Bollettino parrocchia Dro Ceniga Drena - N2 Natale 2012

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Natale 2012

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BOLLETTINO DELLE PARROCCHIE DI CENIGA, DRENA E DRO

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Il saluto

Saluto del parroco

Ed è di nuovo Natale… don Stefano

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Sì è vero, il tempo corre e passa e tante volte ci lasciamo cogliere di sorpresa. È già ora di celebrare il Natale di questo 2012, di quest’anno tutto particolare. E quest’aria di crisi influisce su tutta la vita delle nostre comunità, ma non permettiamo che influisca sulle speranze e sulla luce che nel Natale andiamo a cercare. E’ difficile trovare le parole giuste per augurare buon Natale. E forse le parole non riescono a dire molto. Una cosa è certa: nel Natale Dio, Colui che è Creatore e Onnipotente, diventa uomoBambino nella semplicità di una mangiatoia a Betlemme. L’Angelo Gabriele dice a Maria: Nulla è impossibile a Dio. In questo Natale vorrei lasciare a tutti voi come augurio questa Parola: Nulla è impossibile a Dio. E se nulla è impossibile a Dio possiamo aprire il cuore alla speranza perché con l’Emmanuele, il Dio con noi che ci viene annunciato nella Feste Natalizie, anche il Nuovo Anno farà meno paura. Se nulla è impossibile a Dio possiamo sperare di non sentire più notizie di guerre e di violenze, di vedere le famiglie che van tutte d’accordo, di non assistere più alla chiusura di fabbriche

e posti di lavoro, di non vedere gente che si dispera perché ammalata o incapace di arrivare alla fine del mese… Tutto questo speriamo di trovarlo sotto l’albero di Natale. Ma probabilmente non succederà perché è vero che nulla è impossibile a Dio, ma è anche vero che Dio ha bisogno di noi. Il regalo più importante che possiamo chiedere a Gesù Bambino è che apra il cuore di ogni uomo alla solidarietà, alla bontà e all’amore e non solo per la settimana di Natale, ma in ogni giorno dell’anno. E allora è vero che è di nuovo Natale, ma dobbiamo fare in modo che il nostro Natale sia finalmente vissuto in un modo nuovo. Questo è l’anno che la chiesa ci invita a dedicare alla crescita nella fede, mettiamo più fede nel nostro Natale, nei nostri cuori, nelle nostre famiglie e nelle nostre comunità e allora veramente potremo sperare in qualcosa di più. A tutte le famiglie di Drena, Ceniga e Dro giungano i migliori auguri per un Santo Natale e per un buon nuovo anno.

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Orari celebrazioni periodo natalizio

Orari

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Confessioni: Domenica 23 dicembre ore 20.00 Chiesa di Dro celebrazione Comunitaria della penitenza. Alla conclusione, con la presenza di diversi sacerdoti viene data la possibilità delle confessioni individuali. Lunedì 24 dicembre Dro: 9.30 - 11.00 / 14.30 - 18.00 - Drena: 14.30 - 16.30 - Ceniga: 14.30 - 15.30 Saranno presenti nei vari momenti oltre al parroco, padre Michael, don Giovanni e padre Ferdinando Sante Messe: Ceniga: Lunedì 24 dicembre Santa Messa vespertina di Natale - ore 20.30 Martedì 25 dicembre Natale del Signore Santa Messa - ore 9.30 Mercoledì 26 dicembre Santo Stefano Santa Messa - ore 9.30 Lunedì 31 dicembre Santa Messa di ringraziamento con il Te Deum - ore 19.30 Martedì 1 gennaio Santa Messa di Inizio Anno con il Canto del Veni Creator - ore 9.30 Drena: Lunedì 24 dicembre Santa Messa della Notte di Natale - ore 22.30 Martedì 25 dicembre Natale del Signore Santa Messa - ore 10.30 Mercoledì 26 dicembre Santo Stefano Santa Messa - ore 10.30 Lunedì 31 dicembre Santa Messa di ringraziamento con il Te Deum - ore 18.00 Martedì 1 gennaio Santa Messa di Inizio Anno con il Canto del Veni Creator - ore 10.30 Domenica 6 gennaio festa dell’Epifania ore 14.30 benedizione dei bambini e preghiera davanti al presepe Dro: Lunedì 24 dicembre Santa Messa della Notte di Natale - ore 24.00 Martedì 25 dicembre Natale del Signore Santa Messa - ore 8.00 - 10.30 - 18.00 Mercoledì 26 dicembre Santo Stefano Santa Messa - ore 18.00 Lunedì 31 dicembre Santa Messa di ringraziamento con il Te Deum - ore 18.00 Martedì 1 gennaio Santa Messa di Inizio Anno con il Canto del Veni Creator ore 8.00 - 10.30 - 18.00 Domenica 6 gennaio festa dell’Epifania ore 14.3durante la Santa Messa delle 18.00 benedizione dei bambini e preghiera davanti al presepe DOMENICA 30 DICEMBRE Festa della Sacra Famiglia ricordo degli anniversari 2012

Variazione orario Sante Messe Proprio nel tentativo di facilitare una maggiore partecipazione, soprattutto delle famiglie, alla Celebrazione della Messa domenicale e festiva, con i Consigli Pastorali si propone, per i mesi invernali, di celebrare la Santa Messa serale della domenica a Dro alle ore 18.00. Ci auspichiamo sia una proposta gradita ai più.

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Comunità

DOMENICA 13 GENNAIO Battesimo di Gesù, sono invitate le famiglie dei bambini battezzati nel 2012

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Anniversari

5 anniversari di vita consacrata

GRANDE FESTA PER I NOSTRI SACERDOTI “COMPAESANI” DOMENICA 23 SETTEMBRE 2012

Elvira Angeli

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È stata una giornata di grande festa soprattutto per le due comunità di Dro e Ceniga. Durante la S.Messa delle 10,30 sono stati ricordati quattro anniversari di ordinazione sacerdotale e di professione religiosa: Don Renzo Flessati – salesiano con 70 anni di professione religiosa. Purtroppo non presente perché anziano e ospite della casa di riposto di Castel Godendo. Don Zelindo Trenti – salesiano con 50 anni di ordinazione sacerdotale Padre Matteo Giuliani – francescano con 40 anni di ordinazione sacerdotale Padre Ezio Tavernini – cappuccino con 20 anni di ordinazione sacerdotale Abbiamo inoltre ricordato anche il nostro diacono Mario Fontana per i suoi 20 anni di diaconato permanente dei quali sei trascorsi fra di noi. I sacerdoti festeggiati hanno una cosa in comune: provengono tutti dalle nostre due comunità, da esse sono partiti anni or sono dicendo Si a Dio e cominciando così il loro ministero nella vigna del Signore. Questo momento gioioso ci ha fatti ri-

flettere sul grande dono delle vocazioni e nello stesso tempo ha assicurato loro il nostro pensiero, le nostre preghiere che li accompagneranno nella loro missione. Al termine della celebrazione ci siamo trovati tutti insieme all’oratorio per il pranzo comunitario, occasione d’oro per sentirci tutti fratelli radunati nel nome del Signore. Dalla fede della nostra gente sono nate queste vocazioni, preghiamo allora il Signore che faccia fiorire nelle nostre comunità, adesso come allora, numerosi sacerdoti, religiose/i e famiglie cristiane. Signore, accresci la nostra fede!

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Storia di vita

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di Vittorio Colombo

Quando don Stefano mi telefonò nei primi giorni di settembre, per dirmi che la comunità cristiana di Dro celebrava il 50° di ordinazione presbiterale di don Zelindo Trenti e pensava di associare a tale celebrazione altri anniversari, fra cui il mio 20°, mi sono rallegrato e anche preoccupato. La gioia veniva dal rivivere quell’evento che mi aveva cambiato la vita. Ricordo un’espressione che l’allora parroco don Luigi Amadori, disse a mia madre in quei giorni: “D’ora in poi Ezio non è più tuo”, si, perché mettersi alla sequela di Cristo sacerdote che offre se stesso, vuol dire dare la vita ogni giorno, il prete e frate, non ha un giorno libero dal suo essere prete, nell’esercizio di un ministero che chiede tutto di noi, i nostri pensieri, i sentimenti, la volontà, le forze, il corpo, le cose, il denaro. E la preoccupazione mi veniva nel guardare a ritroso e trovare tante piccole e grandi infedeltà al mio essere frate

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e prete. Naturalmente prevale la fiducia, per sapere in Chi ho riposto la mia vita. La celebrazione è stato un immergermi nei ricordi, aiutato dalla sapiente esperienza di don Zelindo, così come l’ha espressa nell’omelia, tanto da poter dire ancora una volta, ne domenica valeva la pena, rifarei il pas23 settembre 2012 so fatto della scelta di consacrarmi al Signore. Grato a tutti per la solidarietà espressa nei modi più diversi, e dei doni ricevuti, fra cui il bel quadro del prof. Carlo Fia, raffigurante “Cristo, pensoso palpito, astro incarnato nell’umane tenebre” (Dolore di Giuseppe Ungaretti). A don Stefano e a tutti, il mio grazie, il Signore vi dia pace, fra Ezio Tavernini. Don Stefano e Amici carissimi di Dro. Con vero piacere rispondo all’invito di don Stefano e del Consiglio Pastorale e mando un pensiero sulla Festa del 23 settembre. Ho vissuto e porto ancora viva la percezione di grande simpatia e affetto

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alcuni pensieri dei festeggiati...

e es m o i in iam lod il re o n ig

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Anniversari

vissuti nella celebrazione del mio 50° e degli altri anniversari di Sacerdozio. È stata davvero una bella occasione per dirci la gioia di sentirci insieme come Comunità che celebra il sacerdozio e ringrazia Dio con fervida partecipazione. Certo la premurosa e accorta avvedutezza di don Stefano, la viva e dinamica iniziativa del Consiglio Pastorale hanno dato un contributo decisivo alla felice riuscita di tutti i momenti della Festa. Alcuni particolarmente intensi, come la celebrazione dell’Eucaristia con la qualificata ‘Schola’, la viva partecipazione dell’Assemblea, il gioioso ricordo di diversi anniversari… Ma è stata una vivace manifestazione di solidarietà e di incontro anche il sontuoso pranzo condiviso: tra Festa anniversari: l’altro, le diverse famianni don Renzo di 70 glie riunite per l’occaprofessione Flessati religiosa sione mi hanno condon Zelindo 50 anni sentito di riconoscere

Trenti

di sacerdozio

con grande soddisfazione e di salutare personalmente molti dei presenti che, isolatamente, avrei fatto fatica ad identificare, dati i tanti anni di assenza dal Paese. E consentitemi: sono solito dire che la mia ‘è la più bella Valle del mondo’; ora dovrò aggiungere che quella del mio Paese è la più cordiale Comunità della Chiesa italiana. Oltretutto, naturalmente, è stata una felice occasione per rivivere la mia esperienza di cittadino di Dro, ‘profugo’ da un mondo che per tante attestazioni di affetto e di amicizia mi appartiene e porto con me, anche a Roma, con una punta sempre affiorante di gratitudine e di… nostalgia. Davvero un grazie affettuoso,e una benedizione di cuore a ciascuno di quanti ho potuto rivedere con vivissima soddisfazione. Don Zelindo Lo scorso mese la Comunità di Dro ha voluto festeggiare gli anniversari di ordinazione e di professione religiosa di alcuni suoi sacerdoti, ed ha anche

padre Matteo 40 anni

Giuliani

padre Ezio

Tavernini

di sacerdozio

20 anni di sacerdozio

diacono Mario 20 anni Fontana di diaconato

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fra Ezio Tavernini

don Stefano Anzelini

padre Matteo Giuliani don Zelindo Trenti 13/12/2012 23.29.26


voluto ricordarsi del mio 20°di ordinazione diaconale. Anche se la maggior parte del mio servizio ecclesiale l’ho esercitato nelle mie terre del Primiero, ho ricevuto con piacere l’ ìnvito a partecipare alla festa da parte della mia nuova Comunità che frequento da circa sei anni, apprezzandone la generosità e la frizzante vivacità. Intendo quindi ringraziare sinceramente il Consiglio Pastorale, il nostro splendido Parroco, la Comunità intera che si è stretta attorno a noi in questa bella occasione, dimostrando una comunione

veramente fraterna che è caratteristica della Chiesa stessa di Cristo. Un grazie particolare per i doni ricevuti: un camice ed un quadretto della nostra bella chiesa parrocchiale in un suggestivo abito invernale con una abbondante nevicata in atto che mi ha rievocato le nostre chiese di montagna verso Natale! Grazie anche del momento conviviale con la presenza di tanti amici, con un particolare accento di gratitudine per quanti hanno faticato nei preparativi e nella ottima cucina! Che il Signore vi benedica tutti! Mario e Gabriella Fontana

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padre Michael i

diacono Mario Fontana

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padre Tommaso Flaim

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Vorrei ringraziare quelle persone che hanno condiviso insieme a me quei bei momenti di lavoro in cucina per la festa degli “anniversari”. Persone che hanno collaborato con entusiasmo e vivo amore per la Comunità Parrocchiale: la professionale cuoca Lauretta che ha coordinato con passione, la super coppia Alfredo e Lorena i quali in silenzio e allegria hanno contribuito alla migliore riuscita e lo staff camerieri Laura - Paola - Daniela - Nicole - Corrado - Katia che hanno elegantemente servito il pranzo. Un grazie particolare a don Stefano che ha alimentato e aiutato il nostro entusiasmo!!!! Sebastiano

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Anno della fede UN’OCCASIONE DI RIFLESSIONE SULLA FEDE DELLE NOSTRE COMUNITÀ

Nel documento che indice l’anno della fede, Benedetto XVI scrive: «Non possiamo accettare che il sale diventi insipido e la luce sia tenuta nascosta. Anche l’uomo di oggi può sentire di nuovo il bisogno di recarsi come la samaritana al pozzo per ascoltare Gesù, che invita a credere in Lui e ad attingere alla sua sorgente, zampillante di acqua viva. Dobbiamo ritrovare il gusto di nutrirci della Parola di Dio, trasmessa dalla Chiesa in modo fedele, e del pane della vita, offerti a sostegno di quanti sono suoi discepoli. L’insegnamento di Gesù, infatti, risuona ancora ai nostri giorni con la stessa forza: “Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna”. L’interrogativo posto da quanti lo ascoltavano è lo stesso anche per noi oggi: “Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?” Conosciamo la risposta di Gesù: “Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato”. Credere in Gesù Cristo, dunque, è la via per poter giungere in modo definitivo alla salvezza.»

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A 50 anni dall’inizio del Concilio Vaticano secondo (11 ottobre 1962) il Papa invita tutta la Chiesa a rinnovarsi nella fede. L’anno della Fede forse non ci presenterà grandi proposte o particolari eventi colmi di emozione, ma auspichiamo che, per le nostre comunità, possa essere un’occasione per approfondire la propria fede, per riscoprirla e per fare entrare la fede in Gesù Cristo un po’ di più nella vita e nelle scelte di tutti i giorni. Nelle nostre parrocchie sono presenti molti segni della fede. Tante persone, sia tra i giovani che tra gli adulti e gli anziani, sanno testimoniare il loro credo attraverso atteggiamenti e scelte che sono coerenti con il Vangelo e sono di sicuro esempio e stimolo per tutti. Ma molto cammino ci sta davanti. È veramente necessario riscoprire il senso e la pratica della fede nelle nostre famiglie. Non è solo una questione di chiese che si svuotano, ma si tratta di qualcosa di più profondo. Quando la fede si riduce solo a teoria o a scelta di opportunità, si svuotano i cuori e gli animi delle persone e vanno a perdersi quei principi e quei valori che danno un senso più alto alla vita umana. Se non ci impegnamo un po’ di più, le no-

stre parrocchie rischiano di diventare solamente Enti civilmente riconosciuti erogatori di servizi, e non comunità di credenti, popolo di Dio che cerca di camminare nella storia in questo tempo e in questo luogo. Spesso si rattrista il cuore nel vedere come da parte di tante, troppe famiglie, il discorso della fede viene messo all’ultimo posto, se ancora un posto gli viene dato. Risulta molto sconsolante vedere come tutti son pronti a fare Battesimi, Prime Comunioni e Cresime non mantenendo poi gli impegni presi: nel battesimo si domanda “chiedendo il battesimo per i vostri figli voi vi impegnate ad educarli secondo la legge di Cristo e della Chiesa, siete consapevoli di questa responsabilità?” Si risponde di sì perché altrimenti il parroco conclude lì la celebrazione o perché ne siamo convinti? La risposta a questa domanda è evidente se noi guardiamo quanti ragazzi e giovani delle nostre comunità, non dico partecipano alla Messa domenicale, ma nemmeno colgono le altre occasioni di incontro e di riflessione o di svago proposte nell’ambito parrocchiale. L’Oratorio non è una struttura che mette a disposizione sale, ma è una

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inestirpabile, l’uomo è stato creato per la relazione con Dio ed ha bisogno di Lui». Per questo la fede non è un accessorio, un optional, ma è necessaria all’uomo più ancora del cibo e dell’aria che respira. Allora diventa un augurio ed una preghiera quanto dice il Papa: « Dobbiamo ritrovare il gusto di nutrirci della Parola di Dio, trasmessa dalla Chiesa in modo fedele, e del pane della vita, offerti a sostegno di quanti sono suoi discepoli.» Cogliamo quelle piccole occasioni che ci vengono proposte per riscoprire e rinnovarci nella fede. d.S.

In quest’anno particolare dedicato alla fede, come zona pastorale, abbiamo avuto la grazia di iniziare questo cammino con il pellegrinaggio alla Cattedrale. Infatti il nostro Arcivescovo Mons. Bressan ha voluto celebrare gli 800 anni dall’inizio della costruzione dell’attuale duomo di Trento, invitando, in questo anno giubilare della Cattedrale, tutte le comunità della Diocesi a recarsi in pellegrinaggio nella sua chiesa. È toccato proprio alla nostra zona pastorale dare avvio a questi appuntamenti domenica 2 dicembre. È stata un’occasione importante di incontro e di cammino di fede. Dopo i brevi percorsi proposti nelle nostre Parrocchie, ci siamo ritrovati, provenienti in tanti modi diversi e da strade diverse, nella Basilica di Santa Maria Maggiore dove siamo stati accolti ed introdotti alla preghiera dai canti dei tanti coretti della nostra zona che si sono radunati insieme per animare la preghiera. Attraversando insieme in processione le vie della città e piazza del Duomo, ac-

compagnati dalle invocazioni delle litanie, siamo entrati, accolti sulla porta di San Vigilio dall’Arcivescovo, nell’antica Cattedrale di Trento, chiesa madre della nostra comunità Diocesana. Un’emozione particolare è stata data a tutti dall’imponente coro che animava la liturgia: 200 cantori delle nostre Parrocchie che insieme hanno dato l’impressione di una chiesa che cammina in comunione: i coristi stessi, i pellegrini, i parroci e l’Arcivescovo si sono meravigliati di fronte all’abside del Duomo straripante di cantori. Nel duomo stracolmo di pellegrini

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proposta, un ambito della vita parrocchiale e comunitaria. Dice ancora il Papa: «L’uomo ha bisogno di Dio, oppure le cose vanno abbastanza bene anche senza di Lui?». Da questa domanda dipende il significato di questa proposta dell’anno della fede. Perché se le cose andassero bene anche senza Dio (ed è così?), la decisione di credere sarebbe in fondo, irrilevante. Benedetto XVI ha il coraggio di rispondere con chiarezza e semplicità: «se l’uomo dimentica Dio, “perde” sempre di più la vita, perché la sete di infinito è presente nell’uomo in modo

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siamo stati introdotti alla Celebrazione dal saluto di un rappresentante dei consigli decanali che ha presentato la realtà delle nostre comunità, tante cose belle e positive accanto a tanti passi ancora da fare e lo stesso Arcivescovo ha invitato ad impegnarsi insieme a fare questi passi nella fede. Prima della benedizione il Parroco di Riva, ringraziando l’Arcivescovo per la sua presenza, esprimeva la volontà di impegnarsi in questo: un impegno che deve essere di ciascuno di noi.

Per sapere di più...

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La chiesa cattedrale è quella nella quale si trova la cattedra del Vescovo, segno del magistero e della potestà del Pastore della Chiesa particolare, nonché segno dell’unità di coloro che credono in quella fede che il Vescovo proclama come pastore del gregge. In essa, nei giorni più solenni, il Vescovo presiede la liturgia e consacra il sacro crisma e celebra le sacre ordinazioni. Per questo la chiesa cattedrale giustamente deve essere considerata il centro della vita liturgica della diocesi. In quest’anno 2012 la Chiesa Tridentina con il suo Pastore vuole ricordare l’ottavo centenario dell’inizio della costruzione dell’attuale Cattedrale, per volontà del Principe Vescovo Federico Vanga. La prima data certa riguardo alla Chiesa di Trento è quella dell’anno 381, quando al Sinodo (Concilio) di Aquileia è segnalata la presenza del Vescovo di Trento Abbondanzio. La prima costruzione è la basilica paleocristiana (larga 14 metri e lunga quasi 50) del VI secolo edificata sul sepolcro di San Vigilio, nel IX secolo il Vescovo Iltigario “rinnovò l’Altare della chiesa, lo edificò e vi ripose preziosissime reliquie di Santi”; il Vescovo Udalrico II (1022-1055) “fondò la cripta, soprelevò l’Altare, e migliorò

l’assetto dell’intera chiesa”; il Vescovo Altemanno (1124-1149) “restaurò a nuovo la chiesa di San Vigilio, la consacrò (18 novembre 1145) e vi ripose le reliquie dei Santi martiri Vigilio, Sisinio, Martirio e Alessandro, e di altri Santi”; l’attuale costruzione fu progettata per iniziativa del Vescovo Federico Vanga (1207-1218) ed edificata da Adamo d’Arogno (Canton Ticino) e dai maestri comacini, sopra l’antica basilica paleocristiana (ad un livello di due metri e mezzo più alto della precedente); dal 1545 al 1563, pur in fasi diverse e con interruzioni, qui, oltre che nella chiesa di Santa Maria Maggiore, si tennero le Sessioni (riunioni solenni di deliberazione e approvazione) con la presenza di Legati papali, Cardinali, Vescovi e teologi, del 19° Concilio ecumenico della Chiesa cattolica, detto appunto Concilio di Trento o Tridentino; nel 1682, per volontà del Vescovo Francesco Alberti Poia venne aggiunta, sulla fiancata meridionale, la così detta “Cappella Alberti”, per ospitarvi il Santo Crocifisso. Negli anni 17391743, per un voto della città di Trento, risparmiata dall’assedio del generale francese Vendôme, il presbiterio venne abbassato, fu eliminata la cripta e realizzato l’attuale Altare con il baldacchino; negli anni 1963-1977 l’Arcivescovo Alessandro Maria Gottardi dette impulso agli scavi e ai lavori archeologici che hanno riportato in luce le vestigia della basilica paleocristiana e le successive articolazioni della Cattedrale, ricavandone la cripta, oggi detta di Santa Massenza, e l’aula San Vigilio per la sepoltura dei Vescovi.

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Caccia al Tesoro INSIEME È PIÙ BELLO. NE ABBIAMO LA CONFERMA! to da una squadra i “Cerca Trova”, ma condiviso poi con tutti. Si trattava di piccoli sandali simbolo e ricordo della giornata. Nel pomeriggio dopo esserci rifocillati in Seminario, ci siamo spostati nella Chiesa di Santa Maria Maggiore per animare la processione che ci ha portato al Duomo. Nella Cattedrale abbiamo concluso con la Celebrazione Eucaristica alla presenza del nostro Arcivescovo il pellegrinaggio. Insomma una bellissima giornata!!! E’ stata una fantastica esperienza, spetta a noi buttarci, e cogliere le occasioni che ci vengono proposte, perché insieme è più bello. Laura

www.giovanioratoriodrodrena.it

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Siamo partiti in punta di pieni, mentre il paese si stava risvegliano, per andare a Trento. Si, perché nel pomeriggio di domenica 2 dicembre c’è stato il pellegrinaggio alla Cattedrale per l’VIII centenario dalla sua costruzione. Per questa grande occasione la pastorale giovanile zonale ha messo in programma, per i ragazzi, una fantastica caccia al tesoro nelle vie di Trento. Noi partiti timidamente, ma entusiasti, siamo stati subito accolti dagli animatori e da tutti i giovani arrivati dalla “busa” con allegria. Ad ogni passo verso la ricerca del tesoro si è instaurato un bel clima di amicizia. Abbiamo portato un po’ di scompiglio nella città, incuriosito i passanti con le prove da superare, tra cui il flash mob, coinvolto e entusiasmato i turisti, ma quelli che si sono divertiti di più siamo stati noi che abbiamo corso e giocato. Naturalmente il tesoro è stato trova-

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Nel 50° anniversario del Vaticano II

LO SPIRITO DEL CONCILIO IL PAPA BUONO PRESE PER MANO LA “SUA” CHIESA Un’interessante intervista del quotidiano “Avvenire” a monsignor Capovilla nella serie dedicata agli ultimi testimoni del Vaticano II

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Porta sulle sue spalle i ricordi più intimi del suo Papa Giovanni XXIII il segretario di Angelo Giuseppe Roncalli, l’arcivescovo Loris Francesco Capovilla, classe 1915. Nell’abitazione a Sotto il Monte a Ca’ Maitino nel Bergamasco, ogni oggetto, cimelio, arredo sacro rievoca e parla della biografia del Pontefice del Concilio, della Pacem in terris, del libro testamento Il giornale dell’anima ma soprattutto è ancora intatta la memoria del custode della vita pubblica e privata del “Papa buono”: «Divenni suo segretario quasi per caso – rievoca divertito monsignor Capovilla –. Appena nominato patriarca di Venezia cercava un segretario e la scelta sulla mia persona nacque da una casuale consultazione con il vicario capitolare della diocesi lagunare monsignor Erminio Macacek. Flemmatica fu infatti la risposta di quest’ultimo riguardo a questo parere: “Eminenza è un buon pre-

te, bravo, non gode però di buona salute e avrà vita breve”. E subito il cardinale Roncalli commentò con quel suo fare che conquistava immediatamente: “Beh, se non ha salute verrà con me e morirà con me”. E invece sono qui a parlarne oggi, e ho superato gli anni di vita dello stesso Papa Giovanni».

Assieme al cardinale Domenico Tardini, Capovilla fu una delle prime persone a venire a conoscenza del proposito di indire da parte di Roncalli un Concilio ecumenico a quasi cento anni dal primo. Una confidenza che fu accolta con trepidazione e sgomento dall’allora giovane sacerdote veneziano: «Quando il Papa me ne parlò per la prima volta, era Pontefice da appena cinque giorni. Fece un cenno vago, disse: “Sul mio tavolo si riversano tanti problemi, interrogativi e preoccupazioni. Ci vorrebbe qualcosa di singolare e di nuovo, non solo un Anno Santo. Nel Codice di Diritto

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canonico, allora da poco promulgato, c’è un capitolo chiamato “De Concilio oecumenico”. Più avanti, me ne ha parlato un’altra volta, e io sono sempre rimasto in silenzio. È venuto poi quella sera del 21 dicembre del 1958, me ne riparlò e mi disse: “Il tuo superiore ti ha accennato a quest’eventualità, che ritengo essere ispirazione del Signore? Tu non hai detto neanche una parola...”. E toccandomi il braccio, mi disse: “Il fatto è che tu ragioni un po’ umanamente, come un impresario che fa un progetto e chiama l’architetto, i consulenti, che si intende con le banche. Per noi invece è già un gran dono di Dio accettare una buona ispirazione e parlarne. Non pretendo di arrivare a celebrarlo, a me basta annunciarlo”».

Una convinzione quella di un Concilio, è la testimonianza di Capovilla, che maturò pian piano nel cuore e nella mente del “Papa buono”: «Rammento che si recò nella stanza dove era morto il suo predecessore Pio XII a Castel Gandolfo per pregare e ricevere la giusta ispirazione a questa importante decisione. Ricordo che le parole rassicuranti di Tardini all’idea di un Concilio (“Dio ama le cose grandi e belle”) aiutarono e confermarono a su-

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perare le prime titubanze e resistenze di papa Giovanni sul proposito di radunare a Roma un’assise ecumenica di quelle proporzioni».

Ci fu una trasformazione del progetto conciliare dal suo annuncio alla sua apertura?
«Nella sostanza mi pare di poter dire di no, tanto è vero che il 25 gennaio 1959 Papa Giovanni indicò le tre parole chiave fede, amore, santità. Il Pontefice era soprattutto mosso da questa intuizione per il Concilio e fatta di due parole: “fedeltà e rinnovamento”. Comprendeva più di altri che se la Chiesa fosse solo fedeltà sarebbe un museo fatto di memoria ma anche di polvere e quindi era necessario un rinnovamento, prima di tutto liturgico; un rinnovamento che voleva dire arrivare ai lontani ma anche riscoprire, come direbbe Charles Péguy, le sorgenti più autentiche della nostra fede; un attingere alla sorgente, nel senso letterale della parola».

Quali istantanee porta con sé dell’annuncio di quel 25 gennaio 1959…
«Ricordo come fosse ieri il Papa silenzioso e raccolto che si avvia verso San Paolo fuori le Mura. Alcuni cardinali sapevano che finita la Messa egli avrebbe presieduto un Concistoro nell’aula capitolare dell’Abbazia

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benedettina. E lì pronunciare quelle parole divenute indelebili: “Venerati fratelli, pronunzio innanzi a voi, certo tremando un poco di emozione, ma insieme con umile risolutezza di proposito il nome e la proposta della duplice celebrazione di un Sinodo diocesano per l’Urbe e di un Concilio ecumenico per la Chiesa universale”. Per un riguardo ai cardinali e ai vescovi residenti fuori Roma, la pubblicazione del testo verrà ritardata, e non per apportarvi, come insinuarono alcuni, modificazioni e aggiunte».

Si narra che fu proprio Papa Roncalli a indicare nella commissione teologica preparatoria del Concilio i nomi di Henri de Lubac e di Yves Marie Congar. Un gesto che fu letto come un atto di riabilitazione da molti media francesi…
«Da una parte fu certamente così una riabilitazione dopo tanti anni di censura e di esilio dalle cattedre universitarie dei due grandi esponenti del rinnovamento teologico d’Oltralpe. Ma non solo questo. Roncalli era un uomo che ascoltava i suoi collaboratori e poi era stato otto anni in Francia come nunzio apostolico. La scelta di volere questi due nomi così importanti ma anche simbolici, visto il giudizio non favorevole che pendeva su di loro del Sant’Uffizio, dipese anche dalla buon considerazione che nutrivano l’allora arcivescovo di Parigi Maurice Feltin ma anche quello del belga arcivescovo di Bruxelles, Leo Joseph Suenens, (soprattutto dopo la sua creazione a cardinale nel dicembre del 1961) nei confronti del gesuita e domenicano francesi. Fu dunque una riabilitazione ma anche una scelta molto ponderata».

Come visse Giovanni XXIII l’apertura del Concilio l’11 ottobre 1962?
«Visse quell’evento con una grande fiducia in Dio. Era severo e trepidante. “Tantum aurora est”, siamo all’ aurora. Dirà all’apertura del Concilio. Siamo agli inizi dell’evangelizzazio-

ne; abbiamo ancora i millenni davanti: comprendeva che la sua azione rappresentava una piccola porzione rispetto ai disegni di Dio».

Quella sera stessa di quel giovedì di cinquant’anni fa il Papa pronunciò, inaspettatamente, il discorso della luna. E’ vero che Lei lo spinse ad affacciarsi?
«No, papa Giovanni non aveva bisogno di essere spinto, seguiva il suo intuito e ispirazione. Venendo a quel giorno, ricordo che il programma era stato molto intenso. La giornata doveva concludersi con una fiaccolata dell’Azione Cattolica in piazza San Pietro ed egli avrebbe dovuto affacciarsi per benedire la folla, ma alla fine si era dimenticato di aver lui stesso chiesto al cardinale Amleto Cicognani di rappresentarlo. Usai un piccolo espediente, una “gherminella”. Conoscendo la sua proverbiale curiosità, gli dissi: “Santità non si affacci, non parli, ma guardi attraverso le fessure delle persiane che spettacolo, piazza san Pietro è piena di fiaccole, sembra incendiata!”. Infatti andò alla finestra, dicendomi poco dopo: “Mettimi la stola”. E avviò quella conversazione con la folla del colonnato intenta a guardare la luna con lui…».

Il giugno del 1963 segna il passaggio ideale, nel bel mezzo del Concilio, di consegne tra Papa Giovanni e Paolo VI. Cosa le torna in mente di quei giorni...
«Certamente l’agonia di papa Giovanni ma anche la sua serenità nell’affidarsi a sorella morte: era comunque convinto che il Concilio sarebbe andato avanti. Ricordo la stima che Papa Roncalli aveva di Montini. Sul letto di morte espresse un auspicio: “Il mio successore potrebbe essere Montini”. Paolo VI è stato eletto Papa a mezzogiorno del 21 giugno 1963. Quel che più mi ha impressionato è che mi abbia confidato di aver accettato il pontificato per continuare l’opera iniziata da papa Giovanni».

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Nuovo progetto del Circolo Culturale Amici dell’Oratorio

Conosciamo la nostra chiesa Per iniziativa del Circolo Culturale Amici dell’Oratorio e della parrocchia è stato pubblicato un semplice opuscolo che presenta la chiesa dell’Immacolata di Dro e che verrà distribuito insieme al Bollettino parrocchiale per Natale. In venti pagine sono presentate notizie storiche riferite all’edificazione della chiesa parrocchiale e la descrizione degli altari, delle statue dei santi, degli affreschi e delle vetrate. Alcune belle foto rendono accattivante la pubblicazione. Il libretto è frutto dell’impegno di Romano (testi) e Davide (foto) Turrini e di Sebastiano Matteotti (grafica). Ci si augura innanzitutto che la miglior conoscenza della più importante delle

macolata Ilam chiesa parrocchiale di Dro

Novità

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nostre chiese favorisca un crescente senso di appartenenza alla nostra comunità, così come lo sentirono fortemente i nostri antenati affrontando nell’Ottocento l’opera straordinaria della costruzione della nuova chiesa, mettendo ognuno il proprio contributo di fatiche, di denaro e di tempo. La pubblicazione potrà essere un prezioso strumento per la catechesi e sarà un bel segno di accoglienza per i turisti che vorranno visitare la nostra chiesa. Nel frattempo si stanno studiando le fonti d’archivio e raccogliendo documenti ed immagini per poter procedere alla realizzazione di un volume che illustri, in modo approfondito, la storia e gli aspetti artistici di tutte le chiese di Dro. Questo è un progetto che richiederà un tempo abbastanza lungo per la pubblicazione finale. Oltretutto si è in attesa dell’avvio dell’auspicato restauro della chiesa dei Santi Martiri Anauniesi così da poterne illustrare compiutamente i risultati. Il circolo Culturale Amici dell’Oratorio regala l’opuscolo a tutte le famiglie allegandolo a questo numero natalizio.

PELLEGRINAGGIO PRIMAVERILE

Programma: 12 – 21 aprile 2012 In pullman si raggiunge Lourdes, nel terzo giorno in serata arrivo a Fatima mentre il quinto giorno si fa sosta a Santiago de Compostela, l’ottavo giorno è dedicato alla visita di Carcassonne per rientrare in Italia con sosta ad Arenzano. Il percorso sarà senz’altro interessante e ricco di tanti spunti di riflessioni. Chi è interessato può trovare in parrocchia il programma dettagliato e definitivo raccomandando l’iscrizione entro il 20 gennaio prossimo.

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COMUNITÀ

Ricorrendo il prossimo mese di maggio il 70° anniversario del piccolo santuario della Madonna di Fatima a Drena, si propone, nel mese di aprile, un pellegrinaggio con meta finale proprio a Fatima. È un itinerario impegnativo, ma nell’anno della fede, vale la pena andare alle radici della fede per risvegliarla.

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Vita parrocchiale

La tradizione musicale

RUOLO DELLA MUSICA SACRA La tradizione musicale della chiesa costituisce un patrimonio di inestimabile valore, che eccelle tra le altre espressioni dell’arte, specialmente per il fatto che il canto sacro, unito alle parole, è parte necessaria ed integrante della liturgia solenne. Perciò la musica sacra sarà tanto più santa quanto più strettamente sarà unita all’azione liturgica, sia dando alla preghiera un’espressione più soave e favorendo l’unanimità, sia arricchendo di maggiore solennità i riti sacri. Questa è la riflessione sul ruolo della musica sacra nelle celebrazioni che troviamo nella costituzione liturgica “Sacrosanctum Concilium” di cui quest’anno ricorre il 50° anniversario. La novità introdotta dal Concilio Vaticano II sta nell’unire la musica ed il canto sacro al servizio della liturgia. Viene riconosciuta l’interpretazione di un testo sacro attraverso il canto, favorendo la preghiera dell’assemblea dei fedeli. La riforma liturgica affida alla comunità l’impegno di una partecipazione attiva, ed il ruolo del coro non è secondario, anzi: i cantori sono chia-

mati a svolgere questo importante servizio in nome della fede che professano sentendosi pietre vive della comunità. Per chi volesse offrire la propria voce, trova nelle nostre comunità molteplici opportunità proposte dai vari cori parrocchiali. A volte può sembrare un po’ faticoso prendersi l’impegno delle prove settimanali e delle celebrazioni, ma, se vissute con fede, rinnovano sempre più l’entusiasmo di rendere un servizio prezioso. Oltre al lato spirituale, fare parte di un coro può dare anche l’opportunità di stringere nuove amicizie e trascorrere dei momenti in armonia.

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Festa di Santa Cecilia tutti insieme Quest’anno la festa di Santa Cecilia per le realtà musicali che sono coinvolte nelle celebrazioni delle nostre comunità parrocchiali, è stata diversa. Su iniziativa dei Consigli Pastorali sono stati invitati i tre cori parrocchiali e i coretti di Dro e Ceniga, insieme alla Banda, ad animare insieme la Santa Messa a Dro, domenica 25 novembre. La forza del canto dei tre cori parrocchiali uniti, il coro Santa Libera insieme al coretto di Ceniga e la solennità della Banda, hanno dato, a tutti i presenti, un segno di unità e di armonia propria dell’esperienza musicale ma auspicabile fra le persone. È stata veramente una solenne celebrazione della Festa di Cristo Re, ma soprattutto la dimostrazione di come si possa, anzi sia necessario, camminare insieme per il bene delle nostre Comunità.

È stata un’occasione per esprimere la riconoscenza per il prezioso servizio che viene svolto dai vari cori nelle nostre celebrazioni liturgiche. Anche la Banda è sempre disponibile per rendere più solenni le processioni che vengono proposte in occasione delle feste del Signore, dei Santi o della Madonna. Ogni salmo finisce in gloria e quindi, tutti insieme, accompagnati da qualche familiare, ci si è ritrovati per un pranzo festoso all’Oratorio offerto dalle Parrocchie di Dro, Ceniga e Drena e preparato dal bravo cuoco Giuseppe e dai suoi collaboratori. Con l’auspicio che questa giornata sia la prima di tante, nuovamente un grazie e un buon lavoro ai musicisti e cantori delle nostre comunità, accompagnati dalla protezione e dall’intercessione di Santa Cecilia.

Vita parrocchiale

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Nuovo Direttivo a Ceniga

Cambio al timone del Comitato Ss. Pietro e Paolo. Con molto dispiacere, per motivi personali, ho lasciato la presidenza del Comitato. Nell’ultima riunione del Direttivo è stato nominato Presidente Marco Marcolini. Il Comitato ricorda le iniziative per il mese di Dicembre: Accensione della croce sul Monte Colt da sabato 8 dicembre al 6 gennaio 2013; Festa over 80 - che si terrà martedì 18 dicembre alle ore 15 presso la casetta del campo parrocchiale per augu-

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rare buone feste ai nonni di Ceniga e trascorrere tutti insieme un momento in allegria allietato dal suono delle fisarmoniche e qualche dolcetto; Festa sotto l’albero - 24 dicembre alle ore 20.30 al campo parrocchiale con distribuzione di vin brulè, cioccolata calda e una fetta di panettone aspettando l’arrivo di Babbo Natale che distribuirà dolci doni ai più piccoli e cogliere l’occasione di scambiarci gli auguri. Grazie. Giuliano

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COMITATO Ss. PIETRO E PAOLO

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Riflessioni

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Il senso cristiano

CHI HA RUBATO IL NATALE? «Le feste scippate. Riscoprire il senso cristiano delle festività» (Àncora, pp. 136, euro 12)., questo è il titolo del libro di Mimmo Muolo (vaticanista di «Avvenire»). Il volume segnala un fenomeno culturale in atto da tempo: lo scippo consumistico di alcune delle più importanti feste cristiane, a partire dal 25 dicembre, per molti ormai solo la festa di Babbo Natale. Monsignor Fisichella, che ha scritto la prefazione, tra l’altro sottolinea: «Ciò che emerge da queste pagine è un lento ma inesorabile movimento che tende all’oblio del sacro per imporre una visione neopagana. Non si sa cosa emergerà seguendo questa onda. Ciò che è certo, invece, è la disintegrazione di un’identità personale e sociale, radicata su un fondamento culturale che è stato plasmato dalla fede. Chi vuole seguire questo movimento di estraneazione è libero di farlo, ma deve sapere a cosa va incontro». Dal volume pubblichiamo qui alcuni stralci. Qualche tempo fa mio figlio Giuseppe mi ha chiesto: «Papà, ma Natale non è la festa di Gesù Bambino?». «Certo», gli ho risposto. E lui prontamente: «Ma allora perché quasi tutti parlano di Babbo Natale e così poco di Gesù Bambino?». Confesso che la domanda mi ha spiazzato, anche perché i bambini, si sa, hanno una capacità di guardare le cose che noi adulti, per rispetto delle cosiddette convenzioni sociali, per superficialità o semplicemente perché in

quel momento stiamo facendo altro, spesso e volentieri perdiamo. Così, in quel periodo prenatalizio di qualche anno fa, ho cominciato a guardarmi intorno, a osservare meglio la realtà (televisione, giornali, pubblicità, discorsi della gente e quant’altro) e mi sono accorto che l’obiezione di mio figlio aveva un qualche fondamento. Emerge un fenomeno socio-culturale di vaste proporzioni che tocca, purtroppo, non solo il Natale, ma anche le altre principali feste cristiane. Accade infatti che proprio il Natale sia ormai diventata – specie nell’Occidente industrializzato – una festa senza festeggiato. O meglio, con un surrogato di festeggiato: il Babbo Natale di tante pubblicità dalla matrice scopertamente consumistica. Pasqua, invece, passa per una generica «festa della primavera», l’Assunta risulta quasi completamente assorbita nel solleone del Ferragosto e Ognissanti, soprattutto presso il mondo giovanile, rischia di soccombere all’invadenza di Halloween. La prima immagine che mi è venuta in mente è quella di una sorta di scippo. O meglio, per effetto delle correnti culturali dominanti, viene operata sul dna delle feste cristiane una sorta di mutazione genetica, che pur mantenendone inalterato il nome e la struttura formale, ne cambia profondamente l’identità e in sostanza le svuota del loro vero significato. Le motivazioni di questa mutazione, o se si vuole dello scippo,

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Il Natale e Buzzati Dino Buzzati, in un suo racconto, afferma che «di Natale ce n’è troppo». Troppo Natale in senso consumistico. E troppo poco nel suo vero significato. Ricordo, infatti, che dopo l’osservazione di mio figlio, mi capitò di guardare in tivù un cartone animato americano che sembra essere la quintessenza di questo atteggiamento. Vi si narrava la storia di una muta di cani randagi che dovevano salvare il mondo da una sciagura incombente: il furto del Natale ad opera di una “banda” di altri cani molto cattivi, non a caso disegnati come i feroci doberman. Ma il furto del Natale consisteva unicamente nella volontà dei “cattivi” di cancellare per sempre dalla faccia della Terra l’usanza di scambiarsi i regali. Del resto, non è così anche nelle migliaia di spot e messaggi pubblicitari che ogni anno, inondano letteralmente tivù, giornali, internet e cartelloni stradali? Gli auguri di Natale non hanno più alcun riferimento esplicito alla nascita di Gesù. Punta avanzata di questa tendenza è l’onnipotente Google, una sorta di oracolo del nostro tempo. Di solito quando c’è l’anniversario di nascita o di morte di un grande personaggio, l’home page del sito viene ridisegnata con caratteri particolari, ispirati proprio alla figura del commemorato. Se poi si porta il puntatore del mouse sul grande logo che campeggia nella pagina, una didascalia spiega: «Anniversario della nascita (o della morte)

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di» e segue il nome del personaggio in questione. Il 25 dicembre 2011, invece, insieme a un logo ridisegnato con il consueto cappellino rosso e la neve, c’era scritto solo «Buone feste». Gesù censurato da Microsoft? Non solo. Nel 2010 la Commissione Europea ha prodotto più di tre milioni di copie di un diario dell’Ue per le scuole secondarie che non contiene nessun riferimento al Natale, ma include festività ebraiche, musulmane e persino indù e sikh. da www.avvenire.it

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possono essere apparentemente diverse. Ma la radice è unica e investe la sfera profonda dell’essere cristiani oggi, la corretta antropologia e in definitiva la stessa organizzazione sociale. Vediamo alcuni esempi.

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Dall’archivio

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Il mio Bisnonno Giovanni Tavernini

SACRISTANO Vi è mai capitato di trovare nelle vostre case qualcosa di vecchio che vi fa viaggiare nel tempo? Magari qualcosa di scritto con penna e calamaio, con quelle calligrafie di una volta? A me sì! Ho trovato un libricino che porta la data 12 novembre 1898 scritto dal mio bisnonno Giovanni Tavernini che fu il capostipite di una famiglia di sacristani: erano i suoi appunti di sacristano; già lui faceva questo servizio negli anni a cavallo fra l’ottocento e il novecento. Era nato a Dro il 26/3/1863 si era sposato con Zanlucchi Carlotta e ha avuto due maschi ed una femmina: di questi avremo modo di parlarne in seguito. La liturgia prima del Concilio Vaticano II era più cerimoniosa ed ampia dell’attuale. L’omelia era in lingua italiana mentre tutte le preghiere erano in latino. Il sacristano era scelto tra le persone devote e di ottima moralità, anche se non a conoscenza del significato letterale delle singole parole, ma il senso dei testi gli era ben chiaro. Giovanni per addobbare per le varie feste dell’anno la chiesa si era fatto una guida, scritta in maniera chiara e con parole appropriate. Ci teneva al suo servizio e non voleva domandare al parroco, che a quel tempo era don Vito Casari, ogni volta, se si doveva mettere questo o qualcos’altro. Il Bollettino delle parrocchie di Ceniga, Drena e Dro esce nel mese di dicembre che è ricco di feste. A Dro in più abbiamo la festa dell’Immacolata Concezione che è la Patrona del paese.

Leggendo le sue annotazioni per preparare al meglio gli arredi e i paramenti sacri per le varie celebrazioni ne ho trovate di curiose: Come si può leggere (immagine n.1) vi erano 3 giorni di preparazione con la Novena (Triduo) e l’esposizione della Reliquia della Madonna, che sta in una piccola nicchia scavata nell’altar Maggiore e l’ultimo giorno i fedeli si mettevano in fila per poter baciare la Santa Reliquia. Tutte le feste di I° Classe avevano l’ottava, in pratica la domenica dopo si rifesteggiava liturgicamente la festa dell’Immacolata. Si fa Campanò. Vi erano delle persone esperte che salivano al piano delle campane sul campanile, lì vi era una specie di tastiera, con tanti tasti come il numero delle campane; da lì partivano dei fili che andavano al battacchio della campana, battendo coi pugni su questi grandi tasti si eseguivano dei piccoli concerti. Dal giorno 15 dicembre si dà principio alla Novena più solenne del S.S Natale (immagine n.2). E’ doveroso rimarcare questa nota per dar risalto alla solennità che le davano i nostri bisnonni. Al 15 di dicembre si alzava il “PADIGLIONE” e restava fino all’Epifania. Era un grandissimo telo fatto a cono di color rosso porpora, nella parte superiore vi era una cupola, sempre di stoffa. Veniva tirato in alto, c’era una cordina che scendeva da un buco in mezzo alle pitture della volta della chiesa, come fosse un grandissimo lampadario. Era posto subito dietro l’altar Mag-

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giore, lo sfiorava dal di dietro, la sua altezza era circa a metà fra il pavimento della chiesa e le pitture della volta, non toccava terra, ma partiva all’altezza dell’ultimo piano delle candele dell’altare e le punte inferiori di quest’enorme PADIGLIONE venivano fissate ai muri laterali della chiesa. IMPONENTE!!!!!!!!! Non vi era la messa di mezzanotte, ma si iniziava alle 4 del mattino. Vi si trova un accenno ai Vespri (immagine n.3), ai II° vespri perché i primi venivano intonati la vigilia della festività che doveva arrivare e di solito si cantavano nei conventi, nelle coleggiate e nelle cattedrali. I II° Vespri si cantavano al pomeriggio della festività: erano cantati i vari sal-

mi e si concludevano con il canto del Magnificat. Molte sono le cose da preparare in una chiesa perché le celebrazioni possano essere vissute pienamente e questo necessita a volte di farsi dei promemoria come ha fatto il mio bisnonno; per questo è importante il preziosissimo servizio che i sacristani hanno svolto e svolgono tuttora e ringraziare il Signore per il dono di queste persone che si occupano della chiesa, che noi troviamo sempre pronta ed accoglierci. Elvira

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Un servizio in via d’estinzione: il sacrista Il custode, questo è l’aspetto più ovvio e immediato del servizio del sacrista, incaricato ad aprire, chiudere, controllare le nostre chiese. È all’interno di esse che custodisce gli spazi celebrativi come luoghi della manifestazione del mistero e della mediazione. Il sacrista è chiamato a rivelare e esprimere con i modi della sua persona il volto di Chiesa che, da sempre, è stato luogo di fraterna accoglienza e cordiale disponibilità non solo verso i vicini ma anche, e soprattutto, verso i lontani, ai quali continua ad aprire le braccia attraverso le sue opere d’arte quale rinomato

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veicolo di efficace comunicazione con il sacro. Poi abbiamo il verbo del Curare, del cuore, perché in esso dovrebbe essere racchiuso la passione di un laico credente e custode di un patrimonio che, da sempre, ha suscitato stupore nell’animo dei fedeli. Se è vero, come è vero, che “il rapporto tra mistero creduto e celebrato si manifesta in modo peculiare nel valore teologico e liturgico della bellezza, la liturgia con tutti i suoi elementi che la realizzano, ha un intrinseco legame con la bellezza: è veritatis splendor” (Sacr. Car., 35).

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custodisce, cura, prepara e valorizza le nostre chiese

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Ciò chiama in causa tutto quello che riguarda l’Eucaristia (e non solo): libri liturgici, paramenti, arredi, vasi sacri per i quali è richiesto rispetto e cura, “affinché, collegati in modo organico e ordinato tra loro, alimentino lo stupore per il mistero di Dio, manifestino l’unità della fede e rafforzino la devozione” (Sacr. Car., 41). Il sacrista deve diventare un prezioso, valido collaboratore per il mistero creduto e celebrato, dell’ars celebrandi, quale “migliore condizione per l’actuosa participatio” (Sacr. Car., 38). L’ars celebrandi, proprio perché arte, mette in regia e in azione, tutte le forme che connotano l’universo liturgico con i relativi codici verbali e non verbali, ovvero tutte quelle forme di linguaggio che costituiscono la liturgia come actio Christi et populi Dei: da qui, la premura e la cura della chiesa richieste dal servizio del sacrista, chiesa da intendersi come spazio visivo e sonoro e luogo per persone e azioni. La preparazione, azione nella quale il sacrista allestisce l’altare con tutti gli oggetti per la celebrazione del mistero è importantissima. Ciò comporterà un’attenzione tutta particolare ai fiori che siano veri, le candele di cera; la mensa, da imbandire e da rivestire con lini candidi; il microfono, per dimensione e collocazione, non sia tanto ingombrante da sminuire il valore della suppellettile sacra e dei segni liturgici; la sede sia in diretta comunicazione con l’assemblea e non “contro” il tabernacolo; l’ambone, spazio per la proclamazione, non può essere ridotto a un semplice leggio né può diventare supporto per altri libri all’infuori dell’Evangelario e del Lezionario; il tabernacolo per la custodia dell’eucaristia deve essere solido e ben visibile; il fonte battesimale sia tale da

manifestare dignità e nobiltà, inghirlandandolo di fiori nel tempo pasquale e nella celebrazione del battesimo; nei vasetti degli olii santi, l’olio sia abbondante; le vesti presbiterali e diaconali, che siano pulite e stirate. Di certo, il verbo preparare esige dal sacrista un impegno notevole ma anche esaltante perché è l’espressione della Chiesa! Amici sacristi e addetti al culto, il vostro compito è speciale e unico perchè valorizzate e collaborate a far vivere le meraviglie della salvezza nella comunione comunitaria con Dio, tipico dell’actio liturgica. “Di qui l’urgenza di esplicitare la rilevanza della liturgia come luogo educativo e rivelativo, facendone emergere la dignità e l’orientamento del regno. […]. Serve una liturgia insieme seria, semplice e bella, che sia veicolo del mistero […], capace di narrare la perenne alleanza di Dio con gli uomini.” Cogliamo l’occasione per ringraziare i nostri sacristi Nilo, Elio, Pierina, Concetta, Mariangela e Vilmo e i loro collaboratori i quali “in silenzio” svolgono questo nobile compito. Un ringraziamento speciale alle curatrici dei fiori e dei lini candidi, Zeffirina, Antonietta e Zita e a quello staff di donne che donano brillantezza e pulizia profumata alle nostre Chiese. Siamo sempre in cerca di collaboratori, se sei disponibile, non aver paura di farti avanti! Nel prossimo numero di “comunità” parleremo dei nostri ragazzi/ragazze che assistono il parroco durante le celebrazioni liturgiche: i “chierichetti”. da alcune riflessioni di mos. Felice di Molfetta, Vescovo di Cerignola-Ascoli a cura di S.M.

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La rosa

Fiori

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ANCHE I FIORI CI PARLANO DI DIO…

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nie la Madonna viene chiamata “Rosa mistica” e in molti canti viene chiamata “Rosa senza spine” perché nata senza peccato originale (questa litania è rappresentata insieme ad alcune altre sulla parete dell’abside della chiesa parrocchiale di Dro) Altre rose le vediamo nella nostra chiesa di Dro: Santa Teresa di Lisieux ne tiene in braccio un mazzo assieme alla croce. Da rosa deriva anche il nome rosario (dal latino rosarium = giardino di rose). A partire dal XIII sec. acquisì il significato religioso indicante le preghiere che formano come una corona ovvero ghirlanda di rose alla Madonna. Infine anche Santa Rita da Cascia ha qualcosa a che fare con questo fiore. Si racconta che intorno alla sua tomba fiorirono delle rose rosse. In tante altre immagini ne troveremo e allora ci ricorderemo di Maria e quindi allo stesso tempo del suo amato figlio Gesù. Per terminare con le parole di un canto mariano: “un cesto di rose Maria t’offriam nel mentre i misteri d’amore contempliam. Ave, Ave, Ave Maria”

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Nel numero precedente del bollettino si è parlato del Fiore della Passione (passiflora) che ha, nel suo insieme, gli elementi che ricordano appunto il patire (passione) di Gesù Cristo Nostro Signore. Altri sono i fiori che ci parlano di Dio; basti pensare ad alcune immagini che vediamo dipinte in molti quadri, famosi e non. La Madonna la vediamo spesso rappresentata con vicino o sullo sfondo rose o rosai. Parliamo allora di questo fiore: la rosa. (fa parte della famiglia delle rosacee). Le prime testimonianze storiche che citano questo fiore risalgono all’epoca dei Sumeri. Il re dei Sumeri, Sargon I, che visse tra il 2684 e il 2630 circa prima di Cristo, portò a Ur da una spedizione guerresca al di la del Tigri “viti, fichi e alberi di rosa”. Si parla dunque di rosa già cinquemila anni fa. Quanto a Roma, sembra che la rosa vi fosse importata dalla Grecia non molto tempo prima della nascita di Gesù. Esistono tra le 100 e 150 varietà di rose comprendendone tipi cespugliosi e rampicanti. Fin dai tempi antichi le rose sono state apprezzate per la bellezza e il profumo, oltre che per le virtù medicinali, culinarie e cosmetiche. Tornando a parlare di Maria, perché è rappresentata con le rose? Perchè questo fiore è considerato la regina dei fiori e Maria è la regina celeste e poi nel Medioevo solo le vergini potevano indossare ghirlande di rose. Nelle lita-

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Approfondimento

Considerazioni del card. Tettamanzi, Arcivescovo di Milano

CRISTIANI IN POLITICA: LA COMUNITÀ

“La Chiesa stima degna di lode e di considerazione l’opera di coloro che, per servire gli uomini, si dedicano al bene della cosa pubblica e assumono il peso delle relative responsabilità” (Gaudium et sps, 75)

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Cominciamo con le parole del Concilio Vaticano II per approfondire alcuni temi nella vita sociale da amministratori. L’insegnamento del magistero della chiesa è sempre vivo e in aggiornamento di fronte alle evoluzioni della società globale. Qual’è il posto dei cattolici in politica? è a destra, a sinistra, al centro? Sembrerà paradossale, ma non lo è: in politica, sempre più spesso, proprio il riferimento all’essere cattolici divide anziché unire. Ed è così a tutti i livelli. Ma forse per chi è attivo nell’ambito locale lo è ancora di più. Non si possono negare la fatica, il disagio, la sofferenza di cristiani che non poche volte si contrappongono tra loro su ciò che li dovrebbe unire; il crocifisso, ad esempio… Il card. Tettamanzi afferma che il posto dei cristiani – dei politici cristiani, degli amministratori cristiani, di ogni battezzato – è la stessa comunità cristiana. Senza riferimento alla comunità cristiana, senza una partecipazione diretta, attiva alla vita della comunità – in modo particolare con la frequenza all’Eucaristia domenicale e ai sacramenti, con l’ascolto della Parola e dell’insegnamento della Chiesa – come si può qualificarsi cristiani? Interessante la riflessione di Joseph Ratzinger che da cardinale proponeva: Ciò di cui abbiamo bisogno soprattutto in questo momento della storia sono

uomini che, attraverso una fede illuminata e vissuta, rendano Dio credibile in questo mondo. La testimonianza negativa di cristiani che parlavano di Dio e venivano contro di Lui, ha oscurato l’immagine di Dio e ha aperto la porta all’incredulità. Abbiamo bisogno di uomini che tengano lo sguardo dritto verso Dio, imparando da lì la vera umanità. Abbiamo bisogno di uomini il cui intelletto sia illuminato dalla luce di Dio e a cui Dio apra il cuore, in modo che il loro intelletto possa parlare all’intelletto degli altri e il loro cuore possa aprire il cuore degli altri. Soltanto attraverso uomini che sono toccati da Dio, Dio può far ritorno presso gli uomini. ( J. Ratzinger, L’Europa nella crisi delle culture, 1 aprile 2005) La vera questione del posto dei cristiani in politica non riguarda quindi quale schieramento seguire o quale alleanza preferire, ma è quella di scegliere Cristo, con decisioni e comportamenti coerenti al Vangelo, “Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti” (Vangelo di Luca 16, 10). Dire che il posto dei politici e degli amministratori cristiani è la comunità cristiana stessa significa, inoltre, affermare l’esigenza di un legame particolare forte tra la gente e chi è chiamato ad occuparsi della “cosa pubblica”. Non bisogna mai perdere di vista l’autentica dimensione “popolare” del cristianesimo! Una dimensione che insegna a servire l’uomo, come persona e, insieme, come comunità, con un’abituale condivisione del vissuto quotidiano della gente. Certo, il politico e l’ammi-

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nistratore cristiano non devono stare solo tra i cristiani e non devono impegnarsi esclusivamente per i cattolici, utilizzando le virtù del servizio, di gratuità, di giustizia. Queste virtù trovano sintesi e pienezza nella carità, come ha richiamato papa Benedetto XVI nella sua enciclica programmatica Deus caritas est: Missione dei fedeli laici è di configurare rettamente la vita sociale, rispettandone la legittima autonomia, cooperando con gli altri cittadini secondo le rispettive competenze e sotto la propria responsabilità. Anche se le espressioni specifiche della carità ecclesiale non possono mai confondersi con l’attività dello Stato, resta tuttavia vero che la carità deve animare l’intera esistenza dei fedeli laici e quindi anche la loro attività politica, vissuta come “carità sociale” (n. 29). Infatti la comunità cristiana è, per sua definizione, luogo aperto e missionario, teso all’incontro con tutti, anche con chi è indifferente alla fede o non crede. Non c’è dubbio che l’esperienza viva della comunità cristiana sia un

grande dono per il politico credente. È occasione ed esercizio di concretezza, di comprensione della realtà nelle sue problematiche e nelle sue esigenze, è luogo fontale per la propria azione, stimolo per mantenerla limpida, genuina, sincera. Gesù ha proposto ai suoi discepoli il servizio a tutti, gratuito, disinteressato, con attenzione privilegiata ai più deboli. Concludo questo approfondimento con un’osservazione personale: ho capito che non ci si può “improvvisare” al servizio degli altri, tanto meno in politica. Non basta mettere in gioco “facce nuove”, occorrono persone serie, preparate, competenti con cordialità e il sorriso, consapevoli della propria responsabilità. Nonostante i tanti impegni è bene, molto bene, non perdere le occasioni di ritrovarsi per un confronto: per ragionare insieme, approfondire le questioni, scambiare esperienze, ampliare le prospettive.

Approfondimento

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S.M.

PAOLO VI

Definizione di politica

L’Anno della fede sarà per noi un’occasione propizia per intensificare la testimonianza della carità. Ricorda san Paolo: “Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità!”

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La politica è la più alta ed esigente (attenzione a questa parola), esigente forma di carità. Perché la politica è un impegno al servizio del bene comune; comincia dalla polis, comincia dalla città, comincia dal tuo territorio quell’impegno! Per il bene comune! Comune: bene di tutti e non il bene di qualcuno. Il bene di tutti che deve appartenere a tutti.

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Campeggi

in campeggio sui lessini

primo turno - elementari

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Dopo alcuni mesi dalla conclusione della settimana di campeggio 2012 che quest’anno per la seconda volta si è svolto a Sega di Ala, ci ritroviamo per raccogliere sensazioni e vissuti di un’esperienza che, anche da adulti, riserva emozioni forti e che ci ha fatto vivere, come sempre, un senso di aggregazione e di gruppo, tipici della giovinezza. Noi “adulti” abbiamo un ruolo di supporto nell’animazione dei ragazzi, che è sempre ben gestito dagli animatori giovani quale risultato di una seria programmazione di mesi. Le eventuali titubanze e “paure” prima della partenza, vengono spazzate via dall’entusiasmo e dalla frenesia del-

le giornate trascorse tutti insieme. Le cose da fare sono sempre tante e l’allegria contagiosa ci coinvolge e ci da una grande carica. I momenti di confronto e di organizzazione portano una grossa soddisfazione e consolidano i rapporti dando a questa esperienza un senso di famiglia, SIAMO “TUTTI” MAMME E PAPA’ DI “TUTTI”!!!! IL CUORE DI OGNI MAMMA È UN ABISSO IN FONDO AL QUALE SI TROVA SEMPRE UN PERDONO Le mamme animatrici

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Campeggi

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Il giro del mondo in 80 giorni. Questo è stato il libro che ha accompagnato noi ragazzi del campeggio 2012. Un tema che va oltre le convenzioni, per nulla banale: il viaggio. Chi non ne ha mai intrapreso uno? Per quanto insignificante possa sembrare anche l’andare a scuola o al supermercato, è da definirsi tale, infatti proprio come nel percorso della vita, ci imbattiamo in ostacoli il cui superamento porta ad una crescita personale. Il campeggio fa comprendere ai ragazzi che viaggiare è importante, e il miglior modo per farlo è in gruppo, perché è l’aiuto reciproco che ci permette di superare le avversità. Proprio le piccole cose, come l’affrontare la ripida salita della temuta “GITA LUNGA”, o lo sforzo di lavorare per la cucina, apparecchiando e sparecchiando a turno i tavoli, ha fatto instaurare rapporti e legami profondi che confermano il motto “l’unione fa la forza”. Anche il sostegno fra noi animatori è stato fondamentale per la buona riuscita della settimana comunitaria, costantemente all’insegna di risate e scherzi.

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Sette giorni di puro divertimento e amicizia, ma non solo, anche ricchi di momenti di riflessione che hanno regalato ai ragazzi un bagaglio interiore che si porteranno nel viaggio della vita e ricorderanno con il sorriso stampato sulle labbra. Il campeggio è un’esperienza importante che mette in contatto con la natura i ragazzi delle nuove generazioni, sommersi ormai dalle numerose tecnologie all’avanguardia che proprio facilitando il raggiungimento dei loro bisogni, li rendono schiavi del sistemare privi di ingegno e creatività, qualità necessarie per la quotidianità e soprattutto per il loro futuro. Noi due ringraziamo per le meravigliose emozioni che ci sono state donate da tutti, a partire dai ragazzi fino ad arrivare ai cuochi. E un grazie particolare a don Stefano che si è reso disponibile, esponendosi in prima persona, per rendere questa settimana perfetta. All’anno prossimo, Federica e Martina

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secondo turno - medie

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Ricordi

Il ricordo

Suor Imelda

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Trovo doveroso esprimere nelle pagine dell’organo ufficiale delle parrocchie, quale è il bollettino, un pensiero a Suor Imelda Pompermaier che è rimasta nelle nostra comunità per circa 17 anni. Lei ci ha lasciato l’anno scorso, è morta a Telve dove era ospite della Casa d’Anna, luogo dove si ritirano tutte le suore di Maria Bambina anziane o ammalate. Molti di noi se la ricordano per tanti motivi: preparava i bambini alla Prima Comunione, i chierichetti a svolgere un buon ministero, i fiori della chiesa parrocchiale, gli arredi sacri (alcuni li ha confezionati lei), visitava le case degli ammalati-anziani portando l’Eucarestia nella sua borsa apposita che ormai conoscevamo… L’estate poi le bambine e le ragazze (di Dro, Ceniga, Drena e altri paesi come San Martino e perfino da Milano perché erano figlie di gente originaria di Dro che l’estate venivano qui in villeggiatura) imparavano a ricamare e confezionare tovaglie, lenzuola, cuscini, centrini...

Chi era alle prime armi cominciava sempre ricamando una presina; poi al termine del corso il tutto veniva esposto in una mostra. Aveva organizzato poi un piccolo gruppo missionario che si trovava alla sera per pregare insieme (settimanalmente, a volte con la presenza di un missionario); dopo aver pregato l’aiutavamo a confezionare dei lavoretti (con stoffa, legno, fiori di calza…) che poi venivano venduti al termine delle S.Messe in date prestabilite. Il ricavato andava regolarmente a sostenere i missionari che lei conosceva e con i quali aveva rapporti epistolari. Le sue mani erano veramente d’oro, ha ricamato fino a poco tempo prima di morire. Se ci pensiamo, ancora tanto ci parla di lei (quanti di noi hanno ancora in casa quei suoi lavoretti?) e trovo giusto ricordarla per tutto quello che ha fatto per noi. Grazie Suor Imelda ! Elvira

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Ricordi

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Maestro di Comunità

Il maestro Abbondio era una persona che pensava al futuro della comunità, e considerava, per la messa in gioco, noi giovani, protagonisti naturali radicati nella propria comunità. Parlando con il maestro di futuro e comunità si percepiva lo stimolo per il “non sentirsi appagati” per favorire il bene comune. Il maestro aveva la consapevolezza che i giovani sono un grande investimento e che devono essere dedicate a loro molte attenzioni. Credeva nelle capacità di noi giovani, dandoci l’opportunità di esprimerci liberamente, favorendo un ricambio generazionale che faccia crescere la comunità come centro della vita di relazione dell’individuo e ambiente delle decisioni collettive. Ad ogni incontro, nel quale si parlava della vita del paese, si faceva partecipe con entusiasmo e ci ricordava le responsabilità che abbiamo nel confronto della comunità per contribuire al nostro futuro e di quello collettivo. Non possiamo dimenticare i numerosi anni di attività che ha svolto come

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volontario presso lo sportello Acli (Associazioni cristiane lavoratori italiani) in una saletta al piano terra presso l’oratorio di Dro. Un servizio prezioso, che ha svolto con dedizione, sempre disponibile ad ascoltare, a indirizzare o a risolvere i numerosi casi che spesso richiedevano una specifica competenza in campo normativo e fiscale, frutto di un lungo e continuo percorso di formazione e aggiornamento. Per Abbondio era importante che ognuno desse il proprio contributo per la comunità, un contributo che per lui è stato sempre ispirato dal Vangelo e dalla dottrina sociale della Chiesa. Ci scusiamo di avere ripetuto troppo il termine “comunità” ma con il maestro di questo si parlava perché era il tesoro che si condivideva. Grazie maestro per l’insegnamento che ci hai dato.

Sebastiano e Corrado

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Abbondio Leoni

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Spazio Giovani

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sport, amicizia, solidarieta’

Un tiepido sole primaverile ha fatto da cornice alla 29esima edizione della manifestazione non competitiva “dal Doss al Doss de Corsa” che si è tenuta, come di consueto, nella mattinata di lunedì di Pasquetta. Quest’anno abbiamo raggiunto un nuovo record, ben 821 partecipanti si sono presentarsi al Via ai piedi del colle di S. Abbondio. Numero che ha superato le nostre aspettative, ma ci ha fatto capire che non è solo una corsa o una passeggiata, ma uno straordinario momento di aggregazione, una mattinata da condividere insieme. Infatti sullo storico percorso di 8,200 km si sono visti passare grandi, piccini, atleti, giovani, anziani, famiglie e gruppi. Il successo della manifestazione ha permesso anche quest’anno di poter dare un piccolo contributo a due progetti di solidarietà che da un paio di anni ci siamo presi a cuore. Quest’anno inoltre ci siamo impegnati nella sensibilizzazione e nel sostegno del progetto “Un pozzo per l’Uganda” volto alla raccolta di fondi per la costruzione di un pozzo d’acqua potabile nel villaggio di nascita di don Michael Korinding. Abbiamo creato delle borse* sulle quali è raffigurato in modo stilizzato un albero con i rami da cui germogliano delle piccole foglie a forma di cuore. L’albero simboleggia la nostra comunità che dividendosi nei rami fa nascere dei piccoli segni d’amore. Infine un grande Grazie al gruppo di ragazzi che si è impegnato nella programmazione e nella realizzazione del-

la corsa. Si è creato un gruppo di circa 30 ragazzi che durante la giornata ha montato l’allestimento, ha gestito la partenza, la preparazione dei ristori, la raccolta delle iscrizioni, si è occupato poi della sicurezza sul percorso, della vendita delle borse, della premiazione e infine nella distribuzioni di “ovi sodi e vim” sul colle al termine della S. Messa. Vogliamo ringraziare i moltissimi partecipanti, e anche i numerosi sponsor che ci sostengono riponendo fiducia e supportandoci nell’iniziativa. Tutto questo impegno ha così reso possibile una grande manifestazione di sport, amicizia e solidarietà. Corrado e Laura UNA VENTINA DI BORSE SONO ANCORA DISPONIBILI RICHIEDENDOLE IN SACRESTIA

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Appuntamenti e proposte

Spazio Giovani

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x i giovani di Dro Ceniga Drena Per i ragazzi della 3° media e della 1° superiore proponiamo due incontri mensili che si terranno il mercoledì, dalle ore 18 alle 19 presso le sale delle catechesi dell’oratorio di Dro. Per i ragazzi dalla 2° alla 5° superiore ci ritroviamo nel piazzale dell’oratorio alle ore 20,10 per poi partecipare insieme agli incontri “I Care” (mi interessa) organizzati dalla Pastorale Giovanile di zona in collaborazione con i frati francescani. Queste le date: VENERDì 18 GENNAIO 2013 - Convento delle Grazie VENERDì 22 FEBBRAIO - Convento delle Grazie VENERDì 15 MARZO - Via Crucis, Romarzollo di Arco Per tutti i giovani dai 18 anni in su, proponiamo ogni 1° mercoledi del mese un incontro sia formativo che organizzativo delle varie attività del gruppo Giovani. Ore 20,30 presso l’oratorio di Dro.

Tenetevi liberi e partecipate !

x altre informazioni visita il sito internet www.giovanioratoriodrodrena.it

Anche quest’anno grazie alla collaborazione viva della parrocchia è stato possibile riproporre l’entusiasmante esperienza del Grest che, come le altre edizioni, ha visto coinvolti un bel numero di genitori ma soprattutto di ragazzi e ragazze, risorse fondamentali per il presente e al futuro della comunità. Il tema di quest‘ anno è stato “IL TEMPO” in tute le sue sfaccettature, dal tempo meteorologico, al tempo che trascorre, al tempo per gli altri, ecc; esperienza che è durata due settimane all’interno delle quali si è giocato, ballato, costruito, ma soprattutto imparato a condividere la propria vita assieme agli altri, con le proprie qualità e con i propri limiti; insomma a rispettarsi nella concretezza e bellezza dello stare assieme agli Amici. Anche quest’anno il grest ha animato più di cento partecipanti per settimana. Bisogna tra l’altro sottolineare che di anno in anno i bambini aumentano segno di crescita cittadina ma sopratutto di apprezzamento da parte della comunità di questa iniziativa, che ha spinto l’organizzazione ad utilizzare per le proprie attività anche luoghi fuori dagli spazzi oratoriali. Prendo occasione per ringraziare tutti coloro che hanno permesso tutto questo e invito chiunque fosse interessato a collaborare per l’edizione 2013 ad informarsi presso la parrocchia. Paolo

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Comunità

GREST 2012 è ORA DI GREST

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Ricordi

Amarcord

La nostra Prima Comunione, classe 1973 - 8 aprile 1982, Dro Sacerdote: don Guido Ruele Maestri: Alfonsina Mazzurana, Vittorio Leoni

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La nostra Prima Comunione, 21 aprile 1963, Ceniga Sacerdote: don Tullio Rosa Maestra: Paolina Leoni

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Avvenimenti

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Ceniga - Recente restauro

Capitello S. Antonio reso possibile, anche senza contributi pubblici, il ritorno alla pubblica venerazione dell’immagine di Sant. Antonio. Santo che da sempre nella Comunità di Dro e Ceniga nutre di particolare devozione. l’architetto Carlo Fia illustra l’intervento di recupero

Domenica 9 settembre ad ore 11 in via al Ponte, a Ceniga, si è tenuta una piccola cerimonia di inaugurazione per il recente restauro del capitello votivo di S.Antonio di Padova visibile a lato della strada. L’intervento è consistito nella sostituzione del preesistente affresco, oramai deteriorato, con una una pregevole opera in ceramica dell’artista locale architetto Carlo Fia. Alla presenza di un numeroso pubblico e delle autorità civili, rappresentate dal sindaco Vittorio Fravezzi, il restaurato capitello è stato benedetto da don Stefano Anzelini parroco di Dro e Ceniga. Durante la cerimonia un sentito ringraziamento è stato rivolto a chi ha

25° anniversario dalla costruzione

Su iniziativa del Gruppo Alpini di Drena, sempre attento e disponibile a coinvolgere la Comunità in momenti di ritrovo e di memoria, lo scorso 5 agosto è stato ricordato il 25° anniversario della costruzione della piccola chiesetta che sorge accanto a Malga Campo. L’importanza del momento è stata sottolineata dalla presenza dell’Arcivescovo di Trento Mons. Luigi Bressan, che ha presieduto L’Eucaristia animata dai canti del Coro Lagolo. La Chiesetta dedicata a Cristo Redentore, fu costruita su iniziativa del gruppo Alpini e della Comunità di Drena. Il desiderio di dedicare un luogo alla preghiera e alla gloria di Dio, accanto ad una realtà tanto cara agli abitanti di Drena, era nata già al ritorno dall’esperienza di aiuto e solidarietà fatta in occasione del terremoto del vicino Friuli. A distanza di anni, gli organizzatori della giornata,

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ma anche l’Arcivescovo nell’Omelia e le altre Autorità presenti, hanno sottolineato come, proprio dall’esperienza delle fatiche della nostra gente di montagna, deriva l’apertura alla solidarietà e al volontariato tanto diffuso nella nostra regione, come la capacità, immersi nella bellezza del Creato, di alzare lo sguardo verso di Dio e di riconoscerne la sua regalità. È stata, la giornata del 5 agosto, un’occasione per i numerosi presenti, di incontrarsi tra loro, di immergersi nella natura e, attraverso il segno di questa piccola e semplice cappella inserita nel verde dei nostri boschi, di fare un pensiero di riflessione e di ringraziamento a quel Dio che ogni giorno fa sorgere il suo sole sul mondo e sull’umanità. Il tutto si è concluso con la condivisione di un pranzo alpino preparato dai NU.VOL.A. Alto Garda e Ledro.

Comunità

Chiesetta a Malga Campo

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1째 turno campeggio

ELEMENTARI, estate 2012

2째 turno campeggio MEDIE, estate 2012

Redazione: don Stefano Anzelini, Mario Bortolotti, Corrado Angeli, Elvira Angeli, Laura Parisi, Sebastiano Matteotti e Zita Zanoni. PARROCCHIE DI CENIGA - DRENA - DRO Tel. Parrocchia Dro: 0464 544000 - E-mail: dro@parrocchietn.it Stampato 1700 copie da Grafica 5, Arco

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