Ohlala, Gennaio 2016

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LALI



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Da anni la stavamo pensando per la copertina, la sua carriera in ascesa e la sua forza travolgente si filtravano in tutte le riunioni di contenuto. Era chiaro che Lali Espósito avesse luce propria, però era ancora troppo bambina. Fino a che, quest’anno -il suo anno- , abbiamo creduto che fosse giunto il momento. Quando glielo raccontiamo, dopo un anno di preparativi per far si che lei trovi un buco nella sua agenda, la prima cosa che ci dice è: “E quindi, ora sono vecchia?”. Ha solo 24 anni, però ha saputo capitalizzarli in una saggezza pratica e contagiosa. Crede nell’entusiasmo come motore della vita e sa che l’unico modo di avanzare è essendo genuina. Le da risultati: finisce un anno in cui è stata protagonista di Esperanza mía -un furore televisivo che ha sfondato anche in versione musical nella Calle Corrientes-, è cresciuta come cantante e produttrice consolidando il suo disco con un tour proprio e ha trovato un nuovo fidanzato, Mariano Martínez.

Ora hai abbassato un po' la velocità, ma come hai fatto a portare avanti un anno di successo così richiesto? È costanza, impostazione; quando lavoro, lavoro. Fare una serie, finirla, sono obbiettivi che ti dai. Quando è iniziato il teatro ho detto “Uh! Si somma alle riprese!”, e subito, un giorno hai fatto così (schiocca le dita) e sono già 75 spettacoli. Dici “Come faccio ad essere ancora viva dopo tanto lavoro?!”, però lo sei, ed è grazie all’impostazione. Non dai spazio ai dubbi, alle lamentele. Non dubito. Sono una lavoratrice instancabile, non mi immagino lamentandomi. Mi entusiasmo, vado a fondo. E se il risultato è che stiamo parlando del bellissimo anno che è passato: missione compiuta e più che compiuta!, è più di ciò che avevo immaginato, davvero. Il medico mi dice sempre: “L’unico trucco è essere entusiasmata, così le tue vibrazioni saranno così alte che niente potra abbatterti”. Tutto è così, nella vita, nella coppia, si nota se non sei entusiasmata, si vede nelle azioni. Come può essere che io -tocco ferro- non mi sia mai ammalata in tutto l’anno? È per essere felice con ciò che faccio, non è un segreto, però è ciò che mi da la spinta tutto il tempo. Ci sono contesti, come la tv, che sono un po' pesanti, sei di quelle che contagiano con la loro energia o a volte senti di “vampirizzarti”? No, io ho la mia energia, la porto come la borsa. È come dici tu, siamo circondati da energie così diverse dalla propria che se si è permeabili, non so quanto si possano sopportare. Penso che quando ti trovi con un’energia che si scontra con la tua, è bene lasciar perdere. Non tutti abbiamo lo stesso modo di lavorare ne ci succedono le stesse cose, e siamo sempre circondati da gente. Inoltre, a tutti cambia la vita in continuazione, ma dobbiamo lavorare comunque, quindi, è una decisione stare bene. “Avere” energia buona è anche cercarla. Cosa ti ritorna quando sei stanca? Il momento di fare musica, incluso il mio show, che è molto esigente fisicamente, così e tutto mi rinnova: c’è qualcosa nella testa che respira, la musica da molta aria. Gli spettacoli mi prendono da un’altra prospettiva e la gente ha in mente di divertirsi. È come una “stanchezza non stanchezza”. Questo vivere così adrenalinico è comparabile con poche cose, soprattutto

quando è un progetto proprio, quando sono le mie canzoni, con i miei amici… È letteralmente la tua voce. Chiaro, non solo canto, ma sto anche dietro allo show, alla produzione. Sono come varie persone, perché non lavoro nella musica allo stesso modo che in tv. In tv io sono agli ordini del personaggio, del programma e di ciò che scrive un autore e decide un produttore. Nella musica decido da tutti i punti di vista. Come è stato il momento di scrivere le canzoni, incontrarti con il foglio bianco? Per questo disco, A bailar, è stato bellissimo, perché l’ho fatto in un anno e mezzo, e a proposito ho scelto di non fare televisione. Credo che sia stato molto sensato perché ero concentrata solo su quello. Era la prima volta che scrivevo le mie canzoni, e bisogna sopportarsi quando a volte non esce nulla. Avevi un metodo creativo? Andare allo studio ti attiva, ti predispone a lavorare e ti ordina. Ci sono state canzoni nate li collettivamente, oltre che abbiamo creato la melodia e poi sono andata a casa a scrivere qualcosa per quello che avevamo fatto. Il processo è stato tutto un apprendimento, non sapevo farlo, non avevo mai fatto un disco, mi è venuto così, ti può piacere o no, però è genuino. E cosa ti ha sorpreso de te stessa durante questo processo di produzione che era così nuovo? Mi sono trovata a prendere decisioni e ad esserne responsabile. Non era un disco che normalmente avrebbe accettato un multinazionale. Mi avrebbero chiesto un sacco di cose che io non avrei voluto o avrei dovuto difendere troppo il progetto per sentirlo mio. È stata una decisione farlo in maniera indipendente e che ci sia costato un sacco, ogni disco che si vendeva era: “È stato venduto, qualcuno è andato e lo ha comprato!”. Ho imparato un sacco quest’anno, mi sono conosciuta di più, mi sono scontrata con i limiti, mi sono resa conto che non posso fare tutto. Visto che una dice “Dai, Dai, Dai”, io sono così, però ho imparato anche a dire “no”, o “questo ora e questo dopo” A cosa hai imparato a dire no? Ero molto abituata al “c’è da fare”, e ho imparato a lasciare le cose per altri mementi che a me convengono di più, però sempre pensando a che il risultato artistico sia buono. Ti è successo anche nella vita privata, di dire “non posso”? Si!, alla nascita di figli dei miei migliori amici, matrimoni… Ancora non mi abituo a perdermi determinate cose e molte volte la gente non capisce che tu gli dica: “Davvero non ho un minuto per andare”. Avevo una migliore amica che ha smesso di esserlo perché non sopportava la vita che portavo avanti. Il nostro lavoro ha questi momenti, è molto strano, io capisco che a volte sia incomprensibile. Ti tocca una pazzia come Esperanza mía, che all’improvviso va così bene, tanto da incidere un disco, fare teatro, viaggiare, e sparisci un po' dalla mappa.

“ERO MOLTO ABITUATA AL ‘C’È DA FARE’, E HO IMPARATO A LASCIARE LE COSE A ALTRI MOMENTI CHE A ME CANGENVANO DI PIÙ”





Quando c’è molto lavoro, alcune cose rimangono in stand by. Io ho amici che anche se non vedo per mesi, quando ci incontriamo, è come se ci fossimo visti ieri. Li ti reni conto di chi è amico realmente, che c’è, chi è genuino nell’affetto. Si dice che “amico è colui che c’è nel male”, io credo che un amico ci sia anche nel bene. Hai rotto il mito di che quando una ha molto lavoro non ha tempo per un fidanzato. Credo che ci siano momenti, mi è successo anche di non avere testa, e questo ti porta a prendere decisioni sbagliate. Però se una sta bene, sempre si trova il momento, ci deve essere un punto di incontro. Nel tuo caso, la connessione con Mariano è stata nel lavoro. È incosciente che una finisce a stare con persone del lavoro, che è dove passi più tempo. A volte, penso che realmente non dobbiamo essere persone facili da accompagnare per qualcuno che non è del mezzo. Chi dei due disattiva la voragine che vivete? Io credo che sia una decisione di entrambi perché senno, non si sopporta. È troppo quello che ci succede in anni come questo, ci sono molte persone che ti stanno nominando, la tua faccia sta nelle case di molte persone. Non è una stupidaggine, io credo nelle energie, anche se non sei tu, che sia un personaggio, c’è molta attenzione e tensione su di te. E come vanno i primi mesi di relazione? Sono molto tranquilla. A me piace il bello non sono molto complicata. Mi piace stare bene. Penso che l’amore sia giustamente scegliere di stare con quella persona per la quale senti qualcosa di speciale e accompagnarsi. Senza perdere l’asse; chi sei, cosa vuoi. Credo nella libertà, per me stare in coppia non è stare rinchiusa con l’altro e tormentarlo, ma scegliersi e dire: “Andiamo, camminiamo insieme fino a dove abbiamo voglia”. Hai sentito la differenza di tappe o di età con lui? No, abbiamo vite diverse perché siamo persone diverse, basicamente, con storie diverse e che veniamo da momenti diversi. Però per qualcosa ci siamo incontrati, c’è qualcosa in noi che funziona bene. Se no, non succederebbe. Io credo che ti completi con l’altro anche se è diverso o se ha una vita diversa dalla tua. Com’è vedere lui papà? Ti apre un’altra dimensione? Per me è ancora più bello, ho incontrato una persona più sensibile. È come se stessi vedendo la fine del film. Si, non saprei, non progetto tanto. Sono i suoi figli adoro loro e vederlo in quella prospettiva. È la felicità più grande che ha, quindi so che è felice anche per questo ed è bellissimo. Ti piaceva fin da bambina? Avevi un suo poster? Non è proprio così come dicono, io penso che mi piacesse come piaceva al resto del paese, perché è un bombón. Però mai troppo. E ora che non lavorate insieme, è una liberazione o vi mancherete? No, siamo molto tristi. Ci piace molto lavorare insieme, ci troviamo molto bene. Sarebbe il mio compagno di recitazione di tutta la vita. Quando ti incontri con la tua ombra, le tue zone che non ti piacciono?

In continuazione. Sono una capra e molto perfezionista, e a volte l’auto esigenza mi ha portato al punto di star male e rendermi conto che dovevo rallentare un po' con me stessa. È una lotta con una, è un bene misurarlo perché ci sono cose che stanno bene come sono e magari non devi stare tutto il tempo cercando come migliorarle. Sono nel processo di imparare questo, “va bene, lo lascio così”, perché sento sempre che potrebbe essere meglio, è come un capriccio. Hai dei sensori intorno a te, gente che ti avvisa: “Smettila”? Si, lavoro con persone che sono oneste con me, che mi frenano, che mi dicono: “Stai sbagliando”. Se non avessi questa onestà, mi andrebbe molto mal, suppongo, o mi scontrerei molto più facilmente con le pareti del mondo. C’è da stare attenti alla ossequiosità, perché a volte e bene che ti mettano un freno. Anche se ti infastidisce, anche se molte volte protesti. E puoi ricevere un feedback o ti si distrugge l’ego? Posso. Cerco di far si che l’ego stia nella cassa che gli corrisponde. E molto avanti sempre, soprattutto nel lavoro che facciamo noi. Questo si, non mi dire: “Le cose sono così e punto”; dimmi: “Le cose sono così per questo e per questo”, e io vedo e ti dico: “ok”, chiedo scusa. Però ho sempre bisogno di una spiegazione. In questo numero c’è uno speciale di astrologia, cosa sai della tua carta naturale? Sono Bilancia con ascendente Scorpione. C’è un lato molto artistico nella Bilancia sempre, come l’interesse per l’arte o la ricerca della giustizia. Tutta la prima e la seconda, i miei compagni mi votavano come delegata del corso e io ero quella che litigava con i professori, quella che parlava quando c’era un problema, quella che difendeva un compagno che maltrattavano. E cosa hai dello Scorpione? Ho un carattere marcio, questa cosa di personalità che non ha problemi a dire nulla, gli scorpioni sono molto passionali, quando amano, amano davvero e non nascondono nulla, è tutto o niente. Come convivi con la tua intensità? Ti trovi bene o ti stressa? In realtà, mi trovo bene, a volte mi stressa, però ha a che vedere con molte cose. Arrivi a un punto o a una stanchezza che ti porta a non sopportare la tua intensità. Però di solito mi sopporto. Mi voglio bene, non ho problemi con me stessa. È un bene, implica tutto un lavoro volersi bene. Definitivamente, vivo dentro a questa lattina che sono, convivo con me stessa e siamo solo noi alla fine delle cose, quindi cerco di stare bene. Non ho mai cercato qualcosa che non ero. E questo mi ha dato tranquillità. Ora, finirò questa chiacchierata e me ne andrò tranquilla a casa, io non ho mentito, non mi sono sentita un’altra stando qui, questo mi sembra che liberi un sacco. Per accettare le cose brutte che ho, serve anche vedere le belle, perché non c’è da uccidersi, siamo buone persone. •

“CREDO CHE L’AMORE ABBIA A CHE VEDERE CON SCEGLIERE QUELLA PERSONA E ACCOMPAGNARSI, SENZA PERDERE L’ASSE: CHI SEI, COSA VUOI”



Riproduzione della rivista Ohlala! realizzata per Lali Esp贸sito Italia. Intervista: Soledad Simond Traduzione: Beatrice Rotondo

LaliEsposito.altervista.it


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