Fruzons di Plume (52) marzo 2024

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UN INIZIO PROMETTENTE

Giornale periodico a distribuzione gratuitaGruppo Alpini di San Giorgio di NogaroSezione di PalmanovaNumero 52Marzo 2024

Giornale del Gruppo Alpini di San Giorgio di Nogaro

Distribuito gratuitamente ai soci

AUTORIZZAZIONE DEL TRIBUNALE DI UDINE NUMERO 2/18 del 30-01-2018

DIRETTORE RESPONSABILE

Davide De Piante

REDAZIONE

Davide De Piante, Miriana De Piante, Valentino Loi, Michele Martin, Giovanni Sguassero, Anastasia Stella, Mentore Valandro

HANNO COLLABORATO

Luisella Bonetto, Maria Fanin, Giovanni Maran, Franco Moni, Scuola Primaria San Giorgio, Angelo Sigalotti, Valerio Toniolo, Marco Zanon

GRAFICA

Gruppo A.N.A. San Giorgio di Nogaro

STAMPA

Rosso cooperativa sociale

Gemona del Friuli (UD)

Numero copie stampate 400 Copyright © 2024

CAPOGRUPPO

Davide De Piante

VICE CAPOGRUPPO

Valentino Loi

CONSIGLIERI

Giancarlo Bidoggia, Piergiorgio Bramuzzo, Francesco Cargnelutti, Augusto Cazzola, Samuele Del Bianco, Lino Marchi, Michele Martin, Franco Moni, Giovanni Pittis, Lucio Taverna, Luciano Tavian

CONSIGLIERI ESTERNI

Francesco Mastroianni, Mentore Valandro

28 gennaio 2024

Alzabandiera in sede prima dell’Assemblea del Gruppo

Via Carnia, 9 33058 San Giorgio di Nogaro - UD

sangiorgiodinogaro.palmanova@ana.it anasangiorgiodinogaro@pec.it

www.anasangiorgiodinogaro.it facebook, instagram, tiktok, youtube, pinterest

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NUMERO 52 Marzo 2024 NUS BÂSTIN LI’ MÂNS
3 Il Capogruppo 4 Nikolajewka e il legame con il presente Davide De Piante 5 Assemblea con i ragazzi dei Campi Scuola Angelo Sigalotti 6 La Seconda Via Miriana De Piante 8 Un gesto di amore per... Primaria S. Giorgio 9 Lo slalom premia i soci del Gruppo La Redazione 10 Sommersi due volte... forse tre! Giovanni Maran 11 Immagini a confronto - il “palazzat” Marco Zanon 12 Un’assemlea con un tocco... giovane Davide De Piante 14 La strada delle 52 gallerie Luisella Bonetto 16 L’amicizia tra “frà” e l’amore per la montagna Valerio Toniolo 18 Alla ricerca di... lis cisilis Maria Fanin 22 Il Campo Scuola fa tappa in Sezione La Redazione 23 Il cjanton da puisie Maria Fanin Il cjanton da rizete Franco Moni Eventi Storia Giovani Sport PC Cultura Eventi Storia Giovani Naja Eventi Cultura Cultura Storia

Il saluto del Capogruppo

Cari Soci e Lettori,

il primo numero di Fruzons di questo 2024 si presenta con una leggera rivisitazione. La Redazione ha così voluto introdurre alcune piccole novità nel nostro periodico.

Non cambia la nostra “mission” ovvero quella di trasmettere contenuti sull’attività degli alpini e del nostro Gruppo in particolare ma anche comunicare aspetti storico-culturali di San Giorgio e non solo.

In tema di attività, quest’anno si presenta particolarmente attraente e, direi, “coinvolgente” per diversi aspetti.

Un po’ per tradizione, un po’ per scelta, il nostro Gruppo è sempre stato vicino ai giovani; in questo numero potete leggere della collaborazione con gli Istituti Scolastici per la colletta alimentare.

Nel prossimo futuro, come da consuetudine ultra decennale consegneremo il tricolore ai giovani di 3a media ma… non solo.

Dalla fine di giugno ad agosto saremo in prima linea:

- “In trincea con gli alpini” sul Carso,

- Campo Scuola ANA di San Pietro al Natisone,

- Campo Scuola “Anch’io sono la Protezione Civile” di San Pietro al Natisone.

Lo facciamo perché stare con i giovani ci trasmette energia, quella contagiosa che ti carica!

Lo desideriamo perché i valori che comunichiamo loro vengono corrisposti.

Lo dobbiamo fare perché vogliamo dare un contributo alla comunità e alle giovani generazioni.

E allora… seguiteci nei prossimi numeri di Fruzons e sui social network. Ma non solo.

Vuoi metterti in gioco e darci una mano?

Le nostre porte sono sempre aperte.

Solo così potremo essere partecipi dell’impegno che l’ANA, la nostra Sezione ed il nostro Gruppo sta mettendo in… campo.

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Davide De Piante

Un messaggio sempre attuale EVENTI

Nikolajewka e il legame con il presente

di Davide De Piante

Per la Sezione, la S. Messa del 26 gennaio a Bagnaria Arsa in ricordo della battaglia di Nikolajewka rappresenta un evento sempre attuale che richiama un gran numero di persone. Il Coro “Ardito Desio” completa la coreografia specie quando, a chiusura della liturgia, intona il canto “Nikolajewka” di Bepi De Marzi.

In questo 2024, per volere del nostro Presidente Stefano Padovan, all’appuntamento hanno partecipato anche i ragazzi del Campo Scuola di San Pietro (allievi e tutor); la loro presenza ha reso ancora più importante il messaggio di questa cerimonia.

Quali i commenti dei giovani?

Lasciamo la parola a Maria (tutor): “Anche noi tutor abbiamo avuto l’occasione di partecipare e accompagnare alcuni dei ragazzi alla cerimonia che si è svolta, a ricordo della Battaglia di Nikolajewka, a Bagnaria Arsa lo scorso 26 gennaio: è stato un momento commovente ed emozionante e per alcuni giovani anche la scoperta di un triste pezzo della storia della nostra cara Italia”.

Il consiglio dello sponsor

La caratterizzazione dei rifiuti

Quando la classificazione del rifiuto risulta ambigua, perché non è riconducibile ad un processo produttivo codificato o ad un unico CER (sequenze numeriche, composte da 6 cifre riunite in coppie), occorre procedere ad analisi più accurate.

Si tratta di redigere una sorta di carta di identità del bene (processo da cui trae origine, materie prime utilizzate, sostanze entrate in contatto e le relative schede di sicurezza).

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Assemblea con i ragazzi dei Campi Scuola

di Angelo Sigalotti Presenti anche i ragazzi di San Pietro EVENTI

In preparazione del 70° anniversario della nostraSezione,l’AssembleadeiDelegatisiè svolta a Palmanova.

La giornata piovosa ha limitato la partecipazione dei soci.

Quello che però non è mancato è l’entusiasmo che, durante l’incontro, hanno trasmesso i giovani.

Riportiamo qui di seguito il pensiero di Angelo che, più di tante parole, è la testimonia della strada intrapresa dall’ANA, dalla Sezione e dal nostro Gruppo.

Il 10 marzo Maria, Francesco ed io abbiamo preso parte all’Assemblea dei Delegati della Sezione di Palmanova. C’erano anche tre allievi del Campo Scuola “Anch’io sono la Protezione Civile” ed è proprio assieme a loro che a fine dell’incontro, davanti ad un’entusiasta platea abbiamo raccontato quelle che sono state le nostre emozioni e le nostre esperienze vissute. Passando in rassegna le diverse attività svolte ci siamo soprattutto soffermati sulle camminate e su tutti quei momenti che più ci hanno visti protagonisti.

Con molto piacere notavo che le persone sorridevano sentendoci parlare; magari qualcuno si ritrovava in noi, magari qualcuno stava rivivendo alcuni momenti della sua giovinezza, ma tutti erano felici di vedere dei ragazzi orgogliosi di aver passato una settimana con altri coetanei lontano dai social e dalla quotidianità.

Il mio invito è quello di seguirci su tutti social (@campo_ scuola_ana_san_pietro_) dove a breve usciranno le date dei due nuovi campi “Anch’io sono la Protezione Civile”. Non mi resta che dirvi…

A PRESTO RAGAZZI!!!!!

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La Seconda Via

Il film risveglia i ricordi

L’Operazione Barbarossa è stata unasconfitta,ilFronteOrientaleè perso. I tedeschi non sono riusciti adarrivareaMoscaeLeningrado. Ancheasud,moltopiùasud,nella Stalingrado che doveva essere la via per il Caucaso, è tutta una fuga: le Panzerdivision arretrano, i romeni e gli ungheresi seguono. Ci sono anche gli italiani dell’8a Armata, l’Armata di Russia (ARMIR), che tra dicembre 1942 e gennaio 1943 sbandano, si difendono e continuano a marciare. La compagnia 604 è costretta ad affrontarel’invernodellasteppaper evitare l’accerchiamento nemico. Quando sopraggiunge la notte, però, di tutta la compagnia sopravvivono solo sei alpini: il sergente Bisi, Zaina, Prati, Artico, Ferri, il tenente Sala, e un mulo, Remagio.

I superstiti avanzano nel silenzio per arrivare al villaggio più vicino (Popowka), sotto una neve incessante,mentrelatemperaturatocca i trenta sotto zero.

L’esasperante cammino attraverso il deserto bianco e il disorientamento causato dal freddo intenso e dal buio fa perdere la concezione del tempo agli uomini, che si rifugiano in una dimensione onirica.

Con questo film, il regista Alessandro Garilli ha voluto testimoniare le difficili condizioni psicofisiche e le sofferenze degli alpini sul fronte russo durante la ritirata del 1943. La perdita della concezione del tempo diventa qui spazio mentale.

Così, nella steppa, gli alpini si trovano a percorrere due vie: quella reale nella neve e “una seconda via” ovvero quella mentale dove i sogni, i ricordi, gli incubi e la realtà si confondono.

Il film “La Seconda Via”, il cui contesto storico è stato presentato dal socio Marco Zanon, è stato proiettato il 3 febbraio 2024 nella sede del nostro Gruppo alla presenza di una settantina di persone che hanno partecipato al 25° appuntamento di “A Cena con la Storia”.

Per la cronaca, ricordiamo che questi eventi “storico-culinari” sono stati avviati nel 2015 in occasione del 100° anniversario dello scoppio della Grande guerra e, dopo la sosta del Covid, sono ripresi nel 2023 (con la presentazione del libro di Nicolò Gavotti).

di Miriana De Piante

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STORIA

La serata è iniziata con un fila di persone che entravano in baita, alpini, amici degli alpini, amici degli amici, numeri così alti che poche volte si sono visti. Non sono mancate infatti lunghe chiacchierate tra tutti i presenti che, piano piano, uno a uno iniziavano ad accomodarsi nelle tavolate.

Andando a sbirciare in cucina già si sentiva il profumo della deliziosa cena, ancora intenta a sobbollire.

D’altra parte poi, nell’ufficio, ritrovo Mentore intento a darsi da fare con la preparazione di una torta (ma questo si saprà ben dopo, a fine cena).

Dopo vari aggiustamenti tecnici e un piccolo discorso di benvenuto si spengono le luci ed ha inizio il film.

Ormai le persone sono attaccate allo schermo per seguire ogni tratto della storia; sbirciando tra gli sguardi riesci a vedere la tensione, la paura, la tristezza, ma anche la gioia di ciò che stava accadendo.

A tratti poi, da parte di qualche

spettatore, non potevano mancare anche alcuni strilli di spavento o incoraggiamento per i protagonisti.

Film che ha fatto apparire lucidità ed ha attirato l’attenzione di tutto il pubblico presente.

Altrettanta considerazione si è posata sulla meticolosa cena, preparata dal nostro cuoco Franco e i suoi sous chef.

Composta da un primo di pasta al sugo di pesce e come secondo l’aringa che ben si presentava nel piatto, con una combinazione perfetta di colori, assieme a due fette di arance ed una di polenta. Nonpotevapoimancareildessert del nostro pasticcere Mentore che, anche se realizzato all’ultimo momento, è riuscito ad estasiare i presenti. Un dolce composto da pasta sfoglia, crema alla nocciola, pan di spagna e crema chantilly. Tra i presenti abbiamo notato i figli e i nipoti dei soldati che, impegnati nella campagna di Russia, non fecero più ritorno a casa. I loro occhi lucidi non necessitano di ulteriori commenti.

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Mentore all’opera

Un gesto di amore per...

In occasione della Colletta alimentare che si è svolta martedì 19 e mercoledì 20 marzo 2024 nelle scuole del nostro Istituto Comprensivo, sono stati raccolti 620 kg di alimenti.

Grazie all’immancabile aiuto e all’organizzazione degli alpini del nostro territorio (ndr: Gruppi di San Giorgio, Torviscosa, Porpetto, Castello e Corgnolo), presenza attiva e fattiva in molti ambiti del sociale, i nostri bambini e ragazzi hanno potuto sperimentare l’importanza di un gesto concreto di solidarietà. Tale gesto volontario rappresenta un valore fondamentale ed è un segno di responsabilità di fronte ad un bisogno reale. Portare un sacchetto da casa per la raccolta è stato come portare la speranza a chi è in difficoltà, dimostra che è possibile vivere in modo diverso, attenti alle necessità altrui. Ognuno di noi può fare la differenza in un mondo in cui l’egoismo sembra fare da padrone. Partecipare alla Colletta è un gesto semplice, concreto, alla portata di tutti e che ci rende felici.

Un grazie di cuore a tutte quelle persone che, collaborando in vari modi, hanno reso possibile e fruttuosa anche la raccolta di quest’anno.

“Che bello se ognuno di voi, alla sera potesse dire: oggi a scuola, a casa, al lavoro, guidato da Dio, ho compiuto un gesto di amore verso un mio compagno, i miei genitori, un anziano. Che bello!” (Papa Francesco)

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Scuola Primaria San Giorgio di Nogaro 620 kg di alimenti dalle scuole alla Caritas
GIOVANI
La raccolta alla primaria (ex scuole elementari) La raccolta alla scuola dell’infanzia “M. Bambina”

Lo slalom premia i soci del Gruppo

Coppe e medaglie ai Sangiorgini SPORT

la Redazione

I partecipanti della Sezione di Palmanova I portacolori del nostro Gruppo. Da sx: Manuel, Davide, Stefania, Alessandro, Ranieri, Bobo

Come da tradizione, il Trofeo Sezionale di Slalom si svolge a Tarvisio (Campi Duca d’Aosta) unitamente al Trofeo della Sezione ANA di Udine.

È così che gli atleti concorrono a due classifiche, quella “palmarina” e quella “udinese”.

Il 10 febbraio 2024 lo ricorderemo bene perchè i nostri atleti hanno portato “a baita” diversi piazzamenti di rilievo.

Nella classifica individuale Ranieri è arrivato 1° di categoria nei due trofei (Udine e Palmanova) e lo stesso ha fatto Stefania.

Nella graduatoria per squadre del Trofeo di Udine, San Giorgio si piazza al 2° posto e si aggiudica la coppa per il Gruppo più numeroso (6 atleti).

Lasciate le piste da sci, la competizione si sposta a tavola dove, davanti ad un bel piatto di pastasciutta fumante, c’è quell’aggregazione tanto indispensabile e necessaria per tessere amicizie e collaborazioni.

Lasciamo ora i commenti a due dei nostri.

Ranieri: “Bellissima la gara, un grande spettacolo come pure la festa; compagnia ottima e buon divertimento”. Lo stesso Ranieri ci confessa poi “Sono stufo di vincere sempre io!”

Alessandro: “Sono talmente tanti anni che faccio questa gara; partecipo volentieri perché gli alpini sono sempre delle persone disponibili e molto speciali sempre disposte a fare cose fantastiche. Consideratalamiapassioneperlosci,nonpossonomancare alla gara sociale anche se come aggregato. Purtroppo non ho fatto l’alpino ma sono orgoglioso di fare parte del sodalizio. Il bello di questi eventi è che trovi sempre gente nuova.

Con Ranieri è una sfida continua e questa è la gara nella gara“.

Il 17 febbraio, i due nostri soci Stefania e Ranieri hanno partecipato al Campionato Nazionale ANA di Slalom che si è tenuto a San Candido. Grazie per aver rappresentato il nostro Gruppo!

Il consiglio dello sponsor

Il forno

Il forno da 18 metri è installato nel laboratorio fin dal 1969; la cosa che lo rende così speciale ha a che fare con la lentezza: le Gubane appena infornate, ci metteranno 45 minuti ad attraversarlo. Avanzando così lentamente, le Gubane non subiscono shock termico ma si cuociono piano piano, e con la stessa “dolcezza” vengono sfornate a fine percorso. Perfetta cottura significa perfetta temperatura!

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PROTEZIONE CIVILE

Sommersi due volte… forse tre!

I volontari Alpini... il compito è di mostrarlo prima, con l’Esempio!

Da sx, Nadia Prete (TV), Elio Marchesini (VR) Consigliere Nazionale, Milena Faedo (VR) e Giovanni Maran

Dicono che nella vita le disgrazie non vengono mai da sole e molto spesso succede che ad un evento negativo si affianchi o ne segua un altro.

Fatalisticamente si potrebbe dire che “è la vita di tutti noi”, ma a volte “l’ambiente” in cui viviamo, sia quello naturale che quello sociale, contribuisce in maniera determinante a renderla complicata.

Un esempio di ciò sono le popolazioni della Bassa Romagna che hanno dovuto affrontare con determinazione e coraggio prima una disastrosa alluvione che indistintamente ha messo in ginocchio intere comunità e, poi, un violentissimo fortunale che per molti ha completato la devastazione.

I primi interventi di solidarietà concreta sono noti a tutti; i volontari e la Protezione Civile Nazionale si sono prodigati senza risparmio, le istituzioni si sono dedicate a individuare e reperire le risorse necessarie ai primi interventi e, piano piano, uscita dall’emergenza la gente ha ripreso la sua quotidianità. Ma… (c’è sempre un ma) è rimasta la conta dei danni e la necessità di valutarne l’impatto economico sui bilanci pubblici con una dettagliata ricognizione, consentendo i primi ristori.

Da qui, l’invito delle istituzioni ai cittadini che avessero subito danni a presentare la richiesta di contributo e ricognizione attraverso una specifica modulistica.

di Giovanni Maran

L’estensione dell’area danneggiata e l’alto numero di persone e attività interessate hanno di fatto moltiplicato la produzione di richieste e considerato il numero limitato di personale con competenze specifiche, ha messo in difficoltà le Amministrazioni Locali.

A fronte del rischio della terza calamità (non necessaria) ovvero i tempi della burocrazia - ancora una volta dopo il Covid a richiesta del generale Figliuolo la Protezione Civile ANA - uomini e donne - organizzazione, competenze, disponibilità, adattabilità, flessibilità, resilienza, ha risposto presente. Ho così avuto l’opportunità e la fortuna di essere contattato per poter donare parte del mio tempo all’attività di affiancamento del personale incaricato alla analisi e valutazione delle domande di ricognizione dei danni, presso l’Unione dei Comuni della Bassa Romagna a Lugo in provincia di Ravenna È stata una esperienza positiva, moralmente e umanamente gratificante che mi ha consentito di vedere e capire quanto spazio ci sia per migliorare l’efficienza e l’efficacia delle azioni in questo settore e di comprendere una volta di più, il valore del tempo donato agli altri e quanto sarebbe utile e formativo per i nostri giovani un periodo dedicato.

Quanto? Un’ora,ungiorno,unasettimana,unmese, sei mesi? Il tempo necessario a ognuno per maturare la convinzione che il “NOI viene prima dell’IO” ed è fondamentale per la realizzazione della Persona matura, cosciente che anche le istituzioni non sono e non devono essere un’entità isolata a cui rivolgersi solo per rivendicare “diritti” ma sono parte dei doveri di un cittadino.

La certezza che in solitudine non si va lontano molte persone la scopriranno comunque con il tempo, il nostro compito principale da Uomini e Donne Volontari Alpini è di mostrarlo prima, con l’Esempio!

Immagine di archivio di Lugo allagata (foto Robert Gavrelescu)

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Immagini a confronto

Continua la rubrica che mette a confronto le foto dei luoghi di San Giorgio di Nogaro scattate cent’anni fa con le immagini degli stessi luoghi ai giorni nostri

L’immagine storica che pubblichiamo in questo numero di Fruzons rappresenta un edificio non più esistente ma il cui ricordo è ancora molto vivo tra gli abitanti, non più giovanissimi, della frazione di Chiarisacco; si tratta infatti del fabbricato storico noto con il nome di “palazzat” (nome in molti casi erroneamente utilizzato anche per identificare l’antico palazzo fatto costruire dal conte Guglielmo Montegnacco) costruito lungo la Via Emilia.

Edificio molto ampio e di un certo pregio architettonico, già presente nel catasto napoleonico degli inizi del XIX secolo, nel corso del primo conflitto mondiale viene requisito dalle autorità militari per ospitare l’ospedale della Croce Rossa (probabilmente il n. 34) destinato ad accogliere e a curare i militari affetti da gravi patologie neurologiche.

Come noto le condizioni di vita estreme imposte dalla guerra, la dura vita in trincea, la paura per un nemico sempre presente ma di fatto non visibile, il confronto quotidiano con l’angoscia e la paura

di morire, finirono per sconvolgere la mente e la coscienza di molti soldati, uomini semplici strappati alle loro normali occupazioni, ai loro affetti familiari, interrompendo bruscamente ogni prospettiva e ogni progetto di vita personale. Questi uomini furono improvvisamente gettati in un mondo di violenza e orrore, spinti a dimenticare la propria vita passata, a cancellare i valori nei quali erano stati educati, a essere obbligati contro voglia a uccidere e a morire.

Un supplizio insopportabile che minava il senso stesso della vita, al quale molti non riuscirono a reggere, cadendo in breve tempo nel tunnel della depressione e della malattia mentale.

Per affrontare questa situazione critica, a fine ottobre 1915 fu attivato un servizio neuro-psichiatrico di guerra, con un consulente per ogni direzione di sanità d’armata.

Per la Terza Armata l’incarico fu affidato al medico alienista Angelo Alberti, docente all’Università di Roma, responsabile del reparto

specializzato di psichiatria dell’ospedale n. 234 di cui l’ospedale n. 34 era una delle sezioni staccate. Va anche ricordato che, nel corso della sua attività ispettiva, l’ospedale n. 34 della CRI venne visitato dalla duchessa d’Aosta il 19 aprile 1916, come lei stessa ha raccontato nel libro “Accanto agli eroi”.

Al termine del conflitto, per buona parte del secolo scorso, l’edificio ha avuto una destinazione prevalentemente abitativa ospitando diverse famiglie della frazione. Nel corso degli anni ottanta, dopo anni di abbandono, la struttura ormai non più sicura venne acquistata dall’allora IACP (ora ATER) che ne avviò la completa ristrutturazione.

E così, nel corso del mese di dicembre 1991, in seguito agli opportuni lavori di sistemazione e ripristino, venne inaugurato il nuovo edificio in grado di ospitare oltre una dozzina di famiglie e alcuni locali destinati ad accogliere diverse attività commerciali.

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Un’assemblea con un tocco... giovane

4.938h di volontariato e 24.452€ di donazioni

di Davide De Piante

II copione dell’assemblea annuale del nostro Gruppo è ormai consolidato: S. Messa e deposizione di un mazzo di fiori in ricordo degli alpini “andati avanti”, alzabandiera in sede, assemblea e spuntino.

Del resto, come recita un antico detto popolare, forzatura lessicale sul versante del paradosso “Piuttosto di far morire una tradizione è meglio bruciare un paese”, motto che esprime al meglio l’attaccamento di una realtà alle proprie tradizioni.

Quello che cambia ogni volta invece è l’emozione di vedere facce nuove, di osservare gli assensi delle persone che ti stanno davanti, di apprezzare quanto emerge dalla discussione e, non da ultimo, la voglia di stare assieme sia durante l’assemblea che nel momento conviviale.

Come avviene negli ultimi anni, la relazione morale è stata fatta con la proiezione di video e fotografie delle attività svolte nell’anno. Questo è un toccasana perché fa fare un tuffo a ritroso rivivendo eventi e sensazioni provate lungo tutto il corso dell’intenso anno associativo appena trascorso.

Ogni anno l’appuntamento si arricchisce di qualcosa di nuovo e il 28 gennaio 2024, oltre ai soci del Gruppo, era presente il Direttore Generale del Progettoautismo FVG nonché Colonnello Enrico Baisero con il figlio Alessandro.

Dopo l’ottimo risultato de “La Penna sotto l’Albero” (10.325€ donati dal Gruppo) ha voluto testimoniare la vicinanza tra le due associazioni dichiarandosi disponibile nel collaborare per le attività future del Gruppo e dei Campi Scuola.

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EVENTI

A portare la testimonianza dei giovani, ci hanno pensato Elisa ed Angelo che hanno presentato all’assise quanto fatto durante il Campo Scuola “Anch’io sono la Protezione Civile” tenuto ad agosto del 2023 a San Pietro al Natisone. Vedere le immagini delle attività fatte dai ragazzi (10-15 anni) commentate dai due tutor ha dato maggior valore a quanto realizzato. Per la cronaca, nel campo il nostro Gruppo è stato presente con 7 volontari per un totale di 648 ore di servizio.

A conclusione della relazione morale, il Capogruppo ha lanciato un messaggio

“Aiutateci anche voi… solo così potremo continuare a seminare cultura/solidarietà” ed ha citato Winston Churchill:

“ci sono tre grandi cose al mondo, gli oceani, le montagne ed una persona impegnata”.

Ora spetta a voi lettori!

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Onore ai Caduti presso il nostro Memoriale In attesa dell’Alzabandiera in sede

La strada delle 52 gallerie

Abbiamo parcheggiato il camper a Bocchetta Campiglia (1216 m di altitudine); il cielo è limpido, fuori solo le stelle e un’aria frizzantina, nessun altro, solo noi e il tempo promette bene. Domani percorreremo la “Strada delle 52 gallerie del Pasubio”; da tanto volevamo farlo. La mattina ci alziamo presto, zaino in spalla e partiamo.

Due grandi paratìe di ferro ci indicano l’inizio del sentiero che porta a quest’opera straordinaria che conduce al rifugio “Achille Papa” alle “Porte del Pasubio” (1928 m). È una delle più belle escursioni delle Prealpi Venete; non è solo una passeggiata turistica, abbisogna di prudenza ed attenzione. È importante ricordare che in realtà è una mulattiera molto ardita che corre sopra profondi dirupi e cenge esposte. Il percorso consentiva l’approvvigionamento delle nostre truppe arroccate sul Pasubio durante la Prima guerra mondiale in luogo della Strada degli Scarubbi (a nord-est) continuamente bersagliata dalle artiglierie austriache.

Questa “Strada storica militare” si snoda in una zona totalmente rocciosa, è lunga circa 6.300 metri dei quali 2.300 distribuiti in 52 gallerie e i restanti tagliati a mezza costa. La larghezza oscilla tra i 2,20 e 2,50 m mentre le curve di tre metri dovevano garantire il passaggio di due muli contemporaneamente oltre a mezzi e uomini.

Ci sono gallerie a tracciato elicoidale, a spirale, motivo di meraviglia per quanti percorrono la strada. I lavori iniziarono nel marzo 1917 e furono portati a termine in pochi mesi, nel dicembre successivo la

strada giungeva alle Porte del Pasubio. Il dislivello è di circa 800 metri ma ci vogliono circa 3/3,30 ore perchè è impossibile non sostare ad ammirare il panorama all’uscita delle gallerie! Dove ora c’è il rifugio Papa, nel maggio 1916 fu gradatamente costruita in posizione defilata al tiro nemico, una vera cittadina in legno e muratura aggrappata alla roccia, ancorata a piccole cenge.

Le opere erano unite da sentieri, collegate da numerose gallerie che servivano da ricovero o da deposito di materiali, erano dotate di scale e ospitavano centinaia di persone di ogni arma, alpini, artiglieri e fanti. Il luogo fu identificato dai combattenti come “el Milanin del Pasubio”, la piccola Milano e il generale Achille Papa ne fece un inespugnabile baluardo. Contavano sul 238° Reparto di Sanità e in una caverna era stata allestita una sala operatoria; da questa cittadella si diramavano tutte le comunicazioni telefoniche per i comandi in linea nei monti circostanti.

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La partenza della camminata
STORIA

Alle Porte del Pasubio giungevano due teleferiche, mentre un’altra collegava direttamente “il Milanin” con il Soglio dell’Incudine. A Malga Busi era collocato anche l’impianto elettrico che provvedeva all’illuminazione delle gallerie e l’acquedotto che riforniva d’acqua migliaia di soldati in quota. Gli austriaci, perfettamente informati di ogni cosa, considerarono impresa vana ogni attacco; sia italiani che austriaci si affrontaro con la guerra di mine: 9 esplosioni, 4 italiane e 5 austriache.

Procediamo per la “Strada”, ogni galleria è numerata e dotata di pannello illustrativo; imbocchiamo la prima sulla cui entrata c’è scritto “33a Compagnia Minatori” in onore dei tenaci lavoratori addetti alla costruzione. Le gallerie sono in salita, buie, si cammina sul terreno sconnesso ed è indispensabile una torcia, entriamo nello spirito di questa singolare avventura di uomini straordinari nel fare e nell’osare. Ogni volta che si esce alla luce del sole bisogna fermarsi perché il panorama è di una bellezza straordinaria. La 19a galleria è la più lunga, 318 m ed è intitolata al Re Vittorio Emanuele III, all’uscita della 47a si raggiunge il punto più alto della strada (2.000 m) dal quale si gode di panorami grandiosi, incredibili, fra creste, guglie e precipizi. Non so se i soldati si accorgessero di quanto avevano intorno! Il rifugio Achille Papa appare dopo la 52a galleria, è dipinto di giallo, al suo posto con la mente io vedo “el Milanin” e i soldati apprestarsi alle battaglie, vedo i feriti e i morti; gli austriaci erano stati fermati, ma quante vite perse! Cima Palon, Dente Italiano e Dente Austriaco, Arco Romano, Cimitero, tutta zona sacra, si presenta in mezzo a tutto questo con rispetto. Guardiamo l’area con estrema consapevolezza, un altro luogo speciale da imprimere nella memoria. Siamo contenti per aver raggiunto il nostro obietti-

vo, è ora di scendere. Imbocchiamo la Strada degli Scarubbi, circa 10 km di discesa che taglia le gambe, peggio della salita (troviamo anche la neve). La “Strada” è un capolavoro di ingegneria militare e di arditezza, impresa di giganti fu detto, nessun’altra l’ha eguagliata sul fronte europeo. La percorriamo ricordando con rispetto coloro che la costruirono e i tanti che, dai campi di battaglia del Monte Pasubio, non tornarono più; è nostro dovere!

Il 3 novembre 1918 a Villa Giusti si firmò l’armistizio e la guerra finì.

Di quegli episodi Michele Campana nel suo “Un anno sul Pasubio” scrisse:

“Baionetta in canna! Si udì il tintinnio delle lame. Poi si riprese la salita quasi di corsa… Par proprio che noi saltiamo sopra alle raffiche di pallottole. Picchiano in ogni sasso sprizzando scintille. Danno un luccichiocomeinunpratodiluglio.Ahi!Lemiegambe! Aiuto!

Mamma”!

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Rifugio Achille Papa sul Pasubio La 1a galleria

NAJA

Amico chiama, naja risponde

L’amicizia tra “frà” e l’amore per la montagna

Sono Valerio, classe 1943, ed ho svolto il Servizio Militare nel Corpo degli Alpini. Sono partito il 3 agosto 1964 per l’Aquila dove in quel periodo si concentravano i chiamati alla leva. Tornato in Friuli sono stato destinato alla “Caserma Zavattaro” di Udine e lì ho stretto subito amicizia con Silvio, Ermes, Paolo, Emidio ma anche con molti altri.

Facevamo parte della Compagnia Genio Pionieri Brigata Alpina Julia. Ricordo benissimo quando, alla caserma Zavattaro, dovevamo marciare ed Emidio, abruzzese, non riusciva mai ad andare al passo, sentivi i suoi scarponi sempre fuori tempo e giù punizioni a tutto il plotone (non ha mai imparato a marciare) però aveva in dotazione la moto, grande, per lui che era piccoletto. Oppure quando si andava al bar dove Paolo, che faceva il barista, si disperava perché a volte, complice un bicchiere di troppo, qualcuno rompeva i bicchieri.

Al campo invernale a Socchieve, mi è venuta una forte emorragia

al naso e con il sangue che colava scrivevo il mio nome sulla neve con grande impressione degli altri soldati.

Quando arrivava la posta, per Ermes che aveva già Loretta era dura: salti e ancora salti a non finire! Poi c’era Russolo che oltre ad avere questo cognome, russava (forte), così dentifricio a “gogò”, e Francesco Berera di Foppolo autista dell’ottimo Capitano Muscas (deceduto).

Non posso certo dimenticare Manfroi di Cencenighe che di mestiere era muratore e che, sotto naja, gli fecero fare l’infermiere tanto da essere soprannominato “Pastiglia”; ancora oggi infaticabile sciatore e camminatore nelle sue montagne. Con lui, io, Ermes e le mogli siamo saliti al Col di Lana.

Durante il servizio militare ho conosciuto Dario Codarin, sottotenente di carriera che voleva avanzare di grado e quindi un po’ “duro”; sarebbe poi diventato il maestro di scherma di mio figlio Stefano e anche amico mio. Facendo l’autista come Silvio ed Ermes, con i mezzi a disposizione andavamo a ripulire le strade ostruite dalla neve a Sella Nevea e sul Passo Pura mentre a Casera Razzo abbiamo approntato una pista d’atterraggio per velivoli leggeri.

Al campo estivo avevamo organizzato la tenda così bene da aver ottenuto persino un premio, ma quando pioveva non era molto piacevole viverci; negli anni, da civile, ciò non mi ha impedito di acquistarne una per andare in vacanza. Sotto naja avevo conseguito la patente “C” facendo la scuola guida con uno SPA residuato bellico, poi avevo in

dotazione un “gippone” ma era talmente vecchio e provato dalla guerra che nell’ultimo periodo di leva mi hanno mandato a Costalissoio a rinforzare le strade senza “gippone” perché era “andato, finito, morto”!

Ho fatto poche marce perché il mio compito era portare i vettovagliamenti al campo dove gli amici commilitoni facevano le esercitazioni però rimaneva tempo anche per altro, come ad esempio cercare lumache che poi facevamo cucinare (al Rifugio Cridola).

Finita la naja, nel corso degli anni ho ritrovato alcuni dei vecchi commilitoni e ogni volta ognuno di noi ricorda qualche episodio accaduto e, piano piano, si ricompongono i tasselli degli anni 1964-65 in cui abbiamo vissuto a stretto contatto, anche se a volte separati da mansioni diverse. Comunque non vedevo l’ora che la naja finisse ma poi, con il tempo, ho rivalutato tutto e mi sono accorto che certi valori li ho appresi proprio lì.

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Valerio (primo sulla destra) con i commilitoni a Sella Nevea Valerio (a destra) a fianco ai mezzi

Per esempio l’amore per la montagna che mi ha portato a camminare su tantissimi monti assieme a mia moglie e ai tre figli e, una volta cresciuti, noi abbiamo continuato esplorando trincee e gallerie delle guerre, sempre la montagna nel cuore e nelle gambe.

Poi quello dell’amicizia che con Emidio, Paolo, Ermes, Silvio e più tardi con Zaverio, è rimasta nel tempo. Quante volte siamo andati in Abruzzo a casa di Emidio che ci ha sempre riservato un’accoglienza straordinaria, come pure da Paolo a Caselle d’Asolo e da Zaverio. Per non parlare di Silvio di Pozzo della Richinvelda con pranzi e feste, escursioni in montagna e viaggi; sempre generosissimo. Con Ermes e Loretta di Codroipo abbiamo fatto numerosi viaggi in camper dappertutto, scampagnate e scarpinate in montagna; anche con l’amico Domenico Ciucci, che siamo andati a trovare a Subiaco e ci ha accompagnati a vedere i bellissimi monasteri benedettini di Santa Scolastica e San

Benedetto.

Dopo quasi 60 anni, qualche amico di naja se n’è andato, come pure Emidio e Silvio Tubello, ma la nostra amicizia e il ricordo rimane incancellabile.

È bastato un anno di naja insieme per ottenere un legame indissolubile nel tempo e questo non è poco e non è da tutti avere questo privilegio.

Chi l’avrebbe mai detto che il nostro motto “Fin che gò fià“ (fino a che avrò respiro) fosse stato così appropriato.

Devo dire di essere contento di aver fatto la naja e ancora di più per essere stato un Alpino!

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Da sinistra: Silvio Tubello di San Giorgio della Richinvelda, Valerio Toniolo di San Giorgio di Nogaro, Paolo Dolcetta di Asolo, Zaverio Marastoni di San Giovanni Lupatoto Ermes Parussini di Codroipo - tutti del 1943 (foto del 2014) Valerio alla guida del “gippone” sui Musi

CULTURA

Alla ricerca di... lis cisilis

Tutto era incominciato per caso. O meglio, “quasi” per caso. Era il tempo di cui dicevamo (fine 1950, primi 1960), quando ferveva uno spirito dirompente nella gioventù che si affacciava al mondo nei primi anni Sessanta. Gioventù che per la prima volta poteva frequentare le scuole medie, di avviamento, le superiori, e gioventù che già lavorava, si incontravano nel nuovo spirito delle ACLI che una giovanissima Gigiute Fanin, studentessa universitaria, aveva avviato in paese. Così le gite, così il Coro, così il Teatro, le Pesche di beneficenza, tutti insieme, senza distinzioni di appartenenza, che tanto tutti eravamo figli della stessa classe di operai, di contadini, di piccoli esercenti, di maestri e impiegati. Il punto d’incontro era la Parrocchia, dove don Giulio Ziraldo dal 1956 al ‘61 aveva radunato frotte di ragazzi di ogni età facendoli protagonisti di gare, giochi e avventure mai viste prima… ma non bastava mai… E il corrispettivo di gare, giochi, scenette, per bambine e ragazze era con suor Mariagrazia nell’Asilo delle Suore di Maria Bambina. In questo clima si era formato anche un piccolo gruppo di danzerine, tutte bambine, che imparavano le antiche danze popolari, guidate da un’altra Fanin, Maria, che “si le cjatave par dut come i savôrs”.

Il costume era quello tradizionale, il più semplice: gonna nera a fiorellini, corpetto di velluto nero, camicia bianca con le maniche a sbuffo e un grembiule colorato, messi insieme in casa, senza pretese… All’inizio si facevano le prove in una stanza dell’Asilo con uno sgangherato magnetofono che spesso si inceppava. Le musiche erano La Stajare… La Ziguzaine, La Resiana, La Furlana... Le occasioni erano le piccole feste del Carnevale, quelle del concerto del Coro parrocchiale, o delle premiazioni della dottrina…

Ma il Parroco, don Plinio, aveva fermato per strada la maestra improvvisata “Fanine, e son stupidadis, ches frutis non balaràn in nissun lôc!” j veve dit.

“E ben, e balaràn tal me curtîl!” j veve rispuindût. (Non si poteva parlare così con il signor Parroco!)

Invece don Aldo, che dirigeva il Coro, aveva capito la novità del gruppo, che arricchiva i concerti sia in paese sia, soprattutto, fuori paese.

Intanto le prime danzerine erano diventate grandi e il gruppo, che ora aveva un nome, Lis cisilis, si rinnovava completamente, con Mirella la più piccola che aveva cinque anni e Tizianina che ne aveva sei. Le altre, Michela, Francesca, Raffaela, Daniela I, Daniela II, Michelina, Paola, Adriana, Attilia, Nadia, Manuela, Paoletta, Clara, Silvia, Tiziana, Gabriella, … andavano dai sette ai dieci anni.

A Villa Santina il Coro partecipava alla prima “Sagre de Vilote Furlane”. Era una sera d’estate del 1963.

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A Villa Santina

Quando le bambine, dopo il Coro di San Giorgio di Nogaro, salirono sul palco, la folla che riempiva la piazza sembrò impazzire e le danze furono accompagnate da battimani ed esclamazioni a non finire…

E si presentò a casa mia don Domenico Zannier (pre Meni), che era stato l’ideatore di quell’evento. Mi propose di rappresentare ufficialmente con “Lis Cisilis” la Scuele libere furlane da lui fondata.

Mi consegnò personalmente il testo da lui composto sulla musica di quattro Canzoni a ballo di Giorgio

Mainerio, parmeggiano (Parma 1535, Aquileia 4-5-1582, in Friuli per oltre 22 anni, Maestro di Cappella in Udine e Aquileia). Lo spartito originale gli era stato affidato da un ricercatore dell’Accademia di Scienza e Arte di Magonza, che lo aveva scoperto alla Fondazione Cini di Venezia.

Era il momento di provvedere a costumi veri e propri (confezionati da una sarta e un sarto professionisti, Imelda e Angelo), più completi, con sottovesti, mutandoni lunghi e pizzi per le femmine, pantaloni e gilet di velluto, camicia bianca e fazzoletto al collo per i maschi. E papuzis…

La maestra improvvisata studia le riproduzioni grafiche delle antiche danze friulane alla biblioteca Joppi di Udine e immagina nuove coreografie.

Le bambine, BRAVISSIME. Le guardavo, stupita che non fossero mai stanche e che imparassero così velocemente anche se dovevano ricominciare daccapo per le frequenti variazioni suggeritedallamusicainusuale.Ammiravolaloropazienza.Alcunevivaci,altretimide,amomenti spaventate dalla responsabilità di salire sul palcoscenico. Ma quando partiva la musica… si trasformavano, sembrava fossero nate danzando, spigliate, e soprattutto sorridenti… e ovunque dal pubblico battimani a non finire. Dal coro grande si era formato un coretto a quattro voci che accompagnava le danze di Giorgio Mainerio…

In Regione il nostro era il primo gruppo di bambini, e da allora si moltiplicarono le chiamate da tanti paesi… Arrivava per noi, sempre di domenica, una piccola corriera inviata dagli organizzatori e tutti su, bambine, genitori e accompagnatori del coro (Giuliano, sempre!), come una festa continua, all’aperto d’estate, al chiuso d’inverno….

Ma alle danzerine spettava anche l’importante compito di rappresentanza, nei Convegni e negli eventi culturali di Friulanità organizzati dalla Scuele libare furlane di Domenico Zannier, come a Gorizia, o nelle occasioni ufficiali, come la venuta del Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat a San Giorgio di Nogaro (21-24 ottobre 1966).

Il 28 novembre 1965, all’Auditorium Zanon di Udine, in una sala gremita all’inverosimile, con la collaborazione di Alda Taverna, per la prima volta furono presentate ufficialmente al pubblico le danze sulle Canzoni a ballo di Giorgio Mainerio.

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Auditorium Zanon - Palamostre (Udine)

Cuatri bai dal Cincent Furlan di Žorč Maineri, Parmesan, mestri di Capelle in Udin e Acuilee: Putta nera Il bal de more Scjarazula-marazula Scjaračule-maračule

Ungarescha Ongjarine

L’arboscello Il butul, ballo furlano

Trascrizion musicâl da l’Academie di Sience e Art di Magonza (Mainz), M. S.-B.S.-S.C. (Germanie). Riproduzion leterearie e coreografiche de Scuele Libare Furlane, Udin, di don Domenico Zannier, don Oreste Rosso, Maria Fanin

balarinis Lis cisilis, di Maria Fanin e Alda Taverna armonighe a bocje: Paolo Fanin

Corùt di cantôrs dal coro grant di San Zorz di Nojâr (dir. don Aldo Sepulcri)

Provis: al piano Alfredo Regattin.

Nell’estate del 1966 “Lis cisilis” danzavano nel parco Arreghini di San Giovanni al Natisone, durante la seconda edizione della Festa della canzone friulana per bambini, “IL GRILLO D’ORO». Il 15 Agosto1966 a Forni di Sopra, in occasione della Festa patronale dell’Assunta, ripetizione dello spettacolo de “Il grillo d’oro” con “Lis cisilis” di S. Giorgio di Nogaro.

Cresciute le bambine di San Giorgio, l’esperienza finiva, con la maestra volata in una lontana scuola di montagna a tempo pieno, poi in un’altra pluriclasse di una sperduta frazione della Carnia… e in un matrimonio. Ho chiesto alle mie bambine, ora giovani nonne, pensionate o professioniste, qualche ricordo di quei tempi. Non le ho trovate tutte. Alcune hanno risposto con uno scritto, altre hanno mandato le loro fotografie… Dalle prime alle ultime, a ognuna il mio abbraccio e il mio grazie per quella stagione intensamente vissuta assieme.

“Cosa mi ricordo? Ricordo l’odore di legno e polvere della “sala prove”, penso fosse nell’Oratorio, ora Auditorium, ilmovimento ritmato deinostripiedi, la musica (in particolare Scjarazule Marazule), ituoiocchineri abbelliti da un trucco importante, con un ombretto azzurro che non avevo ancora visto a nessuna e che mi ammaliava…Ricordolaseraincuiandammo“intournée“aVillaSantina.Presumofosselanottedell‘Epifania, perché al ritorno in auto con i miei genitori mi incantai a guardare le lucine delle case sulle montagne buie e soprattutto i falò che facevano danzare in aria lontane lingue di fuoco. I “pignarui”, mi spiegò mia madre. Bambina incantata da quello spettacolo. Incanto che mi tolse il dispiacere di aver fatto una brutta figura sul palco impappinandomi nel pronunciare una frasetta…” Raffaella.

“L’unicoflashchemiricordoèquelloquandoeravamoaVillaSantina,eraoil1963oil1964quindiavevo6o 7anni(l’annogiustononmeloricordo).Eraestatesuunpalco,inpiazzaec’eratantagente.C’eranoanche i miei genitori e ricordo che mio padre, me lo ricordava spesso: che alcune persone vicine a lui, guardando il balletto, dicevano “Ma al e’ proprite brâf chel frut lì“ e mio padre con orgoglio disse: “No, nol è un frut e je une frute, e je mê fie” Tiziana.

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Auditorium Zanon - Palamostre (Udine)

“Mi ricordo bene quei bellissimi annipassatinelgruppo“Liscisilis” con la maestra di ballo Maria. Se non sbaglio ero la più grande del gruppo (1953), le altre ballerine erano del 54-55-56. Mi ricordo le uscite a Villa Santina, allo Zanon a Udine e la nostra esibizione in Piazza XX Settembre a San Zorz col Coro. Si cantava e si ballava Sciarazule marazule, Le me more cul cocon, Il butul e Tintine tintone. Io facevo la parte del maschio e la mia ballerina era la dottoressaRaffaella.Beitempichericordo con piacere e nostalgia” Attilia.

“Io sono arrivata in Italia nel marzo 1963 e penso di aver iniziato a far parte del balletto nel 65. È stata certamente una bellissima esperienza che sempre ricordo con piacere e tuttora quando ci sono rappresentazioni di qualche gruppo… le rivivo con emozione e mi sembra di tornare la “bambina” di allora! Io ho fatto entrambe le parti di “maschio” e di “femmina”. Penso di aver fatto coppia con Manuela Tiraboschi nella Staiare… Mi ricordo che Il Butul mi piaceva tanto. Ricordo gli applausi nelle feste, Villa Santina, Sagra degli asparagi a Tavagnacco, San GiovannialNatisone(puòesserecheavevamoballatoinunparcoduranteunamanifestazionetipoZecchino d’Oro che si chiamava Grillo d’oro?), allo Zanon, quando Mirella non voleva salire sul palco e tutti applaudivano pensando fosse una cosa programmata! Penso di essere stata veramente fortunata ad aver potuto fare,grazieate,un’esperienzacosìbella,unicaperqueitempiormaicosìlontani…chenegliannipoiècontinuatacolcoro!Edorasonoandataaletto...ecomeinunflashhoricordatoquellochetuciraccomandavi sempre, di avere... il sorriso! Che bello!” Adriana.

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Ballo in Piazza XX Settembre (San Giorgio di Nogaro) “Grillo d’Oro” (San Giovanni al Natisone) S. Giorgio di Nogaro - visita del Presidente della Repubblica Saragat (sulla sinistra) “Grillo d’Oro” (San Giovanni al Natisone)

GIOVANI

Il Campo Scuola ANA fa tappa in Sezione

La Commissione Nazionale ha scelto la sede di San Pietro al Natisone

la Redazione

Nel “college” di San Pietro al Natisone quest’anno si svolgerà uno dei 13 Campi (16-25 anni) che l’ANA organizza in tutta Italia. Il nostro Gruppo in particolare sarà fortemente impegnato con i propri volontaridal 27 luglio all’11 agosto - per assistere i 60 ragazzi di tutta Italia.

Come già accennato, nella stessa struttura, in periodi diversi si terranno due Campi Scuola “Anch’io sono la Protezione Civile” (10-15 anni).

Ragazzi, se non già fatto, avete pensato ad iscrivervi?

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CULTURA

Il cjanton da puisie

Pasche 2024

Pas cun pas daûr di Nestri Signor, creaturis di vuere e soldâts,

tanc’ Criscj senze un parzè di veretât ogniun sot da crôs grivie dal dolôr…

spasemadis stazions di une Vie Crucis universâl,

tun Vinars Sant oltri ogni logiche bumbît di speranze

Pasqua 2024

Passo passo dietro Nostro Signore, creature di guerra e soldati,

tanti Cristi senza un perché di verità, ognuno sotto la croce pesante del dolore…

dilaniate stazioni di una Via Crucis universale in un Venerdì Santo, oltre ogni logica intriso di speranza.

Il cjanton da rizete

Acciughe marinate

• 500 g di acciughe già pulite ed eviscerate

• 1 ciuffo di prezzemolo

• 1 spicchio di aglio

• 1 peperoncino fresco

• 1 cucchiaio di pepe rosa in grani

• olio extravergine di oliva

• sale e aceto

Aprite le acciughe a libretto dopo aver eliminato la testa, quindi sciacquatele sotto acqua corrente ed asciugatele, tamponandole con un canovaccio pulito o con un foglio di carta assorbente da cucina.

di Franco Moni

Ungete una pirofila con un po’ di olio extravergine di oliva. Disponete uno strato di acciughe, condite con un pizzico di sale e bagnate con un po’ di aceto. Ripetete la sequenza degli strati e lasciate marinare per 4-5 ore a temperatura ambiente. Trascorso il tempo, scolate le acciughe, distribuitele nei piatti individuali e servitele, dopo averle spolverizzate con un trito di prezzemolo, aglio e peperoncino, e insaporite con qualche grano di pepe rosa.

Buon appetito!

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Le nostre montagne

Dal Monte Festa verso sud, il Lago di Cavazzo e il Monte Palantarins (foto di Emanuele Lazzaro)

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