Positionspapier_Bildung_2025_I_Internet

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«L’istruzione può essere una chiave per uscire dalla povertà, ma finché non si abbattono sistematicamente le barriere strutturali, questa possibilità resta fuori portata per molte persone che vivono in condizioni di povertà.»

Documento di posizione di Caritas sull’istruzione in età adulta

Migliorare le opportunità educative, ridurre i rischi di povertà

Apprendimento permanente: un obiettivo ancora lontano per molti

In sintesi: nell’odierna società della conoscenza, l’istruzione rappresenta una leva essenziale contro la povertà. Essa non solo apre nuove prospettive professionali, bensì consente anche di condurre una vita autodeterminata. Tuttavia, per molte persone adulte con redditi bassi, l’accesso all’apprendimento permanente rimane spesso un’opportunità negata.

Le persone indigenti o a rischio di povertà sono spesso costrette a rinunciare ai propri progetti formativi, in quanto difficilmente conciliabili con la loro realtà quotidiana. La lotta costante per garantire il proprio sostentamento assorbe gran parte delle risorse mentali e si accompagna frequentemente a problemi di salute, condizioni abitative precarie o carichi familiari gravosi. In queste circostanze, mancano sia il tempo sia i mezzi economici per frequentare corsi di formazione o aggiornamento. A ciò si aggiungono i costi elevati per la cura dei figli e il limitato sostegno pubblico, che rendono ancora più difficile la partecipazione a percorsi di qualificazione.

Gli ostacoli esistenti aggravano ulteriormente la situazione già precaria dei soggetti in condizioni di povertà, ampliando il divario sociale. Per garantire a tutti la possibilità di accedere alla formazione e all’aggiornamento secondo le proprie necessità, sono urgentemente necessarie misure mirate. Questi interventi devono iniziare con l’inizio della prima scolarizzazione e rimuovere gli ostacoli che limitano la formazione continua in età adulta.

L’istruzione è senza dubbio uno strumento fondamentale per combattere e prevenire la povertà. Nel contesto professionale, essa apre l’accesso al mercato occupazionale e contribuisce alla stabilità economica. Al tempo stesso, crea le basi per la partecipazione attiva alla vita sociale, la crescita personale e una gestione autonoma della propria quotidianità. Oggi, imparare non è più prerogativa dei giovani. Chi non aggiorna le proprie competenze rischia di essere escluso. Il rapido sviluppo tecnologico e la crescente interconnessione globale trasformano il mondo del lavoro e la vita quotidiana. Le richieste aumentano, interi settori si ridimensionano o scompaiono, mentre nuovi ambiti professionali prendono forma.

Chi entra nell’età adulta con competenze e qualifiche limitate e senza opportunità di aggiornamento fatica a tenere il passo con i rapidi cambiamenti del mondo del lavoro. Questi soggetti sono particolarmente esposti al rischio di povertà, poiché possono perdere più facilmente il lavoro o finire in occupazioni precarie, spesso caratterizzate da salari insufficienti per un’esistenza dignitosa. Perciò, l’apprendimento permanente rappresenta una priorità imprescindibile dei nostri tempi.

Le persone bisognose o a rischio di povertà continuano a scontrarsi con ostacoli strutturali che rendono difficile, se non impossibile, l’accesso alla formazione di base e continua. Le difficoltà sono molteplici: mancanza di servizi di assistenza all’infanzia a costi accessibili, sostegno prioritario a personale già altamente qualificato da parte dei datori di lavoro, lacune nelle competenze di base, carenza di offerte formative su misura e sostegno finanziario pubblico ancora limitato. Gli interventi promossi negli ultimi anni dalla Confederazione e dai Cantoni – come il miglioramento delle condizioni quadro per il conseguimento di diplomi professionali da parte degli adulti o lo sviluppo di corsi innovativi – hanno avuto effetti positivi, ma limitati.

È imperativo trovare una via d’uscita da questo circolo vizioso. Eliminare le barriere che limitano l’accesso alla formazione significa offrire migliori prospettive di vita e reali possibilità di uscire dalla trappola della povertà. L’eliminazione sistematica di tali ostacoli è il presupposto per una società inclusiva, in cui ogni individuo possa sviluppare appieno le proprie potenzialità, indipendentemente dalle risorse economiche o dall’origine sociale.

È però importante ribadire che la formazione non può sostituire salari adeguati né condizioni di lavoro eque. In alcuni casi, il mercato del lavoro ricorre consapevolmente a manodopera con qualifiche basse o assenti. Per questo, pari opportunità educative e una retribuzione che garantisca una vita dignitosa devono essere riconosciute come due pilastri essenziali nella prevenzione e nella lotta alla povertà.

Il legame tra mancanza di istruzione e povertà

Secondo i dati dell’Ufficio federale di statistica (UST), in Svizzera, circa il 13,7 per cento delle persone tra i 25 e i 64 anni, pari a circa 680 000 individui, possiede qualifiche professionali limitate o nessuna qualifica. Nel 2023, all’incirca un terzo di loro era considerato a rischio di povertà, e uno su otto era già indigente. A titolo di paragone, nell’insieme della popolazione, il 16,1 per cento è considerato a rischio di povertà e l’8,1 per cento ne è direttamente interessato. Il maggiore rischio di povertà per i «lavoratori poco qualificati» si riflette anche nei dati sull’occupazione. Nel 2024, solo il 68,2 per cento degli adulti senza una formazione post-obbligatoria risultava occupato, a fronte dell’84,6 per cento tra gli adulti con una formazione professionale di base e del 91 per cento tra coloro che hanno completato una formazione terziaria. Secondo i dati più recenti sull’aiuto sociale, la metà dei beneficiari tra i 25 e i 64 anni non ha completato una formazione post-obbligatoria.

I dati dimostrano chiaramente il legame tra il livello di istruzione e la povertà. Un fattore centrale che aumenta la vulnerabilità delle persone adulte prive di una formazione post-obbligatoria o con un «livello di istruzione basso» è la loro limitata partecipazione al mercato del lavoro. I titoli di studio formali e i certificati restano criteri decisivi per accedere a impieghi qualificati. In loro assenza, le opportunità professionali si riducono drasticamente, con salari bassi e scarse possibilità di miglioramento economico – una condizione che spesso sfocia nell’indigenza. Anche se la maggior parte degli adulti con necessità di qualificazione lavora, non tutti riescono a garantirsi un reddito sufficiente per vivere dignitosamente. In molti casi, il salario non basta e diventa necessario ricorrere a più occupazioni per arrivare a fine mese.

Perché è necessario usare le virgolette: un approccio critico ai termini stigmatizzanti Termini come «lavoratori poco qualificati», «livello di istruzione basso» o altre espressioni simili si riferiscono in sostanza a persone con una formazione formale ristretta o con qualifiche professionali limitate. Le virgolette servono a evidenziare che tali espressioni non sono neutrali. Esse riflettono valori sociali e aspettative diffuse, e per questo vanno analizzate in modo critico.

Tali categorizzazioni si basano su presupposti normativi secondo cui alcuni titoli di studio o percorsi formativi sono considerati più validi o desiderabili di altri. Ne deriva che gli adulti privi di titoli superiori o di competenze specialistiche sono spesso esposti a giudizi svalutanti e stigmatizzazioni che possono avere un impatto profondo sul loro vissuto. Vengono così definiti in base a presunte mancanze formative, mentre le loro reali potenzialità restano in ombra. Inoltre, espressioni di questo genere rischiano di distorcere la realtà, ignorando che le disuguaglianze nell’accesso all’istruzione condizionano fortemente i percorsi individuali.

Scarse qualifiche portano

alla precarietà lavorativa

Come rivelano le cifre dell’UST, tra i 336 000 working poor che esercitano un’attività lucrativa, la quota di lavoratori privi di una formazione post-obbligatoria è particolarmente elevata. Queste persone hanno una probabilità tre volte superiore alla media di vivere al di sotto o appena al di sopra della soglia di povertà, pur essendo occupati. Le cause sono molteplici: spesso questi soggetti lavorano in settori con salari bassi e in condizioni di impiego precarie e atipiche, come lavoro su chiamata, contratti a tempo determinato, mancanza di sicurezza sociale, orari irregolari quale lavoro a turni o notturno (Mey 2023). Il risultato è quindi un reddito instabile, con scarse prospettive di crescita professionale o salariale, anche in occupazioni fondamentali per il funzionamento della società. Esempi tipici sono gli impieghi nel settore delle pulizie, nei servizi di consegna o in altri ambiti a bassa retribuzione.

Le condizioni di lavoro nei settori a basso reddito non sono problematiche solo sul piano economico, ma anche sotto il profilo fisico e mentale. Molti di questi impieghi sono faticosi, usuranti e potenzialmente dannosi per la salute. Lo stress prolungato legato a queste attività può causare problemi psicologici importanti, come stanchezza cronica, stati d’ansia e isolamento sociale. Tra le conseguenze più diffuse si riscontrano anche depressione, burnout e una persistente sensazione di sovraccarico. A lungo termine, tutto ciò compromette le possibilità di un reinserimento professionale. Chi proviene da contesti socio-economicamente svantaggiati spesso non dispone di una rete di supporto sociale in grado di offrire aiuto nella ricerca di lavoro o nel percorso di crescita professionale.

Ulteriori forme di discriminazione legate al genere, all’età o allo statuto di dimora aumentano ulteriormente il rischio di povertà. Le donne continuano a percepire salari più bassi rispetto agli uomini e sono spesso svantaggiate nei processi di selezione del personale. Anche i lavoratori anziani sono spesso penalizzati in caso di licenziamento o nella ricerca di un impiego. Le persone con uno statuto di dimora incerto, come richiedenti l’asilo o sans-papiers, hanno generalmente un accesso limitato al mercato del lavoro e ai servizi di sostegno pubblico, a causa di permessi temporanei, soggetti a restrizioni o non sufficientemente regolamentati. Anche le persone con uno statuto di dimora sicuro provenienti da un contesto migratorio si trovano frequentemente confrontate con discriminazioni nella ricerca di un impiego, ad esempio a causa del cognome o del colore della pelle.

Accesso alla formazione continua: una questione di reddito e livello di istruzione

La formazione di base e continua sono dunque strumenti fondamentali per uscire dalla precarietà. Tuttavia, i dati del recente microcensimento formazione di base e formazione continua in Svizzera parlano chiaro: in Svizzera, chi ha un reddito elevato e un alto livello di istruzione gode di un vantaggio evidente nell’accesso ai percorsi di formazione continua. Nessun altro Paese europeo presenta una disparità così marcata in questo ambito (CSRE 2024, pag. 354 e segg.).

La figura 1 evidenzia le disparità nella partecipazione alla formazione continua in relazione al livello di istruzione. Il 61,7 per cento degli adulti in possesso di un titolo di studio terziario ha preso parte ad almeno un’attività formativa negli ultimi dodici mesi. A titolo di confronto, solo il 37,6 per cento delle persone con una formazione generale (ad es. maturità liceale, scuola specializzata superiore) o professionale di base ha partecipato a un corso di aggiornamento, pari a circa la metà rispetto a chi possiede un titolo terziario. Tra gli adulti senza formazione post-obbligatoria, la partecipazione scende addirittura al 16,4 per cento, un tasso quattro volte inferiore.

La figura 2 mostra quanto le risorse economiche limitate e la mancanza di sostegno da parte del datore di lavoro incidano negativamente sulle opportunità di perfezionamento. Più basso è il reddito, minori sono le possibilità di accedere a corsi di aggiornamento aziendali. Solo il 26,1 per cento delle persone che esercitano un’attività lucrativa appartenenti alla fascia di reddito più bassa (primo quintile) hanno beneficiato di offerte formative sostenute dal datore di lavoro. Nella fascia di reddito più alta, invece, questa quota raggiunge il 60,8 per cento.

Questo dato conferma che la formazione continua in età adulta tende ad accentuare le disuguaglianze esistenti in termini di istruzione e reddito. Le implicazioni sono profonde: chi ha un «livello di istruzione più basso» e un reddito limitato resta spesso intrappolato nella propria condizione sociale, con poche o nessuna possibilità di avanzamento. L’indigenza rischia così di diventare una realtà permanente. Si tratta di una dinamica dannosa non solo per i diretti interessati, ma per l’intera società, poiché contribuisce ad ampliare il divario sociale e ad aggravare la carenza di personale qualificato.

Partecipazione alla formazione continua negli ultimi 12 mesi in base al livello di istruzione in % della popolazione residente permanente tra 25 e 74 anni

Livello terziario

Livello medio superiore

Scuola dell’obbligo

Figura 1

Guida alla lettura: solo il 16,4 per cento delle persone tra i 25 e i 74 anni senza un titolo di studio oltre la scuola dell’obbligo ha partecipato a una formazione continua negli ultimi dodici mesi.

Fonte: Ufficio federale di statistica (2022), Microcensimento formazione di base e formazione continua 2021

Partecipazione alla formazione professionale continua negli ultimi 12 mesi in base al reddito (quintili) in % della popolazione attiva tra 25 e 64 anni

Reddito più alto (5° quintile)

Reddito alto (4° quintile)

Reddito medio (3° quintile)

Reddito basso (2° quintile)

Reddito più basso (1° quintile)

Misure sostenute dal datore di lavoro

Misure non sostenute dal datore di lavoro

Nessuna partecipazione

Figura 2

Guida alla lettura: solo il 26,1 per cento delle persone occupate di età compresa tra i 25 e i 64 anni appartenenti alla fascia di reddito più bassa (primo quintile) ha partecipato negli ultimi dodici mesi a una formazione continua sostenuta dal datore di lavoro. Un ulteriore 6 per cento ha preso parte a corsi di aggiornamento senza alcun supporto aziendale, mentre il 67,9 per cento non ha seguito alcuna attività formativa.

Fonte: Ufficio federale di statistica (2022), Microcensimento formazione di base e formazione continua 2021

Pressione economica e ostacoli strutturali: quando la formazione diventa irraggiungibile

Percorsi di qualificazione mirati rivolti a adulti in situazione o a rischio di povertà con necessità di formazione continua possono migliorare in modo significativo l’integrazione sociale e professionale. La rilevanza di questo tema è stata riconosciuta anche a livello politico, con iniziative già avviate sia sul piano nazionale che cantonale. Questi sforzi contribuiscono anche al raggiungimento dell’Obiettivo 4 dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, che promuove opportunità di apprendimento permanente per tutti. La Legge sulla formazione continua, entrata in vigore nel 2017, rappresenta il quadro giuridico di riferimento per alcune di queste iniziative. Tra queste rientra anche l’iniziativa «Formazione professionale 2030», che mira a sviluppare e ampliare in modo continuo offerte formative adeguate ai bisogni, con un’attenzione particolare alla formazione di recupero per adulti. Il programma d’impulso 2020–2024 della SECO ha inoltre sostenuto numerosi progetti volti al reinserimento nel mercato del lavoro dei disoccupati di lunga durata. La campagna «Semplicemente meglio!» consente invece di organizzare direttamente in azienda corsi pratici di lettura, scrittura, matematica, informatica e lingue. Infine, nel quadro del Programma nazionale contro la povertà, vengono sviluppate basi scientifiche, formulate raccomandazioni operative e sostenuti progetti concreti. Un esempio significativo è quello della Stiftung für Alphabetisierung und Grundbildung (Fondazione per l’alfabetizzazione e la formazione di base), che con il servizio Alfa-Telefon Schweiz offre una helpline gratuita per orientarsi tra le varie offerte formative legate alle competenze di base e alla formazione di recupero.

Nonostante i provvedimenti introdotti, le statistiche attuali della Confederazione e le esperienze di Caritas dimostrano che gli adulti con risorse economiche limitate restano in gran parte esclusi dalla formazione continua. A ostacolarne l’accesso sono in particolare quattro barriere strutturali.

L’impatto delle disuguaglianze iniziali sull’intero percorso formativo

Gli studi dimostrano in modo inequivocabile che, in Svizzera, l’origine sociale incide profondamente sulle qualifiche e sulle competenze acquisite nel corso della vita (Becker 2013). Un recente confronto internazionale dell’OCSE mostra che pochi altri Paesi presentano una correlazione così marcata. La parità delle opportunità risulta già compromessa prima ancora dell’accesso alla scuola dell’infanzia.

I bambini provenienti da famiglie socio-economicamente svantaggiate vivono spesso in contesti difficili che ostacolano il loro sviluppo a lungo termine. Tutto ciò incide negativamente sulle loro opportunità educative e limita la possibilità di far emergere pienamente il proprio potenziale. Condizioni abitative precarie non offrono spazi adatti per concentrarsi o ritagliarsi momenti di tranquillità, impedendo così di creare un ambiente adatto all’apprendimento. I genitori, spesso sopraffatti da preoccupazioni economiche e mancanza di tempo, non hanno le risorse per sostenere attivamente il percorso scolastico dei figli. La gestione della quotidianità assorbe la maggior parte delle loro energie. Spesso i bambini percepiscono fin da piccoli le preoccupazioni economiche che gravano sulla famiglia, con effetti psicologici che possono manifestarsi sotto forma di nervosismo o disturbi del sonno. Le risorse limitate non permettono inoltre di accedere ad attività extrascolastiche o a lezioni di sostegno. Proprio chi avrebbe più bisogno di misure educative precoci vi partecipa meno, soprattutto rispetto ai coetanei di famiglie più agiate. Questo vale anche per le offerte di assistenza extrafamiliare come asili nido o gruppi di gioco, il cui costo è spesso fuori portata per i genitori in difficoltà finanziarie.

La selezione precoce rafforza le disuguaglianze nelle opportunità educative

In Svizzera, la suddivisione degli alunni in diversi livelli scolastici già alla fine della scuola primaria contribuisce a consolidare le disuguaglianze educative, come rilevato da vari studi (Möser et al., 2022). Gli alunni provenienti da famiglie socioeconomicamente svantaggiate vengono spesso indirizzati a percorsi formativi con requisiti meno elevati, anche quando ottengono buoni risultati. Spesso ciò è dovuto alle basse aspettative da parte degli insegnanti o alla scarsa familiarità dei genitori con il sistema scolastico. Anche laddove il valore di un percorso più lungo è riconosciuto, i costi associati restano un ostacolo per molte famiglie a basso reddito. Dopo il passaggio alla scuola secondaria, le prospettive educative risultano in gran parte già definite. Il livello scelto influisce direttamente sulle possibilità di accesso alla formazione professionale o a percorsi scolastici più generali, poiché i piani di

studio variano in base al profilo frequentato. Le classi, inoltre, tendono a essere poco diversificate sia per livello di apprendimento sia per origine sociale, il che può ridurre la motivazione degli studenti e ampliare i divari nelle competenze. Questo sistema limita la mobilità interna: passare a un livello più avanzato è difficile e, nella maggior parte dei casi, possibile solo con il supporto mirato di insegnanti o mentori (Meyer 2018).

I giovani provenienti da contesti economicamente fragili continuano ad affrontare numerose difficoltà anche dopo la scuola secondaria, tra cui problemi finanziari ricorrenti, mancanza di sostegno familiare, stress psicologico e crisi personali. Di conseguenza, hanno maggiori difficoltà a portare a termine una formazione oltre l’obbligo scolastico, come dimostrano i dati aggiornati dell’UST.

Chi entra nel mondo del lavoro senza formazione professionale spesso segue un percorso segnato fin dalla nascita. I bambini di famiglie con risorse economiche e sociali limitate hanno maggiori probabilità di rimanere in povertà e «lontani dal mondo dell’istruzione». È quindi essenziale introdurre misure mirate per promuovere pari opportunità educative fin dalla prima infanzia.

Posticipare la selezione come approccio

Nonostante i ripetuti impegni a favore delle pari opportunità, questo principio è ancora scarsamente realizzato nel sistema scolastico svizzero, anche a causa di una selezione scolastica troppo precoce. Il Canton Ticino adotta invece un approccio diverso per colmare queste lacune: i bambini possono accedere alla scuola dell’infanzia già a partire dai tre anni e proseguire in un percorso scolastico comune fino ai 15 anni. Nella scuola secondaria, la suddivisione in livelli avviene solo per matematica e tedesco. Con il progetto Superamento dei livelli, si punta a eliminare anche questa divisione. I primi risultati sono incoraggianti: un apprendimento più lungo in classi eterogenee migliora le opportunità educative dei ragazzi provenienti da famiglie svantaggiate, senza penalizzare quelli con risultati migliori; un dato confermato anche da studi condotti a livello internazionale. Perché questo approccio funzioni è però fondamentale garantire alle scuole un adeguato sostegno in termini di personale e competenze professionali.

Il sostegno nella prima infanzia e nei passaggi scolastici è fondamentale

Oltre a un percorso scolastico comune più lungo, è essenziale intervenire fin dalla prima infanzia. Uno studio di Averdijk et al. (2019) ha evidenziato che i bambini che frequentano un asilo nido di alta qualità per almeno uno o due giorni a settimana ottengono risultati migliori in tedesco e matematica. Questo beneficio è particolarmente evidente nei bambini di famiglie a

basso reddito, che però accedono più di rado a tali strutture a causa dei costi. Esperienze positive in Svizzera dimostrano che iniziative come le valutazioni linguistiche precoci nel Cantone di Basilea Città, gli spazi di incontro per famiglie nel Canton Vaud, ad esempio gli spazi d’incontro bambini-genitori (lieux d’accueil enfants-parents), e le consulenze genitoriali a bassa soglia come le tavole rotonde femmes-hommes, contribuiscono in modo concreto a rafforzare le pari opportunità a livello educativo (Vogt et al., 2022).

Successivamente, per i giovani che al termine della scuola dell’obbligo non trovano un percorso formativo o professionale, è indispensabile un sostegno mirato. Il Case Management Formazione professionale, introdotto dalla Confederazione nel 2008, fornisce un accompagnamento intensivo nella ricerca di un apprendistato e aiuta a superare difficoltà come problemi economici o la mancanza di supporto familiare. Dal 2016, la responsabilità è però passata ai Cantoni, motivo per cui l’attuazione del Case Management dipende dalle risorse finanziarie e dalle priorità di ciascun Cantone, senza un coordinamento uniforme a livello nazionale.

Mancanza di competenze di base: una sfida sottovalutata

Le competenze fondamentali come il calcolo, la lettura, la scrittura e le competenze digitali sono essenziali per l’autonomia individuale e costituiscono una base imprescindibile per l’apprendimento permanente. In Svizzera, circa 1,67 milioni di adulti, pari a un terzo della popolazione, presentano lacune in questi ambiti. Tali carenze rendono difficoltosa la gestione di compiti quotidiani come la compilazione di documenti, la gestione finanziaria personale o l’utilizzo di servizi digitali. Senza queste competenze, le persone rischiano di essere escluse sia dalla vita sociale che dal mondo del lavoro, con opportunità occupazionali spesso limitate. Le lacune emergono anche nei rapporti con le autorità. Chi non è in grado di comprendere correttamente informazioni importanti, come quelle relative alle scadenze, o di utilizzare i portali online per l’inoltro delle domande, ha minori possibilità di accedere ai servizi di sostegno. Questa situazione genera stress, sovraccarico e sensazione di sopraffazione nei soggetti interessati. Per gestire la propria quotidianità, alcune persone sono costrette a ricorrere all’aiuto di familiari o amici. A lungo termine, la carenza di competenze di base può tradursi in povertà, indebitamento e isolamento sociale.

Lo studio internazionale PIAAC condotto dall’OCSE evidenzia che gli adulti senza formazione post-obbligatoria presentano più frequentemente carenze nelle competenze di base. In Sviz-

zera, circa il 40 per cento di queste persone riscontra difficoltà nella lettura e nel calcolo. Tali lacune sono ancora spesso considerate una responsabilità individuale, favorendo la stigmatizzazione di chi ne è colpito. Fattori come esperienze di apprendimento negative, eventi personali critici o opportunità educative limitate vengono raramente considerati. Secondo l’indagine PIAAC, le disparità nelle competenze in Svizzera sono in gran parte riconducibili all’origine sociale.

Consolidare in modo mirato le competenze di base I dati evidenziano un urgente bisogno di intervento. Nonostante i consistenti investimenti della Confederazione in programmi per la promozione delle competenze di base, i risultati ottenuti finora restano insoddisfacenti. È necessario raggiungere in modo più efficace gli adulti con risorse finanziarie limitate e bisogni formativi. Per questo, sono fondamentali servizi di informazione, accompagnamento e consulenza gratuiti e accessibili, in grado di offrire un ambiente sicuro (vedi riquadro).

Anche i buoni formativi si sono dimostrati uno strumento efficace per facilitare l’accesso alle opportunità di apprendimento. In alcuni Cantoni, le persone tra i 18 e i 65 anni possono beneficiare di un buono del valore di 500 franchi all’anno per frequentare un corso per rafforzare le competenze nella lettura, nella scrittura e nell’uso delle tecnologie digitali. In particolare, questa misura sostiene i soggetti senza un titolo di studio post-obbligatorio e con risorse economiche limitate. Nel Canton Lucerna, tra il 2020 e il 2023, sono stati utilizzati oltre 3000 buoni e il 41 per cento dei partecipanti non disponeva di un titolo di studio post-obbligatorio. Sulla base dei risultati positivi, il progetto è stato prorogato fino al 2028.

Desiderio di formazione e realtà quotidiana: la povertà ostacola l’accesso all’istruzione

Chi vive al di sotto o appena al di sopra della soglia di povertà fatica spesso a conciliare il desiderio di formazione con le esigenze della vita quotidiana. Le difficoltà finanziarie, gli obblighi familiari e le condizioni di vita instabili creano ostacoli difficilmente superabili. A causa di questi molteplici carichi, le persone coinvolte sono costrette a concentrare tempo ed energie sul proprio sostentamento, rimanendo intrappolate nella gestione della vita quotidiana. Spesso si aggiungono anche problemi di salute e condizioni abitative precarie. Secondo l’Indagine sul budget delle economie domestiche, l’aumento dei costi per affitti, premi della cassa malati e altre spese ha colpito in modo particolare le persone indigenti o a rischio di povertà, costringendole a ulteriori rinunce negli ultimi anni. In tali condizioni, la formazione viene percepita come irraggiungibile, portando molti a mettere da parte i propri obiettivi educativi e a rimanere bloccati in situazioni di precarietà.

Offerte efficaci a bassa soglia per la promozione delle competenze di base

Un esempio significativo lo propone il Canton Lucerna con la LernLounge: dal 2023, gli interessati possono accedervi liberamente, senza necessità di iscrizione, e utilizzare i computer al costo simbolico di un franco al giorno. Il personale qualificato presente sul posto fornisce supporto nell’apprendimento di competenze di base, orienta sulle possibilità di formazione continua e assiste nella compilazione di formulari, nella ricerca di alloggi e nella redazione di candidature per un posto di lavoro. Attraverso un triage mirato, gli utenti vengono indirizzati ai servizi più adeguati. Stando ai responsabili del progetto, l’accesso semplice alla

formazione e l’ambiente protetto, in cui il personale specializzato risponde alle esigenze concrete delle persone partecipanti, vengono valutati molto positivamente.

L’internet bar «Planet13» di Basilea offre invece corsi gratuiti di lingua e di informatica, consulenza legale e supporto nella redazione di testi. Fondato nel 2007, il progetto è autogestito da persone in situazione di indigenza ed è rivolto a soggetti bisognosi o a rischio di povertà. Il ritrovo funge anche da luogo di incontro e di scambio, contribuendo a superare la stigmatizzazione sociale. Entrambe le iniziative offrono agli adulti la possibilità di apprendere secondo i propri tempi, in modo autonomo, e di esprimere le proprie esigenze.

Per chi è particolarmente difficile accedere alla formazione continua

Di seguito vengono delineati tre gruppi di persone per i quali la partecipazione a percorsi di formazione continua risulta particolarmente difficile.

Genitori soli o con responsabilità di cura

Per i genitori, in particolare per quelli soli, le possibilità di accesso alla formazione continua sono fortemente limitate da vincoli economici e temporali. I costi elevati dei servizi di assistenza all’infanzia complementare alla famiglia fanno sì che spesso il reddito da lavoro basti appena a coprire tali spese. Questo costringe molti ad accettare impieghi a tempo parziale o con un basso grado di copertura previdenziale, aumentando così ulteriormente il rischio di povertà. Il doppio carico derivante dal lavoro domestico e di cura non retribuito, insieme all’attività lavorativa retribuita, è enorme. Orari di lavoro irregolari aggravano ulteriormente la situazione, rendendo difficile pianificare la partecipazione a corsi di formazione continua. Senza un servizio di assistenza all’infanzia a costi accessibili, la partecipazione a percorsi di formazione risulta quasi impossibile. Chi vive in condizioni di precarietà spesso non dispone neppure delle energie necessarie da investire nella propria crescita professionale. L’esperienza dei servizi di consulenza sociale e per il risanamento dei debiti di Caritas evidenzia come la mancanza di una rete sociale e la responsabilità esclusiva dell’educazione dei figli rappresentino un notevole peso psicologico.

Anche l’assistenza a familiari anziani o malati riduce notevolmente il tempo e le risorse economiche disponibili, aumentando ulteriormente il carico personale. Di conseguenza, gli obiettivi formativi sembrano sempre più irraggiungibili.

Persone provenienti da un contesto migratorio Durante le consulenze sociali offerte da Caritas, molti adulti con esperienza migratoria riferiscono che i titoli di studio conseguiti all’estero non sono automaticamente riconosciuti in Svizzera. Questo ostacola l’accesso al mercato del lavoro e costringe molti ad accettare impieghi sottopagati e non corrispondenti alle loro qualifiche. In Svizzera, in alcune professioni o settori regolamentati, esiste la possibilità di far riconoscere i titoli di studio ottenuti all’estero. Tuttavia, l’iter è costoso e spesso richiede molto tempo. A seconda

della professione e dell’ente di riconoscimento, i costi possono arrivare fino a 3000 franchi. L’intera procedura, dalla raccolta della documentazione relativa alle qualifiche professionali fino alla valutazione della domanda, risulta lunga e complessa. In molti casi, prima di avviare la pratica, è necessario perfezionare le proprie competenze linguistiche. In alcuni casi, può essere richiesto il superamento di esami aggiuntivi o la partecipazione a moduli di formazione continua.

Anche l’accesso a percorsi regolari di formazione di base o continua presenta numerose difficoltà. Una di esse sono le normative in materia di migrazione, che puntano soprattutto a un rapido inserimento professionale. Il sostegno pubblico si limita per lo più a programmi di integrazione nel mercato del lavoro, a stage senza reali prospettive di assunzione o a un accesso immediato a impieghi a basso salario. Inoltre, i corsi di lingua sono finanziati solo fino a un livello base, benché una buona competenza linguistica sia un presupposto imprescindibile per accedere alla formazione continua.

A causa dello stretto legame tra statuto di dimora e garanzia della sussistenza, i progetti formativi possono subire ulteriori pressioni. Per timore di perdere il permesso di dimora o compromettere la procedura di naturalizzazione, molte persone con un passato migratorio si vedono costrette a mettere da parte i propri progetti di formazione continua, dando priorità a un rapido raggiungimento dell’indipendenza economica.

Persone anziane

L’età costituisce un ulteriore ostacolo all’accesso alla formazione continua. In questa fase della vita, la partecipazione alla formazione è particolarmente bassa, sebbene il bisogno sia evidente: molte persone anziane possiedono qualifiche ormai superate o non hanno avuto occasione di aggiornarsi per anni. Alcuni hanno perso il lavoro senza riuscire a reinserirsi, mentre altri, con alle spalle impieghi precari, non cercano più opportunità formative. Con l’avanzare dell’età si riduce anche il tempo disponibile per compensare i costi della formazione attraverso un aumento del reddito. A ciò si aggiungono spesso anche problemi di salute.

Le condizioni di vita instabili, in molti casi, rendono impossibile l’accesso a corsi di perfezionamento. Disporre di una fonte di reddito sicura per garantire il proprio sostentamento – ovvero la copertura dei bisogni essenziali – è una condizione fondamentale per poter realizzare i progetti formativi. Inoltre, i compiti di cura limitano ulteriormente il tempo e le risorse economiche a disposizione. Per accrescere le opportunità educative degli adulti indigenti e con necessità di qualificazione, è importante garantire, attraverso servizi pubblici o altri strumenti di sostegno, sia il mantenimento economico durante la formazione sia, se necessario, l’assistenza ai figli (vedi capitolo successivo). Allo stesso tempo, le offerte formative dovrebbero essere strutturate in modo da essere compatibili con la realtà di vita delle persone coinvolte, affinché formazione, sostentamento e responsabilità di cura vadano di pari passo.

Orientare le offerte alla realtà quotidiana

Per rispondere meglio alle esigenze delle loro vite, sono indispensabili proposte adeguate ai bisogni reali. Esperienze riuscite mostrano come tutto ciò possa essere messo in pratica. Sono particolarmente indicati i programmi strutturati in moduli e flessibili, sia dal punto di vista temporale che geografico. Nel Canton Berna, ad esempio, sono disponibili posti di formazione a tempo parziale per adulti che, a causa di responsabilità familiari o domestiche, non possono frequentare una formazione a tempo pieno. L’orario ridotto permette di meglio conciliare gli obblighi familiari e di completare il percorso entro quattro anni. Il Canton Lucerna propone invece una formazione abbreviata e modulare per il profilo di operatore/trice sociosanitario/a. Il corso è articolato in otto moduli distribuiti nell’arco di due anni, ciascuno dei quali può essere concluso singolarmente. Questa impostazione suddivide i contenuti in unità più gestibili, favorendo un apprendimento più strutturato e meno gravoso. Si raccomanda un impiego pari ad almeno il 40 per cento, con margini di flessibilità che consentano, se opportuno, un aumento dell’orario di lavoro.

Le aziende favoriscono l’apprendimento permanente Anche i datori di lavoro contribuiscono in modo significativo alla promozione dell’apprendimento permanente, sostenendo i propri collaboratori con orari flessibili e consentendo la partecipazione a corsi di formazione e aggiornamento durante l’orario di lavoro. Il programma «Semplicemente meglio! … al lavoro» consente alle aziende di offrire gratuitamente formazioni pratiche sul posto di lavoro, grazie al finanziamento previsto dalla Legge sulla formazione continua. Molte aziende e i loro collaboratori riportano esperienze positive e un miglioramento tangibile delle proprie qualifiche professionali.

Assenza di un finanziamento

strutturato per la formazione di base e continua

Le tasse di iscrizione ai corsi, le spese di viaggio, i materiali didattici e, soprattutto, la possibile perdita di guadagno durante la partecipazione rappresentano ostacoli significativi all’accesso alle offerte formative. In Svizzera, gli adulti con risorse economiche limitate ricevono raramente un sostegno sostanziale per la formazione di base e continua. Spesso manca un finanziamento adeguato oppure i criteri di ammissione al sostegno sono molto rigidi, ad esempio a causa di limiti di età, restrizioni legate allo statuto di dimora o al percorso formativo precedente.

Lacune nei costi diretti della formazione I costi di molte formazioni continue restano elevati e possono avere un effetto dissuasivo. Secondo i dati del microcensimento formazione di base e formazione continua in Svizzera, il 24 per cento delle persone che negli ultimi cinque anni non ha seguito corsi di formazione ha indicato motivazioni economiche come principale causa della rinuncia.

Particolarmente difficile è la situazione per chi desidera ottenere un diploma professionale senza un contratto di apprendistato, sia tramite l’ammissione diretta all’esame finale, sia attraverso una procedura di validazione delle competenze. In questi casi, il sostegno finanziario da parte dei Cantoni è minimo: ad esempio, i corsi interaziendali, spesso indispensabili al successo dell’esame, non vengono rimborsati per chi si presenta direttamente all’esame finale. Inoltre, in alcuni Cantoni si applicano tasse elevate per la validazione delle competenze e in circa la metà dei Cantoni anche i servizi di consulenza e informazione sono a pagamento (Schwab e Stern 2023).

I percorsi di qualificazione alternativi sono centrali Un’ulteriore offerta mirata ai bisogni concreti sono i percorsi di qualificazione alternativi che portano a un titolo formale. Tra questi rientrano il riconoscimento dei certificati conseguiti all’estero e il riconoscimento dell’esperienza professionale pluriennale. Tale procedura, tuttavia, non è ancora disponibile per tutte le professioni e in tutti i Cantoni e comporta il più delle volte un notevole dispendio di tempo. In molti casi, inoltre, le persone interessate devono spesso orientarsi da sole all’interno del processo. Nel Canton Ginevra, il Centre de Bilan offre un supporto professionale nell’allestimento del dossier di validazione delle competenze. Nel 2023, il centro ha accompagnato 345 persone, aumentando sensibilmente le loro possibilità di successo. Grazie a questo sostegno mirato, le barriere di accesso alla procedura di validazione si sono significativamente ridotte.

Lacune nel sostentamento

Mancano misure globali per compensare la perdita di guadagno durante la formazione di base o continua. Nel caso delle borse di studio, i limiti di età esistenti escludono in parte la formazione continua e la riqualificazione professionale, se sono rivolte principalmente agli studenti. I contributi alla formazione non sono quindi accessibili a tutti e, nella maggior parte dei casi, non garantiscono il sostentamento. Ad esempio, solo in dodici Cantoni una persona impiegata a tempo parziale e contemporaneamente impegnata in un apprendistato a tempo parziale può finanziare il proprio sostentamento attraverso borse di studio pubbliche (Rudin et al. 2022). Anche i costi per l’assistenza all’infanzia non vengono adeguatamente presi in considerazione. Il Concordato sulle borse di studio non è riuscito a colmare queste lacune. Gli adulti oltre i limiti d’età possono richiedere prestiti, ma il timore di un indebitamento a lungo termine porta molti a rinunciare.

Nell’ambito dell’assicurazione contro la disoccupazione (AD) e dell’aiuto sociale, l’obiettivo principale resta l’integrazione rapida nel mercato del lavoro. I sussidi per la formazione concessi dall’AD sono rari e non garantiscono la copertura del fabbisogno vitale. Nonostante l’Iniziativa per la formazione promossa dalla Conferenza Svizzera delle istituzioni dell’azione sociale, i servizi sociali applicano le misure di sostegno alla formazione in modo molto eterogeneo.

Abbattere gli ostacoli finanziari

Per rendere accessibile la formazione di base e continua a tutte le persone adulte, servono borse di studio che assicurino il sostentamento economico e strumenti di finanziamento mirati. È essenziale che tali misure non prevedano rigidi limiti di età e tengano conto di tutti i percorsi formativi. Un modello innovativo in tal senso sono le borse di studio per il mercato del lavoro introdotte dalla Città di Zurigo nel 2023. Questi strumenti sostengono le persone in situazione di povertà nel loro percorso formativo, coprendo non solo le spese dei corsi, ma anche compensando la perdita di reddito e offrendo, se necessario, contributi per l’assistenza all’infanzia. L’importo del contributo dipende dalla situazione finanziaria di chi presenta la domanda e può essere utilizzato per ottenere un titolo professionale, una riqualificazione, lezioni di competenze di base o formazioni continue. Il quadro giuridico flessibile consente di rispondere efficacemente a contesti di vita complessi. A distanza di due anni, il bilancio è chiaramente positivo: queste borse di studio rappresentano un incentivo fondamentale per tutte quelle persone che altrimenti non potrebbero accedere alla formazione continua.

Le richieste principali di Caritas Svizzera

I dati dimostrano chiaramente che la mancanza di qualifiche e competenze aumenta in modo significativo il rischio di povertà. Nonostante gli interventi di Confederazione, Cantoni e aziende, persistono ostacoli strutturali che escludono tuttora gli adulti a rischio di povertà dalla formazione continua. Le persone interessate sono spesso costrette a rinunciare ai propri progetti formativi, poiché il bisogno di garantirsi autonomamente il sostentamento è costante, mentre mancano offerte formative adeguate, un sostegno finanziario sufficiente e il riconoscimento dell’esperienza professionale e dei titoli ottenuti all’estero.

Per favorire l’accesso alla formazione degli adulti con risorse finanziarie limitate, sono indispensabili misure concrete e mirate a questa categoria. Allo stesso tempo, è fondamentale porre le basi già nella prima infanzia. Spetta a tutti gli attori coinvolti garantire un accesso equo all’istruzione. A tal fine, è indispensabile una stretta collaborazione tra le parti interessate e una comunicazione orientata ai diversi gruppi destinatari.

Dal punto di vista di Caritas Svizzera, i seguenti miglioramenti sono prioritari:

1. Riformare il sistema educativo in modo equo: ingresso precoce, selezione posticipata

Il sistema scolastico svizzero necessita di una riforma urgente affinché il successo scolastico non sia più determinato dall’origine sociale. Per garantire le stesse opportunità a tutti i bambini, indipendentemente dal contesto familiare, l’educazione della prima infanzia deve essere riconosciuta come parte fondamentale del mandato educativo pubblico e finanziata adeguatamente dallo Stato. Un coinvolgimento precoce in offerte educative e di cura formali, come gli asili nido o i gruppi di gioco, può essere determinante per i bambini svantaggiati, poiché offre un ambiente di apprendimento favorevole. Allo stesso tempo, occorre rivedere la selezione precoce in livelli di rendimento rigidi dopo la scuola primaria, poiché essa contribuisce ad accentuare le disuguaglianze sociali.

2. Garantire un sostegno finanziario adeguato alla

formazione di base e continua

Agli adulti con risorse economiche limitate servono borse di studio che garantiscano il loro sostentamento durante la formazione di base e continua, non solo coprendo i costi dei corsi, i materiali didattici e le tasse d’iscrizione all’esame, ma anche compensando la perdita di guadagno. Inoltre, i contributi devono considerare, se necessario, anche le spese per la custodia dei bambini. Questa forma di finanziamento deve essere sempre accessibile, a prescindere da età, statuto di dimora o percorso formativo. I contributi dovrebbero sostenere progetti educativi mirati, volti a migliorare le condizioni di vita, spaziando dalle competenze di base alla formazione iniziale, alla riqualificazione professionale o alla formazione specialistica.

3. Garantire l’accesso alla formazione per genitori attraverso servizi di assistenza all’infanzia a costi contenuti

Lo sviluppo capillare di servizi di assistenza all’infanzia a costi accessibili è indispensabile affinché anche i genitori con redditi bassi, in particolare quelli single, possano realizzare i propri progetti formativi. Nella realtà odierna, infatti, per i genitori a basso reddito è quasi impossibile conciliare le responsabilità di cura, il sostentamento della famiglia e i propri obiettivi formativi.

4. Estendere le procedure di validazione per il riconoscimento delle competenze dei percorsi formativi

Le procedure di validazione dei diplomi ottenuti all’estero o dell’esperienza professionale pluriennale dovrebbero essere introdotte su tutto il territorio e includere il maggior numero possibile di professioni. Allo stesso tempo, sono necessari servizi di consulenza facilmente fruibili che offrano un supporto mirato nella documentazione di tali esperienze. Attraverso le procedure di validazione, le competenze acquisite all’estero o tramite l’esperienza pratica possono essere ufficialmente riconosciute e documentate in un certificato. Questo è fondamentale, poiché un titolo riconosciuto rappresenta un requisito essenziale per accedere al mercato del lavoro e ottenere un impiego stabile.

5. Responsabilizzare i datori di lavoro nella promozione della formazione continua

I datori di lavoro possono svolgere un ruolo decisivo e assumersi la propria responsabilità sociale promuovendo attivamente la qualificazione del personale e contribuendo a creare una cultura della formazione continua sostenibile. In concreto, possono offrire corsi di formazione interni all’azienda e modelli di orario di lavoro flessibili, che includano anche la possibilità di ridurre temporaneamente l’orario per favorire la partecipazione alle attività formative. È fondamentale offrire questa opportunità soprattutto ai lavoratori con bisogno di formazione continua e redditi bassi. Attualmente i beneficiari principali delle misure di sostegno sono in gran parte persone con un ampio bagaglio formativo e un reddito elevato.

6. Sviluppare offerte formative adeguate ai bisogni

Le proposte educative devono rispecchiare la realtà di vita degli adulti in condizioni precarie. In particolare, per i working poor e i genitori con responsabilità di cura, sono indispensabili formati facilmente accessibili e flessibili sia in termini di tempo che di luogo. Tra questi rientrano, ad esempio, apprendistati a tempo parziale, corsi modulari, percorsi di formazione continua ibridi o spazi di apprendimento a bassa soglia. I formati orientati alla pratica sono particolarmente preziosi, poiché rendono l’apprendimento concreto e immediatamente applicabile. La Confederazione e i Cantoni sono chiamati a sviluppare tali offerte formative mirate ai bisogni in stretta collaborazione con le organizzazioni di riferimento del mondo del lavoro e della formazione continua. Idealmente, la prospettiva delle persone colpite dalla povertà dovrebbe essere inclusa nello sviluppo e nell’adattamento delle offerte formative, ad esempio attraverso approcci partecipativi.

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Giugno 2025

Margrit Tountova è collaboratrice del Servizio Politica sociale presso Caritas Svizzera.

Aline Masé è responsabile del Servizio Politica sociale presso Caritas Svizzera. E-mail: amase@caritas.ch

Versione online del presente documeno di posizione con bibliografia integrale:

www.caritas.ch/documenti-di-posizione

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