Il Calciatore 2019

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io e il calcio

di Pino Lazzaro

Luca Rigoldi (pugilato)

“Vincere l’europeo è come vincere la Champions League” “Pensa, era proprio a calcio che giocavo. Allievi sperimentali, difensore titolare, società bene organizzata lì a Romano d’Ezzelino, vicino Bassano. Però è stato un periodo quello in cui vedevo che mi divertivo meno, un’età poi in cui il gruppo di noi ragazzi vedevo che aveva altro in testa, così venivo anche preso in giro, non mi piacevano insomma come venivano fatte le cose, tanto per farle: non mi trovavo più bene.

col calcio e invece… sempre al chiuso, non più il fango e questo approccio così diverso, lì sul ring devi per forza stare sempre sul pezzo, mica puoi distrarti e rilassarti come succede nel calcio, che so, a gioco fermo, puoi guardarti attorno, lì non puoi farlo”.

“Sì, m’è piaciuto da subito. E sono arrivato ad essere un pugile professionista ma è un qualcosa che non sento ancora del tutto Sono un campione europeo, fossi mio. Che so, vai a chiedere un mutuo, che so in Inghilterra sarei una star gli dici che sei uno sportivo professioCosì ho deciso di smettere e tornare nista, pensano subito al calcio e vale a fare uno sport individuale, già avevo molto meno se gli dico che faccio il fatto prima atletica e karate”. pugile. Allora ho la partita Iva, insegno in palestra, un po’ imprenditore di me “Primo obiettivo era quello di tenermi stesso, visto come qui in Italia quelin forma, di mio sono uno “dinamico” lo del pugilato è un mondo decaduto, e ho pensato di provare col pugilato: un terreno incolto ma fertilissimo e lo ho cercato la palestra più valida e più vedo da come la gente resta affascivicina a casa. Mi ricordo che mi sono nata quando ha modo di avvicinarsi, trovato davanti un ambiente più rigido qualcosa di primitivo che deve essere e severo di quello a cui ero abituato, però razionale, ci vuole lucidità. Vedo tutta gente adulta, non s’era ancora quanto adesso le palestre siano piene, aperto come capita adesso. Pensavo di quanta gente inizia e arriva a salire sul essere allenato, avevo giusto smesso ring, a loro pareva un qualcosa di impossibile. A un certo livello è per tutti, ad altri livelli per pochi”. “È qui in Italia che la boxe continua a essere in crisi, non capita certo la stessa cosa in altre parti del mondo, lì sì puoi pensare di programmarti magari un po’ di anni di vita. Sono un campione europeo, fossi che so in Inghilterra sarei una star, vincere l’europeo è un po’ come vincere la Champions League ma qui in pratica non si sa, mancano personaggi ed esperienze per far arrivare il tutto al grande pubblico. Faccio fatica dunque a dirti che il mio lavoro è fare il pugile, preferisco presentarmi come insegnante, personal trainer, pure organizzatore di eventi. Quando mi alleno lo faccio al mattino e al pomeriggio, così insegno durante la pausa pranzo e alla sera. Te

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l’ho detto, palestre piene, allenamenti per il pugilato curando gli aspetti tecnici e tattici, parecchie pure le ragazze. Con un livello amatoriale, giusto per tenersi in forma, arrivando poi, per chi lo vuol fare, all’agonismo”. “Diciamo che il mio “campionato” prevede in un anno due-tre combattimenti importanti, sulle 12 riprese, con in più poi altri due-tre match sulle 6 riprese, che non sono però delle “amichevoli” dato che se perdi vai a intaccare il tuo score personale. I periodi di stacco non sono così fissi, dipende da quando si combatte e per prepararmi a un match ci dedico 6-8 settimane, con le ultime 3-4 proprio in ritiro, staccando con tutti i miei lavori. Comunque sia, è il tempo in cui mi sento pure un professionista, molto determinato, può capitare che prima possa bere per dire qualche bicchiere di prosecco, però quando riprendo la tiro proprio giù la saracinesca”. “In periodi così di preparazione, la mia settimana-tipo prevede il mattino della corsa lenta, anche perché c’è il peso da sistemare. Se siamo ancora lontani dal match, che so, 5 volte gli 800, 3 volte i 200 eccetera e quando mancano un paio di settimane, allora si passa a ripetute sulle distanze brevi, con recupero completo. In mezzo, di tanto in tanto, lavori di potenziamento con i pesi, poche ripetizioni a forza massimale per poi tradurla in esplosività, in rapidità. Al pomeriggio c’è il lavoro tecnico-tattico con gli sparring: sai chi vai ad affrontare e dunque si scelgono caratteristiche simili, chiamando magari gente da fuori, di qualità. Ci sono poi i lavori al sacco, di tanto in tanto qualche circuito fatto a ritmo altissimo… due-tre allenamenti al giorno, riposo la domenica e a volte qualche pomeriggio libero, lo decide l’allenatore”. “Certo, i video li guardiamo ma di mio preferisco non andare a studiare troppo un avversario, magari poi


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