GLI SPECIALI
STORIE DI LIVORNO INFORMAZIONE PUBBLICITARIA A CURA DELLA A. MANZONI & C. S.P.A.
Bagni Lido, la passione vien dal mare LIVORNO. La storia di una famiglia dentro un pezzo di storia della città. A Livorno c’è il mare e ce lo abbiamo dentro: è un orizzonte che placa e spezza la frenesia della routine al tempo dei cellulari che rendono tutti fin troppo reperibili. Ma l’estate è un momento sacro, atteso tutto l’anno, per liberarsi dagli impegni e correre appena possibile in battigia o sugli scogli. Il lungomare di Livorno si riempie di gente e la vita si trasferisce negli storici stabilimenti balneari. Uno di questi si chiama Bagni Lido e ha una storia tutta da raccontare, tanti sono gli aneddoti e le vicende che ne fanno un luogo di momenti da ricordare e un microcosmo interessante per capire l’evoluzione della città. Per trovare gli albori dei Lido bisogna retrocedere di un secolo, quando lo stabilimento sorse all’altezza dei Tre Ponti, finché nel 1934 venne trasferito nella collocazione odierna, dove fare due passi insieme a Riccardo Ganni (tra i titolari dei Lido) è come salire sulla macchina del tempo e scoprire tutto ciò che è successo oltre quel mitico cancello bianco che si affaccia sulla Rotonda d’Ardenza. “Mio padre Enrico Ganni – afferma Riccardo – acquistò i Bagni Lido nel 1962 dalle famiglie D’Alesio e Castaldi. Allora lo stabilimento era piccolo, con cabine di tela, un solo ponte e una piccola spiaggia. Poi, col tempo, si è trasformato in quello che è oggi”. E cioè? “I Lido oggi hanno un’area di 18.360 mq. – risponde Riccardo Ganni – che noi gestiamo assieme alla famiglia Ceccherelli. Vi si trovano: 370 cabine; un ristorante e bar aperti dalla prima colazione alla cena; due piscine; una terrazza e vari piazzali attrezzati di ombrelloni e sdraio; un gabbione; canali interni per imbarcazioni; una spiaggia con rete per il beach volley; servizi igienici e docce. Teniamo molto alla cura della struttura e dei servizi offerti ai nostri abbonati, che sono circa duemila a stagione”. Con la sorella Monica e i figli Michele e Nicola, Riccardo protrae la tradizione della famiglia Ganni, instaurata da Enrico, che per quasi 50 anni ha tenuto le redini dei Bagni Lido e anche dopo la sua scomparsa, caduta nel 2010, resta una guida. “Sì – dice Monica -, perché lui era un precursore e ha permesso a questo stabilimento di crescere sempre”. Otto bagnini, un’impresa di
pulizie e il personale all’ingresso completano lo staff dei Bagni Lido. C’è Franco D’Andrea, l’estroso che lavora in direzione dal 2001 e si è reso famoso di episodi goliardici: “Come quella volta – ricorda Monica – in cui si presentò a Ferragosto con pinne e maschera per sedare la tradizionale gara dei gavettoni, ma venne letteralmente sommerso di acqua dai bagnanti”. Poi c’è la storia di Mario e Riccardo Masi, padre e figlio che dentro i Lido si sono tramandati e hanno condiviso il
A destra, e sopra: alcune immagini d’epoca dei Bagni Lido Nell’ovale: i Bagni Lido oggi
BAGNI LIDO: LA TIMELINE Inizi ‘900: i Bagni Lido nascono a Livorno in corrispondenza dell’odierna spiaggia dei Tre Ponti 1934: lo stabilimento si sposta sul viale Italia, accanto alla Rotonda d’Ardenza, dove ancora ha dimora.
mestiere di bagnino di fiducia. Alvaro Dovicchi, invece, tiene assieme alla figlia Ilenia corsi di nuoto, pilates e acquagym in piscina e ne ha da ricordare. “Negli anni ’70 – dice – nella nostra piscina si svolgevano gare del campio-
Quella volta in cui il bagnino Mario inseguì una scimma
nato di serie B di pallanuoto e c’era una tribuna a bordo vasca, dove la gente accorreva numerosa. Solo che spesso finiva a cazzottate e allora si dovette rinunciare alla pallanuoto. Ma lo sport ha sempre fatto parte della vita di questo stabilimento”. Il gabbione, invece, è sempre
Il dopoguerra: i Bagni Lido vengono rilevati dalle famiglie D’Alesio e Castaldi.
stato la passione di Riccardo Ganni, che ai Bagni Lido andava da piccolo per vedere all’opera i big dell’epoca. “Mi ricordo bene di Armando Picchi, che giocava scalzo nel gabbione, a differenza dei suoi compagni Facchetti e Suarez. Tanti giocatori sono passati da questo campo”. Il torneo di gabbione è un appuntamento fisso nell’estate dei Lido, e come quello ce ne sono altri: dal 2007 vi si svolge “Pugni Amaranto”, riunione ufficiale di pugilato che trasforma per una sera lo stabilimento in un palazzetto a cielo aperto; poi c’è l’elezione di Miss e Mister Lido, o la nuotata in ricordo di Enrico Ganni. Dallo sport allo svago, con le tante serate danzanti o gli spettacoli che in passato hanno portato ai Lido anche Corrado e Claudio Villa. Di giorno, invece, sotto gli ombrelloni o all’ombra del bar e delle cabine si gioca a carte o ci si rilassa. Non come quando ai Bagni Lido capitarono due ospiti inattesi: “E’ vero – conferma Riccardo Ganni. Una volta, ai tempi in cui organizzavano il Circo alla Rotonda, una scimmia scappò e si rifugiò ai Bagni Lido, costringendo il bagnino Mario a un insolito inseguimento. Un’altra volta, invece, dopo un’alluvione, si presentò all’ingresso un cinghiale!”. Un’altra foto d’epoca
1962: Enrico Ganni acquista i Bagni Lido. 1963: viene installato il primo trampolino. 1964: sorge il primo gabbione, poi spostato nel 1971. 1970: nascono le tre piscine dei Bagni Lido (due esistono ancora). 1972: scogliera in mare aperto traccia i nuovi limiti dello stabilimento. 1982: Riccardo Masi, figlio del mitico bagnino Mario, comincia a lavorare ai Bagni Lido. Anni ’80-’90: la vitalità dello stabilimento cresce e propone sempre attività sul profilo sportivo e dell’intrattenimento. 2007: si svolge la I° edizione di “Pugni Amaranto”, riunione internazionale di pugilato proposta dalla Spes Fortitude. 2010: muore Enrico Ganni e viene subito istituito un Memorial in suo onore. La famiglia Ganni continua la gestione in società con la famiglia Ceccherelli. Oggi: i Bagni Lido sono uno dei principali stabilimenti di Livorno, con circa 2mila abbonati a stagione e un’area di oltre 18mila mq.
UNA NUOTATA PER RICORDARE ENRICO GANNI LIVORNO. Domani, domenica 3 agosto, si svolgerà ai Lido la quinta edizione del Memorial “Enrico Ganni” – Una nuotata per la vita. E’ una gara di nuoto in mare aperto che si svolge intorno ai confini dello stabilimento che si trova presso la Rotonda d’Ardenza. L’avvio della gara è fissato per le 17.30, con ritrovo alle 16 per i partecipanti, che possono iscriversi fino a pochi minuti dall’inizio della nuotata, oppure anticiparsi chiedendo informazioni in direzione o telefonando allo 0586/501153. L’iscrizione è aperta a tutti. La gittata del percorso si aggira sui 1200 metri, con partenza e arrivo alla “Conca” dei Bagni Lido. La prima edizione della Nuotata per la vita risale al 2010, anno stesso in cui morì Enrico Ganni, titolare storico
dello stabilimento. Nel corso delle varie edizioni non è mancata la partecipazione di nuotatori professionisti, come i livornesi Ferretti o Giulia De Fusco. Al termine della gara saranno premiati
il vincitore della gara, il più giovane e il più anziano tra i partecipanti; sarà inoltre regalata una maglietta a tutti i concorrenti, ai quali sarà anche offerto un buffet. Il costo per l’iscrizione è di 5 euro e tutto l’incasso sarà devoluto al reparto di Cure Palliative dell’Ospedale di Livorno. In caso di maltempo, l’evento sarà spostato a domenica 17 agosto. I prossimi appuntamenti. Ci saranno serate danzanti (ogni lunedì balli latino-americani con Manolo), mentre a metà agosto (il 19 o il 20) si svolgerà una cena di beneficenza in sostegno della ricerca sulla Fop e del capitano del Livorno Andrea Luci, il cui figlio è affetto dalla malattia.
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STORIE DI LIVORNO INFORMAZIONE PUBBLICITARIA A CURA DELLA A. MANZONI & C. S.P.A.
Centro Ortopedico Livornese,
due generazioni di donne e una scommessa vinta LIVORNO. Proviamo a ribaltare un concetto: un negozio di articoli ortopedici non è più, al giorno d’oggi, solo un posto adatto a chi ha problemi fisici, bensì uno spazio per il benessere di tutti, con un occhio rivolto all’estetica dei prodotti sempre in linea con le mode del momento. Ecco perché Marina Venturi e Barbara De Vincenzo, socie che lavorano al Centro Ortopedico Livornese, parlano del loro negozio come di “qualcosa che offre molto più dell’ortopedia”. Il risultato è che tutti, dai bambini agli anziani, si rivolgono a un posto come quello che si trova a Livorno in via Roma 1/H, in pieno centro, portando avanti una tradizione cominciata negli anni ’70, per oltre trent’anni di esperienza al servizio del cliente. Per averne conferma basta varcare la soglia del punto vendita di via Roma (lato Attias), oggi unico centro di un’attività che fino all’anno scorso aveva anche un altro esercizio in via Magenta. Quel che balza subito all’occhio è la connotazione al femminile di questa attività, dato che su sette persone che vi lavorano ben sei sono donne, ricamando così un felice esempio di imprenditoria in rosa, peraltro più che longevo, dato che questa è una storia cominciata nel lontano 1979. E come? E’ Maria Gabriel-
sera in pizzeria decidemmo di lanciarci e nel 1979 aprimmo il nostro primo negozio in via Michon. Le cose, per fortuna, sono andate bene, e così oggi siamo ancora in piedi”. Nel 1985, il Centro Ortopedico Livornese cambia sede e apre in via Magenta, dove resta fino al marzo del 2013; è lì che Barbara e Marina, le due ex compagne di scuola, si ritrovano come colleghe, assieme pure a Simona, sorella maggiore di Marina. Nel frattempo, Gabriella e Barbara diventano tecnici ortopedici e nel 1998 l’attività raddoppia, aprendo in via Roma. Per circa 15 anni le due famiglie gestiscono due negozi, mentre dalla metà del 2013 tutto si concentra solo nel negozio di via Roma, dove lavorano come dipendenti anche Viviane, Alessandra e Stefano, beato tra le donne. L’attività si snoda su due piani dell’edificio: al primo ci sono gli uffici e il laboratorio dove
Quel che balza subito all’occhio è la connotazione al femminile di questa attività si realizzano plantari personalizzati; al pian terreno un ampio punto vendita dove si trovano: intimo e costumi; calzature comfort e por-
Nella foto in alto, da sinistra: Barbara De Vincenzo, Maria Gabriella Marconcini (titolare storica) e Marina Venturi; sotto due immagini del Punto Vendita di Via Roma
ciale, ma decisamente empatico, perché prima di vendere un prodotto bisogna ascoltare e capire le esigenze di ogni cliente. “Questo è un lavoro non monotono gestito da due famiglie che sembrano due consigli d’amministrazione – dice ridendo Marina Venturi, che stando sempre a contatto con le persone colleziona episodi o richieste
CENTRO ORTOPEDICO LIVORNESE: LA TIMELINE 1979: il Centro Ortopedico Livornese apre il suo primo negozio in via Michon a Livorno. 1985: il negozio viene trasferito in via Magenta 1994:
scatta
generazionale,
il
passaggio
con
l‘ingresso
di Barbara in negozio, figlia di Gabriella, una delle titolari storiche. 1995: anche Simona, figlia di Rosanna (altra socia fondatrice) comincia a lavorare per il Centro Ortopedico Livornese. In seguito, entrerà anche la sorella Marina. 1997-’98: prima la figlia Barbara, poi la madre Gabriella, prendono il diploma in Tecnico ortopedico. 1998: l’attività raddoppia e apre un secondo negozio in via Roma. 2013: chiude la sede di via Magenta, resta solo quella in via Roma. 2014: si attiva il nuovo servizio della dott.ssa Armellin, per i trattamenti
la Marconcini a rispondere, in veste di una dei tre soci fondatori dell’attività. “E’ cominciato tutto per caso, come una scommessa messa in piedi dopo una serie di incontri fortuiti. All’asilo dove andava mia figlia Barbara conobbi Rosanna Marraccini, la cui figlia Marina era allora compagna di classe di Barbara. Enzo, marito di Rosanna, era un rappresentante di articoli ortopedici e con Giampaolo Bindi, tecnico ortopedico di Piombino, ebbe l’idea di aprire un punto vendita a Livorno, coinvolgendo me e sua moglie Rosanna. Una
ta-plantare; calze elastiche preventive e terapeutiche; busti, ginocchiere e cavigliere; carrozzine, deambulatori e letti ortopedici; elettromedicali e altro; noleggi di molti articoli dedicati alla riabilitazione, ma anche bilance pesaneonati. Il centro è convenzionato con Asl e Inail, garantendo così la fornitura di tutti i presidi ortopedici di cui l’assistito necessita. Dentro il negozio, inoltre, c’è uno studio dove si realizzano test computerizzati del passo. Il risultato è un viavai continuo di gente, con cui l’approccio non è meramente commer-
particolari. “Una volta – ricorda – entrò una signora per chiederci una relazione sul fatto che secondo lei c’era qualcuno che di notte modificava le sue scarpe comprate da noi”. “Per non dire – interviene invece Gabriella – di quella volta in cui un signore entrò e ci chiese una gamba finta a caso per sostituire quella che sua moglie aveva perso!”. Ma oltre ai clienti più curiosi, al Centro Ortopedico Livornese si ricordano anche quelli eccellenti, come Nedo Filoni, campione di basket negli anni ’80, o i giocatori del Livorno Calcio al tempo della convenzione con la società amaranto. “C’è invece uno sportivo – ricorda ancora Gabriella – che aveva problemi di postura, ma grazie a noi ha ricominciato a correre e ha fatto pure la Maratona di New York!”. Soddisfazioni pure di un mestiere non qualunque, che si distingue dalla grande distribuzione e punta tutto sul rapporto col cliente, “che a volte – chiude Marina - si rivolge a noi da bambino e poi torna da genitore”. Cicli di vita che si susseguono, ma certi posti restano.
podologici specializzati. Oggi: quattro soci e tre dipendenti continuano un’attività che è un esempio longevo e positivo di imprenditoria al femminile.
LA NOVITÀ DELL’ANNO E LE OFFERTE DEL MOMENTO LIVORNO. Il 2014 è un anno vivace di iniziative per il Centro Ortopedico Livornese, che mantiene molto attiva la sua posizione nel pieno centro di Livorno. La principale novità, introdotta all’inizio di questo anno, riguarda l’attivazione di un servizio lanciato con uno slogan che dice: “Metti i tuoi piedi nelle nostre mani!!”. Si tratta di trattamenti podologici specializzati, realizzati su prenotazione dalla dott.ssa Armellin, alla quale il negozio di via Roma 1/H (lato Attias), mette a disposizione un piccolo studio ogni martedì pomeriggio. Le prenotazioni si possono fare direttamente chiamando il numero 0586/804877. La dott. ssa Armellin è una podologa
che realizza visite mirate e suggerisce soluzioni dirette a: trattamento curativo delle callosità; prevenzione e cura del piede diabetico; trattamento unghie incarnite; trattamento verruche. Il podologo è un professionista sanitario laureato appartenente all’area della riabilitazione, che svolge con titolarità e autonomia
professionale (nei confronti di individui in età evolutiva, adulta e geriatrica), attività dirette alla prevenzione, alla cura e alla riabilitazione. Le novità del momento. Il Centro Ortopedico Livornese ha un sito internet (www.centroortopedicolivornese.com) molto curato, che offre un’interfaccia esauriente di tutta l’attività promossa. Questo è il momento dei saldi, che dureranno fino ai primi di settembre e riguardano in primis la gamma dei costumi da bagno e delle calzature estive. Parallelamente, c’è una serie di promozioni lanciate in vetrina per tutto il mese di agosto, che riguardano tre tipi di prodotti: misuratori di pressione, aerosol, caraffe filtranti.
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V.A.D….ove ti porta il cuore LIVORNO. Cominciare da un aneddoto a volte è il modo migliore per raccontare una storia. E allora eccone uno dal mondo di V.A.D., curioso e utile per scovare le ragioni di un successo. Stagione calcistica 2001/02: il Livorno è in serie C1 e figura tra i candidati per il salto in B, ma attraversa un momento di flessione e allora si cercano rimedi per ridare slancio alla squadra. Un bel giorno un dirigente amaranto si presenta in via Di Franco nel negozio V.A.D. e chiede del parmigiano da servire ai giocatori nell’intervallo delle gare casalinghe. Al bancone c’è Michele Simonini, che decide di regalare il parmigiano per il bene del Livorno. Nella partita successiva la squadra vince e poi inanella una serie di vittorie. Il presidente Aldo Spinelli, inguaribile scaramantico, viene a sapere della trovata del parmigiano e siccome ha portato bene lo vuole come momento fisso nello spogliatoio amaranto. Inizia così una collaborazione che dura tuttora, con benefici da entrambe le parti. Il Livorno, infatti, in quella stagione vinse il campionato e tornò in serie B, mentre V.A.D. inventò il “Parmigiano Amaranto” (una confezione speciale), facendo ancora più breccia tra i clienti. Un piccolo episodio può fare grande una storia, nel tempo, e di fatti da raccontare ce ne sono tanti quando si parla di V.A.D., negozio di formaggi e altri alimenti che a Livorno ha due sedi: quella storica in via Di Franco 38, in zona Mercato Centrale, e una nuova in piazza Damiano Chiesa, rione Colline, aperta nel 2012. Inoltre, c’è un magazzino di stoccaggio in via Bartelloni, mentre su internet l’attività risponde all’indirizzo www.vadformaggi.it. Letteralmente V.A.D. significa “Vendita Alimentari Dettaglio”, nome scelto nel 1960, quando nasce il primo punto vendita di un’attività che fino ad allora (e a partire dal dopoguerra) era stato un magazzino d’ingrosso formaggi, aperto da tre soci. Tra questi c’è Luciano Dilaghi, che nel 1955 prende a lavorare come “Garzone” un ragazzino di 13 anni che si chiama Bruno Simonini. E’ il più grande investimento nella storia di V.A.D.: Bruno inizia su un piccolo banchetto la vendita al dettaglio e, attratta dall’o-
dore del cacio, è subito molta la gente che chiede di acquistarlo; il “Garzone” diventa presto l’anima dell’azienda. Per 20 anni dipendente, poi socio a partire dal 1975 e infine unico proprietario dal 1988, quando il destino dell’azienda si decide alle buste e Bruno vince perché offre di più, come quando si risolve la comproprietà di un giocatore. La moglie Rosanna e poi i figli Michele e Monica allargano lo staff, segnando l’inizio di una gestione familiare ad oggi ininterrotta. Il 1988 è un anno storico per un altro motivo, che racconta Michele Simonini: “Il mio babbo partecipò alla fiera Cibus di Parma e si classificò primo al concorso di taglio del Grana Padano. Per noi quell’anno segna l’inizio di un periodo favorevole che ancora porta benefici, dato che continuiamo ad esistere, mentre altri negozi della zona sono spariti”. I segreti? “Acquistare i prodotti direttamente dai caseifici, curare al meglio il rapporto con il cliente e guardare sempre avanti per rinnovare i metodi di lavoro.
In alto, a sinistra Bruno Simonini; a destra una foto storica con Bruno al banco; in basso il parmigiano amaranto, Monica e Michele Simonini ed un’immagine interna del negozio V.A.D.
Nostro padre Bruno – dice Monica Simonini – sapeva intuire e investire al meglio”. E così, come spiega Michele: “Già negli anni ’70 V.A.D. investiva in immagine e comunicazione, aveva carte e buste personalizzate; siamo stati i primi ad avere in dotazione bilance elettroniche, sempre negli anni ’70; nella metà degli anni ’80, invece, abbiamo introdotto la macchina del sottovuoto, a quel tempo una cosa avveniristica per un negozio come il nostro”. E poi l’attenzione nella selezione dei prodotti: “Compriamo il parmigiano – ancora Michele – dalla Latteria La Fratellanza in provincia di Parma, dove abbiamo un nostro magazzino per la stagionatura. Cominciamo a venderlo a partire dai 22 mesi, per arrivare fino a 48. La stagionatura inizia nella zona di origine e prosegue, affinandosi, nella nostra cantina di Livorno; per questo siamo gli unici in Toscana riconosciuti dal Consorzio Tutela. Se sul fronte dei prodotti stagionati allunghiamo i tempi per dare più scelta ai clienti, nei prodotti freschi li accorciamo: mozzarelle, tomini e ricotte da noi sono sempre freschi di giornata”. Oltre ai formaggi,
V.A.D.: LA TIMELINE Secondo dopoguerra: in via Di Franco 38, a Livorno, apre un magazzino d’ingrosso formaggi. 1955: Bruno Simonini, a 13 anni, entra a lavorare nel magazzino come “Garzone”. 1960: il magazzino d’ingrosso si trasforma in un negozio che prende il nome di V.A.D.: Vendita Alimentari Dettaglio. 1975: Bruno Simonini entra in società con Luciano Dilaghi. 1988: Bruno acquista l’intera azienda, avviando la sua gestione familiare. 1988: nello stesso anno, Bruno vince il Concorso di taglio del Grana Padano a Parma. 1995: l’attività rileva l’antica pizzicheria Giovannetti, ove apre un nuovo negozio, in piazza Cavallotti. 2000: V.A.D. torna nella sede unica di via Di Franco, ma raddoppia la superficie del punto vendita. 2001: inizia la collaborazione tra V.A.D. e Livorno Calcio. 2012: ad ottobre V.A.D. apre una nuova sede in piazza Damiano Chiesa. Oggi: Bruno non c’è più, ma otto persone assicurano continuità a un’attività storica e capace di resistere con successo alla grande distribuzione.
LA MOZZARELLA “SANTA” CHE VIENE DALLA PUGLIA
da V.A.D. si trovano salumi, vino, olio, pasta; tutto con un occhio anche verso la filiera corta, sempre verso la qualità, che distingue la vendita al dettaglio dalla grande distribuzione. “Oggi – dicono Monica e Michele -, nell’era dei grandi centri commerciali, chi sceglie noi va premiato; per questo andiamo sempre incontro al cliente. Non escludiamo nuove aperture e sarebbe bello farci conoscere anche all’estero, perché l’Italia offre una vera varietà di formaggi che fuori non esiste”.
Estate è sinonimo di caldo e allora in tavola regna il fresco. Così la mozzarella spopola nei menù estivi delle famiglie: è buona da sola o abbinata a verdure, magari una ricca insalata veloce e buona da gustare. Tradizione vuole che la migliore mozzarella di bufala italiana sia quella campana, ma i rischi collegati all’inquinamento in certe zone della regione hanno allarmato commercianti e consumatori, che perciò cercano alternative. V.A.D. ne ha trovata una valida, cambiando regione senza rinunciare alla qualità. L’estate 2014 porta in tavola la mozzarella di bufala “beata”: sì perché quella servita da V.A.D. viene precisamente da San Giovanni Rotondo, il paese in provincia di Foggia famoso
nel mondo per ospitare le spoglie di Padre Pio. Chissà che l’influsso del santo non si faccia ingrediente della mozzarella di bufala che V.A.D. ha selezionato per i suoi clienti, servendola fresca ogni giorno, assieme a tutte le altre gamme. “L’abbiamo scelta – afferma Michele Simonini – ai primi segnali d’allarme che venivano dalla Campania, per evitare rischi ai nostri clienti, senza privarli di un prodotto altrettanto buono. Come mozzarella di bufala – conti-
nua – ne abbiamo anche un’altra che viene da Battipaglia, che si trova in Campania, ma è fuori dalle zone a rischio. E poi c’è la mozzarella classica fiordilatte, di cui serviamo due tipologie: quella di Noci (sempre in Puglia) e quella di Bojano, in Molise, patria della mozzarella fiordilatte”. Per il resto, V.A.D. non sente il bisogno di lanciare prodotti in promozione, poiché, come spiega Michele “da noi tutto è sempre in offerta, considerando il rapporto qualità/ prezzo”. Sotto Natale, una chicca è la creazione di pacchi dono fatti ad hoc, su idea nata da Monica Simonini, con prodotti tipici toscani: formaggi, vino, pasta, dolci e persino l’olio di produzione propria.
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STORIE DI LIVORNO Plebe, l’arte viaggia su due ruote INFORMAZIONE PUBBLICITARIA A CURA DELLA A. MANZONI & C. S.P.A.
LIVORNO. Fuga dallo smog: la vita è un traffico di idee, mezzi e persone che vanno a ritmi frenetici. Rallentare i tempi, oggi, è un’arte che si deve re-imparare. C’era un’epoca in cui le distanze erano grandi, mentre oggi sono fin troppo brevi, ma quando tutto è alla portata si perdono il senso dell’attesa e il gusto dei dettagli. Salire in sella a una bicicletta è un modo per rivendicare un modo altro di vivere le città. Di auto, moto e scooter ce ne sono a bizzeffe, l’offerta è straripante e tenta i nostri portafogli, ma la crisi incombe e allora scegliere la bicicletta è anche una via per risparmiare, oltre che per calmare i ritmi e rispettare il nostro habitat, come un tesoro da riscoprire dopo la corsa al consumo. Quella che non c’era ai tempi in cui Francesco Plebe arrivò a Livorno e s’inventò il mestiere della sua vita: montare, costruire, riparare, noleggiare e custodire biciclette. Un’arte divenuta marchio di famiglia dal 1937, in una via del centro dove ancora c’è un motivo per affacciarsi, anche solo per conoscere la storia affascinante di Plebe Cicli. Francesco Plebe nasce a Ercolano nel 1908; si trasferisce in Toscana nel 1935 e va a lavorare in una fabbrica a Marina di Pisa. Lì conosce Miranda Spagnoli, collega livornese che diventerà sua moglie nel 1939. Due anni prima, Francesco e Miranda si licenziano dalla fabbrica e aprono un’attività dedicata alle biciclette in via delle Bandiere 3, traversa odierna della centralissima via Ricasoli. Comincia una storia infinita e Francesco dà subito sfogo alla sua grande vena creativa: nel ‘37 costruisce una bicicletta a sette posti in parallelo, strutturata su due ruote, e chiamata “Bilancia”: è un’autentica novità, ma ne seguiranno altre. Dal suo laboratorio usciranno le curiose biciclette “Giraffa”, dalla microscopica ruota anteriore, e “Scorpione”, dotata di manubrio sotto il sellino. Durante la guerra, Francesco finisce al fronte in Algeria e così è Miranda a tirare avanti l’attività, ma il deposito viene bombardato e molte biciclette sono distrutte o rubate. Nonostante questo, dal 1946 l’attività riparte e apre un nuovo parcheggio: è un’ottima trovata; resta aperto ogni giorno dalle 6 del mattino alle 2 di notte e riscontra un viavai continuo di persone. Di giorno arrivano gli operai, gli studenti del liceo Classi-
co e gli impiegati; di notte, spuntano i “signori” che si recano al teatro Goldoni. Alla fine degli anni quaranta, si affacciano sul mercato i mosquito: sono motori da applicare alle biciclette e Plebe li usa per i mezzi a noleggio, generando un boom di prenotazioni. Il mosquito diventa il divertimento della domenica, per i livornesi ma anche per i soldati delle flotte americane che approdano in porto. Mentre Francesco si sbizzarrisce e produce nuovi modelli, come la “Cavalletta” (un tandem a due posti con la ruota anteriore eccentrica), i suoi figli maschi Ciro e Gianfranco entrano nell’attività e si specializzano in mansioni diverse. Dal 1965, Ciro va a lavorare a Tirrenia, dove Plebe apre il Velodromo Plebe, poi famoso col nome di Ciclilandia: è un parco di educazione stradale e cicloturismo che accoglierà generazioni di bambini fino alla sua chiusura, nel 2013, dopo la morte di Ciro. Non tutti sanno che Plebe avrebbe voluto aprire il velodromo dentro la pineta della Rotonda d’Ardenza, ma il progetto fu bocciato dal Comune di Livorno. Gianfranco, fratello minore di Ciro, nel 1970 diventa titolare del negozio di via delle Bandiere, aprendo l’attività anche alla vendita di cicli. Tra alti e bassi, Gianfranco resta sempre in sella e ne ha di episodi da raccontare: «Una volta – ricorda – entrò un signore con la sua bici e la smontò con l’intenzione di ripararla da solo. Ma una volta ammonito sul da farsi, se ne andò borbottando: “Siete tutti uguali”». Gli anni ’80 segnano il boom della mitica BMX, prima, e poi della mountain bike, tendenza che porta Plebe a fondare, nel 1989, il Team Bike Plebe, uno
In alto, a destra Francesco Plebe al lavoro, in una foto storica; a sinistra, il modello Giraffa. Nella foto in basso, da sininistra Leandro Plebe, Gianfranco Plebe, Marco Santucci oggi Inoltre uno scatto del Team Bike Plebe
dei primi club in Toscana per cicloamatori, che durerà 12 anni e arriverà a contare oltre 70 iscritti nel settore agonistico. L’inizio del nuovo millennio, quindi, segna il declino della mountain bike, che però Plebe riesce a contrastare buttandosi sul mercato delle biciclette elettriche. E’ una scommessa che a Livorno tentano per primi: «Abbiamo venduto la nostra primi bicicletta elettrica nel 1996 – dice Gianfranco -, quando ancora nessuno ci credeva. Ora, invece, è una moda». Oggi sono in tre a lavorare in un negozio più ampio e dotato di officina e showroom: Marco Santucci, Gianfranco Plebe e suo figlio Leandro, entrato nel 2005 per assicurare un futuro a una storia che avrebbe ancora molto da dire. Se volete saperne di più, affacciatevi in via delle Bandiere, fermate il tempo e poi magari ripartite su due ruote.
CICLI PLEBE: LA TIMELINE 1937: nasce a Livorno, in via delle Bandiere 3, l’attività di Francesco Plebe, che si occupa di riparazione, noleggio e posteggio cicli. 1937: Francesco Plebe inventa una bicicletta a sette posti che chiama “Bilancia”. 1946: dopo la guerra, l’attività riprende e si amplia con un parcheggio. Comincia poi l’era dei mosquito. 1959: Gianfranco, figlio di Francesco, comincia a lavorare all’attività di famiglia, seguendo le orme del fratello Ciro. 1960: nasce il modello “Bob 2”, detto anche “Tartaruga”. Inoltre, Plebe apre un noleggio a Marina di Cecina. 1965: nasce a Tirrenia (Pisa) il Velodromo Plebe, poi famoso col nome di Ciclilandia. 1970: il negozio di via delle Bandiere passa nelle mani di Gianfranco e apre alla vendita di biciclette e ciclomotori. 1989: nasce il Team bike Plebe, uno dei primi club in Toscana per cicloamatori. 1997: muore Francesco Plebe, il titolare storico. 1999: il negozio viene interamente ristrutturato e investe nel mercato delle biciclette elettriche. 2005: Leandro Plebe, figlio di Gianfranco, entra in società. Il negozio si amplia e inaugura uno show room. 2013: muore Ciro Plebe, gestore di Ciclilandia. Oggi: nonostante la crisi il negozio resta al passo coi tempi e guarda al futuro grazie al cambio generazionale.
METTI UNA BICI SOTTO L’ALBERO E’ arrivato settembre, un’altra estate è al capolinea ma la voglia di bici non passa e allora Plebe prepara la sua nuova promozione, guardando già al Natale 2014. Sì perché finora è stato bello pedalare fino al mare e scansare il problema del parcheggio in auto, regalandosi pedalate rilassanti, prima di un tuffo nel blù che bagna Livorno. Ma anche adesso che l’autunno bussa, saltare in sella alle due ruote è sempre un buon motivo per mantenersi in forma e voler bene a sé stessi oltre che all’ambiente, in una città che conta oltre 20 chilometri di piste ciclabili, sebbene non collegate tra loro. Bike city, mountain bike, biciclette elettriche: si può selezionare il proprio modello preferito e varare la scelta dell’ecologia,
interiore ed esteriore, come lancia spezzata in favore della tutela del territorio, in una città che vanta i più alti tassi d’inquinamento della Toscana. Plebe Cicli ha pronto un motto che dice: “Tu non sei una persona qualunque. Perché dovrebbe esserlo la tua bicicletta?” Su questa scia, nonché sull’onda della sua qualità ed esperienza, il negozio di via delle Bandiere mette in pista il suo parco cicli, e fa una proposta ai suoi clienti: «Chi vuole – spiega
Gianfranco Plebe – può scegliere adesso il mezzo che vuole regalare a sé stesso o ad altri per Natale; se lo fa blocca il prezzo, può pagare in comode quote mensili o settimanali, e in più riceve uno sconto del 10% sul totale della spesa». Tre sono i modelli che vanno per la maggiore: “Life”, telaio in alluminio e forca in acciaio, è un modello da uomo che risulta il più venduto nel 2013; “Boulevard”, una bici da donna in color crema con due borse in cuoio in dotazione; “Red 23”, modello più grintoso in cromatura rossonera. Ma poi c’è la “Colors 28”, da donna e tutta colorata, o il modello “Giornalista”, per poi passare alla gamma delle biciclette elettriche o quelle per bambini. Tutti i modelli sono visibili sul sito internet www.plebecicli.it.