Insieme PRIMAVERA-ESTATE N. 20221 N. 400


Dibattere è fondamentale per affrontare con interesse e passione anche i temi che più ci mettono in difficoltà. È attraverso il confronto che si costruisce un linguaggio comune: mi sembra che il tema è di stretta attualità.
Carl Gustav Jung sciveva che “L’incontro di due personalità è come il contatto tra due sostanze chimiche; se c’è una qualche reazione, en trambi ne vengono trasformati.”. La trasformazione porta con se anche grandi soddisfazioni.
Felici perché, oltre all’interesse che il pubblico accorso numeroso al Teatro Centro Sociale di Casvegno ha dimostrato, oltre gli spettatori che hanno seguito il Convegno da casa e grazie ai numerosi interven ti di qualità, dicevamo, felici perché i temi trattati hanno ri-aperto un nuovo dibattito all’interno e all’esterno della nostra Organizzazione.
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Però, scrivere oggi senza parlare dell’ambiente risulta quasi impossi bile. Certo, non vi tedierò con i problemi che ci affliggono, non parleremo della siccità e del cambiamento climatico, dell’inflazione, della guerra, ecc. ecc. Tutti problemi che conosciamo ma che a volte sem briamo incapaci di affrontare. Cambiare costa fatica. Ma si può! Anzi, cambiare, è parte della natura umana, del nostro rela zionarci agli altri e al mondo.
Parlando di soddisfazione non possiamo che essere entusiasti del Con vegno che abbiamo organizzato con gli amici della Fondazione Sasso Corbato e del Carl in omaggio a Ettore Pellandini.
Non mi spenderò dunque in mille ringraziamenti che andrebbero fatti, però, vi lasciamo con la consapevolezza e una promessa: il 50° anniversario d’esistenza del Club ‘74, nel 2024, sarà un anno ricco di fantasia, confronto, progetti, idee, iniziative, ...
Manuel OSC-CARLLaboratorioStampa:AlineImmagineGregorio©ContributiRioGregorioRossanaConsueloValentinaNegriPolettiRigamontiRosiSperanzaToninifotografici:club74.cheSperanzadicopertina:PassardiOffset Redazione Insieme Club ‘74 c/o OSC Via Ag. Maspoli 6 Stabile Valletta 6850 Mendrisio Tel.: 091
Per il Convegno appena trascorso, vi lasciamo con un segno dei tempi. Stelle, desiderio e perseveranza di Valentino Garrafa Valentino Garrafa Manolo Lacalamita 816 ‘74,
2 Editoriale
Edgar Allan Poe scriveva a proposito dell’estate che ..., di notte, i rumori sono in festa.
luglio 2022 REDAZIONE INSIEME dedicato ad Elena ... continua a pagina 5


3 1-5 di Valentino Garrafa EDITORIALE 12-13 di Gregorio 10-11 di Dimitri Azzarone 6-9 di Rio Tonini FERMENTO A CASVEGNOALLAINDICERI-SCOPERTA DEL CLUB ‘74 IL CENTRO DIURNO ANDROMEDA PERSEO OSC AL MERCALIBRO DI BELLINZONA 14-16 di Rafael, Joyce e Zeriyan COSA SCRIVONO GLI STAGISTI AL CLUB ‘74 17 di Gregorio USCITA INTERCLUB AL BOWLING DI RIAZZINO 18 di Rafael LE MOLTEPLICI NORMALITÀ 20 di Donatella IL CARBONCINO IN UNA SFERA 22 di Aline LA BARRIERA O I MANDALA DELLA NORMALITÀ 23 di Fanny MOSAICO ALL’ATELIER CLUB ‘74 24-27 di Gregorio SI È SPENTA L’ENNASIMA STELLA 28-29 di Consuelo LIBROBUS: LE PERSIANE VERDI 30 la Redazione MAD PRIDE ‘22 - BERNA 31 la Redazione TROVA LE... 10 DIFFERENZE 32 la Redazione CRUCI...VEGNO 33 di Manolo LA SATIRA 34-35 di Rosi DAL RICETTARIO DI ROSI 19 di Manuel SCATTI D’ESTATE

Ripenso alle parole di alcuni relatori del Convegno e immagino un futuro diverso: l’aridità emo zionale e relazionale che contraddistingue questo tempo sarà spazzata via.
Settembre è alle porte e finalmente, l’agognata Festa campestre. Sabato 3 settembre a partire dalle ore 11:00 sarà “Ritorno al futuro” ... non mancate! Così come si rinnova l’appuntamento della Sagra del Borgo con il nostro Punto d’incontro anal colico. Seguite le nostre news (www.club74.ch) per gli aggiornamenti sulla nostra presenza nel Magnifico Borgo. Riprenderemo anche la collaborazione con le studentesse e gli studenti del Deass della Supsi: quest’anno “c’incontreremo” grazie al mito di Orfeo e Euridice.
Così penso alla nostra Elena: Gregorio scrive che si è spenta l’ennesima stella (pag. 24).
Penso allo scritto di Zeriyan, Joyce e Rafael, e spero che saranno i protagonisti del cambiamento appena aupicato (pag. 14). Ci faremo guidare da quelle stelle che continuano a brillare, perché sono nei nostri pensieri, nei nostri sogni, sono nelle nostre parole. Ci guidano illuminandoci la via. È anche nella memoria di chi ci é stato caro che ritroviamo noi stessi. Care lettrici e cari lettori d’Insieme, vi lascio con qualche anteprima del prossimo futuro.
Queste e altre iniziative lasceranno poi il passo all’autunno ma adesso, restiamo all’estate: prende tevi cura di voi e di chi vi sta accanto, assaporate un buon gelate, leggete un libro come quello che ci propone Consuelo nella sua rubrica (pag. 28) e, come scrive Walt Whitman, tutto vale! Tutto vale (Walt Whitman) Io credo che una foglia d’erba non valga affatto meno della quotidiana fatica delle stelle.
E la giuntura più piccola della mia mano qualsiasi meccanismo può deridere.
Con questo numero vorremmo offrire, almeno in parte, anche testimonianza della creatività e delle iniziative che contraddistinguono la nostra comunità. Personalmente ho trovato pagine che mi aiutano a ricordare, altre che aiutano a immaginare e pagine che fanno sognare. Speriamo sia così anche per voi.
E la formica è ugualmente perfetta, come un granello di sabbia, come l’uovo di uno scricciolo, E la piccola rana è un capolavoro pari a quelli più famosi, E il rovo rampicante potrebbe ornare i balconi del cielo.
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Nelle date da lunedì 30 maggio a giovedì 2 giugno, il Quartiere di Casvegno si è animato a dir poco all’inverosimile, in quanto è stato protagonista di diverse manifestazioni quali, in primis, il Convegno in memoria di Ettore Pellandini (lunedì 30 maggio-gio vedì 2 giugno) seguito da (martedì 31 maggio) un pranzo nel “Viale dei faggi” all’insegna della comunità tutta della CPC. Non dimenticando la Giornata SUPSI (mercoledì 1 giugno) che ha pro posto la messa in scena di cinque spettacoli teatrali nell’ambito del progetto “Passioni e follia”
Fermento a CasvegnodiRioTonini




































































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Alla ri-scoperta del Club ‘74
Tra poco ci sarà un bellissimo convegno a mio parere, a cui non mancherò, che per metterà di fare il punto sull’iniziativa partita da Pellandini che da Mimo professionista formatosi sotto la guida di Giorgio Strehler, dopo un’esperienza simile in Francia pres so la Clinique de La Borde, capeggiata da Jean Oury, decide di esportare in Svizzera una realtà ancora oggi unica a livello nazionale, ossia un’associazione che creasse un luogo d’incontro per i pazienti della clinica psichiatrica dove animare il proprio spirito creativo e farne non più oggetti di cura ma soggetti di cura, ed è così che si sviluppa l’atelier di pittura, il gruppo musica, il laboratorio e il teatro. Ad oggi si conta su un gruppo di animatori che si è fermato soltanto durante il picco massimo della pandemia appena trascorsa ma per un tempo brevissimo e si è prodigato per fare in modo che, oltre che nei reparti, fosse possibile allontanarsi per qualche momento a settimana dal la struttura prettamente ospedaliera, per incontrarsi, pur rispettando tutte le normative del caso e sperimentare attività ricreative molto utili anch’esse, alla ripresa della salute degli Comeospiti.detto nell’intervista di Radio Casvegno a Manolo Lacalamita, in occasione della rassegna “Ettore ti ricordi”, Pellandini, nell’epoca in cui fondò l’associazione, riuscì a scardinare tutti i preconcetti che nel tempo si erano creati in quel periodo su strutture di cura come Casvegno, pur non facendo parte del fronte antipsichiatrico, si desiderava valorizzare le persone con problematiche psichiche ponendo l’attenzione sulle loro capacità, ben consci che una permanenza nei reparti determinava solo un momentaneo assopimento delle loro abilità e risvegliarne la creatività, poteva essere parte integran te della loro riabilitazione.
Cari Lettori, oggi voglio parlarvi di una bella iniziativa, unica nel territorio svizzero, forse non tutti sanno che è una realtà ticinese, si chiama Associazione Club ‘74, creata per volontà di Ettore Pellandini che, in qualità d’infermiere aveva già avuto un’esperienza simile in Francia.
Nel 1974 viene istituita l’associazione che ha preso il nome di quell’anno perché rap presentava, come fu poi ed è ancora oggi, un singolare approccio terapeutico. Mi permette di fare questo excursus sul Club ‘74, la signora Consuelo Rigamonti, che dopo 4 anni in Legatoria si è spostata nell’ambito del segretariato ed è qui da 3 anni.
Con la forza che lo caratterizzava, il fondatore riuscirà a tirar fuori il meglio dalla sua équipe, dirigendolo attraverso una carica e dei valori che permetteranno a tutto il grup po di allora e di chi poi ne continuò il lavoro con grinta, creando una forma di comunità famigliare che permettesse di aprire le porte, eliminare le separazioni tra operatori e pazienti, togliendo una concezione di divisa. I suoi ideali di solidarietà hanno contribuito a creare una mensa non separata, le usci te, le gite, le prove, gli spettacoli, facendo incontrare il personale specializzato e le persone in degenza in un mondo neutro di scoperta reciproca fatta di potenzialità, paure e capacità in un ambito diverso da una scrivania, sviluppando una vicinanza che permetto di avere un contatto umano, aiutando a comprendere che a tutti può capitare di essere ricoverati, perché la vita riserva delle incognite che possono provocare delle reazioni inaspettate e tutti potrebbero dunque ammalarsi. di Azzarone
Dimitri
collaboro con lo Spamm da qualche mese e mi sento di poter dare la mia impressione in quanto ho potuto conoscere anche il lato “animazione” del Club ‘74, certo non potrà essere esaustivo in quanto ,come detto, è la sensazione accumulata in questo tempo relativamente breve, ma da quanto ho potuto sperimen tare ho apprezzato l’approccio molto inclusivo e partecipativo in cui chiunque trova il suo spazio che sia legato alla pittura, alla musica o di creare candele, maschere o fare una semplice partita a scacchi. Il clima è molto cordiale e capace di offrire mol ti contatti con il proprio interno e a livello sociale, ritengo che chiunque si dovesse trovare in un periodo difficile della propria vita e si rendesse conto di necessitare un ricovero, qui di certo troverà un luogo in cui recuperare a pieno le proprie forze psichiche ed emotive e quel che considero il meglio, è che si incontrano persone con una sensibilità fuori dal comune che mi fanno riflettere se i malati sono più fuori rispetto a chi è dentro. Io venendo come volontario mi sono trovato grazie alla radio a fare dei discorsi profondi che tra la gente comune sono molto più difficili da fare forse per mancanza di tempo o forse per paura di andare al centro delle questioni. Mi sono ritrovato a scoprire che ci sono interventi di cura medici che vanno a curare lo spirito oltre che il Graziecorpo.a
Oltre alle già citate qualità legate all’idea di reintegrare la manualità e l’intelletto di chi vive una ospedalizzazione psichiatrica, trovo lodevole il fatto che ci sia un punto d’incontro con chi arriva dall’esterno e possa vedere come molte persone che risiedono all’interno vivono un disagio che chiunque potrebbe incontrare in un qualsiasi punto dell’esistenza, togliendo quel velo tra sani e malati che spesso si crede di poter avere, quando la differenza potrebbe essere solo il grado di intensità di disagio; io che collaboro con lo Spamm vedo una grande sensibilità tra gli utenti che al di fuori, tra i cosiddetti “sani” non vedo e mi chiedo sempre più frequente mente chi è davvero il malato.
Direttamente dalla bocca di Pellandini è stato detto, nella lettera riportata nell’edi zione dedicata dell’Insieme n.1 del 2021: “...sei figlio vero della Psicoterapia Istitu zionale, non hai origini o simili con il movimento ideologico dell’antipsichiatria…” piuttosto, sempre nello stesso testo attribuisce la paternità a Jean Oury, questo per ché l’intenzione dichiarata è quella di riabilitare colui che arriva nell’infrastruttura.
questa esperienza ho potuto conoscere una medicina molto umana dove, come era nell’intento credo di Pellandini e del suo gruppo, di rompere delle barrie re tra i curanti ed i curati perché nessuno sa cosa la vita può riservarci ed è bello sapere che in caso di bisogno non si trovino freddi contatti, ma veri e propri cuori pulsanti pronti ad ascoltare e a valorizzare, disposti a condividere e camminare in sieme verso una completa ripresa. È a mio parere un posto che vi cambia in positivo, non posso dire di essere lo stesso di quando non conoscevo questa realtà e sono mutato in meglio, dunque, non posso far altro che salutarvi e invitarvi a scoprire questo gioiello del Ticino che permette rebbe a chi tra di voi ha del senso artistico di darsi sfogo e confrontarsi con tanta e variegata umanità che può condividere con noi anche solo il piacere di stare insieme.
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Ringrazio davvero per aver potuto ripresentarvi questa, che ritengo un’eccellenza a due passi da casa, che potrebbe essere visitata da chi lo desidera, magari non solo in occasioni speciali o per caso, durante una passeggiata nel bellissimo Parco di OrmaiCasvegno.personalmente
Sono oramai da una ventina d’anni che ogni primo mercoledì del mese apre i battenti il mer catino del libro usato di Bellinzona in Piazza Buffi (ex-Magoria). Solo pochissime volte le intemperanze del tempo turrino hanno fatto annullare l’evento… Male che sia andata ci siamo spostati sotto i portici della zona centro-turrita libri, bancarelle e affini. L’idea di questo strampa lato evento è stata di un personaggio fantomatico, ecclettico ed esplosivo che risponde al nome di Fredy Conrad e la sua creatura polivalente di «Ondemedia» con i loro carretti in legno pieni di vecche strenne dell’editoria ticinese e no. Perchè il primo mercoledì del mese? Non lo so…. Poco importa… L’importante è che oggi il Mercalibro è diventato una vera istituzione culturale entrata nel Dna della vita della città. Ne è la prova che quando Fredy pochi mesi fa ha mollato il timone del baraccone, l’intellighenzia metropolita piccolo borghese della città era in lacrime. Per fortuna che si sono materializzati quei tipacci sospetti, ma volenterosi, della Associazione «Meteora» che hanno ripreso il germoglio di una bella cosa che ancora tanto può dare a questo pulcioso covo di serpi statalizzatto che è il parterre culturale bellinzonese oggidì. Quindi «il mercato è morto, viva il mercato!!!», per la gioia degli amanti del tarocco impresso che va ineluttabilmente a morire a tutto vantaggio delle diavolerie digitali che il mercato offre a tonnellate.
Come Centro Diurno Andromeda Perseo OSC di Bellinzona siamo legati a pieno titolo con la manifestazione. Ci occupiamo del montaggio e rimessaggio delle bancarelle... In cambio abbia mo due tavoli gratis per i nostri prodotti. Anche per noi l’idea base è il riciclaggio del libro usato, ma c’è una certa flessibilità ballerina. Personalmente ho venduto di tutto: cartoleria, giocattoli, vinili, Ultimamente,etc. per coerenza deontologica, in un angolino della bancarella offro le pubblicazioni del «Club ‘74» e le mie personali a prezzi popolari con la formula del soddisfatto o rimborsato.
Si parte dal periodico «Insieme», ai fascicoletti irregolari dei 4 centri diurni cantonali... fino alle due mie edizioni-creazioni de «Il palingenetico, rivista del pensiero libero» (più di 200 copie vendute…) e l’imperdibile «Dossier Sementina» Una storia vera che pare un romanzo splatter fantastico in salsa mafioso-poliziesca-clientelare-raccomandativa in puro stile ticinese! Per irre tire ulteriormente il distratto pubblico degli sfaccendati astanti indosso la maglietta del Club ‘74 con la scritta «Incazzato nero». Devo dire che fa colpo!
12 di Gregorio Il Centro Diurno Andromeda Perseo OSC
Ma passiamo al variopinto leporello costituito dagli altri venditori della piazza… alcuni sono dei veri classici cariatidici… il venditore di fumetti che arriva alle 13 incassa 2’000 franchi e scappa poco dopo come un ladro… la pianista che arriva apposta da Bergamo coi suoi rarissimi CD… Aurelio della BookPresse con i suoi libri riciclati a copertina variabile e le sue zingarate rapso diche fa da te... vere chicce… La nostalgica dell’India, che sotto mentite spoglie, raccoglie fondi per scuole nepalesi che avevano il bimer già dieci anni fa… Quelli di Baobab che fanno casta a parte con le riviste per l’infanzia... potrei continuare ma vi invito a scoprire da voi le tante altre sfaccettature di questa kermesse fuori dal tempo, dove con un po’ di fortuna si pùo fare qualche piccolo affare. I ragazzi di «Meteore» si danno un gran da fare. In inverno portano il minestrone caldo, ad aprile le pizzette, lo scambio di abiti, dolcetti delle fatine… poi c’è uno che si chiama Andrea che mi sta antipatico, non si capisce cosa fa… e lo fa male! Troppo intelligente per trovarsi un’occupa zione stabile… troppo naif per capire i suoi immensi limiti… però mi ha già offerto due caffè al Bar Cervia lasciando laute mance… Avete presente il primo film di Paolo Virzì? Ovosodo????? Nella bancarella del CD i libri sono a offerta libera, però da un po’ abbiamo diversificato l’offer ta. Candele, magliette, presine, quadri, borse… Poi un foglietto di poche righe che spiega la no
13 stra associazione nel contesto della vita cittadina. A proposito prima la nostra sede era proprio in Piazza Buffi (ex-Magoria), sopra il Moon per capirci… Poi per vari motivi ci hanno decentrato in Piazzale Stadio… sono solo due passi in più… non siamo a New York… Però... Un cavallo di battaglia della nostra bancarella è il libretto di poesie del nostro Pridentissimo Armando Filisetti da Grono, recentemente scomparso… Parole semplici che toccano il cuore. Per noi del CD il mercatino è una occasione quasi unica di contatto con il tessuto urbano, sono ancora troppe le persone che non immaginano minimamente l’esistenza della nostra nobilissima istituzione socia le. Un sodalizio quarantenne che ha aiutato centinaia di persone in difficoltà emotiva e fisica con medicine sempre più rare: l’ascolto, la partecipazione e l’empatia. Anche se la psichiatria non è più un tabù, anzi se ne parla anche troppo e troppo spesso a sproposito, fa tuttora comodo porta re gli «strani» lontani dal centro e affittare al triplo a qualche azzeccagarbugli dell’apparato. In conclusione vi invito a venirci a trovare in Piazzale Stadio 3… giuro che non vi mangiamo!!! al Mercalibro di Bellinzona


Una lettera al Club ’74 (Rafael)
1 Non per forza unanime, ma che abbia permesso un confronto di idee, uno scontro e una riflessione prima di una decisione, magari anche votata.
Ma poter partecipare è profondamente trasformativo e lo è per le ragioni più dispa rate. Poter partecipare a delle decisioni collettive significa avere la possibilità di (ri) esercitarsi a fare delle scelte, significa poter lasciare un segno all’interno di qualcosa. Significa poter apportare i propri contributi nella strutturazione della direzione che un servizio, un’associazione o una proposta possono prendere. In fondo partecipare è trasformativo perché permette e favorisce il cambiamento, sia a livello collettivo ed individuale verso una direzione di benessere.
Quando ci è stato chiesto di scrivere uno scritto sulla nostra esperienza di stage per l’Insieme non sapevo bene da dove iniziare. La risposta mi si è presentata il giorno dopo, mercoledì 13.04.2022. Il giorno del primo, e probabilmente ultimo, Interclub a cui ho partecipato, quel giorno ho pensato “Spero che sia il primo di tanti”. E questo è un auspicio per un cambiamento generale dei servizi sociali, in particolare riferen domi per mia esperienza ai servizi educativi residenziali. La domanda sorge spon tanea; perché? Perché l’Interclub, come i segretariati, innanzitutto rappresentano un importante spazio di partecipazione e i percorsi di vita si muovono e si sviluppano sulla partecipazione. Se è un fondamentale principio etico e un diritto delle persone è anche un fondamentale principio trasformativo. Il principio etico e legale è derivato da numerosi documenti, ma la domanda che sorge spontanea dopo un Interclub è: E perché mai dovrebbe essere diversamente, perché mai la decisione sulla parteci pazione ad una manifestazione o meno non dovrebbe essere una decisione condivi sa e collettiva1 da chi frequenta quel servizio? Aggiungendosi ad una per certi versi più inquietante: Perché si dovrebbe pensare che i cosiddetti utenti non ne son in grado, o meglio perché gli operatori dovrebbero pensare di poterlo fare e di esserne in grado?
14 Cosa scrivono gli stagisti al Club ‘74

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Ricordo il Club ’74 (Joyce) Scrivere un ricordo sulla mia esperienza al Club ’74 è cosa che mi riesce particolarmente difficile, poiché essa nella sua interezza è e sarà un ricordo vivo. Lunedì 24 gennaio, durante il momento del segretariato, noi tre allievi ci presentiamo. Al mio turno vi dico subito di portare pazienza, perché sono una persona piuttosto timida… Manuel non ha perso tempo e ha subito promesso che ci avreste pensato voi a “farmela passare”. Ebbene si, avete accolto la sfida e ci siete riusciti. Forse, più che farmi passare la timidezza, siete riusciti a farmi percepire un ambiente talmente accogliente, incasinato, organizzato ed imprevedibile, mostrandovi nella vostra più sincera trasparenza, che mi è venuta voglia di fare lo stesso. A tal proposito, i ricordi più preziosi che mi porto via sono tutti quei momenti sinceri, belli e brutti, seri e divertenti che siano stati, in cui ho potuto percepire che non c’erano muri di mezzo. Posso definire questi ricordi come preziosi poi ché i primi ad essere stati tali siete proprio voi, che con la vostra unicità avete arricchito giorno per giorno il mio percorso di stage, fungendo da guide ed accompagnatori, ognuno di voi con le proprie modalità e specificità, dalle quali ho potuto trarre ed apprezzare, anche nei momenti più complessi, la vostra sensibilità. Al Club io sono stata allieva e voi grandi insegnanti. Trascorrendo del tempo con voi, ho
Ma il vero motivo per cui l’Interclub mi ha colpito è perché mi ha emozionato, mi ha emo zionato vedere così tante persone attorno ad un tavolo che discutono di come fare questa o l’altra cosa. Come mi hanno emozionato i segretariati e gli altri momenti di decisione col lettiva in seno all’associazione Club ’74. Mi hanno emozionato perché mi hanno dato una profonda speranza, una speranza di un modo diverso di pensare i servizi animativi ed edu cativi. Ma forse questo non è un vero ricordo del club, forse perché da una parte faccio fati ca a dirmi che questa parte della mia vita e della mia formazione sarà un ricordo. Potrei pro cedere come si fa spesso a fine di alcuni momenti formativi, chiedendomi che cosa mi porto a casa dall’esperienza al Club ’74. Innanzitutto mi porto a casa una bellissima esperienza, certo non un’esperienza esente da difficoltà e da continui interrogativi, ma un’esperienza che mi dispiace terminare e che mi è piaciuto fare. Mi porto a casa anche la relazione con le persone che frequentano, alcune più sovente altre meno, la Valletta. Una relazione che mi ha permesso di crescere grazie alle molte risorse, potenzialità e particolarità che danno valore e colorano questo luogo. Ho potuto (ri)scoprire il valore dei momenti e del tempo passato all’interno di numerose situazioni. All’inizio forse non riuscivo a pormi nel modo che avrei desiderato, mi rendevo conto di non aver trovato modalità che mi permettevano di lavorare come desiderassi. Ho però avuto l’occasione di costruire con il tempo, complice anche il progetto in Atelier, le modalità per pormi all’interno del servizio. Ho potuto così crescere professionalmente, trovando il mio modo di stare all’interno di un servizio così ampio e diversificato. Mi porto a casa dei momenti fatti di risate, di collaborazione e di soddisfazione. Mi porto a casa i racconti che le persone che ho conosciuto hanno condiviso con me e che ho ascoltato con interesse e passione. Porto a casa i momenti passati a fare qualcosa assieme ed i momenti passati in silenzio a guardare il prato, quelli a giocare a trot tolino e quelli passati seduti sui tavoli. Come poi dimenticarsi di alcuni momenti iconici, i vari giri nei reparti e nelle case, la lista delle mail di cui la metà sono tornate indietro e le ore passate a riguardarla, lo smontamento dell’Arca, le conversazioni di musica metal, l’al larme e altri momenti che diventerebbe troppo lungo elencare tutti. Mi porto anche a casa i consigli e le considerazioni che hanno permesso di arricchire le mie riflessioni e i miei modi di pormi. Non manco di portarmi anche a casa i momenti più difficili e critici (e sì anche i “cazziatoni” (;), perché so che mi sono stati utili e sento che anche questi momenti mi mancheranno, per quanto spiacevoli possano essere stati. Alla fine mi porto a casa una bella esperienza di stage che si è rilevata formativa e inte ressante, ma assieme a questa mi rimane anche una forte esperienza umana e di crescita personale.
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infatti potuto apprendere aspetti non solo pratici ed operativi, bensì anche dimensioni che mi piace definire semplicemente umane, quelle questioni che impari vivendo ap pieno una situazione con tutti i propri sensi, quelle che senti di pancia e si rischiereb be di sminuire cercando di attribuirle un nome, una parola. Insomma, sono questioni che percepisci e che sono capaci di farti emozionare. Ecco un altro ricordo che ho del Club: le emozioni. Tenendo conto della complessità di quest’esperienza e delle sue multiple sfacettatu re, con voi al Club ’74, in ogni circostanza, ho provato delle emozioni forti. Qualsiasi sia stata la loro valenza, ciò che per me risulta più significativo è stata la possibilità di condividerle con voi. Ciò che apprezzo in particolar modo è che, con la vostra presenza e le specificità di questo contesto, sono riuscite ad emergere maggiormente le mie caratteristiche personali, in alcune circostanze anche quelle che tendo a tene re più nascoste sotto il tappeto, ma come scritto nelle prime righe dedicate a questi ricordi, penso che ognuno di noi si sia incontrato con l’Altro in maniera autentica, dove le differenze e le peculiarità sono state accolte. Mi sarei fermata volentieri ancora a lungo qui con voi e, qui con voi, sono stata bene.
Giunta al termine di questo percorso non posso fare altro che ringraziarvi con tutto il Graziecuore.per aver fatto parte di quest’esperienza. Vi apprezzo tanto.
Lettera al Club ‘74 (Zeriyan)
Tentare di raccontare in poche righe ciò che ha significato per me questo stage e la vostra conoscenza non è semplice. Sono entrata nello stabile Valletta a gennaio, sa pendo ben poco del Club ’74 e delle persone che lo costituiscono e quindi totalmente ignara del fatto che di lì a pochi mesi mi sarei sentita parte di una grande e calorosa comunità. Con tutti voi, infatti, io mi sono sentita a casa ed ho vissuto esperienze che mai mi sarei immaginata. Mi sono cimentata nei più disparati ruoli: da barista a costruttrice, da regista a redattrice, da percussionista a pittrice e soprattutto da (pessima) cruciverbista ad (altrettanto terribile) cuoca. Qui ho imparato a non salire su scale troppo alte se non voglio causare l’irruzione di poliziotti e pompieri, a non proiettare film deprimenti se la mia intenzione è di portare della sana spensieratezza e a non spegnere la lavastoviglie senza la supervisione di qualcuno. Devo ammet tere che mi sono divertita davvero un mondo con tutti voi e in proposito non posso fare altro che mostrare la mia più sincera gratitudine attraverso questi pensieri, che nell’impeto di una precoce nostalgia, sto cercando di mettere insieme. È stata pro prio una grande avventura, che ha visto però anche momenti difficili, ma è proprio da questi ultimi che credo di aver capito il senso dell’esistenza del Club e di ciò che rappresenta, almeno per me. Ovvero che, laddove qualcuno si trova in un momento oscuro, gli altri si apprestano a portagli un po’ della propria luce e ad essergli da supporto, in ogni modo, con ogni mezzo e senza pensarci due volte. Quindi grazie per il vostro immenso, incondizionato e continuo sostegno, come per ogni gesto di apprensione, ma anche solo per ogni chiacchierata, dalla più leggera alla più impe gnativa, per la solidarietà, per tutte le risate ed anche per i pianti. Grazie del vostro tempo, della vostra accettazione e della vostra pazienza. Grazie per avermi aiutata a crescere professionalmente, ma soprattutto umanamente. Grazie per avermi fatto scoprire che sentirsi parte di qualcosa può essere arricchente, io che ho sempre fatto fatica a crederlo. Infine, ma non per importanza, grazie anche ai miei alleati Quo e Qua, che insieme a me, giorno per giorno, hanno affrontato ogni sfida. Ritengo che l’esperienza al Club ’74 non si possa semplicemente raccontare, ma bisogna viverla in tutte le sue sfumature. Da oggi in poi, grazie ai vostri insegnamenti, mi accompa gnerete in ogni mio passo.
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Uscita Interclub al Bowling di Riazzino di Gregorio
Non ho capito bene il perché, ma le uscite interclub sono sempre più frizzanti delle altre. Sarà che spesso finiscono con una grande mangiata e questo aiuta sempre alla riuscita di un conciliabolo… Sarà perché si rivedono quegli amici che troppo spesso si sono persi di vista e con i quali abbiamo convissuto situazioni molto intense… sarà che con pochi franchi si fa qualcosa di diverso dal solito… Sarà quel che sarà, l’ultima uscita al bowling di Quartino di lunedì 14 marzo è stata un successone. Abbiamo occupato 5-6 piste tutte per noi, in un orario di relativa poca affluenza, quindi tutta la struttura era praticamente per noi. C’era di tutto biliardi, ping pong, freccette, videogiochi, ganci pigliatutto, premi pacchianissimi… un vero «Paese dei Balocchi» di plastica e lucine. Un non-luogo in salsa americana che piano piano è entrato nella cultura ludica europea…. Come le centinaia di mode che ci propinano da dopo il Piano Marshall… e cercatevi sul vostro bel telefonino di che cosa sto parlando… Una volta il bowling faceva paura… litigare con in mano una boccia di tre chili non è il Comemassimo!diceva Benigni??? «You take a ball around to me???? I take a ball around too you…. » Ma in verità non era per quello… il casino era contare i punti… carta, penna e rabbia. Ma anche qui ci è venuta incontro la tecnologia, adesso è tutto informatizzato… un algoritmo e via… prendi la boccia, tiri, e sul pannello viene calcolato tutto in un secondo… ci sono meno risse e in cinque minuti hai finito… avanti un`altro. C’è poi da dire che è un gioco molto promiscuo, non è necessaria la forza o i muscoli… è tutta tecnica pura di rotazione delle palle soprattutto quando non butti giù neanche un birillo e una piccoletta di cinquanta chili scarsi è al terzo strike consecutivo! Uomini e donnne possono sfidarsi senza nessun problema e l’esito non è tutto per niente Finitoscontato.iltenzone tutti a tavola… certo la cucina non è da rassegna gastromica, ma la pizza e la super cotoletta vanno benissimo… Ma in vero l’argomento è uno solo la uscita pros sima ventura in Vallese. Fiore all’occhiello dell’animazione terapeutica del Club ‘74…. di meglio c’è solo la festa campestre che se va tutto bene faremo il 3 settembre a Casvegno. Ma l’uscita in montagna è un totem da sogno... quattro giorni in altura ad altissimo tasso di simpatia e comunione di intenti. Concludo con una sfilata di auguri a tutti i lettori del nostro giornale, che possiate passare una felice estate piena di gioia, occasioni di incontro e scoperte interessanti.



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Le molteplici normalità di Rafael Ma che cosa è la normalità? Ma esiste la normalità? Ma come si definisce? Chi la decide? Che cosa la determina? È una sola? Ecco queste sono le risposte a queste mille domande, una trentina di rispo ste che svelano la complessità della normalità, o forse come i contributi rilevano le molteplici normalità. Le risposte fornite provengono da numerosi frequentatori degli spazi del Club ’74 e la varietà di queste testimonia la complessità di questo concetto e ci rende attenti al suo Mautilizzo.checi fa anche un cartellone legato all’indipendenza? Lo lascio immaginare a voi, ma vi dico che quest’ultimo cartellone era il seguito logico del progetto dato da un pre zioso spunto da una contributrice al cartellone.



19 Scatti d’estate di Manuel









L’idea di organizzare il corso di carboncino nasce per caso, quando, un giorno, dopo essermi pre sentata in atelier con le mie prime opere eseguite con il carboncino durante il periodo di confi namento causato dal Covid, alcune persone erano rimaste affascinate dalla tecnica utilizzata e dalla bellezza che il disegno in “bianco & nero” emana.
Come resistere alla curiosità e non seguire il proprio istinto lasciandosi trasportare nel morbido e vellutato mondo del carboncino lasciando impronte del nostro mondo interiore su di un foglio Eimmacolato??!!comenonprovare
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Il carboncino in una sfera
desiderio nel mettersi alla prova per riprodurre un’immagine che diventa una propria intima interpretazione di ciò che vediamo??!!
Riflessioni e considerazioni che nascono dal corso di carboncino tenutosi presso l’atelier del Club ‘74 durante la primavera 2022 e condotto da Donatella Taghetti
Ci sono voluti quasi dodici mesi prima che, finalmente, dopo il lungo periodo pandemico, il corso di carboncino diventasse realtà; come molte cose nella vita ci vuole tempo prima che l’embrione di un’idea prenda forma e riesca a trovare il suo posto, la giusta collocazione all’inter no del nostro tempo e spazio, reale e concreto.
Bisogna ammettere che le immagini in bianco e nero hanno il loro fascino; richiamano la semplici tà’ e sembra invitino l’osservatore ad immergersi in una dimensione primordiale. Il carboncino è la prima forma di espressione creativa che l’uomo ha utilizzato; già il nome ci porta alle radici della creazione, gli atomi di carbonio… e il legnetto di fusaggine che caratterizza il materiale di base per questa tecnica così antica nasce dopo la scoperta del fuoco inquanto trattasi di legno “carbonizzato”. Come non rimanere affascinati dopo aver preso in mano un tale oggetto pieno di storia e non percepire la forza creativa che vi è intrinsecamente contenuta??!!!

Ci siamo trovati tutti insieme attorno ad un tavolo, ognuno concentrato sul pro prio lavoro, immerso dentro quel posto magico che fa tornare tutti un po’ bam bini, spensierati e giocosi; si percepiva quell’energia che ti fa sentire parte di un gruppo, di un insieme, ognuno singolar mente ma per raggiungere lo stesso risul tato: riprodurre una sfera che poggiasse su di un piano, dandole “vita” con l’uti lizzo degli strumenti a disposizione, sol tanto carboncino, gomma pane e gessi.
Ogni partecipante, infatti, curioso ma scet tico, impaurito ma entusiasta si è messo in gioco e mi ha seguito con enorme trasporto. L’approccio più efficace è sempre trasmette re sicurezza, essere “accogliente” e far capire che siamo sicuri della strada da percorrere.
Tutti possono riuscirci, tutti hanno prodotto delle opere uniche e armoniose. Tutti siamo stati artisti per queste bellissime cinque gior nate di corso.
Ci siamo sporcati le mani con il carbon cino, abbiamo imparato ad utilizzare la gomma pane per far emergere la luce dal foglio sporco di fusaggine, abbiamo im parato a osservare attentamente un’im magine per sondare i punti luce e i punti ombra e infine abbiamo imparato dai nos tri errori correggendo con l’aggiunto di gesso bianco, gomma pane o gesso nero. Alla fine, i risultati erano evidenti a tutti; ognuno elogiava il lavoro altrui, un po’ meno il proprio, ma si sa che ognuno sa essere molto severo con sé stesso. Sono grata al Club ‘74 per avermi invi tato a organizzare questo corso; poter trasmettere le tecniche imparate e vederle applicare dai partecipanti con ottimi ri sultati mi regala emozioni di felicità.
Ebbene, il corso di carboncino seguito da un buon numero di partecipanti credo abbia risposto in modo esaustivo a questi quesiti che è quasi lecito porsi. Ho la netta sensazione che sia riuscita a trasmettere una giusta dose di “passione”, quell’energia che si sprigiona quando si fa qualcosa per il semplice gusto di farla. L’arte allora diventa un gioco, e come dei bambini ci facciamo trasportare.
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La barriera o i mandala della
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normalitàdiAline
Riprendo quindi la mia attività di scrittura. Un compromesso fra normalità e la barriera quasi insormontabile che chiude il parco, ma divide anche le persone. Conosco una realtà normale e una realtà alterata da un dépôt. Come ti senti? Come ti vedono? Le grandi emozioni lasciano lo spazio ad’una vita più semplice. L’intelletto si mette a riposo, le relazioni diventano più necessarie. Blu, sono sempre io… Onde sicure e rassicuranti. I test di lucidità mi indicano i miei potenziali. Arancione, sempre io, ma diversa. Leggere, suonare, scrivere, ragionare. Come mi vedi? A momenti perfettamente quello che sono stata, poi arri vano i diagnostici, i pareri. Giallo, il mandala della sfida. Non mi guarderò allo specchio, ma i talenti mi appartengono. Mi permetto allora di mettere in evidenza i difetti esistenziali di normali e Rosso,meno.diventa il mandala dei talenti, si. Il resto, no. Le onde rimango no sicure ed eleganti. Se pensi a me, lo saprò. Resistere e restituire la normalità a vicenda. Verde, la barriera esiste, ma anche no. Uscire dal parco non è così diffi cile. La mia libertà di scegliere… Blu, arancione, rosso, giallo, verde Un percorso lungo, un ritiro spirituale, di amicizie nel parco. Contrat tare sul corpo. Futuro nebuloso a momenti, relazioni incerte e difficoltà ad identificare gli alleati. Lasciò gli incontri avvenire. Quanto siamo vulnerabili, ma anche resilienti.






Mosaico all’Atelier Club ‘74
Una volta incollati sulla superficie si passa con un sigillante così da farlo entrare nelle fughe, bisogna però stare attenti a lasciare il meno possibile di materiale sui tasselli aiutandosi con una spugna umida. Così questa antica tecnica ha raggiunto il Club ’74, coinvolgendo tante persone e portando un po’ di colore all’ingresso della boutique “La bottega magica”.
Spero di cuore che questo progetto sia solo l’inizio di un’attività da proporre nuovamente alle persone che frequentano gli atelier creativi.
Per me questo è molto rilassante e richiede tempo e pazienza, ci sono molte fasi: prima occorre realizzare il progetto e disegnarlo su un supporto, poi bisogna spaccare le piastrelle in piccoli tasselli e successivamente incollarli scegliendo tra quelli più adatti.
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di Fanny Una volta che si inizia lo si vuole vedere finito! Ecco perché questo lavoro mi ha molto coinvolta e ho trascorso diverse ore su questa arte. Mi piace molto questa attività perché mi permette di concentrarmi, trovando gli incastri perfetti delle piastrelle e non penso ad altro.





Famose le sue frasi totem: lo stato deve statare… il Club è il perno dell’Osc etc. Fantasmagorica la sua benedizione, sempre diversa, alla fine delle sedute viceversa imperdibile, per mestizia e umiltà, la sua rubrica «Caro dottore» edita per anni nel nostro pe riodico «Insieme» dove omaggiava la dedizione per il suo terapeuta di gran lunga preferito, il dottor Anto nio Quadri.
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Elena per decenni è stata l`anima di tutte le riunioni del Club, in particolare del segretariato del mattino.
Si è spenta l’ennesima stella di DedicatoGregorioaElena
Uno dopo l’altro i personaggi epici di Casvegno ci stan no lasciando. Ineluttabili nel fluire della vita del quartiere se ne van no, spesso, in sordina, lontani dall’alveo di quel grande fiume madre che è stato per loro il Club ‘74. Ma se si parla di Elena, Elena Di Remigio siamo su un altro pianeta… su un’altra galassia. Il suo era un mondo parallelo. Una mistica votata all’altro senza condiziona menti se non le sue radici contadine, che dopo decenni di resistenza e di lotta in Svizzera mai aveva rinnegato. È sempre con questo filtro rurale che va letta la sua discrezione, tenacia e saggezza. Se aveva qualcosa da dire non si tirava indietro. In questo si accomunava a menadito con il cipiglio, la coerenza e la perseveranza di Ettore Pellandini. Come dire? Avevano la stessa visione del mondo, dicevano le stesse cose, sentiva no gli stessi odori della vita, ma in uno traspariva la visione aulica, teoretica intellettuale… nell’altra la bucolica concretezza dell’essere più che dell’apparire.
Di Remigio (nata Capaldi, 1946-2022)



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Personalmente ho avuto l’onore di conoscere Elena fuori da un contesto di cura. Nel febbraio1992 quando aprii con mia moglie il chiosco fotografico a Magadino, lei fu una delle nostre prime clienti fisse. Abitava a pochi metri, vicino al debarcadero. Era già una dolce visionaria curiosa, parlavamo dell’Italia, di Berlusconi…. Erano i tempi del discorso della calza… Insomma per venderle le immancabili sigarette ci voleva una buona mezzora! Conobbi anche Ivano e Franca… i figli. Capitava talvol ta di fare delle passeggiate alle Bolle, poco distanti, Elena conosceva benissimo la natura e sapeva intrigarmi per la profondità dei suoi originali pensieri sulla essenza e sul mondo, dai quali traspariva già un travaglio interiore, ma anche un piacere ge nuino nell’esprimerlo. Quando nel giugno 1994, con il mio primo ricovero, i nostri destini si incontrarono sotto altre spoglie, ci accomunò la sua filosofia semplice e compresi ancora meglio la sua affinità con il cosmo mentre abbracciava gli alberi e ci parlava, mentre disegnava le nuvole, mentre dispensava ricette culinarie… Ma un ricordo su tutti va al podio dorato, quando rimembrava sul palco del teatro il suo mi tico viaggio di nozze in Vespa nel sud Italia del «boom», con un marito innamorato che le regalava un mondo nuovo fatto di sogni da realizzare insieme… Imitava alla perfezione il «rombo» di quella strampalata motoretta... Grazie Elena, ti vogliamo bene.


Un’altra bellissima sorpresa è stata quella di trovarmi a tavola con lei, così abbiamo potuto parlare e lei mi ha dato dei preziosi consigli: insomma una bellissima giornata! Due settimane fa abbiamo festeggiato il mio compleanno con figli e nipotini.
I prati sono pieni di margherite e la vita rinasce… e anche noi ci sentiamo più Hobambini.ascoltato i consigli di Valeria e ho cominciato a cantare nel Coro, sono proprio contenta anche perché andiamo a portare un po’ di gioia ed armonia a vecchi e piccini.
C’è stato anche un momento di panico quando Giulia si è allontanata e non la trovavamo più. Dopo una lunga ricerca e un po’ di paura l’abbiamo finalmente trovata, era semplicemente andata in bagno. Le bambine si sa che sono indipendenti e Giulia particolarmente perché mi assomiglia. Purtroppo non ho più vent’anni e il fisico ne risente, spesso sono molto affa ticata e sicuramente i medicamenti che prendo non mi aiutano e mi chiedo se alla mia età non si potrebbe diminuirli un po’.
Sono anche contenta perché prossimamente ho la possibilità di fare una mo stra, questo mi stimola a riprendere la pittura, è un’attività che mi rilassa e mi permette di sfogarmi. Prego il Signore che lei e tutti quelli a cui voglio bene siano felici e stiano Graziebene. di cuore. Testi di Elena Di Remigio tratti da “Insieme” del 2001
Da tre settimane riesco a fare, senza fatica, le salite e a vestirmi meglio senza quasi dolori, questo mi rende la vita più semplice anche perché aumenta la mia Ancoraindipendenza.perònon me la sento di andare a passare qualche giorno dai miei fami gliari, ci andrei molto volentieri, ma veramente ancora non me la sento.
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Questa santa primavera quest’anno è un po’ birichina, infatti le giornate sono uggiose e un po’ tristi, qualche farfalla però inizia timidamente a volare tra fiore e fiore. I nostri ortolani sono già all’opera e presto avremo buone e sane verdure sulla nostra tavola, per questo li ringrazio molto. Le piante sono sbocciate grazie alla pioggia che, anche se ci ha un po’ intristito.
la redazione Caro dottore, ieri in Villa Ortensia abbiamo cucinato un pranzo indiano con la nostra Mary che è una bravissima cuoca e ci prepara dei pranzetti deliziosi.

scorsa è venuta Franca con la famiglia e mi ha portato dei regalini, abbiamo guardato insieme la Santa Messa. I bambini sono stati molto bravi e quando mi guardano mi fanno provare un grande amore che li prenderei in braccio, ma purtroppo non posso Riccardopiù.
mi ha portato le sigarette e una carta per telefonare. Franca mi ha portato un bel paio di pantaloni che non vedo l’ora di indossare, purtroppo sono un po’ lunghi e una compagna mi ha fatto l’orlo ma ahimé li ha rovinati un po’, ma ho deciso di metterli ugualmente anche se mi dispiace. Adesso non soffro più così tanto di nostalgia anche perché vedo spesso i miei parenti. Devo ringraziarla di vero cuore perché anche se non la vedo tutti i giorni, gli stimoli che mi ha dato di partecipare a tante piccole atti vità mi accompagnano sempre. Ringrazio di cuore tutti i miei parenti e spero di riuscire a lamentar mi meno, come ho promesso a Valeria. Sono tre giorni che mi sembra che qualcosa stia cambiando in me perché ho più voglia di fare le mie piccole cose e cercare di essere gentile con tutti perché senza gentilezza non si può vivere.
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Caro Dottore è lei che mi ha insegnato ad accudirmi e a vestirmi come lei, abbinando gli abiti. Grazie di cuore e a presto.
Caro dottore, sono contenta di poterle dare una bella notizia, mio nipote Marco e sua moglie dopo quattro anni di matrimonio, finalmente attendono un bambino che avevano tanto desiderato e spero possano essere felici come lo sono stata con i miei.
Caterina è molto brava, ultimamente viene spesso a trovarmi con il marito e mangiamo insieme. Ieri mi ha portato un’enorme anguria che, come lei ben sa, mi piace moltissimo. L’abbiamo mangiata tutti insieme con i miei compagni di Villa Or tensia e Flavio ha provato a cucinare le pelli. Io ne ho mangiate tre grandi fette: due per me e una per lei. In questi giorni ho preso una decisione, un po’ stimolata da Valeria, e cioè di partecipare ad un’uscita in Laura. Sono diversi anni che non esco più perché mi fa male l’auto e mi assale il panico. Se questa volta andrà bene potrò provare ad uscire ancora con le mie sorelle e i miei figli e magari riuscirò a vedere l’appartamento di DomenicaIvano.




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LibrobusTitolo:Lepersiane verdi Autore: Georges Simenon Editore: Adelphi Anno: Pagine:2018208 di Consuelo
Chi è Emile Maugin? È un attore francese di teatro e del cinema, è un uomo divorziato e sposato, è un padre e un patrigno, è un alcolizzato, pieno di soldi, scorbutico, saccente, con emozioni e sentimenti sopiti. Ha sempre recitato una parte il povero Maugin, nel lavoro e spesso anche nella vita privata. Simenon del suo protagonista scrive «È Mau gin, punto e basta, ha pregi e difetti che appartengono solo a lui di cui io sono l’unico responsabile» Emile Maugin è partito dal basso, dalle particine nelle piccole compagnie teatrali, fino a diventare un attore di successo che ha in attivo diversi film e spettacoli. Ha molti soldi ed è circondato da assistenti, servitori, autisti, bottiglie di vino rosso e di superalcolici e da tante donne. Ha alle spalle due divorzi, quello con Yvonne Delobel, attrice anche lei, e con Consuelo; i segni che queste due donne gli hanno lasciato costituiscono forse i temi portanti del romanzo. La prima moglie gli ha impresso nella mente l’immagine delle persiane verdi “ Consuelo, invece, gli ha trasmesso il senso di colpa, per lei tutto era sbagliato e peccato, anche ciò che riguardava la loro vita intima di coppia. L’ultima moglie, Alice è giovane, schiva, senza pretese, profondamente riconoscente per averla sposata nonostante aspettasse il figlio di un altro, e per aver riconosciuto la picco la Baba come figlia sua; Maugin con questa nuova famiglia sembra provare a costruire una casa accogliente “con le persiane verdi”, ma è continuamente afflitto dal suo senso di colpa per essere quello che è, un vecchio spesso ubriaco e impresentabile, con varie amanti e con una malformazione cardiaca di cui non è a conoscenza nessuno all’infuori del suo medico Biguet e di Emile stesso, che rende il suo cuore sofferente e con poco tempo ancora da vivere. Maugin ha anche un figlio adulto, Cadot, mai riconosciuto; Cadot spesso si fa vedere e sentire per chiedere un aiuto economico al padre, anche se tale appellativo non è stato mai pronunciato né dall’uno né dall’altro; recitano entrambi una parte: Cadot è sempre rispettoso, riguardoso, beneducato, gli dà addirittura del lei, si presenta dicendo che lo manda sua madre, e gli racconta i suoi problemi, dalla moglie in ospedale, ai suoi cinque figli che non hanno di che mangiare… Maugin, dal canto suo, sembra non essere interessato alle sue chiacchiere, lo tratta male, lo caccia, e poi puntualmente gli firma un assegno. La consapevolezza che il suo cuore è molto più vecchio di lui, spinge Emile Maugin a combattere con i suoi demoni del passato, con i suoi ricordi addormentati, con i suoi sentimenti mai espressi: cosa gli sfugge? Cosa ha dimenticato? Da cosa sembra scappare Ilcontinuamente?nostroprotagonista fa un percorso interiore, in cui risaltano tutte le sue fragilità e i suoi dubbi. La sua anima sembra avere più strati: in apparenza è una persona scostante e intrattabile, in fondo non è cattivo, in quanto ha aiutato Alice sposandola e anche Cadot a sopravvivere alle sue ristrettezze economiche; ancora più in profondità fa tutto questo per uno scopo, perché non vuole rimanere solo alla fine della sua vita; e in una parte

Il cesto cestina Maciste nella giostra di Giustino che giustamente gira le gesta.
Frantuma la frittata con le frottole dei frattali frontali per i frutti. Il rumore dei rami ramati remo con Romolo per il rum delle rime Gli scioglilingua di Yugo
Georges Joseph Christian Simenon (Liegi, 13 febbraio 1903 – Losanna, 4 settem bre 1989) è stato uno scrittore belga di lingua francese, autore di numerosi roman zi, noto al grande pubblico soprattutto per avere inventato il personaggio di Jules Maigret, commissario di polizia francese. Tra i più prolifici scrittori del XX secolo, Simenon era in grado di produrre fino a ottanta pagine al giorno. A lui si devono centinaia di romanzi e racconti, molti dei quali pubblicati sotto diversi pseudonimi. La tiratura complessiva delle sue opere, tradotte in oltre cinquanta lingue e pubblicate in più di quaranta Paesi, supera i settecento milioni di copie. Secondo l’Index Translationum, un database dell’U NESCO che raccoglie tutti i titoli tradotti nei Paesi membri, Georges Simenon è il diciassettesimo autore più tradotto di sempre e il terzo di lingua francese dopo Jules Verne e Alexandre Dumas (padre). Nonostante la sua opera abbia intrecciato diversi generi e sottogeneri letterari, dal romanzo popolare, al romanzo d’appendice, passando dal noir e dal romanzo psicologico, Simenon è noto soprattutto per essere l’ideatore del commissario Mai gret, protagonista di racconti e romanzi polizieschi.
L’abbagliato con le biglie s’imbroglia sul Monte Boglia sognando la Puglia. Assurde sorde sardine sarde a braccia conserte a Sirte sorteggiano la sartoria risorta.
Sulla tazza l’altezzoso tozzo tizio diventa truzzo. Il neutro tizio neutrale neutralizza la neutralità dei neutroni e dei neutrini. I mori mangiano con amore delle more piene di ormoni che mormorano ai cormora ni mormoni una marea di moralità sul mordace mercoledì marrone di quel marrano di Guglielmo Marconi da dietro le merlature di marmo del mare di Màrmara. Leggero come l’etere si proclama l’eterno eterotrofo Ettore che da etero dice “ec cetera” accendendo accidentalmente un fuoco eccentrico a Lecce con un accendino Stappoeccitato.il tappo, rappo e trappo tenendo in mano il drappo. Il cibo me lo pappo e scappo mentre il babbo lo acchiappo.
29 ancora più nascosta si sente sbagliato e in errore per questi suoi sentimenti. Spesso dall’esterno sembra non mancare nulla, una casa, un lavoro, una carriera, una famiglia, i soldi... eppure all’interno manca qualcosa, ci si sente fragili, in completi, non meritevoli... una vita è sufficiente per trovare le proprie risposte e la propria strada?

30 Mad Pride ‘22 - Berna Per i diritti, per la goia di partecipare e per la voglia di stare Insiemeinsieme!perla salute mentale! Il movimento Mad Pride si basa sullo spirito del Gay Pride ed è stato fondato a Toronto nel 1993 in risposta ai pregiudizi e alle discriminazioni a cui sono esposte le persone affette da distur bi mentali. I Mad Pride vengono ormai organizzati in molti paesi – nel 2019 per la prima … Il 18 giugno abbiano manifestato a Berna con una “co mitiva” SperiamoInterClub.chenell’anniversario del 50° del Club ‘74 si possa organizzare questo evento in Ticino!








31 Trova le... 10 differenze DopoPrima

32 Cruci...vegno

33 La satira di Manolo

34 Dal ricettario di Rosi Tiramisù3100150250300500Ingredienti:grdifragolegrdisavoiardigrdimascarponegrdizuccheromldiacquauovaconfragole


Lava bene le fragole, asciugale, puliscile dal picciolo e riducile in fettine sottili; quindi, inserisci circa 200 grammi di fragole in un frullatore con l’acqua e 50 grammi di zucchero. Frulla bene il tutto fino ad ottenere un composto liquido simile ad un succo di frutta che verserai in una ciotola con il fondo piuttosto largo. Prendi due ciotole: in una mettici i tuorli delle uova e nell’altra gli Conalbumi.una
Disponi in una pirofila un primo strato di savoiardi imbevuti leggermente nel succo alle fragole. Ricopri il primo strato di biscotti con il composto di uova, mascarpone e zucchero che avrai preparato in precedenza.
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frusta elettrica inizia a montare a neve gli albumi. Quando gli stessi avranno raggiunto una consistenza molto soffice e spumosa, mettili a riposare qualche minuto in frigorifero.
Prendi l’altra ciotola (ove avrai poc’anzi lasciato i tuoi tuorli) e con una frusta comincia a lavorare i tuorli con lo zucchero rimasto. Appena i tuorli si saranno ben amalgamati con lo zucchero formando una crema vellutata, aggiungi anche il mascarpone avendo cura di mescolare molto bene il composto e cercando di evitare che si formino grumi. Io utilizzo, per fare prima e per evitare il formarsi di grumi, la frusta appena utilizzata per sbattere gli albumi. Estrai dal frigorifero i tuoi albumi montati a neve ed inseriscili nel composto formato dal mascarpone, dallo zucchero e dai tuorli.
Prendi i savoiardi ed imbevili leggermente nel succo che hai ottenuto dalle fragole, cercando di non in zupparli troppo (se, infatti, i tuoi biscotti dovessero risultare troppo imbevuti nel succo, il tiramisù alle fragole, una volta terminato, risulterà troppo liquido e non avrà la giusta consistenza).
Stendi un altro strato di savoiardi nella tua pirofila, poi la crema al mascarpone con fragole e così via fino ad arrivare al bordo della pirofila.
11.Infine, ricopri l’ultimo strato del tuo tiramisù con le fragole rimaste che avevi ridotto in fettine. Fai riposare il dessert per un paio d’ore in frigorifero e poi potrai servirlo in tavola.
Preparazione:
Estrai dal frigorifero i tuoi albumi montati a neve ed inseriscili nel composto formato dal mascarpone, dallo zucchero e dai tuorli.

