EDITORIALE
L'Italia sfida l'Europa ad essere se stessa di EMILIO SALVATORE
S
i dice normalmente che l’Italia è un paese per vecchi (abbandonato dai giovani e senza nascite), un paese provinciale (ossia più capace di dividersi al suo interno che di unirsi in progetti più grandi) ed è così. Ma questo nostro Paese, ormai “senza aura” come direbbe Benjamin, questo Paese senza più retorica a volte riserva delle sorprese. Direi che è quello che è avvenuto alle scorse elezioni europee del 25 maggio. Dopo una brutta campagna elettorale, urlata e priva di reali proposte in campo, sia per l’Italia che per l’Europa, al di là delle opinioni dei singoli, è venuto fuori un voto moderno (o forse antico), un voto chiaro, inaspettato, che non premia tanto il già fatto quanto la speranza di un nuovo capitolo da scrivere. Si tratta di un testo da intitolare: L’Italia si proietta in Europa. Forse sarà stata la sfrontata giovinezza del Presidente Renzi, forse l’eccessiva e un po’ confusa protesta di Grillo, forse le difficoltà di Berlusconi in affanno, comunque ad un anno di distanza dalle politiche, che avevano consegnato il Paese all’immobilismo, l’esito, quantunque segnato da un grande astensionismo, ci consegna un anelito di speranza, un desiderio di uscita dalla crisi più paludosa e triste dopo il dopoguerra e lo fa con una proiezione visionaria alla Steve Jobs: crede nell’Europa, ma la sfida. L’Italia ha sempre avuto nella sua storia questo compito, pur piccola e divisa ha rappresentato nel corso dei secoli il laboratorio in cui le idee da piccole città si sono diffuse nel grande vecchio continente. Il mandato dato a Renzi è in fondo quello di far contare di più non tanto e non solo l’Italia ma quel modo di guardare all’Europa tutto italiano. Non quello per intenderci della linea burocratica o dei banchieri, ma quello dei pensatori e dei politici veri. Riuscirà l’Italia nel semestre di guida della Commissione Europea a fare questo miracolo? Difficile dirlo, ma deve riuscirci per l’Europa stessa. L’Europa nasce come un’idea politica che ha dietro valori etici: il benessere non solo economico, ma una sorta di comunione tra Paesi che permette la pace nel continente che aveva generato due conflitti mondiali e la libera circolazione delle merci. L’Europa è un sogno di libertà e di pace, non di egemonia. Certo la fatica è mediare, mediare tra picn.6
Giugno 2014
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