Cultural corner L’ANGOLO DELLA CULTURA
Sua maestà il frumento (ARGONAUTA - Atto 4, Capitolo 2)
ECCO IO VI DO TUTTE LE ERBE CHE PRODUCONO SEME, CHE SONO SOPRA TUTTA LA TERRA E TUTTI GLI ALBERI FRUTTIFERI CHE FANNO SEME. QUESTE COSE VI SARANNO PER CIBO. Genesi 1, 29
A
i primi dell’800 Charles Darwin afferma che le piante sono, per il genere umano, il mezzo alimentare più antico e che la carne non è stato mai l’alimento principale. Il frumento è stato da sempre il fondamentale elemento di nutrimento dell’uomo, sia per il suo sostentamento fisico che per l’anima.
Tardi avea fatto il nido, lì da un canto. Oh! ella amava il sole più che il nido! Chissà? voleva far lassù, col canto! Or sui piccini udiva già lo strido della falciola; e li ammonìa di stare accovacciati senza dare un grido. Diceva: Chiotte, contro terra, o care! che non si mova un bruscolo, uno stelo! V’ho fatte color terra: altro non pare, così, che terra, o nate per il cielo!
I Tessea le spighe dello spigo a spola la cara madre, per i suoi rotelli del banco grande e per le sue lenzuola. Fioria la zucca, arsivano i piselli, nell’orto. Le ciliege erano andate: per San Giovanni avevano i giannelli. C’erano già le mele dell’estate, c’erano le susine di San Pietro. Fatte via via più lunghe le giornate, il sole, stanco, ritornava indietro.
III E il grano al vento strepitava; e disse il padre al figlio: “Mieteremo. Vedi: verdino è, sì, ma non vorrei patisse. Ché il grano dice: - Io sto ritto, e tu siedi. Qui temo l’acqua, e il vento mi dà briga. Altronde, o presto o tardi, o steso o in piedi, se il gambo è secco seccherà la spiga”. (Giovanni Pascoli, Tra le spighe)
II E biondo al vento mormorava il grano. Fiorivano le snelle spadacciole tra i gambi gialli; e non sapean, che in vano. C’era un bisbiglio come di parole. E l’intendea la lodola che in tanto aveva lì la giovinetta prole.
Così il Poeta romagnolo, mio conterraneo, racconta “il mormorio”, un mormorio come di parole: è il grano che manda un messaggio misterioso al vento. Il grano, i campi bagnati dal sole estivo che li illumina di riflessi color oro e la mietitura, quale finale sodalizio tra l’essere umano e la natura.
d’Italia
Il grano nella sua biondezza antica, ondante e secco, chiede mietitura, ché in cima alla sua gracile statura porge a ogni bimbo una rigonfia spiga. Lo vagheggia la madre contadina ritta nell’ombra corta d’un pagliaio: quanto penare prima che il mugnaio gliela riporti in morbida farina! La cristiana alza gli occhi al sol feroce, poi guarda i figli grondanti, il marito gobbo nel solco e col suo nero dito fa sopra il campo un gran segno di croce. (Giovanni Papini) Pascoli, come Papini, come Van Gogh: il grano maturo, il risultato di un lungo lavoro durato mesi, l’espressione del trionfo della vitalità e la coincidenza degli elementi della natura. I campi di grano, un paesaggio del Bel Paese, un patrimonio culturale, talvolta (troppo spesso) trascurato, dimenticato, nonostante sia l’espressione delle tradizioni da tutelare, per il loro valore storico e per il potenziale economico, fondanti lo sviluppo locale. Io Lillipuziano, come nel romanzo di Jonathan Swift, scalo e scopro la struttura di sua maestà: radice del tipo fascicolato, il culmo, vuoto nel grano tenero e pieno
APRILE 2022 April
103