2 minute read

di Rasco Hundredhymns

Next Article
Caro Peter

Caro Peter

Caro Insieme, stavo cercando un articolo sul web che mi ispirasse per il contributo da pubblicare sul vostro numero e dalla pagina di ansa mi è apparsa una perla di idiozia che non potevo non citare. Il tema riguardava i giovani, la generazione Z, e, leggendolo non potevo credere all’imbecillità di quanto scritto dal giornalista, specie pensando alla fonte dell’informazione molto esclusiva. L’articolo citava una ricerca a livello globale con un un campione di 205’000 partecipanti fra i 18 e 25 anni di 47 paesi del mondo, quello globalista e occidentale per intenderci. Ho subito pensato che un campione così vasto e ampio non è da considerare rappresentativo su un territorio periferico come il nostro, ma si sa che nel marketing sono i dati che contano, anche se letti da un tuttologo di serie B. Inizialmente con il mio mouse ero pronto a cambiare ricerca, ma dopo un’analisi tout-court delle prime righe mi sono fermato a rileggere il delirio. In sole quattro righe erano stati raccolti i soliti pregiudizi degli adulti sui giovani e sui loro luoghi comuni, generalizzando il fenomeno e utilizzando i nuovi linguaggi della scienzah della comunicazione, quella scienzah con la h finale. Ho chiamato così mio figlio Giona, di 20 anni, per condividere con lui quest’inizio testo, il suo parere mi era di conforto, io, che sono della generazione X e fortemente difensore della causa Z, zeta come Zorro.

Riprendo dall’agenzia ansa.it: “La generazione Z, i nati tra il 1996 e il 2010, è cresciuta e dimostra alcune caratteristiche proprie: sono una generazione poco interessata all’alcool rispetto alle precedenti, riscrivono le regole dell’amore, solo uno su tre (purtroppo) parla dei propri problemi psicologici e il 14% di loro investe già in borsa, qualche volta facendo impicci con criptovalute e quanto altro…

Advertisement

“Che c’è pà?”, mi chiede Giona al mio richiamo. “Volevo condividere con te un articolo di ansa e farti delle domande per esaminare se i dati interpretati da quel fenomeno di giornalista della loro redazione sono pertinenti o meno con il tuo mondo. Tu che dici?”, gli chiedo io. “Ok, ti do 10 minuti poi… esco, spara!” mi dice impaziente e non certo interessato alla mia intervista. “Prima domanda: ti senti cresciuto e senti di dimostrare caratteristiche proprie?”, gli chiedo imbarazzato. “Papà che razza di domanda è questa? Sì certo mi sento cresciuto e ho mie caratteristiche proprie. Papà devi fartene una ragione, presto io e Sara andremo a vivere soli, ok?” Fraintende la mia domanda e mi abbraccia in gesto affettuoso per consolarmi. “Vai con la prossima, papo”, mi dice nell’orecchio. “Bevi di più o di meno che io da giovane? Quando esci con il tuo branco ci vai giù duro con l’alcool? Rimango colpito dall’espressione scolpita sul viso di Giona, è incredulo alle mie domande riprese da ansa. “Papo ma cosa stai leggendo? Smettila di bere, papo, ok? Lascia stare il tuo ennesimo skotch, ti prego.” mi saluta e se ne va.

Anche senza di lui non posso non concludere il mio contributo sui giovani per Insieme e non riflettere sul giovane che ho in casa, proprio lui, mio figlio Giona. Giona non parla volentieri con me dei suoi problemi psicologici, credo non ne abbia bisogno visto come si vive spensieratamente la vita. A volte osservo lui e Sara abbracciarsi, o incrocio l’amore fra i loro occhi, sono sicuro che i due giovani sapranno riscrivere certamente le regole del loro amore almeno quanto l’ho fatto io. Per quanto concerne la parte economica del mio junior considero che Giona è il classico 86% di giovane nella fascia 1822 anni studente senza un ghello, risiede ancora con la famiglia, studia e mi chiede una mancetta settimanale. Niente a che fare con quello élitario citato da ansa (14%), che considero figli di papà e bocconiani, che gioca in borsa, fa impicci, acquista e vende criptovalute.

“Hey pà!”. Una voce improvvisa mi risveglia dalla riflessione. “Che c’è Giona?” rispondo di soprassalto. “Posso uscire con la tua auto?”, mi chiede. “Sì, va bene.” gli rispondo. “Hey pà!” “Che c’è Giona?”. “Mi presti cinquanta franchi per fare serata con gli amici?”.

This article is from: