Il Calciatore Dicembre 2018

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politicalcio

di Fabio Appetiti

Gabriele Gravina, Presidente FIGC

“Lavoro costante, attenzione Gabriele Gravina è quello che si può definire un “uomo delle istituzioni” a cui tutti riconoscono, grazie alla sua ventennale carriera, esperienza e competenza. Sicuramente un buon capitano per fare uscire la nave del calcio italiano dalle secche dove è andata ad arenarsi dopo Italia - Svezia. Una volta ripresa la navigazione in mare aperto sarà però importante che, vicino e intorno a lui, cresca anche una nuova classe dirigente del calcio italiano, come auspica lo stesso Presidente in questa lunga intervista che ci ha concesso senza risparmiarsi e di cui lo ringraziamo. Il futuro del nostro calcio è una responsabilità a cui tutti siamo chiamati a contribuire, nessuno escluso, consapevoli però che il futuro non è solo un tempo che prima o poi arriva, ma è anche un tempo da conquistarsi con coraggio, idee e azioni. Partiamo da quanto accaduto a Santo Stefano. Una giornata che doveva essere di festa per il calcio italiano si è trasformata in una giornata tragica con la morte di una persona per gli incidenti prima della gara e i cori razzisti dentro lo stadio. Sembrava di essere tornati ai giorni vissuti dopo la morte di Ciro, il tifoso del Napoli ucciso nel 2014. Perché non si riesce a debellare la violenza dal calcio italiano? “La violenza negli stadi è una problematica che, per quanto radicata in un contesto specifico, non può essere limitata né in un luogo fisico e neppure in un evento singolo. Essa si è radicata sul piano della comunità, sfruttando da un lato le degenerazioni del contesto sociale e dall’altro le debolezze del sistema di contrasto. Sul piano stori-

co è un fenomeno che ha mantenuto rilevanza e continuità pressoché ininterrotta da oltre cinquant’anni anche oltre il contesto territoriale. Per essere affrontata deve essere concepita come una degenerazione culturale prima che come un fenomeno sociale. Perciò deve essere impattata a livello sistemico: le istituzioni sportive possono fare la loro parte ponendo le regole e sensibilizzando il proprio ambiente di riferimento, i club ed i tesserati sono chiamati in prima fila per uscire da certe spirali perverse, l’opinione pubblica per posizioni senza ambiguità né ipocrisie. Serve però la fermezza delle misure, la rigidità e certezza delle sanzioni e della pena che solo lo Stato può garantire. Lo stadio del calcio è per i tifosi, le famiglie e le giovani generazioni”. Nel post incidenti le va riconosciuta una grande lucidità. Come ha maturato la decisione, giusta secondo chi scrive, di non sospendere il campionato? “Parto dalla constatazione che le decisioni devono essere prese senza emotività ma con lucidità. Lo stadio oggi non è un enclave di violenza ma neppure un luogo che ne è immune, perciò bisogna guardare alle dinamiche che si svolgono fuori di esso, quelle che mettono pressioni ai club, che caricano di elettricità le gare, che alimentano sospetti e non consentono al solo spettacolo sportivo di essere il protagonista dei nostri eventi. Fermare il campionato sarebbe stato un segnale di debolezza non solo e non tanto perché avrebbe penalizzato milioni di persone perbene ed appassionate, ma perché avrebbe certificato un’incapacità da parte nostra di riuscire a capire la natura del

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problema. Se lo scontro è premeditato, organizzato e portato avanti con cattiveria da criminalità la partita è solo un’occasione. Se spegniamo l’evento per una settimana non risolviamo il problema, lo rimandiamo. Non dobbiamo “riflettere” su nulla, dobbiamo riprogrammare le nostre azioni per contrastarlo adeguatamente”. Cosa è maturato dall’incontro con il Viminale del 7 gennaio “Il dialogo ed il confronto tra i vari attori che sono impegnati nella comune azione di contrasto alla violenza in occasione di incontri calcistici è stato proficuo ed improntato ad una estrema chiarezza di idee. Il fronte è comune, ciascuno dovrà saper fare al meglio la propria parte. L’azione del Governo – nell’ammodernamento di strumenti di legge e di quelli operativi – dovrà dare certezze all’interno di una tematica in cui la prevenzione è fondamentale. In questo noi delle istituzioni sportive dovremo saper dare la massima collaborazione e dovremo attivare tutti gli strumenti educativi di cui disponiamo. Al tavolo con il ministro Salvini il calcio si è presentato presentando delle proposte concrete per vincere la violenza, valorizzando il tifo vero e la passione genuina della stragrande maggioranza degli italiani: 1) potenziare e rafforzare il ruolo sia degli steward e quello degli SLO (Support Liaison Officer); 2) concorrere nel creare le condizioni per il definitivo abbattimento degli impianti (abbattimento delle barriere architettoniche e dei divisori); 3) realizzare un servizio di Crowd Monitoring con l’intento di coinvolgere diversi ambassador (senti-


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