Tutti con Fred 3 - Educazione Civica

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Centro di Ricerca Didattica Ardea Editrice

Tiziana Trotta

i d o n r e d a u q Il mio

E N O I Z EDUCA

CIVICA

IO E GLI ALTRI IO E LA PACE IO E LA LEGALITÀ IO E L'AMBIENTE

ARDEA

CITTADINANZA DIGITALE

ti Tutcon



INDICE IO E GLI ALTRI 2 4 5 6 8 10 11 12 13

Il camaleonte variopinto Chi sono io? Chi sono i miei amici? Le treccine di Malaika Un coccodrillo speciale Chi l’ha detto? Wonder Il bullo... ...e la vittima Un gioco per riflettere

IO E LA PACE 14 16 18 19 20 21 22 23

La pace dei colori del mondo Papa Francesco risponde ai bambini La storia di Bogdan Filastrocca della pace fatta Parole di pace... ...in musica 21 settembre: Giornata Internazionale della Pace CLIL

IO E LA LEGALITÀ 24 26 27

Il Paese dei Balocchi Chiama il diritto, risponde il dovere Diritti e doveri

28 29 30 31 32 33

Il “libro delle regole” I princìpi fondamentali Filastrocca sulla Costituzione La bandiera della Repubblica Italiana L’emblema della Repubblica L’Inno Nazionale

IO E L’AMBIENTE 34 36 37 38 39 40 42 43

Il dottor Energix Impatto zero Non è compito mio! Intorno a noi “Il mondo ci ha spedito spazzatura, noi rimandiamo indietro musica” Non si è mai troppo piccoli per fare la differenza La giornata della Terra (Earth Day) CLIL

CITTADINANZA DIGITALE 44 46 47

Dieci giorni senza schermi: sì o no? Le mie abitudini Le regole per cittadini digitali sicuri

COMPITO DI REALTÀ 48

La capsula del tempo


IO E GLI ALTRI

IL CAMALEONTE VARIOPINTO COMPRENDO • Com’è la vita del

camaleonte? È soddisfatto del suo aspetto? • Che cosa accade quando entra allo zoo? Come si conclude la storia?

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Un camaleonte riposava su una brillante foglia verde. Se si spostava su un tronco marrone, diventava marroncino. Se si fermava su un fiore rosso, diventava rossiccio. Quando si muoveva lentamente sulla sabbia gialla, diventava giallognolo. Difficilmente riuscivi a vederlo. Quando il camaleonte stava al caldo e aveva abbastanza cibo, diventava verde brillante. Ma quando aveva freddo e sentiva fame, diventava grigio e triste. Quando aveva fame, stava fermo e aspettava. Solo i suoi occhi si muovevano - su, giù, di lato - finché non vedeva una mosca. A quel punto il camaleonte tirava fuori la sua lunga lingua appiccicosa e catturava la mosca. Questa era la sua vita. Non era particolarmente eccitante. Ma un giorno il camaleonte entrò in uno zoo! Non aveva mai visto tutti quei bellissimi animali. Così pensò: Come sono piccolo, lento e debole! Vorrei essere bianco e grande come un orso polare. E immediatamente il desiderio del camaleonte si avverò! Ma si sentiva felice? No!


IO E GLI ALTRI Vorrei Vorrei Vorrei Vorrei Vorrei Vorrei Vorrei Vorrei Vorrei

essere bello come un fenicottero. essere elegante come una volpe. nuotare come un pesce. correre come un cervo. vedere le cose lontane come una giraffa. nascondermi in un guscio come una tartaruga. essere forte come un elefante. essere divertente come la foca. essere come la gente.

Proprio in quel momento arrivò una mosca. Il camaleonte aveva davvero fame. Ma era troppo mescolato. Era diventato un po’ di questo e un po’ di quello. E in quelle condizioni non poteva acchiappare la mosca. Vorrei essere me stesso. Il desiderio del camaleonte si avverò subito. E riuscì a catturare la mosca! Adatt. da “Il camaleonte variopinto” di Eric Carle

CIRCLE TIME In cerchio, guidati dall’insegnante, condividete le vostre riflessioni, partendo dalle seguenti domande come spunto di riflessione: Che cosa avresti fatto al posto del camaleonte? Come ti saresti sentito? Secondo te, è importante l’aspetto fisico?

COMUNICO • Ti è mai capitato di

voler essere diverso da come sei? Racconta.

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IO E GLI ALTRI

CHI SONO IO? Mi chiamo Lin e ho 10 anni. Sono allegra e spiritosa. Mi piace ballare e scrivere poesie. Ho due fratellini, Feng e Wao.

Io sono Francesco, ho 8 anni e mi piace giocare a basket. Sono bravo in matematica e da grande vorrei diventare un inventore di videogiochi.

Ognuno di noi ha delle caratteristiche che lo differenziano dagli altri. Conoscere se stessi è il primo passo per aprirsi agli altri. Socrate, un filosofo dell’antica Grecia, disse “Conosci te stesso e conoscerai il mondo”.

Se fossi… Gioca al “se fossi...” per parlare di te. Rifletti e completa le frasi.

• • • • • • •

Se Se Se Se Se Se Se

fossi fossi fossi fossi fossi fossi fossi

un animale, sarei .................................................................................. un colore, sarei ...................................................................................... un frutto, sarei ....................................................................................... uno sport, sarei ..................................................................................... un cartone animato, sarei ............................................................... un gioco, sarei ....................................................................................... un dolce, sarei .......................................................................................

GIOCHIAMO TUTTI INSIEME Con l’aiuto dell’insegnante, giocate tutti insieme al “se fossi...”. Stavolta però, saranno gli altri a parlare di te. A turno, ciascuno di voi riproporrà le frasi del gioco precedente ai compagni, per scoprire come appare agli occhi degli altri.

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IO E GLI ALTRI

CHI SONO I MIEI AMICI? Io sono Jacques e lui è Guido, il mio migliore amico. Insieme ci divertiamo, ci raccontiamo i segreti e inventiamo storie di mostri e di avventure. A volte litighiamo, perché non ci piacciono gli stessi giochi.

Amicizia Cosa significa che sei amico mio? Che mi saluti subito, come faccio io. Amico è una persona che mi aiuta a fare, quando non so davvero quali pesci pigliare. E quello che, s’io sbaglio, sta dalla parte mia, mi consola, mi abbraccia e mi fa compagnia. L’amicizia è, dunque, voglia di stare insieme e di scambiarsi idee, di consigliarsi bene; è gioia di giocare e di ridere insieme; vuol dire chieder scusa e star di nuovo bene. Se io discuto, a volte, per un tiro sbagliato, per un gol che non ho segnato, tu non t’arrabbiare, se sei amico mio. Un abbraccio, un sorriso e torno calmo anch’io. L. Piantoni, Nel castello bello... bello, Editrice La Mandragora

A scuola trascorri tanto tempo con altri bambini. Tra di loro avrai sicuramente trovato qualcuno con cui vai più d’accordo, magari perché avete gli stessi interessi e così siete diventati amici.

COMUNICO • Che cos’è per te un amico?

Quali caratteristiche deve avere? Hai un amico o un’amica del cuore? Che cosa vi accomuna? Racconta.

SCRIVO

Sul tuo quaderno parla dei tuoi amici. Per ciascuno di essi scrivi un semplice testo seguendo le domande guida. • Come si chiama? In che cosa ti assomiglia? In che cosa è diverso/a da te? • Perché ti piace? Che cosa non ti piace di lui/lei? Quando hai capito che eravate diventati amici/che?

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IO E GLI ALTRI

LE TRECCINE DI MALAIKA COMPRENDO • Perché Malaika

viene osservata per strada? Perché si è abituata ad essere osservata? • Come sono i capelli di Chiara? E quelli di Malaika?

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Quando Malaika entrò in classe, tutti la fissarono. Era arrivata qualche mese prima, a giugno. Nel posto dove ora viveva c’erano bambini, soprattutto biondi e castani, con la pelle color latte. Alcuni bambini avevano altre tinte, come il nocciola pallido dei nordafricani o l’avorio dei cinesi. Ma il nero fondo, suo e della sua famiglia, era una cosa rara: la bambina si era quasi abituata a essere osservata per strada. – Malaika arriva dalla Tanzania! – disse la maestra, presentandola. E aggiunse: – Cercate di essere gentili con lei, non sa ancora bene l’italiano. Poi invitò Malaika a sedersi nel banco vuoto vicino a Chiara, una bambina con i capelli del colore delle pannocchie, legati in due grosse trecce. Quando suonò la campanella dell’intervallo, tutti i bambini si precipitarono fuori. Malaika rimase seduta al suo posto, prese una mela dal suo zaino e la sgranocchiò. Poi si voltò di scatto; si sentiva osservata. Chiara era ferma sulla porta e la guardava con insistenza. Guardava soprattutto la testa… o, meglio, i capelli: Quante belle treccine! – disse.


IO E GLI ALTRI Le treccine di Malaika dondolarono, poi tornarono al loro posto. Erano tante, ciascuna fermata in fondo da una perla di vetro, come quelle che si usano per fare i braccialetti. – Sono venti e otto – precisò Malaika. – Ventotto… – disse Chiara. – Ventotto! – ripete Malaika, assaporando il gusto di una parola nuova. Chiara sorrise: – Sono bellissime! Mi piacerebbe averle al posto di queste treccione… Beatrice Masini, Amici per sempre, Einaudi Ragazzi

PARLIAMO Con l’aiuto dell’insegnante, scegliete alcune parole di uso comune (ciao, amico, casa, scuola…). Scrivetele poi su un grande cartellone e traducetele in tutte le lingue parlate dai bambini stranieri della vostra scuola. Il cartellone potrà essere aggiornato durante l’anno, ogni volta che conoscerete una nuova parola.

SCRIVO

• Come finirà la

storia? Chiara e Malaika diventeranno amiche? Inventa tu la conclusione.

COMUNICO Nella tua classe o nella tua scuola sono arrivati dei nuovi compagni da altri Paesi? Come li hai accolti? Hai avuto difficoltà nel comunicare e nel fare amicizia? Racconta.

Italiano

Inglese

Spagnolo

Rumeno

CIAO

HELLO

¡HOLA

BUNĂ

AMICO

FRIEND

AMIGO

PRIETEN

CASA

HOME

CASA

CASĂ

SCUOLA

SCHOOL

ESCUELA

ŞCOALĂ

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IO E GLI ALTRI

UN COCCODRILLO SPECIALE COMPRENDO • Perché il

coccodrillino è escluso dai giochi? Come si comportano con lui gli altri animali? Chi è l’unico animale amico del coccodrillino? Che cosa accade un giovedì? • Come cambia il rapporto con gli altri coccodrilli?

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C’era una volta un fiume lungo lungo. Che dico?! Lunghissimo! Talmente lungo da attraversare cento paesi. Ogni mattina, le acque del fiume erano piene di gente: uomini che pescavano, donne che lavavano i panni e bambini che si divertivano a fare il bagno. Sulle sponde del fiume avveniva anche il contrario e c’erano donne che pescavano e uomini che lavavano i panni. I bambini e le bambine però facevano tutti il bagno, visto che giocare e divertirsi era un loro diritto. O no? Nei dintorni del fiume abitava una famigliola di coccodrilli: il coccopadre, la coccomadre e quattro coccofigli piccoli. Uno dei coccofigli era nato con un paio d’ali sul dorso e per questo era scansato da tutti gli altri animali. – Ehi, coccomostro, ti piacerebbe giocare con noi? – gli chiedevano i piccoli coccodrilli del gruppo. – Certo! – rispondeva il piccolo, felice di essere invitato. – E invece ti lasceremo solo anche oggi! Bleah… – gridavano in coro, facendogli la linguaccia e tenendolo in disparte. Il povero animaletto soffriva in silenzio e quando aveva pianto tutte le sue lacrime (che non erano finte, come quelle degli altri coccodrilli) andava a rifugiarsi da un vecchio rapace, suo amico. – Come posso fare? Non sono cattivo come pensano e mi piacerebbe tanto giocare con loro! – – Devi avere pazienza – rispondeva il rapace, commosso dalle parole del piccolo. – Sono un’aquila e vedo lontano. Arriverà anche per te il momento giusto! –


IO E GLI ALTRI COMUNICO Passa oggi e passa domani, un bel giorno, giovedì nel calendario degli animali del luogo, mentre i coccodrillini • Ti è mai capitato di essere lasciato in sguazzavano nel fiume e giocavano a rincorrersi tra le disparte durante i canne, un grosso anaconda sbucò all’improvviso. – Non giochi? Come ti sei mi sfuggirai! Mezzogiorno è passato da un pezzo e i sentito? Come hai ristoranti sono chiusi, quindi il mio pranzo sarai tu! – reagito? Racconta. disse l’anaconda ad uno dei piccoli, spalancando una bocca grande come un forno. Aiutooooooooooooooooooooo – gridò il piccolo CIRCLE TIME coccodrillo, mentre i suoi compagnetti fuggivano a In cerchio, guidati destra e a sinistra, sopra e sotto, di qua e di là. dall’insegnante, Il coccodrillino con le ali, che aveva visto tutto e si rileggete le parole trovava vicino al piccolo in difficoltà, sollevandosi in volo evidenziate afferrò il suo compagnetto, riuscendo a trarlo in salvo nel racconto e condividete le proprio mentre il grosso serpente stava per addentarlo. vostre riflessioni: Dopo tre o quattro battiti d’ali, il coccodrillino Ciò che è diverso coraggioso posò il suo amichetto sulla riva, lontano da ci spaventa? Che ogni pericolo. cosa ci fa più – Ti chiedo scusa a nome di tutti – disse il piccolo paura? Perché coccodrillo al suo salvatore. ciò che è diverso – Ti avevamo considerato cattivo a causa delle tue ali e potrebbe essere non avevamo capito nulla. Se oggi sono vivo devo dire una ricchezza? grazie a quelle ali che ho tanto disprezzato. Da oggi in poi giocheremo insieme! – – Puoi contarci! – rispose l’altro, contento e dimenticando i torti subiti. – Ci sono cose che ci fanno paura e che consideriamo brutte solo perché non si vedono spesso, senza capire invece che sono ricchezze enormi, talmente grandi che possono salvare una vita – pensò il rapace, che aveva assistito alla scena. – Sapevo che prima o poi sarebbe accaduto… sono un’aquila e guardo lontano! Marcella Geraci, www.tiraccontounafiaba.it

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IO E GLI ALTRI

CHI L’HA DETTO? Chi l’ha detto dov’è scritto che è normale chi sta dritto? Sto seduto e così vado con due ruote sono in grado. Chi lo dice e perché mai se è più giusto Allah o Bahà‘i? Ciò in cui credo per me è giusto e rispetto te lo stesso pur se sei da me diverso. Chi l’ha detto chi può dirlo che si possa mai il valore misurare dal colore? Non è certo quel che mangio né chi amo o cosa penso che mi dà un più giusto senso. Io mi sento sì diverso ed è bello ed arricchente stare bene tra la gente. Gente bianca, gente nera, gente tutta differente che comunque tutta spera, dall’Oriente all’Occidente.

Rispondi.

• Quale messaggio vuole darci questa poesia?

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• C’è qualche verso della poesia

che ti ha colpito particolarmente? Quale? .......................................................................... .......................................................................... ........................................................................

Germana Bruno

Le persone sono diverse tra loro, le differenze rendono il mondo vario e interessante. Sai che noia se avessimo tutti lo stesso volto, gli stessi interessi, le stesse caratteristiche! Sarebbe come mangiare ogni giorno lo stesso gelato, leggere sempre la stessa pagina di un libro, aprire una bustina e trovare figurine tutte uguali.

Il mondo è bello perché possiamo conoscere persone sempre nuove!

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IO E GLI ALTRI

WONDER August Pullman, detto Auggie, è un ragazzino di 11 anni affetto da una sindrome che ne deforma il viso. Auggie ha sempre studiato in casa e in prima media i genitori decidono di iscriverlo a scuola dove dovrà fare i conti con le reazioni dei compagni e sarà oggetto di bullismo. Auggie è un ragazzo molto intelligente, simpatico ed ironico e riuscirà a terminare il primo anno di scuola media vincendo il premio come migliore alunno, per essersi distinto per la sua straordinaria gentilezza.

Scegliere la gentilezza Mentre andavo verso quel palco, mi sembrava di galleggiare. Il cuore mi batteva all’impazzata. Non capivo bene perché mi dessero una medaglia. Non avevo mica fatto saltare in aria la Morte Nera. Avevo solo finito la prima media come tutti gli altri. Ma in fondo è proprio questo il punto. Forse la verità è che davvero non sono normale. Forse se sapessimo quello che pensano gli altri capiremmo che nessuno è normale e che tutti meritiamo una standing ovation almeno una volta nella vita. I miei amici, i miei insegnanti, mia sorella per essermi stata sempre accanto, mio padre per averci fatto sempre ridere e mia madre la merita più di tutti per non essersi mai arresa in niente, soprattutto con me. È come l’ultimo precetto che ci ha dato il signor Browne: siate gentili perché tutti combattono una battaglia dura e se vuoi davvero vedere come sono le persone, non devi fare altro che… guardare. Wonder, R. J. Palacio

DAL LIBRO AL FILM Dal libro “Wonder” di R. J. Palacio è stato tratto un film che ha riscosso molto successo in tutto il mondo.

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IO E GLI ALTRI

IL BULLO… Chi è il bullo? È quella persona che tratta male gli altri, facendo il prepotente, minacciando, per dimostrare di essere più forte. Spesso il bullo spaventa la sua vittima, la insulta, usa anche la violenza fisica. Non agisce mai da solo, perché ha bisogno del gruppo per sentirsi forte. Perché in realtà il bullo è molto fragile e insicuro e ha bisogno di essere aiutato quanto la vittima.

…E LA VITTIMA Il bullo non se la prende mai con un gruppo, ma attacca sempre solo una persona. Di solito la vittima è un bambino timido, con pochi amici, a volte poco brillante a scuola e nello sport. Facile fare il forte con chi è più debole…

L’arma segreta per dire “NO AL BULLISMO!” è la parola. Bisogna parlare e chiedere aiuto, sia se siamo vittime sia se vediamo qualcuno subire atti di bullismo. Parlando con i genitori, con gli insegnanti aiuteremo la vittima ma anche il bullo.

SCRIVO

• Ti è mai capitato di assistere ad atti di bullismo? Come ti sei comportato? Racconta.

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IO E GLI ALTRI

UN GIOCO PER RIFLETTERE Gentilezza contro bullismo Caitleen Haacke è una ragazza canadese che è riuscita a fermare i bulli della propria scuola rispondendo alla prepotenza con parole e frasi gentili scritte su post it, che poi lasciava in giro per la scuola. Insieme ai tuoi compagni divertiti a creare i post it della gentilezza, seguendo l’esempio di Caitleen. 1. Tutti insieme, seduti in cerchio, dite tutti gli aggettivi che possono descrivere positivamente una persona.

VIDEO

2. Utilizzando gli aggettivi che avete trovato tutti insieme, create brevi frasi positive e scrivetene una su ciascuno dei dieci post it che l’insegnante avrà distribuito a ciascuno di voi. 3. Tutti insieme infine leggete le frasi che avete scritto e andate in giro per la scuola ad attaccare i vostri messaggi colorati di gentilezza: lasciateli sui muri, sugli armadi, nella mensa, sulle porte. Lasciate che la gentilezza invada la scuola e il cuore dei bulli.

Sei bello quando sorridi!

Le tue lentiggini ti rendono simpatico.

Grazie per avermi prestato la penna.

Una parola gentile scalda il cuore!

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IO E LA PACE

LA PACE DEI COLORI DEL MONDO

COMPRENDO • Perché i colori

litigano tra loro? • Che cosa mise fine al loro litigio? • Che cosa nacque dal loro abbraccio?

COMUNICO • E tu, che cosa

ne pensi? Cos’è per te la pace? Perché, secondo te, l’arcobaleno è il simbolo della pace?

Un giorno, tanto tempo fa, i colori del mondo cominciarono a litigare; ognuno sosteneva di essere il più importante, il più utile, il preferito. Il Verde disse: – Il più importante sono io! Sono il simbolo della vita e della speranza; sono il colore dell’erba, degli alberi, delle foglie... Senza di me gli uomini e gli animali non vivrebbero. Il Blu replicò: – Tu dimentichi il mare e il cielo! Io sono il colore di questi spazi: i più belli e i più grandi. Il Giallo intervenne dicendo: – Io porto il sorriso, l’allegria e il caldo alle creature! Io sono il colore del sole, della luna e delle stelle. L’Arancio aggiunse: – Dimentichi l’importanza della salute! Io sono il colore delle vitamine che danno vigore. Il Rosso arrivò urlando: – Io sono il colore del sangue, e il sangue è salute e vita. Sono il colore dell’amore, dei papaveri, delle stelle di Natale e delle rose! L’Indaco parlò in modo pacato, ma con determinazione:

Ogni persona è come un colore speciale; deve essere accettata per quello che è e deve impegnarsi ad accogliere gli altri con le loro caratteristiche, i loro punti di vista e la loro storia. Se ci sforzassimo di convivere nel rispetto delle diversità, conquisteremmo più facilmente la libertà e la pace.

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IO E LA PACE

– Io rappresento il pensiero e la riflessione. Io sono il colore del silenzio! E così i colori continuarono con le loro vanterie. All’improvviso un tuono potente li fece sussultare e poco dopo una pioggia torrenziale cominciò a scrosciare in mezzo ai lampi e ai fulmini. Presi dalla paura, i colori si raccolsero vicini l’uno all’altro per farsi forza. Uniti in quell’abbraccio, diedero vita al colore preferito dagli uomini: l’arcobaleno, quell’insieme di colori che ricorda la pace. E. Del Favero, Uno scrigno di matite colorate, Gribaudi

SCRIVI E DISEGNA

Colora l’arcobaleno e in ogni colore scrivi una parola di pace.

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IO E LA PACE

PAPA FRANCESCO RISPONDE AI BAMBINI Papa Francesco, qualche anno fa, ha incontrato una rappresentanza di bambini in Vaticano e ha risposto alle loro domande sulla pace. Leggiamo un estratto delle sue risposte.

“Caro Papa, ho nove anni e sento parlare sempre della pace. Ma cosa è la pace? Me lo puoi spiegare?” La pace è prima di tutto che non ci siano le guerre, ma anche che ci sia la gioia, l’amicizia tra tutti, che ogni giorno si faccia un passo avanti per la giustizia, perché non ci siano bambini affamati, malati che non abbiano la possibilità di essere aiutati nella salute. Fare tutto questo è fare la pace. La pace è un lavoro, non è uno stare tranquilli, lavorare perché tutti abbiano la soluzione ai problemi, ai bisogni che hanno nella loro terra, nella loro patria, nella loro famiglia, nella loro società: così si fa la pace, artigianale. La pace si costruisce ogni giorno.

“Litigo spesso con mia sorella. Ma tu hai mai litigato con la tua famiglia?” È una domanda reale. Io ho la tentazione di fare questa domanda: Alzi la mano chi non ha mai litigato con un fratello o con qualcuno della famiglia, proprio mai!... Tutti lo abbiamo fatto! È parte della vita, perché “io voglio fare un gioco”, l’altro vuole farne un altro, e poi litighiamo… Ma alla fine l’importante è fare la pace. A volte io ho ragione, l’altro ha sbagliato, come vado a chiedere scusa? Non chiedo scusa, ma faccio un gesto, e l’amicizia continua. Questo è possibile: non lasciare che l’aver litigato vada al giorno dopo. Non finire la giornata senza fare la pace. Anch’io ho litigato tante volte, anche adesso… Mi riscaldo un po’, ma cerco sempre di fare la pace insieme. È umano litigare. L’importante è che non rimanga, che dopo ci sia la pace.

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IO E LA PACE “E se una persona non vuole fare pace con te, tu cosa faresti?” Prima di tutto il rispetto per la libertà della persona. Se questa persona non vuole parlare con me, non vuole fare pace con me, ha dentro di sé, non dico odio, ma un sentimento contro di me... Rispettare! Pregare, ma mai, mai vendicarsi. Mai! Rispetto. Tu non vuoi fare la pace con me, io ho fatto tutto il possibile per farla, ma rispetto questa scelta tua. Dobbiamo imparare il rispetto. Nel lavoro artigianale di fare la pace, il rispetto per le persone è sempre, sempre al primo posto. Capito? Il rispetto!

“Un giorno saremo tutti uguali?” Si può rispondere in due maniere: tutti siamo uguali, tutti, ma non ci riconoscono questa verità, questa uguaglianza. E per questo alcuni sono, tra virgolette, più felici degli altri. Ma questo non è un diritto, tutti abbiamo gli stessi diritti e quando non si vede questo, la società è ingiusta. E dove non c’è la giustizia, non può esserci la pace.

CIRCLE TIME In cerchio, leggete le risposte di Papa Francesco e confrontatevi con i vostri compagni, prendendo spunto dalle domande guida: Quale frase ti ha colpito di più? Che cosa vuol dire che la pace è un “prodotto artigianale”? Quale domanda avresti fatto al Papa?

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IO E LA PACE

LA STORIA DI BOGDAN COMPRENDO • Perché Bogdan

dice che era rischioso anche andare all’asilo? • Perché la sua famiglia decide di trasferirsi in Italia? • Di che cosa avrebbe sentito la mancanza Bogdan? • Perché al confine con l’Italia la famiglia di Bogdan urla di gioia?

COMUNICO • Bogdan è costretto a lasciare il suo Paese. Se tu fossi stato al suo posto, che cosa avresti provato? Di che cosa avresti avuto paura? Racconta.

Il mio paese si trovava in guerra. Ricordo che ero molto triste perché raramente potevo uscire. Era diventato rischioso persino andare all’asilo. Avevo molta paura sia di giorno che di notte, perché si sentivano sempre spari ed esplosioni. Anche quando tutto tornava alla normalità, gli spari comparivano nei miei incubi di bambino. Un giorno i miei genitori decisero di espatriare in Italia in cerca di pace e libertà. Prima partì mio padre, poi lo raggiungemmo io e mia madre. Non sapevo “chi” fosse l’Italia, ma dai loro discorsi capivo che era sicuramente un’amica che ci aspettava affettuosamente. Ma io non ero del tutto felice, specialmente il giorno della partenza, salutando i nonni... Le lacrime della mamma... Le lacrime della nonna... Sentivo che mi sarebbe mancata molto anche la mia casa con tutte le cose che mi facevano compagnia. Una volta giunti al confine ci fu da parte nostra un urlo di gioia! Non sapevamo quale sarebbe stato il nostro futuro, ma sapevamo ciò che avevamo lasciato e ciò ci bastava. A cura di Paolo Gabrielli, Sconfiniamoci. Storie di giovani migranti, nuove edizioni romane

SCRIVO

Immagina che Bogdan sia arrivato nella tua classe. Scrivigli un messaggio che lo faccia sentire accolto come “a casa sua”.

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IO E LA PACE

FILASTROCCA DELLA PACE FATTA Parlami, amico Ascolta ciò che dico Se non mi parli il cielo Resta tagliato in due E le parole amare, mie e tue Poi diventano un mare Che non sappiamo più attraversare Ma se prima che tutto si rovini Ci sediamo vicini E ne parliamo insieme Allora le parole sono un seme Che poi diventa un albero Che poi diventa un bosco Dove mi riconosci E io ti riconosco Ascolti ciò che dico Ci pensi, e se ti piace Tu ritorni mio amico E questa qui è la pace

COMPRENDO • Perché le parole sono

importanti per fare pace? • A che cosa vengono paragonate le parole dal poeta?

da Le filastrocche della Melevisione di Bruno Tognolini

SCRIVI E COLORA

Inventa una breve frase sulla pace, completando l’acrostico. Poi colora le lettere con i colori dell’arcobaleno

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IO E LA PACE

PAROLE DI PACE... “Prima di sparare pensa, prima di dire, di giudicare, prova a pensare, pensa che puoi decidere tu” Fabrizio Moro

“Contro ogni terrore che ostacola il cammino il mondo si rialza col sorriso di un bambino” Ermal Meta, Fabrizio Moro

“Credo negli esseri umani che hanno coraggio di essere umani” Marco Mengoni

Giochiamo a

"Costruttori di pace" Occorrente: penne,

bigliettini di carta, scatola.

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IO E LA PACE

...IN MUSICA “Io credo soltanto che tra il male e il bene è più forte il bene” Jovanotti

“La verità, lo sai, è che l’amore è tutto quello di cui abbiamo bisogno” USA for Africa

“Immagina tutte le persone vivere la vita in pace, potresti dire che sono un sognatore, ma non sono l’unico. Spero che un giorno ti unisca a noi e il mondo sarà solo uno” John Lennon

Svolgimento:

Trascrivete le frasi delle canzoni sui bigliettini di carta (potete cercarne anche altre). Dividete poi i bigliettini in pezzi, senza tagliare però le parole. Il numero dei pezzi dovrà essere almeno quanto il numero dei partecipanti. Piegate i bigliettini e metteteli nella scatola che avrete già decorato con i colori della pace. Ognuno di voi dovrà pescare un bigliettino e cercare i compagni che hanno gli altri pezzi della frase. Quando avrete ricomposto la frase, incollatela su di un foglio che poi illustrerete. Tutti i fogli saranno poi incollati sul cartellone delle “Parole di pace”.

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IO E LA PACE

21 SETTEMBRE: GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA PACE La Giornata Internazionale della Pace viene celebrata il 21 settembre di ogni anno. È stata istituita il 30 novembre 1981 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. L’Assemblea dichiarò che questo doveva essere un giorno di pace e di non violenza e volse un invito a tutte le nazioni e persone a cessare le ostilità durante questo giorno. A partire dal 2002 l’Assemblea dichiarò che la Giornata Internazionale della Pace sarebbe stata celebrata il 21 settembre di ogni anno e questo sarebbe diventato il giorno del “cessare il fuoco”. Questo è un invito per ciascuno di noi a compiere azioni che promuovano una società più giusta e contenuti di vita accoglienti per ogni persona, qualunque sia il colore della pelle, il paese di provenienza e la religione professata.

La bandiera della pace L’originale bandiera della pace è questa dove al centro al posto della attuale scritta “PACE” vi è impressa la colomba bianca quale messaggio universale di fratellanza. La colomba bianca è opera di Pablo Picasso. Nel racconto, (tratto dalla Bibbia, Antico Testamento) del diluvio universale, Dio pone l’arcobaleno come sigillo della sua alleanza con gli uomini e con la natura, promettendo che non ci sarà mai più un altro diluvio universale. L’arcobaleno è diventato così il simbolo della pace tra terra e cielo e, per estensione, tra tutti gli uomini. La bandiera della pace è stata molto usata a partire dagli anni ‘80 nelle marce per la pace. A partire dal settembre 2002 la bandiera della pace è stata oggetto della campagna “Pace da tutti i balconi” che ha portato centinaia di migliaia di persone in Italia ad esporre la bandiera dal davanzale o dal balcone di casa per dire “no” alla guerra in Iraq. La colomba è stata sostituita dalla scritta bianca PACE.

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IO E LA PACE

CLIL CROSSWORD

DOVE

RAINBOW

SMILE

FLAG

Impara la poesia.

You and I You and I are the same, “Humans” is our name. Lend your hand and hug your friend. Love, smile and forgive And live life in peace.

HUG

WORLD Cerchia le parole delle immagini. Con le lettere rimanenti formerai una frase. Quale? ……………………………………………………

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VERSO IL COMPITO DI REALTÀ Il lapbook della pace In gruppo realizzate un lapbook murale, in cui raccoglierete immagini, frasi, poesie, canzoni (in italiano e in inglese), storie di personaggi famosi che si sono battuti per la pace.

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IO E LA LEGALITÀ

IL PAESE DEI BALOCCHI Il carro riprese la sua corsa e la mattina, sul far dell’alba, arrivarono felicemente nel Paese dei Balocchi. Questo paese non somigliava a nessun altro paese del mondo. La sua popolazione era tutta composta di ragazzi. I più vecchi avevano quattordici anni: i più giovani ne avevano otto appena. Nelle strade, un’allegria, un chiasso da levar il cervello! Branchi di monelli dappertutto: chi giocava alle noci, chi alle piastrelle, chi alla palla, chi andava in bicicletta, chi sopra a un cavallino di legno; alcuni giocavano a moscacieca, altri si rincorrevano; altri, vestiti da pagliacci, mangiavano la stoppa accesa; chi recitava, chi cantava, chi faceva i salti mortali, chi si divertiva a camminare con le mani in terra e con le gambe in aria; chi passeggiava vestito da generale coll’elmo di foglio e lo squadrone di cartapesta; chi rideva, chi urlava, chi chiamava, chi batteva le mani, chi fischiava, chi faceva il verso alla gallina quando ha fatto l’uovo; insomma un tal pandemonio, un tal baccano indiavolato, da mettersi il cotone nelle orecchie per non rimanere assordati.

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IO E LA LEGALITÀ Su tutte le piazze si vedevano teatrini di tela, affollati di ragazzi dalla mattina alla sera, e su tutti i muri delle case si leggevano, scritte col carbone, delle bellissime cose come queste: viva i balocci (invece di balocchi); non vogliamo più schole (invece di non vogliamo più scuole); abbasso Larin Metica (invece di l’aritmetica) e altre frasi simili. Pinocchio, Lucignolo e tutti gli altri ragazzi che avevano fatto il viaggio con l’omino, appena ebbero messo piede in mezzo a quella baraonda, in pochi minuti diventarono amici di tutti. Adatt. da C. Collodi, Le avventure di Pinocchio

COMPRENDO • • • •

Che cosa accade nel Paese dei Balocchi? Che cosa ha di particolare questo luogo? I bambini che vivono lì vanno a scuola? Come si trova Pinocchio in quel Paese?

SCRIVO

Immagina di essere un bambino nel Paese dei Balocchi. Che cosa ti piacerebbe fare? Che cosa potrebbe accaderti? Racconta.

Ognuno di noi, sin da bambino, fa parte di diversi gruppi sociali: la famiglia, la classe, la squadra sportiva… Se ognuno facesse quel che gli pare, che cosa succederebbe? È famosa la frase di Martin Luther King che disse “la mia libertà finisce dove comincia la vostra”. In ogni gruppo, per garantire i diritti di tutti, ciascuno deve dunque impegnarsi a rispettare delle regole comuni, che ci aiuteranno ad avere comportamenti corretti verso noi stessi e verso gli altri.

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IO E LA LEGALITÀ

CHIAMA IL DIRITTO, RISPONDE IL DOVERE Diritto alla vita, diritto al nome diritto ad esprimere la nostra opinione. Diritto a essere liberi e mai sfruttati diritto al rispetto, mai offesi e umiliati. Diritti che vegliano la storia di ognuno e che preferenze non fanno a nessuno. Violarli vuol dire tradire davvero il patto che lega un popolo intero. Un patto che viene dai nonni coraggio che hanno lottato per farcene omaggio. Anche tu hai il compito di far da guardiano perché questo bene non ci sfugga di mano.

I diritti sono i bisogni a cui non si può rinunciare, per poter vivere serenamente, con uno sguardo fiducioso al futuro. Non vanno confusi con i capricci o i desideri. I doveri sono le regole da rispettare per poter vivere in armonia con noi stessi e con gli altri, senza conflitti.

Se chiami un diritto risponde un dovere chi ha sete beva ma lavi il bicchiere. Così chi vien dopo ha il bicchiere pulito diritto e dovere… non so se hai capito! Testo di Anna Sarfatti

Spesso dimentichiamo che ad ogni diritto corrisponde un dovere e che non dobbiamo pretendere solo che siano rispettati i nostri diritti, ma dobbiamo impegnarci anche a fare il nostro dovere con responsabilità. Ma che cos’è un diritto? E un dovere?

CIRCLE TIME Guidati dall’insegnante, confrontate le vostre idee su che cosa siano un diritto e un dovere e in che modo un bambino possa far sì che vengano rispettati.

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IO E LA LEGALITÀ

DIRITTI E DOVERI Osserva l’immagine e rifletti.

• Il bambino ha diritto a giocare e a divertirsi, ma anche la signora ha diritto a rilassarsi con la lettura. Chi ha più diritto? • Il bambino ha il diritto di giocare ma ha anche il dovere di rispettare gli altri, facendo attenzione a non recare danno.

Che cos’è la legalità? Legalità è avere un diritto e un dovere. Bisogna avere “ciò che ci è dovuto” ma anche dare “quello che si deve”. “Legalità dobbiamo essere tutti noi. Legalità è la nostra Costituzione, il più formidabile dei testi antimafia”. (Don Luigi Ciotti)

DIRITTO + DOVERE = LEGALITÀ

TUTTI INSIEME Costruite su di un cartellone una grande tabella, scrivendo accanto ad ogni diritto un dovere corrispondente. Prima confrontatevi e scegliete le idee migliori, votando per alzata di mano.

DIRITTO

DOVERE

ESSERE CURATI

CURARE L’IGIENE PERSONALE

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IO E LA LEGALITÀ

IL “LIBRO DELLE REGOLE” C’è un libro molto importante, in cui sono scritti tutti i diritti e i doveri dei cittadini italiani: è la Costituzione! La Costituzione della Repubblica Italiana è un libro scritto tanti anni fa da un gruppo di persone che hanno amato profondamente l’Italia e che hanno lavorato tutti insieme a lungo, affinché tutti i cittadini italiani potessero vivere in pace, fossero rispettosi gli uni degli altri senza differenze per razza, religione, sesso, opinioni politiche e perché ciascuno avesse le stesse opportunità. Tutti noi, già da bambini, dobbiamo conoscerla, rispettarla e amarla per imparare a vivere con responsabilità e poter costruire un futuro migliore con consapevolezza. Sin da bambini dobbiamo inoltre impegnarci per far conoscere e far rispettare a tutti le regole del vivere comune. La nostra Costituzione è la legge più importante dello Stato, formata da 139 articoli. I primi 12 articoli sono i principi fondamentali e sono alla base di tutta la Costituzione. Nei successivi articoli viene spiegato il funzionamento dello Stato e il compito dei vari Organi che lo formano. Tutte le Costituzioni seguono due principi fondamentali: limitare il potere di chi comanda e garantire gli stessi diritti a tutti i cittadini, secondo il principio dell’uguaglianza.

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IO E LA LEGALITÀ

I princìpi fondamentali Vediamo ora alcuni tra i princìpi fondamentali, elencati nei primi articoli.

Art. 1 L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.

Art. 2 La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo…

Art. 3 Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

Art. 4 La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro…

Art. 8 Tutte le confessioni religiose sono libere davanti alla legge…

Art. 10 La Repubblica protegge gli stranieri e li accoglie se sono privati della libertà nel loro Paese.

Art. 11 L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa.

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IO E LA LEGALITÀ

FILASTROCCA SULLA COSTITUZIONE La legge è uguale per tutti, la legge non fa differenza, la legge non guarda le tasche, la legge non ha preferiti, non chiede opinioni o credenze ci guarda attraverso i vestiti. Lo Stato siamo noi cittadini e allora davanti alla legge saremo più uguali e vicini. Servono braccia, menti, passione serve l’impegno di tante persone. Siamo immigrati, siamo italiani, siamo buddisti, laici o cristiani, eppure c’è chi lavoro non trova, c’è chi lo perde, chi è solo in prova. Ogni persona, ogni uomo, ogni donna, quando lavora si sente colonna di questa grande casa stivale: tetto sui monti, porte sul mare. La scuola è aperta a tutte le menti, anche se tutte son differenti. La scuola è libera come il sapere ed è una sorgente, dà a tutti da bere.

Indica il “tetto” e le “porte” dell’Italia sulla cartina.

Adatt. dal testo di Pamela Villoresi

COMPRENDO • Che cosa significa che “la legge non guarda le tasche”? • Perché una persona che lavora si sente “colonna” della casa? • Che cos’è la “casa stivale”? • Perché la casa ha “tetto sui monti, porte sul mare”? • A chi è aperta la scuola e a che cosa viene paragonata?

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IO E LA LEGALITÀ

LA BANDIERA DELLA REPUBBLICA ITALIANA L’articolo 12 della Costituzione dice che la bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni. Verde è il colore delle nostre pianure. Bianco è il colore della neve dei nostri ghiacciai. Rosso è il colore del sangue di coloro che hanno sacrificato la vita per formare un’Italia unita. Osserva.

• Quale tra le

seguenti bandiere è quella italiana?

Colora la bandiera italiana. Ricorda l’art. 12!

COMUNICO • Di solito dove e quando puoi vedere sventolare il tricolore? Racconta.

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IO E LA LEGALITÀ

L’EMBLEMA DELLA REPUBBLICA L’emblema dell’Italia repubblicana fu scelto il 5 maggio 1948, al termine di un concorso creativo. Le foglie di ulivo rappresentano la volontà di pace del nostro Paese.

La ruota dentata d’acciaio è un simbolo del lavoro e richiama l’art. 1 della Costituzione.

Perché parliamo di emblema e non di stemma? Perché nello stemma c’è sempre uno scudo.

TUTTI INSIEME Con l’aiuto dell’insegnante, cercate notizie e curiosità sulla storia della nascita dell’emblema della Repubblica.

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Le foglie di quercia rappresentano la forza e sono foglie di un tipico albero italiano.

La stella è uno dei simboli più antichi del nostro Paese.

Colora l’emblema della Repubblica, tenendo presente l’originale.


IO E LA LEGALITÀ

L’INNO NAZIONALE L’Inno Nazionale italiano fu scritto nel 1847 da Goffredo Mameli, un poeta che compose Il Canto degli Italiani, poesia meglio conosciuta con il titolo “Fratelli d’Italia”. In quel periodo molti patrioti combattevano per l’Unità di Italia, allora ancora divisa in tanti piccoli Stati.

Inno di Mameli Fratelli italiani,

Stringiamoci in formazione da battaglia!

Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta; dell’elmo di Scipio s’è cinta la testa. Dov’è la Vittoria? Le porga la chioma; ché schiava di Roma Iddio la creò.

l’Italia si è svegliata; si è posta sul capo l’elmo di Scipione l’Africano. Dov’è la Vittoria? Offra all’Italia la sua chioma;

Siamo pronti a morire; l’Italia ci ha chiamato.

Ci raccolga un’unica bandiera, una sola speranza:

è già arrivata l’ora di unirci tutti insieme.

Stringiamci a coorte! Siam pronti alla morte; siam pronti alla morte; Italia chiamò. Noi siamo da secoli calpesti, derisi, perché non siam popolo, perché siam divisi.

perché Dio ha fatto la Vittoria schiava di Roma.

Da secoli noi veniamo calpestati e derisi, perché non siamo un solo popolo, perché siamo divisi.

Raccolgaci un’unica bandiera, una speme: di fonderci insieme già l’ora suonò.

COMUNICO • In quale occasione di solito senti cantare

l’Inno Nazionale? Racconta. • Sapevi che è possibile cantarlo con lingua dei segni? Guarda il video.

VIDEO

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IO E L’AMBIENTE

IL DOTTOR ENERGIX COMPRENDO • Chi sono i • • • •

personaggi del brano? Perché fermarono il loro girotondo? A chi chiedono aiuto? Che cosa spiega loro il dottor Energix? Che cosa vuol farci capire questo racconto?

COMUNICO • Hai mai sentito

parlare di energie rinnovabili? Hai mai visto un pannello fotovoltaico o una pala eolica? Racconta.

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C’era una volta in un favoloso prato verde un fantastico girotondo di tre amici, Caldo Sole, Forte Vento e Lucente Acqua. Il loro girotondo sfrecciava velocissimo grazie alle loro potenti energie, allora decisero di non continuare a sprecarle, ma di conservarle per la loro amica Terra, che ultimamente sembrava stesse un po’ giù di corda. Non sapendo come fare, si rivolsero al loro amico, il dott. Energix. Il primo a parlare fu Caldo Sole: “Credi che gli uomini possano usare la mia energia pulita e luminosa, invece di usare quella del petrolio, che puzza, inquina i mari e che prima o poi finirà?” – chiese speranzoso. “Ma certo! – rispose lo scienziato – Bisogna concentrarla e conservarla, e gli uomini per farlo hanno inventato i pannelli fotovoltaici, capaci di trasformare il tuo calore in elettricità, ed i pannelli solari per riscaldare le loro case!”. “Ed io? – intervenne Forte Vento – Posso aiutare anch’io la mia amica Terra con la mia forza?”. “Per intrappolare la tua energia – spiegò il dott. Energix – gli uomini hanno inventato i pali eolici, dei pali altissimi con sopra delle ventole giganti che, quando tu soffi, girano fortissimo e la tua forza viene raccolta e custodita”.


IO E L’AMBIENTE Per ultima, timidamente, Lucente Acqua chiese: “Ed io? Anch’io contengo energia?”. “Altroché! – esclamò il dottore – Quando sei fiume o cascata e scorri, liberi grandi quantità di energia, che gli uomini chiamano idroelettrica. Anzi tu sei stata la prima forma di energia usata dagli uomini!”. I tre amici si guardarono frastornati. Ma allora perché gli uomini continuavano ad usare il petrolio e ad inquinare la Terra? Il dott. Energix capì la loro perplessità e spiegò: “Cari amici, il vostro contributo è importantissimo, ma ancora non è sufficiente a soddisfare il bisogno energetico, anche perché alcuni sistemi sono ancora troppo costosi. Speriamo che gli uomini capiscano che le vostre energie sono rinnovabili ed inesauribili, oltre ad essere pulite e a non danneggiare le risorse naturali per le generazioni future!”. I tre amici ringraziarono lo scienziato e tornarono a fare il loro girotondo. www.ecogiocando.it

CIRCLE TIME In cerchio, guidati dall’insegnante, riflettete sulla frase evidenziata e condividete le vostre opinioni.

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IO E L’AMBIENTE

IMPATTO ZERO È la capacità di rispettare l’ambiente attraverso le nostre azioni di vita quotidiana, in maniera consapevole e responsabile, vivendo in modo tale da non contaminare il nostro pianeta con i rifiuti e da non consumare le sue risorse non rinnovabili, usando invece le risorse rinnovabili. Ci sono poi risorse che si rinnovano ma perché ciò accada occorre tempo, quindi in questo caso è bene utilizzarle con buon senso, come nel caso del legno. Il tempo di rinnovamento di un bosco è valutato intorno ai 30/90 anni (questo dato è molto variabile in relazione al tipo di vegetazione). L’espressione “impatto zero” ci ricorda dunque la necessità di impegnarci tutti per salvare il nostro pianeta e salvaguardare piante e animali per mantenere la biodiversità.

I principi fondamentali

In sostanza, “impatto zero” indica lo stile di vita consapevole di coloro che decidono di azzerare la propria impronta sul pianeta, con vari accorgimenti: • utilizzando elettrodomestici a basso consumo, auto non inquinanti o ancora meglio biciclette e mezzi pubblici; • piantando alberi; • differenziando i rifiuti; • evitando gli sprechi, riciclando tutto ciò che è riutilizzabile e gettando via solo ciò che risulta davvero inservibile. Adottare questo stile di vita significa riuscire a determinare un impatto non distruttivo sul pianeta, perseguendo uno sviluppo sostenibile che è l’unico modo per difendere la salute nostra e dei nostri discendenti. “Impatto zero” è l’obiettivo di una popolazione informata, collaborativa e lungimirante. Adatt. da www.vivacemente.org

TUTTI INSIEME Cercate sui libri o in Internet il significato delle espressioni evidenziate e discutete insieme sul risultato della vostra ricerca.

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COMUNICO • Credi che il tuo stile di vita sia ad “impatto zero”? Quali sono i comportamenti responsabili che adottate in famiglia? Che cosa invece non fate e potreste fare? Racconta.


IO E L’AMBIENTE

NON È COMPITO MIO! Questa è la storia di quattro persone, chiamate ognuno, qualcuno, ciascuno e nessuno. C’era un lavoro importante da fare e ognuno era sicuro che qualcuno lo avrebbe fatto. Ciascuno poteva farlo, ma nessuno lo fece, qualcuno si arrabbiò perché era il lavoro di ognuno. Ognuno pensò che ciascuno potesse farlo, ma nessuno capì che ognuno l’avrebbe fatto. Finì che ognuno incolpò qualcuno perché nessuno fece ciò che ciascuno avrebbe potuto fare. Dal Web

Filastrocca del gesto importante Un piccolo gesto una pietra preziosa cela un segreto che è molto potente: qualcosa accade se tu fai qualcosa e niente accade se tu non fai niente. Basta un secchiello per vuotare il mare? Basta una scopa a pulir la città? Forse non basta, ma devi provare se provi, forse, qualcosa accadrà. È un gesto inutile, ma non importa piccoli gesti hanno forza infinita. Se ognuno spazza davanti alla porta la città intera sarà pulita. Bruno Tognolini

CONFRONTIAMOCI • Che cosa vuole insegnarci la storia? • Quale messaggio ci dà la poesia? • Quali sono i nostri compiti?

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IO E L’AMBIENTE

INTORNO A NOI Ecco alcuni esempi di stili di vita da imitare.

PLOGGA ANCHE TU! In Svezia, un paese da sempre attento alle problematiche ambientali, hanno inventato il plogging: un mix tra sport, senso civico e rispetto per l’ambiente. Il termine, infatti, è una combinazione tra le parole svedesi “plocka upp” che significa raccogliere e il più noto “jogging”. Il plogging consiste nel raccogliere i rifiuti abbandonati lungo le strade, sui marciapiedi o nei parchi cittadini mentre si corre (o si cammina). Il fenomeno della corsa che ripulisce le città ha ben presto oltrepassato i confini della Svezia, raccogliendo adesioni e spirito di buona volontà in molti altri Paesi. Anche in Italia si sta diffondendo rapidamente.

#TRASHTAG CHALLENGE Sui social network è diventata virale una sfida intelligente che fa bene all’ambiente, quella di uscire di casa, armarsi di guanti e sacchetti, andare in un posto inquinato dai rifiuti e ripulirlo, postando poi ovviamente video e foto sui social network con l’hashtag #TrashTag. Tutto è partito da Byron Roman, un uomo di 53 anni che vive a Phoenix in Arizona e che ha la grande passione per l’ambiente. In meno di 10 giorni dal lancio, tanti ragazzi sono usciti di casa e già in 400 mila hanno postato foto e video su tutti i social network, da chi raccoglie solo un sacchetto mentre fa una passeggiata a chi va con un gruppo di amici a pulire tutto un bosco o una spiaggia, da chi raccoglie i rifiuti in mare mentre va in kayak a chi lo fa portando fuori il cane. Il potere dei social network ha diffuso la sfida in tutto il mondo, per cui ragazzi asiatici, europei, africani si sono tutti uniti nella stessa sfida e con lo stesso scopo… ripulire un pezzo di mondo!

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TUTTI INSIEME Cercate sui giornali e su Internet iniziative ambientaliste, che abbiano come protagonisti bambini come voi.


IO E L’AMBIENTE

“IL MONDO CI HA SPEDITO SPAZZATURA, NOI RIMANDIAMO INDIETRO MUSICA” Alla periferia di Asunción, la capitale del Paraguay, c’è una gigantesca discarica chiamata Cateura. Montagne e vallate fatte interamente di sacchetti di plastica e scarti di metallo si estendono a perdita d’occhio. I poveri si aggirano fra queste montagne e vallate alla ricerca di pezzi di alluminio o plastica a poter vendere per pochi soldi. Fra i compiti di Favio Chavez, c’era quello di andare a Cateura e spiegare alle persone che cosa dovevano cercare e a che cosa dovevano fare attenzione. Si mise a chiacchierare con loro e raccontò del suo lavoro con un’orchestra giovanile in un’altra città. “Potresti insegnare musica anche ai nostri bambini?”, chiesero i cercatori di materiali da riciclare. “Mentre lavoriamo non hanno altro da fare che aggirarsi nella discarica. Non c’è niente qui per loro”. Favio ci pensò su. Il problema era che a Cateura una casa costava meno di un solo violino, quindi sarebbe stato pericoloso se un bambino ne avesse avuto uno. Ma i bambini non avrebbero potuto migliorare senza strumenti per esercitarsi. Favio decise che, con l’aiuto dei cercatori di materiali da riciclare, avrebbe costruito degli strumenti con gli oggetti che la gente aveva buttato via. Utilizzarono fusti di benzina, vassoi per i forni e pezzi di tubo per realizzare flauti, violoncelli e violini. I bambini erano felici. Si esercitavano due ore al giorno e diedero vita all’Orchestra di Cateura di Strumenti Riciclati. Fino a oggi i bambini hanno suonato in America, Europa, Palestina e Giappone, e il denaro guadagnato è stato restituito alla comunità nata intorno alla discarica. Grazie al potere della musica, Favio ha portato una speranza nelle loro vite. Adatt da Ben Brooks, Storie per bambini che hanno il coraggio di essere unici, Salani Editore

The world sends us garbage… We send back music Guarda il video dell’Orchestra di Cateura su YouTube

VIDEO

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IO E L’AMBIENTE

NON SI È MAI TROPPO PICCOLI PER FARE LA DIFFERENZA Era una mattina di agosto, a Stoccolma, quando Greta Thunberg decise che non si poteva più ignorare la situazione del pianeta: i cambiamenti climatici erano sempre più preoccupanti, eppure sembrava che nessuno prendesse sul serio il problema. Nei parlamenti di tutto il mondo centinaia di politici sedevano con aria seria per discutere di infinite questioni, senza però mai preoccuparsi della salute della Terra. Era arrivato il momento che qualcuno ricordasse loro quanto fosse urgente intervenire per proteggere l’ambiente – e con essa il futuro dei ragazzi – prima che fosse troppo tardi. Il resto poteva aspettare. Così, quel giorno Greta legò i lunghi capelli in due trecce, indossò una felpa blu, una camicetta a quadretti e uscì dalla casa dove viveva con i suoi genitori; un cartello di legno sottobraccio. Sopra, a mano, c’era scritto SKOLSTREJK FÖR KLIMATET, “sciopero da scuola per il clima”. Aveva preparato anche dei volantini da distribuire, con riportati sopra alcuni fatti molto importanti sul cambiamento climatico che, a suo parere, tutti avrebbero dovuto sapere.

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IO E L’AMBIENTE Greta, come tutti i ragazzi svedesi della sua età, quel giorno sarebbe dovuta andare a scuola. In Svezia ad agosto le vacanze finiscono e le lezioni ricominciano. Invece, salì sulla sua bicicletta e pedalò fino al Parlamento, in uno dei quartieri più centrali della città. Ovviamente ciascuno di noi, nelle scelte quotidiane, può impegnarsi a combattere l’inquinamento e gli sprechi, cercando di ridurre il più possibile il proprio impatto sulla salute del pianeta. Ma questo, purtroppo, non è sufficiente. La buona volontà dei singoli non è abbastanza. Davanti a una questione tanto complessa, era necessario cambiare le regole e pensare nuove leggi per proteggere l’ambiente. Nessuno poteva farlo, se non gli uomini e le donne seduti al Parlamento. Ecco perché Greta quella mattina si era diretta proprio lì. Adatt. da Valentina Camerini, La storia di Greta: Non sei troppo piccolo per fare cose grandi, De Agostini

FLIPPED CLASSROOM

Chi è Greta Thunberg? Cosa sono i Fridays For Future? A CASA

Cercate notizie su libri e riviste e su Internet sulla giovane ambientalista svedese e sulla sua iniziativa.

A SCUOLA Divisi in gruppi, condividete le informazioni e le immagini trovate su Greta e selezionate il materiale più interessante. Condividete il vostro lavoro con gli altri gruppi, poi insieme preparate un cartellone per raccontare la storia di Greta e il successo mondiale dei Fridays For Future.

Il discorso di Greta all’ONU Come osate? Avete rubato i miei sogni e la mia infanzia… Parlando all’ONU, durante un incontro sul clima nel settembre del 2019, Greta ha avuto parole molto dure per i potenti della Terra.

VIDEO

Guarda il video sottotitolato in italiano.

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IO E L’AMBIENTE

LA GIORNATA DELLA TERRA (EARTH DAY) Il 22 Aprile è la Giornata della Terra (Earth Day), la più grande manifestazione ambientale del pianeta. In tutto il mondo, ogni anno in questo giorno, vengono organizzate manifestazioni nelle quali tantissimi cittadini si uniscono per celebrare la Terra, per trovare insieme soluzioni per il futuro del nostro pianeta. È un’occasione per fermarci a riflettere su quanto sia importante un invito ad amare, rispettare e difendere il nostro mondo perché possa arrivare in buona salute anche a chi verrà dopo di noi. Tutti noi possiamo e dobbiamo dare il nostro piccolo ma necessario contributo.

La Terra è nelle tue mani Colora il disegno e scrivi in quale modo ti impegnerai per amare, rispettare e proteggere la Terra. ........................................................................... ........................................................................... ........................................................................... ........................................................................... ........................................................................... ........................................................................... ...........................................................................

TUTTI INSIEME Disegnate la Terra su di un cartellone e intorno ad essa scrivete il vostro impegno personale e di classe per ridurre il vostro impatto su di essa. Poi firmate il cartellone, ricordando le parole di Greta: “Non si è mai troppo piccoli per fare la differenza”.

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IO E L’AMBIENTE

CLIL

TOGETHER WE CAN SAVE THE PLANET HAPPY PLANET

SAD PLANET

RIDE BICYCLE

CAR EXHAUST LITTERING AND NOT RECYCLING

RECYCLE

PLANT TREES TURN OFF LIGHTS

FACTORY SMOKE WATER POLLUTION

Scrivi e disegna altre azioni che possano salvare il pianeta.

WE CAN SAVE THE PLANET WHEN WE...

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CITTADINANZA DIGITALE

COMPRENDO • Che cosa propone

la signora Guégan ai suoi alunni? • Come reagiscono i ragazzi? • Perché Gordon pensa che moriranno di noia? • Che cosa propone alla fine la maestra?

CIRCLE TIME In cerchio, guidati dall’insegnante, riflettete su come vi sentireste a stare “dieci giorni senza schermi” e su cosa potreste fare in alternativa. Confrontatevi con i compagni.

SCRIVO

E se la tua maestra ti proponesse la stessa sfida? Immagina e racconta una settimana “senza schermi”.

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DIECI GIORNI SENZA SCHERMI: SÌ O NO? – Se vi dico “dieci giorni senza schermi”, che cosa vi viene in mente? Da un lato all’altro della classe, ci guardiamo ridacchiando. La signora Guégan, la nostra maestra, a volte, ha delle idee così assurde… – A proposito di schermi, Louis, che ne dici di venire da me a giocare alla PS4 quando usciamo? – mi dice sotto voce Gordon, il mio migliore amico. – Allora? – insiste la maestra. – Dieci miseri giorni senza che mettiate uno schermo davanti agli occhi. Niente televisione, niente console, niente computer… nemmeno il cellulare che vi prestano i genitori. A quelle parole, scoppio a ridere fortissimo. Che assurdità! D’altronde io sono fatto così, quando sento una barzelletta non riesco a trattenermi. Gordon mi segue a ruota. La risata, dopo un attimo, si diffonde tra i banchi come un’epidemia. E allora, è l’ilarità generale. Be’, quasi generale. – Potrebbe essere carino provare. Non mi giro neanche. So già chi è stato a dire quell’idiozia.


CITTADINANZA DIGITALE – Potremmo provare tutti insieme, – insiste Paloma. Ci giriamo a guardarla, allibiti, mentre la maestra spiega: – Volevo proporvi proprio un’esperienza del genere, Paloma. Tutti gli studenti della classe, per un periodo, potrebbero provare a stare senza schermi. Questa volta non ride nessuno. Anzi, c’è un silenzio di tomba. – Io comincerò già stasera! – esclama Paloma alzandosi in piedi, quasi per dimostrare quanto è entusiasta. – Se accetterete di farlo, decideremo poi insieme tutti i dettagli, – continua la signora Guégan. – Per esempio, potremmo fare delle locandine da appendere qui a scuola, per invogliare anche le altre classi a partecipare… – Non faremo nemmeno in tempo a invogliare gli altri, – sussurra Gordon. – Dopo due giorni senza schermi saremo morti di noia. E dei cadaveri che camminano non sono molto incoraggianti… – E se andassimo ai voti? – propone la maestra. – Cioè facciamo un referendum? – chiede Anouk, la compagna di banco di Paloma. – Esatto! – annuisce la signora Guégan. – Qualcuno sa cosa vuol dire la parola “referendum”? Ovviamente, Anouk, che abbiamo soprannominato “signorina Enciclopedia”, alza subito la mano: – È un modo per chiedere a un gruppo di persone che cosa pensano di un argomento. – Proprio così! – approva la maestra. – È un voto che vi permetterà di rispondere alla domanda: “Dieci giorni senza schermi: sì o no?”. Adatt. da Sophie Rigal-Goulard, Dieci giorni senza schermi? Che sfida!, Einaudi Ragazzi

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CITTADINANZA DIGITALE

LE MIE ABITUDINI La tecnologia e il mondo digitale fanno ormai parte della nostra vita quotidiana. Parole come “app”, “touch” o “Wi-Fi” sono entrate nel linguaggio comune, a dimostrazione del fatto che la nostra vita ne è inevitabilmente condizionata e non sapremmo immaginarla diversamente. Quali sono le tue abitudini? Rispondi barrando con una X.

› Quali dispositivi usi di solito? (Puoi mettere più di una X)

Tablet Console per videogiochi Computer Cellulare Smart TV › Quante ore al giorno usi i tuoi dispositivi?

Meno di 1 Da 1 a 2 Da 2 a 3 Oltre 3

TUTTI INSIEME... FACCIAMO UN'INDAGINE Con l’aiuto dell’insegnante, avviate un’indagine statistica in classe per scoprire quanto tempo passate ogni giorno su tablet, computer, console, cellulari. Una volta raccolti i dati, trasformateli in un istogramma, poi riflettete sui risultati.

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› Quali attività svolgi sui dispositivi? (Puoi mettere più di una X)

Gioco Guardo video Ascolto musica Cerco informazioni Parlo in chat › Quale dei seguenti social conosci, anche se non sei registrato? (Puoi mettere più di una X)

Facebook Twitter Instagram TikTok YouTube WhatsApp


CITTADINANZA DIGITALE

LE REGOLE PER CITTADINI DIGITALI SICURI Anche nel mondo digitale, come nel mondo reale, non si può vivere senza regole. Le regole servono a garantire la nostra sicurezza, perché non basta lo schermo di un computer a proteggerci. Scopriamone alcune insieme…

Non bisogna passare troppe ore giocando sui dispositivi

I videogiochi devono essere sempre adatti all’età di chi li usa

I bambini non possono mai utilizzare Internet da soli

Bisogna sempre chiedere ad un adulto di poter utilizzare i videogiochi

Non bisogna rivelare a nessuno le proprie password

SCRIVO • Quali altre regole, secondo te, bisogna seguire per garantire la propria sicurezza?

COMUNICO • I tuoi genitori ti hanno dato delle regole da seguire quando usi i videogiochi o gli altri dispositivi? Racconta.

Il decalogo del cittadino digitale Confronta le tue risposte con quelle dei tuoi compagni e tutti insieme realizzate un cartellone su cui scriverete un decalogo di regole, per essere un cittadino digitale corretto e protetto.

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COMPITO DI REALTÀ

LA CAPSULA DEL TEMPO Sarebbe bello sapere come sarà diventato il mondo tra 50 anni, ma bisognerebbe viaggiare nel tempo e arrivare al futuro per saperlo. I cittadini del futuro però potrebbero conoscere il mondo di oggi grazie alla tua testimonianza, attraverso le tracce che lascerai. Che ne dici di costruire una capsula del tempo? Ti chiederai che cosa sia… Semplicemente un contenitore in cui tu, i tuoi compagni e i vostri insegnanti conserverete accuratamente oggetti o messaggi che non dovranno essere visti prima della data da voi stabilita (un anno, 10 anni, il 2070…). Il materiale conservato dovrà testimoniare come si vive oggi sulla Terra. Immagina l’emozione di chi aprirà la capsula, magari potrebbe essere un tuo nipotino! Sei pronto a spedire un messaggio nel futuro? Cominciamo!

Cosa ti serve • • • • •

Una scatola di legno o di metallo Fogli di carta Penne e pennarelli Fotografie, ritagli di giornale Oggetti di uso comune

Come fare 1. L’insegnante, dopo che sarete stati divisi in gruppi, assegnerà a ciascun

gruppo un compito tra i seguenti: scrivere un messaggio per raccontare come vivono i bambini oggi, cercare foto e articoli sui giornali o in internet per raccontare i problemi del pianeta, trovare oggetti tipici dei nostri giorni (ad esempio una chiavetta USB), raccogliere materiale sulla vostra vita quotidiana a scuola.

2. Quando ogni gruppo avrà portato a termine il suo compito, con l’aiuto dell’insegnante riporrete tutto il materiale all’interno della scatola, assicurandovi che sia ben custodito e protetto.

3. Chiudete la capsula del tempo e affidatela poi al Dirigente Scolastico che

avrà il compito di tramandarla ai suoi successori fino al giorno dell’apertura. Chissà che qualcuno di voi non sia tra i futuri dirigenti che l’avranno in consegna!

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