El Planeta Urabano, Febbraio 2015

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Ha due milioni e mezzo di seguaci su Twitter sparsi per tutto il mondo. Sveglia un fanatismo visto poche volte tra i giovani, che riempiono stadi fino a 70 mila persone per vederla cantare e ballare. Oltre ad avere successo nella musica, si prepara ad essere protagonista della nuova serie di Pol-Ka e assicura che la sua carriera è appena iniziata. Umile, graziosa e professionale come poche, è disposta a tutto per diventare la nuova regina del pop.



ono le 12 a Mar del Plata e sul viale si vive una confusione che rompe la routine della spiaggia. Centinaia di ragazze tra i 12 e i 16 anni sono accampate davanti ad un palco vuoto piantando bandiere nella prima fila di uno show a cui mancano sette ore per iniziare. Indossano cappelli, bandiere e magliette di Lali, il loro idolo popstar, e sembrano disposte a tutto per vederla da vicino. Più tardi, fatta notte, le centinaia si trasformano in migliaia -70 mila, per essere più precisi-, e Lali, con 23 anni da poco compiuti, guarda incredula dalla sua suite del Provincial questa moltitudine che la aspetta fervorosa. “Mi prese una specie di caldo che non ti posso descrivere”, dirà dopo, quando tutto sarà finito, nella solitudine della sua stanza in hotel. “Sono uscita da un camioncino per salire sul palco e da un dosso ho visto per la prima volta le 70 mila persone che erano allo show, tutte insieme aspettandomi. Ho sentito un caldo tremendo, pensavo che sarei svenuta e si sarebbe sospeso tutto. Però ho unito le forze e sono uscita.” -Eri molto nervosa? -Per niente. Non conosco i nervi, queste cose non mi paralizzano, al contrario. -In che stato si esce dopo uno spettacolo come questo? -È strano, sei al top in un mega show e dopo, a dieci minuti, sei sola mangiando pasta nella tua stanza d’albergo, pensando “Mi annoio”. -Ti affligge la solitudine? -Si. Vedendo i grandi artisti, ho sempre pensato com’è essere talmente impressionanti che ti segua tanta gente. Devi essere super deciso. Per me, che desidero crescere e espandermi, è importante essere preparata e non tralasciare mai la realtà, la mia famiglia, le cose che mi definiscono come persona più in là della quantità di persone che vengono a vederti. -Perché dopo uno show finisci a mangiare da sola nella tua stanza invece di continuare la festa no stop, come fanno altre stelle della musica? -Perché c’è molta gente che lavora e la priorità è il lavoro, fare e riposare per un nuovo show. Pensa che questa squadra l’ho creata io, quindi sono cosciente di tutto,


se sono comodi i tecnici. Non sono una rockstar che vive attaccata alle sue palme. Io sto lavorando e rispondo per un sacco di persone che devono lavorare e sentirsi bene. Non sono estranea a ciò che succede intorno a me, di fatto sono responsabile. -Non hai l’aria della diva, non chiedi niente? -Credo, mai. Chiedo solo che il palco sia apposto e che tutto funzioni alla perfezione per fare un buono show. -È certo che ti occupi di ogni dettaglio dei tuoi show? -Si, mi occupo di tutto. -E se qualcosa non va, ci rimani molto male? -No, non ci rimango male, cerco di risolverlo. E prima di qualunque situazione do priorità al rispetto, non tratto mai male nessuno. Semplicemente insisto sulle cose per risolverle. -Sei passata da stare sotto l’ala di Cris Morena a occuparti di tutto da sola. Qual è la formula? -Io non mi sono mai sentita un prodotto. Questo è il segreto per continuare a lavorare dopo un immenso successo. Io ho sempre capito che ero un’attrice giovane contrattata in un macchinario per compiere il mio ruolo.

Non mi sono mai sentita come una lattina di CocaCola, un prodotto partecipando a qualcosa. Per me Casi ángeles è stato una scuola: ballare, cantare, recitare, viaggiare per il mondo, essere una beatle, una pazzia. -Molti artisti di bande prefabbricate spariscono nel nulla. -Ovvio. Io credo che abbia a che fare con capire la situazione in cui sei. Io mi fidavo di ciò che facevo, nel mio talento, nel continuare a studiare, e ero sicura che potevo seguire il mio cammino. Un cammino che poteva essere più roccioso, più difficile. Però non è qualcosa che mi ha dato timore, tutto al contrario. Mi dava una resistenza molto interessante per lavorare. -Mentre stavi facendo la serie con Adrián Suar, hai deciso di sviluppare un progetto musicale tuo, e tutte le notti, quasi senza dormire, andavi a registrare e comporre il tuo primo disco da solista in maniera indipendente. Cosa ti ha motivato a tutto questo? -Primo, la voglia. Uno pensa sempre di posticipare o legarsi ad un progetto di lavoro sicuro e lasciare i sogni per un altro momento. Io stavo facendo la serie a full, però avevo una voglia tremenda di registrare


quel disco, così mi sono associata con dei produttori musicali che avevano lavorato con me in Teen Angles e con il tempo il mio disco ha smesso di essere un desiderio per convertirsi in una necessità. Ogni notte andavo allo studio e davo vita alla musica, alle cose visive, a quello che avevo scritto, alla voglia di produrre. Tutto. Ci siamo preoccupati che il disco suonasse bene. Ci abbiamo lavorato un anno e mezzo, lo abbiamo masterizzato a Londra e così ci siamo lanciati, in maniera indipendente. -Come erano queste notti senza dormire? -Sushi, Coca-Cola e lavoro. È quello che andava. -Avevi fiducia in che ti andasse bene? -No, l’unica cosa che volevo era portare in strada il disco, e nel processo mi sono incontrata con un sacco di catene di promozioni, distribuzioni, tutto era un casino. -Quale è stato l’ostacolo? -L’industria, punto. -Il disco lo hai finanziato tu, lo hai portato in strada tu?

-Si , lo abbiamo fatto a polmoni con i produttori. È stato un anno in strada e alla fine abbiamo firmato un contratto con Sony. -Però a quell’altezza era già un successo. -Si. -Perché non ti sei associata con una casa discografica prima? -Perché nessuna delle offerte avevano lo spirito di questo progetto. Qui decido io persino il colore delle unghie che mi devo fare. Con le multinazionali era molto evidente la trasformazione che avrebbero voluto farmi, però io voglio scegliere la mia trasformazione. -Che cosa volevano che cambiassi? -In qualche punto mi chiedevano di fare quello che fanno tutte per poter vendere in altri paesi. Che usassi vestiti che attirano di più in Messico, fare cose per suonare in radio… È incomprensibile, tutti vogliamo suonare in radio, però io voglio farlo essendo orgogliosa di ciò che suona. -Fino a che punto sacrifichi tutto per la tua carriera? Qual è il limite? -Non ho limiti, il sacrificio è tutto. Mi è successo da più piccola di sentire mia madre dicendo: “basta, non castigarti, riuscirà tutto bene”.



Grazie alla nuova piattaforma Claro Música, i fanatici di Lali potranno accedere a esclusive playlist create dalla loro idola pop, oltre a meet and greet con questa grande artista. Questo servizio, che accumula circa 15 mila download settimanali, permette agli utenti di scoltare musica quando e dove vogliono, e anche di condividere artisti, canzoni e album preferiti nelle reti sociali. Nello stesso modo, potranno creare delle proprie playlist o ascoltare liste di canzoni preselezionate secondo i propri gusti, top track per genere, momenti dell’anno o stati d’animo. L’accesso si ottiene da qualunque piattaforma, tramite il sito www.claromusica.com o per mezzo di app per dispositivi mobili.

Uno lavora per l’approvazione dell’altro, quello che è una piccola carica. Allora devi trovare il limite tra mettere in gioco tutto e sapere fino a dove uno può arrivare. -Ora non ci sono quasi più CD, non ti infastidisce, come artista, che la musica circoli gratis da tutte le parti? -Oggigiorno, la verità è nel suonare. Uno lavora per far si che la gente paghi un biglietto e ti venga a vedere. Uno vuole fare un disco molto bello, però una volta che questo è in strada l’importante e che ti vengano a veder suonare. Però non c’è da arrabbiarsi, devi familiarizzare con ciò che succede e trarre profitto dalle reti sociali e dalla visualizzazione. -Vivi da sola? -Si, dai 18 anni. La mia famiglia viveva molto lontano e avevo bisogno di un punto strategico per il mio lavoro. -Da quanto sei fidanzata con Benjamin Amadeo? -Quasi cinque anni. -E perché non vivi con lui? -Adoro avere il mio spazio, che lui abbia il suo, poter andare a visitarlo e che lui venga. La convivenza è qualcosa che decanta, però io sono molto rispettosa del luogo dell’altro. Siamo molto spontanei con ciò che ci succede. Se un giorno gli dico “Ciccio, oggi non ti voglio vedere”, so che va tutto bene, non c’è nessun problema. -E se lui ti dice “Ciccia, oggi non ti voglio vedere”? -Bene, se c’è un motivo valido lo accetto, però fino ad ora non melo ha mai detto! (ride). -Uscite separati, soli o con amici? -In generale decidiamo di uscire insieme e che i nostri amici si mescolino, che si crei un gruppo. Però siamo anche di uscire da soli. -Ci sono coppie che escono per conto suo però se l’altro non appare alle 4 del mattino si accendono gli allarmi. Ti è successo? -No! Nemmeno per sogno mi si accende l’allarme. Non voglio che mi si accenda nulla. Cerco di vivere la coppia rilassata perché, senno, cos’è questa cosa di essere tesi? L’altro è un essere individuale che se mi sceglie è perché mi ama e non si infila in nessun guaio, come me.


E se lo fa, spero melo racconti e possiamo parlarne, dopo avergli dato una pedata nel culo, chiaro (ride). -Dai la sensazione di essere abbastanza aperta di mente. -Cerco di far si che la mia testa si chiuda il meno possibile. Capisco che in un punto siamo tutti animaletti gelosi e abbiamo questo incorporato, però io cerco di sciogliermi il più possibile da questo, anche se mi costa. -Cosa ti riservi degli eccessi tipici di una giovane popstar? -Credo, e questo è un apprezzamento molto personale, che cadere nelle dipendenze o eccessi è una maniera di rifugiarsi in qualcosa che non hai. C’è qualcosa che ti manca, che non ti rende felice, che non ti definisce. Qualcosa che senti di dover mascherare, e l’unica maniera di liberarti di questo mascheramento uscendo da te stesso o dalla tua realtà. Non dico che sia facile per molti artisti che hanno notorietà mondiale e devono sostenere quello che succede, però è un questione di educazione: io prima di fare qualunque cosa credo che penserei a mia madre e me ne vado a casa mia a piangere, non lo so. Capisco che la mia professione è un mondo strano nel quale ti si avvicina molta gente per chi sei, perché vogliono qualcosa da te, per avere beneficio accanto a te, però dato che io sono lucida e ho i piedi in terra riesco a vedere questi personaggi. Io so chi è la mia migliore amica di tutta la vita, io so chi è mia sorella, io so la domenica durante l’arrosto di famiglia cosa mi succede a me con quella situazione. Ha a che fare anche con la solitudine, con la perdita di persone che erano la tua realtà. Se tutta la situazione di successo ti ha allontanato dai tuoi genitori, dai tuoi fratelli, dai tuoi amici, c’è qualcosa che non hai e che vuoi coprire con qualcosa, che può essere drogarsi, diventare un maltrattatore, essere un farabutto. Possono essere un sacco di cose. Io non uso droghe perché sento di non averne bisogno, che non mi definiscono, mi caco tutta prima di fare una cosa qualsiasi, non sono io per niente. Sarebbe scappare, e come posso scappare da quello che mi succede? Io devo vedere quello che mi succede, essere cosciente della mia realtà. Io sto lavorando, il mio lavoro è intrattenere. Partendo da questa base, io devo essere impeccabile perché venga tutto bene.


Intervista Tradotta, Creata e Pubblicata da

www.laliesposito.altervista.it


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