Speciale Terza età

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GLI SPECIALI

TERZA ETÀ

INFORMAZIONE PUBBLICITARIA A CURA DELLA A. MANZONI & C. S.P.A.

In Toscana l’elisir di lunga vita Si vive meglio e di più

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a fonte della giovinezza è nascosta in Toscana. La popolazione sta bene e vive più a lungo. Sono i dati che emergono dall’ultima relazione presentata dall’Agenzia sanitaria regionale in collaborazione con il Mes, laboratorio Management e Sanità della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Studi che trovano conferma se incrociati con le fonti Istat, il Ministero della salute, le ricerche epidemiologiche, i grandi informatori europei e internazionali. Gli italiani sono gli uomini più longevi del mondo e i toscani sono quelli che vivono più a lungo nello Stivale, insidiati soltanto dalla Liguria. L’aspettativa di vita degli uomini toscani supera infatti per la prima volta gli 80 anni e anche le donne non sono da meno: oltre a vivere più a lungo, media 84,9 anni, sono superate sul pianeta soltanto dalle giapponesi, prime in classifica a quota 86. Rispetto agli anni Settanta la mortalità generale è praticamente dimezzata e si allunga la speranza di vita: un bambino che nasce oggi

L’aspettativa di vita supera gli 80 anni. Merito di olio, vino e un sistema sanitario all’avanguardia. Meglio delle donne toscane solo le giapponesi in Toscana ha una speranza di vita che supera gli 80 anni se maschio e gli 84 se femmina, con un “guadagno” di ben 3 anni solo negli ultimi 10 anni. E pensare che nel 1995 l’aspettativa di vita di un uomo era di 75 anni e pochi mesi, 81 per il gentil sesso. Coloro che vivono tra le dolci colline fiorentine sono al top in Europa per speranza di vita. Si vive di più perché ci si ammala di meno. Le cause di decesso, secondo il Registro di mortalità regionale toscano elaborato dall’Ispo (Istituto per lo studio e la prevenzione oncologica), derivano soprattutto dalle malattie cronico-degenerative. Significa che il sistema circolatorio e quello respiratorio vanno in tilt, le cellule fanno le

bizze e insorgono i tumori. In una parola, si muore per vecchiaia. Ma attenzione, l’equazione salute migliore quindi più cure, ospedali e farmaci può trarre in inganno. Al di là della guerra ai grandi gruppi di malattie killer come cardiocircolatorie, dell’apparato respiratorio, dell’apparato digerente e tumori, il sistema sanitario toscano sposa l’idea della “medicina di iniziativa”. Si definisce così quella medicina che non cura le malattie, ma bensì le previene e lavora per evitarle con gli screening e le campagne di informazione. I toscani sono consapevoli: conducono stili di vita più attenti alla salute, mangiano meglio, fumano di meno e fanno più prevenzione. Gli abitanti del centro Italia si sottopongono più volentieri a trattamenti diagnostici che consentono di identificare meglio e prima numerose patologie e a trattamenti terapeutici che consentono una maggiore sopravvivenza per molte malattie. Ad esempio, nel 1975 più della metà degli uomini (53,5 per cento) fu-

mava. Ed è risaputo che il tabacco è la causa principale di malattia e morte per patologie cardiocircolatorie e tumori. Oggi la percentuale dei fumatori è scesa al 25,9 per cento. Eppure, parallelamente, è aumentato il numero delle donne fumatrici, elemento che non aiuta affatto questa categoria dove il tumore del polmone è diventato la seconda causa di morte dopo quello della mammella. La vera sfida del sistema sanitario toscano adesso sarà far diminuire le malattie che portano disabilità e non autosufficienza. Ma qual è quindi il segreto dei Matusalemme toscani? Si tratta senza dubbio del convergere di tanti fattori tra cui ambiente, condizioni socio-economiche, coesione sociale ma anche un sistema sanitario all’avanguardia e il volontariato. E come dimenticare la dieta “mediterranea”. Olio d’oliva e vino ne sono i protagonisti. Ma questi prodotti finiscono più o meno sulle tavole di tutti gli italiani. Il segreto dell’elisir di lunga vita dei toscani sta nell’abitudine di usare l’olio

a crudo sugli alimenti, cosa che ad esempio non avviene al Sud dove l’olio cuoce insieme al cibo. Ad alte temperature le componenti dell’olio vengono fortemente degradate, producendo composti ossidati e ossidanti che aumentano la produzione di radicali liberi nel nostro organismo con tutti i danni conseguenti. L’olio è una sostanza importante perché portatrice di grassi protettivi per il sistema vascolare. Un’altra caratteristica peculiare della Toscana è l’uso del vino, diverso rispetto alle altre regioni: qui si beve moderatamente e durante i pasti, sfruttando al meglio la sua funzione antiossidante, mentre in altre zone d’Italia e d’Europa si fa un uso improprio delle sostanze alcoliche. I toscani sono lontani dalla vita frenetica di molte metropoli e rispettano i ritmi naturali. A ciò infine, si aggiungono ulteriori elementi di benessere come il fatto che buona parte della popolazione possiede ancora una casa di proprietà, una forte tenuta sociale e il diffondersi di un volontariato attivo che aiuta a combattere la solitudine. Nel terzo millennio occidentale, l’ex anziano (termine che finora era associato a malattia, solitudine, inabilità, morte), si trasforma in un soggetto protagonista nonché persona autosufficiente, autonoma e attiva. Alla guida fino alla soglia degli 80 anni e oltre, alla scoperta delle nuove tecnologie e pronti a innamorarsi ancora. Il sole della sera può essere affascinante e ricco di inaspettati riverberi.

È un italiano di 111 anni il più vecchio al mondo

Lo scorso 13 settembre, in una casa di riposo dello stato di New York, si è spento Salustiano Sanchez. Nato a El Tejado de Bejar, in Spagna, aveva lavorato come operaio nei campi di canna da zucchero a Cuba prima di emigrare negli Stati Uniti. Sanchez, classe 1901, con i suoi 112 anni di età era l’uomo più vecchio del mondo. Con la sua scomparsa, il record di longevità è passato di diritto a un italiano. Si chiama Arturo Licata, vive a Enna e ha visto 111 ben estati (è nato infatti il 2 maggio 1902). Ex minatore, per oltre 20 anni a contatto con zolfo e potassio, ha rivelato che il segreto del suo elisir di lunga vita è cantare e sorridere sempre. La figlia racconta di sentirlo intonare durante la giornata melodie alquanto datate, sia in italiano che in dialetto siciliano. È uno stimato poeta. La donna più vecchia del mondo è invece la giapponese Misao Okawa, con 115 anni e qualche mese. È lei, l’essere umano più longevo attualmente in vita. Ma in Italia c’è chi dà del filo da torcere ad Arturo Licata: si tratta della piemontese Emma Morano (29 novembre 1899), di 113anni e 340 giorni, che detiene anche il titolo di decana d’Europa. Una curiosità riguarda i casi pendenti o non confermati, ovvero gli ultracentenari per i quali non è stato possibile reperire i tre documenti di identità validi che confermino l’età, richiesti dal Gerontology Research Group che si occupa di stabilire il Worl Guinness Record di longevità. Sulle Ande ad esempio vive un uomo che dichiara di avere ben 123 anni, ma in assenza di documentazioni ufficiali tali da confermare questo dato, il record resta nelle mani del siciliano Arturo Licata.


SPECIALE TERZA ETA’ - MERCOLEDI’ 13 NOVEMBRE 2013 SALUTE

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Sarà gratuito per gli over 65 e chi soffre di patologie croniche

Influenza, al via la campagna di vaccinazione

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utunno anomalo di questo 2013, caratterizzato da temperature tipicamente estive, avrà fatto dimenticare a molti che è questo il momento per il vaccino influenzale. Nelle farmacie sono già disponibili da alcune settimane le dosi a pagamento. Chiunque può acquistare il vaccino in farmacia mentre per alcune categorie la Regione Toscana ha disposto che la vaccinazione sia offerta gratuitamente tramite i medici di famiglia, i pediatri e gli ambulatori delle Asl. Il primo target che dovrebbe essere sottoposto a vaccinazione quasi obbligatoriamente è rappresentato da soggetti fragili che con l’influenza sono a rischio di gravi complicanze, ricoveri e decesso. Tra questi ci sono gli over 65 e coloro che soffrono di patologie croniche di tipo cardiaco, circolatorio, respiratorio e metabolico. Infine, quanti hanno un sistema immunitario compromesso perché, è opportuno ricordarlo, l’influenza è una malattia ed è infettiva. Quest’anno, per la prima volta la vaccinazione antinfluenzale viene raccomandata per i bambini dai 6 mesi in su affetti da malattie croniche. La Regione Toscana ha acquistato 811.000 dosi di vaccino, con una spesa di circa 4 milioni di euro, per garantire la copertura vaccinale gratuita agli anziani e alle categorie a rischio. I vaccini sono in distribuzione a tutte le Asl. Le aziende sa-

nitarie li distribuiranno poi a medici di famiglia e pediatri in base al numero di pazienti da vaccinare, e dalla prossima settimana partiranno le vaccinazioni secondo i calendari di ogni singola azienda. Il vaccino antinfluenzale è riconosciuto universalmente come il mezzo più efficace e conveniente per prevenire l’influenza e le sue complicanze, raramente ha effetti collaterali ed è consigliato a tutti, ma soprattutto ai soggetti che dalle complicanze dell’influenza possono avere conseguenze ben più gravi. Nella stagione 2012-2013 in Toscana la

copertura aveva registrato un piccolo flop, scendendo al 58,90%, rispetto al 67,80% dell’ inverno precedente. Obiettivo della vaccinazione antinfluenzale è prevenire le complicanze e ridurre del 70-80% la mortalità legata al virus. Come negli anni passati, agli anziani insieme al vaccino antinfluenzale verrà somministrata anche la vitamina D per proteggere le ossa. La vaccinazione è gratuita anche per le donne che sa-

ranno nel secondo e terzo trimestre di gravidanza durante la stagione epidemica, per gli addetti a servizi pubblici di primario interesse collettivo, per il personale di assistenza e i familiari di soggetti ad alto rischio. I tre ceppi virali finora isolati (A/California, A/ Victoria, B/Massachusetts) lasceranno a letto con la febbre dai 4 ai 6 milioni di individui. La stagione influenzale 2013-2014 non sarà molto diversa da quel-

la dello scorso anno: l’epidemia è attesa tra gennaio e marzo con un picco nelle prime due settimane di febbraio e una coda tra marzo e aprile. Bisogna ricordare che l’immunità si sviluppa dopo circa due settimane dalla vaccinazione e che alla somministrazione del vaccino può seguire qualche sintomo similinfluenzale del tutto normale. Aver preso l’influenza l’anno precedente non protegge dal contagio. Tuttavia, la campagna delle vaccinazioni gratuite tarda a decollare. Fino alla metà del mese di novembre i vaccini non saranno disponibili. I vertici del sistema sanitario hanno deciso di far partire le vaccinazioni in tutte le Asl contemporaneamente, dunque c’è da gestire la consegna dal magazzino centrale dell’Estav alle singole aziende. Facendo un rapido calcolo le fiale arriveranno ai medici di base non prima del 18 novembre. La stagione relativamente calda ha spostato alla seconda metà di dicembre o addirittura ad anno nuovo il probabile arrivo dell’influenza. Ma non c’è tempo da perdere: il vaccino può avere bisogno di un arco di tempo che va dalle 2 alle 4 settimane per produrre la sua efficacia. Si rischia quindi che la vaccinazione sia tardiva e inefficace.

Sintomi di influenza e febbre: cosa fare

Nonostante l’efficacia del vaccino sia stimata intorno al 60-70%, effettuare la profilassi non azzera la probabilità di andare incontro a sindromi influenzali o da raffreddamento. Come comportarsi in questi casi? Prima di tutto, quando ad ammalarsi è una persona in là con gli anni è preferibile interpellare il medico. Un secondo aspetto riguarda il riposo: evitare di affaticarsi e di esporsi a sbalzi di temperatura è essenziale per dar modo all’organismo di rimettersi presto e bene. L’antipiretico va scelto con cautela perché può creare problemi a livello di apparato digerente e aumenta il rischio di emorragie. In caso di febbre, gli anziani devono sforzarsi di bere il più possibile per prevenire condizioni di disidratazione potenzialmente pericolose. Sono indicati tutti i tipi di bevanda non alcolica e a ridotto contenuto di caffeina e zuccheri. Sul fronte alimentare bisogna puntare su cibi freschi, nutrienti e facili da digerire, ricchi di vitamine e sali minerali. Ultima raccomandazione, per i fumatori: cercate di smettere durante la malattia o almeno ridurre il numero sigarette quotidiane.


SPECIALE TERZA ETA’ - MERCOLEDI’ 13 NOVEMBRE 2013 ATTIVITA’

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Ecco come combattere la sedentarietà

Sport per gli over 65 grazie al progetto Afa

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ombattere la tendenza a una vita sedentaria, recuperare tono muscolare, ridurre i dolori articolari e socializzare. Sono solo alcuni dei benefici dei corsi Afa, attività fisica adattata, promossi dalla Regione insieme alle Asl. I protocolli di esercizio sono rivolti a tutti coloro che a causa dell’età avanzata e di uno stile di vita sedentario, convivono con la progressiva insorgenza di una sindrome dolorosa cronica. È stato confermato infatti che in molte patologie (artrosi, ictus, Parkinson, cardiopatia ischemica) il processo disabilitante è aggravato dall’effetto additivo della sedentarietà. Una vita indolente diviene causa di nuove menomazioni, limitazioni funzionali e ulteriore handicap. Tutto questo si ripercuote sul morale e il pessimismo per le proprie condizioni. Ovviamente, l’attività fisica deve essere specifica per le capacità e le condizioni dei soggetti che la praticano. Gli esercizi svolti nei corsi di attività motoria adattata si basano sull’incremento della flessibilità del rachide, rafforzamento e allungamento di muscoli importanti per il sostegno delle strutture ossee. Inoltre le attività proposte portano a un miglioramento del cammino e dell’equilibrio, resistenza allo sforzo, destrezza manuale e quindi una minore difficoltà a compiere attività della vita quotidiana necessarie per l’autonomia

No all’esercizio esasperato

La chiamano “Sindrome di Highlander”, riprendendo il titolo di un film. È la ricerca ossessiva della forma fisica da parte di soggetti avanti con gli anni potenzialmente dannosa e in alcuni casi fatale. La ginnastica “fai da te” nella terza età non sempre apporta i benefici sperati. Per evitare di arrecare danno all’organismo è necessario seguire un allenamento mirato a ritardare il decadimento fisico e non a incrementare la massa muscolare. Il consiglio degli esperti rivolto agli “Highlander”, è quello di lasciar perdere gli sport di “contatto” come il calcio e prediligere discipline individuali come il nuoto, la corsa e la bicicletta. Evitare gli scatti improvvisi: simili sforzi possono provocare repentini innalzamenti di pressione e del numero dei battiti cardiaci, mettendo a repentaglio la salute del cuore e dei vasi sanguigni. Ok invece agli esercizi graduali abbinati alla respirazione. Allo stesso modo è indispensabile tener presente che dopo una certa età muscoli, tendini e articolazioni necessitano di un tempo maggiore di recupero. Il troppo, come in tutte le cose, guasta.

I Corsi AFA sono promossi dalla Regione e dalle Asl in casa o fuori. Attività collaterali, quali incontri, cene e gite aiutano infine quella socializzazione e quel sentirsi parte di un gruppo che nella terza età assumono un particolare significato. Alla base di tutte le discipline fisiche c’è la ginnastica a corpo li-

bero, di facile coordinazione e grande semplicità di movimenti. Anche i più incalliti sedentari almeno una volta nella vita avranno fatto un po’ di ginnastica a corpo libero ai tempi della scuola. Il metodo Afa, nato in via sperimentale in Toscana, è stato oggetto di ricerche da parte dell’Università degli Studi di Firenze e l’Istituto Superiore di Sanità e del National Institutes of Health (USA). I

corsi Afa si dividono in due gruppi: per le basse disabilità basta rivolgersi al medico curante e far compilare la scheda di iscrizione del paziente. Poi, vi sono i casi classificati come “alta disabilità”: si tratta di soggetti che hanno effettuato un ciclo di fisioterapia riabilitativa in seguito a patologie come Parkinson, sclerosi e ictus. In questo caso lo scopo delle Afa è quello di mantenere lo stato di mobilità acquisito.

Le tariffe individuate dalla Regione sono volutamente contenute: 2 euro a seduta per le attività svolte nelle palestre, 2.50 per le sessioni in piscina. L’iniziativa ha una diffusione capillare su tutto il territorio. I corsi per la bassa disabilità si svolgono due o tre volte alla settimana, con 20 partecipanti circa. Nei casi di alta disabilità l’accesso ai corsi viene valutato in équipe con i fisioterapisti dell’azienda sanitaria e il

medico specializzato (geriatra o neurologo). I corsi di Afa per “alta disabilità” sono trisettimanali e ospitano non più di 10 pazienti alla volta per garantire una maggiore assistenza da parte del personale qualificato. Gli unici criteri che possono portare all’esclusione sono un grave decadimento cognitivo, condizioni cliniche acute, incapacità di deambulazione autonoma, di collaborazione e interazione con il gruppo


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