Intervista presidente Anasf Luigi Conte - Investire

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«LE SFIDE DA SUPERARE PER UN GRANDE FUTURO»

INTERVISTA A TUTTO CAMPO CON IL PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE DEI CONSULENTI FINANZIARI. DIGITALIZZAZIONE, RICAMBIO GENERAZIONALE E FORMAZIONE PROFESSIONALE SONO LE PARTITE DA VINCERE

Una fase complessa, ma fertile, quasi una ripartenza travolgente quella che la categoria dei consulenti finanziari sta vivendo da qualche tempo: «Ricordiamoci qual era la prospettiva che molti vedevano nel 2019», dice Luigi Conte, presidente di Anasf, l’associazione di categoria dei consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede, in quest’intervista esclusiva con Investire, subito dopo una riunione del Comitato esecutivo, riunito nella foto-notizia che dà la copertina a questo numero. «Era un gran parlare di robo-advisor, di marginalizzazione dei consulenti. La verità era l’opposto. La grande gelata delle relazioni umane imposta dalla pande mia, o forse anche indipendentemente da essa, è servita a capire che quel che noi rappresentiamo ed offriamo al siste ma, ossia il valore della relazione consulente-cliente, è un punto fermo, è il valore della presenza umana, e si è rivelato ancora più solido di quanto apparisse tre anni fa. Quindi, se mai fossimo stati all’angolo, ne siamo usciti alla grande».

Presidente Conte, ma siete riusciti anche a esse re migliori di prima?

Tutto ciò che sappiamo dare al cliente come supporto si è consolidato in un modello di servizio molto più moderno di prima, rispetto al quale la categoria si è adattata alla grande. Nel rapporto con i clienti sono stati sburocratizzati i processi, alleggeren do fortemente la pressione delle carte. Abbiamo però moltiplicato in capo a noi, per alleggerire appunto i clienti, una serie di adempimenti rispetto ai quali si dovrà discutere, perché oggi rappresentano un aggravio per chi svolge questa professione, soprattutto quando si parla di modernizzare i ser-

vizi e i processi di valore, consulenza compresa.

Dunque: siete soddisfatti ma non appagati?

Se è vero che i consulenti finanziari sono usciti dall’angolo di una sfida digitale che poteva vederli perdenti, è altrettanto vero che il match continua sulla base di una forte crescita culturale, già pienamente in atto. La categoria si sta professionalizzando sempre di più. E questa crescita si misura su due parametri.

Innanzitutto, la volontà di ogni consulente finanziario di dare il meglio di sé ed essendo perfettamente preparato al proprio compito; e poi il consistente ingresso nella professione di giovani consulenti finanziari, armati di coraggio e idee innovative che arricchiscono l’esperienza dei senior e determinano un processo vincente per il futuro della professione. Bisogna però che i giovani com-

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Nella foto Luigi Conte, presidente di Anasf DIALOGO CON CONTE (ANASF)

prendano che questa è una professione sfidante che può dare grandi soddisfazioni e che può e deve essere ricompresa nel novero dei servizi essenziali del sistema.

Presidente, veniamo ai capitoli operativi della storia recente di Anasf e dei consulenti finanziari. Partiamo dal caso Enasarco. Un successo lungamente preparato, impegnativo, che oggi vi consegna una responsabilità strategica di grande rilievo con la presidenza di Alfonsino Mei. Lento ma intenso, il processo che ci ha consolidato, in alleanza con le altre forze della lista che si è presentata alle elezioni, alla governance di Enasarco va avanti da 5-6 anni, anni in cui siamo dapprima entrati nel Consiglio di Amministrazione della Fondazione e poi passati alla determinazione di andare a gestirla. Questo ha comportato alcune conseguenze precise. La prima è di ordine pratico: la nostra categoria ha sempre pensato di essere potenzialmente molto importante per Enasarco ed oggi la presidenza che esprimiamo riconosce e valorizza il nostro ruolo. C’è poi un aspetto teorico e culturale. Spesso noi consulenti finanziari, interagendo con i clienti, parliamo di previdenza, di orientamento del risparmio al futuro anteriore, ed è quindi chiaro che arrivare a governare un ente come Enasarco significa consolidare uno dei nostri concetti chiave: quello di essere una categoria professionale capace di affiancare i cittadini nella costruzione di una pianificazione finanziaria e patrimoniale del risparmio per il futuro di ognuno… quando si tratta di governare questi stessi processi a vantaggio degli iscritti all’Enasarco, compresi noi stessi, riteniamo di avere tutte le competenze e conoscenze necessarie. È un riconoscimento che conferma quanto il nostro impegno quotidiano sia solido e robusto, ma anche quanto sia necessario infondere questa stessa impostazione nella gestione dell’ente, che non sia più solo quantitativa ma anche qualitativa…

Altro capitolo importante, la nuova presidenza dell’Ocf… Un altro successo?

La candidatura del nuovo Presidente,

al quale vanno i nostri complimenti e gli auguri di ottimo lavoro, è stata fortemente caldeggiata da noi, che siamo fondatori dell’Ocf insieme con Assoreti e Abi. È una presidenza autorevole sia per ragioni curriculari, visto che Mauro Maria Marino, negli ultimi 18 anni, è stato a vario titolo senatore e deputato dimostrando competenze specifiche nella nostra materia, sia perché si è speso a favore della professione e del modello che rappresentava. È un presidente under-60 che si è impegnato in una sfida che avrà come obiettivo quello di accompagnare la professione alla crescita consolidata che auspichiamo da anni.

Ci spiega come pensa di promuovere questa crescita?

La crescita sarà soprattutto di natura culturale. Abbiamo il dovere, già peraltro concretamente applicato e dimostrato, di costituire e promuovere iniziative accademiche, corsi di laurea, master e percorsi di formazione orientati alla professione affinchè i giovani possano esservi avvicinati gradatamente. Stiamo lavorando al varo di un corso di laurea a ciclo unico – cinque anni, professionalizzanti - che potrebbe consolidare ancor di più la professione stessa, anche se il percorso formativo per noi è già chiaro ed è il percorso definito dalla Fondazione Efpa, dove dal livello di formazione EIP al livello EFP si consegue, si perfeziona e si certifica il livello di competenza raggiunto dai consulenti.

Come definirebbe la formazione ottimale del consulente finanziario? Economica, scientifica?

La nostra non è una professione esclusivamente tecnica. Quindi per svolgerla al meglio è preziosa la competenza che può essere acquisita con la laurea in economia e commercio ma ci sono anche tanti altri ambiti culturali che concorrono a formare il profilo di un bravo consulente finanziario. È fondamentale capire che le materie di studio sono tante, che il mondo cambia, anche sulla base di temi complessi e nuovi come le neuroscienze. Pensare che un consulente finanziario non debba avere competenze in questo ambito significa guardarsi la punta del naso. Peral-

tro, questo processo di formazione è un pezzo del valore aggiunto portato dal ricambio generazionale, fa parte del nuovo bagaglio dei nuovi consulenti, ne è uno dei pilastri. Su questo tema individuo anche una questione politica. Intendiamo fare il massimo, interagendo con i decisori politici, per agevolare l’ingresso dei giovani nella professione. Renderla più accogliente è un dovere nostro, della politica e dei regolatori. Un ultimo aspetto riguarda l’organizzazione interna dell’Associazione che non può dimenticare la centralità dei giovani. Quindi, riepilogando sulla formazione seguiremo tre filoni d’azione: quello culturale-accademico, quello politico-regolatorio e quello organizzativo associativo.

Insomma, un impegno a tutto campo?

Sì, perché la nostra è una professione di grandissima responsabilità. La responsabilità che ha un ingegnere quando costruisce un ponte o un medico quando fa una diagnosi ce l’abbiamo anche noi nella nostra attività.

E c’è poi il fronte dell’educazione finanziaria, sul quale siete attivi da tempo!

Su questo tema è doverosa una distinzione precisa tra alfabetizzazione e formazione, due ambiti che vanno interpretati in modo diverso da ciò che intuitivamente si può considerare. L’educazione va costruita educendo, cioè etimologicamente estraendo i concetti da chi può già in qualche modo averli in sé, sia pure embrionali o confusi. E quindi il processo di educazione finanziaria dovrebbe partire dall’età scolare, educando i giovani alla responsabilità. L’alfabetizzazione, invece, andrebbe fornita soprattutto ai tanti adulti che nel nostro anomalo Paese, assuefatti per decenni alla camomilla serale dei titoli di Stato, hanno un gran bisogno di alfabetizzazione. Riepilogando, per i giovani, si deve puntare ad un accrescimento della responsabilità consapevole; per gli adulti, dobbiamo instillare in loro la capacità di distinzione che consentirà di distinguere e scegliere. Perseguiremo il primo obiettivo soprattutto attraverso l’attività nelle scuole, anche primarie. E il secondo anche e soprattutto attraverso il nostro

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accordo con Confesercenti che ci apre una platea di cittadini vastissima, che gravita attorno alle oltre 350 mila imprese associate.

Torniamo alla formazione professionale dei consulenti. Prevedete nuove iniziative?

Ne abbiamo in atto già molte. Da anni implementiamo importanti percorsi di formazione tra seminari e webinar, una formazione sempre complementare a quella ordinaria erogata dalle case mandanti, proprio per concentrarla negli ambiti meno battuti dalla formazione ordinaria. In partnership sempre di più con le università: basti pensare al master in Wealth Management della Bologna Business School. Tra i nostri obiettivi c’è anche quello di estendere le collaborazioni con gli atenei. L’impegno è implementato con energia anche da Efpa Italia, con cui abbiamo puntato l’attenzione sul tema Esg, in ambito culturale e non commerciale. Tutto ciò che riguarda il riconoscimento delle competenze deve essere sempre espresso al massimo livello, e non avremo paura di investire risorse importanti in ambiti in cui il termine “misura” è sempre l’obiettivo successivo.

Abbiamo dedicato la nostra cover al team di Anasf. Cos’è, per lei, il lavoro in team? È un punto essenziale. La nostra è stata a lungo considerata una professione self-made e individualista. Invece la nostra spinta a rafforzare la costituzione di attività di team, sia nel ruolo professionale che in quello associativo, dimostra che si cresce di più con il lavoro di squadra. Peraltro, la consulenza finanziaria oggi si è amplificata in modo esponenziale, dal livello specificatamente finanziario a quello patrimoniale, con ambiti sempre più ampi, a garanzia del massimo livello di servizio. Anasf, peraltro, ha sempre dimostrato che l’attività in team è vincente: l’ha dimostrato nell’alleanza continua tra attività di sede e degli organi statutari e ancor più nel coinvolgimento di tutti i colleghi che hanno il piacere e l’interesse di impegnarsi nei gruppi di lavoro quando possono prestare il proprio impegno. In questi anni si è voluto dar spazio a un

Nella foto di copertina di Investire sono ritratti i componenti del Comitato esecutivo Anasf. In alto, da sinistra a destra: Gian Franco Giannini Guazzugli, Antonello Starace, Ferruccio Riva (vicepresidente vicario), Mario Castelli, Fabio Di Giulio.

Seduti, da sinistra a destra: Susanna Cerini, Luigi Conte (presidente) e Alma Foti (vicepresidente). Del Comitato esecutivo Anasf fa parte anche Fabrizio Quaglio

grande pluralismo di vedute ed anche attraverso questo confronto vivace l’associazione è cresciuta.

Cosa ci riserverà ConsulenTia 2023?

Sarà l’edizione del decennale, una ricorrenza importante, e del resto le idee di Anasf hanno sempre raggiunto livelli importanti. Da evento formativo ConsulenTia è cresciuta diventando un evento di confronto serrato con le istituzioni e l’industria, per tracciare le linee programmatiche da sviluppare. Non è e non sarà un momento puramente celebrativo perchè l’obiettivo è sempre quello di rilanciarne l’azione per produrre altri valori. Una cosa fondamentale che va detta è che ConsulenTia è un modello di evento estremamente aggregante. La tentazione della de-umanizzazione è stata fortissima negli ultimi anni, ma un evento come ConsulenTia dimostra che resta fondamentale incontrarsi in presenza, dialogare e confrontarsi con tutti gli attori del mondo del risparmio.

Un’ultima domanda politica. Nel Pnrr non si parla di risparmio… L’opportunità che sarebbe bene cogliere, attraverso lo stimolo del Pnrr, è quella di incentivare le politiche economiche più direttamente capaci di collegare il risparmio agli investimenti nella crescita. Anche intervenire su alcune sperequazioni fiscali che dissuadono i cittadini dal dedicare risorse a un certo genere di investimenti sarebbe un’operazione proficua e sintonica con lo spirito del Pnrr, creando nuovi strumenti per correlare meglio il patrimonio dei cittadini all’economia reale. Se questo accadesse, condurrebbe ad un effettivo miglioramento dell’attività del risparmio gestito, che ha già iniziato ad investire nell’economia reale.

Riuscire a tenere insieme l’attività di Anasf, il risparmio dei cittadini, la politica fiscale e l’economia reale con un patto tra tutte queste componenti che un’associazione come la nostra si propone di promuovere, significa creare una sintesi virtuosa che permetterebbe di mettere a terra tutto il potenziale del nostro sistema economico, come collegando un motore potentissimo a quattro ruote motrici per affrontare le sfide attuali e future.

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