Numero 6 m5s comune di genova

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COMUNE 5 STELLE Emanuela Burlando M5S Genova

n° 6

Genova

Cultura a KM Zero La parola cultura (da latino ‘colere’: coltivare) richiama immediatamente la parola territorio e la parola crescita. Per far si che la crescita sia armoniosa bisogna che si sposi con il territorio e che venga nutrita con grande cura e perizia. Chi meglio di chi ha sviluppato e potenziato la propria professionalità creativa sul proprio territorio, può recepire la peculiarità, le necessità e i desideri di chi la abita? I cittadini per i cittadini. Come in tutti frangenti, anche qui il Movimento sostiene fortemente l’avvio di un processo di decentramento culturale, attraverso una mappatura delle realtà presenti sul territorio, mettendole in comunicazione con la parte più istituzionale della città, in modo da attivare un percorso spontaneo, che si basi sul dialogare tra spazi pubblici e creatività dal

INFORMAZIONI DAL COMUNE 5 STELLE

Foglio di informazione non ufficiale in uscita come file PDF e stampato in proprio. Ed. Genova, a cura del M5S Genova, Via Garibaldi 14 (art.2 comma 1 l.47/1948). La redazione di questo foglio di Informazione lavora nel MeetUp Amici di Beppe Grillo Gruppo Storico 5 Stelle http://www.meetup.com/Genova-AmicidiBeppeGrilloGenova/

Questo foglio è di libera diffusione e può essere liberamente stampato, copiato, pubblicato, ecc. https://www.facebook.com/movimento5stellegenova www.Genova5stelle.it @Genova5stelle

basso. Cosicché, piccoli e grandi teatri, ville storiche, ospedali, parchi diventino parte integrante sia come luogo di ispirazione culturale che come presidio sociale. Vi faccio alcuni esempi: Teatro dell’Archivolto, Teatro Carlo Felice, Ex Ospedale Psichiatrico di Quarto, Villa Rossi, Acquasola, Giardini di Plastica, Villa Bombrini e tanti altri... Quindi, un rapporto di scambio tra fruizione artistica e sensibilizzazione socioculturale. Dal “grande schermo” a realtà locali di comprovata qualità. Un’inversione di rotta necessaria e, probabilmente, inevitabile, che fa parte di quel processo di Decrescita Felice, che va verso la riappropriazione del senso di appartenenza alla comunità. Idealmente, seguendo questa strada, si può dare vita alle “prove generali” di una democrazia partecipata. Spazi simbolo a cui ridare vita, luoghi e persone che creano un rapporto sinergico auto sussistente, che da e riceve, che crea identità ed indotto. Con che mezzi? Attivando un dialogo concreto con l’Amministrazione, come facilitatore e megafono degli eventi, calendarizzati con il coinvolgimento diretto dei partecipanti. Potenziando e semplificando la fruizione della Rete, nostra alleata. Creando azioni sul territorio di promozione, da banchetti informativi a incontri con la cittadinanza di urbanistica partecipata (laboratori su coworking, orti urbani, etc..) Ma, essere legati al territorio non vuol dire creare una realtà autoreferenziale, ma attivare una visione aperta anche ad esperienze culturali già attive e presenti in tutta Europa, attivando sul territorio residenze d’artista (scambio di visioni) e officine creative (spazi dove possono crearsi sinergie, che spaziano dalle arti più sperimentali all’eccellenza dei mestieri della tradizione). In conclusione, ottimizzare le risorse, attingendo dall’humus della nostra città, creando un’offerta diversa, peculiare e sostenibile. Cultura a km zero, che, se ben coltivata, può portare turismo, indotto e lavoro sul nostro territorio.

Anche da questo cambiamento di visione parte la nostra rivoluzione “di velluto”.

Andrea Boccaccio M5S Genova

Urbanistica: pertinenze impertinenti Anziché con tradizionali fuochi d’artificio, Genova ha salutato il terzo millennio con un più profittevole (per partiti e costruttori) bombardamento a grappolo di autorimesse in città. Tra gli anni novanta ed oggi sono stati pubblicati numerosi bandi d’assegnazione di aree comunali per la realizzazione di parcheggi privati (box e/o posti auto) in diritto di superficie per 90 anni. Le società costruttrici, con apposita gara, potevano ottenere la concessione se rispettavano, tra gli altri i seguenti paletti: · almeno il 50% dei box/posti poteva essere venduto solo se reso pertinenziale ad un immobile collocato entro 300mt. pedonali dal silos (pertinenziale=vendibile solo assieme all’appartamento); · il resto poteva essere venduto liberamente ma solo a proprietari d’immobili entro 600mt. sempre pedonali. 34 aree assegnate; 31 cantieri completati per un totale di 1.760 box/posti. 2 cantieri

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COMUNE 5 STELLE “inchiodati” (Via Montezovetto e Via Cervetto) ed 1 ancora in istruttoria (Via Montaldo), che non rientrano tra i conti della delibera. Stimando un prezzo di vendita prudenziale (probabilmente sottostimato) di €30.000,00 a box fanno quasi 53 milioni di valore commerciale. A fronte di un incasso per il Comune di 1,8milioni (3,5%, tra l’altro solo parzialmente incassato) che spalmato in 90 anni significa 11 (undici!) euro all’anno per box/posto auto. Sono rimasti invenduti 205 box/posti (13%). Certamente un fastidio per le aziende ma nulla di drammatico, tenuto conto che il profitto delle operazioni immobiliare è stimato 35-40%. Tutti le autorimesse realizzate hanno, cioè, permesso di coprire i costi di costruzione e prodotto un profitto per le società assegnatarie. L’invenduto costituisce tranquillamente un immobilizzo di profitto che rientra nel normale rischio d’impresa. (Riepilogo generale indicazione Municipi con invenduti.pdf) Tra i tanti problemi di grande portata che affliggono la città, Giunta e maggioranza hanno, però, avvertito l’urgenza di soccorrere i costruttori e permettere loro di sbloccare anche questa tranche di guadagno. Hanno perciò proposto una delibera che elimina praticamente tutti i vincoli dei bandi originari e permette la vendita di box/posti pertinenziali anche legati ad immobili che distano chilometri dal silos. Tutto questo, già poco comprensibile, è diventato insopportabile (ed inaccettabile) quando abbiamo scoperto che il Comune non chiede nulla in cambio di questo aiuto. Ci sarebbe sembrato normale, per esempio, chiedere ai costruttori (per le nuove vendite) un maggior contributo al Comune in cambio della cancellazione dei vincoli. Macchè, non solo Sindaco ed assessori; persino i tecnici ci hanno rimbalzato dicendo che no, proprio non si poteva. E non riesco a rendere la passione con cui questi funzionari difendevano la delibera: sembrava quasi che i box fossero del Comune e loro proprio si spendevano per venderli.

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Abbiamo lavorato in molte direzioni per migliorare la delibera. Tutti i ns emendamenti sono stati bocciati. Niente da fare: quando c’è di mezzo un’operazione immobiliare tutto è consentito e chi s’oppone, o anche solo è perplesso, non capisce le esigenze compassionevoli dei costruttori. Abbiamo votato contro e ne abbiamo spiegato le motivazioni nel video. Siamo stati battuti con voto bipartisan (larghe intese/pretese nella variante locale al pesto…). Ci siamo però tolti alcuni sassolini dalle scarpe perché siamo stufi di politici 8e funzionari) che tutelano interessi privati; ma ancor più di facce pulite che fanno da palo agli affaristi. Chi doveva capire ha capito… Ciao, Andrea

Intervento M5S ex articolo 55 sui fatti di Scarpino (Letto da Stefano De Pietro) Testo dell’intervento del M5S in merito al problema del percolato finito nel rio Cassinelle. Consiglio comunale del 28 gennaio 2014. Proprio ieri sera il movimento 5 stelle ha registrato una conferenza organizzata con un esperto tecnico del problema di scarpino, “dal non progetto al percolato”, prossimamente in onda sui nostri siti per informare i cittadini, durante la quale la storia della discarica ha delineato una situazione senza scampo che la ventennale politica pd di questa città è riuscita a produrre. Una discarica, specialmente la vecchia, realizzata su un torrente, quella stessa via d’acqua che oggi pare ribellarsi alla follia di tecnici e politici senza scrupoli che hanno voluto tenere nascosto

Genova

il problema da essa derivante: il percolato tossico e inquinante. Improvvisamente (si dice) il rio cassinelle, sepolto da metri e metri di spazzatura senza alcune protezione e con i residui degli incendi degli anni iniziali della discarica, ha raddoppiato la sua portata, questo viene dato di sapere. E la linea tubiera che dovrebbe portare il percolato al mare senza inquinare il rio cassinelle e il torrente chiaravagna non è più sufficiente. Si procede quindi al bypass delle vasche di accumulo, inviando il liquame di scarpino 1 nel rio. Comunque scopriamo che le assicurazioni della dirigenza di Amiu durante la visita a scarpino del maggio scorso sul fatto che “il problema del percolato è ormai sotto controllo” non corrisponde a verità. Lo stesso, diluito al punto di rendere inefficace qualsiasi depurazione per osmosi inversa, e comunque ricco di sostanza come metalli pesanti ed ammoniaca, anche nelle normali condizioni di funzionamento e non in emergenza come adesso, disturba i processi di depurazione dei reflui urbani, per la presenza dell’ammoniaca. Che fine ha fatto il progetto Amiu di “strippare” l’ammoniaca a scarpino per distillazione, usando il biogas prodotto dalla discarica? Forse è meglio, per Amiu, potersi fregiare di produrre energia elettrica dallo stesso gas, invece che pensare ad un problema di salute pubblica. E dove finisce adesso tutto questo? In mezzo alle barche del porto turistico di sestri, tra le case di recente costruzione, in un’area che si chiude su se stessa per la presenza di dighe e moli, quindi con il pericoloso effetto di una possibile concentrazione in zona di metalli pesanti sul fondo e si miasmi in aria. Anche il recente scandalo oggetto di indagine della magistratura ci lascia esterefatti. Non si vuole parlarne, essendo in atto un’indagine, come si usa in questi casi, invece bisognerebbe avere il coraggio di raccontare quanto si sa, di informare le persone, i cittadini, che ogni anno si vedono pelare le tasche da un’azienda che non ha voluto (non “non ha potuto o saputo”, non ha proprio voluto adattare la propria raccolta differenziata ai numeri europei, e che riceve dalla regione, invece che un richiamo ufficiale, un aiuto insperato con la proroga dei termini


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richiesti dal presidente burlando alla conferenza delle regioni ad aprile 2013. Proroga subito fatta propria da Amiu, che invece che partire con R.D. porta a porta (PAP), come tra l’altro indicato da un nostro odg votato a maggioranza daL CC, ha prodotto un piano industriale dove parla di continuare a bruciare, furbescamente in casa d’altri, la nostra rumenta sotto la mentitrice forma di “CSS”, il combustibile solido secondario, un’altra bugia per indicare il CDR, quello che ben conosciamo. E dico bugia perché il CSS è considerato un prodotto, una specie di cippato industriale, che sarà bruciato in forni inadatti, come cementifici e centrali elettriche. Il business prima della salute, come al solito. La dirigenza di Amiu ha mentito, lo ha fatto in questi anni parlando di inceneritore come un toccasana, lo abbiamo trovato citato citato tra i parametri per la purificazione dell’aria (pagina 167 della risposta alla Vas regionale sul Puc, come riscontrato da Legambiente, un refuso che pare più un lapsus freudiano messo nelle mani della dirigenza che spingeva questa corbelleria chiamata incenerimento, gassificazione, insomma distruzione termica). Ricordiamo come anni fa un’inchiesta avesse denotato la presenza di IPA e PCB in discarica, sostanze che inducono mutazioni generiche, e a seguire adesso i numerosi scandali sia amministrativi (dei quali saranno da verificare eventuali ricadute sanitarie). Lo ha fatto adesso, trattando con la leggerezza di un incompetente, ma essendo competente, quindi con doppia colpa, il problema delle vasche, appena sufficienti al contenimento del percolato prodotto in situazioni meteorologiche normali. Amiu, a nostro avviso, sottovaluta ad arte il vantaggio di una RD PAP, che crea posti di lavoro e riduce il volume e il peso dei rifiuti, risolve un problema vero ma che “rischia” di sottrarre importanza al pozzo di san patrizio chiamato discarica. Proprio perché non crediamo ad Amiu, da tempo, dai tempi delle lotte contro l’inceneritore, e prima ancora, abbiamo chiesto con un accesso agli atti i risultati delle analisi di Amiu sul percolato, per verificare cosa cercano in quella sostanza, perché come si sa,

in chimica “si può trovare ciò che si cerca”, e noi vogliamo che i cittadini sappiano se quell’acqua sporca del rio cassinelle possa o meno costituire un rischio per la loro salute. Ricordiamo che abbiamo chiesto da tempo i dati statistici sulle malattie e le cause di morte nel comune di genova, mappate per quartiere, tipo di malattia, causa di morte, ma questi dati non ci sono forniti. Indagini epidemiologiche di questo tipo fanno paura, rivelano gli scheletri negli armadi, e sono tenute segrete o addirittura non eseguite affatto. Noi le chiediamo, e le avremo, se non dal Comune, potete starne certi tra poco, quando saliremo in regione, manca poco ormai. Esiste una soluzione al problema del percolato? La conferenza di ieri terminava con “è stato creato un mostro difficilmente domabile”. Noi speriamo che ci sia una soluzione. Solo delle ipotesi, per ora, non conoscendo la situazione idrogeologica di scarpino 1. Dei pozzi che dall’alto possano succhiare l’acqua prima che questa entri sul fondo della discarica, per cercare di limitare la quantità e la diluzione del percolato. Sono questi gli argomenti che vorremmo vedere nel piano industriale di Amiu, insieme alla PAP, alla RD all’80% entro pochi anni, non un 2020 al 65%, E tante certificazioni di enti terzi, perché si sa che chi “si guarda allo specchio” spesso vede solo quello che crede. Dopo questo, solo la “soluzione Chernobyl” parebbe risolutiva: un enorma sarcofago che copra la valle e asciughi per sempre la sorgente sotterranea. Chiediamo quindi le dimissioni dell’intera dirigenza di Amiu, immediate e senza ulteriori indugi, ed invitiamo l’Assessore Garotta a rassegnare le proprie per l’evidente incapacità di tenere le briglie di questa ennesima emergenza.

6 Erzelli: ultime news M5S Genova

Dopo che l’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici ha messo una pietra tombale sull’accordo tra Regione, Università, Comune e Genova High Tech, subito si è corsi a cercare l’escamotage: ingegneria comprerebbe il terreno per 30 milioni di euro, per poi spendere complessivamente attraverso la regione circa 120 milioni di euro per il suo trasferimento agli Erzelli. Sostenere che il pubblico non spende un euro nell’operazione è veramente da illusi, dimenticandoci ovviamente dei soldi, i famosi 40 milioni di euro gentilmente dati da Burlando a Ericsson, che lo ha ripagato con una bella schiera di licenziamenti. La verità nuda e cruda è che l’operazione non sta in piedi senza il pubblico, che è una mera speculazione immobiliare e che i fondi FAS bloccati per Erzelli altrimenti potrebbero servire per il dissesto idrogeologico. [fonte Il Secolo XIX]. Ma allora, se abbiamo deciso che Ingegneria se ne deve andare, perché non si valutano altre alternative? Ad esempio le aree ex ILVA, con tutti i benefici che comporterebbe per il quartiere di Cornigliano, oppure la ex caserma Gavoglio, in fase di sdemanializzazione, giusto per fare due esempi. Eppure nulla sembra poter fermare questa macchina infernale, neanche l’obiettiva imperizia dei proponenti. E’ veramente indispensabile chiedere a chi giova tutto questo? Sicuramente a GHT e al suo proprietario Razero, che vanta una buona amicizia con Romano Prodi. Nonostante Genova High Tech abbia una struttura finanziaria non equilibrata (debito/patrimonio = 90% e cioè il debito è pari al 90% del patrimonio della società!), CARIGE è sempre stata pron(t)a a finanziare l’operazione. forse anche perché detiene il 40% di Nuova Erzelli Srl, a sua volta uno dei principali soci di Leonardo Technology che controlla ancora il 67% delle quote Genova High Tech. Dato trascurabile: il presidente del collegio dei sindaci di Banca Carige, sino alla fine dell’era Berneschi, era Andrea Traverso, che ricopriva lo stesso ruolo nella società Leonardo Technology. CARIGE è volata sopra a tutto, anche

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sopra gli “incagli” in essere della Marina Genova Aeroporto, l’altra grande operazione di Razero, esponendosi sino a circa 250 milioni di euro su GHT, mentre per il cuore dell’economia ligure, le Piccole e Medie Imprese, rimanevano a malapena le briciole.

Stefano De Pietro M5S

Gioco d’azzardo: e se fosse il Comune a fare il “biscazziere”? Una sala giochi del Comune? Certamente, un’ottima idea, ma non per arrotondare le entrate fiscali, bensì per combattere proprio il gioco d’azzardo fatto con i sistemi elettronici. E come? Una sala giochi, con vere macchinette, dove però si può giocare gratis con delle regole, usando una tessera, per un tempo limitato, senza spendere nulla, e vincendo invece premi culturali e utili: un biglietto del teatro, del cinema per l’ultimo film in uscita, per un concerto sinfonico, ma anche un ticket sanitario, o una visita dal dentista. Un modo molto “smart” per cercare di portare ai cittadini il messaggio che per divertirsi (e anche vincere dei premi) non è necessario rovinarsi lo stipendio in una macchinetta mangiasoldi. Meglio organizzarsi in proprio, magari con dei compagni di gioco delle carte, dove chi proprio volesse rischiare del denaro, lo potrà fare tra amici, con un controllo sugli eccessi, una pacca sulla spalla in una giornata sfortunata a chiudere la perdita di qualche euro, e non di centinaia. Qui, nella sala giochi comunale, il giocatore d’azzardo potrà trovare anche un servizio psicologico di supporto, un aiuto per uscire dal loop della spesa mensile oltre le proprie capacità di bilancio, insomma l’apertura di una porta su un nuovo

mondo diverso dal passare le nottate davanti ad un robot controllato a distanza. Lo diremo sicuramente alla Giunta, perché possa sposare questa idea e realizzare quanto prima la prima sala giochi che salva il cittadino invece che pelarlo. E’ un’idea a “cinquestelle”. Ne dubitavate?

Il Movimento 5 Stelle in prima Linea contro il 3 valico (di Carlo Di Bernardo Municipio V – Val Polcevera)

Noi del movimento 5 stelle sappiamo bene quanto sia difficile combattere la propaganda delle grandi opere. Dalla val susa al ponte sullo stretto, passando per gronda e terzo valico, da un lato ci sono i buoni, che vogliono portare lavoro, progresso, sviluppo delle vie di comunicazione, magnifiche sorti e progressive, dall’ altro lato ci sono i brutti e cattivi che invece si oppongono e che vengono accusati un giorno di essere nimby, poi di essere troppo attenti all’ ambiente, contro lo sviluppo e l occupazione. Senza entrare nel merito dei dati tecnici sulle opere che riguardano il nostro territorio, dati che comunque ogni giorno confermano le nostre tesi, vi diamo due considerazioni reali e di buon senso, che dimostrano quanto sia falsa e subdola questa propaganda che siamo costretti a subire quotidianamente su tutte le tv e giornali nazionali. Una delle opere di Genova che tutti da anni auspicano e desiderano, il nodo ferroviario, per differenziare i transiti merci da quelli passeggeri e consentire una linea litoranea di treni ad elevata frequenza come una sorta di metropolitana in superficie nel ponente. Un opera quindi davvero utile e

condivisa, e ovviamente i lavori sono fermi già da parecchio tempo e non si ha certezza sulla loro ripresa e conclusione. Dal ponente genovese a quello ligure, i recenti tragici fatti di cronaca raccontano di un treno deragliato che ha rischiato di cadere in mare ed é ancora li appeso, in quell’unico binario che collega le cittadine litoranee della provincia savonese, in uno scenario più simile al 1700 che quello dei giorni nostri. In questa cornice tragicomica sono iniziati anche i lavori del terzo valico genovese. Con essi i primi disagi: chiusure di strade, espropri di terreni e di case e innumerevoli transiti di automezzi sulle strade del nostro municipio. Un campo base operativo a fianco al cimitero di Bolzaneto, subito sotto al nuovo complesso residenziale di San Biagio, doveva essere un campo base di alloggi per gli operai, invece all’ ultimo é stata fatto una modifica al progetto e la destinazione del campo base si é trasformata in deposito di materiali di scavo, con il pericolo anche di conferimento di materiali amiantiferi. La politica di fronte a tutto questo si é limitata a fare alcuni incontri ristretti con i cittadini interessati agli espropri, e non si é mai realmente confrontata con la cittadinanza, per non parlare di una seria opposizione all’opera. Ci abbiamo pensato noi ad indire un assemblea pubblica cittadina in cui invitare l assessore regionale, il vice sindaco e cociv. Ancora grazie a noi il consiglio di municipio ha approvato una mozione per aprire uno sportello dedicato ai cittadini che desiderano ricevere informazioni sul progetto. Ma ancora una volta sono i liberi cittadini che possono fare la differenza ed essere quel valore aggiunto alla lotta contro questi sprechi di soldi pubblici che devastano il nostro territorio. Infatti proprio a proposito del cantiere del cimitero della biacca di Bolzaneto di cui vi parlavamo prima, il comitato san Biagio serro ha raccolto i soldi e le firme necessarie per presentare un ricorso al tar. Noi ovviamente li sosterremo in tutto e per tutto, per dimostrare che la loro propaganda é ridicola e soprattutto per salvaguardare la salute dei cittadini e la nostra terra.

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