EDITORIALE
Moltiplicare l’annuncio di GRAZIA BIASI
A
ssocio di frequente il termine notizia a due immagini, la prima mi accompagna ormai da anni, la seconda da meno tempo, semplicemente per motivi cronologici. Si tratta di due luoghi, entrambi deputati ad un cambiamento storico, epocale; entrambi scenario di fatti tanto violenti quanto determinanti nella storia dei popoli e dell’informazione: piazza Tienanmen e piazza Tharir. Entrambe, scenario di rivoluzioni che affermavano diritti (troppo spesso traditi), e insieme luogo sperimentale per il mondo dell’informazione. Piazza Tienanmen - siamo nel 1989 - e il coraggio di un giovane davanti al procedere dei carri armati, facevano cadere (all’epoca apparve come una delle più folli rivelazioni mediatiche) il velo che ancora impediva a questo Occidente di guardare oltre. In quel caso ci fu rivelata ancora una volta il dolore e il limite imposto ad un popolo, soprattutto giovane, di dare fiato ai propri sogni; piazza Tharir - uno dei luoghi simbolo della primavera araba, al tempo di Twitter (dei messaggi globali e istantanei) ha svelato lo stesso coraggio di libertà, e lo ha comunicato al mondo intero e dal mondo intero ha ricevuto incitazione. Potere di una piazza! Potere dell’informazione! “Ma più crescono le potenzialità più devono essere rafforzate la vigilanza e la capacità critica” (Cei. Comunicazione e missione. Direttorio sulle comunicazioni sociali). Si fa presto a confondere piazze e piazze. Le piazze delle buone notizie, quelle che edificano, aiutano la comunità - civile o ecclesiale - a crescere, a far crescere senso critico, offrono spazi di riflessione, che aiutano a maturare delle verità. E le piazze delle polemiche, del panico diffuso e crescente, quelle in cui ciò che conta è indi-
viduare un colpevole, un malefico capro espiatorio. Il recente caso “terra dei fuochi” ha rivelato molte verità ma ha portato con sè altrettanti allarmismi, e tuttora rischia di prevalere il secondo tipo di piazza, quel che genera il panico diffuso: notizie, ipotesi sovrapposte, la ricerca sfrenata di cronache che riportino esclusivamente i numeri delle vittime, degli ipotetici danni, dei presunti risultati di analisi. E la speranza? E le spiegazioni? Mentre avanza il male dei fumi dalla “terra dei fuochi”, è bello pensare che prenda corpo una nuvola di speranza, di buone nuove.
n.10
Novembre 2013
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