzi che sono presenti in oratorio: catechesi, Gruppo giovani e attività promosse dall’Associazione Orainsieme, tra cui Grest, Cinema, Campeggi e giornate varie. Infine, abbiamo il compito di gestire l’oratorio durante le varie attività, tramite servizi di segreteria e di programmazione.

Come procede la vostra esperienza di Servizio Civile?

Comunità

Per noi, è una grande e nuova esperienza perché ci da la possibilità di metterci continuamente in gioco, dimostrando le nostre capacità e facendoci crescere a livello personale. Il progetto ci entusiasma molto per il fatto che siamo a contatto con bambini, ragazzi e giovani della nostra età; ed è questo il motivo principale che ci ha spinti a scegliere questo progetto. Ultimo, ma non per importanza, stiamo costruendo belle relazioni di amicizia e collaborazione con gli altri ragazzi del Servizio Civile e con gli altri Oratori. È senza dubbio un’occasione per ricevere una formazione che poi potrà essere messa a disposizione delle nostre comunità anche una volta concluso il percorso di Servizio Civile.

Il Servizio Civile è una proposta che va al di là del mondo dell’Oratorio: sono numerosissime le realtà e i progetti che si possono scegliere. E’ un’esperienza di vita e di formazione che consigliamo a tutti i giovani…

Avevo fame e...

Caritas

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COME FARE MISERICORDIA SUL NOSTRO TERRITORIO

Venerdì 25 novembre, su invito del Circolo Culturale Amici dell’Oratorio, alcuni rappresentanti della Caritas decanale hanno incontrato un buon gruppo di parrocchiani di Dro. É stata l’occasione per chiarire le finalità e le modalità di intervento della Caritas, e in particolare del Centro di Ascolto e Solidarietà di Arco e dei Punti di Ascolto di Bolognano e Dro. La Caritas ha come scopo prioritario quello di favorire la “prossimità” verso chi si trova in difficoltà, verso chi vive nel bisogno sia materiale che morale.

Per fare questo è attenta alla situazione sociale del territorio, si propone per interventi a vari livelli, compartecipa o promuove iniziative di sensibilizzazione. Inoltre (e questo è l’aspetto più noto) interviene operativamente in situazioni di emergenza, ma anche con strutture stabili (mense, centri diurni e notturni ecc.).

Nel nostro decanato la Caritas è attiva dal 1983. Persegue sempre la propria finalità educativa in momenti particolari dell’anno liturgico (Marcia missionaria, Giornata della Carità, Via Crucis, Corsi di formazione ecc.), ma in questi ultimi anni l’attività del Ce.d.A.S. e dei Punti di Ascolto è diventata prioritaria e urgente. La crisi ha colpito molte famiglie e la luce in fondo al tunnel non si vede ancora.

Durante la serata sono stati presentati alcuni dati che testimoniano come per certe famiglie è difficile arrivare a fine

mese pagando affitti, bollette, buoni mensa e facendo la spesa per l’indispensabile da mangiare. In particolare, in quest’ultimo anno, si è registrato un aumento delle famiglie italiane che chiedono un aiuto; spesso si tratta di giovani coppie, a cui probabilmente è venuto a mancare l’aiuto della famiglia (genitori, nonni, zii). Per molti nuclei famigliari o singole persone è necessaria una sorta di accompagnamento perché ottengano ciò che è previsto dalla normativa vigente, ma soprattutto perché sappiano usare con saggezza e parsimonia quanto viene messo a loro disposizione.

Nel corso del 2016 sono stati distribuiti circa 900 pacchi spesa (quasi duecento a Dro), sono stati usati quasi 60.00 Euro per evitare tagli di luce e gas e sfratti ormai esecutivi. Questo è stato possibile grazie alla generosità di molti cittadini; la parrocchia e alcune realtà associative di Dro sono state sempre

Comunità

Incontro di formazione e di informazione con la Caritas decanale

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Caritas

Comunità

vicine con contributi sostanziosi. Il Punto di Ascolto a Dro è aperto due volte al mese; il comune di Dro ha messo a disposizione uno spazio nell’ex casa comunale da utilizzare come magazzino. La Cassa Rurale Alto Garda sostiene economicamente le attività e gli interventi della Caritas. Le raccolte alimentari e i rifornimenti presso il Banco Alimentare a Trento permettono di mettere a disposizione delle famiglie bisognose generi alimentari a lunga conservazione. Da considerare è anche l’importanza del magazzino mobili usati che ha visto circa 280 forniture di arredi ed elettrodomestici vari; è un servizio che ha anche un alto valore ecologico. Gli operatori Caritas presenti hanno fornito una tabella in cui tutti gli interventi (e la loro “consistenza”) sono ben specificati.

La Caritas decanale ha stabilito un rapporto di proficua collaborazione con il gruppo delle assistenti sociali che operano nella Comunità Alto Garda e Ledro.

Spesso viene richiesto l’intervento della Caritas per anticipare redditi di garanzia o sussidi straordinari, disposti dall’ente pubblico, ma non immediatamente disponibili. Quest’anno sono stati effettuati anticipi per circa 50.000 Euro. Alcuni operatori del Ce.d.A.S. di Arco partecipano al “Tavolo Solidarietà” istituito presso la Comunità di valle; il tavolo è un’occasione importante di condivisione oltre che di confronto su interventi specifici, che richiedono una risposta “multipla”.

E noi che possiamo fare? Possiamo innanzitutto essere attenti alle necessità di chi ci sta vicino;

intervenendo anche in piccoli gesti di solidarietà o segnalando le situazioni di bisogno, sempre con la massima discrezione. Possiamo e dobbiamo essere informati su alcune problematiche sociali perché la conoscenza evita il pregiudizio; sono sintomatici alcuni “discorsi da bar” (con tutto il rispetto per i bar!) che si sentono spesso in merito ai rifugiati richiedenti asilo internazionale. Poi qualcuno può mettere a disposizione il proprio tempo, la propria professionalità; può diventare un operatore Caritas preparandosi al proprio ruolo. L’importante sarà credere sempre che un mondo diverso è possibile, in cui vinca il rispetto verso tutte le persone, la solidarietà e la condivisione.

Lettera a un’amica!

L’attesa del Natale

allo stesso tempo stupite di come tutto è cambiato.

In fondo il nostro sogno sta diventando realtà per lei ed è diventato realtà per me.

Pensandoci tutti questi anni sono stati come quelle porte chiuse e alberghi pieni che Maria e Giuseppe hanno incontrato nel loro cammino; non si sono persi d’animo, confidando in Dio hanno continuato a camminare e cercare.

Anche noi abbiamo continuato a camminare e a cercare noi stesse, a scoprire cosa volevamo, a metterci in gioco, a cadere e a rialzarci senza mai perder la convinzione, anche nei momenti di sconforto, che sarebbe venuto Natale anche per noi.

Ora siamo qui con le nostre attese, le nostre paure, i nostri affetti, la nostra amicizia e sta arrivando Natale, il tempo dell’attesa sta finendo, inizia il tempo di vita nuova per noi e per le famiglie che abbiamo creato.

Comunità

Ieri sera ero al telefono con la mia amica che con voce squillante e orgogliosa mi dà la notizia che sta aspettando un bimbo/a. La stavo ascoltando felice come non mai…..e nel frattempo sto accarezzando il mio piccolo che ha appena finito di mangiare e mi guarda sorridendo , quasi lieto anche lui per la bellissima notizia. Poi pensandoci esattamente in questo periodo un anno fa stavo dando io la notizia a lei, questo per noi è il più importante dei traguardi. Immediatamente il mio pensiero è volato a ritroso nel tempo, a tutti quei momenti che io e lei abbiamo passato assieme, alle nostre chiaccherate fiume sia sul divano di casa, che al telefono, che in pizzeria; alle nostre uscite in “comitiva donne” dove per preparaci ci volevano ore e una quantità industriale di messaggi per decidere dove andare , ma soprattutto cosa mettere (a dire il vero lo facciamo ancora...), veniva mezzanotte prima che fossimo pronte... ora a mezzanotte siamo tra le braccia di Morfeo.

Mi sono venute in mente tutte le nostre “cene da single” dove le avventure e sventure in amore erano il piatto forte e soprattutto di come in quelle occasioni ci sembrava così lontano il sogno di una famiglia tutta nostra. Ricordo la fatica di certi momenti e la felicità di tanti altri, ma soprattutto ricordo di come in quei momenti ci siamo sempre state l’una per l’altra e siamo ancora qui a distanza di tanti anni. Le nostre vite sono cambiate: io sposata e lei con un nuovo amore, ma entrambe felici e

Maternità

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Maternità

In questi anni abbiamo imparato a contare su noi stesse, a diventare donne indipendenti e aperte all’accoglienza e alla vita. Ma quando sulla tua strada incroci chi come te sta camminando, allora scopri il bello del camminare assieme, di condividere quella strada e la meta, il bello di seguire assieme la stessa stella con la convinzione di aver trovato il compagno di cammino. E’ allora che abbiamo trovato la nostra grotta, la nostra famiglia il nostro sogno. Il tempo di Natale è tempo di attesa che si conclude, se così si può dire, con la nascita di Gesù, la nascita di una vita nuova per ciascuno di noi. In fondo guardando

indietro nel tempo questi anni, amica mia, sono stati il nostro “tempo dell’attesa”, le nostre “settimane dell’avvento”, ma sono felice di aver trovato te come compagna del cammino .

Ora arriva Natale e per me Natale è la nascita di Tommaso e per te Natale sarà la nascita del tuo bimbo/a e renderà speciale anche il mio Natale.

Ora davanti a noi abbiamo un nuovo cammino, con compagni di viaggio speciali, non ci resta che camminare con le scarpe dell’amicizia ai piedi ...buona strada amica mia.

Raffaella

PRESENTAZIONE DI “JUDICARIA” Giovedì 15 dicembre 2016 nel teatro parrocchiale, si è tenuta la presentazione della rivista JUDICARIA con Giancarla Tognoni che ha illustrato, insieme al prof. Graziano Riccadonna, responsabile della rivista, gli articoli delle associazioni “droate”: Comitato Pro Chiesa S. Antonio, Filodrammatica Cedro e l’associazione Andromeda.

Ringraziamo per il sostegno l’assessore alla cultura Marina Malacarne e gli autori degli articoli: G. Tognoni e Claudio Quinzani.

Comunità

Ceniga, Drena e Dro in festa

l’Arcivescovo Lauro celebra la Cresima Laura Giuliani

fatto il suo debutto. Non di meno le parole di entrambi i sindaci sono state di apprezzamento verso mons. Lauro Tisi, come nuovo pastore della Diocesi. “SalutarLa oggi, nei nostri paesi, a così poca distanza dalla sua nomina” ha esordito il sindaco Fravezzi “è un vero onore”. “Condivido appieno la scelta del nostro Papa di eleggerla a vescovo della Diocesi di Trento, non poteva fare una scelta migliore”. E come comunità civile, al fine di costruire “nuovi ponti” ha ringraziato per la costituzione dell’unità pastorale quale buon auspicio per l’unità anche dei comuni di Dro e Drena. Anche il sindaco di Drena Michelotti, ha ringraziato mons. Lauro “per essere presente in un’occasione così rilevante per le tre comunità, in cui molti giovani ricevono un Sacramento importante per la loro vita” e anche lui ha espresso il suo apprezzamento per la scelta del Santo Padre diretta a una persona che si è sempre spesa per il bene degli ultimi e di chi ha bisogno.

Al termine della Celebrazione don Stefano ha dunque invitato l’Arcivescovo ad essere di nuovo assieme alle tre parrocchie nel giorno in cui sarà istituita l’unità pastorale e per l’inaugurazione della chiesa dei santi Sisino, Martirio e Alessandro. Mons. Lauro si è trattenuto poi al pranzo in oratorio con il parroco, la comunità delle suore di Drena, i catechisti, i membri dei consigli pastorali e dell’associazione dell’oratorio con le loro famiglie, per un momento di convivialità.

Comunità

Domenica 8 maggio le nostre Comunità hanno accolto con entusiasmo e gioia il nuovo Arcivescovo, mons.

Lauro Tisi, invitato a celebrare il Sacramento della Confermazione per 30 cresimandi delle parrocchie di Ceniga, Drena e Dro. Prima della Santa Messa, un sagrato gremito di persone delle tre comunità, ha accolto l’Arcivescovo con le parole dei sindaci di Dro, sen.

Vittorio Fravezzi e di Drena Tarcisio Michelotti, del presidente del consiglio interparrocchiale, Sebastiano Matteotti, e alla presenza del maresciallo dei carabinieri di Dro, Vasco Degasperi. “È con grande onore e gioia” ha affermato il parroco don Stefano Anzelini “che accogliamo oggi, per la Celebrazione della Cresima dei nostri ragazzi, il nuovo Arcivescovo di Trento. Ci aveva assicurato la sua presenza quando ancora era vicario e l’ha confermata, ed è qui oggi, nonostante i tanti impegni”.

Mons. Lauro ha portato anche un importante annuncio alle tre parrocchie, infatti prossimamente sarà costituita l’unità pastorale, per completare quel percorso di unione e collaborazione che già da molti anni si sta portando avanti.

Come ricordato dal presidente del consiglio pastorale Matteotti, infatti, “sono molte le attività che vedono operare insieme le tre comunità: le attività estive con grest e campeggi, le attività di oratorio, il consiglio interparrocchiale” e da poco, come ricordato dal parroco, anche il coro interparrocchiale, che proprio in occasione della Prima Comunione e della Cresima ha da poco

Celebrazioni

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Cresima Appunti dall’omelia del Vescovo, Lauro Tisi nella festa dell’Ascensione

Comunità

Buone notizie arrivano dalle parole di Dio oggi!

Gesù lascia la terra, si stacca dalla storia e dopo quello che ha passato ha il coraggio di parlare bene del mondo. Lui avrebbe potuto maledire gli uomini ma reagisce parlando bene di loro. Dio ama gli uomini a prescindere da quello che fanno o non fanno, li percepisce figli. Ti ama non perché rendi ma perché ti percepisce figlio: è la notizia che Dio è amore. In questo momento tutti parlano male di sé, degli altri, nemmeno i giovani parlano bene! La realtà, il futuro ci appare brutto.

Dobbiamo imparare da Gesù che la storia è bella e buona. Per seguire Cristo non dovete rinunciare a niente di quello che vi piace, tutto è buono perché a far la differenza è come tu stai dentro la storia. Non c’è niente di male o cattivo, non esiste un mondo da cui tenersi alla larga, ma cuori che si chiudono in sé stessi. Lo Spirito Santo viene a donare ai ragazzi la tenerezza di Dio e sono i forti che hanno il coraggio della tenerezza, le donne, le mamme hanno questo coraggio! La vita viene data dagli uomini e dalle donne della tenerezza, che sanno dare una bella stretta di mano con compassione e prossimità. Uno sguardo fuori da se’ per accogliere l’altro, uno sguardo dentro di sé per ospitare chi ti da la forza di accogliere.

Della Parrocchia di Dro Benuzzi Claudia Bolognani Lorenzo Busato Chiara Chiarani Sara Ferraro Restagno Martina Floriani Sebastiano Leoni Keith Malfer Giulia Malfer Sophia Mattei Camilla Merighi Elena Michelotti Leonardo Miori Alessia Prus Alessia Ranno Rita Sartorelli Corinne Schirato Carlotta Tavernini Paola Trenti Mattia

Della Parrocchia di Ceniga

Cazzaniga Maddalena Gubert Marco Morandi Jacopo Petralito Jasmina Della Parrocchia di Drena

Barbiero Maia Barbiero Martino Bertazzoli Asiya Bortolotti Rachele Chistè Marco Lucero Raquel Pederzolli Sofia Oprandi Niki

Comunioni

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“Beati gli invitati al Banchetto di nozze dell’Agnello”

Domenica 1 maggio alcuni bambini delle Comunità di Ceniga e Dro si sono accostati per la prima volta all’Eucaristia. È stata questa un’occasione anche per gli adulti per riscoprire la bellezza e la gioia dell’incontro con Gesù. L’Eucaristia sia per loro sostegno e forza nel cammino della vita.

Nina Gianasi Emanuele G. Guarnieri Daniele Guba Sanna Erik Leoni Kevin Leoni Natanaele Michelotti Andrea Milanese Niccolò Morandi Tiziano Morandi Elisa Nicoletti Flavio Pantaleo

Giovanni Perini

Giulia Romeo

Nicolò Salvini Lorenzo Sartorelli Zoe Sartorelli Alessio Sorace

Alessandro Tavernini Stella Tavernini Francesca Tonelli

Comunità

Mattia Amistadi Laura Belotti Miriam Buoncoraglio Filippo Bortolotti Deisy Rosy Bresciani Lisa Brutti Elena Cristofori Lara Dalbosco Mattia Dallapè Cristian De Dominicis Andrea Destro Andrea Fazio

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Liturgia

Adeguamento liturgico STUDI E RIFLESSIONI SULLE NOSTRE CHIESE

Comunità

Se noi prestiamo attenzione, le chiese Parrocchiali delle nostre Comunità, sono tutte e tre tenute molto bene, alcune restaurate e sistemate da poco per quanto riguarda la struttura ma, carenti dal punto di vista dell’adeguamento liturgico. Che cosa significa? Dopo il Concilio Vaticano II, quando la Celebrazione della Santa Messa è stata riformata e non viene più celebrata sull’altare principale della Chiesa volgendo le spalle al popolo, si sono inseriti degli elementi che, a distanza di oltre 50 anni risultano ancora provvisori: si tratta dell’altare sul quale si celebra la Santa Messa e dell’ambone, cioè il luogo dal quale si legge la Parola di Dio. Sono i luoghi principali della Chiesa e della celebrazione e sono anche i luoghi ai quali riserviamo meno attenzione.

Di questo, almeno per Dro, si erano accorti più di dieci anni fa don Ambrogio Malacarne e don Zelindo Trenti, che con l’allora Parroco don Giorgio, avevano avviato delle riflessioni e degli studi per dotare il presbiterio della Chiesa dell’Immacolata di Altare, Sede ed Ambone adatti, in pietra e costruiti in modo artistico. Prossimamente, dopo aver concluso i lavori in San Sisinio, si vorrebbe realizzare anche questo progetto-sogno che in parte è già autorizzato dai Beni Culturali. Si proporranno degli incontri con la Comunità per riflettere e proporre una sistemazione che non sia più provvisoria (spesso questa parola è sinonimo di traballante).

Ha lavorato molto su questo studio l’artista della Val Gardena Paul De

Doss Moroder che i Consigli Pastorali hanno incontrato lo scorso anno.

Da queste pagine vogliamo anticipare qualche pensiero e qualche indicazione liturgica per iniziare insieme questa riflessione.

Prima di tutto è importante riconoscere la necessità di spazi sacri: la Chiesa, il Sagrato, il Presbiterio ed in essi il Fonte Battesimale (già dignitosamente valorizzato grazie al Circolo Culturale Amici dell’Oratorio), l’Ambone, L’altare e la Sede presidenziale.

“Le chiese siano solennemente dedicate o almeno benedette”, precisava una norma introduttiva del nuovo Messale Romano e proseguiva sottolineando l’impegno dei cristiani a tenere nel dovuto onore sia la chiesa cattedrale che quella parrocchiale, perché “l’una e l’altra” sono “segno di quella chiesa spirituale alla cui edificazione e sviluppo sono chiamati dalla loro professione cristiana”.

I vescovi italiani, in una nota, così si sono espressi riguardo alla vocazione e ministerialità dello spazio sacro: “I molteplici linguaggi ai quali la liturgia ricorre - parola, silenzio, gesto, movimento, musica, canto - trovano nello spazio liturgico il luogo della loro globale espressione. Da parte sua lo spazio contribuisce con il suo specifico linguaggio a potenziare e a unificare la sinfonia dei linguaggi di cui la liturgia è ricca. Così, anche lo spazio, come il tempo, viene coinvolto dalla celebrazione del mistero salvifico di Cristo e, di conseguenza, assume caratteri nuovi e originali”.

Dopo il Concilio, con un nuovo coinvolgimento dl’Assemblea nel Celebrare,

si è iniziato a pensare e preparare un nuovo spazio evidente e necessario per la liturgia. L’arte e la liturgia hanno la peculiare vocazione di strutturare uno spazio, senza il quale ogni azione liturgica è mortificata, mutilata e impossibile.

L’altare per la celebrazione è il centro e il punto focale dell’architettura della Chiesa e dell’Assemblea tutta.

Tra gli elementi dell’aula, l’altare riveste il ruolo principale. Esso costituisce come un polo, verso il quale lo sguardo del fedele è attratto, è il punto centrale e generatore di tutte le linee essenziali che compongono l’architettura della chiesa.

L’altare non è solo un oggetto ma anche un simbolo, abitato da Qualcuno.

Si deve allora mettere in evidenza la priorità della persona di Cristo rispetto all’oggetto.

L’altare è il luogo privilegiato e determinante dell’incontro con Dio. Sull’altare si compie il Mistero Eucaristico.

L’altare è il luogo d’incontro tra Dio e l’uomo.

L’altare è per l’architettura della chiesa, “ciò che il cuore è per il corpo”.

S. Ambrogio afferma che “l’altare è immagine del corpo, e il corpo di Cristo sta sull’altare”.

Ad esso va quindi il grande rispetto, il timore riverenziale, l’ornamentazione sobria e pulita. Sull’altare si pongono solo le cose essenziali della celebrazione: il libro e il calice. La tovaglia si pone in coincidenza con la celebrazione e la mensa deve essere libera. “L’ornamento dei fiori sia sempre misurato e, piuttosto che sopra la mensa dell’altare, si disponga attorno ad essa”. Non c’è spazio per oggetti vari, per coperture in vetro o nylon, o altre fantasticherie che il cattivo gusto molte volte può suggerire.

Sull’altare non si mette niente che non sia legato alla celebrazione, neanche il bambino appena battezzato per la fotografia ricordo o i registri per le firme o gli spariti del coro…

Pierangelo Sequeri scrive: ““La cosa più terribile del post-Concilio sono quegli altarini di legno con le gambette metalliche da insetto (magari pieghevoli), appollaiati in precario equilibrio tra il vecchio altare e i gradini. Un fatto del genere colpisce al cuore il simbolo dell’altare o lo destabilizza più che non una forma inestetica.

Modifica l’anima, la dirotta sul tavolino per farci la cena (o le carte) e poi via. Per contraccolpo le mura dell’edificio assorbono l’idea di stabilità sottratta all’altare; diventano la costante: il simbolo delle quali-

Comunità

NOI

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Liturgia

Comunità

tà indisponibili e universali dell’incontro di cielo e terra è perso. Non dimentichiamoci che la forza dei simboli agisce così.”

E ancora: “A complicare la cosa è la struttura della quasi totalità delle chiese che costringe a comprimere l’altare nuovo tra irremovibili balaustre e l’altare maggiore che continua a incombere come un vecchio accigliato alle sue spalle; davvero certi altarini nuovi non possono competere con la massiccia sostanza del vecchio, e proporsi perciò come punto d’attrazione di ogni sguardo e di ogni posizione”.

Già nel secolo IV l’altare è di pietra e piuttosto piccolo, di forma quadrata o leggermente rettangolare. Simeone di Tessalonica scrive (sec. XV): “La mensa è quadrangolare perché da essa sono nutrite e sempre si nutrono le quattro parti del mondo. Alta e rivolta verso il cielo perché il mistero è alto e celeste e del tutto trascendente la terra”.

Sia poi collocato in modo da costituire realmente il centro verso il quale spontaneamente converga l’attenzione di tutta l’assemblea, da tutti visibile e che appaia in relazione con tutti.

Deve apparire sempre “segno” di Cristo stesso, mistero della sua presenza, collegato al mistero personale di Cristo e della sua Pasqua, luogo in cui si com-

piono i misteri della salvezza e centro dell’assemblea.

Si legge nei documenti: l’altare è “il solo mezzo di prendere contatto con Dio. L’altare è il luogo di questo contatto: attraverso l’altare Dio viene verso di noi e noi andiamo a lui. Esso è l’oggetto più santo del tempio, perché lo si riverisce, lo si bacia e lo si incensa. É un centro di raggruppamento, il centro dell’assemblea cristiana; e a questo raggruppamento esteriore delle anime e dell’anima, il cui strumento è il simbolo stesso della pietra, uno dei più profondi - come l’albero, l’acqua e il fuoco - che raggiunge e tocca nell’uomo qualcosa di primordiale”.

L’Ambone, invece, è il luogo della proclamazione della Parola di Dio e non un leggio dal quale si può leggere o dire qualsiasi cosa.

Secondo la tradizione della Chiesa, l’Ambone rappresenta il giardino dell’Eden e il Giardino del Sepolcro dal quale si proclama la Parola di Matteo che è la novità del Vangelo: “‘ Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui, è risorto, come aveva detto”.

L’Ambone deve essere un monumento, non un semplice e traballante leggio, perché è il luogo della Parola, dell’An-

Liturgia

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nuncio Pasquale, deve essere posto in alto perché tutti possano vedere e udire la Parola.

Nelle indicazioni del Messale Romano si legge: “Nell’ambiente della chiesa deve esserci un luogo elevato, stabile ben curato e opportunamente decoroso, che risponda insieme alla dignità della Parola di Dio, suggerisca chiaramente ai fedeli che nella Messa vien preparata la mensa sia della Parola che del Corpo di Cristo, e infine sia adatto il meglio possibile a facilitare l’ascolto e l’attenzione dei fedeli durante la Liturgia della Parola. Si deve pertanto far sì, che secondo la struttura di ogni singola chiesa, l’ambone si armonizzi architettonicamente e spazialmente con l’altare”.

L’ambone deve esser distinto dal presbiterio e dal luogo dell’altare. La Parola alcune volte ha una celebrazione tutta sua, altre volte è messa in relazione con l’altare. L’ambone deve esprimere questa distinzione e nello stesso tempo l’unione con l’altare. Deve essere inoltre “fisso” (e non posticcio), luogo sobriamente ornato in modo stabile con fiori non recisi ma vivi, “speranza e pegno di frutti futuri; immagini proprie della varietà feconda della Parola di Dio che vien gettata come seme abbondante destinato a fruttificare (Lc 8,8). Bisogna inoltre

tenere presente che la sua decorazione fondamentale è la luce, non solo per un espediente pratico ma soprattutto per il suo simbolismo peculiare. ”Lampada per i miei passi è la tua parola. Luce sul mio cammino” Ps 118,103 e accanto ad esso va posto il cero pasquale.

Anche la sede ha la sua importanza ed ha bisogno del suo spazio che va oltre la semplice seduta. Non è una suppellettile di servizio per far riposare il Parroco, ma rappresenta il ruolo di presidente e di maestro del Parroco. Nella Celebrazione di ingresso di un Parroco, gli viene consegnata la sede pronunciando queste parole: “Ecco a te la sede presidenziale. Qui, per il tuo ministero, renderai presente il Signore Gesù Cristo e manifesterai la comunione con il Vescovo nell’assemblea dei fedeli. Esercita il tuo compito pastorale nello spirito evangelico di sollecito servizio per il bene dei fratelli.”

Crediamo sia arrivato il momento di prendere in considerazione queste riflessioni e mettere in pratica queste indicazioni. Abbiamo bisogno di segni che parlano nel modo giusto e che diventano simboli di ciò che crediamo e di ciò che speriamo.

Comunità

I Consigli Pastorali hanno incontrato l’artista della Val Gardena Paul De Doss Moroder, gennaio 2016

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Dall’archivio

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dall’archivio di don Alberto:

due immagini della chiesa di Drena

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Dall’archivio

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Catechesi

Catechesi ESPERIENZA DI CATECHISTA Benedetta Luini

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Mi è stato chiesto di parlare della mia esperienza di catechista all’interno della parrocchia ed eccomi.

Mi chiamo Benedetta, ho due bambini alle elementari, sono libera professionista, non ho parenti vicino che mi possano dare una mano nella quotidianità...eppure sono anche catechista! Sì, perché quando il Signore chiama non si può dir di no e nel momento in cui si dice sì, ci si mette nelle sue mani, anche per l’organizzazione familiare e gli impegni lavorativi.

Avrei avuto tante scuse per dir di no, anzi, all’inizio avevo cercato di schivarlo questo impegno pur dando la disponibilità, quando una mamma si era proposta avevo tirato un sospiro di sollievo pensando che questa volta il Signore aveva scelto qualcun’altra, ma invece no, dopo poco la mamma che si era resa disponibile ha dovuto rinunciare all’impegno e quindi eccomi!

Grazie a Dio il cammino non si fá da soli e come gli apostoli andiamo due a due, la mamma a cui avevo chiesto una mano mi ha dato la sua disponibilità, anche lei pur avendo mille impegni.

Il nostro cuore ci parla, basta trovare il tempo per ascoltarlo. Il cuore dell’uomo è sempre alla ricerca del vero e della felicità e la cosa più bella é che tutti gli uomini dai più piccini ai più anziani, di tutte le razze e le ragioni sociali portano dentro di se lo stesso desiderio, basta ascoltarlo.

Nel discorso di papa Francesco ai partecipanti al congresso internazionale

sulla catechesi tenutosi Venerdì, 27 settembre 2013 diceva:...

“San Paolo scriveva: «L’amore di Cristo ci spinge», ma quel “ci spinge” si può tradurre anche “ci possiede”. E’ così: l’amore ti attira e ti invia, ti prende e ti dona agli altri. In questa tensione si muove il cuore del cristiano, in particolare il cuore del catechista. Chiediamoci tutti: è così che batte il mio cuore di catechista: unione con Gesù e incontro con l’altro? “...

Per me, a volte è faticoso stare davanti ai bambini, per tanti motivi, a partire dalla stanchezza dovuta ai troppi pensieri di noi adulti e a quella dei bimbi che escono da scuola e vengono direttamente a catechesi mangiando velocemente una merendina portandosi con se le varie situazioni familiari ed i rapporti spesso difficili anche tra coetanei.

Il Papa parlando di Giona diceva:... ...”Ci insegna a non aver paura di uscire dai nostri schemi per seguire Dio, perché Dio va sempre oltre. Ma sapete una cosa? Dio non ha paura! Sapevate questo voi? Non ha paura! E’ sempre oltre i nostri schemi! Dio non ha paura delle periferie. Ma se voi andate alle periferie, lo troverete lì. Dio è sempre fedele, è creativo. Ma, per favore, non si capisce un catechista che non sia creativo. E la creatività è come la colonna dell’essere catechista. Dio è creativo, non è chiuso, e per questo non è mai rigido. Dio non è rigido! Ci accoglie, ci viene incontro, ci comprende. Per essere fedeli, per essere creativi, bisogna saper cambiare. Saper

a 8 anni non sanno ancora fare il segno di croce e davanti al crocefisso chiedono: “cosa è questa roba”...le domande vengono spontanee, ma come mi disse un caro amico, nella carità non bisogna pretendere, bisogna sorprendersi e pensare che noi possiamo solo provare a mettere un seme, un barlume nelle periferie dell’umano.

La parrocchia ha proposto una bella iniziativa per coinvolgere i bambini ed i ragazzi nel condividere un luogo che possa diventare punto di riferimento per loro e le famiglie. Durante i pomeriggi di catechesi la sala seminterrata dell’oratorio di Dro rimane aperta e c’è un ragazzo che offre il suo tempo alla parrocchia per seguire i ragazzi che vogliono stare insieme a giocare. É un tentativo di far ripartire l’oratorio, farlo vivere e per questo ha aperto le sue porte. Il tentativo è partito lentamente e sta prendendo piede, ora tocca a tutti noi!

Buon Natale

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cambiare. E perché devo cambiare? E’ per adeguarmi alle circostanze nelle quali devo annunziare il Vangelo. Per rimanere con Dio bisogna saper uscire, non aver paura di uscire”......”Ma voi sapete una delle periferie che mi fa così tanto male che sento dolore - lo avevo visto nella diocesi che avevo prima? E’ quella dei bambini che non sanno farsi il Segno della Croce. A Buenos Aires ci sono tanti bambini che non sanno farsi il Segno della Croce. Questa è una periferia! Bisogna andare là! E Gesù è là, ti aspetta, per aiutare quel bambino a farsi il Segno della Croce. Lui sempre ci precede.”

Quest’ultima parte di cui parlava il Papa mi ha fatto spalancare gli occhi: allora anche i nostri paesi sono periferia del mondo come Buenos Aires, perché anche tra noi ci sono bambini che

Catechesi

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Indicazioni

La Cremazione NELLA DOTTRINA DELLA FEDE - INDICAZIONI

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Quante volte ci siamo chiesti, vista ormai la consolidata prassi anche nelle nostre comunità di scegliere la cremazione in occasione dell’esperienza della morte se, per i credenti, ci sono delle indicazioni al riguardo. Ecco allora uno stralcio, nelle parti che più ci interessano, dell’ultima istruzione al riguardo della Congregazione per la Dottrina della Fede e approvata dal Papa Francesco: Ad resurgendum cum Christo circa la sepoltura dei defunti e la conservazione delle ceneri in caso di cremazione

Per risuscitare con Cristo, bisogna morire con Cristo, bisogna «andare in esilio dal corpo e abitare presso il Signore» (2 Cor 5,8). (…)La prassi della cremazione si è notevolmente diffusa in non poche Nazioni, ma nel contempo si sono diffuse anche nuove idee in contrasto con la fede della Chiesa. (…)

La risurrezione di Gesù è la verità culminante della fede cristiana, predicata come parte essenziale del Mistero pasquale fin dalle origini del cristianesimo: «Vi ho trasmesso quello che anch’io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici» (1 Cor 15,3–5).

Mediante la sua morte e risurrezione, Cristo ci ha liberato dal peccato e ci ha dato accesso a una nuova vita: «Come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una

vita nuova» (Rm 6,4). Inoltre, il Cristo risorto è principio e sorgente della nostra risurrezione futura: «Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti...; e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo» (1 Cor 15,20–22).

Se è vero che Cristo ci risusciterà nell’ultimo giorno, è anche vero che, per un certo aspetto, siamo già risuscitati con Cristo. Con il Battesimo, infatti, siamo immersi nella morte e risurrezione di Cristo e sacramentalmente assimilati a lui: «Con lui infatti siete stati sepolti insieme nel Battesimo, in lui anche siete stati insieme risuscitati per la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti» (Col 2,12).

Uniti a Cristo mediante il Battesimo, partecipiamo già realmente alla vita di Cristo risorto (cf. Ef 2,6).

Grazie a Cristo, la morte cristiana ha un significato positivo. La liturgia della Chiesa prega: «Ai tuoi fedeli, Signore, la vita non è tolta, ma trasformata; e mentre si distrugge la dimora di questo esilio terreno, viene preparata un’abitazione eterna nel cielo». Con la morte, l’anima viene separata dal corpo, ma nella risurrezione Dio tornerà a dare la vita incorruttibile al nostro corpo trasformato, riunendolo alla nostra anima. Anche ai nostri giorni la Chiesa è chiamata ad annunciare la fede nella risurrezione: «La risurrezione dei morti è la fede dei cristiani: credendo in essa siamo tali».

Seguendo l’antichissima tradizione cristiana, la Chiesa raccomanda insistentemente che i corpi dei defunti vengano seppelliti nel cimitero o in altro

sacri favorisce il ricordo e la preghiera per i defunti da parte dei familiari e di tutta la comunità cristiana, nonché la venerazione dei martiri e dei santi.

Mediante la sepoltura dei corpi nei cimiteri, nelle chiese o nelle aree ad esse adibite, la tradizione cristiana ha custodito la comunione tra i vivi e i defunti e si è opposta alla tendenza a occultare o privatizzare l’evento della morte e il significato che esso ha per i cristiani.

Laddove ragioni di tipo igienico, economico o sociale portino a scegliere la cremazione, scelta che non deve essere contraria alla volontà esplicita o ragionevolmente presunta del fedele defunto, la Chiesa non scorge ragioni dottrinali per impedire tale prassi, poiché la cremazione del cadavere non tocca l’anima e non impedisce all’onnipotenza divina di risuscitare il corpo e quindi non contiene l’oggettiva negazione della dottrina cristiana sull’immortalità dell’anima e la risurrezione dei corpi.

La Chiesa continua a preferire la sepoltura dei corpi poiché con essa si mostra una maggiore stima verso i defunti; tuttavia la cremazione non è vietata, «a meno che questa non sia stata scelta per ragioni contrarie alla dottrina cristiana».

Qualora per motivazioni legittime venga fatta la scelta della cremazione del cadavere, le ceneri del defunto devono essere conservate di regola in un luogo sacro, cioè nel cimitero o, se è il caso, in una chiesa o in un’area appositamente dedicata a tale scopo dalla competente autorità ecclesiastica.

Sin dall’inizio i cristiani hanno desiderato che i loro defunti fossero oggetto delle preghiere e del ricordo della comunità cristiana. Le loro tombe divenivano luoghi di preghiera, della memoria e della riflessione. I fedeli defunti fanno parte della Chiesa, che crede alla comunione «di coloro che sono pelle-

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luogo sacro.

Nel ricordo della morte, sepoltura e risurrezione del Signore, mistero alla luce del quale si manifesta il senso cristiano della morte, l’inumazione è innanzitutto la forma più idonea per esprimere la fede e la speranza nella risurrezione corporale.

La Chiesa, che come Madre ha accompagnato il cristiano durante il suo pellegrinaggio terreno, offre al Padre, in Cristo, il figlio della sua grazia e ne consegna alla terra le spoglie mortali nella speranza che risusciterà nella gloria.

Seppellendo i corpi dei fedeli defunti, la Chiesa conferma la fede nella risurrezione della carne, e intende mettere in rilievo l’alta dignità del corpo umano come parte integrante della persona della quale il corpo condivide la storia. Non può permettere, quindi, atteggiamenti e riti che coinvolgono concezioni errate della morte, ritenuta sia come l’annullamento definitivo della persona, sia come il momento della sua fusione con la Madre natura o con l’universo, sia come una tappa nel processo della re–incarnazione, sia come la liberazione definitiva della “prigione” del corpo.

Inoltre, la sepoltura nei cimiteri o in altri luoghi sacri risponde adeguatamente alla pietà e al rispetto dovuti ai corpi dei fedeli defunti, che mediante il Battesimo sono diventati tempio dello Spirito Santo e dei quali, «come di strumenti e di vasi, si è santamente servito lo Spirito per compiere tante opere buone».

Il giusto Tobia viene lodato per i meriti acquisiti davanti a Dio per aver seppellito i morti, e la Chiesa considera la sepoltura dei morti come un’opera di misericordia corporale.

Infine, la sepoltura dei corpi dei fedeli defunti nei cimiteri o in altri luoghi

Indicazioni

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Indicazioni

grini su questa terra, dei defunti che compiono la loro purificazione e dei beati del cielo; tutti insieme formano una sola Chiesa».

La conservazione delle ceneri in un luogo sacro può contribuire a ridurre il rischio di sottrarre i defunti alla preghiera e al ricordo dei parenti e della comunità cristiana. In tal modo, inoltre, si evita la possibilità di dimenticanze e mancanze di rispetto, che possono avvenire soprattutto una volta passata la prima generazione, nonché pratiche sconvenienti o superstiziose.

Per i motivi sopra elencati, la conservazione delle ceneri nell’abitazione domestica non è consentita. Le ceneri, tuttavia, non possono essere divise tra i vari nuclei familiari e vanno sempre assicurati il rispetto e le adeguate condizioni di conservazione.

Per evitare ogni tipo di equivoco panteista, naturalista o nichilista, non sia permessa la dispersione delle ceneri nell’aria, in terra o in acqua o in altro modo oppure la conversione delle ceneri cremate in ricordi commemorativi, in pezzi di gioielleria o in altri oggetti, tenendo presente che per tali modi di procedere non possono essere addotte le ragioni igieniche, sociali o economiche che possono motivare la scelta della cremazione.

Nel caso che il defunto avesse notoriamente disposto la cremazione e la dispersione in natura delle proprie ceneri per ragioni contrarie alla fede cristiana, si devono negare le esequie, a norma del diritto.

Roma, 15 agosto 2016

ALCUNE INDICAZIONI

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In diverse occasioni, ritrovandoci con i sacerdoti e con i Consigli Pastorali, si sono rilevate alcune indicazioni pratiche che possono essere valide nelle nostre comunità in occasione della morte dei fedeli delle nostre Parrocchie.

Suono delle campane: di norma si preferisce suonare per annunciare alla comunità la morte di qualche nostro fratello ed invitare ad una preghiera, dopo che è stato fissato l’orario e il giorno dei funerali per poter esporre in bacheca l’avviso in modo che tutti possano avere le notizie precise.

Il Rosario, con il Consiglio Pastorale, si è deciso di farlo sempre la sera prima dei funerali: è la Comunità cristiana che si ritrova a pregare per un suo membro. Eventualmente si può valutare con la famiglia se farlo in un altro momento qualora il giorno precedente al funerale sia domenica o altro giorno di festa.

Per quanto riguarda gli orari si raccomanda per l’inverno di rimanere fra le 14.00 e le 15.00 e per l’estate si ritiene opportuno non andare oltre le 16.00 tenendo presente anche l’impegno degli addetti al servizio funebre.

Eventualmente al mattino fra le 10.00 e le 10.30. Secondo quelle che sono le indicazioni diocesane, non si celebrano funerali la domenica e nei giorni festivi.

Tutto comunque va concordato di volta in volta con la Parrocchia per evitare che ci siano sovrapposizioni di orari, tenendo conto che, da qualche anno, un parroco è responsabile di più parrocchie.

Qualora si scelga la cremazione, è buona tradizione, anche nel momento della sepoltura, fare un momento di preghiera e di benedizione. In questo caso va concordato con il Comune e con il Parroco,

ma si tenga come orario preferibile la tarda mattinata in quanto spesso è successo che organizzandosi per il pomeriggio, in qualche occasione è andato a coincidere con qualche funerale. Qualora ci sia l’arrivo di più urne cinerarie, non si escluda la possibilità di fare un’unico momento di benedizione.

Si lancia da queste pagine anche una proposta: qualche volta succede che è necessario celebrare due o più funerali nello stesso giorno e nella stessa Par-

rocchia. Non è forse il caso di prendere in considerazione, in quelle occasioni, la possibilità di fare un’unica celebrazione? Sarebbe facilitata la partecipazione di tutta la comunità e si può esprimere in modo visibile l’essere parte di una comunità.

Nel funerale, mantenendo sempre il suo significato spirituale e di fede, si evitino gli applausi e si mantenga una certa sobrietà nei discorsi finali e di saluto.

Indicazioni

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Confraternita del Terz’ Ordine con stendardo della morte

...da Betlemme a Dro La Luce della Pace

Facciamoci “portatori di luce” diffondendola nella Comunità, nei gruppi, nei luoghi di lavoro e sofferenza, con l’invito di tenerla accesa quanto più a lungo possibile non solo nella propria casa e nei luoghi del vivere, ma soprattutto nei cuori di ogni uomo.

Porta con te nella Santa Messa di Natale una candela per poter accendere nella tua casa “La Luce di Betlemme”.

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2016 - Accogliamola insieme nella notte di Natale nella chiesa di Dro

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Grest estivo

GREST 2016 Come tutti gli anni il nostro team di animatori si è dato da fare per creare un qualcosa di speciale per i nostri ragazzi, un’avventura allo scopo di divertirsi, imparare, giocare tutti assieme. Quest’anno ci siamo impegnati a trovare qualcosa di innovativo ed efficace allo stesso tempo, e che potesse portare nuove idee ed ispirazioni da trasmettere a tutti i bambini.

L’obbiettivo di noi animatori, oltre che far sorridere e divertire, è quello di stare tutti insieme, coinvolgere allo stesso modo ogni singolo bambino in modo da farlo sentire come in una seconda grande famiglia e trasmettere un messaggio di fede.

L’esperienza del grest è un’esperienza che ti fa crescere tanto, perché ti porta sempre a nuovi obiettivi per migliorare l’ambiente che ci circonda per ben due settimane, due settimane intense, piene

di preparazione, collaborazione, sperimentazione; sperimentazione perché ci piace cambiare modo di sorridere, DI FAR SORRIDERE, perché il bello di essere animatore è proprio sentirsi responsabile di tutti quei sorrisi.

La relazione che si crea tra noi animatori ed ogni animato, fa capire che non serve conoscersi da una vita per stare bene insieme, bastano solamente quei primi cinque minuti di presentazione, che subito negli occhi si vede il legame che si sta creando e che, in sole due settimane, si riesce ad approfondire.

La cosa che mi piace di più del grest è l’accoglienza, è il primo impatto che si ha con i bambini, e dove noi animatori possiamo sbizzarrirci facendo balli, scenette e ovviamente non può mancare la parte di riflessione. Ogni giorno come riferimento per il tema della giornata, portiamo una frase diversa, queste frasi vanno poi a dividere in piccoli pezzi il tema del grest.

I pomeriggi sono organizzati in modo da poter svolgere ogni tipo di attività: come i laboratori prima della merenda, e poi lo spazio dedicato ai differenti sport, metodo di sfogo e di divertimento.

L’esperienza del grest la consiglierei a

Comunità

di dar vita a questa fantastica avventura, e che contano su di noi per portare avanti tutte queste attività lasciando spazio ai giovani.

Grazie infinite!

Insieme è più bello!!!

Alessia

Comunità

tutti: sia ai bambini ma anche ai ragazzi come animatori, una mano in più non fa mai male. Collaborazione e aiuto sono le parole chiave per reggere questo tipo di attività, tutti insieme possiamo creare qualcosa di meraviglioso e utile per gli altri.

Ovviamente dobbiamo ringraziare i responsabili che ogni anno ci permettono

Grest estivo

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Campeggi

“Al di là del tuo pianeta”

...Campeggio medie superiori 2016!

Il campeggio 2016 medie e superiori ha avuto come tema “Al di là del tuo pianeta” ed è stato svolto prendendo spunto dal libro: Il piccolo principe (Le Petit Prince), l’opera più conosciuta di Antoine de Saint-Exupery, pubblicato nel 1943. Un racconto molto poetico che – nella forma di un’opera letteraria per ragazzi – affronta temi come il senso della vita e il significato dell’amore e dell’amicizia.

I temi affrontati con i ragazzi, divisi in tre gruppi - I media, II e III media e superiori – sono stati: - TU MI CONOSCI: l’unicità - HO SCELTO TE: amicizia/amore - ANDARE OLTRE LE APPARENZE - PRENDERSI CURA - L’USO DEL TEMPO - RICORDARE - PER DIRE UN: GRAZIE!

Comunità

È sempre bello parlare di temi così importanti con i ragazzi e ancora di più quando si lasciano stimolare, è allora che si realizza la magia del campeggio.

Nascono discussioni e scambi di opinioni importanti che di certo possono aiutare a crescere sia i ragazzi che gli animatori, nasce un confronto che è capace anche di creare legami e rapporti di fiducia e amicizia.

E ora, per concludere, qualche pensiero da parte di alcuni animatori e via con le nostre foto!!!

“Giá dall’inverno abbiamo scelto la storia del Piccolo Principe come metafora di un cammino speciale. Per me è stato il primo campeggio in questa nuova realtà, un tempo di gioia, condivisione, scambio, stupore cercando di camminare accanto ai ragazzi nel rileggere la vita come sognata per un progetto più grande che ci chiama a saper guardare oltre le apparenze, a saper custodire ciò che serve e gettare ciò che non costruisce, a vigilare e aver cura del pianeta che è la nostra vita... pianeta piccolo tra tanti ma sognato, voluto e amato da Dio in modo unico”.

Sr. Barbara “C’è poco da dire, in campeggio ci siamo divertiti un sacco! Abbiamo cantato, giocato, camminato, ballato, ma soprattutto abbiamo riso! Insieme abbiamo anche cercato di ampliare i nostri orizzonti, riflettendo sulle persone che siamo e quelle che vogliamo diventare, i nostri sogni e le nostre prospettive. I ragazzi hanno imparato una lezione importante, che ci auguriamo li guiderà per tutta la vita: non si vede bene che con il cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi!

Oratorio Giovani

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Foto di gruppo sul ponte della cascata di Tret!

ComunitĂ

Staff animatori con i ragazzi piĂš grandi di I superiore

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Campeggi

Grazie a tutti per aver reso anche questo campeggio un’esperienza INDIMENTICABILE!!!”

Chiara Tamanini “Ogni nuovo campeggio è una nuova sorpresa, c’è poco da dire! Più o meno sai cosa ti aspetta, perché hai aiutato ad organizzarlo, ma poi la settimana trascorre e non avresti mai potuto aspettarti la felicità che tutti i “campeggiatori” e in particolare i ragazzi sono in grado di regalarti!”

Sabrina Tavernini

“Un saluto a tutti i ragazzi! Anche quest’anno è stata un’avventura stupenda, come sempre sono stati insuperabili, allegri e simpatici. Un grazie a Don Stefano per la sua supervisione, alle cuoche instancabili e premurose e a tutti gli animatori: amici di viaggio con cui tutto è possibile. Auguro buone feste a tutti e un arrivederci al prossimo anno”.

Luca Sartorelli

Abbiamo tanto, forse tutto quello che ci serve, abbiamo amici, oggetti, giochi, ambienti, occasioni... ci sono cose che consideriamo importanti, indispensabili, oppure inutili e faticose, cose che ci piacciono o meno... ma cosa davvero consideriamo essenziale?

Al prossimo campeggio!

Lo Staff

Gruppo animatori

Comunità

“Insieme si può”

Campeggi

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Campeggio elementari estate 2016 ci hanno dato energia e vita per affrontare nel modo migliore le varie attività.

Novità rispetto all’anno scorso sono sicuramente la casa nuova nel, seppur vicino, paese di Castelfondo; nuovi animatori giovani e adulti; il nuovo cuoco e la mitica Suor Daniela.

I campeggianti

Comunità

Ed ecco che, come da prassi, la prima settimana di agosto si è svolto il fenomenale campeggio a Castelfondo in compagnia dei ragazzi delle elementari.

Siamo partiti alla carica in 75 il 30 luglio, con in mente soltanto una cosa…

SporTiAmo. Era questo infatti il tema che ha caratterizzato le giornate del nostro campo.

L’entusiasmo e la curiosità erano al massimo, accentuati ancor di più dalla voglia di stare insieme e divertirsi in allegria. Giochi, camminate, momenti di riflessione e formazione sono stati conditi da menù e piatti speciali – preparati dal nuovo super cuoco Marco – che

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Campeggi

Commenti dei partecipanti e delle famiglie “Mi sono divertito molto durante tutta la settimana e in particolare con i giochi intorno al falò” “Per me e’ stata la prima esperienza del campeggio fuori casa e sicuramente non sarà l’ultima!”

“Ringrazio tutti quelli che hanno reso possibile questo, perché mi rendo conto che per la buona riuscita, vi è l’impegno costante” “Bello e divertente... Non vedo l’ora di venirci anche l’anno prossimo”

Bambini increduli animano un torneo tra animatori

Comunità

ECHI DI GMG!

GMG

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Cracovia 2016 “Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia” (Mt 5,7) di divertimento e svago, di un po’ di turismo, e di momenti di preghiera e riflessione personale e insieme ad altre migliaia di giovani. Tutti insieme per testimoniare che si può essere giovani e credere nell’amore misericordioso di Dio! Eccoci qui!

Siamo partiti in 5 tra Dro, Ceniga, Drena e insieme a qualche foto vi lasciamo un nostro breve pensiero per esprimere quello che ci è rimasto nel cuore.

“La GMG è un evento senza barriere culturali. Quello che più mi ha colpito è stata la semplicità con cui ci si approciava alle persone di diverse nazionalità che si incontravano. È senz’altro un’esperienza da provare! Quando si è in compagnia si dimenticano i lati negativi e ogni giornata si è sempre conclusa alla grande e nel migliore dei modi, insieme!”

Andrea Argiolas Foto di gruppo fuori dal santuario di Giovanni Paolo

Comunità

La Giornata Mondiale della Gioventù di Cracovia è stata un’esperienza unica per migliaia di giovani di tutto il mondo! Ogni GMG lo è, ma ognuna è un’esperienza unica rispetto alle altre.

Sarà per i luoghi diversi dove si svolge ma, soprattutto, per le persone che incontri e con le quali condividi un pezzo di strada. Per chi ci è già stato è sempre una nuova emozionante avventura e per chi è la prima volta che ci va, è un’occasione meravigliosa per scoprirsi parte di un mondo di cui magari non conosceva l’esistenza.

Vivere in prima persona una Giornata Mondiale della Gioventù ti lascia tantissime emozioni che, affollate nella mente al ritorno, si riescono a organizzare in un chiaro pensiero dopo un po’ che si è tornati a casa, quando anche la stanchezza si affievolisce. Non si tratta solo di un viaggio alla scoperta di nuove città, ma di un viaggio alla scoperta della propria fede, fatto di momenti

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GMG

“Questa GMG mi ha fatto capire che, se si prende esempio dalla gioia dei giovani che hanno invaso Cracovia, la pace e la fratellanza tra i popoli non sono un’utopia. Pensando poi a confini più vicini, sono stato davvero felice di come si sono svolti e come sono stati vissuti i momenti con la pastorale giovanile trentina: dalla partecipazione intensa alle Messe e alle catechesi; era come se fossimo un’unica famiglia! Mi porterò di certo nel cuore poi, la gentilezza e la disponibilità del popolo polacco”.

Simone Bombardelli È stata un’esperienza con la quale ho potuto conoscere nuove persone e intensificare rapporti con giovani di altri oratori della nostra zona. Un’esperienza faticosa, sì, ma alla fine ogni gioia provata, ogni bella parola, mi hanno fatto dimenticare tutta la fatica”.

Ilaria Consolati

“GMG di Cracovia: un’esperienza divertente e istruttiva. Si sono potute conoscere nuove persone, ma anche rafforzare i rapporti con quelle che già si conoscevano. Fratellanza e unione tra tutte le persone son stati i valori più importanti di questo grande viaggio dove tutti, pur essendo di nazionalità o etnia diversa, si sono trovati per lo stesso scopo ovvero la misericordia e la pace.”

Martino Monfredini “La GMG mi lascia sempre una carica speciale e una voglia di fare, appena rientrata a casa. È un po’ come fosse un carica batterie della fede e del desidero di fare qualcosa di bello nella comunità.

Mi piacerebbe che sempre più giovani delle nostre parrocchie partecipassero, almeno una volta, per sentire di persona la gioia di essere dei giovani cristiani che insieme si divertono, pregano e credono!”

Laura Giuliani

Andrea, Ilaria e Martino a spasso per Cracoviala Gruppo a Casa Italia

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Giubileo Giovani

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Giubileo dei Ragazzi

“Crescere misericordiosi come il Padre” so da cui nasce ogni riconciliazione e ogni dolcezza.”

Giubileo? “Il Giubileo è la festa a cui Gesù invita proprio tutti, senza distinzioni e senza escludere nessuno.”

Il Papa ha atteso ad aprile i ragazzi da tutto il mondo, 7mila sono arrivati a Roma raccogliendo l’invito del Pontefice. Tra così tanti giovani anche alcuni adolescenti delle nostre parrocchie hanno partecipato a queste giornate.

Momenti intensi e di riflessione come il pellegrinaggio verso la porta Santa e la confessione in piazza San Pietro, si sono alternati alla grande festa allo Stadio Olimpico.

Comunità

Crescere misericordiosi? Ma cos’è?

E’ il tema del Giubileo dedicato ai ragazzi ed il Papa lo spiega con queste parole “…è imparare a essere coraggiosi nell’amore concreto e disinteressato, significa diventare grandi tanto nel fisico, quanto nell’intimo.” E prosegue invitando gli adolescenti a questo evento: “Questo tempo prezioso coinvolge anche voi”, “e io mi rivolgo a voi per invitarvi a prenderne parte, a diventarne i protagonisti, scoprendovi figli di Dio (cfr 1 Gv 3,1). Vi vorrei chiamare uno a uno, vi vorrei chiamare per nome, come fa Gesù ogni giorno, perché lo sapete bene che i vostri nomi sono scritti in cielo (Lc 10,20), sono scolpiti nel cuore del Padre che è il Cuore Misericordio-

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Giubileo Giovani

Andrea ha partecipato a questo Giubileo: Quando ho sentito questa parola mi sono chiesto cosa significasse e dopo questa esperienza l’ho capito. Per prima cosa per me significa soprattutto “Amore” perché è Dio la cosa principale del Giubileo e secondo sono i ragazzi perché siamo Noi che siamo cercati da Gesù.

E’ stata un’esperienza unica. L’ho vissuta minuto per minuto senza perdere neanche un secondo la voglia di essere lì.

Laura P. + Andrea

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Oratorio Giovani

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che è bello buttarsi, mal che vada avrai incontrato nuove persone, giovani che come te condividono le stesse domande.

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Il Vescovo aveva preannunciato nella giornata della sua ordinazione episcopale che in autunno avrebbe voluto lavorare con noi giovani sulla parola di Dio, perché “bisogna raccontarlo questo Dio capovolto”. Incontrarsi per scoprire che la parola di Dio non è quello che noi giovani pensiamo che sia, ma qualcosa di molto più bello, di attraente, è “adrenalina per la vita”.

Detto, fatto! Il primo appuntamento si è svolto ad inizio novembre e ha visto partecipare più 300 giovani dai 18 anni in su. In questo viaggio ci accompagnano i personaggi del Vangelo di Marco ed il Vescovo Lauro approfondisce e ci aiuta a capire a pieno il Vangelo, dopodiché siamo noi protagonisti, ci è data la possibilità di riflettere e anche di confrontarci con gli altri giovani.

Una cosa un pò strana? Titubanti perché ci si trova in seminario? Credo

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Giovani

Festa Diocesana Adolescenti

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“Quando sarà quella festa... ma si dai quella al palaTrento?”.

Ecco cosa chiedevano i ragazzi subito dopo le attività estive. Non vedevano l’ora di partecipare alla Festa Adolescenti che si svolge nel mese di ottobre.

Una giornata entusiasmante che da il La alle nostre attività. Forse eravamo ancor più trepidanti degli anni scorsi, perché volevamo vedere l’immenso fondale da noi realizzato, raffigurante il tema: “Dove mi (im)porta”.

Il palaTrento, che solitamente ospita giocatori in campo e tifosi in platea, in questa occasione non ha più spettatori, ma solo protagonisti.

La giornata non è solo una grande e bellissima festa, ma anche un’occasione per collaborare con altri giovani. Molte altre realtà si alternano ogni anno, c’è chi balla, chi realizza la recita, chi prepara i momenti gogliardici e chi canta animando la S. Messa. Infatti arriva anche questo momento e si potrebbe pensare che il Vescovo ci parli come dice lui stesso “di cose che rompono” come la preghiera.

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Forse perché noi pensiamo che sia recitare le preghierine, ma invece ci racconta che “guardare Gesù, è dire: Gesù sei troppo forte.. tu ci parli di cose belle e di vita bella e io vorrei vivere questa vita bella. Allora perché pregare sempre? Perché se hai in mente questa vita bella, l’hai in mente quando lavori, quando vai a scuola, quando ti diverti”, infine conclude augurandoci che la vita bella che è Gesù, ci venga nel cuore e ce la portiamo dietro.

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Giovani

Che meraviglia!

Gruppo Giovani Oratorio Dro - Ceniga Drena

Vita, entusiasmo, energia, vivacità, sguardi, gruppo, scherzi, abbracci, sorrisi... che meraviglia!!!

Come descrivere tutto questo a parole? Come raccontare il gruppo giovani? Ci si può provare, certo, ma solo in parte, perchè solo vivendo le esprienze, sperimentandolo si può sentire a pieno il volersi bene incondizionatamente e l’accogliere l’altro come dono.

Vogliamo provare a portarvi con noi nel nostro cammino con qualche istantanea.

Siamo immortalati un pò buffi, entusiasti, in gruppo ed anche laboriosi.

Già, come vedi diamo spazio a tante attività come giochi, un fantastico campeggio invernale, cene, riflessioni e tanto tanto altro, ma sopratutto c’è sempre spazio per ognuno.

Animatrice

Comunità

ComunitĂ

Giovani

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NOTA Redazione: don Stefano Anzelini, Mario Bortolotti, Corrado Angeli, Elvira Angeli, Giovanna Gianordoli, Laura Parisi, Sebastiano Matteotti e Zita Zanoni.

La responsabilità della pubblicazione di questo Bollettino Parrocchiale e della redazione è esclusiva delle Parrocchie di Ceniga, Drena e Dro e quindi del Parroco pro tempore.

Ogni richiesta, reclamo e proposta, vanno rivolti solo ed esclusivamente al Parroco che solleva la redazione da ogni responsabilità.

Foto: Archivi Parrocchiali, Laura Parisi, Sebastiano Matteotti e Studio fotografico “Ricordiamo” di Davide Turrini.

Stampa: Grafica 5, Arco

Comunità

PARROCCHIE DI CENIGA - DRENA - DRO Tel. Parrocchia Dro: 0464 544000 - E-mail: dro@parrocchietn.it comunità suore drena - Tel. 0464 541127 Per informazioni e prenotazioni sale oratorio: casaparrocchialedro@gmail.com

Avvenimenti

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don Stefano, sr. Daniela, sr. Elisa, sr. Barbara e i Consigli Pastorali di Ceniga Drena Dro vi augurano un

ComunitĂ

Buon Natale

1° turno campeggio ELEMENTARI, estate 2016

2° turno campeggio MEDIE, estate 2016