Speciale San Sisto / Clarus - parte 1

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Clarus n. 4 - Aprile 2016

300anni

dal ritrovamento delle reliquie di San Sisto

RainulfoAlifeSanSisto

X Un legame indissolubile I S N T U S di ANGELO GAMBELLA Direttore Agensu, Presidente Medioevo Italiano

È possibile leggere la cronaca delle celebrazioni già tenute in Cattedrale e di quelle che si terranno fino al prossimo autunno su www.clarusonline.it

on è facile intuire lo stato d’animo di Rainulfo, il potente conte di Alife, quando a Palermo nel Natale del 1130 assiste all’incoronazione a Re di Sicilia di suo cognato Ruggero. Sicuramente è felice sua moglie Matilde, sorella del re, nel mentre Roberto, principe di Capua e consanguineo del conte, pone la corona sul capo di Ruggero, durante la sfarzosa cerimonia nel duomo. Da conte di Sicilia, un pari di Rainulfo, Ruggero diviene re dell’isola e pure supremo signore feudale dell’Italia meridionale comprese le terre del conte. Rainulfo deve ora considerarsi più alto in grado come cognato di un re o piuttosto indebolito nella sua autonomia? Di sicuro, la ricchezza e la maestosità del luogo, spingono il conte degli alifani, durante il viaggio di ritorno, a meditare qualcosa per abbellire il centro della sua grande contea, che comprende Caiazzo, Telese, Sant’Agata de’ Goti, il Taburno e parte dell’Irpinia: la città di Alife. L’originale chiesa del vescovo di Alife sta lì dove vediamo oggi l’attuale, edificata lungo l’arteria stradale principale, quella che era il decumano maggiore romano, a due passi


In occasione del III centenario del ritrovamento delle reliquie di San Sisto ad opera del Vescovo Angelo Maria Porfirio (8 aprile 1716) dedicheremo alla storia di Alife e del suo patrono (oggi anche patrono diocesano) una serie di approfondimenti. Il primo appuntamento è con la storia di Rainulfo, conte della città che portò da Roma le spoglie mortali del Papa e Martire nel 1131.

dai resti del teatro. Rainulfo dovette affrontare il discorso con il vescovo Roberto, in carica almeno dal 1098, che possiamo immaginare ben più maturo di Rainulfo, nato invece attorno al 1092, associato giovanissimo al governo del padre nel 1106 e succedutogli alla morte nel 1115. L’intenzione del conte è di ampliare la struttura preesistente innalzando una magnifica cattedrale, e a tal fine vuole servirsi di esperti scultori. Manca, però, ancora qualcosa per renderla unica, e un altro problema assilla conte e vescovo: Alife normanna è una città ricca di corsi d’acqua che la rendono fertile e vitale, ma non mancano paludi e condizioni igieniche non ottimali che danno origine periodicamente a epidemie. L’occasione utile a Rainulfo arriva l’anno dopo, in primavera, quando il re si reca ai confini delle terre del principe e del conte. A riconoscere Ruggero nel regno di Sicilia è stato, infatti, papa Anacleto II, considerato antipapa dal resto d’Europa: è necessaria una missione a Roma per dargli il sostegno necessario di fronte alla possibile venuta dell’imperatore in appoggio ad Innocenzo II, il rivale. Ruggero lo chiede - o forse ordina - al cognato e Rainulfo con la sua cavalleria scelta si reca a Roma. Di fronte ad Anacleto, Rainulfo si presenta da cristiano devoto e in cambio del proprio disinteressato servizio e motivando la richiesta per l’invocazione di aiuto divino per contrastare l’insorgenza dell’epidemia, chiede il corpo di un santo di una certa fama per poterlo portare ad Alife. Era già successo che il padre Roberto aveva innalzato una chiesa per Menna, l’eremita del Sannio, legando il suo potere alla comunità di Sant’Agata. Rainulfo deve far di più, rientrare ad Alife con un santo importante, dotare la sua cattedrale del culto di un papa, per il prestigio che

Il busto di Rainulfo III Querel Drengot scolpito dall'artista alifano Ginacarlo Offreda, oggi conservato nella cripta della Cattedrale. Dono dell'allora parroco don Pasquale Bisceglia


gli compete. Quel che poi l’abate mo. È la guerra. Ora, le reliquie di Rainulfo e i reduci tornano ad AliAlessandro scrive nella sua storia San Sisto, in condizioni d’emer- fe tra la commozione per il riendella traslazione sistina redatta genza, sono arrivate ad Alife e tro, il pianto e la disperazione dei su invito del Vescovo Roberto è vengono collocate in una cappella parenti che non vedono tornare i impresso nella mente dei fedeli. fuori le mura. La forte tradizione propri cari. Il bottino di guerra è L’improvvisa rottura del sepolcro ha un fondamento storico inop- tale che Rainulfo ne fa uso anche di uno dei primi papi (se proprio pugnabile, e la chiesa di S. Sisto per proseguire la costruzione delsi vuole dubitarne: un pretesto rappresenta il ricordo di quell’e- la nuova cattedrale. Intanto, nella per permettere l’asportazione dei vento. Alife è in stato di guerra, cripta, viene sistemato in fretta resti) facilita la consegna a Rainul- conte e cavalieri sono in Campa- l’altare per accogliere le reliquie di fo del corpo di Sisto, il sesto papa nia con gli uomini precettati per il S. Sisto. Fede nel Signore, pianto dopo Pietro. Ma al conte è richiesto di tornare priDopo la traslazione dell'urna dalla Cattedrale alla Cripta, i fedeli si sono riuniti ma del tempo: un messo in preghiera e hanno hanno venerato le reliquie di San Sisto inviato da Alife comunica che Ruggero ha preso con sé Matilde e il piccolo Roberto! È successo che Riccardo, il fratello di Rainulfo, signore del castello di Sant’Angelo-Raviscanina, si è opposto con la violenza all’ambasciatore del re che ad Avellino gli chiedeva obbedienza: Ruggero si comporta da padrone assoluto, troppo per l’orgoglio smisurato dei Quarrel Drengot di Alife e Capua! I due testimoni degli eventi, Falcone di Benevento e servizio militare, mentre la guar- per i caduti, celebrazione di vittoAlessandro di San Salvatore Tele- nigione del castello e gli uomini ria, esortazione alla pace, preghiesino, ciascuno a modo suo, riferi- che sono rimasti sono intenti a ra di allontanamento della pestiscono elementi certi. Sappiamo rinforzare mura e castello. L’an- lenza: attorno a San Sisto mille che Rainulfo è a Roma quando golo nord-est di Alife è fortificato sensazioni e speranze attraversa“da Alife” contessa e figlio vengo- come oggi possiamo solo immagi- no la comunità alifana. no prelevati dagli uomini del re. nare: solide mura romane, castello È l’11 agosto o poco importa, anE sappiamo che quando Rainulfo normanno dotato di 4 torri con un cora una volta tradizione e testi torna, cerca un accordo per avere mastio difeso da un fossato e dal degli scrittori del ‘500 e del ‘600, indietro figlio e moglie. Intanto i Torano, più che un torrente la cui sono perfettamente sovrapponibili al contesto storico. Quel giorno banditori, al suono del tamburo, forza è sfruttata da mulini. battono in lungo e in largo per Per farla breve: il 24 luglio, sul è inciso perennemente nella stoAlife e villaggi, invitando tutti a campo di battaglia di Nocera, la ria di Alife: clero e popolo giunti presentarsi per il servizio militare. cavalleria di Rainulfo travolge da ogni dove accompagnano la Predisposta cavalleria e fanteria, Ruggero e il suo esercito. La bat- solenne processione fin dentro la Rainulfo con il principe segue gli taglia è vinta, ma il nemico non è basilica inferiore. spostamenti del re; questi fa im- sconfitto e soprattutto è al sicuro Inizia il cammino di San Sisto con barcare sorella e nipote per Paler- nel castello di Salerno. il suo popolo.


Sisto Amico fedele

C

ercarono e lo ritrovarono San Sisto, tolsero pietre e macerie a mani nude finché non parvero i primi segni: il santo patrono non aveva mai lasciato la città e gli alifani; era stato custode per centinaia di anni - da quando il suo corpo aveva fatto ingresso entro le antiche mura - della vita della sua gente. «Il ritrovamento del suo corpo ad opera del Vescovo Porfirio nel 1716 tuttavia fu visto come dagli alifani come il ritorno di un amico, la presenza di qualcuno che si riaffacciava sulla loro storia dicendo ‘non vi abbandonerò mai’»: Mons. Valentino Di Cerbo, ha richiamato in questo modo il solido legame tra San Sisto e la città di Alife durante la messa in cui è stata fatta memoria proprio di quell’evento storico e ha indetto – fino al prossimo 11 agosto - un giubileo straordinario per la comunità parrocchiale alifana e la Diocesi tutta, essendo San Sisto I papa e martire patrono di Alife-Caiazzo. Due giorni ha dedicato la parrocchia Santa Maria Assunta della Cattedrale al ricordo dell’evento accaduto 300 anni fa, dapprima con la traslazione delle reliquie dalla Cattedrale alla Cripta, luogo del ritrovamento e poi con una messa e la processione dell’urna di marmo per le strade cittadine. Fede e tradizione ad Alife si sostengono, sono le due facce di una medaglia che la popolazione porta idealmente sul cuore: processioni, preghiere, atti di affidamento, novene, persino gli usi culinari: tutto porta a San Sisto con irrimediabile necessità. Sentimento più radicato in passato che oggi, segno che la devozione per tradizione non corrisponde allo stile delle giovani generazioni. Ma i Santi, come Gesù Cristo, non passano, ed ecco che fede e vangelo possono parlare anche ai più giovani, a chi cerca – anche attraverso la strada della ragione – una risposta, un senso di vita. Nel primo giorno dedicato ai festeggiamenti, dopo la traslazione delle reliquie in cripta, i presenti hanno preso parte ad un momento di preghiera in cui si è coniugato storia, tradizione, spiritualità secondo un percorso che ha visto protagonista San Sisto nel solco dell’anno della Misericordia affiancando alla tradizione che ancora vive ed è forte un’anima pastorale capace di parlare secondo le attese dell'uomo di oggi. Il giorno seguente la messa presieduta dal Vescovo. «San Sisto maestro di fede», così lo ha descritto Di Cerbo durante l’omelia ricordando come di lui ne parlano i numerosi sacerdoti di origine alifana che nel tempo hanno scorto i segni della sua presenza nella vita e nelle scelte delle persone «che hanno tirato su famiglie sane, famiglie belle proprio nel suo nome (…). La vostra nu-

Breve cronaca di una notte, e della storia di fede degli alifani.

Al via il Giubileo diocesano straordinario A cura della Redazione

merosa presenza stasera ci ricorda che la sua testimonianza è passata di generazione in generazione: siamo felici di essere eredi di questa storia ma anche ci interroghiamo come essere - sul modello di San Sisto - amici fedeli di Gesù Cristo». Intorno alla vita di questo papa e alla successiva devozione che ne è nata non sono sorte leggende, racconti eccessivi, la sua figura è modello di semplicità e linearità, così come per il vero discepolo «tanto che oggi non lo pensiamo come Papa – ha precisato Di Cerbo – ma come autentico cristiano e ci basta (…). La sua presenza è un patrimonio per noi tutti, un messaggio evangelico forte di cambiamento radicale e autentico. Egli ci invita a costruire in questa città la civiltà dell’amore, in cui contano il rispetto e l’accoglienza tra le persone». Ad una città costruita sulle antiche pietre romane, il Vescovo ha esortato ad essere pietre vive, oltre le costruzioni monumentali di necessario restauro, oltre le difese erette: pietre vive su cui edificare una città più giusta e leale. Il ricordo, al termine della messa, ai numerosi alifani residenti in tutto il mondo, ancora oggi custodi e comunicatori di fede autentica, sul modello di Sisto, amico fedele.


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