BergamoUp n°50

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Anno Sesto numero Cinquanta | Dicembre DuemilaQuattordici / Gennaio DumilaQuindici | Euro Tre

What else?

Il mensile più letto della città ATTUALITÀ PETER FONDA PAGINA 36 CINEMA LA SPIA PAGINA 42 TELEFILM PLEBS PAGINA 46 IN COPERTINA RISTORANTE L’OFFICINA

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BUONE FESTE! L’Editoriale

DI MICHELE OGGIONI

Dicembre è il mese delle festività, del Natale, delle luci colorate che scaldano i cuori nel freddo invernale, ma è anche il mese che chiude un anno e ne apre uno nuovo, ricco di novità e di sorprese, è il mese che fa pensare al futuro, sempre ricco di speranze. In un periodo di difficoltà come questo è necessario non solo tornare al tradizionale Natale in famiglia, circondati dal calore dei propri cari davanti a una tavola ricca di piatti cucinati con amore e dall’atmosfera avvolgente e rilassante che solo i momenti passati con le persone amate possono donare, bisogna anche pensare positivo e spendere un po’ nei negozi, perché nonostante la liquidità sia minore rispetto agli anni passati, per la nostra economia è fondamentale che i soldi girino e vengano spesi, per poterci rialzare e sperare in un miglioramento. Passeggiare per le strade ricche di negozi addobbati a festa con luci colorate e ghirlande di agrifoglio, la gioia di comprare anche solo piccoli pensieri per rendere felici i propri cari, fermarsi in un bar a bere una cioccolata calda in compagnia per combattere il clima rigido…non è forse anche questo il Natale? Quando si pensa positivo, la positività che si trasmette torna indietro…e in meglio! “Si racconta la storia di due cani che, in momenti diversi, entrarono nella stessa stanza. Uno ne uscì scodinzolando, l’altro ne uscì ringhiando. Una donna li vide e, incuriosita, entrò nella stanza per scoprire cosa rendesse uno felice e l’altro così infuriato. Con grande sorpresa scoprì che la stanza era piena di specchi. Il cane felice aveva trovato cento cani felici che lo guardavano, mentre il cane arrabbiato aveva visto solo cani arrabbiati che gli abbaiavano contro. Quello che vediamo nel mondo intorno a noi è un riflesso di ciò che siamo. Tutto ciò che siamo è un riflesso di quello che abbiamo pensato. La mente è tutto.” Quello che pensiamo diventiamo.”Queste poche righe riassumono perfettamente la metafora della vita, la necessità di pensare positivo per essere felici e circondati da buonumore e fiducia nel futuro, mai così attuale ed essenziale per tutti noi. Ciò che abbiamo dentro si riflette nei nostri occhi e nelle persone che ci stanno attorno. Con questi pensieri, Vi auguro di trascorrere un sereno Natale e un felice anno nuovo, fiducioso che questo 2015 sarà un anno di svolta che regalerà a tutti quella “marcia in più” per guardare avanti e sorridere.

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Editore Editrice BergamoUp srl Direttore Generale Michele Oggioni direttore@bergamoup.it

Direttore Responsabile Renata Sortino Redazione Anna Paltrinieri Info@bergamoup.it

Segretaria di redazione Alessia Paganelli segreteria@bergamoup.it info@bergamoup.it

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Marketing Claudio Danesi Responsabile grafica e impaginazione Carlo Rondi grafica@bergamoup.it

Progetto grafico carlorondidesign.tk Stampa GiZeta Responsabile Web e Social Pietro Di Bilio, Chiara De Troia Fotografi Matteo Mottari Carlo Rondi Chiara De Troia Hanno Collaborato: Vip International, Giorgio Arfaras, Andrea Lodetti, Massimo Buttinoni, Samuele Sortino, Nalla Ciombioni, Alice Cerea, Monica D’intino, Graziano Lanza, Cristiana Ghione, Maurizio Lorenzi, Mr. Pink, Marco Chiari, Helca Locatelli. Crediti Fotografici: Per Le Immagini Senza Crediti L’editore Ha Ricercato Con Ogni Mezzo I Titolari Dei Diritti Fotografici Senza Riuscire A Reperirli. È Ovviamente A Piena Disposizione Per L’assolvimento Di Quanto Occorre Nei Loro Confronti. © Copyright Bergamoup Magazine: Testi E Immagini Della Presente Pubblicazione Non Possono Essere Riprodotti Con Mezzi Grafici, Meccanici, Elettronici O Digitali Senza Autorizzazione Firmata Da Editrice Bergamoup Srl. Ogni Violazione Sarà Perseguita A Norma Di Legge. Bergamoup, Periodico Mensile Di Informazione Locale; Iscrizione Presso Il Tribunale Di Bergamo N. 16/2009 Del Maggio 2009 Editrice Bergamoup Srl - Concessionaria Pubblicità Sede Legale: Via Calzecchi Onesti 3, Bergamo Cod. Fisc. E P.iva: 03806600163

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SOMMARIO

DICEMBRE DUEMILAQUATTORDICI GENNAIO DUEMILAQUINDICI

PUBBLIREDAZIONALI RISTORANTE L’OFFICINA MATTALIA

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SPECIALE REGALI 18 IMMAGINI DAL MONDO

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NG GROUP 24 BERGAMO ARTE FIERA FRIGENI FABRIZIO

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RUBRICHE............33

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REDAZIONALE

RISTORANTE L’OFFICINA, NUOVA CUCINA ITALIANA

C’

era una volta il ristorante tradizionale e monotematico, orientato verso un unico concetto di cucina. Dimenticate tutto questo, la nuova cucina italiana, intesa come una concezione inedita e attuale, la potete trovare solo presso Ristorante L’Officina in via Padergnone 52 a Grassobbio BG, dove ad interpretarla magnificamente troviamo Chef Enzo Pettè, artefice di uno stile inconfondibile fatto di tradizione e innovazione, che con la sua esperienza nazionale e internazionale colloca L’Officina nel panorama dei ristoranti bergamaschi al primo posto per eccellenza. “Tutto parte dalla cucina” ci dice Chef Pettè “il lavoro deve essere organizzato e svolto con metodo e passione”, un approccio il suo ancorato alla sostanza delle cose, tanto che Chef Enzo Pettè ama definirsi “un artigiano delle materie prime”. Da qui il nome L’Officina, perchè la cucina è intesa come un laboratorio in cui lo chef Pettè e la sua brigata, lavorano, sperimentano, creano a partire dalla materia prima accuratamente selezionata, ricette ricercate ma mai artefatte. Gli ingredienti, i loro sapori genuini sono i soli protagonisti dei piatti. Le creazioni dello chef sono un tripudio di profumi e colori, i suoi menù vera e propria poesia per accostamenti e assonanze inedite. Questa filosofia interpretata in chiave creativa, ma mai eccessiva e abbinata agli ottimi vini della cantina fanno di un pranzo o una cena all’Officina un’esperienza di gusto unica e diversa per gli abbinamenti inusuali e la cura della presentazione. Anche la location dell’Officina interpreta il concetto della cucina pulita e rigorosa di cui Chef Pettè è il testimonial. La sala del ristorante è il luogo ideale dove organizzare e celebrare qualsiasi occasione: un ambiente moderno, di delicato design, elegante e cordiale accoglie infatti gli ospiti proiettandoli in un’atmosfera sempre unica e speciale. Partecipare a un evento a

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tema, festeggiare una ricorrenza o a un’occasione speciale, regalarsi una cena intima in un ambiente curato, dall’atmosfera impeccabile, sono tutte situazioni ideali per celebrare la nuova cucina italiana e scegliere RISTORANTE L’ OFFICINA di Grassobbio. Ma non solo, anche il pranzo si veste di versatilità e freschezza con proposte semplici e irresistibili, oltre alla possibilità di avere menù a tema personalizzati per ogni ricorrenza e bisogno. Senza dimenticare che esiste la possibilità di optare per la massima espressione che il ristorante L’Officina può esprimere, ovvero il Menù degustazione: un percorso di sei tappe del gusto, per assaporate la filosofia dello chef spaziando dal pesce alla carne, dagli ortaggi alla freschezza dei gelati fatti in casa. NUOVA CUCINA ITALIANA ANCHE A NATALE e CAPODANNO L’Officina è partner ideale per i vostri eventi di Natale con soluzioni esclusive per l’organizzazione di aperitivi, pranzi e cene. Ogni proposta è curata con allestimenti personalizzati e preziosi dettagli, interpretata dal nostro Chef Enzo Pettè in splendido clima natalizio. 3 proposte selezionate per chi deciderà di trascorrere il Natale presso l’Officina:un menù classico e una proposta tradizionale con prezzi a partire da € 35,00, e un Evento esclusivo con un prezzo a partire da € 45,00. Il cenone di Capodanno invece sarà un’occasione per festeggiare l’anno nuovo deliziandosi il palato con il ricco menù creato da chef Pettè: dalla crema di zolfini con ricotta fumè e gambero al pepe di Giamaica, al carrè di agnello con purè di patate allo zafferano e aceto balsamico. Sono solo alcuni dei piatti creati appositamente per voi dallo Chef Enzo Pettè e il Ristorante L’Officina.

Di Anna Paltrinieri

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REDAZIONALE

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attalia Store, specializzato in abbigliamento ed accessori di tendenza, ha aperto a Bergamo in Via Camozzi 134 e mette a disposizione moltissime grandi marche tra cui: Dolce&Gabbana, Napapijri, Prada, Moschino, Louis Vuitton, Versace e molte altre ancora.

Il negozio è ampio e accogliente, il parquet, le luci soffuse e i colori chiari mettono a proprio agio qualsiasi tipo di cliente. L’outlet propone allettanti collezioni firmate e di qualità sempre ad ottimi prezzi; attualmente offre la promozione del 3x2, acquistando 3 capi uno sarà in omaggio. L’arredamento moderno mette in risalto i capi presenti nell’outlet, i vestiti sono sempre posti in correlazione con gli accessori giusti in modo da facilitare la scelta del cliente. Mattalia è la filiale del famosissimo negozio omonimo in Costa Volpino aperto da circa venticinque anni in via F. Turati 9/a. Ormai esperti nel loro settore si sono distinti per la loro qualità e le loro ottime proposte adatte ad ogni occasione. L’inaugurazione è prevista per gennaio 2015 e all’interno del programma saranno inseriti molti eventi glamour tra cui sfilate di moda, dove verranno inclusi i capi firmati presenti e ritrovabili anche all’interno dell’outlet. Mattalia propone sempre una vasta scelta di capi che variano in base alle stagioni.

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Non mancano gli accessori, tra cui un’ampia proposta di scarpe e borse; in questo periodo saranno disponibili anche sciarpe, cappelli e guanti delle migliori marche. All’ingresso verrete accolti da commessi cordiali, solari e sempre disponibili, pronti a rispondere a qualsiasi dubbio o perplessità sugli abbinamenti. Inoltre saranno lieti di assistervi durante gli acquisti. Ogni capo è unico, l’impressione che noi diamo all’interno di un contesto socio-culturale è ormai fondamentale, soprattutto quando si tratta di dare una buona “prima impressione” o quando si tratta di sentirsi ed essere idonei (ma allo stesso tempo a proprio agio) durante un evento importante. Questo Mattalia lo sa e per andare incontro ad ogni esigenza propone sempre una vasta gamma di articoli in base ad ogni necessità, senza mai far mancare qualità e allo stesso tempo l’opportunità di risparmiare anche acquistando grandi marche. Una delle priorità di Mattalia Store è quella di selezionare i marchi più esclusivi e di fama internazionale che poi verranno presentati e messi a disposizione del cliente offrendo così un’esperienza di shopping con ottima qualità e risparmio. Lo Store abbraccia stili diversi: casual, formale e sportivo. Il cliente avrà così il modo di raggiungere la massima espressione di sè attraverso l’abbigliamento e gli accessori all’ultima moda che troverà sempre disponibili presso il Mattalia Store.

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MATTALIA STORE VIA CAMOZZI 134 BERGAMO TEL: 035 222581 WWW.MATTALIASTOREBG.IT 15




REDAZIONALE

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NATALE

SPECIALE REGALI

ust hear those sleigh bells jingle-ing Ring ting tingle-ing too Come on, it’s lovely weather For a sleigh ride together with you Outside the snow is falling And friends are calling “Yoo Hoo” Come on, it’s lovely weather For a sleigh ride together with you Giddy-yap giddy-yap giddy-yap let’s go Let’s look at the snow We’re riding in a wonderland of snow Giddy-yap giddy-yap giddy-yap it’s grand Just holding your hand We’re gliding along with the song Of a wintry fairy land Our cheeks are nice and rosy

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And comfy cozy are we We’re snuggled up together like two Birds of a feather would be Let’s take the road before us And sing a chorus or two Come on, it’s lovely weather For a sleigh ride together with you There’s a birthday party at the home of Farmer Gray It’ll be the perfect ending of a perfect day We’ll be singing the songs we love to sing without a single stop At the fireplace while we watch the chestnuts pop Pop! Pop! Pop! There’s a happy feeling nothing in the world can buy When they pass around the coffee and the pumpkin pie It’ll nearly be like a picture print by Currier and Ives These wonderful things are the things We remember all through our lives


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REDAZIONALE

IMMAGINI DAL MONDO

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a rinomata agenzia viaggi Immagini dal Mondo, unica filiale in Italia della storica agenzia svizzera con sede in Chiasso, cambia veste e sede, posizionandosi dal primo dicembre nella più centrale ed accattivante location di Via Moroni 190 a Bergamo. L’obbiettivo è sempre lo stesso: permettere ai bergamaschi di risparmiare sulle agognate vacanze, sfruttando i numerosissimi canali di vendita stranieri, passati in dote dalla sede svizzera.

Inalterata la filosofia di vendita, salvaguardando il concetto di personalizzazione del viaggio perché Immagini dal Mondo non è solo un’agenzia di viaggi ma anche un tour operator, abituato per definizione a creare iniziative di viaggio cucite addosso alle esigenze della clientela. Per riuscirci al meglio ci si avvale di un team formato da consulenti con ventennale esperienza nel settore ed una lunga formazione sul campo, maturata con continui viaggi studio nelle destinazioni più richieste. Visitare immagini dal mondo significa incontrare tanta professionalità e passione verso una tipologia di servizi, che solo un’adeguata conoscenza del prodotto ed una consolidata rete di corrispondenti locali, mantengono qualitativamente elevati Questo e tanto altro ancora è Immagini dal Mondo nella sua nuova filiale di Via Moroni 190 a Bergamo. Veniteci a trovare

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REDAZIONALE

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NG GROUP PORTA IN ITALIA L’ECCELLENZA

l gruppo della famiglia Negretti è fiero di presentare due dei membri del suo prezioso staff che vanta esperienze internazionali di grande spessore e contribuisce ad arricchire l’azienda e quindi anche l’intero Made in Italy della cosmesi per capelli. NG Group Universal è ad oggi un gruppo di aziende che possiedono specializzazioni complementari tra loro impegnate nel promuovere l’incontro tra domande e offerta di bellezza nel settore della cosmetica professionale. Alessandra Barlaam e Stevn Thomas Yankowsky sono i fiori all’occhiello che contribuiscono, con la loro altissima professionalità e forte personalità al successo di NG GROUP nel mondo. Alessandra Barlaam, detta BARLAAM, è nata da una famiglia di artisti operanti nel settore dell’arte e della bellezza. Diplomata in estetica e in naturopatia. E’ specializzata in onicotecnica, nail art e tatuaggio estetico. Inizia la sua carriera giovanissima con Lancome e poi con Max Factor. Per anni ha ricoperto il ruolo di Art Director del gruppo Glicagnè-Barlaam e lavora con le più famose modelle come Linda Evangelista, Naomi Campbell, Carla Bruni, Claudia Shiffer e con fotografi come Avedon, Bailey, Bourdin, Barbieri, Luxardo, Stevn Thomas. Ha truccato e trucca numerosissimi politici, cura il make up per le sfilate di Ferré, Lancetti, Versace, Balestra, Curiel, Fendi, Furstenberg, Gattinoni, Cavalli e molti altri e, come se non bastasse, incontra e cura i più importanti personaggi dello spettacolo. Ha viaggiato per il mondo come ambasciatrice della bellezza nelle grandi capitali come Londra, Parigi, New York, New Orleans, Praga, Dubai, Riyad, Il Cairo, Tunisi, Casablanca, Seul, Niamey, Bamako, dove ha tenuto lezioni e shows di High Level Make-Up per professionisti e look makers. Questa artista ha ottenuto vari riconoscimenti tra cui l’AGO D’ORO nel 2000, premio che ogni anno viene assegnato ai più grandi stilisti e creatori che si distinguono nell’ambito della moda e dello spettacolo.

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Nel 2005 le è stato consegnato il premio Città di Roma, come personaggio che più di ogni altro si è distinto nell’ambito della bellezza nella Capitale. Il suo motto è “sono solo i superficiali a non giudicare dalle apparenze” mentre la sua parola d’ordine è Seduzione. Amato e temuto da molte donne è il rossetto rosso il simbolo che reputa essere la maggiore espressione di femminilità sensuale. Tema che la Barlaam ha riproposto in chiave NG dove il rosso rappresenta un colore predominante. Accanto a lei, Stevn Thomas, Art Director, condivide la sua ampia esperienza internazionale e passione con lo staff NG. Hairdresser, Makeup artist, fotografo, produttore, coordinatore, grafico: un vero e proprio vulcano di creatività con un’innata passione per il mondo della bellezza, dello styling e del make up.E’ proprio lui stesso a rivelare “mi fa sentire bene aiutare gli altri a sentirsi meglio con se stessi”. Innamoratosi della filosofia NG Group che esalta e cerca di diffondere nel mondo i suoi ideali di bellezza e benessere, condivide la sua esperienza di più di 25 anni nell’industria cosmetica con lo staff dell’azienda bresciana da circa un anno. La collaborazione con Giannantonio Negretti nasce dopo un lungo confronto. Stevn afferma “Giannantonio è un “capo” che non ha paura di correre rischi, sempre disponibile a lanciare novità sul mercato, senza dubbio una grande qualità. Visto che molti marchi leader del settore sono stati assorbiti da multinazionali, ad oggi si è aperta una nuova finestra e nuove opportunità per il nostro settore ed NG Group ha tutte le carte in regola per cogliere la sfida ed affermarsi come uno dei protagonisti.” Dopo aver studiato all’Institute of Cosmetology Bellevue di Washington ed essersi specializzato in Psicologia e Studi Sociali all’Università di Washington inizia la brillante carriera di questo giovane artista. A 21 anni diventa direttore artistico del Richard Outlet Salòn e a 23 anni viene nominato direttore creativo di Juan-Juan Salòn Cannon Drive, Beverly Hills. Approda in seguito in Italia, a Milano, aprendo un’agenzia di comunicazione ed immagine dove si concentra sulla grafica e sul branding. Tra i suoi clienti spiccano nomi come Sergio Tacchini, Lancome Italy, Revlon e Wella. Stevn insegna come sperimentare, innovare e rinventarsi sia ad oggi l’unico modo per soddisfare al meglio le esigenze dei consumatori e quindi raggiungere il successo. Le ispirazioni di questo artista sono dettate dal fascino delle epoche storiche passate, dai trend musicali e culturali legati al costume e all’attualità, tenendo sempre in conto l’aspetto concreto della sua professione, ossia la possibilità di fornire: saloni, idee e servizi innovativi. Stevn e Alessandra sono solo alcuni dei tesori che NG nasconde al suo interno..

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BERGAMO ARTE FIERA

MOSTRA MERCATO DI ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA

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al 29 novembre al 1 dicembre 2014 la Fiera di Bergamo ha ospitato l’undicesima edizione di Bergamo Arte Fiera (BAF), un appuntamento imperdibile non solo per collezionisti e curatori d’istituzioni ma anche per semplici appassionati d’arte e cultura.

BAF è una mostra mercato di arte moderna e contemporanea firmata Promoberg e curata dal direttore artistico Sergio Radici, con numerose opere di alta qualità che richiamano anche collezionisti e curatori alla ricerca di nuove tendenze internazionali: più di un centinaio di espositori fra cui oltre novanta gallerie d’arte tra le più importanti a livello internazionale, tredici firme dell’editoria di settore e alcune gallerie straniere su 6.500 metri quadrati di superficie. BAF occupa stabilmente (e a pieno merito) una posizione di rilievo tra le manifestazioni regine in Italia e si consolida quale evento di riferimento per tutto il Nord Italia. La mostra mercato si presenta come un insieme armonico di opere di artisti “storicizzati” (tra cui Warhol, Balla, Basilico…) e di artisti emergenti accuratamente selezionati senza divisioni in settori: un viaggio di alta qualità artistica e culturale, una vera eccellenza nel settore dell’Arte che ha permesso a Bergamo di collocarsi tra le mete più importanti per gli appassionati della materia. Numerosi anche gli eventi collaterali, appuntamenti non solo artistici ma anche storici, culturali e di approfondimento, fra cui una mostra dedicata all’artista bergamasco Giuseppe Milesi allestita grazie al contributo della Fondazione Credito

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Testo e Foto di Chiara De Troia

REDAZIONALE


Bergamasco, uno spazio espositivo con opere in edizione serigrafica in collaborazione con Casaperlarte fondazione Paolo Minoli di Cantù, alcune opere dell’artista bergamasca Giovanna Bolognini e l’installazione hi-tech dell’artista multimediale bresciana Aidan. In contemporanea a BAF, nel padiglione accanto, è stata allestita anche la quarta edizione di GourmArte, dando l’opportunità ad esperti e neofiti di partecipare ad un’imperdibile fusion tra i capolavori enogastronomici di alcune aziende lombarde (scelte per l’assoluta eccellenza dei loro prodotti) e le opere di arte moderna e contemporanea. Una rassegna dedicata quindi al “buon gusto” e al “bello” nella loro totalità, non solo visivi ma anche da assaporare!

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REDAZIONALE

MUSICASNIGO SHOWS & MUSIC EXPO IN VAL SERIANA

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l 14 e 15 giugno 2014, presso l’ex Chiesa di Santo Spirito di Casnigo (Bergamo), ha avuto luogo la prima edizione del festival MusiCasnigo, manifestazione che ha offerto una panoramica a 360° sul mondo della musica e del business a esso collegato. Concerti, workshop, dimostrazioni e dibattiti hanno arricchito un nutrito programma di eventi, capace di attirare in Val Seriana appassionati, musicisti e talent scout.

Dalla Musikmesse, fiera internazionale degli strumenti musicali più importante d’Europa che si svolge da oltre 25 anni a Francoforte sul Meno in Germania, sono state presentate e esposte, in anteprima per il pubblico italiano, le migliori chitarre classiche, acustiche e elettriche in produzione. Per la prima volta insieme sul palco, grandi solisti del panorama musicale internazionale hanno dato vita a un’imperdibile serie di esibizioni “no stop”, spaziando dalla musica classica al jazz, dal blues al rock. Grazie al successo di pubblico e critica, il festival ideato e realizzato da Fabrizio Frigeni e Cecilia Zenucchi con la collaborazione e il patrocinio del Comune di Casnigo, ambisce a divenire un punto di riferimento non solo a livello locale, ma anche regionale, per questo inizieranno presto i lavori di realizzazione della prossima edizione, in programma a luglio 2015. Si ringrazia: Radici Group, Frana Polifibre, Algomat Solutions, Martinelli Ginetto, Legal Card Service, Consorzio BIM e PromoSerio.

Photo by Valerio Rota Nodari 28


FABRIZIO FRIGENI

CORSO DI CHITARRA ROCK HENDRIX BLACKMORE SANTANA GILMOUR STEVENS SATRIANI VAI MOORE MALMSTEEN RONDAT VUOI OTTENERE UN’ESECUZIONE PRECISA, DINAMICA E BRILLANTE, COME QUELLA DEI GRANDI VIRTUOSI DELLO STRUMENTO ?

TECNICHE PRINCIPALI ANALISI DI STILI E FRASEGGI ANATOMIA DEGLI STRUMENTI TECNOLOGIE APPLICATE AL SUONO IN COLLAB ORAZIONE CON

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RUBRICHE

ECONOMIA

Di Giorgio Arfaras

Pres Comitato Investimenti SCM SIM www.scmsim.it contact@scmsim.it

IL PIANO JUNCKER

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Per inquadrare il piano proposto dal presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker – riguardo gli investimenti in infrastrutture in parte minore finanziati dal denaro pubblico e in parte maggiore da quelli privati, un piano che ravvivi la spesa per investimenti che si è di molto ridotta da quando c’è la crisi – conviene partire da un lunga digressione (1).

Quando un’economia rallenta, la banca centrale cerca di ridarle vigore. Il minor costo del denaro spinge gli investimenti. L’economia smette di rallentare e poi si riprende. Il tasso di sconto – il tasso di interesse richiesto dalla banca centrale alle banche di credito ordinario - è stato abbassato nell’Euro area fino a quasi lo zero, ma gli investimenti non sono ripartiti. Gli investimenti e l’occupazione, infatti, ripartono se gli imprenditori pensano che in futuro ci sarà una maggior domanda, più precisamente una domanda superiore a quanto sono in grado di produrre oggi con gli impianti e la manodopera in essere. Se non lo pensano, non investono e non assumono. Il costo del denaro diventa così meno importante delle aspettative intorno alla domanda. Siamo così arrivati all’idea che, in un mondo travolto dall’incertezza intorno al futuro, deve agire chi ha orizzonti temporali lunghi e non ha vincoli finanziari, ossia lo Stato attraverso la spesa pubblica in deficit. Lo Stato spende più di quanto raccoglie con le imposte e, in presenza di sottoccupazione degli impianti e della manodopera, riesce, generando una domanda addizionale dal nulla, ad alzare la domanda più di quanto altrimenti avverrebbe. La maggior domanda rianima l’economia. Insomma, quando si ha crisi, prima si agisce sul versante della politica monetaria, e, se questa non funziona, sul versante di

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quella fiscale. E tutto torna come prima. Questa è la ricetta macroeconomica classica. Si noti come nel ragionamento classico ci siano i flussi di reddito (investimenti, spesa pubblica) ma non gli stock (il debito pubblico), e come si assuma che la spesa pubblica in deficit, una volta che abbia assolto il compito di rianimare l’economia, cessi. La spesa pubblica, invece, quando riparte non si ferma, perché si creano nuovi interessi che desiderano che essa si mantenga al livello più elevato: la maggior spesa pubblica invece di essere ciclica, ossia funzionale allo smussare le variazioni dell’economia, diventa permanente. Se diventa permanente in presenza di un elevato debito pubblico, come è oggi il caso dell’Europa e non solo, diventa poi molto difficile portare quest’ultimo sotto controllo. Con un debito pubblico molto elevato l’economia diventa più vulnerabile agli shock futuri. Se però la spesa pubblica non fosse generica – come si avrebbe nel caso di maggiori assunzioni di dipendenti pubblici, ma dedicata - come si avrebbe con un programma di investimenti in infrastrutture finanziato soprattutto dai privati sebbene con garanzia pubblica, una spesa che non sarebbe contata come debito pubblico, insomma il piano Juncker – avremmo fatto un passo avanti nella direzione di bilanciare la carenza di domanda che si ha in Europa. La spesa pubblica in infrastrutture ha poi il vantaggio di avere un moltiplicatore elevato – ossia essa genera un reddito maggiore della spesa iniziale. Con la spesa pubblica dedicata (in infrastrutture) e non generica (in assunzioni), si ottiene una maggior domanda, senza che si alimentino nuovi interessi che diventano permanenti. In astratto tutto sembra funzionare. Il piano Juncker dovrebbe perciò essere accolto con soddisfazione. Esso mette d’accordo chi crede che la politica monetaria ultra espansiva non sia sufficiente per il rilancio economico (come afferma il governatore della Banca Centrale Europea Mario Draghi), con chi crede che gli acquisti di titoli di stato da parte delle banca centrale aiutino poco la ripresa, mentre agiscono come incentivo per non attuare le riforme (come afferma il governatore della banca centrale tedesca Jens Weidmann). Insomma, la banca centrale – con il piano Juncker - conta meno nella politica economica, perché aumenta il peso di quella fiscale, che però non genera nuovo debito pubblico, perché la spesa in infrastrutture è finanziata soprattutto dai privati. Dove si nascondono le criticità? Sul piano dell’esecuzione. Ossia, di tutti i progetti che vengono sottoposti ad esame a Bruxelles, quali passano e quali no? Passa il cablaggio di Salonicco (tanto per dire), o quello di Palermo (tanto per dire), oppure tutte e due? E se la Grecia mobilita del denaro per i suoi piani di investimento, e questi sono bocciati a favore di quelli dell’Italia, che cosa accade? Può accadere che nessuno mobiliti dei finanziamenti fino a quando non è sicuro che i suoi investimenti verranno promossi? Insomma, l’idea del piano Juncker è brillante, ma quando si passa all’esecuzione sorgono dei dubbi. Dubbi che sono legati alla composizione dei molti interessi. Si ha chi accetta il punto di vista – quella che abbiamo fin qui esposto - della spesa addizionale promossa dall’autorità politica, ma che ha dei dubbi sulla sua esecuzione, e chi lo contesta in toto. Perché mai - questo è l’altro punto di vista - invece di incentivare gli investimenti attraverso la mano pubblica, non si tagliano le imposte in misura significativa, lasciando così al settore privato la decisione di come allocare le risorse liberate dal minor carico fiscale? Inizialmente si avrebbe un maggior deficit pubblico (le spese restano invariate e le entrate diminuiscono), ma poi la ripresa alzerebbe il volume di imposte (a parità di aliquote), riducendo il deficit pubblico iniziale. In questo caso il dubbio, così come nell’altro caso il dubbio era sul piano dell’esecuzione, è che le minori imposte non si traducano immediatamente in maggiori investimenti. 35


RUBRICHE

ATTUALITÀ

Di Renata Sortino

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PETER FONDA EASY RIDER OGGI uon sangue non mente: Peter Fonda è figlio del grande Hanry Fonda e della miliardaria Frances Ford Seymour, fratello minore dell’attrice Jane Fonda e padre di Brdiget. Peter cresce in un ambiente artistico e poliedrico, e dimostra ben presto attitudini anticonformiste. Comincia la sua carriera dopo l’Università, dapprima a Broadway, successivamente a Hollywood collezionando piccole parti e facendosi una reputazione di ‘dropout’, tanto sul set quanto fuori.

Si aliena dal conformismo della Film Industry losangelina, diventando un ribelle figlio della sua epoca: lascia crescere i capelli, frequenta star del calibro dei Beatles e fa uso di stupefacenti come l’LSD. Fonda diventa parte integrante della controcultura hippy, infatti nel 1966 viene arrestato durante la famosa rivolta antibellica a Sunset Strip, sedata con violenza dall’intervento della polizia di Los Angeles. Grazie a questo episodio Peter viene scritturato per il film ‘The Wild Angels’ e ottiene il suo primo importante salario. La svolta avviene però nel ’68 quando Fonda scrive, produce e interpreta ‘Easy Rider’, il film del Sessantotto per antonomasia, insieme a un giovanissimo Jack Nicholson e Dennis Hopper. Nel film Peter Fonda interpreta Capitan America e diventa un simbolo vivente della moda di quel periodo, perennemente in moto sulla sua Chopper e con la bandiera americana ricamata sul retro della giacca di pelle. Grazie al suo fascino il giovane 36


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Fonda diventa un’icona, infatti ancora oggi il suo stile ribelle è considerato glamour, quindi se anche voi volete essere Capitan America almeno per un giorno, ecco alcune idee per poterlo imitare. Indispensabile è il giubbino di pelle da abbinare ai classici jeans delavè. L’accessorio veramente insostituibile per Capitan America è il casco: vi suggeriamo magari un casco con la bandiera italiana stilizzata. Per la sera il vero biker cambia veramente poco del suo abbigliamento; infatti rimane fedele al giubbino di pelle; magari l’alternativa potrebbe essere la scelta del pantalone, un filato in principe di Galles nel bianco e nel nero. Per proteggersi dal freddo ormai pungente, una sciarpa nera in cachemire sarebbe la scelta perfetta. Per quanto riguarda il profumo invece, l’uomo ribelle, anticonformista e idealista come Peter Fonda sceglierebbe un aroma pungente, speziata ed energica, insomma l’essenza perfetta per accompagnare voi e il vostro Chopper in giro per il mondo.

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RUBRICHE

CINEMA

PARLIAMO DI FILM Di Davide Comotti

LA SPIA

I

l pluripremiato attore Philip Seymour Hoffmann, scomparso lo scorso 2 febbraio, è interprete di una magnifica interpretazione postuma ne La spia (A most wanted man, 2014) dell’olandese Anton Corbijn. Trattasi di una spy-story vecchio stile, un film complesso e dall’ingranaggio perfetto tratto dal romanzo Yssa il buono dello specialista John Le Carré – celeberrimo scrittore britannico di best-seller spionistici: dalle sue opere sono stati tratti numerosi film, dal classico La spia che venne dal freddo a La casa Russia, fino ai più recenti Il sarto di Panama e La talpa. La pellicola di Corbijn è il più recente adattamento cinematografico da Le Carré, qui sceneggiato da Andrew Bovell. La storia è ambientata ai giorni nostri ad Amburgo, dove opera un’intelligence tedesca con lo scopo di monitorare gli arabi sospettati di terrorismo: a capo del gruppo c’è il disincantato Günther Bachmann (Hoffmann), spesso in conflitto con i colleghi americani. L’attenzione dei servizi segreti si concentra su Issa Karpov (Grigoriy Dobrygin), un clandestino russo/ceceno e di religione islamica: rifugiatosi presso una famiglia, il ragazzo vuole entrare in contatto con il losco banchiere Tommy Brue (Willem Dafoe), presso il quale è depositata la gigantesca eredità paterna. Riuscito nel suo intento grazie a un’avvocatessa, Karpov viene strumentalizzato a sua insaputa da Bachmann per arrivare al suo vero obiettivo: il dottor Faisal Abdullah, che sotto la copertura di un’organizzazione pacifista nasconde un grosso traffico d’armi. La spia si distingue nettamente dal contemporaneo cinema di spionaggio: James Bond ha conosciuto con Daniel Craig una nuova giovinezza e una dimensione introspettiva, ma rimane innanzitutto un prodotto di spettacolo, per non parlare dei vari Mission: Impossible che stanno assumendo una connotazione sempre più fracassona e quasi fantascientifica. A most wanted man è qualcosa di completamente diverso, un tipo di spy-story che anni fa andava per la maggiore, mentre oggi viene raramente messo in scena. Scompare ogni dimensione eroica e spettacolare: nessuna scena d’azione, neanche uno sparo né

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un omicidio, e gli agenti segreti vengono riportati alla loro dimensione umana. Philip Seymour Hoffmann interpreta con la consueta maestria ed eleganza una spia cinica e disillusa, lontanissima dallo 007 che popola l’immaginario comune, ma più realistica: anche fisicamente è anticonvenzionale, corpulento e “grigio”, cravatta slacciata e vita notturna quasi da detective hard-boiled. Non ha molto sex-appeal, e con le due colleghe – una americana (Robin Wrigth) e l’altra tedesca – il rapporto non va oltre quello professionale e amichevole. Il mondo delle spie è descritto in tutto il suo amaro cinismo e nella sua spietatezza, in cui i rapporti umani sono strumentalizzati per giungere all’obiettivo e non c’è una distinzione manichea fra “buoni” e “cattivi”: il banchiere è ricattato per i soldi sporchi del padre, la bella avvocatessa (Rachel McAdams) è costretta con la prigionia a ingannare Issa. Notevole la costruzione di tutti i personaggi, sviscerati psicologicamente e mai banali, i quali vanno a far parte di un complesso mosaico che si delinea man mano nel corso della lunga vicenda (120 minuti circa). La spia è un film squisitamente attuale, che abbandona i vecchi scenari della guerra fredda per esplorare il moderno fenomeno del terrorismo arabo: interessante è anche il rapporto fra intelligence tedesca e americana, in perenne conflitto, che si mantiene sulla lama di rasoio per tutto il film fino a convogliare nell’amarissima conclusione. Attenzione certosina alla sceneggiatura e ai personaggi, anti-eroismo e assenza di spettacolarità sono dunque i caratteri basilari dell’opera di Corbijn: per questo motivo si parlava di spy-story “vecchio stile”, vicina ai suddetti classici La spia che venne dal freddo e La casa Russia, e con un’impeccabile Hoffmann che prende il posto dei rispettivi Richard Burton e Sean Connery. Pur non essendoci azione, A most wanted man è ritmato e appassionante, grazie anche alla solida regia e sceneggiatura. Dialoghi secchi e pregnanti, lontani da ogni retorica, permeano tutta la lunga vicenda, l’elemento spionistico si coniuga con quello “giallo” e col dramma umano, e il tutto è reso più forte dalle carismatiche interpretazioni. Notevole anche la ricerca stilistica: musiche minimaliste e ridotte a sottofondo, scenografie e montaggio di classe, e una fotografia in grado di alternare i colori al neon della città notturna con i grigi scenari diurni, giusto accompagnamento di una spy-story senza eroi.

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RUBRICHE

TELEFILM

BRITISH SERIES Di Carlo Rondi

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PLEBS

oma Antica. Anno 26 AC. Città tradizionalmente immaginata come terra di imperatori e senatori, generali e gladiatori… Non è questo il caso! Questa sit-com segue invece tre giovani disperati di un sobborgo che cercano, analogamente a quanto accade alla loro controparte moderna, di mantenere il loro lavoro, scalare la scala sociale romana, e cercare una donna. I 3 sono: Marcus, giovane di belle speranze, impiegato come copista, Stilax, che lavora con Marcus nell’azienda di Flavia come tritacarte, e Grumio, lo schiavo scansafatiche di Marcus. Ogni puntata è a sè stante, con l’unico filo conduttore che è l’infatuazione di Marcus per la vicina di casa Cynthia che dura per tutti e 12 gli episodi divisi su 2 stagioni. Le avventure (o più che altro disavventure) dei tre ragazzi ruotano attorno a vari personaggi, come l’avido Locandiere che alza sempre l’affitto e che raggira Grumio in ogni modo, corrompendolo anche con dei semplici semi, o come Metella, la burbera schiava di Cynthia, che rende sempre Marcus oggetto delle sue battute, o ancora come Flavia, la loro datrice di lavoro, e il suo infedele marito. Scritta e prodotta da Tom Basden, presente anche come attore nel ruolo di ragazzo dell’acqua, questa serie britannica è trasmessa sul canale ITV2 e come comicità è spesso paragonata a show del calibro di ‘The Inbetweeners’ con Joe Thomas e di ‘Blackadder’ con Rowan Atkinson (a.k.a. Mr. Bean). Consigliata a tutti i fan della comicità British, concludo con un tipico saluto tra Marcus e Metella che non ha bisogno di traduzione: “Hello Marcus, you ugly bastard.” “Hello Metella, you ginger prick.”

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RUBRICHE

VIDEOGAMES

Di Anna Paltrinieri

POKÉMON RUBINO OMEGA E POKÉMON ZAFFIRO ALPHA

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iamo ormai alla sesta generazione Pokèmon e con Rubino Omega e Zaffiro Alpha potrete rivivere un piacevole remake della terza generazione. Sempre sviluppati da Game Freak ed usciti il 28 novembre esclusivamente per Nintendo 3DS e Nintendo 2DS. Negli anni il gioco è stato sviluppato sempre di più e ha legato le caratteristiche di un RPG a molte opportunità di interagire con altri giocatori tramite scambi o allenamenti ormai fondamentali nell’avanzamento ma allo stesso tempo hanno reso il caro vecchio game di strategia in un vero e proprio gioco da competizione. Prima dell’uscita è stata rilasciata una demo un po’ approssimativa ma che lascia immaginare quale sarebbe stato il risultato di questo incontro tra vecchio e nuovo. L’obbiettivo del protagonista è sempre lo stesso ovvero quello di diventare il miglior allenatore del mondo tramite esplorazioni, allenamenti, capipalestra e duelli. Questa avventura regala ore ed ore di intrattenimento che viene ancora adesso apprezzato anche dalle vecchie generazioni e non solo dai più giovani. Non mancano le Megaevoluzioni già introdotte dalla precedente uscita e vi è sempre la Pokè io&te che permette di aumentare l’affinità con i propri Pokèmon. La qualità delle texture e i colori più vivaci rendono l’esperienza leggermente superiore a quella vista in X e Y. Tra le ultime novità rientra la visuale di volo e il Multi PokèNav, un dispositivo portatile per orientarsi durante le esplorazioni che è anche in grado di fornire informazioni utili per agevolare l’avventura. Ecco un elenco veloce di altre novità: - Lotte a mezz’aria, in volo si possono incontrare Pokèmon con cui lottare.

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- Zone di miraggio con l’Ipervolo, alcune destinazioni saranno raggiungibili solo tramite Ipervolo. - Le zone miraggio e i Pokémon leggendari, le zone miraggio possono nascondersi tra le nuvole, su piccole isole e in molti altri luoghi, in alcune di esse sarà possibile incontrare potenti Pokémon leggendari. - Le Super Basi Segrete, potrete creare una Base Segreta ed organizzarla o decorarla a vostro piacimento. - Amico segreto, gli amici segreti possono aiutarti grazie ai loro talenti speciali per progredire più agevolmente nell’avventura. - Bandiere, in ciascuna base segreta, puoi raccogliere una sola bandiera al giorno, queste ti aiuteranno a far avanzare di livello il tuo team. - Sincronizzazione di gioco con il PGL, il Sincrogioco ti permette di sfruttare diversi servizi del sito Pokémon Global Link. Su questo sito troverete anche notizie su eventi del mondo Pokémon e altre informazioni utili, ad esempio l’elenco dei Pokémon che hai scambiato.

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RUBRICHE

SPORT

LO SPORTIVO DEL MESE Di Samuele Sortino

LEWIS HAMILTON

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n anno perfetto. 11 vittorie, 16 podi su 16 gare al traguardo (più i 3 ritiri di Melbourne, Montréal e SpaFrancorchamps), 7 pole position e 7 giri veloci. 384 punti totali. Tanta determinazione, tanta costanza, un’alternanza di fortuna e sfortuna ed una vettura spaziale. Tutte queste componenti hanno dato i natali al regno di Lewis Hamilton.

La creatura partorita dalla Mercedes, la W05, era un passo avanti alla concorrenza, se non due. Proprio per questo dominio mostrato dalla vettura del team di Brackley, il titolo è stato sempre un affare a due tra lo stesso Hamilton ed il tenace e mai arrendevole compagno di squadra Nico Rosberg. Titolo che dopo il GP del Belgio, in seguito al contatto di Spa-Francorchamps, sembrava svanito: 29 punti di distacco dal tedesco e poche speranze. “Nico ha ammesso di avermi toccato apposta, ma ora sono indietro di 30 punti e dovrò dare il massimo”, dirà Lewis nel post-gara belga. Detto, fatto. 6 vittorie ed un secondo posto nelle 7 gare successive, sorpasso su Nico e vittoria del titolo. L’Hamilton di questo 2014 ha raggiunto l’apice della sua maturazione come uomo e come pilota, dopo una grossa crescita a livello caratteriale, dimostrandolo quando ce n’è stato maggiormente il bisogno. Facilitato dal mezzo meccanico, definito “piuttosto buono” già a Jerez nello scorso gennaio, Lewis ha lavorato duramente con il solo scopo di portare a casa quel titolo che gli mancava dal 2008. L’unico punto debole del campione del mondo 2014 è stata la qualifica, laddove ha maggiormente sofferto Nico Rosberg

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e nel quale ha anche commesso i suoi errori più gravi. Non saranno risultati decisivi ai fini del risultato finale, ma Zeltweg, Hockenheim e l’Hungaroring avrebbero portato allo sconforto chiunque. In gara, Hamilton però si è rivelato devastante: al di là delle vittorie ottenute quest’anno, le rimonte di Hockenheim e dell’Hungaroring hanno messo in mostra la calma e la freddezza del 29enne di Stevenage nel raddrizzare situazioni difficili. Duro lavoro, una grande macchina e maturità caratteriale. Insomma, l’uomo migliore ha vinto.

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RUBRICHE

BLOG

Di Alice Cerea

Blogger babywhatsup.com

ALICE CEREA E UN GESTO DI SOLIDARIETÀ IN PIAZZA DUOMO: PAGINA BIANCA

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ieccoci con la rubrica che parla dei viaggi, della vita e delle avventure di una giovane blogger bergamasca alle prese con web, progetti ed eventi. Oggi non parliamo di me, ma degli altri. Delle opere di solidarietà che ognuno nel suo piccolo compie per aiutare e sostenere la comunità. Del piccolo abbraccio di un bambino. Delle grandi donazioni dei potenti. Della preghiera di un credente. Di tutto ciò che chiunque può fare.

Ve lo ricordate il fenomeno “All ice bucket” di quest’estate? Quei filmati dove personaggi illustri o meno si rovesciavano secchi di acqua gelata in testa? Che sciocchi, avrete pensato, rischiare una polmonite per due minuti di notorietà, e invece no. C’era, e c’è, una giusta causa: la raccolta fondi per la SLA. (Anche io mi sono data da fare, trovate tutto sul mio profilo instagram @alicecerea). Ma veniamo a noi, oggi parliamo degli altri e in particolare del fantastico evento solidale Pagina Bianca, tenutosi in piazza Duomo il 25 ottobre organizzato da Fare x bene onlus. PAGINA BIANCA: IO C’ERO E VE LO RACCONTO Sono le 12.00 e io esco dalla metropolitana in piazza Duomo, Milano. Il vento mi ha scompigliato i capelli e dopo l’inaugurazione di Promod Uomo in corso Buenos Aires (lo sapevate? Trovate tutto nei dettagli su babywhatsup.com) sono super affamata! Mi lancio nel primo Mcdonald, ingurgito 2 mega panini e scendo di corsa, l’evento sta per cominciare. Piazza Duomo è ricoperta da 3.000 metri quadri di candido cotone, dalla scalinata alla statua, un’enorme Pagina Bianca. Un timido ragazzino mi si avvicina consegnandomi un opuscolo e illustrandomi il progetto (conosco il progetto, l’ho studiato

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a memoria prima di partire, ma lo ascolto con il sorriso, è un piacere vedere come ragazzini così giovani si interessino a tematiche di questa importanza): “Pagina Bianca è un evento pubblico, realizzato dal poeta di strada Ivan Tresoldi insieme a Valentina Pitzalis, una fortissima donna sopravvissuta alla violenza inflittale dal marito. Il telo che vedete sarà proprio una grande pagina bianca dove ognuno potrà esprimere le diverse testimonianze contro ogni forma di discriminazione e violenza.” Lo ringrazio e non chiedo altro: breve e super convincente. Ha un grande futuro questo ragazzino di circa 12 anni. Le 13.00 arrivano in un lampo e io, armata di pennello e pittura, lascio la mia testimonianza indelebile contro la violenza, insieme a migliaia di persone. Un piccolo gesto che significa davvero tanto, come lo slogan: UN SORRISO PER VALE. Diciamo stop alla violenza, diamoci un taglio. S T O P.

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MODA

Di Maurizio Valzania

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esattamente come l’auto, l’abito che indossiamo racconta di noi più di quello che dicono le parole con le quali ci proponiamo agli altri ,ci rappresenta come una fotografia. Come l’auto che evidenzia il conto in banca, la posizione sociale, la voglia di esibire, una passione o il modo di pensare, l’abito mostra il carattere, le idee, l’età, la voglia di relazionarsi con gli altri, la professione di un individuo. Un professionista avrà prevedibilmente un abito grigio o blu, forse con una sottile riga, con sotto una camicia bianca o celeste e una cravatta regimental o una micro fantasia; se è giovane avrà la giacca più corta e i pantaloni più stretti e corti del collega più anziano, la camicia più aderente con collo francese e una cravatta più sottile. Un manager che deve mostrare di essere arrivato più in alto di tanti colleghi avrà un abito con spalla napoletana chiaramente sartoriale molto attillato e con un tessuto importabile l’anno successivo, gli ultimi due occhielli delle maniche rigorosamente sbottonati e dei gemelli evidenti ai polsi della camicia su misura. Lo spezzato che quest’anno è tornato di gran moda è tipico dell’uomo arrivato che non ha obblighi lavorativi. Ne vedo di tutti i colori nel vero senso della parola ma pochi abbinati bene. I medici hanno un abbigliamento informale: un giubbino di renna nella mezza stagione, sempre che ci sia ancora, e un piumino rigorosamente firmato in inverno. Considerato che passano la maggior parte della giornata in camice non si può dare loro torto. Se poi capitassimo in piazza di Montecitorio potremmo raggruppare i parlamentari in uscita dal portone più visto alla tv per partito di appartenenza solo guardando il loro abbigliamento; ma avete notato il colore della maggior parte degli abiti di

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Renzi? È raffinato ed attuale, adatto alle situazioni che incontra e sicuramente appropriato al personaggio innovativo che è. Molto probabilmente ha qualcuno che lo consiglia bene, almeno per l’abbigliamento. La domanda è: èerché noi dobbiamo rinunciare ad un simile supporto? Forse perché siamo tutti allenatori di calcio, consulenti di Marchionne per l’auto e più veloci di Alonso. Certo che, se mai nel campo della moda qualcuno non si sentisse così preparato, potrei propormi per dargli il consiglio più opportuno: maurizio@universosposa.it

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OMICIDI A NATALE IL CASO RAMSEY

onBenét Patricia Ramsey, reginetta di bellezza statunitense, morì il 25 dicembre del 1996, all’età di soli sei anni. Fu trovata senza vita nella cantina della casa di famiglia, a Boulder, in Colorado, quasi otto ore dopo la denuncia di scomparsa. Sul corpo c’erano fratture e segni di molestie sessuali e come dimostrò l’autopsia, la bimba fu colpita alla testa e poi strangolata. I primi sospetti caddero sui genitori e il fratello (questi in relazione a questioni di gelosia verso la sorellina). Tuttavia, la famiglia fu scagionata quando il DNA prelevato dai vestiti della vittima sembrò non comprovare il loro coinvolgimento. Il proscioglimento avvenne dunque per mancanza di prove a distanza di dodici anni dal delitto. Il caso suscitò grande clamore nell’opinione pubblica, per via delle partecipazioni di JonBénet a concorsi di bellezza per bambini (e i suoi successi a ripetizione) e dell’agiatezza economica dei genitori, oltre che per altri elementi insoliti. Il padre, John Bennett Ramsey, all’epoca era il presidente di un’azienda informatica di grande successo che nel 1996 arrivò ad incassare svariati milioni di dollari. La madre Patricia Ann “Patsy” Paugh, deceduta dieci anni dopo la figlia, fu a sua volta una reginetta di bellezza e Miss West Virginia. La piccola JonBenét aveva anche un fratello, Burke Hamilton e due fratellastri, John Andrew e Melinda, questi ultimi nati dal precedente matrimonio del padre e residenti in Georgia con la madre. Un’altra sorellastra, Elizabeth, era morta in precedenza, quando la bambina aveva due anni, con il suo fidanzato in un incidente stradale. L’omicidio della piccola avvenne il giorno di Natale del 1996. La sera della vigilia, i Ramsey (John, Patsy, Burke e JonBenét) fecero rientro a casa dopo una cena da amici. I bambini vennero mandati subito a letto, mentre i genitori prepararono i bagagli in vista di un viaggio in programma il giorno successivo.

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La casa era composta da 15 stanze, tre piani più un seminterrato. All’ultimo piano c’era la stanza dei coniugi. Al secondo le camere dei bambini. Al pianoterra la cucina, due stanze da pranzo, un salotto e uno studio. Nel seminterrato vi erano la cantina, una palestra, la lavanderia e alcune stanze di servizio. Alcuni vicini testimonieranno di aver sentito l’urlo di un bambino la notte tra il 25 e il 26, ma i familiari dichiararono di non aver notato nulla di anomalo. Patsy Ramsey riferì di aver avuto certezza della sparizione della figlia la mattina del 26 dicembre, attorno alle 5:30, quando rinvenne sulle scale una lettera di riscatto per riavere indietro la piccola. In seguito fu accertato che era stata scritta a penna su due fogli strappati da un quaderno appartenente alla stessa Patsy. La somma richiesta al padre era di 118.000 dollari in contanti per il rilascio della piccola JonBenét. Nel testo della lettera si faceva inoltre riferimento a cifre che si ripetevano, ovvero 100, 18, 8 e 10, forse rievocanti un codice non meglio identificato. Gli inquirenti appurarono che la somma richiesta dai presunti rapitori ammontava all’esatto valore di un bonus che John Ramsey aveva ricevuto quale gratifica natalizia dall’azienda di cui era presidente. Nonostante i toni imperativi della lettera di non avvisare nessuno, tanto meno le forze dell’ordine, pena l’immediata esecuzione della bambina, Patsy Ramsey telefonò immediatamente a polizia, parenti e amici. La polizia locale condusse una ricerca sommaria all’interno e all’esterno della casa, senza trovare segni evidenti di intrusione o di effrazione. Attorno alle 13:00, un detective della polizia di Boulder chiese a un amico dei Ramsey di accompagnare John a ispezionare la casa per controllare se ci fosse “qualcosa di insolito”. Le ricerche iniziarono dal seminterrato. Nella cantina dei vini, una stanza isolata ed appartata, fu ritrovato il corpo della piccola JonBenét, avvolto nella sua coperta preferita. Era riversa supina, con le braccia verso l’alto al di sopra della testa. Nel palmo della sua mano sinistra era stato disegnato un cuoricino usando un pennarello rosso, realizzato dall’assassino. Il collo e i polsi erano legati con una corda di nylon, lasciata molto allentata. Il manico rotto di un pennello lungo 10 cm, appartenente a Patsy Ramsey, era stato usato per avvolgervi attorno un capo della corda di nylon per formare una garrota. Istintivamente John Ramsey rimosse il nastro adesivo dalla bocca della figlia e trasportò immediatamente il corpo al piano superiore, dove fu fatto un inutile tentativo di rianimazione. Solo alle 13:50 la casa fu dichiarata scena del crimine e posta sotto sequestro. Il rinvenimento avvenne dunque quasi otto ore dopo la denuncia di scomparsa. La scena del crimine appariva quantomeno singolare, tanto che lo scantinato dove fu rinvenuto il cadavere di JonBenét era un locale pressoché in disuso e sconosciuto persino dalla ex domestica, la quale sostenne che la casa era particolarmente difficile da percorrere per qualcuno che non fosse di famiglia. Il caso Ramsey rimane tuttora irrisolto. 67


RUBRICHE

MATRIMONI

Di Helga Locatelli

h.locatelli@pureweddings.ch h.locatelli@davittorio.com

L’ARTE DEL RICEVERE E LA “MISE EN PLACE”

S

aper ricevere con stile e ricercatezza è una vera e propria arte, che ha delle regole ben precise. Che sia un invito formale o informale, la cura del dettaglio, la perfetta mise en place, la corretta disposizione degli ospiti ed il rispetto delle norme del galateo possono rendere unico qualsiasi evento. Sia al ristorante che in casa, una tavola ben presentata è indice di classe e va messa tutta la cura possibile, dal tovagliato e dai servizi di piatti, bicchieri, posateria, agli accessori. Tutto deve essere intonato. Non mischiate la chincaglieria della nonna con bordi oro zecchino con il sottopiatto squadrato e la tovaglia a scacchi … potrebbe essere rischioso! Un mollettone copri tavolo è consigliabile, non solo per evitare che si rovini il piano ma anche per attutire qualunque rumore si possa fare con le stoviglie. Deve stare ben saldo, evitare le antiche mollette in ferro! MA ESISTONO ANCORA? Da eliminare per i tavoli luminosi. La tovaglia deve essere stesa con gesti decisi e precisi, facendo attenzione che la caduta abbia la stessa altezza lungo tutto il perimetro. Il tovagliolo sta a sinistra del coperto, ma non è un errore metterlo a destra; in caso di poco spazio può trovar posto sul sottopiatto. Non deve stare nemmeno sotto o sopra le posate, bensì a filo della posata più esterna, altrimenti per prenderlo il commensale combinerebbe un trambusto e l’estetica della tavola andrebbe subito all’aria. Io amo particolarmente il lino, ma vedrete nelle immagini di seguito delle apparecchiature bizzarre con dei velluti colorati o tessuti grezzi, ogni tavola un colore come per i bicchieri e fiori! Occhio a non esagerare. I sottopiatti sono d’uso in molte case per le grandi occasioni. Accolgono tutti i piatti a cominciare dall’antipasto, ma ricordate di toglierlo prima del dessert! Meravigliosi quelli in vetro trasparente ma dalla forma retrò. Che ne dite? Argento, vetro o paglia abbinatelo al piatto di portata ed al centro tavola. 68


L’etichetta della tavola ha le sue ferree leggi riguardo alla posizione dei bicchieri e delle posate. Per la regola che «i solidi stanno a sinistra ed i liquidi stanno a destra», bicchieri e cucchiai si mettono a destra, mentre i piattini del pane e delle verdure a sinistra. Le mode cambiano le misure dei bicchieri e di conseguenza le posizioni, quello che non cambia è la regia: partono in diagonale dal centro del piatto e decrescono verso destra, dal più alto che sta a sinistra sfilano verso il più piccolo a destra. Per la posizione delle posate si devono rispettare due leggi: «vanno disposte secondo l’ordine di entrata» delle singole portate, all’esterno le posate da usare per prime, ad esempio per l’antipasto, e «ad ogni pietanza la sua posata», infatti il loro numero e la forma variano a seconda del menù. E perché non assegnare i posti al tavolo? Perfetti dei cartoncini calligrafati a mano ed il menù stampato sulla stessa carta utilizzata per le vostre partecipazioni! Stesso colore di stampa e lo stesso colore di tutti i vostri stampati. Quanti dettagli… ma vi assicuro che fanno la differenza. Date il meglio di voi con il centro tavola! Fiori, fiori ed ancora fiori!

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RUBRICHE

MEDICINA

SALUTE E BELLEZZA Di Dott. Massimo Buttinoni

Esperto in medicina estetica e del benessere buttinoni.massimo@libero.it

LA TERAPIA FOTODINAMICA (PDT) NEL TRATTAMENTO DELL’ACNE

L’

Acne è un disturbo della pelle che si manifesta in forma di foruncoli ( follicoliti), comedoni e cisti sul volto e al tronco. La PDT è tra le terapie d’eccellenza per le forme acneiche, una metodica non invasiva che sfrutta le proprietà di alcune sostanze fotosensibilizzanti che, una volta attivate da un particolare raggio luminoso con una specifica lunghezza d’onda, provocano effetti biologici mirati.

Prima di procedere al trattamento dell’area interessata dall’acne, in alcuni casi è possibile preparare la pelle con un micropeeling, lozioni desquamanti e non irritanti, per un periodo di due o tre settimane. Successivamente si utilizza la tecnica della Terapia Fotodinamica ( PDT) per spegnere l’infiammazione, per evitare cicatrici, per contrastare i momenti di peggioramento e accelerare la guarigione dell’acne. La Tecnica PDT non utilizza farmaci ma sfrutta la reazione fotodinamica con luce rossa per sfiammare il follicolo acneico. In pratica si applica sull’area da trattare un unguento contenente una sostanza chiamata acido delta aminolevulinico (5ALA). Questa sostanza viene captata dai follicoli infiammati dell’Acne e trasformata in un prodotto fotoattivo, cioè capace di reagire con la luce (protoporfirina IX). Dopo aver eliminato il sebo in eccesso si applica l’unguento contenente 5-ALA, si ricopre con pellicola di polietilene o ma72


teriali simili e una garza per evitare l’esposizione alla luce. Trascorso un periodo variabile di 30-90 minuti, l’area viene esposta alla luce visibile rossa di lunghezza d’onda intorno a 630nm per un tempo di circa 10 minuti. Durante l’illuminazione si percepisce una sensazione di calore che è maggiore quanto più è intensa l’Acne. Il calore percepito è di solito ben tollerato. A seconda della reattività cutanea avvenuta durante l’esposizione alla luce rossa, nei giorni successivi si possono avere cambiamenti cutanei che vanno dal semplice eritema desquamativo, all’edema, eritema alla reazione crostosa. In ogni caso la reazione tende ad esaurirsi con il ritorno all’integrità cutanea nel giro di 7-10 giorni. Dopo il trattamento l’area esposta va medicata applicando un sottile film di Unguento ai PE oppure una crema a base di ossido di zinco, medicazione che dovrà essere continuata a domicilio fino al termine della reazione cutanea. In via preventiva e nei casi più gravi, per ridurre l’eventuale arrossamento cutaneo ed edema, è consigliata l’assunzione di prednisone. Nella settimana successiva i foruncoli dell’Acne si seccano e desquamano. Durante questo periodo occorre applicare l’unguento due volte al giorno senza bendare, lavarsi con detergenti non aggressivi e non esporsi direttamente alla luce solare intensa o lampade UV. Utilizzare una protezione solare con alto fattore di protezione. Il Trattamento Fotodinamico, se vi sono le indicazioni, può essere ripetuto più volte poiché non crea danni alle strutture della pelle. Il paziente che sta assumendo farmaci fotosensibili o che è in stato interessante o allattamento non può sottoporsi al trattamento.

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RUBRICHE

SICUREZZA

Di Marco Chiari

LA TUTELA DEL MINORE E LA DIFESA DELL’EDUCATORE NEL RISPETTO DELLA SICUREZZA E DELLA PRIVACY

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na piaga che sempre più frequentemente affligge le cronache è quella delle violenze subite dai minori. La crisi attuale porta i genitori ad affrontare l’emergenza del lavoro e, quindi, a lasciare soli i figli che vengono affidati a strutture pubbliche in cui si segnalano, ogni giorno, casi di violenza sulla parte più indifesa del tessuto sociale, spesso all’interno di quelle strutture che invece dovrebbero accompagnarli nella crescita.

E’ naturale che il bambino, tornando a casa, racconti ai propri genitori fatti mai accaduti o ingigantiti o inventati creando preoccupazione e spesso la rabbia e l’indignazione dei propri genitori : inevitabile una denuncia alle Autorità per l’accertamento di maltrattamenti con l’apertura di un’indagine oltre che alla conseguente messa all’indice dell’incolpevole accusato. Diventa interesse di tutte le parti potere disporre, all’occorrenza, di immagini che facciano luce su episodi sospetti e individuino il colpevole se la violenza si è realmente verificata, sollevando la totalità di lavoratori onesti da possibili false accuse. Infatti le attuali norme che tutelano i lavoratori impediscono, giustamente, che questi possano essere oggetto di videoregistrazione costituendo questo una violazione dell’ Art.4 L.300/70 dello statuto dei lavoratori in tema di divieto di controlli a distanza. L’unica possibilità di investigare su casi di maltrattamento passa quindi per una serie di denunce fatte dai familiari delle

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vittime che inducano la Pubblica sicurezza a disporre telecamere nascoste che individuino i violenti. Questo evidentemente accade solo dopo che il danno è stato fatto. La necessità di sicurezza con quella di riservatezza si pongono nei casi di accuse ingiuste in cui si trova l’educatore che ha dovuto punire un comportamento scorretto del minore. La svolta è avvenuta Il 17 Maggio 2012 quando la Direzione Territoriale del Lavoro di Milano ha approvato, considerandola in linea con l’Art.4 L.300/70 del c.d. Statuto dei Lavoratori, la possibilità di disporre telecamere di sicurezza se dotate del Protocollo Antares, anche qualora nel campo inquadrato fossero presenti lavoratori impiegati nello svolgimento delle proprie mansioni. La soluzione è stata giudicata dall’Organizzazione “Privacy by Design” come corrispondente alle caratteristiche che deve avere un dispositivo che abbia implicazioni Privacy ed è stata presentata con successo al Ministero della Difesa U.S.A. al Pentagono il 28 Agosto 2013 oltre che citata in occasione del Convegno Mondiale dei Garanti per la protezione dei dati personali a Varsavia. I violenti verranno individuati rapidamente e con certezza dall’autorità competente mentre la stragrande maggioranza di lavoratori virtuosi potranno giovarsi della prova inconfutabile che un livido o un’escoriazione su un bambino sono il frutto di un banale urto e null’altro. L’educatore potrà operare con tranquillità sapendo che le immagini raccolte non potranno mai essere consultate da alcuno, né in diretta né tramite registrazione, ma solo dal Magistrato e dal Giudice, nel caso ci si trovi a doversi difendere da una denuncia di maltrattamenti sui minori. Le nuove telecamere saranno in grado di ricostruire un evento di presunta violenza senza che le stesse possano essere adoperate per controllare la quotidianità delle mansioni degli educatori, sgombrando il campo da ogni possibile utilizzo deviato delle immagini.

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CUCINA

LA RICETTA Di Chef Graziano Lanza

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rocedimento: sciogliere a bagnomaria il cioccolato ed incorporare poco alla volta la panna montata. Stendere la pasta sfoglia ad uno spessore di 2mm e con l’aiuto dell’apposito rullo tagliare delle retine che andremo a cuocere in forno a 200° C per 5-6 minuti (prima di infornare, spalmare la sfoglia con zucchero a velo, così da caramellare la superficie). Montare la sfogliatina a strati come se fosse una lavagnetta, alternando sfoglie croccanti a strati di mousse e spicchi di mandarino. Accompagnare con un velo di crema pasticcera classica o al cioccolato. Ingredienti per 4 persone: Ci lasciamo il periodo caldo alle spalle, ma non per questo dobbiamo rinunciare alla frutta, anzi vi consigliamo di valorizzare quella di questo periodo con un dolce semplice e gustoso che non richiede molto tempo per essere preparato, ma che se presentato ai vostri commensali non potrà che strappare apprezzamenti e richieste di bis! Buon appetito

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4 clementine mature 200gr cioccolato gianduja 400gr panna montata 500gr pasta sfoglia Zucchero a velo Crema pasticciera Menta fresca (decorazione)


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