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Voci di Corridoio settimanale fraccarotto

Anno III

Numero XLIV

MONDANITA’

MUSICA

YOGHIPARTY Rezza&Mason a pag.

SPORT

MALANIMA 4

10 maggio 2007

PAGELLE Aquilotti – valla

Montolivo a pag. 7 Pampa a pag. 2

SIAMO TUTTI TECNICI DELLE TELECAMERE Questo articolo volevo scriverlo martedì perchè, se devo essere sincero, la cosa mi aveva innervosito parecchio, ma sarebbe venuto fuori sicuramente un articolo poco “diplomatico” e molto polemico, e io odio le polemiche inutili. Non so come sia nata la cosa ma martedì, orario mensa, entrando in sala comune sembrava si dovesse fare la rivoluzione contro il rettore. Il motivo era la mostruosa doppia telecamera appena montata in sala comune da uno dei tecnici che da due settimane stanno “lavorando” in collegio per “Insomma quello mettere a norma l’impianto che vorrei dire è antincendio, (spero che nes- che provare a essere un po’ più suno si offenda per quello razionali e meno che dirò) non so se chi era impulsivi potrebbe presente ci ha fatto caso ma in 10 minuti io ho veramente farci bene, evitarci sentito dire una marea di figure di merda e cazzate astronomica. Da chi sangue amaro per nulla” congetturava già come entrare di notte, chi sosteneva che fossero sensori di volume per scoprire chi entrava a svaligiare le macchinette della colazione, chi diceva di aver visto Emilio che si divertiva a guardarci sui due nuovi schermi che gli avevano montato in portineria, chi insisteva con il fatto che non potevano che essere telecamere <<perchè si vede che sono telecamere>>, chi pensava già come montare un cartello con scritto <Stiamo facendo matricola> per oscurarle durante le “serate di accoglienza”, chi progettava riunioni apposta e azioni di protesta contro il rettore, chi sapeva che tanto i video di sorveglianza sarebbero stati affidati ad un’azienda esterna e visionati solo in caso di furti o simili, insomma una rivoluzione e perchè? Perchè la gente si fa condizionare troppo facilmente e chiedere conferme da fonti sicure sembra sempre troppo difficile o faticoso. Veramente non vorrei sembrare offensivo, ma come si fa a pensare sul serio che si tratti di telecamere? E chi era in sala comune sa che non lo dico con il senno del poi, ma che ero abbastanza dubbioso anche mentre altri erano pronti a scommettere che si trattasse di telecamere (perchè non ho scommesso soldi con il Toz??). Insomma quello che vorrei dire è che provare a essere un po’ più razionali e meno impulsivi potrebbe farci bene, evitarci figure di merda e sangue amaro per nulla. Mal che vada l’hanno prossimo non daremo fuoco alla nuove matricole..in sala comune, almeno! Johnny Mason

CCHIU’ PERE PE’ TUTTI Due pere nel volley, tre nel calcio, tutti a casa e noi in semifinale

I risultati del girone ci riservano come avversario il collegio valla, mettendo nuovamente di fronte le finaliste della passata edizione dell’intercollegiale. Inizialmente siamo tutti convinti delle nostre possibilità,nonostante molti portino sul groppone l’infame e subdolo falò di Yoghi. La calura del pomeriggio attenua e confonde la tensione pre partita,fino all’arrivo sul campo degli Aquilotti,che ci ha gia visto vincitori qualche mese fa,in ocFoto di Michele Lombardo© casione della Coppa cairoli.cairoli che trova il modo di aleggiare sull’incontro,sottoforma di divise a tinte gialloneri imposteci da motivazioni cromatiche. La tifoseria è quella di sempre,numerosa ed entusiasta,e la sensazioni durante il riscaldamento sono buone:ci sono concentrazione e tranquillità,confortante anche l’esito della finale scorsa. Il valla,tuttavia,parte bene,sospinto dalla paura e dalla voglia di rivincita.Le prime azioni dei bianchi provocano scompiglio nella nostra difesa ma ci danno la sveglia.A poco a poco conquistiamo il predominio territoriale,pur non riuscendo a procurarci più di qualche calcio piazzato pericoloso.Tinelli scodella qualcuno dei suoi tiri-cross,mentre Napolitano vola ad incornare a lato.Il finale di tempo si rivela decisivo:sull’asse Piccino –Tinelli(e con l’aiuto del portiere Matteo,”uno di noi”)voliamo in pochi minuti sul due a zero,con un fiacco tiro prima e un contropiede fulmineo poi,entrambi”made in Noci” Nella seconda il Fraccaro legittima il risultato,controllando facilmente (troppo,secondo Violetto:”mettete la modalità esperto”)le iniziative avversarie e ripartendo in modo incisivo. Il tre è però firmato Maggiani.nasce da un cambio di gioco su Brigante,che scodella teso per lo sparviero genovese:pallone volante e rete. La girandola dei camAVVENTURA bi e i cori biancorossi portano alla concluBANANA BOAT ALLA CONQUISTA DEL PO’ s i o n e d e l Chi ha tempo non perda tempo..sarà per questo match.Vittoria netche venerdì sera via volta 22 sembrava una botte- ta ,dunque,che mette ga di falegname, dove 4 il punto esclamativo manici di scopa e delle vec- su una maiuscola prochie mensole venivano ma- va corale.Perfetta in gicamente trasformati in fase difensiva,la remi; sabato all’alba, la par- squadra ha giocato su tenza... ottimi livelli,lottando Segue a pag.6 sempre e proponendo geometrie più che buone. “Non abbatterti Napo poichè dopo ci rifocilleremo con un pasto a base di fave del quale Bravi tutti ,allora,e avanti così.In semifanie ci sono molto ghiotto, e che i miei avi usavano mangiare ogni domenica con una spolverata di tocca lo spallanzani,con negli occhi la voglia puro tumazzo di fichi.” di battere il golgi. Alessandro, numero 6 del Valla

Naza


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Pagelle

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AQUILOTTI CELERES 3 – COLLEGIO VALLA 0 Giuliano voto 5: si arrabbia con il sottoscritto perché dice che nel negozio dove ha comprato i premi per il torneo gli hanno fatto spendere troppo. Mezzo voto in più per la parata al 90°, non ci regala nemmeno un sussulto con una papera (vedi Matteo) per ravvivare la partita. AVARO (anche di emozioni). Matteo, portiere del Valla voto 8: che dire… uno di noi! SICUREZZA. Pasquale voto 7: al minuto 21° del p.t. decide di rischiare l’espulsione “scivolando” sullo sterno dell’avversario con tredici tacchetti. Risultato: avversario ammonito. Per il resto si sa preferisce giocare ala, ma questo terzino che si sovrappone e chiama lo schema a Tinelli sulla punizione per tirare una bordata, ci piace parecchio. Una sola cosa: basta con questa storia del napoletano. PULCINELLA.

cambiare una partita con quella facilità. Riceve la telefonata di Donadoni a fine allenamento: vestirà la maglia azzurra. CAPOCANNONIERE (ops…) Nazareno voto 7: la sbornia della festa gli passa cammin facendo: Yoghi infatti è il suo avversario più temibile. Un po’ lezioso in certe circostanze non alza la voce e resta a guardare i risultati del suo lavoro in una squadra che gioca davvero bene. PATERNALISTICO.

Como voto 8: eccezionale la sua prova, da l’idea di essere rientrato in forma al momento più opportuno; come peraltro l’anno scorso era uscito al momento più opportuno. A parte l’eccellente tempismo gioca un calcio duro all’inglese, estroso (vedi rovesciata) alla brasiliana, concreto alla tedesca, difenJuin voto 7: gioca con la sicurezza di semsivo all’italiana…parafrasando Naza “se Epre, contro una punta mediocre ed un arbispo gioca così vinciamo il torneo”. POLItro cattivo con lui. Nella coppia di centrali è GLOTTA. più la mente, sempre lucido e calcolatore. Talmente sicuro di sé da deviare volontaria- Brigante voto 7: a completare il centrocammente di testa una punizione a duecento po stellare manca solo lui tant’è che un gioall’ora che gli fa perdere il catore cattivo ci vuole: senno per dieci minuti. RA- Foto di Michele Lombardo© l’ammonizione lo iscrive come al solito nel registro ZIONALE. dei nervosi. Quando enNapolitano voto 7: più che il tra in sala comune alle presidente sembra un corazsei per dormire e si sveziere, aitante com’è su ogni glia solo per mangiare palla alta. Prova anche a tutti pensiamo sia divensegnare come già aveva fattato buono e gentile. Ma to su quel campo in Coppa. il fallaccio da dietro conMa il suo carpiato termina ferma la sua indole di con un crollo a terra che gli giocatore lento e scorretmette ko la schiena. Irritabile to. DIFFIDATO. com’è rischia il cazzotto ad un avversario qualsiasi: nella Genova voto 7: se nei coppia è senza dubbio il primi 25 minuti sembra la braccio (armato). Si trattiene solita punta fraccarotta dal pestaggio per essere anmatricola che entra in dato a vedere il papa. CONcollegio per sedersi in panchina dalla mezz’ora VERTITO. Il centrale difensivo del Valla rincuora un Napolitano: “Napulità, un t’a proc- in poi cambia volto: lotta Oda voto 7: il progresso dolorante cupari… ca dopu c’e’ a pasta cu u maccu!” * sul pallone, va verso il fatto sin qui lo consacra portatore di palla, disturgiocatore rivelazione. Anche perché la riveba i difensori e segna un goal di rapina ricelazione la vede quando dopo una sgroppata vendo un bel cross da Brigante. PROMESdi sessanta metri sessanta sulla fascia decide di calciare in porta dopo avere visto Maria di Fatima. Sicuro di sé è a tutti gli effetti il più “grande” giocatore. Speriamo che il finto infortunio messo in scena per uscire tra gli applausi non sia più serio del previsto. OMOBONO Tinelli voto 8: gioca in tre ruoli contemporaneamente e nei primi 45 minuti è il giocatore più pericoloso di cui disponiamo. Dopo la quarta bestemmia decide di segnare due volte in tre minuti per mostrare a tutti chi è l’unico numero dieci al mondo capace di Foto di Michele Lombardo©

SA. Piccinno voto 6,5: la voglia di strangolare Genova è tanta: ma invece di farlo come Homer con Bart riesce sempre a farselo sfuggire come Tom con Jerry. Inoltre fa perdere la pazienza a Tinelli ripetutamente come Beep Beep con Wile Coyote anche se invece di sfrecciare nel deserto cerca di farsi spazio tra la difesa del Valla, senza trovare mai il colpo di genio, un po’ come Paperino sfortunato. CARTOON. Mendieta voto 6,5: morbido come una carezza entra per gestire la situazione al posto di Napolitano dolorante. Il caschetto d’oro non rischia troppo anche per la scarsa vena dell’attacco amaranto che sul tre a zero non ci crede mai. Se quando è in campo lui non prendiamo mai goalses un motivo ci sarà. TALISMANO. Pampa voto 9: tatticamente non sbaglia un colpo. Sa di poter schierare due punte ed un centrocampo più leggero per aver analizzato e studiato tatticamente il Valla. Tiene Enver a riposo e lancia Genova dal primo minuto: azzardo che frutta e concede all’albanese una settimana in più di recupero. Nel pomeriggio cucina anche la pasta per tutta la squadra e si concede un look meno formale del solito. Sostituisce gli acciaccati appena possibile per dare loro modo di riposare in vista della semifinale contro il temibile Spallanzani. ACUTO. Per quanto riguarda Idro, Messina, Armirotta e la panchina, e anche per te, amico arbitro, mi piacerebbe stare qui a scrivere ancora ma è già l’una e in redazione aspettano con ansia le mie pagelle. Sarà per la prossima. Simone Pellegrin


Pagelle bis

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LE PAGELLE DI PELEGATTI Cecchino 8: Spara da tutte le posizioni e centra sempre il bersaglio con il massimo dell’efficacia, il verbanico non spreca un colpo, è sicuramente l’attaccante più forte del complessivo fraccarotto. ONE SHOT, ONE KILL Zola 21: Come gli anni che compie e come i punti che confeziona sempre con grande stile e potenza considerevole. Si allena tutti i giorni ed è sicuramente l’attaccante più in forma del complessivo fraccarotto. AUGURI Fabio Grosso 6.5: Si comporta piuttosto bene per essere un terzino dell’Inter e una banda nel Plinio volley, viene utilizzato come opposto dal coach che mette a dura prova la sua duttilità. Dopo le prime incertezze mette a terra anche lui le sua palle. Rimane sicuramente il giocatore più bello del complessivo fraccarotto. BELL’ANTONIO Maestro Yoda 7: Entra in campo nel secondo set e dimostra subito le sue doti Jedi da capitano, sgrida la panchina per gli errori di rotazione, la sua è una buona partita, precisa e ordinata. E’ sicuramente il gioca-

tore più saggio del complessivo fraccarotto. MIDICLORIAN A PALLA SpiderMan 6: Il giovane Parker viene fermato da una contusione che si procura durante il riscaldamento, peccato perché aveva già in serbo per il pubblico i suoi colpi ad effetto su e giù per la rete, un elemento che conosce molto bene. E’ sicuramente il giocatore più acrobatico del complessivo fraccarotto. SUPEREROE Mano di Marmo 7: Con la su mano gigantesca annienta le difese del Sant’Agostino, devastante le sue palle veloci provate più volte in allenamento. Conquista molti punti giocando di prima sugli errori della compagine avversaria. E’ sicuramente il giocatore più marmo del complessivo fraccarotto. STATUARIO Cyborg Pradella 7.5: E’ un cyborg, questo potentissimo androide è il frutto della combinazione di molteplici qualità appartenenti a differenti fraccarotti, la potenza di Marcone, l’elevazione di Verbania, i primi tempi del Toz e la forma fisica di Tinelli. E’ sicuramente il giocatore più cyborg del complessivo fraccarotto. CYBORG Air Stridi 8: Partita praticamente perfetta del nostro palleggiatore che gioca con tranquillità e precisione un numero impressionante di palloni, aggiungendo alcuni velenosi secondi tocchi. Anche in battuta dimostra di essere l’elemento più pericoloso. E’ sicura-

mente il giocatore più basso del complessivo fraccarotto. RAGAZZO SENSIBILE Tira&Molla 8: Esordisce come libero sfoggiando la divisa rossa come una seconda pelle, salta e rimbalza da una parte all’altra del campo per prendere ogni pallone che gli avversari smozzarellano nella nostra metà campo. E’ sicuramente il giocatore più elastico del complessivo fraccarotto. RAGAZZO PADRE SgargiaPerelli 8,5: La solita devastante tranquillità che sconvolge avversari e non rendendolo sicuramente il giocatore più giocatore dei giocaotori del complessivo fraccarotto. PRIMOGENITO Kapaboom 7: Entra per sostituire il festeggiato Zola, dimostrando che potremmo tranquillamente avere 2 squadre pienamente competitive vista la panchina lunga e di altissimo livello. E’ sicuramente il giocatore più gemello del complessivo fraccarotto. SECONDOGENITO Italoamericano 6: Non ci capisce una mazza, pensa di essere in vasca di pallanuoto e aspetta il passaggio giusto per trafiggere il portiere avversario, alla prima occasione fornitagli da Stridi tira una bordata spaventosa contro la rete e poi comincia a festeggiare attorno al campo come ohmiodiofabiogrosso dopo l’ultimo rigore alla Francia. E’ sicuramente il giocatore più napoletano del complessivo fraccarotto. PESCE FUOR D’ACQUA Rezza&Mason

NOI ANDIAMO IN SEMI-FINALE… Con questo coro si conclude la gloriosa serata fraccarotta, ebbene si un’altra semifinale, niente ha potuto il S.Agostino contro un Fraccaro in formazione tipo e con una grinta addosso da far paura a chiunque. La cronaca della partita lascia il tempo che trova, i fraccarotti, hanno asfaltato il poveri malcapitati Agostiniani (si chiameranno così?). Perellino (neo-ventunenne) e Verby, non

al top per uno stiramento alla schiena, hanno fatto gara a chi fosse più ignorante, tirando bordate da far i n d o s s a r e l’armatura agli avversari, il Perellone ha confermato di essere il più virtuoso pallavolista della storia, alternando la potenza della sua nuova spalla con tocchi di fino eccezionali, i nostri centrali, Toz e Franz, devastanti in primo tempo e a muro, se poi ci mettiamo l’ottima pre-

stazione in regia di Pier e il brillante esordio di Brighella come libero, il risultato non poteva che essere un 2-0 facile facile. Un applauso anche alla panchina che si è fatta trovare pronta quando è stata chiamata in causa da Mister Draghi, 10 e lode quindi a Tony, Italo, capitan Oda e Giò. Solo due sono state le note dolenti della serata: la prima il piccolo infortunio di Juanita durante il riscaldamento, la seconda la scomparsa di 3 calzoncini della divisa, per la quale Nicolina mi sta ancora cristandomi dietro. Un ultimo grazie al pubblico, ragazzi ora vi aspettiamo in semifinale contro il Cardano, per ricordare alle Cardane che sono… Verby


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Pagelle tris

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LE PAGELLE DELLO YOGHIPARTY Come sapete ieri si è tenuta nel parco della Sora la festa che apre la stagione estiva delle feste universitarie pavesi: l’ormai immancabile festa/falò di Yoghi. Ecco le pagelle che descrivono l’evento. Yoghi 6. E’ il festeggiato e si fa prendere dal panico in quanto organizzatore della serata. Torna in collegio 47 volte e si gode solo 10 minuti di festa. Poi l’alcol lo calma. Si ingrana e delira pacificamente disteso vicino al fuoco fino alla fine dei giochi. Magic Yoghi Como 6.5. Lucariello è completamente circondato dalle donne. Il puzzone gigioneggia come al solito ed esibisce la sua fascinosa voce rauca accompagnando il Naza con disinvoltura. Giro di routine Anna 9. Voto altissimo per questa stupenda ragazza che canta per tutto il tempo con voce soave e ammaliante. Uzzino va in brodo di giuggiole, ma del resto tutti si accorgono delle doti divine della fanciulla. Musa Uzzino 8. Beve e fa bere. Il siculo si appropria di un bottiglione di vino e comincia a venderlo a 1 euro al bicchiere. Ingurgita una quantità spaventosa di birra Peroni e riesce a far ingranare pesantemente, con l’aiuto del Mason, il taciturno Trameri. Poi gli arriva alle orecchie il dolce cantare di Anna e si accascia al suolo stremato. Probabilmente sta ancora dormendo. Ubriacante Mason 5 . Si accanisce inspiegabilmente sul povero Trameri rovinandogli la serata. Non canta mai e se la fa con quei tipacci di Dantuono e Cogo. Poi gli capita a tiro un bottiglia di vodka alla liquirizia e decide di assaggiarne un pochetto. Si fa accompagnare da Turker in bici e va a dormire ubriaco e contento. Veneziano Trameri 16. Come i secondi di vodka alla goccia che gli fa bere a forza il

dinamico duo Uzzino-Mason. Il mingherlino Urricane si difende come può, ma dopo un ennesimo cocktail tutto rum e poca cola il suo stomaco collassa. Sbocco brutta maniera che ricorda l’idrante dei pompieri e entrata di diritto nella storia dei guinness dei primati. E’ la sbronza più veloce di sempre. Bambina dell’esorcista. NazaNegro 7. In mezzo al campo è il solito demone. Scatta, copre, ruba palla, tira in porta, imposta deliziosamente e soprattutto corre dall’inizio alla fine. E’ il faro del nostro centrocampo, il suo lavoro diventa indispensabile. Tecnica e tattica al servizio della squadra. Abbbbronzatissimo Oda S.V. Rimane in collegio, ma pensa bene di passare da Perellino. Pizza e birra a volontà alla faccia di Mason ed Elia che si dimenticano di lui. Pieno di risorse Idro 4. Defilato come al solito per tutta la serata, all’improvviso si getta nel fuoco nudo per attirare l’attenzione. Purtroppo sbaglia falò e la questione si conclude con un nulla di fatto. Torcia umana Turker 7. Continua ad indossare magliette di un rosso sgargiante in ogni occasione e chiama la sua ragazza ogni sei minuti. Buona dose di alcol anche per lui che si fa trasportare con passione dalle due chitarre cantando spassosamente con il resto della compagnia. Al ritorno porta sul sellino della sua bici la spugna Mason facendosi tutte le salite a tavoletta. Allegro cazzone Savini 6.5. Imbraccia lo strumento con caparbietà e fa cantare tutte le tipe che gli capitano a tiro. Esperto e navigato frequentatore di ambienti più o meno mondani si dimostra anche intonato (cosa avevate capito?). Buon repertorio e conversatore instancabile. Menestrello Pede 7.5. Il folletto di Lecco è veramente instancabile. Naviga il

grande fiume con mezzi di fortuna e non si lascia scappare niente. Sempre presente con il suo vino, voce roca, allegria al punto giusto, la motocicletta 10 HP e la sua voglia di stare insieme. VeroSeguace di Bacco Colucci 9. Finalmente libero da impegni di studio e ,almeno apparentemente, per nulla intenzionato a cercarsi un lavoro si abbandona anche lui al canto libero davanti al falò. Alla fine torna sul sellino della bici di Elia ingiuriando Pede e le matricole che gli hanno rubato il posto in macchina. Laureato nostalgico. Elia 4. Arrivati alla festa viene assalito da un gruppo di scalmanate compagne di corso che si strappano i capelli come solo per uno dei Fab Four, come una vera star le ignora prende possesso della chitarra e non la molla più, non si ubriaca ma sfoggia la solita disinvoltura musicale grazie alla quale potrebbe cuccare più di tutti. Alla fine però conquista solo Colucci che si fa portare sul sellino della sua bici. AI FALO’ CHI SUONA LA CHITARRA NON CUCCA. Dantuono 2. Camoranesi alla ricerca furibonda di tipe dalla slinguazzata facile prova ad andare in goal con frasi ad effetto tipo: “Che bella luna...limoniamo? - ehi canti bene...ho dei contatti a Milano per la tua carriera… - Tuborg solo tu, mi turbi sempre più, Tuborg io t’amo, Tuborg ti penso, Tuborg sei tutto, proprio tutto, per me…”.Palesemente fuori luogo Gamba 6.5. Riesce ad intortare una tipa dietro l’altra grazie alla sua suadente voce calda e baritonale. Peccato che il politichese presente nell’elegante esposizione di Jacopo risulti praticamente incomprensibile alle tipe, che si addormentano puntualmente a metà spiegazione della finanziaria del governo Prodi. Incompreso. Rezza&Mason


Sport e coscienze

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FLUSSO DI COSCIENZA Oh ragazzi non so cosa scrivere... eppure qualcosa devo scrivere. Non per il buon Pampa, primo fruitore della borsa di studio Casper, e nemmeno per voi facce di feccia che leggete (Fabri Fibra insegna che insultando si ottiene attenzione), ma perchè è proprio bello scrivere. Personalmente ho sempre visto questo leggero battito simile ad una piccola pioggia sui tasti come una valvola di sfogo, un modo per “dire meglio” qualcosa. E mi spiace che molti tra queste mura non lo facciano (e se lo fanno non lo condividano), di mettersi lì e lasciare andare i pensieri. Ok, sicuramente non sto meglio perchè scrivo (e non sto parlando solo del giornalino, ovviamente), ma quel che è certo è che sto bene mentre scrivo. E rubare un po’ di serenità alla mia testa e all’immanente non è mai una brutta cosa. Sinceramente inviterei tutti a provare a scrivere una volta se non l’hanno mai fatto, per semplice piacere. Su cosa? Beh sull’essere davanti ad un foglio (elettronico per quando mi riguarda) bianco e del voler metterci sopra qualcosa. A volte io passo

uno stato di trans, come se la mia mente che si libera fosse un’oppiaceo davvero efficace. A volte ho la sensazione di lievitare, davvero, come se il mio corpo si alzasse e le mani ferme fossero l’unico contatto col mondo... ok io non sono normale, ma vi assicuro che è una sensazione stupenda. Perchè la parola è troppo chiara, e non puoi cancellarla e riscriverla, o pensarci un secondo in più prima di dirla... a volte mentre scrivi ti ferrmi a pensare se è meglio “il” o “un” per dire quello che vuoi dire... parlando non è possibile. Ok il meglio sarebbe dipingere, o comporre musica... ma insomma non è così facile. Invece scrivere è facile, scrivere per se è molto facile. Per gli altri un po’ meno... ma basta un po’ di pratica e un bel po’ di sana lettura e ci si riesce. “Cristian com’è andata l’esame?” “BOOOH”... il mio piano pulsa, e la gente passa dalla mia porta. Esami esami esami. Ne ho 6 nei prossimi mesi, me ne ba-

stano tre... potessi scrivere. L’unico esame in cui mi han fatto scrivere ho preso 30... ora, ok non era difficile, però è sempre un 30. Avrei potuto prendere 28 perchè non era difficile, invece ho preso 30, che sulla mia sfilza di 18, secondo me, si sente un po’ fuori luogo e un po’ in imbarazzo... In ogni caso anche se poco, qualcosa ho scritto. E spero di avervi solo confermato il Violenza che conoscete, un po’ saccente a volte, anche fastidioso, in tutti i modi folle in maniera lucida, razionale... Idro ha fatto partire Foxy Lady. Ok lui con la chitarra non è proprio Jimmy, ma ci prova... provarci è l’unico modo per riuscire. “Chi non accetta una sfida, ha perso in partenza. E nel peggiore dei modi” Fabrizio De André... allora sfido tutti a scrivere sullo “scriversi”, mettersi in parola... se vorrete son sicuro che il buon Mazzon vi impaginerà, se no fatelo per voi stessi... son sicuro che vi aiuterà. Oh il mio caro flusso di coscienza.. ah, approposito di Foxy Lady, ho un aneddoto divertente, di cui vado abbastanza orgoglioso... se volete farvi due risate, chiedetemelo! Sempre vostro... Violenza

MA CHE FINE HAN FATTO I CAMPIONI D’ITALIA? Questa è la domanda che si sono posti ieri tutti i tifosi dell’inter e coloro che seguono il calcio in generale. Una figura quella dell’inter a dir poco ridicola. La Roma ha letteralmente asfaltato la squadra nerazzurra. 6-2. Un risultato tennistico che non lascia alibi e scusanti. Alla Roma sono bastati 15 minuti per distruggere la resistenza della difesa nerazzurra, i primi 15 minuti. Una squadra quella dell’Inter, molle, mai in partita, probabilmente senza quelle due disattenzioni della Roma il risultato sarebbe stato ancora più rotondo e pesante. Si pensava ad una voglia di rivincita da parte dell’inter, dopo il 3-1 giallorosso in campionato, un risultato che aveva rovinato la festa scudetto nerazzurra e che aveva indispettito e non poco anche Moratti. Per cui ci si aspettava una partita ben diversa, perdere ci poteva stare ma non così. Sicuramente le motivazioni in campo da parte della

Roma erano superiori; però non si spiega solo con questo il tracollo. La Roma voleva dare un senso ad una stagione comunque positiva che però non aveva ancora regalato soddisfazioni. Per cominciare la delusione per il 4-3 sempre contro l’Inter in supercoppa italiana, arrivato dopo un 0-3 nella prima mezz’ora in agosto, poi il secondo posto in campionato dietro alla squadra milanese ed infine l’uscita ai quarti di champions contro il Manchester, che poteva aver ragione d’essere ma non con un 7-1. Ed è stato proprio questo ricordo nel cuore dei giallorossi a scatenare tanta rabbia nell’infierire sull’Inter ieri. È già passato un mese e mezzo dalla figuraccia in Inghilterra ma la si voleva cancellare definitivamente, serviva vincere ampiamente e non con una squadra minore, vedi il 4-0 rifilato alla Sampdoria 4 giorni dopo Manchester, serviva battere una grande, e l’Inter è stata la prescelta. D’altro canto

l’interista non ha mai pace. Anche in una stagione da record come questa non riesce a festeggiare pienamente ed anzi trova modo di essere preda di sfottò come gli ultimi anni. Di sicuro non è colpa sua se il Milan è in finale di champions ma di certo lo è perdere in questa maniera con la Roma in una finale, se pur di coppa italia; che non avrà la dovuta importanza ma che ridendo e scherzando ieri ha portato 40.000 persone allo stadio Olimpico in un orario insolito, alle 18. Mai più azzeccato è stato l’inno dell’inter, “Pazza Inter Amala”, e proprio questa Pazza Inter è chiamata ad un riscatto, e non può che farlo nella gara di ritorno di questa finale, il risultato è mezzo compromesso, ma ha l’obbligo di provarci, le potenzialità le ha, starà a Mancini motivare la squadra, che se fosse una squadra vera non ne avrebbe bisogno. Devono essere i giocatori ad avere la rabbia dentro, a sapersi prendere le proprie responsabilità, a chiedere scusa per la prestazione agghiacciante di mercoledì, come suo tempo avevano fatto i giallorossi dopo Manchester. Per ciò starà a loro cancellare questo 9 maggio, che avrà un peso minore del più famoso 5 maggio nerazzurro, ma che ha sempre una matrice romana e che tuttavia è ancora parzialmente rimediabile. Lorenzo Gotta


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Adventures

Voci di Corridoio | XLIV | 10 maggio 2007

BANANA BOAT ALLA CONQUISTA DEL PO “Se non son pazzi, non vengono al Po” antico proverbio fluviale Chi ha tempo non perda tempo..sarà per questo che venerdì sera via volta 22 sembrava una bottega di falegname, dove 4 manici di scopa e delle vecchie mensole venivano magicamente trasformati in remi; sabato all’alba, la partenza… Maldo, Colux, Pede, Ste, Naza..un equipaggio formidabile: mai vista una barca (per l’occasione un gommone grigio dei primi anni ’80), mai visto un fiume; pronti però a tutto. Alle 9 salpiamo dal Ponte della Becca: la corrente è buona (come poche altre volte, ci dicono) e l’entusiasmo alle stelle. Le prime fasi della navigazione ci vedono concentrati sulla rotta da seguire e ancora preoccupati per la tenuta della nostra imbarcazione, Ste ritto in piedi a scrutare l’orizzonte; ci sono diversi tronchi da schivare e dopo un’ora affrontiamo il primo ponte. In breve entriamo in confidenza con il fiume, ci rilassiamo e siamo pronti a un primo brindisi; bastano pochi chilometri per capire che su un gommone si può certo remare, ma anche dormire, mangiare, bere, suonare la chitarra e fare i bisogni. Il sole del primo pomeriggio è caldo e invita all’ozio; noi lo assecondiamo incuranti delle nubi che nel frattempo si addensano sulle nostre teste… Sono ormai le 5 quando comprendiamo l’imminenza del temporale: troppo tardi. Le prime gocce ci colgono nel mezzo del fiume, i tuoni sono vicini, la superficie dell’acqua plumbea e increspata dal vento; non ci resta che tentare un approdo d’emergenza. Raggiungiamo la riva destra che in quel tratto si presenta come un muro di fango a picco nei flutti; Colucci armato di ancora tenta la scalata aggrappandosi anche a un albero proteso sul fiume, il resto dell’equipaggio fatica per mantenere il gommone vicino alla sponda. Al culmine della tensione l’albero cede rovinosamente, e insieme si trascina il povero Colucci, che

solo con un balzo felino evita un tuffo nel Po e si riporta a bordo: a quel punto l’agitazione si dissolve in fragorose risate della ciurma… Il temporale fortunatamente si esaurisce in fretta e ci permette, bagnati e intirizziti, di riprendere il viaggio, sotto il buon auspicio di un arcobaleno. Scottati dall’esperienza e temendo nuove piogge decidiamo comunque di sostare per la notte nel primo porto accessibile, un campo di granturco e fango; la cena è frugale, la notte umida: ci addormentiamo sfiniti al freddo. Domenica ci svegliamo molto presto, in tempo per vedere il sole sorgere sui campi; Colucci, visibilmente turbato, esterna al gruppo un’anomalia riscontrata nel proprio corpo: “Ragazzi, ho avuto un’erezione mattutina!”. Lo tranquillizziamo (“sono cose che capitano”) e torniamo sull’imbarcazione, ribattezzata per l’occasione Banana Boat. Fasi di spinta attiva si succedono a momenti di torpore generale; Naza e Pede alternano la loro perizia al timone, gli altri galeotti si limitano alla gretta fatica dei remi, compreso Maldini che fra un pisolino e l’altro è diventato capitano del vascello. Oltrepassiamo Piacenza e accostiamo verso l’una a Roncarolo, grazioso paesino fluviale composto di dieci case, chiesetta, e trattoria; le scatolette di legumi sono buone, per carità, ma nel frangente la decisione unanime è di provare la cucina piacentina. In un ambiente rustico e accogliente (brave le cameriere) mangiamo e beviamo allegramente fino a che, satolli, ci sdraiamo per un riposino in un vicino prato. Ci svegliamo verso le 5 e, soddisfatti del nostro ritmo rilassato, torniamo in barca. Navighiamo placidamente fino al tramonto e ci accampiamo in un posto da sogno, spiaggetta e pioppeto su un’ansa del fiume; la cena è abbondante, attorno a un falò conviviale; Naza si dimostra incapace di cuocere i wurstel, ma per fortuna lo soccorre l’astuzia del Pede. Andiamo a

letto con le stelle, dopo aver visto la prima lucciola dell’anno, bruciati dal sole e con in testa lo sciabordio delle acque: veri lupi di fiume, ormai. Lunedì ci svegliamo con calma, Colucci bissa il prodigio del mattino precedente, e con spensieratezza ripartiamo. La ciurma è rozza, e nella solitudine del fiume si sfoga liberamente, il sole picchia duro; vediamo diverse draghe arrugginite e qualche vecchio barcone variopinto che sa di Mississipi. Prima di Cremona una grossa diga sbarra il Po; per farci passare, due uomini aprono appositamente una gigantesca chiusa: un portento ingegneristico al servizio esclusivo di 5 pirla… Raggiungiamo Cremona verso le 2; attracchiamo con brillante manovra e giravolta di 180 gradi: artisti del remo, ormai. Il resto è sgonfiare il gommone, una birra al circolo nautico (dove ci distinguiamo per l’odore), e un po’ di tappe per il ritorno in treno. E’ stato fantastico, davvero; non siamo arrivati al mare, come inizialmente avevamo previsto, ma non importa. Da tempo sognavamo un’avventura fluviale alla Huckleberry Finn, e l’abbiamo avuta, accorgendoci nel mentre che oltre alla poesia, sul fiume si sta bene e si ride come matti. Rimango ogni volta sbalordito dalla facilità con cui pensiamo le cose più bizzarre e dall’estrema disinvoltura con cui le facciamo. Del resto, i proverbi non sbagliano, tutti i pazzi finiscono al Po… Pede


Musica

Voci di Corridoio | XLIV | 10 maggio 2007

LA MUSICA CHE MI GIRA INTORNO (...“MUSICA” PER LE MIE ORECCHIE)

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Rubrica musicale a cura di Giorgio Montolivo

Buongiorno a tutti, e bentrovati. Questa settimana voglio raccontarvi di un'artista che si è imposta alla mia attenzione di recente, grazie all'avvicendarsi di casi completamente slegati tra loro, ma che probabilmente hanno riguardato anche voi; dunque vediamo di ripercorrerli. Ogni cosa ha inizio - apparentemente - con il nostro concerto di Natale: quest'anno, benché la mia canzone (piano e voce) non richiedesse grandi preparativi di arrangiamento, avevo comunque accolto volentieri l'invito a partecipare alle varie “session” di prova, che infatti sono state di per sé una gran bella esperienza, e dove ho potuto anche gustare ogni sfaccettatura (Cesario meriterebbe la pubblicazione di un video del backstage) dei brani compresi in scaletta (...e non compresi, dato che Tinelli ha cambiato pezzo a cinque giorni dal concerto). Ma la sera del concerto... una sorpresa. Non sto parlando del fortunato sodalizio tra il Pede & Loretta Goggi; ma di Pampa, inspiegabilmente e ingiustamente posizionatosi ultimo, che portava una canzone per me nuova: “Amore disperato”. Ma proseguiamo. Un paio di mesi dopo vado in montagna per qualche giorno, quand'ecco ha inizio il consueto baraccone di Sanremo: un amico obbliga me e gli altri a vederne dei pezzi - salvo il diritto (e la soddisfazione) di sentirlo commentare per radio dalla Gialappa's - e io finisco per ammettere di avere insolitamente apprezzato questa nuova edizione grazie ad alcuni pezzi, tra cui “Luna in piena”. Passano altri due mesi buoni - sono a Pavia - e vincendo non so come il mio odio per Scamarcio (e fenomeni mediatici correlati), vado a vedere “Mio fratello è figlio unico”: girato non malvagiamente, forte di due o tre attori molto validi (tra cui S. non rientra), il film mi piace discretamente, e si fa ricordare per la colonna sonora. Nella diversa epoca in cui è ambientato, ci restituisce gli slanci adolescenziali (erotici e politici) dei protagonisti entro una trascinante cornice di canzoncine un po' antiquate, ma di grande incisività: su tutte “Ma che freddo fa”. Poi il film si chiude con una splendida versione, acustica, di “Amore disperato”: la misura è colma - disincrocio le braccia e vado finalmente a cercarmi qualche informazione su Nada.

MALANIMA

Ecco dunque svelato il nome che si nascondeva dietro questi titoli: un nome poco incisivo foneticamente, ma che a sua volta nasconde un'etimologia pregevole (nada = “speranza”, in sloveno); e sul quale, pur non dubitando che alcuni di voi l'avessero riconosciuto, vorrei raccontare qualcosa di più. E' Nada Malanima il nome (per intero) della ragazza livornese che nel 1969 portò “Ma che freddo fa” a Sanremo: aveva 15 anni, e lasciò il pubblico esterrefatto per la straordinaria carica. Non vinse, ma consacrata da pubblico e critica, irruppe comunque nell'industria discografica, facendosi chiamare con il solo nome. Col trascorrere del tempo, i successi di cui sono costellati i primi anni Settanta, vanno diradandosi in favore di scelte stilistiche inaspettate, ammirevoli, ma naturalmente non apprezzate dal pubblico di allora: già nel 1973, l'amicizia con Piero Ciampi porta Nada a cimentarsi con un album molto impegnativo (“Ho scoperto che esisto anch'io”), interamente firmato dal cantautore livornese. A partire da questa prima rottura con il grande pubblico, Nada prosegue sulla strada della sperimentazione collaborando con gruppi emergenti (i Goblin, la Reale Accademia di Musica); resta fedele a un repertorio di livello cantautorale cantando Paolo Conte, Tenco, Zenobi e ancora Ciampi. In questo contesto - cui fecero eccezione due successi anni Ottanta molto orecchiabili, “Ti stringerò” e “Amore disperato” - la cantante rilegge anche pagine tradizionali toscane; ma la scelta decisiva, determinante per il personaggio che oggi ci si presenta, è costituita dalla sua svolta cantautorale: coi primi anni Novanta, Nada comincia a scrivere per sé, ottenendo risultati eccellenti che la elevano ad artista completa ed originale. Merita menzione “Nada Trio”, entusiastico progetto antologico, avviato in anni di rinata attività concertistica insieme agli Avion Travel (e poi riassunto da omonimo album del 1998), che vede rivisitare gli “highlight” di una carriera già trentennale in una nuova veste: la voce di Nada si snoda ora liberamente su arrangiamenti esigui (chitarra e contrabbasso), tendenti al jazz. Il ritorno a Sanremo nel 1999 con l'ottima “Guardami negli occhi” pareva dunque la chiusura di una parentesi molto lunga; ma ha segnato anche l'inizio di una nuova giovinezza artistica: in questi ultimi otto anni Nada ha messo a punto album sempre migliori (“Dove sei sei”, “L'amore è fortissimo, il corpo no”, “Tutto l'amore che mi manca” e il live “L'apertura”), segnati da produzioni prestigiose (Mauro Pagani, John Parish, Massimo Zamboni) e caratterizzati da una voce che non risente degli

anni, su una musica ormai conforme alla miglior moda dettata da contemporanei come gli Afterhours, i Marlene Kuntz e Cristina Donà. Oggi Nada è una meritevolissima cantautrice 53enne: l'età è quella di altre signore della nostra canzone; con le quali però condivide più differenze che affinità... L'armonico accostamento del rock ad un gusto più melodico, alcune inflessioni vocali - e persino la pronuncia - ricordano Gianna Nannini; mentre l'intonazione poco canonica e il trasgressivo approccio (molto duro) al tema dell'amore, la possono avvicinare a Loredana Bertè. Ma da queste (entrambe cantautrici) si distingue per il perseguimento di un genere che non si lega più a criteri commerciali, più similmente semmai a Fiorella Mannoia; la quale però non compone certo le proprie canzoni, né è dotata di un registro vocale della stessa portata. Tenue, selvatica, dotata, stonata... ma quale quadro ne esce ?! “In alcune canzoni la sua voce si materializza come una frustata. In altre sembra nascere dagli abissi della malinconia. In altre ancora ha il tono spudorato di uno sberleffo. In altre, infine, ha la dolcezza struggente di un disincanto...” Dopo l'ispirata descrizione di Mollica, questo itinerario biografico sembra concludersi nel suo punto di inizio: al nostro concerto di Natale ?! Purtroppo no: mi riferisco a una manifestazione musicale di livello assai minore (il che mi fa ben sperare sulla presenza di Nada al Fraccaro l'anno prossimo), cioè il Festival di Sanremo: come ho anticipato, l'edizione del 2007 annoverava tra i pezzi in gara “Luna in piena”, title track del nuovo album (uscito a febbraio), che per gli ascoltatori (fedeli o della dell'ultima ora), rappresenta l'ennesima prova di gran classe. Difatti, chi l'aveva vista incerta e scoraggiata sul palco dell'Ariston (dal quale, neanche a dirlo, è uscita ingiustamente mal classificata, come Pampa), riceverà dal nuovo album tutt'altra impressione. “Luna in piena” riconferma Nada artista capace di confrontarsi con il proprio presente, al di fuori di mode e consuetudini: è fatto di pezzi coraggiosi, evocativi di atmosfere ora rabbiose ora malinconiche ora radiose, sorretti da musiche, tra l'elettrico e l'acustico, davvero capaci di conquistare. Se volete farvi un'idea, potete ascoltare “Pioggia d'estate”, “Distese”, “La verità”, “Questo giorno”, “Niente più”... tutti brani che colpiscono prepotentemente, ognuno con le proprie peculiarità, la sensibilità dell'ascoltatore. Lo stesso vale per la loro autrice, sempre impavida e carica di energia positiva, che almeno per quanto mi riguarda, sembra destinata a farsi ricordare. Un caro saluto a tutti.


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Mistero

Voci di Corridoio | XLIV | 10 maggio 2007

L’ANGOLO DEL MISTERO Il segreto del Machu Picchu: l'erba che scioglie la pietra Nel nostro passato sono state costruite varie opere colossali, tra cui le piramidi in Egitto e opere megalitiche in sud America. Molti si sono chiesti come sia stato possibile costruire simili opere in un passato remoto con gli scarsi mezzi dell’epoca. Obiettivamente, per quanto per alcune cose si sono trovate delle spiegazioni ragionevoli, altre rimangono avvolte nella più totale oscurità. Se si pensa alle costruzioni megalitiche di Machu Picchu, non si può non rimanere sorpresi e chiedersi come sia stato possibile costruire simili opere su un cocuzzolo così impervio. Come è stato possibile trasportare blocchi pesanti centinaia di tonnellate su una montagna? E non solo. Molti di questi blocchi sono sagomati in modo particolare, in maniera da potersi incastrare perfettamente con blocchi complementari. E non dimentichiamo un particolare importante: i popoli del sud America non conoscevano la ruota! Tutto questo ha fatto nascere mille ipotesi tra cui le più fantasiose chiamano in causa alieni, dei o magia. In una delle puntate di “Stargate Linea di confine”, lo studioso Peter Tompkins ha esposto la sua idea che è degna di un certo interesse e non chiama in causa fenomeni paranormali. Nell’intervista concessa a “Stargate Linea di confine”, Tompkins ha tenuto a specificare che non esistono prove su chi ha costruito le piramidi, in quale epoca, sul perché e soprattutto sul come e che tutta l’egittologia ufficiale non si fonda su prove certe ma solo su supposizioni. Partendo da questa premessa ha esposto la sua idea su come sia stato possibile costruire queste opere megalitiche. Ha parlato dell’esistenza di una erba rossa alta più o meno 25 centimetri, capace di sciogliere la pietra e poi di riaggregarla nella forma voluta. L’idea è che gli antichi conoscendo tale pianta, costruivano dei cassoni, li riempivano di ciottoli poi ci buttavano un estratto di questa pianta che trasformava le pietre in

Rubrica a cura di Fabrizio Erario

forma liquida e poi aspettavano che il tutto ritornasse in forma solida. Così facendo, avevano a disposizione blocchi enormi della forma voluta e nel posto voluto. Questo naturalmente spiegherebbe molte cose e soprattutto senza chiamare in causa alieni o poteri paranormali. Una caratteristica delle pietre di queste costruzione megalitiche è di essere piuttosto regolari e ben levigate ed è difficile pensare come sia stato possibile fare ciò, mentre con la teoria di Tompinks, ciò si spiega facilmente. Il problema è dimostrare l’esistenza di questa erba rossa. Lo studioso ha citato alcune testimonianze scritte e da lui ritrovate. La prima di questa risale a circa 2 secoli fa ed è una leggenda riportata da un viaggiatore statunitense di Boston che racconta di come erano costruiti i grandi templi mesoamericani grazie all’utilizzo di una pianta misteriosa. Una seconda testimonianza risale all’inizio del 900 e vede protagonista un inglese. In un suo viaggio a cavallo è costretto a proseguire a piedi perché il cavallo si è azzoppato. Chiaramente indossa degli speroni, ma questi misteriosamente si dissolvono nell’attraversamento di un prato di erba rossa. Un altro racconto riporta le ricerche di un prete che ha passato gran parte della propria vita alla ricerca di un misterioso uccello, il pito, di dimensioni molto piccole che ha la particolarità di scavare il proprio nido nella roccia con l’ausilio della nostra erba rossa. Il pito prende in bocca un pezzo di erba rossa e lo strofina nella roccia che pian piano si dissolve fino a formare una cavità adatta a contenere il suo nido. Queste sono le testimonianze storiche, ma esiste un ulteriore prova anche se indiretta. Si tratta dell’esperimento dell’ingegnere francese Davidovits, studioso di agglomerati che è riuscito a realizzare delle rocce calcare pesanti tonnellate partendo da calcare sbriciolato. Ha studiato la sabbia di Giza ed ha constatato che è di tipo argilloso e partendo da quest’elemento e aggiungendovi un sale, della calce e dell’acqua ha realizzato dei blocchi del tutto simili a quelli delle grandi piramidi. Da notare che ha utilizzato “ingredienti” conosciuti agli antichi egizi, e quindi è pensabile che abbiano potuto inventare questo sistema. L’esperimento di Davidovits è forse meglio approfondirlo in un lavoro a parte. Per il momento è interessante constatare che l’esperimento

sembra confermare anche se in maniera indiretta l’ipotesi di Tompinks. Le differenze fra le due tecnologie ci sono, da una parte un calcestruzzo inventato dall’uomo, dall’altra parte una erba particolare capace di sciogliere le pietre. Ora bisogna attendere la prova definitiva, cioè il ritrovamento di questa pianta, sperando che nel frattempo non sia estinta. In effetti considerando il gran numero di opere megalitiche realizzate dai popoli mesoamericani è ipotizzabile un massiccio sfruttamento di questa erba che l’ha portata a sopravvivere solo nei posti più impervi. Il ritrovamento di questa erba cambierebbe notevolmente le nostre teorie sui popoli antichi e ciò che ora sembra assurdo tornerebbe ad avere una spiegazione razionale. A tal proposito una spedizione di Fraccarotti, guidata dall’esploratore Trinca, è partita alla volta del Perù alla ricerca di tale pianta portentosa. Arrivata in Colombia, purtroppo la spedizione si è imbattuta in un altro tipo di erba altrettanto miracolosa. Gran parte del gruppo di esploratori, in particolare Armirotta, Leo e Pietro (il figlio di Rizzi), ha deciso di stabilirsi lì per qualche tempo al fine di studiare a pieno gli effetti benefici di tale pianta dalle variegate foglioline.Trinca, ormai abbandonato dal resto della truppa, ha deciso di tornare in collegio in maniera tale da organizzare una spedizione di recupero….ma temo che l’impresa sarà ardua!!

Voci di Corridoio Fondato nel 2005

Direttore responsabile: Pellegrin Simone Vicedirettori: Ferrari Elia, Ferrari Giovanni Art Director: Mason Giovanni

Tiratura: 60 Finito di stampare alle 3:00


Rubriche un po’ qui, un po’ la

Voci di Corridoio | XLIV | 10 maggio 2007

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GLOBE-TROTTING Rubrica a cura di Enzo De Barbieri DOVE NON RITORNEREI Mi entusiasmano sempre i paesi dove mi reco per lavoro, c`e` sempre qualcosa nella loro storia, nei loro costumi che e` stuzzicante e che stimola l`approfondimento e la curiosita`. Pero` fra tutti ce ne uno nel quale non ritornerei nemmeno se mi pagassero a peso d`oro. Non vi diro` qual`e`, sappiate soltanto che e` africano, mussulmano e tanto vi deve bastare. Appena arrivi in aeroporto, di solito si fanno i passaporti. In questo paese prima dei passaporti incontri qualcuno in divisa che ti chiede il passaporto, lo esamina e ti domanda ‘’ E` la prima volta che visiti il nostro paese? ‘’ se incautamente rispondi ‘’ si ‘’ , ti sequestrano il passaporto, ti chiudono in una stanza e sino a quando non paghi non puoi uscire. Io ero stato informato per cui alla domanda risposi ‘’ no e` la terza volta ‘’, al che la domanda successiva fu ‘’ e dove sono gli altri visti ? ‘’, ‘’ nel vecchio passaporto che non ho con me ‘’, la risposta convinse la mia interlocutrice che mi lascio` andare. Feci finalmente i passaporti, presi la valigia e passai davanti ai doganieri senza nemmeno guardarli, loro non mi fermarono, li` fuori c`era Amanuel Araya che gia` aveva lavorato con me in Kenya e an-

dammo in albergo. Rimasi un po` piu` di un mese, comperai un pick-up, cominciai ad organizzare le attivita` incontrai il cliente, e tra le altre cose chiesi un multy entry visa, cioe` un visto che mi avrebbe permesso, nell`arco di sei mesi, di entrare ed uscire dal paese tutte le volte che lo avessi voluto, senza dover chiedere ogni volta un nuovo permesso, sapevo infatti che sarei dovuto tornare. Arrivo` il giorno della partenza, mi recai all`aeroporto per tempo poiche` immaginavo che le attivita` da espletare prima di partire non sarebbero state rapide. Per prima cosa andai al banco del checkin e subito un funzionario della dogana mi chiese di aprire la valigia. Avevo comprato delle maschere che diedero subito adito al doganiere di chiedere ‘’’ ha la lettera del museo per queste maschere ‘’ , ‘’ non serve – dissi – non sono vecchie ‘’, dalla faccia del tipo capii che dovevo tirare fuori qualcosa, gli offrersi allora l`equivalente di due Euro, dopo essersi allontanato per consultare un`improbabile socio ritorno` dicendomi che andava bene, avanti il prossimo step. Arrivai ai passaporti e questa volta tutto sembro` andare liscio, girando intorno al gabiotto pero`trovai uno in divisa che mi chiese il passaporto. ‘’ Ah! Ma lei ha chiesto un multy entry visa, c`e` un problema ‘’, ‘’ sara` forse un problema quando ritor-

no,- risposi - adesso esco con il visto con il quale sono arrivato ‘’, ‘’ devo chiamare il mio capo ‘’ aggiunse e ando` a chiamare qualcuno senza pero` ritornare, quando arrivo` il capo cominciai a parlare in italiano dicendo che non capivo e non parlavo inglese, quello si scoccio` e mi restitui` il passaporto, prossimo step. Attraversai il salone che mi doveva portare ai gates, pensando d`aver finito la mia via crucis. Arrivato in fondo uno mi ingiunse ‘’ ALT!, passaporto e bagaglio a mano ‘’ gli consegnai il tutto lui con un sorriso mi guardo` e commento` ‘’italiano!, bene puo` andare ‘’. Arrivai finalmente al gates. Gia` allora c`era il metall detector e la macchina a raggi per la verifica interiore della borsa, prima pero` di attraversare quest`ultimo controllo un`altro mi chiese ‘’ ha dollari, ha monete locale ? ‘’, ‘’ Non ho dollari e per quanto riguarda la moneta locale mi e` rimasto questo che ho tenuto per te ‘’, ‘’ apprezzo molto il tuo gesto, puoi passare ‘’, disse con un bel sorriso. Arrivai dall`altra parte, mentre recuperavo ancora la valigia arrivo` una signora che mi ripete` esattamente la stessa domanda, al che risponsi ‘’ non ho dollari, per il resto chiedi al tuo collega perche` cio` che era rimasto l`ho dati a lui ‘’. Finalmente era finita, c`era solo da sedersi ed aspettare l`aereo, ma che bel paese! Spero solo di tornare

PERDONO MARCE

WE LOVE CHUCK NORRIS

Caro Marce, Siamo una modesta redazione di un piccolo giornalino in provincia di Pescara. Ti seguiamo sempre e la tua rubrica ci piace un kasino. Apprezziamo veramenChuck Norris è entrato nel Guinness dei Pri- te lo sforzo che fai per scrivere si VdC ogni mati sia per la sezione "Velocità" che per la settimana e per aiutare la redazione. Cosa sezione "Abilità", costruendo il castello di succederebbe però se quelli della redaziocarte più grande della storia sulla prua di un ne perdessero uno dei tuoi articoli in modo off-shore che lui stesso stava guidando a 500 accidentale? Li perdoneresti? Confidiamo km/h. in una tua risposta sul prossimo numero di VdC, ti seguiamo sempre con affetto e vorContrariamente a quanto si pensa, l'armadio remmo avere anche noi, nel nostro piccolo di Chuck Norris, quand'era piccolo, era pieno zeppo di mostri, omini neri, sgorbietgiornale un articolista pari al tuo alto livello. ti, troll ed ogni sorta di creatura terrificante. Si nascondevano lì appena lo vedevano arrivare. La vera definizione di ottimismo è dire a qualcuno "Ci vediamo dopo" mentre stai andando a un appuntamento con Chuck Norris.

Chuck Norris può vedere film alla radio Chuck Norris ha conseguito la Patente Europea del Computer. Da allora, più volte è stato visto sfrecciare ad oltre 250 km/h a bordo di un PC. Andrea Violetto


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