Cjosul - Agosto 2019

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UMA ZEBRA A POIS

nistico. Lo ha ricordato alla sua gente, a quel popolo friulano che, se dopo una stagione come quella precedente riesce a migliorare il numero delle tessere abbonate allo stadio, significa che ha qualcosa di magico come Harry. Quello di Tudor non è lo «stin calmus» di guidoliniana memoria, è un guardare in faccia la realtà, essere onesti intellettualmente. «Sono realista. Questa squadra può lottare solo per salvarsi. Non sono scontento del mercato, ma se si crede di poter puntare a un piazzamento europeo o si considera il sottoscritto un mix di Guardiola e Klopp oppure si pensa che la squadra si sia rinforzata del 40%. Sono pazzie». Condividiamo. Non è un modo per tirare via le caramelle al tifoso, bensì è avvertire gli appassionati di bianconero friulano di ciò che li aspetta. Logica. È quella che usa Tudor quando dice che nelle recenti stagioni questa rosa si è salvata solo nelle ultime giornate. E non essendo state fatte grandi modifiche, viene spontaneo pensare che l’obiettivo resti sempre lo stesso: salvarsi. La sola speranza può essere quella di soffrire un po’ meno. Il tecnico croato ha lasciato intendere che chi parla di Europa al bar, sui social o addirittura sui giornali non è conscio del reale valore dei suoi uomini. Lo ha fatto prima di battere il Sudtirol in una partita dove i suoi giocatori hanno messo in evidenza qualche lacuna nonostante il successo per 3-1. Lo ha fatto in una conferenza stampa che non è stata come le altre. Non si è trattato del ritrovo allenatoregiornalisti in cui sono volate le solite frasi di circostanza. È stata un’occasione per le battute di spirito. «La Fiorentina vuole De Paul? Anche noi vogliamo Chiesa, il problema è che costa 100 milioni». Ma soprattutto è stato il momento in cui l’allenatore dell’Udinese ha voluto placare le aspettative e tutelarsi. Il paradosso è che l’eccesso della tutela personale rischi di trasformarsi in un boomerang. Viene difficile pensare che le sue parole abbiano trovato apprezzamenti ai piani alti della società. Di conseguenza, nelle prime due gare casalinghe, sarà chiamato a fare risultati. Perché un bottino magro o nullo con dichiarazioni analoghe in conferenza stampa, sarebbero un pericolo per il suo futuro friulano. La sua conferma è arrivata a furor di popolo, ma si spera che non sia conferma con relativa fiducia come fu quella per Gigi Delneri, che venne esonerato dopo

poche gare di campionato qualche stagione fa. Marino. Un’altra decisione che ha suscitato l’approvazione della gente è stata il ritorno di Pierpaolo Marino. Dirigente storico, che ha portato a Udine tantissimi grandi calciatori, l’ultimo dei quali Totò Di Natale. Insomma, un uomo chiave delle qualificazioni europee dell’Udinese è tornato a casa. Ma quanti e quali mansioni/poteri detiene? Domanda che in molti si fanno. Resta il fatto che il nuovo direttore dell’area tecnica, nella sua conferenza stampa di presentazione, ha precisato che «non dobbiamo ragionare solo sulla salvezza, ma nel medio periodo dobbiamo finire nella parte sinistra della classifica». Sembrano parole che non combaciano pienamente con quelle espresse dall’allenatore a cui facevamo riferimento prima. In ogni caso, Marino ha tenuto a precisare che ci vorrà del tempo prima di vedere i frutti del lavoro. Questo spiega la durata triennale del suo contratto con l’Udinese. Da qui alle prossime tre stagioni si dovrebbe vedere una crescita della squadra che non deve per forza concludersi con l’Europa League, ma si dovrà viaggiare verso la sempre più tranquilla permanenza nella categoria. Per farlo, si dovrà dare continuità a un progetto o a un programma in base al termine che si preferisce. Continuità tecnica dicasi allenatore. Troppi i mister che si sono succeduti sulla panchina friulana negli ultimi anni per poter pensare di andare lontano. L’ultimo che ha iniziato e terminato un campionato è stato Andrea Stramaccioni nel 2014-2015. Da lì in avanti ci sono stati nove cambi al timone in quattro anni. Igor Tudor ha dimostrato il suo valore salvando l’Udinese due volte e dovrà almeno terminare la stagione che sta per cominciare. Mercato. Ma se il tecnico ha dimostrato di poter stare dove sta, il resto lo fa la società che allestisce la rosa. La parola rivoluzione non è presente nel vocabolario di Gino Pozzo. L’ossatura (molti diranno mediocre) di questa squadra è la stessa da tempo. Non bastano pochi elementi per invertire quello che ormai è il trend degli ultimi anni: la salvezza rosicchiata con estrema fatica. Jajalo, migliore in campo contro il Sudtirol, ha toccato molti palloni e ha smistato bene. Contro una squadra di categoria inferiore ha fatto la differenza. Resta da vedere contro i pari grado se riuscirà a

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esprimersi sullo stesso livello. L’arrivo di Nestorovski si è reso necessario vista la partenza di Okaka, dal momento che Teodorczyk è ancora un punto interrogativo e non ci sono altre prime punte nella rosa bianconera. L’ex Palermo è reduce da buone stagioni in B con i rosanero. La speranza è che possa raggiungere la doppia cifra e dare un contributo determinante anche in Friuli. La difesa con Becao ha trovato l’inserimento di un giovane ventitreenne, ma con già parecchia esperienza internazionale dato che ha giocato la Champions League con il Cska Mosca. Walace è arrivato dall’Hannover e va a rinforzare un centrocampo che ha tanti punti di domanda. Il primo riguarda Barak. Rivedremo il ceco sui livelli della prima stagione? Ce lo auguriamo. Tudor ha fatto capire di essere concentrato solo sul campo. Anche perché non avrebbe senso pensare ad altre cose visto che, usando parole sue: «Ci sono società dove l’allenatore può incidere più sulle scelte di mercato e altre società in cui può incidere meno. Voi sapete quanto può incidere un allenatore dell’Udinese nella campagna acquisti e cessioni…» Si, lo sappiamo. Poco. Rivali. Quante volte ci siamo sorbiti dai mister il ritornello del «Pensiamo solo a noi», «Guardiamo in casa nostra»? Tantissime. Tudor ha modificato questa usanza tirando fuori lui stesso dati difficilmente controvertibili. «Vedo un Cagliari che ha fatto una squadra impressionante, il Genoa che si è rinforzato molto, la Spal che negli ultimi due anni si è salvata tranquillamente, il Bologna con Mihajilovic ha dimostrato di avere una marcia in più… Ci aspetta una stagione molto difficile». Oggettivamente le rivali dei bianconeri hanno investito parecchio. E hanno fatto acquisti di un target superiore alla salvezza. Rog, Nainggolan in Sardegna; Schone, Pinamonti, Saponara in Liguria… I bassi ingaggi impediscono operazioni analoghe anche qui. È raro vedere l’Udinese acquistare giocatori affermati e dall’usato sicuro, bensì si opta per giovani di prospettiva, ma con risultati che non sono minimamente comparabili a quelle degli anni passati. Che sia il caso di inventarsi qualcosa di nuovo? Forse sì. Allora prima di tutto urge seguire il realismo tudoriano. Perché rifugiarsi troppo nei sogni significa dimenticarsi di vivere. CJOSUL | AGOSTO 2019


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