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Edipo e Narciso
by Club 74
Dialogo Tra Due Adolescenti
Nell’ambito di una formazione interna, organizzata in collaborazione con Giovanna Ciano, avvenuta il 2 e 9 marzo 2023, intitolata “Riflessioni attorno al tema del disagio giovanile” abbiamo potuto approfondire il tema dell’adolescenza e le molteplici forme di espressione del disagio in una prospettiva evolutiva, calata nel contesto socio-culturale odierno.
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Durante queste due giornate abbiamo portato una nostra esperienza, riguardante la partecipazione ad un Master svolto presso l’istituto d’analisi dei codici affettivi Minotauro di Padova, che ha come scopo quello di fornire delle prospettive teoriche e strumenti per la gestione di situazioni critiche nel lavoro clinico e nella realizzazione di progetti di prevenzione del disagio adolescenziale.
Presso l’Istituto Minotauro di Padova, viene utilizzato un modello psicanalitico che si ispira al pensiero di Franco Fornari ed in seguito sviluppato da altri psichiatri quali Gustavo P. Charmet e Alfio Maggiolini.
Di seguito vi proponiamo un dialogo tra due adolescenti, Edipo e Narciso. Questo dialogo vuole proporvi una riflessione sui cambiamenti socio-culturali intervenuti nei negli ultimi decenni e sulle diverse modalità d’espressione del disagio e del vissuto.
Giovanna Cadei,
educatrice
Maria Di Leo, Infermiera Salute Mentale
E’ un pomeriggio di primavera, il sole è alto nel cielo un po’ coperto dalle nuvole. Potrebbe arrivare una folata di vento e spazzarle via tutte oppure potrebbe piovere. Insomma, nessuna certezza, tutto potrebbe cambiare in un attimo.
Edipo ha appena discusso con suo padre; ha preso le scale, è uscito sbattendo la porta e non ha preso l’ombrello, forse spera nel soffio potente del vento. Cammina con passo pesante pensando ad alta voce: lui e le sue stupide regole! Ho 15 anni e ancora non si fida di me! Qualunque cosa gli chiedo di poter fare è oggetto di scambio, vivo nell’epoca del baratto!!! Pazzesco! Non mi ascolta, non gli interessa quello che dico. Inutili anche le parole della mamma, lei sì che mi capisce, mi dice sempre che devo imparare ad essere me stesso. Me stesso, come posso capire chi sono se ci sono divieti da tutte le parti! Ogni cosa è processata dalle regole, “si fa così, quello non si dice, non pensarci neanche!”. E se chiedo perchè? Il perchè è no! Volevo solo andare al concerto con gli amici della piazzetta. E sospira, scoraggiato.
Mentre cammina veloce si scontra con un giovane che sta portando fuori la spazzatura.
“Hey” dice il giovane.
“Scusa amico, non ti ho visto, sono accecato dalla rabbia!”.
“Ah” ribatte il giovane e si gira per rientrare.
“Io mi chiamo Edipo, si lo so dirai ma che nome è? Me lo ha messo mio padre, è il nome di suo nonno a cui era tanto affezionato”.
Il giovane solleva le spalle restando a capo chino.
“E tu come ti chiami?”
Con un filo di voce, risponde “Narciso”. Edipo sorride, “Beh anche tu sei messo male, amico”. “Bro, non scherzare neanche! questo nome mi è stato dato dai miei perché alla mia nascita hanno creduto di non aver mai visto niente di più bello e fragile allo stesso tempo. Ho portato il sole in questa famiglia, sono stato il motivo per cui questa mia famiglia ha avuto ragione di continuare ad esistere...almeno fino a poco tempo fa.
Il mio nome è fresco e profumato come un fiore, non mi porto il fardello della storia che ti porti tu col tuo! Ti appesantisce e ti grava sulle spalle, io invece sono libero come il vento, non ho fardelli...credo.”
“OK, ok, niente di personale”, ribatte Edipo. “Mi sembri fiero ma anche molto triste, che ti succede amico?”
Narciso alza ancora le spalle. “Tu invece mi sembri molto arrabbiato”.
“Arrabbiato?? Sono in......o di brutto col mio vecchio! Gli ho chiesto di poter andare al concerto dei Monster con la mia compagnia, quella della Piazzetta. Tutti ragazzi a posto ma niente, non si fida!! Mi fa menate sulla droga, sui pericoli, sul tornar tardi, sulle preoccupazioni, e se succede qualcosa cosa direbbe la gente, e poi i Monster non gli piacciono perchè parlano di rivoluzione, che dobbiamo prenderci il nostro spazio nel mondo, che le leggi vanno cambiate, che ci vuole più libertà...insomma dice che suonano per il Diavolo!!! Ma ci pensi??”.
Narciso solleva ancora le spalle.
“Oh ma tu non parli? Ce l’avrai pure qualcosa da dire?”, incalza Edipo.
“Io i Monster non li ascolto, suono il pianoforte e il violino quindi ascolto musica classica e ogni tanto su Spotify sento un po’ di trap. Chi sono quelli della Piazzetta?”
Edipo spalanca la bocca: “Suoni piano e violino? Wow!! Io mi esercito un po’ con la batteria quando i miei non ci sono, che dicono che faccio troppo chiasso e non riescono a sentire la TV. Ho provato anch’io ad ascoltare trap ma, amico, che noia!! Cantano sempre le stesse cose, tristezza a gogo, e il degrado della periferia, e la droga, e il padre che se n’è andato, cioè va bene un pezzo su sta roba ma tutto l’album mi manda in paranoia!! Invece i Monster cantano e soprattutto suonano di un mondo migliore, senza troppe regole, di pace tra i popoli e sono anche romantici, sognano l’amore vero. E tutto a suon di chitarra elettrica e batteria!! Uno sballo!!”
Narciso resta immobile, sguardo basso. “Gli amici della Piazzetta?”.
“Ah si, scusa, sono la mia banda, cioè i miei amici. Con loro mi trovo dopo la scuola, parliamo un po’ in piazzetta, a volte passano le ragazze e allora ci gasiamo un po’. Se abbiamo due soldi andiamo a prenderci qualcosa dal Bar altrimenti giriamo un po’ in moto, anche in due, non ce l’abbiamo tutti. Se vuoi te li faccio conoscere”.
“E i compiti?”
“I compiti?” Edipo si meraviglia. “Beh quelli dopo, alla sera o nel tardo pomeriggio sennò gli amici quando li vedi? Poi non sempre c’è da studiare, se non hai interrogazioni o compiti in classe mica ti preoccupi. Tanto poi c’è il Secchia che una mano te la dà sempre nei compiti in classe”.
“Scherzi? Io ci passo l’intero pomeriggio e la sera fino a tardi a studiare! Mi piace fare bella figura, mi piace che il prof pensi che sono il più bravo, mi piace portare a casa i voti alti così i miei hanno un motivo per essere contenti e quel motivo sono io. I prof tra l’altro raccomandano di studiare giorno per giorno altrimenti ci considerano ‘scansafatiche’. E poi devo esercitarmi con il piano e il violino. Gioco anche a tennis e mamma mi porta agli allenamenti quasi sempre, se non deve lavorare, e alle partite mi impegno un botto per vincere. A volte viene anche mio padre. Prima venivano sempre insieme.”
“Ma che è successo ai tuoi?”
“Si stanno separando, sono sempre stati molto impegnati col lavoro. Quando ero più piccolo mi adoravano, non vedevano l’ora di tornare a casa e salutarmi. Io stavo con la nonna che poi si è ammalata e quindi la mamma mi ha preso una tata che ora viene solo ogni tanto perchè ormai a casa riesco ad arrangiarmi da solo”.
“Che fortuna che hai Narcy; i miei mi stanno sempre addosso. A volte anche loro litigano un po’ ma, credimi amico, quando c’è da darmi contro manco fossero la Santa Alleanza! Quindi tu stai a casa spesso da solo!? Che sballo, chissà quante feste puoi fare con gli amici! E sei figlio unico? Oh ma tutte le fortune tu, eh? Io ho le due gemelle che fanno sempre la spia alla mamma...perfide!!” e sbuffa. “Non faccio quasi mai feste, ho un sacco di followers sui social ma tanti non sono neanche di qui quindi ci si trova online. A volte tiro tardi sulla play, se sono nervoso mi sfogo killando qualche nemico e se killano me e ho voglia ancora di giocare respowno e allora ci dò dentro e stillo un po’ di loot agli altri gamers ma non devo esagerare sennò mi bannano” afferma eccitato Narciso. “Amico ma come parli? Comunque capisco che sei spesso solo. Mi spiace. Non hai voglia di stare in compagnia? Di fare due parole, progetti su come cambiare questo mondo e renderlo più vivibile, meno bigotto, eliminare la paura e il senso di colpa, vivere in pace, che le guerre le fanno solo i grandi e non si sa perchè. Crearci un mondo più giusto, accessibile a tutti, dove siamo tutti fratelli, in pace, dove le frontiere le lasciamo solo sui libri di geografia, un po’ come canta il buon vecchio Jhon in “Imagine”. Immaginarti un lavoro dove finalmente riesci ad essere te stesso, dare una mano al grande progetto del cambiamento? Ci pensi mai?”.
Narciso riflette. “Mah! Io di cambiare il mondo non ho speranza. Le regole mi sono indifferenti, le osservo e le pratico, non mi ribello ad esse perché non mi interessa farlo però allo stesso tempo faccio quello che voglio perché posso, ho sempre potuto. Io sto con gli amici in chat e discutiamo del più e del meno senza troppa intimità; usiamo molto le foto e i video per raccontarci e se sei d’accordo con quello che vedi metti un like o lo reposti, non c’è bisogno di parlare molto. Il lavoro non me lo immagino, tanto per noi non c’è molta speranza. Le pandemie, le guerre, il riscaldamento globale...come credi che possa finire? Ti impegni per cosa? I miei mi hanno sempre detto che farò qualcosa di speciale, che non farò i turni, che non dovrò timbrare il cartellino, che sarò sicuramente un manager, un leader. Ma io non mi vedo in nessun modo e poi se non riesco a diventarlo sai che figura? Morirei dalla vergogna. Tanto vale incominciare a morire ora. Mi sento già un fallito perché non ho fiducia, non ho speranza nel futuro e ora dubito anche di me stesso. Pensa che quando ero bambino pensavo davvero di essere onnipotente! Le regole le facevo anche io con i miei. Ora invece mi vengono tanti dubbi, non mi capisco più e peggio ancora non mi capiscono più neanche i miei quindi spesso mi perdo e allora gioco perchè con i videogiochi sono bravo davvero! Io in chat non condivido progetti per il futuro, non si fa. Non saprei neppure con chi e come parlarne. A volte vorrei scomparire, non esserci più perché bro, credimi, si fa una fatica ma non posso lamentarmi perchè io ho davvero tutto, ho sviluppato talenti e dovrei essere pronto ma non so per cosa e perciò mi vergogno molto”. Edipo rimane a bocca aperta. Poi si avvicina a Narciso e lo abbraccia. Narciso fa un passo indietro riluttante ma Edipo insiste e gli cinge le spalle.
“Sai amico? Siamo la faccia della stessa medaglia. Credo che non possiamo esistere nè tu nè io se non proviamo a capirci. Ho sentito dire che la storia crea identità. Non ci ho mai creduto perché per me la storia sono nomi e date infinite da ricordare ma ora capisco cosa vuol dire. Allora proviamo a dialogare io e te. Tu mi insegni il tuo linguaggio e io il mio e vedrai che io mi sentirò meno complessato e meno in colpa e tu capirai cos’è la speranza, che anche se non succede nulla, la speranza ti fa osare, senza vergogna. Ci stai? Proviamo a conoscerci?”.
Narciso alza le spalle ma Edipo sa che quel gesto non è un “no” e sorride. Intanto piove, ma il cielo si sta schiarendo.