Tutti con Fred 3 - Letture

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Centro di Ricerca Didattica Ardea Editrice

Rosa Dattolico

LETTURE

i t t u T con

3

LIBRO DIGITALE

LIBRO ACCESSIBILE

IMPARARE FACENDO

IMPARARE INSIEME

ARDEA

DIDATTICA INCLUSIVA

LABORATORI LINGUISTICI E DI ASCOLTO LINGUAGGI ESPRESSIVI COMPITI DI REALTÀ LAPBOOK CLIL CITTADINANZA E COSTITUZIONE INVALSI


V I VA L A S C U O L A E GLI AMICI ZAINO, ASCOLTA! Zaino che pesi più dell’anno scorso, ti porto volentieri, però ascolta, ti voglio fare un piccolo discorso: io vorrei che, quest’anno, ogni volta che ti apro, oltre a libri e a pennarelli uscisse in classe un tempo di allegria, una fontana di momenti belli, la scuola come un gioco in compagnia. Zaino che pesi due quintali pieni, io ho per te una piccola richiesta: vorrei che un po’ di quello che contieni servisse a fare, in classe, un po’ di festa, a stare insieme, insieme con meno fatica, ad imparare con tranquillità: la scuola come un’esperienza amica, dove si gioca alla libertà. Roberto Piumini

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Ti piace la mia poesia?


VIVA LA S CUO LA E G LI

Camilla sarà ancora la mia amica di banco?

A M IC I

Saranno cambiati i miei compagni?

COMUNICO

› Quali sono i tuoi desideri e i

tuoi pensieri per questo nuovo anno di scuola? › E quelli dei tuoi compagni? › Cosa hai provato nel rivederli?

C

L I L

Welcome back to school. Enjoy this year with your friends and your teachers. Be happy!

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VI VA LA SC UO LA ...

LE PREOCCUPAZIONI DI PRISCA Prisca era preoccupata perché quell’anno avrebbe avuto una nuova maestra. Erano ormai molti giorni che ci pensava, piena di curiosità e di apprensione. La maestra Argia Sforza – proprio così si chiamava – si era preannunciata come una stranezza. Aveva fatto sapere a tutte le famiglie, tramite la segreteria, che per le sue alunne non voleva il solito nastro blu al collo ma un nastro speciale, rosa a pallini celesti, che si trovava solo dal merciaio di viale Gorizia, che purtroppo aveva esaurito questo tipo di nastro. – L’ho riordinato – aveva detto alla mamma di Prisca – ma ci vorrà una decina di giorni prima che arrivi. – Ecco! Perché non l’hai comprato la settimana scorsa come la nonna di Elisa? – disse Prisca scoppiando in lacrime. – Io senza il fiocco a scuola non ci vado. La maestra mi metterà una nota il primo giorno. – Oh, non farla tanto lunga per così poco! Ti scriverò una giustificazione. – Non ci vado, non ci vado e non ci vado! – E va bene – concluse la mamma. – Vuol dire che ti accompagnerò io a scuola, le dirò che è stata tutta colpa mia. Va bene? – Sì – rispose Prisca. Ma tenne il broncio per tutta la serata. B. Pitzorno, Ascolta il mio cuore, Mondadori

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COMPRENDO

› Perché Prisca era › › › ›

preoccupata? Cosa voleva la nuova maestra? Cosa aveva detto il merciaio alla sua mamma? Cosa pensa di fare Prisca? Cosa le dice la mamma per tranquillizzarla?


.. .E G LI A M IC I

CARO PAUL... Caro Paul, Ogni giorno guardo nella cassetta della posta. La tua lettera però non c’è mai. Perché non mi scrivi? Sei malato o forse mi hai già dimenticata? Oggi ho incontrato di nuovo tua nonna dalla lattaia. Lei non pensa che tu sia malato. Mi ha detto: – Ma no! È solo troppo pigro! Se davvero sei troppo pigro per scrivere, mandami almeno una cassetta con la voce. Non sarai per caso troppo pigro per parlare? Come ti va nella nuova scuola? I tuoi compagni sono simpatici? Hai un maestro o una maestra? Com’è la tua nuova cameretta? Se non mi fai sapere presto qualcosa, mi arrabbio. La tua vecchia amica Susi

COMPRENDO

Paul e Susi sono vecchi amici, che ora abitano lontani l’uno dall’altra. Sottolinea nel testo le parole che te lo fanno capire.

SCRIVO

Cosa chiede nella lettera Susi a Paul a proposito della scuola? Immagina di essere Paul e di rispondere alla lettera di Susi.

Cristine Nöstilinger, Cara Susi, caro Paul, Piemme

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CITTADINANZA E COSTITUZIONE Scopriamo insieme il piacere di essere amici e di volerci un mondo di bene...

FILASTROCCA DEL VERO AMICO Lo sai cosa vuol dire essere amici? Vuol dire che non mi tradisci mai. Che io ci credo, a tutto ciò che dici che io mi fido, di tutto ciò che fai. Vuol dire fare insieme tanta strada vuol dire che qualunque cosa accada io da te non m’aspetto nessun male. È questo, amico mio: mai nessun male. B. Tognolini

› Quale messaggio ci comunica la poesia?

1 Scrivi anche tu sul quaderno

una poesia sull’amicizia e illustrala con la tecnica artistica che preferisci. 2 Immagina di visitare il paese

dell’Amicizia. Quali incontri e quali scoperte potresti fare? Pensa, illustra e scrivi sul quaderno.

ONE

M PARLIA

› Cos’è l’amicizia? › Come nasce? › Quali sono le caratteristiche

del vero amico? › Qual è la tua opinione? › E quella dei tuoi compagni di classe?

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CITTADINANZA E COSTITUZIONE

LE PAROLE MAGICHE Oggi in cortile sono scoppiati tanti litigi, così la maestra Michela ci ha fatto tornare subito in classe. Pensavamo che volesse farci una bella predica, invece lei ha detto: – Adesso parliamo di parole magiche! Eravamo tutti stupiti e abbiamo pensato che ci volesse raccontare una fiaba, invece lei ha detto: – Allora, bambini, quali sono le parole magiche che conoscete? Giuseppe ha alzato la mano e ha detto abracadabra, che è la formula dei maghi. Sofia ha detto bibidi-bodibi-bu, Margherita ha provato con supercalifragilistichespiralidoso, come Mary Poppins. Ma ogni volta la maestra faceva no con la testa. – Io intendevo le parole magiche che si possono usare tutti i giorni per fare più bella la nostra giornata. Prima non sapevamo cosa rispondere, ma poi Vanessa ha detto con una vocina un po’ incerta: Scusa è una parola magica, perché ti fa fare la pace con chi è arrabbiato con te. – Bene! – ha esclamato la maestra. – Adesso sì che ci siamo capiti! E così tutti abbiamo cominciato a dire altre parole magiche: per piacere, permesso, grazie e in classe si sentiva una gran confusione. Maria Loretta Giraldo, Anna e le parole magiche, San Paolo Edizioni

CITTADINANZA E COSTITUZIONE

Dividetevi in piccoli gruppi. Ogni gruppo scriva le regole per andare d’accordo in classe. Poi confrontatele e, con le stesse, realizzate un cartellone murale.

COMUNICO

› Quali sono le tue parole magiche? › Quando le usi?

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LABORATORIO DI ASCOLTO

IL RESPIRO DEL CILIEGIO Da quando era rimasto solo, il nonno passava molte ore sotto il ciliegio, seduto sulla sedia di nonna Teodolinda a occhi chiusi, senza muovere nemmeno un dito. Una volta lo sopresi così e gli domandai: – Nonno sei morto? Allora lui socchiuse un occhio, come facevano i polli della nonna, e mi fece un cenno per andargli vicino. – Mettiti qui – mi disse, facendomi sedere sulle sue ginocchia. Io mi sedetti e lui mi cinse le spalle con un braccio e con la mano mi coprì gli occhi. – E adesso dimmi che cosa vedi – mi sussurrò. Io risposi che vedevo solo il buio e lui mi disse: – Ascolta. Allora ascoltai e sentii pigolare pian piano, poi un rumore tra le foglie. – È un nido di cince. La vedi la mamma che porta da mangiare ai suoi piccoli? Vedere non vedevo niente, ma sentivo un battito d’ali ed era tutto un cip-cip. – Li sta imboccando – spiegò il nonno. Sentii un ronzio intenso. – Queste sono le api che vanno al favo. Hanno succhiato i fiori e ora se ne tornano a casa con la pancia piena. Le vedi? Ascoltai ancora e mi sembrava proprio di vederle, quelle povere api, con una pancia così grossa che quasi non ce la facevano a volare. Allora il nonno mi tolse le mani dagli occhi e disse: – E adesso ascolta il ciliegio che respira. Io chiusi di nuovo gli occhi e sentii un’aria leggera che mi passava sul viso e tutte le foglie del ciliegio che si muovevano piano piano. – È vero, nonno, il ciliegio respira! – esclamai. Quando penso al nonno Ottaviano, non dimenticherò mai quel giorno in cui mi ha insegnato ad ascoltare il respiro del ciliegio. A. Nanetti, Mio nonno era un ciliegio, Einaudi Ragazzi

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LEGGE L’INSEGNAN TE


ASCOLTO E COMPRENDO LA STORIA

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Riordina le scene numerandole. Poi racconta la storia.

DAL TESTO ASCOLTATO AL TESTO SCRITTO 2

Immagina di essere tu quella bambina e di fare nuove scoperte ad occhi chiusi. Pensa e scrivi la storia sul quaderno.

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STORIE D’AUTUNNO Tratte da Marcovaldo di Italo Calvino

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LAVORANDO IN COPPIA Leggete e raccontate a turno la storia.

IL PICCIONE COMUNALE Una volta, un volo di beccacce autunnali apparve nella fetta di cielo d’una via. E se ne accorse solo Marcovaldo, che camminava sempre a naso in aria. Era su un triciclo a furgoncino, e vedendo gli uccelli pedalò più forte, come andasse al loro inseguimento, preso da una fantasticheria di cacciatore, sebbene non avesse mai imbracciato il fucile. E così, andando con gli occhi agli uccelli che volavano, si trovò in mezzo a un crocevia, col semaforo rosso, tra le macchine, e fu a un pelo dall’essere investito mentre un vigile con la faccia paonazza gli prendeva nome e indirizzo sul taccuino. – Manco i semafori capisci? – gli gridò il caporeparto, il signor Viligelmo. – Ma che cosa guardavi, testavuota? – Uno stormo di beccacce, guardavo... – disse lui. Per tutto quel giorno il cervello di Marcovaldo macinò, macinò come un mulino. «Se sabato, com’è probabile, ci sarà pieno di cacciatori in collina, chissà quante beccacce caleranno in città; e se io ci so fare, domenica mangerò beccaccia arrosto». Così salì sul terrazzo e, mentre spennellava di vischio i parapetti, i fili di ferro, le cornici dei comignoli, i bambini spargevano chicchi di granone.

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VAI ALL’ALBUM DI ARTE E IMMAGINE - MUSICA - ED. FISICA


AUTUNNO Quella notte Marcovaldo sognò il tetto cosparso di beccacce mentre la moglie Domitilla, più vorace e pigra, sognò anatre già arrosto posate sui comignoli. Il giorno dopo uno dei bambini tornò gridando: – Ci sono! Papà! Vieni! Marcovaldo andò su e vi trovò un povero colombo. La famiglia di Marcovaldo stava spolpando le ossicine di quel magro e tiglioso piccione fatto arrosto, quando sentirono bussare. Era la cameriera della padrona di casa: – La signora la vuole! Venga subito! Marcovaldo andò all’appartamento della signora. Appena entrato nel salotto, vide che c’era già un visitatore: la guardia dalla faccia paonazza. – Venga avanti, Marcovaldo – disse la signora. – Mi avvertono che sul nostro terrazzo c’è qualcuno che dà la caccia ai colombi del Comune. Ne sa niente, lei? Marcovaldo si sentì gelare. – Signora! Signora! – gridò la lavandaia. – Sono andata a stendere in terrazzo, e mi è rimasta tutta la biancheria appiccicata. Ho tirato per staccarla, ma si strappa! Tutta roba rovinata! Cosa mai sarà? Marcovaldo si passava una mano sullo stomaco come se non riuscisse a digerire.

ITALO CALVINO Italo Calvino è stato uno scrittore e partigiano italiano. Intellettuale di grande impegno politico, civile e culturale, è stato uno dei narratori italiani più importanti del secondo Novecento. I numerosi campi d’interesse toccati dal suo percorso letterario sono meditati e raccontati attraverso capolavori, quali la trilogia de I nostri antenati: Marcovaldo, Le cosmicomiche, Se una notte d’inverno un viaggiatore. Il filo conduttore è la riflessione sulla storia e la società contemporanea.

VERSO IL COMPITO DI REALTÀ

Mostra d’arte di fine anno

› Dopo aver visto i dipinti sull’autunno e

ascoltato la musica di Vivaldi (L’autunno), prova a dipingere paesaggi autunnali, mescolando più tecniche pittoriche.

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AUTUNNO

HALLOWEEN...

DOLCETTO O SCHERZETTO? 1

Leggi con espressione e racconta la storia.

Finalmente, puntuale come ogni anno, ecco di nuovo Halloween! Rico stentava a crederlo: aveva a disposizione una giornata intera per rimpinzarsi di dolci e per giocare brutti scherzi alla gente. IUHUUUU! Rico la peste era armato e pronto all’azione. Aveva un rotolo di carta igienica, le pistole ad acqua e la schiuma da barba. Che scherzi avrebbe fatto quella sera! Il suo costume rosso da diavolo era pronto da indossare, insieme alla maschera con la faccia cattiva, le corna che si illuminavano, il tridente e la coda a punta. Avrebbe spaventato tutti... – Rico! – lo chiamò una vocetta. – Vieni a vedere il mio costume nuovo. – No! – rispose Rico al suo fratellino Pietro, l’angioletto. – Oh, per favore... Rico! – lo implorò il fratellino. – E va bene, entra. E un grosso coniglio rosa saltellante entrò nella stanza di Rico. Aveva due orecchiette bianche da coniglio ed una piccola coda bianca a pon pon. Ed era ricoperto ovunque di puntolini rossi! Rico la peste gemette: – Che costume stupido! Ma Pietro l’angioletto esordì: – Non vedo l’ora di uscire con te mascherato, questa sera... Oh nooooo! Come sarebbe potuto andare a chiedere dolcetto o scherzetto insieme a Pietro? Lui, Rico, che camminava accanto a un coniglio rosa a pois? Che vergogna! Tutti avrebbero riso di lui. Bisognava trovare subito una soluzione! F. Simon, Rico la peste e la baby sitter più feroce del mondo, Mondadori

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SCRIVO Quale soluzione troverà Rico? Immagina e scrivi una conclusione. Poi confrontala con quella dei tuoi compagni di classe.


... IN ALLEGRIA

AUTUNNO

FILASTROCCA PAUROSA Scuri vampiri, occhi feroci, maghi barbuti, orride voci. Streghe nasone rimestan pozioni mostri tremendi a tutti i portoni. Candele tremanti in zucche svuotate, orchi, fantasmi e bacchette fatate. Maschere brutte eppur divertenti per spaventare amici e parenti e fare scherzi in gran quantità a chi dolcetti in casa non ha! Bruno Tognolini

IL LAPBOOK DELL’ALLEGRA PAURA Con i tuoi compagni divertiti a realizzare il lapbook dell’allegra paura. Inventa, scrivi e illustra poesie spaventose, e originali ricette per mostri, streghe e vampiri.

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VIAGGIANDO NEI TESTI Testi espressivi per conoscere sensazioni ed emozioni. Per esprimere l’immaginario.

NARRARE L’altra notte mi sono svegliata di soprassalto e, piangendo, ho chiamato la mamma. – Ho fatto un brutto sogno – le ho detto tra i singhiozzi. – Una vecchia strega voleva cuocermi a fuoco lento in un pentolone dove c’erano gli ortaggi…

DESCRIVERE Stefania è una bambina che frequenta la mia classe. Porta le trecce che le pendono lungo la schiena. I suoi occhi azzurri sembrano laghetti di montagna.

FAR POESIA Il vento soffia forte spalanca finestre e porte, scompiglia i miei capelli biondi, lunghi e ribelli.

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GIORGI


VVIA IAG G IA N D O NNEIE ITE T ESSTIT I

Testi informativi per informare e far conoscere la realtà. Lo stagno è uno specchio d’acqua dolce di non grande estensione e profondità. Lungo le sponde crescono salici piangenti e altri tipi di alberi che vivono bene vicino all’acqua. Vicino alla riva crescono canne palustri tra le quali fanno il loro nido una gran varietà di uccelli acquatici. Mariella Rosato

Testi pragmatici per comunicare agendo sugli altri. Forniscono regole, istruzioni e cercano di persuadere.

LA MAGIA DELLE MONETE OCCORRENTE due monete 1 fiammifero Incanta gli amici con questo semplicissimo scherzo: mostra due monete una accanto all’altra fra il pollice e l’indice. Lascia che gli altri provino con le loro monete. Nessuno ci riuscirà… perché tu sei il solo a sapere che si deve mettere un fiammifero dietro alle monete. 365 giochi e attività per non annoiarsi mai, Elledici

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IL RA CC ON TO RE AL IS TI CO

IL RACCONTO REALISTICO

Il racconto realistico narra fatti realmente accaduti o verosimili, cioè che potrebbero accadere.

I SUOI ELEMENTI SONO: PERSONAGGI REALI Il personaggio principale di una storia è il protagonista. Gli altri sono personaggi secondari. LUOGHI I luoghi sono reali. TEMPO BEN DEFINITO Passato, presente, futuro. FATTI I fatti vengono narrati in ordine cronologico. Ogni singolo fatto raccontato è parte di una sequenza. NARRATORE Il narratore può narrare in prima persona, se è un personaggio del racconto; in terza persona, se non è un personaggio del racconto.

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IL R A C C O N TO R E A LI

S T IC O

Per rendere più ricco il racconto si possono aggiungere altri elementi come dialoghi e descrizioni.

ERA UNA TALPA! Marco e Lucia amavano giocare all’aria aperta. I fratellini non si annoiavano mai perché inventavano tanti giochi sempre nuovi e divertenti.

PERSONAGGI Marco e Lucia

Trascorrevano i pomeriggi d’estate in giardino e, all’ombra di un grande albero, spesso si raccontavano storie buffe o spaventose.

LUOGO giardino

Un pomeriggio di una calda estate, i due fratellini decisero di scavare una buca sotto l’albero. All’improvviso, apparvero due occhietti curiosi e un musetto peloso. – È una piccola talpa! – gridò Marco. Lucia chiamò la mamma, che guardò l’animaletto e cacciò un urlo di terrore e, indietreggiando a piccoli passi, rientrò in casa col cuore che le batteva a mille. Dopo qualche minuto, accorsero anche i vicini.Tutti rimasero senza parole all’infuori dell’anziana signora Ersila che, avendo scambiato la talpa per un grosso topo, dapprima iniziò a balbettare parole sconclusionate e poi schizzò via come un siluro.

TEMPO un pomeriggio

FATTO

FATTO

Rosa Dattolico

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IL RA CC ON TO RE AL IS TI CO ESPERIENZE ED EMOZIONI

Il racconto si può dividere in piccole parti, le sequenze, che narrano i fatti in ordine di tempo, o descrivono una situazione o riferiscono uno scambio di parole.

LA SOCIETÀ DEI CATTIVI I bambini si erano costruiti una casetta tra i rami di un grande platano e avevano formato la «Società dei Cattivi». Si raccontavano tutte le cattiverie, mettendole a confronto; ogni tanto si davano anche i premi. Di solito, Davide vinceva tutte le gare perché risultava cattivissimo. Un giorno arrivò a confessare di aver buttato nel bidone della spazzatura la cartella di suo fratello Maus, quella nuova, rossa, con tante figurine attaccate sopra. Un giorno che i bambini si trovavano nella casetta, scese lungo il tetto un gattino bianco, col naso rosa e larghi occhi chiari, si fermò vicino al bordo, guardandosi intorno come sperduto, e levò un «miao» lamentoso. Vedendo il gattino, tutti i bambini ebbero lo stesso pensiero: «Adesso Davide sarà cattivissimo». Davide allungò il braccio... prese il gattino con garbo e se lo mise su una spalla. – Lascio la società – disse, e scomparve attraverso la botola. Marilia Righetti

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IL R A C C O N TO R E A LI

S T IC O

Rispondi a voce alle domande, poi scrivi il contenuto di ogni sequenza.

› Cosa avevano fondato i bambini? › Cosa confessò un giorno Davide ai suoi amici? › Chi scese un giorno dal tetto? › Cosa fece Davide?

I bambini avevano fondato ................................ ............................................................................................ ............................................................................................

Davide un giorno confessò di .......................... ............................................................................................ ............................................................................................ ............................................................................................

Un gattino scese ...................................................... .............................................. e tutti .............................. ............................................................................................ ............................................................................................ ............................................................................................

Davide prese con garbo ...................................... ............................................................................................ ............................................................................................ ............................................................................................

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IL RA CC ON TO RE AL IS TI CO ESPERIENZE ED EMOZIONI

ESPLORO IL TESTO PERSONAGGI Chi è il protagonista della storia? .........................................

LUOGO Dove si svolge la storia? .........................................

TEMPO Quando? .........................................

NARRATORE Il testo è stato scritto in prima o in terza persona? .........................................

Sottolinea nel testo i dati uditivi. SCRIVO Immagina di essere protagonista del racconto e, seguendo la struttura del testo, manipola a tuo piacimento alcune sequenze.

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TEMPORALE NEL BOSCO 1

Leggi e sottolinea le altre parole del tempo. Poi racconta la storia.

Un giorno andai nel bosco in cerca di funghi. Ne trovai in gran quantità e, dopo averne raccolti parecchi, pensai di fare ritorno a casa. Ma l’aria, quasi all’improvviso, si era fatta scura. Incominciò a piovere e a tempestare, mentre il tuono brontolava lontano. Preso dalla paura, mi rannicchiai sotto un grande albero. A un tratto, un lampo saettò nell’aria così vicino che chiusi gli occhi abbagliato. Nello stesso tempo qualcosa scricchiolò sul mio capo. Udii uno schianto, un forte colpo sulla testa e caddi a terra svenuto. Rimasi così a lungo, immobile sotto l’acqua. Quando rinvenni, tutti gli alberi del bosco scintillavano, gocciolavano, mentre il sole gettava sprazzi di luce tra i rami. Gli uccelli cantavano. Ma il grande albero giaceva al suolo schiantato e bruciacchiato; dal suo tronco si levavano ancora pennacchi di fumo. La terra, tutt’intorno, era cosparsa di schegge e frammenti di legno. I miei abiti erano fradici; la testa mi faceva male. Raccolsi in fretta i funghi, raccattai il mio berretto e corsi a casa. L. Tolstoj, Il primo libro di lettura, Fabbri


IL R A C C O N TO R E A LI

S T IC O

COMPRENDO Rispondi alle domande.

› Il protagonista del racconto va nel bosco. Perché? .....................................................................................................................................................................

› Che cosa accade mentre sta per tornare a casa? .....................................................................................................................................................................

› Cosa fa per ripararsi dal temporale? ..................................................................................................................................................................... .....................................................................................................................................................................

› Cosa accade durante il temporale? ..................................................................................................................................................................... ..................................................................................................................................................................... ......................................................................................................................................................................

› Cosa vede il protagonista quando rinviene? ..................................................................................................................................................................... ..................................................................................................................................................................... ......................................................................................................................................................................

› Cosa prova? ..................................................................................................................................................................... .....................................................................................................................................................................

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IL RA CC ON TO RE AL IS TI CO ESPERIENZE ED EMOZIONI

UN BARBONCINO NERO Giorgio ritorna mogio dalla scuola: il compito di matematica è andato male. Che disdetta! Il nonno gli aveva promesso un cane, se avesse portato buoni voti a casa. Mentre è assorto nei suoi pensieri, una palla nera gli rotola tra le gambe. Non credendo ai propri occhi, raccoglie tra le braccia un barboncino e lo accarezza. Impulsivamente Giorgio apre il cappotto, vi infila la bestiola e si avvia a casa. Sale le scale, ma giunto al secondo piano si ferma indeciso. Dove nascondere quel tesoro? Sa che non gli appartiene, infatti ha un collarino, vuole soltanto coccolarlo, illudersi un poco. Ecco, ha trovato! Al settimo piano ci sono i solai. Giorgio vola su. Con una cassetta e degli stracci prepara una morbida cuccetta per il barboncino. La bestiola si accuccia e chiude gli occhi. – Ti chiamerò Pall. Ti piace? Trascorrono due giorni di grande felicità. Ogni volta che può, Giorgio sale dal suo amico, gli porta una zuppetta di pane e latte, lo bacia, lo stringe al cuore. La mattina del terzo giorno un avviso lo inchioda all’angolo della via.

MANCIA A CHI RIPORTERÀ UN BARBONCINO NERO DI NOME BLACK ALLA FAMIGLIA ROMERI IN PIAZZA AMENDOLA, 7 Mille pensieri gli si affollano nella mente, ma soltanto uno conta: deve restituire Pall, anzi Black, se non vuole essere un ladro. Nel pomeriggio, disperato e con il cucciolo in braccio, si reca all’indirizzo indicato. Gli apre un ragazzino di una decina d’anni. Pall-Black balza a terra, s’arrampica sulle gambe.

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IL R A C C O N TO R E A LI

In quel momento sulla porta appare un distinto signore, l’ingegner Romeri: – Se ti fa piacere, puoi venire a giocare con Black ogni volta che lo desideri. E ora eccoti il premio promesso. – E gli tende una busta. – Non voglio nulla – mormora arrossendo. – Ho soltanto restituito quello che non mi apparteneva… – Capisco, ti è costato molto riportare il cane. Sei stato tentato di tenerlo, vero? La tentazione non è peccato. Tu hai saputo vincerla, sei un bravo ragazzo. Vorrei avere il tuo indirizzo se non ti dispiace. Qualche giorno dopo a casa di Giorgio arrivò una cesta con un morbido Pall color carbone. I. B. Lagazzi, I ragazzi della scala A, La Scuola

S T IC O

COMPRENDO Riordina i fatti numerandoli da 1 a 6. Lo porta nel solaio e gli prepara una cuccetta. Giorgio trova un barboncino. Nel pomeriggio a malincuore restituisce il barboncino al suo proprietario. Giorgio appena può gli porta da mangiare. La mattina del terzo giorno, Giorgio legge un avviso che riguarda il barboncino. Dopo qualche giorno, Giorgio riceve una cesta con dentro un cagnolino.

› Quale emozione provò

Giorgio quando scoprì il grazioso barboncino?

TUTTI INSIEME

Dividetevi in piccoli gruppi e rappresentate con varie tecniche pittoriche le vostre emozioni. Poi descrivete a voce i segni che le manifestano: espressione degli occhi, il corrugarsi della fronte, l’intonazione della voce, l’arrossire o l’impallidire del volto. Provate, infine, a tradurre in parole le espressioni disegnate.

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IL RA CC ON TO RE AL IS TI CO ESPERIENZE ED EMOZIONI Leggi e dividi con una linea nel testo le diverse sequenze del racconto: 1

Viene trovato un porcospino.

2

Il porcospino viene portato a casa.

3

Lilli, lasciato libero in giardino, scappa. ESPLORO IL TESTO

Chi sono i personaggi della storia? .......................... .....................................................

Quando avvengono i fatti narrati? .......................... .....................................................

Dove? ...................................... .....................................................

Sottolinea nel testo le parole del tempo.

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LILLI Una sera che ritornavamo a casa in macchina, abbiamo visto in mezzo alla strada, illuminato dai fari, un porcospino. Le luci e il rumore dell’auto che si avvicinava lo fecero arrotolare. Ho raccolto il porcospino avvolgendolo in uno straccio e lo abbiamo portato a casa. Lo abbiamo chiamato Lilli, un nome che può andare bene sia per un maschio che per una femmina. Lilli passò la notte in una conigliera vuota e la mattina dopo era pronto a fare colazione con una scatoletta di cibo per cani, che ai porcospini piace moltissimo. Lo abbiamo mantenuto per parecchi giorni, sperando che, se si fosse abituato, avrebbe continuato a rimanere con noi, quando lo avremmo lasciato libero in giardino.


IL R A C C O N TO R E A LI

S T IC O

I porcospini sono molto utili in giardino perché mangiano le lumache e le chiocciole. Un giorno abbiamo dato a Lilli l’ultimo buon pasto e poi lo abbiamo messo sul prato e siamo stati ad osservarlo andarsene in tutta fretta. Il nostro giardino è recintato con un muro, ma quello che non sapevamo è che i porcospini sono capaci di scalare i muri. Non lo abbiamo mai più visto. Dick King-Smith, Gli animali della mia vita, Mondadori

COMPRENDO Completa le frasi. › Il porcospino Lilli viene trovato

..................................

....................................................................................................

› Viene messo a trascorrere la notte

...........................

....................................................................................................

› Quando viene lasciato libero, Lilli

............................

....................................................................................................

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IL RA CC ON TO RE AL IS TI CO ESPERIENZE ED EMOZIONI

ESPLORO IL TESTO Segna con una X l’affermazione corretta.

› I personaggi della storia sono: due cugine due amiche

› Il racconto è narrato: in prima persona in terza persona

› I fatti narrati avvengono: di giorno di sera

› Il luogo in cui si svolge il fatto è: il cortile il giardino

COMPRENDO

› In che modo si

divertono le due bambine? › Quale storia spaventosa racconta l’autrice alla cugina?

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GIOCHIAMO A FARCI PAURA Quando mia cugina viene a stare da noi, dormiamo in una tenda in fondo al giardino. Non lasciamo assolutamente che mio fratello Simon ci metta piede. Rovinerebbe tutto. Ci piace da matti stare lì sole solette a chiacchierare una vicina all’altra. Ci raccontiamo a vicenda delle belle storielle, sussurrando perché non vogliamo che qualcuno ci scopra. Sappiamo bene che Simon è là, fuori dalla tenda che cerca di ascoltarci, così noi bisbigliamo. Non vogliamo che rovini tutto. Ben presto comincia a fare buio. Le ombre si allungano e fuori tutto diventa calmo e silenzioso, allora io e mia cugina cominciamo il solito gioco. Lo chiamiamo, “Giochiamo a farci paura”. Prima io le sussurro: – Hai paura? – No – risponde, – e tu? – No – le dico, – ma scommetto che potrei farti una paura incredibile. – Provaci, allora – risponde lei. – Va bene – dico e comincio a raccontarle tutto dei Diavoletti della Spazzatura. Sono una banda di spiritelli maligni che vivono sotto la spazzatura, al fondo dei bidoni. Ogni notte, appena sorge la luna, fanno saltare via


IL R A C C O N TO R E A LI

S T IC O

il coperchio del bidone con un gran fracasso, pronti ad andare in cerca di prede. Lanciano in aria tutto il cibo marcio e arrancano strisciando e arrampicandosi uno sull’altro per saltar fuori. Sciamano in giro per il giardino finché trovano qualche sprovveduta creatura abbastanza folle da farsi trovare lì fuori da sola. Poi la portano via, mentre grida e si divincola, nel loro profondo regno puzzolente, dal quale non ritornerà mai più. Mia cugina è molto silenziosa. Si agita sprofondata nel suo sacco a pelo. Io rido tra me e me. Le ho fatto paura. Improvvisamente sentiamo CRASH! Sembra il suono del coperchio di un bidone della spazzatura che sbatte sul viale del giardino. I nostri cuori battono all’impazzata. Rose Impey, Giochiamo a farci paura, Piccoli

COMUNICO

Anche tu hai una cugina con cui giochi e ti diverti? In che modo? Racconta.

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IL RA CC ON TO RE AL IS TI CO

IL RIASSUNTO Fare il riassunto vuol dire scrivere i fatti più importanti di una storia. Il testo, però, deve essere chiaro e completo. Ecco lo schema che potrai tener presente per riassumere un testo. PER RIASSUMERE UN TESTO CAPIRE IL TESTO

SMONTARE IL TESTO

› Leggere il testo. › Cogliere il significato delle parole sconosciute. › Scoprire i legami logici.

› Individuare le sequenze e la successione temporale. › Scrivere una breve frase significativa per ogni sequenza. › Collegare le frasi, utilizzando correttamente i connettivi.

Ricorda di non usare mai il discorso diretto, cioè le frasi con il dialogo ma di trasformare queste ultime in discorso indiretto, utilizzando le paroline di, che, se.

CHE SPAVENTO! Il testo è stato diviso in sequenze. Scrivi una frase significativa per ciascuna di esse. Poi racconta la storia e fai il riassunto sul quaderno collegando correttamente le frasi. ..............................................................

Oggi è stata una giornata veramente di Paradiso: tirava un bel venticello fresco, che mi ha fatto venire la voglia di andare a pescare.

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IL R A C C O N TO R E A LI

Dopo la scuola sono andato a comprare una lenza nuova, degli ami, e mi sono avviato in riva al fiume. Da principio non vengono su che delle erbacce, poi prendo due ghiozzi, che guizzano di nuovo in acqua; ma prima che faccia buio ecco un’anguilla vera, grossa come un coccodrillo. Che ci faccio? Naturalmente, la porto a casa per mangiarla la mattina dopo, a pranzo. Però, già che ci sono, voglio divertirmici un po’ e la metto per benino nel pianoforte, in salotto.

Dopo cena, mia sorella si siede al piano per suonare e ad un tratto urla: – Ah, una vipera! Ah! Oh! Ih! Eh!

S T IC O

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Allora incomincia ad entrare in casa la gente del vicinato e tutti, appena data un’occhiata al pianoforte, a urlare come disperati.

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– Ma se è un’anguilla! – dico io, stanco di tutte queste esagerazioni. – È un’anguilla innocente! – ripeto, mettendomi a ridere. Ma nessuno ci ha trovato niente da ridere. Si sa: è la solita storia. Se mia sorella non sa riconoscere un’anguilla da una vipera, la colpa è mia. Vamba, Le storie di Giannino – Giamburrasca e le sorelle, Giunti

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LABORATORIO LINGUISTICO

NARRARE IN PRIMA PERSONA 1

Scrivi un fatto che ti è successo e che ricordi volentieri, seguendo questo schema. Scrivi il titolo.

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Scrivi il titolo.

› Quando è avvenuto il fatto? › Dov’eri? › Con chi eri?

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› › › › › › ›

Che cosa è accaduto? Perché è successo? Come ti sentivi? Chi è arrivato? Che cosa hai fatto tu? E gli altri? Perché? Come si è conclusa la vicenda?


IL RACCONTO REALISTICO

NARRARE IN TERZA PERSONA 1

› › › ›

Scrivi sul quaderno la storia, aiutandoti con le immagini e le domande.

Dove si trovano Luca e Andrea? Quando è successo il fatto? Cosa accade all’improvviso? Cosa fa il cane di Luca? E il cane dell’anziana signora?

› Cosa fanno i due amici e l’anziana donna? › Cosa accade subito dopo? › Chi arriva? › Come si conclude la vicenda?

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VERSO LE COMPETENZE

MAMMA, IL DISORDINE MI PIACE! Paula Danzinger, Ambra Chiaro fa a modo suo, Piemme junior

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Io, Ambra Chiaro, sono tenuta prigioniera da una signora molto arrabbiata. La signora molto arrabbiata è mia madre, e la cosa che l’ha fatta infuriare è il disordine che ha trovato pochi minuti fa in camera mia. O, meglio, il disordine è una delle ragioni. L’altra ragione è una nota della mia maestra, la signorina Holt, in cui si dice che io, Ambra Chiaro, “non sto lavorando al meglio delle mie capacità”. La mamma è molto, molto arrabbiata per via di quella nota. Quello che si pensa di me, infatti, è che dovrei essere una specie di piccola studentessa modello. La mamma mi ha costretto a pulire e a riordinare la mia camera. Ha detto che devo farla diventare “pulita come il piatto in cui mangio”. Strano modo di dire. Come fa una camera a essere pulita come un piatto? In un piatto non ci vive nessuno. Non ci sono letti, mobili, tende e tutte le altre cose che normalmente si trovano in una stanza. Questa storia di far venire una camera pulita come un piatto è la cosa più sciocca che io abbia mai sentito. Possibile che non capisca che il giorno in cui la mia stanza sarà davvero ordinata, non sarò più capace di trovare niente? Io, Ambra Chiara, ho orrore dell’ordine, soprattutto del Troppo Ordine.


LEGGO E COMPRENDO

Come si chiama la protagonista del racconto? Chiara A. Ambra B. Holt C. Ambra Chiaro D. “Io, Ambra Chiaro, sono tenuta prigioniera da una signora molto arrabbiata.” Chi è questa persona? La mamma A. Il papà B. La maestra C. Il nonno D. Che cosa significa “infuriare”? Ripetere tante volte A. Sbagliare B. Ridere C. Arrabbiare D. “Il disordine è una delle ragioni”, qual è l’altra ragione? La sporcizia A. Il suo modo impertinente di B. rispondere La nota della maestra C. I calzini sporchi D. “Non sto lavorando al meglio delle mie capacità” si può anche dire: Sto facendo tutto il possibile A. Sto dando il meglio di me B. Mi sto sforzando molto C. Non mi sto impegnando D. abbastanza

Qual è “la cosa più sciocca” che Ambra Chiaro abbia mai sentito? vivere in un piatto A. fare venire una camera pulita B. come un piatto vivere in un piatto con i mobili C. avere una camera piena di sugo D.

Cosa significa che la camera deve essere “pulita come il piatto in cui mangio”? Che deve essere piena di sugo A. Che deve essere pulita come il B. piatto prima di metterci il cibo Che deve essere leggera e C. saporita Che deve profumare di patate al D. forno Perché Ambra Chiaro dice che il giorno in cui la camera sarà ordinata “non sarò più capace di trovare niente?” Perché nel suo disordine lei A. conosce i posti delle cose Perché per fare ordine dovrà B. cambiare stanza Perché non sarà lei a fare ordine C. Perché non le piace l’ordine D. Di che cosa ha orrore Ambra Chiaro? Del buio A. Del Troppo Ordine B. Degli insetti C. Dei tuoni D.

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STORIE D I FA N TA S I A Il racconto fantastico narra fatti immaginari che non possono accadere.

I SUOI ELEMENTI SONO: PERSONAGGI FANTASTICI › fate, draghi, maghi, streghe… › oggetti e animali parlanti… › persone normali a cui succedono cose strane LUOGHI REALI O FANTASTICI › case di cioccolata, di gelato, a forma di ombrello… › montagne di spaghetti fumanti… › paesi su una grande barca TEMPO IMPRECISATO › un giorno… › tanto tempo fa… FATTI I fatti vengono narrati in ordine cronologico, sono strani e imprevedibili. Ogni singolo fatto raccontato è parte di una sequenza. NARRATORE Il narratore può narrare in prima persona, se è un personaggio del racconto; in terza persona, se non è un personaggio del racconto.

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S TO R IE D I F A N TA S IA

LA FATA DEL PARCO Sottolinea i personaggi della storia e il luogo in cui si svolgono i fatti narrati. Indica gli elementi fantastici. Poi racconta.

Ernesto ha raccontato a Carmen, una sua compagna di classe, di aver visto una fata nel parco. Nonostante si tratti di uno scherzo, decide di accompagnarla sul posto. Quando arrivammo all’albero, mi avvicinai deciso al tronco e diedi alcuni colpetti con le nocche delle dita, come se stessi bussando a una porta: Toc, toc, toc. Aspettai un poco. Bussai di nuovo: Toc, toc, toc. Ma naturalmente non mi rispose nessuno. Mi appoggiai con la schiena al tronco dell’albero e guardai rassegnato Carmen. La poverina era così delusa che quasi quasi desiderai che quella non fosse stata una bugia. – E ha un nome? – mi chiese. – La fata? No, non credo, si chiama semplicemente così: Fata, la Fata del Parco. Fu allora che Carmen spalancò gli occhi e anche la bocca. E quasi nello stesso momento sentii accanto ai miei piedi una vocina stridula che diceva: – Allora, che cos’è tutto questo baccano? Non si può neanche fare un pisolino? E sappia giovanotto che ce l’ho un nome. Mi chiamo Rufina. Rufina del Bosco, professione: fata. Mi voltai. Una parte della corteccia dell’albero si era aperta, come una porticina e lì vicino c’era la figuretta che aveva appena parlato. Non era più alta di due spanne; era vestita da fata: aveva un cappello a punta di fata e, in mano, una bacchetta magica di quelle che portano sempre le fate. Io, vedendola, pensai: “Ernesto, questa dev’essere una fata”. E dopo, caddi svenuto.

SCRIVO Come potrebbe concludersi la storia? Immagina e scrivi sul quaderno. Poi confronta il tuo finale con quello dei tuoi compagni di classe.

Fernando Lalana, Il segreto del parco incantato, Il Battello a Vapore, Edizioni Piemme

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ST OR IE DI FA NTAS IA

ESPLORO IL TESTO

I VESTITI SI RIBELLANO

Segna con una X l’affermazione corretta.

Leggi e sottolinea nel testo le situazioni fantastiche.

› I personaggi della storia sono: reali fantastici

› Nel testo sono presenti: le parole del tempo le parole dello spazio

› I fatti vengono narrati seguendo un ordine: cronologico non cronologico

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C’erano due gemelle, uguali come due gocce d’acqua: però una era una goccia dolce, l’altra era una goccia amara, la gemella dolce era Marianna, quella amara era Annamaria. Annamaria era prepotente. “Dammi le tue scarpe!”, ”Mi metto il tuo cappotto” “Oggi voglio i tuoi guanti”, diceva. Marianna non protestava, perché era una bambina pacifica e paziente, ma i suoi vestiti non erano contenti: perché erano molto affezionati a lei, e soffrivano quando Annamaria se li prendeva. Una sera, nell’armadio, ci furono i bisbigli: i vestiti di Marianna tenevano consiglio. Cosa bisbigliavano quelle voci di lana, seta e cotone? Chi lo sa? Chi legge e ascolta lo saprà. Il giorno dopo, al momento di vestirsi, ecco la solita tiritera. Marianna, come sempre, diede alla sorella quello che voleva. Non aveva fatto dieci passi che, in perfetto silenzio, le stringhe delle scarpe si slacciarono e si annodarono in fretta tra loro, come sottili serpentelli. Pataspanf! Annamaria finì distesa per terra, sbucciandosi il naso. Non aveva fatto sette passi che l’ultimo bottone del cappotto si slacciò di colpo, e un’asola si infilò al gancio di un cancello. Pataspreng! Annamaria fece una mezza giravolta, e andò a sbattere con la faccia contro l’inferriata sbucciandosela tutta.


S TO R IE D I F A N TA S IA

Non aveva fatto altri tre passi che il pon-pon della cuffia, mentre passava sotto un balconcino, si allungò rapidamente, infilandosi in una fessura di ferro. Pataslam! Annamaria fece una mezza capriola verso l’alto, sbattendo contro il pavimento del balcone, e ricadde sul duro del marciapiede, che le fece molto male. Quella fu la passeggiata più disastrosa e dolorosa che Annamaria avesse mai fatto. Quando tornò a casa, era la bambina più ammaccata della città. – Non ti ruberò più i vestiti – promise alla sorella e davvero lo fece. E siccome le gentilezze sono attaccate una all’altra come le ciliegie, da dispettosa diventò quasi gentile, e fu più felice lei, e tutti quelli che le stavano intorno. R. Piumini, Storie per chi le vuole, Einaudi Ragazzi

COMPRENDO Segna con un X le frasi corrette. C’erano due gemelle che non si somigliavano affatto. Annamaria era prepotente e voleva sempre i vestiti di Marianna. Marianna non accontentava mai la sorella. I vestiti di Marianna non erano contenti così presero una decisione. Mentre Annamaria passeggiava, l’asola del cappotto, le stringhe delle scarpe e il pon-pon entrarono in azione. Dopo quella disastrosa passeggiata, Annamaria diventò più prepotente.

COMUNICO

› A volte ti capita di

essere prepotente? In quali occasioni? Quando, invece, sei gentile? Racconta.

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ST OR IE DI FA NTAS IA

IL DITO MAGICO Il dito magico è una cosa che so fare da sempre. Non posso dirvi come faccio, perché non lo so nemmeno io. Ma mi capita sempre quando mi arrabbio, quando ci vedo rosso. Allora mi viene un gran caldo dappertutto. Poi all’indice della mano destra sento un formicolio terribile. E improvvisamente si sprigiona una specie di lampo rapido, come qualcosa di elettrico. Salta fuori e tocca la persona che mi ha fatto arrabbiare e a quel punto il dito magico è su quella persona e qualcosa succede. Una volta eravamo in classe, e facevamo gli esercizi di ortografia. – Alzati in piedi – mi ha detto la signora Winter, – e dimmi come si scrive “ciliegia”. – Facile – ho detto io. – C, i, g, l, i, e, g, i, a. – Sei una bambina stupidina – ha detto. – Non sono una bambina stupidina – ho ribattuto io. – Sono una bambina molto simpatica! – Vai subito nell’angolo! – ha detto la signora Winter. Allora mi sono arrabbiata, ci ho visto rosso, e ho puntato con forza il dito magico dritto sulla signora Winter, e immediatamente…

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S TO R IE D I F A N TA S IA

Indovinate cos’è successo? Lo sono spuntati dei baffi in faccia! Erano baffi neri e lunghi come quelli dei gatti, solo molto più grossi. E come crescevano in fretta! Neanche il tempo di dire ‘bah’, e le erano arrivati alle orecchie! Naturalmente tutta la classe ululava dal ridere, e allora la signora Winter ha detto: – Vorreste farmi la cortesia di dirmi cosa vi diverte così pazzamente? E, quando si è voltata per scrivere qualcosa sulla lavagna, abbiamo visto che le era cresciuta anche una coda! Un’enorme coda cespugliosa! Non posso raccontarvi tutto quello che è successo dopo, ma se qualcuno di voi si chiede se la signora Winter sia tornata esattamente come prima, la risposta è no. E sarà sempre così. R. Dahl, Il dito magico, Nord Sud Edizioni

COMPRENDO

› Dove si svolge la storia? › Perché la bambina si è

arrabbiata? › Come si comporta quando le accade di arrabbiarsi? Racconta. Riordina i fatti numerandoli da 1 a 5. Quando la bambina si arrabbia sente uno strano formicolio all’indice della mano destra. Una volta in classe, mentre svolgevano gli esercizi di ortografia, è stata rimproverata dalla maestra. All’improvviso le sono spuntati i baffi e una enorme coda. La bambina ha puntato il dito magico sull’insegnante. Puntualmente il suo dito magico tocca la persona che l’ha fatta arrabbiare. Come ha reagito la signorina Winter quando ha scoperto che le era cresciuta una coda? Immagina e descrivi brevemente la scena sul quaderno.

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ST OR IE DI FA NTAS IA

ESPLORO IL TESTO Segna con una X l’affermazione corretta.

› Il racconto è narrato: in prima persona in terza persona

› I fatti della storia:

possono accadere nella realtà sono frutto della fantasia dell’autore

SCRIVO Che aspetto avrà il terribile mostro puzzolente? Immagina, disegna e descrivi sul quaderno.

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PICCOLO BILL E IL TERRIBILE MOSTRO Leggi e racconta la storia, aiutandoti con le illustrazioni.

Piccolo Bill si è avventurato nella foresta. A un certo punto, una strana creatura comincia a inseguirlo. Piccolo Bill correva come una saetta, ma ogni volta che si voltava a guardare alle sue spalle, vedeva quegli sbuffi di fumo rosso-arancio sempre più vicini, così vicini che se li sentiva alitare sul collo. E il fracasso! Gli assordava le orecchie! Ciuff-ciuff faceva quello spaventoso rumore. Ciuff-ciuff, ciuff-ciuff, ciuff-ciuff! Proprio come una locomotiva a vapore in partenza. Poi, a un tratto, Piccolo Bill udì un altro rumore, forse addirittura più spaventoso ancora: il calpestio di giganteschi zoccoli che galoppavano sul terreno della foresta. Piccolo Bill si voltò di nuovo a guardare, ma il Coso, l’Animale, il Mostro o quel che era, rimaneva nascosto nel fumo che buttava fuori galoppando. Quel fiato fumante stava ormai avvolgendolo. Piccolo Bill ne sentiva il calore bruciante e, peggio ancora, l’odore. Un odore disgustoso, come il fetore che sale dalle profondità della pancia di una bestia carnivora. – Mamma! – gridò Piccolo Bill. – Aiuto!


S TO R IE D I F A N TA S IA

COMPRENDO

Allora di colpo, proprio davanti ai suoi occhi, Piccolo Bill vide il tronco di un albero gigantesco. Era un albero diverso dagli altri perché i suoi rami pendevano molto in basso. Senza smettere di correre, Piccolo Bill con un balzo afferrò il ramo più vicino è si issò. Poi afferrò il ramo seguente, proprio sopra la sua testa, e riprese l’arrampicata. E continuò così, arrampicandosi sempre più in alto per sfuggire alla terribile bestia sbuffante e al suo fiato puzzolente. Smise di arrampicarsi solo quando si sentì sfinito. A quel punto guardò in alto, ma neppure allora riuscì a vedere in cima di quell’enorme albero. E quando guardò in basso, non vide più il terreno. Si trovava in un mondo di foglie verdi e grossi rami lisci, senza né terra né cielo in vista. La bestia puzzolente che giù in basso stronfiava e mandava sbuffi di fumo sembrava lontana mille miglia, e neanche si udiva più. Allora Piccolo Bill si trovò un comodo posticino alla biforcazione di due rami e si sedette a riposare. Almeno per il momento, era salvo. Roald Dahl, Minipin, Salani

Il testo è stato diviso in sequenze: metti in ordine i titoli di ognuna numerandole da 1 a 5. Bill trovò un posticino alla biforcazione dell’albero. Bill continuava a correre nella foresta inseguito dalla strana creatura avvolta dal fumo che buttava fuori galoppando. Bill corre nella foresta inseguito da una strana creatura. Bill riesce a mettersi in salvo arrampicandosi su un albero. Guardando in basso, la bestia sembrava molto lontana.

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LABORATORIO DI ASCOLTO

LA FAMIGLIA ALLINCONTRARIO C’era una volta la famiglia allincontrario. Il papà, la mamma e due bambini che si chiamavano: Pasticcio e Confusione. La famiglia si svegliava sempre a mezzanotte, tutti si mettevano il pigiama e andavano a mangiare. Il papà diceva: – Brava bambina! – mentre Confusione lanciava in aria le salsicce. – Pasticcio, smettila di mangiare con la forchetta! – diceva la mamma. – Per favore usa le dita delle mani e dei piedi! La mattina facevano colazione, poi si lavavano e andavano a letto! Un pomeriggio furono svegliati dalla vicina, la signora Ciambella che disse loro: – Ho un impegno, potreste venire da me a dare un’occhiata alla casa? Appena furono tutti pronti, andarono a casa della signora Ciambella e… spalancarono gli occhi per lo stupore. Tutto era in perfetto ordine! – Povera signora Ciambella – disse la signora all’incontrario. – Mettiamole in disordine la casa! Allora fecero una gran baraonda, disfecero i letti e sporcarono un po’ in giro. Quando si fecero le cinque la mamma chiamò: – La colazione è sotto la tavola! E non dimenticatevi di lavarvi i piedi! Improvvisamente si sentì un rumore alla finestra. Era un ladro. – Accogliamo per bene il nostro ospite – disse la mamma. – La prego mangi qualcosa – disse il papà tirando dei pomodori contro il ladro. – Prenda un po’ di torta – gli disse Pasticcio lanciando i suoi avanzi… e il ladro spaventato scappò! In quel momento la signora Ciambella tornò ed entrò in cucina – Avete cacciato un ladro! – disse. – Grazie infinite!... Mamma mia, che confusione ha fatto. Roberto Piumini, Mi leggi una storia?, Einaudi

1

Segna con una X la risposta giusta.

› I personaggi della storia sono: reali fantastici › Il tempo è: determinato indeterminato › I fatti narrati avvengono: in un solo luogo in più luoghi

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LEGGE L’INSEGNAN TE


ASCOLTO E COMPRENDO LA STORIA

2

› › › › ›

Dopo aver ascoltato la storia, riordina le scene numerandole e racconta. Poi fai il riassunto sul quaderno aiutandoti con i disegni e i titoletti: Le abitudini della famiglia allincontrario. La signora Ciambella. A casa della signora Ciambella. Il ladro. Il rientro della signora Ciambella.

DAL TESTO ASCOLTATO AL TESTO SCRITTO 3

Cosa accadrebbe se all’improvviso arrivassero a casa della famiglia Perbenino alcuni parenti distratti e disordinati? Immagina e scrivi la storia sul quaderno.

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LABORATORIO LINGUISTICO

IL PAESE DI CHISSÀDOVE 1

Prendi spunto dal disegno e, aiutandoti con le domande, scrivi la storia sul quaderno.

› Quando è avvenuto il

fatto? › Dov’eri? › Con chi eri? › Perché ti trovavi in quel luogo? › Che cosa è accaduto? › Perché è successo? › Come ti sentivi? › Chi è arrivato? › Che cosa hai fatto tu? ...................................................................................................................................................................................... › Come si è conclusa la ...................................................................................................................................................................................... vicenda? ...................................................................................................................................................................................... ...................................................................................................................................................................................... ...................................................................................................................................................................................... ...................................................................................................................................................................................... ...................................................................................................................................................................................... ...................................................................................................................................................................................... ...................................................................................................................................................................................... ...................................................................................................................................................................................... ...................................................................................................................................................................................... ...................................................................................................................................................................................... ...................................................................................................................................................................................... ...................................................................................................................................................................................... ...................................................................................................................................................................................... ...................................................................................................................................................................................... ...................................................................................................................................................................................... ......................................................................................................................................................................................

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STORIE ??????????? DI FANTASIA

DALLE IMMAGINI AL TESTO 1

Osserva le illustrazioni e racconta la storia sul quaderno aiutandoti con le domande.

› Come si chiama l’elefantino? › Cosa fa l’elefantino per conquistarsi la › Perché bussa alla casa dei signori Rossi? loro fiducia? › Come reagiscono i padroni di casa? › Quale decisione prendono i padroni di casa?

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VERSO LE COMPETENZE

INCONTRO CON LA COSA Adatt, da F. Hughes, Un amico in affitto, Mondadori

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Quella sera Piero, dopo aver fatto il bagno nella vasca, tolse il tappo e sentì degli strani rumori: un gorgoglio, poi un risucchio e infine qualcosa che sembrava un sospiro soddisfatto. Guardò attraverso la piccola grata che copriva il buco di scarico appena sotto i rubinetti e, per vedere meglio, chiuse un occhio. E vide che dall’altra parte c’era veramente qualcuno. Qualcuno che gli stava facendo l’occhiolino. Solo che aveva un occhio enorme. – Chi sei? – domandò Piero in preda al panico. Trattenne il respiro ed aspettò. Una mano verde a pallini marroni uscì dal buco della vasca e lo salutò. Poi si stirò, si tese, e pian piano dietro alla mano comparve tutto il corpo, lungo e schiacciato. Colò lentamente dal buco di scarico come una specie di dentifricio verde a pallini marroni, fino a quando non fu tutto lì, sul fondo, arrotolato come un serpentello lungo e sottile. La Cosa si alzò e prese a darsi dei colpetti qua e là, per rimettersi in forma. – Puoi cambiare forma come ti pare? – chiese Piero incuriosito. – Oh, sì – rispose la strana creatura, facendogli l’occhiolino con uno dei suoi enormi occhi. – Proprio così. Cosa vuoi che diventi? Poi ci fu un risucchio, uno schiocco, il rumore di una bolla d’acqua che scoppia, e la Cosa si trasformò in un grosso rospo che lo guardava sogghignando. Ci fu un altro sibilo e il rospo diventò una barchetta che ondeggiava in fondo alla vasca. – Fantastico! – esclamò Piero. – Ma come sei veramente? La Cosa schioccò di nuovo. Gorgogliò e prese la forma di una specie di grossa patata, con tanto di mani, piedi, occhi e una gran bocca sorridente.


LEGGO E COMPRENDO

Cosa aveva fatto Piero prima di incontrare la Cosa? Il bagno A. La doccia B. Aveva lavato i denti C. Aveva lavato le mani D.

“Poi ci fu un risucchio, uno schiocco, il rumore di una bolla d’acqua che scoppia, e la cosa si trasformò in”... Un budino tremolante A. Un grosso rospo B. Un serpentello verde C. Un pesce gigante D.

Cosa significa “gorgoglio”? Rumore di un liquido che esce A. da un’apertura Verso di un animale B. Sentimento di orgoglio C. Rumore di passi D.

La Cosa gorgogliò significa: Fece uno sbadiglio A. Fece uno starnuto B. Fece un rumore C. Fece un salto D.

Cosa significa “in preda al panico”? Che si fa coraggio A. Che sfida la sorte B. Che ha paura C. Che combatte D.

Qual è la forma definitiva della Cosa? Una specie di grossa patata A. Un serpentello B. Una barchetta C. Un budino viscido e informe D.

Com’era la Cosa? Metti una crocetta per ogni riga.

VERO A.

Aveva una mano verde a pallini marroni.

B.

Aveva lunghe braccia allungabili.

C.

Il corpo, lungo e schiacciato.

D.

La sua pelle era ricoperta di muco viola.

E.

Aveva tre occhi rossi spalancati.

F.

Era come una specie di dentifricio verde a pallini marroni, arrotolato come un serpentello lungo e sottile.

FALSO

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I TESTI DESCRITTIVI Per descrivere persone, personaggi, animali e oggetti è necessario prima raccogliere informazioni attraverso i cinque sensi: vista, udito, tatto, olfatto e gusto (dati sensoriali). Molto importanti nelle descrizioni sono gli aggettivi e i paragoni o similitudini.

MIA SORELLA Mia sorella Cristina ha i capelli corti e ricci. Ha il naso piccolo come una ciliegina e quando si raffredda sembra un rubinetto guasto. Mia sorella si muove in continuazione: sembra che abbia un sacco di pulci addosso. Quando ha fame strilla forte forte come la sirena dei pompieri. Di colpo le sue morbide guance diventano rosse. Cristina mangia di tutto, adora le dolcissime ciambelle zuccherate che prepara la nonna. La sua boccuccia ha sempre un buon odore. Rosa Dattolico

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DATI VISIVI: dimensione, colore, forma, posizione, movimento. DATI UDITIVI: suoni, rumori, voci, versi. DATI TATTILI: materiale, superficie, temperatura. DATI GUSTATIVI: sapori. DATI OLFATTIVI: profumi, odori.


LE PERSONE

T E S T I D E S C R IT T IV I

IL BABBO, LA MAMMA E DEBBORA Debbora vive con sua madre e suo padre. La madre è magrissima ed è fissata con la bellezza. Infatti di mestiere fa la parrucchiera, ma sa anche truccare, dipingere le unghie e costruire parrucche. Il suo sogno è quello di mettere le mani sulla testa di Debbora e provare su di lei le sue acconciature. Suo padre è bruno: tutto lavoro, calcio e TV. È grassoccio e basso e per questo costituisce un problema per la moglie che sognava un marito alto e snello SCRIVO come Ken di Barbie. Alla fine anche lei alla Barbie non somiglia per nulla! Il babbo è costretto Descrivi un componente della tua famiglia, mettendo dalla mamma a stare a dieta, ma di notte si fa in evidenza alcuni aspetti dei panini enormi con i würstel e la maionese e particolari del fisico e del spesso li divide con la figlia. carattere. Debbora è magra come uno stecco e ha i caPer evidenziare quest’ultimo, pelli lunghi e biondi. È estroversa e le piace puoi raccontare un breve stare con gli altri. Quando sta senza far nulla, si episodio. annoia, è più forte di lei. Chiara Rapaccini, Debbora va in tivvù, Piemme Junior

1

Completa.

Madre

Padre

Debbora

Aspetto fisico

Carattere

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TE ST I DE SC RI TT IV I

MOMO Sottolinea con colori differenti le parole che descrivono l’aspetto fisico di Momo e l’abbigliamento. Che carattere avrà Momo? Immagina e completa sul quaderno.

Momo era piccola e magrolina. Aveva una testa selvaggia con tanti ricci neri. Aveva grandi occhi neri e i piedi quasi dello stesso colore. Soltanto in inverno, e non sempre, portava scarpe diverse per forma e per colore e soprattutto larghe. Momo non possedeva niente, al di fuori di quello che trovava qua e là o che le regalavano. La sottana, che le arrivava fino alle caviglie, era rossa, gialla, verde, insomma era fatta di toppe di tutti i colori. Sopra la gonna portava una vecchia giacca lunga e larga con le maniche di molto rimboccate ai polsi. Ma Momo non voleva accorciarle. Michael Ende, Momo, Sei

Ecco lo schema che potrai tener presente per descrivere una persona. INTRODUZIONE: presentare chi si vuol descrivere. ASPETTO FISICO: occhi, capelli, corporatura, abbigliamento, espressione del viso… CARATTERE: com’è? (gioviale, gentile, severo, nervoso, calmo…) COMPORTAMENTO: cosa ama fare? Quali sono le sue abitudini?

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VAI AL QUADERNO

K

MI ALLENO CON LA SCRITTURA Modifica gli elementi che caratterizzano Momo e trasformala in una graziosa e gentile ragazzina.


LE PERSONE

HUCK, IL TERRIBILE Sottolinea nel testo le parole che descrivono l’abbigliamento e il comportamento di Huck.

Huk, il peggiore monello del villaggio, era il terrore di tutte le mamme e il modello di tutti i ragazzini. Portava sempre abiti da uomo che gli cascavano da tutte le parti. Aveva un cappello sfondato, con la tesa staccata, in modo che da un lato sembrava una mezzaluna. A volte indossava un soprabito che gli arrivava alle calcagna, sosteneva i pantaloni con una sola bretella pertanto gli strisciavano sotto i piedi. Ma Huck non si preoccupava di rimboccarli. Huck faceva tutto ciò che voleva: dormiva all’aperto nella bella stagione e in una botte vuota quando pioveva. Era libero di andare a pescare e a nuotare dove e quando voleva. Non andava a scuola e non doveva ubbidire a nessuno.

T E S T I D E S C R IT T IV I

SCRIVO Le descrizioni sono inserite spesso all’interno di un testo narrativo. Continua il testo sul quaderno, immaginando che cosa successe un giorno ad Huck mentre andava a pescare. Puoi incominciare così: Un giorno Huck, mentre raggiungeva il fiume, sentì uno strano rumore che proveniva da un cespuglio...

M. Twain, Le avventure di Tom Sawyer, Carroccio

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TE ST I DE SC RI TT IV I

LE PERSONE

VISITA ALLA ZIA Il cancello cigolando si aprì. Lo spingeva con fatica un vecchio dalla lunga barba bianca, vestito con pantaloni e una camicia dalle maniche rimboccate. Un vialetto serpeggiante costeggiava sulla destra una collinetta ricca di vegetazione e sulla sinistra un prato con un ombrellone a spicchi gialli e rossi e due sedie a sdraio. Pochi attimi dopo l’auto si fermò davanti alla villa e zia Jolanda uscì. Era vestita di bianco e anche i suoi capelli che incorniciavano il volto erano candidi. Baciò i tre ragazzi in ordine di età. Improvvisamente si sentì un frullare d’ali e un pappagallo ornato di piume multicolori si appollaiò su una piccola palma gracchiando qualcosa. R. Giovannoli, Il mistero dell’Isola del Drago, Piemme Junior

ESPLORO IL TESTO Sottolinea nel testo le parole che: › descrivono i due signori › indicano che cosa appare a destra e a sinistra del vialetto Quali dati sensoriali ha usato lo scrittore per descrivere il pappagallo? Segna con una X . Dati visivi Dati uditivi Dati olfattivi Dati gustativi Dati tattili

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T E S T I D E S C R IT T IV I

NINA I bambini andavano sempre volentieri dalla nonna perché erano certi di trovare la Nina. La Nina era una vecchietta piccola e brutta come la befana e raccontava sempre le storie più divertenti che si possano immaginare. – Ma dove le trovi? – chiedevano papà e mamma. – Sul giornale – rispondeva lei. Allora andavano a vedere in tutte le pagine, ma trovavano solo catastrofi e annunci pubblicitari. Lei rideva, guardandoli con aria furba e strizzava l’occhio ai bambini. Usciva molto spesso a fare la spesa, anche perché dimenticava spesso almeno un pacchetto e, se la nonna le dava la lista, non portava a casa nemmeno quella. Quando la nonna la vedeva entrare, si arrabbiava talmente che le girava le spalle e si metteva a lavorare a maglia davanti alla televisione. La Nina ridacchiava, togliendosi il fazzoletto con le frange, si metteva in pantofole e cominciava a parlare tra sé, preparando la tavola.

ESPLORO IL TESTO

› Che carattere ha Nina? › A chi viene paragonata? › Perché esce spesso a fare la spesa? › Che lavoro fa Nina?

Nel testo è presente una similitudine. Sottolineala.

Marilia Righetti

SCRIVO Completa il testo, aggiungendo altri particolari relativi all’abbigliamento e al carattere dell’anziana governante.

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TE ST I DE SC RI TT IV I

LA DESCRIZIONE E LA NARRAZIONE

L’UOMO MISTERIOSO Il signor August Sebastian Bennett era davvero un tipo assai bizzarro. Si era trasferito in quella piccola cittadina da poco più di un anno. Aveva acquosi occhi azzurri, infossati come biglie nella sabbia in un girotondo di rughe profondissime che parevano solchi. Folte sopracciglia scure stonavano con i capelli completamente bianchi nascosti, il più delle volte, sotto un cappello. Le labbra sottili non sorridevano mai. Era alto e magro, quasi appeso ai vestiti che erano un po’ più larghi del dovuto, alla giacca e alla cravatta che indossava anche in piena estate, con i pantaloni tenuti su da un paio di bretelle. Doveva essere sicuramente molto anziano. Sembrava che di anni ne avesse come minimo un migliaio. Aveva la fama di essere un burbero, non parlava mai con nessuno e a chi lo incontrava propinava solo un buongiorno e un buonasera non troppo convinti. Se ne stava sempre per conto suo. In giro si diceva che detestasse la gente e in modo particolare i bambini. Ma, al di là del nome e del cognome, nessuno sapeva nulla di lui. Nessuno sapeva da dove venisse, nessuno sapeva perché si fosse trasferito proprio in quella piccola cittadina. C. Ciccoli, Il segreto dei libri perduti, Piemme

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T E S T I D E S C R IT T IV I

ESPLORO IL TESTO

Il testo descrive un anziano signore: nome, età, abbigliamento, aspetto fisico, carattere e comportamento. Completa il testo, ma prima sottolinea i vari aspetti che caratterizzano il personaggio. L’anziano signore si chiamava ........................................... ........ , aveva ............................... era un tipo .......................... ..........................................................................................................

Aveva

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Indossava vestiti piuttosto .................................................. .......................................................................................................... .......................................................................................................... ..........................................................................................................

Aveva la fama di essere un ................................................. .......................................................................................................... .......................................................................................................... ..........................................................................................................

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LAVORANDO IN COPPIA Tu e il tuo compagno di banco completate il testo, immaginando ciò che potrebbe capitare un giorno all’anziano signore mentre fa la spesa in un supermercato.

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TE ST I DE SC RI TT IV I

PERSONAGGI FANTASTICI

TRILLO, IL TROLL CHE SORRISE Trillo era un troll serio serio e non era affatto carino, cioè non è che fosse un brutto troll: aveva mani e piedi con solo quattro dita, un lungo naso bitorzoluto e una coda dal folto pelo, come ogni troll. Anche se aveva folte sopracciglia e uno sguardo severo, Trillo era un tipo abbastanza socievole e gli sarebbe piaciuto fare quattro chiacchiere con gli altri abitanti del bosco, ma quando se ne andava a spasso gli succedeva spesso di restare male: se incontrava una lepre, quella storceva il naso e saltava via; le volpi e le faine si giravano dall’altra parte, le rane smettevano di gracidare e gli uccelli si andavano ad appollaiare sui rami più alti degli alberi. Ogni volta Trillo ci restava male, perché anche se non sorrideva mai, non era affatto un troll cattivo. Cominciò a pensare che tutti gli animali lo evitassero perché era troppo brutto e che forse, se avesse migliorato il suo aspetto, volpi, lepri, faine, rane e uccelli non lo avrebbero trattato così. Per farsi bello, prese foglie e rametti profumati e ne infilò manciate dappertutto; sul cappello piantò fiori di tutti i tipi e ne mise anche sulla coda, ma la cosa non funzionò. Un giorno Trillo, triste e deluso, si sedette in riva a un fiume. – Tutti mi rifuggono: sono proprio così brutto? – chiese all’acqua.

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T E S T I D E S C R IT T IV I – No – gli rispose la cascatella tintinnando, – il fatto però è che tu non sorridi mai. Prova a farlo ogni tanto: un sorriso è la migliore cura di bellezza. Trillo allora fece prove su prove per imparare a sorridere. Quando ci riuscì, andò nel bosco e incontrò la lepre. – Ciao, Troll! – gli disse quella senza fuggire. Meravigliato, Trillo sgranò gli occhi e la sua bocca si aprì in un bel sorriso. S. Bordiglioni, Storie sotto il tetto, Einaudi

ESPLORO IL TESTO Sottolinea con colori diversi: le parole che descrivono l’aspetto fisico di Trillo; il comportamento degli animali del bosco nei suoi confronti. Completa il testo e racconta.

Trillo era molto triste, perché tutti gli …………...........……......….. …………………...........………................................................................................

Allora pensò di farsi bello e così …………………………………..…… …………………...........………................................................................................ ……………………………………………………………………..

ma la sua idea

non funzionò. Un giorno chiese aiuto all’acqua che gli …………………..……… ………………………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………

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TE ST I DE SC RI TT IV I

ESPLORO IL TESTO Sottolinea nel testo con colori differenti le parole che descrivono l’aspetto fisico e il carattere del signore Orcocane e della signora Orcamiseria.

› I dati sensoriali presenti nel testo sono: visivi olfattivi gustativi tattili uditivi

PERSONAGGI FANTASTICI

GLI ORCHI Il signore Orcocane e la signora Orcamiseria erano marito e moglie. Erano due persone invidiose, pettegole e dispettose. Siccome Orcamiseria, un donnone alto quasi due metri e con il fisico da sollevatore di pesi, era anche curiosa, spesso si appostava sui pianerottoli, appoggiava l’orecchio sul buco della serratura e ascoltava quello che si dicevano gli altri inquilini. Si divertiva un mondo quando scopriva che qualcuno stava litigando, aveva l’influenza o il raffreddore, oppure si era pestato un dito nel piantare un chiodo. Orcocane era un tipo più tranquillo, seppure malefico quanto la consorte. Era completamente diverso come aspetto fisico: piccolo, magrolino, pallido, con in testa pochi ciuffi di capelli di diversi colori (giallo, arancione, verde) che sembravano aiuole attraversate da sentieri pelati. Il fiato dell’orca, come quello dell’orco, odorava di aglio, petrolio, peperone e polvere da sparo, tanto che una volta gli orchi, come i draghi, erano in grado di sputare fuoco. G. Pederiali, Le case dei sogni bambini, Paravia Bruno Mondadori

SCRIVO Segui la struttura del testo e descrivi un orco simpatico e combinaguai.

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T E S T I D E S C R IT T IV I

CECCHINA 1

Sottolinea con colori diversi l’aspetto fisico, il comportamento di Cecchina e la similitudine.

Cecchina, una giovane cornacchia, abitò in casa mia per sette anni. Era bellissima: aveva le penne morbide come il velluto e due occhi vivi e attenti a tutto ciò che accadeva intorno a lei. Era diventata una cornacchia domestica, spesso si posava su una spalla o sul ginocchio di uno di noi; tirava persino con il becco l’orlo della gonna della mamma se voleva farsi dare un pezzetto di carne. Faceva il bagno ogni giorno, ma l’acqua doveva essere tiepida e limpida. Ogni tanto, se disturbata, emetteva un suono breve e stridulo. Era curiosissima: quando arrivava un pacchetto a casa non si dava pace finché non ne aveva visto il contenuto!

Ecco lo schema che potrai tener presente per descrivere un animale. INTRODUZIONE: presentare l’animale che si vuol descrivere. ASPETTO FISICO: corporatura, muso, occhi, orecchie, coda, colore del pelo. CARATTERE: com’è? (giocherellone, curioso, tranquillo, vivace…) COMPORTAMENTO: cosa gli piace fare?

Grazia Deledda

2

Sottolinea i dati sensoriali e inseriscili in tabella.

Dati tattili

Dati uditivi

Dati visivi

......................................................

......................................................

......................................................

......................................................

......................................................

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......................................................

SCRIVO Descrivi un grazioso pappagallino chiuso in una gabbietta, utilizzando opportunamente i dati sensoriali.

VAI AL QUADERNO

K

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TE ST I DE SC RI TT IV I

GLI ANIMALI

LAMPONE Ho conosciuto moti cani nella mia vita, ma nessuno come Lampone. Non si sapeva a che razza appartenesse. Qualche volta si svegliava nel cuore della notte e, mezzo insonnolito, gli veniva l’idea di essere un cane da guardia: al minimo scricchiolio incominciava ad abbaiare, svegliando tutto il caseggiato. Per un certo periodo gli si ficcò in testa l’idea di essere un cane di San Bernardo e fummo costretti a farlo andare in giro con una fiaschetta di liquore al collo. La notte, Lampone veniva a strapparci le lenzuola dai letti credendoci sepolti sotto la neve. Poiché era molto intelligente, gli insegnammo ad aprire la porta di casa. Dopo pochi giorni cominciammo a vedere cani sconosciuti che si aggiravano per casa. – Di chi saranno? – ci chiedevamo. Finalmente si scoprì il mistero: Lampone dava appuntamento in casa ai suoi amici e, quando li sentiva raspare fuori, andava ad aprire la porta. Achille Campanile

ESPLORO IL TESTO Sottolinea nel testo le parole che descrivono il comportamento di Lampone. Poi rispondi alle domande.

› Come si comporta Lampone quando crede di essere un cane da guardia? › E quando pensa di essere un cane di San Bernardo? › Cosa fa Lampone dopo aver imparato ad aprire la porta? Segna con una X la risposta corretta. › A quale razza apparteneva Lampone? Non si sapeva a quale razza A una razza pregiata

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GLI ANIMALI

PLUTO E GIOVANNA Avevamo due gatti persiani: goffi, pelosi, tondi come la luna, simili a due piccoli mammut di razza. I nobilgatti, li chiamavamo. Pluto era un gatto enorme, nero, con la faccia arrabbiata e una vocina sottilissima. La moglie Giovanna era una persiana azzurra, detta anche Gatta Seduta, per la sua abitudine di sedere in mezzo al corridoio. Col tempo i due nobilgatti adottarono la consuetudine di stare a tavola con noi. All’ora dei pasti Pluto e Giovanna salivano sulla panca sollevandosi sulle zampe posteriori, appoggiavano le anteriori alla tovaglia, guardandoci con gli occhi arancione in attesa. Le zampe ai lati dei rispettivi piattini, mangiavano composti ad occhi bassi. Pluto e Giovanna

T E S T I D E S C R IT T IV I

ESPLORO IL TESTO Sottolinea nel testo, con colori diversi, le parole che descrivono l’aspetto fisico, il carattere, il comportamento dei due gatti persiani e la similitudine.

SCRIVO Un giorno i due gatti, che avevano l’abitudine di schiacciare un sonnellino in giardino, furono sorpresi da un grosso cane nero… (continua tu sul quaderno).

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TE ST I DE SC RI TT IV I

GLI ANIMALI LA DESCRIZIONE PUÒ ESSERE

OGGETTIVA La descrizione è oggettiva quando l’autore non manifesta il suo parere e neppure le sue emozioni. La realtà, pertanto, viene descritta così com’è. La descrizione oggettiva è presente nei testi informativi.

L’IPPOPOTAMO L’ippopotamo è un animale che trascorre la maggior parte del tempo nei laghi e nei fiumi africani. È un erbivoro, ha il corpo massiccio ed è l’animale più pesante dopo l’elefante. Questo mammifero ha pochi peli e, per proteggere la pelle dai raggi dannosi del sole, produce una sostanza oleosa. Nella parte superiore del capo si trovano le narici e gli occhi, ha una bocca enorme provvista di enormi e taglienti zanne lunghe fino a mezzo metro. Gli ippopotami sono animali sociali che vivono in gruppi numerosi. Segna con una X l’affermazione corretta. La descrizione serve per informare La descrizione presenta impressioni dell’autore

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SOGGETTIVA La descrizione è soggettiva quando l’autore esprime impressioni ed emozioni, servendosi di aggettivi, similitudini, metafore, personificazioni per creare immagini.


T E S T I D E S C R IT T IV I

L’IPPOPOTAMO GIOCHERELLONE L’ippopotamo entra nell’acqua fino alla pancia, si volge a guardare con il gran muso, si butta giù, si immerge, gioca con l’ippopotamo figlio. Va a nascondersi dietro un folto ciuffo di papiri, tira fuori il naso, riprende fiato e si tuffa di nuovo. Riemerge e galoppa con la testa fuori dall’acqua, soffia e fa tutto il baccano che può, aprendo le ganasce ampie come due enormi sportelli. Infine viene fuori dall’acqua quasi correndo e schianta allegramente le canne con i piedi larghi come quelli di un palombaro. O. Vergani

Sottolinea i paragoni e trascrivili. ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………………

Segna con una X l’affermazione corretta. La descrizione serve per informare La descrizione presenta impressioni dell’autore

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LABORATORIO LINGUISTICO

LA DESCRIZIONE DI PERSONE 1

Completa la descrizione delle due zie, aggiungendo il carattere e il comportamento di entrambe.

ZIA SPUGNA E ZIA STECCO Zia Spugna era enormemente grassa e bassa. Aveva gli occhietti porcini, la bocca cascante e una faccia bianchiccia che pareva bollita. Sembrava un grosso cavolo stracotto e gonfio d’acqua. ............................................................................................................................................................................ ............................................................................................................................................................................ ............................................................................................................................................................................

Zia Stecco, invece, era alta, magra e ossuta e portava occhiali cerchiati d’acciaio in bilico sulla punta del naso. Aveva la voce gracchiante e labbra lunghe e sottili sempre umide e, quando era arrabbiata o agitata, bollicine di saliva le sprizzavano dalla bocca mentre parlava. ............................................................................................................................................................................ ............................................................................................................................................................................ ............................................................................................................................................................................ Roald Dahl

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IL TESTO DESCRITTIVO

LA DESCRIZIONE DI ANIMALI 1

Completa la descrizione dell’aspetto fisico del gatto, inserendo i dati di colore e i dati tattili. Poi descrivi il suo comportamento e le sue abitudini.

GIUGGIOLA Aspetto fisico Il mio gatto è bello davvero. Si chiama Giuggiola. Ha gli occhi gialli e il pelo grigio come uno sbuffo di fumo. I suoi lunghi ..................................................................................................... ................................................................................................................ mentre il nasino .............................................................................................................. Le zampine ....................................................................................................... Porta un collare ............................................................................................. Comportamento ................................................................................................................................. .................................................................................................................................

Abitudini ................................................................................................................................. ................................................................................................................................. .................................................................................................................................

1

Osserva e descrivi il pesciolino Pilù, usando i dati di colore e di movimento. ............................................................................................... ............................................................................................... ............................................................................................... ............................................................................................... ............................................................................................... ...............................................................................................

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TE ST I DE SC RI TT IV I

GLI AMBIENTI

IL PICCOLO NEGOZIO 1

Sottolinea nel testo i dati di posizione.

C’erano molti altri clienti e Laura, mentre aspettava di essere servita, ne approfittò per guardarsi intorno. L’aspetto del negozio le piaceva molto. Era piccolo, poco illuminato e senza pretese. Frutta e verdura erano tutte ammassate insieme in disordine. A destra, sul piano inclinato della vetrina, tra le mele, le mele da cuocere con la buccia ruvida, i vassoi di noci, di castagne e di nocciole, c’era un cesto di uova lisce e scure, come se fossero un altro tipo di frutta secca. Sull’altro lato della stanza c’era uno scaffale di legno con i barattoli di marmellata fatta in casa e le bottiglie di frutta sciroppata. Sul pavimento, al centro, c’era un mucchio di rape sporche. Era come se i resti dell’estate avessero trovato rifugio in quel negozio. S. Towsend Warner

Che impressione ha Laura osservando il negozio? 2

Completa la descrizione.

Il negozio era .................................................................................. ..............................................................................................................

A destra ............................................................................................. ................................................................................................................ .............................................................................................................

Sull’altro lato della stanza ........................................................ ................................................................................................................ .............................................................................................................

Al centro ........................................................................................... ................................................................................................................ ...............................................................................................................

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SCRIVO Seguendo la stessa struttura, descrivi anche tu un negozio che frequenti abitualmente.


T E S T I D E S C R IT T IV I

IL GIARDINO DELLA NONNA Io mi chiamo Michele. Spesso vado a trovare la nonna. Abita in una villetta non molto lontana da noi. La sua casa è uguale a tutte le altre case della via… ma il giardino è molto diverso da tutti gli altri giardini. La nonna lo chiama la sua «giungla». In effetti, con il passare degli anni è cresciuto un po’ troppo. Le margherite si confondono tra i ranuncoli e i soffioni. Le ortiche si aggrovigliano fra i rovi e soprattutto fra tante erbacce. La nonna non ama fare giardinaggio, preferisce starsene seduta ad ascoltare gli insetti che ronzano e gli uccellini che cantano. Infatti, l’aria del giardino della nonna è tutta un pigolio, un trillo, un cinguettio. Un fru fru di voli matti. Un giorno io e la nonna abbiamo anche scavato una buca, poi l’abbiamo foderata con della plastica e così le salamandre e le rane hanno avuto uno stagno per giocare e… gracidare. Da allora è un continuo «cra cra». Insomma, il giardino della nonna non è ben curato, ordinato e silenzioso come quello del signor Lindo, che abita di fianco alla nonna, ma è il giardino più verde di tutta la città.

ESPLORO IL TESTO Come ti sembra il giardino della nonna di Michele? Quali dati sensoriali usa Michele per descriverlo? Segna con una X . Uditivi Visivi Olfattivi Tattili Gustativi Seguendo la struttura del testo descrivi anche tu un giardino, utilizzando opportunamente i dati sensoriali.

Colin West, La giungla della nonna, Piemme Junior

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TE ST I DE SC RI TT IV I

LA DESCRIZIONE FANTASTICA

ESPLORO IL TESTO Rispondi alle domande. › Quale ambiente viene descritto? › È un ambiente realistico o fantastico? › Dove si trova?

› Si tratta di un ambiente

angusto o confortevole? Sottolinea nel testo le parole che lo fanno capire.

LA CAVERNA DELLO HOBBIT In una caverna sotto terra viveva uno hobbit. Non era una caverna brutta, sporca, umida, e neanche una caverna arida, spoglia, sabbiosa, con dentro niente per sedersi o da mangiare: era una caverna hobbit, cioè comodissima. Aveva una porta perfettamente rotonda come un oblò, dipinta di verde, con un lucido pomello d’ottone proprio nel mezzo. La porta si apriva su un ingresso a forma di tubo, come un tunnel: un tunnel molto confortevole, con pareti foderate di legno e pavimento di piastrelle ricoperto di tappeti, fornito di sedie lucidate e di un gran numero di attaccapanni per cappelli e cappotti: lo hobbit amava molto ricevere visite. Il tunnel si snodava inoltrandosi più profondamente nel fianco della collina e molte porticine rotonde si aprivano su di esso, prima da una parte e poi dall’altra. Le camere da letto, i bagni, le cantine, le dispense (molto numerose), i guardaroba (c’erano camere intere destinate ai vestiti), le cucine, le sale da pranzo erano tutte sullo stesso piano, anzi sullo stesso corridoio. Le camere migliori erano tutte sul lato sinistro, perché erano le sole ad avere finestre che davano sul giardino e sui campi dietro di esso, lentamente degradanti verso il fiume. J.R.R. Tolkien

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LA DESCRIZIONE FANTASTICA

LA STANZA DELLA STREGA La porta dell’ultima stanza è socchiusa. Tutta la casa è immersa nell’oscurità e dal fondo del corridoio filtra un riverbero di luce rossastra. Ma insomma cosa c’è là dentro? Avanti, proviamo ad entrare. Le pareti sono tutte dipinte di nero, e dal soffitto pendono enormi ragnatele e mazzi di erbe secche. Su uno scaffale ci sono innumerevoli flaconcini pieni di polveri colorate, scatolette che ogni tanto cambiano posto da sole, barattoli grandi e piccoli con etichette che dicono “Bava di rospo liofilizzata” o “Peli di ragno del Madagascar”. Da una parte c’è un grande tavolo ingombrato da recipienti, alambicchi, mortai col pestello, fiale, bottiglie, palle di cristallo. In un angolo, su un fornello, sta cuocendo una ripugnante mistura giallastra, che manda un fetido odore di formaggio scaduto da molti anni. In mezzo alla stanza c’è una donna alta, magra, coi capelli rosso fuoco, un cappello nero a punta e un ampio mantello di velluto pure nero. T. Merani, Una maestra così, Mondadori

T E S T I D E S C R IT T IV I

ESPLORO IL TESTO Il testo descrive: Un ambiente interno Un ambiente esterno La descrizione segue un ordine: logico spaziale Come ti sembra la casa della strega? Utilizza alcuni aggettivi per definirla. ................................................... ................................................... ................................................... ................................................... ................................................... ................................................... ................................................... ................................................... ...................................................

SCRIVO Come potrebbe essere la casa di una fata? E di uno gnomo? Immagina, illustra e descrivi sul quaderno, utilizzando i dati sensoriali e inserendo qualche similitudine.

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TE ST I DE SC RI TT IV I

GLI AMBIENTI

SUL CAMPANILE ESPLORO IL TESTO Completa la descrizione.

› sotto ....................................... ...................................................

› più in là ................................. ...................................................

› oltre il fiume ....................... ................................................... ...................................................

› laggiù un .............................. ................................................... ...................................................

› più avanti a sinistra .......... ................................................... ...................................................

Questa descrizione segue un ordine: spaziale

Mattia e il nonno salirono piano piano, e attraverso le feritoie, salendo, vedevano i tetti del paese sempre in basso. Quando arrivarono in cima avevano la faccia rossa e il fiato grosso. Ma c’era un vento così fresco che si sentirono subito bene. La vista era bellissima: sotto i tetti rossi delle case, con le vie strette. Più in là una piazzetta con i tendoni colorati del mercato e oltre il fiume la campagna era grande, fino alle colline dell’orizzonte. – C’è un bel cavallo laggiù! – gridò Mattia. – Nero! – Vedo – disse il nonno. – E c’è il ponte più avanti a sinistra. Mattia si sporse a guardare. Il vento gli scompigliava i capelli. – C’è sempre vento quassù? – Spesso – disse il nonno. Era bellissimo guardare attorno e Mattia non si stancava mai. Roberto Piumini, Mattia e il nonno, Einaudi

temporale La descrizione va: dal basso verso l’alto dall’alto verso il basso

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SCRIVO Prendendo spunto dal testo, descrivi anche tu un paesaggio visto dall’alto: dai merli di un castello, dall’aereo…


FENOMENI ATMOSFERICI

IL TEMPORALE Poi finalmente la pioggia venne. Un pomeriggio nuvoloni scuri invasero il cielo. All’improvviso un lampo e poi il fragore di un tuono che, rimbombando tra le nubi, fece scappare nelle tane i conigli impauriti. E poi che acquazzone! Un vero diluvio di gocce con scrosci sempre più violenti! Il vecchio rospo strisciò fuori dal suo riparo sotto la pietra e rimase sotto la poggia. Decine di ranocchi balzarono fuori dallo stagno e saltellarono fino al fosso felici. Presto un odore penetrante si levò dai campi e dalla siepe: l’odore della terra bagnata. Gli animali lo annusavano e lo trovavano delizioso, mentre ascoltavano il mormorio, il fruscio, il picchiettio della pioggia.

T E S T I D E S C R IT T IV I

ESPLORO IL TESTO Sottolinea, con colori diversi, i dati sensoriali presenti nel testo e utilizzali per descrivere un violento acquazzone.

Enid, Blyton, Storie del prato, La Cinciallegra

TORNA IL SERENO Quel giorno c’era stato un grande temporale. L’aria era pulita ora, fresca; tutto sembrava nuovo: i campi verdi, gli alberi stillanti acqua, i tetti rossi del villaggio. Nelle strade, grandi pozzanghere brillavano come specchi. I rumori si sentivano forti, vicini: porte che si aprivano, abbaiar di cani, cantar di galli, voci di uomini. Passato il temporale ricominciava tutto. Mino Milani, Guglielmo e la moneta d’oro, Piemme

ESPLORO IL TESTO Rispondi alla domanda. › Quali dati sensoriali sono presenti nel testo? ................................. ............................................... ...............................................

Sottolinea la similitudine.

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LABORATORIO LINGUISTICO

L’ORDINE DELLA DESCRIZIONE Nella descrizione di un ambiente si utilizzano le informazioni fornite dai cinque sensi: i dati visivi, uditivi, olfattivi, tattili e gustativi. La linea descrittiva può seguire il criterio spaziale, logico e temporale. ESPLORO IL TESTO Completa.

VERDE PAESE In mezzo ai limoneti si levavano contorni di alberi di fico con le cupole del loro fogliame pesante e, se non erano fichi, erano ciliegi dalle brune fronde. Finiti gli orti cominciava l’oliveto, grigio-argentato. In fondo c’era il paese accatastato e lì tra i tetti c’era un continuo spuntare di chiome di piante. Italo Calvino

PAESAGGIO DI PERIFERIA Il vicolo lastricato, che scendeva fino a metà collina, sotto le case, era deserto. Più in basso, su un altro sentiero della collina, una coppia di ragazzini stava giocando con un boomerang. Ancora più in basso, una villetta era imprigionata fra qualche albero e i mattoni rossi di un muro. Nel cortile di dietro si potevano notare dei panni stesi ad asciugare. Raymond Chandler

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› Per descrivere l’autore utilizza dati sensoriali ........ ...................................................... ......................................................

› La descrizione segue un criterio spaziale:

› Schema spaziale › in mezzo › sotto › .................................................... › .................................................... › Per descrivere l’autore utilizza dati sensoriali ........ ...................................................... ......................................................

› La descrizione segue un

criterio spaziale: dall’alto al basso.

› Schema spaziale › sotto › ................................................... › ...................................................


DESCRIVERE AMBIENTI

› Per descrivere l’autrice

IN COLLINA C’erano ciuffi d’erba e fiori minuscoli splendenti come stelle ai piedi di un grande albero. Sotto i raggi del sole infinite ginestre d’oro giallo dipingevano la collina. D’improvviso voli di uccelli impreziosirono il cielo e ruppero d’improvviso il silenzio. Rosa Dattolico

L’ACQUAZZONE Appena giorno c’era stato un forte acquazzone. Il vento, soffiando tra i rami degli alberi, aveva staccato le foglie trascinandole via con sé. Subito dopo era caduta la pioggia fitta, insistente, scrosciante.

utilizza dati sensoriali ........ ...................................................... ...................................................... ......................................................

› La descrizione segue

criterio logico: dal particolare al generale.

› Schema logico: › ciuffi d’erba › ...................................................... › ......................................................

› La descrizione segue un criterio temporale.

Appena giorno

...................................................... ......................................................

Poi, finalmente, il cielo si era schiarito appena appena lasciando intravedere un pallido sole.

......................................................

Rosa Dattolico

......................................................

SCRIVO Descrivi sul quaderno un paesaggio, scegliendo un percorso descrittivo.

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TE ST I DE SC RI TT IV I 1

LA DESCRIZIONE E LA NARRAZIONE

Sottolinea, con colori diversi, le parole che descrivono: l’aspetto fisico e il carattere di Priscilla Perfetti; l’aspetto fisico, il carattere, il comportamento e le abitudini della gatta Rosa.

SONO UNA SPLENDIDA GATTA Priscilla Perfetti è una vera peste, anche se a prima vista non sembra. Anzi, se la vedi, pensi: «Che carina!». Ha sei anni, riccioli biondi, gli occhi azzurri e le fossette sulle guance, come un angioletto. E si succhia sempre il pollice. Eppure è una peste. L’ho capito nel momento stesso in cui ha aperto la bocca. – Guarda che orrendo quel gatto! – esclamò, infatti, appena mi vide. – Perché è così grasso? Nessuno mi aveva mai insultato così in tutta la mia vita. Non per vantarmi, ma quando ero più giovane tutti quelli che mi vedevano dicevano che ero una splendida gatta. Ma cominciamo dall’inizio. Mi chiamo Rosa. Ho una soffice pelliccia bianca e nera. Il mio pelo è davvero molto morbido e caldo e i miei occhi sono di una bellissima tonalità di verde, tra lo smeraldo e la limpida giada. Sono una gatta tranquilla e affettuosa. Mi piace dormire sul divano, mangiare i croccantini al pesce, giocare al parco con i miei amici gatti ed essere accarezzata dai miei padroni, il signore e la signora

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T E S T I D E S C R IT T IV I Rinaldi, che io chiamo «mami» e «papi», e Marco. Io sto bene con i signori Rinaldi, anzi stavo bene, fintanto che non è arrivata la peste, insomma la peste Priscilla! Da allora non ho più un momento di pace, devo subire tutti i suoi dispetti. Ora, però, ho detto basta. È arrivato il momento di fermare la peste. Stasera al parco ne parlerò con gli altri gatti. Loro mi aiuteranno di sicuro: sono i miei amici. Adele Geras, Rosa e la piccola intrusa, Mondadori

2

Riusciranno gli amici di Rosa a spaventare Priscilla Perfetti? In che modo? Cosa accadrà una notte? Immagina, illustra nei riquadri e racconta, utilizzando le parole del tempo. Poi scrivi la storia sul quaderno.

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VERSO LE COMPETENZE 1

Scrivi il titolo. ......................................................................................

2

Scrivi il testo e arricchiscilo con le descrizioni, usando opportunamente i dati sensoriali e aiutandoti con le domande.

Oggi sono tappata in casa e piove da circa due ore. .............................................................................................. ..............................................................................................

Descrivi la pioggia. › Quali rumori senti? › Che cosa provi? › Usa i dati sensoriali.

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Mentre sono davanti alla finestra arrivano i miei amici Marco e Giuliana con un fagottino: – Ti presento Pussi, appartiene a mia nonna e, siccome è partita, me lo ha affidato fino al suo rientro. .............................................................................................. .............................................................................................. .............................................................................................. .............................................................................................. .............................................................................................. .............................................................................................. .............................................................................................. .............................................................................................. ..............................................................................................

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Descrivi il cagnolino. › Com’è? Come si comporta? › Usa aggettivi e paragoni.


LA NARRAZIONE E LA DESCRIZIONE

Mentre ammiro la piccola Pussi arriva la mamma con un gran sorriso. – Prendete gli ombrelli, andiamo tutti al negozio degli animali. Pussi ha bisogno di un cappottino – ha detto, porgendomi la mantella.

Descrivi le emozioni provate dai bambini. › Che cosa provano?

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Tutti bagnati siamo entrati in un grande negozio di animali… .............................................................................................. .............................................................................................. .............................................................................................. ..............................................................................................

Descrivi il negozio con le parole dello spazio. Descrivi il cappottino. › Che cosa vedi? › Com’è il cappottino? › Che aspetto ha Pussi col cappottino? Usa aggettivi e paragoni.

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INVERNO

STORIE D’INVERNO Tratte da Marcovaldo di Italo Calvino

1

LAVORANDO IN COPPIA Leggete e raccontate a turno la storia.

DUE PUPAZZI DI NEVE I ragazzi del cortile avevano fatto due pupazzi di neve. – Gli manca il naso! – disse uno di loro. – Cosa ci mettiamo? Una carota? – e corsero nelle rispettive cucine a cercare tra gli ortaggi. Marcovaldo contemplava l’uomo di neve e, assorto nelle sue meditazioni, non si accorse che dal tetto due uomini gridavano: – Ehi, signore, si tolga un po’ di lì! Erano quelli che fanno scendere la neve dalle tegole. E tutt’a un tratto, un carico di neve di tre quintali gli piombò proprio addosso. I bambini tornarono col proprio bottino di carote. – Oh, hanno fatto un altro uomo di neve. Mettiamo il naso a tutti e due! – e affondarono due carote nelle teste dei due uomini di neve. Marcovaldo, più morto che vivo, sentì, attraverso l’involucro in cui era sepolto, arrivargli il cibo. E masticò.

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VAI ALL’ALBUM DI ARTE E IMMAGINE - MUSICA - ED. FISICA


INVERNO – Mamma mia! La carota è sparita! I bambini erano molto spaventati. Il più coraggioso non si perse d’animo: applicò all’uomo di neve un peperone. L’uomo di neve ingoiò anche quello. Allora provarono a mettergli per naso un pezzo di carbone. Marcovaldo lo sputò via con tutte le sue forze. – Aiuto! È vivo! È vivo! I ragazzi scapparono. In un angolo del cortile c’era una grata da cui usciva una nube di vapore caldo. Marcovaldo si andò a mettere lì. La neve si sciolse e ricomparve un Marcovaldo intasato dal raffreddore.

1 Rispondi alle domande.

› Chi narra la vicenda? ...................................................... ......................................................

› Chi è il protagonista? ...................................................... ......................................................

› Quali sono gli aspetti del racconto che lo rendono divertente?

2

Sottolinea le frasi che rendono in modo efficace la comicità della situazione.

SCRIVO Manipola il finale della storia e confrontalo con quello dei tuoi compagni di classe.

VERSO IL COMPITO DI REALTÀ

Mostra d’arte di fine anno

› Dopo aver visto dipinti sull’inverno e

ascoltato la musica di Vivaldi (L’Inverno) prova a dipingere paesaggi invernali, mescolando varie tecniche pittoriche.

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INVERNO

È NATALE!

BABBO NATALE E I PIRATI PEPATI

ESPLORO IL TESTO Quali sono i personaggi principali della storia? Sottolineali e trascrivili. ........................................................ ........................................................ ........................................................ ........................................................ ........................................................

C

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Era la vigilia di Natale. Il Capitano Tempesta e i Pirati Pepati stavano andando al Polo Nord, dove viveva Babbo Natale. – Non è giusto – dissero Truffa e Arraffa. – Babbo Natale non ci porta mai un regalo. – Perché siamo pirati – disse Cicca, il cuoco. – Bene ascoltatemi – disse Capitano Tempesta. – Lo rapiremo stanotte. E poi lui dovrà riempire le nostre calze! I Pirati Pepati ormeggiarono la loro nave, Mucchio d’Ossa, dietro un iceberg. Volevano attirare Babbo Natale, con un trucco. Truffa e Arraffa lasciarono cadere alcune carote sulla neve. Poi Cicca cucinò alcuni fagottini di mele e li gettò sul ponte della nave. Il capitano Tempesta guardava con il suo cannocchiale. Vide Babbo Natale sulla slitta trainata dalle renne, pronto a partire. – Andiamo – gridò Babbo Natale. Ma le renne avevano visto le carote. Così seguirono la pista mangiucchiando felicemente. Il piano dei pirati stava funzionando!

L I L

Make a drawing for these sentences. On Christmas Eve the Peppery Pirates kidnap Santa Claus. Samuele and Gualtiero, his cat, help Santa Claus. Santa Claus forgives the pirates. The pirates find presents in their stockings.


INVERNO Quando la slitta arrivò alla neve, Babbo Natale sentì un profumino di fagottini di mele. – Mmm! – fece Babbo Natale. – Preso! – urlò il Capitano Tempesta afferrandolo. – Vogliamo i regali – dissero Truffa e Arraffa. – Non li meritate – disse Babbo Natale. – Siete stati cattivi. Per fortuna Samuele e Gualtiero, il gatto, stavano passando da quelle parti con il loro peschereccio Sottosopra, mentre stavano tornando a casa. – Lasciate andare Babbo Natale immediatamente – ordinò Samuele. I pirati si scusarono e promisero di essere buoni. Poi Cicca, il cuoco, offrì a Babbo Natale un piatto di fagottini di mele. – Deliziosi! – disse Babbo Natale. – Ora devo andare. Ma più tardi, durante la notte, mentre i pirati dormivano, Babbo Natale tornò indietro e riempì le loro calze. Dopo tutto avevano promesso che sarebbero stati buoni, no? Quando la mattina dopo Samuele si svegliò, trovò un sacco di regali con un bigliettino di ringraziamento di Babbo Natale. E c’era anche un pesce grosso per Gualtiero! Georgie Adams, Un anno pieno di storie, Mondadori

COMPRENDO

› Che cosa vogliono fare i Pirati Pepati la vigilia di Natale? › In che modo pensano di attirare le renne? › Che cosa fanno Samuele e Gualtiero? › Che cosa fa Babbo Natale?

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INVERNO

È NATALE!

LA BEFANA SONO IO La Befana volava a cavallo della scopa. Vola e vola, a un certo punto vide una vecchina uguale a lei. – Chi sei? – chiese la Befana, e quella rispose: – Sono la Befana. – La Befana sono io! – disse la Befana. – Non vedi che ho la scopa, il naso lungo, eccetera? – Anch’io ce li ho! – disse l’altra. – Non vedi che ho il sacco pieno di doni? – Anch’io ce li ho! La Befana era confusa, forse c’erano due befane nel mondo e lei non l’aveva mai saputo. – Senti – disse allora, – facciamo una gara: chi vince sarà la vera Befana. Facciamo un volo da qui alla Luna e ritorno. Le due vecchine partirono aggrappate alle scope. Arrivarono insieme alla Luna e le girarono intorno. A un tratto la Befana, guardando la rivale, vide che sotto i capelli aveva dei bulloni e delle giunture di metallo: era una Befana-robot!

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INVERNO

Allora puntò verso il Monte Calamita, tutto magnetico. Quando fu vicino rallentò, mentre l’altra Befana strillava: – Arrivo prima! E, infatti, arrivò prima perché il Monte Calamita la tirò verso di sé a una tale velocità che quando ci cadde sopra si frantumò in mille pezzi. E la Befana in carne e ossa se ne tornò a volare per il mondo col suo sacco pieno di doni. Roberto Piumini, C’era una volta ascolta, Einaudi

COMPRENDO Vero o falso? Segna con una X .

› › › › › ›

La Befana vide una vecchia uguale a lei. Le due Befane fecero una gara di nuoto. Le due vecchine partirono aggrappate alla scopa e raggiunsero la luna. La Befana notò che la sua rivale aveva dei bulloni sotto i capelli. La Befana si diresse verso il Monte Calamita. L’altra Befana fu attratta dal Monte Calamita e quando ci cadde sopra si frantumò. › La vera Befana scoppiò in una fragorosa risata.

V F V V V V V

F F F F F

V F

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INVERNO

CARNEVALE

LA MASCHERA Vorrei una maschera così spaventosa, che tremi la gente più coraggiosa; da strega o fantasma, da mostro o vampiro, da scheletro bianco che vagoli in giro tra gli alberi spogli nel lume lunare, così che la gente si metta ad urlare. E nessuno sappia che il più spaventoso di tutti i costumi ce l’ha il più pauroso. Kathrin Jackson

UN LAPBOOK IN MASCHERA COMUNICO

› Qual è la maschera che ti

piace di più e che vorresti indossare? › Quale scherzo hai fatto o hai ricevuto? › In che cosa consiste?

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Realizza un lapbook sul Carnevale. Personalizza la copertina con disegni, coriandoli e stelle filanti. All’interno della cartelletta crea varie sezioni: maschere famose, ricette di piatti tipici di questa festa, tradizioni e filastrocche. Per ogni sezione crea dei minibook e utilizza immagini allegre e colorate. Non dimenticare la sezione degli scherzi!


INVERNO

CORIANDOLI, CORIANDOLI Ti piace lanciare i coriandoli a Carnevale? COMPRENDO I coriandoli fanno parte del Carnevale, e ogni anno adulti e bambini ne comprano in quantità e li lanciano festosi › Quali furono i primi coriandoli? ad amici e passanti, a grandi e piccini. › In seguito da quali Vuoi sapere come è nata questa usanza? furono sostituiti? Ebbene, sembra che la tradizione di lanciare coriandoli › Che cosa spiega su cortei mascherati abbia un’origine milanese. questo brano? Già nell’antichità esisteva l’abitudine di lanciare oggetti sulle persone che passavano in maschera: fiori, frutti e altre cose meno gradite. Molti, molti anni fa a Milano si prese l’abitudine di lanciare i confetti di gesso. Per tirarli più lontano, si ricorreva ad una specie di fionda, che trasformava i confetti in autentici proiettili. Se pensi al peso, alla forza e al numero di questi “confetti”, puoi immaginare com’erano pericolosi, sicché qualche anno più tardi furono vietati. Iniziò allora la ricerca di qualcosa di più leggero, e si ricorse ai semi di coriandolo, un’erba selvatica abbastanza comune nelle campagne lombarde; questi semi venivano immersi nel gesso o nella farina e poi lasciati essiccare. In seguito furono ideati i coriandoli di carta, usati tuttora. W. Gautschi, Carnevale italiano, La Spiga Meravigli

CLASSE CAPOVOLTA LE MASCHERE ITALIANE A CASA: Guardate le risorse digitali nel vostro CD ROM e cercate notizie su Internet. A SCUOLA: Dividetevi in piccoli gruppi, ognuno dei quali sceglierà una maschera italiana. Confrontatevi per approfondire ciò che avete scoperto su di essa, poi insieme elaborate una scheda della maschera con informazioni ed immagini. Infine, spiegate quanto avete scoperto agli altri gruppi. La scheda potrà essere realizzata su cartellone o su lapbook.

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LA FIABA La fiaba è un racconto fantastico che presenta situazioni inverosimili, straordinarie e magiche.

I SUOI ELEMENTI SONO: TEMPO I fatti accadono in un tempo non precisato. LUOGHI I luoghi sono ambienti reali come castelli, grotte, boschi, foreste...

› › › › ›

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PERSONAGGI Il protagonista o i protagonisti sono i personaggi principali della fiaba: Sono buoni, gentili e coraggiosi e devono superare prove difficili. L’antagonista: è colui che ostacola il protagonista. L’aiutante: è colui che aiuta il protagonista. Il mezzo magico: è un oggetto che permette di fare una magia. Esso di solito viene donato dall’aiutante al protagonista per sconfiggere l’antagonista. Il lieto fine: è la conclusione felice della fiaba (il bene trionfa sul male).


LA F IA B A

IL PRINCIPE E L’ORCO C’era una volta una gentile fanciulla così buona e così bella che un principe se ne innamorò e decise di sposarla. Un terribile Orco aveva già visto la fanciulla e se ne era a sua volta invaghito. Così, proprio la mattina in cui si sarebbero celebrate le nozze, l’orco giunse alla casa della fanciulla e la rapì, portandosela nel suo palazzo. Il principe quando seppe della terribile sorte toccata alla sua futura sposa, disperato, decise di andare a salvarla. Cavalcò un giorno e una notte, senza incontrare nessuno. Finalmente vide un vecchio, con una lunga barba bianca. Il principe gli chiese dove si trovasse il palazzo dell’Orco e il vecchio glielo indicò: – È proprio là, dietro la collina! Porse al principe la sua spada e continuò: – C’è solo un modo per uccidere l’Orco: conficcargli questa spada magica nell’occhio destro, ma, se mancherai il colpo, considerati morto! Il principe ringraziò e, arrivato al castello, sentì la voce implorante della ragazza. In un lampo si precipitò nella stanza dell’Orco e gli piantò la spada nell’occhio destro. L’Orco cadde a terra morto e i due fidanzati fuggirono a cavallo. F. Lazzarato, V. Ongini, La vecchia che ingannò la morte, Mondadori

1

LAVORANDO IN COPPIA Leggete la fiaba e sottolineate:

tempo protagonista antagonista aiutante oggetto magico prove da superare lieto fine Poi a turno raccontate la storia.

SCRIVO Immagina e illustra sul quaderno alcuni personaggi delle fiabe: un orco, una strega, una fata e un mago. Poi descrivili brevemente (aspetto fisico, abbigliamento, carattere e strane abitudini), utilizzando opportunamente i dati sensoriali. Infine confronta le tue descrizioni con quelle dei compagni di classe.

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LA FI AB A

ESPLORO IL TESTO

› Chi sono i personaggi › › › ›

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della fiaba? Chi è il protagonista? Chi è l’antagonista? Chi aiuta il protagonista? Come finisce la storia?

INCONTRI ALLA FONTANA C’era una volta una vedova con due figlie. La figlia maggiore era brutta e sgarbata, invece la figlia minore era bella e gentile. La vedova aveva in antipatia la minore e la costringeva a fare mille fatiche. Fra le altre cose, la fanciulla doveva recarsi a prendere acqua a una fontana molto distante. Fu lì che un giorno le si avvicinò una povera donna che le chiese da bere. – Ben volentieri, nonnina – disse la ragazza. Sciacquò la brocca, prese dell’acqua e gliela offrì. La donna, che era una fata, le disse: – Siete così gentile che vi farò un dono: a ogni parola vi uscirà dalla bocca una pietra preziosa. Arrivata a casa, la ragazza si scusò del ritardo e parlando le uscirono di bocca perle e diamanti. La madre, sbalordita, volle sapere l’accaduto. Subito dopo chiamò la figlia maggiore, le ordinò di andare alla fontana e di comportarsi come la sorella. La ragazza, arrivata alla fontana, trovò una splendida dama, che le chiese da bere. Questa, in realtà, era la stessa fata incontrata dalla sorella.


LA F IA B A

– Sta a vedere che sono venuta qui per dare da bere a voi! – le disse quella sgarbataccia. – Bevete con le mani, se volete. – Giacché siete così poco cortese – rispose la fata – a ogni parola che direte vi uscirà di bocca un rospo o un serpente. Alla vista della figlia prediletta che buttava fuori vipere e rospi ogni volta che apriva bocca, la madre si scagliò contro la figlia minore. La povera fanciulla scappò e si nascose nel bosco. Il figlio del re, che tornava da caccia, la incontrò. Le chiese che cosa facesse, sola, in quel luogo deserto, e perché mai piangesse. Lei narrò tutta l’avventura e, mentre parlava, le uscivano dalla bocca perle e diamanti. Il principe si innamorò di quella prodigiosa fanciulla, la condusse a palazzo e la sposò. C. Perrault, I racconti delle fate, Newton

1

Riordina i fatti narrati, numerando le frasi da 1 a 9. Poi racconta la fiaba. Quando una signora elegante, che era una fata, le chiese da bere lei ripose in modo sgarbato. Quando corse a casa e raccontò tutto, dalla sua bocca uscivano serpenti e rospi. La madre si scagliò contro la figlia, minore che scappò nel bosco. Una vedova aveva due figlie una bella e gentile e l’altra brutta e sgarbata. Un giorno la figlia gentile incontrò alla fontana una vecchina e le diede da bere. La vecchina, che era una fata, le fece un dono: ad ogni parola pronunciata dalla sua bocca sarebbero uscite pietre preziose. Il principe si innamorò della fanciulla e la sposò. La madre sbalordita per l’accaduto mandò anche l’altra figlia alla fontana. Al figlio del re che tornava da caccia, la fanciulla raccontò tutta l’avventura.

91


G IO C O C O N .. .

LA FIABA

AT TI VI TÀ DI AN IM AZ IO NE AL LA LE TT UR A

VOGLIO CAMBIARE STORIA Verso la fine del capitolo trentacinque Pinocchio stava nuotando in mezzo al mare con il babbo Geppetto sulle spalle. E nuotando pensava che non aveva nessuna voglia di entrare nel capitolo seguente, cioè l’ultimo, perché lì sarebbe diventato un ragazzino per bene e questo a Pinocchio non piaceva proprio. Ma poteva abbandonare in mezzo alle onde il vecchio babbo che non sapeva nuotare? Per quanto scapestrato, Pinocchio non se la sentiva di fare una cosa simile. Fu così che, nel capitolo trentasei, arrivò sulla spiaggia insieme a Geppetto con l’aiuto del Delfino, e fu così che andò ad abitare nella bella capanna del Grillo Parlante. – Io mi trovo bene come burattino e non voglio diventare un ragazzo perbene – disse Pinocchio a se stesso mentre camminava nella campagna. A forza di camminare, Pinocchio arrivò nel bosco e incontrò il lupo. Stava aspettando Cappucetto Rosso che era in ritardo. Quando vide arrivare Pinocchio invece di Cappuccetto Rosso, il Lupo strabuzzò gli occhi. – Posso esserti di aiuto? – disse Pinocchio. – No, meglio che te ne vai. Ho un appuntamento. – Con Cappuccetto Rosso? – Se lo sai, perché me lo domandi? – Perché, se vuoi, posso aspettarla io. Il lupo fece un brutta risata tra i denti. – Che c’entri tu con Cappuccetto Rosso? Non sapresti che cosa dire, né cosa fare con lei. – Ma che ti credi? La conosco a memoria la favola di Cappuccetto Rosso. La conosco così bene che se vuoi ti posso sostituire, per oggi. Così ti riposi. Il Lupo lo guardò di traverso. Luigi Malerba

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GI OC O CO N. ..

LA F IA B A

ATTIVITÀ DI ANIMAZIONE ALLA LETTURA 1

Continua la storia con i tuoi compagni di classe, tenendo presenti le domande.

› Che cosa accadrà quando Pinocchio incontrerà Cappuccetto Rosso? › Come reagirà la bambina? › Che cosa accadrà? › Come si concluderà la storia? 2

Dividetevi poi in piccoli gruppi e inventate una nuova storia dal titolo “Le nuove avventure di Pinocchio”. Il burattino decide di cambiare storia, intrufolandosi in altre fiabe famose come quella del ”Gatto con gli stivali”, per esempio.

3

Lavorando in coppia divertitevi a raccontare una fiaba tradizionale rovesciando i ruoli dei personaggi.

› I buoni diventano cattivi e viceversa. › Biancaneve bastona i sette nani. › La bella addormentata inveisce contro il

principe per averla svegliata. › Nella fiaba di Cappuccetto Rosso il lupo aiuta la nonna nelle faccende domestiche.

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LA FI AB A

1

Scrivi per ogni sequenza una frase significativa. Ricorda di non scrivere i dialoghi fra i personaggi e di usare correttamente il discorso indiretto, impegando le paroline di, che, se. Poi racconta la storia e con le frasi fai il riassunto sul quaderno.

LA PRINCIPESSA DEI MIEI STIVALI Priscilla era prepotente. Comandava tutti a bacchetta. – Mettiti subito la corona! – diceva al re. – Voglio immediatamente un nuovo vestito! – diceva alla regina. – Fai questo… fai quello! – ordinava ai servitori. Non c’è da stupirsi se la chiamavano Principessa dei Miei Stivali. Il giorno del suo sesto compleanno, la Principessa fece una festa. Un mago, che sapeva tutto di lei, le portò un regalo speciale, adatto a una persona così prepotente. La Principessa tolse il regalo dalle mani del mago, strappò la carta ed estrasse il più bel paio di stivali che avesse mai visto. Non appena si fu allacciata le stringhe, lo stivale destro disse: – Piede avanti. – Marcia veloce! – disse il piede sinistro. – Sinistra, destra. Sinistra, destra. – Ehi! – disse Principessa dei Miei Stivali. – Sono io che do gli ordini, qui. Gli stivali non le prestarono attenzione. – Pronto per una corsa? – chiese lo stivale destro. – No! – disse la Principessa. – Sì! – rispose lo stivale sinistro.

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LA F IA B A

Partirono di corsa, attraverso un campo pieno di fango e su per la collina. La Principessa fu ben presto senza fiato, ma gli stivali continuarono a correre e correre. Alla fine riportarono la Principessa stravolta a palazzo. Il mago la stava aspettando. – Porta via questi stupidi stivali! – urlò. – Solo se chiedi per favore! – disse il mago. Principessa dei Miei Stivali non aveva mai detto prima quella parolina. Guardò giù, verso gli stivali. Erano pronti per partire di nuovo… – Per favore! – urlò la principessa e come per magia gli stivali sparirono. Da quel giorno Priscilla disse sempre “per favore” e “grazie” e non fu più prepotente. Georgie Adams, Selina Young, Un anno pieno di storie, Mondadori

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Segna con una X il significato corretto. › Dei miei stivali significa: Che le principesse prepotenti portavano gli stivali. Persona di cui non si ha nessuna stima.

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GIOCO CON LA FIABA

LA PRINCIPESSA DEI MIEI STIVALI 1

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Scrivi nelle nuvolette le parole che secondo te possono aver detto i personaggi della fiaba. Poi osservali e descrivili brevemente sul quaderno.


GIOCO ??????????? CON LA FIABA

SCRIVO Credi davvero che la principessa Priscilla abbia imparato la lezione? Il giorno del suo settimo compleanno la principessa dimenticò le buone maniere. Cosa successe? Immagina, illustra e racconta sul quaderno dopo aver pensato allo sviluppo della storia.

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L A FAV O L A La favola è un breve testo narrativo in prosa o in versi che ha lo scopo di trasmettere un insegnamento, una morale che vuol far riflettere sui comportamenti umani.

I SUOI ELEMENTI SONO: TEMPO I fatti accadono in un tempo non precisato. LUOGHI Di solito ambienti che troviamo nella realtà (uno stagno, una foresta, un ruscello). PERSONAGGI Sono generalmente animali che rappresentano i vizi e le virtù degli uomini. LA MORALE Può essere enunciata da uno dei personaggi, dall’autore o si può ricavare dal senso della storia. 1

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LAVORANDO IN COPPIA Tu e un tuo compagno leggete la favola de “La pecorella e il maialino”. Poi sottolineate gli elementi della favola presenti nel testo e spiegate a voce la morale.


LA F A V O LA

LA PECORELLA E IL MAIALINO Una mattina luminosa, una pecorella e un maialino si avviarono nel mondo per trovare una casa. – Ci costruiremo noi una casa – dissero la pecorella e il maialino dalla coda arricciata. – E vivremo lì insieme. Cammina e cammina, incontrarono un coniglietto. – Dove state andando? – chiese il coniglio ai due amici. – Stiamo andando a costruirci una casa – risposero la pecorella e il maialino. – Posso venire con voi? – chiese il coniglietto. – Cosa puoi fare per aiutarci? – chiesero i due amici. Il coniglio rispose: – Posso tagliare la legna con i denti e portarla dentro con le zampe. – Bene! – dissero la pecorella e il maialino. – Puoi venire con noi. I tre percorsero un lungo tratto di strada, finché giunsero presso un’oca grigia. – Dove state andando? – chiese l’oca ai tre. – Stiamo andando a costruirci una casa – risposero la pecorella, il maialino e il coniglietto. – Posso venire con voi? – disse l’oca grigia. – Cosa puoi fare per aiutarci? L’oca grigia rispose: – Con il mio largo becco posso raccogliere il muschio e infilarlo nelle fessure. – Bene! – dissero la pecorella, il maialino e il coniglietto. – Puoi venire con noi. I quattro percorsero un lungo tratto di strada, finché giunsero presso un gallo da fattoria. Dove state andando? – chiese il gallo ai quattro amici. – Stiamo andando a costruirci una casa – dissero la pecorella, il maialino, il coniglietto e l’ochetta. – Posso venire con voi? – chiese loro il galletto. – Cosa puoi fare per aiutarci? – So cantare molto presto al mattino: posso svegliavi tutti. Così i cinque trovarono un posto adatto per la casa. Lavorarono di buona lena e in armonia e vissero felici e contenti nella loro piccola casetta. Favola scandinava narrata da Carolyn Sherwin Bailey, Garzanti

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LA FA VO LA

IL LEONE E IL CINGHIALE Nella stagione estiva, quando l’afa e il caldo opprimente generano la sete, un leone e un cinghiale si trovarono contemporaneamente vicino a una piccola sorgente. Presero subito a litigare, poiché entrambi volevano bere per primi. Dalle parole passarono ai fatti: iniziarono una lotta mortale. I due contendenti erano già feriti e sanguinanti quando, sollevando lo sguardo al cielo per riprendere fiato, scorsero uno stormo di avvoltoi, gli uccelli che si nutrono di cadaveri. Questi volteggiavano sopra di loro, in attesa di divorare il primo che fosse caduto morto. Così interruppero la lotta e dissero: – Meglio essere amici fra di noi che pasto per altri. La favola dimostra l’inutilità delle liti: le conseguenze sono sempre dannose per entrambe le parti. Esopo, da Animali nella favole, Giunti Marzocco

1

La morale di questa favola: è espressa dall’autore è espressa dai protagonisti si ricava dal senso della storia

2

Quali frasi del testo ti fanno capire la morale della favola? Sottolineale.

3

Completa il testo.

Un leone ed un cinghiale si trovarono a una sorgente per dissetarsi. I due iniziarono a litigare ............................................................................................................................... .................................................................................................................................................................................... ...................................................................................................................................................................................

10 0


LA F A V O LA

LA CAPRA E L’ASINO Un tale aveva un asino e una capra. La capra era invidiosa dell’asino perché gli davano fin troppo da mangiare; ogni giorno gli ripeteva che lo maltrattavano senza sosta, ora facendogli girare la macina, ora caricandolo di pesi. Gli consigliò pertanto di fingersi malato e di lasciarsi cadere in un fosso, se voleva godere un po’ di riposo. L’asino le diede retta si buttò giù e si fracassò le ossa. Allora il padrone chiamò il veterinario e gli chiese un rimedio. E il medico ordinò che gli facessero un’infusione di polmone di capra, che lo avrebbe risanato. Così, per curare l’asino, uccisero la capra. Chi pensa inganni contro gli altri è il primo autore delle proprie disgrazie.

COMPRENDO

› Di chi era invidiosa la

capra? › Che cosa ripeteva ogni giorno all’asino? › Che cosa fece l’asino? › Per salvare l’asino che cosa ordinò il veterinario al padrone? Sottolinea la morale espressa nel testo e racconta la favola.

Esopo

TUTTI INSIEME Disegnate su foglietti dieci animali e sistemateli in una busta; in un’altra scrivete alcuni proverbi. Un vostro compagno sceglierà dalla prima busta due animali per volta e dall’altra un proverbio (Tra i due litiganti il terzo gode; Chi fa per sé fa per tre; Chi trova un amico trova un tesoro; Chi troppo vuole nulla stringe). Dividetevi in piccoli gruppi e scrivete una favola. A fine lavoro confrontate le favole inventate.

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LA FA VO LA

IL GIOVANE GAMBERO Un giovane gambero pensò: “Perché nella mia famiglia tutti camminano all’indietro? Voglio imparare a camminare in avanti, come le rane e mi caschi la coda se non riesco”. Cominciò ad esercitarsi di nascosto, tra i sassi del ruscello dove era nato, e i primi giorni l’impresa gli costava moltissima fatica. Quando fu ben sicuro di sé, si presentò alla sua famiglia e disse: – State a vedere. E fece una magnifica corsetta in avanti. La mamma scoppiò in lacrime e cercò di convincerlo a camminare come avevano fatto i suoi nonni, i suoi genitori e i suoi fratelli. Il padre si arrabbiò molto: – Se vuoi fare di testa tua, il ruscello è grande: vattene e non tornare più indietro. Il bravo gamberetto, malgrado volesse bene ai suoi, era convinto di essere nel giusto così abbracciò la madre, salutò il padre ed i fratelli e se ne andò.

ONE

M PARLIA

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Leggi attentamente la morale e rifletti sul suo significato. Confronta le tue considerazioni con quelle dei tuoi compagni di classe.


LA F A V O LA

– Il mondo va a rovescio, – disse una rana. – Guardate quel gambero e datemi torto se potete. – Non c’è più rispetto – disse un’altra rana. Ma il gambero proseguì per la sua strada. A un certo punto si sentì chiamare da un vecchio gamberone dall’espressione malinconica che se ne stava tutto solo accanto a un sasso: – Anch’io, quando ero giovane, pensavo di insegnare ai gamberi a camminare in avanti. Ed ecco cosa ci ho guadagnato: vivo tutto solo e nessuno vuol parlare con me. Il giovane gambero dentro di sé pensava: “Ho ragione io“ e, salutato gentilmente il vecchio gambero, proseguì il suo cammino. Gianni Rodari

COMPRENDO

› › › › ›

Che cosa decise di fare il giovane gambero? Che cosa gli dissero la mamma e il papà? Che cosa pensarono le due rane nel vederlo camminare in avanti? Quale consiglio ricevette il giovane gambero dal vecchio gambero? Che cosa pensò il giovane gambero?

› Qual è la morale? Indica con una X l’affermazione coretta. È sempre meglio fare come tutti gli altri. Quando ci si comporta in modo diverso dagli altri si rimane soli. Bisogna insistere in ciò che si crede.

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GIOCO CON LA FAVOLA

LA FAVOLA IN RIMA 1

Sottolinea le parole in rima. Poi riscrivi sul quaderno la favola in forma narrativa.

LA VOLPE E IL CORVO Un corvo aveva un giorno rubato del formaggio e s’era poi, bel bello, posato su di un faggio. Passò di lì una volpe e disse: “Forse è il caso che questo sciocco uccello io meni per il naso.” “Mi scusi, signor corvo, le sembrerò invadente ma non ho mai veduto un tipo più attraente. Scommetto che un uccello sì bello ed elegante dev’essere senz’altro un ottimo cantante.” Il corvo, compiaciuto, pensò: “Mi sembra giusto! d’altronde è risaputo che sono un gran bel fusto.” La volpe, a questo punto, pregò: “Non siamo desto! mi canti un motivetto le chiedo solo questo!”. Allora, tutto gonfio di boria e vanità quel tonto di un uccello cantò: “Kra! Kra!”. Ma nell’aprire il becco quel corvo poco saggio commise un’imprudenza che gli costò il formaggio. La volpe prese il cacio, facendo: “Marameo!” al corvo che guardava con aria da babbeo. Poi disse: “Vedi, amico non solo non sei bello, ma anche, che disdetta, sprovvisto di cervello”. Antonella Ossorio, Tante fiabe in rima, Raffaello

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LA FAVOLA

LA RANA E IL BUE Un giorno una rana vide un bue che pascolava tranquillamente e, presa dall’invidia per quella imponenza, cominciò a gonfiarsi sempre di più. Ogni tanto chiedeva alle sue amiche se era diventata più grande del bue, ma quelle puntualmente le rispondevano di no. Allora la rana riprese a gonfiarsi, a gonfiarsi finché scoppiò e morì. Fedro

1

Completa i fumetti.

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IL MITO I miti sono una narrazione fantastica. Sono nati per il bisogno degli uomini di spiegare l’origine del mondo e dei fenomeni naturali. Con i miti i popoli antichi cercavano di dare una risposta a tutto ciò che non riuscivano a spiegare con la ragione.

I SUOI ELEMENTI SONO: TEMPO Il tempo in cui sono ambientati i fatti è un passato lontanissimo. LUOGHI I luoghi sono la Terra, l’Universo o l’ambiente geografico in cui viveva il popolo antico che ha dato origine al mito. PERSONAGGI Sono elementi della natura o dèi ed eroi dai poteri soprannaturali.

1

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LAVORANDO IN COPPIA Leggete il mito “In principio fu un bozzolo“ e sottolineate i personaggi, il tempo, il luogo. Poi, a turno, raccontate la storia.


IL M IT O

IN PRINCIPIO FU UN BOZZOLO All’inizio del tempo le farfalle non erano farfalle. Erano idee e vivevano nel grande bozzolo. Il grande bozzolo era la testa di un signore, anzi, diciamo pure del Signore, perché allora, in quel luogo che ancora non era luogo, esisteva soltanto Lui. Un giorno il Signore disse: – Sono troppe queste idee! Ho mal di testa! Sarà meglio che ne lasci uscire qualcuna e la realizzi! E così dal grande bozzolo se ne volò fuori un’idea-farfalla tutta azzurra, e allargò le sue ali fino a coprire un immenso spazio che il Signore chiamò cielo. Subito dopo se ne scapparono fuori tantissime idee-farfalle gialle che riempirono tutto il cielo. Il Signore le chiamò stelle. In mezzo a loro se n’era uscita fuori anche una farfalla bruna, un po’ rotondetta che da tanto frullava nella testa del Signore. Il Signore appena la vide rotonda e scura, sospesa nel cielo, disse: – Tu sei la Terra. E se ne andò a dormire col grande bozzolo della sua testa più leggero e meno dolorante.

ESPLORO IL TESTO I personaggi sono: Elementi naturali Persone ed elementi naturali Il tempo in cui si svolge il racconto è: Imprecisato Specificato Il racconto si svolge: In un luogo sconosciuto In un luogo aperto Il mito vuol spiegare: L’origine della Terra e delle stelle L’origine delle farfalle

Silvia Roncaglia, Il signore delle farfalle, Sinnios editrice

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IL M IT O

IL SOLE E LA LUNA ESPLORO IL TESTO Scrivi i protagonisti di questo mito. ………………………………………… …………….................……………… ………………………………………… …………………………………………

› Che cosa spiega questo mito?

Perché la Luna è più piccola del Sole Perché il Sole è splendente Perché la Luna è ambiziosa

All’inizio dei tempi il Sole e la Luna erano della stessa grandezza e brillavano di identica luce: quando uno dei due tramontava, l’altro sorgeva a illuminare il mondo. La Luna, però, non sopportava che il Sole fosse grande e bello come lei, e chiese al Creatore: – Ti pare possibile che in cielo ci siano due re di uguale potere? Non sarebbe meglio che uno obbedisse all’altro? – Sono d’accordo – disse il Creatore. – Vuol dire che tu diventerai più piccola e rifletterai i raggi del Sole. Così la Luna, che era tanto ambiziosa, venne punita, e si lamentò: – Possibile che io debba rimpicciolirmi perché ho detto una cosa giusta? Allora il Creatore volle consolarla: – Ogni volta che riapparirai in cielo, una schiera di stelle ti farà compagnia, come se tu fossi una regina con il tuo seguito. A. Rollero

1

› › › ›

Completa e racconta. In principio, il Sole e la Luna ………………………………………………………………………...……..………… La Luna non sopportava che il Sole ………………………………………………………………….….……..… Il Creatore rivolgendosi alla Luna disse che sarebbe …………………………………………..……… La Luna che era tanto ambiziosa …………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………...………………………………………………......….…….

› Il Creatore per consolarla …………………………......................…………………………………………….....… …………………………………………………………………………………………………………………………………….….…

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IL M IT O

IL VESTITO DELLA TERRA Tanto tempo fa la Terra aveva una veste sontuosa: boschi immensi, giardini e fiumi. Sulla Terra giocava il vento, che era un bimbo vivace, e non vivevano che bestiole gentili: colombi, cigni, pecore.

COMPRENDO Completa e racconta. In principio la Terra aveva ....................................... .....................................................

Ma Jar, il cattivo gigante che abitava sulla stella Rossa, trovò che sulla Terra ci fosse troppa bellezza e troppa pace, e con un’asta lunghissima strappò al nostro povero pianeta il suo abito splendido.

.....................................................

Il Cielo, però, ebbe pietà della povera Terra, rimasta nuda e solitaria. Tagliò un gran pezzo del suo raso azzurro e glielo diede in dono.

.....................................................

Quindi Pink, il buon gigante che abitava sulla Stella Turchina, trasformò il raso in un luminoso mantello di acqua azzurra. Nacque così il mare. Poi Pink gettò nel mare isole immense e isole piccole, le vestì di alberi e di fiori e le popolò di bestie. Così il mondo ritornò bello e placido.

Il Cielo allora ........................

M. Spano, Fiabe e leggende balcaniche, Principato

Jar strappò ............................ .....................................................

.....................................................

..................................................... ..................................................... .....................................................

Poi Pink trasformò ............. ..................................................... ..................................................... ..................................................... ....................................................

Così il mondo ritornò bello.

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LABORATORIO LINGUISTICO

LA CREAZIONE DEGLI ANIMALI Un tempo il Sole aveva un aiutante, si chiamava Napi. Un giorno Napi si era sdraiato a riposare. Non era abituato a tenere le mani ferme e così afferrò un blocco di argilla e si mise a modellare. Fece le statuine di tutti gli animali, le mise ad asciugare, poi le prese in mano a una a una, soffiò loro addosso e attribuì a ciascuna un nome e un luogo dove vivere. Fu così che gli animali popolarono la Terra. Era rimasto solo un piccolo blocchetto di argilla. Napi ci soffiò sopra e disse: – Ti chiamerai uomo e abiterai tra i lupi. Napi non pensò più alle sue creature. Un giorno però queste vennero a protestare perché aveva loro assegnato luoghi inadatti. Egli ascoltò con pazienza e alla fine divise nuovamente la Terra a seconda delle esigenze di ciascuno. Ad alcuni assegnò le montagne, ad altri le praterie, ad altri i boschi, ai pesci le acque. Gli animali furono soddisfatti; solo l’uomo non trovò un posto che gli piacesse ed è per questo che abita dappertutto. Mimma Dotti Castelli, Fiabe e leggende dell’India, Demetra

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COMPRENDERE ??????????? E PRODURRE IL MITO 1

Completa e rispondi alle domande.

› Il protagonista di questo mito è ............................................................................................ ...............................................................................................................................................................

› Questo mito spiega la ................................................................................................................ › Cosa fece un giorno Napi? › Cosa successe poi? 2

Scrivi anche tu un mito per spiegare la nascita delle stelle.

Al principio del mondo non c’erano le stelle ....................................................................... .................................................................................................................................................................... .................................................................................................................................................................... .................................................................................................................................................................... .................................................................................................................................................................... .................................................................................................................................................................... .................................................................................................................................................................... .................................................................................................................................................................... ....................................................................................................................................................................

› Che cosa accadde un giorno? › Quale dio le fece apparire? › In che modo?

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L A L E G G E N DA Le leggende sono racconti fantastici che spiegano perché uomini, piante, animali e luoghi hanno certe caratteristiche.

I SUOI ELEMENTI SONO: TEMPO Il tempo in cui sono ambientati i fatti è un passato lontanissimo non definito. LUOGHI I luoghi sono reali o non ben definiti. PERSONAGGI I personaggi delle leggende sono elementi della natura, personaggi reali o fantastici.

1

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LAVORANDO IN COPPIA Leggete la leggenda de “L’aquila” e sottolineate i personaggi, il tempo e il luogo. Poi a turno raccontate la storia.

ABEILLE (inviata)


LA LE G G E N D A

L’AQUILA Sapete perché l’aquila ha il becco ricurvo? Non lo sapete? Ascoltate questa storia. Un tempo molto lontano le aquile avevano il becco dritto, come un fuso. E cacciavano gli scoiattoli. Appena li vedevano sulla terra, sugli alberi o fra le rocce, perché gli scoiattoli a volte scalano anche le rocce, calavano in picchiata e… Zac, con il lungo becco infilzavano i poveri animaletti e li divoravano. Spesso li portavano al nido per nutrire i piccoli. Ma a volte lo facevano come gioco. Trafiggevano gli scoiattoli per divertirsi, e questo non era più una cosa naturale o un bisogno per sopravvivere. Allora uno scoiattolo più furbo degli altri si accordò con il Signore per punire le aquile malvagie. Finse di stare al gioco. Si accoccolò sulla roccia e attese l’attacco dell’aquila regina. Accanto a sé sulla sinistra, il picchio gli aveva scavato un buco di salvezza. Quando l’aquila si buttò a capofitto per infilzarlo, lo scoiattolo sparì nel foro praticato dal picchio. L’aquila batté contro la parete rocciosa della montagna con tale violenza che il becco le si piegò e rimase storto per sempre. Punite dal Signore, da quel giorno tutte le aquile hanno il becco adunco e non toccano più gli scoiattoli. Mauro Corona, Storie del bosco antico, Mondadori

COMPRENDO Indica con una X solo le affermazioni corrette. Un tempo molto lontano le aquile non avevano il becco. Le aquile cacciavano gli scoiattoli. Spesso gli scoiattoli giocavano con le aquile. Un picchio punì l’aquila regina. L’aquila che voleva infilzare lo scoiattolo rimase col becco storto, battendo contro la roccia.

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LA LE GG EN DA

LA LEGGENDA DEI PESCI MUTI Un’antica leggenda racconta che una volta nessuno sapeva parlare. Gli animali non facevano versi, gli uccelli non cantavano e nemmeno l’uomo sapeva parlare. Un giorno, il signore del canto cominciò a suonare l’arpa e, quando fece vibrare le corde, ogni creatura sulla terra si mise in ascolto. Tutte le creature dei campi e dei boschi, del deserto e della giungla si riunirono e ascoltarono a lungo finché ognuno scoprì il suono più adatto. Alcuni decisero di sibilare, altri di ronzare, certi di abbaiare e alcuni di ruggire, qualcuno di ululare e qualcun altro di fischiare. I pesci, però, furono i più sfortunati. Infatti, essi si rendevano conto che stava accadendo qualcosa di molto importante, ma non riuscivano a capire che cosa fosse. I pesci potevano vedere che tutte le creature della terra e del cielo aprivano e chiudevano continuamente la bocca e il becco, ma essendo sott’acqua non potevano sentire alcun suono. I pesci decisero allora di comportarsi come tutti gli altri esseri del cielo e della terra. Ed è proprio per questo motivo che possiamo ancora oggi vedere i pesci che aprono e chiudono continuamente la bocca, ma senza produrre alcun suono. Jean Cousteau, Il mare nelle leggende, Fabbri

COMPRENDO

› › › ›

Cosa fece un giorno il signore del canto? Cosa fecero tutte le creature sulla terra? Perché i pesci furono sfortunati? Che cosa vuol spiegare questa leggenda?

TUTTI INSIEME Dividetevi in tre gruppi e ciascuno scriva una leggenda, scegliendo un titolo tra i seguenti:

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› Perché le rose hanno le spine. › Come le farfalle diventarono colorate. › Come nacquero le fragole.


LA LE G G E N D A

LA LEGGENDA DELLE LUCCIOLE Una volta le lucciole erano tutte nere e non avevano ancora il lumicino. Uscivano di giorno e volavano sul grano in erba illuminato dal sole. – Che bel campo! – disse il contadino. – Qui c’è un tesoro più prezioso dell’oro. Una lucciola udì queste parole. Radunò le sue compagne e disse loro: – Ho udito un uomo, il quale diceva che in questo campo c’è un tesoro più prezioso dell’oro. – Cerchiamolo! – dissero le lucciole in coro. – Di giorno non è possibile cercare i tesori. Bisognerà venire nel campo di notte – osservò la prima lucciola. – E come faremo a vedere il tesoro? – Ognuna di noi porterà il lanternino acceso. Detto fatto, la notte si videro sbucar fuori tutte le lucciole con il lumicino addosso. Si misero a cercare di qua, di là in tutte le direzioni. Cercarono ancora col loro lumicino. Cercarono, cercarono e non trovarono nulla. Il tesoro è lì a due dita da loro. È vicinissimo ma non lo riconoscono: è il grano che è più prezioso dell’oro. Piero Bargellini

COMPRENDO

› Com’erano le lucciole

tanto tempo fa? › Che cosa udì un giorno una lucciola? › Che cosa successe poi?

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LABORATORIO LINGUISTICO

LA NASCITA DEL GRANOTURCO Una volta, in un povero villaggio di indiani, giunse una donna anziana per alcuni giorni. Gli abitanti la accolsero gentilmente e la vecchia, per sdebitarsi, della gentilezza ricevuta, diede al capo del villaggio delle pietruzze gialle, raccomandandogli di seppellirle nel campo vicino al villaggio dopo la sua partenza. Un giorno, l’anziana donna sparì e dopo un po’ di tempo, nel posto dove erano state seppellite le pietre, crebbero delle pianticelle dalle cui pannocchie, cariche di chicchi gialli, sporgevano dei filamenti simili ai capelli della vecchia. Allora gli indiani capirono che la misteriosa vecchietta aveva lasciato loro un dono prezioso: il granoturco che li avrebbe sfamati per sempre. Racconti degli indiani d’America, Giunti

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ABEILLE (inviata)


COMPRENDERE E PRODURRE LA LEGGENDA

1

Segna con una X le frasi corrette. In un povero villaggio di indiani giunse un bellissima fanciulla. La vecchia fu accolta gentilmente dagli abitanti del villaggio. La vecchia diede al capo del villaggio delle pietruzze gialle dicendogli di seppellirle nel campo vicino dopo la sua partenza. L’anziana donna sparì. Nel posto dove erano state seppellite le pietre nacquero i fiori. Gli indiani capirono che la vecchietta aveva lasciato loro un dono prezioso.

2

Scrivi sul quaderno una leggenda per spiegare la nascita dei fiori. Puoi cominciare così:

Quando venne il primo inverno sulla Terra, e la neve ricoprì boschi e foreste, non c’erano fiori ma solo alberi; alcuni di essi, però, avevano piccole foglie e bacche colorate e profumate. Con l’arrivo della bella stagione ..................................................................... ............................................................................................................................................ ............................................................................................................................................ ............................................................................................................................................ ............................................................................................................................................ ............................................................................................................................................ ............................................................................................................................................ ............................................................................................................................................ ............................................................................................................................................ ............................................................................................................................................ ............................................................................................................................................ ............................................................................................................................................ ............................................................................................................................................ ............................................................................................................................................

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IL TESTO POETICO Il testo poetico esprime e comunica emozioni, sentimenti, pensieri, utilizzando parole in modo originale. Il linguaggio è ricco di immagini e musicalità. La filastrocca è un testo poetico giocoso e ha lo scopo di divertire il lettore.

I SUOI ELEMENTI SONO: LE FIGURE RETORICHE › personificazione › similitudine › metafora IL TESTO POETICO È COMPOSTO DA: › versi › strofe Le strofe sono formate da più versi e sono separate tra loro da spazi. I versi possono essere: › in rima › non in rima I versi in rima terminano con parole che hanno lo stesso suono finale. La rima può essere: › baciata se i versi che fanno rima sono vicini. › alternata se i versi che fanno rima non sono vicini.

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IL T E S TO P O E T IC O

ALBERO, AMICO MIO Le righe di una poesia si chiamano versi e possono essere raccolti in gruppi e formare una strofa.

Albero, amico mio, la musica degli uccellini non ti pesa ed il vento ti sfoglia con dita che non si vedono. Albero, sei come me, ascolti la voce del silenzio, agiti le foglie come mani che tremano nel vento. Albero, amico mio, tu guardi il cielo come io lo guardo e il sole danza tra i rami gioia degli uccellini. Minou Drouet

› Da quante strofe è formata questa poesia? › Quanti versi ci sono in ogni strofa? › A cosa paragona la poetessa il canto degli uccelli, le foglie dell’albero e il soffio del vento?

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IL TE ST O PO ET IC O

LA FILASTROCCA 1

Completa la struttura della rima per ogni poesia.

FRANCO NERVETTI Questa è la storia di Franco Nervetti convinto d’essere senza difetti. Che avesse torto oppure ragione troncava sempre la discussione. E per sentirsi ancor più sicuro finì per parlare soltanto col muro. Guido Quarzo

A A B B

Rima baciata La rima è baciata quando due versi consecutivi rimano tra loro, seguendo lo schema A A B B

DESIDERI Voglio l’erba sulla pelle Voglio correre nei venti E lo zucchero di stelle Voglio romperlo tra i denti Voglio far le mie domande Ad un albero, ad un fiume Voglio diventare grande Senza perdere le piume Voglio i nomi e i cognomi Delle cose che non so Voglio due cugini gnomi Voglio quello che già ho Voglio il sole di domani Con le lucciole di ieri Voglio qua, sopra le mani Desideri, desideri! B. Tognolini

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A B A B

Rima alternata La rima è alternata quando si ripete un verso sì e uno no, seguendo lo schema ABAB


IL T E S TO P O E T IC O

VERSI IN RIMA 1

Sottolinea nelle poesie le parole che sono in rima tra loro.

Le parole che chiudono i versi della poesia e che terminano con le stesso suono, sono in rima tra loro.

FILASTROCCA DELL’ACQUA Acqua fuggita dalla sorgente Chiudo le dita e non stringo niente Acqua canzone fatta di fresco Voglio cantarti ma non ci riesco Acqua leggera, vento da bere Stai prigioniera nel mio bicchiere Scivola in bocca, scivola in gola Sei filastrocca ma senza parola Scivola giù per gole segrete Non c'è più acqua, ma non c'è più sete. Bruno Tognolini, Rima rimani, Rai Eri

IL GIOCO DELLA RIMA Questo è il gioco della rima, quale mai sarà la prima? Cominciamo dal principio rimerà col municipio, dove il sindaco ha la giunta, la matita con la punta, il bilancio, il resoconto è un discorso sempre pronto. Rotto il ghiaccio puoi rimare con la cosa che ti pare, per esempio con la panna con la ninna e con la nanna.

› Le parole in rima delle

poesie si trovano: in versi vicini in un verso sì e in uno no

V. Melegari

12 1


IL TE ST O PO ET IC O

LA SIMILITUDINE La similitudine è un‘immagine poetica che consiste nel paragonare un oggetto, un animale, una persona a qualcosa che le somiglia per qualche caratteristica. La similitudine è introdotta da: “come”, “sembra”, “pare”, “somiglia a”… 1

Sottolinea le similitudini presenti nella poesia e trascrivile sui puntini.

IL VENTO Ascolto il vento. Mi sussurra: sono forte come un masso che rotola dalla montagna. Mi sussurra: ti spingo indietro come un palloncino alto e libero nel cielo. Mi sussurra: volo alto e potente come un’aquila in cielo.

LA MIA TERRA È DORATA La mia terra è dorata... somiglia alla fiamma il grano brucia ma non si consuma. La mia terra è dorata passano come lampi in mezzo alle spighe vespe e calabroni.

“La natura nelle poesie di adulti e bambini”, a cura di Mario Lodi

Daniel Vapujan

......................................................................................

...................................................................

......................................................................................

...................................................................

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...................................................................

2

Completa le frasi.

• I corvi sopra la neve somigliano ............................................................................................................ • Le nuvolette bianche sembrano ............................................................................................................

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IL T E S TO P O E T IC O

LA METAFORA La metafora è una similitudine abbreviata: due elementi vengono paragonati tra loro senza utilizzare le parole “come” o “sembra”.

IL MIO CUORE È UN PRATO Il mio cuore è un prato. Qualche fiore bianco qualche fiore giallo. Sul grano nuovo un pettirosso si leva in volo. Raffaele Carrieri

2

IL MARE Il mare è un’azzurra coperta, le vele lenzuola nel vento, la vita un’immensa scoperta. N. Cinquetti

1

Quali sensazioni hai provato leggendo le poesie? Trasforma ciascuna in un’immagine.

Unisci opportunamente ogni elemento con la sua immagine metaforica.

IL MARE

MUSICHE DI VOLI

IL CIELO

SORRISO DI LUCE

IL SOLE

PRATO DI ONDE

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IL TE ST O PO ET IC O

LA SIMILITUDINE E LA METAFORA 1 Sottolinea nella poesia

le similitudini.

UN FOGLIO DI CARTA Un foglio di carta, sospinto dal vento, rotola e vola lungo la strada deserta. Quel foglio folleggia come un bambino all’uscita di scuola. Volteggia nell’aria come una rondine sopra il suo nido. A. Russo

2

Completa con le similitudini.

• I fiocchi di neve sembrano ............... ........................................................................

12 4

1 Sottolinea nella poesia

la metafora.

IO CREDO Io credo che un filo d’erba non valga meno di una stella; e la formica è così perfetta come un granello di sabbia, come l’uovo di uno scricciolo; e la piccola rana è un capolavoro, e il rovo rampicante potrebbe ornare i balconi del cielo e il bue che rumina con il suo capo chino è superiore ad ogni monumento. W. Whitman, Poesie, Nuova Accademia

2 Quale messaggio ci comunica

la poesia?

• La margherita è come ........................

............................................................................

........................................................................

............................................................................

• Le nuvole sono simili ..........................

............................................................................

........................................................................

............................................................................


IL T E S TO P O E T IC O

LA PERSONIFICAZIONE La personificazione è un’immagine poetica che consiste nell’attribuire caratteristiche umane ad oggetti o elementi della natura.

1

Sottolinea nelle due poesie le parole che hanno utilizzato i poeti per personificare gli elementi naturali.

LA BREZZA Le cime degli alberi s’inchinano i pioppi sussurrano, i prati fremono, i ruscelli rabbrividiscono. Da lontano l’eco di una campana argentina. È la brezza che soffia questa mattina.

A SERA Le pinete si sono addormentate. Sulla collina il cielo è viola teneramente. Svegliato canta un usignolo. J. R. Jimenez

Christian Broutin, Filastrocche del tempo che fa, Motta

2

Completa con una personificazione.

• Il vento • L’acqua • L’albero

gioca con le foglie .......................................................................................................... ..........................................................................................................

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LABORATORIO LINGUISTICO

DALLA MIA FINESTRA M’affaccio alla finestra e vedo un mondo intero… C’è una casetta bianca e c’è un camino nero; C’è un pezzetto di prato e un alberetto verde: c’è in alto il cielo e l’occhio ci si perde; vi passano le nuvole, la luna, il sol, le stelle… Nel mio piccolo mondo, oh quante cose belle! Lina Schwarz

QUANTI TESORI! 1 Completa scoprendo le parole in rima.

Dalla mia finestra vedo il mio giardino c’è un nido con un ........................................................................... C’è una farfalla su un tulipano ed un calabrone che fa ................................................................. Nei vasi i fiori sorridono al sole e tra le margherite ci sono le .................................................... Nel mio giardino ci sono tanti tesori un allegro arcobaleno di ..............................................................

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IL TESTO ??????????? POETICO

LA SIMILITUDINE E LA METAFORA 1

Sottolinea nelle due poesie la similitudine e trascrivila sui puntini.

LE NUVOLE Le nuvole sono come batuffoli di lana, dei pizzi ricamati che giocano e giocano nel cielo infinito.

………………………………………… …………………………………………

IL GRANO

Il grano sogna, disegna opere d’arte e al mattino sembra un mare dorato illuminato dal sole e bagnato dalla rugiada primaverile.

………………………………………… …………………………………………

Laboratorio di poesia Chiara Fagioli e Andrea Ferrari, Poeti bambini, – Edizioni LIR

2

Sottolinea le metafore.

LA LUNA La luna è uno spicchio di luce che mi sorride dall’alto. Talvolta è una barchetta che naviga nel cielo. Rosa Dattolico

3

• • • •

Completa con la similitudine e la metafora. Il mare sembra …………………………………………………………………………………........ L’arancia somiglia ………………………………………………………………………………….. L’arcobaleno è ………………………………………………………………………………......….. Le farfalle sono ……………………………………………………………………………….....…..

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PRIMAVERA

STORIE DI PRIMAVERA Tratte da Marcovaldo di Italo Calvino

1

LAVORANDO IN COPPIA Leggete e raccontate a turno la storia.

L’ARIA BUONA – Questi bambini, – disse il dottore – avrebbero bisogno di respirare un po’ d’aria buona, a una certa altezza, di correre sui prati… Il pomeriggio di un sabato, appena furono guariti, Marcovaldo prese i bambini e li condusse a fare una passeggiata in collina. Abitavano il quartiere della città che dalle colline era il più distante. Per raggiungere le pendici fecero un lungo tragitto su un tram affollato e i bambini vedevano solo gambe di passeggeri attorno a loro. A poco a poco il tram si vuotò; ai finestrini finalmente sgombri apparve un viale che saliva. Così giunsero al capolinea e si misero in marcia. Era appena primavera; gli alberi fiorivano a un tiepido sole. I bambini si guardavano intorno lievemente spaesati. Marcovaldo li guidò per una stradina a scale, che saliva tra il verde. Intorno c’erano muri di giardini e dentro gli alberi. – Sono giardini… una specie di cortili… – spiegava il padre. – La casa è dentro, lì è dentro, lì dietro quegli alberi. Man mano che saliva, a Marcovaldo pareva di staccarsi di dosso l’odore di muffa del magazzino in cui spostava pacchi per otto ore al giorno e le macchie d’umido sui muri del suo alloggio, e la polvere che calava, dorata, nel cono di luce della finestrella, e i colpi di tosse nella notte.

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PRIMAVERA

– Vi piace qui, sì? – Sì. – E respirare, respirate? – No. – Qui l’aria è buona. Masticarono: – Macché. Non sa di niente. Salirono fin quasi sulla cresta della collina. A una svolta, la città apparve, laggiù in fondo, distesa senza contorni sulla grigia ragnatela delle vie. I bambini rotolarono su un prato come non avessero fatto altro in vita loro. Venne un filo di vento: era già sera. In città qualche luce s’accendeva in un confuso brillio. Allora a Marcovaldo prese la tristezza di dover tornare laggiù e decifrò, nell’aggrumato paesaggio, l’ombra del suo quartiere e gli parve una landa plumbea, stagnante, ricoperta dalle fitte scaglie dei tetti e dai brandelli di fumo sventolanti sugli stecchi dei fumaioli.

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Rispondi alle domande.

› Cosa disse il dottore a › ›

› ›

Marcovaldo? Dove condusse i bambini? Che sensazione provava Marcovaldo camminando per una stradina che saliva tra il verde? Cosa disse ai suoi figli quando raggiunsero la cresta della collina? Cosa provò Marcovaldo quando dovette ritornare in città nel suo quartiere?

VERSO IL COMPITO DI REALTÀ

Mostra d’arte di fine anno

› Dopo aver visto dipinti sulla primavera e

ascoltato la musica di Vivaldi (La Primavera) prova a dipingere paesaggi primaverili, mescolando varie tecniche pittoriche.

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E D U C A Z IO N E A M B IE N TA LE

RISPETTIAMO LA NATURA in ÂŤDodoÂť

Quando sei immerso nella natura, comportati con l’ambiente che ti circonda come vorresti fosse trattata la tua casa. I rifiuti lasciati in giro sono il biglietto da visita dei maleducati.

Nei parchi e nelle aree protette non fare baccano e non accendere la radio a tutto volume. Porta piuttosto un binocolo, una macchina fotografica e tanta voglia di guardarti intorno.

Non raccogliere fiori: che ne diresti se venisse un ospite a casa tua e cominciasse a portare via le tue cose? I fiori appartengono ai prati, agli insetti e alle farfalle.

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EDUCAZIONE AMBIENTALE

Non spezzare i rami e non incidere la corteccia degli alberi: ferire la foresta è un’offesa gratuita alla natura. Permetteresti ai tuoi ospiti di scrivere sui muri della tua casa? Se hai la fortuna di osservare gli animali, non schiamazzare e, soprattutto, non disturbarli: piuttosto goditi in silenzio quei rari e preziosi istanti con la natura selvaggia.

Non accendere fuochi (se non nei luoghi consentiti): potresti provocare incendi gravi e ti renderesti responsabile del generale impoverimento dell’ambiente.

PARLIAMONE

› Quali regole rispetti con

facilità? › Quali, invece, ti sembrano più difficili da rispettare? Perché? › Cosa ne pensano a tal proposito i tuoi compagni di classe?

UN LAPBOOK TRA PIANTE, VOLI E FIORI Pensa ad altre importanti regole da rispettare per proteggere la natura e raccoglile in un lapbook. Crea varie sezioni, in cui spiegherai con frasi e immagini cosa ritieni importante fare. Illustra il tuo lapbook in tutte le sue parti.

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PRIMAVERA

PASQUA NEL MONDO Sono molte le tradizioni popolari legate alla Pasqua. La più conosciuta è l’usanza delle uova pasquali. In tutti i Paesi dell’Est europeo l’arte di decorare le uova è diffusissima. I bambini, invece di cercare come noi la sorpresa, guardano il guscio dell’uovo che a volte è una vera e propria opera d’arte. I veri campioni di giochi con le uova sono i bambini svizzeri. Per prima cosa, le fanno bollire insieme ad erbe e vegetali vari; quindi, fanno gare che consistono nel lanciarle per aria il più in alto possibile e nel riprenderle senza romperle. In Inghilterra, in ogni paese, i ragazzi fanno un gioco divertente. Si radunano su una collina e fanno rotolare in basso decine di uova colorate, simbolo, dice la tradizione, della pietra che il mattino di Pasqua rotolò giù dal sepolcro di Gesù. AA.VV., I ragazzi del mondo, Mondadori

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CITTADINANZA E COSTITUZIONE

Quali sono le tradizioni pasquali di casa tua? ................................................... ................................................... ................................................... ................................................... ................................................... ................................................... ................................................... ...................................................


PRIMAVERA

ARRIVA LA PASQUA

PACE È.. Pace è… volare leggeri nell’aria. Pace è… un albero verde fiorito. Pace è… una colomba bianca. Pace è… darsi la mano e andare lontano lontano. Pace è… un uccellino piccino e la sua mamma. Pace, ancora, è non avere fame è non avere freddo. Stefania Benincasa

• Che cos’è per te la pace? • Quali colori utilizzeresti per dipingerla? 1

Scrivi nei cuori alcuni versi sulla pace.

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C

L I L

On Easter Sunday there is a traditional Easter egg hunt for the children. They find hidden decorated eggs or Easter eggs in various places. They collect the eggs in a basket.

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CITTADINANZA E COSTITUZIONE

PICCOLI GESTI DI PACE Lessi a Benjamin una bellissima frase di Madre Teresa di Calcutta, che è stata missionaria in India, premio Nobel per la Pace:

Ciò che faccio è solo una goccia nell’oceano. Ma mi piace pensare che l’oceano sarebbe più piccolo, senza quella goccia. Poi dissi al mio nipotino: – Tutti noi possiamo contribuire a migliorare il mondo! – In che modo? – chiese allora Benjamin. – Con piccoli grandi gesti nella vita quotidiana: comportandoci gentilmente con la mamma, il papà, i fratelli, le sorelle, i nonni; cercando di non litigare con gli amici e i compagni di scuola; aiutando chi ha bisogno di noi; dimenticando le offese ricevute, rispettando le idee degli altri anche se sono diverse dalle nostre; rinunciando ad avere ragione ad ogni costo. Cominciamo dalla nostra vita per cambiare il mondo! A volte sembra difficile, ma l’importante è non perdere mai la speranza. Come gocce nell’oceano, anche i nostri piccoli grandi gesti d’amore diffonderanno la pace intorno a noi e la trasmetteranno agli altri. Geronimo Stilton, Il piccolo libro della pace, Piemme Junior

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CITTADINANZA E COSTITUZIONE

PARLIAMONE

Anche tu nella vita di ogni giorno compi piccoli gesti importanti. Quali? Racconta in classe e confrontati con i compagni. Poi leggete le seguenti frasi di Madre Teresa di Calcutta, fate le vostre considerazioni e insieme scrivete anche voi alcune frasi sulla Pace.

Un piccolo sorriso è l’inizio della pace. Le opere buone formano una catena d’amore.

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CLASSE CAPOVOLTA PAROLE DI PACE A CASA: Guardate le risorse digitali nel vostro CD ROM e cercate notizie su Internet. A SCUOLA: Divisi in gruppi, cercate poesie, filastrocche, canzoni, racconti, fatti di cronaca che parlino di pace. Confrontatevi per approfondire ciò che avete scoperto, poi insieme elaborate un cartellone o un lapbook con informazioni ed immagini. Infine condividete il vostro lavoro con gli altri gruppi.

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CITTADINANZA E COSTITUZIONE

OGNI FACCIA È UN MIRACOLO L’autore del libro da cui è tratta questa pagina è un giornalista e scrittore marocchino musulmano; egli dialoga con la figlia, che ha pochi anni più di te, e che gli ha chiesto che cosa è il razzismo. Guarda bene tutti i tuoi compagni e noterai che sono tutti diversi tra loro, e questa differenza è una bella cosa, è una buona occasione per l’umanità. Quegli scolari vengono da orizzonti diversi, sono capaci di darti cose che non hai, come tu puoi dargli qualcosa che loro non conoscono. Il miscuglio è un arricchimento reciproco. Ogni faccia è un miracolo. È unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un’altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi, trattando gli altri con dignità. 1

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L’autore affronta il problema della diversità, affermando che ogni faccia è un miracolo, è unica; e che ogni vita merita rispetto. Spiega con parole tue il significato che ha voluto comunicare lo scrittore.

VERSO IL COMPITO DI REALTÀ

Il logo dell’amicizia

› Dopo aver letto il testo realizza

con i tuoi compagni di classe un logo che rappresenti l’amicizia tra i popoli.


CITTADINANZA E COSTITUZIONE

I DIRITTI DEI BAMBINI La Dichiarazione dei diritti del fanciullo, approvata dalle Nazioni Unite e dall’UNICEF, ha più di 40 anni. È importante che i bambini e bambine, ragazzi e ragazze conoscano i loro diritti, perché non restino solo sulla carta, ma divengano una realtà per tutti. Gli articoli della Convenzione sono cinquantaquattro, ne riportiamo solo alcuni. Art. 2 - Gli Stati si impegnano a garantire i diritti di ogni fanciullo, senza distinzione di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica del fanciullo stesso o dei suoi familiari. Art. 9 - Gli Stati vigilano affinché il fanciullo non sia separato dai genitori contro la loro volontà, a meno che questa separazione non sia indispensabile nell’interesse del fanciullo. Art. 28 - Gli Stati riconoscono il diritto del fanciullo all’insegnamento primario obbligatorio e gratuito per tutti. Art. 31 - Gli Stati riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età. Art. 32 - Gli Stati riconoscono al fanciullo di esser protetto contro lo sfruttamento economico e di non essere costretto a lavorare. 1

Leggete e illustrate alcuni diritti completandoli con le vostre riflessioni.

Art. 35 - Nessun fanciullo può essere condannato a morte o torturato. Dalla Dichiarazione dei diritti del fanciullo Assemblea generale delle Nazioni Unite – 1959

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UN MONDO DI DIRITTI E... DI DOVERI

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O V I T A M R O F N I O T IL TES Il testo informativo fornisce informazioni su argomenti di vario genere: di storia, scienze, geografia… Usa un linguaggio chiaro e specifico dell’argomento trattato. Le parole-chiave sono evidenziate per ricordare i concetti principali. Contiene immagini e didascalie che aiutano a capire le informazioni. È formato da sequenze informative, ciascuna delle quali affronta un aspetto dell’argomento trattato.

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IL T E S TO IN F O R M AT

IV O

COME DORMONO GLI ANIMALI La giraffa dorme in piedi, appoggiando il suo lunghissimo collo ad un ramo; appena nata, dorme sdraiata per terra, ripiegandosi su se stessa.

Il pipistrello dorme di giorno; al mattino si aggrappa a un ramo con gli artigli e vi si appende a testa in giù per dormire.

Il pettirosso dorme su un ramo che tiene ben saldo fra le sue lunghe dita; quando c’è freddo arruffa le piume e nasconde il capino sotto l’ala. Alle cinciallegre piace dormire in compagnia: di notte dormono su un ramo e qui si appollaiano disponendosi le une sulle altre e formando una “piramide” di uccelli. Il serpente a sonagli si arrotola su se stesso: sembra sveglio, invece dorme profondamente anche se i suoi occhi sono aperti; i serpenti sono, infatti, senza palpebre.

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M. Selsam

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IL TE ST O IN FO RM AT IV O

LA VITA NELLE ACQUE BASSE Le acque costiere poco profonde sono piene di vita. La luce raggiunge il fondo marino, favorendo la crescita di alghe di vari colori. Le aragoste e i granchi vanno alla ricerca dei pesci morti di cui si nutrono, facendo attenzione ai polpi che possono attaccarli. Fra i vari animali che popolano queste acque vi sono banchi di tonni, di sgombri, di piccole anguille, di piccoli pescecani, di merluzzi e perfino di qualche megattera. Questo gigante marino si tuffa per inghiottire un enorme numero di piccoli pesci e poi sale in superficie per respirare. In queste acque sono numerose le stelle marine e i ricci, protetti dai loro rivestimenti robusti e spinosi. I bivalvi come i mitili, dalla doppia conchiglia, filtrano l’acqua trattenendo le minuscole particelle di cibo. Nell’acqua del mare sono sospesi milioni di organismi microscopici, animali e vegetali: il plancton. Il plancton è il cibo di milioni di piccolissimi gamberi e di larve di chiocciole di mare che a loro volta nutrono molte specie di pesci. Da Natura nascosta – Sotto l’acqua, Fabbri

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COMPRENDO

› Qual è l’argomento principale del testo? › Che cos’è il plancton? › Quali sono gli animali che vivono nei bassi fondali marini?


IL T E S TO IN F O R M AT

IV O

CHE COS’È L’ECOLOGIA? Tutto parte dalla considerazione che gli umani, gli animali e le piante hanno lo stesso diritto di abitare la Terra e quindi dovrebbero vivere insieme, senza darsi fastidio, anzi dandosi una mano quando serve, perché la vita di ciascuno in qualche modo coinvolge tutti gli altri. L’ecologia è la scienza che studia questi rapporti e suggerisce come mantenere un buon equilibrio con la Natura, perché si possa convivere felicemente. Ecologia è anche rispetto non solo per gli esseri viventi ma anche per l’aria e le acque, perché la vita può svilupparsi armoniosamente solo in un ambiente “pulito”. È anche rispetto per tutte le forme di vita, persino le più piccole e insignificanti: anche loro contribuiscono all’equilibrio generale. Inoltre, ecologia vuol dire rispetto per chi verrà dopo di noi: non abbiamo il diritto di lasciare alle future generazioni un mondo ridotto a spazzatura.

COMPRENDO Completa le frasi. L’ecologia studia ................. ...................................................... ......................................................

Si interessa degli esseri viventi, ma anche ................ ...................................................... ...................................................... ......................................................

L’ecologia vuol dire ........... ...................................................... ...................................................... ...................................................... ......................................................

M. Gomboli, Ecogalateo, Fabbri

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IL TE ST O IN FO RM AT IV O

GLI ALBERI: UNA RICCHEZZA Spesso in Italia, alle prime piogge torrenziali, dalle montagne si staccano tonnellate di fango, che insieme ad altri detriti e ad acqua calano rovinosamente a valle, travolgendo campi, fattorie, centri abitati. Provocano così la distruzione di coltivazioni e la morte di molte persone. Il fenomeno delle alluvioni è un fatto che si può prevedere e che spesso è provocato dalla stupidità e l’avidità dell’uomo. Infatti una delle cause principali di tale fenomeno è il disboscamento, cioè la distruzione, da parte degli uomini, di foreste e boschi, per: › ottenere legname e cellulosa, che viene impiegata nella produzione della carta; › costruire abitazioni, strade e piste forestali. Eppure è scientificamente dimostrato che il terreno può restare aderente alla montagna e resistere alle piogge violente solo se è saldato e trattenuto da una grandissima quantità di radici e arbusti. Occorrono leggi più severe, che puniscano chi abusivamente taglia gli alberi senza permesso e chi li distrugge, provocando incendi volontariamente o per imperdonabile distrazione.

COMPRENDO

› Qual è la causa

principale che provoca il fenomeno delle alluvioni?

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› Perché gli uomini

distruggono boschi e foreste?

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› Cosa è stato

scientificamente dimostrato?

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› Perché occorrono leggi più severe?

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IL T E S TO IN F O R M AT

L’INQUINAMENTO DELL’ARIA L’inquinamento dell’aria raggiunge nelle grandi città un livello molto alto a causa dei gas di scarico degli autoveicoli. Nei gas emessi dagli automezzi sono presenti particelle di piombo che nuocciono soprattutto alla salute dei bambini. Ecco perché oggi si usano solo motori a benzina senza piombo e si sono dotate le automobili di marmitte catalitiche che riducono la produzione di gas inquinanti. Appositi rilevatori collocati nei vari punti delle città comunicano nel corso della giornata i valori massimi raggiunti dai gas inquinanti; quando essi superano un certo limite viene addirittura proibita la circolazione delle auto. Utilizzando i mezzi pubblici o andando in bicicletta o a piedi per brevi tragitti, si ridurrebbe l’inquinamento dell’aria e si risolverebbe anche un altro grosso problema: il traffico!

IV O

COMPRENDO

› Quali sono le cause che determino l’inquinamento atmosferico?

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› Quali sono le

conseguenze?

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› Quali sono i rimedi

adottati per ridurre l’inquinamento dell’aria?

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EDUCAZIONE AMBIENTALE

› Cosa bisognerebbe fare perché l’aria delle città sia meno inquinata? › Quali altri rimedi si potrebbero adottare? Discutine con i compagni di classe.

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IL TE ST O IN FO RM AT IV O

LA CRONACA

TURISTA SALVATO DAI DELFINI Il Cairo (Egitto) – Alcuni delfini hanno difeso un turista attaccato da un feroce pescecane nel Mar Rosso e gli hanno salvato la vita. Martin R., un giovane inglese di 29 anni, martedì scorso, stava nuotando in un tratto di mare al largo della costa del Sinai, non lontano da alcuni delfini. Improvvisamente uno squalo lo ha azzannato al fianco sinistro. Le sue grida hanno attirato l’attenzione degli amici, a bordo di una imbarcazione poco distante, che così hanno potuto assistere all’intervento di salvataggio da parte dei delfini. I cetacei hanno circondato Martine, sbattendo con forza la coda come quando devono difendere i loro piccoli, hanno allontanato lo squalo. Martin è stato ricoverato d’urgenza all’ospedale militare egiziano. 1

L’articolo di cronaca riferisce un fatto realmente accaduto.

Riassumi le informazioni del testo rispondendo alle domande.

• Dove si è svolta la vicenda? ...................................................................................................................................................................

• Perché è successo? ...................................................................................................................................................................

• Quando? ...................................................................................................................................................................

• Che cosa è successo? ...................................................................................................................................................................

• Chi è il protagonista? ...................................................................................................................................................................

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IL T E S TO IN F O R M AT

IV O

NON TROVA DENARO, RUBA PROSCIUTTI Non trovando denaro (si era presentato al momento della chiusura al supermercato «Comprabene», in traversa diciottesima, al villaggio Sereno), un rapinatore solitario ha ripiegato sui generi alimentari. Il giovane, che impugnava il fucile da caccia e aveva il volto coperto da una sciarpa, ha intimato al titolare e ai commessi di caricare sulla «Golf» tre forme di parmigiano reggiano e dieci prosciutti. Il bandito «buongustaio» si è allontanato con l’auto carica del succulento bottino e ha fatto perdere le tracce. COMPRENDO Scattato l’allarme, sul posto sono intervenuti i Carabinieri della stazione Lamarmora, ma vane sono risulta› Dove è avvenuto il te le ricerche del rapinatore. fatto? › Quando è accaduto? È la terza volta, in poco più di un anno, che il super› Chi è il protagonista? mercato «Comprabene» del villaggio Sereno è preso › Che cosa è accaduto? di mira dai rapinatori. Da “Bresciaoggi”

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Scrivi la cronaca di un fatto a cui hai assistito: un incidente, un litigio o altro. Racconta senza esprimere i tuoi sentimenti o le tue opinioni.

• Dove si è svolta la vicenda? .....................................................................................................................................................................

• Quando? .....................................................................................................................................................................

• Chi è il protagonista? .....................................................................................................................................................................

• Che cosa è successo? ..................................................................................................................................................................... .....................................................................................................................................................................

• Perché è accaduto? ..................................................................................................................................................................... .....................................................................................................................................................................

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LABORATORIO LINGUISTICO

IL BOSCO Il bosco è strutturato a strati; nella parte più bassa c’è il sottobosco, dove arriva poca luce e crescono le piante da fiore, i funghi, i muschi e i licheni. Al “secondo piano” troviamo gli arbusti, come ad esempio le felci. E infine gli alberi, di medio o alto fusto, che si slanciano verso il cielo a caccia di luce. In Italia ci sono tre diversi tipi di bosco: quelli delle conifere, di latifoglie e la macchia mediterranea. Le conifere sono sempreverdi e comprendono pini, abeti e ginepri. I boschi a piante latifoglie hanno le foglie che cadono in autunno: faggi, querce, pioppi, salici. La macchia mediterranea è ricca di piante come l’erica, il corbezzolo, il mirto, il timo, il leccio, l’alloro e altre erbe e arbusti. «Il Giornalino», n. 40, ottobre 2015

1

Completa la tabella.

IL BOSCO

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È strutturato a strati:

In Italia ci sono tre tipi di bosco:

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IL TESTO ??????????? INFORMATIVO

IL CILIEGIO Nome: ciliegio Ambiente dove vive: pianura, collina Altezza: fino a 20 metri Corteccia: grigio-brunastra Foglie: verdi, lanceolate con margine seghettato Fiori: bianchi a mazzetti Fioritura: aprile-maggio Frutti: ciliegie di colore variabile dal rosa al rosso, rosso cupo-nerastro 1

Con le informazioni della scheda scrivi un testo informativo sul ciliegio.

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VERSO LE COMPETENZE

PITTORI DELL’ETÀ DELLA PIETRA Robert Ogilvie

In alcune località, in Francia e in Spagna, si trovano enormi caverne sui fianchi delle colline. Alcune di queste hanno aperture assai piccole, ma all’interno diventano più grandi, e si sviluppano in lunghe gallerie tortuose. Gli uomini del Paleolitico usavano come riparo le imboccature di queste caverne, dove entrava un po’ di luce; nelle gallerie più profonde, invece, svolgevano i loro riti magici. Sulle pareti di pietra gli uomini primitivi dipinsero cavalli, cervi, bovini e tutti gli animali che allora vivevano nelle foreste, alcuni dei quali ora non esistono più. Raffigurarono il rinoceronte lanoso a due corna, il mammut e la tigre dalle zanne a sciabola. Forse pensarono che dipingendo questi animali avrebbero acquistato più forza per ucciderli durante le cacce. La prima caverna fu scoperta per caso in Spagna circa cento anno fa. Una volpe inseguita si rifugiò in un cespuglio e, i cacciatori, cercandola, scoprirono l’imbocco di una caverna. Il proprietario del terreno andò in seguito ad esplorare questa caverna portando con sé la sua nipotina. La bambina riuscì a strisciare attraverso la stretta apertura facendosi luce con una candela e poco dopo riapparve gridando: – Tori! Tori! Così furono trovati i primi dipinti dell’Età della Pietra. Qualche decennio più tardi, alcuni ragazzi stavano giocando a palla a Lascaux, in Francia, e la palla cadde in una buca. Il loro cane la rincorse e i ragazzi, seguendolo, capitarono in una caverna dove nessuno era mai stato da migliaia di anni. Videro nella penombra pitture di cavalli, tori e cervi galoppanti…

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LEGGO E COMPRENDO

› Di cosa si parla nel racconto? Di Di Di Di

A. B. C. D.

famosi pittori pittori francesi pittori spagnoli pittori primitivi

› Che cos’erano le “imboccature”?

L’entrata delle caverne L’uscita delle caverne L’atrio delle caverne Lo spazio esterno delle caverne

A. B. C. D.

› Perché i cavernicoli dipingevano gli animali sui muri? Perché amavano disegnare A. Perché non avevano altro da B. fare Perché volevano abbellire la C. caverna Perché pensarono che D. dipingendo questi animali avrebbero acquistato più forza per ucciderli

› Com’erano le caverne? Metti una crocetta per ogni riga.

VERO FALSO Alcune hanno A. aperture assai piccole. All’interno B. diventano più grandi. C.

Sono molto luminose.

Si sviluppano in D. lunghe gallerie tortuose. E.

Sono piccolissimi tunnel.

F.

Hanno pareti lisce.

› “Sulle pareti di pietra gli uomini primitivi dipinsero cavalli, cervi, bovini e tutti gli animali che allora vivevano nelle foreste, alcuni dei quali ora non esistono più”. Quali sono gli animali estinti? Metti una crocetta per ogni riga.

VERO

FALSO

A. Il rinoceronte lanoso a due corna B.

Il T-Rex

C. Il mammut D. La tigre dalle zanne a sciabola E.

Il mandrillo pezzato

F.

La gazzella blu

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O C I T A M G A R P O T IL TES Il testo pragmatico fornisce regole di comportamento o istruzioni.

Sono testi pragmatici: • lettere • giochi • ricette • avvisi • volantini • slogan pubblicitari • leggi • testi per persuadere

Il linguaggio è chiaro e semplice. • Le indicazioni sono fornite in modo logico e ordinato. Esse sono accompagnate da disegni o fotografie, che rendono più chiare le azioni da svolgere.

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Forniscono regole o istruzioni per: • organizzare giochi • preparare ricette • costruire oggetti • realizzare un esperimento scientifico • guidare il comportamento delle persone


LA LETTERA

IL T E S TO P R A G M AT IC

O

La lettera è un testo che si scrive per comunicare con persone lontane. • Il mittente è la persona che scrive la lettera. • Il destinatario è la persona a cui è indirizzata la lettera.

LO VUOI UN CAGNOLINO?

Firenze, 20/09 /93

Cara Holly, Lo vuoi un cagnolino? Non so come si chiama. Se lo vuoi, il nome glielo potrai dare tu. Io non posso tenerlo. Ho già Pallone e il gatto Camicia, e questo qui in casa non ci potrebbe stare. È un trovatello piccolo piccolo, quasi un cucciolo. È peloso, morbido, con gli occhi neri e il muso bianco. Quando mi guarda sembra che stia per dire qualcosa. Poi invece piega la testolina e sta zitto. Ha le orecchie morbide come petali, lunghe e lucide. La coda è corta e vivace. Il cagnolino stava sulla riva del fiume, in un cestino rosso. Lo ha trovato mio cugino Crocco e lo ha dato a me, ma io non lo posso tenere. Davvero, Holly non posso, ma è un cagnolino stupendo. Prendilo tu, per favore. Di te mi fido. Aspetto subito una risposta. Un affettuoso saluto.

Franca

R. Piumini, Tanti amici per Holly Hobbie, Mondadori

1

Evidenzia, con colori differenti, le parti di cui si compone una lettera: il luogo e la data il testo

l’intestazione la conclusione

2

Sottolinea le parole che descrivono il cagnolino. › Per quale motivo Franca scrive alla sua compagna? › Con quali parole cerca di convincere Holly a prendersi cura del cagnolino? › Cosa le risponderà Holly. Immagina e scrivi sul quaderno.

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IL TE ST O PR AG M AT IC O

LA LETTERA

CARA LUISA Bari, 3 luglio 2017 Cara Luisa, Sono molto triste. È possibile secondo te prendersi il morbillo in piena estate mentre tutti sono al mare a divertirsi? Ebbene io sono inchiodata a letto mostruosamente punteggiata da tante macchioline rosse e derisa da tutti. – Passerà, passerà – mi dice il babbo, schiacciandomi il nasino e poi puntualmente sorride forse perché sono troppo buffa. Sono convinta che si strozzerebbe dalle risate persino un coccodrillo trasformato in una elegantissima borsa per signora. Sono disperata; immagina che mi pettino ad occhi chiusi per paura di specchiarmi, ma la tragedia scoppia quando mio fratello mi chiama “Morbillina”; in quei momenti terribilissimi mi inzuppo di lacrime tanto da fare invidia ad un babbà. Spero di guarire in fretta.

Un abbraccio morbilloso Chiara

Rosa Dattolico

COMPRENDO

› › › › ›

Chi ha scritto la lettera? A chi è indirizzata? Da dove scrive Chiara? Quando? Per quale motivo Chiara scrive una lettera alla sua compagna Luisa? › Cosa le scriverà Luisa per consolarla?

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LA E-MAIL

IL T E S TO P R A G M AT IC

O

Le e-mail sono lettere scritte al computer e inviate attraverso Internet, rendendo velocissima la comunicazione a distanza. Per inviare una e-mail bisogna conoscere l’indirizzo di posta elettronica del destinatario. L’indirizzo di posta elettronica contiene sempre il simbolo @ chiamato chiocciola.

LA E-MAIL Stefano Bordiglioni, Il giro del mondo in 28 e-mail, EL

Da: Fabrizio A: Giulia, Sara Oggetto: Casa

Ciao ragazzi questa che vi scrivo è l’ultima e-mail. Sono già a casa. Non vi ho mandato e-mail negli ultimi due giorni perché io e mio padre eravamo in viaggio. Quello che ho capito è che il mondo è incredibilmente vario e interessante, però, anche, tutto sommato, abbastanza simile dappertutto. Certo, in Marocco c’è il deserto, in Guatemala la foresta tropicale e in Polinesia la pioggia che non ti bagna. Però, a parte questi dettagli, dappertutto ho trovato case, negozi, mercati, scuole e bambini. Dappertutto c’è gente che lavora, che va in vacanza, che legge libri o guarda la televisione. E dappertutto, ho scoperto dopo un po’, ti senti a casa. Un’altra cosa che ho imparato è che una delle cose belle di un viaggio è che poi ti permette di tornare a casa. Non vedo l’ora di entrare in classe e di incontravi, amici miei. Ciao Fabrizio

COMPRENDO

› Chi è il

mittente della e-mail? › Chi è il destinatario? › Cosa comunica il mittente al destinatario? SCRIVO Scrivi una e-mail ad una tua compagna che vive in un‘altra città.

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IL TE ST O PR AG M AT IC O

UNO STAGNO IN TINOZZA 1

Leggi il testo e spiega a voce le fasi di esecuzione.

OCCORRENTE una vecchia vaschetta per il bucato sassi grandi e piccoli piante acquatiche (che troverai in un negozio di piante o di animali) un po’ di terra o della sabbia

› › › ›

ESECUZIONE 1

Metti la vaschetta in un punto tranquillo del giardino o del cortile: copri il fondo con la sabbia, posaci i sassi piccoli e poi quelli più grandi, in modo che spuntino fuori dall’acqua.

3

Preparato lo stagno, riempilo di acqua limpida. Gli uccelli ci verranno a bere e a lavarsi; forse anche rane e libellule ci faranno una capatina. Ricordati di fare una piccola rampa per aiutare gli animali a immergersi e a uscire dallo stagno. Manning, B. Gransorm, A scuola di natura, Editoriale Scienza

COMPRENDO

› Qual è lo scopo di questo testo? › Perché le didascalie sono numerate? › Perché accanto alle didascalie ci sono i disegni? › In quale modo sono espressi i verbi?

15 4

2

Nella sabbia metti qualche pianta acquatica e fissala sul fondo con i sassi.


IL T E S TO P R A G M AT IC

L’ACQUARIO Non costa quasi nulla eppure è una cosa magnifica: coprite il fondo di un recipiente di vetro con un pugno di sabbia pulita e piantatevi alcune comuni pianticelle acquatiche, versateci sopra delicatamente alcuni litri di acqua di rubinetto e ponete il tutto su un davanzale soleggiato. Quando l’acqua si è purificata e le pianticelle hanno incominciato a crescere, mettetevi dentro alcuni pesciolini. Molti non resistono alla tentazione di inserire nel recipiente, già pieno di animali, ancora questo o quel bel pesciolino. E proprio il nuovo pesciolino può essere la rovina di quel mondo che è l’acquario, perché consumerà l’ossigeno presente nell’acqua.

1

1.

O

Scrivi i passi per costruire un acquario. ..................................................... ..................................................... ..................................................... .....................................................

2.

..................................................... ..................................................... ..................................................... .....................................................

3.

..................................................... ..................................................... ..................................................... .....................................................

4.

..................................................... .....................................................

K. Lorenz

..................................................... .....................................................

5.

..................................................... ..................................................... ..................................................... .....................................................

6.

..................................................... ..................................................... ..................................................... .....................................................

15 5


IL TE ST O PR AG M AT IC O

UN GIOCO: SPARVIERO 1

Le “prede” si schierano sul lato più corto del campo; dalla parte opposta è pronto il feroce “sparviero”. Ad un tratto questi urla: “Chi ha paura dello sparviero? ”E corre verso gli avversari.

2

Quelli toccati dagli artigli dello sparviero sono presi e si fermano.

3

4

Alla ripresa del gioco, lo sparviero e le sue prede formano dei gruppetti tenendosi per mano, e cominciano la nuova caccia ai compagni.

5

L’ultimo ad essere preso sarà lo sparviero nel gioco successivo.

Intanto, lo sparviero raggiunge il lato opposto del campo.

COMPRENDO Leggi e spiega a voce le regole del gioco.

15 6


IL T E S TO P R A G M AT IC

O

I DIRITTI DEGLI ANIMALI Dalla Carta dei diritti degli animali promulgata dall’UNESCO

1. 2. 3. 4. 5. 6.

Ogni animale deve essere rispettato. L’uomo, in quanto specie animale, non deve sterminare gli animali. Ogni animale ha il diritto di essere protetto e curato dall’uomo. Nessun animale deve essere sottoposto a maltrattamenti e ad atti di crudeltà. Gli animali selvatici hanno il diritto di vivere liberi nel proprio ambiente naturale e di riprodursi. La caccia, l’inquinamento e la distruzione dell’ambiente possono causare un genocidio di animali selvaggi, cioè un delitto contro la specie.

› Ritieni che questo

documento sia importante? Perché? › Quale punto della Carta dei diritti degli animali ti ha maggiormente colpito? › Aggiungeresti qualche tua osservazione? Quale?

15 7


IL TE ST O PR AG M AT IC O

QUALE OPINIONE? MA PERCHÉ LAVARSI? Mario Gomboli, Lavarsi è bello, Fabbri

Matilde, anche se è sporca da capo a piedi, non ha nessuna intenzione di lavarsi. – Tanto – dice – dopo mi sporcherò di nuovo! La mamma, stanca di ricorrere a castighi per farle fare il bagno, cerca di spiegare i motivi per cui bisogna lavarsi. – Per prima cosa lo sporco è pieno di microbi: piccolissimi mostriciattoli che vivono solo per dar fastidio e, se gliene diamo la possibilità, per farci ammalare. Meglio cacciarli via! Secondo motivo: lo sporco ha cattivo odore e quindi, se ce lo teniamo addosso, anche noi sembriamo puzzole vaganti. E nessuno ha voglia di fare amicizia con una puzzola. 1

In un testo argomentativopersuasivo possiamo distinguere: › un problema, cioè un argomento su cui riflettere; › la tesi, ossia un’opinione sull’argomento che si vuole affrontare; › argomenti o prove per sostenere la tesi e convincere i lettori della validità di quanto si è sostenuto. Nel testo argomentativo si utilizzano i connettivi logici (ma, perciò, quindi, pertanto, infatti, dunque) per sottolineare i legami tra la tesi e le varie argomentazioni.

Trova altri argomenti per convincere Matilde a lavarsi.

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ARGOMENTATIVO PERSUASIVO

IL T E S TO P R A G M AT IC

O

VACANZE AL MARE O IN MONTAGNA? Molti affermano che la vacanza in montagna è più rilassante di quella al mare perché offre al turista tranquillità e paesaggi stupendi: paesini incantevoli, immensi prati, boschi dove l’ombra è fitta e l’aria è carica del profumo dei fiori. Altri affermano che la vacanza al mare è più salutare perché i raggi del sole non solo irrobustiscono lo scheletro e favoriscono la formazione della vitamina D, necessaria per fissare il calcio nelle ossa, ma combattono alcune malattie della pelle.

1

Completa lo schema scrivendo le due tesi e le relative argomentazioni o prove.

TESI ...................................................................... TESI ...................................................................... ARGOMENTAZIONI

ARGOMENTAZIONI

..................................................................................

..................................................................................

..................................................................................

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LABORATORIO LINGUISTICO 1

Completa scrivendo le parti mancanti della lettera.

Cara Luisa, ti scrivo per comunicarti un fatto che ti lascerà senza respiro. Stamattina a scuola è successa una cosa che mi ha fatto morire dal ridere. Un mio compagno durante l’intervallo .............................................................................. ................................................................................................................................................................... ..................................................................................................................................................................

Quando la maestra ha visto il topo finto, prima è sbiancata di colpo e poi è diventata rossa come un papavero. ................................................................................................................................................................... ..................................................................................................................................................................

Spero che Sandrino si dia una calmata. Ti saluto con un forte abbraccio.

Matilde

• Chi scrive la lettera è il ................................................................................................................................ • La persona alla quale è indirizzata è il ................................................................................................. 2

Immagina che ora sia Luisa a scrivere la lettera a Matilde. Che cosa potrebbe raccontarle? Prova ad immaginare. ................................................................................................................................................................. ................................................................................................................................................................. ................................................................................................................................................................. ................................................................................................................................................................. ................................................................................................................................................................. ................................................................................................................................................................. ................................................................................................................................................................. ................................................................................................................................................................. .................................................................................................................................................................

16 0


IL TESTO ??????????? PRAGMATICO

3

Osserva i simboli e scrivi sotto ad ognuno la regola che rappresenta.

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16 1


ESTATE

STORIE D’ESTATE Tratte da Marcovaldo di Italo Calvino

1

LAVORANDO IN COPPIA Leggete e raccontate a turno la storia.

UN SABATO DI SOLE, SABBIA E SONNO – Per i suoi reumi, – aveva detto il dottore della Mutua, – quest’estate ci vogliono delle belle sabbiature. – E Marcovaldo un sabato pomeriggio esplorava le rive del fiume, cercando un posto di sabbia asciutta e soleggiata. Marcovaldo si chinava a tastare la sabbia, la schiacciava nella mano; era umida, una palta, una fanghiglia. Il pendio della riva erbosa, a un certo punto, s’allargava in uno spiazzo pianeggiante dov’era alzato un gran setaccio. Due renaioli stavano setacciando un mucchio di sabbia, a colpi di pala, e sempre a colpi di pala la caricavano su di un barcone nero e basso. In quella rena rimasta ad asciugare giorni e giorni, fine, separata dalle scorie, chiara come sabbia marina, Marcovaldo riconobbe quel che ci voleva per lui. Quando i remaioli si appisolarono, Marcovaldo saltò sul barcone, si tolse camicia, pantaloni e scarpe, e si cacciò sotto la sabbia. – Copritemi! con la pala! – disse ai figli. – No, la testa no; quella mi serve per respirare e deve restar fuori! Tutto il resto! Adesso andate via! Andate a giocare più lontano, se no i renaioli si svegliano e mi cacciano!

16 2

VAI ALL’ALBUM DI ARTE E IMMAGINE - MUSICA - ED. FISICA


ESTATE – Possiamo farti navigare per il fiume tirando il barcone da riva con la fune – propose Filippetto, e già aveva mezzo slegato l’ormeggio. Marcovaldo, immobilizzato, torceva bocca e occhi per sgridarli. – Se non ve ne andate subito e mi obbligate a uscire di qui sotto, vi bastono con la pala! I ragazzi scapparono. Marcovaldo s’addormentò, cullato dalla corrente leggera che un po’ tendeva. E dopo un po’, svegliatosi, capì d’essere in mezzo al fiume, solo, sepolto in un barcone di sabbia. Ad un tratto il barcone s’incagliò, facendo sobbalzare l’intero carico di sabbia e l’uomo sepolto dentro. Marcovaldo si trovò proiettato in aria come da una catapulta. Vide solo il brulichio di gente di cui il fiume era pieno. Di sabato pomeriggio, una gran massa di bagnanti affollava quel tratto di fiume, dove l’acqua bassa arrivava solo fino all’ombelico, e i bambini vi sguazzavano allegramente.

1

Rispondi alle domande.

› Cosa aveva detto il › › › › ›

dottore a Marcovaldo? Cosa fece Marcovaldo un sabato pomeriggio? Cosa scoprì esplorando il pendio della riva erbosa del fiume? Quale decisione prese Marcovaldo? Cosa aveva fatto nel frattempo Filippetto? Cosa successe poi?

VERSO IL COMPITO DI REALTÀ

Mostra d’arte di fine anno

› Dopo aver visto dipinti sull’estate e

ascoltato la musica di Vivaldi (L’Estate), prova a dipingere paesaggi estivi, mescolando più tecniche pittoriche.

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ESTATE

LE LUCCIOLE K. Blixsen

Al principio di giugno, una sera, improvvisamente, scorgo una lucciola, poi altre due o tre, stelle avventurose e solitarie che fluttuano nell’aria chiara, come se navigassero sulla cresta dell’onda. Le loro minuscole luci si accendono e si spengono secondo il ritmo del volo. A prenderne una sul palmo della mano, sprigiona un bagliore strano, un messaggio misterioso, un piccolo alone verde pallido. La sera dopo ne trovo a centinaia nei boschi. Sembra che un branco di ragazzini sui sei-sette anni stia correndo nella foresta buia con candele accese da un fuoco magico, saltando allegramente, inseguendosi a balzelloni, roteando in segno di festa le piccole torce chiare. Il bosco si riempie di vita sfrenata e gioconda, mentre tutto è silenzio perfetto.

ESPLORO IL TESTO Sottolinea nel testo i dati sensoriali e le similitudini.

COMPRENDO

› Cosa prova il

protagonista nello scoprire le lucciole? › Cosa sprigiona una lucciola sul palmo della mano? › A chi somigliano quando sono tante?

NUOVE PAROLE Fluttuare: ondeggiare Alone: cerchio luminoso A balzelloni: a saltelli

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ESTATE

CONCERTI ESTIVI Da Viaggio nel testo 3, Editrice La Scuola

L’estate è la stagione dei colori, della luce, dei profumi e, grazie ad alcuni insetti, di luci particolari ed anche di suoni. Le lucciole ornano il paesaggio delle serate estive con i loro segnali luminosi; i grilli e le cicale compongono, invece, la colonna sonora. Il grillo non “canta” con la bocca, ma sfregando ripetutamente le sue elitre, cioè le ali. A fare questi concerti serali è solo il maschio che, in questo modo, corteggia la femmina. Di giorno, invece, il concerto è tenuto dalle cicale con il loro frinire. Anche in questo caso è solo il maschio a cantare per ore. Non usa la bocca, ma un apparato situato nella sua pancia. Così, proprio grazie a questi insetti, l’estate può essere davvero magica. L’estate è la stagione dei colori e dei suoni.

• Le lucciole ............................................................................. ..................................................................................................... .....................................................................................................

• Il grillo canta ......................................................................... ..................................................................................................... .....................................................................................................

• Di giorno cantano le ......................................................... ..................................................................................................... .....................................................................................................

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RIPASSIAMO CON LA MAPPA K IL TESTO REAL 1

ISTICO

Completa la mappa con le seguenti parole: protagonista • prima persona • reale • personaggi secondari • passato • reali

Il testo narrativo realistico racconta fatti accaduti o che potrebbero accadere.

I personaggi appartengono al mondo ................................... Il più importante è il .............................. gli altri sono i ..................................... .........................................................

IL TESTO REALISTICO

I fatti accadono nel presente, nel ............................................ nel futuro. Vengono narrati in ordine cronologico in luoghi ..............................

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I fatti possono essere narrati in ........................................... .................................................. oppure in terza persona.


ASTICO RIPASSIAMO CON LA MAPPA K IL TESTO FANT 1

Completa la mappa con le seguenti parole: personaggi • fantasia • reale • fantastici • tempo

racconta storie di ..........................................

I luoghi possono essere reali o ................................... Il ................................. non è indicato con precisione.

I ............................. appartengono al mondo sia ... ................................ che .......................

IL TESTO FANTASTICO SONO TESTI FANTASTICI

LA FIABA Narra le avventure magiche di un protagonista in lotta contro un antagonista. È ricca di avvenimenti e si conclude con un lieto fine.

LA FAVOLA È un breve racconto che contiene una morale. I protagonisti sono animali che rappresentano pregi e difetti degli uomini.

IL MITO È stato inventato dai popoli antichi per spiegare in modo fantastico l’origine del mondo, dell’uomo e dei fenomeni naturali.

LA LEGGENDA È un antico racconto che spiega in modo fantastico le caratteristiche di persone, animali, piante e luoghi.

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RIPASSIAMO CON LA MAPPA K IL TESTO INFORM 1

ATIVO

Completa la mappa con le seguenti parole: chiarimenti • geografia • specifico • sequenze • aspetto fotografie • parole-chiave

Il testo informativo fornisce informazioni e ............................... su argomenti di vario genere: storia, .............................. scienze...

Usa un linguaggio chiaro e ............................... dell’argomento trattato.

IL TESTO INFORMATIVO

Nel testo sono evidenziate le ............................... per ricordare i concetti principali.

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È spesso accompagnato da didascalie e ...............................

È formato da ............................... ciascuna delle quali tratta un ............................... particolare dell’argomento.


RIPASSIAMO CON LA MAPPA K IL TESTO PRAG 1

MATICO

Completa la mappa con le seguenti parole: regole di comportamento • disegni • brevi • sequenza • slogan pubblicitari

Il testo pragmatico fornisce istruzioni e .......................................... ....................................................................

È formato da una ............................... di azioni da svolgere in ordine.

IL TESTO PRAGMATICO

È costituito da frasi ............................... semplici e chiare.

È accompagnato da ............................... o fotografie che rendono più chiare le azioni da svolgere.

Sono testi pragmatici: › ricette › lettere › giochi › avvisi › volantini › ............................... › leggi e testi per persuadere

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COMPITO DI REALTÀ

QUANTE EMOZIONI! Proviamo tante emozioni in tante occasioni diverse: gioia, allegria, rabbia, paura... Spesso le emozioni traspaiono sui nostri volti, dai nostri comportamenti, senza che ce ne rendiamo conto, ma non è sempre facile esprimerle a parole. Prova a realizzare un libricino delle emozioni, per raccontare in immagini e parole il misterioso mondo che si nasconde nel tuo cuore. COSA TI SERVE: › 2 cartoncini A4 colorati › fogli A4 bianchi e colorati › riviste › colla › forbici dalla punta arrotondata › foratrice

› › › › › ›

nastrino colorato quaderno matita pastelli pennarelli penna

COME FARE:

17 0

1

Prima di metterti all’opera, riunisciti in cerchio con i tuoi compagni e, con l’aiuto dell’insegnante, provate a ricordare le occasioni che hanno suscitato in voi delle emozioni. Decidete poi, insieme, il numero minimo e massimo di pagine di cui dovrà essere composto il libricino.

2

Comincia poi a progettare il tuo libricino. Pensa a quali emozioni vuoi raccontare.

3

Sovrapponi i due cartoncini colorati e inserisci i fogli bianchi necessari l’uno sull’altro; con la foratrice fai due buchi sul lato sinistro. Sul primo cartoncino prepara la copertina, con il titolo “Le mie emozioni”, decorando con scritte e disegni.


4

Sfoglia le riviste e ritaglia immagini e parole che possano ben esprimere le tue emozioni. Mentre sfogli le pagine, ricorda le occasioni in cui hai provato le emozioni che vuoi raccontare.

5

Se nelle riviste non trovi ciò che ti serve, usa i fogli bianchi o colorati per disegnare ciò che vuoi rappresentare e ritaglia poi le immagini.

6

Sul quaderno raccogli frasi o poesie che conosci e che servono a far capire che cosa vuoi raccontare ed esprimere.

7

È giunto il momento di assemblare i pezzi del tuo lavoro. Usa un foglio bianco per ogni emozione. Scrivi il nome dell’emozione, trascrivi frasi e poesie dal quaderno ed incolla le immagini.

8

Ora sovrapponi tutti i fogli bianchi e inseriscili tra i due cartoncini colorati, lasciando come primo foglio la copertina che avevi già preparato.

9

Fai passare il nastrino colorato nei buchi e chiudilo con un fiocchetto. Il tuo libricino è pronto.

10

Con l’aiuto dell’insegnante, torna in cerchio con i tuoi compagni e prova a spiegare il tuo lavoro ed anche l’emozione che hai provato nel realizzarlo.

IL PUNTO DELLA SITUAZIONE: › In quale parte del lavoro sei stato bravo? › In cosa credi di dover migliorare? Quanto ti è piaciuta questa attività? Come valuti il tuo lavoro? Qual è il tuo stato d’animo alla fine del lavoro?

17 1


COMPITO DI REALTÀ

LETTERA DALLO ZOO Spesso dimentichiamo che gli animali sono esseri viventi e, in quanto tali, hanno dei diritti che vanno rispettati. Come avrai già imparato, esiste la Dichiarazione universale dei diritti dell’animale, che fu proclamata a Parigi, presso la sede dell’Unesco il 15 ottobre 1978. I diritti degli animali, però, ancora oggi vengono spesso dimenticati. Hai mai pensato a cosa possano provare gli animali quando non vengono rispettati? Lavorando in coppia, immaginate di essere un animale che vive allo zoo e scrivete una lettera agli uomini, per rivendicare i vostri diritti. COSA TI SERVE: › fogli bianchi a righe, buste da lettera › motori di ricerca su Internet, libri di scienze › quaderno, penna, matita, pastelli, pennarelli

COME FARE:

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1

Prima di dividervi in coppie, discutete con i compagni e con l’insegnante dei diritti degli animali.

2

L’insegnante attribuirà a ciascuna coppia un animale, tra quelli che di solito possiamo incontrare allo zoo.

3

Cercate informazioni sull’animale a voi assegnato sui libri di scienze o utilizzando motori di ricerca su Internet, con l’aiuto di un adulto. Informatevi anche sulle condizioni in cui gli animali vivono negli zoo.

4

Discutete dei diritti degli animali che, secondo voi, non vengono rispettati negli zoo.


5

Cominciate a scrivere la lettera in prima persona e, parlando come se foste un animale, evidenziate le condizioni del vivere lontani dal proprio habitat naturale. La lettera comincerà con “Cari umani,…”.

6

Al termine della lettera, disegnate il mondo visto dall’animale da dietro le sbarre della gabbia.

7

Ritornate in cerchio e leggete la vostra lettera alle altre coppie. Al termine della lettura rilevate e annotate che cosa hanno provato nell’ascoltarlo.

8

Con l’aiuto dell’insegnante, mettete ogni lettera in una busta; nello spazio per il mittente indicate la vostra classe e l’indirizzo della scuola.

9

Chiedete ai vostri genitori di affrancare la lettera e di spedirla al Sindaco della vostra città o al quotidiano locale o alla Direzione di uno zoo.

Gli animali non potranno rispondervi, ma probabilmente lo faranno gli adulti. Se non dovessero farlo, avrete comunque dato voce a chi voce non ha.

IL PUNTO DELLA SITUAZIONE: › In quale parte del lavoro sei stato bravo? › In cosa credi di dover migliorare? Quanto ti è piaciuta questa attività? Come valuti il tuo lavoro? Qual è il tuo stato d’animo alla fine del lavoro?

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V E R S O L’ IN V A LS I

EMIL Lindgren, Emil, Salani

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Emil era un ragazzino ribelle e testardo. Aveva grandi occhi azzurri, un visetto tondo e i capelli biondi come il grano. Era così dolce e bello da sembrare un angioletto, ma era meglio non farsi illusioni! Un giorno per pranzo c’era la minestra. Tutti mangiarono a sazietà, finché la zuppiera fu vuota. In fondo era rimasto un goccino di brodo. Emil lo voleva, e l’unico sistema era quello di infilare la testa nella zuppiera. Fu ciò che fece, ma quando ebbe l’intenzione di tirar fuori la testa non ci riuscì. A questo punto Emil si spaventò e afferrò il recipiente strillando. – Per amor del cielo, prendiamo il ferro del camino e spacchiamo la zuppiera – disse la mamma. – Sei ammattita? – disse il papà. Afferrò la zuppiera per i manici e la sollevò energicamente. Con che risultato? Che Emil fu sollevato insieme alla zuppiera. – Smettila... mettimi giù! – gridava. La mamma pensò di nuovo di spaccare la zuppiera, ma il padre disse: – Andiamo dal medico. Lui riesce senz’altro a levarla. Alla madre di Emil questa parve una buona trovata. – Farai a meno di lavarti le orecchie, Emil – disse. Da sotto la zuppiera apparve allora un sorriso soddisfatto, ed Emil disse: – È la prima cosa buona che ho da questa zuppiera. Non restava che mettersi in strada. Alla fine Emil entrò nello studio del dottore. Anche se non lo vedeva, doveva ben salutarlo, perciò, con la zuppiera e tutto, fece un inchino il più profondo possibile. Fu allora che questa andò in pezzi. Emil aveva sbattuto la testa contro la scrivania e la zuppiera fece “crac” e si spaccò a metà. Così ritornarono a casa e il papà incollò la zuppiera. – Come hai fatto, Emil, a infilare la testa nella zuppiera? – chiese. – Non è stato difficile – disse Emil. – Ho fatto così. Ed eccolo di nuovo con la zuppiera in testa: era rimasto incastrato come prima.


VERSO L’INVALSI

› Chi è il protagonista del racconto? A. C.

Emil Emily

B. D.

› Cos’è un “un goccino di

Eric Ernest

› Com’è Emil? Metti una crocetta per ogni riga.

V A.

Aveva grandi occhi azzurri.

B.

Un visetto sottile e allungato.

C.

Un visetto tondo.

D.

I capelli biondi come il grano.

E.

I capelli neri come la pece.

F.

Era così dolce e bello.

F

brodo?” Tanto brodo A. Una ciotola di brodo B. Una piccolissima C. quantità di brodo Abbastanza brodo D.

› Con quale espressione potresti sostituire “l’unico sistema”? l’unico meccanismo A. l’unico modo B. l’unico aggeggio C. l’unico problema D.

› Perché, dopo la descrizione di Emil, c’è scritto “era meglio non farsi illusioni”? Perché aveva solo l’aspetto di un A. angioletto Perché non era davvero biondo B. Perché era davvero un angioletto C. Perché non era bello D.

› Cosa significa “Tutti mangiarono a sazietà?” A. B. C. D.

Che tutti mangiarono ma non si saziarono Che tutti mangiarono fino ad essere completamente sazi Che tutti mangiarono e solo alcuni si saziarono Che non tutti mangiarono

› Cos’è una “zuppiera?” A. B. C. D.

Un tipo di zuppa Un tipo di bevanda Un contenitore per la zuppa Un piatto per la zuppa

› Perché il papà propone

“Andiamo dal medico?” Per fare l’iniezione A. Per fare una visita B. Per chiedere un C. consiglio Per togliere la zuppiera D. dalla testa di Emil

› Che cosa aveva proposto

invece la mamma? di spaccare la zuppiera A. con il ferro del camino di chiamare B. un’ambulanza di dare un calcio alla C. zuppiera di aggiungere del D. brodo nella zuppiera

17 5


V E R S O L’ IN V A LS I Cosa significa è “una buona trovata?” Una pessima idea A. Un’idea stravagante B. Un’idea curiosa C. Un’ottima idea D.

A cosa si riferisce Emil con l’espressione “È la prima cosa buona che ho da questa zuppiera”? Al brodo caldo A. Al formaggio rimasto sul fondo B. della zuppiera Al non potersi lavare le orecchie C. Al poter giocare a nascondino da D. sotto la zuppiera

“Non restava che mettersi in strada”. Cosa fecero allora? Uscirono di casa e si A. incamminarono verso il dottore Rimasero a casa B. Si sedettero fuori casa C. Si misero a giocare per strada D.

“Fu allora che questa andò in pezzi.” Cosa successe alla zuppiera? Si ruppe A. Non riusciva a rompersi B. Rimase intera C. Si versò sul pavimento D.

17 6

Sottolinea gli aggettivi qualificativi. Quanti sono? Emil era un ragazzino ribelle e testardo. Aveva grandi occhi azzurri, un visetto tondo e i capelli biondi come il grano. Era così dolce e bello da sembrare un angioletto, ma era meglio non farsi illusioni! A. B. C. D.

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Che cosa accade quando viene chiesto ad Emil come ha fatto ad infilare la testa nella zuppiera? Scoppia in una risata A. Non risponde perché ha paura B. Resta incastrato di nuovo C. Dice che è stata la zuppiera a D. saltargli in testa Emil “fece un inchino il più profondo possibile”, perché? Per mettersi in mostra A. Per salutare il dottore B. Per salutare i genitori C. Perché era maleducato D. Zuppiera è un nome… Alterato A. Primitivo B. Derivato C. Composto D.


VERSO L’INVALSI

Nella frase “La mamma pensò di nuovo di spaccare la zuppiera”, quante sono le preposizioni semplici? 3 A. 2 B. 1 C. nessuna D.

Nella frase “Afferrò la zuppiera per i manici e la sollevò energicamente”, quanti sono gli articoli? 3 A. nessuno B. 4 C. 2 D.

Analizza i verbi in tabella. verbo

coniugazione

modo

tempo

persona

entrò vedeva farei riesce ho mangiarono Nelle frasi seguenti ci sono 5 errori. Sottolineali e riscrivi le parole in forma corretta. “Un giorno per pranzo cera la minestra. Tutti mangarono a sazietà, fincé la zupiera fu vuota. In fondo era rimasto un gocchino di brodo” .................................................................................................................................................................................... ....................................................................................................................................................................................

In ogni frase sottolinea il soggetto e il predicato, poi inseriscili in tabella al posto giusto. soggetto

predicato

Emil entrò nello studio. Il papà incollò la zuppiera. A questo punto Emil si spaventò. Tutti mangiarono a sazietà

17 7


V E R S O L’ IN V A LS I

IL PINGUINO IMPERATORE Da Focus Junior, Le più incredibili curiosità sugli animali, Mondadori

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È buffo: è un uccello con tante piume, che non vola ma nuota benissimo. Può rimanere sott’acqua per una quindicina di minuti e scendere a più di 400 metri e, quindi, pescare al buio. Alto circa 120 centimetri e pesante fino a 37 chili, è il più grande tra i pinguini. Forma colonie molto numerose. In marzo tutta la colonia si sposta camminando sulla terraferma, in modo buffissimo, anche per 120 chilometri. Mamma pinguino e papà pinguino trasportano l’uovo da cui nascerà il loro piccolo tenendolo a turno in equilibrio sulle zampe! I pinguini si riconoscono tra loro grazie a una specie di verso-canzoncina. La femmina, dopo aver deposto l’uovo, se ne va al mare con le amiche lasciando al compagno il compito di covare! E se lei non ritorna sarà il papà a nutrire il piccolo con un «latte speciale» che proviene da un’apposita ghiandola. Come tutti i pinguini, il pinguino imperatore in acqua è praticamente invisibile perché scuro come il colore del mare visto dall’alto. I predatori, così, non si accorgono di lui. Le sue prede, invece, che dall’acqua del mare vedono il chiarore del giorno, spesso non lo riconoscono perché la sua pancia è bianca.


VERSO L’INVALSI

› Di quale tipo di testo si tratta? Testo Testo Testo Testo

A. B. C. D.

› “Trasportano l’uovo da cui nascerà

descrittivo informativo espressivo regolativo

› Com’è il pinguino imperatore? Metti una crocetta per ogni riga.

V A.

È un uccello con tante piume.

B.

Non vola ma nuota benissimo.

C.

È tutto giallo a macchie blu.

Può rimanere sott’acqua per una quindicina di minuti e D. scendere a più di 400 metri e, quindi, pescare al buio. E.

Ha le zampe palmate.

F.

Alto circa 120 centimetri e pesante fino a 37 chili, è il più grande tra i pinguini.

› Cosa sono le “colonie?” A. B. C. D.

Un gruppo di animali Una coppia di animali Una famiglia di animali Una specie di animali

› “In marzo tutta la colonia si sposta

camminando sulla terraferma”. Come camminano? Velocemente A. Lentamente B. In modo elegante C. In modo buffissimo D.

F

il loro piccolo tenendolo a turno in equilibrio sulle zampe!”. Si può anche dire: Lasciano che il piccolo A. cammini sulle sue zampe Portano l’uovo sulle loro B. zampe a turno Portano l’uovo sotto le loro ali C. Portano l’uovo sulla testa D.

› Come si riconoscono i pinguini tra loro? Grazie alla buffa andatura A. Grazie al colore delle piume B. Grazie ad una specie di C. verso-canzoncina Grazie ad una danza D. particolare

› Cosa significa “dopo aver deposto l’uovo”? Dopo aver depositato l’uovo A. Dopo aver appostato l’uovo B. Dopo aver mangiato l’uovo C. Dopo aver rotto l’uovo D.

› A cosa serve il “latte speciale” del papà? A nutrire il piccolo A. A lavare il piccolo B. A far nuotare il piccolo C. A far giocare il piccolo D.

› Cos’è una “ghiandola?” A. B. C. D.

Una pianta Un fiore Un organo Un animale

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V E R S O L’ IN V A LS I › Perché i predatori “non si accorgono di lui?” Perché A. Perché B. Perché C. Perché D.

› Qual è il sinonimo di “buffo?” A. B. C. D.

è trasparente ha la pancia bianca è scuro come il mare è molto piccolo

› “Le sue prede, invece, che dall’acqua

del mare vedono il chiarore del giorno, spesso non lo riconoscono perché la sua pancia è bianca.” Si può dire anche: Le sue prede non lo riconoscono A. perché è molto piccolo Le sue prede non lo riconoscono B. perché ha la pancia bianca e si mimetizza Le sue prede non lo riconoscono C. perché è troppo scuro Le prede non lo riconoscono perché D. è molto grande

Severo Bello Grosso Ridicolo

› Indica con una X la parola di ogni coppia scritta in modo errato. pinguino equilibrio ghiandola inperatore compagno spece chiarore gorno

pinquino ecuilibrio giandola imperatore compagnio specie ciarore giorno

› Nella frase “il pinguino imperatore in acqua è praticamente invisibile”, il soggetto è: A.

è invisibile B.

in acqua C.

il pinguino imperatore D.

praticamente

› “Le sue prede, invece, che dall’acqua del mare vedono il chiarore del giorno, spesso non lo riconoscono perché la sua pancia è bianca.” Quali sono i verbi? Sottolineali e analizzali in tabella. verbo

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coniugazione

modo

tempo

persona


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