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Valore e investimenti Maione (F. Templeton): “Supportiamo i distributori con un’ampia gamma di servizi”

di Andrea Telara

Lo scenario dei mercati finanziari, le strategie di offerta in Italia e le partnership con i distributori. Sono tanti gli argomenti toccati in questa intervista rilasciata a BLUERATING da Gianluca Maione, head of intermediary sales per l’Italia di Franklin Templeton.

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Il 2022 è stato un anno difficile per i mercati. Ci sono delle asset class che nel 2023 offrono opportunità agli investitori e possono essere considerate interessanti?

Perfino un anno unico ed eccezionale, in senso decisamente negativo, come il 2022 ha fornito, nel corso dei mesi, diverse opportunità d’investimento, sia in ottica di protezione dalle nuove dinamiche inflattive (penso alle infrastrutture) sia per finalità speculative (per esempio, commodities ed energia). Escludendo dall’equazione eventi estremi e altri “cigni neri”, imprevedibili per definizione, per il 2023 possiamo dopo molto tempo tornare a guardare con interesse all’asset class da sempre regina nei portafogli e nei cuori degli italiani: le obbligazioni. Lo dicono i numeri. Secondo un’analisi prodotta da Brandywine Global, uno dei 19 gestori degli investimenti specializzati che compongono l’universo Franklin Templeton, l’indice Bloomberg US Aggregate Total Return, preso come proxy rappresentativa del mercato fixed income aggregato, mostra livelli di prezzo pari a quelli registrati addirittura nel lontano 1984. Per intenderci, all’epoca Reagan, Gorbaciov e Thatcher governavano rispettivamente Usa, Urss e Regno Unito, il top nel pop erano Madonna e gli Wham!, al cinema usciva Ghostbusters e soprattutto Diego Armando Maradona veniva presentato allo Stadio San Paolo di Napoli. Se questa oggettiva convenienza di prezzo non bastasse, l’analisi mostra un ulteriore elemento: la ripresa del mercato obbligazionario seguita a un ribasso paragonabile all’ultimo periodo (-22.7% da luglio 2020 a ottobre 2022). Mediamente, il rendimento complessivo del mercato nei successivi 19 mesi è stato tra l’8,2% ed il 22,5%. Se la storia dovesse ripetersi, potrebbe trattarsi di un’opportunità imperdibile.

Ci sono delle categorie di prodotti sui quali punterete di più nel prossimo anno come offerta commerciale?

Alla luce di quanto detto sul mercato obbligazionario, naturalmente la nostra offerta si declina per soddisfare qualsiasi tipo di esigenza specifica all’interno dell’asset class. Di sicuro preferiamo non selezionare uno o più cosiddetti “mattoncini” specifici ma, al contrario, affidarci a soluzioni flessibili in grado di cogliere le migliori opportunità ovunque (“anywhere”), gestendo attivamente le variabili del portafoglio, in particolare la duration. Questo approccio può essere globale (Legg Mason Brandywine Global Income Optimiser Fund), con diversificazione geografica e valutaria o esclusivamente europeo (Franklin European Total Return Fund), con la stessa flessibilità e dinamicità ma senza alcun rischio valutario. Se vogliamo aggiungere un’area geografica ancora inesplorata, dal grande potenziale e, per adesso, gestita solo da Franklin Templeton, grande interesse stanno suscitando i paesi del Gulf Cooperation Council (Franklin Gulf Wealth Bond Fund). Non dimentichiamo comunque, in ambito azionario, i trend secolari che si dovrebbero continuare a cavalcare: le già citate infrastrutture (Legg Mason ClearBridge Infrastructure Value Fund, Legg Mason ClearBridge Global Infrastructure Income Fund), il cambiamento climatico (Templeton Global Climate Change Fund) e soprattutto la tecnologia (Franklin Technology fund, il più collocato in Italia della gamma Franklin Templeton Investment Funds).

Quali sono le vostre strategie distributive per quanto riguarda il canale dei consulenti finanziari? Nel nostro settore viene usato moltissimo il termine “vendita” che però viene male interpretato. Noi preferiamo, infatti, utilizzare la parola “partnership”, che significa andare ben oltre la semplice distribuzione di uno o più fondi, costruire un’architettura di collaborazione in cui, sempre mantenendo la centralità del cliente, si creino sinergie ed economie di scala tali da rendere il modello egualmente soddisfacente per asset manager e distributore. Allineare gli interessi e creare efficienza significa sempre fare il meglio per l’investitore.

Oggi molti asset manager stanno diventando fornitori di servizi verso i distributori, mettendo loro a disposizione attività di formazione e di analisi dei mercati. Anche voi seguite questa strategia?

Da molti anni Franklin Templeton offre a distributori e partner quello che noi definiamo il Value Beyond Investing. Oltre alla normale offerta di fondi e mandati di gestione, che restano naturalmente il nostro core, ci sono intere divisioni all’interno di FT dedicate ad altre tipologie di offerta, quali la formazione professionale (FT Academy), la ricerca e la Thought Leadership (FT Institute), i digital asset (FT è all’avanguardia, grazie alle sue radici nel cuore della Sylicon Valley, per quanto riguarda nuove tecnologie, tokenizzazione, Fintech, etc.). Siamo lieti di poter contribuire alla crescita dei nostri clienti al di là degli investimenti.

Il decennio passato è stato ricco per il risparmio gestito. Ora, però, siamo a un punto di svolta dello scenario macro: i tassi d’interesse sono ben più alti rispetto al passato, l’inflazione è più elevata. Continuerà comunque la crescita dell’asset management?

Ci sarà sempre modo di crescere come sistema dal momento in cui si crea valore aggiunto attraverso i servizi che si forniscono. La differenza con il decennio precedente potrebbe risiedere nella distribuzione di questa crescita fra i vari player del mercato. Se prima l’Italia era una sorta di terra di conquista per ogni asset manager estero di qualsiasi dimensione esso fosse, attualmente stiamo forse assistendo a una maggior concentrazione su un numero più limitato di società di gestione, privilegiando quelle che offrono una determinata solidità ed economie di scala, maggior diffusione a livello globale e maggior diversificazione di offerta su varie asset class. In questo contesto, Franklin Templeton ha l’ambizione di offrire il meglio dei due mondi: dimensione e scala globale con circa 1,4 trilioni di dollari di masse gestite e al tempo stesso un approccio specializzato e focalizzato attraverso il suo peculiare modello multi-boutique.

@andreatelara

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Il gruppo ha uffici in ben 30 paesi del mondo e serve clienti in oltre 155 nazioni diverse in tutto il globo

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