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Marcia indietro

D&G rinuncia alla rivalutazione del proprio marchio

La rivalutazione dei marchi (e degli avviamenti) resa possibile grazie al Decreto Crescita del governo di Giuseppe Conte sta diventando un boomerang dopo che a marzo di quest’anno un decreto dell’allora governo di Mario Draghi ha portato il periodo di ammortamento dei beni rivalutati a 50 anni dai 18 anni del provvedimento Conte.

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Condizioni mutate

Così qualcuno fa marcio indietro. Come i due noti stilisti Stefano Dolce e Domenico Gabbana (nella foto) che nel bilancio della loro cassaforte D&G, chiuso proprio alla fine dello scorso marzo, spiegano che “essendo significativamente cambiate le condizioni di riferimento della rivalutazione”, hanno deciso di procedere “con la revoca civilistica e fiscale” della stessa che era pari a ben 390 milioni di euro. Il patrimonio netto della società è così sceso da oltre 1,2 miliardi a 992 milioni. Ma i due stilisti non hanno di che preoccuparsi perché i ricavi, anche grazie al venir meno della pandemia, sono saliti da 1 a 1,4 miliardi e l’utile è cresciuto da 26,4 a 50,3 milioni.

@andreagiacobin1

D’Avena cambia spartito

Riassetto per Crioma, la società che sovrintende ai business di Cristina D’Avena (nella foto). A Bologna, davanti al notaio Stefano Mazzetti, si è presentato Massimo Palma (compagno della cantante, n.d.r.) in qualità di amministratore unico di Crioma per guidare un’assemblea chiamata a deliberare la copertura delle perdite sino al 31 dicembre 2019, pari a 467mila euro. E l’assemblea, dove la D’Avena era presente, ha ripianato il passivo prelevando i 467mila euro dai versamenti in conto aumento di capitale.

letto su Forbes

di Matteo Sportelli

In Ferie Senza Limiti

Microsoft punta con decisione sul benessere dei dipendenti per aumentare la produttività e migliorare le condizioni dell’ambiente lavorativo. Se da una parte c’è chi richiama i dipendenti in ufficio, abbandonando progressivamente lo smart working, dall’altra c’è Microsoft che decide di concedere loro ferie illimitate.

Prima di Microsoft, anche Salesforce, LinkedIn (sempre di proprietà di Microsoft), Oracle e Netflix hanno deciso di adottare un modello simile per i propri dipendenti. Secondo quanto emerso da una mail visionata da The Verge, il periodo di ferie illimitato è stato applicato a partire dal 16 gennaio e riguarda solo i dipendenti statunitensi (che al 30 giugno 2022 erano pari a 122mila), in quanto, “le leggi federali e statali sui salari e sugli orari lavorativi non permettono di garantire questo permesso anche ai collaboratori, e ai dipendenti non statunitensi”. Quest’ultimi, aggiunge Microsoft, “manterranno i loro attuali benefici per le ferie in base alle differenti leggi e regolamenti degli altri paesi”. A comunicare la decisione via mail è stata Kathleen Hogan, chief people officer di Microsoft, spiegando che la scelta di garantire ferie illimitate ai dipendenti è stata frutto di una riflessione sulla trasformazione delle modalità di lavoro: “Man mano che abbiamo inseguito questa trasformazione”, scrive Hogan, “l’idea di modernizzare la nostra politica delle ferie è stata un successivo passo naturale”.

sportelli@bfcmedia.com

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