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Voci Corridoio di

Numero 62—Anno IV

settimanale fraccarotto

28 febbraio 2008

TRA SERIO E FACETO Il mondo è diviso in due categorie: i presi mèil e i cazzoni. In questo numero li trovate entrambi

Tra la ruggine delle foglie e tabacco Mi affaccio alla finestra, gli alberi litigano con il vento. Sembrano agitati. Scuotono le braccia lunghe e sottili. Il sole ormai fragile e smarrito osserva impotente. Alcune foglie si staccano, scivolano nel vento ed iniziano una danza che continua per diversi minuti, la pista da ballo si popola. Improvvisamente proiettili piovuti dal cielo lacerano il loro corpo. Sono martoriate. La danza finisce. Un brivido mi percorre le ossa, passa al midollo e penetra nel sangue. Circola. Sento freddo. Qualcosa mi riporta alla realtà, decido di fumare. Prendo il tabacco, cerco i filtri, infilo una mano nella tasca e afferro le cartine, ne sfilo una. La rompo. La accartoccio nervosamente e ne strappo un’altra. Ora è tutto pronto. La giro; mi giro; giro per la stanza. Fumo. Aspiro ed espiro silenziosamente. La mia mente sfugge di nuovo: sono perso nel tempo. Retta infinita sulla quale scorre, a velocità costante, un punto indivisibile e inesteso, il presente, che avanza separando in maniera irreversibile il passato, che gli sta alle spalle, dal futuro, verso cui procede. Segue Gatelli a pag.2

Serata ignorante Editoriale di Goran

Anche al collegio Fraccaro è finalmente arrivato l’autunno. Le nebbiose, tristi giornate del pavese hanno creato un carico di riflessioni amare, di malinconie e pensieri grigi che possono essere riassunte in due parole: seghe mentali. Nonostante questa atmosfera cupa, la carica di Ignoranza collegiale è ancora viva e vitale e continua ad esprimersi in molte forme, dagli articoli alle immagini. Davanti al dilemma della scelta del tono editoriale per un numero ricco sia di serietà che di cazzate, la redazione ha tagliato la testa al toro: vi regaliamo due giornalini in uno. Alla vostra destra potete leggere un classico numero di VdC, adeguatamente Ignorante, mentre chi vuole una lettura più impegnata può trovare pane per i suoi denti nel lato sinistro del giornalino (la simbologia è ovviamente intenzionale). Buona (doppia) lettura.

http://www.collegiofraccaro.it/vdc IL DIETROLOGO “È TUTTO APPARECCHIATO” Esse a pag.5

Dopo trattative lampo, durate solo 4 mesi, finalmente riesce ad aver luogo la cena tra i secondi anni del Fraccaro e del Nuovo. Non sono voluti mancare al tanto atteso evento neanche l’ex Davide “Edo” Calci e la bella bionda Banti (desiderosa e ansiosa di consolarsi per non aver vinto Mi Smuretto). Una serata non certo priva di sorprese: innanzitutto viene sfatata l’empirica convinzione che al Nuovo vivessero solamente 4 fagiole!!! Poi l’imprevedibile ritardo del nostro Sceccumanzo preferito (solitamente puntuale e in prima fila agli appuntamenti mangerecci) che, pur di essere presente, supera i seguenti ostacoli: ritardo del treno tramite copertura del tragitto Stazione Amalfitana nel tempo – “di valore europeo” – di 2 minuti netti, cambio look da pianista francese gay a stiloso Fraccarotto by night e presa al lazo del cameriere per ordinazione in extremis.Arrivati al locale ci accorgiamo con orrore che malauguratamente le dimensioni del tavolo non sono sufficienti a tener lontano Moviola da tutte le ragazze presenti. Seguono Esse e Patrick a pag.3

vocidicorridoio@collegiofraccaro.it LA POSTA DEL CUORE IN CONFIDENZA CON ALA Alarico a pag.7

PLINIO VISION ULTRAMONDI Mamo a pag.9


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Segue dalla prima Procede ciclicamente su una retta. Notte giorno, notte giorno, notte giorno. Primavera estate autunno inverno. E ancora primavera estate autunno inverno. Inverno. Quando entrai in collegio era inverno, faceva freddo. Mi mandarono a prendere la legna, ma quando tornai, subito accesero il fuoco nel loro camino. Fui riscaldato. La stagione successiva la passai in un campo di grano a prendere il sole, ad osservare, a meditare solo. Subito venne l’estate. Era arrivato il tempo di condividere amarezze e

piaceri. Era arrivato il tempo di lavorare. Felice decisi di aiutare chi già stava nei campi. Ora, dopo la stagione della maturità, da poco è iniziato l’autunno, periodo che chiude il ciclo. Autunno che si lascia respirare leggero, tra caldarroste bollenti e fuliggine di camini che riprendono timidamente. Lo si sente sugl’occhi, tutto è contorno e colore. Stagione dove le lampade dei caffè impongono la propria luce sui marciapiede, dove la scarpa affonda nel terriccio umido, dove il rumore della pioggia ci culla sotto le coperte calde, dove forse in qualche bar due vecchi

amici si ritroveranno per un bicchiere di vino. Il momento di fare la legna e lasciarla nel magazzino è arrivato anche per me. Prendo coraggio, mi affaccio di nuovo alla finestra. Le foglie sono a terra, immobili. Su di loro una debole pioggia, che ora, suona una dolciastra musica jazz.

Matteo Gatelli

Articolo da preso male 10 novembre 2010, ore 1.58 am, siamo appena rientrati dalla nostra serenata notturna al cairoli (come sempre senza reazioni soddisfacenti dai già austroungarici) e varcando il cancello del Plinio ho pensato che questa potrebbe essere l’ultima volta che vado a cantare sotto quel posto, con quelle persone accanto, che rischio di beccarmi delle uova addosso o di essere fermato dalla polizia. Così rientrando spulcio tra i documenti del mio pc e trovo questo articolo scritto un paio di anni fa, che mi piacerebbe fosse letto dai nuovi arrivati e non solo. L’una. Mi affaccio dal balcone di casa della mia ragazza e vedo le torri illuminate dalle luci arancio e mi spunta un sorriso, così, senza volerlo. Faccio la strada per tornare in piazza Da Vinci immerso in questo strano freddo d’ottobre e mi tornano in mente i miei primi giorni in collegio. I primi passi in cortile, quando tutti ti guardano e ridono perché sanno quello che tu scoprirai a breve, che questo non è solo un posto dove tornare a dormire ma una famiglia nel vero senso della parola, con i suoi pro ed i suoi contro. Poi vengono a spiegarti come funziona, come fa questa famiglia ad andare avanti, a mantenere il controllo della situazione, e tu capisci che esistono gerarchie, regole da rispettare e far rispettare, ma anche tanti pregi, e vantaggi e privilegi che nessun appartamento potrebbe darti mai. E allora pensi che vale la pena tentare di far parte di questa famiglia e ti ci butti dentro con tutto l’impegno ed il tempo che hai. Arrivano le nottate in bianco a misurare ponti con gli stecchini e a dormire tutti insieme dentro un armadio col pavimento bagnato, arrivano le flessioni e le ore in piedi mentre gli altri parlano e la tua opinione non la vogliono sentire, e tu non capi-

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sci, ma capirai. Arrivano anche i primi legami, le prime cene assieme agli altri che non valgono niente come te, le prime birre il lunedì, le pizze da Giulio alle 4 del mattino ed i cartelli stradali rubati nelle notti di nebbia a ricordo della magnifica serata. Cominci a starci bene in questo posto, cominci a farti il tuo giro, studi quando puoi ma ti diverti pure, cominci a capire che le persone con cui ti mandano a prendere la pizza stanno diventando degli amici di quelli veri, che non si dimenticano più. Capisci perché il tuo parere conta poco per i più grandi, capisci che ne sanno molto più di te su come vanno le cose, fuori e dentro il collegio,e allora inizi ad ammirarne alcuni, ti piace starci attorno anche se sai che potrebbero farti flettere da un m o m e n t o all’altro, sai che puoi imparare da loro e allora cerchi di farlo il più possibile, ma sempre mantenendo le distanze. Capisci che quel distacco sottile tra te e loro ci sarà sempre, che anche se diventerai il più anziano qui dentro non potrai mai raggiungerli. Arrivano i tornei, il basket e la pallavolo al cus, e tutti a tifare e cantare sugli spalti, tutti insieme come veri compagni. La coppa cairoli ed il torneo di calcio, entri in campo e ti senti come alla finale di champions, gli occhi di tutti puntati addosso, gli amici ad incitarti, i rivali a tentare di innervosirti. Lì ti senti veramente parte del gruppo, e ce la metti tutta per non deludere, corri fino a che non ce la fai più, e a quel punto corri ancora più forte, e gli avversari non capisco-

no da dove viene tutta la grinta e la voglia di continuare ad andare, e tu sì che lo sai da dove viene, viene dall’unione che c’è il collegio, dalla voglia di essere i migliori in tutto e per tutto, di primeggiare, come sempre. Lì capisci perché tutti odiamo il Fraccaro, perché se c’è un posto sotto il quale andare a cantare contro qualcuno, ogni collegio non ha dubbi, tutti sotto le torri. Scusate se mi ripeto ma quando tutti i collegi di Pavia chiusi nell’aula del 400 ti urlano contro saltando “Chi non salta è un Fraccarotto” e tu sei lì che non salti, ma canti con loro e vedi nei loro occhi l’invidia, perché vorrebbero essere li al posto tuo a non saltare e ad urlare che sono dei Fraccarotti, beh, è una delle cose che non cambierei con niente al mondo. Dal momento in cui ho scritto quest’articolo ad oggi i miei pensieri non sono cambiati di una virgola, scusate la mancanza di umiltà, ma ormai mi ritengo un veterano di questo posto, ho capito come funzionano le cose e chi le fa funzionare, voglio solo dare un consiglio alle nuove generazioni: vedo un sacco di voglia di fare, ma vedo anche che spesso ci si perde in un bicchiere d’acqua; buttatevi senza indugi in tutto quello che vi va di fare, dentro e fuori il collegio, e se ci sono delle difficoltà spingete ancora più forte invece di lasciar perdere tutto perché è più facile. Una volta un super anziano quando ero una matricola mi ha detto che il collegio è una prova di vita, beh aveva ragione, perché ci saranno sempre dei posti in cui torneremo matricole e dovremo riguadagnarci la fiducia ed il rispetto di chi ci sta intorno, ed il Plinio, se vissuto bene, è una grande scuola e come tale può insegnare tanto. Scusate i discorsi da preso male, volevo solo far capire che entrare in questo posto e viverlo a pieno è una delle più grandi fortune che vi possa capitare nella vita, o almeno per me lo è stata. Andrea Falconeri


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Segue dalla prima Tentiamo così di organizzare la disposizione meno molesta possibile ma, una volta accomodati, ci rendiamo conto del tragico errore… A capotavola abbiamo lasciato Moviola solo con un harem di 6 ragazze, 3 per lato. Il danno purtroppo risulta irreparabile dato che ormai è tempo di ordinazioni: pizze color d’ogni genere e gusto, anche se le più richieste risultano essere le Margherita a pecorino. Invece Sceck, intenzionato ad uscire dal coro e senza farsi notare, prende una bomba atomica contenente salame piccante, 4 varietà di formaggi piccanti, funghi sott’olio piccanti, due matricole del Nuovo, la mascella di Alarico e una spolverata di peli di Bidello. Durante la cena i Fraccarotti stupiscono le Nuovine con la propria abilità oratoria, trattando argomenti degni di un collegio di merito: la dislocatio di Moviola, le numerose pugnette di Tommaso, gli infiniti orgasmi di Pietro e le immancabili quanto esplicite richieste di Stoneface…

Special guest della serata gli ex PaoloMichele e Turk-bob”

Le ragazze fingono di apprezzare le dotte discussioni e disquisizioni ma fonti certe assicurano di aver visto comporre il 113 sotto il tavolo. Intanto la piacevole serata si avvia alla conclusione tra la signora BimBim che esamina la psiche palesemente disturbata e perversa di Tommaso, bestemmie, tentativi di conversione forzata di Nuovine da parte di don Negro, ancora più bestemmie, inutili sfoggi di cultura giuridica del collega Strambi, sinfonia di bestemmie con fine accompagnamento di rutti e flatulenze. Avremmo preferito prolungare la serata ed offrire una compagnia più “lunga” (e “dura”) alle Nuovine ma il nostro dovere di fagioli ci chiama: siamo fondamentali e insostituibili per il corretto svolgimento di qualsiasi actione collegiale! Tutto sommato un’uscita piacevole e da ripetere in futuro, magari con qualche matricola (Nuovina) in più e un Moviola in meno (preferibilmente occupato in una lunga e dura dislocatio). Esse&Pat

La scala alcolica “L’università è una fonte del sapere – e gli studenti sono lì per bere.”

Un bicchiere Il bello del farsi un bicchiere è che non contiene abbastanza alcool da far smettere di funzionare le cose: la vostra vista, la vostra grazia naturale, la vostra bussola morale, tutte vengono lasciate intatte. Perché un bicchiere non compromette le cose: le migliora. Il bar è un bar leggermente migliore; la conversazione è leggermente più interessante; persino il clima pavese appare meno inclemente. E per tutto questo, non pagate alcun prezzo: agli occhi della vostra ragazza o del rettore o di un carabiniere, il vostro aspetto esteriore rimane immutato. Non avete rovinato nulla. Non avete detto niente di stupido. Eravate un signore quando avete cominciato a bere e siete un signore quando mettete giù il bicchiere. E per una buona mezzora, il resto dell’universo è stato un po’ meno intollerabile: un bicchiere è un giro gratis. Due bicchieri Ecco cosa sono due bicchieri: quando fate una visita medica e commettete l’errore di chiedere al dottore quanto potete bere, lui vi dirà: “Due bicchieri al giorno vanno bene”. E lo dirà in un tono secco ma amichevole, che lascia intendere che per una persona sana ed equilibrata due bicchieri sono molto, so-

no più di quanto non abbia realmente bisogno; a suo parere, due bicchieri sono una quantità ragionevole. Ecco cos’altro sono due bicchieri: due bicchieri sono l’inizio. Sono il punto di partenza di qualcosa che può declinare in un mal di testa oppure accelerare fuori controllo. Sono l’opportunità di trasformare una serata di cazzeggio con gli amici in una notte memorabile. Ma in nessun caso due bicchieri sono il punto d’arrivo; e chi è insieme voi farà meglio a rendersene conto alla svelta.

Tre bicchieri

Empiricamente, non esiste un miglior numero di bicchieri che tre. Tre bicchieri vi sbattono proprio sul confuso confine tra sobrietà e ubriachezza, una linea tracciata nella sabbia e cancellata da un’onda: riuscite ancora a distinguerla, ma a malapena. È uno stato elettrizzante: magari vi sfugge una parola sbagliata ogni tanto, magari chiamate la vostra ex senza motivo, ma siete ancora in grado di manovrare il volante, se proprio ci siete costretti. Un bicchiere di meno e state bevendo responsabilmente; uno di più e camminate sulle ginocchia proponendo il karaoke. Vi sentite brillanti, i vostri problemi si dissolvono, tutti sembrano interessanti. Ogni discorso diventa sia importante che divertente. Le buone idee paiono geniali, le

~ Anonimo

teorie semi-interessanti affascinano. Grandi progetti vengono fatti. E se alla fine della serata scoprite di aver perso l’ultima navetta e non siete esattamente sicuri di dove vi trovate, siete certi che tutto si risolverà per il meglio.

Quattro bicchieri Mandare giù un quarto bicchiere determina che un certo tipo di serata sta per avere luogo: vale a dire, una in cui sarete sbronzi. Perché nessuno si ferma a quattro bicchieri; il quarto sta alla sobrietà come il Rubicone sta alla Padania: è il bicchiere-limite, il punto di non ritorno. Un quarto bicchiere vuoto, sbattuto sul tavolo o sul bancone o sui gradini del Duomo, è il vostro annuncio al resto del mondo che, a un certo punto nelle prossime 24 ore, sarete abbracciati al cesso, tentando inutilmente di ricordare o ancor più inutilmente di dimenticare quanto è accaduto. Dopo aver tracannato il buon vecchio numero quattro, la lucidità non è più un’opzione; ma un nuovo orizzonte si è aperto per voi, un accecante universo di possibilità e magia. Potreste cominciare a confondere i nomi con i verbi; potreste dimenticarvi come ci si siede; potreste scoprire di essere Giozzi. State attenzione. Splendid

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Predico bene ma razzolo male

“Scusi, sa dirmi dov’è piazza Leonardo da Vinci?” “È proprio lì in fondo, dove ci sono quelle torri.”Faccio due passi svelti con due borse piene di roba a tracolla e una valigia trascinata sui ciottoli di una strada troppo antica. Vedo gente. Alzo un po’ lo sguardo e leggo sopra la grande porta. Sì, è questo. Entro dentro e subito una signora mi accoglie e, dopo avermi fatto leggere dei fogli mi accompagna su, in una camera spoglia che aveva poco da far vedere, ma tanto da raccontare. Mi ci sistemo, sistemo tutta la roba e mi metto un po’ a letto. Mi riprendo un po’ e decido di uscire per una cena con amici. Torno. Camere aperte, poche luci accese e bottiglie di vino vuote poggiate con attenzione sul muretto del mio corridoio. Faccio un passo guardando un po’ intorno. “Chi sei?”Sento gridarmi dietro. Mi giro e non vedo nessuno. Faccio più attenzione e vedo aperta la porta della 53. Mi affaccio.“Andrea, piacere”. Mi guarda.“Hai parlato con qualcuno già?” “No.” “Allora vai via.”La prendo male e vado via. Ma pensa te che coglioni, mi dico.Il giorno dopo vengono in camera mia due collegiali, uno alto e uno un po’ meno. Iniziano a parlarmi del collegio, di quello che ci si fa dentro. Iniziano a parlarmi della collegialità, della matricola, dell’aria che si respira oltre quel cancello nero sotto le due torri. Beh, sono un terrone, la matricola me la mangio a colazione. E si parte. Quando scegli di es-

sere un collegiale, e non un ospite, vedi tutto in maniera diversa. Senti che ne fai parte. Ma il difficile non è scegliere. Tutti sanno dire sì. Il difficile viene dopo, quando ti prendi a male per una matricola “esagerata” e ti senti ferito dentro. Quando in un giorno ti fanno fare centinaia di flessioni, se sei una testa di cazzo come me (o

se sei di Reggio Calabria come me). È lì che si vede se vuoi farne parte. È lì che tanti abbandonano e scelgono di non essere fraccarotti. Perché all’inizio non capisci un cazzo: tutto ti sembra esagerato e non vorresti essere lì, a farti prendere per il culo, ma dall’altra parte della linea a dettare legge. Poi impari. Impari che fare matricola ha un senso. Vuol dire stare assieme, condividere qualcosa con altra gente. Vuol dire dover rispondere “Reggio merda” per non fare flettere i tuoi compagni d’anno, anche se

prima avevi fatto centinaia di flessioni per non dirlo. Impari che stare in collegio vuol dire fare due chili di pasta al giorno per quindici persone, fumare mille sigarette tutti assieme in camera e avere un casino da pulire quando gli altri vanno a dormire. Vuol dire fare cento euro di spesa e mangiare ogni giorno le stesse cose. Inizi a pensare come un gruppo. Inizi ad imparare i cori da cantare mesi prima delle partite. Col tempo, inizi a vedere gli altri collegiali come degli amici, poi dei fratelli. Perché è questo che sono delle persone che condividono tutto, ogni giorno. Inizi a capire che quelle non sono due torri, sono un simbolo. E capisci presto anche perché quel simbolo tanti lo portano sul cuore. Ci sono giorni che la rabbia si taglia col coltello, che vorresti poter rispondere con un vaffanculo a chiunque dovesse chiederti di fare qualcosa. Ma il gioco vale la candela, quindi al gioco ci stai. Poi arrivano le atio, le urla agli altri collegi, le giornate passate al biliardino e al ping pong, le ore di studio,la pizza da Mimmo, le lezioni, la mensa, le riunioni, le partite viste in sala comune. Tutto diventa anche tuo. Entri a far parte del meccanismo. Capisci che i primi scogli, forse, sono superati. Capisci che adesso c’è soltanto da camminare, e parecchio ancora, per poter portare quando sarà il tuo turno quelle due torri biancorosse ancora un po’ più su. Perché devono stare tutti sotto le torri. Reggio, fiera MQM.

Negrocentrismo Ok, mi candido a scrivere l’articolo più noioso di questo numero di Vdc. Dopo un incipit così probabilmente metà della collegialità avrà già girato pagina, ma non mi scoraggio e vado avanti, confidando nella pazienza o nel tempo libero di qualche benefattore. Dico noioso perché voglio parlare di scelte e perché dopo 3 righe non ho ancora detto cazzate. Uso questo spazio su Vdc per espormi in modo deciso, per esternare alla collegialità pensieri che mi girano in testa da un po’ e che dovevano essere messi nero su bianco già da tempo. È tempo di dare spiegazioni. Innanzitutto mi presento: Simone Negro, fraccarotto part-time! Condizione strana e mal vista in collegio. Ogni lunedì mattina arrivo col mio trolley e puntualmente ogni venerdì pomeriggio torno a casa; a metà tra turista assiduo e inquilino indeciso… a metà tra 2 vite completamente diverse. Un anno da matricola ai margini, un po’ per problemi fisici un po’ per una visione razionale della vita, impreparata ad affrontare un micro mondo complesso come quello del collegio.

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Una serie di elementi che mi hanno reso all’apparenza chiuso, asociale, impaurito. Un inserimento lungo e tuttora incompleto, condizionato proprio da questo andirivieni che mi costringe a ricominciare da capo ogni lunedì (a questo punto conto di aver perso tutti i possibili lettori, tranne quei santoni della redazione, obbligati a leg germi). La soluzione pare a portata di mano: fermarsi in collegio anche nel weekend, provare a trasformare la 39 da “stanza di albergo” a “casa”. E qua casca l’asino. L’asino si chiama Asti, la mia città natale, con tutto quello che Asti comporta: la famiglia, gli amici e l’oratorio innanzitutto! Un ambiente che mi ha sempre dato soddisfazioni e nei confronti del quale ho delle responsabilità che prendo molto seria

mente. Non mi aspetto comprensione, ma per la prima volta prendo posizione nei confronti di chi mi vede come un secchione evanescente e poco presente. Ho tanta voglia di contribuire alla collegialità e di essere un buon fraccarotto perché credo nella qualità del tempo che regalo al collegio oltre che alla quantità… solo che insieme voglio continuare a essere un buon figlio e un buon animatore da oratorio. Scelta ambiziosa forse, persino presuntuosa. Forse confondibile con una NON SCELTA o con una visione della vita troppo seria. Sono pronto a prendere dei rischi, non è un problema. So di poter essere considerato un “preso male” perché sempre di corsa da un impegno all’altro, ma questo è il modo attraverso cui sento la vita scorrere in me. Anche per questo non aspetto comprensione. Prendere posizione è un altro modo per sentirmi vivo. Ok, ho esaurito la dose di egocentrismo giornaliero. Sono convinto che neppure la redazione sia così solerte da essere arrivata fin qui, per cui posso divertirmi a fare tuti gli errori gramaticali posibili. Idem velle Un pallido Negro


GORAN IL TERRIBILE Il collegio visto dal terrario Novembre. Il soave clima pavese ci induce a riflettere sul valore dell’esistenza, dell’amicizia e degli ombrelli. Nonostante i graditi complimenti del pubblico (che il sottoscritto ringrazia) e di alcuni ex collegiali (di cui ricordiamo l’innata simpatia e le strepitose, eccezionali doti accademiche), il clima che si respira è vuoto, carico di tristezza e malinconia, un po’ come il frigorifero di Sceccoduro. Per una settimana Vdc perde la sua carica satirica e si dedica alla riflessione su temi impegnati (e di ciò ci scusiamo con gli scienziati politici). Bando alle ciance, dunque, e come dicono gli emo, diamoci un taglio: in questo articolo si esaminerà nel dettaglio una malattia che purtroppo ha contagiato un numero considerevole di fraccarotti, il Demone del Gioco (noto anche come morbo di Poker). Un avviso per Boobs: il resto dell’articolo contiene riferimenti espliciti a una patologia che potrebbe avere effetti devastanti sulle giovani menti impressionabili ed è sconsigliato ai minori di quattordici anni. Come molti di voi (matricole escluse) avranno già indovinato, la malattia causa negli infetti una malsana ossessione per il gioco d’azzardo. Molti lettori si chiederanno, a questo punto, quale sia la ragione di segnalarne l’esistenza all’interno di uno spazio dedicato alla vita collegiale, ma se per chi vive fra queste mura (persino per Moviola) è chiaro che il numero di ore trascorse dagli sfortunati colpiti dal morbo ha inciso in maniera pesante sullo svolgimento delle altre attività comunitarie. Non dimentichiamo, inoltre, gli effetti secondari: rumori molesti, occupazione continua della sala

comune e uso improprio dell’unico televisore fraccarotto. Il tremendo morbo è apparso fra le mura fraccarotte all’incirca un anno fa. Voci non confermate parlano di una precedente infezione, limitata a un numero trascurabile di soggetti, ma gli effetti devastanti dell’epidemia si sono rivelati al pubblico solo negli ultimi mesi del 2009. Per svariate settimane, o anche mesi, il poker è

diventato l’unico svago di larga parte dei collegiali, soppiantando persino il tennis da tavolo come occasione di spaccio. Persino il sottoscritto è stato facile preda del Demone, per fortuna senza arrivare a livelli cronici. Fra i casi clinici ricordiamo con tristezza il simpatico Bidello, caduto nella trappola dei soldi facili e il cui umore è peggiorato in maniera direttamente proporzionale allo sviluppo del manto pilifero sui suoi arti superiori. Non dimentichiamoci anche di Foggia, colpito oltre che da questa malattia da un’immotivata ammirazione per Alarico (oramai al di là da ogni possibile tentativo di guarigione). Se le storie di queste giovani vite sprecate nella ricerca di una coppia di assi non vi hanno intenerito siete dei cairo-

IL DIETROLOGO In questa nuova rubrica propongo una lettura critica del campionato italiano di calcio, per far aprire gli occhi a chi ancora crede alle balle della Gazzetta e di Sky(fo). Questa rubrica, ispirata non a millantatori come Bergomi o Caressa, ma a fini commentatori quali Mimmo Ferretti, Ugo Trani, Fabrizio “mortadella” e chiaramente “Er Pomata”, svelerà le macchinazioni che falsano da anni la Serie A di calcio. Buona lettura. E’ tutto apparecchiato. Dal 1991 ad oggi solo tre squadre, guarda caso le due milanesi e la Rubentus, si sono laureate campioni d’Italia. Vi sono solo due eccezioni: la Lazio, poi ridotta in bancarotta, campione nel 2000 solo dopo la nota protesta sotto la Figc e la Roma, che per vincere un meritato titolo si

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lotti. Che cosa possiamo fare, dunque, per arginare il male che sembra avere preso possesso del corpo e dell’anima di un’intera generazione? Innanzitutto va mantenuta una vigilanza costante. La fase acuta è passata, forse (in questi giorni è possibile arrivare all’ora di pranzo e godersi lo spettacolo di una sala comune priva di malati) ma non bisogna mai abbassare la guardia. Non lasciatevi ingannare dai poveri disperati che vi invitano a una partita, nemmeno se si tratta di un torneo da due euro. Un secondo passo può essere l’azione diretta. Come insegna l’esperienza medica, a mali estremi, estremi rimedi: occupate la sala comune, portate delle donne in camera di Alarico (facile) e di Bidello (più difficile), zittite Foggia rinchiudendolo assieme alla sua fidanzata e regalate un lecca-lecca a Esselunga. La terza fase sarà, si spera, l’eliminazione fisica degli strumenti di propagazione del morbo. Un falò dovrebbe bastare, e avrebbe il gradito effetto collaterale di aumentare la temperatura media. Purtroppo, però, anche chi scrive si è reso conto della futilità di ogni sforzo nell’arginare il diffondersi del contagio. È una battaglia persa in partenza: in ogni camera, in ogni computer brillano le luci ammalianti dei siti di poker online. È dura ammetterlo, ma la realtà è che questo appello cadrà nel vuoto come tanti altri, o peggio, sarà letto come una riflessione umoristica. L’autore si congeda, per una volta, da perdente, e si augura che chi di dovere sappia cogliere il messaggio dell’articolo e applicare le dovute precauzioni.

a cura di Esselunga

è dovuta inchinare al potere del Nord mandando via “Il Boemo”. Può essere una casualità? E’ mai possibile che campioni del calibro di Totti, Cassano, Zola, Batistuta, Supermarco Delvecchio e Pluto Aldair non abbiano vinto praticamente nulla? E’ un caso che Zeman, dopo le dichiarazioni sull’assunzione di epo da parte dei rubentini abbia perso il posto, mentre Marcello Lippi, somministratore di doping e stroncatore di carriere di giocatori non conniventi col potere, pochi anni dopo avrebbe vinto il Mondiale? Una risposta possiamo darcela osservando

le prestazioni arbitrali di una stagione presa a caso…campionato 2007-2008, una truffa che a Tangentòpolo e Moggiopoli je fa ‘na pippa. Pensate che nel solo mese di Febbraio 2008 la Roma è stata derubata di 7 punti, mentre l’Inter ne ha ottenuti 6 più del dovuto… e mica c’ho scritto giocondo ‘n fronte io, le capisco ‘ste cose IO, svegliateve pure voi che è ora… 25 Aprile 2010, un sogno meraviglioso si infrange su un arbitro, Damato di Barletta, di nota fede interista, “casualmente” designato per dirigere la delicata Roma-Samp, ma tanto volemo finge che è tutto bono che è tutto bello.. E mo me devo ferma che si parlo troppo poi succedono i macelli che troppe cose ce stanno da di e troppi stanno a fa i vaghelli… Esselunga

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PLINIO FRACCARO, UN VANTO NON SOLO PER IL COLLEGIO Cenni biografici, attività scientifica e operato del più grande rettore dell’ateneo ticinese - Parte 2 di 2 Docente universitario e dissenso al regime cattedra di Storia greca e romana Un progetto forse meno felice, mai andato in dell’Università di Milano per l’anno 1938Fascista porto, fu di abbattere parte della crociera del Il numero e l‟importanza delle pubblicazioni 1939, ma la proposta della Facoltà viene re- S. Matteo e aprire una strada che partisse di accumulatesi a dieci anni dalla laurea non spinta dal ministro dell’Educazione Naziona- fronte all’Aula Magna e arrivasse fino a Cordevono fare perdere di vista le difficili condi- le. Si spiega in tal modo la decisione di ri- so Carlo Alberto. Ricuperò anche la caserma zioni in cui versava Fraccaro: questi studi chiedere nel 1940 la tessera del Partito che Menabrea – che ora è il Nostro collegio unifurono compiuti nei ritagli di tempo che gli non gli venne concessa: di lui un rapporto versitario Fraccaro ; lasciava l’insegnamento nelle scuole superio- della polizia segreta dice che “per il conteri, a Padova, a Mantova, poi a Roma e infine gno riservato” è “ritenuto un avversario fece restaurare il Palazzo Botta. Si batté per di nuovo a Padova. Nel 1919, a soli 32 anni , dell’attuale Regime”. il mantenimento degli edifici storici, cosa vinse la cattedra universitaria– non per l’Italia dell’epoca purtroppo senza contrasti e ricorsi, che si trascitutt’altro che usuale. nano per molti mesi – nel 1915, a 32 Riconvertì la caserma , già convento anni. La destinazione fu Pavia. di S. Francesco che Giuseppe II e in Proprio ora che sembrava avere ragseguito Germanico-Ungarico e che in giunto la propria meta, la situazione seguito era stato adibito a caserma e politica muta, con l’avvento del Fasciche ora è il caioili (!), facendo fra smo. Fraccaro, di idee socialiste, nel l’altro abbattere le antistanti baracche 1925 fu fra i dodici professori dell’industria Necchi. Ricostruì la Casa dell’Università di Pavia che firmarono il dello Studente (attuale collegio Cardamanifesto steso da Benedetto Croce in no), danneggiata da una lunga occurisposta al “Manifesto degli intellettuali pazione. Istituì fra resistenze di ogni fascisti” di Giovanni Gentile. Da allora, tipo il primo collegio femminile, il venne tenuto in disparte e sotto osserCastiglioni Brugnatelli. vazione. Tuttavia , almeno inizialmente, l’influenza del fascismo Combatté a lungo per la rimozione nell’Università si affermò solo in modo delle antenne del telegrafo e della graduale, ciò non toglie che sia stato società Esticino istallate brutalmente sottoposto a una commissione provinsul fronte del Palazzo Centrale, che ciale che controllava i dissidenti politici davano ad esso – diceva - l‟aspetto di come uno degli altri firmatari del mani“una nave alla deriva”. Decise di spofesto Croce a Pavia, Luigi Montemartistare la statua di Spallanzani, che era ni, professore di Botanica ed esponente al centro del cortile delle Statue, opera socialista che già nel 1926 fu sospeso a suo dire di uno “scultore di corte dal servizio per incompatibilità politica. del prefetto fascista”. Fece sostituire i Mentre l’Italia si inoltra nel ventennio, cornicioni in legno dei cortili. Arredò le ricerche di Fraccaro imboccarono tre l’Aula Magna, che in precedenza era direzioni: la geografia e la topografia spoglia e si serviva delle panche storica, lo studio della colonizzazione dell‟Aula Foscolo, portate avanti e romana in Italia e lo studio indietro. Nel 1952 viene scelto dell’esercito. “honorary fellow” della “Society for the Gloriosa attività di Rettore promotion of Roman studies” di Londra; Pubblicò per l’Enciclopedia Treccani che al l‟anno seguente riceve la laurea “honoris tempo era diretta da Gentile: questa è una riprova della stima di cui Fraccaro godeva Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale causa” di Oxford. In Italia, dal 1957 è socio come studioso, nonostante il dissenso politi- fu eletto rettore e diede all’Università , ma nazionale dell‟Accademia dei Lincei, per anche alla città di Pavia un nuovo assetto sostegno soprattutto di Vincenzo Arangio co. Questi spiragli non attenuarono tuttavia la urbanistico, degno di una città d’arte e di Ruiz. Plinio Fraccaro morì il 1 novembre del 1959, stretta sempre più forte sull’Università, di polo culturale di prim’ordine . A lui il merito di aver dato un nuovo assetto senza pronunciare, come avrebbe voluto, il cui lo stesso Fraccaro fece le spese. Agli a quello che è oggi il palazzo centrale suo ultimo di scorso da Rettore prima della dell’Università: ottenne l’acquisizione del pensione. inizi degli anni Trenta gli venne tolta la reda- quattrocentesco complesso dell’ospedale di zione di un volume sull’arte militare, inoltre, S. Matteo e di altri quattro cortili prima abi- Spero di avere suscitato il vostro interesse fu denunciato per aver accusato in suo arti- tati con lo sgombro dei circa 130 inquilini c. senza avervi annoiato con le “ pedanterie “ colo su Athenaeum Carlo Albizzati, storico Grazie al suo intervento l’Università, si este- da classicista e soprattutto di avervi fornito del regime, di avere esaltato il fascismo se alla parte retrostante dell’edificio centrale maggiori informazioni sulla vita di questo attraverso alcuni reperti falsi. Come conse- che in precedenza si limitava ai soli cortili grandissimo personaggio. guenza chiese e ottenne il trasferimento alla che si affacciano su Strada Nuova. PaoloMichele

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Numero 116 15 Novembre 2010

ANTOLOGIA CLANDESTINA Rubrica patetica a cura di Eleno l'albero

l'ombra delle foglie era amica di jody in quell'ombra c'era la vita, la vita di molti passeri

oggi ti hanno portato via sono venuti a prenderti in un giorno di gennaio il giorno più freddo

ora il nostro cane non potrà più sgusciare le noci, annerite all'imbrunire, sui rami cadevano anche dove non poteva sdraiarsi e li la terra era smossa dai nostri rastrelli di gioventù

La posta del cuore Caro Alarico, sono un ragazzo timido, la gente mi reputa strano ma io vivo la vita coltivando le mie passioni, tra cui l’igiene e una sana alimentazione. Anche se agli occhi dei più superficiali appaio come il tipico sfigato studente di medicina, posso vantarmi di una vita appagante. Solo un dubbio mi sorge: dopo anni di convivenza con la mia amata, vissuti in un idillio di coccole e romanticherie, non sono ancora riuscito ad avere un rapporto anale. Come puoi aiutarmi in questa mia crociata verso il "b side"?

Ragazzo mio, se non ti dà il culo allora non è amore... a volte dei sani pugni nella schiena valgono più di mille carezze.

Juara. Una sola attenuante: il riprovevole tanfo che emana uno stallanzanotto a pochi cm di distanza manderebbe in TILT anche le raffinatissime facoltà intellettive di Splendid. Ma scatenare risse in giro per Pavia rischia di minare e infangare il buon nome del Fraccaro che tanto hanno contribuito ad elevare e diffondere illustri esempi di sobrietà e finezza biancorossa, ad esempio Toz e Uzzino. BÓXER

gianni beveva il tuo nettare mischiato a grappa e zucchero e noi felici di poter essere più simili ai suoi misteri oggi ti hanno portato via tra schegge e urla di lavoro in un giorno di gennaio ti hanno spezzato in legna

a cura di Ala

Ciao Alarico, sono un ragazzo illuminato dalla vera luce della fede; credo ed amo Nostro Signore e i precetti che attraverso gli apostoli ci ha lasciato. Per questo motivo nel mio "ambiente" girano voci incontrollabili sul fatto che le ragazze "bene" siano solite praticare solo sesso anale prima del matrimonio. A mio parere credo sia una cosa moralmente giusta, ma purtroppo dubito che questo genere di "madonne" esistano realmente. Nel caso ne trovassi una, come dovrei comportarmi per non sciupare una cosi beata occasione? Piccolo mio, così pieno di buone intenzioni, ricordati che le donne di "Maria" son le prime a darla via, ma nella stramba ipotesi che tu riuscissi a incaprarne una simile, la cosa migliore da fare sarebbe senza dubbio mandarmi il suo numero: una così merita di essere montata senza sputo e tu non credo ne saresti all'altezza.

Toz. Dopo averci assillato per due Sceccuduru. Come potete pensare giorni col suo fastidioso “Diamo che sia ingiustificato… Chi ci desta buca alla Elena”, si scopre che dolcemente ogni mattina con subliTonucci alla buca di Elena è molto mi melodie che allietano il nostro interessato. Così, liberatosi con udito assopito? Chi ci ammonisce abile mossa di una ventina di terzi con materno amore ogni qualvolta incomodi, si apparta in camera della suddetnon tributiamo il dovuto rispetto ta con l’intenzione non di bidonarla ma di alla sacra cucina? Chi diletta e rallegra i bombarsela; colto con le mani nella marmel- nostri quieti corridoi con alta voce bucolica lata, ricorre alla scusa dei deboli e dà la e nobile oratoria blasfema? T’AMO PIO BOVE colpa all’alcool. POSSESSIVO

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Numero 116 15 Novembre 2010

PRESÈNTATI Sono Diego Pedrini sono nato il 27/07/1991 a Sondalo, vengo da Bormio. In questo istante la mia presentazione veniva interrotta “Nooooooo tu sei il fratello di Bormio!!!! Fate schifo uguali e parlate anche uguale!! Prova a dire sono Dario Pedrini”. Per la nostra somiglianza molti hanno cominciato a chiamarmi Bormio e così per ora non ho un nome collegiale definito: molti mi chiamano Bormietto altri Dario e alcuni Stelvio! A causa di questo fatto soffro di frequenti crisi di identità perché non so più chi sono realmente. Ho frequentato il liceo scientifico Leibniz e mi diplomato con una votazione di 86/100. Sono alla camera78, qundo lo ha saputo Tommy si è messo le mani nei capelli e ha esclamato “mannaiaddio quella del sardo che

Simone Toppino aka Stoppino

91/100, tutti rigorosamente rubati, e tento di studiare Medicina e Chirurgia in Inglese, il che tra l'altro mi ricorda che in realtà..My blow name job is blowjob Simone blow Toppino Job and always permanently Blowjob! But the most important thing is that, after all this, I am and feel good to be a proud Fraccarotto. And I'll bear anything in order to be a part of this college.

puzzava!!!”. Inoltre si trova tra la camera di Bormio e quella di Eleno, in pratica sono il dito tra moglie e marito (a proposito di dita, per chi non lo sapesse, ho i mignoli delle mani molto storti!!!). Tento di studiare ingegneria civile e i miei hobby sono la figa lo sci l’arrampicata e il calcio. Molti pensavano che avendo un fratello in collegio sapessi già tutto, invece quel …….(lascio la parola al’’immaginazione del lettore) non mi ha detto niente!!! Tuttavia sono contento di questo così posso godermi le atio al pari delle altre mqm. P.S. per Ostrega la presentazione va letta con voce nasale.

Mi avessero chiesto di presentarmi neanche due mesi fa, avrei semplicemente risposto dicendo che mi chiamo Simone Toppino, detto Toppa e studio Medicina. Ora pero' grazie a centinaia di flessioni e i contributi di diversi anziani e numerosi cavalli, ho raggiunto la piena coscienza di me stesso e di quello che in realtà' sono ed ero in un certo senso destinato ad essere.. Mi chiamo Simone Toppino, o meglio Stoppino, e mi piace fare dei gran pompino. Nato il 22/09/1990 in un luogo che non son più sicuro si chiami Alba, o Alba Parietti (rigorosamente pronunciato con le labbra da Cercando “Toppino” su google, abbiamo trovato questo... pompinara esperta) oppure meglio ancor Alba - respiri piano per non far rumore..ti Inglese non perché è più facile, ma perché addormenti di sera, ti risvegli col sole.. migliore, e sì, ho fatto l'anno all'estero ma CHIARA! Mi son diplomato dal Liceo Scien- IDEM VELLE Stoppino MQM tifico Leonardo Cocito con una votazione di PS Solo alcune precisazioni: Medicina in con la WEP non Intercultura, e ne vado fiero.

Ahò, so’ Patrick de Rubbbeis, me chiamano Ivan Bogdanov er Teribbile, nato er 04/05/1991 a Roma,residente ad Anzio, ho frequentato il liceo scientifico A. Righi(era un fisico) dove mi sono diplomato con una votazione di 77/100 (rubbati de bbrutto), stanza num.70( ho un nome da tenere alto), tento(ce provamo) di studiare Ingegneria Edile-Architettura, il numero di matricola è 392177(’mma mia). I miei hobby sono : Il clitoride pendulo leggermente arrossato(a sorca, citazione da Esselunga), Judo, Disegno, Filosofia. ll caos irrazionale essendo irrazionale è razionalmente inconcepibile e in quanto ciò rispecchia l’umana essenza. No aspè emm, ho perso il filo del discorso. Signori, come vogliamo dire! Infine il sunto, il riassunto di questa breve presentazione un po’ campata per aria in una serata di Novembre è. (NDR: Fletti maledetto!) Presentazione breve, ma famose a capì quello che vojo dì non ha bisogno de parole! Idem Velle

Bidello in campeggio.

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PLINIO VISION

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Il mondo visto attraverso gli occhi di un fraccarotto Non poteva mancare la rubrica che penetra le menti (e le madri) dei Fraccarotti rivelandone disturbi, perversioni e distorsioni della realtà. Finalmente la viscida psiche del Mostro di Pavia striscia fuori dai maroni e lascia spazio a quella imperscrutabile di Spank. Vi stupiremo con una allucinogena spirale di immagini solo in apparenza senza nesso logico.

IPSE DIXIT Savini, parlando di sesso: “La cosa più squallida è un pompino... Cioè, un pompino ve lo fareste fare quasi da un uomo!”

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Numero 116 15 Novembre 2010

SAPEVÀTELO Guida ha vinto il primo squirting toy della nuova era: il personaggio della scorsa settimana era Moreno Morello. Se ce l’ha fatta Guida, potete riuscirci tutti! Le risposte dovranno pervenire in redazione prima della pubblicazione del prossimo numero di VdC.

BIMBI MINCHIA Voci di Corridoio Con questo numero inauguriamo un nuovo spazio ludico, che vi riporterà nel luogo a voi più congeniale: l’asilo. Obiettivo del gioco è infatti indovinare l’identità del giovine fraccarotto raffigurato nell’immagine di repertorio.

Il settimanale fraccarotto

La redazione secondo Walt Disney

Direttore Responsabile Carlo De Grazia Art Director Tommaso Pugliese Redazione Andrea Marcobelli Patrizio Di Carlo Massimiliano Pizzonia Collaboratore Esterno Luca Rebecchi Squallido Scribacchino Patrick de Rubeis Animale da Compagnia Luigi Costanza

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