Le noci magiche

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LE NOCI MAGICHE

Quaderni del volontariato

Cesvol

Centro Servizi Volontariato Umbria

Sede legale:

Via Campo di Marte n. 9 - 06124 Perugia tel 075 5271976

www.cesvolumbria.org

editoriasocialepg@cesvolumbria.org

Edizione maggio 2023

Disegno di copertina di Celeste Bartolomei

Coordinamento editoriale di StefaniaIacono

Stampa Digital Editor - Umbertide

Per le riproduzioni fotografiche, grafiche e citazioni giornalistiche appartenenti alla proprietà di terzi, l’editore è a disposizione degli aventi diritto non potuti reperire. È vietata la riproduzione, anche parziale e ad uso interno didattico, con qualsiasi mezzo, non autorizzato.

ISBN 9788831491488

I QUADERNI DEL VOLONTARIATO

UN VIAGGIO NEL MONDO DEL SOCIALE PER COMUNICARE IL BENE

I valori positivi, le buone notizie, il bene che opera nel mondo hanno bisogno di chi abbia il coraggio di aprire gli occhi per vederli, le orecchie e il cuore per imparare a sentirli e aiutare gli altri a riconoscerli. Il bene va diffuso ed è necessario che i comportamenti ispirati a quei valori siano raccontati. Ci sono tanti modi per raccontare l’impegno e la cittadinanza attiva. Anche chi opera nel volontariato e nell’associazionismo è ormai pienamente consapevole della potenza e della varietà dei mezzi di comunicazione che il nuovo sistema dei media propone. Il Cesvol ha in un certo senso aderito ai nuovi linguaggi del web ma non ha mai dimenticato quelle modalità di trasmissione della conoscenza e dell’informazione che sembrano comunque aver retto all’urto dei nuovi media. Tra queste, la scrittura e, per riflesso, la lettura dei libri di carta. Scrivere un libro per un autore è come un atto di generosa donazione di contenuti. Leggerlo è una risposta al proprio bisogno di vivere il mondo attraverso l’anima, le parole, i segni di un altro. Intraprendendo la lettura di un libro, il lettore comincia una nuova avventura con se stesso, il libro viene ospitato nel proprio vissuto quotidiano, viene accolto in spazi privati, sul comodino accanto al letto, per diventare un amico prezioso che, lontano dal fracasso abituale, sussurra all’orecchio parole cariche di significati e di valore. Ad un libro ci si affeziona. Con il tempo diventa come un maglione che indossavamo in stagioni passate e del quale cerchiamo di privarci più tardi possibile. Diventa come altri grandi segni che provengono dal passato recente o più antico, per consegnarci insegnamenti e visioni. Quelle visioni che i cari autori di questa collana hanno voluto donare al lettore affinché sapesse di loro, delle vite che hanno incrociato, dei sorrisi cui non hanno saputo rinunciare. Gli autori di questi testi, e di tutti quelli che dal 2006 hanno contribuito ad arricchire la Biblioteca del Cesvol, hanno fatto una scelta coraggiosa perché hanno pensato di testimoniare la propria esperienza, al di là di qualsiasi tipo di conformismo e disillusione.

Il Cesvol propone la Collana dei Quaderni del Volontariato per contribuire alla diffusione e valorizzazione della cittadinanza attiva e dei suoi protagonisti attraverso la pubblicazione di storie, racconti e quant’altro consenta a quel mondo di emergere e di rappresentarsi, con consapevolezza, al popolo dei lettori e degli appassionati.

Un modo di trasmettere saperi e conoscenza così antico e consolidato nel passato dall’apparire, oggi, estremamente innovativo.

Salvatore Fabrizio Cesvol Umbria

LE NOCI MAGICHE

Associazione Il Giardino di Matisse

di Rossana Proietti
curato da Manuela Amadio

LE NOCI MAGICHE

La battaglia delle donne

Scheggino, luglio 1522

Tutto iniziò una mattina di mezza estate, Lucia ed Antonio stavano facendo ritorno al Castello dopo essere stati a raccogliere la verdura negli orti.

Camminando lungo la stradina che costeggia il fiume, Antonio, guardando in alto verso la collina, scorse una specie di capanno che non aveva mai notato prima di allora. Era nascosto tra la fitta vegetazione che lo circondava e dal viottolo era quasi impossibile notarlo.

“Guarda Lucia – esclamò - lassù in alto, in direzione del mio dito!”

“Che cos’è? - domandò lei - sembra una specie di capanna!”

“Sembra anche a me! Dai, andiamo a vedere di che cosa si tratta!”

“Ma non sarà pericoloso? Sai bene cosa ci raccomandano sempre le nostre mamme: ‘Mai allontanarsi dal viottolo prendendo altre strade e, soprattutto, mai parlare a degli estranei nel caso li incontrassimo!’”

“Va bene ma questa volta è diverso – puntualizzò lui -. Sono troppo curioso di scoprire di che cosa si tratta!”

I due bambini cominciarono, quindi, ad arrampicarsi sulla collina stando attenti a non scivolare, facendosi largo tra gli alberi e cespugli di ginestre ed evitando di pungersi tra i numerosi rovi. All’improvviso, alla loro vista, apparve una strana capanna di legno ricoperta da un tetto di fascine di rami secchi e paglia. Aveva proprio un fascino misterioso!

Lucia disse a voce alta: “Ehilà, c’è nessuno in casa?”

Ma non seguì alcuna risposta.

Provò di nuovo Antonio, con un tono ancora più forte, ma il silenzio era assoluto.

“Andiamo Lucia” disse, cercando di essere rassicurante e di farsi coraggio.

“Proviamo a bussare... c’è nessuno?” ripeté, bussando a quella porta sgangherata.

All’improvviso, con un lento cigolio, la porta si aprì e sull’uscio apparve una strana vecchina vestita con un abito malconcio.

Era minuta e sul suo viso raggrinzito brillavano due grandi occhi celesti.

I capelli ricci e bianchi erano raccolti alla meglio dietro la nuca e il suo sorriso, buono e gentile, illuminò il suo volto rincuorando i bambini che erano rimasti in silenzio e meravigliati dalla sua presenza.

“Chi siete voi due e come avete fatto ad arrivare fin quassù? Di solito non ricevo molte visite!” aggiunse con aria per niente stupita e divertita.

“Io mi chiamo Antonio”

“Ed io Lucia”, risposero prontamente i due bambini.

“Che ci fate da queste parti? I vostri genitori sanno dove siete?” chiese la vecchina.

Lucia ed Antonio le raccontarono come mai erano arrivati alla sua casa. E lei sorrise divertita... sapeva benissimo il perché fossero lì: la curiosità dei bambini non ha limiti!

Con aria rassicurante li invitò ad entrare e si presentò: “Mi chiamo Artemisia e vivo da lungo tempo in questa capanna. Non amo la confusione e preferisco starmene da sola per fatti miei, anche se, in realtà, raramente, scendo fino al Castello per procurarmi di che vivere con la mia mula Teresina.”

“Ma non ti annoi a stare tutto il giorno da sola?” chiese Lucia.

“No di certo – rispose Artemisia -. Oltre a Teresina a tenermi compagnia ci sono anche Birba, il mio cagnolino, e Concettina la mia adorabile gattina! Di tanto in tanto passa di qui qualche cacciatore e facciamo due chiacchiere davanti ad un buon bicchiere di vino ed un bel piatto di lenticchie.”

Antonio, sempre più curioso, chiese di nuovo: “Ma come passi le tue giornate?”

“Oh... faccio tantissime cose! Coltivo il mio orticello, studio ed osservo le stelle e, soprattutto, mi diverto a predire il futuro. C’è anche chi parte dal Castello e mi fa visita per sapere qualcosa di più su

ciò che accadrà ed io sono ben felice di poter far loro qualche previsione!”

Lucia con aria sbalordita domandò: “Ma come fai a sapere cosa succederà un domani?”

“Semplice, venite con me! Vi mostrerò come faccio” rispose, dirigendosi speditamente verso una vecchia credenza malandata.

Prese da un ripiano un barattolo pieno di strani e vari semi colorati, ne estrasse una manciata e si sedette al tavolo invitando i due a fare altrettanto.

Agitò in alto i semi racchiusi tra le sue mani, poi li rovesciò sul tavolo con un gesto deciso e rapido lasciandoli sparpagliare. “Oh bene, bene! Vedo chiaramente cosa accadrà nei prossimi giorni”, esclamò.

“Dai, dicci qualcosa di più! Ci dobbiamo preoccupare?”, domandò Antonio, iniziando ad impensierirsi.

Ma Artemisia, con aria dolce, lo rassicurò: “Accadranno cose molto strane che non vi posso rivelare, vi posso dire soltanto che il vostro aiuto sarà importantissimo”

“Ma noi siamo solo dei bambini... non abbiamo alcun potere!” replicò Lucia, intimorita.

“Invece sì che potete essere di aiuto per tutti e per il destino del Castello!”

Antonio allora, incoraggiato da quelle parole, si propose prontamente: “Dicci per favore cosa possiamo fare!”

“Dovete credere fermamente in ciò che farete – spiegò loro Artemisia -, condividere gli obiettivi che intendete raggiungere con gli altri, collaborando con tutti e soprattutto dimostrando amore. Sarà questa la vostra forza!”

I bambini si guardarono con aria perplessa. Videro la vecchina raccogliere i semini sparsi sul tavolo e riporli di nuovo nel barattolo.

La videro poi dirigersi verso una vecchia balla di iuta e prendere da essa due noci.

“Vedete queste noci? Ne darò una ciascuno – disse -. Dovrete portarle sempre con voi ed averne molta cura. Quando avrete paura di non farcela strofinatele tra le mani dicendo questa frase: ‘Se in mano ti terrò, più paura non avrò!’ Allora tutto vi sembrerà più facile e possibile da raggiungere!”

“Fate questo ogni volta che sarà necessario – aggiunse - e vedrete che esse vi aiuteranno a superare tutte le difficoltà che potrete incontrare. Ah... dimenticavo: non parlatene con nessuno, non capirebbero. Io sono sempre qui, se avrete dei dubbi e delle perplessità sono sempre pronta ad aiutarvi e consigliarvi.”

Lucia ed Antonio misero ognuno la propria noce in tasca, avvolgendola con cura in un fazzoletto. Avrebbero mantenuto il loro segreto per il bene di tutti...

Ringraziarono con gioia Artemisia per il prezioso dono e le promisero che le avrebbero fatto visita presto. Con passo svelto presero quindi la strada del ritorno, voltandosi di nuovo indietro per un ultimo saluto.

La vecchina, sorridendo tra sé, fece altrettanto con un cenno della mano.

LA PARTENZA

La notte seguente all’incontro con Artemisia, Lucia ed Antonio se ne stavano sdraiati su due sacchi ammucchiati ai lati della porta principale del Castello.

Un fosso profondo girava tutto intorno ad esso e, se bene l’ora fosse insolita, c’era un gran fermento.

Era un andirivieni continuo di persone intente a caricare su carretti e somari ogni sorta di cose: cibo, coperte, attrezzi vari che sarebbero serviti per il lavoro nei campi.

Lucia, rivolgendosi ad Antonio, gli chiese: “Anche tu non riuscivi a dormire stanotte?”

“E come si fa? Questa è una notte particolare per tutti noi – sottolineò lui -. Purtroppo i nostri papà, i nostri zii e tutti i loro amici sono in partenza per andare a mietere dei campi lontani e a tagliare la legna nei boschi. Staranno via molti giorni e hanno bisogno di portare con loro tutto ciò che è necessario”.

“Eh già e noi che rimaniamo qui dobbiamo aiutarci e sostenerci a vicenda durante la loro assenza. Se collaboriamo tutto sarà più semplice”, aggiunse Lucia.

Antonio, scrutando il cielo, indicò con entusiasmo in alto: “Guarda quante stelle! Sembrano lucciole che volano sopra di noi.”

“E che dire della luna, guarda come splende – rispose lei estasiata -. Sembra un’enorme palla illuminata più del solito e pare che ci sorrida. Che bella sensazione!”

“Ma tu hai parlato con i tuoi del nostro incontro con Artemisia?”, le bisbigliò Antonio.

Lei: “Ma che scherzi? Mi avrebbero proibito di muovermi da casa e io non voglio assolutamente questo! Però, a pensarci bene, ha detto che possiamo fidarci di lei. Hai anche tu con te la noce che ci ha donato?”

E lui: “Certo! L’ho in tasca, nel fazzoletto”

“Allora vediamo se è vero quello che ci ha detto Artemisia. Proviamo dai, non costa nulla! Ecco la mia noce, ora prendi la tua ed esprimiamo un desiderio.”

Ognuno strofinò la propria noce ripetendo le parole magiche suggerite dalla vecchina: “Se in mano ti terrò più paura non avrò!”

“Antonio, tu che desiderio hai espresso?”

“Che tutto vada bene – rispose – e che i nostri cari possano ritornare presto a casa da noi.”

Lucia sorrise: “È il mio stesso desiderio! Vedrai che accadrà davvero. D’altra parte sono noci magiche, no?” Risero allegramente.

Nel frattempo i carri erano stati riempiti e lo scalpitio degli animali si faceva via via più forte.

I due bambini avvertirono le voci di chi si stava salutando. Fecero un balzo e corsero ad abbracciare i rispettivi papà, stringendoli forte. Ognuno di loro rassicurò il proprio figliolo promettendogli che sarebbero tornati molto presto.

Lucia ed Antonio continuarono a stringere nelle loro manine le noci magiche.

VITA AL CASTELLO

Il sole stava lentamente sorgendo da dietro la collina.

L’alba era rosata e la luce cominciava a spandersi per tutta la vallata.

Il chicchirichì dei galli si udiva in tutti i viottoli ancora deserti. In realtà nella notte appena trascorsa, quasi nessuno di loro era riuscito a riposare. La carovana composta da uomini, animali e carri era appena partita.

La mamma di Lucia aprì le finestre e, avvicinandosi alla bambina raggomitolata nel letto, la toccò lievemente sulla spalla. “Forza Lucia – le sussurrò -. Lo so che forse hai dormito pochissimo ma oggi è un altro giorno e dobbiamo affrontarlo nel migliore dei modi. Coraggio amore, abbiamo molte cose da fare!”

La bambina, stiracchiandosi, sorrise alla mamma. “Io sono pronta - disse, scattando giù dal letto -.

Non ti preoccupare mamma. Ti aiuterò io, piuttosto pensa a non affaticarti troppo... la tua pancia comincia, ogni giorno che passa, ad essere più ingombrante e tu non puoi fare sforzi particolari!”

La mamma, accarezzandosi il ventre sorridendo, rispose: “Lucia oggi faremo del pane. Ci aiuterà la nonna, mentre tuo fratello andrà ad aiutare il nonno alla fornace”.

“Certo mamma, vado a prendere la farina e ciò che occorre per fare del buon pane.

Ne faremo per tutta la settimana”.

Lucia soddisfatta si mise all’opera stringendo nella tasca della tunica la sua noce magica.

Anche Antonio non aveva praticamente chiuso occhio per tutta la notte.

Al canto del gallo si presentò in cucina dove sua madre stava riempiendo due grandi ceste di panni da portare a lavare al fosso del Castello.

“Vedo che sei mattiniero più del solito – gli disse la mamma -. Vieni, fai colazione e poi accompagnami,

per favore, a fare il bucato. Le ceste sono pesanti e tu sarai il mio bravissimo aiutante. La nonna si occuperà del pranzo. Poi nel pomeriggio potrai giocare con i tuoi amici e divertirti con loro”.

“Certo mamma!”, concordò Antonio, mentre mangiava una bella fetta di pane abbrustolita e sorseggiava del buon latte caldo. Anche lui stringeva in mano la sua noce magica avvolta in un fazzoletto.

Dopo pranzo Lucia ed Antonio si ritrovarono con i loro amici nella piazzetta più grande del Castello.

Antonio lanciò con entusiasmo l’idea: “Che ne dite di giocare a campana?”

Tutti i bambini accolsero con gioia la proposta.

Antonio, quindi, prese un bastone ed iniziò a tracciare dei riquadri nella terra battuta della piazzola.

Lucia afferrò un ciottolo piatto e levigato ed esclamò: “Lancio io per prima!”

Tirò il sasso ed il gioco ebbe inizio tra le grida di incoraggiamento di tutti i compagni che aspettavano impazienti il loro turno.

I BRIGANTI

Il mattino seguente Lucia ed Antonio si diedero il consueto appuntamento per andare a raccogliere la verdura negli orti vicini al fiume.

Stavano percorrendo il viottolo che lo costeggiava quando, da lontano, scorsero quattro o cinque uomini a cavallo che osservavano il Castello con curiosità.

I due bambini rallentarono il passo sperando che i cavalieri proseguissero la loro strada, ma quelli non sembravano volersene andare, anzi pareva che stessero aspettando proprio loro.

Lucia bisbigliò all’orecchio di Antonio con voce tremante: “Ma chi sono quei brutti ceffi? E che vogliono da noi? Io ho paura!”

“Anche io un pochino – ammise lui con un f ilo di voce -. Ma non perdiamoci di animo e cerchiamo di non far capire la nostra preoccupazione. Proseguiamo come se nulla fosse la nostra strada”.

Le loro manine stringevano le noci magiche nelle tasche ed ognuno di loro ripeté la formula che Artemisia gli aveva insegnato proseguendo il cammino.

Ad un certo punto uno dei banditi si staccò dal gruppo e venne loro incontro. Indossava un mantello scuro, con un cappellaccio abbassato sul volto barbuto e poco rassicurante.

Giunto davanti ai bambini si sfilò il copricapo e domandò con malcelata cortesia: “Ma dove vanno così di buon mattino questi due bei giovanotti?”

Antonio, facendosi coraggio, rispose: “A raccogliere verdura negli orti!”

“Oh bene, bene! - ghignò il balordo - Come siete bravi ad aiutare i vostri genitori!”

“E’ importante aiutare le nostre mamme e i nostri nonni - intervenne Lucia con veemenza -, dal momento che tutti i nostri cari sono partiti per andare a mietere il grano e a tagliare la legna nei

boschi di montagna”

“Oh, proprio quello che ci stavamo domandando e cioè se fossero già partiti, come del resto ogni anno” puntualizzò maliziosamente il bandito.

“Sì, purtroppo – si rammaricò Antonio - e noi bambini cerchiamo di aiutare le nostre famiglie come meglio possiamo”

“Ah certo! Allora vi lasciamo alle vostre faccende e mi raccomando di continuare a fare i bravi!”, rispose il ceffo che, ridendo sguaiatamente, girò il cavallo spronandolo per raggiungere i compari. Si allontanarono a gran velocità, soddisfatti per le informazioni ricevute.

I bambini si guardarono preoccupati. Antonio domandò all’amica: “Che dici, chiediamo consiglio ad Artemisia al ritorno dagli orti?” Lei annuì e ripresero il cammino spediti.

Dopo un’oretta eccoli arrivare di fronte alla collina dove era arroccata la casa della vecchina. Posarono il loro raccolto mettendolo con cura all’ombra di un albero e si arrampicarono su per il pendio irto e pieno di rovi, cercando di non graffiarsi.

Una volta in cima, non appena scorsero la capanna, Antonio gridò: “Artemisia! Ci sei ?”

Subito la porticina si aprì e sull’uscio apparve la donna sorridente. Aveva visto l’incontro con i briganti tenendosi ben nascosta e aveva capito che genere di informazioni volevano dai bambini. Loro le riferirono velocemente ciò che era accaduto, con dovizia di particolari.

Artemisia preoccupata disse: “Ragazzi, non c’è un minuto da perdere! Dovete andare a casa e raccontare tutto”

Lucia obiettò: “Ma ci sgrideranno per esserci fermati a parlare con degli estranei!”

La vecchina replicò: “No, non lo faranno di certo dopo aver sentito ciò che vi dirò ora: dovrete avvertirli di prepararsi per affrontare un attacco dei briganti che vogliono conquistare il Castello! Nessuno dovrà uscire dalle mura e le porte dovranno essere immediatamente sbarrate. Io vi raggiungerò prestissimo, il tempo di prendere il necessario e di caricare Teresina. Non ci lasceremo cogliere

impreparati a questo assalto che avverrà prima di quanto possiamo immaginare. Forza, svelti andate a casa! Io arriverò il prima possibile.”

Lucia e Antonio non se lo fecero ripetere due volte, scesero dalla collinetta di corsa, recuperarono gli ortaggi e, frettolosamente, si diressero al Castello.

L’ATTESA

Dopo aver raccontato tutto ai loro cari, fu deciso di riunire tutti gli abitanti del Castello nella piazzetta principale. Lucia ed Antonio corsero a bussare, di porta in porta, a tutte le famiglie per avvisarle dell’incontro imminente.

Finalmente arrivò anche Artemisia con la sua mula Teresina che sulla groppa caricava due enormi sacchi di iuta pieni di oggetti di ogni tipo che potevano essere utili per la battaglia.

La riunione ebbe inizio. Erano presenti tutte le mamme, le zie, le ragazze, i nonni e naturalmente tutti i bambini.

Artemisia, spiegando ciò che sarebbe successo da lì a poco, si rivolse agli abitanti: “Preparate tutto ciò che può essere utile per sostenere l’attacco dei briganti: pentole, pezzi di legno, bastoni,pietre e tutto ciò che può essere lanciato dall’alto delle mura sugli assalitori.”

Naturalmente in prima fila ci sarebbero state le donne più giovani supportate dal resto della popolazione. Erano, infatti, tutti indispensabili per la riuscita della difesa del Castello.

Il borgo era un via vai di persone intente a barricare le varie porte ormai chiuse con carretti, botti, barili, casse varie e tutto ciò che poteva ostacolare l’ingresso ai malintenzionati.

Lucia, rivolgendosi alla madre, le consigliò: “Mamma non puoi portare tanto peso! Pensa al fratellino o sorellina che dovrà nascere!”

Antonio si affrettò ad aggiungere: “Queste finestre saranno controllate da mamma e zia. Intanto prepariamo l’olio da bollire nei caldai come ci ha detto Artemisia ed avvertiamo le vicine di fare altrettanto”.

“Noi bambini procuriamoci tutti i sassi che possiamo trovare per lanciarli ai briganti!”, disse Lucia spronando gli amici.

“Donne prendete tutte le padelle che avete – gridò Artemisia -. Anche io ho portato tutto quello che possiamo facilmente gettare dall’alto”.

Il Castello sembrava un formicaio operoso dove tutti gli abitanti, senza posa, cercavano di procurarsi tutto il materiale possibile: ognuno aveva il suo compito specifico, il proprio ruolo per garantire l’invalicabilità delle mura.

“Antonio io ho un po’ di paura e tu?”, domando Lucia.

“Anche io! - ammise lui - Ma siamo forti, lo sai... Dai, prendiamo le nostre noci!” Insieme ripeterono la formula magica con speranza, aspettando la notte che avrebbe certamente riservato grandi sorprese.

LA BATTAGLIA

Quando fu notte fonda infatti non tardò ad accadere ciò che Artemisia aveva predetto. All’improvviso si udì un forte scalpitio di cavalli che si dirigevano verso il Castello, spronati dai loro cavalieri. A questo si univa il rumore metallico e sinistro delle spade, di scudi e di lance che cozzavano tra loro e di cui i briganti erano dotati.

Il borgo si animò immediatamente.

“Noi siamo pronte!”, gridò la mamma di Lucia. Fecero eco, via via, tantissime voci provenienti da tutto il borgo.

La mamma di Antonio, insieme ad altre donne, era posizionata nella parte sinistra della porta principale.

Dietro ad ogni finestra delle case adiacenti alle mura di cinta era presente ogni famiglia.

Le donne più giovani erano in prima fila, mentre dietro di loro, c’era chi, con un passamano, forniva loro gli oggetti che potevano essere lanciati agli aggressori.

Antonio incoraggiò Lucia: “Forza, diamoci da fare! Passiamo quanti più sassi possiamo. Intanto loro getteranno l’olio bollente per evitare che si avvicinino alla porta principale!”

Si udiva il chiacchierio delle persone assediate.

C’era tanta paura in tutti, ma anche tanta forza e volontà di volersi difendere a tutti i costi.

I briganti, da sotto, colti di sorpresa, cercavano invano di avvicinarsi alla cinta, provando ad evitare i colpi, senza però aver modo di usare le loro armi.

Il lancio di oggetti di ogni tipo era continuo e incessante.

Il ceffo che aveva fermato i bambini il giorno prima era anche il capo della spedizione al Castello. Con rabbia, rivolgendosi agli altri, chiese: “Ma come hanno fatto ad aspettarsi un attacco? Scommetto che c’entrano quei due mocciosi che abbiamo incontrato ieri mattina! Chissà chi li avrà consigliati!”

A nulla servivano gli incitamenti urlati con ira ai suoi scagnozzi.

I cavalli, spaventati dalla pericolosità dei lanci, cominciarono a disarcionare i cavalieri che cercavano di allontanarsi in fretta.

Cadeva di tutto: pietre, olio bollente, casse, pentoloni e chissà cos’altro!

Artemisia, soddisfatta del risultato ottenuto, disse: “Bravissimi! Ed ora viene il bello! Andiamo donne!”

Munite di bastoni, pale, forconi, padelle e altre cose di cui disponevano, aprirono la porta e irruppero fuori dal Castello.

Iniziarono a percuotere, a dritta e a manca, i malcapitati caduti da cavallo nello scontro.

Logicamente ognuno tentava di scappare come meglio poteva da ogni parte, provando a recuperare i cavalli che erano rimasti e cercando ad allontanarsi il più in fretta possibile da quel luogo di completa disfatta.

Per gli abitanti del Castello fu un vero tripudio!

Il piccolo esercito di donne, anziani e bambini era riuscito ad allontanare gli aggressori in modo inimmaginabile!

Per le vie del borgo tutti si abbracciavano ridendo e, allo stesso tempo, piangendo, felici come non mai per essere riusciti a sconfiggere il nemico.

Lucia ed Antonio non stavano più nella pelle per la gioia.

Da lontano scorsero Artemisia che stava proprio dirigendosi verso di loro.

“Artemisia! Artemisia! Ce l’abbiamo fatta!” esclamò la bambina.

“Il merito è delle tue noci magiche che ci hanno aiutato a superare tutti gli ostacoli che abbiamo incontrato in questi giorni”, aggiunse Antonio.

La vecchina sorrise e li invitò a sedersi: “Ascoltate un minuto, bambini cari. Vi devo dire una cosa molto importante!”

Lucia preoccupata chiese: “Che succede? Non ci siamo comportati bene?”

Antonio incalzò: “Abbiamo sbagliato qualcosa?”

Artemisia scosse la testa sorridendo dolcemente e rispose: “Non avete sbagliato nulla, tranquilli!

Siete stati coraggiosi e leali ed avete agito nel migliore dei modi! Ma vi devo confessare una cosa che forse, all’inizio, vi potrebbe sembrare incomprensibile ma che, in realtà, ha una spiegazione.

Le due noci che vi ho regalato non c’entrano niente in questa storia! Esse infatti sono noci come tante altre... non hanno alcun potere magico!”

Lucia, con gli occhi spalancati, replicò: “Ma come? A noi sono state sempre di aiuto nei momenti difficili!”

La vecchina rispose: “Cari bambini, le noci non hanno fatto assolutamente nulla!

Siete stati voi che siete riusciti a trovare la forza e la determinazione necessarie per superare gli ostacoli e le paure, tirando fuori il meglio che è nei vostri cuori! A volte sognare e credere in qualcosa può fare solo del bene! L’amore è il motore di tutta la nostra vita... voi ne avete tanto e lo avete dato a tutte le persone che vi sono state accanto. Il coraggio, la lealtà, la speranza e la fede hanno fatto il resto.

Credere ai sogni alle volte può essere difficile! Io ho solo dato un aiutino a farlo, incoraggiandovi usando la storia delle noci magiche.

La mia non voleva essere una bugia ma quello era l’unico modo per potervi stare sempre vicina e sostenervi come meglio potevo, ma capisco se siete arrabbiate con me!”

Lucia ed Antonio si alzarono commossi ed andarono ad abbracciare Artemisia fortissimo e con tanto amore.

EPILOGO

Sdraiati sopra al mucchio di sacchi posti accanto alla porta principale del Castello, Lucia ed Antonio si trovarono di nuovo a contemplare il cielo sopra di loro, come avevano fatto la sera della partenza dei loro papà e dei loro cari.

Tutto era bello e affascinante come allora!

La luna era splendente e le stelle brillavano come lucciole sparse nel cielo della notte. Risero ricordando le tantissime cose che erano accadute nei giorni precedenti.

Ognuno continuava a stringere nelle manine le carissime noci magiche.

Per loro sarebbero rimaste sempre tali...”Sognare non costa niente!” come aveva detto la loro amatissima Artemisia e “Non può farci che bene!”

La finalità progettuale dell’Associazione “Il Giardino di Matisse”, per voce della sua ideatrice Manuela Amadio, è la promozione del territorio dove opera, la Valnerina ricca di borghi storici!

Si valorizzano le particolarità che contraddistinguono i vari borghi, e si potenziano le emozioni e le capacità creative di chiunque decida di aderire alle varie attività. Il borgo, messo a disposizione della collettività, è un luogo di incontro che detiene una memoria di vita passata, dove si può raccontare, recitare, drammatizzare un passato ricco di storie vere di persone che hanno contribuito, ognuna con le proprie esperienze e competenze, ad arrivare all’oggi per continuare a elevare quelle tradizioni che non possono e non debbono essere messe in una “scatola chiusa”! Nasce così l’esigenza di scrivere cose nuove che raccontino questo passato. La fiaba “Le noci magiche” , sottolinea il desiderio di trasformare il momento storico della “Battaglia delle donne del 23 luglio 1522”, in una realtà fiabesca da raccontare ai bambini di oggi.

“Il Museo della fiaba” nato grazie all’associazione “Il Giardino di Matisse” è una vetrina permanente che si trova nel piccolo borgo di Scheggino. Qui si rappresenta la tradizione con allestimenti e laboratori; vi si possono trovare giocattoli di una volta; giochi interattivi di legno; collezioni di bambole di pezza / porcellana e giostrine di legno, porcellana e ferro; alcuni personaggi di fiabe classiche; atmosfere teatrali; una ricca biblioteca di fiabe di ogni tempo e di ogni genere.

Manuela Amadio

AUTRICE

La fiaba “ Le noci magiche” è stata scritta da Rossana Proietti, di Spoleto che ha dedicato la sua vita all’insegnamento delle bambine e dei bambini della scuola dell’Infanzia. Attraverso il gioco e l’arte, ha aiutato i più piccoli a muovere i primi passi lungo il percorso della vita, con curiosità e passione.

Nella sua prima pubblicazione, “Le noci magiche”, racconto ambientato a Scheggino il 23 luglio 1522 e dedicato a “La battaglia delle donne”, celebra l’amore per la sua Umbria e il coraggio di alcune giovani donne che salvarono il proprio paese, guidando la resistenza contro i briganti dei territori vicini.

ILLUSTRAZIONI

La copertina è di Celeste Bartolomei, i disegni sono stati realizzati da Celeste Bartolomei e da Nicolò Giovannini

La fiaba “Le noci magiche” , soolinea il desiderio di trasformare il momento storico della “Baaglia delle donne del 23 luglio 1522”, in una realtà fiabesca da raccontare ai bambini di oggi.

“Il Museo della fiaba” nato grazie all'associazione “Il Giardino di Masse” è una vetrina permanente che si trova nel piccolo borgo di Scheggino. Qui si rappresenta la tradizione con allesmen e laboratori; vi si possono trovare giocaoli di una volta; giochi interavi di legno; collezioni di bambole di pezza / porcellana e giostrine di legno, porcellana e ferro; alcuni personaggi di fiabe classiche; atmosfere teatrali; una ricca biblioteca di fiabe di ogni tempo e di ogni genere.

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