Catalogo Pietro Aldi Saturnia seconda bozza

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Polo culturale Piero Aldi Saturnia a cura di Marco Firmati


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Catalogo foto: Archivio Studio Granchi, Becattini & Granchi, Bruno Bruchi, Antonio Quattrone Percorso espositivo Comitato scientifico Bruno Santi, Andrea Granchi, Giacomo Granchi, Marco Firmati, Andrea Milani Progetto architettonico Studio Milani - Siena, Andrea Milani, Eleonora Pannini, Simone Stanghellini Progetto impianto meccanico Maurizio Ferri, Mario Orlando Brumini Progetto impianto elettrico Girolamo Audino Progetto strutturale Andrea Pannini Progetto didattico Sara Bruni Restauri Studio Granchi - Firenze Logistica Enrico Morgantini con la collaborazione di Consorzio Turistico L’Altra Maremma, Saturnia Associazione Pro Loco Aurinia Nova, Saturnia Filarmonica “Amilcare Ponchielli”, Saturnia info: tel.

poloculturalealdi@bancatema.bcc.it

© nuova immagine editrice Via San Quirico 13 - I-53100 Siena tel.: +39 0577-42.625 - fax: +39 0577-44633 http://nielibrionline.it e-mail: info@nuovaimmaginesiena.it ISBN 978- 88-7145-365-1 Stampa Arti Grafiche Nencini (Poggibonsi, Siena), febbraio 2017 In copertina: Pietro Aldi, Autoritratto Grafica di copertina: Belluccidesign (Siena)


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SOMMARIO

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Presentazione Valter Vincio

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Introduzione Marco Firmati

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Il progetto del Polo Culturale Andrea Milani

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La Collezione Aldi e la vicenda conservativa Andrea Granchi

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La costruzione delle nuove cornici “a regola d’arte” e l’allestimento museale Giacomo Granchi

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Ars longa Vita brevis. Ragguaglio sulla biografia e sull’opera di Pietro Aldi Bruno Santi

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Temi e schede delle opere Studi e bozzetti Ritratti e natura morta Storia e paesaggio Bruno Santi


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PREFAZIONE

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a Collezione Pietro Aldi, nata per volontà della ex Banca di Credito Cooperativo di Saturnia, intende ricostruire il percorso artistico di questo grande pittore nato a Manciano nel 1852 e scomparso prematuramente nel 1888. Fin dagli anni Ottanta la ex Banca di Credito Cooperativo di Saturnia aveva iniziato a raccogliere le opere degli artisti mancianesi Pietro Aldi e Paride Pascucci per evitare che questo patrimonio artistico, gran parte in mano a privati o agli eredi stessi dei pittori, fosse disperso al di fuori dei confini del nostro territorio. A quel tempo la Banca decise di stanziare ogni anno una cifra adeguata per l’acquisto sul mercato di queste opere d’arte. Nell’arco del tempo si riuscì a riunire molte opere che venivano via via restaurate e che consentirono l’apertura di una piccola Pinacoteca in Saturnia la cui inaugurazione fu accompagnata dalla pubblicazione di un Catalogo di notevole pregio. La raccolta di opere è proseguita nel tempo e si è implementata anche per volontà del Consiglio di Amministrazione della ex Banca di Saturnia e Costa d’Argento fino ad arrivare a una collezione di oltre 200 opere, tutte validate e restaurate dallo Studio Granchi di Giacomo Granchi di Firenze.

Ingresso del Polo Culturale Pietro Aldi con la storica insegna della sede della Banca


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Polo Culturale Pietro Aldi

La Banca possiede attualmente la più grande collezione di dipinti dell’artista Pietro Aldi. Da ciò il Cda ha colto la necessità di creare una nuova Pinacoteca, utilizzando i locali della ex sede di Saturnia, che non solo desse il giusto risalto alle opere restaurate, ma che divenisse anche il nucleo centrale di un Polo Culturale vivo e attivo tutto l’anno, Ambasciatore del Territorio, riconosciuto non solo come attrazione turistica ma individuato soprattutto come esempio di conservazione del patrimonio storico, culturale, artistico del nostro territorio. Uno spazio polifunzionale di ultima generazione, progettato da un gruppo di professionisti del settore facente capo all’Arch. Andrea Milani dello Studio Milani di Siena, su commissione della ex Banca di Saturnia e Costa d’Argento. Il polo, patrimonio oggi della neonata Banca Tema – Terre Etrusche e di Maremma Credito Cooperativo, ospita inoltre, al piano terra, una biblioteca per bambini e ragazzi e gli uffici del Consorzio Turistico L’Altra Maremma. L’obiettivo è quello di creare un nuovo polo di attrazione nel centro storico di Saturnia che diventi un punto di riferimento per eventi culturali di diversa natura: mostre, convegni, visite guidate, progetti scolastici, presentazioni di libri e piccoli eventi musicali; uno spazio che sia liberamente fruibile all’intera comunità e ai turisti e che allo stesso tempo aumenti il prestigio del borgo di Saturnia arricchendone il patrimonio culturale. Il presidente Valter Vincio


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PRESENTAZIONE

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a volontà di conservazione del patrimonio culturale locale – che mosse la Banca di Credito Cooperativo di Saturnia all’acquisto delle opere di Pietro Aldi e di Paride Pascucci negli anni Novanta del secolo scorso – si è affinata ed elevata nel tempo anche attraverso i recenti mutamenti istituzionali che hanno intrecciato le sorti con altre realtà maremmane: dapprima la fusione con la Banca di Credito Cooperativo della Costa d’Argento – con incremento della collezione e del restauro – poi la nascita dell’attuale Banca TEMA (Terre Etrusche e di Maremma). L’apertura della Pinacoteca “Pietro Aldi” nei locali adiacenti alla filiale di Saturnia fu nel 1999 la prima esperienza dedicata alla fruizione pubblica della raccolta: un accurato allestimento d’ispirazione ottocentesca – realizzato dallo Studio Granchi – esponeva una selezione di opere in ambienti che richiamavano assai da vicino la casa Aldi. Contestualmente fu dato alle stampe un prestigioso catalogo scientifico che con il contributo di apprezzati studiosi approfondiva molti aspetti della vita e della produzione del pittore mancianese (Pietro Aldi, La Collezione della Banca di Credito Cooperativo di Saturnia, a cura di C. Gnoni Mavarelli, Firenze, 1999). Da allora la politica culturale dell’istituto ha proseguito un’attenta campagna di acquisti e, parallelamente, di curati restauri che – oltre a recuperare e conservare materialmente le opere – hanno permesso di acquisire molte informazioni sulla produzione aldiana e sulle vicende successive allo smembramento della raccolta di famiglia nell’avita casa mancianese.


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Polo Culturale Pietro Aldi

Divenuti poi disponibili più ampi e adeguati locali nella ex sede della Banca di Credito Cooperativo di Saturnia, nel 2013 è maturata la volontà di creare per la collezione, nel frattempo accresciuta, un nuovo spazio espositivo che fosse capace anche di aprirsi ad altre opportunità culturali. Così, interpretando le richieste del Consiglio d’Amministrazione della Banca e le opportunità offerte sia dalla collezione che dal contesto, un composito gruppo di professionisti ha elaborato il progetto del centro culturale per Saturnia. Recuperando il lavoro pregresso e contemperando nuove esigenze tecniche e museologiche, le complementari professionalità coinvolte nella progettazione (dall’ingegnere all’architetto, dallo storico dell’arte al museologo, al restauratore, all’esperto di didattica museale) hanno elaborato un’idea di percorso che mira a promuovere la conoscenza della collezione e, attraverso questa, a evidenziare legami sia con la storia e l’ambiente della Maremma – di cui la stessa Banca è testimone – sia con un contesto culturale più ampio. Per questo scopo, del resto, è esemplarmente efficace la figura stessa di Pietro Aldi, perché la sua vicenda artistica e biografica suggerisce e ispira tanti collegamenti sia con la terra natia che con il panorama artistico nazionale. Infatti, sebbene il pittore – nella pur breve vita – abbia trascorso a partire dall’adolescenza lunghi periodi di studio e di formazione lontano dalla casa paterna, lì ritornava frequentemente e volentieri, come testimoniano le opere realizzate in Maremma e molti soggetti, tra paesaggi e ritratti di compaesani, che talora vanno a popolare anche le rappresentazioni a tema storico. D’altra parte Aldi si affacciò all’ambiente artistico nazionale già fre-


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Presentazione

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quentando l’Istituto d’Arte di Siena in quella straordinaria e prolifica stagione che fiorì sotto la direzione di Luigi Mussini e formò una nutrita leva di artisti di rilievo. Inoltre, grazie ai soggiorni di studio di cui beneficò tramite l’alunnato Biringucci e, in particolare, grazie al periodo trascorso a Roma e alla vicinanza di Cesare Maccari, ebbe modo anche di aprirsi a nuove tendenze che maturavano nell’ambiente artistico della capitale. Perciò rivitalizzando gli stessi legami espressi da Pietro Aldi, individuo e artista, e dalla scuola pittorica cui partecipò, è obiettivo del nuovo Polo Culturale, già dalla progettazione, la ricerca di apertura verso orizzonti più ampi della produzione artistica aldiana, da una parte verso espressioni della cultura, della storia e dell’economia locali e dall’altra verso il contesto nazionale e internazionale. In questa ottica l’edificio è funzionalmente diviso tra piano terra e primo piano. Davanti all’ingresso, al piano terreno, un ambiente direttamente affacciato sulla piazza ha lo scopo di presentare diverse realtà produttive – raccolte nel consorzio L’altra Maremma – che esprimono la natura del territorio. La contigua biblioteca per bambini, già dotata di ampia scelta di testi, è anche spazio dedicato ad attività ludiche e didattiche. L’ultimo vano introduce invece all’esposizione della collezione della Banca, che occupa tutto il piano superiore. Qui il percorso estremamente pulito e continuo presenta una scelta – facilmente integrabile e modificabile – di circa quaranta opere di Pietro Aldi (in maggioranza oli su tela), fra le oltre duecento acquisite negli anni dalla Banca. Le opere sono raccolte intorno ai grandi temi sui quali si sviluppò la produzione del pittore, dalla storia ai ritratti, dai paesaggi agli studi e ai bozzetti. Marco Firmati


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IL PROGETTO DEL POLO CULTURALE

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ella piazza principale di Saturnia, cuore del centro storico e già luogo di incontro, scolpito nel tessuto urbano e architettonico della cittadina termale e caratterizzato da un intervento allestitivo contemporaneo in grado di dialogare con il contesto e il paesaggio urbano, nasce il nuovo polo culturale Pietro Aldi, spazio polifunzionale e luogo di aggregazione, occasione di partecipazione e di identificazione, punto di riferimento per eventi culturali del territorio. Il piano terra, dal forte legame percettivo con la piazza esterna grazie alla grande specchiatura in vetro dell’ingresso e caratterizzato da due desk di accoglienza e strutture espositive realizzate su misura, ospita una piccola city hall dedicata alla valorizzazione e alla promozione del territorio in ambito di infopoint e incoming turistico e uno spazio polifunzionale attrattore sia per i residenti che per i visitatori interessati a conoscere la storia e la cultura di Saturnia, ma anche luogo per la didattica dedicata alle visite scolastiche, biblioteca per bambini. La collezione delle opere di Pietro Aldi è invece concentrata al piano primo dove è stata innestata una nuova struttura architettonica allestitiva capace di accogliere alcune teche espositive che valorizzano le opere migliori della produzione artistica aldiana.


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Il progetto del Polo Culturale

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Negando il principio del foderare o dell’appoggiare alla struttura architettonica che ospita, il volume, indipendente rispetto all’involucro esterno dell’edificio storico, integrandosi e sviluppandosi a partire dai vincoli strutturali e funzionali (struttura portante, vano ascensore e vano scala), consente una chiara distribuzione dei flussi, una flessibilità nell’allestimento delle opere e la totale integrazione della distribuzione impiantistica. Disposto in posizione baricentrica rispetto allo sviluppo longitudinale del piano, l’allestimento individua un percorso espositivo perimetrale, per poi aprirsi e accogliere al suo interno una sala più raccolta, possibile luogo anche di piccole mostre temporanee, dove una grande teca orizzontale,


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Polo Culturale Pietro Aldi

sospesa e perfettamente incastonata nella geometria dell’allestimento, consente l’esposizione delle opere dalla conservazione più fragile, la serie dei disegni su carta, adagiate su un piano inclinato e protette da un sistema passivo di controllo dell’umidità. Sottoposto a sottrazioni per determinare tagli e scorci prospettici in una combinazione ragionata di pieni e di vuoti ed assorbire il volume irregolare delle teche incassate a geometria variabile, ne deriva un’architettura spigolosa, precisa, netta che si plasma per rendersi allestimento, evitando l’inutile ricorso alla decorazione e definendosi esclusivamente per la composizione degli elementi tridimensionali. Nel superamento del concetto di oggetto architettonico, le teche, che si connotano per il grande valore plastico con piani inclinati che creano illusori effetti di tipo prospettico di diversa profondità, infrangono la severità e la nettezza del volume architettonico, creando un’immagine dinamica e vibrante, ma conservando al tempo stesso la precisione univoca dell’architettura espositiva. Al fine di creare un ambiente raccolto e di proteggere le opere dall’esposizione alle radiazioni provenienti dalla luce naturale delle numerose finestre, un sistema di pannelli scorrevoli scherma l’irraggiamento solare e al contempo funge da supporto per la grafica dell’apparato didattico. Grande importanza riveste infine l’intervento illuminotecnico, con la luce che viene usata sia per disegnare e sottolineare le scelte architettoniche, fatte di percorsi, scorci, spazi di attesa e di studio dell’allestimento, sia per far risaltare puntualmente ed esaltare l’espressività delle preziose opere esposte. Andrea Milani


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LA COLLEZIONE ALDI E LA VICENDA CONSERVATIVA Andrea Granchi, Giacomo Granchi

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a Collezione oggi conservata nella rinnovata sede del Polo, si è costituita nel tempo attraverso l’acquisizione di diversi nuclei di opere. Un primo notevole gruppo di dipinti e disegni fu acquisito dall’allora Banca di Credito Cooperativo di Saturnia tra la fine degli anni ’80 e i primi anni ’90 del secolo scorso e consentì di compiere un’opera davvero importante nel restituire quell’unità ai lavori di Pietro Aldi che ne garantisse ancora la fruibilità e la lettura complessiva della figura di artista e pittore di storia. Molti di questi lavori provenivano dalla Galleria di Casa Aldi a Manciano (la cosiddetta Galleria Aldi) che il geometra Pietro Aldi, l’ultimo “custodeerede” pronipote dell’artista, aveva mantenuto sostanzialmente integra fino alla metà degli anni ’80. Dopo la sua scomparsa e la parziale dispersione della Galleria, molte opere, se la Banca non fosse tempestivamente intervenuta, avrebbero corso il grave rischio di disperdersi sul mercato, sbriciolando e dissolvendo la memoria di questo grande artista mancianese, vanto non solo del territorio di origine ma della Toscana e dell’Italia intera. Avemmo la fortuna, in occasione della realizzazione della guida storico artistica Le colline del Fiora 1 di poter accedere e fotografare Casa Aldi e la documentazione di alcune sale fatta in quella circostanza ci ha poi consentito di operare delle scelte coerenti anche, ad esempio, legate all’identificazione della tipologia di alcune cornici originali utilizzate da Aldi stesso e presenti alle pareti della vecchia Galleria nella casa di famiglia. Già nella prima campagna di restauri realizzata negli anni ’90 fummo in grado di evidenziare un curioso tipo di danno che caratterizza gran parte dei dipinti provenienti da Casa Aldi: i fori presenti in alto e in basso a trapassare tela o tavola (fig. 1) e che hanno visto varie e controverse interpretazioni: forse un modo dello stesso Pietro Aldi di fissare le opere nelle cornici o al cavalletto, forse anche un rudimentale sistema di fissarle in parete a mo’ di antifurto, in uso nella Galleria di famiglia. Un dato certo è che questo danno è una sorta di “certificato di origine” e consente di stabilire la sicura provenienza delle opere da Casa Aldi. Attraverso vari e molteplici interventi, taluni conservativi, altri di ordinaria manutenzione, altri ancora di vero e proprio complesso restauro, compiuti dai primi anni ’90 a oggi è possibile inoltre documentare diversi tipi di danneggiamenti sof1. M. Becattini, A. Granchi, Le colline del Fiora. Storia e cultura di un territorio, Pitigliano 1984.


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Polo Culturale Pietro Aldi

Fig. 1. Fori passanti presenti in alto e in basso su diverse tele e tavole

ferti dalle opere: dallo smembramento di alcune tele in più parti, a rimaneggiamenti pittorici talvolta assai invasivi, all’eliminazione dei telai originali e all’incollaggio di opere, originariamente su tela, su altri supporti incongrui (come compensati di legno o cartone), nonché la perdita o l’eliminazione delle cornici originali. Alcuni dipinti poi erano, negli anni, già stati rintelati in modo inadeguato a contrastare il sollevamento e la caduta del colore originale sì che, a fronte di un evidente e reiterato degrado, si è dovuto riproporre l’intervento con materiali idonei e l’utilizzo di appositi telai lignei a espansione regolabile tramite biette a forcella (fig. 2). La tipologia di questi interventi e i risultati ottenuti sono stati già a suo tempo in gran parte resi noti nella bella e articolata pubblicazione alla quale contribuì un prestigioso comitato scientifico composto da illustri storici dell’arte e specialisti e coordinato da Vittorio Piccini che, allora vicepresidente e delegato al progetto, ne seguì con grande passione e partecipazione tutta la prima fase. Buona parte di quei lavori restaurati e poi pubblicati nel ’99 sono in perfette condizioni e sono oggi esposti nella rinnovata sede del Polo Culturale Pietro Aldi, un originale e brillante progetto dell’architetto Andrea Milani e collaboratori. Della precedente sistemazione della collezione Aldi ordinata sullo scorcio degli anni ’90 sotto la spinta dell’allora presidente Varso Gabellini, rimangono, nell’attuale filiale della Banca a Saturnia, le decorazioni in


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La collezione Aldi e la vicenda conservativa

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Fig. 2. Intelaiatura del Nerone su telaio ligneo a espansione regolabile tramite biette a forcella

parete a tempera e due opere in buon fresco, a lunetta, da noi realizzate appositamente sopra la porta di collegamento delle due sale, che si ispirano alle imprese pittoriche di Pietro Aldi e allo sviluppo di Saturnia tra ’800 e ’900. Tali “memorie” possono senz’altro contribuire a richiamare, dotate di un’apposita didascalia, anche per chi si reca in banca, la presenza di Pietro Aldi qui a Saturnia e nel territorio, indirizzando quindi il visitatore al contiguo nuovo Polo Culturale. Negli anni la Banca, divenuta poi Saturnia e Costa d’Argento e oggi Tema-Terre etrusche e di Maremma, ha progressivamente e assai opportunamente aggiunto a quel primo nucleo degli anni ’80-’90 numerose altre opere provenienti da varie collezioni private, tra le quali spiccano alcune acquisizioni davvero significative, come l’Autoritratto col cappello (scheda n. 16) modello dell’effigie dell’artista nel grande dipinto murale con l’Incontro di Garibaldi e Vittorio Emanuele a Teano nella Sala del Risorgimento del Palazzo Pubblico di Siena. Ma anche preziosi studi e bozzetti preliminari come il modello esecutivo per la Giuditta e uno studio preparatorio del Nerone che contempla l’incendio di Roma opera rimasta poi incompiuta per la prematura scomparsa dell’artista (scheda n. 8). Ma tra le acquisizioni più recenti figurano anche opere poco note, se non addirittura inedite, che una volta studiate e pubblicate consentiranno


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Polo Culturale Pietro Aldi Fig. 3. Nudo in posa eroica con la nuova cornice intagliata e dorata a oro zecchino

di aggiungere importanti dati alla biografia e all’operatività dell’artista. Tra questi il Nudo in posa eroica del periodo della formazione accademica che col restauro ha evidenziato anche firma e data, è stato dotato di nuova cornice intagliata e dorata a oro zecchino, ed è fra le opere esposte nella rinnovata sede del Polo Culturale (fig. 3). Oppure l’inedita opera Lot e le figlie tutta ancora da studiare (scheda n. 22). O l’affascinante lunetta disegnata e lumeggiata su carta giallina con Allegoria (scheda n. 9). Ma si potrebbe continuare a lungo con Fornarina (fig. 4) e Buoso da Doara (scheda n. 23) tra gli altri. Uno degli aspetti caratterizzanti il riavvio, nel 2013-14, della campagna di restauri e valorizzazione museale delle opere acquisite più di recente, promossa dal Consiglio d’Amministrazione della nuova banca presieduta da Enrico Petrucci e da Fernando Antonio Andreini e coordinata efficacemente dal nuovo responsabile del progetto il vicepresidente Massimo Barbini, è stato quello di dare continuità a quanto fatto negli anni ’90 ma anche collaborare strettamente con la “commissione scientifica” istituita per la migliore presentazione delle opere nella rinnovata sede e composta dall’archeologo Marco Firmati, cui è affidata l’opera di collegamento col nostro Studio e con i vari membri, dal progettista architetto Andrea Milani e suoi collaboratori e dallo storico dell’arte Bruno Santi, la cui consulenza in qualità di ex soprintendente di Siena ha consentito di precisare le opere da esporre in questa prima fase arrivando infine a stabilire una scelta coordinata e funzionale anche di alcuni tipi di cornici adatte alla migliore valorizzazione e presentazione


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La collezione Aldi e la vicenda conservativa

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Fig. 4. Fornarina

museale delle opere di Pietro Aldi. Tra gli interventi più complessi effettuati sui nuclei di opere acquisite più di recente ne segnaliamo alcuni: Il prezioso bozzetto con Nerone che contempla l’incendio di Roma, dipinto con una materia densa e spessa, crettatasi col tempo, è stato interessato da una capillare fermatura del colore, da una nuova rintelatura e dotato di un idoneo telaio ligneo a espansione regolabile (fig. 2); lo studio preparatorio per Giuditta che ha consentito – tramite un’adeguata ribordatura perimetrale della tela, un migliore ritensionamento sul telaio originale, smontato, consolidato e dotato di apposito distanziatore in legno – di poter effettuare la pulitura che ha infine riguadagnato l’equilibrio delle intense tonalità tipiche della tavolozza aldiana. Si segnala infine il lavoro di eliminazione delle pesanti stuccature ridipinte di nero sull’opera Lot e le figlie che ha consentito il recupero delle esatte dimensioni originali del dipinto e la riscoperta, sotto le ridipinture, di alcuni dettagli e sigle agli angoli che potranno essere elementi utili a chi studierà l’opera.


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LA COSTRUZIONE DELLE NUOVE CORNICI “A REGOLA D’ARTE” Giacomo Granchi

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no dei compiti affidati al nostro Studio dal Consiglio d’amministrazione della Banca e dal Comitato scientifico è stato quello di provvedere a una sistemazione di tipo “museale” delle opere progressivamente restaurate o oggetto di interventi di manutenzione ordinaria. Uno dei problemi che si sono presentati ha riguardato l’opportunità di eliminare le mediocri cornici industriali inadeguate alla natura e alla qualità dei dipinti e che oltretutto, in più casi, avevano danneggiato o occultato parti delle opere stesse. Si è dunque avviata una campagna di ricerca che ha portato all’individuazione di alcuni modelli adatti alle diverse tematiche offerte dalle opere della collezione: opere risorgimentali, temi storici, biblici o allegorici, ritratti, vedute. Per la tipologia di cornici, tutte realizzate a regola d’arte, intagliate e dorate a oro zecchino, ci siamo dunque ispirati a modelli e motivi già usati su significative opere dell’Aldi come l’Annunciazione di Manciano, o la Giuditta oggi alla Galleria d’Arte Moderna di Roma, oppure ai rari modelli originali già presenti su opere della collezione. Ciò ha consentito di coordinare al meglio le

Fig. 5. Nuove cornici a “Salvadora” intagliate e dorate


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La costruzione delle nuove cornici “a regola d’arte”

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opere tra loro sulla base delle specifiche tipologie individuate. Ad esempio, per le opere di carattere storico-eroico o biblico è stata scelta una sagoma a “Salvadora” intagliata a mano, bolata a bolo rosso e dorata a oro zecchino (fig. 5). Per opere legate alla ritrattistica si è rielaborato un modello di tipo ottocentesco interamente dorato a oro zecchino con decori ad applique (fig. 6) [oppure vedi scheda n. 17] e passepartout ovalizzato. Per le scene di genere, paesaggi, bozzetti e studi di architettura o ambiente, si è scelto il motivo “a cassetta”, senese, a oro e bolo già ampiamente utilizzato dall’Aldi stesso come si può notare nella rara foto

Fig. 6. Ritratto di gentiluomo barbuto con la nuova cornice dorata a oro zecchino e decori ad applique


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Polo Culturale Pietro Aldi

di una sala della Casa Aldi in cui figurano varie opere alcune delle quali oggi fortunatamente acquisite dalla Banca (fig. 7). Ecco quindi come, ricercando una coerenza tra loro, è stato possibile presentare queste opere, ordinate secondo tematiche ben individuate dalla commissione espositiva e dal comitato scientifico, e così esporle, nel modo più degno, nella nuova sede del Polo Culturale. Resta naturalmente ancora del lavoro da fare intorno alla figura di Pietro Aldi e alle sue opere presenti in collezione, in particolare pensiamo ai numerosi disegni che dovranno essere messi in sicurezza, con passepartout lavorati a sguscio e in cartone antiacido e antimuffa, come è stato fatto per cinque di essi presenti nell’allestimento, ma riteniamo che, come è nelle corde di questo nuovo spazio che si presenta come una struttura di valenza europea e internazionale, se si darà continuità nel tempo a un programma di appuntamenti culturali, artistici, musicali non sarà difficile intravedere un ruolo di promozione e valorizzazione economico-culturale del comprensorio per il nuovo Polo che non tarderà a dare frutti molto importanti per questo territorio ricco di memorie artistiche e archeologiche e che ha da sempre una vocazione internazionale di presenze e di accoglienza.

Fig. 7. Sala di Casa Aldi in uno scatto degli anni Ottanta del secolo scorso


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ARS LONGA VITA BREVIS. RAGGUAGLIO SULLA BIOGRAFIA E SULL’OPERA DI PIETRO ALDI Bruno Santi

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a Maremma è una terra di ampî panorami e di dorate luci solari, animata da poggi dai volumi morbidi e ondulati, sui quali spesso stende la sua ombra refrigerante un’ampia querce. Sullo sfondo, domina permanente l’ombra lunata del Monte Amiata. Eppoi, campi sterminati e folte pinete sopra le quali occhieggiano torri di vetusti monasteri e ruderi di grifagni castelli. Percorsa da forteti impenetrabili, sentieri nascosti passaggio di cinghiali e conclusa da distese marine luccicanti, offerte alla vista dalle alture del Monte Argentario e interrotte solo dalla mole gibbosa dell’isola del Giglio. Immagini queste, offerte senza riserve alla fantasia e all’estro degli artisti nati in questa terra, al tempo stesso rude e generosa, riservata come la sua gente, ma sempre ospitale e disponibile. Un territorio dove la storia ha lasciato segni ancora avvertibili, col passaggio di innumeri civiltà e stirpi. Etruschi, Romani, Longobardi, Spagnuoli, Lorenesi. Dal mare, poi, il pericolo dei corsari saraceni. E i potenti signori feudali: Ardengheschi, Aldobrandeschi, Orsini. Ancora, la presenza per molto tempo egemone della Repubblica senese, fino all’annessione al Granducato mediceo. Ineludibili argomenti – quindi – di soggetti figurativi: paesaggi, vicende drammatiche, personaggi storici, ritratti, evocazioni religiose, capaci di ispirare l’estro creativo degli artisti. Ebbene, tutto questo ha fatto parte della breve ma intensa esperienza pittorica di Pietro Aldi, nato da Olindo e da Teresa Leoni in Manciano, uno dei “balconi” di Maremma, il 26 luglio 1852, artefice con lo sguardo attento agli aspetti e alla gente della sua terra ma anche con l’aspirazione a indirizzarlo più oltre. Abbandonando la carriera ecclesiastica a cui lo zio sacerdote voleva indirizzarlo nel Seminario di Montefiascone, egli si volge dunque verso l’indiscutibile maestra d’arte che tante tracce ha lasciato in queste zone: Siena. È colà, infatti, che viene irresistibilmente attratto, alla scuola di quell’Accademia di Belle Arti, che nell’Ottocento ha prodotto una schiera di artisti quali forse in tale periodo nessun altro consimile istituto del nostro Paese ha saputo forgiare. Il giovane mancianese entra dal 1864 alla scuola di Luigi Mussini, il maestro dal cui insegnamento all’arte uscirono i più dotati pittori di quel-


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la seconda metà del secolo: e che portano i nomi di Amos Cassioli, Cesare Maccari, Alessandro Franchi, Gaetano Marinelli, Angelo Visconti e altri ancora, che presto riscuoteranno anche risonanza nazionale. Mussini si era ispirato all’arte limpida e avvenente di Ingres, alla magniloquenza tuttavia romanticheggiante di Hippolite Flandrin, eppure in un secondo momento era attratto dal nascente naturalismo sorto in altre plaghe che non fossero solo francesi. Aldi viene assorbito dalla maniera di tale maestro, e nelle sue prime opere s’ispira alla sigla composta eppur malinconica del Mussini, e ciò lo si può osservare nei personaggi di Casa Ricasoli dipinti sulle pareti del castello di Brolio, oppure nel nitido San Bernardino effigiato nell’Oratorio “della Cucina” nel santuario senese della casa di Santa Caterina: entrambi questi lavori risalgono agli tra il 1872 e il 1875. Il tema storico, dall’artista in séguito frequentemente esercitato, mentre è ancora allievo nell’Accademia, si affaccia già in un’altra sua opera giovanile, Il Giuramento di Ghino di Tacco (1872), anch’esso tratto da un episodio narrato dal Guerrazzi nel romanzo La Battaglia di Benevento, dove si scorgono movenze più libere, colori più chiaroscurati e intensi, con effetti atmosferici e particolari minuziosi d’arredo di notevole attrattiva. Infatti, la tendenza storicistica diffusa largamente in questo periodo, teso a illustrare nei poemi, nel teatro, nei romanzi le vicende di un’Italia (o un’Europa) tormentata da guerre ma ancora salda nella consapevolezza di una grandeur obliterata, coinvolge anche la scuola senese. A questo proposito si possono ricordare La battaglia di Benevento e L’assedio di Firenze del Guerrazzi, l’Ettore Fieramosca di D’Azeglio, lo stesso Manzoni nei Promessi Sposi, eppoi la Storia di Carlo Botta, che gli offrirà gli spunti per ulteriori composizioni riguardanti la storia di Siena, tanto per i nominare i più noti. Tali argomenti tentano e conquistano definitivamente il giovane Aldi, che deve tuttavia mutare i modi di trattare la pittura. S’indirizza verso scene più vivaci e movimentate, assecondando il tema storico: quindi le affida a un pennello più sciolto, libero, espressivo, che gli fa acquisire l’agognato Alunnato Biringucci nel 1874, proprio con un soggetto storico, la Fuga di Corradino dopo la sconfitta di Tagliacozzo. Il premio ricevuto lo porta a Venezia, Roma, Firenze, Napoli, per osservare gli antichi maestri e trarne le ispirazioni di contenuto e forma che si aggiungono al suo patrimonio artistico e creativo formatosi nell’educazione all’Accademia senese. Roma lo attrae però irresistibilmente e qui troverà dal 1875 feconda materia d’ispirazione, giusta gl’innumerevoli esempî di opere dei più rino-


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Pietro Aldi, Ritratto di Vittorio Emanuele II

mati artisti, nonché i locali dove sistemare lo studio, in via Niccolò da Tolentino, stringendo fruttuosi rapporti con la classe dirigente dell’istituzione statale (suo cugino Ugo Aldi Mai era funzionario del Ministero degli Interni) e dell’aristocrazia capitolina, come i Corsini, i Barbiellini, i Patrizi, per cui dipinge ambienti domestici ben rappresentando l’eleganza e il lusso dell’arredamento nobiliare. Ma questi seppur desiderati soggiorni non gli fanno scordare la terra natìa, e come omaggio indiscutibilmente spontaneo, dona e colloca lui stesso – nel primo giorno di maggio del 1875 – sull’altare dell’oratorio dell’Annunziata di Manciano un dipinto su tela raffigurante l’Annunciazione, di sentimento devoto ma con avvertibili riferimenti all’ambiente orientale dove l’evento prodigioso si immagina avvenuto. Di esso resta anche un bozzetto veloce dalle pennellate a macchia, che forse richiamano l’ambiente fiorentino del Caffè “Michelangelo”, dove si radunavano i protagonisti della corrente figurativa che sarà denominata “dei Macchiaioli” e che l’Aldi non avrà sicuramente trascurato di frequentare. L’interesse per la pittura di storia lo coinvolge ancora e affronta un ulteriore tema medievale, anch’esso narrato dal Guerrazzi nel romanzo La battaglia di Benevento, dove è presente una vena drammatica accentuata dall’ambientazione invernale, dipingendo Buoso da Doara, traditore di Cremona sua patria, riconosciuto da alcuni suoi cittadini che escono da una chiesa, un titolo assai lungo, come d’altronde si usava a quei tempi per i soggetti storici, che viene tuttavia riscattato da una composizione essenziale nella sua efficace narrativa. E a Roma aveva inviato un dipinto dal soggetto più intimo, l’Adultera, affidato a una sola figura, a cui attribuisce un’espressio-


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ne pensosa e meditativa, forse un primo pensiero per una composizione di maggior respiro, che comunque verrà in séguito eseguita, ossia l’Incontro di Cristo con Maria Maddalena. Comunque, è sempre la vicenda storica delle terre a cui è sentimentalmente più legato e, allo scopo di vedersi rinnovare l’assegno dell’Alunnato Biringucci per proseguire i suoi studî, esegue un dipinto (l’Oratorio) con una figura femminile in abiti cinquecenteschi, che esce meditabonda, quasi a evocare tristi previsioni per la prossima sorte della città, dalla cappella “dei Nove” interna al Palazzo pubblico di Siena, inserendo tale personaggio in un ambiente descritto con minuziosa attenzione, testimone questo di una volontà precisa dell’artista di documentarsi sul contesto delle sue composizioni, così come riesce a fare, affidandosi anche a inserimenti in ambienti più vasti, nella convulsa rappresentazione delle Donne senesi che lavorano alle fortificazioni della città durante l’assedio, opera anch’essa preceduta da numerosi disegni e bozzetti preparatorî. Gli episodî della storia patria (o meglio, di tutte le piccole patrie in cui allora era divisa l’Italia), lo ispira anche alla celebrazione dell’assedio di Firenze nel 1530, ultimo sussulto anche di quella repubblica, con una composizione evocativa comprendente il Ritorno del ferito, da lui dipinto nel 1879. Anche la storia antica ha per lui un’attrazione particolare, e si applica nel fecondo periodo dei primi anni ottanta a una vasta narrazione dei Funerali di Pompeo Magno (1880), rivolgendosi poi nello stesso anno a uno dei suoi dipinti più riusciti, dove si confondono ricordi della sua Maremma nel vasto paesaggio della laguna e del paese di Orbetello, i sentimenti devoti nella figura del santo, l’evocato gruppo della Madonna col Bambino, tuttavia concepito realisticamente, nell’ispirato dipinto che raffigura la Vergine che appare a san Paolo della Croce sul Monte Argentario. E di nuovo nel 1880, quasi un omaggio alla professione da lui così intensamente sentita, compone, ancora inserito nel genere storico e non senza una vena di ironia, Salvator Rosa sorpreso mentre dipinge sui muri della Certosa di Napoli. In questo periodo proprio Napoli, con le atmosfere popolari e l’indiscutibile fascino dell’ambiente marino, esercita su di lui un’indiscutibile attrattiva, e alcuni suoi dipinti attestano questo interesse verso i luoghi, gli ambienti, i personaggi della metropoli meridionale, come i dipinti Sul Golfo di Napoli, Ostricari a Santa Lucia, Casamicciola, laddove la tendenza, sempre presente in lui, verso la pittura di storia, lo ispira inoltre a rappresentare interni pompeiani, densi di umori sapidi e colorati.


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E si presentano nelle opere del pittore alcuni particolari finora non frequentati: l’attrattiva per le rappresentazioni paesaggistiche; la felicità immediata nelle forme, nonché per le coinvolgenti vedute della sua terra natia, come si può comprendere nella pala d’altare con San Paolo della Croce già citata. Si riscontrano nei suoi dipinti – inoltre – una compiutezza esecutiva, accompagnata dalla cura per i particolari e l’intensità cromatica, che si riscontra – per esempio – nel quadro Fioraie veneziane, una delle opere di soggetto locale che esegue in tale periodo, dove s’intravvede, inserito come adeguato e immancabile sfondo alla composizione, il Palazzo Ducale della città lagunare. Tale interesse per il contesto paesaggistico, accompagnato da un’analoga sensibilità per la raffigurazione degli ambienti, si scorge anche in un felice scorcio della cappella esterna del Palazzo Pubblico di Siena, che ritornerà come ineludibile ambientazione quando affronterà i temi storici della vicenda senese. Ecco infatti che nel 1882 riprende un soggetto a cui si era dedicato qualche anno prima, affrontando la narrazione di un episodio rilevante nella storia di Siena, ossia il tragico epilogo della libertà di quella repubblica, rappresentato da uno dei suoi lavori più noti, Le ultime ore della libertà senese, che l’autore ha minuziosamente preparato con numerosi disegni.Qui ritroviamo infatti – come s’è accennato – la cappella esterna della piazza, coi difensori della Repubblica prostrati dalle battaglie e dall’assedio distesi davanti a essa; i cittadini (uomini e donne) impegnati nella loro assistenza e consolazione o nell’ultima, disperata preghiera, mentre aleggia intorno un’atmosfera ormai priva di ogni speranza. La composizione ha un deciso successo: essa viene infatti inviata all’esposizione internazionale del 1883 in Roma e riceve lusinghieri commenti, inserendosi in quel filone figurativo così ampiamente frequentato all’epoca, in cui si celebravano gli episodi salienti delle libertà strenuamente difese dagli stati italiani ancora non dominati dalle potenze straniere o comunque, ribelli alla loro egemonia. È tuttavia indispensabile, nel tratteggiare il percorso artistico di Pietro Aldi, aggiungere anche un cenno alla sua ritrattistica, sicuramente non di minor interesse rispetto alle sue composizioni di carattere più ampio e di diverso soggetto: in questa sua produzione si possono osservare volti adeguatamente rappresentati, specialmente quelli dei suoi familiari o compaesani, dove appare in maniera compiuta indagato e rappresentato il carattere e il temperamento di ciascuno degli effigiati. Non va comunque trascurato che, oltre alla sua produzione di dipinti su tela, egli si mostra efficace pittore su parete, e sua è – in questo stesso


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periodo – la decorazione dei sacelli funerarî delle famiglie Pollini e Franci nel Cimitero monumentale della Misericordia in Siena. Alla Maremma ritorna con un altro soggetto religioso, la pala d’altare con San Giuseppe con Gesù Bambino per la chiesa di San Nicola a Sorano, dipinta nel 1884, quasi un’icona appena animata dal gesto benedicente del piccolo Redentore e dallo sguardo mite e presago del santo, ma con lo sfondo di una Nazareth precisata da una palma, e di un inaspettato Monte Amiata, inimmaginabile ospite per tale soggetto, e tuttavia riconoscibile nella sua inconfondibile forma lunata. La precaria salute del giovane artista (che deve tornare spesso nel paese natale) non ferma tuttavia la sua produzione di opere pittoriche, sempre preceduta da schizzi, bozzetti, disegni, che preparano accuratamente, secondo i dettami accademici, i dipinti finali. In questo periodo lo attestano molti soggetti di carattere storico, di contenuto anche contemporaneo, come Vittorio Emanuele infermo a San Rossore, ancora del 1884, così come Michelangelo che dipinge la Cappella Sistina, composizione che può in qualche modo interpretarsi come un episodio celebrativo della propria professione alla stregua della composizione con protagonista Salvator Rosa già citata. L’anno seguente l’attende una ben più impegnativa commissione: due grandi dipinti per la concattedrale di Pitigliano, nei quali comporrà due scene dedicate al grande pontefice creduto originario di Sovana: Ildebrando di Soana, ossia La predestinazione del giovane Ildebrando, collocata all’interno di una bottega di falegname, alla cui realizzazione non è mancata – come suo solito – una doviziosa quantità di studî, di disegni anche di grandi dimensioni; eppoi la rappresentazione del notissimo episodio storico di Enrico IV che implora il perdono davanti a Gregorio nel castello della contessa Matilde a Canossa, anch’essa preceduta da un notevole numero di idee preparatorie, dove è avvertibile una particolare tendenza dell’artista a riferirsi alla realtà per rendere più verosimile la resa del soggetto. L’anno seguente. Il 1886, sarà per l’Aldi e la folta schiera degli allievi di Mussini, un periodo davvero cruciale. Essi (quali Giorgio Bandini, Amos Cassioli, Cesare Maccari, Gaetano Marinelli, Alessandro Franchi e Antonio Ridolfi), oltre al mancianese, erano stati invitati a eseguire, nella sala dedicata a Vittorio Emanuele di Savoia “Pater Patriae”, una serie di pitture murali con episodî celebrativi il primo re d’Italia. A Pietro, accanto ai colleghi che illustreranno altre scene con protagonista il sovrano sabaudo, vengono affidate le scene con Il Colloquio tra Vittorio Emanuele e il maresciallo Radetzky alla cascina di Vignale e l’Incontro tra il re e Garibaldi a Teano, realizzati nel 1887.


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Pietro Aldi, Studio preparatorio per Il Trionfo di Giuditta

L’attenzione per i due avvenimenti storici, divenuti, specie il secondo, riferimento iconografico ineludibile per numerosissimi testi di educazione scolastica, è comprovata da una quantità cospicua di schizzi, disegni, cartoni, specialmente per le figure della folla che partecipa all’avvenimento. In questo minuzioso lavoro preparatorio alla redazione finale dell’opera, si può sicuramente osservare la costante attenzione dell’artista per tutte le componenti narrative e descrittive della scena, in cui appare anche un nutrito studio di fisionomie (tra cui l’inserzione del proprio autoritratto). La disciplina formale, così fortemente presente nell’artista, si unisce tuttavia a una indubbia libertà esecutiva che rende la rappresentazione storica più veritiera e pienamente comprensibile dallo spettatore. Il 1888 è l’ultimo anno della vita e della attività del giovane artista maremmano. All’Esposizione vaticana, dedicata al papa Leone XIII, Aldi è presente con una vasta composizione, raffigurante Giuditta. L’eroina biblica viene rappresentata mentre espone agli abitanti di Betulia il capo reciso del comandante assiro Oloferne. E anche di questo dipinto non mancano numerosi progetti preparatorî, che dimostrano l’alto grado di capacità e qualità narrativa raggiunta dal pittore. E così avviene nell’ultimo quadro che conclude l’attività dell’Aldi, ossia un altro soggetto storico, stavolta inserito nell’antichità romana, il Convito di Nerone, che però verrà lasciato incompiuto per un aggravarsi delle condizioni di salute dell’Aldi e la sua repentina scomparsa, avvenuta il 18 maggio di quell’anno 1888.


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Anche in questo caso, molte sono le prove che confermano la diligente applicazione dell’artista nella realizzazione delle sue opere. Dell’ultima sua fatica resta tuttavia, ad attestarne la qualità esecutiva, un bozzetto a olio con la composizione compiuta che non potrà poi esser eseguita totalmente nel dipinto definitivo. Si chiude così, inaspettatamente, la feconda ancorché breve attività di Pietro Aldi, cresciuto nella prestigiosa scuola dell’Accademia senese, ma creatore anche di una maniera originale di espressione, chiaramente avvertibile nel vasto repertorio di soggetti che ha affrontato nella sua intensa vicenda produttiva: episodî storici, allegorie, ritratti, paesaggi, vedute d’interni, nature morte, dove ha espresso una sua propria personalità creativa, sempre accuratamente preparata applicandosi con inesausta diligenza alla preparazione della loro redazione definitiva. Un autore che, aldilà delle sue realizzazioni in qualche modo più conosciute dal vasto pubblico (e ci riferiamo ancora al dipinto con l’Incontro di Teano che ha goduto di una vastissima notorietà, specie in àmbito scolastico), può ancora indubbiamente offrire opportunità di ulteriori considerazioni sulla sua opera per far emergere a fondo l’indubbia validità della proposta figurativa di questo indubbiamente interessante artista maremmano. Bibliografia Pietro Aldi (1852-1888). Mostra delle opere grafiche (Manciano, Palazzo Comunale, Sala del Consiglio) Mostra dei Dipinti (“Galleria Aldi”, Casa natale dell’Artista), (Manciano, 8-23 luglio 1980). P. Bargellini, A. Cavoli, B. Santi, L. Niccolai, Pietro Aldi, Roccastrada 1881. G. Marziali, Pietro Aldi, in Siena tra Purismo e Liberty, Catalogo della mostra (Siena, Palazzo Pubblico, Magazzini del Sale, 20 maggio-30 ottobre 1988), Milano-Roma 1988, pp. 160-164. Pietro Aldi pittore di Storia, a cura di G. Marziali, Catalogo della mostra (Manciano, Scuola Media, 23 luglio-30 agosto 1988), Milano 1988. Pietro Aldi. La collezione della banca di Credito Cooperativo di Saturnia, a cura di C. Gnoni Mavarelli, Firenze 1999. E. Spalletti, La definizione dell’immagine monumentale della città. Il Tramonto dell’“unità d’indirizzo” e le nuove vie della ricerca artistica, in La cultura artistica a Siena nell’Ottocento, a cura di C. Sisi ed E. Spalletti, Milano 1994, pp. 510-518.


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TEMI E SCHEDE DELLE OPERE STUDI E BOZZETTI

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er questo particolare àmbito, l’ordinamento del museo propone le prime prove per le varie opere di Aldi: gl’interni di ambienti, le composizioni storiche, i ritratti, il paesaggio e i dipinti di carattere religioso. Un’efficace documentazione della predisposizione dell’artista a ogni genere di soggetto figurativo. Nel corso della sua educazione accademica alla scuola di Luigi Mussini nell’Istituto di Belle Arti di Siena, Pietro Aldi ricevette una formazione basata sull’esercitazione al disegno, come primo strumento di realizzazione figurativa e compositiva, secondo i più rigorosi precetti della tradizione toscana. Gli esercizi si basavano soprattutto sullo studio dal vero dei modelli di nudo, per impratichirsi dell’anatomia umana, delle pose e delle espressioni. Le numerose prove lasciate dall’Aldi in questo settore di studi sono efficacemente rappresentate da alcune figure di nudi maschili raffigurati in varie pose: seduti, di schiena, in atteggiamenti definiti “eroici”. Ciò infatti tornava utile per ogni esigenza di raffigurazione, dai ritratti alle scene di storia alla celebrazione di personaggi rilevanti. Dal disegno si passa al bozzetto, ossia alla prima idea della composizione pittorica, dove non si usa solo il lapis, il carboncino o lo “sfumino”, strumenti dal segno facilmente correggibile, ma ci si inoltra nella materia pittorica più impegnativa: l’acquerello, la tempera, il colore a olio: articolato insieme di tecniche pittoriche, che vedrà poi la più completa realizzazione nelle sue opere finite, che riceveranno, grazie alla loro minuziosa preparazione, il consenso e la fama conseguita indiscutibilmente nella sua pur breve carriera.


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1. Studio di nudo maschile Olio su tela, cm 78x60, 1873 Si tratta del saggio inviato dall’artista al concorso annuale dell’Accademia di Nudo nell’Istituto di Belle Arti di Siena nel 1873. La figura è costruita secondo i più diffusi canoni accademici, cogliendo il modello con grande naturalezza in una posa di riposo. Non mancano tuttavia già gli accenni alla tendenza naturalistica che diverrà una delle caratteristiche più evidenti nella futura produzione figurativa di Aldi, come si evince dalla sensibile abbronzatura delle mani e del volto dell’effigiato.


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2. Studio di nudo maschile in posa “eroica” Olio su tela, cm 101x64, 1872 Tra i tanti studi di nudi accademici, componente fondamentale nella formazione degli allievi degl’Istituti d’Arte, questa figura è contraddistinta da un gesto, come il braccio sollevato con la mano in atto di brandire qualche arma, e dalla posa “gradiente”, con la gamba sinistra in avanti e il piede della destra appena sollevato da terra: atteggiamento che richiama indubbiamente certi esemplari di statuaria antica. L’opera, perfettamente finita, mostra l’anatomia della figura su uno sfondo scuro, allo scopo di metterne pienamente in risalto le forme. 3. Interno di una bottega di falegname Olio su tela, cm 20x32 Bozzetto preparatorio per il grande dipinto con la Predestinazione del giovane Ildebrando, realizzato nel 1885 per la concattedrale di Pitigliano. La riproduzione con particolare realismo dei vari componenti della botte-


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ga, degli oggetti e degli arredi, attesta la peculiare cura dell’Aldi nelle ricostruzioni ambientali da inserirsi poi definitivamente nelle sue composizioni di argomento storico. 4. Studio di interno con consolle Olio su tela, cm 60x41 È una degli studi che l’Aldi dedicò al Palazzo Corsini alla Lungara, poi acquisito dallo Stato italiano nel 1883. Benché si tratti di un bozzetto, è notevole la finitezza nella rappresentazione di una fastosa dimora nobiliare. Da notare la sensibilità cromatica intensa nella resa delle dorature, nella dovizia di particolari, negli effetti luministici presenti nei ricchi arredi della sala, nei marmi, negl’intagli, nei tappeti, nel vasellame, negli specchi.


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5. Ritratto virile Sanguigna, carboncino e biacca su carta bianca, cm 23,5x15,7 È un probabile ritratto di un concittadino dell’artista, condotto con un realismo affettuoso, sensibile alle caratteristiche fisionomiche dell’effigiato ma non ignaro delle sue condizioni sociali, ben delineate anche nell’utilizzo dell’articolata e ricercata complessità delle tecniche disegnative usate. 6. Studio di cavalli Olio su tela, cm 35,5x66 È il bozzetto che prepara il particolare delle cavalcature dei delegati austriaci al colloquio nella Cascina di Vignale, alloggiate sotto la vasta tettoia sulla destra del dipinto, poi riportati nella pittura parietale nella sala dedicata a Vittorio Emanuele II nel Palazzo pubblico senese (1887). La resa delle figure dei cavalli, particolarmente efficace nella riproduzione dei loro mantelli, attesta la capacità dell’Aldi nelle rappresentazioni del reale, e la minuziosa preparazione inserendo elementi dal vivo nelle composizioni di più ampio respiro.


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7. Studio di garibaldini a cavallo Inchiostro e lumeggiature a biacca su carta ocra, cm 25x31 È uno dei tanti bozzetti per la composizione della pittura murale con l’Incontro di Teano, altro soggetto che l’Aldi fu chiamato a eseguire nella sala dedicata a Vittorio Emanuele II nel Palazzo pubblico di Siena nel 1886. Si tratta di una minuziosa descrizione degli atteggiamenti, delle fisionomie e degli abbigliamenti dei militari di Garibaldi che assistono allo storico incontro tra il sovrano e il loro condottiero, con i ritratti dei suoi più stretti compagni d’armi, Nino Bixio e Stefano Türr.

8. Studio per Nerone che contempla l’incendio di Roma Olio su tela, cm. 55x80 Bozzetto per l’ultima delle opere dell’Aldi, destinata a esser esposta a Parigi nell’Esposizione universale del 1889, che l’artista non potrà completare per l’aggravarsi della malattia che lo porterà alla morte nel maggio 1888. Di vibrante e rapida esecuzione, la scena mostra la drammatica contrapposizione tra il gruppo dei convitati di Nerone, quasi nel mezzo di un’orgia, e le fiamma distruttrici della città che s’innalzano dal parapetto della balaustra.


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9. Scena allegorica Lumeggiature a tempera e carboncino su carta intonata, cm 127x92 Il significato dell’allegoria, che evidentemente si riferisce a un argomento marino, non è palese: si potrebbe pensare alla Scienza della Navigazione che educa o esorta un futuro comandante: forse a ciò si riferisce l’ambientazione portuale: la mappa, il mappamondo, la prua della nave. L’Aldi si mantiene nella composizione su canoni accademici: le pose dei personaggi si rifanno a schemi classici; il disegno è ineccepibilmente preciso e ben delineato. È presumibile che lo studio (considerato il soggetto e la forma) si possa riferire alla decorazione della porta di un edificio connesso con l’attività marinara.


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RITRATTI E NATURA MORTA

La vena eclettica di Pietro Aldi ha una sua specifica rappresentanza nei ritratti, in cui si rivela pienamente la sua peculiare attenzione alla realtà, come si stava decisamente imponendo nell’ambiente artistico internazionale, dopo le manifestazioni di impostazione accademica, dove le composizioni erano improntate alla rappresentazione celebrativa e in qualche modo ideale. L’umanità rurale e paesana, i volti segnati dalle fatiche dei campi e dal lavoro domestico sono l’oggetto delle sue prove pittoriche in questo genere d’espressione, particolarmente indirizzato verso le figure delle donne e degli uomini della sua terra, conosciuti fin dall’infanzia e còlti nella maniera più accostante. Quindi, la rappresentazione dei vari strati sociali: contadini, operai, massaie, ma anche borghesi ed ecclesiastici, visti con simpatia e condivisione, come se partecipasse decisamente e consapevolmente alla loro quotidiana esistenza. Non mancano in lui le attenzioni all’esotico, al lontano, tanto attuali in quei tempi, quando l’Italia tentava con alterne fortune, di procurarsi un impero coloniale: e ne è testimonianza un ritratto di donna di colore, considerata attentamente nei tratti somatici e nel costume indossato. Anche gli autoritratti, che trovano posto nelle composizioni più importanti e conosciute, sono improntati a realismo e, conseguentemente, a un sottile senso d’ironia: partecipano da silenziosi osservatori – come nell’Incontro di Teano – agli avvenimenti fondamentali per la vicenda tormentata dell’unità nazionale, ma anche alla vita di ogni giorno nel paese natale, nella cui società, nonostante i viaggi per varie città italiane, si sente profondamente e definitivamente legato.


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10. Ritratto di gentiluomo Olio su tela, cm 85x66,5, 1885 Il dipinto è firmato e datato dall’artista nell’angolo in basso a destra della composizione. La posa dignitosa del personaggio richiama i ritratti di questo genere presenti nella pittura rinascimentale, segno della formazione accademica di carattere “puristico” dell’Aldi alla scuola di Luigi Mussini. L’aspetto elegante dell’abbigliamento e la presenza, ben delineata, di particolari come il prezioso anello che l’uomo porta al dito, fanno ritenere l’effigiato un rappresentante autorevole della società mancianese del tempo. 11. Ritratto di Leonardo Coretti Olio su tela, cm 36,5x24,5 Il carattere ascetico di questo ritratto, eseguito con pennellate rapide e incisive, che rappresenta Leonardo Coretti, personalità legato all’ambiente ecclesiastico di Manciano, lo fa presumere un modello per i betaniti presenti nel dipinto Il Trionfo di Giuditta, realizzato dall’Aldi nel 1887 e premiato all’Esposizione vaticana nell’anno seguente. È uno dei numerosi esempi di come l’artista


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inserisse figure di suoi concittadini nelle composizioni più ampie di carattere storico. 12. Ritratto virile Olio su tela, cm 29x18 Nel 1884 l’Aldi si dedica all’esecuzione di un quadro con Michelangelo che dipinge la Cappella Sistina. Questo ritratto gli serve da modello per il volto del grande artista, tenendo presenti le fisionomie michelangiolesche tradizionali. La luce che investe il volto di Michelangelo e l’intensità del suo sguardo sono felici e riusciti espedienti dell’Aldi per evocare l’ispirazione alla realizzazione del famoso ciclo affrescato. 13. Ritratto del “Ghini” Olio su tela, cm 35,5x25,5 L’Aldi si dedica qui a riprodurre, con realistica efficacia, le fattezze e la condizione sociale, di un suo compaesano, Giosafatte Gagghini detto “il Ghini”, vetturino di strada, segnandogli il volto con rughe profonde, e caratterizzandone lo sguardo con un’espressione di fatica. Aggiungendo, come corollario, la capigliatura arruffata e la camicia scomposta. Questa immagine gli servì da modello per il dipinto con papa Gregorio VII, destinato all’Esposizione vaticana del 1888.


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14. Ritratto di donna africana Olio su tela, cm 38,5x31 Il dipinto conferma l’interesse dell’Aldi per i soggetti esotici, molto diffusi tra gli artisti contemporanei: il volto della donna è indagato con forte impronta psicologica e ben delineati caratteri somatici. Questo ritratto sarà poi usato come studio per il volto della serva di Giuditta nel dipinto dedicato all’eroina ebrea. 15. Autoritratto Olio su tamburello di pelle, diam. cm 24, 1887 Datato sulla parte sinistra del dipinto con l’indicazione del luogo, del giorno e del mese: “Roma 4 aprile 1887”. È da mettersi in relazione con l’autoritratto inserito tra gli astanti all’estrema sinistra della scena con l’Incontro di Teano nella sala dedicata a Vittorio Emanuele II nel Palazzo Pubblico di Siena. L’uso dell’inedito supporto in pelle di tamburello indica l’intenzione dell’Aldi di favorire, nell’insolito supporto, una stesura di colori più morbida nel trapasso di sfumature per accentuare il carattere della propria sensibile personalità.


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16. Autoritratto di profilo con cappello Olio su tela, cm 43,8x34,8 L’Aldi ritrae se stesso in modo disinvolto, a “profilo perduto”, indugiando diligentemente sul suo abbigliamento: cappello floscio, solino e giacca, con effetti di sobria eleganza, consona alla sua personalità serena e pacata, e ancor più sul suo sguardo, intensamente proteso a indicare la realtà esterna che diviene protagonista nelle sue creazioni pittoriche. 17. Ritratto di gentiluomo barbuto Olio su tela, cm 65,5x54,5 La composizione richiama i ritratti di impostazione tradizionale, con riferimenti a specifici esempi dell’epoca rinascimentale: lo indica la realizzazione della figura a mezzo busto, con espressione nobilmente assorta, che individua in maniera efficace l’appartenenza dell’effigiato a un ceto sociale superiore. Opera della piena maturità dell’Aldi, che ricorda la formazione puristica ricevuta nell’Istituto senese, ma rivolta ormai a più personali e originali espressioni formali.


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18. Ritratto virile Olio su carta, cm 24,7x17,2 Intenso ritratto di un personaggio con folta barba e il capo coperto da un cappuccio, mentre lo guardo vien tenuto fisso verso il basso. Può esser individuato come uno studio, realizzato con cura diligente per i particolari, per un personaggio che l’Aldi aveva previsto per l’inserimento in un dipinto di argomento storico, presumibilmente nel Trionfo di Giuditta.

19. Natura morta con pelliccia e liuto Olio su tela, cm 78,5x60 Raro esempio di questo genere di soggetto nell’opera dell’Aldi, che comunque l’artista esegue con grande abilità tecnica nel riprodurre con peculiare accuratezza varie materie: i due drappi di tessuto diversamente colorati, la morbidezza della pelliccia, la solidità della brocca in terracotta. Così, anche il legno composito del liuto in primo piano. La datazione del dipinto può esser riferita ai primi anni Settanta.


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Il genere artistico in cui Pietro Aldi si è maggiormente esercitato ed ha ricevuto il maggior assenso e fama, è senz’altro quello della pittura di storia. Argomento questo richiesto dall’Istituto d’Arte senese per le prove dell’Alunnato Biringucci da lui felicemente conseguito e inoltre frequentato da molti suoi colleghi contemporanei come testimonianza celebrativa delle vicende nazionali strettamente legate al Risorgimento e all’unità recentemente conseguita. Spaziando così dal Medioevo a episodi pressoché contemporanei: dagli Antenati della famiglia Ricasoli a Brolio al drammatico Buoso da Doara fino al Giuramento di Ghino di Tacco, La Premonizione di Ildebrando di Soana ed Enrico IV davanti a papa Gregorio VII, per citarne i più significativi, proseguendo con le scene della tragica fine della Repubblica di Siena alla rievocazione della storia antica, come I Funerali di Pompeo Magno e il Convito di Nerone, concludendo con le rappresentazioni che gli hanno confermata la fama dei contemporanei e delle generazioni seguenti, quali l’Incontro di Vittorio Emanuele e Radetzky a Vignale e l’universalmente conosciuto Incontro di Teano nel Palazzo Pubblico di Siena. Così Le ultime ore di Vittorio Emanuele II a San Rossore, che chiude l’epopea risorgimentale con la morte del sovrano sabaudo. Questi soggetti sono presenti nell’ordinamento del Museo, in bozzetti e schizzi significativi, comprendendo anche studi di rappresentazioni paesaggistiche, con tratti sintetici da pittura romantica e tuttavia di indubbia efficacia, richiamando le plaghe della sua terra e unendole talvolta al contenuto religioso, come la Visione di San Paolo della Croce, dove appaiono inconfondibili le lagune orbetellane e il profilo del Monte Argentario, a testimoniare la capacità di Aldi di prodursi in ogni sorta di esercitazione figurativa.


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20. L’esodo da Siena per Montalcino Olio su tela, cm 100,5x120,5 Il dipinto rappresenta un episodio della Guerra di Siena, più volte presente nell’opera di Aldi, e precisamente il congedo di un nobile, effigiato in abito cinquecentesco, con corazza ed elmo piumato, dai suoi familiari dopo la conquista della città nel 1555 da parte delle truppe imperiali e apprestandosi a riparare a Montalcino. È un’opera densa di elementi sentimentali e di caratterizzazione ambientale, che ben rappresenta la vena narrativa di Aldi nelle composizioni di carattere storico.

21. Incontro di Maddalena con Gesù, olio su tela, cm 26x48 Bozzetto preparatorio per un dipinto di grandi dimensioni che l’Aldi aveva intenzione di eseguire durante il suo soggiorno romano del 1876 e di cui restano anche diversi disegni, ma che non fu mai portato a compimento. Si riscontra in questa composizione una notevole evocazione dell’ambiente esotico e la rappresentazione sentimentale affidata allo sguardo di Gesù che incontra l’anelante espressione della peccatrice redenta.


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Polo Culturale Pietro Aldi

22. Lot e la sua famiglia in fuga da Sodoma Olio su tela, cm 78x94 L’Aldi s’impegna in questo dipinto in un soggetto storico, riprendendo l’episodio biblico della distruzione di Sodoma (Genesi, XIX, 15-19) e il salvataggio di Lot, l’unico giusto nella città corrotta, con la sua famiglia, qui raffigurata nella sua completezza, con la moglie e le due figlie, a


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cui dànno aiuto due angeli. La città intanto, sta ardendo, investita dal fuoco della collera divina. La composizione è disposta efficacemente su due registri: in primo piano il gruppo dei fuggitivi che hanno come sfondo le mura e le torri di Sodoma illuminati dal bagliore dell’incendio. 23. Buoso da Doara Olio su tela, cm 70x52,6 Bozzetto per uno dei più noti dipinti di soggetto storico dell’Aldi: un episodio ricordato da Dante nell’Inferno e narrato dal Guerrazzi nel suo romanzo La Battaglia di Benevento, ossia il riconoscimento del traditore Buoso da Doara da parte dei suoi concittadini cremonesi. L’opera ottenne un notevole successo all’Esposizione romana del 1878, dove fu lodata per la suggestiva ambientazione, in cui la scala innevata pare condurre le figure verso l’inesorabile riconoscimento di Buoso, drammaticamente rannicchiato ai piedi di essa. 24. Re Vittorio Emanuele II incoronato dalla Patria Olio su tela, cm 55x80, 1878 Firmato e datato, con l’indicazione del luogo di esecuzione: “Roma”, nell’angolo in basso a destra nel dipinto. Pur nelle piccole dimensioni, l’opera è caratterizzata da una vasta composizione di carattere celebrativo. Il re è incoronato dall’Italia sull’ara dedicata ai caduti per l’indipendenza, alla presenza delle personalità che hanno favorito l’unità (tra cui riconoscibili Cavour e Garibaldi), nonché delle regioni nazionali. L’opera fu forse commissionata in occasione della morte del sovrano, avvenuta in quest’anno.


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Polo Culturale Pietro Aldi

25. Incontro tra Vittorio Emanuele e Radetzky alla Cascina di Vignale Olio su tela, cm 70x107 Si tratta del bozzetto finale dell’episodio conclusivo della prima guerra d’indipendenza, eseguito con grande cura dei particolari, della nota composizione con lo stesso soggetto dipinto dall’Aldi nel 1887 nella sala dedicata al sovrano nel Palazzo pubblico di Siena. Il dipinto fu precedu-


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to da una vasta serie di studi, schizzi, disegni e bozzetti, di cui quest’opera è sicuramente la versione definitiva, contenendo tutti i particolari dei personaggi raffigurati e dell’ambiente, dell’opera definitiva, compresi gli spazi vuoti corrispondenti alle volte e all’apertura presenti nella sala. 23. Figure lungo le mura Olio su tela, cm 17x30,4 Composizione di preminente carattere paesaggistico, caratterizzata da una malinconica vena quasi crepuscolare, affidata alla presenza di tre figure che paiono affacciarsi a un parapetto verso un ampio panorama. Alle loro spalle si scorgono gli edifici di un borgo collinare, che richiamano gli aspetti dei paesi maremmani familiari alle frequentazione dell’Aldi, come la stessa Manciano, o Capalbio, di cui restano alcune vedute nei disegni dell’artista.


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