Trieste Film Festival 19° edizione

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trieste film festival a project by alpe adria cinema

19a edizione 17 – 24 gennaio 2008

con il patrocinio del Comune di Trieste

Direzione Generale per il CinemaMinistero per i Beni e le Attività Culturali

Sindacato Nazionale Critici CinematograficiTriveneto

con il contributo di

Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia Assessorato all’Istruzione e Cultura

MEDIA Plus Programme of the European Union

CEI – Central European Initiative

Direzione Generale per il CinemaMinistero per i Beni e le Attività Culturali

Comune di Trieste

Assessorato alla Cultura

Provincia di Trieste

Assessorato alla Cultura

Fondazione CRTrieste

con il sostegno di Air Dolomiti

TCD – TriesteCittàDigitale

Goethe-Institut Italien

con la collaborazione di Rai – Sede Regionale per il Friuli Venezia Giulia

Rai Teche

Fucine Mute

Gruppo 78

Moscow Eventi

Alpe Adria Cinema aderisce a Associazione Italiana festival Cinematografici (AFIC)

CentEast

Alpe Adria Cinema ringrazia per i servizi offerti

Hotel Continentale (Trieste)

Bip Computer (Trieste)

Presotto Industrie Mobili (Pordenone)

Urban Hotel Design (Trieste)

SIM2 (Pordenone)

Lucioli (Trieste)

rvnet.eu

viale 39 Lounge cafè & disco (Trieste)

Spin S.r.l. (Trieste)

Giemme allestimenti (Trieste)

Video New (Trieste)

Padovan & Rötl (Trieste)

le sezioni del festival

concorso lungometraggi eventi speciali a cura della direzione artistica con la collaborazione di Nicoletta Romeo

concorso cortometraggi evento speciale: "droits et libertés tous courts" a cura di Tiziana Ciancetta, Elena Giuffrida e Nicoletta Romeo

concorso documentari fuori concorso evento speciale: "confini d'europa" a cura di Fabrizio Grosoli con la collaborazione di Furia Berti

radici. Il cinema di istván gaál rassegna a cura di Judit Pintér e Paolo Vecchi l’omaggio a istván gaál è stato realizzato con la collaborazione e il sostegno di Magyar Filmunió

Magyar Nemzeti Filmarchívum

Duna Televízió

Filmjus Egyesület

istván gaál: paesaggi italiani mostra fotografica realizzata grazie al prezioso sostegno di Magyar Mozgókép Közalapítvány

Istituto Italiano di Cultura per l’Ungheria

Faludi Ferenc Akadémia

Cinema Excelsior, 17 - 24 gennaio 2008

arthur schnitzler, un viennese nel cuore della modernità progetto multimediale e rassegna di circuito regionale a cura di Università degli Studi di Udine, Alpe Adria Cinema, CEC, Cinemazero, Cineteca del Friuli girotondo. arthur schnitzler e il cinema a cura di Clara Buonanno e Francesco Pitassio con la collaborazione di Valentina Cordelli

artur schnitzler: da vienna all’europa, immagini e documenti mostra fotografica a cura di Luigi Reitani Biblioteca Statale di Trieste, 15 gennaio – 15 febbraio 2008

lo schermo triestino progetto pluriennale a cura di Luciano De Giusti e Annamaria Percavassi lo schermo triestino 2: tullio kezich. produrre e scrivere per il cinema rassegna cinematografica in collaborazione con Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università degli Studi di Trieste (Federico Zecca e Riccardo Costantini)

Centro Sperimentale di Cinematografia-Cineteca Nazionale, Roma

Rai – Sede Regionale per il Friuli Venezia Giulia (Daniela Grison)

Rai Teche

Daniela Picoi

cinematografo. trieste nel cinema, al cinema mostra fotografica a cura di Isidoro Brizzi Cinema Ariston, 17 gennaio - 24 gennaio 2008

italo svevo: “tutte le films” un progetto di Barbara Sturmar a cura di Alpe Adria Cinema in collaborazione con Centro culturale Mauro Bolognini, Pistoia

Rai – Sede Regionale per il Friuli Venezia Giulia (Daniela Grison)

Rai Teche

Daniela Picoi

svevo e gli artisti. omaggio a umberto veruda mostra d’arte e di documenti sveviani a cura di Maria Masau Dan e Susanna Gregorat Museo Revoltella 19 dicembre 2007 - 31 gennaio 2008

personaggi in cerca d'attore Svevo in scena (teatro, cinema, televisione) mostra di materiali dagli archivi del Museo Sveviano e del Museo Teatrale "Schmidl" a cura di Bianca Cuderi e Riccardo Cepach Museo Revoltella, 17 gennaio - 24 gennaio 2008

italo in hortis

rassegna di video sulle "Serate Sveviane" in piazza Hortis, messe in scena dal Museo Sveviano e dal teatro stabile "La Contrada" a cura di Riccardo Cepach Auditorium del Museo Revoltella 18 e 22 gennaio 2008

zone di cinema a cura di Alpe Adria Cinema

praga 1968: la fine della primavera a cura di Francesco Pitassio

walerian borowczyk. racconti animati a cura di Alberto Pezzotta

CEI event a cura di Alpe Adria Cinema

il cottbus film festival a trieste a cura di Roland Rust

catodica 3

rassegna internazionale di videoarte promossa da fucine mute associazione culturale a cura di Maria Campitelli / Gruppo 78

l’inerme è l’imbattibile cinema, musica e letture. incontro con Massimo Zamboni

direttore artistico

Annamaria Percavassi

consulenti

Vincenzo Bugno (Germania)

Tiziana Finzi (Svizzera)

Nerina Kocjančič (Slovenia)

Maciej Karpiński (Polonia)

Judit Pintér (Ungheria)

Eva Zaoralová (Repubblica Ceca)

organizzazione

Associazione Alpe Adria Cinema

presidente, coordinamento organizzativo

Cristina Sain

segreteria generale, ufficio ospitalità e accrediti

Elena Giuffrida con la collaborazione di Idana Casarotto e Giovanni Portosi

programmazione e ricerca filmica

Nicoletta Romeo

movimento copie e pre-selezione

Monica Goti con la collaborazione di Charlotte Knowles

comunicazione e logistica

Max Mestroni

catalogo generale a cura di Tiziana Ciancetta, Giovanna Tinunin con la collaborazione per la ricerca iconografica e bibliografica di Sergio Crechici con la collaborazione di Paolo Vecchi (per “Radici. Il cinema di István Gaál”, schede e biofilmografie), Clara Buonanno e Francesco Pitassio (per “Girotondo. Arthur Schnitzler e il cinema”, schede e biofilmografie), Barbara Sturmar (per “Italo Svevo: “tutte le films”), Francesco Pitassio (per “Praga 1968: la fine della Primavera”, schede e biofilmografie), Alberto Pezzotta (per “Walerian Borowczyk. Racconti animati”, schede e biografie). traduzioni catalogo italiano / inglese (saggi e introduzioni)

Julian Comoy, Lucian Comoy (schede e biografie autori)

Julian Comoy, Lucian Comoy, Tiziana Ciancetta, Giovanna Tinunin gestione materiale iconografico

Tiziana Oselladore

Per la sezione “Radici. Il cinema di István Gaál” le fotografie usate provengono dall’Archivio Magyar Filmunió e dall’Archivio István Gaál

impaginazione catalogo e programma Graphart

progetto e sviluppo sito internet

Tiziana Oselladore e Marco Valentinuzzi per TCD – TriesteCittàDigitale s.r.l.

videodiary

Romina Bagatin, Ernesto Zanotti redazione

Edoardo Fulio Bragoni, Tibisay Campanella (stagiaires)

ufficio stampa volpe&sain comunicazione

sala stampa

Moira Cussigh, Ivana Gherbaz, Daniela Sartogo

sottotitoli eletronici

Underlight di Evelyn Dewald

Silverscreen di Edward Catalini e Claudia Pezzutti coordinamento

Claudia Pezzutti traduzione e adattamento film

Edward Catalini, Gabriella Catalini, Edit Rozsavolgyi, Jean-Claude Trovato, Martina Vesnaver, Christian Zullino

incontri con gli autori moderatore

Roberto Ferrucci interprete

Ada Prelazzi

presentazione serate

Daniela Picoi

coordinamento giurie

Tiziana Ciancetta, Monica Goti con la collaborazione di Charlotte Knowles

progetto grafico

Igor Sclausero per Neomisma

immagine coordinata e allestimenti

Max Mestroni per Alpe Adria Cinema

sigla del festival

Ernesto Zanotti, musiche di Maxmaber Orkestar

trasporti

Dhl, R&D Logistica

autisti festival

Micail Raftopoulos, Enzo Rostirolla, Marco Urban

Info point e accrediti

Soraya Ismaili con Valerio Agnello, Alessandra Rainoldi (stagiaires)

Cinema Excelsior allestimento esterno

Giemme allestimenti, Utilgraph, Ivan Olivo proiezioni

Fulvio Sabia, Blendi Tagani, Paolo Venier cassa

Veruska Driutti, Rossella Mestroni personale di sala

Patrizia Pepi Gioffrè con Silvia Albano, Mariarosaria Comunale, Valeria Garigliano, Jelena Krkotic, Cristina Pagotto, Anna Rizzoli (stagiaires)

Cinema Ariston

Isidoro Brizzi, Elena Pachys

Teatro Miela responsabile artistico

Rosella Pisciotta responsabile di sala

Francesco De Luca

segreteria organizzativa

Alice Bensi

ringraziamenti

Austria

Dokumenta XII, Filmarchiv Austria (Nikolaus Wostry, Matthias Mahr), Österreichischer Rundfunk (Peter Kraus-Kautzky), Sixpackfilm (Gerald Weber), Ulrich Seidl Film Produktion GmbH (Sandra Trimmel)

Belgio

Les Films du Fleuve

Bosnia Erzegovina Federal TV, F.I.S.T. Produkcija, Mediacentar Sarajevo (Zlatan Nezirović)

Bulgaria

Agitprop (Nelly Rousseva), Camera Ltd (Ivan Doykov), Klas Film (Rossitsa Valkanova)

Canada

Gariné Torossian production

Croazia

Fade in (Igor Grubić, Magdalena Petrović)

Danimarca TV2 World

Estonia

Baltic Film Production (Marianna Kaat)

Francia

Biftek production, Coach 14, Coproduction Office (Philippe Bober, Mia Jensen), Onoma, Unlimited (Philippe Avril)

Germania

23/5 Filmproduktion GmbH, Bavaria Film International (Veronika Gais, Katrin Kunert, Claudia Rudolph), Belle-journée productions, Bundesarchiv – Filmarchiv Berlin (Jutta Albert, Wolfgang Schmidt), Credofilm GmbH (Josephine Kaatz), Deckert Distribution (Heino Deckert, Ina Rossow), DFFB Berlin (Sujmo Akcali, Maria Hohenwald, Jana Wolff), Distant Dreams Filmproduktion (Käte Caspar), Flying Moon Filmproduktion GmbH (Helge Albers), Freunde der Deutschen Kinemathek e. V. (Nanna Heidenreich, Maria Morata), Geppert Productions, Thomas Geyer Filmproduktion, HFF München (Tina Janker), HFF “Konrad Wolf” PotsdamBabelsberg (Martina Liebnitz, Martin Lische, Cristina Marx), Kloos & Co. Medien GmbH (Stefan Kloos), Koppfilm, KurFilmAgentur, The Match Factory (Thania Dimitakopoulou, Anne Götze), MDC International (Marta Lamperova, Daniela Scholten), Media Luna Entertainment (Antje Teinzer), Mediopolis Film und Fernsehproduktion, Pandora Film Produktion, Vineta Film, ZDF

Grecia

Thanos Anastopoulos, Inkas Film Production, Dimitris Kerkinos

Italia

Giuliano Abate, Agenzia Giornalistica Italia per Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria, Stefania Amisano, Areas, Le artigiane della comunicazione (Laura Sestito), Associazione R.A.M. (Dorino Minigutti), Biblioteca Statale del

Popolo-Trieste (Marco Menato, Maria Angela Fantini), Bianca Film (Carla Nepi), Alberto Caldana, Castagneda (Massimo Zamboni), Centro culturale Mauro Bolognini (Manolo Bolognini, Alberto Pistoresi, Luciana Santini), Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale (Laura Argento, Maria Coletti, Charmane Spencer, Sergio Toffetti, Mario Valentini), Enrico Cerovac, La Cineteca del Friuli (Livio Jacob, Giuliana Puppin), Coop. Immaginaria, Gloria De Antoni, Roberto de Walderstein, Davide Del Degan, Dipartimento di Lingue e Civiltà dell'Europa Centro-orientale (Università degli studi di Udine), Divine Films, Fabiola Faidiga, I Fagiani alla spina, Fandango (Sonila Demi, Gianluca Pignataro), Graziella Fantini, Peter Ferluga, Nicola Gaiarin, Ivan Gergolet, Werther Germondari, Antonio Giacomin, Goethe-Institut Trieste (Alexandra Hagemann), Istituto Italiano di Cultura per l’Ungheria (Dante Arnaldo Marianacci, Andrea Moravcsik), ITC Movie, Kinoatelje (Martina Humar), Kulturno Društvo Ivan Trinko, Alessandro Malcangi, Metacinema (Giovanni Tamberi), Mikado Film Spa, Anna Maria Mori, Movie Movie, Matteo Oleotto, Palomar Spa, Massimo Pandullo, Paola Paoli, Alessandro Pinto, Pulse Media Srl (Gianpaolo Bigoli, Roberto Ruini), RAI Cinema, RAI – Sede Regionale per il Friuli Venezia Giulia, RAI Teche, Fiorano Rancati, Revolver Srl (Paolo Maria Spina, Lavinia Della Gatta), Annamaria Richter, Fausto Rizzi, Luisa Romeo, Ripley’s Home Video (Cristina D’Osualdo), Irene Sassatelli, Paolo Secoli, Servizio di Cineteca Regionale – Regione Friuli Venezia Giulia (Pasquale Monaco), David Stupar, Daniele Trani, Massimo Tria, Videomante Scs Onlus, Vivo Film Srl (Laura Buffoni, Gregorio Paonessa, Arianna Rossini, Francesca Zanza), Warner Bros. (Pierpaolo Luciani, Gianna Crucianelli)

Lettonia

Hargla Company, National Film Centre of Latvia (Juris Freidenbergs, Ieva Pitruka), Vides Filmu Studija (Uldis Cerulis, Kristine Graudina)

Libia

Insitut Culturel Français

Lituania

VG Studio (Valdas Navasaitis)

Lussemburgo

Paul Thiltges Distributions

Macedonia Skopje Filmstudio

Moldavia

ksa:k, Moldova Film Studios (Ion Siman), OWH TV Studio (Dumitru Marian)

Olanda

Idfa (Martijn te Pas, Mélanie de Vocht), Phantavision

Polonia

Documentary Film Studio, Eureka Media (Agnieszka Janowska, Małgorzata Zawadzka), Filmoteka Narodowa (Helena Damętka, Piątek Waldemar, Jan Słodowski), HBO Polska Sp. Z.o.o. (Joanna Nurowska, Krzysztof Rak), Kadr Film Studio & WFD, Kid Film (Karolina Rozwód), Miniature Film Studio, PWSFTViT - Państwowa Wyźsza Szkoła Filmowa, Telewizyjna i Teatralna im. Leona Schillera (Weronika Czołnowska, Maria Gawinek), Polski Instytut Sztuki Filmowej, Tandem Taren-To (Arthur Reinhart), Telewizja Polska S.A. (Aleksandra Biernacka), Zebra Film Studio

Regno Unito

Fandango Portobello Sales (Kristin Irving, Kate McCullagh), Hollywood Classic (Geraldine Higgins), Portobello Pictures Ltd

Repubblica Ceca

AQS A. S., Barrandov Studio, Biograf Jan Sverák, Národní Filmový Archiv (Vladimír Opěla, Karel Zima), Negativ s.r.o. (Katerina Riley, Pavel Strnad), Kratky Film Praha, Produkce Radim Prochazka, Taskovski Films (Zuzana Bieliková), TV Nova (Petr Dvořák)

Romania

Audio Design Digital Art (Virginia Constantinescu), Aristoteles Workshop, Hi Film Productions (Ada Solomon, Ioana Draghici), Insomnia Film Production, Media Pro Pictures (Andrei Boncea) Media Pro Distribution (Raluca Soare)

Russia

Kinoteatr.doc (Michail Sinev, Sveta Strelnikova), Profit (Igor Tolstunov), Studio FF (Lija Krotkova), Studio Slon (Sabina Eremeeva)

Serbia

Art&Popcorn, Baš Čelik Film & Production House

Slovacchia

Československý film Bratislava, Slovak Film Insitute (Stanislava Marendiaková, Edita Uhríková)

Slovenia

AGRFT - Akademija za gledališče, radio, film in televizijo (Zvezdana Sabotič), Arsmedia, Bela Film, Consolato generale della Repubblica di Slovenia a Trieste, Filmski Sklad Rep. Slovenije (Nerina Kocjančič), FS Viba Film, Kinoatelje (Aleš Doktorič), Iluzija d.o.o., RTV Slovenija, Staragara (Jožko Rutar), Taris Film, Vertigo/Emotion Film (Danijel Hočevar)

Sudafrica

William Kentridge

Svizzera

Amka Films, Base-court (Philippe Clivaz), Frédéric Choffat, Cineworx Filmproduktion, Forster Film, Louise Productions (Heinz Dill, Marie Vodoz), Motor Film, Peacock Film (Elena Pedrazzoli, Moritz Rövekamp), RTSI-Televisione Svizzera, Ventura Film Sa (Nicola Bernasconi, Elda Guidinetti, Andres Pfaeffli)

Turchia

Kaplan Film Production (Suzan Hande Guneri), Özminimalist film

Ungheria

Duna Televízió (Géza Pörös, Gabriella Medgyesi, Anina Szirti), Faludi Ferenc Akadémia, Inforg Stúdió (András Muhi), Instant Filmek, The Institute for the History of the 1956 Hungarian Revolution, Katapult Film, KVB, Magyar Filmunió (Dorottya Szörényi, Éva Vezér), Magyar Mozgókép Közalapítvány (Erzsébet Tóth), Magyar Nemzeti Filmarchívum (Eszter Fazekas, Vera Gyürey, Blanka Szilágyi), Merkelfilm, Objektív Film Studio, Tivoli Filmproduction

Usa

ITVS International, Palm Springs International Film Festival (Brian McKendry), University of South Carolina - School of Cinematic Arts, Warner Bros.

Un ringraziamento particolare per le mostre dedicate a Svevo

Massimo Greco (Assessore alla Cultura del Comune di Trieste), Adriano Dugulin (direttore Area Cultura e Sport - Civici Musei di Storia e Arte del Comune di Trieste), Bianca Cuderi (direttore del Servizio Bibliotecario Urbano del Comune di Trieste), Maria Masau Dan (direttore del Civico Museo Revoltella di Trieste), Riccardo Cepach (Museo Sveviano del Comune di Trieste)

ci hanno aiutato a rendere questa edizione ancora più bella e ospitale

Alessandro Baccara (Padovan & Rötl), Luca Bassetto (Hotel Continentale, Trieste), Alex Benvenuti (Hotel Duchi d’Aosta, Trieste), Barbara Biscontin (Presotto Industrie Mobili), Luca Bollino (Lucioli), Sabrina e Manuel Costantin (Urban Hotel Design, Trieste), Armando Krota e Daniela Macchia (Bip Computer, Trieste), Stefano Luperto e Davide Massussi, (Moscow Eventi), Corrado Savio (Viale 39), Andrea Walcher (SIM2), Piero Zecchini (Air Dolomiti)

I premi del Trieste Film Festival

Premio Trieste al miglior lungometraggio in concorso (euro 5.000)

Premio Alpe Adria Cinema al miglior documentario in concorso (euro 2.500)

Premio Trieste Short al miglior cortometraggio in concorso (euro 2.000)

Premio CEI (Central European Initiative) al film che meglio interpreta la realtà contemporanea e il dialogo tra le culture (euro 2.500)

Premio del pubblico al miglior film di ciascuno dei 3 concorsi

alpe adria cinema via Donota 1 I-34121 Trieste

Italia tel +39 040 3476076 fax +39 040 662338 email info@alpeadriacinema.it www.triestefilmfestival.it

con

comune di trieste

con il contributo di

comune di trieste assessorato alla cultura

con il sostegno di

in collaborazione con

Sede Regionale per il Friuli Venezia Giulia

trieste film festival ringrazia per i servizi offerti

trieste film festival ringrazia per i servizi offerti

HOTEL CONTINENTALE

HOTEL CONTINENTALE

info point & sala stampa

info point & sala stampa

incontri stampa videoproiezioni

incontri stampa videoproiezioni

automobili

automobili

service e redazione web tv happy hour

service e redazione web tv happy hour

servizi web

servizi web

allestimenti esterni e allestimenti tecnici si ringrazia inoltre

allestimenti esterni e allestimenti tecnici si ringrazia inoltre

Servizi tecnici per grandi eventi info@videonew.it
Servizi tecnici per grandi eventi info@videonew.it

13 Presentazioni

30 Le giurie

37 Concorso Lungometraggi

39 I film

65 Eventi speciali

73 Concorso Cortometraggi

74 I film

87 Evento speciale

93 Concorso Documentari

94 I film

117 Fuori concorso

120 Evento speciale

127 Praga 1968: la fine della Primavera

129 Introduzione (Francesco Pitassio)

131 I film

135 Radici. Il cinema di István Gaál

137 Introduzione (Judit Pintér, Paolo Vecchi)

142 I film

157 Girotondo. Arthur Schnitzler e il cinema

159 Introduzione (Clara Buonanno, Francesco Pitassio)

169 I film

181 Lo schermo triestino 2: Tullio Kezich.

Produrre e scrivere per il cinema

183 Introduzione (Riccardo Costantini, Federico Zecca)

190 I film

199 Italo Svevo: “Tutte le films”

201 Introduzione (Barbara Sturmar)

217 I film

223 Walerian Borowczyk. Racconti animati

224 Introduzione (Alberto Pezzotta)

227 I film

231 Zone di Cinema

232 Introduzione (Alpe Adria Cinema)

236 I film

247 La sigla del festival

251 Eventi collaterali

252 “L’inerme è l’imbattibile” (un progetto di Massimo Zamboni)

255 Il Cottbus Film Festival a Trieste

256 Catodica 3

265 Dizionario dei registi

306 Repertorio dei produttori e distributori esistenti

314 Afic

315 CentEast

320 Indice dei film

321 Indice dei registi

Nelle sezioni del catalogo è stato rispettato l’ordine alfabetico per titolo. Fanno eccezione la sezione “Radici. Il cinema di István Gaál”, l’evento speciale del concorso documentari “Confini d’Europa di Corso Salani” e la sezione "Walerian Borowczyk. Racconti animati" (che rispettano un ordine cronologico).

13 Introductions

30 The Juries

37 Feature Film Competition

39 The Films

65 Special Events

73 Short Film Competition

74 The Films

87 Special Event

93 Documentary Competition

94 The Films

117 Out of Competition

120 Special Event

127 Prague 1968: The End of the Spring

129 Introduction (Francesco Pitassio)

131 The Films

135 Roots. The Cinema of István Gaál

137 Introduction (Judit Pintér, Paolo Vecchi)

142 The Films

157 La Ronde. Arthur Schnitzler and the Cinema

159 Introduction (Clara Buonanno, Francesco Pitassio)

169 The Films

181 Cinema People of Trieste 2: Tullio Kezich.

A Film Producer and Screenwriter

183 Introduction (Riccardo Costantini, Federico Zecca)

190 The Films

199 Italo Svevo: “Tutte le films”

201 Introduction (Barbara Sturmar)

217 The Films

223 Walerian Borowczyk. Animated Tales

224 Introduction (Alberto Pezzotta)

227 The Films

231 Cinema Zones

232 Introduction (Alpe Adria Cinema)

236 The Films

247 The Festival Trailer

251 Collateral Events

252 “The Defenceless is the Unbeatable” (a project by Massimo Zamboni)

255 Cottbus Film Festival in Trieste

256 Catodica 3

265 Dictionary of Directors

306 Index of Present Producers and Distributors

314 Afic

315 CentEast

320 Index of Films

321 Index of Directors

Alphabetical order for the titles has been maintained in the various sections of the catalogue. The only exceptions are “Roots. The Cinema of István Gaál”, the special event of documentary competition “Borders of Europe by Corso Salani” and "Walerian Borowczyk. Animated Tales" (which follow chronological order).

Assessore Regionale

all’Istruzione, Cultura, Sport e alle Politiche della pace

Regional Councillor for Education, Culture, Sport and Peace Policies

Anche quest’anno ho il piacere di salutare una nuova edizione del Trieste Film Festival, appuntamento immancabile con la cultura – non solo cinematografica – della nuova Europa. La manifestazione, nata prima della caduta del muro, si riafferma ancora una volta come momento unico d’incontro con le cinematografie dell’Europa centro-orientale. Ora che finalmente il valore di questo cinema viene riconosciuto in modo sempre più marcato anche a livello internazionale (si pensi solo al successo del cinema rumeno), è una soddisfazione per questo Assessorato aver creduto e sostenuto per anni la crescita di una rassegna così attenta all’emergere di nuovi fenomeni culturali.

Per una settimana la città di Trieste diventa capitale cinematografica di un’area europea dai confini sempre più allargati, strettamente correlata alla Storia passata e presente del Friuli Venezia Giulia e verso cui si proietta la futura espansione economica di questa regione che ha raggiunto una nuova centralità nei mutati equilibri europei. Potremmo quasi dire che la storia di questa Regione e quella del festival in qualche modo si intrecciano e si rispecchiano una nell’altra, accomunate dalla stessa voglia di promuovere una cultura aperta al dialogo e alla conoscenza dell’“altro”.

L’Associazione Alpe Adria Cinema, ideatrice e curatrice di questo evento giunto con successo alla diciannovesima edizione, ha allargato sempre più il proprio campo d’indagine riuscendo a coinvolgere altre importanti istituzioni culturali non solo della regione (ad esempio il mondo accademico di Trieste, Udine e Gorizia) ma an-

I have the pleasure once again this year of presenting a new edition of the Trieste Film Festival, an unmissable cultural event in the new Europe, reaching beyond the world of the cinema. This festival was born before the fall of the Wall and has consolidated its position as a unique opportunity to become acquainted with the cinema of central and eastern Europe. Now that the films of this region are at last receiving due recognition on the international stage (in this respect one need only mention the recent success of Romanian productions), it is satisfying to know that this local authority department has supported and encouraged the development of an event so in tune with emerging cultural trends.

For one week, Trieste becomes the film capital of an area of Europe which is constantly expanding, closely correlated with the history and present ambitions of Friuli Venezia Giulia, which aims to extend its economic relations with a zone developing into the heart of the continent as European equilibriums change. It could almost be said that the history of this Region and of this festival are in a sense interweaved and reflect one another, sharing as they do the same desire to nurture a culture eager to explore and dialogue with the “other”.

Associazione Alpe Adria Cinema, which created and runs this event and has now successfully reached its nineteenth edition, has constantly expanded its sphere of operations, drawing in fresh cultural institutions from within and outside the Region (for instance academic circles in Trieste, Gorizia and Udine), and others operating at a national and international level (cultural institutes, festivals, associations, etc.), such as the important travelling event devoted to the great writer Arthur Schnitzler

che nazionali e internazionali (Istituti di Cultura, Festival, associazioni, ecc.), come nell’importante evento itinerante dedicato al grande scrittore Arthur Schnitzler e ai suoi legami con il cinema.

Altro esempio della capacità dell’Associazione di creare sinergie sempre più proficue con altri organismi del settore è la continuazione del lavoro iniziato lo scorso anno con l’omaggio a Franco Giraldi sul rapporto tra Trieste e il cinema, realizzato in collaborazione con l’Università di Trieste. Quest’anno la seconda tappa del progetto “Lo schermo triestino” dedica un omaggio al critico cinematografico, scrittore, autore e produttore Tullio Kezich, completato dalla pubblicazione di un volume originale. La tradizionale attenzione al rapporto determinante del cinema con la letteratura trova ulteriore conferma nella selezione di lavori cinematografici e televisivi ispirati o tratti dalle opere di Italo Svevo.

Il Trieste Film Festival non dimentica però il suo forte radicamento nel presente e lo dimostra nelle scelte coraggiose che si concretizzano nei tre concorsi internazionali in cui trovano spazio eventi forti della Storia europea recente ma anche testimonianze sincere e dirette sulle difficoltà, sulle inquietudini del nostro tempo e sui fermenti che agitano la nuova società europea. Confermo pertanto con piacere anche per il futuro la fiducia e il sostegno finora accordati al Trieste Film Festival e auguro a questa ricca diciannovesima edizione il successo che merita per la serietà del lavoro di studio e di organizzazione che sta alla base delle proposte di programma.

and his links with the cinema. Another example of the association’s ability to create more and more effective synergies with other organizations in the field is the continuation of the work begun last year with the tribute to Franco Giraldi on the relationship between Trieste and the cinema, made in collaboration with Trieste University. This year the second leg of the “Cinema people of Trieste” project pays tribute to the film critic, writer, director and producer Tullio Kezich. A book has been specially published for the occasion. The traditional attention paid to the key link between literature and the cinema is further reinforced by the selection of works for the big and small screens based on, or adaptations of, the writings of Italo Svevo.

But Trieste Film Festival has not lost sight of the fact that it is firmly rooted in the present, as the brave choice of works for the three competitions shows. These turn an unblinking gaze on the turbulent events that have shaken these lands recently, as well as forthrightly and unwaveringly recording the problems and anxieties of our times and the disquiet that is unsettling modern European society.

With pleasure, I confirm for the future the faith and support so far accorded the Trieste Film Festival and hope this rich 19th edition gains the success it deserves for the serious research and organisation underlying each programme.

Dovendo trovare un legame con l’epoca contemporanea, mi verrebbe da sottolineare come vicino alla tradizione letteraria che da sempre ha reso famosa Trieste introducendo accanto al fervore dell’emporio il mito della città di carta, è cresciuta nel tempo un’attenzione, diventata negli anni una consolidata tradizione, per l’espressione cinematografica.

Tra gli esempi più importanti e significativi è doveroso segnalare Alpe Adria Cinema. Un festival che ha assicurato a Trieste quella centralità nel panorama culturale dell’Europa di area danubiana che le spetta per naturale ambito di riferimento. Aggiungo che, per come viene costruita e pensata la manifestazione, il mondo di celluloide cui guardiamo con sempre crescente curiosità, vive anche grazie ai continui e costanti rimandi ad altre espressioni artistiche. Un tutto tondo che nasce e si sviluppa anche per mezzo dei contatti, a ogni edizione più articolati e ricchi, con altre realtà: l’università in primo luogo, i diversi istituti cinematografici europei e italiani, la Film Commission che ha condiviso con Trieste la fortuna di molte pellicole.

Quest’anno la Provincia di Trieste sosterrà accanto al festival, la pubblicazione del volume dedicato a Tullio Kezich per sottolineare, attraverso un autore e sceneggiatore di così alto respiro, il contributo di Trieste e dei suoi maestri alla crescita dello spettacolo dal vivo e del Cinema in Italia. Trovo poi particolarmente interessante, proprio per la storia di questa terra, l’omaggio che si vuole dedicare a Svevo e alle traduzioni cinematografiche e televisive delle sue opere, prova della costante modernità dello scrittore.

If I had to identify a bond in the contemporary era, I would stress how close to a growing attention to film, now already a consolidated tradition, has become the literary tradition that has always made Trieste famous, by introducing the myth of the city of paper to the business of trade.

Among the most important and significant examples, I cannot but mention Alpe Adria Cinema. Here is a festival that has assured Trieste a central position in the cultural panorama of the Danube basin and surrounding areas, which is the city’s natural setting. I should add that, given the way the event is designed and planned, the world of cinema which we gaze at with ever-increasing curiosity also lives thanks to the continuous and constant references to other artistic expressions. A fully-rounded event that arises and develops thanks in part to the contacts – more complex and rich in every edition – with other bodies: the university above all, various European and Italian film institutes and the Film Commission, that has shared the fortune of many films with Trieste.

This year, the Province of Trieste will, with the festival, provide support for the publication of the book dedicated to Tullio Kezich. The aim is to stress the contribution of Trieste and its Maestros in the development of theatre and cinema in Italy through this highly important writer of books and for the cinema and theatre.

I find the homage to Svevo and the film and television adaptations of his work of particular interest for the history of this territory, and proof of the constant modernity of the writer.

Finally, I must once more sing the praises of the skills of the organisers and of Annamaria Percavassi, in

Maria Teresa Bassa Poropat
Presidente
della Provincia di Trieste
President of the Province of Trieste

Infine devo ancora una volta elogiare la capacità degli organizzatori e di Annamaria Percavassi, in particolare, nel tessere forti e significative reti di collaborazione con numerosi Paesi europei, sposando appieno quell’ottica di allargamento dei confini, di dialogo e di confronto che quest’anno, assieme con gli amici della Slovenia, ha visto la Provincia protagonista nei festeggiamenti per l’allargamento dell’area Schengen.

particular, in weaving strong and fruitful networks of collaboration with numerous countries in Europe, fully committed to a vision of expanding borders, dialogue and comparison which this year, together with our friends from Slovenia, has seen the Province a protagonist in the celebrations for the broadening of the Schengen area.

Assessore alla Cultura, Comune di Trieste

Councillor for Culture, Municipality of Trieste

Cinema, letteratura, pittura insieme per ricordare gli ottanta anni trascorsi dalla morte di Italo Svevo. Museo Revoltella e Servizio Bibliotecario Urbano già si sono mossi il 19 dicembre scorso per rievocare, come da annuale appuntamento, il genetliaco sveviano. Ma nell’impressionante lotteria anniversaria basata sul numero “8” c’è anche l’ulteriore coincidenza biografica sveviana. Per gli istituti del Comune di Trieste una buonissima opportunità di studio e di approfondimento delle relazioni intercorse tra Svevo e l’ambiente artistico giuliano di fine ‘800, opportunità dalla quale è sorta la bella mostra ospitata dal Revoltella. È importante che l’iniziativa artistico-letteraria del Comune si incroci con quella cinematografica di Alpe Adria Cinema: Svevo non è una gloria da rispolverare a scopo commemorativo, ma una costante occasione di riflessione sulla storia culturale e civile di Trieste. Infine, nella selva degli anniversari, sicuramente interessante rievocare i quaranta anni dalla Primavera di Praga, tragicamente conclusasi nell’agosto ’68 con l’invasione sovietica: un costante ammonimento a non abbassare mai la guardia nella difesa della libertà.

Cinema, literature and painting all combine in memory of the eighty years that have assed since the death of Italo Svevo. On 19th December Museo Revoltella and the municipal libraries celebrated the anniversary of his death, as they do every year. But this year, among the various coincidences involving the number eight the one concerning Svevo is of particular moment. It has provided the organs of Trieste City Council with an excellent opportunity to explore the nature of Svevo’s links with the art circles of Friuli Venezia Giulia at the end of the nineteenth century and to organize the splendid exhibition at the Museo Revoltella. It is important to underline that the Council’s literary and artistic initiative is designed to dovetail with the efforts of Alpe Adria Cinema. Svevo is not just a name to dredge up for commemorative purposes, but a living part of Trieste’s culture and one of the milestones in its history. Finally, a year of especial significance stands out in the thicket of anniversaries this year: it will be forty years since the Prague Spring, which was brought to a tragic end in August 1968 with the Soviet invasion; a timely reminder that the price of freedom is eternal vigilance.

comune di trieste assessorato alla cultura
P

R o GRA mm A m EDIA

m EDIA P R o GRA mm E

L’Europa ama i festival europei

Europe loves European Festivals

I festival, luogo privilegiato di incontri, scambi e scoperte, rappresentano il contesto più vibrante e accessibile in cui presentare l’ampia varietà di talenti, storie ed emozioni che compongono la cinematografia europea.

Il Programma MEDIA dell’Unione Europea ha lo scopo di promuovere il patrimonio audiovisivo europeo e di incoraggiare la circolazione dei film fra un paese e l’altro, sostenendo inoltre la competitività dell’industria audiovisiva. Il Programma MEDIA riconosce, infatti, il ruolo culturale, educativo, sociale ed economico giocato dai festival contribuendo ogni anno a sostenerne economicamente almeno un centinaio in tutta l’Europa. Sono festival che si distinguono per la loro ricca e variegata programmazione europea, per le possibilità che offrono a professionisti e pubblico di incontrarsi ed entrare in relazione, per le attività che portano avanti a favore di giovani professionisti, per le iniziative formative che promuovono e l’importanza che attribuiscono al consolidamento del dialogo interculturale. Nel corso del 2006, i festival sostenuti dal Programma MEDIA hanno presentato complessivamente più di 14.000 opere provenienti da tutta Europa a un pubblico di appassionati di cinema composto da circa 1 milione e settecentomila persone. Negli ultimi 16 anni, MEDIA ha sostenuto lo sviluppo e la distribuzione di migliaia di film così come programmi di formazione, festival e progetti promozionali in tutta Europa. Fra 2001 e 2006, più di mezzo miliardo di euro è stato stanziato per finanziare 8.000 progetti provenienti da più di 30 paesi.

A privileged place for meetings, exchanges and discovery, festivals provide a vibrant and accessible environment for the widest variety of talent, stories and emotions that constitute Europe’s cinematography.

The MEDIA Programme of the European Union aims to promote European audiovisual heritage, to encourage the transnational circulation of films and to foster audiovisual industry competitiveness.

The MEDIA Programme acknowledges the cultural, educational, social and economic role of festivals by co-financing almost 100 festivals across Europe each year.

These festivals stand out with their rich and diverse European programming, networking and meeting opportunities for professionals and the public alike, their activities in support of young professionals, their educational initiatives and the importance they give to strengthening inter-cultural dialogue.

In 2006, the festivals supported by the MEDIA Programme have screened more than 14,000 European works to more than 1.7 million cinema-lovers.

Over the past 16 years, MEDIA has supported the development and distribution of thousands of films as well as training activities, festivals and promotion projects throughout the continent. From 20012006, more than half a billion euros were injected into 8.000 projects from over 30 countries.

L’Iniziativa Centro Europea (InCE) ha l’obiettivo di preparare il terreno per l’integrazione in Europa e dunque intende sostenere in particolare quei paesi non ancora membri effettivi nel loro processo di armonizzazione con i paesi dell’Unione Europea. Nel raggiungere questo obiettivo, l’InCE contribuisce al processo di transizione verso democrazie stabili ed economie di mercato. Tiene uniti paesi e istituzioni in uno spirito di cooperazione regionale flessibile e pragmatica. Ha contribuito alla creazione di un’atmosfera di reciproca comprensione, in cui è possibile discutere, pianificare, studiare, finanziare, implementare e valutare progetti transfrontalieri e multilaterali. La cooperazione culturale, è superfluo dirlo, è uno dei modi migliori per rafforzare la comprensione reciproca e i contatti diretti tra le persone.

Pertanto non c’è da stupirsi se una parte sostanziale del supporto finanziario dell’InCE è destinata a progetti e attività di carattere culturale e didattico.

Considerato il ruolo sempre maggiore che ALPE

ADRIA CINEMA ha nella promozione del cinema dell’Europa Centro Orientale, la 19a edizione del TRIESTE FILM FESTIVAL merita tutto il nostro supporto e sostegno.

Inoltre anche l’edizione 2008 sarà arricchita dal Premio CEI, assegnato per la terza volta in questo contesto.

Auguro ogni successo a questa edizione del TRIESTE FILM FESTIVAL.

The Central European Initiative (CEI) aims at preparing the ground for European integration and thus supports in particular its member countries which are not yet EU members, in their alignment with the EU. In these efforts, it contributes to the process of transition towards stable democracies and market economies. It brings countries and institutions together in a spirit of flexible and pragmatic regional cooperation. It has contributed to the fostering of an atmosphere of mutual understanding, in which cross-border and multilateral projects can be discussed, planned, studied, financed, implemented and evaluated.

Cultural cooperation is, needless to say, one of the best ways of enhancing mutual understanding and people-to-people contacts. It is, therefore, not surprising that a substantial portion of the financial support of the CEI goes to projects and activities of cultural and educational character.

Considering the increasing role played by ALPE

ADRIA CINEMA in promoting the Central end Eastern Europe film makers, the TRIESTE FILM FESTIVAL - 19th EDITION deserves our full support and sponsorship.

In addition, also the 2008 edition will be enriched with the CEI Award, granted in this context for the third time.

Let me wish this year’s TRIESTE FILM FESTIVAL every success.

Direttore

Artistic

Trieste Film Festival

Forse chi non ha mai avuto bisogno di assuefarsi ai problemi di una vita ‘di confine’ (come ci racconterà con sottile ironia Corso Salani nei suoi sei viaggi ai Borders of Europe, evento speciale della sezione documentari) non potrà capire cosa vuol dire trovarsi all’improvviso a organizzare una realtà quotidiana senza più quella pesante presenza, fisica, simbolica, psicologica: niente più documenti, controlli, visti, timori, sospetti, code interminabili ai ‘valichi’ (grandi, transitabili con passaporto, e piccoli, con speciale ‘propusnica = lasciapassare’ transfrontaliera) semplicemente per andare a fare un tuffo nel bel mare che vediamo da casa o a fare visita a un parente ‘di là’.

Un ‘di là’ – da questo problematico confine da sempre sul nostro collo col suo bagaglio di memorie – che si è rimpicciolito sempre più nel corso degli anni col moltiplicarsi di nuove barriere a delimitare territori per ragioni politiche, etniche, nazionalistiche: prima (anzitutto, e psicologicamente) Est, sconfinato e oscuro, difficilmente raggiungibile, poi (in realtà) Jugoslavia, più rassicurante e abbordabile (anzi, familiarmente, Jugo, "vado in Jugo a fare la spesa, costa meno"), infine solo Slovenia, insomma qui, nei dintorni di casa ("vado un attimo ‘di là’ a far benzina").

La sbarra, consuetudine con cui siamo cresciuti, ora non c’è più, da pochi giorni, cioè dal 21 dicembre 2007 (una data storica, una svolta epocale, titolano i giornali, ma solo quelli della nostra regione, nel resto del paese l’evento sembra non abbia avuto grande eco), da pochi giorni tutto scorre, con euforica semplicità. I politici dell’una e dell’altra parte si abbracciano e progettano insieme il futuro comune, il mondo

Perhaps those who have never had the need to get used to the problems of a 'border life' (as Corso Salani tells us with subtle irony in his six trips to the Borders of Europe, the special event of the documentary section) may not understand what it means to have suddenly to organise a daily life without that heavy, physical, symbolic, psychological presence: no more documents, controls, visas, anxieties, suspicion, interminable queues at the frontier posts (major ones, crossable with passport, and minor ones, with the special cross-border 'propusnica') just to go and have a dip in the beautiful sea that we can see from home or to visit a relative ‘over there’.

A ‘beyond’ – from this problematic border always on our mind with its baggage of memories – that has increasingly shrunk over the years with the proliferation of new barriers to demarcate areas for political, ethnic or nationalistic reasons: firstly (above all, and psychologically) East, boundless and obscure, difficult to reach, then (in reality) Yugoslavia, more reassuring and approachable (indeed, familiarly, Yugo, as in ‘I’m going to Yugo to do the shopping; it costs less’), and finally just Slovenia, here, near home (’I’m just popping over to fill up with petrol’).

The barrier, a custom with which we grew up, has now been no more for the past few days; that is, from 21st December 2007 (a historic day, a quantum shift, the newspapers say, but only those from our region; for the rest of the country, the event seems not to have made much noise). For the past few days, everything has slipped smoothly forward with euphoric simplicity. Politicians of both sides embrace and plan a common future together, the economic sector already celebrates the first benefi-

dell’economia già esulta ai primi vantaggiosi risultati per bar e ristoranti e azzarda rosee prospettive future, gli imprenditori di entrambe le parti orgogliosamente rivendicano: siamo stati noi i pionieri.

La gente, che in pochi minuti di viaggio senza intoppi doganali e di frontiera raggiunge Lubiana per una cena con amici o un appuntamento di lavoro, impara una nuova misura del tempo operativo, che si accorcia, e una nuova dimensione dello spazio quotidiano e vitale, che si allarga.

Anche questo festeggerà ufficialmente la 19ma edizione del nostro festival, che i confini con il cinema dell’Est li ha fatti cadere già una ventina d’anni fa, nella convinzione dei valori universali dell’arte, dell’assurdità degli embarghi culturali e dell’ottusità delle leggi di mercato condizionate da sudditanze politiche. In questo clima di ottimistica euforia che respiriamo intorno a noi mentre ci stiamo affannando nella fase finale dell’organizzazione festivaliera, vogliamo sentirci in diritto di essere orgogliosi anche noi, come gli imprenditori, e anche felici – perché no? – per aver contribuito, seppure in piccola misura, senza proclami o titoloni sui giornali o pubbliche dichiarazioni di intenti, a far cadere quella sbarra: semplicemente con il nostro costante e appassionato lavoro di ricerca sul patrimonio filmico di quei territori, lavoro nato molti anni prima che tutto quello che è accaduto in questi giorni potesse essere nemmeno ipotizzato. Durante questi vent’anni il cinema in cui abbiamo creduto è sempre riuscito a essere presente all’appuntamento con il nostro festival pur venendo ‘di là’, i grandi maestri che avevamo imparato ad amare o i nuovi talenti che scoprivamo e a cui davamo

cial results for bars and restaurants and speculates about a rosy future, and businessmen from both sides of the border proudly claim that they were the pioneers.

As for ordinary citizens, who can now in a few minutes reach Ljubljana for a dinner with friends or a business appointment without customs and border delays, they are now learning a new measure of time, which is shorter, and a new dimension of daily space and life, which is broader.

This will also officially celebrate the 19th edition of our festival, which broke down the borders with the cinema of the East already dismissed some twenty years ago, in the conviction of the universal values of art, of the absurdity of cultural embargoes and the obtuseness of market laws conditioned by these policies. In this climate of optimistic euphoria we breathe around us, we are working hard on the final stages of the festival organisation, and we too, as entrepreneurs, wish to be able to be proud and even happy; why not? For having contributed, albeit in small measure, without proclamations or headlines in the newspapers or public statements of intent, to the destruction of that barrier: simply with our constant and passionate research work on the film heritage of those territories, a work born many years before everything that has happened in these days could even be envisaged. During these two decades, the cinema where we have believed has always succeeded in being present at our festival, even though it came from ‘over there’. The great masters, those we had learned to love or the new talents we discovered and whom we trusted (just one example: Cristian Mungiu, Golden Palm at Cannes this year, left his country, Romania, for the first time to come forward timidly to present his film

fiducia (un esempio per tutti, Cristian Mungiu, Palma d’oro a Cannes quest’anno, era uscito per la prima volta dal suo paese, la Romania, per venire timidamente a presentare da noi il suo film di debutto, Occident, dopo averci sorpreso l’anno prima con un semplice cortometraggio) sono arrivati comunque alla nostra ribalta, passando sopra o sotto comunque oltre barriere sempre più convenzionali e forzate via via che l’Europa compiva i suoi passi. Da anni e per primi in Europa abbiamo dato voce, visibilità, pubblico, spazio e ospitalità a un cinema ignorato, consapevoli della ricchezza di un patrimonio da riscoprire, valorizzare, stanare dalle censure politiche e di mercato, promuovere, riportando l’attenzione su autori, problemi, situazioni, fermenti di vitalità che venivano dal cinema di paesi lontani e vicini al tempo stesso. Cosa che continuiamo a fare ancora oggi, anche grazie al sostegno della CEI che da qualche anno supporta, e gratifica con un premio, la nostra annuale indagine sulle cinematografie dei paesi centro europei meno fortunati. Il focus di questa edizione ad esempio è sulla cinematografia in Moldavia.

Trieste si appresta ora a essere la capitale di una nuova euroregione, decisamente nel cuore di una grande Europa che sta riallacciando i fili e le radici della propria storia, cultura ed economia. A questi fili e a queste radici il festival ha sempre voluto restare saldamente legato, per capire meglio e di più il cinema che oggi ne è l’interprete. Come ci dimostrano le opere dei tre concorsi internazionali: lungometraggi, documentari e cortometraggi, mescolando durezza, verità e a volte leggera ironia ci illuminano sulla fatica che costa oggi costruire un equilibrio sociale

debut, Occident, with us, after having surprised us the year before with a simple short) came to our event despite all, passing over or under or beyond the increasingly conventional barriers that were just then increasingly being forced as Europe moved forward, step by step. For years (and the first in Europe), we have given voice, visibility, public, space and hospitality to a cinema that was overlooked, aware of the richness of a heritage worth rediscovering, promoting, and freeing from the censure of politics and the market; these were examples of vitality that came from the cinema of distant and neighbouring countries at the same time. And this is something we continue to do even today, thanks in part to the support of the CEI, which has for a few years already, supported our annual survey of the cinema of the less fortunate central European countries, and does so also with a prize. The focus of this edition, for example, is the cinema sector in Moldova.

Trieste is preparing now to be the capital of a new Euro-region, firmly at the heart of a great Europe that is restitching the relationships and roots of its history, culture and economy. The festival has always wished to remain firmly linked to these threads and these roots, the better to understand the cinema of which it is today the interpreter. As is revealed by the works in the three international competitions: feature films, documentaries and shorts, mixing harshness, truth and sometimes light irony to enlighten us on the efforts required today to build a social equilibrium in step with the new times and new needs of multiethnic Europe, a continent that has left behind it the dissolution of the Soviet world, the Balkan conflict and new flows of people. A monographic section such as that dedicated to

al passo con i nuovi tempi e le nuove esigenze dell’Europa multietnica, uscita dalla dissoluzione del mondo sovietico, dal conflitto balcanico e dai nuovi flussi delle genti.

Anche una sezione monografica come quella dedicata al maestro ungherese István Gaál (“Radici”) può essere di aiuto per scoprire, tramite l’opera di uno straordinario autore, testimone sincero e critico del suo tempo, di cui sa cogliere lo spirito (come dice Paolo Vecchi), e della sua terra, di cui sa raccontare l’anima, alcune delle ragioni di fondo all’origine dei grandi cambiamenti che hanno riassestato il mondo nell’ultimo decennio del secolo scorso. E in questo senso può aiutare anche il doveroso ricordo del ‘68 praghese (“Praga 1968: la fine della Primavera”) rievocato semplicemente con quattro significativi documentari d’epoca e d’autore.

Storia d’Europa e cultura d’Europa si intrecciano nel programma del festival, come di consueto, anche tramite le strette connessioni con la grande letteratura, presente quest’anno con il riferimento all’opera di due scrittori, Arthur Schnitzler e Italo Svevo, che hanno saputo interpretare come nessuno prima le inquietudini e le insicurezze dell’individuo nei fermenti della modernità agli inizi del novecento. A Schnitzler e al suo rapporto, anche diretto, con il cinema è dedicata la rassegna “Girotondo”, parte di un più ampio progetto multimediale (convegno, mostre, spettacolo teatrale, rassegna) dislocato in vari appuntamenti tra ottobre 2007 e marzo 2008 in varie città della regione e sostenuto dalla nuova legge regionale sul cinema come uno dei più importanti progetti di circuito di quest’anno, alla cui realizzazione hanno lavorato Alpe

the Hungarian film-maker, István Gaál (“Rootsi”), can also help in the discovery – through the work of an extraordinary director and sincere and critical witness of his times, the spirit of which he is able to seize (as Paolo Vecchi put it), and of his land, the soul of which he conveys to us – of some of the reasons underlying the origin of the great changes that have altered the world in the last ten years of the last century. In this regard, it is useful to recall the Prague of 1968 (”Prague 1968: the End of the Spring”), evoked simply with four significant, fine documentaries of the period.

The history of Europe and the culture of Europe interweave in the festival’s programme, as usual, in part through the close connections with great literature, present this year with a reference to the work of two writers: Arthur Schnitzler and Italo Svevo, who like no-one before were able to interpret the worries and insecurities of the individual within the ferments of modernity at the turn of the 20th century. The “La Ronde” section, part of a broader multimedia project (conferences, exhibitions, theatre, screenings) is dedicated to Schnitzler and to his sometimes direct relationship with cinema, to be held in various towns in the region between October 2007 and March 2008, and supported by the new regional law for cinema as being one of the most important projects in the circuit this year, the collaborative result of work by Alpe Adria Cinema, Cec, Cinemazero, Cineteca del Friuli, University of Udine, the Udine Austrian Library and the Public Library of Trieste. Instead, the “Tutte le films” series will be devoted to Svevo, 80 years after his death, which will offer an up-to-date overview of Svevo’s work through the analysis of some of the most successful film and television adaptations of his

Adria Cinema, Cec, Cinemazero, Cineteca del Friuli, Università degli Studi di Udine, Biblioteca Austriaca di Udine e Biblioteca Statale di Trieste. Fa riferimento invece a Svevo, a ottant’anni dalla scomparsa, la rassegna “Tutte le films”, che ripropone l’attualità dell’opera sveviana attraverso l’analisi delle sue più fortunate versioni sia cinematografiche che televisive, cui si deve in gran parte la scoperta e la popolarità dello scrittore. Un ruolo determinante per questa riscoperta è da attribuire indubbiamente all’attenzione dedicata a Svevo da un altro illustre triestino, Tullio Kezich, grande nome della critica internazionale, ma anche produttore illuminato e sceneggiatore finissimo, che ha curato la riduzione televisiva e teatrale di molti testi sveviani. A Kezich, che compie ottant’anni, raccogliendo da Svevo il testimone della cultura moderna legata alla città, è dedicata la seconda puntata del progetto pluriennale “Lo schermo triestino” realizzato in collaborazione con l’Università degli Studi di Trieste: una rassegna (‘Produrre e scrivere per il cinema’), suggerita da Kezich stesso, che offre l’occasione di rivedere alcuni importanti esempi di buon cinema italiano un po’ dimenticato e di ritrovare insieme riuniti grandi autori e grandi amici di Tullio a lui debitori dei loro inizi o di importanti riconoscimenti (Olmi, De Bosio, i fratelli Taviani, Wertmüller, Lattuada, Caldana, ma anche registi teatrali e televisivi, come D’Anza e Bolchi); un ricco volume (Tullio Kezich: il mestiere della scrittura) accompagna la rassegna e costruisce, attraverso scritti inediti, saggi, testimonianze, il ritratto di una personalità d’autore di statura difficilmente misurabile e dall’attività intellettuale inesauribile e multiforme.

writing, responsible largely for the discovery and popularity of the author.

A vital role in this rediscovery is clearly to be attributed to the attention dedicated to Svevo by another illustrious Trieste native, Tullio Kezich. Kezich is a leading light as an international critic, but also as an enlightened producer and screenplay writer; he has been responsible for the television and theatre adaptation of many works by Svevo. To Kezich, now 80 years of age, who has taken the baton from Svevo as regards the witness of modern culture associated with the city, is dedicated the second instalment of the multi-annual project entitled “The Cinema People of Trieste”, produced in collaboration with the Trieste’s University. This series (’A Film Producer and Screenwriter’) was suggested by Kezich himself and offers the opportunity to review some important examples of good but rather forgotten Italian cinema, and to bring together some great directors and friends of Tullio who owe to him their debuts or major recognition (Olmi, De Bosio, the Taviani brothers, Wertmüller, Lattuada, Caldana, but also theatre and television directors, such as D’Anza and Bolchi); a comprehensive book (Tullio Kezich: il mestiere della scrittura) accompanies the series and, through a selection of hitherto unpublished writings, essays, reports, paints the portrait of a figure of such as stature as to be difficult to gauge and with an inexhaustible, varied intellectual activity. Literature appears again, to close a project dedicated two years ago to the relationship between the cinema and another great innovator in contemporary literary language, Bohumil Hrabal, and to open the festival: I Served the King of England, the latest work arising from the long-lasting artistic bond that has existed since the 1960s between the Czech

Ancora la letteratura, per chiudere un progetto dedicato due anni fa al rapporto tra il cinema e un altro grande innovatore del linguaggio letterario contemporaneo, Bohumil Hrabal, e per aprire il festival: Ho servito il re d’Inghilterra, l’ultima opera nata dal lungo sodalizio artistico che ha legato dagli anni Sessanta lo scrittore ceco al regista Jiří Menzel, già vincitore di un Oscar proprio per un film (Treni strettamente sorvegliati) tratto da un racconto di Hrabal e cosceneggiato dallo scrittore stesso. Nella medesima serata d’apertura altre suggestioni letterarie e il racconto poetico di Trieste con le parole di Mauro Covacich nel piccolo film – evento di Francesco Conversano e Nene Grignaffini Il mare in una stanza

Il festival, dunque, interpretato non solo come grande evento conchiuso in sè, ma anche come approdo o pista di lancio per progetti a tappe e a lunga durata, a testimonianza della continuità e dell’approfondimento di un lavoro di ricerca.

L’onore di chiudere il festival, ad esempio, è affidato quest’anno a una ulteriore tappa del progetto “Alida Valli, una, nessuna, centomila”, avviato durante la scorsa edizione del TFF e proseguito a Trieste, grazie al sostegno della Regione FVG, nel mese di maggio 2007 con una rassegna di 15 film, di cui 4 in copia nuova ristampata per l’occasione. L’evento di chiusura prevede la presentazione della copia nuova del film Stasera niente di nuovo di Mario Mattoli, per annunciare il trasferimento dell’omaggio alla Valli in Istria, a Pola, città natale dell’attrice, nel mese di maggio 2008.

“Waleryan Borowczyk. Racconti animati” è invece il piccolo saporito assaggio di una importante

writer and the director Jiří Menzel, winner of an Oscar for a film (Closely observed trains) adapted from a story by Hrabal, with screenplay by the author. During the same inaugural evening, there will be more literary appeal and the poetic view of Trieste through the words of Mauro Covacich in the small film-event, Il mare in una stanza made by Francesco Conversano and Nene Grignaffini.

The festival, therefore, interpreted not only as a great event enclosed in itself, but also as a launchpad for projects in instalments over a long period of time, bearing witness to the continuity and exploration of a research project. The honour of closing the festival, for instance, is given to a further step of the “Alida Valli, one, none, a hundred thousand” project, launched during the last edition of the TFF and continued in Trieste through the support of the Regione FVG in May with a series of 15 films, four of which newly printed for the occasion. The closing event will include the presentation of the new copy of the film by Mario Mattoli, Stasera niente di nuovo, to announce the transfer of the homage to Valli in May 2008 to Pula in Istria, where the actress was born.

“Waleryan Borowczyk. Animated Tales” is instead the small tasting of a major retrospective, accompanied by an exhibition and book, to be included in next year’s edition of the festival to Walerian Borowczyk, a recognised master of eroticism, but presented by us in a less well-known guise, although certainly as provocative, as painter and director of animated films: the five short films of this year are a significant example of his extraordinary imagination, which the 2009 series will reveal in full.

We have a broad-ranging programme, therefore, divided into many sections (and I wish to not an

retrospettiva, accompagnata da una mostra e da un volume, che sarà dedicata nella prossima edizione del festival a Walerian Borowczyk, riconosciuto maestro dell’erotismo, però da noi presentato nella sua veste meno esplorata, e certamente altrettanto provocatoria, di grande pittore e autore di cinema di animazione: i cinque piccoli film presentati quest’anno sono un significativo esempio di quella sua folgorante capacità d’immaginazione, che la rassegna del 2009 rivelerà in pieno.

Un programma ampio, che articola in tante sezioni (tra cui non voglio dimenticare “Zone di cinema”, sempre più corposa con le sue sorprese, le sue anteprime dei grandi film realizzati sul nostro territorio, come Fuori dalle corde di Fulvio Bernasconi, La fine del mare, di Nora Hoppe, Bottecchia, l’ultima pedalata di Gloria De Antoni, le sue scoperte dal concorso “Anteprima Zone di Cinema”), centoquaranta film che si collegano e rimandano, alludendo a un humus culturale che li sottende, tanti ospiti, e tante occasioni di incontro: con gli autori, con i libri, con la musica (anche Massimo Zamboni sarà con noi a presentare con cinema, parole e musica un suo nuovo progetto), e poi visite alle mostre legate alle rassegne e momenti piacevoli di festa…

Manca quest’anno all’appello, per chi ama e conosce il festival, la storica sezione “Immagini”, destinata probabilmente a diventare biennale, per pressanti impegni all’estero della curatrice, ma lo sguardo sull’ampio settore della contaminazione artistica dei generi e soprattutto sul mondo della videoarte è ben rappresentato da “Catodica 3”, rassegna internazionale di videoarte curata da Maria Campitelli col Gruppo 78

increasingly rich “Cinema zones”, full of surprises and offering previews of the major films made in our region, such as Fulvio Bernasconi’s Fuori dalle corde, La fine del mare by Nora Hoppe, Bottecchia, l’ultima pedalata by Gloria De Antoni; plus the discoveries it offers in the “Cinema zones preview” contest). One hundred and forty films that link up and mix, alluding to a cultural bedrock beneath them all, plus many guests and many opportunities for meeting: authors, with their books, music (Massimo Zamboni will also be with us to present a new project with film, words and music), and visits to the exhibitions associated with the series. And of course, regular opportunities to celebrate and relax…

This year, those who know and love the festival, will note the absence of the historic “Images” section, which will probably appear every two years, because of pressing foreign engagements of the curator, but an overview of the ample sector of artistic cross-fertilisation of genres and of the world of video-art generally is well-represented by “Catodica 3”, an international survey of videoart curated by Maria Campitelli with the Gruppo 78 and by Fucine mute Associazione culturale, which the festival is happy to host within its own programme, as an example of the possible and fruitful synergies between different cultural associations sharing areas of research. Collaboration between several groups over shared projects of major cultural significance is increasingly important for the quality of the contents (see “Schnitzler”, “The Cinema People of Trieste ”, etc.) in order to optimise resources and results. Just to remember that they were valuable for the completeness of projects, the involvement and cooperation of the

e da Fucine mute Associazione culturale, che il festival è lieto di ospitare nel contesto del proprio programma, come esempio di sinergia possibile e auspicabile tra associazioni culturali diverse, ma in sintonia come campo di ricerca. Sempre più importante infatti per la qualità dei contenuti si dimostra la collaborazione a più mani su progetti comuni di forte rilievo culturale (vedi “Schnitzler”, “Lo schermo triestino”, ecc.) proprio per ottimizzare risorse e risultati. Basta ricordare quanto sono stati preziosi, per la completezza dei progetti, il coinvolgimento e la fattiva collaborazione della Biblioteca Statale di Trieste, della Biblioteca Austriaca di Udine, del Museo Sveviano, del Civico Museo Revoltella, del Museo Teatrale "Schmidl" nonchè del Cinema Excelsior e del Cinema Ariston di Trieste e dell’Istituto Italiano di Cultura di Budapest per arricchire il programma del festival con alcune mostre relative alle rassegne dedicate a Gaál, Schnitzler, Svevo, Kezich (“Lo schermo triestino”).

E Alpe Adria Cinema si prefigge di intensificare il lavoro in questa prospettiva di condivisione progettuale e organizzativa per grandi eventi di portata internazionale, capaci di qualificare ed elevare sempre più la proposta culturale che può venire dal nostro territorio. Per rispondere così nel modo migliore alla fiducia degli Enti che ci sostengono da sempre e testimoniano sempre più concretamente la loro stima.

In questa sede desidero ringraziare, a nome di tutto lo staff e del pubblico che risponde con entusiasmo a tutte le nostre proposte, in primo luogo la Regione FVG e la Provincia di Trieste, che riservano al cinema attenzione particolare nelle loro strategie di politica culturale, come com-

Public Library of Trieste, the Udine Austrian Library, the Museum Sveviano, the Revoltella Museum, the Museum of Theatre "Schmidl" in Trieste as well as the Cinema Excelsior and Ariston in Trieste and the Italian Cultural Institute in Budapest to enrich the program of the festival with exhibits relating to events dedicated to Gaál, Schnitzler, Svevo, Kezich (“Cinema People of Trieste”).

And Alpe Adria Cinema aims to intensify the work in this field with a view to sharing projects and organisation for major international events, able to qualify and raise the cultural proposals offered in our region to new heights. And in this way to respond in the best possible way to the support given us by the bodies, who have sustained ever more strongly and shown faith in us from the outset.

In the name of all the staff and of the public which responds with such enthusiasm to our proposals, I wish at this point to thank the Regione FVG and the Provincia di Trieste first of all, for the attention they accord cinema in their cultural policies, as shown by the new regional law on cinema, which came into force in 2007, and the major project for a Cinema Centre, towards which the Provincia is actively working. Special thanks must go to the CEI and the Media Programme which recognise, support and reward our commitment to working with a European view. Together with all those who dedicate passion and professionalism to our projects, I hope that the Comune di Trieste and the Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, which already support us, will add to their precious contribution, together with the Fondazione CRTrieste.

Sincere thanks go to all those who help us make the atmosphere of the festival increasingly comfortable, from the hotels that receive our guests

provano la nuova legge regionale sul cinema entrata in vigore nel 2007 e il grande progetto di una Casa del Cinema cui sta concretamente lavorando la Provincia.

Un ringraziamento particolare va alla CEI e al Programma Media che riconoscono, supportano e premiano il nostro impegno di lavorare in un’ottica europea. Spero, insieme a tutte le persone che dedicano passione e professionalità ai nostri progetti, che anche il Comune di Trieste e il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, che già ci sostengono, vogliano ritoccare in positivo il loro prezioso contributo, così come la Fondazione CRTrieste a riconoscimento di una manifestazione che negli anni ha saputo crescere.

E un ringraziamento dal cuore va a tutti coloro che ci aiutano a rendere sempre più confortevole l’atmosfera del festival, agli alberghi, che accolgono con squisita cortesia i nostri ospiti invogliandoli a tornare, a tutti i mezzi di informazione che parlano del nostro lavoro e lo raccontano nei loro paesi, al pubblico meraviglioso che sentiamo sempre più vicino, al cinema Excelsior, al cinema Ariston e al Teatro Miela che ancora una volta collaborano per costruire con noi un festival memorabile.

A tutti coloro che lo seguiranno con pazienza e curiosità auguro di trovare in una piega del programma un proprio personalissimo momento di emozione, una sorpresa preziosa, un piccolo regalo inaspettato.

Buone sorprese, buone visioni, buoni incontri.

with the greatest courtesy, making them wish to return, to all the media that speak of our work in their own countries, and to the marvellous public to whom we feel so close. And likewise thanks to the Cinema Ariston and Teatro Miela, which once more have collaborated to help us create a memorable festival.

I hope that all those who following the festival with patience and curiosity will find their own moment of emotion, a precious surprise, a little unexpected gift in some feature of the programme.

I wish you surprises, an enjoyable time and fruitful encounters.

P.S.

Ai politici tutti della nostra Regione che siedono in Parlamento o hanno accesso ai luoghi del Potere e che ci rappresentano, ma poco conoscono la nostra attività, i nostri progetti e le nostre manifestazioni, e che invito con piacere a seguire il festival insieme a tutti noi, mi permetto di chiedere, anche a nome di altre importanti realtà cinematografiche regionali, di spendere su di noi e sul nostro lavoro che dà lustro alla politica culturale del Friuli Venezia Giulia (unanimemente considerata e invidiata come regione ‘cinematografica’ per eccellenza) una parola di stima e sostegno a livello ministeriale nel momento in cui in commissione si prendono decisioni sull’erogazione dei contributi annuali, in modo che con l’aiuto di una corretta informazione, ciò che si fa a Trieste e in regione (non più periferia d’Italia, ma centro di nuova portata europea) venga preso in giusta considerazione e sostenuto in proporzione alla valenza qualitativa dei progetti. Mi permetto quindi, sempre a nome di tutte le realtà cinematografiche regionali, di ringraziarli in anticipo per quanto vorranno fare nel nuovo anno.

Buon lavoro a tutti e per tutti noi. Con stima e speranza.

P.S.

I wish to ask all the politicians of our Region with a seat in Parliament or access to the corridors of power and who represent us but know little of our activity, projects and events (and whom I warmly invite to the festival), in the name of ourselves and other important regional cinema events to support us and our work, which reflects well on the cultural policy of Friuli Venezia Giulia (unanimously regarded as the “cinematographic” region par excellence). I invite them to put in a good word at ministerial level at a time when the commission is deciding the attribution of budgets so that, assisted by correct information, all the work that is done in Trieste and in the region (which is no longer peripheral in Italy but at the centre of a new European area) be taken into consideration and supported in proportion to the actual value of the projects. In the name of all the regional cinema bodies, therefore, I wish to thank them in advance for all they are able to do in the new year.

Our best wishes to all, in trust and hope.

la giuria del concorso lungometraggi the jury of the feature film competition

Elda Guidinetti

Nata a Chiasso (in Svizzera), ha trascorso gli anni ’60 negli Stati Uniti. Ha studiato alla BS University del New Mexico e letteratura all’Università di Pavia. Scrittrice e autrice di racconti e saggi (del 1988 Il cortile interno esterno), ha realizzato un cortometraggio che è stato in concorso a Locarno e girato diversi documentari in collaborazione con Andres Pfaeffli. Sempre con lui, nel 1991, ha fondato la casa di produzione Ventura Film. Fra i film che ha prodotto o co-prodotto ricordiamo No quarto da vanda, di Pedro Costa, L’angelo della spalla destra, di Djamshed Usmonov, La felicità non costa niente e Volevo solo vivere, entrambi di Mimmo Calopresti, e il recente Fuori dalle corde di Fulvio Bernasconi.

Born in Chiasso (Switzerland), she lived in Usa during the Sixties. She studied at BS University of New Mexico and Literature at Pavia University (Italy). Author of short stories and essays (Il cortile interno esterno, 1988), she realized a short film (presented in competition in Locarno) and several documentaries with Andres Pfaeffli. In 1991, she founded, with Andres Pfaeffli, the Ventura Film production company (among the films she produced or co-produced there are No quarto da vanda, by Pedro Costa, Angel on the Right, by Djamshed Usmonov, La felicità non costa niente and Volevo solo vivere, by Mimmo Calopresti, and the most recent Fuori dalle corde by Fulvio Bernasconi).

Serge Sobczynski

Nato nel 1947 in Algeria, ha ricoperto ruoli importanti in alcune fra le massime istituzioni culturali francesi, come il Théâtre National di Strasburgo e la Comédie-Francaise di Parigi, le orchestre nazionali di Lille e Lione. In seguito, è stato nominato Consigliere per la Cultura del Ministero degli Esteri francese, prima di passare alla guida del Dipartimento della cultura della Provenza. Nel 2004, è stato invitato da Gilles Jacob (Presidente del festival di Cannes) a curare una nuova sezione del festival: “Tous les Cinémas du Monde”, arrivata l’anno scorso alla sua terza edizione.

Born in 1947 in Algiers, has held senior positions in major cultural institutions, among which the Théâtre National in Strasbourg and the Comédie-Francaise in Paris as well as the national orchestras of Lille and Lyon. He was then named Counsellor for Culture for the French Foreign Office, before heading the Department of Culture of Provence. In 2004, Gilles Jacob, The Chairman of the Board of the Festival de Cannes, engaged him so as to establish a new festival program entitled “Tous les Cinémas du Monde”. Until recently he has been working as director of this program, which developed its 3rd edition in May 2007.

Eva Zaoralová (Hepnerova)

Si è laureata in Letteratura francese e ceca all’Università Carlo di Praga. Corrispondente ed editorialista del maggiore quotidiano ceco, «Mf Dnes», collabora dal 1968 con la rivista specializzata di cinema «Film a doba». Traduttrice e autrice di articoli e saggi riguardanti soprattutto il cinema francese e quello italiano, ha anche insegnato per diversi anni Storia del cinema alla FAMU di Praga. Collabora fin dagli inizi degli anni ’90 con la Variety International Film Guide e dal 1994 anche con il festival di Karlovy Vary, di cui è divenuta direttore artistico nel 1995. Eva Zaoralová ha fatto parte delle giurie dei festival internazionali più importanti; è membro del comitato direttivo dell’Accademia ceca del cinema e della televisione, oltre che della European Film Academy.

She studied French and Czech literature at Charles University in Prague. A Translator and writer of articles and books devoted chiefly to French and Italian film and a correspondent and critic for the most important Czech daily «Mf Dnes», she was an editor of the specialised film magazine «Film a doba» from 1968 and for several years also lecturer in film history at FAMU (Prague). She has been contributing to the Variety International Film Guide since the early 1990s, and has been working with the Karlovy Vary International Film Festival since 1994, becoming its Artistic Director in 1995. Zaoralová has sat on the international juries of most important film festivals; she is also a member of the Board of the Czech Film and Television Academy and a member of the European Film Academy.

la giuria del concorso documentari the jury of the documentary competition

Nato nel 1979 a Boldureshti, in Moldavia. Laureatosi nel 2001 in Tecnologie informatiche e Microelettronica al Politecnico moldavo, ha cominciato a lavorare nel 2003 come montatore alla Euro Tv di Chişinău. Dal 2004 è executive producer e montatore presso l'Owh Tv Studio, sempre di Chişinău. Dal 2007 è anche Coordinatore nazionale del progetto per la conservazione e valorizzazione del patrimonio filmico regionale “Cross-Border Cinema Culture”, cui aderiscono Moldavia, Armenia, Georgia e Ucraina.

Born in 1979 in Boldureshti (Moldova). Graduated in 2001 from Technical University of Moldova in Informatical Technologies and Microelectronics. In 2003 he started working for Euro Tv (Chişinău) as editor. Since 2004 he has been working as executive producer and editor at Owh Tv Studio, Chişinău. From 2007 he is the National Coordinator for “Cross-Border Cinema Culture”, a project involving Moldova, Armenia, Georgia and Ukraine, whose aim is the preservation and valorization of regional filmic heritages.

Laila Pakalniņa

È nata nel 1962 a Liepaja, Lettonia. Nel 1986 si è laureata in giornalismo televisivo presso l’Università di Mosca. Si è successivamente diplomata in regia, nel 1991, allo VGIK di Mosca. Ha realizzato diversi documentari (fra cui Buss nel 2004, Teodors del 2006) e due lungometraggi (Pitons del 2003, e Ķīlnieks del 2006), presentati e premiati in molti festival internazionali. Vive e lavora a Riga.

Laila Pakalniņa was born in 1962 in Liepaja (Latvia). In 1986, she graduated in TV journalism at the Moscow University. Then, in 1991, she graduated in Film directing at the Moscow VGIK. She has made numerous documentaries (including Buss in 2004, Teodors in 2006) and two feature films (Pitons in 2003, and Ķīlnieks in 2006), that also received awards at international festivals. She lives and works in Riga.

Corso Salani

Nato a Firenze nel 1961, ha conseguito nel 1984 il diploma presso l’Istituto di Scienze Cinematografiche della stessa città. Dal 1985 vive a Roma. Nel 1989 gira il suo primo lungometraggio, Voci d’Europa, con cui si aggiudica il Premio Speciale al Festival Riminicinema. Seguiranno numerosi film di finzione tra cui Gli ultimi giorni (1991), Gli occhi stanchi (1995), Occidente (2000) e Corrispondenze private (2002) e diversi documentari come Cono Sur (1998), Tre donne in Europa (2004) e C’è un posto in Italia (2005). Alterna l’attività di regista a quella di attore. Tra le sue interpretazioni ricordiamo Il muro di gomma di Marco Risi, Il Conte Montecristo di Ugo Gregoretti per la tv, Il vento di sera di Andrea Adriatico.

Corso Salani, born in Florence in 1961, received the diploma of the Istituto di Scienze Cinematografiche in that city in 1984. Since 1985 he has been living in Rome. In 1989, he made his first feature film, Voci d’Europa, which won the Special Prize at the Riminicinema Festival. This was followed by several fiction films including Gli ultimi giorni (1991), Gli occhi stanchi (1995), Occidente (2000) and Corrispondenze private (2002) as well as a number of documentaries, Cono Sur (1998), Tre donne in Europa (2004) and C’è un posto in Italia (2005). He alternates working as a director and acting. His roles include Il muro di gomma by Marco Risi, Il Conte Montecristo by Ugo Gregoretti for television, Il vento di sera by Andrea Adriatico.

la giuria del concorso cortometraggi the jury of the short film competition

michal Bregant

Nato nel 1964, è storico del cinema, critico, curatore e, dal 2002, direttore della FAMU di Praga. Già capo-redattore del trimestrale «Iluminace» (rivista di teoria, storia ed estetica del cinema) dal 1997 al 2002, ha fatto parte del consiglio d’amministrazione del Fondo Nazionale Ceco per il sostegno e lo sviluppo al cinema. Scrive di storia del cinema ceco (la sua specializzazione è l’avanguardia modernista degli anni ’20 e ’30), cinema sperimentale contemporaneo, Surrealismo, cinema e fotografia, arti visive. Curatore di programmi speciali sul cinema ceco (soprattutto quello legato all’avanguardia e alla sperimentazione), insegna Storia del cinema alla FAMU.

Born in 1964, is a film historian, critic, curator, and since 2002 the Dean of Prague Film Academy (FAMU). From 1995 to 2001 he was editor-in-chief of the quarterly «Iluminace» (journal for film theory, history, and aesthetics) and from 1997 to 2002 Board member of the State Fund for Support and Development of Czech Cinematography. He writes about Czech film history (modernist avant-garde art of the 1920s and 1930s); contemporary experimental cinema; surrealism; film and photography, visual arts. Curator of special programs of Czech film, mainly avant-garde and experimental, he teaches Film History.

Davide oberto

Nato ad Alba (CN) nel 1970, ha studiato Filosofia e Storia del Cinema a Torino. Dal 2000 collabora con il Torino Film Festival, di cui è responsabile dal 2005 dei concorsi italiani (cortometraggi e documentari). È uno dei responsabili della programmazione di “Da Sodoma a Hollywood - Torino GLBT Film Festival” per il quale ha anche curato nel corso degli anni diverse retrospettive, in particolare su Rainer Werner Fassbinder, il cinema queer nel mondo arabo, e gli spaghetti western.

Born in Alba (CN, Italy) in 1970, he studied Philosophy and Film History at Turin University. Since 2000 he has been collaborating with the Torino Film Festival, where is curator (from 2005) of Italian competitions (short films and documentaries). It is also one of the programmers of "From Sodom to Hollywood - Turin GLBT Film Festival" section for which he also edited several retrospectives (in particular about Rainer Werner Fassbinder, the queer cinema in the Arabic world, and the spaghetti western).

Irena Taskovski

Di origini bosniache, Irena ha studiato alla FAMU di Praga e ha conseguito un Master alla National Film & TV School di Londra. Dopo aver lavorato in alcune società di produzione e distribuzione londinesi, ha fondato la Taskovski Films Ltd Production and Sales Company, con lo scopo di produrre, distribuire e coprodurre progetti indipendenti a livello internazionale (come il premiato Odgrobadogroba, di Jan Cvitkovič). È stata anche curatrice di rassegne e programmi in diversi festival di cinema.

Bosnian by birth, Irena studied in Prague, graduating from the Film Academy (FAMU). She obtained a Master degree from National Film & TV School, London. After working in some London-based production and distribution companies, Irena founded in London the Taskovski Films Ltd Production and Sales Company. Its aim is developing and distributing independent projects and creative international co-productions (among others the awarded Odgrobadogroba by Jan Cvitkovič). She was also a curator and programmer for several film festivals.

concorso lungometraggi feature film competition

Am ENDE KommEN ToURISTEN di Robert Thalheim | ESTRELLITA - PESEm ZA DomoV di Metod Pevec | ImPoRT EXPoRT di Ulrich Seidl | INSTALACIJA LJUBEZNI di Maja Weiss |

ISZKA UTAZÁSA di Csaba Bollók | KLoPKA di Srdan Golubović | mADoNNEN di Maria Speth

| PLAC ZBAWICIELA di Krzysztof Krauze, Joanna Kos-Krauze | PoRA UmIERAĆ di Dorota

Kędzierzawska | PRAVIDLA LŽI di Robert Sedláček | PUTEŠESTVIE S DomAŠNImI ŽIVoTNYmI di Vera Storoževa | VRATNÉ LAHVE di Jan Svěrák | YUmURTA di Semih Kaplanoğlu

eventi speciali / special events

CALIFoRNIA DREAmIN’ (NESFARSIT) di Cristian Nemescu | IL mARE IN UNA STANZA di Francesco Conversano, Nene Grignaffini | oBSLUHoVAL JSEm ANGLICKÉHo KRÁLE di Jiří Menzel

alida valli. una, nessuna, centomila / alida valli. one, no one, and one hundred thousand

STASERA NIENTE DI NUoVo di Mario Mattoli (1942)

Germania / Germany

2007, 35mm, col., 85’

v.o. tedesca - polaccainglese / GermanPolish - English o.v.

A m ENDE Komm EN To URISTEN

E alla fine arrivano i turisti / And Along Come Tourists

Robert Thalheim

Sceneggiatura / Screenplay: Robert Thalheim. Fotografia / Photography: Yoliswa Gärtig. Montaggio / Editing: Stefan Kobe. Suono, musica / Sound, Music: Anton K. Feist, Uwe Bossenz. Scenografia / Art Director: Michał Galinski, Rita-Maria Hallekamp. Costumi / Wardrobe: Ewa Krauze. Interpreti / Cast: Alexander Fehling, Ryszard Ronczewski, Barbara Wysocka, Piotr Rogucki, Rainer Sellien, Lena Stolze, Lutz Blochberger, Willy Rachow. Produzione / Produced by: 23/5 Fillmproduction. Coproduzione / Co-produced by: ZDF - Das kleine Fernsehspiel. Distribuzione internazionale / World Sales: Bavaria Film International.

anteprima italiana / italian premiere

Auschwitz non era il posto che aveva in mente Sven, un giovane ragazzo tedesco, quando aveva firmato per fare servizio civile all’estero. Per lui Auschwitz è solo una piccola cittadina polacca, la lingua è incomprensibile, il campo di concentramento gli ricorda tutto il grigiore delle lezioni di storia a scuola. A peggiorare le cose, c’è il fatto che deve prendersi cura di un vecchio e antipatico signore, Stanisław Krzeminski, un ex detenuto che non ha mai lasciato il campo di concentramento. Fortunatamente c’è Ania, la giovane guida turistica che ospita Sven nel suo appartamento. Con il passare del tempo Sven comincia a scoprire sia Auschwitz che Oswiecim, il luogo degli orrori e la cittadina polacca, il simbolo della barbarie umana e l’industria turistica che ruota attorno a esso…

“Da un certo punto di vista c’è qualcosa di strano quando vedi arrivare bus pieni di turisti, in un posto dove i Nazisti comisero le peggiori atrocità. D’altra parte è importante che questo posto continui a essere visitato e non venga dimenticato … Come il mio protagonista Sven, ho fatto anch’io il servizio civile a Oswiecim. Nei primi anni ’90, a un giovane berlinese come me un paese vicino come la Polonia sembrava anche più esotico dell’Asia. Avevo già viaggiato un po’ con la mia famiglia, ma tutto ciò che era a est di Alexanderplatz sembrava molto più straniero e distante.” (R. Thalheim)

Auschwitz wasn’t what Sven, a young German, had in mind when he signed up to do his civil service abroad. For him, Auschwitz is a small town in Poland, a strange language, a concentration camp, all the musty grayness of high-school German history classes. To make matters worse, he’s got to care for an unpleasant old man, Stanisław Krzeminski, a former inmate who never left the camp. Luckily, there’s Ania, a young guide who lets Sven stay at her place. As the weeks go by, Sven begins to discover both Auschwitz and Oswiecim, the place of horror and the Polish town, the memorial to inhumanity and the tourist industry that has sprung up around it…

“On the one hand, there is something odd about the fact that tourist buses come to this place where Nazi horrors were committed. On the other hand, it is also important that this place continues to be visited and does not fall into oblivion … Like my protagonist Sven, I also did my civilian service in Oswiecim. In the early 1990s, our neighbor, Poland, was more exotic than Asia for a youth from the Berlin area. I had travelled around the world quite a bit with my parents but everything east of the Alexanderplatz seemed much more foreign and distant.” (R. Thalheim)

Slovenia - Germania / Slovenia - Germany

2007, 35mm, col., 97’

v.o. slovena - bosniaca / Slovenian - Bosnian o.v.

ESTRELLITA - PESE m ZA D omo V

Estrellita

Metod Pevec

Sceneggiatura / Screenplay: Metod Pevec. Fotografia / Photography: Axel Schneppat. Montaggio / Editing: Janez Bricelj. Musica / Music: Nino Degleria, Mario Schneider. Suono / Sound: Olaf Mehl, Holger Lehmann, Sebastian Schmidt, Thomas Neumann, Jože Trtnik. Scenografia / Art Director: Katja Šoltes. Costumi / Wardrobe: Sabina Buždon. Interpreti / Cast: Silva Čušin, Marko Kovačevik, Senad Bašić, Mediha Musliović, Karin Komljanec, Tadej Troha, Ana Temeljotov. Produzione / Produced by: Vertigo / Emotionfilm, Mediopolis Film und Fernsehproduktion. Coproduzione / Co-produced by: F.I.S.T. Produkcija, Skopje Film Studio. Con il sostegno di / Supported by: Filmski Sklad Republike Slovenije / Slovenian Film Fund (Slovenia), Mdm – Mitteldeutsche Medienfoerderung (Germany), Ministry of Culture and Sport - Fundation for Film of Federation (Bosnia and Herzegovina), Ministry of Culture (Macedonia). Distribuzione internazionale / World Sales: MDC International GmbH.

anteprima italiana / italian premiere

Dora Fabiani è un’insegnante di pianoforte ed è stata per trent’anni moglie e musa ispiratrice di un famoso violinista, Mihael Fabiani. Dopo la morte improvvisa del marito, Dora scopre di non essere stata l’unica donna di Mihael, e che l’uomo le ha tenuto nascoste anche altre cose. Non le ha mai raccontato, per esempio, di Amir, un giovane di modeste condizioni che sostiene di aver suonato diverse volte con suo marito nei locali malfamati della città. Il ragazzo chiede di poter suonare per un’ultima volta il prezioso strumento di Mihael. Dora acconsente e capisce subito che Amir ha del talento: comincia perciò a interessarsi della sua formazione e gli fa prendere lezioni di musica. Julian, il figlio di Dora, conoscendo il valore del violino ne reclama però la legittima proprietà…

“La storia raccontata nel film si sviluppa nell’ambito del classico triangolo ‘amore, tristezza e musica’. Non ero interessato a un tipo di tristezza patetico e volgare, ma a quel sentimento così raro, raffinato e inspiegabile che meravigliosamente purifica le persone e dà loro una luminosità tutta particolare.” (M. Pevec)

Dora Fabiani is a piano teacher, but more significantly, for 30 years she was a wife and muse to famous violinist Mihael Fabiani. After his unexpected death, Dora discovers that she was not the only woman in his life and that her husband had kept a good deal of his intimate life to himself. For example, he said nothing about Amir, a boy from a poor family enters her life who claims that he used to play with her late husband in some rather disreputable pub. Amir would like to have a chance to play on Fabiani's precious violin just for once. Dora listens to him play. It turns out that the boy is talented, so arranges that the boy is given music lessons and pays attention to his progress. However, a series of conflicts is triggered by Dora's son, Julian, who appreciates just the financial value of the violin and claims his legitimate share…

“This film story develops within a classic triangle of love, sadness and music. I was not interested in the pathetic and almost vulgar sadness. But in that rare, cultivated sadness, that inexplicable marvellous feeling that refines people and gives them a special glow.” (M. Pevec)

Austria

2007, 35mm, col., 135’

v.o. tedesca - russaslovacca / GermanRussian - Slovakian o.v.

I m P o RT EXP o RT

Ulrich Seidl

Sceneggiatura / Screenplay: Ulrich Seidl, Veronika Franz. Fotografia / Photography: Ed Lachman, Wolfgang Thaler. Montaggio / Editing: Christof Schertenleib. Suono / Sound: Ekkehart Baumung. Scenografia / Art Director: Andreas Donhauser, Renate Martin. Interpreti / Cast: Ekateryna Rak, Paul Hofmann, Michael Thomas, Maria Hofstätter, Georg Friedrich, Natalija Baranova, Natalia Epureanu, Petra Morzé, Dirk Stermann, Erich Finsches. Produzione / Produced by: Ulrich Seidl Film Produktion GmbH. Coproduzione, distribuzione internazionale / Co-produced by, World Sales: Coproduction Office. Con il sostegno di / Supported by: Österreichisches Filminstitut, Filmfonds Wien, Land Niederösterreich.

anteprima italiana / italian premiere

Sullo sfondo di un inverno freddo e grigio si sviluppano due storie. Import. La prima storia parla di Olga, giovane infermiera e madre ucraina, che vuole di più dalla vita. Arriva così in Austria, trova un lavoro ma lo perde quasi subito. Da governante finisce a fare la donna delle pulizie in un ospedale geriatrico. Export. La seconda storia ha per protagonista Paul, un giovane austriaco. Anche lui ha appena trovato finalmente un lavoro come guardia giurata, e anche lui viene licenziato. Pieno di debiti, chiede denaro a tutti, anche al patrigno, che lo porta con sé in Ucraina, a installare macchinette per il videopoker. Olga e Paul sembrano vivere lo stesso destino: entrambi sono alla ricerca di un lavoro, di un nuovo inizio, una vita diversa, solo che Olga arriva dall’Europa orientale, dove la povertà è all’ordine del giorno mentre Paul proviene dalla parte opposta, dove perdere il lavoro non significa ridursi alla fame, ma dover affrontare una crisi esistenziale e la sensazione di essere inutili.

“Non credo che un ottimista sia necessariamente più costruttivo di un pessimista, perciò non capisco perché il primo venga considerato sempre meglio del secondo. Quando osservo il mondo con occhio attento non posso che essere pessimista, ma come tutti quelli come me vedo anche la bellezza che c’è nelle cose.” (U. Seidl)

It’s cold and gray. In this atmosphere two stories take place. Import. The first one is about Olga, an Ukraine young nurse and mother. She wants more from life. She decides to go to Austria, which she does. There, she finds work and then loses it. She starts as a housekeeper and ends up a cleaning lady in a geriatric hospital. Export. The other story is about Paul, a young Austrian. He finally lands a job as a security guard but gets fired almost immediately. He has debts and borrows more money, also from his stepfather, who takes him along on a job in the Ukraine setting up video gambling machines. Olga and Paul seem to have a similar fate: both are looking, a new beginning and a new existence. The only difference is that Olga comes from the Eastern part of Europe, where unremitting poverty is the order of the day whereas Paul comes from the Western part, where unemployment means not hunger, but a crisis of meaning and sense of uselessness.

“I don’t think that optimists are necessarily more constructive than pessimists, so they shouldn’t be seen as better. When I look at the world with open eyes, I can’t avoid being pessimistic. But like every pessimist I also see things of beauty.” (U. Seidl)

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Slovenia

2007, 35mm, col., 98’

v.o. slovena / Slovenian o.v.

INSTALACIJA LJUBEZNI

Installazione d’amore / Installation of Love

Maja Weiss

Sceneggiatura / Screenplay: Zoran Hočevar, Maja Weiss. Fotografia / Photography: Bojan Kastelic. Montaggio / Editing: Peter Braatz. Musica / Music: Chris Eckman. Suono / Sound: Marko Tajič. Scenografia / Art Director: Dušan Milavec. Costumi / Wardrobe: Emil Cerar. Interpreti / Cast: Bernarda Oman, Igor Samobor, Brane Završan, Branko Jordan, Desa Muck, Vesna Vončina, Polona Vetrih, Aljaž Jovanovič, Ivanka Mežan, Kolja Saksida. Produzione, distribuzione internazionale / Produced by, World Sales: Bela Film. Coproduzione / Co-Produced By: RTV Slovenia, Iluzija, Taris Film. Con il sostegno di / Supported by: Filmski Sklad Republike Slovenije / Slovenian Film Fund.

anteprima italiana / italian premiere

Mojca è una signora borghese di mezz’età, sposata a Vasko, un ricco commerciante di carni. Mojca è una grande appassionata e collezionista d’arte ed è piuttosto amareggiata dal fatto che i suoi figli, Nika e Vaci, stanno lentamente uscendo dal sicuro nido familiare. Annoiata e in cerca di amore e passione, Mojca diventa l’inconsapevole protagonista di una video installazione che l’artista Miloš, suo ex fidanzato, sta girando con l’aiuto proprio di Nika. La ricerca d’amore di Mojca diventa così un viaggio insolito per tutte le persone che recitano nel film e anche per la troupe che sta girando Instalacija ljubezni

“Se si può parlare di intenzione del regista quando gira un film, allora la mia era quella di fare un film che mettesse in risalto gli attori e che, nonostante trattasse tematiche serie, fosse anche bonario e gioioso, comico e pieno di vita, un film femminile e un film per le famiglie, un film in cui gli attori fanno gli attori. Un film che parlasse di tutti tipi di illusione: quella amorosa, quella artistica e, soprattutto, quella cinematografica. Instalacija ljubezni è la mia dichiarazione d’amore all’arte del cinema.” (M. Weiss)

Mojca, a forty-five-year-old, is married to Vasko, a rich meat dealer. She collects classic art paintings and quite embittered by the fact that her children Nika and Vaci are slowly leaving the safe family nest. Bored and desirous of love and passion she unknowingly becomes the object of a video-installation the artist Miloš, former lover, is making with the help of her daughter Nika. Her hunt for love becomes an unusual journey for all playing in the film as well as for the whole team that is making the film Instalacija ljubezni

“If there is something like director's intention when making a film, than mine was to make a film that glorified actors and despite serious themes ended up being easy-going and joyful, a film which was comical and full of life, a feminine film and family film at the same time, in which actors act actors. A film that praises all illusions; love illusions, artistic illusions, and above all film illusion. Instalacija ljubezni is my love statement to the art of filmmaking”. (M. Weiss)

Ungheria / Hungary

2007, 35mm, col., 93’

v.o. ungherese - rumena / Hungarian - Romanian o.v.

ISZKA UTAZÁSA

Il viaggio di Iska / Iska's Journey

Csaba Bollók

Sceneggiatura / Screenplay: Csaba Bollók. Fotografia / Photography: Francisco Gózon. Montaggio / Editing: Judit Czakó. Musica / Music: Balázs Temesvári. Suono / Sound: András Vámosi. Scenografia / Art Director: Csaba Czene, Razvan Radu. Costumi / Wardrobe: Melinda Domán. Interpreti / Cast: Mária Varga, Marian Rusache, Rozália Varga, Marius Bodochi, Ágnes Csere, Noémi Fodor, Dan Tudor, Zsolt Bogdán, Ibolya Csonka, János Derzsi, Csilla Ababi, Réka Csutak, Eugen Colonel, Anna Maria Geangos, Romulus Tordea. Produzione, distribuzione internazionale / Produced by, World Sales: Merkelfilm.

anteprima italiana / italian premiere

Iska ha 12 anni e vive in una città mineraria, in uno degli angoli più remoti e tristi d’Europa. Recupera rottami di metallo in una discarica. Il denaro che guadagna le serve per comprare superalcolici ai genitori, perciò è costretta a elemosinare il cibo dai minatori della zona. Iska sogna ad occhi aperti le spiagge spagnole, dove desidera tanto andare. Per un po’, sembra quasi che il suo sogno si possa avverare. Le cose, però, cominciano ad andare storte e Iska si ritrova improvvisamente ad avere a che fare con trafficanti di esseri umani…

Miglior film d’autore alla Settimana del Cinema Ungherese dello scorso anno.

“Non ho mai creduto all’idea che l’arte possa cambiare la vita, ma in un certo modo è quello che è accaduto. La prima volta che ho incontrato Mária (Iska), lei aveva 8 anni. Eravamo in una città a sud dei Carpazi, lei stava cercando rottami di metallo come fa nella scena iniziale del film. Ho seguito la vita di Mária e di sua sorella più piccola Rozália per anni. Nell’autunno del 2005, abbiamo girato il film con Mária nel ruolo della protagonista. Dall’inizio delle riprese del film Rozália si è trasferita a vivere nella nostra famiglia a Budapest. Anche Mária ha vissuto con noi, ma all’età di 15 anni ha deciso di tornare nella città dove è cresciuta e dove una volta l’ho trovata a vivere per strada.” (C. Bollók)

Iska is a twelve year-old girl living in a coalmining town in one of the remotest and gloomiest corners of Europe. She earns a living recycling pieces of old metal she has found at a rubbish dump that she regularly scours. The money she earns goes on the schnapps that Iska has to buy for her parents. She is obliged to beg the mine workers for food. Iska dreams of the Spanish coast, that she longs to visit. It looks as though her dreams might come true. But then things begin to go awry and Iska suddenly finds herself in the clutches of human traffickers… Best Author Film at the latest Hungarian Film Week in Budapest.

“I’d never really believed in the idea that art may change life, but in a way, it happened to us. First time I met Mária (Iska) when she was eight. She was searching for scrap metal in the Southern Carpathians, just as she does in the opening scene of Iszka utazása. I have been followed her and little sister’s, Rozália’s life through the years. In the fall of 2005, we had shot Iszka utazása with Mária in the title role. Since the making of this movie, Rozália has been living with our family, in Budapest. Mária had also been living with us, but at the age of 15, she decided to go back to the mining town where she grew up, and where once I found her on the streets.” (C. Bollók)

Serbia - GermaniaUngheria / SerbiaGermany - Hungary

2007, 35mm, col., 106’ v.o. serba / Serbian o.v.

KLo PKA

La trappola / The Trap

Srdan Golubović

Sceneggiatura / Screenplay: Melina Pota-Koljević, Srđan Koljević, dal romanzo di / based on the novel by Nenad Teofilović. Fotografia / Photography: Aleksandar Ilić. Montaggio / Editing: Marko Glušac, Dejan Urošević. Musica / Music: Mario Schneider. Suono / Sound: Sebastian Schmidt, Erik Mischijew. Scenografia / Art Director: Goran Joksimović. Costumi / Wardrobe: Ljiljana Petrović. Interpreti / Cast: Nebojša Glogovac, Nataša Ninković, Anica Dobra, Miki Manojlović, Marko Đurović, Dejan Čukić, Bogdan Diklić, Vuk Kostić, Milorad Mandić, Vojin Cetković, Mladen Nelević, Boris Isaković. Produzione / Produced by: Film House Baš Čelik. Coproduzione / Co-produced by: Mediopolis Film Gmbh, UJ Budapest Filmstudio. Distribuzione internazionale / World Sales: Bavaria Film International.

anteprima italiana / italian premiere

Mladen vive a Belgrado con la moglie Marija e il figlio Nemaja. Quando al bambino viene diagnostica una grave malattia cardiaca, i dottori consigliano alla famiglia di portarlo all’estero per farlo operare. Proprio quando i genitori di Nemaja hanno perso ogni speranza di poter trovare il denaro necessario all'operazione, un uomo contatta Mladen e si offre di pagare l’intera somma. In cambio, Mladen deve uccidere il rivale in affari dell’uomo. Mladen è inorridito dalla proposta, ma quando le condizioni del figlio improvvisamente peggiorano, comincia a prendere in seria considerazione l’offerta dello sconosciuto… Miglior Film al Festival Internazionale di Sofia dello scorso anno.

"Klopka è un film molto personale e, in un certo senso, si potrebbe definire una sorta di versione balcanica di Delitto e castigo. … Parla di un uomo che si trova a dover scegliere fra due alternative, ognuna delle quali causerà dolore, colpa e sventura. Parla di un uomo che si trova chiuso in una trappola morale ed esistenziale. … È anche un film sulla Serbia post-Milošević, un paese in cui non c’è più la guerra, ma un deserto morale ed esistenziale, una Serbia in fase di transizione, in cui la vita umana non conta poi molto…” (S. Golubović)

Mladen lives in Belgrade, with his wife Marija and their son Nemanja. When Nemanja develops a serious heart condition, the doctors urge an operation abroad. Just when the boy’s parents give up hope of raising the money, a man contacts Mladen and offers to pay the whole amount. But there is one thing Mladen must do: kill the man’s business rival. The proposal repulses Mladen, but as his son’s condition suddenly deteriorates, he begins to seriously consider the offer…

Best Film at the latest Sofia International Film Festival.

"Klopka is a very personal film, and in a way, the contemporary Balkan version of Crime and Punishment. … It is about a man faced with two solutions – each leading to pain, guilt and misfortune. It is about a man in a moral and existential trap. […] It is a film about post-Milošević Serbia, in which there is no longer a war, but a moral and existential desert. It is about a Serbia in transition, a country in which human life is still not worth much…” (S. Golubović)

Germania - Svizzera

- Belgio / GermanySwitzerland - Belgium

2007, 35mm, col., 125’

v.o. tedesca - inglese - francese / GermanEnglish - French o.v.

m

AD o NNEN

Madonne / Madonnas

Maria Speth

Sceneggiatura / Screenplay: Maria Speth. Fotografia / Photography: Reinhold Vorschneider. Montaggio / Editing: Dietmar Kraus, Ludo Troch, Dörte Völz-Mammarella, Maria Speth. Suono / Sound: Laurent Barbey, Ruedi Guyer. Scenografia / Art Director: Tim Pannen, Igor Gabriel, Marion Foradori, Beatrice Schulz. Costumi / Wardrobe: Birgit Kilian. Interpreti / Cast: Sandra Hüller, Susanne Lothar, Luisa Sappelt, Coleman Orlando Swinton, Olivier Gourmet. Produzione / Produced by: Pandora Film Produktion. Coproduzione / Co-produced by: ZDF - Das kleines Fernsehspiel, Les Films du Fleuve, Cineworx Filmproduktion, Schweizer Fernsehen. Con il sostegno di / Supported by: Filmstiftung NRW, Hessen Invest, Eurimages, Medienboard Berlin Brandenburg, BKM, Filmförderungsanstalt, Centre du Cinema et de la Audiovisuel de la Communaute Française de Belgique et des Teledistributeurs Wallons, Hessische Filmförderung, MEDIA Programme of the European Community. Distribuzione internazionale / World Sales: The Match Factory.

anteprima italiana / italian premiere

Ricercata per furto, Rita vola in Belgio con il suo bambino, perché lì spera di trovare il padre che non ha mai conosciuto. Arrestata e rispedita in Germania, viene processata e condannata a un lungo periodo di detenzione. Nel frattempo, i suoi altri quattro figli vanno a stare con sua madre. La donna però è sempre al lavoro: così la figlia più grande, Fanny, finisce per occuparsi dei fratellini. Uscita di prigione, Rita torna a riprendersi i figli e con l’aiuto di Marc, un soldato americano di stanza in Germania, cerca di costruire una vera famiglia. Quando però Marc viene richiamato in America, l’intera vita di Rita viene totalmente sconvolta… Coprodotto da Jean-Pierre e Luc Dardenne.

“Sembra che tutti sappiano quello che una madre dovrebbe o non dovrebbe fare. E quando infrange le aspettative del suo ruolo di madre, una donna è costretta a subire conseguenze molto pesanti. Tenendo sempre presente quest’aspetto, il film tratteggia poco a poco un ritratto di donna che rinfaccia alla propria madre di non essere mai stata davvero tale … La figlia maggiore di Rita, un giorno, le rinfaccerà di non essere stata una buona madre?” (M. Speth)

Wanted for theft, Rita flees to Belgium with her baby. She manages to find her real father there, whom she never met. Arrested and deported to Germany, Rita is sentenced to a long prison term. Rita's other four children live with her mother during this time, but she is too busy working, and the oldest daughter Fanny has to take on the responsibility for them. When Rita is released from prison, she takes back her children. With the aid of Marc, a US soldier stationed in Germany, she develops something like normal family life. But when Marc is to be transferred back to America, Rita's entire life is thrown off balance… Co-produced by Jean-Pierre and Luc Dardenne.

"Everybody seems to know what a mother is supposed to do and what not. And when she infringes upon these role expectations, massive sanctions are imposed on her. With a view to this, the film gradually unveils a portrait of a woman who claims her mother was never a mother to her. Will Rita's eldest daughter too claim one day that she was never a mother to her?" (M. Speth)

Polonia / Poland

2006, 35mm, col., 105’

v.o. polacca / Polish o.v.

PLAC ZBAWICIELA

Piazza del Redentore / Savior’s Square

Krzysztof Krauze, Joanna Kos-Krauze

Sceneggiatura / Screenplay: Krzysztof Krauze, Joanna Kos-Krauze, Jowita Budnik, Ewa Wencel, Arkadiusz Janiczek. Fotografia / Photography: Wojciech Staroń. Montaggio / Editing: Krzysztof Szpetmański. Musica / Music: Paweł Szymański. Suono / Sound: Nikodem Wołk-Łaniewski. Scenografia / Art Director: Monika Sajko-Gradowska. Costumi / Wardrobe: Dorota Roqueplo. Interpreti / Cast: Jowita Budnik, Arkadiusz Janiczek, Ewa Wencel, Dawid Gudejko, Natan Gudejko, Beata Fudalej, Zuzanna Lipiec, Krzysztof Bochenek. Produzione / Produced by: Zebra Film Studio, TVP SA - Film Agency. Coproduzione / Co-produced by: Canal+ Polska, PISF. Distribuzione internazionale / World Sales: TVP SA.

anteprima italiana / italian premiere

Bartek ha appena venduto la casa in cui viveva, ma quella nuova - situata in un complesso residenziale che sorgerà alla periferia di Varsavia - non è ancora pronta. Essendo pieno di debiti, l’uomo chiede ospitalità alla madre per sé e la sua famiglia, senza avere la minima idea di quello in cui si sta cacciando e che presto dipenderà dallo stipendio della donna. Gli interessi e i bisogni divergenti dei protagonisti, costretti a una convivenza forzata, danno vita a continue liti. Quella più demoralizzata dalla mancanza di privacy è Beata, la moglie di Bartek, che deve occuparsi dei bambini e allo stesso tempo sopportare l’insofferenza della suocera. La situazione peggiora sempre di più e Beata, nella concitazione del momento, compie un gesto sconsiderato… Grand Prix al Festival del cinema polacco di Gdynia.

“Volevamo capire perché proprio in casa si rovinano così facilmente i rapporti personali. Come, in maniera quasi impercettibile, il concetto di casa si trasforma in quello di inferno. Di chi è la colpa? Come ha inizio? E dove ci porta? … Volevamo mostrare un vuoto, non tanto religioso quanto spirituale, un vuoto che distrugge.” (K. Krauze)

After selling his flat, and before his new home in a condominium complex going up on the outskirts of Warsaw has been completed, Bartek asks his mother if he and his family can come and stay for a while. Heavily in debt, he has no idea that he is being conned and that he will be dependent on his mother’s income. The differing interests and needs of the central characters, forced into co-existence, give rise to unpleasant conflicts. Lack of privacy demoralises Bartek’s wife Beata, in particular, who has to look after her small children and put up with her mother-in-law’s impatience. In the heat of the moment, desperate Beata does something very foolhardy… Grand Prix at the Polish Film Festival in Gdynia.

“We wanted to understand why we lose ties that bind so easily at home. How imperceptible the so-called cultural home changes into hell. Who is guilty? How does it start? Where does it lead us? …We wanted to show a void, not so much religious as spiritual, a void that mutilates.” (K. Krauze)

Polonia / Poland

2007, 35mm, b-n / b-w,104’

v.o. polacca / Polish o.v.

P o RA U m IERAĆ

Tempo di morire / Time to Die

Dorota Kędzierzawska

Sceneggiatura / Screenplay: Dorota Kędzierzawska. Fotografia / Photography: Arthur Reinhart. Montaggio / Editing: Dorota Kędzierzawska, Arthur Reinhart. Musica / Music: Włodek Pawlik. Suono / Sound: Marcin Kasiński, Kacper Habisiak. Scenografia / Art Director: Albina Barańska, Arthur Reinhart. Costumi / Wardrobe: Katarzyna Morawska. Interpreti / Cast: Danuta Szaflarska, Krzysztof Globisz, Patrycja Szewczyk, Kamil Bitau, Robert Tomaszewski, Agnieszka Podsiadlik, Piotr Ziarkiewicz, Małgorzata Rożniatowska, Witold K. [Kaczanowski], Wit Kaczanowski Jr, Joanna Szarkowska, Weronika Karwowska, Kai Schoenhals. Produzione / Produced by: Tandem Taren To, Kid Film. Coproduzione / Co-produced by: Telewizja Polska - Agencja Filmowa. Con il sostegno di / Supported by: Polski Instytut Sztuki Filmowei. Distribuzione internazionale / World Sales: Kid Film.

anteprima italiana / italian premiere

Un’anziana signora possiede una villa un tempo bellissima, ma che ora si trova in uno stato di assoluto degrado. Dopo molti anni, è riuscita finalmente a liberarsi dell’ultimo inquilino, impostole dalle autorità comuniste alla fine della Seconda guerra mondiale. Ora, la signora è libera di realizzare il suo sogno, che consiste nel restaurare la casa e riportarla all’antico splendore. Questo magnifico momento, tanto atteso, si rivela però molto diverso da come se l’era immaginato perché il figlio non si vuole trasferire nella casa con la sua famiglia e né ha intenzione di farsi carico delle opere di restauro di cui la casa avrebbe tanto bisogno. Isolata dal resto del mondo, chiusa nella sua enorme casa, Aniela parla solo con l’unico coinquilino, compagno e guardiano che le è rimasto: il suo cane. Arrivata alla fine della sua esistenza, la donna non ha da affrontare solo il presente, ma anche il passato…

Il film è stato scritto appositamente per la famosa attrice polacca Danuta Szaflarska.

An old lady owns once beautiful villa which is now strongly devastated. After many years she managed to get rid of last lodger forced upon her by the Communist government after World War II. Now the lady is able to make her dreams come true by renovating the villa and restoring its former splendor. But this beautiful, long-awaited moment is far from what she had hoped. Her only son does not want to move back into his mother's house with his family, nor is he willing to take up its much-needed renovation. Shut off from the world, enclosed in her enormous house, Aniela has constant conversations with her only house mate, companion and guardian - her dog. In the twilight of her days, she must not only face the present, but also the past.

The film was written specifically for the popular Polish actress Danuta Szaflarska.

Repubblica Ceca / Czech Republic

2006, 35mm, col., 119’

v.o. ceca / Czech o.v.

PRAVIDLA LŽI

La regola della menzogna / Rules of Lies

Robert Sedláček

Sceneggiatura / Screenplay: Robert Sedláček. Fotografia / Photography: Petr Koblovský. Montaggio / Editing: Matouš Outrata. Musica / Music: Tomáš Kympl. Suono / Sound: Martin Vecera. Scenografia / Art Director: Tomáš Chlud. Interpreti / Cast: Jiří Langmaier, Klára Issová, David Švehlík, Martin Stránský, Martin Trnavský, Igor Chmela, Jan Budař, Petra Jungmannová. Produzione / Produced by: Produkce Radim Procházka. Coproduzione / Co-produced by: Buc-Film, Studio Virtual, Post Produkce Praha, Avion Postproduction, Czech Television. Distribuzione internazionale / World Sales: Taskovski Films Ltd.

anteprima italiana / italian premiere

Roman, 33 anni, tossicodipendente, decide di andare in terapia in una comunità che si trova in una zona sperduta e isolata nelle montagne Šumava. Dodici persone, uomini e donne di età varia e di estrazione sociale diversa, si sottopongono volontariamente a un duro regime di disintossicazione sotto la supervisione di tre terapeuti. Molti di loro sono stati già sul punto di morire: per overdose, per tentato suicidio, per aggressioni rese ancora più brutali dall’uso della droga, e apparentemente anche i più forti fra loro ne sono rimasti profondamente colpiti. Ognuno porta nel gruppo un ricordo, un’esperienza vissuta e deve riprovarne le sensazioni, per se stesso e per gli altri. Inquietudini appartenenti al passato, errori e colpe portano a nuovi problemi: in questa atmosfera così pesante, fatta di sospetti e bugie, a chi si può credere ancora?

“I miei eroi non hanno più nessun altro posto dove andare, non hanno più fiducia in loro stessi … Ed è proprio a questo punto che cominciano a interessarmi. La loro vita è in un momento di stallo e questo è sempre il momento in cui ogni frase potrebbe essere il messaggio di un suicida.” (R. Sedláček)

33-year-old Roman decides to tackle his drug addiction by undergoing group therapy as part of a community holed up on an isolated farm in the Šumava mountains. Twelve people, men and women of varying ages and social status, voluntarily subject themselves to a tough regime under the supervision of three therapists. Many of them have stared death in the face already – overdoses, suicide attempts, and aggression heightened by the use of hard drugs, outwardly affecting even the strongest of them. Each brings something of his past into the group, which he has to experience again, both for himself and for those assembled. Past anguish, wrongs and guilt give rise to new problems: in this thickening atmosphere of suspicion and lies, who can still be trusted?

“My heroes have nowhere left to run, their self-confidence has dissolved in a hangover … And it is just at this juncture they begin to interest me. Their life is at stake and that is always a great moment whereby every sentence may contain a suicide letter.” (R. Sedláček)

Russia

2007, 35mm, col., 97’

v.o. russa / Russian o.v.

PUTEŠESTVIE S D om AŠNI m I ŽIVoTNYm I

In viaggio con gli animali / Travelling With Pets

Vera Storoževa

Sceneggiatura / Screenplay: Arkadij Krasiľščikov. Fotografia / Photography: Oleg Lukičev. Montaggio / Editing: Vincent Deyveaux. Musica / Music: Iľja Šipilov. Suono / Sound: Andreij Chudjakov. Scenografia / Art Director: Igor’ Kocarev. Costumi / Wardrobe: Marina Anan’eva, Irina Lunina. Interpreti / Cast: Ksenija Kutepova, Dimitrij Djužev. Produzione / Produced by: Studio Slon. Coproduzione / Co-produced by: Igor Tolstunov’s Production Company.

anteprima italiana / italian premiere

Natalja ha trentacinque anni e a sedici, contro il suo volere, è passata direttamente dall’orfanotrofio al matrimonio. In una casa isolata in campagna, vive con il marito – uomo brutale e meschino – un’esistenza dura e solitaria. Poi, un giorno, lui muore e per Natalja comincia una seconda vita, quella vera. Scopre di aver ereditato un appezzamento di terreno, del bestiame e una quantità incredibile di denaro. Apre così gli occhi a un mondo nuovo, libero dalle consuetudini e dai pregiudizi, non più regolato dalla volontà e dalla forza altrui. Natalja cambia in fretta, come cambia il mondo che la circonda: è come se i grandi spazi aperti, il fiume e la foresta partecipassero alla sua rinascita. Ugualmente importante è l’incontro con il camionista Sergeij: Natalja ora è pronta a innamorarsi davvero…

The film tells the story of Natalya, 35, who at the age of 16 was married off under compulsion, directly from the orphanage. In an isolated house in the countryside Natalya lives a hard and solitary life together with her spouse, a brutal and narrow-minded man. After the death of her unloved husband Natalya gains a second life, the real one. She inherits a yard full of small livestock and a surprising amount of cash, so opens her eyes to a new world, free from habit and prejudice, imposed by the will and force of others. Natalya changes rapidly as the world around her begins to play an important role in her story. The open spaces, the river and the forest participate in the creation of a new Natalya; the same does her encounter with the trucker Sergey. From now on she is in the mood for love…

Repubblica Ceca - Regno

Unito - Danimarca / Czech Republic - UK - Denmark

2007, 35mm, col., 103’

v.o. ceca / Czech o.v.

VRATNÉ LAHVE

Vuoti a rendere / Empties

Jan Svěrák

Sceneggiatura / Screenplay: Zdeněk Svěrák. Fotografia / Photography: Vladimír Smutný. Montaggio / Editing: Alois Fišárek. Musica / Music: Ondřej Soukup. Suono / Sound: Jakub Čech, Pavel Rejholec. Scenografia / Art Director: Jan Vlasák. Costumi / Wardrobe: Simona Rybáková. Interpreti / Cast: Zdeněk Svěrák, Daniela Kolářová, Tatiana Vilhelmová, Robin Soudek, Jiří Macháček, Pavel Landovský, Jan Budař, Miroslav Táborský, Nela Boudová. Produzione / Produced by: Portobello Pictures. Coproduzione / Co-produced by: Biograf Jan Svěrák, Phoenix Film Investments. Distribuzione internazionale / World Sales: Fandango Portobello Sales. Distribuzione italiana / Italian Distribution: Fandango srl.

anteprima italiana / italian premiere

A Josef Tkaloun, un anziano insegnante, il suo lavoro non piace più e decide perciò di andare in pensione. Essendo però un uomo di spirito e sentendosi pieno di energia, non si accontenta di stare a casa con la moglie, dove non succede mai niente. Dopo aver cercato invano lavori “dignitosi”, ne trova uno nel supermercato del suo quartiere, dove si occupa dei ‘vuoti a rendere’. Intorno al suo lavoro e, soprattutto, grazie a colleghi e clienti si costruisce un piccolo mondo perfettamente razionale su cui ha un controllo pressoché totale, ma da cui esclude sempre più la moglie Eliška. E se riesce in modo discreto ad aiutare gli altri, compresa la figlia Helenka, a trovare il partner perfetto, il suo lungo matrimonio ormai sta andando a pezzi sotto i suoi occhi.

Premio del pubblico ai festival di Karlovy Vary e di Cottbus, Vratné lahve completa la trilogia iniziata nel 1991 dal regista Jan Svěrák e dallo sceneggiatore, attore (e suo padre) Zdeněk Svěrák con Obecná škola (sul tema dell’infanzia) e proseguita con il film premio Oscar Kolja (1996), dedicato all’età adulta.

School Czech teacher Josef Tkaloun doesn’t get any pleasure out of work any more and goes into retirement. Being a man full of humour and playful energy however, he is not content to spend the autumn of his days in the uneventful bosom of his family. After a few vain attempts at finding a decent job he accepts a position at a refundable bottles counter in the local supermarket. Within this job, and particularly among his workmates and customers, he makes a small but functional world over which he has effortless control, but from which he excludes his wife Eliška more and more. While Tkaloun is inconspicuously helping others to find their perfect partner, including his daughter Helenka, his own marriage of many years is falling apart before his eyes.

Vratné lahve is the last in a trilogy from the director Jan Svěrák and the screenwriter / actor (as well as his father) Zdenek Svěrák. The trilogy began with Obecná škola (1991), exploring childhood, continued into adulthood with Academy-award-winning Kolja (1996), and now comes to completion with this film. Audience award at Karlovy Vary IFF and at Cottbus Film Festival.

Turchia - Grecia / Turkey - Greece

2007, 35mm, col., 98’

v.o. turca / Turkish o.v.

YU m URTA

Uovo / Egg

Semih Kaplanoğlu

Sceneggiatura / Screenplay: Semih Kaplanoğlu, Orçun Köksal. Fotografia / Photography: Özgür Eken. Montaggio / Editing: Ayhan Ergürsel, Semih Kaplanoğlu, Suzan Hande Güneri. Suono / Sound: İsmail Karadaş. Scenografia, costumi / Art Director, Wardrobe: Naz Erayda. Interpreti / Cast: Nejat İşler, Saadet Işıl Aksoy, Ufuk Bayraktar. Produzione / Produced by: Kaplan Film Production. Coproduzione / Co-produced by: Inkas Film Production, PPV S.A. Distribuzione internazionale / World Sales: Coach 14.

anteprima italiana / italian premiere

Il poeta Yusuf ritorna dopo anni al suo villaggio natale per il funerale della madre. Ad attenderlo in una casa fatiscente trova l’affascinante Ayla, di cui non conosceva neppure l’esistenza. La ragazza, che si è presa cura dell’anziana negli ultimi cinque anni della sua vita, gli chiede di esaudire il suo ultimo desiderio: sacrificare un animale alla sua memoria. L’uomo, che odia il lento ritmo della vita in campagna, si imbatte casualmente in ricordi lontani, in vecchi amici con cui non ha più nulla in comune: si sente in colpa, vorrebbe andarsene subito dal paese, ma è trattenuto dalle ultime volontà della madre. È solo durante il cammino che lo porta al luogo dove il sacrificio dovrebbe aver luogo che comincia a capire che le radici hanno per lui un’importanza maggiore di quanto sia sempre stato disposto ad ammettere. Forse, ha un senso tornare a casa, nel luogo dove l’amore della madre veglia ancora su di lui.

“Sono dell’idea che il tempo sia la materia prima di cui deve essere fatto il cinema. Il tempo, lo spazio e naturalmente il personaggio stesso di Yusuf, il protagonista del mio film, stanno nei confini cinematografici già delineati da Bresson, Tarkovskij, Satyajit Ray e Ozu. Per me, fare un film è una prova, un impegno metafisico e filosofico.” (S. Kaplanoğlu )

The poet Yusuf returns to his hometown for the first time in many years to attend his mother’s funeral. He is expected in the dilapidated house by the winsome Ayla, whom he did not even know existed. The girl, who has been taking care of his mother for the last five years, asks Yusuf to fulfil her dying wishes and have a holy animal sacrificed in her honour after her death. Hating the passive rhythm of life in the countryside, the man stumbles upon long-lost memories, old friends with whom he has nothing in common. He feels guilt, and would rather leave immediately, but he is bound to carry out his mother's last wishes. And it is only on the journey to the place where the sacrifice is to be made that he begins to understand that his roots mean more than he was willing to admit, and that there is even a certain good sense in returning home, where his mother’s love still watches over him.

“I am of the view that time is the raw material of cinema. The time, space, and, therefore, the persona itself of Yusuf, the protagonist of Yumurta, is evidenced within the cinematographic boundaries as delineated by Bresson, Tarkovsky, Satyajit Ray and Ozu. For me, film-making is an entirely metaphysical and philosophical endeavor.” (S. Kaplanoğlu )

Romania

2007, 35mm, col., 155’

v.o. rumena - inglese / Romanian - English o.v.

CALIF o RNIA DREA m IN’ (NESFARSIT)

California Dreamin’ (Incompiuto) / California Dreamin’ (Endless)

Cristian Nemescu

Sceneggiatura / Screenplay: Cristian Nemescu, Tudor Voican, Catherine Linstrum. Fotografia / Photography: Liviu Marghidan. Montaggio / Editing: Catalin Cristutiu. Suono / Sound: Cristian Tarnovetchi. Scenografia / Art Director: Ioana Corciova. Costumi / Wardrobe: Ana ioneci. Interpreti / Cast: Armand Assante, Razvan Vasilescu, Jamie Elman, Maria Dinulescu, Ioan Sapdaru, Andi Vasluianu, Alex Margineanu, Gabriel Spahiu, Catalina Mustata. Produzione / Produced by: Media Pro Pictures. Distribuzione internazionale / World Sales: MEDIAPRO Distribution.

Al capitano Jones del corpo dei marines degli Stati Uniti viene assegnato il compito di scortare un treno NATO che è diretto verso la Jugoslavia, durante la guerra del Kosovo. La missione viene fermata da Doiaru, apparentemente un meticoloso capostazione di uno sperduto villaggio, che blocca il treno per un cavillo burocratico. La gente del villaggio in modo quasi ridicolo fa di tutto per accogliere gli Americani, sperando di trarre vantaggio dagli inaspettati ospiti. I soldati stanno al gioco, e la stessa figlia di Doiaru ha una breve relazione con il sergente McLaren. Stanco di aspettare un aiuto dai suoi superiori, il capitano Jones decide di prendere in mano la situazione. Al termine di cinque intensi giorni, il treno riprende il suo viaggio lasciandosi dietro cuori spezzati, sogni infranti e una guerra civile.

Basato su una storia realmente accaduta, California Dreamin’ è stato premiato come Miglior film nella sezione “Un certain regard” all’ultimo Festival di Cannes. Il sottotitolo ‘Incompiuto’ è dovuto al fatto che il regista è tragicamente mancato, in fase di post produzione, in seguito a un incidente stradale.

“In effetti, l’idea del treno, con a bordo dei soldati americani, bloccato in un villaggio sperduto della Romania è l’unica cosa reale: tutto il resto, compresi i personaggi, è finzione.” (C. Nemescu)

US Marine Cpt Jones is assigned to escort a train carrying NATO equipment headed for Yugoslavia during the war in Kosovo. His mission is held back by Doiaru, apparently a very thorough station master in a godforsaken village, who halts the train over a paperwork technicality. The community makes ridiculous efforts to welcome the Americans, intending to profit from their unexpected presence. The troops join the game - and Doiaru's own daughter has a brief affair with Sgt. McLaren. Tired of waiting to get help from higher up, Cpt Jones decides to take matters into his own hands. At the end of five intense days, the train resumes its journey leaving behind broken hearts, broken dreams and a civil war.

The story is based on a real event. California Dreamin’ was awarded as Best Film of “Un Certain Regard” section at the latest Cannes Film Festival. The subtitle ‘Endless’ means ‘unfinished’ a fact which relates to a tragic event: Nemescu was killed in a car crash when the film was in post production.

"In fact, the idea of the train with American soldiers halted in some Romanian village is the only real thing, the rest of the situations and characters are fictitious.” (C. Nemescu)

Italia / Italy

2007, HD, col., 18’

v.o. italiana / Italian o.v.

IL m ARE IN UNA STANZA

The Sea in A Room

Francesco Conversano, Nene Grignaffini

Sceneggiatura / Screenplay: Francesco Conversano, Nene Grignaffini. Dal racconto di / Based on the short story Trieste sottosopra by Mauro Covacich. Fotografia / Photography: Gianni Troilo. Montaggio / Editing: Giusi Santoro. Musica / Music: Marco Bertoni. Suono / Sound: Sound Engineering. Interpreti / Cast: Mauro Covacich. Produzione / Produced by: AGI (Agenzia Giornalistica Italiana) per Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria, MOVIE MOVIE. Coproduzione / Co-produced by: Pianeta Zero. Distribuzione italiana / Distributed in Italy by: Presidenza del Consiglio dei MinistriDipartimento per l’Informazione e l’Editoria.

anteprima assoluta / world premiere

Lo scrittore Mauro Covacich, nato a Trieste e oggi residente a Roma, percorre la sua città natale mantenendo al centro del film il tema del mare. Trieste, città di confine, città mitteleuropea, città di letterature e soprattutto città di mare viene rivisitata dallo scrittore attraverso una serie di percorsi geografici e personali. Piazza dell’Unità, le Rive e i Palazzi asburgici, Barcola, gli stabilimenti balneari Ausonia, il castello di Miramare, le strade e le piazze dove passeggiavano i grandi della letteratura del secolo scorso come Umberto Saba, Italo Svevo e James Joyce. Un film che testimonia come oggi la città di Trieste, pur conservando l’eredità asburgica, sia anche una città moderna in cui ‘Sissi non è più Romy Schneider ma una ragazza dei nostri giorni, una ragazza, tatuata e col piercing’. Soprattutto una città in cui il mare è parte importante della quotidianità, un elemento sempre presente nella vita degli abitanti di Trieste, un lato della stanza, visibile o invisibile.

“… Questa ossessione, che è parte dell’essere triestino, è stata la più forte suggestione che lo scrittore Mauro Covacich ci ha trasmesso.” (F. Conversano, N. Grignaffini)

The writer Mauro Covacich, who was born in Trieste and now living in Rome, strolls around his hometown focussing on the theme of the sea. Trieste, a border town of central European literature and above all a seaside city is revisited by the writer through a series of geographical and personal paths. Piazza dell'Unità and the Rive, the Hapsburg’s Palaces, Barcola, the bathing establishments Ausonia, the Miramare castle, the streets and the squares where the great men of letters of the last century strolled, such as Umberto Saba, Italo Svevo and James Joyce. A film that shows how today the city of Trieste, while retaining the Habsburg heritage, is also a modern city where 'Sissi is no longer Romy Schneider but a girl of our days, a girl tattooed with a piercing’. Above all, a city where the sea is an important part of everyday life, an element which is present in the life of the inhabitants of Trieste, one side of the room, visible or invisible.

“… This obsession, which is part of being a Trieste inhabitant, was the strongest evocative atmosphere that the writer Mauro Covacich gave us.” (F. Conversano, N. Grignaffini)

Repubblica CecaSlovacchia / Czech Republic - Slovakia

2006, 35mm, col., 118’

v.o. ceca - tedesca / Czech - German o.v.

o BSLUH o VAL JSE m ANGLICKÉH o KRÁLE

Ho servito il Re d’Inghilterra / I Served the King of England

Jiří Menzel

Sceneggiatura / Screenplay: Jiří Menzel, Kristián Suda, dal romanzo omonimo di / based on the novel of the same title by Bohumil Hrabal. Fotografia / Photography: Jaromír Šofr. Montaggio / Editing: Jiří Brožek. Musica / Music: Aleš Březina. Suono / Sound: Radim Hladík jr. Scenografia / Art Director: Milan Býček. Costumi / Wardrobe: Milan Čorba. Interpreti / Cast: Ivan Barnev, Oldřich Kaiser, Julia Jentsch, Marián Labuda, Milan Lasica, Zuzana Fialová, Martin Huba, Josef Abrhám, Jiří Lábus, Rudolf Hrušínský, Pavel Nový, Jaromír Dulava, Petra Hřebíčková, Eva Kalcovská, Šárka Petruželová e / and István Szabó. Produzione / Produced by: AQS A.S. Coproduzione / Co-produced by: Bioscop, TV Nova, Magic Box Slovakia, Barrandov Studio, Universal Production Partners. Distribuzione internazionale / World Sales: Bavaria Film International. Distribuzione italiana / Distributed in Italy by: Metacinema.

anteprima italiana / italian premiere

Il film narra la parodistica ascesa – e successiva caduta – di un apprendista cameriere nella Cecoslovacchia della prima metà del secolo scorso. Jan Dite vuole diventare milionario. Decide così di lasciare la piccola cittadina situata vicino al confine ceco-tedesco per un posto in un lussuoso albergo vicino a Praga, dove incontra il meglio dell’alta società cecoslovacca degli anni ’30. Lo stravagante stile di vita che la contraddistingue non fa che alimentare l’ambizione del giovane, che trova presto un altro lavoro, in un nuovo e lussuoso albergo nel centro della capitale. Innamorato di una giovane attivista tedesca di nome Lisa, quando i tedeschi occupano la Cecoslovacchia la sua carriera decolla. Dopo aver dimostrato la sua discendenza ariana, Jan sposa Lisa e comincia a lavorare proprio per i tedeschi. Di lì a poco, sembra che il sogno di Jan di possedere un albergo tutto suo sia finalmente a portata di mano…

“Il ‘sense of humour’ di Hrabal e il suo modo così colorito di narrare una serie di episodi della vita di un ambizioso apprendista cameriere mi ha offerto molti momenti in cui girare è stato veramente piacevole.” (J. Menzel)

The film tells the story of the burlesque rise and fall of an apprentice waiter in Czechoslovakia during the first half of the last century. Jan Dite wants to become a millionaire . So he decides to leave his small town near the Czech-German border to a position at a luxurious hotel near Prague where he encounters the ‘crème de la crème’ of 1930s Czech society. Their extravagant lifestyle only serves to fuel his ambition; he soon starts working at an elegant new hotel at the centre of Prague. In love with a young German activist named Lisa, when the Germans occupy Czechoslovakia Jan’s career really takes off: after proving his Aryan descent, he marries Lisa and starts working for the Germans. Before long it looks as though Jans dream of owning his own hotel is well within his grasp…

“Hrabal’s sense of humour and his colorful way of narrating a variety of episodes from the life of an ambitious trainee offered many moments that were a pleasure to shoot. ” (J. Menzel)

Italia / Italy

1942, 35mm, b-n / b-w, 97’

v.o. italiana / Italian o.v.

alida valli. una, nessuna, centomila / alida valli. one, no one, and one hundred thousand

STASERA NIENTE DI NU o Vo

Nothing New Tonight

Mario Mattoli

Sceneggiatura / Screenplay: Luciano Mattoli, Mario Mattoli. Fotografia / Photography: Aldo Tonti. Montaggio / Editing: Fernando Tropea. Musica / Music: Ezio Carabella. Suono / Sound: Giovanni Nesci. Scenografia / Art Director: Piero Filippone. Costumi / Wardrobe: Mario Rappini. Interpreti / Cast: Alida Valli, Carlo Ninchi, Carlo Gandusio, Anna Maestri, Marisa Merlini, Giuditta Rissone, Dina Galli, Achille Majeroni, Ninì Gordini Cervi, Tina Lattanzi, Aldo Rubens, Armando Migliari, Tino Scotti. Produzione / Produced by: Consorzio Italfines. Per gentile concessione di / Courtesy of: Ripley's Home Video.

In collaborazione con / In collaboration with: Laboratorio Immagine Donna (Firenze), Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia - Cineteca Nazionale

Maria, una ragazza di vita presa in una retata, incontra al commissariato Cesare, un giornalista un tempo famoso e ora rovinato dall’alcool al quale tempo prima lei aveva salvato la vita. I due decidono di ricominciare una nuova vita assieme. Il giornalista decide di abbandonare l’alcool e di riprendere seriamente l’attività professionale; Maria accetta di entrare in un istituto che ospita ragazze in difficoltà. Ma presto Cesare si accorge che Maria non ha voglia di redimersi e che, fuggita dall’istituto, è ritornata alla vita di prima. Tornerà da Cesare alla fine di un giorno, morente, per parlargli dei genitori che la credono moglie felice. E così Cesare, commosso, la sposa sul letto di morte…

È il terzo film della serie “I film che parlano al vostro cuore”. Alida Valli vi canta una canzone divenuta poi popolarissima Ma l’amore no di Giovanni D’Anzi.

Maria, a street girl, is hauled in by the police and meets Cesare, a once-famous journalist now ruined by alcohol whose life she had once saved. The two decide to start a new life together. The journalist decides to abandon alcohol and start working again seriously; Maria agrees to enter an institute that looks after women with difficulties. But soon Cesare notices that Maria has no desire to redeem herself and that she has fled the institute to take up her former life. She returns to Cesare at the end of one day, dying, to talk to him about her parents, who believe her happy. So Cesare, moved, marries her on her death bed…

This is the third film from the series entitled “Films that touch the heart”. In it, Alida Valli sings a song by Giovanni D’Anzi that subsequently gained fame: Ma l’amore no.

concorso cortometraggi short film competition

ANNEm SİNEmA ÖĞRENİYoR di Nesimi Yetik | BENDE SIRA – ICH BIN DRAN! di Ismet Ergün

| CSAPÁS di Declan Hannigan | DEUTSCHLAND DEINE LIEDER di Daniel Lang | EINSPRUCH

V di Rolando Colla | HAVE YoU EVER HEARD ABoUT VUKoVAR? di Paolo Borraccetti | ÎNTRE

ZIDURI di Ana-Felicia Scutelnicu | LoSHIAT ZAEK di Dimitar Mitovski, Kamen Kalev | NA

SoNČNI STRANI ALP di Janez Burger | PANCA PoPoLARE ITALIANA di Werther Germondari

| PoRNo di Jan Wagner | RUPA di Marko Šantić | SAŞA, GRIŞA ŞI IoN di Igor Cobileanski |

STILLE PoST di Oliver Rauch | SZALoNTÜDŐ di Márton Szirmai | TÜRELEm di László Nemes

| UGUNS di Laila Pakalniņa | LA VALISE di Kaveh Bakthiari | VALURI di Adrian Sitaru

evento speciale / special event

«Droits et Libertés tout courts». 6 courts métrages pour les Droits de l’Homme

6 cortometraggi per i diritti umani / 6 Short Films on Human Rights

ARTICLE 03 di Frédéric Choffat, Julie Gilbert | BoULY, LE CAmPEUR di Anthony Vouardoux |

CRoIRE di François Rossier | DER ILLETTRIST di Oliver Paulus, Stefan Hillebrand | SELmA! di Bernie Forster | UN ALTRo moNDo di Mohammed Soudani

/ short

ANNE m S İ NE m A ÖĞ REN İYo R

Mia madre studia cinema / My Mother Learns Cinema

Nesimi Yetik

Turchia / Turkey

2006, 35mm, col., 4’ v.o. turca / Turkish o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Dudu Yetik, Nesimi Yetik. Fotografia, suono / Photography, Sound: Nesimi Yetik. Montaggio / Editing: Barış Şahin. Musica / Music: Final Cut Studio Soundtrack. Interpreti / Cast: Dudu Yetik, Nesimi Yetik. Produzione, distribuzione internazionale / Produced by, World Sales: Özminimalist Film.

Volete insegnare a vostra madre il cinema moderno? Aprite bene gli occhi: lezione numero 1!

“Ho girato questo corto per fare un regalo a mia madre, che mi ha insegnato a parlare. Ora, però, ogni volta che lo guardo mi rendo conto che non si tratta solo di questo, ma anche di un percorso cinematografico che mi riporta indietro, alla mia infanzia.” (N. Yetik)

Do you want to teach your mother about modern cinema? Watch carefully! This is lesson No. 1.

“I shoot this movie as a present to my mother who taught me how to speak. Now, when I watch it again and again, I realize that it is not only a present for my mother, but also a cinematic path through which attain the possibility of going back to my childhood.” (N. Yetik)

BENDE SIRA – ICH BIN DRAN!

Tocca a me! / It’s my Turn!

Ismet Ergün

Germania - Turchia / Germany - Turkey 2007, 35mm, col., 11’ senza dialoghi / no dialogues

Sceneggiatura, costumi / Screenplay, Wardrobe: Ismet Ergün. Fotografia / Photography: Ilker Berke. Montaggio / Editing: Isabel Meier. Musica / Music: Enis Rotthoff. Suono / Sound: Christoph Vertel. Interpreti / Cast: Şadi Somer, Kadir Gültekin, Burak Dölek, Semih Aslan, Samet Aslan, Yavuzhan Bilgi, Mert Metin Özdemir, Coskun Düz, Kadir Tezer, Lorin Merhard, Tuana Merhard. Produzione / Produced by: Distant Dreams Filmproduktion. Coproduzione / Co-produced by: Plato Films Istanbul. Distribuzione internazionale / World Sales: Interfilm.

concorso cortometraggi / short film competition

In un quartiere povero di Istanbul, dei ragazzini ascoltano incantati un loro amico: quel giorno ha avuto la fortuna di poter andare al cinema e racconta loro il film appena visto. Finalmente, arriva il giorno in cui possono andarci tutti assieme, o quasi…

“Da bambina sono cresciuta in una città della Turchia, con i miei amici avevamo poche opportunità di andare al cinema … Quando ripenso alla mia infanzia e alle meravigliose storie raccontate nei film sento ancora il mio cuore battere. E adoro condividere i miei ricordi con gli spettatori del mio piccolo film.” (I. Ergün)

In a poor suburb of Istanbul, a few kids listen enchanted to a friend who has had the good fortune of going to cinema, and recounts to them the film. Then, one day they are all able to go together. Or almost…

“As a child growing up in a Turkish city, I and my friends had little opportunity to go to the movies … When I think back of my childhood and the wonderful stories told at the movies, these memories still fill my heart with joy. And I'd love to share my memories with the viewers of my short movie”. (I. Ergün)

CSAPÁS

L’affronto / Slap

Declan Hannigan

Ungheria

2006, 35mm, col., 5’ senza dialoghi / no dialogues

Sceneggiatura / Screenplay: Declan Hannigan. Fotografia / Photography: Gergely Pohárnok. Montaggio / Editing: Gábor Marinkás. Musica / Music: István Szilvási. Suono / Sound: Rudolf Várhegyi. Scenografia, costumi / Art Director, Wardrobe: Adrienn Asztalos. Interpreti / Cast: Szabolcs Gomba, István Hajdu, Andrew Hefler, Olivér Hernádi, Erzsébet Kútvölgyi. Produzione, distribuzione internazionale / Produced by, World Sales: Katapult Film Kft. Con il sostegno di / Supported by: Magyar Mozgókép Közalapítvány, Nemzeti Kulturális Örökség Minisztériuma, Duna Műhely, Budapest Józsefvárosi Önkormányzata.

La passione di un uomo per la danza lo porta a compiere un errore pericoloso e un eccesso di sicurezza lo metterà nei guai con qualcuno molto più grosso di lui…

A man’s passion for dancing causes him to make a dangerous mistake and his self-assurance gets him into serious trouble with someone much bigger than he is…

/ short

DEUTSCHLAND DEINE LIEDER

Germania, le tue canzoni / Germany Your Songs

Daniel Lang

Germania / Germany

2007, 35mm, col., 26’

v.o. tedesca / German o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Annette von der Mülbe, Daniel Lang. Fotografia / Photography: Johannes Wiedermann. Montaggio / Editing: Robert Hentschel. Musica / Music: Enis Rotthoff. Suono / Sound: Thomas Bachmann. Scenografia / Art Director: Maria Schöpe. Costumi / Wardrobe: Katja Kirn. Interpreti / Cast: Maria Kwiatkowsky, Henriette Müller, Clemens Deindl, Lars Eidinger. Produzione, distribuzione internazionale / Produced by, World Sales: HFF “Konrad Wolf”. Coproduzione / Co-produced by: RBBRundfunk Berlin Brandeburg.

Giorno d’estate umido e soffocante in una cittadina nel Brandeburgo. Un’apprendista commessa, un assicuratore e una docente universitaria con un lavoro mal pagato: tre persone sull’orlo di una crisi di nervi, sospese fra la speranza e la disperazione…

A stifling and humid summer’s day in a small town in Brandenburg. A trainee, an insurance salesman and an academic with a badly paid job. Three people on the verge of a nervous breakdown, three people between hope and despair…

EINSPRUCH V

Obiezione V / Objection V

Rolando Colla

Svizzera / Switzerland 2007, 35mm, col., 7’ v.o. svizzero tedesca - tedesca / Swiss German - German o.v.

Sceneggiatura, montaggio / Screenplay, Editing: Rolando Colla. Fotografia / Photography: Peter Indergand. Musica / Music: Bernd Schurer. Suono / Sound: Jürg Lempen. Scenografia / Art Director: Andi Schrämli. Costumi / Wardrobe: Emmanuelle Velghe Lenelle. Interpreti / Cast: Peter Niklaus Steiner, Ludmila Skripkina, Gianluca Grecchi. Produzione, distribuzione internazionale / Produced by, World Sales: Peacock Film. Con il sostegno di / Supported by: Zurich Cinema Foundation.

Il proprietario di un capannone abbandonato scopre una clandestina che vive nella sua proprietà e la butta fuori. Il figlio di nove anni che assiste alla scena, benché esitante, si oppone alla decisione del padre.

The owner of an abandoned warehouse discovers an illegal immigrant, who has found refuge on the premises, and throws her out. His nine-year-old son joins them and witnessing the scene he, albeit hesitantly, takes a stand against his father.

HAVE Yo U EVER HEARD AB o UT VUKo VAR? Hai mai sentito parlare di Vukovar?

Paolo Borraccetti

Usa - Italia / Usa - Italy 2007, 35mm, col., 16’ v.o. inglese / English o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Paolo Borraccetti. Fotografia / Photography: Matt Egan. Montaggio / Editing: Julien Guérif. Musica / Music: Patrick Kirst. Suono / Sound: Paul Seradarian, Paul André Fonarev. Interpreti / Cast: Ash Mayberry, Josip Kuchan. Produzione / Produced by: University of Southern California, School of Cinematic Arts.

Tim Davis, militare americano, è recentemente rientrato in California dopo un anno trascorso in Iraq. Tim, che soffre di disordine da stress post-traumatico (PTSD), e fatica a re-inserirsi nella vita da civile, viene invitato a parlare agli studenti del suo ex liceo per attirare nuove reclute. Il suo autista si chiama Davor Skalko, è un rifugiato di guerra croato dallo spiccato senso dell’umorismo. Ma questo non è il giorno giusto per dimostrarlo: Tim ha appena ricevuto una comunicazione dell’esercito, con cui gli viene ordinato di rientrare in servizio…

Tim Davis, an American soldier from San Pedro (CA), has recently returned home from the war in Iraq. He is set to deliver a motivational speech for recruiting purposes at a career day in his old high school. Diagnosed with post-traumatic stress disorder (PTSD), Tim struggles with the reality of integrating with civilian life as much as with returning to the war zone. Davor Skalko, a Croatian refuge, is the driver who is supposed to take Tim to the ceremony. Before Davor’s arrival, Tim receives a letter from the Army headquarters that announces his call back to duty. It’s the wrong day for Davor to display his proverbial sense of humor…

ÎNTRE ZIDURI

Fra i muri / Between Walls

Ana-Felicia Scutelnicu

Germania / Germany

2007, Super 16mm, col., 16’ v.o. tedesca - moldava / German - Moldavian o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Ana-Felicia Scutelnicu, Pavel Braila. Fotografia / Photography: Tom Akinleminu. Montaggio / Editing: Mariana Parea, Heike Ebner, Mikesch Rohmer. Musica / Music: Evan Caragia. Suono / Sound: Manfred Bickmeier. Interpreti / Cast: Valeriu Andriuta, Igor Chistol, Vladimir Weigl, Dragos Scutelnicu, Oleg Myrzak, Jura Lorenz, Hans-Jürgen Pabst, Klaus Chatten, Jüdith Hörsch, Oana Solomonescu, Carolina Teleuca, Lutz Blochberger. Produzione, distribuzione internazionale / Produced by, World Sales: Deutsche Film- und Fernsehakademie Berlin (dffb).

Immigrati clandestini moldavi lavorano in un cantiere berlinese. Sono spaventati dalla polizia tedesca, e vessati da un loro stesso compatriota, che fa da intermediario fra loro e il capomastro tedesco. La situazione diventa incontrollabile quando Igor, il protagonista, comincia ad aver bisogno di più denaro e comincia così un gioco pericoloso…

The film tells the story of illegal workers from Moldova on a building site in Berlin. They are permanently afraid of German authorities, but are also rubbed by their own compatriot, who is the middleman, between them and the German construction supervisor. The situation gets out of control, when Igor, the main character, needs more money and a dangerous game begins…

Problemi di coniglio / Rabbit Troubles

Dimitar Mitovski, Kamen Kalev

Bulgaria 2007, 35mm, col., 9’ senza dialoghi / no dialogues

Sceneggiatura / Screenplay: Dimitar Mitovski, Kamen Kalev, Rosen Tcankov. Fotografia / Photography: Dimitar Gochev, Nenad Boroevich. Montaggio / Editing: Dimitar Karakashev. Suono / Sound: Kiril Petrushev. Scenografia / Art Director: Georgi Dimitrov. Costumi / Wardrobe: Mina Kaie. Interpreti / Cast: Tomas Arana, Azzurra Antonacci, Dean Slavchev (Deo). Produzione / Produced by: Camera Ltd.

concorso cortometraggi / short film competition

Un giorno lungo e luminoso. Un coniglio sulla strada. Tu sterzi per evitarlo e vai a sbattere. Due mondi paralleli…

Long, bright day. Rabbit on the road. You divert from the way and crash. Two parallel worlds…

NA S o NČNI STRANI ALP

Sul versante ridente delle Alpi / On the Sunny Side of the Alps

Janez Burger

Slovenia

2007, 35mm, col., 15’

v.o. slovena / Slovenian o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Janez Burger. Montaggio / Editing: Miloš Kalusek. Fotografia / Photography: Simon Tanšek. Musica / Music: Drago Ivanuša. Suono / Sound: Gašper Loborec, Boštjan Kačičnik. Scenografia / Art Director: Niko Novak. Costumi / Wardrobe: Alan Hranitelj. Interpreti / Cast: Ibrahim Nouhoum, Kany Michel Obenga, Samuel Camara, Dado Kebe Nouhoum, Aisha Ibrahim Maiga, Cherif Diaratou, Koumba Camara, Elisa Camara, Maša Kagao Knez, Eyachew Rasta Tefera, Georg Okocha Ogbonnaya, Eddy Ogege, Victor B. Fine Fredderick, Thierno Diallo, Keita Garikaye Meza. Produzione, distribuzione internazionale / Produced by, World Sales: Staragara. Coproduzione / Co-produced by: TV Slovenija. Con il sostegno di / Supported by: Filmski Sklad Republike Slovenije (Slovenian Film Fund).

Due “tipiche” famiglie slovene vivono immerse in quello che sembra un idillio alpino, finché una delle due non compra un’automobile nuova…

“ 'Sul versante ridente delle Alpi’ era lo slogan di una campagna promozionale dell’Ente Turismo sloveno, che voleva presentare la Slovenia sotto la miglior luce possibile, come un bel paese ai piedi delle Alpi, pieno di gente ospitale e amichevole. Tuttavia, i recenti episodi razzisti e xenofobi gettano sul paese una luce molto più sinistra … Questo film vuole essere una risposta alla situazione sempre più strana che si va creando nel mio paese.” (J. Burger)

Two ‘typical’ Slovenian families live in an Alpine idyll, until one of them buys a new car…

“ 'On the Sunny Side of the Alps’ used to be the slogan of a promotion campaign of the Slovene Tourist Board which wanted to present Slovenia in the best possible light – as a beautiful subalpine country, full of hospitable and friendly people. However, recent racist and xenophobic events present Slovenia in a far darker light … This film is a reaction to the increasingly bizarre situation in my country.” (J. Burger)

PANCA P o P o LARE ITALIANA

Italian Popular Bench

Werther Germondari

Italia / Italy

2008, Betacam Sp, col., 10’ senza dialoghi / no dialogues

Sceneggiatura, fotografia, montaggio, suono / Screenplay, Photography, Editing, Sound: Werther Germondari. Musica / Music: Paolo Pizzi. Produzione, distribuzione internazionale / Produced by, World Sales: Werther Germondari.

anteprima assoluta / world premiere

“Le immagini di Panca Popolare Italiana sono state realizzate nell´arco di circa 6 anni, dall´autunno del 2000, inquadrando sempre la stessa panchina, collocata in piazza delle Finanze, a Roma. Su di essa, dall´inizio del nuovo millennio a oggi, si sono incontrati popoli di tutte le etnie e hanno trovato riposo e rifugio centinaia di persone. Il montaggio del video vuole essere una nostalgica citazione delle multivisioni anni Ottanta, realizzate per mezzo di proiettori (carousel) sincronizzabili tra loro. Una tecnologia allora avanzatissima, che appare oggi così lontana nel tempo.” (W. Germondari)

“The images of Panca Popolare Italiana have been carried out in about 6 years from autumn 2000, framing always the same bench, placed in Finanze Square in Rome. On it, from the beginning of the new millennium until now, have met people of all ethnicities and have found rest and shelter hundreds of people. The video editing wants to be a nostalgic citing of those ‘multivisions’ in the Eighties, made through projectors (carousels) syncronizing between themselves. A then-advanced technology, which today seems so distant in time.” (W. Germondari)

P o RN o Porn

Jan Wagner

Polonia / Poland 2006, 35mm, col., 12’ v.o. polacca / Polish o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Jan Wagner. Fotografia / Photography: Michał Stajniak. Montaggio / Editing: Bogusława Furga, Wojtek Emm. Suono / Sound: Wojtek EMM, Michał Kosterkiewicz. Scenografia / Art Director: Michał Jankowski, Andrzej Dubicki. Interpreti / Cast: Tomek Roliński, Anna Gross, Darek Maciuk,

concorso cortometraggi / short film competition

Dawid Chachurski, Dawid Gabara, Bartek Łobaszewski. Produzione, distribuzione internazionale / Produced by, World Sales: PWSFTviT (Polish National Film, Television and Theatre School - Łodź).

Mirek vive in un condominio e passa il tempo con i suoi amici. Poi nel palazzo arriva Violetta, ragazzina sessualmente precoce, che comincia a tormentarlo con i suoi inviti verbali. Mirek è curioso, ma anche sospettoso. Gli amici lo prendono in giro e gli danno dell’ “inguaribile romantico”. Un film che, a dispetto del titolo, parla di fiducia, della possibilità dell’amicizia e del bisogno di protezione.

Primo Premio a Cottbus.

Mirek lives in a block of flats and hangs out with his friends. When the sexually precocious Violetta moves into the building, she starts to bombard him with verbal come-ons. He's curious, but sceptical too. His friends scoff and call him a hopeless romantic. The title says nothing about the content of the film, which is about trust, the possibility of friendship, and the need for protection. The short won the Main Prize in Cottbus.

RUPA

Il buco / The Hole

Marko Šantić

Slovenia

2006, Betacam SP, col., 12’ v.o. croata / Croatian o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Marko Šantić. Fotografia / Photography: Jure Černec. Montaggio / Editing: Jurij Moškon. Musica /Music: Marijan Mlakar. Suono / Sound: Marko Tajić, Julij Zornik. Scenografia / Art Director: Miha Ferkov, Katja Golob. Costumi / Wardrobe: Mateja Lupše Svete. Interpreti / Cast: Leon Lučev, Božidarka Frajt, Saša Tabaković, Rakan Rushaidat, Žiga Flajs. Produzione / Produced by: UL AGRFT. Co-produzione / Coproduced by: TV Slovenija. Con il sostegno di, distribuzione internazionale / Supported by, World Sales: Filmski Sklad Republike Slovenije – javni sklad (Slovenian Film Fund).

Stjepan si è nascosto in un rifugio antiaereo che ha costruito lui stesso dietro casa e non vuole più uscire. Nemmeno la madre riesce a convincerlo, finché non arriva il postino. Sarà lui l’unico a convincere Stjepan a uscire dal suo nascondiglio?

“Rupa è una storia ispirata a fatti realmente accaduti in Croazia. Con questo film voglio che gli spettatori sentano ciò che prova il protagonista, la cui vita è cambiata a causa della guerra.” (M. Šantić)

Stjepan hid himself in a self-made bomb shelter behind his house and does not wish to come out. His mother is trying to call him out of it but without success. Maybe the only chance for Stjepan’s coming out of the bomb shelter is the arrival of the postman?

“Rupa is a story which is inspired by the real facts from Croatia. Through that film I wanted that the audience feel the same situation as our main character, whose life was changed because of war.” (M. Šantić)

SAŞA, GRIŞA ŞI I o N

Saşa, Grişa e Ion / Sasha, Grisha and Ion

Igor Cobileanski

Moldavia / Republic of Moldova 2006, Betacam SP, col., 11’ v.o. rumena / Romanian o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Igor Cobileanski. Fotografia / Photography: Sergiu Babără. Montaggio / Editing: Igor Cobileanski, Viorel Mardare. Musica / Music: Iulian Cazanoi. Suono / Sound: Oleg Rodionov. Scenografia / Art Director: Adrian Suruceanu. Costumi / Wardrobe: Ala Melnic. Interpreti / Cast: Valentin Cucu, Igor Mitreanu, Sergiu Voloc. Produzione / Produced by: Moldova Film Studio. Distribuzione internazionale / World Sales: Insomnia Film Production.

Tre operai moldavi vengono mandati in un posto sperduto a riparare un cavo rotto. Il freddo, il troppo entusiasmo e un po’ di vodka renderanno il loro compito un po’ più diffiicle del previsto.

Three Moldovan trouble shooters are sent into a remote field to fix a broken cable. The cold, too much ardour and a little bit of vodka will render their work very hard.

STILLE P o ST

Telefono senza fili / Chinese Whisper

Oliver Rauch

Germania / Germany 2007, 35mm, col., 3’ v.o. tedesca / German o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Anke Steinbrügge. Fotografia / Photography: Boris Becker. Montaggio / Editing: Klemens Radke. Suono / Sound: Florian Kühnle. Costumi / Wardrobe: Elke von Sivers. Interpreti / Cast: Bärbel Spicale, Mory Patton, la terza classe della scuola elementare “Schweizerhof” / class 3b of the “Schweizerhof” Primary School. Produzione / Produced by: Credofilm GmbH. Distribuzione internazionale / World Sales: KurzFilmAgentur.

In una classe di terza elementare, i bambini possono scegliere un gioco da fare alla fine della lezione. Miriam, una bambina impertinente, suggerisce il “telefono senza fili” e tutti i suoi compagni accettano con entusiasmo. Paul è seduto a fianco di Miriam: la ragazzina inizia sussurrando una frase all’orecchio di Luise che è seduta dall’altra parte. E la frase misteriosa riguarda proprio Paul…

A third grade of a primary school. The children can choose a game they want to play at the end of the lesson. Miriam, a cheeky girl, suggests the game “Chinese Whisper” and all children accept it enthusiastically. Paul sits next to Miriam while she whispers something to Luise, who sits on her other side. The secret sentence is at the expense of Paul…

SZALo NTÜDŐ

Trippa e cipolle / Tripe and Onions

Márton Szirmai

Ungheria / Hungary 2006, 35mm, col., 7’ senza dialoghi / no dialogues

Sceneggiatura, montaggio / Screenplay, Editing: Márton Szirmai. Fotografia / Photography: Gergely Pohárnok. Musica / Music: Zoltán Végső. Suono / Sound: János Kőporossy. Interpreti / Cast: Zsolt Anger, Tamás Ascher, László Káldy. Produzione / Produced by: Közgáz Vizuális Brigade, Instant Filmek Műhelye. Con il sostegno di / Supported by: Magyar Mozgókép Közalapítvány, Nemzeti Kulturális Örökség Minisztériuma, MAFSZ, Focus Fox, Kodak. Distribuzione internazionale / World Sales: Instant Filmek Műhelye.

Due uomini si incontrano e si capiscono perfettamente senza bisogno di parole. Tutto merito di una pietanza deliziosa, dal sapore antico…

A delicious food of vanishing times meets two men. They understand each other even without words…

TÜRELE m

Con un po’ di pazienza / With a Little Patience

László Nemes

Ungheria / Hungary

2007, 35mm, col., 14’ senza dialoghi / no dialogues

Sceneggiatura / Screenplay: László Nemes. Fotografia / Photography: Mátyás Erdély. Suono / Sound: Tamás Zányi. Scenografia / Art Director: László Rajk, Pèter Brill. Costumi / Wardrobe: Edit Szűcs, Gábor Homonnay. Interpreti / Cast: Virág Marjai, Attila Menszátor-Héresz, Éva Kelényi, Kálmán Kovács, Endre Ferenczy. Produzione / Produced by: Inforg Stúdió. Coproduzione / Co-produced by: Duna Workshop, Filmteam. Con il sostegno di / Supported by: Duna Workshop, Hungarian Motion Pictures Foundation (MMKA), Hungarian Ministry of Education and Culture. Distribuzione internazionale / World Sales: Havas Films.

“Il film ci porta in un viaggio che segue da vicino un essere umano dentro uno spazio e una cornice di tempo ben definiti – in una singola, lunga ripresa. Chi guarda, non vedendo nient’altro che il volto enigmatico di una donna, un’impiegata concentrata sul proprio lavoro, ha una percezione ridotta della realtà che la circonda. Quello che volevo era ricostruire questa visione parziale, in una situazione in cui la Storia, immensa ma pressoché invisibile, è da qualche parte sullo sfondo e pazientemente fa il suo corso.” (L. Nemes)

Miglior Cortometraggio alla Settimana del cinema ungherese di Budapest.

“This film takes us on a journey, closely following a human being within a specific time frame and space – within one long shot. The viewer, seeing nothing else than the face of an enigmatic woman, a dedicated office clerk, perceives only a shallow surface of surrounding reality. To build up that limited knowledge interested me deeply, in a story in which History, on a large scale but almost invisible, is patiently at work somewhere in the background.” (L. Nemes)

Best Short Film at the latest Budapest Hungarian Film Week.

UGUNS

Fuoco / Fire

Laila Pakalniņa

Lettonia / Latvia 2007, 35mm, col., 12’ v.o. lettone / Latvian o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Laila Pakalniņa. Fotografia / Photography: Gints Bērziņš. Montaggio / Editing: Kaspars Kallas. Suono / Sound: Anrijs Krenbergs. Scenografia / Art Director: Jurģis Krāsons. Costumi / Wardrobe: Liga Krasone. Interpreti / Cast: Una Adamoviča, Guna Zariņa, Andris Feldmanis, Talivaldis

Lasmanis. Produzione / Produced by: Hargla Company. Con il sostegno di / Supported by: National Film Centre of Latvia, State Culture Capital Foundation.

Una ragazzina ha il potere di dar fuoco a tutto ciò che tocca…

A young girl has the power to set everything she touches alight…

LA VALISE

La valigia / The Suitcase

Kaveh Bakthiari

Svizzera / Switzerland 2007, 35mm, col., 12’ v.o. francese / French o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Cédric Basso, Kaveh Bakthiari. Fotografia / Photography: Pietro Zürcher. Montaggio / Editing: Kaveh Bakhtiari, Karine Sudan. Musica / Music: Malcolm Braff. Suono / Sound: Marc von Stürler. Scenografia / Art Director: Marie Boucheteil. Interpreti / Cast: Maurice Aufair, Bella Wajnberg. Produzione, distribuzione internazionale / Produced by, World Sales: Louise Productions. Con il sostegno di / Supported by: Télévision Suisse Romande, Office fédéral de la culture, Fonds Regio, City of Geneva, City of Vevey, Fondation Vaudoise pour le Cinéma, Pour-cent-culturel Migros.

Jeanne e Michel sono una coppia sulla settantina e hanno alle spalle 50 anni di matrimonio. Lei sta partendo per una vacanza da sola di tre settimane, ma a lui l’idea non piace e così le proibisce di andare. Dal momento che la moglie non lo ascolta e se ne va lo stesso, Michel esce di casa per salutarla, ma quando torna indietro…

Jeanne and Michel are in their seventies and have been married for 50 years. Jeanne is about to leave three weeks for a holiday on her own. Michel doesn't like the idea and forbids her to leave the house. But she goes. He runs after her to say good-bye. When he wants to return home…

VALURI

Onde / Waves

Adrian Sitaru

Romania

2007, 35mm, col., 17’

v.o. rumena - francese / Romanian - French o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Adrian Sitaru. Fotografia / Photography: Adrian Silisteanu. Montaggio / Editing: Sorin Damian. Musica / Music: Cornel Ilie. Suono / Sound: Andrei Constantinescu. Scenografia / Art Director: Marius Pogaceanu. Costumi / Wardrobe: Ana Olteanu. Interpreti / Cast: Sergiu Costache, Karen Wallet, Adrian Titieni, Clara Voda, Roberto Bors, Vlad Voda. Produzione / Produced by: Audio Design Digital Art. Coproduzione / Co-produced by: Dawis Film.

Una giornata d'estate sulla spiaggia. Una donna straniera chiede a un ragazzo di tenere d’occhio il suo bambino di quattro anni mentre va a fare una nuotata. Un marito e padre di famiglia sfida la noia flirtando con la bella straniera mentre le insegna a nuotare. A un certo punto, però, la donna scompare fra le onde…

Pardino d’oro a Locarno nella sezione “Cineasti di domani”.

At the seaside, on the beach. A foreign woman asks a boy to look after her 4-year-old son; a husband and father relieves boredom by flirting with the same beautiful foreigner while teaching her how to swim. But the story takes a different course when the beautiful mother disappears in the waves… Golden Leopard at the latest Locarno International Film Festival, in the section “Leopards of Tomorrow”.

evento speciale / special event

«D R o ITS ET L IBERTÉS To UT Co URTS »

6 Co URTS m ÉTRAGES P o UR LES D R o ITS DE L’Homm E 6 cortometraggi per i diritti umani / 6 Short Films on Human Rights

L’Associazione internazionale per la ‘Scuola Strumento di Pace’ (EIP), con sede a Ginevra, è un’organizzazione non governativa il cui scopo è quello di sensibilizzare gli studenti, l’opinione pubblica e le autorità ai diritti dell’uomo e alla pace. Due anni fa, l’organizzazione ha commissionato all’Associazione Base-Court (per la diffusione e produzione del genere cortometraggio) un progetto di produzione cinematografica a scopo didattico. 6 sono stati i registi svizzeri selezionati per la realizzazione, invitati a scegliere come soggetto dei film uno o più articoli dalla Dichiarazione universale dei diritti umani. A partire da questo presupposto, agli autori è stato chiesto di raccontare una storia che non fosse semplice illustrazione dell’articolo scelto.

Il risultato finale doveva tener conto dei seguenti vincoli:

- realizzazione di un film di meno di 10 minuti

- indirizzarsi prioritariamente a giovani tra i 12 e i 16 anni

- dialoghi in francese, tedesco o italiano

- nessun riferimento esplicito a una nazione/cultura/religione, in particolare

- bando alla volgarità

Una volta terminati i film, gli esperti dell’EIP hanno ripreso gli articoli scelti e hanno realizzato

The World Association of “School as an Instrument of Peace” (EIP), based in Geneva, is a non-governmental organization whose purpose is to raise awareness among students, the public opinion and the authorities to human rights and peace. Two years ago, the organization has commissioned to the Association Base-Court (for the production and diffusion of short films) a project of film production for training purposes. 6 were the Swiss directors selected for its implementation, invited to choose as a subject for a film one or more articles from the Universal Declaration of Human Rights. Starting from this premise, the authors were asked to tell a story that was not a simple illustration of their choice.

The final result should take into account the following constraints:

- realization of a film during less than 10 minutes

- directed primarily at young people aged between 12 and 16 years

- French, German or Italian dialogues

- no explicit reference to a nation / culture / religion, in particular

- no vulgarity

Once films were completed, EIP experts have taken items chosen and have made an educational dossier for teachers to allow them to give useful

un dossier pedagogico per dare agli insegnanti spunti di riflessione per gli studenti e suggerimenti per la preparazione di una lezione sui diritti dell’uomo con l’utilizzo dei film. Il dossier, a disposizione su dvd-rom, contiene la presentazione di ogni regista e diversi riferimenti e indirizzi internet di Istituzioni coinvolte dai soggetti trattati.

Il prodotto finale è destinato agli studenti delle scuole Medie Inferiori e Superiori.

remarks to the students as well as tips for preparing a lecture on human rights showing the films. The issue, available on dvd-rom, contains the presentation of each director and several references and web addresses of the institutions involved. The final product is intended for middle and high school students.

EIP: www.eip-cifedhop.org

Base-Court : www.shorftilm.ch

1.

ARTICLE 03

Articolo 3 / Article 03

Frédéric Choffat, Julie Gilbert

Svizzera / Switzerland

2007, Betacam Sp, col., 5’ v.o. francese / French o.v.

Sceneggiatura, montaggio / Screenplay, Editing: Frédéric Choffat, Julie Gilbert. Fotografia / Photography: Séverine Barde. Suono / Sound: Frédéric Choffat, Jérôme Cuendet, Julie Gilbert. Interpreti / Cast: Vincent Bonillo, Caroline Cons, Roberto Bestazzoni (voce / voice), Anne-Loyse Joye (voce / voice), Frédéric Landenberg (voce / voice), Benjamin Poumey (voce / voice). Produzione / Produced by: Les films Oeil-Sud, Base-Court. Distribuzione internazionale / World Sales: La Big Family asbl.

Un uomo si ritrova su un furgone. Si trova forse in un paese totalitario? Disorientato, oscilla fra le sue paure e la paura che ha delle altre persone. O forse sono gli altri che hanno paura di lui?

A man has been dispatched in a delivery van. A totalitarian country? He feels disoriented, vacillating between his own fears and his fear of others. Or is it the others who are afraid of him?

2.

B

o ULY, LE CA m PEUR

Bouly, il campeggiatore / Bouly, the Camper

Anthony Vouardoux

Svizzera / Switzerland 2007, Betacam SP, col., 4’ v.o. francese / French o.v.

Sceneggiatura, montaggio / Screenplay, Editing: Anthony Vouardoux. Fotografia / Photography: Nicolas Veuthey, Bastien Genoux. Montaggio / Editing: Bernhard Zitz. Scenografia / Art Director: Sonia Noya. Interpreti / Cast: Giu Cacciamano, Myriam Demierre, Samuel Vuillermoz (voce / voice). Produzione / Produced by: Biftek production, Base-Court. Distribuzione internazionale / World Sales: La Big Family asbl.

Conversazione casuale e tranquilla sui diritti umani fra un simpatico campeggiatore e una voce fuori campo.

A casual, open dialog between a congenial camper and an off-voice on the subject of human rights.

evento speciale / special event «droits et libertés tout courts»

3.

CR o IRE

Credere / To Believe

François Rossier

Svizzera / Switzerland

2007, Betacam Sp, col., 8’ v.o. francese / French o.v.

Sceneggiatura, suono, montaggio / Screenplay, Sound, Editing: François Rossier. Voice over: Nathalie Reichert (French), Julia Regehr (German), Eduardo Mulone (Ital.), Alastair Owen (Engl.). Produzione / Produced by: Belle Journée Productions, Base-Court. Distribuzione internazionale / World Sales: La Big Family asbl .

Immagini poetiche illustrano alcuni passi dell’articolo 18 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (sulla libertà di pensiero, coscienza e religione)

Poetic images accompany text excerpts of the 18th article of the Human Rights Declaration (freedom of thought, conscience and religion).

4.

DER ILLETTRIST

L’analfabeta / The Analphabetic

Oliver Paulus, Stefan Hillebrand

Svizzera / Switzerland

2007, Betacam SP, col., 10’ v.o. svizzero tedesca / Swiss German o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Tatjana Paulus, Oliver Paulus. Fotografia / Photography: Carlotta Steinmann. Montaggio / Editing: André Bigoudi. Musica / Music: Marcel Vaid. Suono / Sound: Lucas Gerrit. Interpreti / Cast: Klaus Brömmelmeier, Susan Greszta, Isolde Fischer. Produzione / Produced by: Motor Film, BaseCourt. Distribuzione internazionale / World Sales: La Big Family asbl.

Una bambina è spesso assente da scuola. La sua maestra si preoccupa e decide di andare a parlare con il padre. Una storia sull’analfabetismo e sul diritto all’istruzione.

A teacher is worried about a pupil of hers because the girl is often absent without leave. The woman decides to go to talk with the girl’s father. A story about illiteracy and the right to education.

/ special event «droits et libertés tout courts»

5. SEL m A!

Bernie Forster

Svizzera / Switzerland

2007, Betacam Sp, col., 10’

v.o. svizzero tedesca / Swiss German o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Bernie Forster. Fotografia / Photography: Lorenz Merz. Montaggio / Editing: Adrian Aeschbacher. Musica / Music: Limousine, Misk & Lügner, Loyal Arctic Rhyme, Cyrill Douay. Suono / Sound: Simon Graf. Scenografia, costumi / Art Director, Wardrobe: Melanie Höchle. Interpreti / Cast: Nadine Landert, Thomas Fuhrer, Anna Maria Tschopp, Agnes Krähenbühl. Produzione / Produced by: Forster Film, Base-Court. Distribuzione internazionale / World Sales: La Big Family asbl.

Le vicende di un’adolescente di origini croate che vive in Svizzera, alla ricerca di un posto come apprendista… Una storia sul diritto al lavoro.

A croatian born girl living in Switzerland is looking for an apprentice position. A story about the right to have a job.

6.

UN ALTR o mo ND o

Another World

Mohammed Soudani

Svizzera / Switzerland

2007, Betacam Sp, b-n / b-w, 5’ v.o. italiana / Italian o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Lorenzo Bucella, Mohammed Soudani. Musica / Music: Oliviero Travaglione. Suono / Sound: Lorenzo Buccella. Interpreti / Cast: Mirko Rondina, Andrea Delvincenzo, Roberto Roncoroni, Moreno Huser, Giovanni Comotti, Giuseppe Rottoli. Produzione / Produced by: Amka Films, Base-Court. Distribuzione internazionale / World Sales: La Big Family asbl.

Un rap che racconta una storia di discriminazione razziale.

A rap song about an episode of racial discrimination.

concorso documentari

documentary competition

ESmA di Alen Drljević | GATAVS di Inese Kļava | DAS GEHEImNIS VoN DEVA di Anca

Miruna Lazarescu | GYVENo SENELIS IR BoBUTE di Giedrė Beinoriūtė | JoURNAL No. 1

- AN ARTIST’S ImPRESSIoN di Hyto Steyerl | KUPŘEDU LEVÁ, KUPŘEDU PRAVÁ di Linda

Jablonská | DAS LEBEN IST EIN LANGER TAG di Svenja Klüh | mALA APoKALIPSA di Alvaro

Petricig | mARCELA di Helena Třeštíková | NAPLÓFILm, 12 VoLTAm 56-BAN di Boglárka Edvy,

Sándor Silló | oRoS FALAKRo di Georges Salameh | oTRoCI S PETRIČKA di Miran Zupanič |

PLoŠČA di Jurij Chaščevatskij | PRoBLEmAT S KomARITE I DRUGI ISToRII di Andrej Paounov

| RĂZBoI PE CALEA UNDELoR di Alexandru Solomon | SAN SANYČ di George Agadjanean

| ŚmIERĆ Z LUDZKĄ TWARZĄ di Marcin Koszałka | SÖHNE di Volker Koepp | SToNE TImE

ToUCH di Gariné Torossian | SToRIE ARBËRESHE di Mario Balsamo | VEČNYJ di Irina Vasileva | VYDoCH di Aleksandr Malinin | ZA 4 GoDINE di Nebojša Slijepčević

fuori concorso / out of competition

NU TE SUPĂRA, DAR… di Adina Pintilie | PIERWSZY DZIEŃ di Marcin Sauter | ZABRANJENI

BEZ ZABRANE di Dinko Tucaković, Milan Nikodijević

evento speciale / special event

CoNFINI D'EURoPA / BoRDERS oF EURoPE di Corso Salani

#1. CEUTA E GIBILTERRA (2006 | #2. RIo DE oNoR (2006) | #3. ImATRA (2007) | #4. TALSI (2007) | #5. CHIŞINÂU (2008) | #6. YoTVATA (2008)

ES m A

Alen Drljević

Bosnia Erzegovina / Bosnia & Herzegovina 2007, DV, col., 26’ v.o. bosniaca / Bosnian o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Šeki Radončić. Fotografia / Photography: Mustafa Mustafić. Montaggio / Editing: Almir Kenović. Musica / Music: Adnan Zilić. Suono / Sound: Igor Ćamo. Interpreti / Cast: Esma Palić. Produzione, distribuzione internazionale / Produced by, World Sales: Mediacentar Sarajevo.

anteprima italiana / italian premiere

Durante la guerra in Bosnia Erzegovina, la città di Žepa venne accerchiata dalle armate del generale Mladić e dichiarata zona protetta dalle Nazioni Unite. Presa Srebrenica, però, l’esercito di Mladić cominciò ad avanzare verso la città. Nel tentativo di salvare i civili, il 27 luglio 1995 il colonnello Avdo Palić si recò alla base delle Nazioni Unite per negoziarne l’uscita dalla città. Durante i colloqui ufficiali fra i rappresentanti dei due eserciti e alla presenza di osservatori internazionali ucraini, i soldati di Mladić rapirono il colonnello Palić. Sua moglie Esma da undici anni chiede di sapere cos’è accaduto al marito. Abbandonata da tutti, la donna ha bussato per anni a tutte le porte possibili, rivolgendosi all’ONU, a organismi internazionali e autorità locali, finché il Primo Ministro della Republika Srpska in Bosnia, ha deciso di aprire un’inchiesta ufficiale. Come proprio rappresentante, la signora Palić ha nominato Jasmin Odobašić, capo della Commissione bosniaca per il ritrovamento delle persone scomparse. Nel frattempo, Esma è sempre alle prese con i problemi del quotidiano: una casa che non c’è, due figlie da crescere e far studiare, trovare lavoro come psicologa. Anche Odobašić ha dei problemi molto simili, ma niente di tutto questo li distoglierà dal continuare a cercare la verità sul marito di Esma e sui suoi assassini…

During the war in Bosnia-Herzegovina, the city of Žepa was surrounded by General Ratko Mladić’s forces and declared a safe haven by the UN. However, after the fall and massacre of Srebrenica, Mladić’s forces moved on to Žepa. In an effort to save civilians and evacuating them from the town, on 27 July 1995 Colonel Avdo Palić went for talks to the UN camp. During official talks between representatives of the Bosnian Serb army and Army of Bosnia-Herzegovina, Mladić’s soldiers, in the presence of Ukrainian peacekeeping soldiers, kidnapped the negotiator. That’s when his wife Esma started her 11-year-long struggle to find out the truth about her husband’s fate. Abandoned by everyone, Esma has gone from one bureaucratic door to another, to the UN, international organizations, local authorities until the Republika Srpska Prime Minister promised to solve the case and appointed an inquiry commission. As her representative to the commission, Esma named Jasmin Odobašić, member of the Commission on Tracing Missing Persons of Bosnia-Herzegovina. Esma is at the same time struggling with major existential problems: without an apartment, raising and schooling two daughters, getting a job as a psychologist… Odobašić has similar existential problems. But none of this prevents Esma and Jasmin from continuing together to pursue the truth about Avdo and his killers…

GATAVS

Ecco fatto! / Ready and Done

Inese Kļava

Lettonia / Latvia 2006, DV, col., 23’ v.o. lettone / Latvian o.v.

Sceneggiatura, montaggio / Screenplay, Editing: Inese Kļava. Fotografia / Photography: Ivars Zviedris. Suono / Sound: Uģis Olte. Produzione / Produced by: Vides Filmu Studija, Film Studio Ave. Coproduzione / Coproduced by: National Film Centre of Latvia, The State Culture Capital Foundation of Latvia, Ltv. Distribuzione internazionale / World Sales: Vides Filmu Studija.

anteprima italiana / italian premiere

Sigurds è l’addetto all’ascensore in un grande ospedale di Riga. Il suo ascensore è vecchio di 50 anni e ha fatto ormai il suo tempo. Le persone sono infastidite dai problemi frequenti che causa, soprattutto quando si blocca fra un piano e l’altro, ma Sigurds sopporta tutto questo stoicamente. Conosce la macchina come le sue tasche e questo lo fa sentire necessario. Ora però, adiacente al suo, stanno installando un nuovo ascensore, completamente automatizzato. “Quando sarà pronto” dice Sigurds con un sorriso “mi manderanno in pensione”. Tuttavia, è abbastanza evidente che quello che trattiene l’uomo al lavoro non è tanto il volere dei suoi superiori quanto il familiare rumore dell’ascensore in movimento, l’odore dell’ospedale, i volti – sempre diversi – dei pazienti. E anche le infermiere carine…

Sigurds is a liftman in a major hospital in Riga. The lift he operates is half a century old, and it has obviously served its time. The frequent problems it causes may irk the lift users, especially when the lift stops between the floors but Sigurds takes it stoically. He knows the lift like the back of his hand, and it makes him feel needed. Meanwhile, a new automatic lift is being installed in the adjacent shaft. “When it’s ready, they’ll pension me off”, Sigurds says with a smile. However, it seems clear that it’s not so much the authorities that keep Sigurds at this job than the customary clacking of the lift, the odour of the hospital, the changing faces of the patients, and the pretty nurses.

DAS GEHEI m NIS Vo N DEVA

Il segreto di Deva / The Secret of Deva

Anca Miruna Lazarescu

Germania - Romania / Germany - Romania 2006, DigiBeta, col., 58’ v.o. rumena / Romanian o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Anca Miruna Lazarescu. Fotografia / Photography: Mihai Sibianu, Andrei Butica, Tanja Häring, Alexandru Belc, Alexander Costea. Montaggio / Editing: Kris Schröppel. Musica / Music: Steffen Kaltschmid. Suono / Sound: Holger Heldmann, Giesing Team. Produzione / Produced by: Hochschule für Fernsehen und Film München. Distribuzione internazionale / World Sales: Kloos & Co. Medien GmbH.

anteprima italiana / italian premiere

La cittadina rumena di Deva è famosa per il suo castello medievale, per aver dato i natali alla leggendaria ginnasta Nadia Comaneci e per la sua povertà. Deva è anche famosa per la sua scuola di atletica, che sforna da anni ginnasti di livello mondiale. Anche Pitic e Malina potrebbero diventare in futuro due stelle, ma la strada verso il podio è piena di difficoltà e sacrifici. Le due bambine hanno rispettivamente otto e nove anni e i loro genitori le hanno mandate a Deva da quando ne avevano sei. Si allenano per quattro ore al giorno e il resto del tempo lo trascorrono a scuola. La regista le ha seguite per due anni, fino alla loro prima gara, la più importante.

“Quando ho conosciuto Pitic e Malina, stavo più che altro cercando delle protagoniste interessanti per il mio film. Poi, ho passato molto tempo con loro e ho visto quanto è grande la loro passione. In un anno e mezzo di riprese ho riso e pianto con queste ragazzine, sorpresa ogni volta dalla volontà ferrea e dalla forza con cui percorrono la lunga strada verso il successo.” (A.M. Lazarescu)

The Romanian city of Deva is famous for its medieval castle, the legendary gymnast Nadia Comaneci, and for its poverty. Deva is also famous for its sport boarding school which for decades has been training world class gymnasts. Pitic and Malina might be two of their future stars, but their way to podium is full of deprivation. They are 8 and 9-years old. Their parents sent them to live in Deva when they were six. They train for four hours every day and spend the rest of their time in school. The filmmaker followed the girls for two years until their first and most important competition.

"When I met Pitic and Malina, I was rather interested in finding charismatic protagonists for the film. Then I spent plenty of time with the girls and saw the passion in their eyes. During my one and a half years of shooting I laughed with the girls and I cried with them, all the time astonished by their iron will and strength on the long long way to success." (A.M. Lazarescu)

GYVEN o SENELIS IR B o BUTE

Nonno e nonna / Grandpa and Grandma

Giedrė Beinoriūtė

Lituania / Lithuania

2007, Betacam SP, b-n / b-w & col., 30’ v.o. lituana / Lithuanian o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Giedrė Beinoriūtė. Montaggio / Editing: Marius Kavaliauskas. Musica / Music: Indre Stakvile. Suono / Sound: Saulius Urbanavičius. Voce narrante / Narrator: Urte Krukonyte. Animazione / Animations: Gabriele Baltrusaityte. Produzione, distribuzione internazionale / Produced by, World Sales: VG Studio.

anteprima italiana / italian premiere

Documentario d’animazione ispirato alla vera storia dei nonni della regista, esiliati in Siberia dai sovietici nel 1948. Con un linguaggio che assomiglia a quello della fiaba, viene raccontato in modo personale un periodo buio della storia lituana, attraverso l’utilizzo combinato di fotografie di famiglia, materiale proveniente dall’archivio nazionale lituano e inserti animati. La voce narrante è quella di una bambina che vede, in modo fanciullesco, tutti questi eventi.

“La mia intenzione, nel realizzare questo documentario, non era quella di portare alla luce fatti inediti sulla repressione sovietica. Prima di ogni altra cosa, questa è una storia di persone. Persone che hanno vissuto, hanno creduto, sono passate attraverso mille avversità (conservando comunque la loro umanità) e, naturalmente, sono morte. Benché basato sulla storia della mia famiglia, il film racconta la storia del popolo lituano, oltre a quella di altri popoli che hanno sopportato un destino analogo.” (G. Beinoriūtė)

The documentary - animation is based on a life story of director’s grandparents who were exiled to Siberia by Soviets in 1948. This severe period of Lithuanian history is being told in a personal way, in genre of a fairytale. The visual basis of the film consists of extant family photographs together with the national archive material and animation inserts. The storyteller is a little girl, who sees the events in her own child way.

“My intention, regarding this film, wasn't to reveal any new facts about the Soviet repression. First of all, this is a story about people. People, who once lived, believed, experienced plenty of ills of life, kept being human and, of course, died. Though based on my family's story, the film reflects the story of the Lithuanian nation, along with some other nations that share similar destiny.” (G. Beinoriūtė)

J o URNAL N o. 1 - AN ARTIST’S I m PRESSI o N

Giornale n. 1 - Impressioni d’artista

Hyto Steyerl

Bosnia Erzegovina - Austria - Germania / Bosnia & Herzegovina - Austria - Germany 2007, Betacam SP, col., 21’ v.o. bosniaca - tedesca - inglese / Bosnian - German - English o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Hyto Steyerl. Montaggio / Editing: Stefan Landorf. Disegni / Drawings: Arman Kulasić. Produzione / produced by: Hyto Steyerl, documenta 12. Distribuzione internazionale / World Sales: Sixpack Film.

anteprima italiana / italian premiere

Il titolo del film riprende quello del primo cinegiornale realizzato in Bosnia due anni dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Sopravvissuto unicamente su nitrato, andò perso agli inizi degli anni ’90 durante la guerra nella ex-Jugoslavia. A partire da questo episodio (e dalla sparizione dell’archivio in cui la pellicola era conservata) il film vuole riflettere sul modo in cui Storia e memoria – sia collettive che personali – prendono forma. Hito Steyerl ha cercato così di scoprire cosa contenesse questo documento prodotto dal famoso studio Sutjeska di Sarajevo. Sulla base dei racconti di persone che l’avevano visto e delle indicazioni della regista stessa, l’artista Arman Kulasić ha poi realizzato una serie di disegni che sono andati a formare una specie di storyboard di un 'film perduto', dove trovano spazio la campagna di alfabetizzazione, le donne musulmane che fiduciose si levavano il velo, la modernizzazione attraverso l’istruzione come veniva esaltata nei primi film della Jugoslavia di Tito. Steyerl ha utilizzato anche spezzoni di film di fiction prodotti dallo stesso studio (come Ti ricordi di Dolly Bell?, di Kusturica) senza peraltro pretendere di realizzare una ricostruzione completa: la multietnica Jugoslavia rimane un paese frammentario, sia sul piano storico che su quello cinematografico, un paese sospeso fra le immagini.

The film takes its title from the first newsreel made in Bosnia two years after the end of World War II, survived only on nitrate film and lost during the war in Yugoslavia in the early 1990s. Starting out from that loss and the missing archive, the film develops reflections on how collective and personal memories and history take shape. Hito Steyerl attempts to find out what was on this film document from the famous Sarajevo’s Sutjeska studio. She listens to eyewitnesses, and according to her instructions artist Arman Kulasić made a number of drawings that resemble storyboards for some lost film which contains images of a literacy campaign, Muslim women who confidently removed their headscarves, Communist Yugoslavia under Tito celebrated modernization through education in its early films. Steyerl employs also images from fiction films produced at Sutjeska (such as Do You Remember Dolly Bell? by Emir Kusturica), without however intending to make a complete reconstruction: multiethnic Yugoslavia remains fragmentary, both in general history and the history of film, a country between the images.

KUPŘEDU LEVÁ, KUPŘEDU PRAVÁ

Sinistra, Destra, Avanti! / Left, Right, Forward!

Linda Jablonská

Repubblica Ceca / Czech Republic 2006, Betacam SP, col., 72’ v.o. ceca / Czech o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Linda Jablonská. Fotografia / Photography: David Cysař. Montaggio / Editing: Jakub Voves. Musica / Music: Richard Salay. Suono / Sound: Ivan Horák. Produzione, distribuzione internazionale / Produced by, World Sales: Negativ s.r.o. Coproduzione / Co-produced by: FAMU.

anteprima italiana / italian premiere

A partire dal 17 novembre 2005 (data simbolica perché ricorreva il sedicesimo anniversario della cosiddetta “Rivoluzione di velluto”), la regista Linda Jablonská ha seguito fino alle elezioni nazionali del 2006 le attività dei giovani Conservatori e dei giovani Comunisti. Ha cercato di capire chi sono i punti di riferimento degli appartenenti ai due schieramenti, ma anche il loro modo di vivere e di vedere la vita. Dopo un’elezione trionfale, David (della Gioventù Comunista) vorrebbe comprare un trattore e creare un kolkhoz mentre Jirka si accontenterebbe di un posto al Ministero degli Interni. Ci sono poi Honza, che vive nel ricordo di un pilota sovietico; Marek, che impiega tutto il suo tempo libero nella campagna per farsi eleggere presidente dei Giovani Conservatori e un altro Honza, che per Natale ha regalato alla madre il poster del presidente della repubblica, Václav Klaus. Gli eroi degli uni – George Bush e lo stesso Klaus – si mescolano con quelli degli altri (Stalin e Che Guevara); un monolocale in un condominio confrontato con un lussuoso appartamento ricevuto in dono e la ribellione contro i genitori paragonata con la continuazione della tradizione paterna. Potrebbe trattarsi di un innocuo gioco a fare i politici, se non fosse per il fatto che alcuni di questi ragazzi sono già nelle liste elettorali dei rispettivi partiti…

Linda Jablonská has been following the activities of the young conservatives and communists from November 17, 2005 (a symbolic day because 16 years since the “Velvet Revolution”) until the 2006 general elections in Czech republic. She focused on particular heros in both organizations; she captured their way of living and views on the world. After a victorious election David from the Communist Youth Union would take a tractor and establish a kolkhoz. Jirka would settle for a post as the Minister of the interior, Honza bows to the memory of a Soviet pilot, Marek devotes all his free time to his campaign to become the Young Conservative chairman and another Honza gave his mother a poster of Václav Klaus for Christmas. George Bush and Václav Klaus meet – metaphorically speaking – Stalin, Che Guevara, a bedsit in a housing estate is contrasted with a luxury apartment received as a gift, and a revolt against parents is compared with carrying on in the paternal tradition. It could all be just a harmless case of playing at politicians, if some of the protagonists were not already featured on the ballots of the parliamentary parties…

DAS LEBEN IST EIN LANGER TAG

La vita è un’unica lunga giornata / Life Is a Long Lasting Day

Svenja Klüh

Germania / Germany 2007, DigiBeta, b-n / b-w, 42’ v.o. polacca / Polish o.v.

Sceneggiatura, montaggio, suono / Screenplay, editing, sound: Svenja Klüh. Fotografia / Photography: Anna Winkler. Interpreti / Cast: Natalia Stańczyk, Łukasz Swergonne, Samanta Stańczyk. Produzione / Produced by: Hochschule für Fernsehen und Film Munich.

anteprima italiana / italian premiere

La ventiduenne Natalia si è appena trasferita con la figlia di tre anni Samanta da un ricovero per donne maltrattate a un piccolo appartamento. La ragazza ha un nuovo fidanzato, il coetaneo Łukasz, e insieme a lui sta cercando di costruire un ménage familiare normale. Mentre lui è al lavoro, mamma e bimba passano il tempo guardando la televisione. Le giornate sono lunghe, è estate e fa caldo, ogni tanto un amico va a fargli visita. Sul piano economico, però, le cose non vanno bene e, giorno dopo giorno, lo stimolo ad alzarsi al mattino si fa sempre più debole. I lavori non durano, arriva l’inverno e la felicità degli inizi è ormai acqua passata. I conflitti nella coppia non fanno che aumentare. Finché, proprio quando l’allontanamento fra i due ragazzi sta per diventare definitivo, Natalia scopre di essere nuovamente incinta…

Natalia (22) and her daughter Samanta (3) have just moved out from the battered women’s shelter to a little flat. Here she hopes to build a life as a family with her new partner Łukasz (22). While Łukasz goes out to work the young woman and her child kill time in front of the television. The days are long, the summer is hot, every once in a while someone comes to visit. Sometimes friends come to visit. However, financially it is tough and so the motivation to wake up in the morning is getting lower and lower. None of the jobs last, winter arrives and winter has arrived and now the honeymoon period is over for Natalia and Łukasz. The conflicts between the couple increase. While their relationship is breaking apart, Natalia finds out that she is pregnant…

m ALA AP o KALIPSA

Minor Apocalypse

Alvaro Petricig

Slovenia - Italia / Slovenia - Italy 2008, Betacam Sp, col., 41’ v.o. italiana - slovena / Italian - Slovenian o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Alvaro Petricig. Fotografia, montaggio / Photography, Editing: Paolo Comuzzi. Musica / Music: Massimo Toniutti. Voci narranti / Narrators: Anja Medved, Elena Bucci. Interviste a cura di / Interviews made by: Michela Predan. Produzione / Produced by: Zavod Kinoatelje, Kinoatelje. Coproduzione / Co-produced by: Circolo di Cultura / Kulturno Društvo Ivan Trinko. Distribuzione internazionale / World Sales: Kinoatelje.

anteprima assoluta / world premiere

“Cisgne è (era) un piccolo borgo delle Valli del Natisone, che le logiche economiche del vivere moderno – simili qui a quelle di tanti altri luoghi montani o marginali – hanno condannato all’abbandono e alla rovina. Il racconto filmico mette in relazione testimonianze e ricordi legati alla vita quotidiana nel paese e al suo destino con riflessioni e intuizioni sul senso del tempo che il paesaggio delle rovine può suscitare ad uno sguardo “esterno”, scevro da implicazioni biografiche personali. L’apocalisse in luoghi come Cisgne non si annuncia con fragore e squilli di tromba: è uno sprofondamento che avviene in sordina, come si conviene alle “periferie dell’impero”, i cui accadimenti non suscitano interesse o scalpore; la sua forma visibile è la vitalità vorace della natura, che seppellisce e cancella le tracce dell’esperienza umana nella suprema indifferenza delle vicende, piccole o grandi, della storia … Il mondo in cui oggi viviamo tende a non conservare rovine per il domani … Ecco, costruire un racconto a partire dalle rovine di un paese abbandonato e della comunità che lo abitava, può essere un tentativo di recuperare, sul margine dell’abisso, qualche frammento di un’umanità non appariscente, prima che vada definitivamente perduto.” (A. Petricig)

“Cisgne is (was) a small settlement in the Nadiža/Natisone Valleys which, similarly to many other mountain or remote settlements, was left to abandonment and ruin by the economic reasoning of our modern lifestyle. The story is a patchwork of testimonies and memories of the village’s daily life and its destiny, combined with intuitive reflections on the meaning of time in a village in ruin which may arise in an “outsider”, uninfluenced by the life stories of those involved. When apocalypse approaches settlements such as Cisgne, it comes quietly, without a proper announcement, for the events occurring at the very “periphery of an empire” are of no interest to anybody. What is visible to the eye is insatiable vitality with which nature, indifferent to major or minor events in the village’s history, burries and destroys the traces of human experience … The world in which we live today is not to preserve the ruins for tomorrow … So, build a story starting from the ruins of an abandoned village and the community that lived, it may be an attempt to recover, in extremis, some fragment of a non-showy mankind, before going finally lost.” (A. Petricig)

m ARCELA

Helena Třeštíková

Repubblica Ceca / Czech Republic 2007, 35mm, col., b-n / b-w, 83’ v.o. ceca / Czech o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Helena Třeštíková. Fotografia / Photography: Jan Malíř, Miroslav Souček, Vlastimil Hamerník. Montaggio / Editing: Alois Fišárek, Lenka Polesná, Zdenek Patočka. Suono / Sound: Zbyněk Mikulík, Petr Provazník, Jan Valouch. Produzione / Produced by: Negativ s.r.o. Coproduzione / Co-produced by: Czech Television. Distribuzione / World Sales: Taskovski Films.

anteprima italiana / italian premiere

Nel 2006, la televisione ceca trasmette una serie di sei documentari realizzati da Helena Třeštíková dal titolo Manzelské etudy po dvaceti letech (Storie di matrimonio - Vent’anni dopo), sulla vita di sei coppie, che la regista aveva seguito dagli anni ‘80 fino al presente. Marcela e Jiří, i ‘protagonisti’ di uno di questi documentari avevano all’inizio un grande sogno, che era quello di avere una casa tutta loro. Le cose, però, sono andate in modo diverso da come se le aspettavano, la coppia si è separata e lo sguardo della regista si è concentrato sempre più sulla sola Marcela e sulla figlia Ivana, tornando a occuparsi di loro a intervalli regolari. Le riprese si interrompono, però, quando la ragazza, a 25 anni, muore schiacciata da un treno. Nel febbraio del 2006, quando la televisione trasmette il documentario che racconta la storia di Marcela, i telespettatori, commossi, cominciano a manifestare in modo spontaneo alla donna la loro solidarietà e la Třeštíková, che è stata al fianco di Marcela nel momento peggiore della sua vita, decide di realizzare un altro documentario solo su di lei, aggiungendo le immagini dei nuovi incontri a quelle già realizzate per la serie Manzelské etudy

In 2006, Czech Television broadcast a six-part series of documentaries by Helena Třeštíková called Manzelské etudy po dvaceti letech (Marriage Stories, 20 Years Later). Following her subjects over time, the director charted the fates of six married couples from the time of their weddings, in the eighties, up to the present day. In one of the documentaries entitled Marcela and Jiří, the couple's biggest ambition was to get their own flat. This didn't work out and their problems began to mount. As the couple became estranged, Helena Třeštíková began to focus more on Marcela and her daughter, returning to their lives on a continual basis, but shooting has to be stopped after her 25-year-old daughter Ivana is hit by a train. After her story was aired in February 2006, television viewers began spontaneously expressing their sympathy to Marcela. Třeštíková - who was at her side even at the most difficult time of her life – decides to make another film by adding her subsequent meetings with Marcela to the original instalment of the Manzelské etudy series.

NAPLÓFIL m, 12 Vo LTA m 56-BAN

Diario filmato, avevo dodici anni nel ‘56 / Diary Film, I Was 12 in 56

Boglárka Edvy, Sándor Silló

Ungheria / Hungary

2006, Betacam Sp, b-n / b-w & col., 53’ v.o. ungherese / Hungarian o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Sándor Silló. Basata sul diario di / Based on the diary written by: Gyula Csics. Fotografia / Photography: Gábor Halász. Montaggio / Editing: Boglárka Edvy. Musica / Music: László Hortobágyi. Suono / Sound: Tibor Jörg. Produzione / Produced by: 1956-os Magyar Forradalom Történetének Dokumentációs és Kutatóintézete Közalapítvány (Istituto per la storia della rivoluzione ungherese del ’56 / The Institute for the History of the 1956 Hungarian Revolution).

anteprima italiana / italian premiere

Il 23 ottobre 1956, un ragazzino di Budapest decide di tenere un diario. La data è memorabile perché segna l’inizio della Rivoluzione ungherese e tutto avviene molto vicino a dove lui vive: un negozio, che sta nella sua stessa via, prende fuoco durante gli scontri e non passa giorno che non si sentano degli spari. Il ragazzino raccoglie degli oggetti e li ripone in una scatola su cui ha scritto “rivoluzione”: pezzi di vetro, volantini, ritagli di giornale e disegni. Ascolta la radio e fa un sacco di domande, ai vicini o a conoscenti che vivono in altre zone della città. Ogni cosa viene annotata nel diario. Nel frattempo, continua a vivere come un qualsiasi ragazzino di Budapest: prende lezioni di violino e di tedesco, nella casa della nonna (a Rákoskeresztúr) aiuta a uccidere il maiale, confeziona distintivi nel laboratorio di un parente e con i soldi che racimola compra libri di Jules Verne e Mark Twain. Gli autori hanno costruito il film attorno al diario e al suo contenuto (letto da una voce fuori campo), utilizzando materiale d’archivio, ricostruzioni, annotazioni, i disegni del bambino e animazioni.

On October 23, 1956, one Budapest boy decides he’ll write a diary. It’s a memorable day, as it marks the beginning of the Hungarian Uprising. He’s close to the action, though, literally: a store burns down during the fighting in his street; shooting’s heard day after day. Meanwhile the boy’s collecting things in a box marked “Revolution”; slivers of glass, leaflets, press cuttings and drawings. He listens to the radio and questions neighbours or people he knows from other parts of town. Everything gets noted down. Meanwhile he lives the life of a Budapest kid, taking violin lessons and extra German, helping at a pig-killing at his grandmother’s house in Rákoskeresztúr, making badges in a relative’s workshop and spending the money he gets on books by Jules Verne and Mark Twain. The directors have constructed the film around the original diary entries we hear in the voice-over, using archive footage, reconstructions, diary notes, children's drawings and animations.

o R o S FALAKR o

Il monte Falakro / Mount Falakro

Georges Salameh

Grecia / Greece

2007, Betacam SP, col., 29’ v.o. greca / Greek o.v.

Sceneggiatura, fotografia / Screenplay, Photography: Georges Salameh. Montaggio / Editing: Alexandros Salameh. Musica, suono / Music, Sound: Fanis Avraam. Interpreti / Cast: Theodoris Sarris, Orestis Boskou. Produzione, distribuzione italiana, distribuzione internazionale / Produced by, Distributed in Italy by, World Sales: Le Artigiane della Comunicazione.

anteprima italiana / italian premiere

Treni, ricordi, antenati, la guerra civile, il monte Falakro, orme di orso, storie da marciapiede. Sono tutti frammenti che fanno parte di un pellegrinaggio, tutti versi di una canzone di Theodoris.

“Tutto quello che ricordo del monte Falakro l’ho messo in questo diario di viaggio girato dieci anni fa. Viaggio fatto per scopi ambientalisti nelle regioni della Macedonia e della Tracia, nel nord della Grecia. Theodoris, un cartografo, e Orestis, responsabile del centro ambientale di protezione degli orsi Arctouros (che si trova a Xanthi), mi hanno portato con loro sulle montagne durante quei sei giorni. Quello che rimane – e di cui il film si fa testimone – è una sorta di pellegrinaggio, ricostruito con difficoltà, come in un sogno o, meglio, come un’emozione trasmessa da una canzone.” (G. Salameh)

Trains, memories, forefathers, civil war, mount Falakro, bear tracks, roadside stories, all fragments, all a pilgrimage, all verses from Theodoris’ song.

“I offer my memories of mount Falakro in a film shot 10 years ago as a diary of a journey. This journey to the regions of Macedonia and Thrace in Northern Greece was made for environmental purposes. Theodoris, a map designer and Orestis, head of the Arctouros environmental centre for the protection of bears, based in Xanthi, led me over and through the mountain for the course of those six days. But what remains, preserved in the film, is a pilgrimage, recalled with difficultly as in a dream, or rather an emotion, released through a song.” (G. Salameh)

oTR o CI S PETRIČKA

I bambini della collina di Petriček / The Children from Petriček Hill

Miran Zupanič

Slovenia

2007, DigiBeta, b-n / b-w, 95’ v.o. slovena / Slovenian o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Miran Zupanič. Basata sul romanzo autobiografico / Based on an autobiographical novel Ukradeno djetinjstvo di / by Ivan Ott. Fotografia / Photography: Janez Kališnik. Montaggio / Editing: Jaka Kovačič. Musica / Music: Bojana Šaljić Podešva. Suono / Sound: Igor Laloš. Produzione / Produced by: Arsmedia. Coproduzione / Coproduced by: RTV Slovenija. Con il sostegno di / Supported by: Ministrstvo za kulturo RS.

anteprima italiana / italian premiere

Il documentario racconta la storia dei bambini che vennero rinchiusi, con i propri genitori, nel campo di prigionia di Teharje, vicino a Celje. Nel giugno 1945 i bambini vennero separati dagli adulti e trasferiti in un campo apposito: Petriček. I loro genitori vennero uccisi senza processo e seppelliti in località sconosciute. Sottoposti a una severa rieducazione, i bambini vennero costretti a dimenticare la loro vera identità e ad assumerne una nuova. Persero i genitori e la loro infanzia e, ancora oggi, sopportano il dolore di ferite mai rimarginate.

The film talks about the children who were imprisoned together with their parents in the war camp Teharje near Celje. In June 1945 the children were separated from their parents and taken to a children camp, Petriček; their parents were killed without having been tried at court and buried in unknown places. The children were submitted to a severe re-education, forced into abandoning their true identity and assuming a new one. They lost their parents and their childhood, and they were inflicted wounds so deep that have not healed up to today.

PLo ŠČA

Piazza Kalinovski / Kalinovski Square

Jurij Chaščevatskij

Estonia

2007, Betacam SP, col., 73’ v.o. russa - bielorussa / Russian - Byelorussian o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Jurij Chaščevatskij, Evgenij Budinas, Sergej Isakov. Fotografia / Photography: Vladimir Petrov, Sergej Gelbach. Montaggio / Editing: Dmitrij Pivovarov, Kaspar Kallas. Suono / Sound: Tiina Andreas, Vasilij Šitikov. Voce narrante / Narrator: Jurij Chaščevatskij. Produzione / Produced by: Baltic Film Production. Distribuzione internazionale / World Sales: Deckert Distribution.

anteprima italiana / italian premiere

Un ironico commento fuori campo – che è poi quello del regista stesso – descrive gli eventi legati alle elezioni presidenziali in Bielorussia del 2006. Girato con una videocamera nascosta, raccogliendo opinioni diverse, mettendo a confronto diversi avvenimenti storici, mostrando materiale video girato durante gli anni di governo di Lukašenko, il documentario cerca di spiegare l’attuale situazione politica in Bielorussia. Davanti agli occhi dello spettatore scorrono le immagini della piazza principale di Minsk, Piazza Ottobre (ribattezzata per l’occasione Piazza Kalinovski, dal nome dello scrittore che guidò nel 1863 la rivolta bielorussa contro i Russi), occupata dagli oppositori di Lukašenko, subito dopo la sua dubbia vittoria, giorno e notte fino alle cariche della polizia; ma anche poliziotti e agenti del servizio segreto che filmano i contestatori e organizzano ‘spontanee’ contro-dimostrazioni. Ma nel documentario non c’è solo l’assurdità del regime di Lukašenko, ci sono anche le reazioni del popolo bielorusso, da quelle della giovane e ottimista studentessa Daša a quelle degli abitanti delle campagne, che nonostante tutto il loro lamentarsi sul gas, l’elettricità e il cibo che scarseggiano, continuano a dichiarare il loro pieno appoggio al Presidente.

The film describes, through an ironical voice-over comment by the director himself, the events surrounding the Belorussian presidential elections in March 2006. Shot with a hidden camera, assembling together opinions, comparing different historical events and using a lot of archive material imprinted in the course of Lukashenko's governing, the feature approaches the understanding of Belarus’s situation. We see various shots of the central square of Minsk, October Square, which was occupied by protesters after Lukashenko had fraudulently won the elections and re-named in Kalinovski Square (Kastus Kalinovski was a writer and patriot who lead the Belarussian uprising against Russians in 1863). We see the demonstrators standing firm for days and nights, until the police’s steps in and also policemen and members of the secret service filming the protesters and instructing so-called spontaneous counter-demonstrators. Along with the absurdity of the Lukashenko’s regime, Khashchavatski also filmed reactions of the Belorussian population. From the young student Dasha's unbroken optimism to the dissatisfied rural population - who despite all their complaints about gas, electricity and food still swear to vote for Lukashenko again.

PR o BLE m AT S Kom ARITE I DRUGI ISTo RII

Il problema delle zanzare e altre storie / The Mosquito Problem and Other Stories

Andrej Paounov

Bulgaria

2007, 35mm, col., 100’ v.o. bulgara - italiana - tedesca / Bulgarian - Italian - German o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Andrej Paounov, Lilia Topouzova. Fotografia / Photography: Boris Missirkov, Georgi Bogdanov. Montaggio / Editing: Andrej Paounov, Orlin Rouevski. Suono / Sound: Momchil Bozhkov. Produzione / Produced by: Agitprop. Coproduzione / Co-produced by: ITVS International, Filmtank Hamburg. Con il sostegno di / Supported by: National Film Center (Bulgaria), Media Plus. Distribuzione internazionale / World Sales: TV2 World.

anteprima italiana / italian premiere

In bulgaro, la parola “zanzar” indica una specie di zanzara gigante, dalla puntura molto dolorosa, che affligge a tal punto la vita degli abitanti della cittadina di Belene da renderla un inferno. E pensare che, se non fosse per le zanzare, gli abitanti di questa località situata nella parte settentrionale della Bulgaria, vicino al Danubio, non avrebbero altri pensieri. Tranne, forse, per una centrale nucleare (la seconda più grande della Bulgaria), il cui logo fa bella mostra di sé sulle stoviglie del ristorante cittadino, ma che è in costruzione ormai da quindici anni. In questo tragicomico documentario, incontriamo una serie di personaggi alquanto pittoreschi: un appassionato di pianoforte, un geologo entusiasta, l’unico cubano del luogo che colleziona pezzi di legno, i soldati della vicina base Nato e l’ex-sindaco del paese, un tempo membro della polizia segreta di Stato, nonché sovrintendente di un campo di lavoro comunista della zona. Tutte le discussioni degli abitanti ruotano attorno al problema delle noiose zanzare e ai diversi modi con cui cercano di combatterle. Ma dietro agli insetti e alla prospettiva della centrale atomica si cela un passato che nessuno vuole ricordare. Presentato nel 2007 a Cannes nella Settimana della critica, il documentario ha ottenuto una Menzione Speciale al Festival di Karlovy Vary.

The word “zanzar” in Bulgarian means a type of giant mosquito which has a very painful bite and makes life hell for the small town of Belene. Yet, apart from the mosquitoes, it would seem that nothing is seriously troubling the inhabitants of this little place situated in northern Bulgaria close to the Danube. Perhaps only the country’s second half-built nuclear power station, whose logo may look good on the tableware of the local restaurant, but under construction for 15 years. In this tragicomic documentary, we come across a highly colourful mix of local inhabitants: a piano aficionado, an enthusiastic geologist, the resident Cuban who collects bits of wood, soldiers from a nearby NATO base and the former mayor who was a member of the secret state police and the superintendent of the local Communist labour camp. All the inhabitants’ perpetual topic of discussion are the all-pervading mosquitos and the various ways in which the natives battle it out with them, but behind this problem and the atomic promise, there is a past that no one wants to remember. The documentary was screened in 2007 at Cannes Critics’ Week and, in the same year, won a Special Mention in Karlovy Vary.

RĂZB o I PE CALEA UNDELo R

Onde fredde / Cold Waves

Alexandru Solomon

Romania - Germania - Lussemburgo / Romania - Germany - Luxembourg 2007, 35mm, col., 108’ v.o. rumena / Romanian o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Alexandru Solomon. Fotografia / Photography: Andrei Butică. Montaggio / Editing: Cătălin F. Cristuțiu. Musica / Music: Sorin Romanescu. Suono / Sound: Cristian Tarnovețchi. Interpreti / Cast: Monica Lovinescu, Ioana Magura Bernard, Mary Georgescu, Şerban Orescu, Nestor Ratesh, Emil Hurezeanu, Neculai-Constantin Munteanu, Andrei Voiculescu. Produzione / Produced by: Hi Film Productions, Geppert Productions, Paul Thiltges Distributions. Con il sostegno di / Supported by: Romanian Film Fund, CNC, Jan Vrijman Fund. Distribuzione internazionale / World Sales: Paul Thiltges Distributions.

anteprima italiana / italian premiere

“Ogni sera, di nascosto e come tutti, mio padre ascoltava Radio Europa Libera. Mentre il regime di Ceausescu si staccava sempre più dalla realtà, la radio ci dava notizie, ma anche un po’ di speranza. Non avevamo idea che fosse tutta un’operazione montata dalla CIA. Ogni giorno, in migliaia di case e palazzi sparsi per tutto il paese, milioni di persone consumavano lo stesso rituale e la mattina dopo le parole di Europa Libera erano sulla bocca di tutti. Anche Ceausescu e i suoi uomini erano in ascolto. Fu così che nel 1980 venne creata un’unità speciale in seno alla polizia segreta, il ‘gruppo Etere’: il regime aveva dichiarato guerra. Ceausescu arrivò al punto di assoldare Carlos, detto lo Sciacallo. Questa insolita alleanza fra un dittatore di un paese comunista e il terrorismo internazionale portò allo scoppio di alcune bombe nella sede della radio, a Monaco, ad attentati ai danni di alcuni redattori in Francia e in Germania e persino alla morte di tre direttori per esposizione a materiale radioattivo. Il nostro film racconta questo episodio sconosciuto e particolare accaduto alla fine della Guerra Fredda, dal 1977 fino alla caduta di Ceausescu del 1989. Avvenimenti che preannunciano in modo curioso l’epoca in cui viviamo, segnata dalla presenza di estremismi di vario tipo … ” (A. Solomon)

“Every evening, in an underground atmosphere, my father listened to Radio Free Europe as anyone else did. While Ceausescu’s propaganda had less and less to do with reality, Free Europe’s Romanian section provided - apart from news – some hope. We had no idea it was a CIA operation. Simultaneously, in thousands of houses and blocks across the country, millions of people performed this daily ritual. And, the next day, the words of Free Europe were on everybody’s lips. Also Ceausescu and his men listened to the radio. A special unit – called the ‘Ether group’ – was set up in the Romanian secret police in 1980. The regime engaged in a war. Ceausescu employed Carlos the Jackal. An eccentric alliance was thus forged, between a national-communist dictator and international terrorists. They placed bombs at RFE’s Munich headquarters, editors were attacked in Germany and France, three of the directors died after being X-rayed. Our film uncovers this unknown and peculiar episode of the final stage of the Cold War, from 1977 until Ceausescu’s downfall in 1989. It strangely predicts our era, that blends extremisms of all colours … ” (A. Solomon)

SAN SANYČ

George Agadjanean

Moldavia / Republic of Moldova 2006, Betacam SP, col., 52’ v.o. russa / Russian o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: George Agadjanean. Fotografia / Photography: Ruben Agadjanean. Montaggio / Editing: Denis Bartenev. Suono / Sound: Radu Bostan. Produzione, distribuzione internazionale / Produced by, World Sales: Emmanuel Samson. Coproduzione / Co-produced by: Ksak.

anteprima italiana / italian premiere

La madre è sempre ubriaca, il padre si lascia morire a letto, la sorella non è mai in casa e la zia ogni tanto passa a portare qualcosa da mangiare e a fare la predica, quando non è ubriaca anche lei… Le cose sembrano andare in modo diverso per Saša, detto San Sanyč, l’unica persona apparentemente sana nel mondo folle che lo circonda. La videocamera lo segue per un anno a partire dal giorno della morte della madre. Le situazioni, i posti che vengono mostrati nel corso di questo periodo sono quelli che caratterizzano la sua esistenza: la casa (che non è una casa); la scuola, con gli insegnanti oberati di lavoro e un sistema educativo arcaico, la cui sola utilità è quella di fornire un pasto caldo al giorno; il primo amore; le strade del suo quartiere a Chişinău, di cui conosce tutti i venditori di girasoli e tutti gli spacciatori. E dove trova rifugio e tira avanti facendo l’elemosina…

Mother has literally drowned herself in alcohol, father is about to do so passing his time to the end in bed, sister is never at home, and aunt drops by ever now and then to bring some food and rant – if she isn’t drunk herself… It seems to be different for Sascha, called San Sanych, who appears to be the only sane person in the insane world that surrounds him. From the day of his mother’s death, the camera follows him over the period of one year. The different locations presented during the four seasons of the year are those of his life: his home, that isn’t a home. School, with its overworked teachers and an archaic system hardly worth anymore than a place that offers one hot meal a day. His first love. The streets of his borough in Chişinău, where he knows every vendor of sunflowers, every petty drug dealer, and where he finds shelter and survuve begging…

Ś m IERĆ Z LUDZKĄ TWARZĄ

La morte dal volto umano / User Friendly Death

Marcin Koszałka

Polonia / Poland 2006, 16mm, b-n / b-w & col., 61’ v.o. polacca - ceca / Czech - Polish o.v.

Sceneggiatura, fotografia / Screenplay, Photography: Marcin Koszałka. Montaggio / Editing: Anna Wagner. Musica / Music: Adrian Konarski. Suono / Sound: Krzysztof Suchodolski. Interpreti / Cast: Anna Felsztyńscy, Tadeusz Felsztyńscy, Mateusz Felsztyński, Josef Necekal, Hana Prochazkowa, Kamila Prochazkowa, Roman Urbanik, Bedrich Buksa, Libor Pecina, Tereza Ulmannowa, Gabriela Jirickowa, Dagmar Brachmanowi. Produzione, distribuzione internazionale / Produced by, World Sales: HBO Polska.

anteprima italiana / italian premiere

In Polonia è nata una nuova iniziativa: il turismo post-mortem. In Repubblica Ceca, sul confine fra Polonia e Germania, è sorto infatti un crematorio di ultima generazione. Si tratta di un’impresa ben strutturata, che presenta tutte le caratteristiche dell’azienda moderna. Attirate dai prezzi convenienti, sono molte le famiglie polacche e tedesche che si rivolgono all’azienda per far cremare – a basso costo – i propri familiari. Il documentario, che ci mostra come si svolgono una visita “guidata” per clienti curiosi (!) e la giornata tipo di un rappresentante polacco, è anche un modo per vedere i modi in cui le persone si avvicinano alla morte e alla cerimonia della cremazione. Alla morte ci si può anche abituare, imparare ad affrontarla, questo perlomeno è quello che pensano dipendenti e impresari delle pompe funebri. Per loro, il crematorio è un luogo di lavoro. Per tutti gli altri, invece, è solo un luogo cui si preferisce pensare il meno possibile.

A new service has emerged in Poland: post-death tourism. A new generation crematory in the Czech Republic lies on the Polish and German border. It is an extremely well organized enterprise with all the elements of modern management. Enticed by low prices, Polish and German families come here to cheaply cremate their relatives’ bodies. We witness a “look and see day” for curious clients (!) and the everyday work of a Polish sales representative. It is also a documentary about the differences in how people approach death and the burial ceremony. You can get used to death, learn to cope with it – it is the only option for crematory employees or undertakers. For them a crematory is just a place of work; for us it is a place we prefer not to think about.

SÖHNE

Figli / Sons

Volker Koepp

Germania / Germany

2007, 35mm, col., 111’ v.o. tedesca - polacca / German - Polish o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Volker Koepp, Barbara Frankenstein. Fotografia / Photography: Thomas Plenert. Montaggio / Editing: Beatrice Babin. Musica / Music: Rainer Böhm. Suono / Sound: Andreas Mücke, Klaus-Peter Schmitt, Jens Pfuhler. Produzione / Produced by: Thomas Geyer Filmproduktion, Vineta Film. Coproduzione / Co-produced by: SWR, WDR, Koppfilm. Distribuzione internazionale / World Sales: Deckert Distribution.

anteprima italiana / italian premiere

Il documentario racconta la storia di una famiglia tedesco-polacca, dal periodo post-bellico a oggi. I fratelli Klaus, Wolf, Friedrich e Rainer Paetzold sono nati vicino a Danzica (nella Prussia occidentale) fra il 1938 e il 1944. Nel 1945 la loro madre, per sfuggire all’Armata Rossa, organizzò una fuga a Ovest con i due figli più grandi. Poco dopo la fine della guerra, tornata in Polonia per recuperare gli altri due, che aveva lasciato dai nonni, non li ritrovò più. Nel 1947, dopo aver trascorso alcuni mesi in una prigione polacca, fece ritorno in Germania, portando con sé un bambino che credeva essere il suo Rainer. Nel 1959 si scoprì che c’era stato uno scambio e che il vero Rainer era stato adottato da una famiglia di Danzica. Nel frattempo, nel 1955, era stato ritrovato anche l’altro fratello perduto, Friedrich, il quale viveva, anch’egli con una famiglia adottiva, a Varsavia sotto il nome di Stanisław Łoskiewicz. Friedrich/Stanisław vive tuttora a Varsavia. Mamma Paetzold è morta nel 1988.

The documentary tells the story of a German-Polish family from the post-war period to the present day. Brothers Klaus, Wolf, Friedrich and Rainer Paetzold were born close to Danzig (West Prussia) between 1938 and 1944. Fleeing the Red Army in 1945, their mother managed to escape to the West with her two elder sons. She left her younger sons with their grandparents. Directly after the war ended, their mother returned to Poland to fetch them but she couldn`t find them. In 1947, following months spent in a Polish prison, she finally returned to Germany with a boy she believed to be her youngest son Rainer. In 1959 it became clear there had been a mix-up, because it emerged that her real son was living with a foster family in Danzig. In 1955, Friedrich, then 13 years old, was also found. He was living with a foster family in Warsaw under the name Stanisław Łoskiewicz. He is still living in Warsaw today. Their mother died in 1998.

STo NE TI m E To UCH

La pietra segnata dal tempo

Gariné Torossian

Canada

2007, DigiBeta, b-n / b-w & col., 72’ v.o. armena - inglese / English - Armenian o.v.

Montaggio / Editing: Gariné Torossian, Lewis Cohen, Heather Frise. Fotografia / Photography: Gariné Torossian, Fred Kelemen, Ruben Khatchatryan. Musica / Music: Zulal. Suono / Sound: Gariné Torossian, James Mark Stewart, Daniel Pellerin. Consulenza artistica e concettuale / Artistic and Conceptual consultant: Arsinée Khanjian. Interpreti / Cast: Arsinée Khanjian, Kamee Abrahamian, Hayr Babken Sablian, Arevik Arevshatian, Nora Badalian. Produzione, distribuzione internazionale / Produced by, World Sales: Gariné Torossian Production.

anteprima italiana / italian premiere

Una donna di origini armene visita l’Armenia post-sovietica, paese antico e dalla cultura ricca e stratificata. Il suo è un viaggio alla scoperta di un paese che non ha mai visto. Lo sguardo della donna – che poi è quello della regista, Gariné Torossian – osserva e distilla dalla concretezza dei luoghi (e da quello che realmente sono) verità che entrano in risonanza con l’idea di Identità che si è costruita, attraverso l’immaginazione, nel corso di una vita. Intrecciate al suo resoconto di viaggio, ci sono le riflessioni poetiche e illuminanti di Arsinée Khanjian, una delle attrici armene più note, la quale si aggira per la terra dei suoi antenati in cerca della vera essenza dell’ ‘anima armena’. Gli appunti del suo diario di viaggio scandiscono i capitoli del documentario, in cui si vedono, fra le altre cose, la città di Gyumri (colpita diciotto anni fa da un terribile terremoto), l’antica chiesa di Hrispine e un museo etnografico a Sardarabat. I viaggi delle due donne – attraverso materiale d’archivio, frammenti di album di famiglia, inquadrature fuori fuoco e immagini suggestive del paesaggio armeno – finiscono per convergere in un’unica ricerca, nella scoperta di verità radicate nella storia e scolpite nella pietra che si possono scoprire col tocco della mano perché in Armenia toccare i muri di pietra vuol dire toccare il tempo…

Into the richly layered culture of ancient and post-Soviet Armenia, a woman of the diaspora embarks on a journey of discovery, encountering the country for the first time. The lens of the woman, who is also the filmmaker, observes and distills from the realities of the place (as it really is) truths that will resonate with the fabric of identity she has constructed in imagination over a lifetime. Woven into this narrative, the insightful and poetic reflections of Arsinée Khanjian, one of Armenia’s best known actresses, who sets off for the country of her ancestors in order to discover the true essence of the ‘Armenian soul’. The entries in her travel diary loosely tie in with the individual chapters of the film, in which, among other things, we visit the town of Gyumri 18 years after the terrible earthquake, the ancient church of Hrispine and an ethnographic museum in Sardarabat. The two journeys - including black-and-white archive footage, fragments from family albums, out-of-focus shots and also captivating compositions of the Armenian landscape - converge in their search, discovering truths embedded in history and stone, and revealed by touch because in Armenia touching the stone walls is touching time…

STo RIE ARBËRESHE

Arbëresh Stories

Mario Balsamo

Italia / Italy

2007, DV, col., 53’ v.o. italiana - arbëresh / Italian - Arbëresh o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Mario Balsamo. Fotografia / Photography: Alfredo Betrò. Montaggio / Editing: Ilaria Fraioli. Suono / Sound: Valentino Giannì. Produzione, distribuzione internazionale / Produced by, World Sales: Palomar Spa.

anteprima italiana / italian premiere

Il documentario fa parte di "Alba Suite", una serie di nove documentari sulla comunità arbëreshe, discendenti degli albanesi che alla fine del Medioevo, in fuga dall’avanzata ottomana, si stabilirono in diverse regioni del sud Italia. Sotto la direzione artistica di Salvo Cuccia, otto registi (Guido Chiesa, Fatmir Koci, Rosita Bonanno, Emma Rossi Landi, Marco Bertozzi, Mario Balsamo, Rossella Schillaci, Antonio Bellia) sono stati invitati a realizzare un film sull’argomento. Salvo Cuccia, responsabile del progetto, spiega: “La regola è stata la libertà d’espressione, la diversità dei linguaggi e degli approcci, sia per quanto riguarda i contenuti che per modalità e forme. Ciò che accomuna i lavori è il racconto di queste antiche popolazioni, le loro forme religiose, le musiche e i canti, la lingua e la cultura, ma anche il concetto di migrazione”.

“Per raccontare cosa significhi ‘arbëresh’ oggi si parte dalla banda di Mezzojuso, proseguendo con scene quotidiane riprese a Piana degli Albanesi: personaggi che raccontano le loro storie di vita difficile, in un luogo povero e inospitale; le scuole elementari dove i bambini imparano la lingua arbëresh che, ancora oggi, è la prima lingua parlata in paese; un prete di rito greco-bizantino che spiega alle figlie (i padri di questo rito possono avere una famiglia) i connotati di questa forma di religiosità cristiana… Il ritmo del documentario alterna momenti serrati ai tempi lenti della vita di paese, in una Sicilia che mischia indissolubilmente il presente con il passato.” (M. Balsamo)

The documentary is an episode of the "Alba Suite" project, a series of nine documentaries about the Arbëresh community, comprised of the discendants of the Albanians who settled in various regions of Southern Italy since the Middle Age, escaping from the Ottoman occupation. Under the artistic direction of Salvo Cuccia, eight directors (Guido Chiesa, Fatmir Koci, Rosita Bonanno, Emma Rossi Landi, Marco Bertozzi, Mario Balsamo, Rossella Schillaci, Antonio Bellia) were invited to make a film on this subject. Salvo Cuccia, the project manager, explains the approach:

“For this project, the watch-words were freedom of expression, a range of different film styles and approaches, in both form and content. What links these films is the history of these ancient populations, their religious rites, music and song, language and culture, but also their migration”.

“In order to explain what ‘Arbëresh’ means today, we have to start from the highly professional Mezzojuso band, then we move on to scenes of daily life shot in Piana degli Albanesi, in which people describe the problems they have in getting on in such a bleak and run-down place, where primary school children learn Arbëresh, still today the main language spoken in the town. A Greek-Orthodox priest explains to his daughters (the priests of this denomination are allowed to have families) the outlines of this particular form of Christianity. The documentary switches back and forth from a fast pace to the slow rhythms of small-town life in a Sicily where the past is an irreplaceable component of the present.” (M. Balsamo)

VEČNYJ

Eterno / Everlasting

Irina Vasileva

Russia

2007, Mini DV, col., 19’ v.o. russa / Russian o.v.

Sceneggiatura, montaggio, scenografia / Screenplay, Editing, Art Director: Irina Vasileva. Fotografia / Photography: Aleksandr Šubin. Musica / Music: Nikolaj Parfenuk. Produzione / Produced by: Studio FF.

anteprima italiana / italian premiere

L’ex pubblico accusatore – e assassino – Vjačeslav Šaraevskij venne condannato alla prigione a vita. Conosceva bene la procedura e perciò attendeva senza timore la morte. Ma la paura arrivò, quando capì che esiste un Dio e che la morte non è la fine di ogni cosa…

The former public prosecutor and murderer Vyacheslav Sharaevsky was sentenced to life in prison. He knew the procedure of execution and without fear waited for his death. The fear has come when he has understood, that there is a God, that the death won't be the end…

VYD o CH

Espira / Exhale

Aleksandr Malinin

Russia

2006, Mini DV, col., 26’ v.o. russa / Russian o.v.

Sceneggiatura, fotografia, montaggio / Screenplay, Photography, Editing: Aleksandr Malinin. Produzione, distribuzione internazionale / Produced by, World Sales: Kinoteatr. Doc.

anteprima italiana / italian premiere

“L’obiettivo di una cinepresa, coperto di polvere, passa lungo muri scrostati e percorre corridoi in ombra e impalcature fatte a pezzi. Il film racconta la realtà come il documentario più coraggioso. Nel film, i sogni non si possono distinguere dagli incubi: è quello che sentono milioni di persone, che vivono oltre la grande strada che corre attorno a Mosca, inalando frammenti del passato attraverso bicchieri e siringhe. Una realtà che la televisione non è in grado di descrivere nei suoi programmi quotidiani - racconti dell’orrore.” (A. Malinin)

“By riffling walls, markedly dusted camera glass, corridor shadows and crumble unclear fraises - this film breaks through the feeling of reality as the most brave documentary shooting. Dreams on the edge with nightmares in the film - that is a feeling of millions behind Moscow circle road, inhaling leftovers of the past through glasses and syringes. That's reality that can't be described to us by television in its daily programs - horror stories.” (A. Malinin)

ZA 4 G o DINE

Tra quattro anni / In 4 Years

Nebojša Slijepčević

Croazia / Croatia 2007, DV, col., 13’ v.o. croata / Croatian o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Nebojša Slijepčević. Fotografia / Photography: Almir Fakić. Montaggio / Editing: Iva Kraljević. Musica, suono / Music, Sound: Vjeran Šalamon. Produzione, distribuzione internazionale / Produced by, World Sales: Fade In.

anteprima italiana / italian premiere

Damir ha ventisei anni e spera entro quattro di diventare una star di Hollywood, un nuovo Bruce Willis. Prima, però, deve imparare di nuovo a camminare, dato che si trova inchiodato a una sedia a rotelle a causa di un brutto incidente automobilistico. Nonostante sia quasi del tutto paralizzato dal collo in giù, Damir nutre sempre la speranza di tornare a camminare…

“Damir era entusiasta all’idea di girare il film … È stato paziente come un attore professionista, sempre disponibile a ripetere una scena ogni volta che ne avevamo bisogno, consentendoci di lavorare molto sull’aspetto visivo. Vedendo la sua determinazione e la sua fede, l’intera troupe ha cominciato a credere nei miracoli. Anche per questo, tutti noi speriamo fra quattro anni di poter girare un altro finale, più felice.” (N. Slijepčević)

Damir (26) hopes that in 4 years he will become a Hollywood star, the next Bruce Willis. But first he has to learn to walk again, since he is bound to a weelchair after a serious car crash. Altough he is almost completely paralyzed from the neck down, Damir does not lose faith that he will walk again…

“Damir had huge enthusiasm about making this film … He was patient as a professional actor and ready to repeat shots as many times we wanted, making it possible for us to really work on visuals. Seeing his determination and faith made the whole crew starting to believe that the miracles are possible. We all hope that in 4 years time we will shoot another, happy ending.” (N. Slijepčević)

fuori concorso / out of competition

NU TE SUPĂRA, DAR…

Non te la prendere, ma… / Don’t Get Me Wrong

Adina Pintilie

Romania

2007, HD, col., 50’ v.o. rumena / Romanian o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Adina Pintilie. Fotografia / Photography: Sorin Gociu. Montaggio, suono / Editing, Sound: Ligia Smarandache. Produzione / Produced by: Aristoteles Workshop Association. Con il sostegno di / Supported by: ARTE, TVR.

Il documentario mostra la vita quotidiana degli ospiti di un istituto psichiatrico di Calugareni, in Romania: una realtà autosufficiente, basata su regole che sfuggono alla logica comune, eppure perfettamente valide. I giorni passano, fra attività di routine e conversazioni interminabili sul senso della vita e della morte, su Dio, sul tempo: cos’è divino e cosa no? Chi regola la pioggia? Ocsy, che è schizofrenico e parla ogni giorno con dio; c’è un anziano paziente che da quarant’anni non fa che spostare pietre da una parte all’altra e infine c’è Abel, affetto da oligofrenia, che si occupa in modo premuroso di quelli che hanno problemi motori e li aiuta a muoversi, a vestirsi e a mangiare. In questa comunità ai margini, fuori dai vincoli imposti dal “sistema” e dalla schiavitù che comporta qualunque forma di integrazione sociale, si riscopre l’importanza della contemplazione e l’esistenza di valori umani intatti. “Esplorando questo mondo ho capito che la ‘normalità’ esiste laddove esiste ‘umanità’, valori umani e amore e la capacità di provare dei sentimenti e di condividerli.” (A. Pintilie)

The film shows the everyday existence of a psichiatric hospital in Calugareni (Romania) anf of the patients who live there: a self sufficient world, with rules that escape the common logic, and, even though, perfectly valid. Days go by, between daily routine and endless conversations about life, death, God, weather forecast: what is divine and what is not? who brings and who stops the rain? We see Ocsy, for example, who is schizoprenic and talks every day with God, an old patient busying himself for forty years moving pebbles from a place to another and finally Abel. He is oligophrenic and nurses with care those who have difficulties and helps them to move, dress and eat. A marginal community that, by escaping the “system”, by escaping the slavery implied by the “social integration”, gets in exchange the importance of reflection, of reevaluating itself, and a deep untainted human value.

“In entering this world I understood that ‘normality’ still exists as long as ‘humanity’ existes, human values, affection, the capacity to feel, and to share.”

(A. Pintilie)

PIERWSZY DZIEŃ

Il primo giorno / The First Day

Marcin Sauter

Polonia / Poland

2007, Betacam SP, col., 21’ v.o. russa / Russian o.v.

Sceneggiatura, fotografia / Screenplay, Photography: Marcin Sauter. Montaggio / Editing: Tymek Wiskirski. Musica / Music: Tomasz Gwinciński. Suono / Sound: Michał Marczak. Produzione, distribuzione internazionale / Produced by, World Sales: Eureka Media. Coproduzione / Co-produced by: TVP S.A. Con il sostegno di / Supported by: Instytut Adama Mickiewicza, Polish Film Institut.

Nella tundra, sulle sponde del fiume Ob, dei bambini giocano nell’erba, vanno a pesca con i loro padri, la sera siedono attorno al fuoco con tutta la famiglia dentro una tenda. L’idillio è bruscamente interrotto dall’arrivo di una funzionaria della scuola pubblica, giunta nel villaggio per registrare i bambini che devono andare a scuola. Li riunisce e li carica, chi su una barca e chi su un elicottero, per portarli in città. Giunti a destinazione, viene spiegato loro quanto sarà bella la loro nuova vita. Dopo aver assistito a un’esibizione di danza e all’omaggio alla bandiera nazionale russa, i bambini scoprono che la loro nuova casa si chiama Russia… Il film è stato realizzato nell’ambito della seconda edizione del progetto “Russia and Poland. New Gaze”.

In the tundra by the river Ob, children play on the grass, go fishing with their father, sit together with the large family around the evening fire in a tent. One day, the idyll is interrupted by a civil servant from the school board, showing up to register all children required to attend school, and instantly taking them by boat or helicopter to a settlement. Here they are told how beautiful their new life will be until they find themselves in front of the Russian national flag and a rigid ballroom dance performance and learn that their new home is called Russia… The film was made under “Russia and Poland. New Gaze” project, 2nd edition.

ZABRANJENI BEZ ZABRANE

Censurati senza censura / Censored Without Censorship

Dinko Tucaković, Milan Nikodijević

Serbia

2007, Betacam SP, b-n / b-w & col., 58’ v.o. serba / Serbian o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Milan Nikodijević. Fotografia / Photography: Goran Volarević. Montaggio / Editing: Marko Glušac, Marijan Rubeša. Musica / Music: Borislav Stanojević. Suono / Sound: Petar Antonović. Interpreti / Cast: Dušan Makavejev, Želimir Žilnik, Gordan

Mihić, Lazar Stojanović, Branko Vučićević, Tomislav Tom Gotovac, Dragoljub Vojnov, Dimitrije Vojnov, Borislav Anđelić, Radoslav Zelenović, Mladomir Puriša Ðordević, Dejan Kosanović, Snezana Pavlović. Produzione, distribuzione internazionale / Produced by, World Sales: ART & POPCORN. Con il sostegno di / Supported by: Ministry of Culture (Republic of Serbia), Secretariat for Culture (City of Belgrade).

“Attraverso una serie di conversazioni con registi jugoslavi ed estratti dei loro film, il documentario racconta la storia di un movimento cinematografico e della censura di cui è stato vittima: quel periodo della cinematografia jugoslava noto con il nome di Onda nera, in assoluto la fase artisticamente più importante e rilevante del cinema jugoslavo, nato negli anni ’60 e soffocato agli inizi del decennio successivo da decisioni di tipo politico e ideologico. Il film racconta anche la storia della follia ideologica che caratterizza la mentalità totalitaria, che tante conseguenze ha portato e i cui strascichi si fanno sentire ancora oggi. La riflessione sulla persecuzione subita dai più importanti registi jugoslavi è l’occasione per mettere in risalto i tratti comuni che contraddistinguono tutti i regimi totalitari quando cercano di difendere i loro taboo. Allo stesso tempo, mostra come quegli stessi registi siano riusciti, nonostante tutto, a raggiungere una fama internazionale e a diventare un esempio e un’ispirazione per le generazioni di registi più giovani. Questo film segna anche l’inizio di una sorta di risarcimento morale verso i più importanti registi jugoslavi.” (D. Tucaković, M. Nikodijević)

“Through the conversation with Yugoslav film authors and excerpts from their films, this documentary film tells a story of a film phenomenon and censorship, and its focus is, in fact, a painful epoch of Yugoslav film called a Black Wave, which was the most important and artistically strongest period of Yugoslav film industry, created in the sixties and buried in the early seventies by means of ideological and political decisions. The film tells a great ‘thriller’ story of the ideological madness which characterised the totalitarian psychology having left multiple consequences felt up to our very days. It stresses similarities between totalitarian regimes defending their taboos on the example of the persecution of the most important Yugoslav film authors. Those film authors have, however, made world careers and inspired many later authors. The film is the beginning of a debt pay-off to the most significant Yugoslav film authors.” (D. Tucaković, M. Nikodijević)

Co NFINI D'EUR o PA / B o RDERS o F EUR o PE

Corso Salani

“Se il flusso interminabile del turismo di massa sembra aver raggiunto ormai ogni destinazione possibile, appropriandosi di ogni più remoto angolo della terra, ci sono ancora luoghi che resistono a questi assalti. E questi luoghi esistono perfino in Europa. Sono luoghi dove tutte insieme convivono attrattive, contraddizioni sociali, peculiarità geografiche. E sono ignoti ai più. ‘Confini d’Europa’ intende tracciare un itinerario ideale attraverso quelle località che raramente vengono sfiorate dall’attenzione collettiva, aree marginali che mostrano una segreta bellezza, una poetica intima, di ‘confine’, appunto. Vuole andare alla scoperta delle realtà europee più incerte, dimenticate, ignote, per dar voce a luoghi e contesti particolari, a situazioni controverse, affascinanti proprio per il loro essere ‘confine’, passaggio e ponte tra mondi e culture diverse. Per cogliere il respiro peculiare di ogni luogo, ciascun episodio fa parlare innanzitutto le immagini, così che da render percepibile l’eco della terra desolata che avvolge le zone di confine, complice ogni volta una ‘guida’ femminile, coinvolta coi pretesti più disparati…” (C. Salani)

“Although the endless flow of mass tourism seems now to have reached every possible destination, appropriating even the remotest corners of the globe, there are still places that have resisted this onslaught. And such places can be found even in Europe. They are places where attractions, social problems and unusual geographical features live cheek by jowl. And they are completely unknown to the vast majority. ‘Borders of Europe’ follows an imaginary route connecting places that rarely come under the spotlight, places on the fringes with their own hidden beauty, and an intimate poetic identity derived from their very settings – along ‘borders’. The film seeks out the more indistinct, forgotten, unknown places in Europe to give voice to unusual spots, their settings and their unresolved controversies, which derive their appeal precisely from the fact they lie on ‘borders’, bridges between different worlds and cultures. The special atmosphere that envelops each location is allowed to build up through the images in the various episodes, so as to render perceptible the echo of the desolate land lying astride these borders, with the help in each case of a female ‘guide’, who is inveigled into assisting with the most varied pretexts…” (C. Salani)

Co NFINI D’EUR o PA #1. CEUTA E GIBILTERRA

Borders of Europe #1. Ceuta and Gibraltar

Italia / Italy

2006, DV, col., 56’

v.o. italiana - spagnola / Italian - Spanish o.v.

Soggetto, montaggio / Script, Editing: Corso Salani, Vanessa Picciarelli. Fotografia / Photography: Sebastiano Bazzini. Interpreti / Cast: Ana Sanchez Gomez, Nazaret, Pepe Compaz, Maria del Carmen Bernet, Anuar Amin, Olga Tello Casanova, Gerard Teuma, Norma Delgado, Jeanette Obytz, Michelle Speer. Produzione / Produced by: Corso Salani. Distribuzione italiana, distribuzione internazionale / Distributed in Italy by, World Sales: Vivo Film.

C’è un punto all’estremità dell’Europa occidentale che racchiude in pochi chilometri quadrati problemi politici irrisolvibili, rivendicazioni territoriali, ritorsioni economiche, perfino minacce di interventi armati. Quasi un quadro normale della politica del mondo, se non fosse che i territori attraversati da queste turbolenze appartengono a stati dell’Unione Europea come la Gran Bretagna e la Spagna. In Ceuta e Gibilterra, il tramite per scoprire la vita di questi due luoghi così particolari è Ana, una giovane attrice madrilena.

There’s a place at the end of Western Europe, where in a few square kilometres one can find irresolvable political problems, territorial claims, customs inflexibility, economic retaliations, even war threats. One may think of a normal context of world politics, if these territories weren’t part of European countries such as Great Britain and Spain. In Ceuta and Gibraltar it’s up to Ana a young actress from Madrid to discover how life goes in such peculiar places.

Co NFINI D’EUR o PA #2. RI o DE o N o R

Borders of Europe #2. Rio de Onor

Italia / Italy

2006, DV, col., 56’ v.o. italiana - portoghese / Italian - Portuguese o.v.

Soggetto, montaggio / Script, Editing: Corso Salani, Vanessa Picciarelli. Fotografia / Photography: Sebastiano Bazzini. Interpreti / Cast: Anette Dujisin, José Pinto, Luís Ribeiro Coinceçao Quaresima, Jùrg Baldesberger, Maria José Moreira Baldesberger. Produzione / Produced by: Corso Salani. Distribuzione italiana, distribuzione internazionale / Distributed in Italy by, World Sales: Vivo Film.

Il villaggio di Rio de Onor, tagliato dalla linea di confine fra il Portogallo e la Spagna, appare come un’improvvisa traccia medievale di cui la modernità si è dimenticata. I tetti di ardesia delle case in pietra, i silenzi dei campi selvaggi, i suoni misteriosi del Mirandese, l’antica lingua parlata dai pochi abitanti rimasti, il senso quasi soffocante di solitudine e di isolamento, possono spingere d’istinto a volerne scappare al più presto. Eppure, nel tempo, le immagini di Rio de Onor tornano alla mente come lampi violenti, portando con sé un disarmante senso di nostalgia. Anette, aiuto-regista portoghese, fa da guida nella scoperta di questa parte di mondo.

The village of Rio de Onor, cut in two by the borderline between Portugal and Spain, looks like a sudden medieval trace that has been left behind by modernity. The greyish roofs of the built-up-in-stone houses, the silences in the wild fields, the mysterious sounds of Mirandese, the ancient language which is spoken by the few inhabitants, the suffocating sense of solitude and isolation, all this may cause one to run away from there as fast as one can. But the images of Rio de Onor come back to one’s mind as violent flashes, bringing along a disarming sense of nostalgia. Anette, a Portuguese assistant to the director, is leading the path while one discovers this part of the world.

Co NFINI D’EUR o PA #3. I m ATRA

Borders of Europe #3. Imatra

Italia / Italy

2007, DigiBeta, col., 60’ v.o. italiana - inglese - spagnola - russo - finlandese / Italian - English - Spanish - Russian - Finnish o.v.

Soggetto, montaggio / Script, Editing: Corso Salani, Vanessa Picciarelli. Fotografia / Photography: Corso Salani. Suono / Sound: Anette Duijsin. Interpreti / Cast: Paloma Calle, Corso Salani. Produzione / Produced by: Corso Salani, Vivo Film. Distribuzione italiana, distribuzione internazionale / Distributed in Italy by, World Sales: Vivo Film.

Imatra è una cittadina finlandese collocata alla frontiera con la Russia, nella Carelia meridionale, una città la cui unica attrattiva di rilievo – alcune cascate di straordinaria bellezza – è stata nascosta pur di produrre energia elettrica in quantità. Imatra è anche il luogo dove Blanca si è ritirata alla ricerca di un po’ di quiete, sbarcando il lunario come insegnante di spagnolo nel locale Istituto Politecnico, dopo una storia d’amore tormentata. Ma è proprio qui che il suo ex-fidanzato la raggiunge, col pretesto di un documentario industriale sulle imprese principali di Imatra, il regno del legno e dell’acciaio. Premio speciale della giuria a Locarno, nella sezione “Cineasti del presente”.

Imatra is a small Finnish town very close to the border with Russia in South Carelia. Its only known attraction is its extraordinarily beautiful waterfalls which are hidden by the need to produce large amounts of hydro-electricity.

Imatra is also the place to which Blanca has retired, searching for quiet and calm after a tormented love affair and earning a living by teaching Spanish at the local polytechnic. But her ex-lover tracks her down and arrives in Imatra under the pretext of making a documentary film about the town’s timber and steel factories. Imatra won in Locarno the Special Prize of “Filmmakers of the Present” Jury.

Co NFINI D’EUR o PA #4. TALSI

Borders of Europe #4. Talsi

Italia / Italy

2007, DigiBeta, col., 54’ v.o. lettone - russa - inglese / Latvian - Russian - English o.v.

Soggetto, montaggio / Script, Editing: Corso Salani, Vanessa Picciarelli. Fotografia / Photography: Corso Salani. Suono / Sound: Anette Duijsin. Interpreti / Cast: Liga Vitina. Produzione, distribuzione italiana, distribuzione internazionale / Produced by, Distributed in Italy by, World Sales: Vivo Film.

Talsi, in Lettonia, è una piccola città di confine, così prossima alla Russia da essere quasi dimenticata, anche dagli abitanti della vicina capitale Riga. Sono molto numerosi i Russi, insediati negli anni del comunismo, che pur dovendo rinunciare alla propria lingua convivono ormai pacificamente con i lettoni, dopo la conquista dell’indipendenza da parte della Lettonia nel 1991. Corso Salani non tenta un’analisi rigorosa o scientifica di questo confine d’Europa ma decide di rappresentarlo, o meglio di metterlo in scena, affidandosi ancora una volta a una guida femminile, una giovane attrice del Teatro nazionale Lettone, Liga Vitina.

Talsi, a small border town in Latvia, is so close to Russia it is almost forgotten. It is even alien to the inhabitants of the nearby capital Riga. There are many Russians who settled here during the years of Communism. Russians have lived peacefully with Latvians since independence in 1991, even though the latter have obliged the former to renounce their native language. Corso Salani does not attempt a rigorous or scientific analysis of this European border. Instead, he decides to represent – or rather stage – it by relying once again on a female guide: a young actress from the National Latvian Theatre called Liga Vitina.

Co NFINI D’EUR o PA #5. CHIŞINÂU

Borders of Europe #5. Chişinâu

Italia / Italy

2008, DigiBeta, col., 52’

v.o. italiana - moldava / Italian - Moldavian o.v.

Soggetto, montaggio / Script, Editing: Corso Salani, Vanessa Picciarelli. Fotografia / Photography: Corso Salani. Suono / Sound: Anette Duijsin. Interpreti / Cast: Raluca Botorogeanu, Corso Salani. Produzione, distribuzione italiana, distribuzione internazionale / Produced by, Distributed in Italy by, World Sales: Vivo Film.

anteprima assoluta / world premiere

Corso Salani viene chiamato a fare da operatore per il saggio di esame di Raluca, studentessa rumena di cinema. Il tema scelto è la capitale Chişinâu e i dintorni della Moldavia. Insieme andranno alla scoperta di questo Stato appartato e sconosciuto…

Corso Salani is called upon to act as operator for the exam essay by Raluca, Romanian student of cinema. The theme chosen is the capital and the surrounding area of Chişinâu, Moldova. Together they are going to discover this secluded and unknown country…

Co NFINI D’EUR o PA #6. YoTVATA

Borders of Europe #6. Yotvata

Italia / Italy

2008, DigiBeta, col., 52’ v.o ebraica / Hebrew o.v.

Soggetto, montaggio / Script, Editing: Corso Salani, Vanessa Picciarelli. Fotografia / Photography: Corso Salani. Suono / Sound: Anette Duijsin. Interpreti / Cast: Eliana Schejter, Corso Salani. Produzione, distribuzione italiana, distribuzione internazionale / Produced by, Distributed in Italy by, World Sales: Vivo Film.

anteprima assoluta / world premiere

L’attrice israeliana Eliana Schejter, in fuga dalla frenesia metropolitana e alla ricerca di un ‘altro mondo’ a misura d’uomo, decide di sperimentare il modello di vita del del kibbutz Yotvata, nel deserto del Neghev,

al confine con la Giordania. Al termine del suo viaggio lungo i margini dell’Europa, Salani ci porta fuori dai confini europei, in Israele, Stato i cui bordi sono stati modellati al tavolo della Storia più recente, mostrandoci per la prima volta una rappresentazione concreta e visibile del confine. Esso è limite, linea di demarcazione che ci separa dall’altrove, luogo di emergenza, di scambi e contraddizioni generati da questo incontro. Ma il confine è anche bordo, linea che si cancella e si riscrive per definire nuovi spazi interiori, tratto sempre mutevole entro cui disegnare la Storia e la nostra identità.

The Israeli actress Eliana Schejter, fleeing from the urban lifestyle and looking for ‘another way of life’, decides to test the life in a kibbutz, the one in Yotvata in the desert of Neghev, on the border with Jordan. At the end of his journey along the borders of Europe, Salani brings us outside Europe, in Israel, a country whose borders were modeled at the table of history more recent, showing us for the first time a concrete and visible representation of the border. It is a limit line, a line of demarcation that separates us from somewhere else, a place of emergencies, exchanges and contradictions generated by this meeting. But the border it is also a line you can delete and rewrite to define new interior spaces, a stroke ever-changing within sketching the history and our identity.

Praga 1968: la fine della Primavera

Prague 1968: The End of the Spring

ČESKoSLoVENSKÉ JARo 1968 di Bohuslav Musil, Ivan Soeldner (1968) | SPŘÍZNĚNÍ VoLBoU di Karel Vachek (1968) | TRYZNA di Vlado Kubenko, Petr Mihálik, Dušan Trančík (1969-1990) | ZmATEK di Evald Schorm (1968-1990)

L A FINE DELLA P RI m AVERA

T HE E ND o F THE S PRING

Il 21 agosto 1968 è una data cardine nella storia culturale e politica europea. L’invasione del territorio sovrano della Cecoslovacchia da parte delle truppe “amiche” di cinque paesi del Patto di Varsavia, incaricate di accudire la corretta elaborazione dottrinaria del socialismo reale, segna la conclusione delle speranze riposte per più decenni nella applicazione del comunismo in Unione Sovietica e nei paesi satellite. Soprattutto, dimostra a coloro ancora poco convinti dai fatti di Ungheria l'impossibilità di uno sviluppo autonomo e democratico del socialismo in Europa Orientale. L’ultima settimana dell’agosto di quarant’anni fa, i volti affranti degli studenti e degli operai scesi per le strade con le bandiere della propria nazione, le espressioni attonite e incredule dei carristi sovietici, tedeschi, polacchi dinanzi alle richieste della popolazione civile, i drappi insanguinati bagnati dalle vittime occasionali dicono la fine della Primavera di Praga. Una piccola rivoluzione culturale, avviata dalle richieste delle élite prima, fatta propria dalla popolazione civile poi, nel corso degli anni Sessanta, appropriata infine dalla dirigenza del Partito comunista cecoslovacco (KSČ), con la elezione di Alexander Dubček alla segreteria del partito. Il 1968 vede culminare il processo di trasformazione della società ceca e slovacca, e una convergenza di pratiche e ideali con i movimenti politici oltre cortina: la riabilitazione delle vittime dei processi politici, la revisione dei paradigmi economici, l’eliminazione della censura, il coinvolgimento della società civile nei processi decisionali, il ruolo della componente studentesca presentano significative analogie con quanto va

The 21st August 1968 is a fundamental date in the cultural and political history of Europe. The invasion of the sovereign territory of Czechoslovakia by the "friendly" troops of five Warsaw Pact countries, charged with ensuring the proper implementation of their doctrines of socialism, marks the conclusion of hopes pinned for decades in the application of communism in the Soviet Union and satellite countries. Most importantly, it proved to those still unconvinced by the facts of Hungary the impossibility of an independent and democratic development of socialism in Eastern Europe. The last week in August of forty years ago, the worn-out faces of students and workers marching through the streets with the flags of their nations, the amazed, unbelieving expressions of the Soviet, German and Polish tank crews before the demands of the civilian population, and the bloodied-wet clothes of the casual victims, all marked the end of the Prague Spring. A small cultural revolution, launched initially by demand of the elite, and subsequently endorsed by the civilian population, took place in the early sixties, was later appropriated by the leadership of the Communist Party of Czechoslovakia (KSČ), with the election of Alexander Dubček to the position of party secretary.

1968 saw the culmination of the process of transformation of Czech and Slovak society, and a convergence of ideals and practices with political movements beyond the Iron Curtain: the rehabilitation of victims of political trials, the revision of economic paradigms, the elimination of censorship, the involvement of civil society in decision-making processes and the role of student groups all present significant similarities with what was happening

accadendo in Italia, Francia, Germania federale in quell’anno determinante. A questa fase partecipano ampi settori della cultura nazionale: scrittori e cineasti, artisti figurativi e intellettuali di diverse generazioni sostengono il rinnovamento complessivo. In Československé jaro 1968 (La primavera cecoslovacca del 1968) vediamo il letterato Pavel Kohout immergersi nella folla in un dibattito allo Slovánský dům, mentre la spietata macchina da presa di Karel Vachek immortala défaillance e vivacità del corpo dell’economista Ota Šík in Spříznění volbou (Le affinità elettive). Mentre il cinema di finzione realizza alcune delle opere maggiormente libere del decennio e assiste all’esordio di una seconda generazione di cineasti, più liberi e radicali, il cinema documentario partecipa dei cambiamenti in atto. E, soprattutto, assiste sconcertato alla loro brutale conclusione. Nei giorni e nei mesi successivi al 21 agosto 1968 i fotografi, i cineasti e gli operatori televisivi scendono in piazza insieme alla popolazione, a testimoniare l’allucinata atmosfera che pervade la capitale boema, e l’ineluttabile procedere di una catastrofe poco eclatante. I carri armati parcheggiati nel quartiere del Castello in Zmatek (Confusione, E. Schorm, 1968-1990), le espressioni lacerate degli studenti in Tryzna (Il tormento, Vl. Kubenko, P. Mihálik, D. Trančík, 1969-1990) dinanzi al martire silenzioso di una resistenza addolorata, l’elegia all’anelito di libertà in Oratorium pro Prahu (Oratorio per Praga, J. Němec, 1968), assieme a molti altri materiali di operatori anonimi ancor oggi testimoniano la dignità e il valore di un’utopia. E l’ottusità del potere.

in Italy, France and West Germany in that decisive year. This phase involved large sections of the national culture: writers and filmmakers, figurative artists and intellectuals from different generations supported the total renewal. In Československé jaro 1968 (Czechoslovak Spring 1968), we see the writer, Pavel Kohout, plunge into the crowd in a debate at the Slovánský dům, while the merciless camera of Karel Vachek immortalises the collapse and vitality of the body of the economist, Ota Šík, in Spříznění volbou (Elective affinities). While fiction cinema produces some of the freest works in decades and participates in the emergence of a second generation of freer and more radical filmmakers, documentary cinema recorded the changes taking place. Above all, shocked, it recorded their brutal conclusion. In the days and months following 21st August 1968, photographers, filmmakers and television operators descended into the streets with the population, bearing witness to the hallucinatory atmosphere pervading the Bohemian capital, and the ineluctible progress of a slowly-unfolding catastrophe. The tanks parked in the neighbourhood of the castle in Zmatek (Confusion, E. Schorm, 1968-1990), the anguished expressions of students in Tryzna (The Obit, Vl. Kubenko, P. Mihálik, D. Trančík, 1969-1990) before the silent martyrdom of a grieving resistance, the elegy to the cry for freedom in Oratorium pro Prahu (Oratorio for Prague, J. Němec, 1968), along with many other works by anonymous operators bear witness to the dignity and value of a utopia. And the obtuseness of power.

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ČESKo SLo VENSKÉ JAR o 1968

La primavera cecoslovacca del 1968 / Czechoslovak Spring 1968

Bohuslav Musil, Ivan Soeldner

Cecoslovacchia / Czechoslovakia 1968, 35mm, b-n / b-w, 35’ v.o. ceca / Czech o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Bohuslav Musil, Ivan Soeldner. Produzione / Produced by: Krátký film, Praha.

Il documentario presenta una silloge di materiali provenienti dal Filmový tydenník, il cinegiornale settimanale distribuito nelle sale della Repubblica cecoslovacca. Esso testimonia le determinanti trasformazioni istituzionali, sociali e culturali avvenute nel corso dei primi mesi del 1968, successivamente alla elezione di Alexander Dubček a segretario generale del Partito comunista cecoslovacco, e di Ludvík Svoboda alla presidenza della Repubblica, dopo la estromissione di Antonín Novotný, principale artefice della politica cecoslovacca per più di un decennio. Il documentario associa le immagini degli avvenimenti ai vertici istituzionali del paese ai mutamenti nella società civile: i dibattiti pubblici, le manifestazioni studentesche di Strahov e la loro repressione, le crisi di coscienza di militari e magistrati, le opinioni della classe operaia. Un profondo processo di rinnovamento, brutalmente concluso nell’agosto del 1968. (fp)

The documentary presents a collection of materials from Filmový tydenník, the weekly cinema news distributed in the halls of the Czechoslovak Republic. It testifies to the crucial institutional, social and cultural changes taking place in the early months of 1968, after the election of Alexander Dubček as general secretary of the Czechoslovak Communist Party, and of Ludvík Svoboda as President of the Republic, after the dismissal of Antonín Novotný, the main artificer of Czechoslovak policy for more than a decade. The documentary combines images of the country’s leaders and of the changes in civil society: the public debates, the student demonstrations of Strahov and their repression, the crisis of conscience of the military and judiciary, the views of the working class. A profound process of renewal, brutally ended in August, 1968

SPŘÍZNĚNÍ Vo LB o U

Le affinità elettive / Elective Affinities

Karel Vachek

Cecoslovacchia / Czechoslovakia 1968, 35mm, b-n / b-w, 85’ v.o. ceca / Czech o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Karel Vachek. Fotografia / Photography: Jozef Ort-Šnep. Montaggio / Editing: Jiřina Skalská. Suono / Sound: Zbyněk Mader. Produzione / Produced by: Krátký film, Praha.

Karel Vachek non ebbe mai vita facile, durante gli anni Sessanta in Cecoslovacchia. Distante dalla nová vlna per la propria ritrosia a farsi includere in un movimento, troppo irriverente per passare inosservato dal regime, pronto a stigmatizzarlo e allontanarlo dalla produzione per il sarcastico Moravská Hellas (La Ellade morava, 1963), Vachek fece ritorno al cinema nel momento di maggiore apertura della società ceca, nel 1968. Spříznění volbou riesce a cogliere con una sensibilità eccezionale il momento di transizione fondamentale della nazione, penetrando nelle stanze del potere, intrudendo obbiettivi e microfoni sulle scene della politica, irridendo autorità e notabili, e restituendo allo stesso tempo l’energia straordinaria di un momento storico. (fp)

Karel Vachek never had an easy time during the sixties in Czechoslovakia. Far from the nová vlna for his reluctance to be included in a movement, too irreverent to go unnoticed by the regime, ready to stigmatise and remove him from film production for his sarcastic Moravská Hellas (The Moravian Hellas, 1963), Vachek returned to cinema when there was a greater openness in Czech society, in 1968. Spříznění volbou captures, with exceptional sensitivity, a time of fundamental transition for the nation, penetrating the corridors of power, thrusting lenses and microphones on to the political stage, mocking the authorities and public figures, and at the same time giving a great sense of the energy of this extraordinary moment in history.

TRYZNA

Il tormento / The Obit

Vlado Kubenko, Petr Mihálik, Dušan Trančík

Cecoslovacchia / Czechoslovakia

1969-1990, 35mm, b-n / b-w, 22’ v.o. ceca - slovacca / Czech - Slovak o.v.

Sceneggiatura / Screeenplay: Vlado Kubenko, Petr Mihálik, Dušan Trančík. Fotografia / Photography: Alexandr Strelinger, Pavol Čilek, Ervin Potocký, Alojz Hanúsek, Vlado Holloš, Jozef Müller. Montaggio / Editing: Anna Forischová. Suono / Sound: Alexander Pallós, Július Santoris. Voci narranti / Narrators: J. Čomaj, B. Dubaň, Václav Havel, R. Hrušinský, R. Kaliský, V. Škutina, I. Fábry. Produzione / Produced by: Štúdio Krátkých Filmov Bratislava.

Documentario sulle manifestazioni successive al suicidio dello studente Jan Palach, avvenuto nel gennaio del 1969, come gesto di protesta per l’invasione delle truppe del Patto di Varsavia. Il film collettivo presenta immagini delle dimostrazioni avvenute a Bratislava, Brno e Praga. (fp)

A documentary on events subsequent to the suicide of student Jan Palach, which occurred in January 1969, as a gesture of protest against the invasion of the Warsaw Pact troops. The collective film presents images of demonstrations taking place in Bratislava, Brno and Prague.

Z m ATEK

Confusione / Confusion

Evald Schorm

Cecoslovacchia / Czechoslovakia

1968-1990, 35mm, b-n / b-w, 35’ senza dialoghi / no dialogues

Fotografia / Photography: Stanislav Milota, Jaromír Kallista. Montaggio / Editing: Vlasta Styblíková. Produzione / Produced by: Krátký film, Praha.

Zmatek assembla le immagini catturate nei giorni immediatamente successivi all’invasione delle truppe “amiche” del Patto di Varsavia: feriti in un ospedale, dei sordomuti dinanzi al Parlamento, il XIV congresso straordinario del Partito comunista cecoslovacco, la reazione studentesca. Rispetto ai documentari poetici realizzati da Schorm nel corso degli anni Sessanta, Zmatek manifesta la stessa ambizione umanistica, contenuta in una struttura simmetrica e allucinata. (fp)

Zmatek assembles the images captured in the days immediately following the invasion by "friendly" troops of the Warsaw Pact: injured civilians in a hospital, deaf-mutes before Parliament, the 14th extraordinary congress of the Czechoslovak Communist Party, the student reaction. Compared with the poetic documentaries made by Schorm in the 1960s, Zmatek manifests the same humanist ambition, contained within a symmetrical and stunned structure.

Radici. Il cinema di István Gaál

Roots. The cinema of István Gaál

PÁLYAmUNKÁSoK (1957) | ETUDE (1961) | oDA-VISSZA (1962) | TISZA - ŐSZI VÁZLAToK (1962) | SoDRÁSBAN (1963) | ZÖLDÁR (1965) | KERESZTELŐ (1967) | KRÓNIKA (1967) | mAGASISKoLA (1970) | BARTÓK BÉLA: AZ ÉJSZAKA ZENÉJE (1971) | HoLT VIDÉK (1971) | LEGATo (1977) | CSEREPEK (1980) | oRFEUSZ ÉS EURYDIKÉ (1985) | ZENE (1991) | RÓmAI

SZoNÁTA (1995) | GYÖKEREK. BÉLA BARTÓK 1881-1945 I-II-III (1997-2000) | RENDHAGYÓ

PÁRIZSI LELTÁR (2004) | KERALAI moZAIKoK (2005)

CIGÁNYoK di / by Sándor Sára (1962) | NINCS KEGYELEm di / by Elemér Ragályi (2006)

RADICI

Il cinema di István Gaál

R ooTS

The cinema of István Gaál

Judit Pintér

Paolo Vecchi

“Faccio i miei film come i piccoli maestri di Siena dipingevano i loro quadri. Erano artisti, ma nello stesso tempo anche artigiani nel senso nobile del termine. Cercavano il feldspato, cioè lo sfondo e i colori, tagliavano i pannelli sui quali dipingere le proprie visioni, erano loro stessi a segare le cornici. Allo stesso modo, anch’io scrivo la sceneggiatura, faccio la regia e il montaggio del film, cioè faccio filtrare in me tre volte le mie idee. Ogni tanto mi occupo anche della fotografia: tuttavia non mi considero né sceneggiatore né regista né montatore né direttore della fotografia. Mi considero semplicemente un pittore, ovvero, se si vuole, uno ’scriba di immagini’.”

Questa affermazione di István Gaál, contenuta in una lettera inviata nel 1971 a un amico italiano, Guido Cincotti, può essere considerata una dichiarazione di poetica alla quale il regista rimarrà sempre fedele, da Pályamunkások (1957) fino alle sue ultime videoopere, Rendhagyó párizsi leltár (2004) e Keralai mozaikok (2005).

Il regista nasce a Salgótarján il 25 agosto del 1933, ma passa la sua infanzia in una piccola città vicina, Pásztó, con la quale rimane in uno stretto rapporto affettivo fino alla morte. Dopo la scuola secondaria, segue un corso che gli permette di diventare tecnico elettricista. Solo in seguito si iscrive alla Scuola di Teatro e Cinema di Budapest, dove si diploma in regia nel 1958. Grazie a Pályamunkások, nel ’59 ottiene una borsa di studio al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, dove ha la possibilità di impadronirsi di un patrimonio culturale inaccessibile ai suoi coetanei ungheresi, e soprattutto di giovarsi di esperienze di libertà individuale e artistica as-

“I make my films in the same way as the small masters of Siena produced their paintings. They were artists, but at the same time craftsmen in the noble sense of the term. They sought out feldspar, that is for the background and colour, cut the panels on which to paint their visions, and themselves sawed the frames. Similarly, I write the script, do the editing and direct the film; in other words, I filter my ideas three times. Occasionally, I also handle the photography, but I consider myself neither screenwriter, nor director, nor editor, nor director of photography. I simply consider myself a painter, or, if you like, a ‘scribe of images’.”

This affirmation by István Gaál, contained in a letter sent in 1971 to an Italian friend, Guido Cincotti, can be considered a declaration of poetics to which the director would always remain faithful, from Pályamunkások (1957) to his last video works, Rendhagyó párizsi leltár (2004) and Keralai mozaikok (2005).

The director was born in Salgótarján on 25th August 1933, but spent his childhood in a small town nearby, Pásztó, with which he retained a close relationship until his death. After secondary school, he attended by a course enabling him to become a technical electrician. Only later did he enrol at the Academy of Theatre and Cinema in Budapest, where he graduated in directing in 1958. Thanks to Pályamunkások, in 1959 he received a scholarship to the Centro Sperimentale di Cinematografia in Rome, where he had the opportunity to explore a cultural heritage inaccessible to his contemporaries in Hungary, and above all to benefit from the experiences of individual and artistic freedom that were absolutely unthinkable in his homeland. At the

solutamente impensabili in patria. Nello stesso tempo, è da qui che, probabilmente, si può far risalire la causa di una solitudine che non lo ha mai abbandonato. Il potere non ha più fiducia in lui in quanto “espatriato”, e molti dei suoi colleghi non gli perdonano di essere stato piú fortunato di loro. Tornato da Roma – siamo nel periodo pieno di fermenti e di speranze che precedono la rinascita del cinema ungherese – si trova in uno straordinario collettivo di cineasti giovani, partecipando alla fondazione dello Studio Béla Balázs, dove lavora come regista, sceneggiatore, operatore e montatore, nei propri film e in quelli degli amici (Imre Gyöngyössy e Zoltán Huszárik fra gli altri). Qui comincia anche la sua lunga collaborazione con Sándor Sára. Al di fuori della sua attivitá di cineasta, nel 1961 traduce in ungherese Il linguaggio del film di Renato May, suo professore a Roma, e, nel 1967, la Storia del cinema italiano di Carlo Lizzani.

È forse lo spirito “collettivo” dello Studio Béla Balázs ad animare le prime sequenze del lungometraggio d’esordio di Gaál, Sodrásban (1963), con quei giovani allegri che giocano sulla riva del Tibisco. Ma, quasi simbolicamente, questa comunità ben presto si disperde come conseguenza della morte assurda di uno di loro, in seguito alla quale ciascuno è costretto ad assumersi le proprie responsabilitá individuali.

Sodrásban è il primo film ungherese a ottenere un clamoroso successo di critica in Europa occidentale: nel 1964 vince molti premi ed è considerato un capolavoro dalle più importanti riviste specializzate. In patria invece soltanto pochi salutano in Gaál il creatore di un personale

same time, it is probably from this period that dates the cause of a loneliness that never left him. The authorities no longer trusted him as he had been an “expatriate”, and many of his colleagues never forgave him for having been luckier than them.

After returning from Rome – this was the period full of hope and turmoil preceding the renaissance of Hungarian cinema – he joined an extraordinary collective of young filmmakers, helping to found the Béla Balázs Studio where he worked as director, scriptwriter, cameraman and editor for his own films and those of his friends (Imre Gyöngyössy and Zoltán Huszárik amongst others). Here also began his long association with Sándor Sára. Outside of his activities as filmmaker, in 1961 he translated into Hungarian Il linguaggio del film by Renato May, his professor in Rome, and, in 1967, Carlo Lizzani’s Storia del cinema italiano.

It is perhaps the "collective" spirit of the Béla Balázs Studio to animate the first sequences of Gaál’s first feature film, Sodrásban (1963), with those cheerful young people playing on the banks of the Tisza. But, almost symbolically, this community soon scatters as a result of the senseless death of one of them, following which each individual is forced to accept his or her individual responsibilities.

Sodrásban was the first Hungarian film to gain resounding critical success in Western Europe in 1964, where it won many awards and was considered a masterpiece by the most important film reviews. At home, instead, only a few hailed Gaál as the creator of a personal film language. Most of the "official" critics received him with great reservations: “Antonioni on the banks of the Tisza”, they said, almost as an insult, while it was appropriately

linguaggio cinematografico. La maggior parte della critica “ufficiale” lo accoglie con molte riserve: “Antonioni sulla riva del Tibisco”, sentenziano quasi fosse un insulto, mentre sono proprio gli italiani a riconoscere l’originalità del suo modo di fare cinema. Con questa opera prima ha inizio il suo stretto rapporto di lavoro e di amicizia con István Nemeskürty, per molti anni direttore dello Studio 4 di Budapest, dal quale vengono prodotti tutti i suoi otto lungometraggi.

Anche nelle opere successive Gaál cerca di formulare in modo universale un destino mitteleuropeo. Zöldár (1965) e Keresztelő (1967) sono i primi film ungheresi a parlare degli anni Cinquanta in modo autentico e sincero, descrivendo quell’epoca non dal punto di vista del potere, ma dei singoli individui. Nella messa in scena della fattoria in cui si allevano i falchi di Magasiskola (1970) il regista unisce poi ambizioni metaforiche a una grande sensibilità psicologica, mentre con Holt vidék (1971), attraverso la terra, i colori, la composizione, il ritmo, segue da vicino le tracce dei processi misteriosi delle regioni piú nascoste dell’anima.

In Cserepek (1980) Gaal mostra ancora una volta la solitudine provocata dalla mancanza di un rapporto armonico fra individuo e comunità. Su questo stesso tema sono imperniate anche altre opere non pensate per il grande schermo, come l’adattamento televisivo del Peer Gynt di Ibsen (1987) e Gyökerek (1997-2000), coltissimo e commovente omaggio a Béla Bartók e alla sua musica.

Ma i giudizi critici risultano sempre piú discordanti: freddezza in Ungheria, analisi positive e

the Italians who recognised the originality of his way of making films. This first work saw the start of his close working relationship and friendship with István Nemeskürty, for many years director of Studio 4 in Budapest, with which he produced all his eight feature films.

In his subsequent works too, Gaál sought to formulate a Central European destiny in universal manner. Zöldár (Green Years, 1965) and Keresztelő (1967) were the first Hungarian films to speak of the 1950s in a genuine and forthright way, describing the period not from the point of view of the powers, but of single individuals. In the scenes at the farm on which falcons are raised in Magasiskola (1970), the director combined metaphoric ambitions and a great psychological sensitivity, while with Holt vidék (Dead landscape, 1971), through the earth, colours, composition and rhythm, he closely followed the traces of the mysterious processes of the most hidden regions of the soul.

In Cserepek (1980) Gaal once again revealed the loneliness caused by the lack of a harmonious relationship between individuals and communities. Other works not planned for the big screen focused on the same theme, such as the television adaptation of Peer Gynt by Ibsen (1987) and Gyökerek (1997-2000), a highly cultured and moving tribute to Béla Bartók and his music .

But the critical reviews were increasingly more discordant: cold in Hungary, positive analysis and recognition abroad. So Gaal, while invited to hold courses for young filmmakers in Rome and in India, was virtually ignored by the Academy in Budapest. One thing, however, is now firmly demonstrated: his films, rich in humanity, morality, poetry and

riconoscimenti all’estero. Così Gaal, mentre viene chiamato a tenere dei corsi ai giovani cineasti, a Roma come in India, è praticamente ignorato dall’Accademia di Budapest.

Una cosa, invece, è ormai inoppugnabilmente dimostrata: i suoi film, ricchi di umanità, moralità, poesia e invenzioni linguistiche, reggono la prova dei cambiamenti politici, a maggior ragione se confrontati con molte opere elogiate negli anni passati. Le sue storie sanno ancora oggi raccontare l’anima e lo spirito di un’epoca e di un paese.

Dopo Orfeusz és Eurydiké, originale film-opera del 1985, Gaál non gira più lungometraggi. Lavora per la televisione, ma è soprattutto impegnato nella rilettura degli scrittori e dei filosofi più amati. Quando può, va in giro con una piccola videocamera, registrando con precisione “artigianale” le immagini delle città europee in cui si considera di casa. Il piú delle volte, purtroppo, soltanto per il proprio piacere personale.

Nel 2000 esce il volume Gaál István krónikája (t.l. Cronaca di István Gaál), curato da Vince Zalán per i tipi della Casa Editrice Osiris. Il ritratto del regista è composto da una vasta autobiografia in forma di intervista e da una serie di testi scritti da Gaál (diari e appunti di lavoro e di viaggio, lezioni, saluti in onore di maestri e amici, discorsi inaugurali e commemorativi, articoli e saggi sul cinema, la musica e le proprie radici; c’è perfino una delle sue poesie). Nell’intervista, oltre a offrire tutti i minimi dettagli della propria formazione umana e professionale, il regista rievoca le amare esperienze con i burocrati del regime e con i colleghi gelosi, con motivazioni che non sono mai per-

linguistic invention, have survived the trials of political change, especially when compared with many other works that have been praised in the past. Today, his stories can still usefully tell of the soul and spirit of an age and a country.

After Orfeusz és Eurydiké, an original opera-film of 1985, Gaál made no more feature films. He worked for television, but was mainly engaged in re-reading the most popular writers and philosophers. Whenever possible, he would go around with a small video camera, recording with "craftsmanlike" precision the images of European cities in which he felt at home. Most often, unfortunately, only for his own personal satisfaction.

In 2000, a book entitled Gaál István krónikája (lit: The Chronicle of István Gaál), was published by Osiris Publishing House and edited by Vince Zalán. The portrait of the director is composed of a large autobiography in the form of an interview and a series of texts written by Gaál himself (diaries and work and travel notes, lectures, greetings in honour of teachers and friends, commemorative inaugural speeches, articles and essays on cinema, music and his roots; there is even one of his poems). In the interview, in addition to offering all the details of his education and training, the director recalls the bitter experiences with the bureaucrats of the regime and with jealous colleagues, with motivations that were never personal or ideological, but purely aesthetic, claiming not so much that justice be done on a personal level, as on that of art.

István Gaál has never made any kind of compromise, be it aesthetic and/or political. It is no coincidence, therefore, that his artistic development should in so many ways be similar to that of

sonali o ideologiche, ma puramente estetiche, rivendicando non tanto che gli sia resa giustizia sul piano personale, quanto su quello dell’arte.

István Gaál non ha mai fatto nessun tipo di compromesso, estetico e/o politico. Non è un caso, dunque, che il suo iter artistico risulti per molti versi simile a quello di István Szőts. Come non è un caso che il primo testo del volume, che precede le confessioni autobiografiche di Gaál, sia il discorso inaugurale tenuto da Szőts in occasione di una mostra delle fotografie e la proiezione dei film di Gaál nel 1990, mentre uno degli ultimi è il suo necrologio ai funerali di Szőts nel 1998.

Dopo i cambiamenti politici, Gaál ha ottenuto molti riconoscimenti ufficiali. Ma è un fatto nello stesso tempo triste e positivo che sia stato più volte “riscoperto” soprattutto dalle giovani generazioni. Da ultimo, nel 2005, nella rivista di cinema «Metropolis».

Già durante la preparazione di questo numero monografico a lui dedicato, István Gaál ha avuto gravi problemi di salute. Il sincero apprezzamento da parte dei giovani critici lo ha tuttavia aiutato nella sua lotta contro la malattia. Gli ultimi due anni di vita li ha infatti passati in maniera molto attiva: nel 2006, Venezia e Ginevra hanno ospitato omaggi alla sua opera, e gli è stata offerta la regia del Macbeth di Verdi all’Opera di Lisbona. Alla fine del maggio dell’anno scorso ha tenuto un corso alla Fondazione Cini di Venezia e ha girato 9 ore di materiale per un documentario sulla Festa del Redentore. Stava lavorando alla retrospettiva di Trieste, che lo riempiva di orgoglio e alla quale teneva moltissimo, quando, il 25 settembre, una recrudescenza del male lo ha vinto.

István Szőts. Just as it is no coincidence that the first text in the volume, preceding the autobiographical confessions of Gaál, should be the inaugural speech given by Szőts during an exhibition of photographs and screening of films by Gaál in 1990, while one of the last is his obituary after the funeral of Szőts in 1998.

In the wake of the political changes, Gaál gained much official recognition. But it is both a sad and at the same time positive fact that he should have been "rediscovered" several times, especially by the younger generations. Most recently, in 2005, in the film magazine «Metropolis».

Already during the preparation of this monographic section dedicated to him, István Gaál had serious health problems. The sincere appreciation by young critics, however, helped him in his fight against his sickness. He spent the last two years of his life in a very active manner: in 2006, Venice and Geneva held tributes to his work, and he was offered the post of director of Verdi's Macbeth in Lisbon. At the end of May of last year, he held a course at the Cini Foundation in Venice and shot nine hours of material for a documentary on the Festa del Redentore. He was working on the retrospective in Trieste, which filled him with pride and on which he was extremely keen when, on September 25, a recrudescence of his sickness caused his death.

PÁLYA m UNKÁS o K

Operai della ferrovia / Railway workers

Ungheria / Hungary

1957, 35mm, b-n / b-w, 4’ senza dialoghi / no dialogues

Sceneggiatura, montaggio / Screenplay, Editing: István Gaál. Fotografia / Photography: Sándor Sára. Produzione / Produced by: SFF (Accademia di Teatro e di Cinema), Budapest.

Gli operai posano i blocchi di basalto sotto i binari con i loro picconi; il ritmo del lavoro fornisce il ritmo e la musica del film.

The workers set the blocks of basalt under the railway lines with their crowbars; the rhythm of the work supplies the rhythm and music of the film.

ETUDE

Italia / Italy

1961, 35mm, b-n / b-w, 6’ senza dialoghi / no dialogues

Sceneggiatura, montaggio / Screenplay, Editing: István Gaál. Fotografia / Photography: Anton Van Munster. Musica / Music: Vittorio Gelmetti. Produzione / Produced by: Centro Sperimentale di Cinematografia, Roma.

Un giovane si addormenta mentre sta studiando nella notte. Poi si alza, va alla finestra, guarda la città che si sta svegliando e fischia le prime cadenze della Sinfonia n. 9 in mi minore op. 95 Dal nuovo mondo di Dvořák…

A young man falls asleep while studying in the night. Then gets up, goes to the window, watching the city that is awakening and whistles the first cadences of the Symphony No. 9 in E minor op. 95 From the New World of Dvořák…

o DA-VISSZA

Andata e ritorno / There and Back

Ungheria / Hungary

1962, 35mm, b-n / b-w, 14’ senza dialoghi / no dialogues

Sceneggiatura / Screenplay: István Gaál, Sándor Sára. Montaggio / Editing: István Gaál. Fotografia / Photography: Sándor Sára. Produzione / Produced by: Studio Béla Balázs, Budapest.

Decine di migliaia di persone lavorano a centinaia di chilometri da casa. Il sabato prendono un treno in cui trascorrono lunghe ore per rientrare al paese e all’alba del lunedì riprendono la strada del luogo di lavoro.

Tens of thousands of people work hundreds of kilometres from home. On Saturday, they take a train in which they spend long hours in order to go home to their village and at dawn on Monday set off to work once again.

TISZA - ŐSZI VÁZLATo K

Tisza - Schizzi d’autunno / Tisza - Autumn sketches

Ungheria / Hungary

1962, 35mm, col., 17’ senza dialoghi / no dialogues

Sceneggiatura, montaggio / Screenplay, Editing: István Gaál. Fotografia / Photography: Sándor Sára. Musica / Music: András Szöllősy. Produzione / Produced by: MAFILM.

Fiume ungherese, il Tisza o Tibisco fa scorrere lentamente le sue acque attraverso l’immensità della pianura. La mdp segue il suo corso sinuoso e, di passaggio, osserva anche la vita delle genti che ne abitano le rive.

A Hungarian river, the Tisza slowly flows through the immensity of the plain. The camera follows its sinuous course, and on the way, observes the life of the people who inhabit the shores.

S o DRÁSBAN

Nella corrente / Current

Ungheria / Hungary 1963, 35mm, b-n / b-w, 84’ v.o. ungherese / Hungarian o.v.

Sceneggiatura, montaggio / Screenplay, Editing: István Gaál. Con la consulenza di / Consultant: Imre Gyöngyössy. Fotografia / Photography: Sándor Sára. Musica / Music: András Szöllősy; Antonio Vivaldi, Concerto grosso in re minore, Állami Hangverseny Zenekar, János Sándor; Gerolamo Frescobaldi, Aria detta “La Frescobalda”, János Sebestyén (clavicembalo / harpsichord); lamento funebre cantato da / elegy sung by Mária Mezey. Suono / Sound: Tibor Rajki. Scenografia / Art Director: József Romvári. Costumi / Wardrobe: Zsuzsa Vicze. Interpreti / Cast: Andrea Drahota, Marianne Moór, Istvánné Zsipi, Sándor Csikós, János Harkányi, András Kozák, Tibor Orbán, Gyula Szersén, Lajos Tóth, Mária Fogarassy, Lajos Kormos, Kálmán Csohány, Kornélia Sallay, József Horváth, Ferenc Paláncz. Produzione / Produced by: Hunnia Filmstúdió, Budapest.

Cinque ragazzi e due ragazze, tutti freschi di maturità a parte uno, studente in medicina, passano le vacanze in un villaggio sui bordi del fiume Tisza. Dopo una partita di calcio sulla spiaggia, si sfidano in una prova di coraggio che consiste nell’immergersi nell’acqua risalendo con un pugno di fango del fondale. Poi accendono un fuoco e cominciano a ballare. Solo allora Vadóc si accorge della scomparsa di Gabi. Le ricerche si protraggono fino a notte fonda, ma invano. Questo tragico avvenimento spinge il gruppo a una sorta di esame di coscienza, a una riflessione sui loro rapporti. Böbe si rende conto che la sua relazione con Karesz è basata unicamente sull’attrazione fisica; Laci, il più intelligente e sensibile, è sconvolto di fronte alla morte, un problema al quale non riesce a dare risposte, mentre Vadóc, che amava Gabi, piange quello che poteva essere e non è stato.

Gran Premio al festival di Karlovy Vary nel 1964.

Five boys and two girls, all freshly graduated from school apart from one, a student in medicine, spend their holidays in a village on the banks of the river Tisza. After a game of soccer on the beach, they challenge each other in a test of courage which consists of diving to the river bottom and returning with a handful of mud. Then they light a fire and begin to dance. Only then does Vadóc notice the disappearance of her friend Gabi. Searches last until late at night, but in vain. This tragic event prompts the group to a kind of examination of conscience, a reflection on their relationships. Böbe realises that her relationship with Karesz is based solely on physical attraction; Laci, the most intelligent and sensitive, is distraught at the death, a problem for which he can find no answers, while Vadóc, who loved Gabi, mourns what might have been and was not.

Grand Prix Award at the Karlovy Vary International Film Festival in 1964.

ZÖLDÁR

Anni verdi / Green Years

Ungheria / Hungary 1965, 35mm, b-n / b-w, 98’ v.o. ungherese / Hungarian o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Imre Gyöngyössy, István Gaál. Fotografia / Photography: Miklós Herczenik. Montaggio / Editing: István Gaál. Musica / Music: András Szöllősy. Suono / Sound: Tibor Rajky. Scenografia / Art Director: Béla Zeichán. Costumi / Wardrobe: Zsuzsa Vicze. Interpreti / Cast: Benedek Tóth, Virág Darab, Gábor Koncz, Judit Meszléry, István Szilágyi, Gyöngyvér Demjén, Teri Horváth, Sári Feleky, Béla Barsi, Nóra Káldi, György Kézdy, János Zách, Mária Dudás, Katalin Sebestyén, Istvánné Zsipi. Produzione / Produced by: MAFILM (Studio 4), Budapest.

Siamo negli anni ’50. Márton Ostoros lascia il villaggio natìo per Budapest, dove ha intenzione di iscriversi a medicina. Arrivato in città, riceve la notizia che è stato invece trasferito alla facoltà di Letteratura francese. Dopo un attimo di disorientamento si impegna nello studio e si inserisce nell’ambiente studentesco, facendosi degli amici e una ragazza. Ma ci sono tante cose che non riesce a capire. Non capisce, ad esempio, il comportamento di Laci Ács, un amico che come lui viene dalla campagna e che è diventato segretario dell’Associazione giovanile comunista della facoltà. Con uno zelo rivoluzionario esagerato, Ács arriva fino a espellere dall’università la ragazza di Márton, colpevole di aver avuto una relazione con un professore. Non capisce poi l’arrendevolezza del segretario del Partito che, pur stimato da tutti, tollera che Ács sia arrestato senza spendere una parola in suo favore. Un giorno, inaspettatamente, gli fa visita la madre. Il ragazzo la invita in un ristorante di lusso e la sua nobile semplicità lo aiuta a vedere più chiaro. Decide così di fare ritorno al villaggio per qualche tempo. Ma anche qui si trova di fronte a conflitti che accompagnano le grandi trasformazioni economico-sociali.

We are in the 1950s. Márton Ostoros leaves his native village for Budapest, where he intends to join the Medical faculty. Arrived in the city, he receives the news that he has been diverted to the faculty of French Literature. After a moment of disorientation he puts his nose to the grindstone and settles into the student environment, making friends and acquiring a girlfriend. But there are many things he cannot understand. He cannot understand, for example, the behaviour of Laci Ács, a friend who, like himself, hails from the country, and who has become secretary of the faculty’s Young Communist Association. Full of exaggerated revolutionary zeal, he goes so far as to expel Márton’s girlfriend from university, guilty of having had an affair with a professor. Nor does he understand the fawning attitude of the Party secretary who, while respected by all, allows the fact that Ács be arrested without saying a word in his favour. One day, unexpectedly, he is visited by his mother. The boy invites her to a luxury restaurant and her noble simplicity helps him see more clearly. He thus decides to return to the village for a time. But here too, he is faced with conflicts accompanying the great economic and social transformations under way.

KERESZTELŐ

Battesimo / Baptism

Ungheria / Hungary 1967, 35mm, b-n / b-w, 90’ v.o. ungherese / Hungarian o.v.

Sceneggiatura, montaggio / Screenplay, Editing: István Gaál. Fotografia / Photography: Miklós Herczenik. Musica / Music: András Szöllősy. Suono / Sound: György Pintér. Scenografia / Art Director: Tivadar Bertalan. Costumi / Wardrobe: Zsuzsa Vicze. Interpreti / Cast: Zoltán Latinovits, János Koltai, Mária Majczen, Éva Ruttkai, Zsuzsa Balogh, József Bihari, Barbara Ludwizanka, Jakab Gáborné, Ewa Szykulska, Leon Mach. Produzione / Produced by: MAFILM (Studio 4), Budapest.

Menyhért, uno scultore che ha fatto carriera, e la sua graziosa e giovane moglie arrivano in un piccolo villaggio a bordo della loro bella Citroen DS 19. Sono venuti per partecipare al battesimo del primo figlio del fratello cadetto di Menyhért. Sono presenti anche gli altri membri della famiglia, la sorella minore Jolán e il marito András, preside del locale liceo. In questa occasione, essi rievocano i ricordi dell’infanzia e della gioventù: la guerra e la miseria, la clandestinità, poi gli inizi delle loro carriere, che li hanno condotti su strade diverse, l’entusiasmo suscitato dall’alba di una nuova era, l’arresto di András, la viltà di Menyhért, il successo duramente conquistato e il talento dilapidato, i ricordi di un matrimonio felice – ma lo era veramente? – avvenimenti rievocati in un’atmosfera di crescente tensione. Non è il contrasto di interessi a mettere uno contro l’altro i due uomini, ma la loro differente visione del mondo. Dopo essersi picchiati selvaggiamente, i due si rimettono a posto i vestiti. A suo figlio che gli chiede cosa sia successo, András risponde: “Niente, era solo un gioco”.

Menyhért, a sculptor who has made a career for himself, and his young and pretty wife arrive in a small village aboard their beautiful Citroen DS 19. They have come to attend the baptism of the first son of Menyhért’s younger brother. There are also other family members, including the younger sister, Jolán, and her husband, András, headmaster of the local school. For this occasion, they recall memories of childhood and youth: the war and misery, the underground, then the beginnings of their careers, which led them down different roads, the enthusiasm aroused by the dawn of a new era, the arrest of András, the cowardice of Menyhért, the hardwon success and now worn talent, memories of a happy marriage – but was it really? – events re-evoked in an atmosphere of growing tension. It is not the clash of interests to set the two men against each other, but their different vision of the world. After savagely beating each other, the two adjust their clothes. To his son who asks what happened, András simply answers: “Nothing, it was only a game”.

KRÓNIKA

Cronaca / News Report

Ungheria / Hungary

1967, 35mm, b-n / b-w, 15’ v.o. ungherese / Hungarian o.v.

Sceneggiatura, fotografia, montaggio / Screenplay, Photography, Editing: István Gaál. Produzione / Produced by: MAFILM, Budapest.

Nelle campagne gli anziani spesso credono ancora alle streghe… Premio speciale della giuria alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1968.

In the countryside, the old people often still believe in witches… Special Prize of the Jury at the Venice Film Festival in 1968.

m AGASISKo LA I falchi (t.l. Alta scuola) / The Falcons

Ungheria / Hungary

1970, 35mm, col., 87’

v.o. ungherese / Hungarian o.v.

Sceneggiatura, montaggio / Screenplay, Editing: István Gaál, dal romanzo / based on the novel Magasiskola, kisregény di / by Miklós Mészöly. Fotografia / Photography: Elemér Ragályi. Musica / Music: András Szöllősy. Suono / Sound: Ferenc Csonka. Scenografia / Art Director: József Romvári. Costumi / Wardrobe: Fanny Kemenes. Interpreti / Cast: Ivan Andonov, György Bánffy, Judit Meszléry, Ferenc Paláncz, Imre Gulyás, Pál Hriazik, József Zemann, Gyula Bay, Gábor Harsányi, Mihály Nyúl. Produzione / Produced by: MAFILM (Studio 4), Budapest.

Un giovane arriva in un villaggio per studiare la vita degli uccelli. In questo lo aiuta Lilik, che, assieme a pochi altri colleghi, si occupa di un allevamento di falchi, addestrati a uccidere i roditori dei dintorni. La sua giornata è scandita con una meticolosità ai limiti del fanatismo, e il giovane si rende ben presto conto che il gruppo non gode della simpatia dei vicini. Teréz, sebbene abbia una relazione con Lilik, è attratta dal giovane e un pomeriggio, entrata nella sua capanna, gli si offre. Un incidente di caccia rivela ulteriormente le tensioni che minano la piccola comunità. Durante la notte un uragano terribile si abbatte sul villaggio, uccidendo alcuni falchi. Il giovane, che non tollera più la fredda determinazione di Lilik, l’insensibilità di Teréz e l’ordine cieco e ottuso della comunità, abbandona il villaggio. Premio della giuria al Festival di Cannes nel 1970.

A young man arrives in a village to study the life of birds. In this, he is helped by Lilik, who, along with a few other colleagues, breeds falcons, trained to hunt rodents. His day is marked with a meticulousness at the limits

of fanaticism, and the young man soon realises that the group is not well-regarded by their neighbours. Teréz, who has a relationship with Lilik, seems attracted to the young man and one afternoon, entering his hut, offers herself to him. A hunting accident reveals further tensions threatening the small community. During the night, a terrible storm unleashes itself on the village, killing some falcons. The young man, who can no longer tolerate the cold determination of Lilik, and nor the insensitivity of Teréz and the blind and obtuse order of the community, abandons the village.

Prize of the Jury at Cannes Film Festival in 1970.

BARTÓK BÉLA: AZ ÉJSZAKA ZENÉJE

Béla Bartók: musiche notturne / Béla Bartók: nocturnal music

Ungheria / Hungary

1971, 35mm, col., 6’ senza dialoghi / no dialogues

Sceneggiatura / Screenplay: István Gaál. Fotografia / Photography: János Zsombolyai. Produzione / Produced by: MAFILM, Budapest.

Variazioni cinematografiche sulla musica per pianoforte di Béla Bartók.

Filmed variations of Béla Bartók’s music for piano.

H o LT VIDÉK

Paesaggio morto / Dead Landscape

Ungheria / Hungary 1971, 35mm, col., 93’ v.o. ungherese / Hungarian o.v.

Sceneggiatura, montaggio / Screenplay, Editing: István Gaál. Fotografia / Photography: János Zsombolyai. Musica / Music: András Szöllősy. Suono / Sound: György Pintér. Scenografia / Art Director: József Romvári. Costumi / Wardrobe: Fanny Kemenes. Interpreti / Cast: Mari Törőcsik, István Ferenczy, Sergej Elistratov, Irma Patkós, Ferenc Paláncz, András Ambrus, János Koltai, István Lugossy, János Pákozdy, Elizabeth Windsor, Elaine Gibson, Jane Pearse, Jim Meehan, Richard Still, József Papp, István Szilágyi. Produzione / Produced by: MAFILM (Studio 4), Budapest.

Un paese del transdanubio nascosto tra colline sinuose si spopola progressivamente. I centri maggiori hanno attirato gli abitanti del luogo, permettendo loro una vita migliore. Nel villaggio rimangono abitate solamente due case. In una vive zia Erzsi, nell’altra sua nipote Juli con il marito Anti. La giovane coppia vorrebbe andarsene, anche perché la scuola è stata chiusa e il loro bambino rientra solo il fine settimana,

lasciando la madre in un’angosciosa solitudine. Prima di andarsene, Anti vorrebbe però aver risparmiato il denaro sufficiente al trasferimento. Questo desiderio di arricchirsi diventa l’ossessione principale dell’uomo, provocando un’inevitabile tensione con la moglie. Dopo la morte dell’anziana zia, Juli, sempre più sola, avverte drammaticamente il ruolo di donna legata alle decisioni del marito. La situazione non sembra offrirle nessuna via d’uscita. Sprofondata in quel paesaggio morto, compie un estremo gesto di disperazione.

A village in the country beyond the Danube, hidden amongst soft hills, progressively loses its inhabitants. Towns have attracted the residents of the place, allowing them a better life. Only two houses of the village are still lived in. In one lives aunt Erzsi, and in the other, her granddaughter Juli and Anti, her husband. The young couple would like to leave, partly because the school has been closed and they only see their child at the weekend, leaving the mother in anguished loneliness. Before leaving, however, Anti would like to save enough money for the move. This desire to set aside money becomes his main obsession, provoking an inevitable tension with his wife. After the death of the old aunt, Juli, increasingly alone, dramatically feels the role of a woman linked to the decisions of her husband. The situation seems to offer her no way out. Lost in the depths of that dead landscape, she takes a desperate step.

LEGATo

Ungheria / Hungary

1977, 35mm, col., 100’ v.o. ungherese / Hungarian o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: István Gaál, Imre Szász. Fotografia / Photography: György Illés. Montaggio / Editing: István Gaál. Musica / Music: András Szöllősy. Suono / Sound: György Pintér. Scenografia / Art Director: Tamás Vayer. Costumi / Wardrobe: Zsuzsa Vicze. Interpreti / Cast: Géza Hegedűs D., Nóra Kovács, Kornélia Sallai, Klári Tolnay, Margit Dajka, Lujza Orosz, Sándor Szabó, Ferenc Paláncz, András Fekete, Albert Almási, Csaba Lengyel. Produzione / Produced by: Budapest Filmstúdió.

I giovanissimi coniugi András e Mari, studenti universitari, durante le vacanze estive fanno visita al villaggio di Nemesbérc. Loro intenzione è chiedere alle autorità locali di collocare una lapide in memoria del padre di András, Gajzágó, martire della lotta antifascista. Ervin Galkó, un professore in pensione che vive nella piccola localitá, racconta ai giovani che l’uomo nel 1944 aveva ucciso con un colpo di pistola il capostazione, trovando poi rifugio nella casa delle sorelle Zorkóczy, da dove organizzava la resistenza. I giovani si recano a casa Zorkóczy, dove la loro presenza rievoca memorie dolorose nelle tre sorelle. Due di loro, Rózsika e Amálka, si erano innamorate di Gajzágó, Amálka era anche rimasta incinta di lui. Franciska, la piú dura delle tre, aveva poi sistemato tutto. I giovani non vedono l’ora di fuggire da questo posto così cupo, anche se, conoscendo meglio il passato, guardano con maggiore consapevolezza al proprio futuro.

The young couple, András and Mari, university students, spend their summer holidays visiting the village of Nemesbérc. Their intention is to ask the local authorities to place a plaque in memory of his Andras’ father,

Gajzágó, martyr of the anti-fascist struggle. Ervin Galkó, a retired professor who lives in the small village, tells the young couple that in 1944, the father had killed the stationmaster with a single pistol shot, then found refuge in the house of the Zorkóczy sisters, from where he organised the resistance. The young people go to the Zorkóczy home, where their presence awakes painful memories in the three sisters. Two of them, Rózsika and Amálka, had fallen in love with Gajzágó, and Amálka had also been made pregnant by him. Franciska, the hardest of the three, had arranged everything. The two young students cannot wait to free themselves from this bleak environment, even though they now have a better knowledge of the past and can look forward to their own future with greater awareness.

CSEREPEK

Cocci / Buffer Zone

Ungheria / Hungary 1980, 35mm, col., 90’ v.o. ungherese / Hungarian o.v.

Sceneggiatura, montaggio / Screenplay, Editing: István Gaál. Fotografia / Photography: József Lőrincz. Musica / Music: András Szöllősy, Gábor Presser. Suono / Sound: György Pintér. Scenografia / Art Director: Lívia Mátay. Costumi / Wardrobe: Piroska Laczkovich. Interpreti / Cast: Zygmunt Malanowicz, Katalin Gyöngyössy, Tamás Horváth, Szilvia Várkonyi, Eszter Szakács, Edit Soós, Bella Tanay, Irma Patkós. Produzione / Produced by: Budapest Filmstúdió.

András Vígh, 40 anni, divorziato, è un architetto di interni. Nonostante i suoi successi professionali anche all’estero, è scontento del proprio lavoro, del proprio ambiente e soprattutto di se stesso. Si sente sempre fuori posto, è solitario, depresso. Alla fine, spinto anche dai suoi incubi ricorrenti, si rivolge a uno specialista, ed egli stesso cerca di trovare le radici dei suoi problemi rievocando tutti i tormenti di una vita. Gli sembra però impossibile rimetterne a posto i "cocci", di trovare le cause delle sue continue angosce, del suo senso di vuoto. Alla fine sembra delinearsi un raggio di sole, una via d’uscita: la solidarietà di un’altra persona…

András Vígh, 40 years old and divorced, is an interior designer. Despite his professional success at home and abroad, he is unhappy with his work, his environment and above all, himself. He always feels out of place, and is lonely and depressed. Eventually, driven by his recurring nightmares, he turns to a specialist. He does not expect a solution to his problems only through psychotherapy, but he seeks himself to find the roots of these by recalling all the torments of his life. The task of putting all the pieces together, however, of finding the causes of his continuing anxieties, and sense of emptiness seems impossible. In the end, a ray of sunshine, a way out seems to appear: the solidarity of another person…

o RFEUSZ ÉS EURYDIKÉ

Orfeo ed Euridice / Orpheus and Eurydice

Ungheria / Hungary

1985, 35mm, col., 90’ v.o. italiana / Italian o.v.

Libretto: Ranieri de’ Calzabigi. Musica / Music: C.W. Gluck (versione viennese del 1762 / 1762 Viennese version), eseguita dal Coro della Radiotelevisione ungherese, diretto da Ferenc Sapszon, e dall’Orchestra da camera F. Liszt, diretta da Tamás Vásáry / played by Hungarian Radio and Television broadcasting company’s chorus, directed by Ferenc Sapszon, and by The F. Liszt Chamber Orchestra, directed by Tamás Vásáry. Consulente musicale / Music Consultant: András Szöllősy. Suono / Sound: György Pintér. Direttore artistico / Artistic Director: János Rolla. Coreografie / Coreographer: Antal Kricskovics. Sceneggiatura, montaggio / Screenplay, Editing: István Gaál. Fotografia / Photography: Sándor Sára, Sándor Kurucz, József Lőrincz. Scenografia / Art Director: Tamás Zankó. Costumi / Wardrobe: Judit Gombár. Interpreti / Cast: Sándor Téry – Lajos Miller (baritono / baritone), Enikő Eszenyi – Maddalena Bonifaccio (soprano), Ákos Sebestyén – Veronika Kincses (soprano). Produzione / Produced by: Budapest Filmstúdió, Mokép.

L’opera film si discosta dalla versione viennese del mito fissata da Gluck per risalire alle fonti dell’antica tragedia greca. Orfeo, capace di sconfiggere Ade, il dio dei morti, con il potere dell’arte, non riesce a superare i suoi difetti di essere umano. Amore comprende le sofferenze di Orfeo quando lo sente piangere la morte della sua amata e decide di comunicargli il messaggio degli dei: potrà riportare in vita Euridice dall’oltretomba se sarà capace di non guardarla mai in volto. Suonando il suo flauto, Orfeo pacifica la rabbia delle Furie, richiama in vita l’amata e la conduce presso un albero le cui radici non sono altro che delle teste umane. Ma a quel punto Euridice si fa prendere dai dubbi, dato che il suo sposo non la guarda nemmeno. Il suo canto ricattatorio scuote Orfeo, che fa cadere il suo sguardo su di lei. L’ombra di Euridice lentamente scompare. Orfeo, vagando senza meta per anni, cerca di muovere gli dei a pietà suonando il suo liuto, ma invano. Con i capelli ormai bianchi ritorna al mare, nel luogo in cui un tempo aveva sepolto Euridice.

The opera-film, as opposed to Gluck's Vienna version, is a recollection of the ancient tragic Greek myth. Orpheus, who is able to defeat Hades with the power of art, is unable to conquer his own human defects. Amor is sympathetic to Orpheus' sufferings as he mourns his dead beloved, and lets him know the message sent by the Gods, namely that he may take her home from the underworld if he is capable of not looking at her. As Orpheus plays his lute he appeases the raging furies, calls Eurydice to life and leads her to the tree the roots of which are of human heads. But then she becomes doubtful, as her husband does not even look at her. Her blackmailing aria shakes the loving Orpheus. He casts his eyes on her, and her shadow slowly disappears. Orpheus, wandering aimlessly for years, begs the Gods on his lute in vain. He returns to the sea with white hair, to the place where he once buried Eurydice.

ZENE

Musica / Music

Ungheria - Italia / Hungary - Italy

1991, Betacam, col., 35’ senza dialoghi / no dialogues

Sceneggiatura / Screenplay: István Gaál. Fotografia / Photography: János Vecsernyés. Montaggio / Editing: Katalin Kántor. Produzione / Produced by: Magyar Televízió, RAI.

Otto quadri di storia della musica ungherese ricchi di immagini poetiche: dalle canzoni popolari alla musica tzigana fino a Béla Bartók.

Eight pictures of the history of Hungarian music rich in poetic images: from popular songs to Gypsy music and on to Béla Bartók.

RÓ m AI SZo NÁTA

Sonatina romana / Roman Sonata

Ungheria - Italia / Hungary - Italy

1995, Betacam, col., 54’ senza dialoghi / no dialogues

Sceneggiatura / Screenplay: István Gaál. Operatore / Cameraman: Lajos Sasvári. Montaggio / Editing: István Gaál, Katalin Kántor. Montaggio delle musica / Music Editor: Katalin Sándor. Suono / Sound: András Horváth. Produzione / Produced by: Stúdiófilm Kft, Magyar Televízió Budapest, Centro Sperimentale di Cinematografia (CSC) Roma.

Dall’alba al tramonto, la vita di una grande città profondamente amata dal regista.

The life of a big city deeply loved by the director, from dawn to sunset.

GYÖKEREK. BÉLA BARTÓK 1881-1945 I-II-III

Radici. Béla Bartók 1881-1945 I-II-III / Roots. Béla Bartók 1881-1945 I-II-III

Ungheria / Hungary

1997-2000, Betacam Sp, b-n / b-w, col., 180’ v.o. ungherese / Hungarian o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: István Gaál, Judit Várbíró, basata sulle lettere e gli scritti di / Based on letters and writings by Béla Bartók. Fotografia / Photography: István Gaál. Operatore / Cameraman: Lajos Sasvári. Supervisione musicale / Music Supervisor: Sándor Kovács. Narratori / Narrators: Sándor Szakácsi, Robin Dalglish. Produzione / Produced by: Magyar Televízió.

La vita, le opere e il tempo di Béla Bartók ricostruiti attraverso le lettere e gli scritti del musicista e l’esecuzione di momenti delle sue composizioni, talvolta confrontate con le musiche popolari dalle quali derivano.

The life, work and times of Béla Bartók reconstructed through the musician’s letters and writings and the performance of some of his compositions, sometimes compared with the popular music from which they derive.

RENDHAGYÓ PÁRIZSI LELTÁR

Inventario irregolare di Parigi / An irregular inventory of Paris

Ungheria / Hungary

2004, Betacam Sp, col., 55’ senza dialoghi / no dialogues

Sceneggiatura, fotografia / Screenplay, Photography: István Gaál. Montaggio / Editing: Anina Szirti. Produzione / Produced by: Duna Televízió.

Ritratto poco ortodosso della Ville Lumière schizzato con l’immediatezza della caméra stylo

An unorthodox portrait of the Ville Lumière, sketched out with the immediacy of the caméra stylo

KERALAI mo ZAIKo K

Mosaici del Kerala / Mosaics of Kerala

Ungheria / Hungary

2005, Betacam Sp, col., 30’ senza dialoghi / no dialogues

Sceneggiatura, fotografia / Screenplay, Photography: István Gaál. Montaggio / Editing: Anina Szirtes. Produzione / Produced by: Duna Televízió.

Immagini, voci e suoni da una terra lontana.

Images, voices and sounds from a distant land.

CIGÁNYo K

Zigani / Gipsies

Sándor Sára

Ungheria / Hungary

1962, 35mm, b-n / b-w, 17’ v.o. ungherese / Hungarian o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Sándor Sára. Fotografia, montaggio / Photography, Editing: István Gaál. Suono / Sound: Gyula Novák. Produzione / Produced by: Studio Béla Balázs, Budapest.

Negli anni ’60, in Ungheria vivevano circa 200.000 zigani. La maggior parte di essi si era già adattata alla società ungherese o stava per farlo. Questo film è stato realizzato nel loro interesse.

During the Sixties, about 200,000 gypsies lived in Hungary. Most of them had already adjusted to society or were about to do so. This film was shot in their interest.

NINCS KEGYELE m

Senza pietà / Without Mercy

Elemér Ragályi

Ungheria / Hungary 2006, 35mm, col., 70’ v.o. ungherese / Hungarian o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Elemér Ragályi, Elemér Magyar. Fotografia / Photography: Márton Ragályi. Montaggio / Editing: Wanda Kiss. Suono / Sound: Csaba Major. Scenografia / Art Director: László Blahó. Costumi / Wardrobe: Zsuzsa Balai. Interpreti / Cast: Gábor Nagypál, Imre Csuja, György Gazsó, Judit Csoma, Lajos Bertók, Károly Eperjes. Produzione / Produced by: Tivoli Filmproduction, Objektív Filmstúdió.

Bene e Male convivono dentro di me.

Un uomo anziano viene ucciso. Dénes Suha, che stava facendo dei lavori nella casa della vittima, viene sentito come testimone dalla polizia. Finisce, però, per essere accusato lui stesso dell’omicidio. Nonostante le prove contro di lui non siano schiaccianti, vengono ritenute sufficienti per poterlo citare in giudizio.

In memoria di P.D.

Il regista Elemér Ragályi è stato il direttore della fotografia di Magasiskola, uno dei capolavori di István Gaál.

Good and evil both live inside me.

An elderly man is murdered. Dénes Suha, who was doing occasional work at the victim’s house, is questioned by police as a witness, only to end up accused of the murder itself. The evidence against him is far from overwhelming, yet deemed sufficient to try him in court.

In memory of P.D.

The director Elemér Ragályi was the dop of Magasiskola, one of the masterpieces of István Gaál.

Girotondo. Arthur Schnitzler e il cinema La Ronde. Arthur Schnitzler and the Cinema

THE AFFAIRS oF ANAToL di Cecil Blount De Mille | BERLINER REIGEN di Dieter Berner |

DAYBREAK di Jacques Feyder | EYES WIDE SHUT di Stanley Kubrick | DER JUNGE mEDARDUS di Michael Kertész (Michael Curtiz) | LIEBELEI di Max Ophuls | LIEBELEI di Heinrich Schnitzler | mIo CARo DoTToR GRÄSLER di Roberto Faenza | DAS WEITE LAND di Luc Bondy

G IR oTo ND o.

A RTHUR S CHNITZLER E IL CINE m A

L A Ro NDE. A RTHUR S CHNITZLER AND THE C INE m A

Clara Buonanno

Wallace Reid è improvvisamente pervaso da una frenesia cinetica degna di una comica finale: afferra mobilio e suppellettili, schiantandole con violenza contro pareti e finestre di un appartamento sontuoso. Siamo a Hollywood o nella Vienna della finis Austriae? La domanda è impertinente. Siamo in The Affairs of Anatol (Fragilità, sei femmina!, C. B. De Mille, 1920), realizzato negli Stati Uniti sette anni dopo Helskovsleg (A. Blom e H. Madsen, 1914), primo adattamento per lo schermo da un testo di Arthur Schnitzler. Più apprezzato dallo scrittore viennese questo di quello. Ma l’aderenza dell’immagine alla lettera, o le intenzioni originarie del letterato non paiono grimaldelli calzanti per aprire le serrature delle relazioni tra Schnitzler e il cinema. Sono altre le porte e i corridoi da percorrere, lasciandosi incantare dalla panoplia di quadri appesi ai muri…

La produzione drammaturgica e narrativa di Arthur Schnitzler ha sollecitato le attenzioni del cinema sin dal principio degli anni Dieci. Più case di produzione appartenenti al mercato germanico o a esso interessate presero contatti con lo scrittore: austriaci e tedeschi e danesi avviarono corrispondenze, progetti, realizzazioni. Potrebbe parere l’esito della ricerca di modelli di produzione legittimanti per il nuovo medium, il risultato di una stagione significativa ed effimera: l’Autorenfilm. In verità, fu solo il principio di una vicenda lunga quasi cent’anni, di una sollecitudine reciproca giunta da Helskovsleg, tratto da Amoretto, fino a Berliner Reigen (D. Berner, 2006), ennesimo adattamento di Girotondo. Quali sono le ragioni di una simile sintonia tra un’opera letteraria e una varietà cinematografica eccezionalmente ricca e dai caratteri cosi eterogenei? Quali

Wallace Reid is suddenly overwhelmed by a whirlwind of hyperactivity worthy of a comic finale, grabbing hold of furniture and decorations and smashing them violently against the walls and windows of a sumptuous flat. Is this Hollywood or the Vienna of finis Austriae? The question is beside the point. This is The Affairs of Anatol (C. B. De Mille, 1921), shot in the United States seven years after Helskovsleg (A. Blom and H. Madsen, 1914), the first screen adaptation of a work by Arthur Schnitzler. The former was better liked by the Viennese author than the latter. But whether the film is faithfulness to the book, or to the writer’s original intentions, does not seem the right jemmy to use to prise open the locks of the relationship Schnitzler had with the cinema. These are not the doors and corridors that should be explored, letting oneself be dazzled by the panoply of paintings hanging on the walls… Arthur Schnitzler’s plays and works of narrative attracted the attention of the cinema right from its infancy. Several film studios in Germany, or studios working for the German market, got in touch with the writer. Austrians, Germans and Danes entered into earnest correspondence and outlined plans and projects. This might seem the outcome of the search for the types of production that would legitimize the new medium, the result of an important and short-lived phase: the birth of the Autorenfilm. Actually, it was just the start of a long story that lasted almost a hundred years, involving mutual blandishments that went from Helskovsleg, based on Flirtation, until Berliner Reigen (D. Berner, 2006), the nth adaptation of La Ronde. What is it that leads a work of literature to spawn so many film versions ranging so widely in tone? What explains why a play or novel can be adapted for purposes that are so different from each other? At the end of the

le possibili motivazioni di una così considerevole adattabilità del testo drammatico o narrativo a destinazioni così distanti tra loro? In fin dei conti, La signorina Else ha dato origine al più intenso film della coppia Paul Czinner/Elisabeth Bergner, Fräulein Else (P. Czinner, 1929), e a un melodramma erotico argentino, El angel desnudo (C.H. Cristensen, 1946). E Doppio sogno fu reputato appropriato per una traduzione sul grande schermo dal regista pornografico Mario Bianchi in Ad un passo dall’aurora (1989), e ottimo punto di partenza per una messa in scena del teatro del sogno e del collasso della istituzione borghese della famiglia da Stanley Kubrick per Eyes Wide Shut (1999). Proviamo ad abbozzare alcune possibili risposte, nella certezza di una loro efficacia limitata sulla complessità del caso. Arthur Schnitzler si pone più e meglio di altri il problema della modernità e delle sue ricadute sull’attività letteraria. Sul piano compositivo, l’erosione del tragico, l’avvento del frammento e della dimensione epica, l’affermazione di un regime ironico della rappresentazione, l’equivalenza dei processi consci e inconsci si profilano come trasformazioni determinanti nello stile della scrittura. Sul piano professionale, la sparizione del genio romantico e l’inevitabile confronto dell’artista con un pubblico di massa e con l’industria culturale inducono a una diversa considerazione dell’operare artistico. Sul piano estetico e antropologico, l’emersione e la repentina diffusione dei mezzi di comunicazione di massa suggeriscono la necessità di un’osservazione sensibile delle novità comportate. L’autore de Il sottotenente Gustl si posiziona con inusuale consapevolezza al centro di questi processi. In maniera problematica, non supina. Frequenta assiduamente

day, Fräulein Else prompted the most powerful film involving the Paul Czinner/Elisabeth Bergner partnership, Fräulein Else (P. Czinner, 1929), and was the source for an Argentinian erotic melodrama, El angel desnudo (C. H. Cristensen, 1946). Dream Story was considered a suitable work to be adapted for the large screen by the pornographic director Mario Bianchi in Ad un passo dall’aurora (1989), and an excellent starting point for a staging of the theatre of dreams and the collapse of the bourgeois institution of the family performed by Stanley Kubrick in Eyes Wide Shut (1999). We can try outlining some possible answers, while fully aware that they can provide only a partial explanation of such a complex situation.

Arthur Schnitzler it was who made the subject of modernity and its effects on literature his own. From the point of view of composition, the whittling away of the tragic, the advent of fragmentation and the epic, the preference for an ironic take on subjects, and the equal importance ascribed to conscious and unconscious mental processes all played their part in transforming styles of writing. From the professional standpoint, the demise of the romantic genius and the inevitable need for writers to come to terms with a mass audience and an industrial culture led to a different approach to artistic endeavour. On the aesthetic and anthropological level, the emergence and quick spread of systems of mass communication, suggested the need for a new sensibility towards the novelties which the new climate was introducing. The author of Lieutenant Gustl positioned himself with difficulty, and not in a supine manner, and with an uncanny instinct, right in the middle of these processes. He eagerly went to cinemas, watching the more pretentious films with suspicion, and not disdaining in the least the

le sale cinematografiche, guarda con sospetto ai film più pretenziosi, e non disdegna affatto i prodotti più popolari. Scrive egli stesso scenari tratti dalle proprie opere, segue con attenzione le loro vicende produttive, tratta con brusca franchezza i diritti di adattamento. Accentua gli aspetti passionali e melodrammatici nei propri testi, le atmosfere oniriche, il senso della visione, quasi mutuando queste componenti dalle narrazioni sensazionali del cinema degli anni Dieci. Riflette acutamente sulle possibilità tecniche ed estetiche del cinema…

Arthur Schnitzler non giunge sprovveduto al confronto con il Grande Muto. Né le sue opere risultano leggere dinanzi al turbinio dei processi di modernizzazione. Sufficientemente astratte per adeguarsi ai contesti più differenti; abbastanza precisate per costituire un’immagine nostalgica di un mondo perduto – Liebelei (1932-33)

e La Ronde (1950) di Max Ophuls hanno ben colto questo aspetto retrospettivo e melanconico, così come Daybreak (1931) ha esaltato l’immagine di una Vienna ormai trascolorata. Lo stesso Schnitzler aveva sempre contemplato la priorità del presente su altre categorie temporali, piuttosto appropriate per tessere la trama di una rappresentazione: “Il passato, anche con una fedelissima memoria, il futuro, anche con virtù profetiche: entrambi sono solo un sogno, anche se l’uno è stato una volta realtà e l’altro ha probabilità di diventare realtà; nel loro rapporto col presente essi non sono per nulla più reali dei sogni.” Un doppio sogno, forse.

Non fu dunque un “amoretto”, una distrazione inconsistente e fugace dalle fatiche letterarie, quello che spinse Schnitzler, da “ricercatore della psicologia del profondo così onestamente

more downmarket productions. He wrote screenplays based on his own works and followed their fate keenly, handling legal questions regarding the purchase of rights to the material with no-nonsense straightforwardness. He worked up the more passionate and melodramatic aspects of his scripts, as well as playing up their dream world atmospheres and the underlying meaning, almost borrowing the components he needed from the sensational plots of the early films of the century, and reflected incisively on the technical and aesthetic potential of the cinema…

Arthur Schnitzler certainly did not arrive at his encounter with the Silent Cinema ill-prepared. Nor were his works lightweight in the face of the maelstrom of modernizing processes. Sufficiently abstract to adapt to the most various contexts; precise enough to constitute a nostalgic view of a lost world – Liebelei (1932-33) and La Ronde (1950) by Max Ophuls captured this backward-looking and melancholic aspect well, just as Daybreak (1931) evoked the atmosphere of a faded Vienna. Schnitzler himself always claimed the present was the most important time frame of all, the others serving to flesh out the plot of a story: “the past, even with a highly reliable memory, the future, even with prophetic vision: both are only a dream, even though one was once reality and the other has a good chance of becoming reality; in their relationship with the present they are in no sense more real than dreams”. Dream story, perhaps.

So it was no “flirtation”, a fleeting, insubstantial break from the struggle of literary composition, which urged Schnitzler, “a thoroughly fair and unblinking investigator of psychological depths” as he was (Freud’s definition), to explore the constantly evolving landscape of this new art, appreciating by

imparziale e impavido” quale era (la definizione è di Freud), ad avventurarsi in quei territori, allora in continua evoluzione, della nuova arte, intuendone profeticamente le infinite possibilità espressive e gli inesplorati orizzonti estetici (e cognitivi) che le si schiudevano. Certo, non fu passione a prima vista, semmai, da principio, l’apertura curiosa ma circospetta dell’intellettuale attento alle trasformazioni metropolitane indotte dalla modernità, tra cui il diffondersi in crescita esponenziale delle sale cinematografiche, dove sostava spesso da spettatore vigile e esigente: un migliaio i film visti, più di ottocento solo quelli annotati nell’imponente edificio cartaceo dei Diari, inseparabili compagni di vita, cui lo scrittore affidava non solo la propria commozione “fino alle lacrime” alla visione di questo o quel film, ma anche, di non pochi altri, le sue laconiche, sferzanti stroncature. Parallelamente all’affinarsi della consapevolezza spettatoriale in ordine al “dispositivo” cinematografico, il rapporto di Schnitzler con il cinema assunse via via la feconda complessità di un legame duraturo non privo di profonde implicazioni per la sua stessa attività di scrittore. Dei numerosi progetti per film, alcuni non trovarono occasione di concretizzarsi, altri rimasero incompiuti, come la sceneggiatura (1930) di Doppio sogno, abbozzata nel delicato transito dal muto al sonoro su richiesta di Pabst. La morte di Schnitzler lasciò inconclusa la redazione di una sceneggiatura originale dal titolo Kriminalfilm per un film poliziesco di cupe atmosfere. Il cinema, da parte sua, individuò in filigrana nei temi eterni e sempre attuali dell’opera dello scrittore non solo una confacente multitemporalità (policronica, o meglio enigmaticamente

instinct its huge potential as a means of expression and its as yet unbounded aesthetic (and cognitive) promise. Of course, it was not love at first sight. It was more the circumspect, but curious, approach of an intellectual with his eye on the urban scene and the changes induced in it by modernity, such as the exponential increase in the number of cinemas, where he would often spend his evenings as an alert and demanding spectator. He saw around a thousand films, of which some eight hundred are carefully commented upon in the awesome paper edifice which is his Diary, his inseparable companion through life, where the writer not only noted down his emotions “sometimes to the point of tears” during one film or another, but also his fierce, and by no means rare, pannings. As Schnitzler honed his eye as a knowledgeable spectator at the cinema, so his own relationship with the cinema as a medium became more complex and permanent, something which was to have profound implications for his work as a writer. Several of his film projects never saw the light of day; some were never completed, such as the screenplay (1930) for Dream Story, jotted down at Pabst’s request during the awkward move from silent film to “speakies”. Schnitzler’s death left unfinished the final draft of an original screenplay entitled Kriminalfilm, a grim detective film. For its part, the cinema found in the outlines of the timeless and perennially relevant themes of the writer’s work not only an ideal multitemporal approach (which was suitably polychromatic, or rather enigmatically a-chromatic, in its modernity), but also forms and figures that lent themselves well to the medium, ensuring his works adapted for the screen would not lose their appeal. There are now over seventy films (for the big or small screen), based to a greater or lesser extent on works by Schnitzler,

a-cronica nella sua modernità), ma anche forme e figure che ben si prestavano alla peculiarità della visione filmica, assicurandogli lunga vita attraverso lo schermo. Superano ormai la settantina le trasposizioni (per il grande e piccolo schermo) direttamente o indirettamente ispirate alle pagine di Schnitzler: una produzione dalla ricchezza sorprendente, considerato il fatto che in vita lo scrittore vide realizzati solo sette film dalle sue opere. La fortuna postuma di Schnitzler esordisce con la folgorante conversione da dramma a melodramma di Liebelei (1932) a opera di Max Ophuls. Bergman stimava il testo di Schnitzler meraviglioso, ma il film di Ophuls un capolavoro. Certo Ophuls fu ed è il più fine e sensibile esegeta per immagini dell’opera dello scrittore austriaco, cui non lo legava l’infondata leggenda di una comune origine viennese (il regista renano non soggiornò a Vienna che per dieci mesi), ma una sottile affinità di poetica e di stile unita alla vocazione introspettiva e a un profondo desiderio di verità ed esattezza. Ophuls amava Schnitzler a tal punto da considerarlo il suo scrittore preferito, accanto a Goethe. Costretto a fuggire in Francia dopo l’avvento del nazismo, Ophuls vide il suo nome espunto dai titoli di testa di Liebelei, che il regista rifece immediatamente in un remake francese girato a tempo di record intitolato Une histoire d’amour (1933). Dopo quasi trent’anni, in un altro non indimenticabile remake di Liebelei dal titolo Christine (Pierre-Gaspard Huit, 1958), l’attrice Romy Schneider sarà chiamata a interpretare lo stesso ruolo che fu della madre Magda nel film di Ophuls. Nel secondo dopoguerra si assiste a una vivace e frastagliata rivisitazione per lo schermo delle pagine dello scrittore austriaco. A partire da un altro ineguagliato capolavoro, che

which makes them a surprisingly fruitful seam, considering that he saw only seven film adaptations during his lifetime. His posthumous success began with the stunning transposition from drama to melodrama of Liebelei (1932) by Max Ophuls. Bergman thought Schnitzler’s work was wonderful, but considered Ophuls’s film a masterpiece. Certainly, Ophuls was and still is the best and most sensitive interpreter for the screen of the Austrian’s writing, although there is no truth in the unfounded legend of a common Viennese background (the Rhinelander actually only spent ten months in Vienna). On the other hand there was a subtle poetic and stylistic affinity between them, combined with a taste for introspection and a profound desire for truth and precision. Ophuls’s admiration for Schnitzler was such that he considered him his favourite author, along with Goethe. Forced to flee to France by the rise of Nazism, Ophuls found his name struck off the credits of Liebelei. However, he quickly arranged for a French remake, which was shot in record time under the title Une histoire d’amour (Love story, 1933). Thirty years later, in another not unforgettable remake entitled Christine (Pierre-Gaspard Huit, 1958), Romy Schneider was cast in the same part her mother had played in Ophuls’s film. The post-war period saw Schnitzler’s work freshly and variously revisited for the screen. The first of these was another unequalled masterpiece, marking the return of the “exiled king” Max Ophuls to his beloved Schnitzler, with La Ronde (1950). Once again, the film showed great inventiveness, with additions and variations freely and shrewdly introduced by the director, the most notable being the memorable figure of the meneur de jeu who sees en ronde (like the cinema), governing with impertinent, if benevolent, irony the merry-go-round of impulses on which

segna il ritorno all’amato Schnitzler del “re in esilio” Max Ophuls con La Ronde (1950). Anche in questo caso, molte le invenzioni, le aggiunte, le varianti introdotte con libertà e arguzia dal regista: la più incisiva è la memorabile figura del meneur de jeu che vede en ronde (come il cinema), governando con impertinente, benevola ironia la giostra delle pulsioni su cui girano gli inconsapevoli personaggi. Nutrita anche la serie di trasposizioni e adattamenti destinati al piccolo schermo di lingua tedesca. Si spazia dal cortometraggio Sylvesternacht (1977) diretto da Douglas Sirk, con Hanna Schygulla al teatro filmato, dove vi figurano, tra i molti, Heinrich Schnitzler (Liebelei,1969) e Hans-Jürgen Syberberg (Fräulein Else, 1987). O, ancora, il raffinato adattamento della tragicommedia Das weite Land (1987) del regista teatrale Luc Bondy, che realizza un ben riuscito film d’attori (tra cui un eccellente Michel Piccoli). Il dicorso si fa alquanto imbarazzante se rivolgiamo lo sguardo alla produzione cinematografica di matrice italiana. A tutt’oggi, a eccezione della pasticciata incursione schnitzleriana soft-core, subito dimenticata, di Mark B. Light alias Mario Bianchi di cui si è detto, Mio caro dottor Gräsler (1990) di Roberto Faenza spicca isolato come una cattedrale nel deserto. Sull’onda lunga delle traduzioni italiane del corpus delle opere schnitzleriane ci fu, sì, tra i cineasti nostrani, qualche rapsodica incursione nelle pagine dello scrittore austriaco, ma l’esito di tali operazioni, di natura per lo più marcatamente commerciale o piattamente “televisiva”, non fu memorabile (a eccezione della noia). Bisognerà attendere il volgere del millennio perché il genio ludicamente lucido di Kubrick si risolva a dar vita sullo schermo al “suo” Doppio sogno con l’inquietante Eyes Wide Shut dopo una trentennale esita-

the characters are unknowingly spinning. A considerable number of adaptations were also made for German language television, ranging from the short film Sylvesternacht (1877), directed by Douglas Sirk, starring Hanna Schygulla, to filmed theatre, starring, among many others, Heinrich Schnitzler (Liebelei, 1969) and Hans-Jürgen Syberberg (Fräulein Else, 1987). Or, again, the elegant adaptation of the tragicomedy Das weite Land (1987) by the theatre director Luc Bondy, who made a highly effective “actors’ film” (featuring an excellent Michel Piccoli). The matter becomes a trifle embarrassing when the spotlight is turned on Italian productions. With the exception of the best-forgotten, garbled, soft-core foray into Schnitzler territory by Mark B. Light, aka Mario Bianchi, mentioned earlier, Roberto Faenza’s Mio caro dottor Gräsler (1990) stands out alone, like a cathedral in the desert. In the wake of the fitful appearance of Italian translations of Schnitzler’s oeuvre, our filmmakers have made a few rhapsodic forays into the Austrian writer’s pages, it’s true, but the results of these operations, of a more or less explicitly commercial or plainly “televisual” nature, were not memorable (except for the boredom). It was not until the turn of the millennium that Kubrick’s playfully clear-eyed genius was brought to bear on the question, generating a fresh Dream Story with the disturbing Eyes Wide Shut, produced after a gestation of thirty years. This fact suggests that in his difficult relationship with his much-admired Schnitzler, the director was suffering from the very same “fear of the double” which Freud, in his famous letter of 1922 to the writer, admitted suffering from. Drawing out its implicit visual and visionary potential and exaggerating the essential ambivalence informing the short story ab imis, Kubrick manages also to turn it into something other. This

zione. Circostanza, questa, che autorizzò a ipotizzare nel rapporto problematico del regista con l’ammirato Schnitzler quello stesso “timore del sosia” confessato da Freud allo scrittore austriaco nella celebre lettera del 1922. Sviscerandone l’implicita potenzialità visiva e visionaria ed esasperando la costituitiva ambivalenza che informa ab imis la novella, Kubrick finisce per trasformarla in qualcosa anche di altro. Ciò, in primo luogo, per la pervasiva insistenza dell’atto di guardare (programmaticamente sovraesposto in tutta la sua ambivalenza fin dall’ossimoro del titolo) inoculato in un gioco ironico di perturbante “siderazione filmica” con lo spettatore, che, funambolicamente, è insieme bersaglio e complice, desto e sognante. L’ambiguità della visione si fa così visione dell’ambiguità del mondo (quello fuori di noi e quello che ci abita). L’infrazione kubrickiana più vistosa consiste nell’invenzione di sana pianta di una spiazzante e sinistra “spiegazione” finale (verosimile ma falsa). Non meno inquietante risulta l’emblematica trasformazione della primavera schnitzleriana (stagione in cui cade il carnevale) in un Natale destituito di ogni residuo senso del sacro e di speranza d’avvento, ridotto a rituale mascherata consumistica inscenata nell’abbagliante, fantasmagorico carosello metropolitano di luci e di merci (al punto da essere a ragione considerato speculare a quell’altra tetra carnevalata che è l’ormai notoria festa orgiastica in maschera per ricchi guardoni). Malgrado la fedeltà talvolta letterale nei dialoghi, Kubrick si concede in definitiva, come sempre, non poche argute, divertite licenze, dimostrando peraltro di far proprio l’aforisma dello stesso Schnitzler per cui: “Tradire per un preciso motivo, significa già quasi essere fedele.”

is due in the first instance to the pervasive insistence on the act of looking (deliberately overexploited in all its ambivalence, starting with the oxymoron of the title), inoculated by an ironic game of disconcerting “electrocution by film” with the spectator, who, precariously balanced, is both target and accomplice, wakeful and dreaming. The ambiguity of the vision thus becomes a vision of the ambiguity in the world (the one outside us and the one within us). Kubrick’s most evident transgression consists in having invented out of nowhere an unexpected, sinister (and plausible but false) final “explanation”. No less troubling is the emblematic transformation of Schnitzler’s springtime (the season when the carnival is held) into a Christmas shorn of any residual sense of the sacred and hope, reduced to a ritual consumerist charade set in the gaudy, phantasmagorical urban merry-go-round of lights and goods (to the extent that it is rightly regarded as the mirror image of that other grim farce that is the now notorious orgiastic masked ball for rich voyeurs). In spite of the occasionally literally faithful dialogue, in the end Kubrick cannot help indulging, as always, in a number of sharp, playful asides, revealing in so doing that he has taken to heart Schnitzler’s own dictum that “to betray for a precise reason, already means almost being faithful”.

girotondo. arthur schnitzler e il cinema / la ronde. arthur schnitzler and the cinema

Girotondo. Arthur Schnitzler e il cinema è una rassegna itinerante ideata da Clara Buonanno e Francesco Pitassio, aperta da un'anticipazione alle Giornate del Cinema Muto (Pordenone, ottobre 2007) e ospitata nel novembre del 2007 dal CEC di Udine e da Cinemazero di Pordenone. Prosegue ora con il Trieste Film Festival per cocludersi nella primavera di quest’anno, sempre a Trieste.

La Ronde. Arthur Schnitzler and cinema is a travelling exhibition edited by Clara Buonanno and Francesco Pitassio which had its preview at the Silent Film Festival (Pordenone, October 2007) and then was hosted in November 2007 by CEC in Udine and by Cinemazero in Pordenone. It now continues at the Trieste Film Festival and will be concluded in Trieste in the spring of this year.

Tutti i titoli presentati nella rassegna (in ordine cronologico) / here below all the films presented during the event (in chronological order)

Elskovsleg (August Blom, Holger Madsen, 1914)

The Affairs of Anatol (Cecil Blount De Mille, 1920)

Der junge Medardus (Mihály Kertész, 1923)

Fräulein Else (Paul Czinner, 1929)

Daybreak (Jacques Feyder, 1931)

Liebelei (Max Ophuls, 1932)

La Ronde (Max Ophuls, 1950)

Christine (Pierre Gaspard-Huit, 1958)

La Ronde (Roger Vadim, 1964)

Liebelei (Heinrich Schnitzler, 1969)

Fräulein Else (Hans-Jürgen Syberberg, 1987)

Das weite Land (Luc Bondy, 1987)

Ad un passo dall’aurora (Mario Bianchi, 1989)

Mio caro Dott. Gräsler (Roberto Faenza, 1990)

Eyes Wide Shut (Stanley Kubrick, 1999)

Berliner Reigen (Dieter Berner, 2006)

girotondo. arthur schnitzler e il cinema / la ronde. arthur schnitzler and the cinema

THE AFFAIRS o F ANATo L

Fragilità, sei femmina!

Cecil Blount De Mille

Usa

1920, 35mm, b-n / b-w, 85’ didascalie ceche / Czech intertitles

Soggetto / Script: dal ciclo di atti unici Anatol (1886-1916) di / based on the series of one-acts plays Anatol (1886-1916) by Arthur Schnitzler. Sceneggiatura / Screenplay: Jeanie Macpherson. Fotografia / Photography: Karl Struss, Alvin Wickoff. Montaggio / Editing: Anne Bauchens. Scenografia / Art Director: Paul Iribe. Interpreti / Cast: Wallace Reid, Gloria Swanson, Wanda Hawley, Theodore Roberts, Elliott Dexter, Theodore Kosloff, Agnes Ayres, Monte Blue, Bebe Daniels. Produzione / Produced by: Famous PlayersLasky.

Anatol ritiene di avere un rapporto difficoltoso con la moglie. Per questa ragione, cerca conforto e soddisfazione in una serie di relazioni extraconiugali: Emilie, Annie, Satan Synne. Ma ciascuna di queste ha esiti imprevisti e piuttosto comici. Anatol, infine, torna alla ragionevole sicurezza del matrimonio. Pur avendo concesso i diritti per l’adattamento del ciclo di atti unici, Schnitzler fu tutt’altro che soddisfatto dell’adeguamento del suo emblematico personaggio alle forme della commedia erotica di De Mille: “… La primavera scorsa ho avuto l’occasione di vedere questo Anatol, anche se, a dire la verità, non l’ho riconosciuto subito. Infatti l’ho trovato sposato, intento a riportare sulla retta via ragazze traviate (ma era poi la retta via?), cosa che faceva giustamente innervosire sua moglie. … Dopo alcune avventure di questo genere abbandona questo sport di salvatore di anime e riconquista la moglie, la quale nel frattempo ha ‘flirtato’, come si usa in America, in modo misurato e molto innocente con Mar.” (A. Schnitzler, 1923) (fp)

Anatol believes he has a difficult relationship with his wife. For this reason he seeks comfort and understanding in a series of extramarital affairs: Emilie, Annie, Satan Synne. But all of these experiences have unexpected and rather comic outcomes. In the end, Anatol returns to the reliable safety of marriage. Although he had sold the rights to the adaptation of this series of one-act plays, Schnitzler was anything but bappy with the way his emblematic character was refashioned to fit the requirements of De Mille’s erotic comedy: “[…] I had the opportunity to see this Anatol last spring, even though, to tell the truth, I didn’t recognize it at first. It turns out he’s married and intent on redeeming girls who have strayed (but is it really redemption?); something which rightly exasperates his wife. […]. After a few adventures of this kind, he gives up this sport of saving souls and wins over his wife again, who in the meantime has been flirting with Mar in a measured and innocent way, as one does in America”. (A. Schnitzler 1923)

girotondo. arthur schnitzler e il cinema / la ronde. arthur schnitzler and the cinema

BERLINER REIGEN

Girotondo berlinese / Berlin Round Dance

Dieter Berner

Germania / Germany

2006, Super 16mm, col., 85’ v.o. tedesca / German o.v.

Soggetto / Script: liberamente ispirato a Reigen (Girotondo, 1896-97) di Arthur Schnitzler / Freely based on Arthur Schnitzler’s Reigen (La Ronde, 1896-97). Sceneggiatura / Screenplay: Paul Schwarz, Silke Schulz, Heiko Martens, Hilde Berger. Fotografia / Photography: Felix Leiberg. Montaggio / Editing: Robert Hentschel. Musica / Music: Mark Chaet. Suono / Sound: Mathias Steinach. Scenografia / Art Director: Petra Ringleb, Katharina Kownatzy. Costumi / Wardrobe: Sandra Müller. Interpreti / Cast: Nicole Reitzenstein, Florian Hertweck, Laina Schwarz, Robert Gwisdek, Nina Machalz, Dirk Talaga, Jana Klinge, Sebastian Stielke, Johanna Geissler, Vincent Dodemma. Produzione, distribuzione internazionale / Produced by, World Sales: Hochschule für Film und Fernsehen “Konrad Wolf” (HFF - Potsdam).

Dieci episodi, dieci attori, dieci fugaci interludi sessuali intrecciati nella Berlino di oggi in un amaro girotondo che ricalca i dieci dialoghi di Schnitzler, riconfermandone la spietata concezione erotica. Emblematicamente, la cornice in cui si inscrive il cambio di scena tra un incontro e l’altro, è rappresentata dall’impassibile circolarità di una gelida pista di pattinaggio sul ghiaccio all’aperto, su cui scivolano solitari, uno per volta, i dieci “cuori in inverno”. La riduzione schnitzleriana dei personaggi a tipizzazioni paradigmatiche della stratificazione sociale della Vienna del suo tempo è attualizzata, in Berliner Reigen, conformemente alla realtà metropolitana contemporanea: il “soldato” diventa uno spacciatore di droga, “la cameriera” una smarrita maestrina ucraina emigrata per mantenere il figlioletto, “il marito” un dentista, “il poeta” un fotografo di fama… Contestualmente, anche lo stile linguistico e il tenore comunicativo ed espressivo dei dialoghi si appiattisce nella diffusa povertà lessicale odierna indotta dall’omologazione. A differenza di Schnitzler (e del suo raffinato interprete per immagini, Max Ophuls, cui non mancano allusioni) l’atto sessuale non viene relegato fuori scena, bensì esplicitato, in modo tutt’altro che compiacente, attraverso una sessualità stanca e disgustata: talvolta brutale (uno stupro), talaltra annoiata o solo pigramente fantasticata, talaltra, ancora, inconsapevolmente immemore di sé (il conte, ubriaco fradicio), ma, in ogni caso, crudelmente devitalizzata. Frutto del lavoro degli studenti della scuola di cinema di Babelsberg, Berliner Reigen è stato girato con budget esiguo in soli venticinque giorni a Brandeburgo e Berlino. Qui, esattamente pochi giorni prima della sua demolizione, il palazzo del Parlamento dell’ex DDR ha fornito il set all’evento mondano che riunirà casualmente i dieci, le cui inaridite esistenze si sono sfiorate, allacciate con distratta, epidermica indolenza o rabbia, ma senza mai incontrarsi, incapaci di quello slancio che consentirebbe loro di sporgere dalla circolarità indifferente e disperatamente nauseata delle rispettive solitudini. D’altronde, la solitudine sembrerebbe ontologica e ineliminabile: non a caso il cerchio si chiude proprio su quel pianto finale, inconsolabile e ineludibile, del bambino lasciato solo dalla madre. (cb)

Ten episodes, ten actors, ten fleeting sexual interludes snatched in modern-day Berlin in a bitter merry-goround based on Schnitzler’s ten dialogues, underlining once again the merciless tone of his erotic fancies. The changeover between one meeting and another takes place emblematically on an appropriately round open-air ice rink, on which the ten “hearts in winter” take turns to skate alone. Schnitzler’s device of reducing these figures to stylized tokens typifying the different layers of Viennese society in his day is repeated in Berliner Reigen in a way that matches the composition of the present-day city: “the soldier” becomes a drug pusher, “the maid” a Ukrainian primary school teacher who has emigrated so she can provide for her son, “the husband” a dentist, “the poet” a famous photographer… At the same time, the style of language and the quality and content of the dialogue are suitably impoverished to reflect the lexical deterioration caused by the undermining of meaning. Unlike in Schnitzler (and in his elegant cinematographic adaptor Max Ophuls, who is not infrequently alluded to), the sexual act itself is not confined offstage, but explicitly depicted, in a way that is anything but self-indulgent. The sex scenes contain episodes of sordid and exhausted sexuality, sometimes straying towards the brutal (a rape), sometimes merely bored or lazily fantasized, and at others glumly oblivious (the count, blind drunk), but in every case, cruelly devitalized. Berliner Reigen was made by the students of the Babelsberg film school and was shot on a shoestring in only twenty-five days in Brandenburg and Berlin. Here, just a few days before it was pulled down, the parliament of the former DDR provided the set for the society event which by chance brings the ten characters together, and where their desiccated lives brush past one another, with the occasional, short-lived angry or absent-minded contact, but never truly meeting and always entirely lacking the confident energy that would enable them to break free of the indifferent and desperately nauseated drift of their separate solitudes. But in any case solitude would seem to be an inherent and inescapable ingredient of their world. It is no accident that the circle closes on the final, despairing, inevitable cry of the child left alone by his mother.

DAYBREAK

La piccola amica

Jacques Feyder

Stati Uniti / Usa 1931, 35mm, b-n / b-w, 75’ v.o. inglese / English o.v.

Soggetto / Script: dalla novella Spiel im Morgengrauen (Gioco all’alba, 1926-27) di / based on Spiel im Morgengrauen (Night Games, 1926-27) by Arthur Schnitzler. Sceneggiatura / Screenplay: Ruth Cummings, Cyril Hume. Fotografia / Photography: Merritt B. Gerstad. Montaggio / Editing: Tom Held. Suono / Sound: Douglas Shearer. Scenografia / Art Director: Cedric Gibbons. Costumi / Wardrobe: René Hubert. Interpreti / Cast: Ramon Novarro, Helen Chandler, Jean Hersholt, C. Aubrey Smith, William Bakewell, Kent Douglass (Douglass Montgomery), Glenn Tyron. Produzione / Produced by: Metro-Goldwyn-Mayer.

Willi è un fatuo sottotenente dell’Imperial Regio esercito. Trascorre una notte in una casa equivoca e in una sala di gioco d’azzardo. Incontra Laura, una ragazza dolce e ignara, con la quale passa la notte; al

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mattino, le lascia del denaro. Laura è affranta dal trattamento, e diviene la protetta del Signor Schnabel, un uomo dalla dubbia reputazione. In occasione di una partita a carte, Willi perde una somma ingente, divenendo debitore del Signor Schnabel: se non riuscirà a solvere la sua pendenza per l’alba, sarà costretto a suicidarsi.

Secondo adattamento hollywoodiano di testi di Arthur Schnitzler, Daybreak in realtà non prende in considerazione la sceneggiatura elaborata dallo scrittore viennese per un possibile adattamento della sua novella. Tuttavia, la regia è affidata dalla MGM a Jacques Feyder: il cineasta francese nel decennio precedente ha fatto della stilizzata traduzione di testi letterari per il grande schermo il suo marchio, unitamente alla sensibilità per la rappresentazione ambientale. Reduce dalla regia di Greta Garbo in The Kiss (1929), Feyder realizza un’opera di mediazione tra modo di produzione hollywoodiano e stile europeo. (fp)

Willi is a witless second lieutenant in the imperial army. He spends a night in a baudy house and in a casino. He meets Laura, a sweet, naïve girl, whom he takes to bed, and in the morning he gives her some money. Laura is shocked by this treatment and agrees to become the mistress of Herr Schnabel, a man of dubious reputation. Willi loses a huge sum during a game of cards and ends up in debt to Herr Schnabel. He has until dawn to find the money to pay him back, otherwise he will have to commit suicide. This is the second adaptation for Hollywood of a work by Arthur Schnitzler. In fact, Schnitzler’s own screenplay based on his short story, drafted previously in view of a possible adaptation, was not used in Daybreak. However, MGM chose as director Jacques Feyder, a French filmmaker who in the previous decade had turned stylized translations of literary works and a feeling for carefully prepared settings into his own trademark style. Fresh from directing Greta Garbo in The Kiss (1929), Feyder managed to combine classic Hollywood production values with a European approach to filmmaking.

EYES WIDE SHUT

Stanley Kubrick

Gran Bretagna / United Kingdom 1999, 35 mm, col., 159’ v.o. inglese / English o.v.

Soggetto / Script: liberamente ispirato a Traumnovelle di Arthur Schnitzler (Doppio sogno, 1925) / freely based on Arthur Schnitzler’s Traumnovelle (Dream Story, 1925). Sceneggiatura / Screenplay: Stanley Kubrick, Frederic Raphael. Fotografia / Photography: Larry Smith. Montaggio / Editing: Nigel Galt. Musica / Music: Jocelyn Pook. Suono / Sound: Edward Tise. Scenografia / Art Director: Les Tomkins, Roy Walker. Costumi / Wardrobe: Marit Allen. Interpreti / Cast: Tom Cruise, Nicole Kidman, Sydney Pollack, Marie Richardson, Todd Field, Rade Šerbedžija, Leelee Sobieski, Vinessa Shaw, Fay Masterson, Alan Cumming, Sky Dumont, Julienne Davis, Madison Edington. Produzione / Produced by: Stanley Kubrick Productions, Warner Bros. Pictures.

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“Devo proprio essere sincero Ziegler”.

Schnitzler secondo Kubrick. La Vienna frivola e gaudente del primo Novecento, luogo per eccellenza di seduzione e di piaceri fugaci, si traduce nell’a-temporale anonimato di una New York ricostruita in studio e nelle vie di Londra: uno scenario sfavillante di luci e di tutti i colori dell’arcobaleno, dietro al quale però di piacere non c’è che l’ingannevole promessa. Un paesaggio urbano meta-storico labirintico e spettrale, che è insieme perturbante paesaggio interiore, assurge a protagonista del film, evidenziando lo smarrimento metropolitano dell’individuo moderno, cui non è dato più di incontrare “neanche un’anima” tra i molti volti atteggiati a maschera. Come è noto, la vicenda ambivalente delle inquietudini parallele che struttura questa “commedia dei disinganni e dei desideri insoddisfatti” (Farese) e che ha nel sogno la sua forma e il suo contenuto, è incentrata sulla giovane, bella e agiata coppia formata dal medico Bill Harford (Fridolin) e dall’ironica moglie Alice (Albertine), che Kubrick fa interpretare da una coppia di attori famosi che nella vita reale pareva allora godere di ottima salute. Il desiderio coatto di avventure del giovane medico in crisi d’identità (ennesimo personaggio schnitzleriano affetto da musiliana assenza di qualità) si declina in una serie di “stazioni” che lo portano a perdersi negli insidiosi meandri notturni della metropoli e della propria psiche “come in sogno”. Malgrado la fedeltà talvolta letterale alla novella di Schnitzler, Kubrick si prende non poche ironiche licenze, portandone alle estreme conseguenze l’implicita carica perturbante e finendo per trasformarla in qualcosa anche di altro, anche e soprattutto in un grande film sulla paura. (cb)

"And I must be completely frank Ziegler".

Schnitzler as seen by Kubrick. The frivolous and hedonistic Vienna of the early twentieth century, the place of choice for seduction and transient pleasures, is translated into the a-temporal anonymity of a New York recreated in the studio and in the streets of London. A gaudy setting with lights in all the colours of the rainbow, but behind which the only pleasure is the illusion of a promise. The mazy, ghostly, meta-historical urban setting reflected in a disturbing inner landscape acquire a central importance in the film and are emblematic of the metropolitan anomie of modern man, where he meets “not a soul” among the multitude of masked faces. As is well known, the ambivalent story of the parallel anxieties that form the framework of this “drama of disillusionment and unsatisfied desires” (Farese) and which takes the form and development of a dream, is centred on a young, beautiful and wealthy couple, a doctor, Bill Harford (Fridolin), and his ironic wife Alice (Albertine), played by a pair of famous stars who at the time seemed to be the archetypal happy couple. The irresistible desire for strong emotions felt by the young doctor, who is going through an identity crisis (one of many characters in Schnitzler suffering from what Musil called a lack of qualities), leads him in a series of “stages” to lose himself in the sleazy nocturnal meanders of the city and of his own mind “as if in a dream”. In spite of the occasionally literal faithfulness to Schnitzler’s short story, Kubrick takes several ironic liberties with the text, heightening its disquieting implications to their extremes and ending up going beyond the original and turning it into something other, including, above all, a great film on the nature of fear.

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DER JUNGE m EDARDUS

La congiura dei Valois / Young Medardus

Mihály Kertész (Michael Curtiz)

Austria

1923, 35mm, b-n / b-w, 105’ didascalie tedesche / German intertitles

Soggetto / Script: dalla storia drammatica Der junge Medardus (1910) di / based on Young Medardus (1910) by Arthur Schnitzler. Sceneggiatura / Screenplay: Arthur Schnitzler, Ladislaus Vajda. Fotografia / Photography: Eduard von Borsody, Gustav Ucicky. Scenografia / Art Director: Julius von Borsody, Arthur Berger. Interpreti / Cast: Michael Varkony, Agnes d’Ester (Esterházy), Karel Lamač, Anny Hornik, Michael Xantho, Ferdinand Onno, Maria Hegyesi, Julius Szőregy. Produzione / Produced by: Sascha Film AG.

Vienna, 1809. Napoleone avanza verso la capitale dell’Impero Asburgico. Un giovane borghese austriaco, Medardus, si appresta ad arruolarsi nelle fila dei difensori della città, ancor più infuocato dal ricordo della morte del padre, caduto ad Austerlitz. Sua sorella Agathe ama un nobile francese, François, la cui famiglia è fuggita dalla Francia imperiale. La loro unione è impedita dal Conte di Valois, padre di François: i due scelgono di morire insieme. Per vendicarsi, Medardus tenta di sedurre Hélene, sorella di François, mentre Napoleone conquista Vienna. Sarà Medardus a trovarsi irretito nelle rete dei complotti aristocratici. Si tratta dell’adattamento alla cui lavorazione Arthur Schnitzler ha partecipato più direttamente, redigendo una prima sceneggiatura nel 1920 da uno dei suoi lavori teatrali di maggior successo; rivedendola nel 1923 su impulso della Sascha, che affida il film a Kertész per il quale il drammaturgo dichiarava la propria stima e ammirazione; controllando infine il girato e le didascalie in vista della edizione finale. “Mi fa piacere che ora l’azione del film non si discosti troppo da quella del lavoro teatrale e questo è merito della abile rielaborazione di Vajda.” (A. Schnitzler, 1923) (fp)

Vienna, 1809. Napoleon is advancing on the capital of the Hapsburg Empire. A young Austrian of good family, Medardus, hurries to sign up to defend the city, with the added incentive of the memory of his dead father, killed at Austerlitz. His sister Agathe is in love with a French nobleman, François, whose family fled from the new imperial regime in France. Their marriage has been forbidden by François’s father the Count of Valois and the two decide on a suicide pact. In order to get his revenge, Medardus tries to seduce Hélène, François’s sister, while Napoleon conquers Vienna. But Medardus himself gets drawn into the web of aristocratic intrigue. This is the film adaptation with which Schnitzler was most closely associated, making a first draft in 1920 from one of his most successful theatre plays. He was then encouraged to revise it in 1923 by the Sascha studio, which then appointed as director Kertész, for whom the dramatist had great respect and admiration. Schnitzler himself checked the footage and captions in the final cut. “I’m pleased that now the plot of the film is not so different from the play, thanks to Vajda’s skilful adaptation.” (A. Schnitzler, 1923)

LIEBELEI

Amanti folli / Flirtation

Max Ophuls

Germania / Germany 1932, 35 mm, b-n / b-w, 90’ v.o. tedesca / German o.v.

Soggetto / Script: dal dramma teatrale omonimo (Amoretto, 1895) / based on the play of the same title (Flirtation, 1895) by Arthur Schnitzler. Sceneggiatura / Screenplay: Curt Alexander, Hans Wilhelm, Max Ophuls (con la consulenza di / consultant Felix Salten). Fotografia / Photography: Franz Planer. Montaggio / Editing: Friedl Buckow. Musica / Music: Théo Mackeben. Suono / Sound: Hans Grimm. Scenografia / Art Director: Gabriel Pellon. Costumi / Wardrobe: Adolf Braun. Interpreti / Cast: Magda Schneider, Wolfgang Liebeneier, Luise Ullrich, Willy Eichberger, Gustav Gründgens, Olga Tchekowa, Paul Hörbiger, Werner Finck, Théo Lingen, Lotte Spira, Bruno Kastner, Walter Steinbeck. Produzione / Produced by: Elite Tonfilm Produktion Berlin.

“Ho intitolato il lavoro Amoretto con un punta difficilmente non avvertibile di dolorosa ironia… Avrei potuto intitolare il dramma: Il grande amore di Christine.” (A. Schnitzler)

Bergman stimava il testo di Schnitzler meraviglioso, ma il film di Ophuls un capolavoro, che svetta tuttora ineguagliato per l’incanto poetico con cui il regista dispiega, con tocco sicuro ma delicato, la sua ricognizione attorno a quel confine decisivo che separa e connette amore e amoretto senza amore, marcandone la differenza. Truffaut, che lo aveva eletto “il nostro cineasta de chevet”, sottolineava come Ophuls fosse “l’avvocato delle sue eroine, il complice delle donne”. Anche in Liebelei la protagonista è una donna, Christine, incarnazione della “dolce fanciulla” schnitzleriana che si offre senza riserve alla fragilità del sogno amoroso. Christine si innamora con ardente candore di Fritz, ma le conseguenze dell’ormai trascorsa relazione segreta del giovane ufficiale con una baronessa si frappongono ineluttabilmente alla felicità che pareva dischiuderlesi: sfidato a duello dal barone Eggerdorff, marito dell’ex-amante, Fritz ha la peggio. Nel film il duello cruciale (di cui Christine apprende incredula solo dopo) è rappresentato indirettamente, di riflesso, fuori campo.

Tra le molte invenzioni, aggiunte e varianti introdotte con libertà e arguzia dal regista, l’intervento più incisivo consiste nella conversione del dramma di Schnitzler in melodramma, che consente a Ophuls di attenuare non di poco la desolata asprezza del testo schnitzleriano. Se là l’amore di Christine era infelice perché non corrisposto, nel film, invece, è infelice perché contrastato da terzi. Il mutamento di senso è rilevante: la Christine di Ophuls, certa dell’amore dell’amato, comprende che egli “non è morto per un’altra donna, ma a causa di un’altra donna”. La logica del melodramma, refrattaria ai finali aperti (come in Schnitzler), fa approdare inoltre Christine al gesto fatale, il lancio nel vuoto. (cb)

“I entitled this work Liebelei (Flirtation), with a hint of painful irony that is certainly not hard to detect… I could have called it Christine’s Great Love.” (A. Schnitzler)

Bergman thought Schnitzler’s work was wonderful, but considered Ophuls’s film a masterpiece. Indeed, it is still unrivalled in the poetic poignancy with which the director explores with his sure yet delicate touch the crucial border separating and linking love and loveless flirting, bringing out the difference. Truffaut, who designated him “our bedside filmmaker”, stressed how Ophuls was “his heroines’ advocate, his women’s accomplice”. In Liebelei the protagonist is once again a woman, Christine, the embodiment of Schnitzler’s “sweet girl”, who surrenders herself unreservedly to the fragile dream of true love. Christine falls deeply, candidly in love with Fritz, but the consequences of the young officer’s earlier relationship with a baroness inexorably conspire to frustrate the happiness that seemed to open before her. Challenged to a duel by Baron Eggerdorff, his former lover’s affronted husband, Fritz comes off worst. In the film, this key duel (about which Christine is only informed afterwards) is shown only indirectly, off screen.

Of all the many additions and variations freely and shrewdly introduced by the director, the most telling is the idea of turning Schnitzler’s drama into a melodrama, enabling Ophuls to tone down the bleak grimness of Schnizler’s story considerably. While in the original version Christine’s is a forlorn love because it is unrequited, in the film external forces are responsible for her despair. This adds up to a considerable change in emphasis: Ophuls’ Christine is confident of her loved one’s adoration and realizes that he “did not die for another woman, but on account of another woman”. It is out of the question to have an open ending (such as Schnitzler’s) in a melodrama, which means she has to go through with her desperate act and throw herself to her death.

LIEBELEI

Amoretto / Flirtation

Heinrich Schnitzler

Austria 1969, Quadruplex 2'', col., 90’ v.o. tedesca / German o.v.

Soggetto / Script: dal dramma teatrale omonimo (Amoretto, 1895) / based on the play of the same title (Flirtation, 1895) by Arthur Schnitzler. Interpreti / Cast: Michael Heltau, Leopold Rudolf, Marianne Nenwitch, Gertraud Jesserer.

Heinrich Schnitzler, figlio di Arthur, fu un lodato regista teatrale, oltre che attento custode della memoria paterna, attraverso l’edizione e la cura di una parte consistente del corpus di opere schnitzleriane. Liebelei è la messa in scena televisiva di uno dei drammi più celebrati del letterato viennese. (fp)

Heinrich Schnitzler, Arthur’s son, was a highly-regarded theatre director, as well as an assiduous custodian of his father’s memory, publishing and editing a considerable part of his oeuvre. Liebelei is a television adaptation of one of the Viennese writer’s most famous plays.

m I o CAR o D oTTo R GRÄSLER

The Bachelor

Roberto Faenza

Italia - Ungheria / Italy - Hungary 1990, 35mm, col., 113’ v.o. italiana / Italian o.v.

Soggetto / Script: liberamente ispirato alla novella Doktor Gräsler, Badearzt (1917, trad. it. Il dottor Gräsler medico termale) di Arthur Schnitzler / freely based on Arthur Schnitzler’s Doktor Gräsler, Badearzt (1917).

Sceneggiatura / Screenplay: Roberto Faenza, Ennio De Concini. Fotografia / Photography: Giuseppe Rotunno. Montaggio / Editing: Claudio Cutry. Musica / Music: Ennio Morricone. Suono / Sound: Roberto Petrozzi. Scenografia / Art Director: Giantito Burchiellaro. Costumi / Wardrobe: Milena Canonero, Alberto Verso. Interpreti / Cast: Keith Carradine, Miranda Richardson, Kristin Scott Thomas, Max von Sydow, Mario Adorf, Sarah-Jane Fenton, Mari Töröcsik, Franco Diogene. Produzione / Produced by: Eidoscope International, Medienpark Budapest, Reteitalia. Per gentile concessione di / Courtesy of: Ripley's Home Video

È tuttora l’unica valida trasposizione cinematografica degna di questo nome di matrice italiana ispirata a Schnitzler.

Sabine: “Lei cambia spesso idea?”

Gräsler: “No. Sì, qualche volta.”

Lo scambio di battute, estrapolato dal film, esemplifica lapidariamente il cuore della vicenda del medico termale, oscillante tra l’Europa e Lanzarote (nelle Canarie). Affetto da una patologica titubanza che lo induce a una fuga coatta da se stesso e dalla pienezza amorosa, Gräsler perde tutte le donne che lo amano, condannandosi a un arido destino di solitudine. Caratterizzato dalla rigidità da marionetta e dall’indeterminata insignificanza di molti altri personaggi maschili schnitzleriani, la musiliana assenza di qualità di Gräsler si declina in una tragicomica inettitudine a vivere che, nello stesso tempo, è anche autocommiserevole difesa protettiva dalla vita stessa. Assediato dai rimorsi e dal vuoto lasciato dal suicidio della sorella, che viveva a tal punto all’ombra del fratello che, vedendoli inseparabili, tutti li credevano marito e moglie, il medico, ormai giunto alla mezz’età, tenta di legarsi a Sabine, ma fallisce. Credendo poi di aver provocato la morte della giovane e innamorata Katharina (che lo ha congedato, come già Sabine), Gräsler “decide” di uccidersi con la pistola, salvo poi cambiare idea anche su questo; “decide” quindi di lasciare la professione, per poi fare esattamente il contrario. Finirà facile preda di una scaltra vedova civettuola e un po’ invadente (con tanto di figlia). L’invenzione più felice di Faenza riguarda la scelta di far interpretare due personaggi (la sorella e la vedova) dalla stessa attrice (Richardson), allo scopo di evidenziare, attraverso lo stesso volto di donna, la circolarità senza progresso del protagonista. (cb)

This is still the only convincing Italian film adaptation of one of Schnitzler’s works worthy of the name.

Sabine: “Do you often change your mind?”

Gräsler: “No. Yes, sometimes.”

This exchange, taken from the film, puts in a nutshell what lies at the heart of the story of this spa doctor, as he flits between Europe and Lanzarote (in the Canaries). Suffering from a pathological indecisiveness that inevitably leads him to escape from himself and the fullness of love, Gräsler loses all the women who fall in love with him, leaving him with only an empty loneliness. Characterized by the puppet-like stiffness and undefined insignificance of many other male figures in Schnitzler, Gräsler displays the lack of qualities encountered in Musil. In his case, the condition takes the form of journeying through life with a tragicomic clumsiness which is at the same time a self-indulgent defence against life itself. Beset by remorse and the emptiness caused by the suicide of his sister, who lived in her brother’s shadow to such an extent that since everyone always saw them together, they naturally thought them man and wife, the doctor reaches middle age and tries to establish a relationship with Sabine, but fails. Thinking he is responsible for the death of the young Katharina (who in spite of her love left him, as had Sabine before her), Gräsler “decides” to shoot himself, but changes his mind about this too. So he “decides” to drop his profession, but actually does the exact opposite. He ends up the easy prey of a nosy, cunning, flirt of a widow, who has a daughter in tow to boot. Faenza’s most successful modification is having the same actress (Richardson) play two separate parts (the sister and the widow), so as to highlight through the woman’s own face the circular nature of the protagonist’s life.

DAS WEITE LAND

L’ampio paese / The Vast Domain

Luc Bondy

Austria - Germania - Francia - Italia / Austria - Germany - France - Italy

1987, 35 mm, col., 103’ v.o. tedesca / German o.v.

Soggetto / Script: dalla pièce teatrale omonima di Arthur Schnitzler (L’ampio paese, 1911) / based on the play of the same title by Arthur Schnitzler (The Vast Domain, 1911). Sceneggiatura / Screenplay: Meir Dohnal, Luc Bondy, Michel Butel. Adattamento teatrale / Theatre Adaptation: Botho Strauss. Fotografia / Photography: Thomas Mauch. Montaggio / Editing: Ingrid Koller. Musica / Music: Heinz Leonhardsberger. Costumi / Wardrobe: Beatrice Stein-Lepert, Birgit Hutter. Interpreti / Cast: Michel Piccoli, Bulle Ogier, Wolfgang Hübsch, Barbara Rebeschini, Milena Vukotic, Jutta Lampe, Dominique Blanc, Paul Burian, Gabriel Barylli, Friedrich Hammel, Jeff Layton, Paulus Manker, Dorothea Parton, Alain Cuny. Produzione / Produced by: Arabella Filmproduktion/Satel-Film (Wien), Almaro Film (München). Coproduzione / Co-produced by: Westdeutscher Rudfunk, Antenne 2, Österreichischer Rundfunk, Radiotelevisione Italiana, RAI 2.

Trasposizione per il piccolo schermo della “tragicommedia” (la definizione è dello stesso Schnitzler)

L’ampio paese, che lo scrittore riteneva “il più efficace” dei suoi lavori teatrali. La vicenda è incentrata su

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di un esponente dell’alta borghesia viennese del primo Novecento, l’industriale Friedrich Hofreiter. Figura emblematica di carnefice e vittima insieme, è considerato a ragione uno dei personaggi schnitzleriani più riusciti, la cui statura prende ala nell’accettazione (decorosa ma non rassegnata) del proprio bruciante fallimento, allorché la stessa logica implacata e implacabile di dominio da lui agita con sprezzante cinismo nell’illusione di poter tutto e tutti controllare, gli sfugge di mano finendo per ritorcerglisi contro, travolgendolo. Hofreiter, infatti, impone alla moglie Genia un ménage coniugale “aperto” e anticonformista, salvo poi sfidare a duello, uccidendolo, il di lei giovane amante. Il contraltare di Hofreiter è un’attrice, che nella vita non esita a gettare la maschera mondana con indole schietta e incorrotta integrità morale. È lei la madre del giovane ufficiale ucciso, ma ciò non le impedisce la clemenza del perdono nei confronti di Genia. La parabola esemplare dell’uomo d’affari Hofreiter, che riconferma la tragica concezione erotica di Schnitzler, si inscrive in una stagione in cui, sgretolatisi ormai di fatto i valori tradizionali fondanti la società borghese, questa vacilla sull’abisso di una desolata disgregazione dei sentimenti. L’operazione si caratterizza come un ben riuscito film d’attori, più che di regia. Affiancato da partners di robusto talento, vi giganteggia con misurata ma vibrante intensità e sottigliezza di sfumature Piccoli, che restituisce volto, sguardo e corpo all’insondabile paesaggio interiore di Hofreiter. (cb)

“Nell’ampio paese dell’anima, un concetto che Schnitzler mutua dal romanzo Effi Briest di Fontane, ogni ricerca affannosa di un ordine è solo puro artificio, poiché ‘la condizione naturale… è il caos’.” *

A television adaptation of the “tragicomedy” (the definition is Schnitzler’s) The Vast Domain, which the writer considered to be “the most effective” of his plays. The plot is centred on a member of the haute bourgeoisie in early twentieth century Vienna, the industrialist Friedrich Hofreiter. Emblematic of both murderer and victim, this figure is rightly regarded as one of Schnitzler’s most successful characters. His stature takes wing in his acknowledgement (dignified but not resigned) of his own searing failure, when the unrestrained and unrelenting belief in command he deploys with contemptuous cynicism, in the illusion of being able to do and direct everything, slips out of his control and destroys him. Hofreiter forces his wife Genia to accept an “open”, unconventional marriage, except that he then feels obliged to challenge her lover to a duel and kills him. Hofreiter’s foil in the story is an actress who in life has no hesitation in unaffectedly casting away her worldly mask, with untarnished moral integrity. She is the mother of the young officer who has been shot, but this does not prevent her magnanimously forgiving Genia. The exemplary parable of Hofreiter the businessman, which reiterates Schnitzler’s tragic view of eroticism, is illustrative of a period when the traditional values supporting the bourgeois edifice had been undermined, leaving it teetering on the edge of an abyss of wretchedly scattered feelings. The result is a successful film owing more to the skill of the actors than to the sure hand of the director. Well backed up by the considerable talents of his supporting actors, Piccoli unfurls his vibrant intensity and a full range of subtle shades, lending a face, expression and body to Hofreiter’s unfathomable inner landscape.

“In the distant land of the soul, a concept which Schnitzler borrows from Fontane’s novel Effi Briest, all feverish reaching after order is a total waste of time, as ‘the natural condition of things… is chaos’.” *

* Giuseppe Farese, Arthur Schnitzler. Una vita a Vienna, 1862-1931, Mondadori, 1997.

lo schermo triestino 2: tullio kezich.

produrre e scrivere per il cinema cinema people

of trieste 2: tullio kezich. a

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PRENDERE IL CAFFÈ… DA NoI di Alberto Lattuada

Riccardo Costantini, Federico Zecca

Senza rischio alcuno di iperbole, la produzione intellettuale di Tullio Kezich appare di sconfinata vastità: qualunque tentativo di razionalizzarne analiticamente i contorni deve fare fronte sia alla sua “lunga durata” (più che sessantennale) sia alla sua multiforme morfologia (cinematografica, teatrale, letteraria e televisiva). Ma la magmatica varietà dell’opera kezichiana non deve tranne in inganno: dietro la sua eterogeneità formale è facile rintracciare una serie di costanti stilistiche che manifestano la presenza di un punto di vista unitario.

L’opera kezichiana va inquadrata attraverso focali diverse, per metterne in luce sia la rilevanza artistica che la costanza professionale. Possiamo considerarla come il prodotto di una personalità quasi rinascimentale, precocissima nello sviluppare i suoi mille talenti e di declinare la propria scrittura in forme molteplici, trovandosi in tutte pienamente a suo agio. Oppure, possiamo considerarla come l’abbondante produzione di un pragmatico esponente della moderna intellettualità italiana, capace di orientarsi con agio nel mare mosso dell’industria culturale nostrana, di passare con facilità da un medium all’altro e di raggiungere infine le vette più alte del mestiere di critico cinematografico, prima su «la Repubblica» e poi sul «Corriere della Sera». Kezich si libera piuttosto velocemente dall’influenza di Guido Aristarco, con cui aveva cominciato a collaborare nel 1951, ai tempi di «Cinema», e che aveva seguito nell’avventura di «Cinema Nuovo». Avverso ai rigidi schematismi intellettuali, Kezich supera le polarizzazioni politiche che contrappongono il cinema hollywoodiano al cinema d’autore, il cinema neorealista al cinema popolare. Nel far ciò, non rinuncia a ogni forma di impegno critico, ma ne sviluppa uno suo proprio,

We can state without risk of hyperbole, that the intellectual output of Tullio Kezich is of vast extent; any attempt to rationalise its framework in an analytical manner must take into account its “long duration” (more than 60 years) and its multiform morphology (cinema, theatre, literature, television). But the huge variety of Kezich’s oeuvre must not deceive us: behind its formal heterogeneousness, it is easy to trace out a series of stylistic constants manifesting the presence of a single point of view.

Kezich’s oeuvre must be looked at from different points of view, in order to highlight both the artist relevance and the professional constancy. We can consider it the product of an almost Renaissance personality, highly precocious in developing a thousand talents and his own writing in many ways, finding himself quite at ease with all of them. Or we may consider it as the abundant production of a pragmatic exponent of modern Italian intellectualism, able to orient himself with ease in the troubled waters of our local industrial culture, of passing without difficulty from one medium to another and, finally, to reach the highest peaks of the trade of film critic, firstly for «la Repubblica» and then for «Corriere della Sera».

Kezich freed himself fairly quickly of the influence of Guido Aristarco, with whom he had started working in 1951, during the period of «Cinema», and whom he had followed in the «Cinema Nuovo» adventure. Averse at rigid intellectual frameworks, Kezich overcame the political polarisations setting Hollywood films against art films, neo-realist cinema against popular cinema. In doing this, he did not give up every form of critical involvement, but developed his own, personal, one, marked more by a deontologi-

di ascendenza in un certo senso più deontologica che politica, poiché basato più sulla trasparenza di uno sguardo al tempo stesso “connivente e spietato” verso il film, che su un punto di vista precostituito da reimpiegare alla bisogna.

La monografia dedicata a John Ford (1958), è un buon saggio della scrittura critica kezichiana, poiché ne manifesta le caratteristiche principali: l’attenzione rivolta al contesto storico e sociale di produzione (hollywoodiana) e ricezione (italiana), l’accurata indagine dei riferimenti culturali presenti nella filmografia del regista e la puntigliosa disamina di tutti gli elementi che compongono i film.

Kezich è sempre rifuggito da una concezione “fondatrice” della critica, intenta a indicare al cinema la via di un ideale estetico che essa stessa ha posto in essere, preferendole di gran lunga una visione personale e accorata, scevra da qualsiasi preinvestimento ideologico o metodologico. La tensione “fondatrice” di Kezich si è d’altronde declinata nel suo lavoro di produttore e autore cinematografico e televisivo. Con la “22 dicembre”, “società editoriale cinematografica” fondata sul finire del 1961 insieme a Ermanno Olmi, Kezich ha modo di manifestare le sue capacità di talent scout (è sua la “scoperta” di Lina Wertmüller e dei suoi Basilischi) e di impegnarsi per la realizzazione di un cinema diverso, fuori dagli schemi produttivi dell’epoca (si pensi a film come Una storia milanese di Eriprando Visconti, Il terrorista di Gianfranco De Bosio, La rimpatriata di Damiano Damiani). Nel suo lavoro di autore televisivo, non sempre accreditato, Kezich accorda il suo interesse per il “prodotto di qualità”, dai robusti valori estetici e culturali, alla vocazione “educativa” della RAI dell’epoca. Ciò è evidente se si considerano le importanti trasposizioni sveviane di Una burla

cal than a political stance, since it was based more on the transparency of a “conniving and pitiless” gaze at cinema, than on a pre-packaged point of view to be used as required.

The monograph dedicated to John Ford (1958) provides a fine example of Kezich’s critical writing, since it presents all of its main characteristics: a focus on the historical and social context of the production (in Hollywood) and reception (in Italy), a careful investigation of the cultural references present in the director’s filmography and a detailed examination of all the elements making up the films.

Kezich always spurned the “founding” concept of criticism, intent on showing cinema the way towards an aesthetic ideal it has itself created, preferring a personal and sorrowful vision, free of any ideological or methodological preconceptions. The “founding” tension of Kezich also appeared in his work as producer and author for cinema and television. With “22 dicembre”, a “cinematographic publishing house”, founded at the end of 1961 with Ermanno Olmi, Kezich was able to demonstrate his skills as talent scout (the “discovery” of Lina Wertmüller and of I Basilischi were his) and to work towards the realisation of a different cinema, outside the production frameworks of the time (it is worth here recalling films like Una storia milanese by Eriprando Visconti, The Terrorist by Gianfranco De Bosio, La rimpatriata by Damiano Damiani).

In his sometimes uncredited work for television, Kezich showed his interest in a “quality product” offering robust aesthetic and cultural values and with an “educational” vocation for the RAI of the time. This is evident if we consider the important adaptations

riuscita (1962) e de La coscienza di Zeno (1966), capaci di regalare allo scrittore triestino una popolarità che mai aveva avuto; oppure se si guarda al teatro-inchiesta de Il caso Fuchs Una spia del nostro tempo (1966), teso a esplorare un fatto di scottante attualità geopolitica attraverso un genere molto innovativo per la televisione dell’epoca; o ancora se ci si interessa a film per il piccolo schermo quali Il bracconiere (1968) o I recuperanti (1969), scritti da Kezich insieme a Mario Rigoni Stern e girati l’uno da Eriprando Visconti, l’altro da Olmi.

Come produttore televisivo, incarico svolto dal ’67 al ’69 nella sede milanese della RAI e dal ’70 al ’85 in quella romana, la posizione di Kezich è più sfaccettata, in quanto tende a coniugare opere di squisita ascendenza artistica – San Michele aveva un gallo di Paolo e Vittorio Taviani (1972-1976), La rosa rossa di Franco Giraldi (1974) – a produzioni di più ampio intrattenimento “nazional-popolare”, come la serie “Processi a porte aperte” (1968), di cui scrive anche alcuni episodi (Il barone dei diamanti, Io difendo Elvira Sharney, Un delitto d’amore), basata sulla fusione di cronaca e giallo investigativo e capostipite di un genere di grande successo commerciale.

Ben più che il cinema o la televisione, i campi in cui Kezich ha potuto mettere in luce il suo spessore di artista sono il teatro e la letteratura. Tanto più se si considera che i “Nastri d’argento” conquistati per le sceneggiature di Venga a prendere il caffè… da noi di Alberto Lattuada e de La leggenda del santo bevitore di Olmi, sono rubricati da Kezich a vittorie “veniali” che, considerate le radicali modifiche apportate dai registi durante le riprese, non rendono conto della sua personalità di autore, come invece fanno i suoi lavori teatrali o letterari.

of Svevo’s A Perfect Hoax (1962) and Zeno’s Conscience (1966), which gave the Trieste-born writer a popularity he had never before enjoyed, and also the theatre-inquest of Il caso Fuchs. Una spia del nostro tempo (1966), which explored an event of exceptional geopolitical topicality, through a genre that was highly innovative for television at the time. Likewise, if we examine a film for television, such as Il bracconiere (1968) or I recuperanti (1969), written by Kezich together with Mario Rigoni Stern and directed by Eriprando Visconti and Olmi respectively. As television producer, a position he held from 1967 to 1969 in the Milan offices of the RAI and from 1970 to 1985 in the Rome headquarters, the position of Kezich was more varied, as he tended to combine firmly artistic works – San Michele aveva un gallo di Paolo by Vittorio Taviani (1972-1976), La rosa rossa by Franco Giraldi (1974) – with more lower-brow “national-popular” works, such as the “Processi a porte aperte” (1968) series, for which he wrote some episodes (Il barone dei diamanti, Io difendo Elvira Sharney, Un delitto d’amore), based on a mix of news reports and whodunnit fiction, the first in a genre of great commercial success.

More than in cinema or television, the fields in which Kezich was best able to reveal his artistic talents were theatre and literature. Especially if we consider that the “Nastri d’Argento” he won for the scripts of Venga a prendere il caffè… da noi by Alberto Lattuada and La leggenda del santo bevitore by Olmi, were categorised by Kezich as “venial” victories which, considering the radical modifications made by the directors during filming, did not take into account his personality as a writer, as did his theatrical and literary works.

Il teatro kezichiano, pur nella sua estrema varietà, colpisce anzitutto per la sua compattezza stilistica. A partire dagli esordi genovesi degli anni ’60, l’attività di Kezich ha declinato una serie di costanti drammaturgiche (anzitutto l’opposizione fra realtà e finzione e quella fra memoria e invenzione), ravvisabili sia nelle trasposizioni di testi letterari (come La coscienza di Zeno, Bouvard e Pecuchet, Il fu Mattia Pascal) che nelle opere originali (come W Bresci, Il vittoriale degli italiani e la trilogia triestina).

Kezich importa dal cinema alcuni procedimenti espressivi. In Una burla riuscita, per esempio, l’utilizzo di “tecniche cinematografiche” rende possibile attualizzare la dimensione psicologica del racconto sveviano. Come nel caso della trasposizione de La coscienza di Zeno (1964), è la dimensione ironica a essere magnificata in rapporto all’ipotesto narrativo. In entrambi i casi, la struttura drammaturgica duplica gli spazi e moltiplica i tempi, secondo un meccanismo assimilabile a quello del montaggio parallelo o del flashback sovraimposto di ascendenza filmica.

Nella trilogia triestina (L’americano di San Giacomo, Un nido di memorie, I ragazzi di Trieste), la tematica della memoria si lega strettamente all’esperienza autobiografica dell’autore, ripercorrendo gli avvenimenti principali avvenuti a Trieste fra 1940 e il 1949. In queste opere, Kezich trasforma in finzione scenica il proprio vissuto personale e utilizza la propria memoria come strumento per scandagliare il passato storico della città, attraverso un procedimento che ritroviamo anche nella sua produzione letteraria.

Kezich si è sempre schermito di fronte alla possibilità di essere considerato uno scrittore tout court, definendosi piuttosto “uno scrivente”, lasciando a questo termine la capacità suggestiva

Although highly varied, Kezich’s work for the theatre strikes above all for its stylistic compactness. Starting from his early days in Genoa in the 1960s, the activity of Kezich reveals a series of dramatic constants (first of all, the opposition of reality and fiction, and that between memory and invention), visible both in his adaptations of literary texts (such as Zeno’s Conscience, Bouvard et Pécuchet, The Late Mattia Pascal) and in his original works (such as W Bresci, Il vittoriale degli italiani and the Triestine trilogy).

From the cinema, Kezich brought some expressive processes. In Una burla riuscita, for example, the use of “film techniques” makes it possible to refresh the psychological dimension of Svevo’s writing. As in the case of the adaptation of Zeno’s Conscience (1964), it is the ironic dimension that is magnified with regard to the narrative context. In both cases, the dramatic structure duplicates the spaces and multiplies the times, in line with a mechanism similar to that of the parallel editing or superimposed flashbacks typical of cinema.

In the Triestine trilogy (L’americano di San Giacomo, Un nido di memorie, I ragazzi di Trieste), the theme of memory is closely tied to the author’s autobiographical experience, exploring the principal events to take place in Trieste between 1940 and 1949. In these works, Kezich transformed his own life experiences into fiction for the stage and used his own memory as an instrument to probe the city’s historic past, using a process we also find in his literary production.

Kezich has always shielded himself from the possibility of being considered a writer tout court, defining himself rather as “one who writes”, leaving it to

di far pensare a un mestiere fatto sì con la stessa penna di un romanziere, ma con la dedizione meticolosa e organizzata propria di un artigiano, più che di un artista che mette in campo la sua poetica. Al contrario, molta critica ha riscontrato come la vocazione kezichiana più pura sia proprio la pagina romanzesca, quasi come se il talento innato del nostro fosse proprio quello dello scrittore.

La sua prima fatica letteraria, Il campeggio di Duttogliano (1959), e l'ultima, il romanzo epistolare Una notte terribile e confusa (2006), nascono direttamente dal vissuto personale dell'autore e rappresentano un duplice ritorno a Trieste, rivolgendosi il primo all'adolescenza del giovane Kezich e il secondo alla sua matura giovinezza, offrendoci una visione d'insieme della sua vita nel capoluogo giuliano.

L'uomo di sfiducia concretizza invece per il critico triestino l'esigenza di proseguire il racconto, cominciato con il diario de La dolce vita, di un certo mondo cinematografico, ora con l'occasione di non avere obblighi documentali. Si ha la sensazione di trovarsi davanti a un testo che è pronto per essere trasposto sullo schermo, con uno stile di scrittura che sembra essere pensato “per il cinema”, ma nelle formule letterarie non è di per sé squisitamente cinematografico. Senza la dovuta citazione e il conseguente riconoscimento formale, lo stesso Fellini ebbe a ispirarsi al racconto di Kezich Il divo per girare il suo Toby Dammit, testimoniando, pur nell'ingratitudine del celare i debiti dell'operazione, le qualità quasi “visive” della parola scritta kezichiana. L'esercizio di ricostruzione fantasticata della propria memoria e del proprio vissuto si concretizza per Kezich anche nel “balletto Fellini." Biografia immaginaria di una coppia di ballerini

this term the appealing capacity to suggest a trade effected with the same tool as that of a novelist, but with the meticulous and organised dedication of a craftsman, rather than of an artist presenting his poetics. But many critics have sustained that Kezich’s vocation finds its finest expression in his novels, almost as though his innate talent was that of the writer.

His first literary effort, Il campeggio di Duttogliano (1959), and his last, the epistolary novel, Una notte terribile e confusa (2006), derived directly from the personal experience of the author and represented a double return to Trieste, the first referring to the adolescence of the young Kezich, and the second to his mature youth, offering us a broad view of his life in Trieste.

Instead, L'uomo di sfiducia represents the critic’s need to continue the tale started with the diary of La dolce vita, of a certain cinematographic world, with the opportunity offered of not having any need to document it. One has the sensation of having here a text that is ready to be put on film, with a style of writing planned “for the cinema”, although in its literary formulae it is not actually exclusively cinematographic. Without the required quotation and consequent formal recognition, Fellini himself drew inspiration from Kezich’s Il divo for his own Toby Dammit, bearing witness to the almost “visual” qualities of Kezich’s writing (although with the ingratitude of one who conceals the debt owed).

The exercise of reconstruction fantasised over by one’s memory and experience takes form for Kezich also in "ballet Fellini". This was an imaginary biography of a pair of dancers who are in fact perhaps just one person (1994), staged only once and

che forse sono una persona sola (1994), messo in scena una sola volta e trasmesso in diretta da RAI Due. In questa “Azione coreografica in due tempi” Kezich mette in campo, quasi scorrendo la filmografia del regista, un percorso “lunare”, dove i protagonisti si muovono a lievi balzi in un territorio distante e onirico, immerso in un’aria rarefatta. Il risultato è per lo spettatore e anche per il lettore “un dejà vu mai visto prima”, cioè un testo che fa tornare alla mente topoi felliniani ma senza richiamarli direttamente, evitando la copia e l’imitazione. Si tratta di un’operazione originale in cui vari livelli testuali si sovrappongono dando al tutto un’atmosfera sognante: c’è Fellini, ci sono i suoi film, ma c’è anche uno spettacolo coreografico coeso e godibile, omaggio retrospettivo post mortem al mondo felliniano. Attraversando la produzione letteraria di Kezich non si possono che includere in essa le grandi monografie da lui dedicate al regista riminese, in virtù del fatto che costituiscono, insieme ai testi dedicati a Salvatore Giuliano e a Dino De Laurentiis, degli autentici “romanzi della memoria”, dove le rigidità della biografia o del diario intesi come generi svaniscono dissolvendosi nella pagina ariosa del racconto godibile e fluido. Federico. Fellini, la vita e i film (2002), l'ultima versione della biografia felliniana, convoca in libro tutto quanto scritto da Kezich sul regista precedentemente e, soprattutto, un rapporto di amicizia durato più di quarant'anni. Fellini avvalla la sua stesura, confermando date e fatti, autorizzando Kezich a farsi traduttore e depositario dei ricordi della sua vita, approvando il suo personale stile di scrittura in cui la cronologia degli episodi si lascia narrare, senza tralasciare i momenti di analisi e di proposta di ipotesi interpretative.

broadcast live by RAI Due. In this “Choreographic action in two acts”, Kezich staged a “lunar” itinerary, almost skimming through the director’s filmography, in which the protagonists move in gentle leaps in a distant, dreamlike territory, immersed in a rarefied air. The result is a “déjà vu that has never been seen before” for the spectator and for the reader; a text that brings to mind Fellini-like topoi but without direct reference to them, avoiding copy and imitation. It marked an original operation in which the various textual levels overlap, giving life to a dreamlike atmosphere: there are Fellini, his films, but also a cohesive, enjoyable choreographic spectacle, a post-mortem retrospective homage to Fellini’s world.

Running through the literary production of Kezich, it is impossible not to include the major monographs he dedicated to the Rimini-born director, as they constitute – together with the texts dedicated to Salvatore Giuliano and to Dino De Laurentiis – authentic “novels of memory”, in which the rigidity of the biography or diary, understood as genres, vanish, dissolving into the airy page of an enjoyable, flowing narrative. Federico. Fellini, la vita e i film (2002), the last version of Fellini’s biography, includes all that Kezich had already written on the director and, above all, a friendship that lasted more than 40 years. Fellini endorsed his writing, authorising Kezich to transcribe and record his memories of his life, approving the personal style of writing in which the chronology of the episodes flows freely, without overlooking moments of analysis and proposals of interpretative hypotheses.

I BASILISCHI

The Lizards

Lina Wertmüller

Italia / Italy 1963, 35mm, b-n / b-w, 85’ v.o. italiana / Italian o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Lina Wertmüller. Fotografia / Photography: Gianni Di Venanzo. Montaggio / Editing: Ruggero Mastroianni. Musica / Music: Ennio Morricone. Scenografia / Art Director: Antonio Visone. Interpreti / Cast: Antonio Petruzzi, Stefano Satta Flores, Sergio Ferranino, Luigi Barbieri, Flora Carabella, Mimmina Quirico. Produzione / Produced By: Galatea, 22 dicembre Cinematografica.

Ritratto in pieno sole di una generazione perduta tra maschilismo atavico, fumetti di Flash Gordon e l’eco lontana di un boom che a San Gervaso, profonda provincia pugliese, sembra essere poco più che un miraggio, evocato dalla musica americana che esce gracchiante dai giradischi. Francesco e Antonio si trascinano in interminabili passeggiate tra le stradine del paese, progettando di corteggiare le ragazze di buona famiglia e immaginando di sedurre femmine da sogno. Il torpore delle giornate tutte uguali sembra essere interrotto solo da due cose: il progetto di una cooperativa e l’arrivo di una zia che forse strapperà Antonio dalla routine per portarlo nella Roma di Via Veneto, dei night e dei soldi facili. Commedia di costume e analisi sociale per l'esordio di Lina Wertmüller.

“Lina Wertmüller aveva fatto un serio tirocinio come ‘negro’ di Garinei e Giovannini. Intuendo le sue possibilità, la 22 dicembre insieme con la Galatea di Nello Santi le offersero l’occasione di esordire nella regìa cinematografica con un tema scelto di comune accordo, un grande operatore come Gianni Di Venanzo e la musica del quasi esordiente Ennio Morricone. Vela d’argento a Locarno e il primo passo, per Lina, di una grande carriera internazionale.” (T. Kezich)

The merciless portrait of a generation lost between atavistic male chauvinist attitudes, Flash Gordon cartoons and the distant echo of an economic boom which in San Gervaso, in deepest provincial Puglia, seems to be little more than a mirage, conjured up by the American music that emerges rasping from the record players. Francesco and Antonio drag themselves around in endless strolls along the streets of the town, devising ways to pull wellbrought-up girls and dreaming of seducing stunning women. The torpor of days that are indistinguishable from one another seems to be interrupted by only two things: a scheme to set up a cooperative and the arrival of an aunt who might tear Antonio away from his routine and take him to Via Veneto, with its night clubs and easy money. The comedy of manners is mixed with social analysis in this Lina Wertmüller’s first film.

“Lina Wertmüller served a long apprenticeship as a ‘ghost’ for Garinei and Giovannini. Sensing her potential, the film production companies 22 Dicembre and Nello Santi’s Galatea offered her the chance to make her debut as a director. The film was chosen by common agreement and drew on the photographic skills of Gianni Di Venanzo and the musical talent of Ennio Morricone, himself just starting out in the cinema. Winning the Silver Sail at Locarno was Lina’s first step in a great international career.” (T. Kezich)

IL CAS o

FUCHS

- UNA SPIA DEL N o STR o TE m P o

The Fuchs Case - A Modern Spy

Piero Schivazappa

Italia / Italy

1966, b-n / b-w, 73’ v.o. italiana / Italian o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Tullio Kezich. Scenografia / Art Director: Filippo Corradi Cervi. Voce narrante / Narrator: Riccardo Cucciolla. Interpreti / Cast: Franco Graziosi, Tino Carraro, Ennio Balbo. Produzione / Produced by: Rai.

Il professor Klaus Fuchs era uno scienziato che fece parte, durante la guerra, del gruppo di lavoro di Los Alamos, quello che costruì la bomba atomica.

Ricostruzione televisiva del famoso "caso Fuchs" e prima puntata della serie "Teatro Inchiesta", introdotta da Giancarlo Sbragia.

Professor Klaus Fuchs was a scientist and a member during the war, of the Los Alamos working group, which built the atom bomb.

TV reconstruction of the famous "Fuchs case" and first episode of the "Teatro Inchiesta" series (introduced by the Italian actor Giancarlo Sbragia).

LA Co SCIENZA DI ZEN o

Zeno’s Conscience

Daniele D’Anza

Italia / Italy 1966

vedi pag. / see page 217

LA Co SCIENZA DI ZEN o

Zeno’s Conscience

Sandro Bolchi

Italia / Italy 1988

vedi pag. / see page 218

LA LEGGENDA DEL SANTo BEVITo RE

The Legend of the Holy Drinker

Ermanno Olmi

Italia / Italy 1988, 35mm, col., 125’ v.o. italiana / Italian o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Ermanno Olmi, Tullio Kezich. Tratta dal racconto La leggenda del santo bevitore di / Based on the short novel The Legend of the Holy Drinker by Joseph Roth. Fotografia / Photography: Dante Spinotti. Montaggio / Editing: Ermanno Olmi. Suono / Sound: Alain Curvelier, Marco Gardani. Scenografia / Art Director: Gianni Quaranta, Jean-Jacques Caziot. Costumi / Wardrobe: Anne-Marie Marchand. Interpreti / Cast: Rutger Hauer, Anthony Quayle, Sandrine Dumas, Dominique Pinon, Sophie Segalen, Jean-Maurice Chanet, Cécile Paoli, Joseph De Medina, Franco Aldighieri. Produzione / Produced by: Aura Film, Cecchi Gori Group Tiger Cinematografica, Rai Uno Radiotelevisione Italiana. Coproduzione / Co-produced by: Télémax.

Sotto i ponti della Senna un misterioso benefattore sceglie, tra i tanti diseredati che vi hanno preso dimora, Andreas Kartak, e inaspetattamente gli dà, a titolo di prestito, duecento franchi. Andreas deve però rispettare una condizione: il denaro dovrà essere restituito la domenica mattina, dopo la messa, presso la chiesa in cui si trova la statua di santa Teresa di Lisieux. Andreas si sente rinascere, ma ecco che una schiera di personaggi entra a far parte della sua nuova vita interferendo con la sua determinazione a restituire la somma…

“Fu la mia prima moglie Lalla (alla memoria della quale il film è dedicato) a portare a Ermanno Olmi il racconto di Joseph Roth che Roberto Cicutto aveva acquistato e che nessun regista voleva fare. Altro Nastro d’argento per la sceneggiatura (merito di Ermanno più che mio…) e soprattutto Leone d’oro alla Mostra di Venezia del 1988.” (T. Kezich)

Under the bridges of the Seine a mysterious benefactor chooses, from amongst the many outcasts that have made their homes there, Andreas Kartak. The benefactor unexpectedly gives him, on loan, two hundred francs. Andreas, however, is expected to keep to one condition: the money has to be paid back on Sunday morning, after the Mess, at the church containing the statue of Saint Theresa of Lisieux. For Andreas this gift signals the beginning of a new life. A group of characters enters his life, interfering with his determination to pay back the money…

“It was my first wife Lalla (whose memory the film is dedicated) who lead to Ermanno Olmi the story of Joseph Roth which Roberto Cicutto had purchased and no director wanted to shot. The film gained a Silver Ribbon for the screenplay (thanks to Ermanno…) and most of all a Golden Lion at Venice Film Festival in 1988.” (T. Kezich)

IL P o STo

The Job

Ermanno Olmi

Italia / Italy

1961, 35mm, b-n / b-w, 98’ v.o. italiana / Italian o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Ermanno Olmi. Fotografia / Photography: Lamberto Caimi. Montaggio / Editing: Carla Colombo. Musica / Music: Pier Emilio Bassi. Suono / Sound: Giuseppe Di Liberto. Scenografia / Art Director: Ettore Lombardi. Interpreti / Cast: Loredana Detto, Tullio Kezich, Sandro Panseri, Mara Revel. Produzione / Produced by: The 24 Horses.

Domenico Cantoni, un ragazzo proveniente dall’hinterland milanese, lascia la Brianza per recarsi in città e trovare il tanto desiderato posto fisso. Una grande azienda ha indetto un concorso per alcuni posti da impiegato. Durante l'esame, in pausa pranzo, Domenico conosce Antonietta, anch’essa in cerca di un lavoro stabile. Domenico passa le prove e gli viene proposto inizialmente di ricoprire il ruolo di aiutousciere. Nonostante non sia quello in cui sperava, accetta. Viene poi a sapere che anche Antonietta è stata assunta, ma in un altro reparto. Lavorando in settori diversi, i due non riescono mai a incontrarsi. Arrivano le feste natalizie e Domenico spera di vederla al veglione di Capodanno organizzato dalla ditta. La sera del 31, lui l’attende, ma lei non viene. La sua delusione, in un primo momento cocente, si attenua il giorno dopo, quando viene a sapere che uno degli impiegati è morto e quindi si è liberato un posto negli uffici. Finalmente, Domenico avrà una scrivania tutta sua…

“Di questo film, prodotto nel ’61 tramite una sottoscrizione di amici e con i mezzi tecnici forniti dalla Sezione Cinema EdisonVolta, sono stato simpatizzante e interprete occasionale dell’esaminatore psicotecnico (candidato al Nastro d’argento per l’attore non protagonista!). Il posto fu un successo immediato in tutto il mondo”. (T. Kezich)

Domenico Cantoni, a young man from a provincial background, leaves Brianza and moves to Milan in search of a job for life. A large corporation is holding entry exams for candidates for a few white collar jobs. During the test, in his lunch-break, Domenico meets Antonietta. The girl is also looking for a steady job. Domenico passes the tests and is initially offered a job as assistant-usher. Although it is not the job he was hoping for, he accepts it. Meantime he finds out that Antonietta has also been taken on, but in a different department. The two never manage to meet up si he hopes to see her again to the New Year's party organized by the company's recreational club. On New Year's eve, Domenico goes to the dance, but there is no sign of Antonietta. Initially he seems desperately disappointed, but the next day he takes heart, learning that, due to the death of a company employee, his career as a white collar worker is about to take off. He is given a desk all of his own…

“This film was produced in ’61 thanks to a subscription by friends and with the technical assistance of Sezione Cinema EdisonVolta. I was a firm supporter of the project and had a cameo role in the part of the psychotechnical examiner (nominated for a Silver Ribbon for best supporting actor!). Il Posto was an immediate worldwide hit.” (T. Kezich)

I RAGAZZI CHE SI A m AN o Young Lovers

Alberto Caldana

Italia / Italy 1962, 35mm, col., 102’ v.o. italiana / Italian o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Alberto Caldana. Fotografia / Photography: Mario Carbone. Montaggio / Editing: Franco Atteni. Suono / Sound: Sergio Gardellini. Produzione / Produced by: 22 dicembre Cinematografica, S.E.C.I.

Film-inchiesta, in cui quattro giovani vengono intervistati per ricostruire una storia d’amore finita male. Anna Maria, aspirante attrice, si lega ad Alberto, più giovane di lei e già lanciato sul palcoscenico. Ma il rapporto, già vacillante, si sgretola dopo che Alberto la tradisce con Letizia, amica di Anna Maria nonché ex-fidanzata di Guido, coinquilino della medesima.

“L’amico Alberto Caldana, valente documentarista, aveva girato a sue spese alcune interviste con un quartetto di giovani impegolati in un pasticcio amoroso, ma al momento di affrontare l’edizione del film aveva finito i soldi. Noi della 22 dicembre gli venimmo in aiuto e I ragazzi che si amano ha poi vinto un significativo premio al fiorentino Festival dei Popoli.” (T. Kezich)

A documentary film in which four young people are interviewed in order to put together the pieces of a love affair which ended in tears. Anna Maria, an aspiring actress, gets together with Alberto, who is younger than her but already a professional actor. But the creaking relationship collapses for good when Alberto goes to bed with Letizia, Anna Maria’s friend and the former girlfriend of Guido, Anna Maria’s flatmate.

“My friend Alberto Caldana, a skilful documentary filmmaker, shot a few interviews at his own expense with a group of four young people embroiled in a complex web of love and deceit, but when it came to editing the film he ran out of money. We of the 22 Dicembre film production company came to his aid and I ragazzi che si amano later won an important award at the Festival dei Popoli in Florence.” (T. Kezich)

I RECUPERANTI

The Scavengers

Ermanno Olmi

Italia / Italy 1969, 35mm, col., 97’ v.o. italiana / Italian o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Mario Rigoni Stern, Tullio Kezich, Ermanno Olmi. Fotografia, montaggio / Photography, Editing: Ermanno Olmi. Musica / Music: Gianni Ferrio. Interpreti / Cast: Antonio Lunardi, Andreino Carli, Alessandra Micheletto, Pietro Tolin, Marilena Rossi, Ivano Frigo. Produzione / Produced by: RAI, Produzione Palumbo.

1945: la guerra è finita e Gianni ritorna al suo paese di montagna dopo la prigionia in Polonia. Scopre che il padre si è risposato con una donna più giovane di lui e che il fratello Francesco sta per emigrare in Australia. Solo per la fidanzata Elsa, che l’ha atteso fedele, nulla è cambiato. Insieme ad altri disoccupati, cerca di rimettere in funzione la segheria abbandonata, ma le autorità fermano tutto. Pensa allora di seguire il fratello, ma arriva tardi all’ingaggio. Incontra casualmente il vecchio Du, il quale gira per i monti a recuperare residuati bellici e che gli offre di lavorare con lui. Nonostante il parere contrario della fidanzata, che teme per la sua incolumità, Gianni finisce con l’accettare. Le ricerche fruttuose vengono però turbate da due episodi che lo fanno riflettere: lo scoppio di una mina, in cui altri due “recuperanti” perdono la vita, e il ritrovamento da parte di Gianni e di Du di quello che sembra un grosso deposito ma invece non è altro che il luogo dove giacciono insepolti dei soldati tedeschi…

1945: the war is over and Gianni returns to his mountain village after imprisonment in Poland. He discovers that his father has remarried with a woman younger than he and that his brother, Francesco, is about to emigrate to Australia. Only for his girlfriend, Elsa, who has faithfully waited, has nothing changed. Together with other unemployed men, he tries to get the abandoned sawmill working, but the authorities stop everything. He then considers following his brother, but arrives late for recruitment. By chance, he meets old Du, who spends his time wandering the mountains recovering war’s remnants, and invites him to work with him. Despite the contrary opinion of his girlfriend, who fears for his safety, Gianni ends up accepting. The fruitful searches are, however, disturbed by two episodes that cause him to reflect: the explosion of a mine, in which two other “scavengers” lose their lives, and the discovery by Gianni and Du of what looks like a large dump but is instead a place in which a mass of German soldiers lie unburied…

SAN m ICHELE AVEVA UN GALLo

St Michael Had a Rooster

Paolo e Vittorio Taviani

Italia / Italy

1972-1976, 35mm, col., 90’ v.o. italiana / Italian o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Paolo e Vittorio Taviani. Liberamente tratta dal racconto Il divino e l’umano di Lev Tolstoj / Inspired by Leo Tolstoy’s Divine and Human. Fotografia / Photography: Mario Masini. Montaggio / Editing: Roberto Perpignani. Musica / Music: Benedetto Ghiglia. Scenografia / Art Director: Giovanni Sbarra. Costumi / Wardrobe: Lina Nerli Taviani. Interpreti / Cast: Giulio Brogi, Cinzia Bruno, Renato Cestiè, Vito Cipolla, Virgina Ciuffini, Marcello Di Martire, Daniele Dublino, Vittorio Fanfoni, Stefano Guerrieri, Renato Niccolai, Samy Pavel, Lorenzo Piani, Francesco Sanvilli. Produzione / Produced by: RAI Radiotelevisione italiana, Ager film.

Umbria, 1870. L'anarchico internazionalista Giulio Manieri tenta un colpo di mano in un paesino, ma la popolazione non risponde alla sua chiamata e lui viene arrestato e condannato a morte. Graziato, viene condannato al carcere a vita. Dopo dieci anni di totale isolamento, durante i quali fantastica di un mondo in cui la Rivoluzione è riuscita e lui è diventato un grande eroe, viene destinato a una prigione nella laguna di Venezia. Durante il tragitto via acqua, s'imbatte in un’altra imbarcazione che trasporta anch’essa dei prigionieri politici. Sono detenuti socialisti, diretti alla stessa prigione, con cui inizia una lunga discussione politica che mette in risalto le differenze fra la passione della sua visione utopistica e il rigore del socialismo scientifico degli altri. Messo di fronte al fallimento storico delle sue idee, compie un gesto drammatico. “Non mi fu facile contrabbandare alla RAI i fratelli Taviani, considerati sovversivi pericolosi. Dopo aver scartato per ragioni di costi Berecche e la guerra da Pirandello, ci orientammo su un racconto di Tolstoj, Il divino e l’umano, riducibile quasi a un monologo di Giulio Brogi. Fu un memorabile successo di stima (anche se nei cinema ebbe uscite sporadiche), tant’è vero che i Taviani e la RAI non si lasciarono più.” (T. Kezich)

Umbria, 1870. Giulio Manieri, an international anarchist, tries to get a village to rise up, but the locals are not interested in his call to revolution and he is arrested and sentenced to death. His sentence is commuted to life imprisonment. After spending ten years in solitary confinement, during which he fantasises about a world in which the Revolution is successful and he has become a great hero, he is transferred to another gaol in the Venice lagoon. As the boat taking him to the new prison crosses the water, it chances upon another vessel also carrying political prisoners, socialist detainees heading for the same prison. So begins a long political discussion that brings out the differences between Manieri’s utopian dream and the toughness of the scientific socialism espoused by the others. Brought face to face with the failure of his ideas when put into practice, he takes a desperate decision.

“I didn’t have an easy time of it trying to sell the Taviani brothers to RAI, as they were regarded as dangerous subversives at the time. After discarding for reasons of cost Pirandello’s Berecche e la guerra, we turned to a story by Tolstoy, The Divine and the Human, which could almost be reduced to a monologue by Giulio Brogi. It was a great critical success (although it was only sporadically released for the cinema) and the Taviani and RAI never parted company after that.” (T. Kezich)

IL TERR o RISTA

The Terrorist

Gianfranco De Bosio

Italia / Italy 1963, 35mm, b-n / b-w, 100’ v.o. italiana / Italian o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Gianfranco De Bosio, Luigi Squarzina. Fotografia / Photography: Lamberto Caimi, Alfio Contini. Montaggio / Editing: Carla Colombo. Musica / Music: Piero Piccioni. Suono / Sound: Guido Nardone. Scenografia, costumi / Art Director, Wardrobe: Misha Scandella. Interpreti / Cast: Gian Maria Volonté, Philippe Leroy, Carlo Bagno, Roberto Seveso, Giulio Bosetti, Tino Carraro, José Quaglio, Franco Graziosi, Gabriele Fantuzzi, Giuseppe Sormani, Anouk Aimée, Mario Valgoi, Neri Pozza, Giorgio Tonini, Raffaella Carrà, Rina Tadiello, Carlo Cabrini, Cesarino Miceli Picardi. Produzione / Produced by: 22 Dicembre Cinematografica. Coproduzione / Co-produced by: Galatea.

Venezia, inverno 1943. Un gruppo di partigiani, comandati dall’ingegnere Renato Braschi, compie attentati ai danni dei nazifascisti. Nonostante le azioni siano necessarie e ottimamente condotte, il CLN locale, preoccupato di rappresaglie tedesche, decide di sconfessare le azioni dell’ingegnere e di allontanarlo da Venezia. L'uomo in un primo momento accetta, ma poi, disobbedendo agli ordini, ritorna in città e compie l’ennesimo atto di guerriglia. Immediata la reazione dei fascisti che fucilano un gruppo di civili. La situazione precipita velocemente: gli esponenti del CLN vengono arrestati e Renato Braschi mitragliato a morte.

“Con l’intento di offrire un’occasione cinematografica a Gianfranco De Bosio, già affermato regista teatrale, il film nacque in base ai suoi ricordi di giovanissimo militante nei GAP (Gruppi di Azione Patriottica). Scritto con Luigi Squarzina, Il terrorista è una delle prime importanti prove di Gian Maria Volontè ed è stato apprezzato da Ferruccio Parri e Jean-Paul Sartre. Vinse vari premi non ufficiali alla Mostra di Venezia.” (T. Kezich)

Venice, the winter of 1943. A group of partisans, led by the engineer Renato Braschi, is carrying out attacks against the Nazi-fascists. Despite the fact that the attacks are necessary and very well carried out, the local CLN, the National Committee for the Liberation of Italy, is worried about German retaliation and decides to get Braschi out of Venice. At first Braschi agrees to leave but then he disobeys his orders, returns to Venice and carries out yet another guerrilla attack. The reaction of the fascists is immediate: they shoot a group of civilians. The situation rapidly worsens as members of the CLN are arrested and Renato Braschi is machine-gunned to death.

“This film was made with the idea of giving Gianfranco De Bosio, already a successful theatre director, the opportunity of working for the cinema and is based on the memories of his time as an extremely young GAP (Gruppi di Azione Patriottica) activist. Co-written with Luigi Squarzina, Il terrorista gave Gian Maria Volonté one of his first important roles and the film was praised by Ferruccio Parri and Jean-Paul Sartre. It was awarded a number of unofficial prizes at the Venice Film Festival.” (T. Kezich)

VENGA A PRENDERE IL CAFFÈ… DA N o I

Come Have Coffee with Us

Alberto Lattuada

Italia / Italy 1970, 35mm, col., 113’ v.o. italiana / Italian o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Adriano Baracco, Alberto Lattuada, Piero Chiara, Tullio Kezich. Basata sul romanzo La spartizione di Piero Chiara / Based on the novel La spartizione by Piero Chiara. Fotografia / Photography: Lamberto Caimi. Montaggio / Editing: Sergio Montanari. Musica / Music: Fred Bongusto. Scenografia / Art Director: Vincenzo Del Prato. Costumi / Wardrobe: Dario Cecchi. Interpreti / Cast: Ugo Tognazzi, Angela Goodwin, Milena Vukotic, Francesca Romana Coluzzi, Checco Rissone, Piero Chiara, Alberto Lattuada, Antonio Piovanelli, Carla Mancini. Produzione / Produced by: Mars Film.

Il ragionier Emerenziano Paronzini (Tognazzi), uomo maturo e dipendente dell'Ufficio Distrettuale delle Imposte di una piccola città, decide di sposarsi. La sua attenzione si sofferma sulle tre sorelle Tettamanzi – Tarsilia, Camilla e Fortunata – e, dopo attenta riflessione, la scelta cade su quest'ultima. Dopo il viaggio di nozze, Emerenziano si stabilisce in casa Tettamanzi, coccolato e riverito dalle tre sorelle. Finché non decide di dedicare le proprie attenzioni anche alla graziosa domestica… Ritratto satirico della piccola borghesia di provincia, sempre oscillante fra perbenismo e repressione sessuale, il film è tratto dal romanzo La spartizione (1964) di Piero Chiara, che oltre ad aver collaborato alla sceneggiatura, appare anche in un piccolo ruolo.

“Alberto Lattuada mi scritturò per scrivere questa sceneggiatura a quattro mani con Piero Chiara, l’autore del romanzo La spartizione da cui è tratto il film. Fu un’esperienza memorabile, anche se il copione in un travaglio durato almeno cinque anni passò attraverso infiniti rifacimenti, e nel ’71 ci fece vincere in gruppo il Nastro d’argento per la sceneggiatura.” (T. Kezich)

Emerenziano Paronzini (Tognazzi), a middle-aged accountant employed by the inland revenue branch of a small town, decides to get married. His gaze has come to rest on the three Tattamanzi sisters – Tarsilia, Camilla and Fortunata – and, after considerable deliberation, his choice falls on the last of these. On his return from the honeymoon Emeranziano settles down in the Tattamanzi house, where he is pampered by the three sisters. Until he decides to turn his attention to the pretty maid…

A satirical portrait of the provincial minor bourgeoisie, constantly wavering between respectability and sexual repression. The film is adapted from the novel La spartizione (1964), by Piero Chiara, who has a small cameo as well as co-writing the screenplay.

“Alberto Lattuada engaged me to write this screenplay together with Piero Chiara, the author of the novel La spartizione, on which the film is based. It was a memorable experience, even though the script went through an endless series of rewritings over a period stretching for five years, and in the end it earned us a Silver Ribbon for Best Screenplay in 1971.” (T. Kezich)

italo svevo: “tutte le films”

L’ASSASSINIo DI VIA BELPoGGIo di Alberto Guiducci | LA CoSCIENZA DI ZENo di Daniele

D’Anza (1966) | LA CoSCIENZA DI ZENo di Sandro Bolchi (1988) | UN mARITo di Fulvio

Tolusso | LE PARoLE DI mIo PADRE di Francesca Comencini | IL SEDUTToRE FILANTRoPo di Gianni Lepre | SENILITÀ di Mauro Bolognini | ZENo WRITING di William Kentridge

“T UTTE LE FIL m S”

Le versioni cinematografiche e televisive delle opere letterarie di Italo Svevo

“T UTTE LE FIL m S”

The film and television adaptations of the Italo Svevo’s literary works

Barbara Sturmar

Alpe Adria Cinema ha sempre dimostrato una certa sensibilità al rapporto esistente tra la Settima arte e la letteratura. Infatti anche la 19a edizione del Festival presenta alcuni film tratti dalle opere letterarie del triestino più celebre: lo scrittore Italo Svevo (in occasione dell’ottantesimo anniversario della sua scomparsa). I mezzi di comunicazione di massa hanno avuto un compito fondamentale nella diffusione delle opere sveviane, infatti già dai primi anni Sessanta, il cinema e la televisione proposero rispettivamente Senilità (con la regia di Mauro Bolognini, nel 1962) e Un marito (con la regia di Sandro Bolchi, nel 1961) riscuotendo il plauso della critica e l’approvazione del pubblico. In seguito al successo riscosso a teatro, le commedie, le novelle e l’ultimo romanzo di Svevo vennero proposti anche sul piccolo schermo (Una burla riuscita nel 1962, Atto unico nel 1965, La coscienza di Zeno nel 1966, L’avventura di Maria nel 1970, Un marito nel 1974 e nel 1983, Una burla riuscita nel 1987), permettendo al largo pubblico di conoscere meglio i lavori dello scrittore.

Tra piccolo e grande schermo

Durante gli anni Cinquanta, oltre alle numerose rappresentazioni teatrali, si lavorò alle prime riduzioni radiofoniche delle opere sveviane, mentre nel decennio successivo il regista Mauro Bolognini propose il film Senilità (1). Anche se la perfetta trasposizione di un’opera letteraria sullo schermo è un’equivalenza pressoché impossibile (2), il pistoiese si impegnò affinché tra il capolavoro sveviano e la pellicola rimanesse una considerevole aderenza. Per quanto riguarda l’ambientazione, in un primo momento il produttore Moris Ergas pensò di non girarlo a Trieste ma a Venezia per motivazioni strettamente

Alpe Adria Cinema has always been shown a certain sensitivity to the relationship between the Seventh art and literature, and also the 19th Festival will present some films adapted from the literary works of Trieste’s most famous writer: Italo Svevo (for the 80th anniversary of his death). The mass media have played a crucial role in spreading the works of Svevo: since the early 1960s, cinema and television have respectively offered Senilità (Careless, directed by Mauro Bolognini in 1962) and Un marito (directed by Sandro Bolchi, in 1961) gaining critical praise and box-office success. Following the success in theatre, the plays, writings and last novel of Svevo were also adapted for television (A Perfect Hoax in 1962, Atto unico in 1965, Zeno's Conscience in 1966, L’avventura di Maria in 1970, Un marito in 1974 and in 1983, A Perfect Hoax in 1987), enabling the general public to become better acquainted with the writer’s work.

Television and cinema

During the 1950s, there were not only numerous theatrical performances, but also the first adaptations for radio of Svevo’s writing, while the following decade saw director Mauro Bolognini working on the film version of As a Man Grows Older (1). Even though the perfect transposition of a literary work to the screen is almost impossible (2), the Pistoia-born director worked to ensure that Svevo’s masterpiece and his film remained as close to each other as possible. As far as the setting was concerned, the producer Moris Ergas initially planned to film it not in Trieste but in Venice for strictly commercial reasons, associated with the advantahe of exploiting the great fame of the lagoon city; indeed, a draft script

commerciali, legate alla convenienza di sfruttare la grande fama della città lagunare, tanto che si arrivò alla stesura di una sceneggiatura ambientata tra calli e campielli (3). Ma Letizia Svevo Fonda Savio, figlia di Svevo, scrisse alla produzione e a Bolognini protestando contro le arbitrarie modifiche apportate al testo originale e alle sue rimostranze si accodò anche Mario Soldati (4). Venne allora confermata Trieste, dove si ambientò la pellicola nel 1927, poiché le trasformazioni subite dalla città avevano reso impossibile una ricostruzione scenografica fine ottocentesca; gli interni invece vennero girati a Roma. Gli effetti luministici del contesto triestino acquisirono un peso notevole: la rappresentazione del paesaggio assunse un effetto di accompagnamento dei sentimenti dei personaggi; gli incontri dei protagonisti con esiti tempestosi vennero sottolineati dalla pioggia e, in diverse occasioni, la bora accompagnò la disperazione dei fratelli Brentani. Tra gli attori venne apprezzata in modo particolare Betsy Blair che interpretò Amalia, poiché l’attrice fu capace di tradurre le sottigliezze psicologiche sveviane in scene estremamente poetiche (5). Il successo arrise alla pellicola che, il 28 febbraio 1962, venne proiettata in ‘prima’ mondiale, a Trieste.

Parallelamente, nel 1962, la novella Una burla riuscita rappresentò per Tullio Kezich l’inizio del lungo lavoro di adattamento delle opere sveviane; il racconto fu portato in televisione, sul secondo canale (consigliandone la visione soltanto agli adulti), con la regia di Edmo Fenoglio. La messa in onda venne anticipata dal documentario introduttivo di Pier Paolo Ruggerini, intitolato In casa Svevo, dove inizialmente Romolo Valli (interprete di Mario Samigli) intervistava Letizia Svevo Fonda Savio.

was prepared describing the scenes amid calli and campielli (3). But Letizia Svevo Fonda Savio, Svevo’s daughter, wrote to the production company and to Bolognini, protesting against the arbitrary changes made to his original text and her complaints were supported by Mario Soldati (4). Trieste was thus confirmed as the location with the film set in 1927, because the transformations the city had undergone made a late-19th century reconstruction impossible. The interior scenes were filmed in Rome. The lighting effects of Trieste acquired considerable importance: the depiction of the landscape began to reflect the feelings of the characters; the meetings of the protagonists leading to stormy exchanges were stressed by rain and, on various occasions, the bora accompanied the desperation of the Brentani siblings. Particularly appreciated as regards the actors was Betsy Blair, who played the part of Amalia, as she was able to translate the psychological subtleties of Svevo into highly poetic scenes (5). Success smiled on the film, which was given its world premiere in Trieste on 28th February 1962.

At the same time, in 1962, A Perfect Hoax represented the start of a long series of adaptations of Svevo’s works for Tullio Kezich; the story was shown on television on the second channel (with viewing recommended for adults only), and directed by Edmo Fenoglio. The broadcast was preceded by an introductory documentary by Pier Paolo Ruggerini, entitled In casa Svevo, in which Romolo Valli (who played the part of Mario Samigli) interviewed Letizia Svevo Fonda Savio.

Four years later, Svevo’s masterpiece, Zeno’s Conscience (abridged by Tullio Kezich and directed by Daniele D’Anza) (6) was broadcast on the same

Quattro anni più tardi, sempre sullo stesso canale, fu trasmesso il capolavoro sveviano La coscienza di Zeno (ridotto da Tullio Kezich e con la regia di Daniele D’Anza) (6) prodotto in seguito al grande successo dell’adattamento teatrale del romanzo (7). La riduzione televisiva venne lodata dai critici per la sua aderenza all’originale romanzesco; Zeno venne interpretato, in entrambi i casi, da Alberto Lionello, che divenne collaboratore prezioso nell’organizzazione delle puntate, dopo “l’identificazione completa e irrimediabile” nel personaggio (8). Kezich ricorda che l’idea di proporre questo spettacolo gli venne dalla lettura del Profilo autobiografico di Svevo dove (citando il critico francese Benjamin Crémieux) lo scrittore avvicinava Zeno Cosini a Charlot perché come lui “inciampava nelle cose” (9).

Le celebrazioni in occasione del cinquantenario della scomparsa dello scrittore furono l’occasione per sottolineare con trasmissioni radiofoniche e televisive l’importanza della sua opera. Il ciclo “Mezzo secolo da Svevo”, a cura di Tullio Kezich e Claudio Magris, documentato anche da una pubblicazione omonima (10), iniziò il 7 settembre 1978 sulla seconda rete televisiva con il film inchiesta di Franco Giraldi, La città di Zeno, prodotto con la collaborazione di Tullio Kezich. La pellicola, arricchita con scene tratte dalla riduzione teatrale della Coscienza del 1964, presentava testimonianze di scrittori, intellettuali e politici triestini, ma anche di amici e parenti del narratore. I successivi appuntamenti, sempre al giovedì in prima serata, furono: Una vita, con la regia di Eberhard Itzenplitz (la prima versione televisiva del romanzo realizzata da una troupe tedesca, a Trieste nei due primi mesi del 1978, in cui venne particolarmente accentuata la dimensione europea dell’opera sveviana) (11), e la prima assoluta

channel in the wake of the success of a theatrical adaptation of the novel (7). The abridgement for television was praised by critics for its faithfulness to the original novel. Zeno was played in both cases by Alberto Lionello, who became a faithful collaborator in the organisation of the episodes, following his “complete and irremediable identification” in the character (8). Kezich recalls that the idea of producing this work came to him upon reading the autobiographic Profilo autobiografico by Svevo in which (quoting the French critic, Benjamin Crémieux) the writer compared Zeno Cosini to Charlie Chaplin because they “both tripped over things” (9).

The celebrations on the occasion of the 50th anniversary of the writer’s death provided the opportunity to stress the importance of his oeuvre through a series of radio and television broadcasts. The “Mezzo secolo da Svevo” cycle, organised by Tullio Kezich and Claudio Magris and documented by a publication of the same name (10), began on 7th September 1978 on the second channel with the filmed report by Franco Giraldi, La città di Zeno, produced in collaboration with Tullio Kezich. The film, enriched with scenes drawn from the theatrical abridgement of Conscience of 1964, presented interviews with writers, intellectuals and politicians of Trieste, together with those of friends and relatives of the narrator. The following episodes, always on Thursday prime-time, were: Una vita, directed by Eberhard Itzenplitz (the first television version of the novel made by a German team in Trieste in the first two months of 1978, in which the European dimension of Svevo’s work was particularly stressed) (11), and by the world premiere of the comedy, Il ladro in casa (recorded in Naples in April, 1978, and

della commedia Il ladro in casa (registrata a Napoli nell’aprile del 1978, adattata da Edmo Fenoglio e Tullio Kezich). L’ultimo appuntamento serale fu la versione per la tv del racconto Una burla riuscita, con la regia di Mario Missiroli e la sceneggiatura di Tullio Kezich (12).

Successivamente, nel corso degli anni Ottanta le opere sveviane vennero diffusamente proposte dai media e incontrarono grande fortuna: conseguentemente si creò anche un vero e proprio ‘boom’ editoriale, confermato dallo svevista più celebre del tempo: Bruno Maier (14). Rai Uno nel luglio del 1985 mandò in prima serata la commedia Un marito, con l’adattamento di Tullio Kezich e la regia di Gianfranco De Bosio (il protagonista

Aroldo Tieri vinse il Premio Armando Curcio nel 1984); parallelamente Rai Tre propose il film per la televisione La malattia del vivere. (Esibizione di un medico dell’anima) di Mario Maranzana, con testi di Italo Svevo e Luigi Pirandello, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia nello stesso anno.

Nel 1986 vennero ultimati Desiderando Giulia di Andrea Barzini (tratto da Senilità) e Il Seduttore filantropo del triestino Gianni Lepre (ispirato a La novella del buon vecchio e della bella fanciulla).

Quest’ultimo, regista teatrale e televisivo, negli anni Ottanta viveva in Scandinavia, alternando le sue attività in campo cinematografico, televisivo e teatrale. Proprio in quel periodo portò in scena

Casa di bambola di Henrik Ibsen e La signorina

Giulia di Johan August Strindberg, di conseguenza il personaggio della ‘bella fanciulla’ sveviana gli era congeniale per definire un trittico di donne emancipate, affascinanti e vitali che si contrapponevano a figure maschili rappresentanti una classe in declino, destinata a soccombere (15).

“La scelta della novella sveviana e di conseguen-

adapted by Edmo Fenoglio and Tullio Kezich). The last evening episode was the TV version of A Perfect Hoax, directed by Mario Missiroli and with a script by Tullio Kezich (12).

Subsequently, during the course of the 1980s, Svevo’s works were regularly broadcast by the media (13) with great success: as a consequence, there was a plethora of publications released, confirmed by the most renowned Svevo scholar of the time, Bruno Maier (14). In July 1985, Rai Uno broadcast Un marito on prime time, using the adaptation of Tullio Kezich and the direction of Gianfranco De Bosio (the protagonist, Aroldo Tieri, won the Premio Armando Curcio nel 1984); likewise, Rai Tre offered the TV film, La malattia del vivere. (Esibizione di un medico dell’anima) by Mario Maranzana, with texts by Italo Svevo and Luigi Pirandello, presented at the Venice Film Festival in that same year.

In 1986, Desiderando Giulia by Andrea Barzini (adapted from As a Man Grows Older) and Il Seduttore filantropo by the Trieste-born Gianni Lepre (inspired by La novella del buon vecchio e della bella fanciulla) were terminated. Lepre, a theatre and television director, was living in Scandinavia in the 1980s, alternating activities in cinema, television and theatre. In that period, he staged Henrik Ibsen’s The Doll’s house and Johan August Strindberg’s Miss Julie, so the character of the Svevian “pretty young girl” was something that appealed to him to define a triptych of emancipated, fascinating and lively women offset by male figures representing a declining class destined to decline (15). “The choice of Svevo’s novel and hence of Trieste”, stressed the director, “aimed not merely to repropose the work, but present itself as an act of love towards the city … The actors too were

za di Trieste – sottolineò il regista – voleva essere, oltre che un momento di riproposizione, un vero e proprio atto di amore verso la città … Anche gli interpreti erano triestini” (16). Lepre spostò il tempo della narrazione nella Trieste dei coevi anni Ottanta, sottolineando l’assoluta modernità della novella e puntando precipuamente, proprio come Svevo, alla loro tipizzazione. Lepre afferma di aver voluto che l’immagine del Buon Vecchio fosse esteriormente riconducibile alle tipiche fattezze del rabbino, tanto da volerlo quasi ricondurre a un personaggio ‘simbolico’. L’uomo è un avaro commerciante di legnami che, dopo aver dedicato la sua vita a racimolare ricchezze, si ritrova solo; in casa vive con una governante (interpretata da Ariella Reggio) che mira all’eredità, mentre il fratello, suo unico parente, è ancora più avido di lui. Solo la Bella Fanciulla con la sua sfrontatezza riuscirà a fargli vivere, per un breve periodo, un’esistenza diversa. Questo personaggio femminile è affine alla protagonista del film Desiderando Giulia, del 1986, dove il regista Andrea Barzini (17) propose una rivisitazione di Senilità. L’azione è nuovamente ambientata negli anni Ottanta, tra Roma e Ostia; Johan Leysen vestì i panni di Emilio Brentani, Valeria D’Obici fu sua sorella Amalia e Sergio Rubini interpretò Stefano Balli; i nomi dei personaggi rimasero invariati rispetto alle originali scelte sveviane, solo Angiolina / Serena Grandi diventò Giulia. Una donna ambigua, volubile e infedele, che conduce una vita disordinata frequentando uomini poco raccomandabili. Barzini evidenziò in diverse sequenze la morbosità che caratterizza il legame tra Emilio e Giulia: l’uomo la insegue, la spia e accetta per amore i compromessi più degradanti. La presenza della Grandi, donna simbolo del cinema erotico italiano degli anni Ottanta,

from Trieste” (16). Lepre shifted the period in which the events take place in Trieste to the contemporary 1980s, stressing the absolute modernity of the novel and aiming chiefly, like Svevo, at their characterisation. Lepre affirms that he wanted the image of the Buon Vecchio to be typically those of a rabbi, in exterior terms, almost making him into a ‘symbolic’ figure. The man is a miserly dealer in timber who, after dedicating his life to reaping in riches, finds himself alone; he lives at home with a housekeeper (played by Italian actress Ariella Reggio), who is aiming at the inheritance, while his brother – his sole relative – is even meaner than he. Only the Bella Fanciulla, with her impudence, will be able to make him live a different life, if only for a short while. This female figure is close to the character of the protagonist of the film, Desiderando Giulia of 1986, in which the director, Andrea Barzini, (17) presented a revisitation of As a Man Grows Older. The action is again set in the 1980s, between Rome and Ostia; Johan Leysen played the part of Emilio Brentani, Valeria D'Obici was his sister Amalia and Sergio Rubini interpreted Stefano Balli. The names of the characters remained unchanged with respect to the original names chosen by Svevo except for Angiolina / Serena Grandi, which became Giulia. An ambiguous, fickle and unfaithful woman, leading a disordered life frequenting unsuitable men. In several sequences, Barzini highlighted the unhealthy relationship between Emilio and Giulia: the man pursues her, spies on her and accepts the most degrading compromises for the sake of her love. The presence of Grandi, the very symbol of Italian erotic cinema of the 1980s, attracted the attention of film critics and the film received numerous slatings (18), raising protests from the director.

attirò l’attenzione dei critici cinematografici e la pellicola ricevette numerose stroncature (18), sollevando le proteste del regista.

Pochi mesi più tardi, nel gennaio del 1987, a seguito di un’altra fortunata pièce teatrale, venne proposta in televisione Una burla riuscita, sempre con l’adattamento di Tullio Kezich; alcune sequenze vennero rifatte nel Teatro Comunale di Carpi, ma sostanzialmente furono mandate in onda le scene delle rappresentazioni teatrali. Lo stesso Kezich trovò che Una burla riuscita si configurava come “uno dei più perfetti, ambigui, ironici autoritratti di tutta la storia del racconto moderno” (19).

Un anno dopo Sandro Bolchi, nuovamente con la collaborazione di Kezich (che lavorò anche alla sceneggiatura), realizzò la celebre riduzione televisiva de La coscienza di Zeno, girata a Trieste con Johnny Dorelli nella parte del protagonista. Sandro Bolchi, da sempre considerato un ottimo adattatore di opere letterarie per il piccolo schermo, per Zeno partì dalla riduzione teatrale del 1964, puntando molto sull’interpretazione di Johnny Dorelli (20). A distanza di vent’anni da quel lavoro l’attore (21), sottolineando come “Bolchi fece una bellissima regia”, ricordava che ci mise sei mesi per decidere se accettare o meno il ruolo di Zeno. Un’immedesimazione complessa che fu poi giudicata positivamente dalla critica e dallo stesso regista, che vinse l’Efebo d’Oro per la televisione (prestigioso riconoscimento motivato dall’impegno dimostrato in questa difficile, ma riuscita, riduzione televisiva) (22). Lo sceneggiato convisse con il successo teatrale del celebre romanzo sveviano, con la regia di Egisto Marcucci e la sceneggiatura di Tullio Kezich. Giulio Bosetti interpretò Zeno Cosini di cui apprezzava profondamente la modernità: un “classico uomo senza

A few months later, in January 1987, following another successful theatre performance, Perfect Hoax was proposed on television, again with an adaptation by Tullio Kezich; some sequences were reshot in the Teatro Comunale di Carpi, but generally, what were broadcast were scenes from the theatrical performances. Kezich himself believed that A Perfect Hoax constituted "one of the most perfect, ambiguous, ironic self-portraits in the whole history of modern narrative" (19).

A year later, Sandro Bolchi, again with the collaboration of Kezich (who also worked on the screenplay), created the famous television adaptation of Zeno’s Conscience, filmed in Trieste with Johnny Dorelli in the leading role. Sandro Bolchi, always considered an excellent adapter of literary works for the small screen, used the adaptation of Zeno for theatre of 1964, depending greatly on Johnny Dorelli’s interpretation of the part (20). Twenty years after that work, the actor (21), stressing how "Bolchi directed the work wonderfully”, recalls that it took him six months to decide whether to accept the role of Zeno or not. It required a complex interpretation which was subsequently judged positively by critics and by the director himself, who won the Efebo d’Oro for television (a prestigious recognition motivated by the commitment shown in this difficult, but successful, television adaptation) (22). The series was convincing, thanks to the theatrical success of the famous novel by Svevo, directed by Egisto Marcucci with a screenplay by Tullio Kezich. Giulio Bosetti played Zeno Cosini, whose modernity he deeply appreciated: a “typical man without qualities" (23), "no longer a rare and unknown hero, but a person in which we can all see ourselves” (24).

qualità” (23), “non più un eroe raro e sconosciuto, ma una persona in cui tutti ci riconosciamo” (24). Cinematograficamente, il lavoro più recente è il film Le parole di mio padre, con la regia di Francesca Comencini, del 2001, dove, citando D’Anza, “molto venne demolito”; infatti alla base della pellicola ci sono soltanto due singoli capitoli della Coscienza. Tuttavia sullo schermo la storia, imperniata attorno a due temi principali (l’irrisolto rapporto di Zeno con la figura paterna e la difficoltà del giovane protagonista a relazionarsi sentimentalmente in modo stabile), risulta compiuta. La regista ha trasferito l’ambientazione nella Roma contemporanea, raccontata quasi come una città metafisica e fuori dal tempo. Nel film predomina un’atmosfera oscura, che ben accompagna lo straniamento e lo spaesamento del protagonista nei confronti della vita.

Nel 2004, il giovane regista triestino Alberto Guiducci con il cortometraggio L’assassinio di Via Belpoggio ha tradotto per la prima volta in immagini la novella omonima. Il filmato della durata di 25 minuti, in bianco e nero, ricco di rimandi agli anni Trenta ma ambientato in un contesto contemporaneo, è girato interamente a Trieste soprattutto in esterni notturni; gli attori fanno parte della compagnia del Teatro Rossetti di Trieste e il protagonista, Giorgio, è interpretato da Claudio Tombini. Guiducci, autore anche della sceneggiatura, ha affermato di essere sempre stato incuriosito da questo racconto e si è dichiarato contento del risultato finale. Un assaggio della pellicola è stato presentato in anteprima al Trieste Film Festival del 2004 e qualche mese dopo al Festival Arcipelago di Roma (25).

Grazie alle riduzioni televisive e cinematografiche, la produzione letteraria sveviana si è diffusa largamente, ma proprio per quanto riguarda

In terms of cinema, the most recent film has been Le parole di mio padre, directed by Francesca Comencini, of 2001, in which, quoting D’Anza, “much was demolished”; indeed, only two chapters of Conscience form the basis for the whole film. However, on the screen, the screen, hinging on two main themes (the unresolved relationship of Zeno with his father and the difficulty of the young protagonist in creating a long-term relationship), is explored in full. The director has transferred the setting to contemporary Rome, shown almost as a metaphysical city outside time. A dark atmosphere dominates the film, which provides the perfect accompaniment to the alienation of the protagonist with regard to life.

In 2004, the young Triestine director, Alberto Guiducci, produced a short entitled L’assassinio di Via Belpoggio, with which he presented the short story of the same name in film for the first time. His black and white film lasts 25 minutes and is rich in echoes of the 1930s, although set in a contemporary setting and filmed entirely in Trieste, especially with regard to the outdoor night-time scenes. The actors are members of the Teatro Rossetti company of Trieste and the protagonist, Giorgio, was played by Claudio Tombini. Guiducci, who also wrote the screenplay, says that he has always been curious about this tale and claims to be satisfied with the final result.

A trailer of the film was given at the 2004 edition of the Trieste Film Film Festival and a few months later the film was presented at the Arcipelago Film Festival in Rome (25).

Thanks to the television and film adaptations, Svevo’s literary production has spread considerably, but the problem of the public was something Svevo had considered himself, anticipating the considera-

il problema del pubblico, Svevo, anticipando di cinquant’anni alcune considerazioni fatte da Walter Benjamin (26) nel saggio sulla riproducibilità tecnica dell’opera d’arte (1936), trovava “corruttrice la natura del pubblico, poiché il contatto continuo portato dai critici e dagli studiosi tra autore e spettatore non può che essere fatale all’arte” (27). Allora come la figlia dello scrittore, che a proposito del film Senilità, si chiese cosa avrebbe detto Svevo di un film tratto da un suo romanzo (28), sembra lecito formulare la stessa domanda relativamente all’odierna multimedialità dell’intero universo letterario sveviano. L’unica risposta consona pare essere la richiesta formulata da Daniele D’Anza quarant’anni fa: “Che Svevo ci perdoni tutti” (29), poiché secondo lo scrittore “tutte le films, anche le migliori, hanno vita breve. Si tratta di fotografie e non di quadri ad olio” (30). Ma aveva proprio ragione?

Uno specchio dei tempi: l’inetto sveviano Svevo non poteva immaginare che a distanza di ottant’anni dalla sua scomparsa, la Settima Arte avrebbe largamente tratto ispirazione dalle sue opere, aumentando la sua fortuna, attualizzando il personaggio dell’inetto, diffondendo l’immagine dello schlemiel ebraico attraverso il grande e il piccolo schermo. Infatti, ne Il seduttore filantropo e in Desiderando Giulia, l’azione è ambientata negli anni Ottanta, nel lavoro di Lepre a Trieste, in quello di Barzini tra Roma e Ostia. Si tratta di due riduzioni significative, dove i registi mettono in primo piano il conflitto uomo-donna. Anche nella Coscienza di Bolchi, del 1988, è predominante il rapporto di Zeno con le protagoniste femminili del libro: Ada, Augusta e Carla, ma anche la cameriera del padre, la suocera, le cognate, la signora Gerco e la ‘Bella Fanciulla’ della

tions made by Walter Benjamin (26) in his essay of the technical reproducibility of a work of art (1936) by about 50 years: he found “the nature of the public to be corrupting, for the continuous contact maintained by critics and scholars between author and public cannot be anything but fatal for art” (27). So, like the writer’s daughter who, concerning the film Careless, asked herself what Svevo would have said about a film based on his novel (28), it seems legitimate to formulate the same question with regard to the current multimediality of all of Svevo’s literary output. The only coherent answer seems to be the request formulated by Daniele D’Anza 40 years ago: “May Svevo forgive everyone” (29), because according to the writer, “all films, even the best, live a short life. They are like photographs, not oil paintings” (30). But was he right?

A

mirror

of the

times:

the

ineptitude of Svevo Svevo could not have imagined that 80 years after his death, that the Seventh art would have drawn widespread inspiration from his works, increasing his fortune critique, and bringing up to date the character of the inept, distributing the image of the schlemiel through television and cinema. Indeed, in Il Seduttore filantropo and in Desiderando Giulia, the action is set in the 1980s – in Lepre’s film in Trieste, and in Barzini’s, between Rome and Ostia. These are two significant adaptations, in which the directors bring the conflict between man and woman to the fore. In the Coscienza of Bolchi too, of 1988, the relationship between Zeno and the female protagonists of the book predominates: Ada, Augusta and Carla, but also the father’s servant, the in-laws, signora Gerco and the ‘Bella Fanciulla’

penultima sequenza. Sembra quasi che l’inettitudine del personaggio sveviano, sia speculare all’isolamento dell’uomo di fronte all’istinto, alla gioia di vivere, all’ambiguità e all’imprevedibilità femminile; peculiarità che sembrarono imporsi proprio negli anni Ottanta (31). In quel decennio, il personaggio dell’antieroe rispecchiava spesso la solitudine dell’intellettuale e dell’uomo comune di fronte alla vitalità e all’emancipazione femminile; allo stesso modo l’interpretazione di Serena Grandi ribadì che il rapporto uomo-donna stava cambiando e la figura maschile veniva sopraffatta da quella femminile. Parallelamente, anche l’ultimo Zeno cinematografico, il giovane Fabrizio Rongione nel film Le parole di mio padre, si dimostra incapace di comprendere le sorelle Malfenti. L’elemento innovativo di questa pellicola è rappresentato dall’età dei protagonisti, poiché potrebbero essere i figli dei personaggi romanzeschi: si tratta di ragazzi quasi ventenni che vivono in perenne conflittualità. Adesso il disagio esistenziale dell’individuo sveviano è presente anche nella giovinezza: la spensieratezza di questa età della vita si è ormai trasformata in una profonda e angosciosa incertezza.

L’archetipo Zeno, che ha avuto la sua genesi a cavallo tra Ottocento e Novecento, dove la destrutturazione del soggetto introdotta da Freud è diventata un sintomo palese e quasi ossessivo, è oggi caratterizzato da una progressiva alienazione. La frantumazione del soggetto e l’ipertrofia della vita interiore ossessionano un personaggio rassegnato allo status quo, un antieroe sempre più giovane, abilissimo a convivere con un ego nevrotico e perennemente in discussione: specchio di una realtà profondamente in crisi, “inquinata alle radici” (32).

of the penultimate sequence. It seems almost as though the ineptitude of Svevo’s character reflects the isolation of man before instinct, the joy of living, the ambiguity and unpredictability of womankind; peculiarities that seemed to impose themselves in the 1980s (31). In that decade, the figure of the anti-hero often reflected the solitude of the intellectual and common man before female vitality and emancipation; in the same way, the interpretation of Serena Grandi stressed that the man-woman relationship was changing and the male figure was being overtaken by the female one. In parallel, the latest filmed version of Zeno, the young Fabrizio Rongione in Le parole di mio padre, shows himself capable of understanding the Malfenti sisters. The innovative element of this film lies in the age of the protagonists, since they could have been the children of the characters in the novel: they are almost20-year-olds living in constant conflict. Now, the existential restlessness of the Svevo character is present in youth too: the carefree nature of this period of one’s life has been transformed into a profound and disturbed uncertainty.

The Zeno archetype, which had its genesis between the 19th and 20th century, in which the destructuring of the subject introduced by Freud became an evident, almost obsessive symptom, is today characterised by a progressive alienation. The fragmentation of the subject and the deadening of an inner life obsess a character resigned to the status quo, an increasingly young antihero, adept at living with a neurotic ego that is always in doubt: the reflection of a reality in profound crisis, “polluted to its roots” (32).

Note

(1) Mauro Bolognini dimostrò un vero e proprio amore per la letteratura, 19 pellicole (sulle 43 girate) recano la dicitura “tratto da”, tra le quali: I cavalieri della Regina (1954) tratto da I tre moschettieri di Alexandre Dumas padre, La notte brava (1959) tratto da Ragazzi di vita di Pier Paolo Pasolini, Il bell’Antonio (1960) dall’omonimo romanzo di Vitaliano Brancati, La giornata balorda (1960) dai Racconti Romani di Alberto Moravia, La Viaccia (1961) dal romanzo L’eredità di Mario Pratesi, Senilità (1962) dall’omonimo romanzo di Italo Svevo, Agostino (1962) dall’omonimo romanzo di Alberto Moravia, Madamigella di Maupin (1966) dall’omonimo romanzo di Théophile Gautier, Un bellissimo novembre (1968) dall’omonimo romanzo di Ercole Patti, Metello (1970) dall’omonimo romanzo di Vasco Pratolini, Bubù (1971) dall’omonimo romanzo di Charles Louis Philippe, Per le antiche scale (1975) dall’omonimo romanzo di Mario Tobino, L’eredità Ferramonti (1976) dall’omonimo romanzo di Gaetano Carlo Chelli, La Certosa di Parma (film per la televisione del 1982) dall’omonimo romanzo di Stendhal e La Venexiana (1985) dall’omonimo romanzo di un anonimo del Cinquecento.

(2) A questo proposito vedere Antonio Costa, Immagine di un’immagine, Torino, Utet, 1993, pp. 9-11.

(3) Barbara Sturmar (a cura di), “Senilità” di Mauro Bolognini dal romanzo di Italo Svevo. Storia di un film e due sceneggiature, Pistoia, Centro Mauro Bolognini e Museo Sveviano, 2005.

(4) “Mio padre andava in barca e non in gondola. Svevo non può andare in gondola, e poi per lui esiste le bora, non la brezza”. Articolo non firmato, Non potevano andare in gondola i personaggi di “Senilità”, «Piccolo Sera», 30 agosto 1961. “[Anche] Mario Soldati [gridava] agitando le mani e gli occhi sotto la faccia paciosa di Bolognini. «A Venezia? Ma è una bestemmia! Cambia tutto o Italo verrà a grattarti i piedi di notte! … A Trieste, a Trieste! Devi batterti con tutte le tue forze per andare a Trieste e ci devi mettere nel film anche due rulli di bora, quella vera con la gente che cammina tenendosi alle corde… due rulli di bora, neanche un metro di meno, hai capito?»“

Articolo non firmato, Mauro Bolognini cerca il protagonista di “Senilità”, «L’Avvenire d’Italia», Bologna, 12 luglio 1961. (5) Gianna Manzini, Due testimonianze: “Senilità” e “L’eclisse”, «L’Europa Letteraria», Roma, VI-VIII, 1962, p. 185.

(6) L’attività di drammaturgo di Tullio Kezich continuò negli anni con oltre trenta spettacoli tra adattamenti, traduzioni e commedie originali. Per quanto riguarda le opere sveviane si ricordano l’adattamento della commedia Un marito (1983), la versione teatrale della novella Una burla riuscita (1985), Zeno e la cura del fumo. Due tempi da Italo Svevo (1994), e il libro Svevo e Zeno. Vite parallele. Cronologia comparata di Ettore Schmitz (Italo Svevo) e Zeno Cosini, con notizie di cronaca triestina ed europea (Milano, All’insegna del pesce d’oro, 1970).

Quotations

(1) Mauro Bolognini demonstrated a veritable love for literature: 19 films (of the 43 he made) include the phrase “adapted from”, including: I cavalieri della Regina (1954) adapted from The three musketeers by Alexandre Dumas père, La notte brava (1959), adapted from Ragazzi di vita by Pier Paolo Pasolini, Il bell’Antonio (1960) from the novel of the same title by Vitaliano Brancati, La giornata balorda (1960) from the Racconti Romani by Alberto Moravia, La Viaccia (1961) from the novel entitled L’eredità, by Mario Pratesi, Senilità (1962) from Italo Svevo's As a Man Grows Older, Agostino (1962) from the novel of the same title by Alberto Moravia, Mademoiselle de Maupin (1966) from the novel of the same title by Théophile Gautier, Un bellissimo novembre (1968) from the novel of the same title by Ercole Patti, Metello (1970) from the novel of the same title by Vasco Pratolini, Bubù (1971) from the novel of the same title by Charles Louis Philippe, Per le antiche scale (1975) from the novel of the same title by Mario Tobino, L’eredità Ferramonti (1976) from the novel of the same title by Gaetano Carlo Chelli, La Chartreuse de Parme (film for television from 1982) from the novel of the same title by Stendhal and La Venexiana (1985) from the novel of the same title by an anonymous 16th-century writer.

(2) In this regard, see Antonio Costa, Immagine di un’immagine, Turin, Utet, 1993, pp. 9-11.

(3) Barbara Sturmar (editor), “Senilità” by Mauro Bolognini from the novel by Italo Svevo. Storia di un film e due sceneggiature, Pistoia, Centro Mauro Bolognini and Museo Sveviano, 2005.

(4) “My father would go by boat and not in a gondola. Svevo cannot go by gondola; besides, for him, the wind is the bora, not a breeze”. Unsigned article, “Non potevano andare in gondola i personaggi di “Senilità”, «Piccolo Sera», 30 August 1961. “Mario Soldati [also] yelled, waving his arms and eyes beneath the easygoing face of Bolognini. “In Venice? But it’s blasphemy! Change everything or Italo will come and tickle your feet at night! … In Trieste, in Trieste! You must do everything to come to Trieste and put in a couple of reels of bora in your film too, a real bora with people walking, hanging on to the ropes… Two reels of bora, and not one metre less, understood?” Unsigned article, Mauro Bolognini cerca il protagonista di “Senilità”, «L’Avvenire d’Italia», Bologna, 12 July 1961.

(5) Gianna Manzini, Due testimonianze: “Senilità” e “L’eclisse”, «L’Europa Letteraria», Roma, VI-VIII, 1962, p. 185.

(6) Tullio Kezich’s activity as dramatist continued over the years with over 30 shows, including adaptations, translations and original dramas. As far as Svevo’s work is concerned, it is worth recalling the adaptation of Un marito (1983), the theatrical version of the short story A Perfect Hoax (1985), Zeno e la cura del fumo. Due tempi da Italo Svevo (1994), and the book, Svevo e Zeno. Vite parallele. Cronologia comparata di Ettore Schmitz (Italo Svevo) e Zeno Cosini, con notizie di cronaca triestina ed

(7) Lo spettacolo, rappresentato la prima volta il 12 ottobre 1964 a Venezia dalla Compagnia del Teatro Stabile della Città di Genova, fu l’opera conclusiva del Festival di Venezia, durante il XXIII Festival Internazionale Teatro di Prosa (regia di Luigi Squarzina, protagonista Alberto Lionello, scene di Gianfranco Padovani e musiche di Sergio Liberovici). La pièce riscosse un enorme successo, tanto da essere riproposta per oltre 150 repliche in due anni. Tullio Kezich, Sfortune e fortune del teatro di Svevo, in Italo Svevo oggi. Atti del convegno. Firenze 3-4 febbraio 1979, a cura di Marco Marchi, Firenze, Vallecchi, 1979, p. 160.

(8) Daniele D’Anza, 1966: La coscienza di Zeno, in Svevo in televisione e da Radio Trieste, «Quaderni Rai», Trieste, Sede Regionale del Friuli Venezia Giulia, 1978, pp. 18-21.

(9) Tullio Kezich, La coscienza di Zeno. Dal romanzo di Italo Svevo, Torino, Einaudi, 1965, p. 18.

(10) Tullio Kezich e Claudio Magris, “Mezzo secolo da Svevo 1928 – 1978”, Trieste, Rai, 1978.

(11) Danilo Colombo, Svevo in televisione e da Radio Trieste, cit., p. 27.

(12) Si trattò di una riproposta, in nuova versione, dell’edizione del 1962.

(13) Anche il numero degli spettacoli teatrali ispirati dai lavori sveviani fu cospicuo in questo decennio.

(14) Bruno Maier, Itinerario topografico di Svevo a Trieste, a proposito del recente “boom” editoriale sveviano in Italo Svevo e Trieste – L’attuale fortuna di Svevo, a cura di e con Bruno Maier, per la rubrica Tuttilibri della RAI, Primo Canale, 7 Marzo 1985.

(15) Gianni Lepre, conversazione del 9 dicembre 2005.

(16) Le considerazioni di Gianni Lepre sono tratte dall’articolo di VI. VA., Un film televisivo “fatto in casa” imperniato su una novella di Svevo, «Il Piccolo», Trieste, 5 maggio 1986.

(17) Dopo numerose pellicole come aiuto regista e vari documentari televisivi, Andrea Barzini ha esordito con il film musicale Flipper (1983) interpretato da Margherita Buy, quindi ha firmato Desiderando Giulia (1986), successivamente ha proposto Italia-Germania 4 a 3 (1990), ripreso da un testo teatrale di Umberto Marino e Volevamo essere gli U2 (1992); nel 1998 ha girato Alexandria Hotel con Rod Steiger, Stefano Dionisi e Valeria Golino; l’ultima pellicola è Passo a due, datata 2005, con il ballerino Kledi Kadiu. Ha realizzato per la televisione: la serie Chiara e gli altri (1989), Il sassofono (1991), La parola alla difesa (1999) e la fiction Don Matteo (2001-2002). Ha realizzato per la radio: Elvis, radiodramma in 24 puntate (2004); Jackie Kennedy in 24 puntate (2003) e Scandalo in 35 puntate (1999).

(18) A questo proposito vedere Tullio Kezich, Il fiore che non colsi in Rincorrendo Angiolina, Trieste, Comune di Trieste-Museo Sveviano, 2000, p. 86.

(19) L’affermazione di Tullio Kezich è tratta dall’articolo non firmato, Rai Tre, “Una burla riuscita” da un racconto di Italo Sve-

europea (Milan, All’insegna del pesce d’oro, 1970).

(7) The play, performed for the first time on 12 October 1964 in Venice by the Compagnia del Teatro Stabile della Città di Genova, was the concluding work of the Festival di Venezia, during the XXIII Festival Internazionale Teatro di Prosa (director, Luigi Squarzina, starring Alberto Lionello, sets by Gianfranco Padovani and music by Sergio Liberovici). The piece proved a great success and was performed 150 times in two years. Tullio Kezich, Sfortune e fortune del teatro di Svevo, in Italo Svevo oggi. Atti del convegno. Florence 3-4 February 1979, edited by Marco Marchi, Florence, Vallecchi, 1979, p. 160.

(8) Daniele D’Anza, 1966: La coscienza di Zeno, in Svevo in televisione e da Radio Trieste, “Quaderni Rai”, Trieste, Sede Regionale del Friuli Venezia Giulia, 1978, pp. 18-21.

(9) Tullio Kezich, La coscienza di Zeno. Dal romanzo di Italo Svevo, Torino, Einaudi, 1965, p. 18.

(10) Tullio Kezich e Claudio Magris, Mezzo secolo da Svevo 1928 – 1978, Trieste, Rai, 1978.

(11) Danilo Colombo, Svevo in televisione e da Radio Trieste, cit., p. 27.

(12) This was a renewed version of the 1962 edition.

(13) The number of theatrical shows inspired by Svevo’s writings was also conspicuous in this decade.

(14) Bruno Maier, Itinerario topografico di Svevo a Trieste, a proposito del recente “boom” editoriale sveviano in Italo Svevo e Trieste – L’attuale fortuna di Svevo, edited by and with Bruno Maier, for Tuttilibri broadcast by RAI, First Channel, 7 March 1985.

(15) Gianni Lepre, conversation of 9 December 2005.

(16) The considerations of Gianni Lepre are drawn from the article of VI. VA., Un film televisivo “fatto in casa” imperniato su una novella di Svevo, «Il Piccolo», Trieste, 5 May 1986.

(17) After numerous films as assistant director and various television documentaries, Andrea Barzini began as director with a musical film, Flipper (1983), starring Margherita Buy, followed by Desiderando Giulia (1986). He then worked on Italia-Germania 4 a 3 (1990), adapted from a theatre play by Umberto Marino and Volevamo essere gli U2 (1992); in 1998, he filmed Alexandria Hotel with Rod Steiger, Stefano Dionisi and Valeria Golino; his latest film is Passo a due, from 2005, with dancer Kledi Kadiu. For television, he has produced: the Chiara e gli altri series (1989), Il sassofono (1991), La parola alla difesa (1999) and a fiction series entitled Don Matteo (2001-2002). For radio: Elvis, a radio play in 24 episodes (2004); Jackie Kennedy in 24 episodes (2003) and Scandalo in 35 episodes (1999).

(18) In this regard, see Tullio Kezich, Il fiore che non colsi in Rincorrendo Angiolina, Trieste, Comune di Trieste-Museo Sveviano, 2000, p. 86.

(19) Tullio Kezich’s affirmation is drawn from the unsigned article, Rai Tre, “Una burla riuscita” da un racconto di Italo Svevo, «Il

vo, «Il Quotidiano di Foggia», Foggia, 20 gennaio 1987.

(20) Oreste Del Buono, Bolchi fa centro con “Zeno” e Dorelli, «Corriere della Sera», Milano, 15 aprile 1988.

(21) Intervista a Johnny Dorelli del 26 agosto 2005.

(22) La motivazione della vincita della edizione 1988 dell’Efebo d’oro – Televisione è attualmente disponibile sul sito web www.efebodoro.it

(23) Le affermazioni di Giulio Bosetti sono tratte dall’intervista di M. Cristina Vilardo, Zeno antieroe come me, «Il Piccolo», Trieste, 10 novembre 1988.

(24) Le affermazioni di Giulio Bosetti sono tratte da D. G., La telefonata a… Giulio Bosetti, «Radiocorriere», Torino, 27 novembre 1986.

(25) Intervista ad Alberto Guiducci del 22 novembre 2005.

(26) Walter Benjamin, L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, Torino, Einaudi, 2000.

(27) “Il pubblico è di sua natura corruttore e il contatto continuo in cui vengono specialmente da noi portati autore e spettatore non può essere che fatale all’arte.“ Italo Svevo, Il pubblico in Tutte le opere, a cura di Mario Lavagetto, III Volume, Teatro e saggi, Milano, Mondadori, 2004, p. 985.

(28) “«Chissà cosa avrebbe detto lui di un film tratto dal suo romanzo migliore», dice la signora Letizia, la figlia unica dello scrittore.” Nerio Minuzzo, L’incompreso Signor Schmitz, «L’Europeo», 22 ottobre 1961, p. 52.

(29) Daniele D’Anza, 1966: La coscienza di Zeno, in Svevo in televisione e da Radio Trieste, cit., p. 21.

(30) Italo Svevo, Teatro e cinematografo in Londra dopo la guerra in Tutte le opere, III Volume, cit., p. 1147.

(31) Considerazione condivisa anche dal regista Andrea Barzini, e-mail del 6 novembre 2005. A questo proposito vedere Manuele Fulgenzi, Il mito del benessere 1981-1990, Roma, Editori Riuniti, 1999; Marta Boneschi, Senso. I costumi sessuali degli italiani dal 1880 a oggi, Milano, Mondadori, 2000; Stefano Dimichele, I magnifici anni del riflusso. Come eravamo negli anni ’80, Venezia, Marsilio, 2003.

(32) Italo Svevo, La coscienza di Zeno in Tutte le opere, a cura di Mario Lavagetto, I Volume, Romanzi e “continuazioni”, Milano, Mondadori, 2004, p. 1085.

Quotidiano di Foggia”, Foggia, 20 January 1987.

(20) Oreste Del Buono, Bolchi fa centro con “Zeno” e Dorelli, «Corriere della Sera», Milan, 15 April 1988.

(21) Interview with Johnny Dorelli on 26 August 2005.

(22) The motivation for the awarding of the 1988 edition of the Efebo d’oro – Televisione can currently be seen at www.efebodoro.it

(23) The statements by Giulio Bosetti are taken from the interview with M. Cristina Vilardo, Zeno antieroe come me, «Il Piccolo», Trieste, 10 November 1988.

(24) The statements by Giulio Bosetti are taken from D. G., La telefonata a… Giulio Bosetti, «Radiocorriere», Turin, 27 November 1986.

(25) Interview with Alberto Guiducci of 22 November 2005.

(26) Walter Benjamin, L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, Turin, Einaudi, 2000.

(27) “The public is by nature corrupting, and the continuous contact maintained by critics and scholars between author and public cannot be anything but fatal for art”. Italo Svevo, Il pubblico in Tutte le opere, edited by Mario Lavagetto, III Volume, Teatro e saggi, Milan, Mondadori, 2004, p. 985.

(28) ‘“Who knows what he would have said of a film drawn from his best novel”, says Letizia, the writer’s only daughter’. Nerio Minuzzo, L’incompreso Signor Schmitz, «L’Europeo», 22 October 1961, p. 52.

(29) Daniele D’Anza, 1966: La coscienza di Zeno, in Svevo in televisione e da Radio Trieste, cit., p. 21.

(30) Italo Svevo, Teatro e cinematografo in Londra dopo la guerra in Tutte le opere, III Volume, cit., p. 1147.

(31) A consideration shared also by Andrea Barzini, e-mail of 6 November 2005. In this regard, see Manuele Fulgenzi, Il mito del benessere 1981-1990, Rome, Editori Riuniti, 1999; Marta Boneschi, Senso. I costumi sessuali degli italiani dal 1880 a oggi, Milan, Mondadori, 2000; Stefano Dimichele, I magnifici anni del riflusso. Come eravamo negli anni ’80, Venice, Marsilio, 2003.

(32) Italo Svevo, La coscienza di Zeno in Tutte le opere, edited by Mario Lavagetto, I Volume, Romanzi e “continuazioni”, Milan, Mondadori, 2004, p. 1085.

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Cinema

Lungometraggi / Feature Films

1962 Senilità regia / directed by Mauro Bolognini.

1967-1968 Un Ulisse a Trieste (ispirato a La coscienza di Zeno / inspired by Zeno’s Conscience), regia / directed by Giorgio Strehler. Progetto non realizzato / Unrealized project.

1986 Desiderando Giulia (liberamente ispirato a / freely based on As a Man Grows Older), regia / directed by Andrea Barzini.

2001 Le parole di mio padre regia / directed by Francesca Comencini.

Cortometraggi / Short Films

2004 L’Assassinio di via Belpoggio regia / directed by Alberto Guiducci.

Video artistici / Video Art

2002 Zeno Writing regia / directed by William Kentridge.

Televisione / Television

1962 (3 maggio / May 3 - Rai 2) Una burla riuscita regia / directed by Edmo Fenoglio. Riduzione televisiva di / Abridgement by: Tullio Kezich. Scenografia / Art Director: Mariano Mercuri. Costumi / Wardrobe: Maud Strudthoff. Interpreti / Cast: Romolo Valli, Camillo Pilotto, Manlio Busoni, Enrico Ostermann.

In casa Svevo, documentario diretto da / a documentary directed by Pier Paolo Ruggerini.

1965 (7 luglio / July 7 - Rai 2) Atto unico regia / directed by Carlo Lodovici. Scenografia / Art Director: Ennio Di Majo. Costumi / Wardrobe: Maud Strudhoff. Interpreti / Cast: Ave Ninchi, Mario Maranzana, Gianni Solaro, Mario Bardella, Maria Grazia Spina, Enrico Ostermann, Pia De Doses.

1966 (dal 16 al 30 marzo / from March 16 to March 30) La coscienza di Zeno serie TV in 3 puntate / TV series in three episodes. Regia / Directed by Daniele D’Anza.

1967 (21 Aprile / April 21 - BBC) As a Man Grows Older regia / directed by John Gibson. Sceneggiatura / Screenplay: Barry Bermancie. Adattamento di Senilità / An adaptation of As a Man Grows Older. Interpreti / Cast: Derek Godfrei, Peter Blythe, Hilary Hardiman, Ilona Rodgers.

1970 (27 Maggio / May, 27 - Rai 2) L’avventura di Maria regia / directed by Dante Guardamagna. Scenografia / Art Director: Mariano Mercuri. Costumi / Wardrobe: Emanuele Luzzati. Interpreti / Cast: Mario Erpichini, Franca Nuti, Paola Bacci, Massimo de Francovich, Franco Mazzera, Gianni Gavalotti, Claudio Cassinelli, Giusy Carrai Tieghi.

1974 Un marito regia / directed by Fulvio Tolusso.

1977 (Giugno - TV di Belgrado / June - Belgrade TV) Inferiorità regia / directed by Paolo Magelli. Interpreti / Cast: Mario Nikolić, Bora Todoro, Zoran Radmilović, Slobodan Perović.

1978 (13 Luglio / July 13 - Rai 3)

Commedia “Atto Unico” – Profili di protagonisti letterari: Svevo nella trasmissione / in the programme “Magazine Tv Special”. Regia / Directed by: Carlo Ludovici. Interpreti / Cast: Ave Ninchi, Mario Maranzana. Con la presentazione di / Introduced by: Letizia Fonda Savio.

(14 Settembre / September 14 - Rai 2)

serie "Mezzo secolo da Svevo" a cura di / series "Mezzo secolo da Svevo" curated by Tullio Kezich, Claudio Magris Una vita regia / directed by Eberhard Itzenplitz. Sceneggiatura / Screenplay: Heinrich Carle. Suono / Sound: Gerhard Hoffmann. Interpreti / Cast: Mathias Ponnier, Astrid Meyer Gossler, Christiane Bruhn, Angelica Hurwicz, Karl-Heinz Pelser, Marco Guglielmi, Saverio Mosca, Maria Vianello. Produzione / Produced by: ZDF

(21 Settembre / September 21 - Rai 2)

Il ladro in casa regia / directed by Edmo Fenoglio. Adattamento televisivo di / Adaptation by: Edmo Fenoglio e Tullio Kezich. Scenografia / Art Director: Antonio Capuano. Costumi / Wardrobe: Vera Marzot. Interpreti / Cast: Luigi Diberti, Piera degli Esposti, Massimo De Francovich, Carlo Bagno, Antonella Munari, Massimo Manfredi, Erberto Manfredi, Letizia Compatangelo, Dante Biagioni, Carla Roinich, Marilda Dona, Gerardo D’andrea.

(28 Settembre / September 28 - Rai 2)

Una burla riuscita regia / directed by Mario Missiroli. Riduzione televisiva di / Abridgement by: Tullio Kezich. Sceneggiatura / Screenplay: Tullio Kezich. Musica / Music: Benedetto Ghiglia. Costumi / Wardrobe: Elena Mannini. Interpreti / Cast: Sergio Fantoni, Pietro Mazzarella, Silvio Kobal, Mario Maranzana, Enrico Ostermann, Camillo Milli.

1985 (5 aprile / April 5 - Rai 3)

La malattia del vivere. (Esibizione di un medico dell’anima). Film TV. Regia / Directed by: Marino Maranzana. Sceneggiatura / Screenplay: Mario Maranzana, Marino Maranzana. Tratta dall’omonima commedia di / Based on the play of the same title by Mario Maranzana (da testi di / based on texts by Italo Svevo, Luigi Pirandello). Suono / Sound: Enzo Di Liberto. Scenografia / Art Director: Alberico Badaloni. Interpreti / Cast: Mario Maranzana. Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1985 / The film was also screened at the Venice Film Festival in 1985.

(15 Luglio / July 15)

Un marito (1983) regia / directed by: Gianfranco De Bosio. Adattamento / Adaptation by: Tullio Kezich. Musica / Music: Paolo Terni. Scenografia / Art Director: Gianfranco Padovani. Costumi / Wardrobe: Franca Zucchelli. Interpreti / Cast: Aroldo Tieri, Giuliana Lojodice, Regina Bianchi, Alfredo Reali, Delia Bartolucci, Tony Bertorelli, Anna Maria Pedrini.

1986 Il seduttore filantropo (Film TV in tre puntate mandate in onda il 21, 28 Ottobre e il 4 Novembre da / film TV in three episodes, broadcast in October 21, October 28, November 4 by Rai Friuli Venezia Giulia). Regia / Directed by: Gianni Lepre.

1987 (23 Gennaio / January 23 - Rai 3) Una burla riuscita Adattamento di / Adaptation by: Tullio Kezich dalla rappresentazione teatrale del 1986 / from the performance made in 1986. Interpreti / Cast: Corrado Pani, Dario Cantarelli.

1988 (14 e 21 Aprile / April 14 and 21 - Rai 2) La coscienza di Zeno serie in due puntate / series in two episodes. Regia / Directed by Sandro Bolchi.

Documentari / Documentaries

1960 Trieste di Svevo regia / directed by: Franco Giraldi. Realizzato per la televisione / Made for the television.

1962 (3 maggio / May 3 - Rai 2) In casa Svevo regia / directed by: Pier Paolo Ruggerini. Intervista di Romolo Valli a Letizia Svevo Fonda Savio / With an interview to Letizia Svevo Fonda Savio made by the Italian actor Romolo Valli.

Seconda metà degli anni Sessanta / Second half of the sixties Italo Svevo, Ricordi regia / directed by: Livio Manzin.

1978 La città di Zeno regia / directed by: Franco Giraldi, con la collaborazione di / with the collaboration of: Tullio Kezich. Produzione / Produced by: Rai. Attraverso una serie di interviste, Giraldi ricostruisce il clima in cui visse il grande scrittore triestino. Nel documentario anche alcune scene da La coscienza di Zeno tratte dall’adattamento di Kezich del 1966 / Through a series of interviews, Giraldi reconstructs the climate in which the Triestine writer lived. The documentary also includes some extracts of scenes from Zeno’s Conscience taken from the 1966 adaptation by Kezich.

1980 Da ciò che dura a ciò che passa. A cura di / Curated by: Anna Gruber. Testi di / Texts written by: Stelio Mattioni. Musica / Music: Gianni Safred. La vicenda umana e spirituale di Svevo / About the human and spiritual life of the writer.

L’ASSASSINI o DI VIA BELP o GGI o

The Belpoggio Street Murder

Alberto Guiducci

Italia / Italy

2004, Betacam, b-n / b-w, 25’ v.o. italiana / Italian o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Alberto Guiducci, Diego Cenetiempo. Basata sul racconto omonimo di / Based on the short story of the same title by Italo Svevo. Fotografia / Photography: Gian Claudio Guiducci. Montaggio / Editing: Mattia Visintini. Suono / Sound: Alessandro Croci. Scenografia / Art Director: Nicola Cattaneo. Costumi / Wardrobe: Elena Giampaoli. Interpreti / Cast: Claudio Tombini, Stefano Galante, Andrea Orel, Daniela Giovanetti. Produzione / Produced by: Divine Films.

Basato su un racconto lungo di Italo Svevo del 1890, L’assassinio di via Belpoggio rimane fedele alle tematiche e ai contenuti dell’opera da cui è tratto, sviluppandoli però in un contesto contemporaneo. La storia è quella di Giorgio, che uccide un compagno di bevute occasionale. La vittima è un derelitto che, venuto in possesso improvvisamente di un’eredità, porta sempre con sé una considerevole quantità di denaro, per il puro gusto di farne sfoggio.

Based on Italo Svevo's L’assassinio di via Belpoggio (written in 1890), the film portarys themes and contents faithful to the original novella but developed in a contemporary time. Giorgio murders an occasional drinking fellow, a derelict who, having suddenly received an inheritance, carries with him a considerable amount of cash for no other reason than to show off.

LA Co SCIENZA DI ZEN o

Zeno’s Conscience

Daniele D’Anza

Italia / Italy

1966, Betacam, b-n / b-w, 141' v.o. italiana / Italian o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Tullio Kezich, Daniele D’Anza. Scenografia / Art Director: Gianfranco Padovani. Interpreti / Cast: Alberto Lionello, Ferruccio De Ceresa, Aldo Pierantoni, Pina Cei, Mario Erpichini, Paola Mannoni, Laura Rizzoli, Simona Caucia, Francesca Mazza. Produzione / Produced by: RAI radiotelevisione italiana.

Versione televisiva dell’adattamento teatrale di Tullio Kezich de La Coscienza di Zeno, prodotto dal Teatro Stabile di Genova (per la regia teatrale di Luigi Squarzina). Andata in onda in tre puntate sul secondo canale della Rai nel marzo 1966.

A television version of the adaptation for theatre by Tullio Kezich of Zeno’s Conscience, produced by the Teatro Stabile di Genoa (directed by Luigi Squarzina). Broadcast in three episodes on Rai’s second channel in March 1966.

LA Co SCIENZA DI ZEN o

Zeno’s Conscience

Sandro Bolchi

Italia / Italy

1988, Betacam, col., 170’ v.o. italiana / Italian o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Tullio Kezich, Dante Guardamagna. Fotografia / Photography: Giorgio Di Battista. Montaggio / Editing: Angelo Curi. Musica / Music: Bruno Nicolaj. Scenografia / Art Director: Elio Balletti. Costumi / Wardrobe: Andrea Ferrero. Interpreti / Cast: Johnny Dorelli, Ottavio Piccolo, Eleonora Brigliadori, Christiane Jeane, Laura Devoti, Franca Tamantini, Mario Maranzana, Sergio Fantoni, Andrea Giordana, Alain Cluny. Produzione / Produced by: First Film.

Seconda versione televisiva del romanzo di Svevo, trasmessa dalla Rai nell’aprile 1988 in due puntate.

Second television version of the novel by Svevo, broadcast by the Rai in 1988 in two episodes.

UN m ARITo A Husband

Fulvio Tolusso

Italia / Italy

1974, Betacam, b-n / b-w, 86’ v.o. italiana / Italian o.v.

Adattamento televisivo / Adaptation: Fulvio Tolusso. Dal romanzo omonimo di / From the novel of the same title by Italo Svevo. Scenografia / Art Director: Filippo Corradi Cervi. Costumi / Wardrobe: Emma Calderini. Interpreti / Cast: Nando Gazzolo, Ottavia Piccolo, Elena Zareschi, Mario Feliciani, Dario Mazzoli, Annamaria Lisi, Armando Alzelmo, Itala Martini. Produzione / Produced by: RAI Radiotelevisione italiana.

Federico Arcetri, che ha ucciso la prima moglie per gelosia ed è stato assolto, ha sposato in seconde nozze Bice e conduce una vita apparentemente tranquilla, finché la ex suocera gli dimostra che anche Bice lo tradisce. In questo tipico dramma intimista europeo, i riscontri puntuali, il tono, l’impianto della vicenda, l’atmosfera cupa e tesa richiamano il modello ibseniano. Un ‘dramma soggettivo’ completamente incentrato sugli accadimenti psichici dell’unico protagonista, dove i fatti vengono filtrati esclusivamente proprio dal punto di vista dell’avvocato Arcetri. (bs)

Federico Arcetri, who killed his first wife out of jealousy and was acquitted, takes Bice as his second wife and leads a seemingly peaceful life. That is until his former mother-in-law proves to him that Bice is also betraying him. In this typical intimate European play, the careful plotting, the tone, the storyline and the bleak, doom-laden atmosphere recall Ibsen’s works. A ‘subjective play’ focused completely on the mental world of the only protagonist, in which facts are filtered solely by the point of view of Mr Arcetri.

LE PAR o LE DI m I o PADRE

The Words of My Father

Francesca Comencini

Italia / Italy 2001, 35mm, col., 85’ v.o. italiana / Italian o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Francesca Comencini, Francesco Bruni, Richard Nataf. Liberamente ispirata a La coscienza di Zeno, di Italo Svevo / Freely based on Italo Svevo’s Zeno’s Conscience. Fotografia / Photography: Luca Bigazzi. Montaggio / Editing: Francesca Calvelli, Massimo Fiocchi. Musica / Music: Ludovico Einaudi. Suono / Sound: Tullio Morganti. Scenografia / Art Director: Paola Comencini. Costumi / Wardrobe: Carolina Olcese. Interpreti / Cast: Fabrizio Rongione, Chiara Mastroianni, Claudia Coli, Viola Graziosi, Toni Bertorelli, Mimmo Calopresti. Produzione / Produced by: Bianca film, Mikado Film, Rai Cinema, Les Films d’Ici, Arte France Cinéma. Distribuzione italiana / Distributed in Italy by: Mikado Film.

Zeno è rimasto solo. Solo, con le parole non dette e la mancanza di comprensione che c’erano fra lui e il padre, morto ormai da un anno. Conosce Giovanni Malfenti, padre di quattro figlie. Comincia a lavorare per lui e in poco tempo tutta la sua vita prende a ruotare attorno a quella della famiglia del Malfenti. Si innamora della figlia più grande, Ada, un’attrice di teatro. La ragazza cede una sola volta alle sue avances, dopodiché si allontana da lui senza dargli alcuna spiegazione. Zeno viene quindi sedotto da Alberta, da sempre in competizione con la sorella maggiore. Attratto com’è dalla famiglia Malfenti, dove odio e amore sembrano divampare senza posa ma nessuno è mai davvero solo, Zeno non riesce a sottrarsi a questo gioco fra le due sorelle…

Zeno is alone, thinking about the words left unsaid and the lack of understanding between him and his father, who has been dead a year now. He meets Giovanni Malfenti, the father of four girls. He begins to work for him

and soon his existence revolves around the Malfenti family. He falls in love with Ada, the eldest, a stage actress. She yields once to his advances, then, with no explanation given, withdraws from him. Zeno is then seduced by Alberta, the second oldest, constantly in competition with her sister. Zeno allows himself to be drawn into the game between the two sisters, attracted as he is by this family where hate and love flare up constantly but at least one is never alone…

IL SEDUTTo RE FILANTR o P o

The Charitable Charmer

Gianni Lepre

Italia / Italy

1986, Betacam, col., 88' v.o. italiana / Italian o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Gianni Lepre. Liberamente tratto da / Freely based on La novella del buon vecchio e della bella fanciulla di / by Italo Svevo. Fotografia / Photography: Alessandro Ota. Montaggio / Editing: Pierpaolo Saccari. Musica / Music: Guido Pipolo. Interpreti / Cast: Dario Penne, Marinka Pockaj, Ariella Reggio, Marcello Rampazzo, Giorgia Vignoli, Lidia Lagonegro. Produzione / Produced by: RAI radiotelevisione italiana (Sede Regionale del FVG).

Mentre la dimensione spaziotemporale è estremamente precisa (a Trieste durante la Prima Guerra Mondiale per Italo Svevo, nel capoluogo giuliano degli anni Ottanta del Novecento per Gianni Lepre), l’atmosfera delle vicende risulta straniata e rarefatta, per la mancanza dei nomi dei personaggi, che sono delineati soltanto con appellativi generici.

Una sfrontata “Bella Fanciulla” chiede a un “Buon Vecchio” egoista di aiutarla a trovare un posto di lavoro. L’uomo, che solo inizialmente temporeggia, con il pretesto della filantropia seduce la ragazza e si innamora di lei con impetuoso eros senile; invece la “Fanciulla” si approfitta spudoratamente del suo coinvolgimento sentimentale. La relazione si conclude definitivamente con l’angoscioso decesso dell’uomo, che cercando conforto nella scrittura e con il desiderio di addomesticare la realtà, muore contraddittoriamente perseguitato dai ricordi amorosi. (bs)

While the space-time dimension is extremely precise (Trieste during the First World War for Italo Svevo, the same city in the 1980s for Gianni Lepre), the atmosphere in which the stories unfold is strange and rarefied owing to the fact that the characters have no names and are only given vague nicknames.

A brazen “Pretty Maid” asks a selfish “Old Gentleman” to help her find a job. The man plays for time at first, but on the pretext of doing a good turn he first seduces her, then falls in love with the impetuousness an old man’s libido. On her part, the Maid exploits her new-found sentimental attachment without the slightest qualms. The affair is brought to a rude end through the man’s distressing death, caught in a conflicting swirl of memories of past loves as he seeks comfort in writing and tries to make sense of reality.

SENILITÀ

Careless

Mauro Bolognini

Italia

1962, 35mm, b-n / b-w, 115’ v.o. italiana / Italian o.v.

Soggetto / Script: dal romanzo omonimo di / from the novel As a Man Grows Older by Italo Svevo. Sceneggiatura / Screenplay: Tullio Pinelli, Goffredo Parise, Mauro Bolognini. Montaggio / Editing: Nino Baragli. Fotografia / Photography: Armando Nannuzzi. Musica / Music: Piero Piccioni. Scenografia / Art Director: Luigi Scaccianoce. Costumi / Wardrobe: Piero Tosi. Interpreti / Cast: Claudia Cardinale, Anthony Franciosa, Betsy Blair, Philippe Leroy, Raimondo Magni, Aldo Bufi Landi. Produzione / Produced by: Zebra Film (Roma), Aëra Film (Parigi).

L’impiegato triestino Emilio Brentani, scrittore fallito, vive con la sorella Amalia. La loro è una vita piatta e monotona. Poi, un giorno, Emilio incontra Angiolina, giovane e bella popolana, mentre Amalia si innamora di uno scultore. Non corrisposta, si avvelena lentamente con l'etere. Intanto, anche il rapporto fra Emilio e Angiolina – compromesso dalla differenza d’età e di estrazione sociale fra i due – si va deteriorando sempre più e all’uomo, dopo un penoso allontanamento dalla donna, non resta che attendere la vecchiaia…

The Triestine clerk, Emilio Brentani (Franciosa), a failed writer, lives with his sister, Amalia (Blair). Theirs is a flat, monotonous life. Then, one day, Emilio meets Angiolina (Cardinale), a young and pretty working-class girl, while Amalia falls in love with a sculptor (Leroy). Unrequited, she slowly poisons herself with ether. Meanwhile, the relationship between Emilio and Angiolina - compromised by the difference in age and social class - itself deteriorates and after a painful separation from his woman, the man has nothing left to look forward to but old age…

ZENo WRITING

William Kentridge

Sudafrica / South Africa 2002, Mini DV, b-n / b-w & col., 11’ senza dialoghi / no dialogues

Produzione / Produced by: William Kentridge.

Pellicola d’animazione che mescola spezzoni tratti dalla performance teatrale di Kentridge intitolata Confessions of Zeno e materiale documentario d’archivio relativo alla vita di Italo Svevo e alla Prima guerra mondiale.

Zeno Writing is an animation video that blends sketches from Kentridge’s theatrical performance Confessions of Zeno and archive footage about World War I.

WALERIAN BOROWCZYK. Racconti animati WALERIAN BOROWCZYK. Animated Tales

BYŁ SoBIE RAZ… (1957) | NAGRoDZoNE UCZUCIE (1957) | SZTANDAR mŁoDYCH (1957) | Dom (1958) | SZKoŁA (1958)

I L CINE m A DI

ANI m AZI o NE

DI WALERIAN

Bo R oWCZYK .

U N ASSAGGI o

T HE ANI m ATED

FIL m S o F WALERIAN

Bo R oWCZYK .

A F o RETASTE

Alberto Pezzotta

“Ogni anno un nuovo film di Borowczyk conferma la posizione centrale che questo regista elusivo occupa nel cinema in generale, e non solo nel campo dell’animazione”. (1) Negli anni ‘60, sulle riviste di cinema francesi e inglesi, si leggevano spesso affermazioni di questo tono. Walerian Borowczyk, polacco espatriato in Francia, raccoglieva premi a man bassa con cortometraggi come Les Astronautes, Renaissance, Les Jeux des anges Film di animazione, ma di animazione sui generis. Non solo e non tanto disegni animati, ma collage animati, fotografie animate, animazioni dal vero a passo uno… André Martin, sui «Cahiers du cinéma», aveva colto perfettamente il significato del colpo di genio di Borowczyk (che i francesi cominciavano a chiamare “Borò”) nell’usare scatti fotografici che simulano il movimento a scatti, con un effetto meccanico da marionetta.

“Il cinema di animazione”, scriveva, “non deve più ghettizzarsi nei confini del plastico e del grafico e accontentarsi di scrivere il reale. Deve servirsi anche del potere riproduttivo della fotografia, del suo realismo figurativo; rendere il concreto, il palpabile, il deperibile, come il cinema vero. Ma conservando la distanza, il disprezzo, l’ironia di un’espressione meno contingente del cinema completamente consegnato alle cose”. (2)

Nel 1967 Boro girò anche un lungometraggio d’animazione, Le Théâtre de Monsieur et Madame Kabal. Nel frattempo aveva già girato corti cinematografici con riprese dal vero, come Rosalie; e nel 1968 girò il suo primo lungometraggio tradizionale di fiction, Goto, l’île d’amour (Goto, l’isola dell’amore). Da allora la sua carriera si svolse quasi interamente nel campo del cinema tradizionale. E

“Every year a new film by Borowczyk confirms the crucial role this elusive director plays in cinema as a whole, and hot just in the field of animation”. (1) In the French and English cinema magazines of the sixties, remarks of this kind were frequent. Walerian Borowczyk, an expatriate Pole living in France, quickly nicknamed “Boro” by his adopted country, was awarded prize after prize for short films such as Les Astronautes, Renaissance, Les Jeux des anges…; animated films for sure, but a highly idiosynchratic kind of animation. These were not so much animated drawings as animated collages, photographs and stills. In «Cahiers du cinéma», André Martin perfectly captured the significance of Boro’s stroke of genius in using photographs as if they were film stills, producing a mechanical puppet-like effect. “Animated filmmaking”, he wrote, “should get out of its ghetto of plastic and graphic arts and make do with describing reality. It has to learn to make use of the reproductive potential of photography and its figurative realism and depict the concrete, palpable, perishable world, just like the real cinema. But this has to be done while preserving the distance, disdain and irony of a technique that is less contingent than a cinema committed entirely to things”. (2)

A more demanding animated feature film, Le Théâtre de Monsieur et Madame Kabal, dates from 1967. Beforehand, he had made a number of shortfilms using live footage, such as Rosalie; and in 1968 he made his first full-length fiction feature film, Goto, l’île d’amour (Goto, the Isle of Love). From then he spent his career almost entirely in the field of traditional cinema, but his third film, Contes immoraux (Immoral Tales, 1974), heralded the arrival

a partire dal terzo film, Contes immoraux (Racconti immorali, 1974) prese un’altra piega, che in realtà era stata sempre presente e aveva covato sotterranea. Boro divenne un maestro dell’erotismo, girò film tuttora scandalosi e provocatori come La Bête (La bestia, 1975), e non ne uscì più. Negli ultimi anni (è morto il 3 febbraio 2006, ma dal 1993 non girava più nulla), a chi lo stanava in cerca di interviste, rispondeva quasi sempre in malo modo, infuriandosi per essere trattato come un pornografo (“Non sono un maestro dell’erotismo, sono un maestro del cinema”, diceva (3)) Un po’ se l’era andata a cercare, ammettiamolo; e basta leggere i necrologi per vedere saldamente radicata la leggenda di un regista diviso in due: prima il genio dell’animazione - a livello di un Norman McLaren o di un Jiří Trnka, si diceva negli anni ‘60 -, poi l’erotologo man mano meno raccomandabile.

A due anni dalla morte, ci sembra giusto far luce su Borowczyk partendo dalle sue origini: il ragazzo polacco figlio di un pittore, nato nel 1923, compagno di Wajda e Polanski (ma restio a essere irregimentato in una scuola o in una generazione), che studia cinema con Kawalerowicz, va a Parigi e gira i primi super-8, poi torna a Varsavia per disegnare manifesti, conosce Jan Lenica, realizza con lui i primi film di animazione. Non è un modo per salvare la parte “presentabile” della sua opera. A noi Renaissance piace tanto quanto La bestia, li consideriamo geniali entrambi. Ma è un modo, speriamo, per rendergli ragione. “In un film d’animazione sono io che recito,” ha detto. “Mentre nei film di finzione io comando l’azione; l’attore esegue l’azione e dà la vita. Sono quindi due specie di film recitati.” (4)

of a new interest in his work, although in fact it had always been present as an undertone in his previous films. Boro became a master of eroticism, and the provocative nature of the films he began to make, such as La Bête (The Beast, 1975), caused quite a stir and are strong fare even now. He remained anchored to this register and in his last years (he died on 3rd February 2006, but hadn’t made any film at all since 1993) he was always gruff with anyone who came looking for interviews and thoroughly resented being taken for a pornographer (“I’m not a master of eroticism, I’m a master of the cinema”, he would intone (3)). This was partly his own fault, it has to be said; one has only to read the obituaries to find where the legend of a director divided in two down the middle comes from: first there’s the animated film genius – in the same rank as Norman McLaren or Jiří Trnka, it was said in the sixties – then the gradually seedier and seedier erotologist.

Two years after his death, it seems only proper to throw some light on Borowczyk, starting from his origins. He was born in 1923 the son of a Polish painter and was a colleague of Wajda and Polanski (but reluctant to be corralled into a school or generation). He studied with Kawalerowicz, moved to Paris and made his first super-8 films. He then returned to Warsaw, where he began to design posters, and met Jan Lenica, with whom he made his first animated films.

The purpose of these remarks is not somehow to save the “respectable” side to his work. We enjoy Renaissance as much as The Beast; they are both the fruit of his genius. But we do hope to redress the balance a little in his favour. “In an animated film, it is me who is acting”, he has said. “Whereas in fic-

Note

(1) Citato nel catalogo Boro - Walerian Borowczyk l’imagination fulgurante, a cura di Maurice Corbet, Annecy, 1997.

(2) «Cahiers du cinéma», 96, 1959. Citato in Valerio Caprara, Walerian Borowczyk, Firenze, La Nuova Italia/Il castoro cinema, 1990.

(3) Intervista a cura di Gilles Gressard, in Borowczyk cinéaste onirique - Le Cas étrange cas du dr. Jekyll et Miss Osbourne, Paris, Albatros, 1981.

(4) Conversazione con Walerian Borowczyk, a cura di Alain Joël Nahum, «Filmcritica», 203, 1970.

Boro non faceva distinzione tra tecniche, generi e forme. Il suo mondo fantastico sfrutta quello che ha a portata di mano. Si veda la varietà di tecniche impiegate nello stupefacente Dom, una galleria dell’assurdo che sicuramente avrà entusiasmato André Breton e tutti i post-surrealisti francesi.

Quotations

(1) Quoted in the catalogue Boro - Walerian Borowczyk l’imagination fulgurante, edited by Maurice Corbet, Annecy, 1997. (2) «Cahiers du cinéma», 96, 1959. Quoted in Valerio Caprara, Walerian Borowczyk, Firenze, La Nuova Italia/Il castoro cinema, 1990.

(3) Interview by Gilles Gressard, in Borowczyk cinéaste onirique - Le Cas étrange cas du dr. Jekyll et Miss Osbourne, Paris, Albatros, 1981.

(4) Conversation avec Walerian Borowczyk, edited by Alain Joël Nahum, «Filmcritica», 203, 1970

I cinque corti polacchi scovati da Alpe Adria Cinema sono un assaggio di una retrospettiva sul lato meno noto di Borowczyk, che vorremmo quanto più possibile completa, e che si svolgerà l’anno prossimo. Oltre che molto rari e invisibili su dvd, sono molto belli. Quattro di essi sono realizzati con Jan Lenica, che lo seguì a Parigi nel 1959, e con cui poi litigò. La tecniche spesso sono molti semplici, da bricoleur, ma hanno sempre una forza poetica e immaginifica che si impone subito all’attenzione, a partire dalla macchia nera di Był sobie raz… Il soldato-marionetta di Szkoła rimanda al grigiore del socialismo reale. La casa di Dom colleziona un bric-à-brac che deve molto anche a Max Ernst, e vi recita già Ligia Branice, poi musa del regista e interprete di molti film. Continua…

tion films I am in charge of the action; the actors perform and give life to the script. There are two different types of acted films.” (4) Boro did not make any distinction between techniques, genres and forms. His world of fantasy exploits what comes to hand, as is borne out by the range of techniques used in the extraordinary Dom. This kaleidoscope of the absurd will surely have delighted André Bresson and all the French post-surrealists.

The five Polish shorts unearthed by Alpe Adria offer a foretaste of a retrospective on the lesser known side of Borowczyk to be held next year, which we would like to be as exhaustive as possible. Besides being extremely rare and unavailable on dvd, they make wonderful viewing. Four were made with Jan Lenica, who joined him in Paris in 1959 only to quarrel later on. The techniques used are often very basic, almost amateurish, but they still retain the poetic and imaginative power to hold the viewer spellbound, starting with the black patch of Był sobie raz… The puppet soldier in Szkoła depicts the grey world of Socialist Realism. The house in Dom collects bric-a-brac that owes a lot to Max Ernst and includes an early part played by Ligia Branice, who was to become the director’s muse, acting in several of his films.

To be continued…

walerian borowczyk. racconti animati / walerian borowczyk. animated tales

C’era una volta… / Once Upon a Time

Walerian Borowczyk, Jan Lenica

Polonia / Poland

1957, 35mm, col., 9’ senza dialoghi / no dialogues

Sceneggiatura, disegni / Screenplay, Drawnings: Walerian Borowczyk, Jan Lenica. Fotografia / Photography: Edward Bryła. Musica / Music: Andrzej Markowski. Produzione / Produced by: KADR Film Studio, WFD Warsaw.

Una macchia nera munita di quattro tratti si anima su un foglio. Diventa un tripede, un quadrupede, un uccello, un personaggio antropomorfo. Incontra angeli, donne e ippopotami. Fa visita in un museo che espone la Gioconda e Mirò. Diventa parte di un quadro astratto. Alla fine si vede il tavolo di lavoro degli animatori con tutti i materiali usati durante il film. La macchia si anima un’altra volta e scappa.

A black patch with four distinguishable strokes moves across a sheet of paper, turning into a tripod, a quadruped, a bird and an anthropomorphic figure and encountering angels, women and hippos. It then visits a museum exhibiting the Mona Lisa and Mirò and becomes part of an abstract painting. The final frames show the animators’ work desk, with all the materials used during the making of the film. The patch comes back to life and makes off.

NAGR o DZo NE UCZUCIE

I sentimenti premiati / Love Required

Walerian Borowczyk, Jan Lenica

Polonia / Poland 1957, 35mm, col., 8’ didascalie ceche / czech intertitles

Sceneggiatura / Screenplay: Walerian Borowczyk, Jan Lenica. Dipinti di / Paintings by: Jan Płaskocinsnki. Fotografia / Photography: Edward Bryła. Montaggio / Editing: Krystyna Rutkowska. Musica / Music: Banda della Compagnia Municipale del Gas di Varsavia / Warsaw Municipal Gas Company Band. Suono / Sound. Halina Paszkowska. Produzione / Produced by: WFD Warsaw.

Usando i dipinti naïf di Jan Płaskocinsnki (e gli ottoni di una banda), Borowczyk e Lenica raccontano (grazie a didascalie) la storia di un uomo timido che decide di cercare l’anima gemella. La trova durante un’eclisse di sole. “Stai piangendo?”, “No, ho guardato il sole senza occhiali”. Ma sarà amore lo stesso.

walerian borowczyk. racconti animati / walerian borowczyk. animated tales

Using the naïf paintings of Jan Płaskocinsnki (and the music of a brass band), Borowczyk and Lenica tell the story, with the help of captions, of a shy man who decides to find his twin soul. He finds her during an eclipse of the sun. “Are you crying?”, “No, I looked at the sun without sunglasses”. But love will blossom just the same.

SZTANDAR m Ło DYCH

Lo stendardo dei giovani / The Flag of Youth

Walerian Borowczyk, Jan Lenica

Polonia / Poland

1957, 35mm, col., 2’ senza dialoghi / no dialogues

Disegni / Paintings: Walerian Borowczyk, Jan Lenica. Fotografia / Photography: Edward Bryła. Produzione / Produced by: WFD Warsaw.

Una sequenza originariamente inserita in un cinegiornale che pubblicizzava l’omonimo giornale per ragazzi. Occhi. Incidenti, Moto. Missili. Jazz. Rock’n’roll. Picasso. Arte astratta. Il tutto alternato a macchie di colore sulla pellicola. Uno studio sul ritmo e sulla possibilità di sincronizzare musica e immagini. E un ritratto del mondo nel 1957.

A sequence originally included in a film newsreel as an advertisement for the children’s newspaper of the same name. Accidents, motorbikes, missiles, Jazz, Rock’n’roll, Picasso, abstract art – all interspersed with patches of colour on the film reel. A study of rhythm and the potential of synchronized music and images. The result is a portrait of the world in 1957.

D om

La casa / The House

Walerian Borowczyk, Jan Lenica

Polonia / Poland

1958, 35mm, col., 11’ senza dialoghi / no dialogues

Sceneggiatura, disegni / Screenplay, Drawings: Walerian Borowczyk, Jan Lenica. Fotografia / Photography: Antoni Nurzyński (con la collaborazione di / in collaboration with Zbigniew Kamiński). Montaggio / Editing: Krystyna Rutkowska. Musica / Music: Włodzimierz Kotoński. Suono / Sound: Halina Paszkowska (con la collaborazione di / in collaboration with Hanna Ciecierska). Interpreti / Cast: Ligia Branice. Produzione / Produced by: WFD Warsaw.

walerian borowczyk. racconti animati / walerian borowczyk. animated tales

In una casa ottocentesca, una donna apre gli occhi e vede. Macchinari biomorfi. Lottatori orientali. Una parrucca-piovra che mangia oggetti. Un uomo che appende sempre lo stesso cappello. Alla fine bacia appassionatamente una testa di gesso, che poi si autodistrugge. Per questo cadavre exquis surrealista i due autori chiamano a raccolta le tecniche più diverse: fotografie animate, collage animati, animazione dal vero a passo 1, interventi sulla pellicola, riprese cinematografiche.

In a nineteenth-century house a woman opens her eyes and sees… biomorphic machines, oriental wrestlers, an octopus-wig that eats objects, a man who always hangs up the same hat. In the end she gives a plaster head a passionate kiss, after which it falls apart. The two authors make use of the most disparate techniques in this surrealist cadavre exquis: animated photographs, animated collage, stopmotion animation, effects applied directly on the celluloid and filmed footage.

SZKo ŁA

La scuola / The School

Walerian Borowczyk

Polonia / Poland 1958, 35mm, col., 8’ senza dialoghi / no dialogues

Sceneggiatura, scenografia / Screenplay, Art Director: Walerian Borowczyk. Fotografia / Photography: Jan Tkaczyk. Musica / Music: Andrzej Markowski. Interpreti / Cast: Bronislav Stefanik. Produzione / Produced by: Studio Miniatur Filmowich.

Fotografie animate. Un soldato marcia e cerca di sparare, obbedendo a fischi imperiosi. Una mosca per un attimo lo disturba. Quando si addormenta, sogna di essere un alto graduato, e di comandare una parata di gambe femminili. Una satira del militarismo dove emergono il desiderio e l’erotismo.

Animated photographs. A soldier is marching along and tries to shoot, obeying orders urgently conveyed through whistles. A fly disturbs him for an instant. When he falls asleep, he dreams of being a high-ranking officer in command of a regiment of female legs. A satire on militarism on a background of desire and eroticism.

zone di cinema cinema zones

testimonianze / testimonies

BoTTECCHIA, L’ULTImA PEDALATA di Gloria De Antoni | I DUE FIUmI di Mauro Tonini

scelti dalla giuria / selected by the jury

KĀLA di Stefania Amisano | "oRA ET LABoRA" di Enrico Cerovac | UNDERCoLANDER di Matteo Oleotto

scelti dal pubblico / selected by the audience

7 KUoKE DoC di Fabiola Faidiga, Daniele Trani | LA CoLLEZIoNE DI mEDEA di I fagiani alla spina | SoBADA. IL DoNo DELLE LEVATRICI mAYA di Erica Barbiani, Elena Vera Tomasin

friuli venezia giulia film commission

LA FINE DEL mARE di Nora Hoppe | FUoRI DALLE CoRDE di Fulvio Bernasconi

Questa sezione, destinata soprattutto a dare spazio e visibilità alle diverse espressioni della produzione regionale e ai molteplici fermenti che la caratterizzano sia sul piano della ricerca documentaristica legata al territorio sia sul versante della libera sperimentazione autoriale, si arricchisce ogni anno di qualche evento speciale che allunga lo sguardo sul passato cinematografico della nostra regione, oppure sulle grandi produzioni cine/televisive nazionali o straniere che sempre più numerose scelgono la nostra regione come “luogo del cinema” ideale per locations in grado di soddisfare le esigenze di ambientazione per qualsivoglia genere di storia o di prodotto audiovisivo.

Sempre più spesso “Zone di Cinema” trova e crea opportune connessioni con gli altri settori del festival. Ad esempio (ci piace ricordarlo ancora una volta) è certamente legato a questa sezione, o ne è addirittura una specie di ampliamento che ha preso vita autonoma diventando ricerca a se stante, il progetto pluriennale “Lo schermo triestino”, nato con lo scopo di analizzare a fondo il rapporto da sempre particolare e intenso tra il cinema e la città di Trieste, con un piano di lavoro da sviluppare in collaborazione con l’Università di Trieste, Dipartimento di Scienze della Formazione sotto la guida scientifica del prof. Luciano De Giusti. La ricerca di quest’anno è dedicata a un illustre figlio di questa città, Tullio Kezich, con particolare attenzione alla sua attività di produttore e di sceneggiatore, tra l’altro anche di opere sia cinematografiche che televisive tratte da

This section is intended primarily to give space and visibility to the various expressions of regional production and to the fruitful creativity characterising it, both as regards research documentaries associated with the territory, and more personal and artistic creativity. It becomes richer by the year with a special event focusing on the cinema of our region and on major film or TV productions from Italy or abroad that increasingly choose the area, finding it ideal for locations that can meet the needs for setting any kind of story or audio-visual product. Increasingly, “Cinema Zones” finds and creates appropriate connections with other areas of the festival. For example (we like to recall this once again), the multi-annual project “Cinema People of Trieste”, born with the aim of investigating the relationship that has always been particularly intense between cinema and the city of Trieste, with a work plan developed in collaboration with the University of Trieste, Department of the Science of Education under the guidance of prof. Luciano De Giusti, is certainly linked to this section, or is even in some way a kind of expansion of it that has gained a life of its own. This year’s research is dedicated to an illustrious son of this city, Tullio Kezich, with particular attention to his activities as producer and writer, and of works made for both television and cinema film inspired by the writings of another great Triestine, Ettore Schmitz, as will be revealed in the series entitled “Italo Svevo: ‘Tutte le Films’”, inevitably and closely linked to Kezich. “Cinema Zones” also provides an opportunity to present the public at home and guest of the festi-

ZoNE DI CINEmA
CINEmA ZoNES

scritti di un altro grande triestino, Ettore Schmitz, come racconterà la rassegna “Italo Svevo: ‘Tutte le Films’ ”, inevitabilmente e strettamente collegata all’omaggio a Kezich.

“Zone di cinema” è anche l’occasione per presentare al pubblico di casa, oltre che agli ospiti del festival, i risultati che la “macchina del cinema”, presenza sempre più frequente e familiare nella vita del territorio, riesce a ottenere per lo schermo dal suo lavoro sui set della nostra regione e dai rapporti operativi ed economici che qui instaura.

Per questa edizione presenta in anteprima italiana due film importanti, realizzati a Trieste da case di produzione straniere con il supporto fondamentale della Friuli Venezia Giulia Film Commission, quali esempi dell’attività sempre più intensa e rilevante di questo organismo regionale di servizi per il cinema: Fuori dalle corde, film svizzero diretto da Fulvio Bernasconi, sul fenomeno della boxe clandestina e già presentato in concorso a Locarno, e poi La fine del mare, produzione internazionale, diretta da Nora Hoppe, autrice affascinata dal background culturale e dall’atmosfera particolare di Trieste e qui particolarmente sedotta dal fascino sinistro del porto vecchio, che diventa quasi protagonista del film. L’opera della Hoppe arriva a Trieste dopo essere già stata accolta positivamente ai festival di Rotterdam e Cottbus.

In anteprima assoluta viene invece presentata l’ultima produzione della Cineteca del Friuli: il documentario Bottecchia, l’ultima pedalata che Glo-

val with the results that the “cinema machine”, an increasingly frequent and familiar presence on the territory, succeeds in producing for the screen from the sets in our region and from the operational and financial relationships that are set up here.

For this edition, two important films will be given their Italian premiere; both have been made in Trieste by foreign production companies with the fundamental support of the Friuli Venezia Giulia Film Commission, and are examples of the increasingly intense and significant activity of this regional body for cinema services. The films are Fuori dalle corde, a Swiss film directed by Fulvio Bernasconi, on the phenomenon of clandestine boxing, already presented in competition at the Locarno Film Festival, and La fine del mare, an international production directed by Nora Hoppe, an actress fascinated by the cultural background and special atmosphere of Trieste. She was here particularly seduced by the sinister appeal of the old port, which almost becomes the protagonist of the film. Hoppe’s film arrives in Trieste after having been favourable received at the festivals of Rotterdam and Cottbus.

The world premiere will be given in Trieste of the latest production from the Cineteca del Friuli: a documentary entitled Bottecchia, l’ultima pedalata made by Gloria De Antoni on a great sports champion from the area and on the mystery of his death, collecting witness accounts and documents that bring back to life the disturbing events of the past, including the words and memories of the Maestro Giuseppe Zigaina (the documentary presents I due fiumi by Mauro Tonini), which shows that the de -

ria De Antoni ha realizzato su un grande campione sportivo di casa nostra e sul mistero della sua fine, raccogliendo testimonianze e documenti ancora capaci di rendere viva e inquietante una storia passata, così come le parole e i ricordi del maestro Zigaina (nel documentario I due fiumi di Mauro Tonini) hanno il merito di dimostrare che il dibattito su Pasolini continua ad essere aperto e vivo come la forza sempre attuale e inesauribile dell’opera pasoliniana.

Il programma della sezione riserva però anche uno spazio alla presentazione dei film di giovani autori e produttori regionali, che hanno superato la selezione del concorso “Anteprima Zone di Cinema” (organizzato al Teatro Miela in collaborazione con Bonawentura nel mese di dicembre, a cura di Elena Giuffrida) che offre a 5 opere selezionate dal pubblico e da una giuria di esperti la possibilità di essere inserite nel programma ufficiale del festival. Quest’anno tra le 67 opere pervenute, la giuria tecnica ha scelto Kāla di Stefania Amisano, Ora et labora di Enrico Cerovac e Undercolander di Matteo Oleotto, mentre il pubblico ha preferito Sobada, il dono delle levatrici Maya di Erica Barbiani ed Elena Vera Tomasin e La collezione di Medea del gruppo I Fagiani alla Spina. Accede al festival anche una sesta opera, 7 kuoke doc di Fabiola Faidiga e Daniele Trani, vincitrice di una nuova sezione a tema (“Trieste, l’altra città”) che a partire da questa edizione renderà ancor più stimolante il concorso “Anteprima Zone di Cinema”, avvicinandolo maggiormente alla città e ai suoi problemi quotidiani, grazie alla collabo-

bate on Pasolini remains lively, just as his work remains up-to-date and inexhaustible. The programme for the section, however, also reserves some space for the presentation of the films of regional young directors and producers who have passed the selection process of the “Cinema Zones Preview” contest (organised at the Teatro Miela in collaboration with Bonawentura in December, curated by Elena Giuffrida), enabling them to be included in the official programme of the festival with five works selected by the public and an expert jury. This year, 67 films were presented and the technical jury chose Kāla by Stefania Amisano, Ora et labora by Enrico Cerovac and Undercolander by Matteo Oleotto, while the public preferred Sobada, il dono delle levatrici Maya by Erica Barbiani and Elena Vera Tomasin e La collezione di Medea by the I Fagiani alla Spina group. A sixth film has been included in the festival, 7 kuoke doc by Fabiola Faidiga and Daniele Trani, winner of a new thematic section (“Trieste, the other city”) which from this edition will render the “Cinema Zones Preview” contest even more stimulating, drawing it closer to the city and its everyday problems, thanks to the collaboration with the Trieste City Council’s Social policies group, which will also offer a significant prize. There is, moreover, another pleasant new feature: the absolute winner of the Preview will from this year be given an important additional prize by the Associazione Alpe Adria Cinema: the possibility of frequenting one of the courses of excellence in film-making organised in Europe by the Media programme. The most voted film-maker will thus have

razione con l’Assessorato alle politiche sociali del Comune di Trieste, che offre anche un significativo premio. C’è però ancora una piacevole novità: al vincitore assoluto del concorso Anteprima da quest’anno l’Associazione Alpe Adria Cinema offre un importante premio aggiuntivo e cioè la possibilità di frequentare all’estero un corso di eccellenza in campo cinematografico tra quelli europei organizzati dal programma Media. L’autore più votato avrà così l’opportunità di affinare il proprio talento a contatto con importanti esperienze internazionali, da mettere poi a frutto nel campo della produzione cinematografica.

Siamo infatti convinti che il confronto diretto con la presenza, nel programma di “Zone di Cinema”, di opere recenti dal forte impatto autoriale e produttivo, così come l’incontro con ‘maestri’ anche del passato legati al cinema di questa regione e presenti in altri settori del festival, nonché l’esperienza di una formazione comune con altri giovani ad alto livello internazionale, non possa che aprire nuovi più ampi orizzonti alla creatività degli autori regionali e di conseguenza alla crescita della produzione locale, cui la nuova legge regionale sul cinema dedica centrale attenzione e a cui destina particolari incentivi economici tramite il neoistituito Fondo Regionale per l’audiovisivo.

the opportunity to further refine his or her talent in contact with leading international experiences, which may subsequently be used to the advantage of his or her own work.

We are convinced that the direct comparison in the “Cinema Zones” programme with recent works offering a strong creative and productive impact, as also the encounter with ‘masters’ of the past and present associated with the cinema of this region and present in other sectors of the festival, plus the experience of an apprenticeship with other young creatives at an international and high level, can only open new horizons for the creativity of regional film-makers and hence to the growth of local production. Indeed, the new regional law on cinema is focused on this very factor and dedicates special funds to this end via the newly-founded Regional Fund for Audio-visual works.

testimonianze / testimonies

B oTTECCHIA, L’ULTI m A PEDALATA

Bottecchia, the Latest Ride

Gloria De Antoni

con l’amichevole collaborazione di Oreste De Fornari e la partecipazione straordinaria di Gianni Mura / with the friendly assistance of Oreste De Fornari and Gianni Mura as a special guest

Italia / Italy

2008, Digibeta, col., 53’ v.o. italiana / Italian o.v.

Montaggio, fotografia / Editing, Photography: Renzo Carbonera. Musica / Music: Massimo Cigaina. Interpreti / Cast: Giacomo Bortuzzo, Mattia Bortuzzo, Franco Bottecchia, Paolo Facchinetti, Roberto Fagiolo, Don Nello Marcuzzi, Alfredo Martini, Vincenzo Salvatorelli, Angela Sovran, Enrico Spitaleri, Piero Stefanutti, Renato Zardellon, Sergio Zavoli, Stefano Zozzolotto. Produzione / Produced by: La Cineteca del Friuli. Con il sostegno di / Supported by: Euroleader, Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Fondazione CRUP.

anteprima assoluta / world premiere

Dopo aver vinto alcune tappe nel 1923, Ottavio Bottecchia fu il primo italiano ad aggiudicarsi il Tour de France, nel 1924, impresa che ripeterà anche l’anno seguente. Con il fondamentale contributo del giornalista Gianni Mura e di numerosi altri testimoni, Gloria De Antoni ripercorre le tappe principali dell’avventura umana e sportiva – dalla vittoria del Giro del Piave ai due mitici Tour – dell’indimenticato campione, e cerca di fare luce sul mistero della sua morte, avvenuta il 15 giugno 1927 a Gemona, in seguito all’incidente occorso dodici giorni prima lungo la strada che va da Cornino a Peonis, vicino Trasaghis, durante quello che sarebbe stato il suo ultimo allenamento. Le ricerche fatte in archivi, musei, biblioteche, centri di documentazione e il ritorno sui luoghi che hanno segnato la storia di Bottecchia, aiutano l’autrice a ricomporre le tessere di una vita intensa che lo vide primeggiare non solo sulle due ruote ma anche sui campi di battaglia. Come bersagliere ciclista si distinse infatti per atti di eroismo che gli valsero, nel 1917, la Medaglia di bronzo al valor militare.

I documenti filmati provenienti dall’Archivio Pathé - Gaumont di Parigi e dalla Cineteca del Friuli, insieme alle canzoni, tutte registrazioni originali degli anni Dieci e Venti, fanno rivivere allo spettatore i momenti esaltanti delle imprese sportive e aiutano a ricreare l’atmosfera dell’epoca. Altre immagini sono state fornite dall’Istituto Luce di Roma, dall’Archivio Renato Bulfon di Mortegliano e dal Museo del ciclismo Alto Livenza di Portobuffolè.

After winning some stages in 1923, Ottavio Bottecchia was the first Italian to win the Tour de France in 1924, undertaking would repeat the following year. With the fundamental contribution of the Italian journalist Gianni Mura and several other witnesses, Gloria De Antoni retraces the steps leading human and sports adventure

- from the victory of the Giro del Piave until the two legendary Tours - of this unforgettable champion, and tries to shed light on the mystery of his death on June 15, 1927 in Gemona, after the accident occurred twelve days before the long road that runs from Cornino to Peonis, near Trasaghis, during what would have been his last workout. Research done in archives, museums, libraries, documentation centers and the return on places that have marked the history of Bottecchia helped the author to reconstruct pieces of a life that saw intense lead not only on two wheels but also on battlefields. The materials coming from the Pathé-Gaumont Archive in Paris and from Cineteca del Friuli, along with the songs, all originals of Twenties and Thirties, are reliving the spectator exciting moments of those sports events and help to recreate the atmosphere of that period. Other images and materials were provided by the Istituto Luce (Rome), Renato Bulfon Archive (Mortegliano) and the Museum of cycling “Alto Livenza” (Portobuffolè).

I DUE FIU m I – Z IGAINA E PAS o LINI: L’ARTE, LA VITA E LA mo RTE

The Two Rivers – Zigaina and Pasolini: art, life and death

Mauro Tonini

Italia / Italy

2007, DV, b-n / b-w & col., 48’ v.o. italiana / Italian o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Mauro Tonini. Montaggio / Editing: Annalisa Forgione. Fotografia / Photography: Bruno Beltramini. Musica / Music: Renato Rinaldi. Suono / Sound: Massimo Toniutti. Voce narrante / Narrator: Marco Benevento. Produzione / Produced by: Associazione R.A.M., Città di Cervignano del Friuli. Con il sostegno di / Supported by: Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia (Direzione centrale istruzione, cultura, sport e pace - Servizio attività culturali), Fondazione Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone. Distribuzione internazionale, distribuzione italiana / World Sales, Distributed in Italy by: Coop. Immaginaria.

“… Zigaina racconta una storia misteriosa e controversa che non riguarda direttamente la sua pittura, ma la morte dell’amico Pier Paolo Pasolini, il poeta e regista italiano morto nel 1975 vittima di uno o più ‘ragazzi di vita’. Il suo omicidio resta uno dei casi insoluti più misteriosi della storia italiana, ma Zigaina ha un’idea chiara di quanto accadde al suo amico. Egli pensa che sia stato lui stesso a organizzare la propria morte come una rappresentazione teatrale, allo scopo di ‘comporre’ la sua ultima e più importante poesia, utilizzando l’azione al posto delle parole. Zigaina dice che Pasolini la ha annunciata nei suoi scritti poetici, nei film e nei saggi. In essi il pittore ha trovato riconosciuto chiari indizi che spiegano la sua morte come un sacrificio umano rituale, simile a quello narrato nel film Medea del 1966 con Maria Callas … L’autore del documentario accompagna lo spettatore nel mondo misterioso di Zigaina riflettendo sulle sue idee e sulla corrispondenza poetica e sentimentale tra le opere dell’artista e lo spirito del luogo dove ha sempre vissuto e lavorato. Nel documentario si vedono scene inedite di Medea, alcuni scatti privati di Pasolini e della Callas (molto vicini durante le riprese del film), ma anche alcune opere pittoriche e disegni molto

intensi di Zigaina, e alcune scene dal suo unico filmato, un raro e suggestivo documentario sul Primo maggio di Cervignano (il paese friulano di Zigaina) nel 1953.” (M. Tonini)

“… The story that Zigaina is telling us in this documentary is just as rich in content and mystery. Instead of talking about his art, Zigaina wants to expound his point of view about the death of his friend Pier Paolo Pasolini, the poet and director who mysteriously died in 1975, killed by one to three 'ragazzi di vita' (whore boys – street boys). His death is one of the most controversial and mysterious case in the 20th Century Italian history . Zigaina has a really clear idea about the death of his close friend. He thinks that it was all organized by Pasolini himself, as a theatrical suicide in order to 'write' his last poem, where words are action. The rite was prepared by his works in poetry, cinema and essays in which Zigaina found the signs of this ‘plan’ as he says. It was a ritual liturgy in the tradition of classic ritual human sacrifice, like Pasolini has narrated in the 1966 movie Medea with Maria Callas … The film author leads the spectator into Zigaina’s sort-of-magic world, reflecting on his ideas and on the poetic relationship between the artist's pictures and the spirit of the place where he lives and works. During the documentary, we see some short unpublished cuts of the movie Medea, and some intimate pictures of Pasolini and Maria Callas who got very close during the shootings. We also see some poetic paintings and drawings of Zigaina, and scenes from his unique movie, a rare and amazing documentary showing the First of May celebrations in Cervignano (his Friulian village) in 1953.” (M. Tonini)

scelti dalla giuria / selected by the jury

Stefania Amisano

Italia / Italy

2007, Mini DV, col., 8’ v.o. italiana - tedesca - inglese - russa / Italian - German - English - Russian o.v.

Montaggio, fotografia, suono, produzione / Editing, Photography, Sound, Produced by: Stefania Amisano. Musica / Music: Claudio Lugo, György Kurtág. Voci narranti / Narrators: Franco di Francescantonio, Stefania Amisano, Douglas Rain, Arsenij Tarkovskij.

“Kāla è uno dei nomi sanscriti di Saturno, pianeta e figura mitologica … Kāla è un racconto breve, per suoni e immagini, che gioca sul tema della notte saturnina e sul paradosso visivo di mostrare (e ascoltare) il buio … L'oggetto indagato è il mare notturno e i riflessi, i bagliori di luce che si depositano indirettamente sulla sua superficie … Il suono ha un ruolo determinante in Kāla. Le voci, i rumori e la musica sono elementi strutturanti che danno forma e senso all'immagine … Il suono sviluppa anche un percorso narrativo

KĀLA

astratto simbioticamente allacciato al divenire delle immagini. Oltre al rumore della risacca marina, sempre presente in diverse modalità prospettiche, la voce umana ha una funzione primaria, non tanto quale veicolo di significati verbali (non sempre necessariamente comprensibili all'ascolto), ma soprattutto come portatrice di suono, di aspetti essenzialmente musicali quali l’intonazione, il ritmo, la sonorità della lingua, l'intensità emotiva della parola.” (S. Amisano)

“Kāla is one of the Sanskrit name of Saturn, planet and mythological figure … Kāla is a short story, made by sound and images, which plays on the theme of the night and on the visual paradox of showing (and listen to) the dark … The object of this video is the sea at night and the reflexes, the flashes of light that indirectly deposited on his surface … The sound has a decisive role in Kāla. Voices, sounds and music are elements that give shape and meaning to the images … The sound also develops an abstract narrative path symbiotically connected with the changes of images. In addition to the sound of the backwash, always present in different ways, the human voice has a primary function, not so much as a vehicle for verbal meanings (not necessarily understandable), but primarily as a bearer of sound, essentially aspects of music like intonation, rhythm, the sounds of language, the emotional intensity of the word.” (S. Amisano)

"o RA ET LAB o RA" A S H o RT F IL m A B o UT F o NTFACE

“ORA

ET LABORA” Un cortometraggio su FONTFACE

Enrico Cerovac

Italia - Slovenia / Italy - Slovenia 2007, Mini DV, col., 8’ senza dialoghi / no dialogues

Sceneggiatura, montaggio, fotografia, produzione / Screenplay, Editing, Photography, Produced by: Enrico Cerovac. Musica / Music: K-Song. Interpreti / Cast: FONTFACE.

“ORA ET LABORA è un corto documentario dedicato a un artista emergente nel campo della street art: il suo nome è FONTFACE … ORA ET LABORA è stato girato nel 2007 tra Trieste e Lubiana, le musiche, inedite, sono state prodotte da un giovane ‘compositore’ K-Song.” (E. Cerovac)

“ORA ET LABORA is a short documentary devoted to an emerging artist in the field of street art: his name is FONTFACE … ORA ET LABORA has been shot in Trieste and Ljubljana, in 2007. The music of this short, unpublished, was produced by the young ‘composer’ K-Song.” (E. Cerovac)

UNDERCo LANDER

Matteo Oleotto

Italia / Italy

2007, Mini DV, col., 7’ v.o. italiana / Italian o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Matteo Oleotto, Matteo Berdini, Elis Pantarotto, Giuseppe Trepiccione. Montaggio / Editing: Giuseppe Trepiccione. Fotografia / Photography: Debora Vrizzi. Musica / Music: Natural Born Drinkers, Kelp. Interpreti / Cast: Alessandro Mizzi, Marcela Serli, Paolo Catta, Pierpaolo Bordin. Produzione / Produced by: GG Film (Gorizia).

Due entità di provenienza ignota convivono in uno spazio limitato e, dai fori della loro ‘prigione d’acciaio’, osservano con curiosità ciò che accade all’esterno…

Two entities of unknown origin coexist in a limited space and, from the holes of their ‘ steel prison’, with curiosity they observe what happens outside…

scelti dal pubblico / selected by the audience

7 KU o KE D o C

Fabiola Faidiga, Daniele Trani

Italia / Italy

2007, MiniDV, col., 17’ v.o. bengalese - spagnola - cinese - rumena - portoghese - serba - farsi / Bengalese - Spanish - ChineseRomanian - Portuguese - Serbian - Persian o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Fabiola Faidiga. Montaggio, suono / Editing, Sound: Daniele Trani. Fotografia / Photography: Fabiola Faidiga, Daniele Trani. Interpreti / Cast: Irin Parvin Khan (Bangladesh), Gladys Emilia Nader (Argentina), Xia Ying Hong (Cina), Ana Presnescu (Romania), Lucia Joana Metazama (Mozambico), Ljiljana Radošević (Serbia), Mojgan Khoshravan (Iran). Produzione / Produced by: Fabiola Faidiga, Daniele Trani.

“Sette donne provenienti da sette diversi Stati, abitanti da alcuni mesi o da molti anni a Trieste, ci illustrano piatti diversi, invitandoci virtualmente, con disponibilità e cortesia, all’antico rito del ‘mangiare

assieme’. Cibi diversi e differenti culture in un’unica città, Trieste, che sembra poter accogliere l’invito alla condivisione, a una comunanza di bisogni, di idee e sentimenti, all’appartenenza a un comune e umano destino. La cucina è la soglia più accessibile di una cultura, assaporare la cucina degli altri significa attraversare questa soglia e partecipare all’incontro fra individui in uno spazio condiviso, verso nuovi e possibili dialoghi.” (F. Faidiga, D. Trani)

“Seven women from seven different countries, living few months or many years in Trieste, show us different dishes, virtually inviting us, with availability and courtesy, at the ancient ritual of ‘eating together’. Foods and several different cultures in one city, Trieste, which seems to be able to accept the invitation to share, a commonality of needs, ideas and feelings, membership of a common human destiny. The kitchen is the most accessible threshold of a culture, taste the cuisine of other means to cross this threshold and attend the meeting between individuals in a shared space for new and possible dialogues.” (F. Faidiga, D. Trani)

LA Co LLEZI o NE DI m EDEA

Medea’s Collection

I fagiani alla spina

Italia / Italy

2007, Mini DV, col., 6’ v.o. italiana / Italian o.v.

Sceneggiatura, montaggio / Screenplay, Editing: I fagiani alla spina. Fotografia / Photography: Matteo Cracco. Musica / Music: Morose, Francesco Morosini. Suono / Sound: Francesco Morosini, Denis Guarente. Scenografia / Art Director: Martina Serban, Patrizia Gioffrè, Federica Marchesich. Interpreti / Cast: Laura Bussani, Ivan Zerbinati. Produzione / Produced by: I fagiani alla spina.

Succube di un marito arrogante, che sta sempre davanti alla televisione, Medea prega segretamente tutti i santi che la liberino dal tormento di quella vita…

Medea is entirely dominated by an arrogant husband, which is always in front of the television. She secretly prays all the saints to free her from that terrible life…

S o BADA. IL D o N o DELLE LEVATRICI m AYA

Sobada. The Gift of Maya Midwives

Erica Barbiani, Elena Vera Tomasin

Italia - Messico / Italy - Mexico 2006, DV, col., 30’ v.o. spagnola / Spanish o.v.

Sceneggiatura, montaggio / Screenplay, Editing: Erica Barbiani, Elena Vera Tomasin. Fotografia, musica / Photography, Music: Erica Barbiani. Suono / Sound: Elena Vera Tomasin. Produzione, distribuzione italiana / Produced by, Distributed in Italy by: Videomante. Coproduzione / Co-produced by: Areas.

“Nel Mayab l’assistenza al parto è affare di donne: da secoli le levatrici assistono ai parti ma anche si prendono cura delle donne in gravidanza e delle puerpere. Negli ultimi anni però anche in Yucatan si promuove il parto in ospedale. Le levatrici e le donne maya in maggioranza rifiutano il ricorso all’ospedale e alla eccessiva medicalizzazione, poiché ritengono che partorire non faccia parte delle malattie ma sia un evento naturale e fisiologico che ogni donna può affrontare. Nonostante la diffidenza, molte donne dei villaggi maya finiscono in ospedale. Esiste però una pratica molto diffusa, cui tutte le donne si sottopongono durante e dopo la gravidanza: la sobada. È un massaggio con il quale le levatrici riposizionano il bebè nella pancia della madre affinché possa stare nella posizione corretta e dunque nascere normalmente.

Il documentario racconta le funzioni e i significati di una pratica antica, ma al contempo ci propone una riflessione su una cultura sanitaria ‘altra’, attraverso la quale, forse, possiamo illuminare anche la nostra.” (E. Barbiani, E. V. Tomasin)

“In Mayab assisting the birth is up to women: for centuries midwives assist the birth but also they take care of women during pregnancy. In recent years, however, even in Yucatan the childbirth in the hospital is promoted. The midwives and the majority of Maya women reject the hospital and the excessive medicalisation, because they believe birth is not a disease but is a natural and physiological event that every woman can face. Despite the distrust, many women of Mayan villages end up in the hospital. But there is a very widespread practice, which all women undergoing during and after pregnancy: it is called sobada. It is a massage with which midwives repositions the baby in the belly of the mother so that he can stay in the correct position and therefore born normally.

The documentary tells the functions and the meanings of an ancient practice, but at the same time proposes a reflection on ‘another’ culture, by which, perhaps, we can enlighten even ours.” (E. Barbiani, E. V. Tomasin)

friuli venezia giulia film commission

LA FINE DEL mARE

Nora Hoppe

Germania - Francia - Italia / Germany - France - Italy

2007, 35mm, col., 110’

v.o. italiana - inglese - francese - serba - farsi / Italian - English - French - Serbian - Persian o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Nora Hoppe. Montaggio / Editing: Jon Sanders. Fotografia / Photography: Rimvydas Leipus. Musica / Music: Peyman Yazdanian. Suono / Sound: Sergej Moškov. Scenografia / Art Director: Olivier Meidinger. Costumi / Wardrobe: Saskia Richter, Riccarda Merten Eicher. Interpreti / Cast: Miki Manojlović, Diana Dobreva, Luigi Maria Burruano, Giuseppe Battiston, Orazio Bobbio, Angelo Mammetti, Boris Kovac, Lorenzo Acquaviva, Maurizio Soldà. Produzione / Produced by: Flyng Moon Filmproduktion GmbH. Coproduzione / Co-produced by: Unlimited, Revolver srl, ZDF/Arte. Con il sostegno di / Supported by: Medienboard Berlin Brandenburg, Mitteldeutsche Medienförderung, CNC/ FFA (German French Mini Treaty), Bundesbeauftragte für Kultur und Medien (BKM), Hessen Invest Film, Strasbourg Urban Council, Région Alsace, Friuli Venezia Giulia Film Commission, Media 2 Programme. Distribuzione internazionale / World Sales: Onoma. Distribuzione italiana / Distributed in Italy by: Revolver srl.

anteprima italiana / italian premiere

Todor, un serbo che vive a Trieste, si guadagna da vivere contrabbandando casse di sigarette. Con il denaro che guadagna, il solitario Todor si illude di poter acquistare un pezzo di terra in Erzegovina, dove spera di poter finalmente chiudere i conti con un passato pieno di sofferenze e un presente senza punti di riferimento. Un giorno uno dei suoi soliti intermediari gli propone di contrabbandare una cassa per una cifra maggiore del solito. Todor, pur riluttante, accetta. Durante il tragitto sente però dei rumori provenire dalla cassa: incuriosito e preoccupato decide di aprirla. Al suo interno trova una donna svenuta e in fin di vita, probabilmente destinata al mercato della prostituzione. Todor decide di nasconderla momentaneamente in casa sua e curarla (la ragazza si chiama Nilofar ed è una giovane profuga iraniana), assumendosi il rischio di tradire i propri soci. Non potendo portarla alla polizia, né all'ospedale, Todor cerca di guadagnare tempo in modo da farle avere dei documenti falsi, prima che il resto della banda riesca a trovarli. L’operazione però richiede tempo e una discreta somma di denaro. Ma nel frattempo fra l’uomo e la donna è maturato un legame profondo fino al punto che Todor chiede a Nilofar di fuggire con lui…

Todor, a Serbian smuggler in Trieste, earns his daily bread by smuggling fake brand cigarettes. A burnt-out loner, caught between painful memories of the past and a pointless present, he is saving money to purchase a piece of isolated land somewhere in Herzegovina. One day, under pressure, he unwillingly accepts a commission to deliver a large, wooden crate. Almost immediately he begins to regret his decision. Back home, he carries in a heavy tarpaulin and starts to unwrap it on his kitchen table. Inside is the body of a young woman (Nilofar, an Iranian refugee), still alive but heavily drugged, probably destined for prostitution. Todor is trapped: he has

betrayed his fellow smugglers, he cannot go to the police, nor can he take the woman to hospital. He must care for her himself. Todor's only hope of extricating himself from this predicament is to acquire a false passport for her before the smuggling ring catch up with them both, but this is costly and will take some time. Meanwhile, an unbreakable bond has silently grown between them and he asks her to go away with him…

FU o RI DALLE Co RDE Out of Bounds

Fulvio Bernasconi

Svizzera - Italia / Switzerland - Italy 2007, 35mm, col., 86’ v.o. italiana / Italian o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Vincenza Consoli, Fulvio Bernasconi. Montaggio / Editing: Milenia Fiedler. Fotografia / Photography: Filip Zumbrunn. Musica / Music: Alexander Hacke. Suono / Sound: Patrick Becker, Giorgio Vita Levi. Scenografia / Art Director: Fabrizio Nicora. Costumi / Wardrobe: Ornella Campanale. Interpreti / Cast: Michele Venitucci, Maya Sansa, Juan Pablo Ogalde, Angela Giassi, Mauro Serio, Claudio Misculin, Vilim Mutula. Produzione / Produced by: Ventura Film SA. Coproduzione / Co-produced by: Itc Movie, Bianca Film, RTSI, Arte, RAI Cinema. Con il sostegno di / Supported by: Ufficio Federale della Cultura (Svizzera), Ministero per i Beni e le Attività Culturali (Italia), Canton Ticino, Filmplus della Svizzera italiana, Friuli Venezia Giulia Film Commission, Fondazione culturale Suissimage, Succès cinéma, Succès passage antenne, Media, Ekran. Distribuzione internazionale / World Sales: Media Luna Entertainment.

anteprima italiana / italian premiere

Michele “Mike” Lo Russo, giovane pugile italiano sulla trentina, si è trasferito ad Amburgo in vista di una carriera da professionista. Tutto sembra andare per il meglio fino al giorno in cui perde un combattimento e il manager tedesco non gli rinnova il contratto. Senza più un futuro in Germania, decide di tornare a Trieste, dove abita Anna, sua sorella di poco maggiore. Anna non gradisce per nulla la decisione di Mike. Morti i genitori quand’erano ancora ragazzini, ha dedicato la sua vita alla riuscita del fratello, anche indebitandosi, vedendo in un futuro di successi di Mike sul ring l’unico modo per migliorare la sua vita. Il ritorno inatteso del fratello è perciò una grossa delusione. Ma ancora una volta Anna viene in aiuto di Mike, supplicando Duilio, il suo primo allenatore, di riprenderlo in palestra. Malgrado sforzi e promesse, gli ingaggi purtroppo però non arrivano e Mike è sempre più insofferente: senza soldi né prospettive di una carriera come pugile, si sente in trappola, tanto più che la situazione economica dei due fratelli diventa molto difficile. In attesa di tempi migliori Mike accetta quindi il suggerimento di Bargni, un manager conosciuto in Germania, ed entra nel giro dei combattimenti clandestini che si svolgono appena al di là del confine, in Croazia. Un mondo senza regole, dove tutto è permesso, le scommesse sono tante e i guadagni lauti…

“Fuori dalle Corde è essenzialmente un viaggio nel lato oscuro e violento dell’essere umano, che purtroppo a volte affiora anche nelle situazioni apparentemente più normali.” (F. Bernasconi)

Michele “Mike” Lo Russo, about 30 years old, is a young Italian boxer who moved to Hamburg for a professional boxing career. It all seemed to go well until the day he loses a fight and his German manager decides not to renew his contract. With no future as a boxer in Germany, he returns to Trieste, where lives his older sister Anna. Orphaned at an early age, Anna dedicated her life to her brother’s success, picturing his triumph in the boxing as the only gateway to a better life, for him as well as herself. Mike’s return home is thus a tough setback. But once again Anna comes to Mike’s aid, begging his old coach to train him again. Unfortunately fighting engagements aren’t coming, and Mike growis impatient. With no money, no prospect of a boxing career, and Anna’s constant reminders of their dire financial straits, Mike feels trapped. Bragni, a manager he had met in Germany, persuades him to get into the illegal fight club business, that takes place just across the border, in Croatia. Mike hesitates at first, but then is lured in and he gets a taste of a world with no rules, a world that allows pretty much anything, where bets abound and money pours in…

“Fuori dalle Corde is a journey to the dark and violent side of all of us, which can often be found in apparently normal situations.” (F. Bernasconi)

la

sigla del festival the festival trailer

Trenta secondi di spot animato per la sigla della 19ma edizione del festival: le immagini create da Ernesto Zanotti e la musica del gruppo triestino Maxmaber Orkestar a comporre un trailer d’effetto che darà il via alle proiezioni del TFF. L’idea di partenza è un’ideale carrellata visiva, vero e proprio viaggio all’interno del “territorio” festival, realizzato mediante le immagini e le suggestioni dei suoi film che, proprio come una pioggia di fiori, irrompono nella città di Trieste. Uno stile pastoso, fatto di trasparenze e di colori tenui e caldi, in accordo con l’effetto folk e gioioso della musica, vogliono enfatizzare visivamente la bellezza malinconica della città fino ad arrivare al lettering dell’edizione di quest’anno; una scritta a metà strada tra i kolossal del passato e la grafica dell’Est Europa.

Ernesto Zanotti è laureato in Scienze e Tecnologie Multimediali con una tesi sul cinema d’animazione inglese contemporaneo. Dopo uno stage presso Crackartoons Studios finalizzato alla conoscenza e apprendimento delle tecniche di animazione tradizionale e in particolare la stop motion, ha collaborato con il Centro Espressioni Cinematografiche per la IX edizione di Far East Film Festival. Da sempre l’animazione è una delle sue più grandi passioni. (www.playpics.it)

Maxmaber Orkestar, formazione musicale italo-bosniaca, nasce nel 2003 a Trieste. Voci, fisarmonica, sax, chitarra, cajon, violino e contrabbasso per trascinare gli ascoltatori in un viaggio attraverso la tradizione popolare del Mediterraneo e dell’Europa Orientale tra ritmi avvolgenti e inusuali, melodie arcaiche, danze travolgenti… Ospite di numerosi festival, eventi e rassegne la Maxmaber Orkestar nel 2003 realizza Fuori dal bordo! spettacolo di teatro e musica e nel 2005 il primo cd Ancheniente!. Ultima realizzazione il cd Ajde Jano! del 2007 (www.maxmaber.org)

Thirty seconds of animated advertisement for the introduction to the 19th edition of the festival; the images created by Ernesto Zanotti and the music of the Triestine group Maxmaber Orkestar compose a highly effective trailer to introduce the screenings of the TFF. The initial idea was an ideal visual tracking shot, a journey within the festival “territory”, realised through the images and appeal of its films which, like a shower of flowers, invade the city of Trieste. A mellow style, made of transparencies and soft, warm colours, in tune with the folk and joyful notes of the music, to emphasise visually the melancholy beauty of the city and ending with the lettering for this year’s edition; a text midway between the colossal epics of the past and the graphic design of Eastern Europe.

Ernesto Zanotti is a graduate of Multimedia Science and Technology with a thesis on contemporary British animated cinema. After some work experience at Crackartoons Studios, aimed at learning the techniques of traditional animation and of stop motion in particular, he worked with the Centro Espressioni Cinematografiche for the 9th edition of the Far East Film Festival. Animation has always been one of his greatest passions. (www.playpics.it)

Maxmaber Orkestar, an Italo-Bosnian group, was founded in Trieste in 2003. Vocals, accordion, sax, guitar, cajon, violin and double-bass to drag the listeners into a boyage through the popular musical traditions of the Mediterranean and Eastern Europe, amidst toe-tapping and unusual rhythms, archaic melodies and wild dances… The guest of numerous festivals, events and series, in 2003 the Maxmaber Orkestar produced Fuori dal bordo!, a theatre and music show, and in 2005, its first CD, Ancheniente!. The latest production is a second CD, Ajde Jano!, released in 2007. (www.maxmaber.org)

eventi collaterali collateral events

“l’inerme è l’imbattibile” un progetto di massimo zamboni / “the defenceless is the unbeatable“ a project by massimo zamboni

IL TUFFo DELLA RoNDINE di Stefano Savona

il cottbus film festival a trieste / cottbus film festival in trieste

RAZSLEDVANE di Iglika Trifonova

CAToDICA 3 rassegna internazionale di videoarte / international review of video art

L’I NER m E È

L’Im BATTIBILE

T HE D EFENCELESS IS THE U NBEATABLE

Inerme è colui che non ha armi. L’indifeso. Che l’inerme sia imbattibile lo proclamo sottovoce, per un debito verso le sofferenze. Per rispetto a tutti quei silenzi che non potranno dirsi mai.

A man without weapons is defenceless. Undefended. I mention that the defenceless man is unbeatable beneath my breath, for a debt towards sufferings. Through respect for all those silences that can never be spoken.

Massimo Zamboni

Ma può capitare, di imbattersi in questa speranza. La si può cercare, fuori dagli appartamenti arredati. Nella ricostruita Berlino che riapre le Sinagoghe, nei credenti riccioluti che ne salgono le scale. Nella massacrata Sabra, in Libano, che aggredisce con una voglia di vivere bestialmente più forte, in senso altissimo, di qualsiasi città d’oro. Nel centro storico abbattuto di Mostar – quello dei Bosniaci inchiodati alle granate dall’embargo europeo – che appare, mi è apparso, appare a tutti più alla lunga imbattibile che non i precari quartieri dei croati vittoriosi.

Risolutamente negli inermi assoluti, nei bambini, vedo con chiarezza i depositari di quella incalpestabile memoria che contiene passato e futuro. Loro – quei bambini, letteralmente, che ci hanno messo al mondo – aiuteranno noi a comprendere, e saranno a loro volta aiutati da figli loro.

Infine - e non di minor conto, poichè non siamo soltanto in società - anche nel personale, nell’amore come nell’amicizia, sperimento e vedo sperimentare da altri la potenza infinita e soggiacente nell’inermità.

Queste sono le ragioni che sottendono un pugno di canzoni nuove, che usciranno assieme al documentario Il Tuffo della Rondine, di Stefano Savona, in un cofanetto pubblicato da «il manifesto» a partire da febbraio 2008. È un progetto che tiene l’est nel cuore. Tutti gli est del mondo,

But it can happen that one comes across this hope. It can be sought out outside furnished apartments. In the rebuilt Berlin that re-opens the synagogues, in the faithful with their ringlets climbing the steps.

In the massacred Sabra in the Lebanon, which assails with a wildly stronger desire to live, in the highest sense of the word, than any golden city. In the destroyed heart of Mostar – that of the Bosnians nailed down beneath the grenades by the European embargo – which appears, which appears to me, appears to all more unbeatable in the long terms that all the precarious districts of the victorious Croatians.

Resolutely in the absolutely defenceless, in the children, I clearly see the depositories of that irrepressible memory that contains past and future. They – those children, literally, who have brought us into the world – will help us to understand, and it will be they in turn who will be helped by their children. Last – but not least, since we are note merely a part of society – I taste and see in others the infinite and subjacent power in defencelessness in the personal, in love and in friendship.

These are the reasons underlying a handful of new songs that will come out together with the documentary, Il Tuffo della Rondine, by Stefano Savona, in a box published by «il manifesto» in February 2008. It is a project that holds the East dear. All the easts of the world, that is, and it is no coincidence that the national premiere should take place at the

anzi, e non è un caso che l’anteprima nazionale avvenga proprio nell’ambito del Trieste Film Festival. In una serata che prevede la proiezione del documentario, alcune parole dette, alcune canzoni suonate; in versione semi-acustica, per l’impossibilità di presentare un concerto vero e proprio. Sarà la prima volta che il progetto si espone a un pubblico, come corpo emozionato.

Trieste Film Festival. In an evening that foresees the screening of the documentary, some words spoken, some songs sung; in a semi-acoustic version, because of the impossibility of presenting an actual concert. It will be the first time that the project is presented before a public, as a deeply touched body.

Nato a Reggio Emilia nel 1957. Nome storico della scena musicale italiana, prima con i CCCP – Fedeli alla Linea e poi con i CSI, produttore (I Dischi del Mulo e Consorzio Produttori Indipendenti), autore di colonne sonore per il cinema (Benzina di Monica Stambrini, Velocità massima e L’orizzonte degli eventi di Daniele Vicari, Sevilla 06 / Site Specific di Olivo Barbieri) e scrittore. Dopo la sua uscita dai CSI, si dedica alla scrittura: nel 2000 pubblica, con Giovanni Lindo Ferretti, In Mongolia in retromarcia (Giunti), diario di un viaggio fatto nel 1996 da cui è nato anche l’album Tabula rasa elettrificata dei CSI. Due anni dopo esce il romanzo Emilia parabolica (Fandango Libri). Nel 2004 pubblica il suo primo album da solista, Sorella sconfitta. Nel 2005 esce per Mondadori Il mio primo dopoguerra. Cronache sulle macerie: Berlino ovest, Beirut, Mostar e l’album Apertura, nato dal suo progetto musicale con Nada.

Massimo Zamboni was born in Reggio Emilia in 1957, Italy. A historic name on the Italian music scene, first with CCCP – Fedeli alla Linea and later with CSI, he was a musical producer (I Dischi del Mulo and Consorzio Produttori Indipendenti) has also written the musical score for a number of films (Benzina by Monica Stambrini, Velocità massima and L’orizzonte degli eventi by Daniele Vicari, Sevilla 06 / Site Specific by Olivo Barbieri) and is a writer. After the disbanding of CSI, he dedicated himself to writing: in 2000, with Giovanni Lindo Ferretti he published In Mongolia in retromarcia (Giunti), a travel diary (from which in 1997 sprang CSI’s Tabula rasa elettrificata). Two years later, he wrote a novel, Emilia parabolica (Fandango Libri). In 2004, he released his first solo album, Sorella sconfitta. In 2005, Mondadori published Il mio primo dopoguerra. Cronache sulle macerie: Berlino ovest, Beirut, Mostar and another album, Apertura, which arose from a musical project with the Italian singer Nada.

massimo Zamboni
l’inerme è l’imbattibile / the defenceless is the unbeatable

IL TUFF o DELLA R o NDINE

The Diving Swallow

Stefano Savona

Italia / Italy

2007, Betacam SP, col., 46’ v.o. italiana - inglese - serba - croata - polacca / Italian - English - Serbian - Croatian - Polish o.v.

Sceneggiatura, musica / Screenplay, Music: Massimo Zamboni. Fotografia / Photography: Stefano Savona. Montaggio / Editing: Marzia Mete. Suono / Sound: Gianpaolo Bigoli, Francesco Paltrinieri. Interpreti / Cast: Dario Terzio, Nedim Cisić, Nedzad Maksumić. Produzione / Produced by: Pulsemedia, Vivo Film, Castagneda.

“Tornare a Mostar, in Bosnia, dieci anni dopo un primo viaggio a ridosso della guerra compiuto assieme al gruppo CSI. Tornare per sentire raccontare da alcune persone incontrate allora come sia maturata la loro vita, determinata dalla impossibilità, per scelta o per costrizione, di poter imbracciare le armi al tempo del conflitto; dalla frattura tra i richiami delle appartenenze e l’unicità di ogni singolo uomo. Tornare con occhi di padre, e non con occhi di figlio, per indagare le ragioni e la forza dell’inermità.” (M. Zamboni)

“Back in Mostar, in Bosnia, ten years after a first trip immediately after the war made with the CSI band. Returning to hear some people we met then tell how their lives are. Lives that are determined by the impossibility, by choice or compulsion, to combact at the time of conflict, by the distance between the calls of belonging and uniqueness of every single man. Returning with eyes of a father, not with the eyes of a son, to trying to understand the reasons and strength of defencelessness.” (M. Zamboni)

il cottbus film festival a trieste / cottbus film festival in trieste

RAZSLEDVANE

Indagine / Investigation

Iglika Trifonova

Bulgaria - Paesi Bassi - Germania / Bulgaria - The Netherlands - Germany 2006, 35mm, col., 104’ v.o. bulgara / Bulgarian o.v.

Sceneggiatura / Screenplay: Iglika Trifonova. Fotografia / Photography: Rali Ralčev. Montaggio / Editing: Jordanka Bachvarova. Musica / Music: Han Otten. Suono / Sound: Antoin Cox. Scenografia / Art Director: Atanas Janakiev. Interpreti / Cast: Svetlana Jančeva, Krasimir Dokov, Labina Mitevska, Kliment Denčev. Produzione / Produced by: Klas Film. Coproduzione / Co-produced by: Flyingmoon Produktion, Phanta Vision. Distribuzione internazionale / World Sales: MDC int.

anteprima italiana / italian premiere

A Sofia è stato commesso un omicidio: è stato ritrovato un cadavere e il sospetto, Plamen Goranov, fratello dell’uomo ucciso, viene trattenuto dalla polizia. Plamen nega tutte le accuse che gli vengono fatte e dal momento che non ci sono prove certe l’indagine sta per essere archiviata. Viene allora incaricata delle indagini una nuova agente: si tratta di Aleksandra Jakimova, che ricomincia tutto daccapo. Durante il giorno interroga interroga i parenti, gli amici, i colleghi dei due fratelli. Alla fine, di sera interroga Plamen. La donna non ha molto tempo da dedicare alla famiglia: ha scelto la solitudine e cerca di superarla lavorando sempre di più. Anche Plamen è solo, e il burbero uomo comincia a prendere gusto a incontrare l’agente, solo per il piacere di chiacchierare con lei. Il film segue il corso delle indagini concentrandosi soprattutto sul tema della solitudine e su quanto a lungo sia possibile sopportarla.

Miglior film bulgaro al festival di Sofia e Miglior film al festival di Cottbus.

A murder has been perpetrated in the Bulgarian capital. Parts of a corpse have been found and the suspect, Plamen Goranov, brother of the murdered man, has been detained. He denies the charges and since there is no direct evidence that he has committed the crime the investigation is about to be cancelled. Then a new investigator is appointed - Alexandra Yakimova - and she starts everything from scratch. During the day she interrogates the relatives, friends, colleagues of the two brothers, at night she interrogates Plamen. She hasn't got much time left for her family. She has chosen solitude for herself and she tries to overcome it by more and more work. Loneliness is eating Plamen too, and the tough man starts cherishing his encounters with the investigator for the chance to talk to her. The film follows the course of the investigation focusing on its main theme - the endurable limits of human solitude.

Best Bulgarian film at the Sofia Film Festival and Main Prize (as Best Film) at the Cottbus Film Festival.

CAToDICA 3

Rassegna internazionale di videoarte

CAToDICA 3

International review of video art

Maria Campitelli

Alla sua terza edizione CATODICA, rassegna internazionale di videoarte promossa dall’associazione culturale “Fucine Mute”, si trasforma ancora. Incorporata nel Trieste Film Festival – l’appuntamento cinematografico più atteso e seguito nel capoluogo giuliano, che guarda al centro e all’est dell’Europa – rappresenta un momento di riflessione sull’immagine di sintesi in movimento, che ben si inserisce nell’alveo più largo ed antico del cinema. Da cui discende, a cui a volte s’intreccia, specie nelle più recenti commistioni tecnologiche, fermo restando la matrice elettronica, l’immaterialità e la potenzialità trasformistica che la contraddistingue.

Dilaga oggi il digitale, i mezzi di registrazione si moltiplicano, cellulari, macchine fotografiche contengono videocamere… chiunque può filmare qualunque cosa, l’immagine in movimento ce l’abbiamo in tasca.

Naturalmente tra il girato banale ad uso familiare o tra gli amici e il prodotto d’arte ci corre, anche se dallo strumento ad uso quotidiano può del pari scaturire qualcosa di pregevole, fuori dalla norma, pur che ci sia un intento di ricerca, capace di esprimere qualcosa che nasce da dentro, come abbiamo constatato l’anno scorso con la rassegna dei “cortofonini” promossa dall’associazione culturale “Libera Ilota” di Terni.

CATODICA quest’anno si contrae in un’unica serata al Teatro Miela ma propone, accanto ai nuovi video programmati, una ricognizione, tramite postazioni di computer a disposizione del pubblico (fruizione in video streaming, sito internet www.catodica.it, anche dopo l’evento), delle proiezioni offerte negli anni precedenti, che sono

At its third edition, CATODICA, the international review of video art promoted by the “Fucine Mute” cultural association, transforms itself once again. Incorporated into the Trieste Film Festival – the most popular and important cinema event of the city, which focuses on Central and Eastern Europe – it represents an opportunity to reflect on the overall image of the movement, which fits in perfectly with the broader stage of cinema. A cinema from which it descends and with which it sometimes blends, especially in the most recent technological mixes, without prejudice to the electronic matrix, intangibility and transformational potential that distinguish it.

The digital medium is increasingly widespread today, with recording machines, mobile phones, cameras containing video facility multiplying… anyone can now film anything; we have the moving image in our pocket wherever we go.

Naturally, there is a difference between the commonplace film for family viewing or amongst friends and the art product, even though something notable, unusual, can indeed emerge from an everyday instrument, so long as there is an intent of research, able to express something from within, as we noted last year with the series of “phone shorts”, promoted by the “Libera Ilota” cultural association of Terni. This year, CATODICA will be reduced to a single evening at the Teatro Miela, but alongside the new videos planned, it offers a recognition – via computers made available to the public (offering video streaming from the www.catodica.it website, even after the event) – of the screenings project in preceding years, of which there are a great many and of the most varied kind. We have sought to set out the

davvero tante e di disparata estrazione. Abbiamo tentato infatti di rincorrere lo sviluppo storico

della videoarte, a partire dai suoi prodromi degli anni ’60, Nam June Paik, Vito Acconci, John

historical development of video art, starting from the anticipatory origins of the 1960s, with the work of Nam June Paik, Vito Acconci, John Baldessari … to Gary Hill, Bill Viola, William Kentridge, and the

Baldessari …, ai Gary Hill, Bill Viola, William Kentridge, ai più giovani Douglas Gordon, alla sempre stupefacente Pipilotti Rist, fino a giungere allo stuolo planetario dei giovani e giovanissimi che spesso offrono notevoli sorprese, sia linguistiche che concettuali.

Quest’anno presentiamo una compilation curata da Mario Gorni dal titolo “LOVING TOO”, che è “frutto di un’estrazione tematica e trasversale operata tra i materiali messi in consultazione nella videoteca di Careof” (Milano). Sono lavori prodotti tra il 1997 e il 2006, dunque non tutti recentissimi, scelti per raccontare, da diverse angolazioni, “una storia vecchia come il mondo, che appartiene a tutti. Storie a due, storie d’amore, d’innamora-

younger Douglas Gordon, the astonishing Pipilotti Rist, and so on to the planetary crowd of young proponents who often offer considerable surprises on a linguistic and conceptual level.

This year, we will be presenting a compilation curated by Mario Gorni, entitled “LOVING TOO”, the “result of a thematic and transversal extraction effected amongst the materials consulted in the video library of Careof” (Milan). These are all works produced between 1997 and 2006, so not all especially recent, but chosen here to tell a story “as old as the world” from different points of view, “a story that belongs to everybody. Tales of couples, tales of love, of falling in love, of disappointments, of oppression… it’s a matter of observing”, says Mario Gorni, “how

menti, di delusioni, di sopraffazione… si tratta di osservare” - dice Mario Gorni - “come ha operato la potente sintesi degli artisti su un argomento così sofferto e complesso. La difficoltà di un rapporto a due nel rispetto delle differenze”.

L’amore dunque – nel disincanto di un mondo stravolto dalle molteplici trasformazioni, dalle mutate dinamiche dei comportamenti –, indagato da una dozzina di artisti, italiani e stranieri, dai connotati ben diversificati.

A questa rassegna si affiancano altri video proposti dalla scrivente, nuovi lavori di artisti già apparsi nelle precedenti edizioni di Catodica e che hanno impressionato per le modalità linguistiche perseguite, come le straordinarie animazioni di Rebecca Agnes, che esplora le mappe dell’universo come mappe dell’anima, ipotizzando con poetica fantasia nuove forme di vita negli spazi siderali. O le storie di Almagul Menlibayeva, giovane artista del Kazakhstan, che con immagini affascinanti, usando il linguaggio del cosidetto “sciamanismo punk romantico”, racconta le tradizioni del suo paese in modalità espressive proprie della cultura occidentale. Un tentativo di unire una filosofia di estrazione animistica alla società tecnologica globalizzata, di evocare valori trascendentali tra le maglie del consumismo più smagato.

Ed ancora il lavoro di Ofri Cnaani (Israele), qui raccolto in “Works”, segnato da una costante indagine sul rapporto tra spazio e fisicità, tra presenze dominanti e dominate; forme di potere che si esplicano in diverse situazioni emblematico / paradossali, a volte non prive di humor tagliente.

E c’è anche una video-installazione: “Tip-Tap”

the powerful synthesis of artists has operated with such a suffered and complex theme. The difficulty of a relationship as a couple and in respect of the differences”.

Love, therefore – in the disenchantment of a world overwhelmed by multiple transformations, from the changed dynamics of behaviour – explored by a dozen artists from Italy and abroad, and presenting highly different connotations.

This review will be joined by other videos offered by the undersigned: new works by artists that have already appeared in the preceding editions of CATODICA and which impressed for the linguistic forms used, such as in the extraordinary animations of Rebecca Agnes, who explores the maps of the universe as maps of the soul, hypothesising new forms of life with poetic fantasy in the infinity of space. Or the stories of Almagul Menlibayeva, a young artist from Kazakhstan who, with fascinating images and using the language of the so-called “romantic punk shamanism”, tells of the traditions of his country with the expressive forms typical of Western culture. An attempt to unite a philosophy of animist extraction and the globalised technological society, to evoke transcendental values between the links of the strongest consumerism.

Likewise the work of Ofri Cnaani (Israel), here collected in “Works”, marked by a constant inquest into the relationship between space and physicality, between dominant and dominated presences; forms of power that take effect in various emblematic/paradoxical situations, at times endowed with a sharp sense of humour.

There is also a video-installation: “Tip-Tap” by Guillermo Giampietro, on two screens, with the images

di Guillermo Giampietro, a due schermi, con le immagini che entrano ed escono velocemente dall’uno all’altro, mentre una performer, Lara Baracetti, sciorina immobile parole dall’apparenza suasive quanto significative. “Un progetto” – chiarisce l’autore – “che nasce da una serie di idee sulla discontinuità, la non coincidenza, la non aderenza e allo stesso tempo la simultaneità tra certe forme del linguaggio in movimento e il movimento fenomenologico della realtà (…).

Alla fine tutto coincide come farsa brillante del linguaggio e del corpo: il ballo del tip-tap”.

Altri autori e altre documentazioni video arricchiscono la terza edizione di CATODICA, come la sintesi elettronica del prolungato episodio sulla “Public Art a Trieste e dintorni”, dipanato nel corso dell’anno con diverse manifestazioni pubbliche organizzate dal Gruppo 78, con corollario dei video, di Fabiola Faidiga, Massimo Premuda ed Ivan Zerjal, da esso scaturiti.

Ma c’è anche la novità del concerto. Ossia l’uso dei media elettronici per costruire il linguaggio musicale. Ad effettuare questo intreccio audio/ visivo è stato chiamato Murcof (in realtà Fernando Corona), noto artista internazionale di origine messicana, sperimentatore delle nuove frontiere della musica elettronica, che fonde campionature di musica classica con tracce digitali, integrando il prodotto sonoro all’immaginario della videoarte. Il concerto sarà fruibile in diretta Web sul sito di CATODICA, che peraltro in questa occasione si arricchirà di nuovi contenuti ed ulteriori servizi. Un bel mix elettronico, dunque, per appagare anche le esigenze più sofisticate di chi privilegia e segue l’innovazione tecnologica.

entering and exiting rapidly from one to the other, while a performer, Lara Baracetti, rattles off immobile words apparently as persuasive as they are meaningful. “A project”, declares the artist, “arising from a series of ideas on discontinuity, non-coincidence, non-adherence and at the same time the simultaneity between certain forms of language in movement and the phenomenonological movement of reality (…). In the end, everything coincides as a brilliant farce of language and body: tip-tap dance”.

Other artists and other video documents will enrich the third edition of CATODICA, as will the electronic summary of the prolonged episode on “Public Art in Trieste and surroundings”, unravelled over the year with various public events organised by Gruppo 78, and with the corollary of videos by Fabiola Faidiga, Massimo Premuda and Ivan Zerjal. There is also a new feature with the holding of a concert, in the form of the use of electronic media to construct the musical language. Effecting this audio-visual weave will be Murcof (in life Fernando Corona), a noted international artist of Mexican origin, an experimenter in the new frontiers of electronic music, who blends samples of classical music with digital traces, integrating the sound product with the imagination arising from the video art. The concert will be available live via the CATODICA web site, which for the occasion will be enriched with new contents and further services. A fine electronic mix, then, to satisfy even the most sophisticated requirements of those following the latest developments in technological innovation.

Programma / Programme:

Lo VING Too

A cura di / By Mario Gorni

Alessandro Nassiri, video dvd, Love me tender, 2005. 3’

Santo Matteo, video dvd, Nièè, 2004, 2’,30”

Sabrina Muzi, video dvd, Tortures, 2001,5’

Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini, video dvd, Hurt so good… 1999, 4’

Giancarlo Norese, video dvd, Starting with S, 2006, 7’,10”

Cacciagrilli, video dvd, Operazione TN, 2004, 4’,30”

Rita Casdia, video dvd, Piccole donne crescono, 2006, 6’

Oliver Pietsch, video dvd, Hit me, 2006, 4’, 45”

Italo Zuffi, video dvd, Shaking girl, 2005, 8’,30”

Mariuccia Pisani, video dvd, Croce e Delizia, 2002, 3’,30”

Francesca Semeria, video dvd, Martello pneumatico, 1998, 3’

Silvia Levenson – Florencia Martinez, video dvd, Domestic Flight, 1997, 5’

PRI m IZIE

A cura di / By Maria Campitelli

Rebecca Agnes, video animation, double channel projection, Now wait for last year, 2007, 4’.06”, courtesy Galerie Davide Gallo, Berlin

Almagul Menlibayeva, double channel projection, As the oil burns, 2007, 12’, 21”, courtesy Galerie Davide Gallo, Berlin

Petr, Axenoff, video dvd, Toys for kids, 2007, 2’,49”, courtesy Galleria Pack, Milano

Ofri Cnaani, video dvd, Deathbed, 2005, 10’, courtesy Galleria Pack, Milano

Aldo Runfola, video dvd, DC241BB, 2007, 6’.25”, courtesy Galleria Pack, Milano

Annalisa Cattani, video dvd, Dedicated to Annalisa, 2007, 6’

Valentina Meli – Tilen Zbona, video dvd, Morphing, 2007, 3’, 32”

Guillermo Giampietro, video-performance, double channel projection, performer Lara Baracetti, Tip-tap, 2006/07, 15’

“Public art a Trieste e dintorni”, video-documentazione dell’evento multiplo svoltosi a Trieste nell’arco del 2007, per la promozione del Gruppo 78, a cura di Fabiola Faidiga / " Public art a Trieste e dintorni”, video documentation of the event held in Trieste in 2007, promoted by the Gruppo 78 and curated by Fabiola Faidiga

Massimo Premuda, video dvd, Black hands white bread, 2007, 1’,58”

Ivan Zerjal, video dvd, Via Lactea – Pregovorna ozvezdja/costellazioni proverbiali, 2007, 5’,26”

Fabiola Faidiga, Kuoke d.o.c./Repen-Rupingrande, 2007, 11’, 26”

a. Rebecca Agnes, Now wait for last year, 2007, courtesy Galerie Davide Gallo, Berlin

b. Almagul Menlibayeva, As the oil burns, double channel proiection, 2007

1. Petr Axenoff, Toys for kids, 2007, courtesy Galleria Pack, Milano

2. Cacciagrilli, Operazione TN, 2004

3. Rita Casdia, Piccole donne crescono, 2006

4. Rebecca Agnes, Now wait for last year, 2007, courtesy Galerie Davide Gallo, Berlin

5. Almagul Menlibayeva, Star, Lambda Print, cm 100 x 150, 2007

6. Aldo Runfola, DC241BB, 2007, courtesy Galleria Pack, Milano

7. Massimo Premuda, Black hands, white bread, 2007, courtesy Gruppo 78, Trieste

8. Ofri Cnaani, Deathbed, 2005, courtesy Galleria Pack, Milano

9. Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini, Hurt so good…, 1999

10. Giancarlo Norese, Starting with S, 2006

11. Santo Matteo, Nièè, 2004

dizionario dei registi dictionary of directors

George Agadjanean

Studente dell’Accademia moldava di Musica, Teatro e Arte di Chişinău. Già reporter per la televisione moldava, dal 2000 si occupa di produzione di lungometraggi e video musicali.

George Agadjanean is currently a student at the Moldovian Academy of Music, Theatre and Arts in Chişinău. Since 2000 he has been involved in the production of several films and music videos. He also worked as a reporter for Moldavian television.

2004 Afromoldoveni cm, doc. 2006 San Sanyč mm, doc.

Stefania Amisano

È nata a Novara nel 1967. Ha studiato presso il Conservatorio di Alessandria (pianoforte, organo, musica da camera), e presso la Facoltà di Musicologia dell'Università di Pavia. Si è perfezionata con Dario De Rosa, Maureen Jones e il Trio di Trieste alla Scuola di Musica di Fiesole e alla Scuola Superiore Internazionale del Trio di Trieste a Duino. Svolge da anni un’intensa attività concertistica internazionale come pianista nell’ambito di differenti formazioni cameristiche e come solista in ambito contemporaneo. Vive tra Vienna e Trieste, dove è docente di pianoforte.

Stefania Amisano was born in Novara (Italy) in 1967. She studied at the Conservatory of Alexandria (piano, organ, chamber music), and at the Faculty of Musicology at the University of Pavia. She specialized with Dario De Rosa, Maureen Jones and the Trio of Trieste at the School of Music in Fiesole and at the International School of Trieste Trio in Duino. She plays an intense activity for years as international concert pianist with different chamber music groups and as a soloist in contemporary music. A professor of piano, she lives in Vienna and in Trieste.

2007 Kāla cm, video

Kaveh Bakthiari

È nato a Teheran nel 1978, ma dal 1980 vive in Svizzera. Ha studiato al dipartimento di Cinema della Scuola Cantonale di Losanna (ECAL), dove si è diplomato nel 2003 in graphic design e comunicazione visiva.

Kaveh Bakthiari was born in 1978 in Teheran, but since 1980 he has been living in Switzerland. In 2003, he graduated from the Ecole cantonale d'art de Lausanne (ECAL, Chanton School of Lausanne), Department of cinema, in graphic design and visual communication.

2001 L’écriveur cm, video; Un vrai cm, video; L’automne cm, video; Les Fouetteurs cm, video 2002 Les mille mais une nuit cm, video; Le pays de Vaud cm, video 2003 Bleu-Blanc cm, 16mm 2004 À demain cm, video 2005 Portrait of Etienne cm, video; Icôgne cm, video 2007 La valise cm; Premi / Awards: Ginevra, Festival internazionale del Cinema e della Televisione “Cinéma Tout Écran” - Miglior cortometraggio svizzero / Geneve, International Film and Television Festival “Cinéma Tout Écran” - Best Swiss Short Film

mario Balsamo

Nato a Latina nel 1962, si laurea in Filosofia con una tesi in Storia del Cinema. È filmmaker e scrittore. Insegna regia documentaria all'Act (Accademia del Cinema e della Televisione) di Cinecittà e dirige laboratori di documentari-

stica in Italia e all'estero. Ha collaborato alle trasmissioni Rai Cara Giovanna, Italia Ore 6, Portomatto, Atlante, Pomeridiana, Pista! , Big! e Gente di Notte. Ha diretto diversi documentari, fra cui Alvaro Siza, architetto (1998), In restauro - L’Opificio delle Pietre Dure di Firenze (1999), Le isole dipinte - Viaggio nelle Marchesi di Paul Gauguin (2000), Un mondo migliore è possibile (documentario collettivo ideato e coordinato da Francesco Maselli, 2001), Il villaggio dei disobbedienti (2002), Porto Alegre (documentario collettivo sul secondo Forum Sociale Mondiale, 2002, e coordinato da Ettore Scola), Sotto il cielo di Baghdad (2003), Io, Socrate e Linda (2005), Mae Baratinha, una storia di Candomblé (2006). Nel 1995, ha pubblicato un romanzo storico Que viva Marcos! (manifestolibri), sulla rivolta neo-zapatista nel Chiapas. Dal 2007 è nel consiglio direttivo dell’Associazione italiana dei documentaristi indipendenti Doc/it.

Mario Balsamo was born in Latina (Italy) in 1962 and graduated in Philosophy with a thesis on the history of the cinema. A Filmmaker and a writer, Mario Balsamo teaches documentary filmmaking at Act (Cinema and Television Academy) in Cinecittà - Rome and runs documentary workshops in Italy and abroad. He has worked on a number of RAI television broadcasts, including Cara Giovanna, Italia Ore 6, Portomatto, Atlante, Pomeridiana, Pista!, Big! and Gente di Notte. He has made several documentaries, including Alvaro Siza, architetto (1998), In restauro - L’Opificio delle Pietre Dure di Firenze (1999), Le isole dipinte - Viaggio nelle Marchesi di Paul Gauguin (2000), Un mondo migliore è possibile (a collective documentary conceived and coordinated by Francesco Maselli, 2001), Il villaggio dei disobbedienti (2002), Porto Alegre (a collective documentary on the second World Social Forum, 2002, coordinated by Ettore Scola), Sotto il cielo di Baghdad (2003), Io, Socrate e Linda (2005), and Mae Baratinha, una storia di Candomblé (2006). In 1995 he published the historical novel Que viva Marcos! (manifestolibri), on the neo-Zapatist revolt in Chiapas. In 2007 he has been nominated in the board of directors of Doc/ it the Italian Association of Independent Documentary Makers. filmografia scelta / selected filmography 1998 Alvaro Siza, architetto doc. 1999 In restauro - L’Opificio delle Pietre Dure di Firenze doc.; Sogno albanese videoclip; Ergastolo di Santo Stefano doc., TV; Poste di via Marmorata doc., TV 2000 Le isole dipinte - Viaggio nelle Marchesi di Paul Gauguin doc.; Vedute d’arte contemporanea con paesaggio toscano doc., TV; Piazza dei Signori, Vicenza doc., TV 2001 La zona rossa cm; Un mondo migliore è possibile (film collettivo ideato e coordinato da / a collective work conceived and coordinated by Francesco Maselli) 2002 Il villaggio dei disobbedienti doc.; Porto Alegre (film documentario collettivo ideato e coordinato da / a collective documentary conceived and coordinated by Ettore Scola) 2003 Sotto il cielo di Baghdad mm, doc. (diretto con / directed with Stefano Scialotti) 2005 Io, Socrate e Linda docu-fiction 2006 Mãe Baratinha, una storia di Candomblé doc. 2007 Storie arbëreshe doc.

Erica Barbiani

Laureata in Sociologia presso l’Università degli Studi di Urbino. Si occupa in particolare del rapporto tra sociologia, antropologia e produzioni visuali. Ha realizzato i documentari: Durga, forme fertili della terra (2002) e Sotto la pianta di tulsi (2003), selezionato al Festival di Antropologia Visuale Asiatica di Kunning – Cina. Ha inoltre realizzato il video d’arte D’improvviso a Milano (2003) dedicato alla scultrice Petra Weiss e selezionato al Festival Invideo di Milano.

Erica Barbiani is graduated in Sociology at the University of Urbino in Italy. She works on the relationship between sociology, anthropology and visual productions. She made the documentaries Durga, forme fertili della terra (2002) and Sotto la pianta di tulsi (2003) selected at the Festival of Visual Asian Anthropology in Kunning - China. She also made the video D’improvviso a Milano (2003) dedicated to the sculptress Petra Weiss, which was selected at the Festival Invideo in Milan.

2002 Durga, forme fertili della terra mm 2003 Sotto la pianta di tulsi cm; D’improvviso a Milano cm, video 2004 Apni, tumi, tui. Il cantiere delle relazioni doc. (diretto con / directed with Elena Vera Tomasin) 2006 Storie in quattro lingue. Un anno tra tradizione e presente nel comune di Malborghetto-Valbruna doc.; Sobada. Il dono delle levatrici maya doc. (diretto con / directed with Elena Vera Tomasin)

Giedrė Beinoriūtė

Nata a Vilnius nel 1976, ha studiato alla Facoltà di teatro e cinema dell’Accademia lituana di musica, dove nel 2002 si è diplomata e specializzata in regia televisiva. Dal 2002 collabora con Valdas Navasaitis, documentarista lituano e produttore indipendente, e il suo VG Studio. Fra il 2002 e il 2003 ha lavorato come aiuto-regista alle riprese del film di Šarūnas Bartaš, Septyni nematomi žmonės. Nel 2004 è stata aiuto-regista di Arūnas Matelis per il documentario Prieš išskrendant į žemê. Dal 2004 fa parte dell’Associazione dei cineasti lituani. Il Trieste Film Festival ha presentato l’anno scorso, in concorso documentari, Vulkanovka. Po didžiojo kino.

Giedrė Beinoriūtė was born in 1976 in Vilnius. She studied TV directing at the Faculty of Theatre and Film of the Lithuanian Academy of Music, where in 2002, she received her MA in TV directing. Since 2002 she collaborates with Lithuanian documentarist and independent producer Valdas Navasaitis and makes films in his VG Studio. In 2002-2003, she worked as a film director’s assistant during the shooting of Septyni nematomi žmons (2005) by Sharunas Bartas. In 2004, she worked as a film director’s assistant during the shooting of Prieš išskrendant į žemê, a documentary film by Arūnas Matelis. Since 2004 she is a member of the Lithuanian Cinematographers’ Association. Her Vulkanovka. Po didžiojo kino was in Documentary competition at the latest Trieste Film Festival.

1997 Mano vienišos draugės cm, video 1999 Mama, tėtis, brolis, sesė cm, video 2002 Troleibusų miestas cm, doc., video 2004 Egzistencija cm 2005 Vulkanovka. Po didžiojo kino mm, doc., video 2007 Gyveno senelis ir bobute mm, doc., video

Fulvio Bernasconi

Nato a Lugano nel 1969, dopo aver studiato Scienze politiche all’Università di Ginevra, consegue il diploma di regia al DAVI di Losanna. Nel 1995 realizza il suo film d’esordio, Voie de garage, documentario presentato a Locarno dove un anno più tardi tornerà con Bad Trip sur Mars, cortometraggio selezionato nei "Pardi di domani" e premiato dalla Giuria dei giovani. Con Hopp Schwyz (1999) partecipa al progetto ID Swiss, serie di documentari realizzati dalla giovane generazione di cineasti svizzeri sulle diverse culture presenti in Svizzera. In occasione dell’expo.02 concepisce Swiss Love, esperimento interattivo che verrà visto da oltre un milione di spettatori. Successivamente Powerful Men (2005), presentato sempre al festival di Locarno, e Saint Moritz, ou le luxe de l’énergie propre, un documentario trasmesso da ARTE.

Born in 1969 in Lugano, Fulvio Bernasconi graduated in direction from DAVI in Lausanne after studying political science at Geneva University. In 1995 he made his first film Voie de garage, a documentary which was screened at Locarno Film Festival. He returned a year later with Bad Trip sur Mars, a short film selected for the “Leopards of Tomorrow” section that won the Youth Jury prize. Hopp Schwyz (1999) was part of the ID Swiss project, a series of documentaries made by the younger generation of Swiss filmmakers about the various different cultures represented in Switzerland. For expo.02, he devised Swiss Love, an interactive experiment seen by over a million viewers. He then made Powerful Men (2005), also screened at Locarno Film Festival, and Saint Moritz, ou le luxe de l’énergie propre, a documentary broadcast on ARTE.

filmografia essenziale / essential filmography

1995 Voie de garage mm, doc. 1996 Bad Trip to Mars cm, Premi / Awards: Locarno – Premio della Giuria Giovani nella sezione “ Pardi di domani” / Youth Jury Proze in the “Leopards of Tomorrow” section 1998 Ridatemi mio figlio film TV; 200 anni d’acqua cm, doc. 1999 Hopp Schwyz (episodio del documentario / episode of the documentary ID Swiss) 2000 L’ospedale serie doc. TV / TV series 2002 Swiss Love 2003 La diga film TV 2005 Powerful Men doc. TV 2006 Saint-Moritz, ou le luxe de l’énergie propre doc. TV 2007 Fuori dalle corde

Dieter Berner

Viennese, classe 1944, dopo gli studi di arte drammatica e recitazione a Vienna e Berlino, lavora come attore e regista teatrale, fondando nella capitale austriaca un collettivo di attori dedito ad autori contemporanei. In seguito, intrapresa la carriera di regista indipendente e sceneggiatore, Berner prosegue la collaborazione con tale gruppo di attori e scrittori, in primo luogo con il drammaturgo Peter Turrini. Ha al suo attivo film per il cinema e la televisione in Austria e Germania. Dal 2004 insegna recitazione per il cinema in Germania, all’Accademia di Cinema e Televisione “Konrad Wolf” di Potsdam-Babelsberg (HFF). (cb)

Dieter Berner was born in Vienna in 1944. After studying dramatic art and acting in Vienna and Berlin, he worked as actor and stage directing and founded an actors’ collective group in Vienna, devoted to contemporary authors. Later, when he began his career as free-lance film director and screenwriter, he continued he collaboration with his former group of actors and writers, first of all with the dramatist Peter Turrini. Berner realized movies for cinema and television in Austria and in Germany. Since 2004, he has been teaching of film acting at HFF (“Konrad Wolf” Academy of Film and Television) in Potsdam-Babelsberg, Germany.

1975 Wo sein Wäsche cm 1976-80 Alpensaga serie TV / TV series 1980 Das Menschenkindl TV 1981 Niemandsland TV; Der richtige Mann 1984 Ich oder Du 1985-86 Lenz oder die Freiheit serie TV / TV series 1985-1987 Die Verlockung 1989 Das Plakat TV 1990 Das Lachen der Maca Darac TV 1992-93 Auf eigene Gefahr serie TV / TV series 1994 Joint Venture 1995 Auf eigene Gefahr serie TV / TV series 1996-97 Kids von Berlin serie TV / TV series 1998 Endlich Schluss TV 1999 Die Verhaftung des Johann Nepomuk Nestroy TV 2000 Tatort - Tödliches Labyrinth TV 2002 Katz und Hund TV 2004 Tatort - Die schlafende Schöne TV 2005 Tatort - Sonnenfinsternis TV 2006 Berliner Reigen; Tatort - Die Anwältin TV

dizionario dei registi / dictionary of directors

Sandro Bolchi (1924-2005)

Nasce a Voghera, Pavia, nel 1924. Dopo la laurea in Lettere, esordisce come attore al teatro “Guf” di Trieste, esperienza che prosegue anche dopo essersi trasferito a Bologna, dove intraprende l'attività di giornalista e approfondisce quella di regista. Ottiene i primi successi come regista teatrale allestendo L'imperatore Jones di Eugene O'Neill e L'avaro di Molière. Nel 1956 inizia la sua carriera di regista televisivo con la commedia Frana allo Scalo Nord di Ugo Betti. Da allora dirige per la TV un gran numero di sceneggiati: convinto assertore della funzione pedagogica della televisione contribuisce alla diffusione e conoscenza delle grandi opere della letteratura, soprattutto ottocentesca. Nel 1963 si cimenta nella trasposizione televisiva de Il mulino del Po, tratto dal romanzo di Riccardo Bacchelli e sceneggiato insieme all'autore. Seguono produzioni di grande impegno: I miserabili (da Victor Hugo, 1964), I promessi sposi (da Alessandro Manzoni, 1967), Le mie prigioni (da Silvio Pellico, 1969), I fratelli Karamazov (da Dostoevskij, 1969), Il cappello del prete (da Emilio De Marchi, 1970), I demoni (da Dostoevskij, 1972), Anna Karenina (da Tolstoj, 1974) La coscienza di Zeno (da Italo Svevo, 1988) sono solo alcuni dei titoli. Il suo ultimo lavoro è Servo d’amore del 1995. È morto nel 2005.

Born in Voghera, Pavia, in 1924. After graduating in literature, he began working as an actor at the "Guf" theatre in Trieste, an experience he continued even after moving to Bologna, where he gained experience as a journalist and learned more about directing. He gained his first success as a theatre director with The Emperor Jones by Eugene O'Neill and Molière’s The Miser. In 1956, he began his career as a television director with a comedy called Frana allo Scalo Nord by Ugo Betti. After that, he directed much drama for television. Convinced advocate of educational value of television he contributed to the spread and knowledge of the great works of literature, mostly drawn from masterpieces of 19th-century literature. In 1963, he worked on the adaptation for television of The Mill on the Po, based on the novel by Riccardo Bacchelli with a screenplay co-written with the author. This was followed by some major productions: Les Miserables (from Victor Hugo, 1964), The Betrothed (from Alessandro Manzoni, 1967), Le mie prigioni (from Silvio Pellico, 1969), The Brothers Karamazov (from Dostoevsky, 1969), Il cappello del prete (from Emilio De Marchi, 1970), Demons (from Dostoevsky, 1972), Anna Karenina (from Tolstoy, 1974), Zeno’s Conscience (from Italo Svevo, 1988) are just some of the titles. His last work was Servo d’amore of 1995. He died in 2005.

filmografia scelta / selected filmography 1956 Frana allo Scalo nord TV 1963 Demetrio Pianelli TV 1964 I miserabili TV 1967 I promessi sposi TV 1969 Le mie prigioni TV 1969 I fratelli Karamazov TV 1970 Il cappello del prete TV 1972 I demoni TV 1973 Puccini TV 1974 Anna Karenina TV; Così è (se vi pare) TV 1976 Manon Lescaut TV 1978 Disonora il padre TV 1979 Bel ami TV 1984 Melodramma TV 1988 La coscienza di Zeno TV 1989 Solo TV 1992 Assunta Spina TV 1995 Servo d’amore TV

Csaba Bollók

È nato a Eger, in Ungheria, nel 1967. Nel 1994, si è diplomato in regia cinematografia e televisiva presso l’Accademia di Teatro e Cinema di Budapest. I suoi cortometraggi, realizzati grazie al sostegno dello studio Béla Balázs, hanno ricevuto diversi riconoscimenti. Ha realizzato il suo primo lungometraggio, Észak, észak, nel 1998.

Csaba Bollók was born in Eger (Hungary) in 1967. He graduated as a film and

TV director from the Hungarian Academy for Drama and Film in Budapest in 1994. Produced with assistance of the Béla Balázs Studios, his short films have received numerous awards. He made his feature film debut in 1998 with Észak, észak

filmografia scelta / selected filmography

1987 Madárijesztő cm 1989 Zongoralecke cm 1990 Úgy jere, hogy fogd a kezem doc. 1991 Tangram cm TV 1993 Ezüstkor cm 1995 Winnetou cm 1998 Észak, észak 1999 Walden cm 2004 A Tett halála cm, TV 2005 Miraq 2006 Hordozható haza - Domonkos István portré két tételben mm, doc. 2007 Iszka utazása; Örökharag cm, TV

mauro Bolognini (1922-2001)

Nasce a Pistoia nel 1922, dove frequenta il Liceo classico. Durante il Corso di scenografia al Centro Sperimentale di Cinema, diventa aiuto-regista di Luigi Zampa, figura di rilievo del Neorealismo e anche di registi come Yves Allegret e Jean Delannoy. Nel 1953, esordisce alla regia con Ci troviamo in galleria. Fin da subito dimostra un grande interesse per la letteratura: infatti, diciannove delle quarantatrè pellicole da lui girate sono adattamenti o trasposizioni di opere letterarie. La prima è del 1954, I cavalieri della regina, tratto da I tre moschettieri di Dumas padre. Negli anni seguiranno, fra gli altri, adattamenti di Pasolini (La notte brava, 1959, da Ragazzi di vita), Svevo (Senilità nel 1962) e Pratolini (Metello, nel 1970). Appartiene a questa serie anche uno dei suoi film di maggior successo, Il Bell’Antonio, del 1960 (tratto da Brancati), con cui vince la Vela d’oro a Locarno. Degli stessi anni sono La giornata balorda (1961), Agostino (1962, in cui Bolognini si confronta per la prima volta con un lavoro di Alberto Moravia, uno dei suoi referenti letterari più frequenti). La corruzione è l’ultimo lungometraggio prima della lunga parentesi dedicata ai film a episodi, tanto in voga allora, il più conosciuto dei quali è Le fate, del 1966. Negli anni ’80 e ‘90, realizza alcuni lavori per la televisione, fra cui La Certosa di Parma (1981), Gli indifferenti (1988), La famiglia Ricordi (1993). Negli ultimi anni della sua vita, Bolognini si dedica molto anche all’attività teatrale e lirica, curando, fra l’altro, Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare e Filumena Marturano di Eduardo De Filippo, e la messinscena di diverse opere, soprattutto verdiane e pucciniane.

Mauro Bolognini (1922-2001) was born in Pistoia, where he attended Classical secondary school. During the screenplay course at the Centro Sperimentale di Cinema in Rome, he became assistant director to Luigi Zampa, a leading figure in Neorealism and also of directors such as Yves Allegret and Jean Delannoy. In 1953, he started out as director in his own right with Ci troviamo in galleria. From the outset, he demonstrated great interest in literature: indeed, 19 of the 43 films made by him are adaptations or transpositions of literary works. The first dates from 1954, I cavalieri della regina, adapted from Dumas père’s Three Musketeers. In the years that followed, he directed adaptations of Pasolini (La notte brava, 1959, from Ragazzi di vita), Svevo (Senilità in 1962) and Pratolini (Metello, in 1970). One of his most successful films, Il Bell’Antonio, of 1960 (adapted from Brancati) belongs to this series, and won him the Golden Sail at Locarno. The same years saw him direct La giornata balorda (1961), Agostino (1962, in which Bolognini tackled a work by Alberto Moravia for the first time, later to be one of his most frequent references). La corruzione was his last feature film before a long period dedicated to episodic films, so much in vogue then, the most well-known of which is probably Le fate (1966). In the 1980s and 1990s, he made some films for television, among which La Certosa di Parma (1981), A Time of Indifference (1988),

La famiglia Ricordi (1993). In the last years of his life, Bolognini dedicated himself much to theatre and lyrical works, directing such performances as A Midsummer Night’s Dream, Filumena Marturano by Eduardo De Filippo, and the staging of various operas, especially Verdi and Puccini.

filmografia scelta / selected filmography 1953 Ci troviamo in galleria 1954 I cavalieri della regina 1955 Gli innamorati; La vena d’oro 1956 Guardia, guardia scelta, brigadiere e maresciallo; I tre moschettieri serie TV /TV series 1957 Marisa la civetta 1958 Giovani mariti 1959 Arrangiatevi!; La notte brava 1960 Il bell'Antonio; Premi / Awards: LocarnoVela d’Oro / Golden Sail 1961 La giornata balorda; La viaccia 1962 Agostino; Senilità 1963 La corruzione 1964 I miei cari, Luciana (episodi di / episodes of La mia signora diretto con / directed with Tinto Brass, Luigi Comencini); Una donna dolce, La balena bianca (episodi di / episodes of La donna è una cosa meravigliosa diretto con / directed with Shuntaro Tanikawa, Pino Zac) 1965 Monsignor Cupido (episodio di / episode of Le bambole diretto con / directed with Luigi Comencini, Dino Risi, Franco Rossi); Gli amanti celebri (episodio di / episode of I tre volti diretto con / directed with Michelangelo Antonioni, Franco Indovina) 1966 Fata Elena (episodio di / episode of Le fate diretto con / directed with Mario Monicelli, Antonio Pietrangeli, Luciano Salce); Madamigella di Maupin 1967 Senso civico (episodio di / episode of Le streghe diretto con / directed with Vittorio De Sica, Pier Paolo Pasolini, Franco Rossi, Luchino Visconti); Nuits romaines (episodio di / episode of Le plus vieux métier du monde diretto con / directed with Claude Autant-Lara, Philippe de Broca, Jean-Luc Godard, Franco Indovina, Michel Pfleghar); Arabella 1968 Perché?, La gelosia (episodi di / episodes of Capriccio all'italiana diretto con / directed with Mario Monicelli, Pier Paolo Pasolini, Steno, Pino Zac, Franco Rossi) 1969 L’assoluto naturale; Un bellissimo novembre 1970 Metello 1971 Bubu 1972 Imputazione di omicidio per uno studente 1973 Libera, amore mio… 1974 Fatti di gente perbene 1975 Per le antiche scale; Premi / Awards: Locarno - Premio speciale della Giuria / Special Prize of the Jury 1976 L’eredità Ferramonti 1977 Gran bollito 1978 Sarò tutta per te (episodio di / episode of Dove vai in vacanza? diretto con / directed with Luciano Salce, Alberto Sordi) 1981 La certosa di Parma serie TV / TV series; La storia vera della signora dalle camelie (Lady of the Camelias) 1986 La venexiana 1987 Mosca addio; Imago urbis 1988 Gli indifferenti serie TV / TV series 1992 La villa del venerdì 1993 La famiglia Ricordi serie TV / TV series

Luc Bondy (Zurigo, 1948) Affermato regista di teatro e opera lirica. Proveniente da un’agiata famiglia di intellettuali della grande borghesia (padre critico letterario e nonno scrittore), Bondy compì il suo apprendistato a Parigi con il mimo Jacques Lecoq. Dapprima attore (con qualche sporadica incursione nel cinema, come per Die bleierne Zeit, Anni di piombo, di Margarethe von Trotta 1981), poi regista di una copiosa produzione teatrale, che non include però autori contemporanei, a eccezione di Botho Strauss, Peter Handke e pochissimi altri. Nel 1985, a sorpresa, subentra a Peter Stein, dopo le dimissioni di questi dal Teatro di Berlino. In seguito, Bondy affianca l’intensa attività registica a quella di produttore di prosa e opere liriche per il Festival di Salisburgo e di direttore del Festival di Vienna. È inoltre sceneggiatore e regista di adattamenti televisivi di testi teatrali in lingua tedesca, tra cui si segnala la raffinata trasposizione della tragicommedia di Arthur Schnitzler Das weite Land (L’ampio paese), interpretata magistralmente da attori (Michel Piccoli, Jutta Lampe, Bulle Ogier) che avevano già calcato le scene in altre sue regie teatrali, film che Bondy dedica espressamente a una presenza

per lui significativa, incontrata al Teatro di Nanterre negli anni ’80: Patrice Chéreau (regista teatrale, di opere liriche e artista di genio che si congedò dal teatro per dedicarsi esclusivamente al cinema). (cb)

(Zurich, 1948) An established director of theatre and opera. Born into a prosperous family of intellectuals of the upper middle class (his father was a literary critic and his grandfather a writer), Bondy completed his apprenticeship in Paris with the mime, Jacques Lecoq. Initially an actor (with a few sporadic appearances in cinema, such as in Die bleierne Zeit by Margarethe von Trotta, 1981), then director of a copious theatrical production, but one that did not include contemporary authors, except for Botho Strauss, Peter Handke and a very few others. In 1985, surprisingly, he took over from Peter Stein, after his resignation from the Berlin Theatre. Later, Bondy began working as director while maintaining his activity as producer of prose and operas for the Salzburg Festival and as director of the Vienna Festival. He was also the scriptwriter and director of television adaptations of German-language theatre drama, including the refined adaptation of the tragicomedy by Arthur Schnitzler Das weite Land (The Vast Domain), performed masterfully by actors (Michel Piccoli, Jutta Lampe, Bulle Ogier) who had already appeared in other theatrical productions directed by him. Bondy expressly devoted it to a significant presence for him, whom he met at the theatre in Nanterre in the 1980s: Patrice Chéreau (director of theatre, opera and artist of genius who left the theatre to devote himself exclusively to film).

1981 Die Ortliebschen Frauen (The Ortlieb Woman) 1987 Das weite Land 1990 Le chemin solitaire TV 1999 Figaro lässt sicht scheiden TV 2001 Dreimal Leben TV 2004 Ne fais pas ça.

Walerian Borowczyk (1923-2006)

Nasce a Kwilcz, nei pressi di Poznan, nel 1923 (anche se alcune biografie riportano come data il 1932). Dal 1946 al 1951, studia pittura e litografia presso l’Accademia di Belle Arti di Cracovia. Dopo aver vinto il premio nazionale per la litografia, nel 1953, e aver pubblicato con Jan Tarasin il volume di disegni Rysunki satyryczne, Borowczyk incontra Jan Lenica, altro grande protagonista del cinema d’animazione, con cui ha in comune l’attività di affichiste. Inizia così un sodalizio personale che sfocia, sul piano professionale, nella realizzazione di alcuni cortometraggi che rivoluzionano il modo di fare animazione. Dopo alcuni corti (Był sobie raz e Nagrodzone uczucia, fra gli altri), i due realizzano Dom, vera e propria opera surrealista, con cui vincono nel 1958 il Grand Prix al Festival del Cinema Sperimentale di Bruxelles. Alla fine dello stesso anno, Borowczyk e Lenica si recano a Parigi per quello che sarebbe dovuto essere un soggiorno di poche settimane. Decidono, invece, di rimanere in Francia, ma capiscono anche che è arrivato il momento di seguire strade diverse. Sempre nel 1958, Boro (come lo chiamano gli amici parigini) realizza così Szkoła e, l’anno dopo, Les Astronautes (che si avvale della collaborazione dell’amico Chris Marker), che fanno di lui uno dei massimi protagonisti del cinema di animazione europeo. Gli anni ‘60 iniziano con Boro che si divide tra la realizzazione di corti pubblicitari di animazione per il mercato italiano e inglese (televisivi e non) e la continuazione della sua attività di creatore di mondi in cui alla riattualizzazione di tecniche di animazione tradizionale si unisce l’esplorazione di un mondo astratto e surreale: sono gli anni di capolavori come Renaissance e Les Jeux des anges, rispettivamente del 1963 e del 1964. Nel 1962 realizza anche Le Concert de Monsieur e Madame Kabal, nelle intenzioni dell’autore primo di una serie di episodi dedicati ai signori Kabal e che, a seguito del fallimento dell’iniziativa,

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diventa il germe del suo primo lungometraggio di animazione, Théatre de Monsieur e Madame Kabal (Il teatro del signore e della signora Kabal, 1967), che lo impone sempre di più come uno dei più interessanti sperimentatori dell’epoca. Nel 1968 dirige il suo primo lungometraggio dal vero, Goto, l'île d'amour (Goto, l’isola dell’amore; nel 1966 aveva già realizzato il corto Rosalie, interpretato dalla moglie Ligia Branice, premiato a Berlino, Locarno e Cracovia). Nel 1971 gira Blanche (Blanche - Un amore proibito), nel 1974 quello che diventerà il suo primo successo internazionale, Contes immoraux (I Racconti immorali di Borowczyk), cui seguono Dzieje grzechu (Storia di un peccato, 1975, tratto da un romanzo di uno dei più famosi scrittori polacchi, Stefan Zeromski, girato nella madrepatria e considerato da molti critici il suo capolavoro) e La Bête (La Bestia, 1975), Interno di un convento (1977). In questi film, la vena di pervadente erotismo già presente in Goto diventa la cifra tematica e stilistica più evidente del cinema di Borowczyk. Sono gli anni del successo (seppur a fasi alterne) e della grande notorietà, ma anche gli anni in cui Boro inizia a portarsi dietro l’etichetta di “pornografo” (soprattutto dopo Interno di un convento), anni in cui la produzione dal vero si mescola e alterna al cinema d’animazione e al documentario (come testimoniano Le phonografe, del 1969, o un curioso corto del 1973, Une collection particulière, in cui mostra la sua collezione personale di statuine, cianfrusaglie, teatri d’ombre, lanterne magiche a sfondo erotico e osceno). Gli anni ’80 vedono la realizzazione di alcune pellicole, fra cui Ars amandi (1983) ed Emmanuelle V (1987, ennesimo capitolo della serie), ma anche il progressivo ritrarsi di Boro dal cinema, sfociato nel suo ritiro definitivo nel 1988. Negli anni successivi, continua la sua attività di pittore, scultore e scrittore (due i libri da lui pubblicati: Anatomia diabła del 1992, tradotto in italiano come Anatomia del diavolo, e Moje polskie lata, del 2002). Nel 2006 muore a Parigi, in seguito a un attacco cardiaco.

Walerian Borowczyk was born in Kwilcz, near Poznan, in 1923 (even though some biographies give the date as 1932). He studied painting and lithography at the Academy of Fine Arts in Krakow from 1946 to 1951. After winning the National Lithography Prize in 1953 and publishing a volume of drawings entitled Rysunki Satyryczne together with Jan Tarasin, Borowczyk met Jan Lenica, another leading figure in animated films, who, like Borowczyk, was also a poster designer. In this way began a personal association leading to the making of a number of short films which revolutionized the making of animated films. After a number of short films (such as Był sobie raz and Nagrodzone uczucia), the two made Dom, an out-and-out surrealist work, which won the 1958 Grand Prix at the Brussels Festival of Experimental Cinema. At the end of that year, Borowczyk and Lenica went to Paris for what was to have been a stay of only a few weeks. Instead, they decided to stay in France, but they also realized the time had come to go their different ways. It was again in 1958 that Boro (as his Parisian friends called him) made Szkoła and in the next year Les Astronautes (which saw him joined by his friend Chris Marker), establishing him as one of the leading figures in the world of European animated films. In the early sixties, Boro divided his time between making short animated advertisements for the Italian and British markets (for both television and cinema) and continuing his work creating worlds using the revival of traditional animation techniques to explore an abstract and surreal world. This is the period when he made masterpieces such as Renaissance and Les Jeux des anges, in 1963 and 1964 respectively. In 1962 he also made Le Concert de Monsieur et Madame Kabal, which he intended as the first of a series of episodes devoted to the Kabals and which, after the project fell through, became the nucleus of his

first feature-length animated film, Le Théâtre de Monsieur et Madame Kabal (Mr. and Mrs. Kabal’s Theatre, 1967), which confirmed him as one of the most innovative filmmakers of the period. In 1968 he made his first non-animated feature film, Goto, l'île d'amour (Goto, Island of Love; in 1966 he had already made the short film Rosalie, starring his wife Ligia Branice, which won prizes in Berlin, Locarno and Krakow). In 1971 he shot Blanche and in 1974 he made what was to become his first international success, Contes immoraux (Immoral Tales), followed by Dzieje grzechu (an adaptation of a novel by one of the most famous Polish writers, Stefan Zeromski, which was filmed in his homeland and considered by many critics to be his masterpiece) and La Bête (The Beast, 1975) and Interno di un convento (1977). In these films the pervasive atmosphere of eroticism already present in Goto becomes the predominant theme and stylistic hallmark of Borowczik’s cinema. These are the years of his greatest (albeit intermittent) success and considerable notoriety, as well as being the period when Boro began to find the label “pornographer” pinned to him (especially after Interno di un convento). At this time he alternated between animated, unanimated and documentary films (as borne out by Le Phonografe, made in 1969, or a curious short film made in 1973, Une Collection particulière, in which he exhibits his private collection of erotic and at times frankly obscene statuettes, knickknacks, shadow theatres and magic lanterns). In the eighties he made a certain number of films, including Ars amandi (The Art of Love, 1983) and Emmanuelle V (1987, one of many in the series), but by then Boro was gradually withdrawing from cinema, a move he made once and for all in 1988. In subsequent years he continued to paint, sculpt and write (publishing two books: Anatomia diabła, in 1992, and Moje polskie lata, 2002). Walerian Borowczyk suffered a fatal heart attack in Paris in 2006.

1946 Sierpień cm; Magik cm 1950 Tłum cm 1953 Głowa cm 1954 Photographies vivantes cm, doc. 1955 Jesień cm; Atelier de Férnand Léger cm, doc. 1957 Był sobie raz cm, animazione / animation (diretto con / directed with Jan Lenica); Nagrodzone uczucie cm, animazione / animation (diretto con / directed with Jan Lenica); Strip-tease cm, animazione / animation (diretto con / directed with Jan Lenica); Dni oświaty cm, animazione / animation (diretto con / directed with Jan Lenica); Sztandar Młodych cm, animazione / animation (diretto con / directed with Jan Lenica) 1958 Dom cm, animazione / animation (diretto con / directed with Jan Lenica); Premi / Awards: Bruxelles, Festival del Cinema Sperimentale - Gran Premio / Brussels, International Competition of Experimental Film - Grand Prix; Szkoła cm, animazione / animation, Premi / Awards: Oberhausen - Menzione speciale / Special Mention 1959 Les Astronautes (diretto con / directed with Chris Marker) cm, animazione / animation; Premi / Awards: Oberhausen - Premio FIPRESCI / FIPRESCI Prize; Terra incognita cm, animazione / animation; Le Magicien cm, animazione / animation; La Tête cm, animazione / animation; La Foule cm, animazione / animation; La Boîte à musique cm, animazione / animation 1961 Solitude cm 1962 Le Concert de M. et Mme. Kabal cm, animazione / animation 1963 L’Encyclopédie de grand-maman en 13 volumes cm, animazione / animation; Holy Smoke cm, animazione / animation; Renaissance cm, animazione / animation; Les Stroboscopes: Magasins du XIX siècle cm, animazione / animation; Les Bibliothèques cm, animazione / animation; Les Écoles cm, animazione / animation; La Fille sage cm, animazione / animation; L’Écriture cm, animazione / animation; Gancia cm, animazione / animation 1964 Les Jeux des anges cm, animazione / animation; Le Musée cm, animazione / animation; Le Petit poucet cm, animazione / animation 1965 Le Dictionnaire de Joachim cm, animazione / animation; Premi / Awards: Oberhausen - Premio FIPRESCI

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/ FIPRESCI Prize; Une été torride (episodio del film / an episode of the film Le Théâtre de M. et Mme. Kabal) cm, animazione / animation 1966 Rosalie cm, Premi / Awards: Berlino - Orso d’argento / Berlin - Silver Bear; LocarnoMenzione Speciale / Special Mention, Cracovia - Premio speciale della Giuria / Cracow - Special Jury Prize 1967 Le Théâtre de Monsieur et Madame Kabal (Il teatro del signore e della signora Kabal / Mr. and Mrs. Kabal’s Theatre) animazione / animation; Gavotte cm; Diptyque cm 1968 Goto, l’île d'amour (Goto, l’isola dell’amore / Goto, Island of Love) 1969 Le Phonographe cm, animazione / animation 1971 Blanche (Blanche - Un amore proibito) 1973 Une collection particulière cm, doc. 1974 Contes immoraux (I Racconti immorali di Borowczyk / Immoral Tales) 1975 Brief von Paris mm, doc.; Dzieje grzechu (Storia di un peccato); La Bête (La bestia / The Beast); Escargot de Vénus cm, doc. 1976 La Marge (Il margine) 1977 Interno di un convento 1979 L’Amour monstre de tous les temps cm; L’Armoire (episodio del film / an episode of the omnibus Collections privées diretto con / directed with Just Jaeckin, Shuji Terayama); Les Héroïnes du mal (Tre donne immorali? / Immoral Women) 1980 Lulù 1981 Hyper-auto-erotic cm; Hayaahi cm; Docteur Jekyll et les femmes (Nel profondo del delirio) 1983 Ars amandi – L’Art d’aimer (Ars amandiL’arte di amare / The Art of Love) 1984 Scherzo infernal cm, animazione / animation 1987 Emmanuelle V (diretto con / directed with Steve Barnett); Almanach des adresses des demoiselles de Paris (episodio della serie televisiva / an episode of TV series Série rose); Un traitement justifié (episodio della serie televisiva / an episode of TV series Série rose) 1988 Cérémonie d’amour (La regina della notte)

Paolo Borraccetti

Nato a Padova nel 1974, si è laureato in Scienze della Comunicazione all’Università di Bologna. Successivamente, si è trasferito a Milano dove ha lavorato, dal 2001 al 2003, al fianco di Gino & Michele e Claudio Bisio, come autore dei testi e supervisore al montaggio della trasmissione televisiva Zelig e Zelig Circus su Italia 1 e Canale 5. Contemporaneamente, ha sviluppato il suo interesse per il cinema attraverso diverse esperienze sui set, tra le quali Pinocchio di Roberto Benigni e Ocean’s 12 di Steven Soderbergh. Nel 2004 si è trasferito a Los Angeles per frequentare il Master in regia e sceneggiatura della University of Southern California School of Cinematic Arts, che ha completato nel 2007. Il film Have You Ever Heard About Vukovar? è la sua tesi di fine master.

Paolo Borraccetti was born in Padua, Italy, in 1974. He graduated from the University of Bologna in Communications and then moved to Milan, where, from 2001 to 2003 he worked for as a writer and editing supervisor for the prime time award-winning Italian television comedy shows Zelig and Zelig Circus. While in Italy he also had a chance to develop his passion for film and was involved in film productions, working alongside Roberto Benigni in the making of the film Pinocchio as well as with Steven Soderbergh for Ocean’s 12. In 2004 he moved to Los Angeles, CA, to attend the Masters program in Film Production at the University of Southern California School of Cinematic Arts. Have You Ever Heard About Vukovar? is his thesis film.

2002 Lo Spoglio cm, video (diretto con / directed with Daniel Baldotto) 2004 Santiago cm, 16mm; Healing cm, video 2006 Armageddon Soul videoclip 2007 Have You Ever Heard About Vukovar? cm, Super 16mm; Oceans Away cm, doc. TV

Janez Burger Nato nel 1965 a Kranj (Slovenia) e cresciuto a Železniki, vive e lavora a Lubiana. Si laurea in Economia presso l’Università di Lubiana e nel 1989 si trasferisce a Praga. Nel 1990, dopo aver girato il cortometraggio, Vrata, viene ammesso ai corsi di regia della FAMU dove si diploma nel 1996. Nel 1999, realizza il suo primo lungometraggio, V leru (co-autore della sceneggiatura era Jan Cvitkovič): il film ottiene numerosi premi e viene proiettato in più di 60 festival. Nel 2003, Burger fonda insieme a Jan Cvitkovič la casa di produzione Staragara. Attualmente, sta lavorando a due lungometraggi: Avtošola e Circus Fantasticus.

Janez Burger was born in 1965 in Kranj (Slovenia). Grew up in Železniki, he lives and works in Ljubljana. He took a degree in Economics at the University of Ljubljana and moved to Prague in 1989. After shooting the short film Vrata, in 1990 he was accepted at the FAMU Film School to study film direction. He graduated in 1996 and moved back to Slovenia. In 1999, he shot his own full-length feature film V leru (Jan Cvitkovič was the screenplay’s coauthor). The film received many awards and was screened at more than 60 festivals. The next year, together with Jan Cvitkovič he founded a production company, Staragara. Currently, he is working on two feature films: Avtošola and Circus Fantasticus.

1989 Vrata cm, Super8 1990 O ljudeh vlakih in umazaniji cm, doc., 16mm 1991 Deltaplan cm, doc., 16mm 1992 Vojni film cm; Televizijska mikroscena cm, video 1993 Samota cm; Spoved cm, doc., video 1994 Macek cm, video 1998 Sladka hišica cm, doc., video 1999 V leru; Premi / Awards: AAC - Trieste Film Festival, Miglior Lungometraggio / Best Feature Film; Cottbus Film Festival - Grand Prix, Miglior film, Miglior attore protagonista / Grand Prix, Best Film, Best Actor; Portorose, Festival del Cinema Sloveno - Miglior Film / Portorose, Slovenian Film Festival - Best Film; Sarajevo Film Festival - Menzione Speciale / Special Mention 2000 Matura 2000 cm, doc., video; Novakovi video, serie TV / TV series 2004 Ruševine 2007 Na sončni strani Alp cm

Alberto Caldana

Si è laureato in lettere all'Università di Padova con una tesi sul cinema e ha svolto una varia e intensa attività, collaborando come redattore al «Giornale di Vicenza» e, per alcuni anni, come segretario di redazione alla rivista «Bianco e Nero». Oltre ad occuparsi di attività sindacale, è stato anche presidente del circolo del cinema “Mondo Nuovo” e consigliere nazionale della FICC. Documentarista dal 1957, nel 1960-1961 ha diretto Le ceneri della memoria, un documentario composto da tre cortometraggi che rievocano la persecuzione nazista contro gli Ebrei e gli orrori dei campi di sterminio. Nel 1961 è la volta di Attenzione: guerra!. Nel 1962, realizza un esperimento di ‘cinemaverità’ con I ragazzi che si amano, inchiesta sui rapporti d'amore e d'amicizia tra i giovani d'oggi, prodotto dalla 22 dicembre cinematografica di Ermanno Olmi e Tullio Kezich.

Alberto Caldana graduated in Arts at the University of Padua with a thesis on the cinema, has played a varied and intense activity, working as editor of the «Giornale di Vicenza» and, for a few years, also for the magazine «Bianco e Nero». In addition to working on trade union activity, he was also chairman of the film circle “New World” and a member of the FICC. Documentarist since 1957, in 1960-1961 he directed Le ceneri della memoria, a documentary composed of three short films about the Nazi persecution against Jews and the horrors of the camps. In 1961 it was the turn of Attenzione: guerra!. In

1962, performed a ‘cinéma-vérité’ experiment with I ragazzi che si amano, an investigation on the relationship of love and friendship among young people, produced by Ermanno Olmi and Tullio Kezich’s 22 Dicembre film production company.

1957 Carlo Goldoni venezian cm, doc. (diretto con / directed with Leonardo Autera) 1960-61 Le ceneri della memoria doc. 1961 Attenzione: guerra! doc. 1962 I ragazzi che si amano doc.; Premi / Awards: Firenze, Festival dei Popoli - Premio speciale della giuria / Florence, Festival dei Popoli - Special Prize of the Jury

Enrico Cerovac

È nato nel 1981 a Trieste. Ha iniziato la sua carriera di videomaker con ZOMBIES VIDEO, un progetto nato nel 1999 da una sua idea e da quella di altri due appassionati di skateboard e snowboard, Joel Mrvcic e Diego Mele. Il primo lavoro Zombies Skate&Snow Video è uscito nel 2000 e ha avuto un grande successo di critica e di pubblico e ha permesso alla ZOMBIES VIDEO di affermarsi sulla scena italiana ed europea. Grazie all’interessamento e al supporto anche di alcune aziende del settore, la ZOMBIES VIDEO è passata nel corso di questi anni da una produzione ‘amatoriale’ a una professionale e affermata nell’ambito dei video sportivi. Fino a oggi sono 8 i video usciti.

Enrico Cerovac was born in 1981 in Trieste. He started his career as videomaker with ZOMBIES VIDEO, a project born in 1999 from an idea of him and his friends Joel Mrvcic and Diego Mele, with the same passion for skate and snowboard. The first work, Zombies Skate&Snow Video, came out in 2000 and it was reviewed as the best italian video ever produced. Thanks to this first video ZOMBIES VIDEO succeeded in the Italian and European scenes. Thanks to the support of some of the most active companies in the skate scene, ZOMBIES VIDEO has risen during these years, becoming a company established in the field of sports video. Until today are 8 the video released by this production.

doc. video

Jurij Chaščevatskij

Nato a Odessa nel 1947, ha lavorato come meccanico per diversi anni in Ucraina, prima di stabilirsi a Minsk (oggi in Bielorussia) con la famiglia. A 25 anni viene assunto alla televisione di Stato come sceneggiatore. Decide quasi subito di dedicarsi al genere documentario. Perseguitato dalle autorità fin dall’uscita del suo primo documentario sul presidente bielorusso Lukašenko (Obyknovennyj prezident, 1996), Chaščevatskij diventa tuttavia un noto cineasta nel suo paese, e i suoi film vengono presentati nei festival di tutto il mondo. È membro dell'Accademia della televisione e della radio euroasiatica. Fino a oggi ha realizzato più di venti fra film e documentari.

Yury Khashchavatski was born in Odessa in 1947. He lived and worked as a mechanic in Ukraine, before moving to Minsk (now Belarus) with his family. At 25, he started working at state television as a creenwriter. He soon decide to dedicate himself to documentaries. Altough persecuted by Belarussian authorities since his first movie on Lukashenko (Obyknovennyj prezident, 1996), he became a well-known director in Belarus and his films were presented in many international film festivals. A member of Eurasian Academy of Television and Radio, since now he realized more than 20 films and documentaries.

filmografia scelta / selected filmography

1989 Vstrečnyj isk (diretto con / directed with A. Ruderman) 1991 Bse chorošo 1992 Russkoe sčasťe 1996 Obyknovennyj prezident; Oazis 2000 Bogi serpa i molota 2002 Kavkazskie plenniki 2007 Živee vsech živych; Plošča doc., video

Frédéric Choffat

Nasce nel 1973 ad Agadir, in Marocco. Nel 1991 si è diplomato in fotografia all’IREC (Institut de Recherche et Enseignement de la Communication) di Monthey e nel 1997 in Regia presso il Dipartimento Audiovisivi della Scuola Cantonale di Losanna (ECAL). Il suo cortometraggio À Nedjad ha vinto il primo premio a Locarno nella sezione “Pardi di domani” e il premio come Miglior Cortometraggio al festival di Alpe Adria Cinema nel 1999. Nel 2004 è stato presentato al Trieste Film Festival anche il suo mediometraggio Genève-Marseille

Frédéric Choffat was born in 1973 in Agadir, Morocco. In 1991 he graduated in professional photography from IREC (Institut de Recherche et Enseignement de la Communication), Monthey. In 1997 he graduated in Directing from the Audiovisual department of the Chanton School of Lausanne (ECAL). À Nedjad was given the First Prize in Locarno “Leopards of Tomorrow” and a prize as Best Short Film at Alpe Adria Cinema Film Festival in 1999. In 2004 his medium length Genève-Marseille was screened at the Trieste Film Festival.

filmografia scelta / selected filmography

1995 Le bain cm 1996 Le violon d'Ingres cm, 16mm 1997 Beaivi cm, doc., 16mm (diretto con / directed with Christophe Chammartin, Anette Niia); Luchando frijoles mm, doc., video; La dernière nuit d'Eva Anderson cm (diretto con / directed with Christophe Chammartin) 1998 A Nedjad cm; Premi / Awards: Locarno - “I Pardi di Domani”, Primo Premio / “Leopards of Tomorrow” First Prize; AAC Trieste Film Festival - Miglior Cortometraggio / Best Short Film 2000 Monde provisoire cm (diretto con / directed with Julie Gilbert) 2002 Ca va marcher! mm, doc., video; Ocumicho sauvé par les diables cm, doc, video (diretto con / directed with Julie Gilbert) 2003 Genève-Marseille mm, video 2007 La vraie vie est ailleurs; Sages femmes mm, doc., video; Article 03 cm, video (diretto con / directed with Julie Gilbert)

Igor Cobileanski

Nato nel 1974 a Comrat, Moldavia, ha frequentato dal 1991 al 1994 l’Università Nazionale di Teatro e Cinema “I.L. Caragiale” di Bucarest (UNATC). Ha prodotto più di 150 fra spot e video musicali e ha realizzato diversi cortometraggi, sia di finzione che documentari. Attualmente, sta lavorando a Tache, il suo primo lungometraggio.

Igor Cobileanski was born in 1974 in Comrat, Republic of Moldova. From 1991 to 1994 he attended the National University of Drama and Film “I.L. Caragiale” in Bucharest (UNATC). He produced more than 150 commercials and music videos and realized some short feature and documentary films. Currently, he is working on his first feature film, Tache.

1998 Legendele Ţâpovei doc.; Răsăritul Bălţilor doc. 1999 Murind pentru Madrid cm, doc.; Moldova-trecut, prezent si viitor cm, doc. 2000 Roata dracului cm; Atitia oameni diferiti cm 2001 Moldova Weatherization Project cm, doc. 2005 Când se stinge lumina cm 2006 Saşa, Grişa şi Ion cm 2007 (Plictis) si inspiratie cm

2007 “ORA ET LABORA” A Short Film About Fontface cm,

Rolando Colla

È nato nel 1957 a Schaffhausen, in Svizzera. Dal 1978 vive e lavora a Zurigo. Si occupa di sceneggiatura, recitazione e production management. Dal 1983 lavora come sceneggiatore e regista per fim su commissione. Nel 1984 ha fondato la casa di produzione Peacock Film. Dal 2002 insegna presso la EICT (Escuela Internacional de Cine y Television) della Havana, Cuba. Dei suoi lavori, il Trieste Film Festival ha presentato i lungometraggi Le monde à l'envers e Oltre il confine e i primi tre cortometraggi della serie “Einspruch”.

Rolando Colla was born in 1957 in Schaffhausen (Switzerland). Since 1978 lives and works in Zurich. His professional activities include scriptwriting, acting and production management. Since 1983 he has been working as scriptwriter and director for commissioned films. In 1984 he founded the production company Peacock Film. Since 2002 he has been a lecturer at the EICT (Escuela Internacional de Cine y Television) in Havana, Cuba. The Trieste Film Festival has presented his long feature films Le monde à l'envers and Oltre il confine and the short films Einspruch I, Einspruch II and Einspruch III.

1994 Jagdzeit mm; Premi / Awards: Locarno - Pardi di Domani, Miglior film / Pards of Tomorrow, Best Film 1998 Le monde à l'envers; Premi / Awards: Locarno - Miglior Film “Jeune cinéma” / Best Film “Jeune cinéma” 1999 Einspruch I cm 2000 Einspruch II cm 2002 Oltre il confine; Einspruch III cm 2004 Operazione Stradivari film TV; Einspruch IV cm 2007 Marameo TV; Einspruch V cm; L'autre moitié Super 16mm

Francesca Comencini

Figlia di Luigi Comencini, Francesca nasce a Roma nel 1961. Si iscrive alla facoltà di Filosofia, ma lascia gli studi a ventun’anni per trasferirsi in Francia. Lì, nel 1984 esordisce nella regia con Pianoforte, che vince il Premio De Sica alla Mostra del cinema di Venezia. Nel 1988 realizza il suo secondo lungometraggio, La lumière du lac, e nel frattempo collabora con il padre Luigi alla sceneggiatura di Un ragazzo di Calabria. Dopo esser stata aiuto-regista, sempre del padre, in Marcellino pane e vino (1992), rivisitazione dell’originale spagnolo del 1955, gira il suo terzo lungometraggio, Annabelle partagée, che viene selezionato a Cannes nel 1991 nella “Quinzaine des Réalisateurs”. Nel 1997, sempre in Francia, realizza un documentario per la televisione dedicato alla vita e all'opera di Elsa Morante. Nel 2001, torna al grande schermo con Le parole di mio padre, liberamente tratto da La coscienza di Zeno di Italo Svevo, presentato anch’esso a Cannes, nella sezione “Un Certain Regard”. Nello stesso anno realizza anche Carlo Giuliani, ragazzo, sui fatti di Genova. Del 2004 è il suo film Mobbing - Mi piace lavorare, che vince il Premio della Giuria al Festival di Berlino e il Nastro d'Argento come miglior soggetto. Nello stesso anno partecipa anche al progetto documentaristico Visions of Europe (presentato al Trieste Film Festival). Il suo ultimo documentario, In fabbrica (2007), è stato presentato al Torino Film Festival.

The daughter of Luigi Comencini, Francesca was born in Rome in 1961. She entered the Philosophy Faculty but left her studies at the age of 20 to move to France. There, in 1984, she directed her first film, Pianoforte, which won the De Sica Prize at the Venice Film Festival. In 1988, she made her second feature film, La lumière du lac, and in the meantime worked with her father, Luigi, in the screenplay for Un ragazzo di Calabria. After having been assistant director to her father, in Marcellino pane e vino (1992), a remake of the Spanish original of 1955, she produced her third film, Annabelle partagée,

selected for the “Quinzaine des Réalisateurs” at Cannes in 1991. In 1997, still in France, she made a documentary for television dedicated to the life and work of Elsa Morante. In 2001, she returned to the big screen with Le parole di mio padre, freely adapted from Svevo’s Zeno’s Conscience; this was also presented in Cannes, in the "Un Certain Regard" section. In the same year, she directed Carlo Giuliani, ragazzo (Carlo Giuliani, Boy), on the events of the G8 summit in Genoa. In 2004, she directed Mobbing - Mi piace lavorare (I Like to Work - Mobbing), which won the Jury Prize at the Berlin Film Festival and the Nastro d'Argento as best subject. In the same year, she participated in the documentary project entitled Visions of Europe (presented also at the Trieste Film Festival). Her latest documentary, In fabbrica (2007), was presented at the Torino Film Festival.

1984 Pianoforte 1988 La lumière du lac 1991 Annabelle partagée 1997 Elsa Morante doc. 2001 Le parole di mio padre; Un altro mondo è possibile doc. (film collettivo ideato e coordinato da / a collective work conceived and coordinated by Francesco Maselli) 2002 Carlo Giuliani, ragazzo doc. (Carlo Giuliani, Boy) 2003 Mi piace lavorare - Mobbing (I Like to Work - Mobbing); Premi / Awards: Berlino - Premio della Giuria Ecumenica / Berlin - Ecumenical Jury Prize; Firenze, il nostro domani doc. (film collettivo ideato e coordinato da / a collective work conceived and coordinated by Francesco Maselli) 2004 Anna vive a Marghera (episodio di / an episode of Visions of Europe) 2006 A casa nostra (Our Country) 2007 In fabbrica doc.

Francesco Conversano, Nene Grignaffini

Sono autori, registi e produttori di documentari dal 1980, anno in cui fondano la società di produzione Movie Movie. Il loro lavoro è caratterizzato dalla ricerca di linguaggi e forme narrative non convenzionali e dalla scelta del documentario come strumento per raccontare storie del nostro tempo.

Francesco Conversano and Nene Grignaffini have been authors, directors and producers of documentary films since 1980, when they founded the production company Movie Movie. In these years their work has been characterized by careful research, which has led them to experiment different languages and narrative forms. They have chosen the documentary genre as a device to tell stories of our time.

filmografia scelta / selected filmography

2003-2004 Strade blu. Storie dalla provincia americana doc., serie / series 2005 Buongiorno Cina. Storie del secolo cinese doc., serie TV / TV series; Diari di viaggio. Dove la bellezza non si annoia mai. A Bologna con Tahar Ben Jalloun doc. TV; Il bravo gatto prende i topi doc., video; Premi / Awards: David di Donatello - Miglior documentario lungometraggio / Best Documentary 2006 Taccuino indiano doc., serie TV / TV series 2007 Partire, ritornare. In viaggio con Tahar Ben Jelloun doc. video; Indigeni della repubblica doc. video; Il mare in una stanza cm, video

Daniele D'Anza (1922-1984)

Nacque a Milano nel 1922. Grande artigiano della storia della televisione italiana, apparteneva alla “mitica” generazione dei primi registi sperimentali della RAI. La sua solida formazione professionale gli consentì – dopo un fortunato esordio come regista teatrale – di attraversare con disinvoltura diversi generi televisivi (dallo sceneggiato al teatro tragico, dalla commedia al musical) e di inventare nuove formule, come il primo contenitore televisivo (Il mattatore, 1959), la ricostruzione del mondo di un autore attraverso

dizionario dei registi / dictionary of directors

i suoi racconti (Il novelliere, 1967) o la realizzazione di un giornale elettronico (II giornalaccio, 1962). D'Anza è stato capace di confrontarsi anche con generi nuovi per il pubblico, come il genere fantastico de Il segno del comando (1971) e il ‘thriller morale’ dei racconti di Dürrenmatt ne Il giudice e il suo boia e Il sospetto (1972). Oltre ai lavori già ricordati, diresse numerose commedie, drammi, sceneggiati e serie televisive, molte delle quali entrate nella memoria collettiva, come Orgoglio e pregiudizio, La signora delle camelie (1957); Aprite polizia, La bisbetica domata (1958); Sammy (1959); Vita col padre e con la madre (I960); Paura per Janet (1963); Questa sera parla Mark Twain, Scaramouche (1965); La coscienza di Zeno (1966); Non cantare, spara! (1968); Coralba (1970); La casa di Bernarda Alba (1971); Joe Petrosino (1972); ESP (1973); Ho incontrato un'ombra (1974); L'amaro caso della baronessa di Carini (1975); Extra (1976); Madame Bovary (1978); Racconti fantastici (1979); II punto d'osservazione (1981); La sconosciuta. Tre colpi di fucile (1982); Piccolo mondo moderno, La ragazza dell'addio (1984). D’Anza ha anche scritto diverse sceneggiature per il cinema, fra cui quella del primo film di Michelangelo Antonioni, Cronaca di un amore

Born in Milan in 1922, one of the greatest craftsmen of the history of Italian television, Daniele D'Anza belonged to the "legendary" generation of the first experimental directors of the Italian national television, RAI. His solid training helped him (after a successful period of stage directions) to tackle various genres with ease – from tv serials to tragic drama, from comedy to musicals – and invent new formulas, such as the first television container (Il mattatore, 1959), the reconstruction of the world of an author through his stories (Il novelliere, 1967) or the creation of an electronic magazine (II giornalaccio, 1962). D'Anza was able also to tackle genres that were new to the public, such as the fantasy genre of Il segno del comando (1971) and the "moral thriller" of Dürrenmatt’s tales in Il giudice e il suo boia and Il sospetto (1972). In addition to the works mentioned above, he directed many comedies, dramas, and television series, many of which have entered the Italian public’s collective memory. Among others, Orgoglio e pregiudizio, La signora delle camelie (1957); Aprite polizia, La bisbetica domata (1958); Sammy (1959); Vita col padre e con la madre (I960); Paura per Janet (1963); Questa sera parla Mark Twain, Scaramouche (1965); La coscienza di Zeno (1966); Non cantare, spara! (1968); Coralba (1970); La casa di Bernarda Alba (1971); Joe Petrosino (1972); ESP (1973); Ho incontrato un'ombra (1974); L'amaro caso della baronessa di Carini (1975); Extra (1976); Madame Bovary (1978); Racconti fantastici (1979); II punto d'osservazione (1981); La sconosciuta. Tre colpi di fucile (1982); Piccolo mondo moderno, La ragazza dell'addio (1984). D’Anza also wrote several screenplays (among others, he collaborated with Michelangelo Antonioni for his first feature film Cronaca di un amore).

filmografia scelta / selected filmography 1952 La carrozza del SS. Sacramento TV 1953 Viaggio verso l'ignoto TV 1954 Giove in doppiopetto 1956 Vacanze ai quartieri alti TV 1957 Orgoglio e pregiudizio TV; La signora delle camelie TV 1958 Aprite polizia TV; La bisbetica domata TV 1959 Sammy TV 1960 Pugni, pupe e marinai; Vita col padre e con la madre TV; I piaceri del sabato notte 1963 Paura per Janet TV 1964 Risate all’italiana; Fine d'anno sulle scale TV 1965 Questa sera parla Mark Twain TV; Scaramouche TV 1966 La coscienza di Zeno TV 1967 Il grande maestro; Abramo Lincoln TV 1968 Non cantare, spara! TV 1969 Giocando a golf, una mattina TV 1970 Coralba TV 1971 La casa di Bernarda Alba TV; Il segno del comando TV 1972 Joe Petrosino TV; Il giudice e il suo boia TV; Il sospetto TV 1973 ESP TV 1974 Ho incontrato un'ombra TV 1975 L'amaro caso della ba-

ronessa di Carini TV 1976 Extra TV 1977 L'ultimo aereo per Venezia TV 1978 Madame Bovary TV 1979 Racconti fantastici 1981 II punto d'osservazione TV 1982 La sconosciuta. Tre colpi di fucile TV 1984 Piccolo mondo moderno TV; La ragazza dell'addio TV

Gloria De Antoni

È nata a Udine, e vive tra Roma e Spilimbergo. Si è laureata nel 1978 al DAMS di Bologna. Durante e dopo l’Università lavora nel cinema come segretaria di edizione, e nel teatro come aiuto regista. Dal 1981 lavora per la Rai come programmista-regista, redattrice e conduttrice di programmi radio e Tv, fra cui Samarcanda (1989-90, 1990-91, 1991-92), Parte civile (1992, Rai Tre). Dal 1990 è autrice e conduttrice, quasi sempre con Oreste De Fornari, Magazine 3 (1992-93, 1993-94), Letti gemelli (1994-95), Perdenti (1995 e 1996), Le infedeli (1997), La principessa sul pisello (1998), Pacem in terris (1999 e 2000), La fonte meravigliosa (2001, Rai Tre), Romanzo popolare (2002), Noi siamo le signore (2002). Da qualche anno collabora a Uno Mattina con una rubrica di consigli di letture per signore. Dal 2004 collabora con La Cineteca del Friuli, per cui ha già realizzato due documentari su luoghi della regione divenuti set di film famosi. Dal 2007 è autrice e conduttrice con Oreste De Fornari del programma quotidiano di Rai International Qui si parla italiano.

Gloria De Antoni born in Udine, she lives in Rome and Spilimbergo. She graduated in 1978 from the DAMS in Bologna. During and after university, she worked in cinema as an editing secretary, and in theatre as assistant director. From 1981, she worked for the RAI as a programmer and director, editor and anchor-person on TV and radio programmes, including Samarcanda (1989-90, 1990-91, 1991-92), Parte civile (1992, Rai Tre). From 1990, she was the writer and anchor-person, almost always with Oreste De Fornari, Magazine 3 (1992-93, 1993-94), Letti gemelli (1994-95), Perdenti (1995 and 1996), Le infedeli (1997), La principessa sul pisello (1998), Pacem in terris (1999 and 2000), La fonte meravigliosa (2001, Rai Tre), Romanzo popolare (2002), Noi siamo le signore (2002). She is been participating also at the tv programme Uno Mattina, with a section on recommended reading for women. Since 2004 she has been collaborating with La Cineteca del Friuli, for which she already made two documentaries on those places in Friuli Venezia Giulia Region, which became sets for popular movies. Since 2007 she is author and anchor-person, together with Oreste De Fornari, of a daily TV programme for Rai International, which is called Qui si parla italiano.

2005 I sentieri della gloria mm, doc. video 2006 Ritorno al Tagliamento doc. video 2008 Bottecchia, l’ultima pedalata mm, doc. video

Gianfranco De Bosio

Nasce a Verona nel 1924 e rivela fin da giovanissimo la passione per il teatro, allestendo i primi spettacoli già negli anni liceali. Partecipa quindi alla Resistenza e si laurea con lode nel 1946 in Lettere. Fonda il Teatro dell’Università di Padova e dal 1957 al 1968 è il direttore del Teatro Stabile di Torino. In seguito assume la Sovrintendenza dell’Arena di Verona per due anni, riassumendola poi nel 1992. Rimane uno dei grandi maestri del teatro di regia italiano del secondo dopoguerra (fondamentale il suo lavoro di riscoperta e riproposizione del Ruzante, senza dimenticare autori come Shakespeare, Molière, Goldoni, Pirandello e Brecht o gli allestimenti lirici, da Mozart a Verdi, passando per Wagner e Strauss), che si è confrontato con i più diversi mezzi espressivi: oltre infatti alla decennale attività come regista teatrale e d’opera, si è cimentato con il cinema e la televisione.

Born in Verona, Italy, in 1924, he revealed a passion for theater right from the beginning, when he organized his first performances as a high school student. He participated in the Resistance and received his Arts degree with honors in 1946. He founded the Theater of the University of Padua, and from 1957 until 1968 he was the director of Torino’s Teatro Stabile. He later was in charge of the Arena of Verona for two years, and in 1992 held that position once again. He is one of the great maestros and directors of post-war Italian theater (fundamentally, he rediscovered Ruzante and gave him back his rightful place onstage, without forgetting authors like Shakespeare, Molière, Goldoni, Pirandello and Brecht, or directing operas from Mozart to Verdi, by way of Wagner and Strauss). He has experimented with the most diverse expressive means, spent decades directing theater and opera, and he has also worked in film and television.

1963 Il terrorista; Premi / Awards: Venezia, Mostra del Cinema - Premio dei Critici italiani / Venice Film Festival - Italian Film Critics Award 1972 La Betìa 1974 Mosè 1976 Tosca TV 1979 Il mercante di Venezia TV 1982 Delitto di stato serie TV / TV series 1985 Elisabetta, regina d’Inghilterra TV 1986 Venezia salvata TV

Cecil Blount De mille (1881-1959)

Proveniente da una delle famiglie americane più antiche, conosce l’ambiente dello spettacolo dall’ infanzia: il padre scrive drammi per David Belasco. De Mille dopo esperienze teatrali si avvicina presto al cinema, divenendo uno dei fondatori di Hollywood, con la Jesse L. Lasky Feature Play Company, costituita insieme a Jesse Lasky e Samuel Goldwyn al principio degli anni Dieci. Tale primato non verrà mai ricusato nei quattro decenni successivi, durante i quali il produttore e regista seguiterà a rappresentare l’intelligenza, la magniloquenza e la valenza istituzionale del sistema hollywoodiano. De Mille dividerà la prima parte della propria carriera tra fastosi film in costume e film di ambientazione contemporanea. In maniera particolare, fra i primi si ricordano Joan the Woman (Giovanna D’Arco, 1916), The Ten Commandments (I dieci comandamenti, 1923), The King of Kings (Il Re dei re, 1927) o The Sign of the Cross (Il segno della croce, 1932). Alla seconda categoria appartengono, fra gli altri, un’opera celeberrima come The Cheat (I prevaricatori, 1915), adorata da Louis Delluc e capace di influenzare l’evoluzione del cinema francese, o un ciclo di commedie sulle relazioni tra i sessi, alcune delle quali con Gloria Swanson, sintomo della diffusione di una nuova moralità negli Stati Uniti. Tra queste, Old Wives for New (t.l.: Mogli usate in cambio di nuove, 1918), Don’t Change Your Husband (Perché cambiate marito?, 1918), Why Change Your Wife? (Perché cambiate moglie?, 1919), Male and Female (Maschio e femmina, 1919). Il suo ruolo venne ricordato ironicamente, grazie a una parte assegnatagli in Sunset Boulevard (Viale del tramonto, 1950) dal sarcastico Billy Wilder. (fp)

Cecil B. De Mille came from one of the oldest families in America and became familiar with the world of show business at an early age, as his father wrote plays for David Belasco. The young Cecil worked first for the theatre but later turned to the cinema, becoming one of the founders of Hollywood, when he established the Jesse L. Lasky Feature Play Company with Jesse Lasky and Samuel Goldwyn early in the second decade of the century. This status was reinforced over the four succeeding decades, during which the producer and director continued to represent the intelligence, bombast and organizational efficiency of the Hollywood system. De Mille divided the first part of his career into flamboyant costume dramas on one side and

films with a contemporary setting on the other. Outstanding examples of the former include Joan the Woman (1916), The Ten Commandments (1923), The King of Kings (1927) and The Sign of the Cross (1932). The Cheat (1915), a favourite of Louis Delluc’s, is one of the most memorable from the latter group and influenced the whole development of French cinema. A series of films on relations between the sexes, such as Old Wives for New (1918), Don’t Change Your Husband (1919), Why Change Your Wife? (1919), Male and Female (1919), many of which starring Gloria Swanson, also broke new ground and were symptomatic of changing moral values in the United States. His place in the history of cinema was wryly recognized in the part he was given in Sunset Boulevard (1950) by the sarcastic Billy Wilder.

filmografia essenziale / essential filmography

1915 Carmen; The Cheat (I prevaricatori) 1916 Joan the Woman (Giovanna D’Arco) 1918 Don’t Change Your Husband (Perché cambiate marito?) 1919 Male and Female (Maschio e femmina); Why Change Your Wife? (Perché cambiate moglie?) 1920 The Affairs of Anatol (Fragilità sei femmina!) 1923 The Ten Commandments (I dieci comandamenti) 1927 The King of Kings (Il Re dei re) 1928 The Godless Girl (La donna pagana) 1930 Madame Satan 1931 The Squaw Man (Naturich, la moglie indiana) 1932 The Sign of the Cross (Il segno della croce) 1934 Cleopatra; Four Frightened People (Quattro persone spaventate) 1935 The Crusades (I crociati) 1936 The Plainsman (La conquista del West) 1938 The Buccaneer (I filibustieri) 1939 Union Pacific (La via dei giganti) 1940 North West Mounted Police (Giubbe rosse) 1942 Reap the Wild Wind (Vento selvaggio) 1944 The Story of Dr. Wassell (La storia del dottor Wassell) 1947 Unconquered (Gli invincibili) 1949 Samson and Delilah (Sansone e Dalila) 1952 The Greatest Show on Earth (Il più grande spettacolo del mondo) 1956 The Ten Commandments (I dieci comandamenti)

Alen Drljević

Nato a Sarajevo, si è diplomato in regia presso l’Accademia d’Arte drammatica di Sarajevo nel 2005. Durante gli studi ha realizzato alcuni cortometraggi e messo in scene opere teatrali. Il suo film di diploma, Prva plata, ha ricevuto una nomination come Miglior cortometraggio dalla European Film Academy. Il documentario Karneval, del 2006 era in concorso all’ultima edizione del Trieste Film Festival.

Alen Drljević was born in Sarajevo. He graduated in directing from the Academy of performing Arts in Sarajevo in 2005. During his studies, he directed several theatrical plays and short films. His graduation film, Prva plata, was nominated for the Best Short Film Award of the European Film Academy. The documentary Karneval (2006) was selected in competition at the latest edition of the Trieste Film Festival.

1999 Dolce vita cm 2002 Biografija cm 2005 Prva plata cm 2006 Karneval doc., video 2007 Esma cm, doc., video

Boglárka Edvy

Nata nel 1981, si è laureata nel 2005 in animazione presso il dipartimento di Comunicazione visiva dell’Università Moholy-Nagy di Arte e Design (Moholy-Nagy Művészeti Egyetem). Nel periodo degli studi, ha realizzato alcuni cortometraggi e animazioni. Il suo film di tesi, Naplófilm, 12 voltam 56-ban, è stato ampliato in una versione più lunga di 53 minuti, realizzata insieme al regista Sándor Silló.

dizionario dei registi / dictionary of directors

Born in 1981, she graduated in 2005 from Moholy-Nagy University of Art and Design, Department of Visual Communications (Moholy-Nagy Művészeti Egyetem), animation specialization. During her studies she realized some shorts and animated films. Her thesis film was the short Naplófilm, 12 voltam 56-ban, in which she collected the most important and complicated animation parts of the final version of 53 minutes, realized in the same year with the director Sándor Silló.

2000 Már alszik cm, video 2001 Pirkad cm, video; Állmozog cm, video; Csepp cm, video; Egy perc cm, video 2002 Egytöbb cm, video; Staféta cm, animazione / animation 2003 Táncfesztivál cm, animazione / animation 2004 Mesélő kövek cm, animazione / animation; Birkaland cm, animazione / animation 2006 Naplófilm, 12 voltam 56-ban doc. (diretto con / directed with Sándor Silló)

Ismet Ergün

È nata in Turchia e vive a Berlino. Dopo aver studiato Arti applicate, ha lavorato come costumista e scenografa per diverse produzioni. Bende sira, che segna il suo debutto alla regia, è stato premiato a Locarno con il Pardino d’argento nella sezione "Pardi di Domani".

Ismet Ergün was born in Turkey and lives in Berlin. She studied Applied Arts. Costume designer and artistic director for a number of films, Bende sira marks her directorial debut. The short film won the Silver Leopard in Locarno’s "Leopard of Tomorrow" Competition.

2007 Bende Sira - Ich bin Dran! cm; Premi / Awards: Locarno - Pardino d’Argento / Silver Leopard

Roberto Faenza

Nasce a Torino nel 1943. Diplomatosi al Centro Sperimentale di Cinematografia, dopo una breve esperienza come documentarista, esordisce nel lungometraggio con Escalation (1968), un apologo contro la società capitalistica che, con le sue regole, condiziona l’individuo, schiavizzandolo e impedendone la libera realizzazione. Di analogo impianto narrativo e tematico è il successivo H2S (1968 anch’esso), una favola fantascientifica contro il potere della tecnologia. Dopo un soggiorno negli Stati Uniti, il regista insegna Sociologia delle comunicazioni all’Università di Pisa e pubblica alcuni scritti sui fenomeni mass-mediatici, anch’essi animati dall’intento corrosivo dimostrato nei primi film. Nel 1977 fonda la cooperativa Jean Vigo (che produce, tra gli altri, Maledetti vi amerò di M. T. Giordana). La sua produzione successiva comprende: Forza Italia (1978), un film di montaggio e di satira antidemocristiana che mescola provocatoriamente fiction e documento, e Si salvi chi vuole (1980), accolti entrambi da aspre polemiche alla loro uscita e accusati di esaurirsi in una satira meramente protestataria, non dialettica e politicamente poco costruttiva. Intanto, dopo la farsa politica, nel 1983 firma un film di genere Copkiller, un poliziesco all’americana con interpreti del calibro di Harvey Keitel e Nicole Garcia. In seguito muta decisamente direzione, approdando a un cinema narrativo, ben studiato, ben costruito, impeccabilmente confezionato grazie a professionisti d’eccezione, con alcuni film di derivazione letteraria: si va da Mio caro dottor Gräsler (1990), ispirato a Schnitzler, al recente I Vicerè (2007) da Federico de Roberto, passando per le trasposizioni di opere di Tabucchi, Maraini, Yehoshua. Da menzionare il riuscito ritratto, asciutto e commovente, di Don Puglisi, parroco del quartiere di Brancaccio a Palermo, ucciso dalla mafia (Alla luce del sole, 2004). (cb)

Roberto Faenza was born in Turin in 1943. He gained his diploma at the Centro Sperimentale di Cinematografia and after a brief period as a documentary filmmaker, he made his first feature film, Escalation, in 1968. The film is a denunciation of capitalism, which through its mechanisms reduces the individual to little more than a slave and prevents him from fulfilling himself. The subsequent H2S (1968), a science-fiction fable against the power of technology, takes up a similar theme and handles it within an analogous narrative scheme. After a period in the United States, Faenza turned to teaching Sociology of Communication at Pisa University and published a number of works on the mass media, which reflected the same abrasive views expressed in his early films. In 1977 he founded the Jean Vigo Cooperative (which produced M. T. Giordana’s Maledetti vi amerò, among other films). His next films were Forza Italia (1978), a declaredly anti-Christian Democrat satire which controversially blends fiction and documentary footage, and Si salvi chi vuole (1980), both raising storms of criticism on their release amid accusations that they were merely negative, non-dialectical satires and politically not very constructive. After the political farce, he agreed to make a genre film, Copkiller, an American-style whodunit with stars of the calibre of Harvey Keitel and Nicole Garcia. Having got this out of his system, Faenza changed direction again drastically to make carefully constructed, minutely detailed and impeccably produced literary adaptations that exploited the skills of a group of talented technicians: from Mio caro dottor Gräsler (1990, inspired by Schnitzler) and adaptations of works by Tabucchi, Maraini and Yehoshua, to the recent I Vicerè (2007), based on a novel by Federico de Roberto. A word should be spared for the fine, plain and moving portrait of Don Puglisi, the local priest of the Brancaccio quarter in Palermo, who was killed by the Mafia (Alla luce del sole, 2004).

1968 Escalation; H2S 1978 Forza Italia doc. 1980 Si salvi chi vuole 1983 Copkiller 1990 Mio caro dottor Gräsler 1993 Jona che visse nella balena 1995 Sostiene Pereira 1997 Marianna Ucrìa 1999 L’amante perduto 2003 Prendimi l’anima (The Soul Keeper) 2004 Alla luce del sole 2005 I giorni dell’abbandono 2007 I vicerè

Fabiola Faidiga

È nata a Trieste nel 1958, dove vive e lavora. Ha seguito i corsi di figura del prof. Nino Perizi al Civico Museo Revoltella di Trieste e quelli di grafica tenuti da Corrado Albicocco presso il Museo Spazzapan di Gradisca d’Isonzo. Ha sviluppato la sua ricerca artistica e creativa utilizzando mezzi espressivi diversi (foto, collages, video, scultura, performance). Ha collaborato, fra gli altri, con il Gruppo 78 International Contemporary Art e con la Rivista «Juliet» di Trieste alla realizzazione di mostre di arte contemporanea. Ha esposto i suoi lavori sia in mostre personali che collettive.

Fabiola Faidiga was born in Trieste in 1958 and lives and works there. She frequented life classes under prof. Nino Perizi at the Museo Revoltella in Trieste and those of drawing under Corrado Albicocco at theMuseo Spazzapan in Gradisca d’Isonzo. She has developed her artistic and creative research using different expressive means (photography, collage, video, sculpture, performance). Among those she has worked with are Gruppo 78 International Contemporary Art and the «Juliet» magazine of Trieste in the realisation of contemporary art exhibitions. She has exhibited in both one-man and group shows.

1998 Sensi accesi/Lavoro d’ufficio video 2001 Il viaggio video 2002 Le madri

dizionario dei registi / dictionary of directors

al mare video; Mattino, pomeriggio, sera video 2004 Controventi, settembre 2004 video 2005 La misura è colma video (diretto con / directed with Luca Gabrielli) 2006 Controventi, il laboratorio video; Circus meme (diretto con / directed with Ennio Guerrato); La città di Odradek cm, video 2007 7 kuoke doc cm, video (diretto con / directed with Daniele Trani)

Jacques Feyder (1888-1948)

Originario delle Fiandre, nutrito di buona cultura e interessi pittorici, Feyder giunse in Francia giovanissimo, avvicinandosi al cinema dapprima come attore. Sul set conobbe l’attrice Françoise Rosay (futura moglie e interprete di alcuni dei suoi film). Esordì brillantemente come regista nel periodo del muto (1916), ottenendo già nel 1921 crediti assolutamente sproporzionati alla sua notorietà e al livello del cinema francese di allora, con cui potè realizzare con successo il kolossal L’Atlantide. L’anno successivo si segnalò all’attenzione internazionale con Crainquebille, dal realismo garbato ma profondamente ironico. Dotato di uno sguardo fermo, attento ai problemi della drammaturgia e ricco di riferimenti culturali e figurativi, Feyder si impose come una delle figure d’artista più significative del primo ‘900 francese, dimostrando padronanza nelle produzioni d’alto costo (come Carmen da Mérimée) e proponendosi altresì come interprete sullo schermo del realismo di Maupassant e Zola. Le violente polemiche che ritardarono l’uscita della sua satira politica Les noveaux messieurs lo costrinsero a una parentesi hollywoodiana, dove, tra il 1929 e il 1933, realizzò sei film, tra cui The Kiss (1929) con la Garbo e Daybreak (La piccola amica, 1931) da Schnitzler con Ramon Novarro. Tornato in Francia, riconquistò nuovamente il grande pubblico, iniziando la collaborazione con Marcel Carné, che gli fu assistente e che in lui troverà un aiuto decisivo per esordire alla regia. Il film sonoro più memorabile di Feyder resta la gustosa rievocazione storica La kermesse héroïque (La kermesse eroica, 1936), racconto di un episodio quasi boccaccesco dell’occupazione spagnola nelle Fiandre del Seicento, che accese polemiche così aspre (con l’accusa di prefigurare un rapporto di sudditanza al nazismo) da indurre il regista belga a trasferirsi dapprima in Gran Bretagna, dove diresse la Dietrich in Knight without Armour, quindi in Germania, per far poi ritorno a due riprese in Francia, durante e dopo la guerra. (cb)

A native of Flanders, nourished by good culture and interests in painting, Feyder arrived in France at a young age, and first worked in cinema as an actor. On the set, he met actress Françoise Rosay (his future wife and interpreter of some of his films). He had a brilliant debut as director during the period of silent films (1916), already gaining praise in 1921 that was totally disproportionate to his fame at the level of French cinema of the time, with which he was able successfully to make his blockbuster, L’Atlantide. The following year, he gained international recognition with Crainquebille, of a gentle but deeply ironic realism. Endowed with a firm gaze, attentive to the problems of drama and rich in cultural and figurative references, Feyder established himself as one of the most significant artists of the early 20th century in France, showing mastery in high-cost productions (such as Carmen by Mérimée ) and presenting himself also as an interpreter on screen of the realism of Maupassant and Zola. The violent controversies that delayed the release of his political satire, Les nouveaux messieurs, forced him to work for a while in Hollywood, where, between 1929 and 1933, he made six films, including The Kiss (1929) with Garbo, and Daybreak (1931) after Schnitzler and starring Ramon Novarro. After returning to France, he once again won over the general public, starting a collaboration with Marcel Carné, who was his assistant for a time and who found in him a fundamental helper

with regard to his own first steps in directing. The film most memorable film with sound Feyder made is the appealing historic evocation, La kermesse héroïque (1936), the story of an almost Boccaccio-like episode in the Spanish occupation of 17th-century Flanders, which provoked such bitter controversy (with the charge of prefiguring a subjection to Nazism) as to cause the Belgian director to move first to Britain, where he directed Dietrich in Knight in Armour, then to Germany, before returning twice to France, during and after the war.

filmografia scelta / selected filmography

1916 Têtes de femme, femmes de tête (Teste di donna, donne di testa); L’homme de compagnie (L’uomo di compagnia) 1921 L’Atlantide (Atlantide) 1922

Crainquebille 1925 Visages d’enfants (Le due madri) 1926 Carmen 1928

Thérèse Raquin (Teresa Raquin); Les noveaux messieurs (I nuovi signori) 1929

The Kiss (Il bacio) 1931 The son of India (Il figlio dell’India); Daybreak (La piccola amica) 1934 Le grand jeu (La donna dai due volti) 1935 Pension Mimosa 1936 La kermesse héroïque (La kermesse eroica) 1937 Knight without Armour (La contessa Alessandra) 1938 Fahrendes Volk (Nomadi) 1941 La loi du nord (La legge del Nord) 1942 Une femme disparait (Una donna scompare)

Bernie Forster

Nato nel 1976 a Winterthur, in Svizzera. Dal 1997 al 1999 ha studiato Etnologia presso l’Università di Zurigo e successivamente ha frequentato i corsi di regia della Scuola Superiore di Belle Arti (ESBA) di Ginevra, dove si è diplomato nel 2004.

Bernie Forster was born in 1976 in Winterthur, Switzerland. From 1997 to 1999 he studied Ethnology at the University of Zurich and then at the ESBA (École Supérieure des Beaux Arts), cinema department in Geneva, where he graduated from in 2004.

1999 Man Die cm 2000 L’accessoire est essentiel cm; Compartiment Silence cm 2001 Les yeux de pluie cm; Luftpoeterie doc. 2002 Cape Reinga cm; Anything Goes? doc. 2004 Jean-Pierre cm 2005 Geneva and Me cm 2006 Café Utopia cm; Abgekratzt cm 2007 Selma! cm

István Gaál (Salgótarján, 25 agosto 1933 – Budapest, 25 settembre 2007) Terminati gli studi tecnici, nel 1953 si iscrive all’Accademia di Teatro e Cinema (SFF) di Budapest, diplomandosi nel corso di regia. Nel 1959 ottiene una borsa di studio che gli consente di frequentare il Centro Sperimentale a Roma. Tornato in Ungheria, gira attualità e brevi documentari tra i quali si segnala Tisza - őszi vázlatok (1962), una sorta di studio preliminare in vista del suo primo lungometraggio di finzione, Sodrásban (1963). Profondamente imbevuto di alcuni temi della cultura ungherese dell’epoca (ad esempio il confronto tra città e campagna), ma anche influenzato da Antonioni e dalla commedia di costume, il film segna la nascita della nouvelle vague danubiana, della quale rappresenta il primo, forse insuperato capolavoro. Zöldár (1965), sugli orrendi anni di Rakosi visti attraverso gli occhi di un gruppo di studenti universitari, e Keresztelő (1967), sul dilemma etico tra rigore e compromissione, ne confermano lo straordinario talento e la personalità autoriale. Con Magasiskola (t.l. Alta scuola, o con il titolo internazionale “I falchi”, 1970) e Holt vidék (t.l. Paesaggio morto, 1971) il suo cinema si arricchisce di cupe risonanze metaforiche. Nel tormentoso Cserepek (1980) il dato autobiografico si intreccia con quello generazionale, mentre Legato (1977) mette i figli di fronte al falso mito dei padri e della Resistenza stessa. Orfeusz

és Eurydiké (t.l. Orfeo ed Euridice, 1985), preziosa messa in scena dell’opera di Gluck, ribadisce l’interesse di Gaal per la musica, segnalatosi già nel magnifico corto Pályamunkások (1957) e confermato in una serie di eccellenti lavori televisivi, tra i quali spicca il commovente Gyökerek. Béla Bartók 18811945 I-II-III (1997-2000). Sempre per la TV realizza tra l’altro i lungometraggi Naponta két vonat (1976) e Cselkas (1976), entrambi da Gorkij. Negli ultimi anni si dedica ai cosiddetti “documentari di città”, su Roma, Parigi e il Kerala, lavori girati con budget ridottissimi e in totale autonomia produttiva. Ma intanto sogna di portare sullo schermo Discesa agli inferi, un kolossal storico ambientato nell’Ungheria del Trecento. Sceneggiatore e montatore di quasi tutti i suoi film, Gaal è stato anche fotografo di notevole livello. Tra gli alti riconoscimenti da lui ottenuti, che vanno dal Premio Béla Balazs alla qualifica di Artista Emerito della Repubblica d’Ungheria, c’è anche quello di Cavaliere della Repubblica Italiana, a suggello del suo intenso rapporto con il nostro Paese.

István Gaál (Salgótarján, 25 August 1933 – Budapest, 25 September 2007). After finishing his technical studies, he entered the Hungarian Academy of Drama and Film Arts (SFF) in Budapest in 1953, earning a diploma in the directing course. In 1959, he won a scholarship enabling him to frequent the Centro Sperimentale in Rome. Upon returning to Hungary, he made newsreels and brief documentaries, including the noteworthy Tisza - őszi vázlatok (1962), a sort of preliminary study preparing the way for his first featurelength fiction film, Sodrásban (1963). Profoundly imbued with some aspects of Hungarian culture of the time (for example, the comparison between town and country), but also influenced by Antonioni and costume drama, the film marked the birth of the Danubian nouvelle vague, of which it represents the first and perhaps finest masterpiece. Zöldár (Green Years, 1965), on the horrendous Rakosi years seen through the eyes of a group of university students, and Keresztelő (1967), on the ethical dilemma between rigour and compromise, confirmed his extraordinary talent and stature as film-maker. With Magasiskola (1970) and Holt vidék (Dead Landscape, 1971), his cinema acquired some dark metaphorical elements. In the tormented Cserepek (1980), his autobiographical work blends with the generational features, while Legato (1977) shows sons before the false myth of their fathers and of the Resistance itself. Orfeusz és Eurydiké (1985), a fine staging of Gluck’s opera, stresses Gaal’s interest in music, already noted in the magnificent short film, Pályamunkások (1957) and confirmed in a series of excellent television programmes, among which stands out the moving Gyökerek. Béla Bartók 1881-1945 I-II-III (1997-2000). Also for television, he produced the featurelength Naponta két vonat (1976) and Cselkas (1976), both by Gorky. In his last years, he dedicated himsel to the so-called “city documentaries”, on Rome, Paris and Kerala, all filmed with tiny budgets and in total productive independence. At the same time, he was dreaming of bringing, Descent to the underworld, a historical epic based on 14th-century Hungary, to the screen. Gaal wrote the screenplays and edited almost all his films, and he was also a photographer of a high level. Among the awards he gained, ranging from the Béla Balazs Prize to his nomination as Artist Emeritus of the Hungarian Republic, was a nomination as Cavaliere della Repubblica Italiana, as a mark of his close relationship with Italy.

1955 Ötven cm 1957 Pályamunkások cm 1961 Etude cm 1962 Oda-vissza cm; Tisza - Őszi vázlatok cm 1963 Sodrásban; Premi / Awards: Karlovy Vary IFF - Gran Premio / Grand Prix 1965 Zöldár (Green Years) 1967 Keresztelő ; Krónika cm, doc.; Premi / Awards: Venezia - Premio speciale della Giuria /

Venice - Special Prize of the Jury 1969 Tízéves Kuba cm, doc. 1970 Magasiskola; Premi / Awards: Cannes - Premio della Giuria / Jury Prize 1971 Bartók Béla: Az éjszaka zenéje cm; Holt vidék 1975 Örökségünk – 500 éves a magyar knöyvnyomtatás mm, doc.; Képek egy város életéből - Szolnok 900 éves doc. 1976 Naponta két vonat TV; Cselkas TV 1977 Legato 1980 Cserepek; Haláltánc I-II TV 1985 Orfeusz és Euridiké 1986 Isten teremtményei cm, video, TV 1987 Béni bácsi doc., video, TV 1988 Peer Gynt video, TV 1989 Éjszaka video, TV 1991 Zene mm, doc. TV, video 1994 Közelítések mm, video 1995 Római szonáta mm, doc., video, TV 1997-2000 Gyökerek. Béla Bartók 1881-1945 I-IIIII doc., video, TV 1998 Remekművek I-II video 2004 Rendhagyó párizsi leltár mm, doc., video TV 2005 Keralai mozaikok cm, doc., video TV

Werther Germondari È nato a Rimini nel 1963. Si è laureato in Istituzioni di Regia all’Università di Bologna e si è diplomato in Fotografia al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Svolge da 25 anni una ricerca che attraversa numerosi media espressivi. Con i suoi lavori ha partecipato a numerose collettive internazionali e realizzato varie mostre personali, eventi e performance. I suoi lavori in pellicola e video hanno partecipato a centinaia di festival e sono stati distribuiti nei cinema europei e in molte televisioni internazionali. Vive e lavora a Roma. Di Werther Germondari, Alpe Adria Cinema – Trieste Film Festival ha presentato negli anni numerosi lavori, fra cui Una strada diritta lunga, Frantumi, Ragionevole dubbio e L’armadio nel 1997, Merda! nel 1998, Hinc et Inde nel 2000, Per versum nel 2005.

Werther Germondari was born in Rimini in 1963. A graduate in Directing from the University of Bologna, he gained a diploma in Cinematography at the Centro Sperimentale di Cinematografia in Rome. He began his artistic research across the media 25 years ago and ever since he has participated in numerous international group exhibitions and has also produced various one-man shows, events and performances. His films and videos have been selected in many festivals, distributed in European cinemas and broadcasted in many international television channels. He lives and works in Rome. The Alpe Adria Cinema – Trieste Film Festival presented in years many works of Werther Germondari, including Una strada diritta lunga, Frantumi, Ragionevole dubbio and L’armadio in 1997, Merda! in 1998, Hinc et Inde in 2000, Per versum in 2005.

filmografia scelta / selected filmography

1986 Picnic! Super8 1994 Una strada diritta lunga cm (diretto con / directed with M.L. Spagnoli); Premi / Awards: Montpellier Film Festival - Primo premio / First Prize 1996 Frantumi cm; L’armadio cm (diretto con / directed with D. Falleri); Ragionevole dubbio cm 1997 Merda! 16mm, cm 1999 Hinc et inde cm; Stesso posto, stessa ora cm (diretto con / directed with Fabio Rosi) 2000 La vita è una ruota cm; Il diavolo a Roma 16mm, cm; Roma 16mm, cm; Triedro cm (diretto con / directed with M.L. Spagnoli) 2001 S = 4 pigreco r2 cm (diretto con / directed with M.L. Spagnoli) 2002 X, Y, Z cm, video; Comunisti verso destra cm, video 2003 Conflitto interno cm, video; Olympic Games cm, video; Four Corners cm (diretto con / directed with M.L. Spagnoli) 2004 Global Orgasm cm 2005 Per versum (diretto con / directed with M.L. Spagnoli) cm 2006 Cinque caffè cm (diretto con / directed with M.L. Spagnoli) 2008 Panca Popolare Italiana cm, video

Julie Gilbert

È nata nel 1974 a Grenoble, in Francia. Nel 1995 si è laureata in Lingua e

Letteratura francese alla Sorbona. Sceneggiatrice indipendente, ha realizzato tre cortometraggi con il regista Frédéric Choffat con cui collabora attivamente.

Julie Gilbert was born in 1974 in Grenoble, France. In 1995 she gained a degree in French language and literature at Sorbonne. An independent scriptwriter, she made three short films together with the director Frédéric Choffat, with whom she actively collaborates.

filmografia scelta / selected filmography

2000 Monde provisoire cm (diretto con / directed with Frédéric Choffat) 2002 Ocumicho sauvé par les diables cm, doc, video (diretto con / directed with Frédéric Choffat) 2007 Article 03 cm (diretto con / directed with Frédéric Choffat)

Srdan Golubović

È nato nel 1972 a Belgrado. Durante gli studi di teatro alla facoltà di Arti Drammatiche di Belgrado, nel 1994 dirige Trojka, cortometraggio pluripremiato, e successivamente prende parte al film collettivo Paket Aranžman (con l’episodio Herc minuta), che diviene un cult movie fra i giovani. In seguito, fonda con un gruppo di giovani artisti la casa di produzione Baš Čelik, specializzata nella realizzazione di video musicali ma anche di campagne pubblicitarie di successo. Nel 2001, realizza il suo primo lungometraggio, Apsolutnih sto, presentato con successo in oltre trenta festival internazionali, fra cui San Sebastian, Toronto, Salonicco, Cottbus, Rotterdam e Trieste. Klopka ha avuto la sua première internazionale al Forum della Berlinale 2007.

Srdan Golubović was born in 1972 in Belgrade. During his studies at the University of Drama in Belgrade he directed in 1994 the short Trojka, which received several international and national awards, and Herc minuta for the omnibus film Paket Aranžman that became a cult movie for the young generation. He established the production company Baš Čelik with a team of young film artists, producing video clips as well as acclaimed commercials and marketing campaigns. He shot his first feature film Apsolutnih sto in 2001, with which he successfully participated in the main programs at over 30 international film festivals: among them San Sebastian, Toronto, Thessaloniki, Cottbus, Rotterdam, Trieste. Klopka was screened in its international premiere in the Forum at the latest Berlin Film Festival.

1993 S one strane nemira cm 1994 Trojka cm; Premi / Awards: Belgrado, Festival Nazionale del Documentario e del Cortometraggio – Medaglia d’oro per il miglior debutto / Belgrade, National Festival of Short and Documentary – Golden Medal for the Best Debut 1995 Herc minuta (episodio del film Paket Aranžman diretto con / episode in the film Paket Aranžman directed with Ivan Stefanović, Dejan Zecević) 2001 Apsolutnih sto; Premi / Awards: Cottbus Film Festival - Premio speciale della Giuria Internazionale, Premio FIPRESCI / Special Award of the Intl. Jury, FIPRESCI Award; Salonicco, Festival Internazionale del cinema - Premio del pubblico, Miglior Attore protagonista / International Thessaloniki Film Festival - Audience Award, Best Actor 2002 Poslednij docek film TV 2007 Klopka; Premi / Awards: Sofia International Film Festival - Miglior Film / Best Film

Nene Grignaffini vedi / see Francesco Conversano

Alberto Guiducci

Nato a Trieste nel 1978, dopo essersi dedicato per anni alla musica, in qualità di trombettista, nel 2002 comincia a occuparsi di cinema. Nel 2003 cura la produzione delle musiche del film documentario American Eunuchs del fratello Gian Claudio, direttore della fotografia e regista, con il quale nello stesso anno fonda la “Divine Films”. In qualità di produttore, sceneggiatore e regista, realizza L’assassinio di via Belpoggio (2004), cortometraggio tratto dal racconto di Italo Svevo. Il suo lavoro più recente è il film documentario Copsa Mica, Mon Amour!, attualmente in post-produzione.

Born in Trieste in 1978, after years devoted to music, as a trumpeter, in 2002 begins to deal with cinema. In 2003 produces the music of a documentary film American Eunuchs of his brother Gian Claudio, director of photography, which in the same year founded the Divine Films production company. As a producer, writer and director, realizes L’assassinio di via Belpoggio (2004), taken from the short story by Italo Svevo. His most recent work is the documentary film Copsa Mica, Mon Amour!, currently in post-production.

2004 L’assassinio di via Belpoggio cm video 2005 Novembre. Le giornate di Trieste mm

Declan Hannigan

È nato in Irlanda nel 1973, dove si è laureato in Scienze all’Università di Maynooth. Successivamente prende un diploma in Media Studies a Dublino. Vive fra Dublino e Budapest. Ha lavorato per molti anni con la società di produzione irlandese Agtel, dirigendo progetti audiovisivi e multimediali e pubblicità televisive. Fra i clienti, l’Agenzia Europea per lo Spazio (per cui ha lavorato fra il 2001 e il 2007) e il Servizio Sanitario irlandese.

Declan Hannigan was born in Ireland in 1973. BA Science at the University of Maynooth in Ireland, then he gained a diploma in Media Studies in Dublin. Based in Dublin and Budapest, Hannigan has worked with Irish Producer Agtel for many years, leading the production of many audio-visual and multimedia projects, including works for the European Space Agency (from 2001 to 2007) and for the Irish Health & Safety Authority (in 2005), as well as TV commercials.

filmografia scelta / selected filmography

2001 Can Man cm 2003 Sales Manager of the Year 2130 cm 2006 Csapás cm 2007 The European Parliament doc. video

Stefan Hillebrand

È nato a Verl, in Germania, nel 1969, e ha studiato Scienze dell’educazione, Criminologia e Psichiatria per poi formarsi come regista e sceneggiatore alla Film Academy Baden-Württemberg di Ludwigsburg. Dal 1994 realizza cortometraggi. Da qualche anno collabora con il collega regista Olivier Paulus.

Stefan Hillebrand was born in 1969 in Verl in Germany and studied education, criminology and psychiatry before taking a course in directing and screenwriting at Film Academy Baden-Württemberg in Ludwigsburg. Since 1994, he has made several short films. For some years now collaborates with the director Olivier Paulus.

1994 Lass Springen, Baby! cm 1996 Twist mit Antje cm 1998 Angst vorm Gott doc. 1999 Zu Besuch doc. 1999 Pogge auf Brautschau cm 2001 Die Wur-

stverkäuferin cm (diretto con / directed with Olivier Paulus) 2003 Wenn der Richtige kommt cm (diretto con / directed with Olivier Paulus) 2005 Erst im Himmel wird es sch(t)iller cm 2006 Wir werden uns wiederseh’n (diretto con / directed with Olivier Paulus) 2007 Der Illettrist cm (diretto con / directed with Olivier Paulus)

Nora Hoppe

Nata a New York nel 1954, ha vissuto nell’infanzia in Suriname, e poi in Francia, Inghilterra, Italia, Germania e Russia. Vive fra Berlino e Aix-en-Provence. Si è laureata in arte e teatro all’Università Carnegie Mellon di Pittsburgh. Lavora nel cinema da diversi anni, ha scritto racconti e diverse sceneggiature ed è stata assistente alla regia di Lina Wertmüller. Il suo cortometraggio Brief Gardens (1994) è stato girato a San Pietroburgo con la troupe e la compagnia di produzione di Aleksandr Sokurov. The Crossing (1999), il suo primo lungometraggio è stato in concorso al festival di San Sebastian ed è stato selezionato in diversi festival internazionali. Attualmente sta lavorando a un nuovo film.

Nora Hoppe was born in New York city in 1954. She spent a good part of the childhood in Suriname, then lived and worked in France, UK, Italy, Germany and Russia: graduated with a degree in art and theatre in Carnegie Mellon University, Pittsburgh. Currently resides in Berlin and Aix-en-Provence. Over the years she has worked in various areas of film production, written short stories and several screenplays. She was also assistant of the Italian director Lina Wertmüller. Her short film Brief Gardens (1994) was shot in St. Petersburg with Alexander Sokurov’s crew and production company. The Crossing (1999), her first feature film, premiered in competition at San Sebastian and was shown at numerous international festival. She is currently developing her next feature.

filmografia scelta / selected filmography

1994 Brief Gardens cm 1999 The Crossing 2007 La fine del mare

“I fagiani alla spina”

Sono un gruppo nato nel 2007, la firma scherzosa di un collettivo di professionisti composto da amici, accomunati dalla stessa passione per il cinema.

“I fagiani alla spina” are a group born in 2007, a professional collective composed of friends that share the same passion for cinema.

2007 La collezione di Medea cm, video

Linda Jablonská

È nata a Praga nel 1979. Si è diplomata in regia documentaria alla FAMU nel 2006 e ha lavorato per la società Febio. Ha realizzato anche due lungometraggi documentari per la Televisione Ceca. Nel 2005, quando era ancora studente alla FAMU ha realizzato un corto documentario sui suoi coetanei della Gioventù Comunista, dal titolo Kupředu levá. Successivamente, lo ha ampliato e arricchito, trasformandolo nel documentario lungo Kupředu levá, Kupředu pravá, suo lavoro di diploma.

Linda Jablonská was born in Prague in 1979. She studied documentary filmmaking at Prague’s FAMU and worked as a director for the company Febio. She made two hour-long documentaries for Czech Television. As a student of FAMU, she also directed a documentary about her contemporaries invol-

ved in politics as young Communists, entitled Kupředu levá (2005). She then expanded this idea to create her graduate feature-length film Kupředu levá, Kupředu pravá (2006).

2001 Návštěva cm, doc., 16 mm 2002 The Star cm, doc., 16 mm 2003 Věřte nevěřte cm, doc., video 2005 Hovorově Horňas mm, doc., video; Kupředu levá cm, doc., video 2006 Neřízená střela Stella mm, doc., video; Kupředu levá, Kupředu pravá doc., video

Kamen Kalev

Nato nel 1975 a Bourgas, in Bulgaria. Dal 1996 al 1998 ha frequentato l’Accademia Nazionale di Teatro e Cinema “Krastyu Sarafov” di Sofia e poi si è trasferito in Francia dove, nel 2002, si è diplomato alla FÉMIS (Ecole Nationale Supérieure des Métiers de l’Image et du Son) di Parigi. Attualmente, Kalev sta lavorando al suo primo lungometraggio.

Kamen Kalev was born in 1975 in Bourgas (Bulgaria). From 1996 to 1998 he attended he National Academy for Theatre and Film “Krustio Sarafov” in Sofia. Then he moved to Paris, where in 2002 he graduated from the FÉMIS (Ecole Nationale Supérieure des Métiers de l’Image et du Son). Currently, Kalev is working on his first feature film.

1999 Chaque jour cm, 16mm; Boomerang mm, video 2001 Maltonius Olbren cm 2002 Orphée cm; Premi / Awards: Karlovy Vary IFF - Premio speciale della Giuria / Jury Special Award 2003 Cats and Dogs cm; It’s life videoclip (diretto con / directed with Dimitar Mitovski) 2005 Get The Rabbit Back cm (diretto con / directed with Dimitar Mitovski); Never Srop videoclip (diretto con / directed with Dimitar Mitovski) 2007 Loshiat zaek cm (diretto con / directed with Dimitar Mitovski)

Semih Kaplanoğlu È nato nel 1963 a Izmir, in Turchia. Nel 1984, dopo essersi laureato in Cinema e Televisione presso la facoltà di Belle Arti dell’Università Dokuz Eylül della sua città, si trasferisce a Istanbul. Lì lavora per un paio d’anni come copywriter per alcune agenzie pubblicitarie (fra cui Saatchi & Saatchi e Young & Rubicam). Passa poi al cinema, dove inizia come aiuto-cameraman in due documentari pluri-premiati. Successivamente, scrive e dirige una serie televisiva in 52 puntate di grande successo, Şehnaz Tango. Nel 2000, realizza il suo primo lungometraggio, Herkes Kendi Evinde, presentato e premiato in diversi festival. Il secondo film, Meleğin Düşüşü, è del 2004 e viene presentato in anteprima a Berlino dove riceve numerosi consensi in termini di critica e di pubblico. Segue Yumurta, presentato nella "Quinzaine" a Cannes, a Karlovy Vary e Sarajevo. Ha fondato anche una sua casa di produzione, la Kaplan Film. Attualmente, sta lavorando a Süt, terza parte della Yusuf Üçlemesi (La trilogia di Yusuf), composta da Yumurta e Bal (la cui uscita è prevista per quest’anno) e centrata sul personaggio di Yusuf, protagonista di tutte e tre le pellicole.

Semih Kaplanoğlu was born in 1963, in Izmir (Turkey). He graduated in Cinema and Television from the Faculty of Fine Arts, Dokuz Eylül University, Izmir in 1984. In the same year, Kaplanoğlu moved to Istanbul and worked couple of years as a copywriter for advertising companies (among them Saatchi & Saatchi and Young & Rubicam). He switched over to cinema to become an assistant cameraman for two award-winning documentary films. Later, Kaplanoğlu wrote the script and directed a television series with 52 episodes (Şehnaz Tango), which obtained a great success. In 2000, he realized his first

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feature film, Herkes Kendi Evinde, that won many awards in several film festivals. His second feature film (Meleğin Düşüşü, 2004) premiered at the 2006 Berlin International Film Festival and found wide interest by international film critics and audience. Yumurta (2007) was premiered at "Quinzaine" in Cannes and screened in Karlovy Vary and Sarajevo. Kaplanoğlu founded his own film production company Kaplan Film. Currently, Kaplanoğlu is working on the film Süt, which with Yumurta and Bal (to be produced in 2008), will form a trilogy called Yusuf Üçlemesi (Yusuf's Trilogy), named after the main character Yusuf of the films.

1984 Mobapp cm, 16mm 1993 Asansör cm, 8mm 2000 Herkes kendi evinde; Premi / Awards: Istanbul International Film Festival - Miglior film turco dell’anno / Best Turkish Film of the Year 2004 Meleğin düşüşü; Premi / Awards: Istanbul International Film Festival - Premio FIPRESCI / FIPRESCI Prize 2007 Yumurta; Premi / Awards: Sarajevo Film Festival - Miglior attrice protagonista / Best Actress

Dorota Kędzierzawska È nata nel 1957 a Łódź in Polonia. Regista e sceneggiatrice, ha studiato regia allo VGIK di Mosca dal 1978 al 1980. Si è poi diplomata in regia alla Scuola di cinema di Łódź nel 1985. Durante i suoi studi ha diretto dei cortometraggi fra cui Jaiko (nomination all’Oscar nella categoria Studenti), Początek and Gucia. Ha ricevuto parecchi riconoscimenti e premi sia nei festival del suo paese che all’estero.

Dorota Kędzierzawska was born in 1957, in Łódź (Poland). Film director and screenwriter, she studied film directing at VGIK in Moscow from 1978 to 1980. She also graduated from film directing at the Łódź Film School in 1985. Author of school etudes Jaiko (nominated for Students’ Oscar), Początek and Gucia. She received numerous awards at Polish and international film festivals.

1980 Agnieszka cm, doc. 1982 Jaiko cm 1983 Początek cm, doc. 1985 Gucia cm 1988 Koniec świata TV; Premi / Awards: IFF Mannheim - Golden Ducat, FIPRESCI Award 1991 Diabły, diabły; Premi / Awards: Gdynia, Festival del cinema polacco - Premio della Giuria / Gdynia, Polish Film Festival - Jury Award 1994 Wrony; Premi / Awards: Gdynia, Festival del cinema polacco - Premio speciale della Giuria / Gdynia, Polish Film Festival - Jury Special Award 1998 Nic; Premi / Awards: Gdynia, Festival del cinema polacco - Premio speciale della Giuria / Gdynia, Polish Film Festival - Jury Special Award 2005 Jestem; Premi / Awards: Gdynia, Festival del cinema polacco - Premio del pubblico / Gdynia, Polish Film Festival - Audience Award 2007 Pora umierać

William Kentridge

È nato a Johannesburg nel 1955. Laureatosi in Storia e politica dell’Africa presso l’Università di Witwatersrand, si è poi diplomato in Belle Arti alla Fondazione per l’arte di Johannesburg. All’inizio degli anni Ottanta ha studiato mimo e teatro a Parigi, alla Scuola di Jacques Lecoq, e poi ha lavorato per la televisione principalmente come scenografo. Dopo aver fondato nel 1988 la Free Filmmakers Cooperative a Johannesburg, nel 1989 realizza il suo primo lavoro di animazione Johannesburg, 2nd Greatest City After Paris che fa parte della serie “Drawings for Projection”. In questo lavoro usa la tecnica che contraddistinguerà tutto il suo lavoro: disegni a carboncino, uno successivo all’altro e sempre sullo stesso foglio di carta, contrariamente alla tecnica tradizionale in cui ogni movimento è disegnato su un foglio diverso. In ques-

to modo nei suoi lavori rimangono le tracce di tutti i disegni precedenti. Per i contenuti politici e l’unicità della sua tecnica Kentridge è divenuto uno degli artisti più importanti del Sudafrica. I suoi lavori sono stati presentati nei più importanti musei e nelle più importanti manifestazioni artistiche, fra cui il Metropolitan di New York, la Tate Modern di Londra, la Biennale di San Paolo in Brasile, la Biennale di Venezia, Documenta a Kassel.

William Kentridge was born in Johannesburg, South Africa in 1955. He took a B.A. in Politics and African Studies at the University of the Witwatersrand and then a diploma in Fine Arts from the Johannesburg Art Foundation. At the beginning of the 1980s he studied mime and theatre at the Ecole Jacques Lecoq in Paris and then he worked on television films and series as art director. After founding in 1988 the Free Filmmakers Co-Operative in Johannesburg, in 1989 he created his first animation work, Johannesburg, 2nd Greatest City After Paris, in the series “Drawings for Projection”. In this he used a technique that became a feature of his work: successive charcoal drawings, always on the same sheet of paper, contrary to the traditional animation technique in which each movement is drawn on a separate sheet. In this way Kentridge’s videos and films keep the traces of the previous drawings. The political content and the unique techniques of Kentridges' work have propelled him into being one of South Africa’s top artists. His works have been presented in most important museums and institutions (i.e., at Metropolitan Museum in New York, Tate Modern in London, Sao Paulo Biennal, Venice Biennal, Documenta)

filmografia scelta / selected filmography

1989 Johannesburg, 2nd Greatest City After Paris cm 1990 Monument cm 1991 Sobriety, Obesity & growing old cm 1994 Felix in Exile cm 1996 History of the Main Complaint cm 1998 WEIGHING… and WANTING cm 1999 Stereoscope cm 2001 Medicine Chest cm 2002 Zeno Writing cm 2003 Automatic Drawing cm; 7 Fragments for Georges Méliès serie / series; Learning the Flute 2004 Tide Table cm

mihály Kertész [michael Curtiz] (1888-1962)

Uno dei più prolifici e versatili cineasti della storia del cinema, Kertész ha attraversato sistemi e condizioni produttive molto diverse tra loro. Esordisce nel cinema ungherese della seconda metà degli anni Dieci, di cui diviene figura preminente. Con la conclusione dell’esperienza della Repubblica dei consigli, nel 1919, per ragioni non del tutto chiarite Kertész si trasferisce come molti compatrioti a Vienna. Nella capitale del nuovo stato austriaco il regista assurge presto al ruolo di principale regista nazionale, lavorando per la più importante casa di produzione: la Sascha-Film. Per la Sascha realizza commedie di imitazione americana, quali Miss Tutti Frutti (Mademoiselle Boncœur, 1921), melodrammi di impianto tradizionale come Frau Dorothys Bekentnisse (L’ombra malefica, 1921) o Die Lawine (Fra nevi e tormente, 1923), imponenti Monumentalfilme, alla stregua di Sodom und Gomorrha (Sodoma e Gomorra, 1922), Der junge Medardus (La congiura dei Valois, 1923) e Die Sklavenkönigin (Schiava regina, 1924). Assunto a Hollywood, nell’ambito di una politica produttiva attenta al coinvolgimento dei maggiori talenti europei, Curtiz anglicizza il proprio cognome e diviene uno dei registi maggiormente identificati con il sistema produttivo delle major. Nell’arco di più di tre decenni firmerà alcuni dei maggiori successi del cinema hollywoodiano, cimentandosi con i generi più disparati: film di avventura, melodrammi, musical, noir. Tra i titoli di maggior rilievo, si ricordano Captain Blood (Capitan Blood, 1935), The Charge of the Light Brigade (La carica dei 600, 1936), The

Adventures of Robin Hood (La leggenda di Robin Hood, 1938), Mildred Pierce (Il romanzo di Mildred, 1945), Night and Day (Notte e dì, 1946) e, su tutti, Casablanca (1942). (fp)

Mihály Kertész (Michael Curtiz) (1888-1962)

One of the most prolific and versatile filmmakers in the history of the cinema, Kertész was wholly at home with the most varied shooting regimes and production methods. He made his debut in the Hungarian cinema of the end of the second decade of the century, of which he was the leading light. With the collapse of the short-lived republic in 1919, Kertész moved to Vienna, like many of his compatriots and for reasons that are not altogether clear. In the capital of the new state of Austria, he soon assumed the role of leading national director, working for the major film studio of the period, Sascha-Film. He concentrated his energies on making comedies imitating the American style, such as Miss Tutti Frutti (1921), traditional melodramas, like Frau Dorothys Bekentnisse (1921) or Die Lawine (1923), and august Monumentalfilme, like Sodom und Gomorrha (1922), Der junge Medardus (1923) and Die Sklavenkönigin (1924). Kertész was hired by Hollywood as part of its production policy of attracting the leading European talents of the time and he promptly anglicized his surname to Curtiz and became one of the directors most closely associated with the major studio system. Over a period of over three decades he made films in a wide variety of genres, including adventure films, melodramas, musicals and thrillers, and was to be responsible for some of the greatest successes of Hollywood’s heyday. His most memorable films are perhaps Captain Blood (1935), The Charge of the Light Brigade (1936), The Adventures of Robin Hood (1938), Mildred Pierce (1945), Night and Day (1946) and, of course, Casablanca (1942).

filmografia essenziale / essential filmography

1921 Miss Tutti Frutti (Mademoiselle Boncoeur); Frau Dorothys Bekentnisse (L’ombra malefica) 1922 Sodom und Gomorrah (Sodoma e Gomorra) 1923 Die Lawine (Fra nevi e tormente); Der junge Medardus (La congiura dei Valois) 1924 Die Sklavenkönigin (Schiava regina) 1928 Noah's Ark (L’arca di Noè) 1929 The Glad Rag Doll (Gioco di bambola) 1932 The Cabin in the Cotton (Tentazioni) 1933 Mystery of the Wax Museum (La maschera di cera); The Kennel Murder Case (Il pugnale cinese); 20.000 Years in Sing Sing (20.000 anni a Sing Sing) 1934 Jimmy the Gent (Jimmy il gentiluomo) 1935 Captain Blood (Capitan Blood); Front Page Woman (Miss prima pagina) 1936 The Charge of the Light Brigade (La carica dei 600); The Walking Dead (L’ombra che cammina) 1937 The Perfect Specimen (Milionario su misura); Kid Galahad (L’uomo di bronzo) 1938 Angels with Dirty Faces (Gli angeli con la faccia sporca); Gold Is Where You Find It (Occidente in fiamme); Four Daughters (Quattro figlie); The Adventures of Robin Hood (La leggenda di Robin Hood) 1939 Dodge City (Gli avventurieri); The Private Lives of Elizabeth and Essex (Il conte di Essex); Daughters Courageous (Profughi dell’amore) 1940 Virginia City (Carovana d’eroi); Santa Fe Trail (I pascoli dell’odio); The Sea Hawk (Lo sparviero del mare) 1941 Dive Bomber (Bombardieri in picchiata); The Sea Wolf (Il lupo dei mari) 1942 Casablanca; Yankee Doodle Dandy (Ribalta di gloria) 1944 Passage to Marseille (Il giuramento dei forzati) 1945 Mildred Pierce (Il romanzo di Mildred) 1946 Night and Day (Notte e dì) 1947 Life with Father (Vita col padre) 1948 Romance on the High Seas (Amore sottocoperta) 1949 My Dream Is Yours (Musica per i tuoi sogni); Flamingo Road (Viale Flamingo) 1950 Young Man with a Horn (Chimere); Bright Leaf (Le foglie d’oro); The Breaking Point (Golfo del Messico) 1951 Jim Thorpe - All American (Pelle di rame); Force of Arms (Stringimi forte fra le tue braccia) 1953 Trouble Along the Way (L’irresistibi-

le Mr. Jones) 1954 White Christmas (Bianco Natale); The Boy from Oklahoma (Lo sceriffo senza pistola); The Egyptian (Sinuhe l’egiziano) 1955 We're No Angels (Non siamo angeli) 1956 The Best Things in Life Are Free (La felicità non si compra); The Scarlet Hour (L’ora scarlatta); The Vagabond King (Il re vagabondo) 1957 The Helen Morgan Story (Quando l’amore è romanzo) 1958 The Proud Rebel (L’orgoglioso ribelle); King Creole (La via del male) 1959 The Hangman (Il boia); The Man in the Net (Imputazione: omicidio) 1960 The Adventures of Huckleberry Finn (Le avventure di Huck Finn); A Breath of Scandal (Olympia) 1961 Francis of Assisi (Francesco d’Assisi) 1962 The Comancheros (I Comancheros)

Inese Kļava

È nata nel 1976 a Ogre (Lettonia). Dopo aver studiato Comunicazione all’università, nel 2004 si è diplomata in riprese televisive presso l’Accademia Lettone di Cultura (Latvijas Kultūras akadēmija). Dal 1999 al 2007 ha lavorato presso il Film Studio AVE di Riga, dove ha realizzato la regia di diversi programmi, spettacoli e film.

Inese Kļava was born in 1976 in Ogre (Latvia). After studying Communication at Latvian University, she graduated from Latvian Academy of Culture (specialty of TV cameraman) in 2004. From 1999 to 2007 Kļava worked at the Film Studio AVE in Riga on different TV programs, shows and films.

2002 The night is over doc. 2003 Enough doc. 2004 Through cm 2005 ExAmen doc. 2006 Gatavs cm, doc.

Svenja Klüh

Nata nel 1980 a Oberhausen, è iscritta dal 1999 alla Hochschule für Fernsehen und Film (Università della Televisione e del Cinema) di Monaco. Dopo aver studiato il polacco all’Università della stessa città, fra il 2004 e il 2005 ha studiato alla Scuola nazionale di Cinema (PWSFTviT) di Łodź.

Svenja Klüh was born in 1980 in Oberhausen. Since 1999 she has been studying at the University of Television and Film in Munich, Germany. After studying Polish at Munich University, between 2004 and 2005 she studied at Polish National Film School in Łodź (PWSFTviT) as a guest student.

1999 Hinter der Dunkelheit cm, 16mm 2002 Gaastdiep - A Sailor’s Film mm, doc., 16mm (diretto con / directed with Knut Karger and Philip Vogt) 2003 Rote Korallen cm, video 2005 Pulsion cm; The Caress of the Butterfly cm 2007 Das Leben ist ein langer Tag mm, doc.; Premi / Awards: Nyon, Visions du Réel - Prix de l’Etat de Vaud

Volker Koepp

È nato a Stettino, in Polonia, nel 1944. Ha studiato prima all’Università di Dresda, dal 1963 al 1965, e nel 1966 si è iscritto alla scuola di cinema di Potsdam-Babelsberg. Dopo il diploma in sceneggiatura e regia conseguito nel 1969, è entrato come regista al DEFA Studio (sezione documentari) dove è rimasto fino al 1991. Dal 1993 insegna all’Accademia di Cinema e Televisione di Potsdam-Babelsberg. Il suo documentario Dieses Jahr in Czernowitz (2004) è stato in Concorso documentari nella XVI edizione del Trieste Film Festival.

Volker Koepp was born in Stettin (Poland) in 1944 and studied at the Technical University of Dresden from 1963-1965. In 1966, he entered the film

school at Potsdam-Babelsberg and obtained his diploma as a writer and director in 1969. From 1970 to 1991 he was a director at the DEFA documentary film studio. He has been a guest lecturer at the Academy of Film and Television in Potsdam-Babelsberg since 1993. His documentary Dieses Jahr in Czernowitz was in the Documentary Competition at Trieste Film Festival’s 16th edition.

filmografia scelta / selected filmography

1971 Schuldner cm 1972 Grüsse aus Sarmatien cm, doc. 1973 Gustav J. cm

1974 Slatan Dudow mm 1975 Mädchen in Wittstock cm, doc. 1976 Das weite Feld: Wieder in Wittstock mm, doc. 1977 Hütes-Film cm 1978 Am Fluss cm; Wittstock III mm, doc. 1979 Tag für Tag cm, doc. 1980 Haus und Hof cm 1981 Leben und Weben (Wittstock IV) cm, doc. 1982 In Rheinsberg cm 1983 Alle Tiere sind schön da cm 1983-1985 Afghanistan 1362 Erinnerung an eine Reise 1985 An der Unstrut cm, doc. 1986 Die F 96 16mm 1987 Feuerland cm 19881989 Märkische Ziegel mm, doc. 1989 Arkona-Rhetra-Vineta doc., 16mm 1990 Märkischer Heide, Märkische Sand mm, doc. 1991 Märkische Gesellschaft mbH; In Karlshorst cm, video; In Grünberg cm, video 1991-1992 Neues in Wittstock doc. 1993 Die Wismut 1994-1995 Kalte Heimat doc. 1995-1996 Fremde Ufer doc. 1997 Wittstock, Wittstock doc. 1998 Die Gilge Super16mm 1999 Herr Zwilling und Frau Zuckermann doc. 2001 Kurische Nehrung doc. 2001-2002 Uckermark 2004 Dieses Jahr in Czernowitz doc.; Frankfurter Tor video 2005 Pommerland video; Schattenland video 2007 Söhne doc.; Premi / Awards: Nyon, Visions du Réel - Grand Prix

Joanna Kos-Krauze

Nata nel 1972, ha studiato Polacco, Letteratura e cultura ebraica presso l’Università di Varsavia. Dopo una significativa esperienza, maturata nell’ambito della televisione polacca, ha iniziato la sua collaborazione – ormai decennale – con il regista Krzysztof Krauze. Joanna Kos-Krauze è membro della European Film Academy.

Joanna Kos-Krauze was born in 1972. She studied both Polish Literature, Hebrew literature and culture at the Warsaw University and gained professional experience working for Polish Television. For ten years he has been collaborating with Krzysztof Krauze. She is a member of the European Film Academy.

filmografia scelta / selected filmography 2000 Wielkie rzeczy Serie TV / TV series (diretta con / directed with Krzysztof Krauze) 2004 Mój nikifor (diretto con / directed with Krzysztof Krauze); Premi / Awards: Karlovy Vary - Miglior Film, Miglior Regia, Miglior Attrice protagonista / Best Film, Best Director, Best Actress 2006 Plac Zbawiciela (diretto con / directed with Krzysztof Krauze); Premi / Awards: Gdynia, Festival del cinema Polacco - Grand Prix, Miglior attrice protagonista, Miglior attrice non protagonista, Miglior colonna sonora / Gdynia Polish Film Festival - Grand Prix, Best Actress, Best Music, Best Supporting Actress

marcin Koszałka

È nato nel 1970 a Cracovia, in Polonia. Direttore della fotografia, sceneggiatore e regista di documentari. Dal 1993 al 1995 ha studiato Sociologia presso l’Università Jagellonica della sua città e nel 2001 si è diplomato in Produzione e fotografia cinematografica e televisiva presso il dipartimento Radio e televisione “Krzysztof Kieślowski” dell’Università della Slesia (Katowice).

Marcin Koszałka was born in 1970 in Cracow, Poland. Director of photography, screenwriter and documentary film director. He studied Sociology at the Jagellonian University in Cracow from 1993 to 1995 and graduated in Film and Television Picture Production and Photography from the “Krzysztof Kieślowski” Radio and Television Department of the University of Silesia, Katowice (2001).

1999 Takiego pięknego syna urodziłam cm, doc., TV 2002 Imieniny doc. 2004 Jakoś to będzie doc. 2006 Cały dzień razem cm, doc.; Premi / Awards: Cracovia - Menzione speciale / Cracow - Special Mention; Śmierć z ludzką twarzą doc. 2007 Istnienie doc.; Premi / Awards: Cracovia - Premio del pubblico / Cracow - Audience Award

Krzysztof Krauze

È nato nel 1953 a Varsavia. Diplomatosi in Fotografia alla Scuola di cinema di Łodź nel 1978, ha lavorato come regista per gli studi Se-Ma-For, Irzykowski e TOR (diretto da Krzysztof Kieślowski e Krzysztof Zanussi). Ha realizzato il suo primo lungometraggio nel 1988, Nowy Jork – Czwarta rano. Da dieci anni collabora con Joanna Kos-Krauze; fra i loro lavori comuni di maggior successo il lungometraggio del 2004 Mój nikifor, con cui hanno vinto diversi premi, fra cui il Gran Premio al festival di Karlovy Vary. Il loro ultimo film, Plac Zbawiciela (2006), ha ottenuto il Grand Prix al Festival del cinema polacco di Gdynia. Dal 2001, Krauze è anche membro della European Film Academy. Krzysztof Krauze was born in 1953 in Warsaw. He graduated in cinematography from the Łodź Film School in 1978 and worked as a director in the Se-Ma-For Studio, then in the Irzykowski Studio and also with TOR (managed by Krzysztof Kieślowski and Krzysztof Zanussi). His feature debut was in 1988 Nowy Jork – Czwarta rano. For ten years he has been collaborating with Joanna Kos-Krauze. The movie that garnered them the most awards - among which - was Mój nikifor (2004). The couple’s most recent feature is Plac Zbawiciela (2006), that won the Grand Prix in Gdynia Polish Film Festival. He has been a member of the European Film Academy since 2001.

filmografia scelta / selected filmography

1976 Pierwsze kroki cm, doc. 1977 Symetrie cm 1978 Elementarz cm 1979 Deklinację cm; Dwa Listy cm 1981 Dzien Kobiet cm; Praktyczne wskazowki dla zbieraczy motyli cm 1984 Jest doc.; Robactwo doc. 1988 Nowy Jork – Czwarta rano 1993 Nauka na cale zycie doc. 1994 Kontrwywiad doc.; Nauka trzech narodow doc.; Ogrody Tadeusza Reichsteina doc.; Spadl, umarl, utonal doc.; 1996 Departament IV doc.; Gry uliczne; Premi / Awards: Gdynia, Festival del cinema Polacco - Premio Speciale della Giuria / Gdynia Polish Film FestivalSpecial Jury Award 1997 Stan zapalny doc. 1999 Dług; Premi / Awards: Gdynia, Festival del cinema Polacco - Leone d’oro / Gdynia Polish Film Festival - Golden Lion 2000 Wielkie rzeczy Serie TV / TV series (diretta con / directed with Joanna Kos-Krauze) 2004 Mój nikifor (diretto con / directed with Joanna Kos-Krauze); Premi / Awards: Karlovy Vary - Miglior Film, Miglior Regia, Miglior Attrice protagonista / Best Film, Best Director, Best Actress 2006 Plac Zbawiciela (diretto con / directed with Joanna Kos-Krauze); Premi / Awards: Gdynia, Festival del cinema Polacco - Grand Prix, Miglior attrice protagonista, Miglior attrice non protagonista, Miglior colonna sonora / Gdynia Polish Film Festival - Grand Prix, Best Actress, Best Music, Best Supporting Actress

dizionario dei registi / dictionary of directors

Vladimír (Vlado) Kubenko (1924-1993)

Nato a Veľká (Slovacchia), si è diplomato alla Scuola per architettura d’interni di Spišská Nová Ves. Dal 1953 ha lavorato come regista presso lo Štúdio Krátkých Filmov di Bratislava. Ha collaborato alla regia di alcuni lungometraggi (fra gli altri Varuj, Vlčie diery, e il primo film animato slovacco, Hurá na nich di Viktor Kubal), prima di dedicarsi alla regia documentaria.

Vlado Kubenko was born in Veľká (Slovakia), he graduated from the School of Interior Architecture in Spišská Nová Ves. Since 1953 he worked as film director at Štúdio Krátkých Filmov in Bratislava. He collaborated at some feature films (including Varuj, Vlčie diery and the first Slovak animated drawing film of Viktor Kubal, Hurá na nich), before dedicating himself to documentaries.

filmografia scelta / selected filmography 1954 P.O. Hviezdoslav doc. 1955 Angkor Vat; V službách divadla 1965 Stretnutie doc. 1967 Insitné umenie; Peklo 1968 Zasľúbená zem doc.; Žehra doc. 1969-1990 Tryzna doc. (diretto con / directed with Petr Mihálik, Dušan Trančík) 1971 Mimoriadne cvičenie 1974 Kalište 1981 Ján Hála doc.

Stanley Kubrick (1928-1999)

Nasce a New York da una famiglia ebrea americana originaria dell’Europa centro-orientale. A 17 anni è già fotografo della rivista «Look». Gli anni di apprendistato sboccano nel primo cortometraggio Day of the Fight (1951), di ambientazione sportiva, in cui si prefigura quel tema del doppio che ricorre ossessivamente in tutta l’opera di Kubrick, e già presente nel primo lungometraggio narrativo Fear and Desire (1953), finanziato con una colletta familiare. Incoraggiato dall’attenzione della critica, gira per le strade di New York Killer’s Kiss (Il bacio dell’assassino), cui farà seguito un altro film di gangster, il notevole The Killing (Rapina a mano armata), dalla struttura geometrica e uno stile visivo assolutamente fuori del comune. Il film segna la svolta per il regista, poco a suo agio nelle produzioni di medio livello e più versato invece a offrire il meglio del suo talento nel cinema ad alto budget, che d’ora in poi caratterizzerà il suo lavoro, pur essendo, allora, uno dei pochi registi statunitensi a costruirsi una carriera al di fuori delle major. Se in Paths of Glory (Orizzonti di gloria, 1958) Kubrick oppone fermamente ferocia (narrativa, tecnica, stilistica) alla ferocia insita nell’istituzione militare, in Spartacus, lavoro su commissione eseguito a regola d’arte, il regista introduce il tema dell’ambiguità, che si espliciterà compiutamente a partire da Lolita, fino a farsi una visione del mondo. L’incubo atomico diventa una farsa sarcastica demenziale ma rigorosa in Dr. Strangelove, or How I Learned to Stop Worrying and Love the Bomb (Il dottor Stranamore) ben servito dallo stesso Peter Seller già coprotagonista di Lolita. Seguono sei film distanziati a intervalli sempre più ampi, che compongono un panorama tematico-visivo affilato come un bisturi tra i più impressionanti della storia del cinema. 2001: A Space Odyssey (2001: Odissea nello spazio, 1968) mostra l’uomo del futuro (ma, a ben guardare, l’Uomo) smarrito nel mistero insondabile dell’universo. Propenso ad affidarsi a soggetti di origine letteraria, Kubrick attinge poi a Burgess per il crudele A Clockwork Orange (Arancia meccanica, 1971), apologo allucinato su di una società regredita a tal punto da legalizzare la violenza e l’arbitrio più brutali. Capolavoro indiscusso è il desolato e prezioso Barry Lyndon, dove vengono ricreate le condizioni percettive del ‘700. Assieme all’operatore Garrett Brown, Kubrick perfeziona la steadicam, una tecnica di ripresa poi utilizzata nei labirinti reali e mentali del claustrofobico The Shining (Shining, 1980), mentre su di un’altra follia, stavolta istituziona-

lizzata, fissa lo sguardo implacabile Full Metal Jacket inscenando un’umanità disumanizzata dagli orrori della guerra. Il geniale regista è colto all’improvviso dalla morte in Inghilterra (dove si era trasferito fin dai tempi di Lolita) dopo aver licenziato l’inquietante Eyes Wide Shut (1999), altro grande film sulla paura, ispirato a Doppio sogno di Schnitzler. (cb)

Stanley Kubrick was born in New York into a Jewish family of Central-Eastern European origins. At the age of 17, he was already a photographer for a magazine called «Look». The years of apprenticeship led to his first short film Day of the Fight (1951), in the sports environment, in we can already discern the double theme that appears obsessively throughout Kubrick's work, and is already clearly present in the first narrative feature film, Fear and Desire (1953), funded by a family whip-round. Encouraged by the attention of the critics, he filmed The Killer’s Kiss in the streets of New York, followed by another gangster film, the remarkable The Killing, with its geometric structure and a highly unusual visual style. This film marked the turning point for the director, who was little at ease in the production of medium-budget films and gave his best in high-budget films, which henceforth characterised his work, even though he was at the time one of the few American directors to build a career outside the major studios. While in Paths of Glory (1958), Kubrick firmly opposes ferocity (fiction, technical, stylistic) to the ferocity inherent in the military, Spartacus, a commissioned work realised with all his art, the director introduced the theme of ambiguity, which he developed fully from Lolita, and through which he created his own vision of the world. The atomic nightmare became a wild sarcastic but rigourous farce in Dr Strangelove (well served by Peter Sellers, who also starred in Lolita). This was followed by six films released at ever-longer intervals, comprising a thematic and visual panorama as sharp as a scalpel and one of the most impressive in the history of cinema. 2001: A Space Odyssey (1968) shows the man of the future (but, on closer inspection, Man himself) lost in the unfathomable mystery of the universe. Inclined towards literary subjects, Kubrick then drew on Burgess for his cruel A Clockwork Orange (1971), a hallucinatory apologue on a society declined to the point of legalising the most arbitrary and brutal violence. One of his finest and most undisputed masterpieces is desolate and precious Barry Lyndon, in which are recreated the perceptive conditions of the 18th century. With cameraman Garrett Brown, Kubrick perfected the steadicam, a shooting technique subsequently used in the shooting of the real and mental labyrinths of The Shining (1980). Kubrick focused on another folly – institutionalised, this time – in his implacable Full Metal Jacket, presenting a humanity rendered inhuman by the horrors of war. The brilliant director died suddenly in England (he had lived here since the filming of Lolita) after having released the disturbing Eyes Wide Shut (1999), another great film about fear, inspired by Schnitzler’s Dream Story.

1951 Day of the Fight cm, doc.; Flying Padre cm, doc. 1953 The Seafarers cm; Fear and Desire 1955 Killer’s Kiss (Il bacio dell’assassino) 1956 The Killing (Rapina a mano armata) 1958 Paths of Glory (Sentieri di gloria) 1960 Spartacus 1962 Lolita 1963 Dr. Strangelove, or How I Learned to Stop Worrying and Love the Bomb (Il Dottor Stranamore, ovvero come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba) 1968 2001: A Space Odyssey (2001: Odissea nello spazio)

1971 A Clockwork Orange (Arancia meccanica) 1975 Barry Lyndon 1980 The Shining (Shining) 1987 Full Metal Jacket 1999 Eyes Wide Shut

Daniel Lang È nato nel 1977 in Baviera. Dal 1986 al 1989 è vissuto in Australia. Tornato in Europa, ha terminato gli studi superiori in Germania e nel 2001 si è laureato presso l’Università di Reading, in Inghilterra. Nello stesso anno, si è iscritto alla Scuola di Cinema e Televisione “Konrad Wolf” di Potsdam-Babelsberg, in Germania, che tuttora frequenta. Nel 2005 ha ricevuto il Premio per il Miglior cortometraggio tedesco con Female/Male (2004).

Daniel Lang was born in 1977 in Bavaria, Germany. From 1986 to 1989 he lived in Australia, finished his high school in Germany, and graduated from the University of Reading, England, in 2001. Since 2001 he has been studying directing at the Film and Television School “Konrad Wolf” in Potsdam-Babelsberg in Germany. He received the German Short Film Prize in Gold 2005 for female/male (2004).

2000 Stigma cm, video; 2001 If I Speak About It Today cm, video; 2002 Describing Time cm, 16mm; 2003 Ich bin ein Traditionsmensch - Sepp Maier cm, 16mm; 2004 Female/Male cm; Gram - Wem klage ich meinen Schmerz? cm; 2006 Dog cm, video; 2007 Deutschland Deine Lieder cm

Alberto Lattuada (1914-2005)

Nasce nel 1914 a Milano. Personalità eclettica, nel 1932 fonda insieme ad Alberto Mondadori il quindicinale «Camminare…» a cui collabora come critico d'arte (nello stesso periodico Mario Monicelli si occupava di critica cinematografica). Negli anni che seguono collabora ad alcune produzioni cinematografiche come scenografo e consulente per il colore, organizza rassegne cinematografiche ed è fra i fondatori di quella che diventerà la Cineteca italiana di Milano. Dopo la laurea, conseguita nel 1938, comincia a collaborare in qualità di giornalista e critico cinematografico con diverse testate e si dedica con passione anche alla fotografia (nel 1941 raccoglie i suoi scatti migliori ne L’occhio quadrato). Dopo essere stato assistente di Mario Soldati (Piccolo mondo antico, 1941) e di Ferdinando Maria Poggioli (Sissignora,1941) esordisce come regista nel 1943 con Giacomo l’idealista a cui segue, nel 1945, La freccia nel fianco, tratti entrambi da opere letterarie. Nel 1946, Il bandito sancisce la sua adesione al Neorealismo, il cui spirito si ritrova anche nei successivi Senza pietà (1948) e Il Mulino del Po (1949), tratto da un romanzo di Bacchelli. Sempre nel ’49 debutta come regista lirico al Teatro dell'Opera di Roma con Didone ed Enea di Henry Purcell (esperienza che ripeterà nel ’70 aprendo la stagione del Maggio musicale fiorentino). Gli anni ‘50 si aprono con Luci del varietà (1950) diretto insieme a Federico Fellini che coincide con l’allontanamento dalle tematiche tipiche del Neorealismo. L’anno dopo, con Anna, realizza il suo più grande successo, grazie a protagonisti del livello di Silvana Mangano, Raf Vallone e Vittorio Gassman. L’allontanamento definitivo dallo stile neorealista arriva con Il cappotto (1952, tratto da Gogoľ), uno dei numerosi adattamenti degli amati autori russi. Negli anni ’60, continua la trasposizione su schermo di opere letterarie, fra cui L’imprevisto (1961), La steppa (1962), Mafioso (1962), Don Giovanni in Sicilia (1967), Fräulein Doktor (1969). Nei film degli anni ‘70 come Venga a prendere il caffè… da noi (1970), Sono stato io (1973), Le farò da padre (1974), Oh, Serafina! (1976), fino a La cicala, del 1980, e all’ultimo film per il grande schermo, Una spina nel cuore (1986), Lattuada unisce, da una parte, la leggerezza dei toni propri della commedia a una visione più amara della realtà sociale sottolineandone polemicamente i mali e continua, dall’altra, ad approfondire la tematica dell’erotismo (presente fin da La lupa, adattatamento da Verga del ’53). Dopo alcuni anni di inattività, nel 1985 realizza il kolossal televisi-

vo Cristoforo Colombo, cui seguono altri sceneggiati per la televisione. Nel 1994 fa una breve apparizione nel film Il toro, di Carlo Mazzacurati. Affetto da tempo dal morbo di Alzheimer, nel 2005 si spegne nella sua casa alla periferia di Roma.

Born in Milan in 1914. He was an eclectic figure and in 1932 he and Alberto Mondadori founded the fortnightly magazine «Camminare…», for which he contributed pieces of art criticism (Mario Monicelli was the film reviewer for the same magazine). Over the following years, he worked as a set designer and colour film consultant for various film productions, organized film festivals and was one of the founders of what was to become Cineteca Italiana, in Milan. After graduating in 1938, he began to work as a journalist and film critic for several different publications and also developed a keen interest in photography (in 1941 he collected his best photos in the book L’occhio quadrato). After working as assistant director to Mario Soldati (Piccolo mondo antico, 1941) and Ferdinando Maria Poggioli (Sissignora, 1941), Lattuada made his directorial debut in 1943 with Giacomo l’idealista, followed in 1945 by La freccia nel fianco, both based on novels. In 1946, Il bandito consolidated his interest in Neorealism and followed this up with Senza pietà (1948) and Il Mulino del Po (The Mill on the Po,1949), adapted from a novel by Bacchelli. In 1949 he also made his debut as an opera director at the Teatro dell’Opera in Rome, with Henry Purcell’s Dido and Aeneas (something he was to repeat in 1970, opening the Maggio Musicale Fiorentino season). In the early fifties he made Luci del varietà (1950), co-directed with Federico Fellini, in which he began to distance himself from the themes typical of Neorealism. The following year saw Lattuada achieve his greatest success with Anna, thanks to stars of the calibre of Silvana Mangano, Raf Vallone and Vittorio Gassman. He confirmed his move away from Neorealism with Il cappotto (1952, adapted from Gogol), one of many films based on works by his favourite Russian authors. In the sixties he continued to produce filmed adaptations of literary works, including L’imprevisto (1961), La steppa (1962), Mafioso (1962), Don Giovanni in Sicilia (1967) and Fräulein Doktor (1969). In his films dating from the seventies (Venga a prendere il caffè… da noi, 1970, Sono stato io, 1973, Le farò da padre, 1974, Oh, Serafina!, 1976, right up to La cicala, 1980, and his last film, Una spina nel cuore), Lattuada combined the lighthearted mood of comedy with a more bitter view of society, which put its shortcomings under the spotlight, while at the same time developing the erotic content of his work (already detectable in La lupa, a 1953 adaptation of a story by Verga). After a number of years on the sidelines, he returned to filmmaking in 1985 with the epic Cristoforo Colombo made for television, which was followed by dramatizations for television. In 1994, Lattuada made a brief appearance in Carlo Mazzacurati’s film Il toro. But he had long been suffering from Alzheimer’s Disease and he died in 2005 in his home in the outskirts of Rome.

filmografia scelta / selected filmography

1943 Giacomo l’idealista 1945 La freccia nel fianco; La nostra guerra 1946 Il bandito 1947 Il delitto di Giovanni Episcopo 1948 Senza pietà 1949 Il Mulino del Po 1950 Luci del varietà (diretto con / directed with Federico Fellini) 1951 Anna 1952 Il cappotto 1953 La lupa; Gli italiani si voltano (episodio di / segment of L’amore in città diretto con / directed with Michelangelo Antonioni, Federico Fellini, Carlo Lizzani, Francesco Maselli, Dino Risi, Cesare Zavattini) 1954 La spiaggia; Scuola elementare 1957 Guendalina 1958 La tempesta; Premi / Awards: David di Donatello per la Miglior Regia / David di Donatello Awards - Best Director 1960 I dolci inganni; Lettere di una novizia 1961 L’im-

previsto 1962 La steppa; Mafioso; Premi / Awards: San Sebastian Film Festival - Conchiglia d’Oro / Golden Seashell 1965 La mandragola 1967 Don Giovanni in Sicilia 1969 Fräulein Doktor 1970 Venga a prendere il caffè… da noi 1973 Sono stato io 1974 Le farò da padre 1976 Oh, Serafina!; Cuore di cane 1980 La cicala 1985 Cristoforo Colombo TV 1986 Una spina nel cuore

Anca miruna Lazarescu

È nata nel 1979 in Romania e si è trasferita in Germania con i genitori quando era bambina. È iscritta dal 2000 alla Hochschule für Film und Fernsehen di Monaco. Das Geheimnis von Deva ha vinto il premio come Miglior film tedesco emergente al Sehsüchte-International Student Film Festival di Potsdam-Babelsberg.

Anca Miruna Lazarescu was born in Romania in 1979 and moved to Germany with her parents when she was a young girl. Since 2000 she has been a student of Hochschule für Film und Fernsehen München. Das Geheimnis von Deva was awarded as Best Emerging German Film at Sehsüchte-International Student Film Festival in Potsdam-Babelsberg.

2001 Tinas Welt cm, doc., 16mm 2005 Bucuresti-Berlin cm; Salma in zwei Welten mm, doc. 2006 Das Geheimnis von Deva mm, doc., video

Jan Lenica (1928-2001)

Nato a Poznan nel 1928 da una famiglia di pittori e musicisti e morto a Berlino nel 2001, è stato uno dei più importanti esponenti della tradizione polacca nell’ambito della grafica, delle affiches e dell’animazione. Dopo aver studiato alla Scuola di Musica di Poznan, Lenica si iscrisse al Politecnico di Varsavia laureandosi in Architettura nel 1952. Terminata una breve collaborazione con il settimanale satirico «Szpilki», si dedicò alla realizzazione di poster e cartelloni per il teatro e per il cinema, diventando assistente alla cattedra di cartellonistica dell’Accademia di Belle Arti di Varsavia. Fin dall’inizio della sua carriera di illustratore sviluppò un tratto grafico estremamente personale che lo portò, nel 1955, a vincere il Premio di Stato per la litografia. Divenuto molto noto nell’ambito della cartellonistica, Lenica si dedicò a partire dal 1957 al cinema di animazione, iniziando un sodalizio con Walerian Borowczyk, che lo portò a realizzare alcuni cortometraggi sperimentali diventati dei veri e propri classici del genere (al punto che Roman Polanski in un’intervista indicò Lenica, che per lui aveva realizzato i cartelloni di Cul De Sac e Repulsion, come uno dei più importanti registi polacchi, assieme a Wayda). Il sodalizio con Borowycz portò a film come Był sobie raz… (1957); Nagrodzone uczucie (1957); Strip-Tease (1957), Sztandar młodych (1957), Dom (1958). Proprio con quest’ultimo, nel 1958 i due vinsero una memorabile edizione del festival di Bruxelles diventando immediatamente figure di spicco nell’ambito dell’animazione e del cinema d’avanguardia europeo. All’inizio degli anni Sessanta Lenica e Borowczyk presero strade diverse, e l’illustratore polacco continuò a realizzare cortometraggi di animazione. Si stabilì in Francia, dove sarebbe rimasto fino al 1986. Nel 1960 diresse Nowy Janko muzykant, cui sarebbero seguiti nel 1962 Labirynt (Labyrinth), nel 1964 Die Nashörner, La Femme-Fleur (1965) e Weg zum Nachbarn (1966). Nel 1966 iniziò a lavorare a quello che sarebbe stato il suo primo lungometraggio di animazione, Adam 2. La lavorazione del film durò quasi due anni e mezzo e, al momento della sua uscita, nel 1969, il film venne salutato come uno dei suoi capolavori. Seguirono poi Fantorro, le dernier justicier (1972), Landscape (realizzato nel 1974 negli Stati Uniti, nel periodo in cui insegnò a Harvard presso il Carpenter Center of Visual Art), Ubu Roi (1976, per la televisione) e Ubu et la

Grande Gidouille (suo secondo lungometraggio del 1979). Gli anni ‘70 videro un suo progressivo allontanamento dal cinema, per avvicinarsi con sempre maggiore energia all’insegnamento di scenografia e costumistica teatrale. La sua attività di illustratore venne consacrata con una grande retrospettiva realizzata nel 1980 al Centre Pompidou. Dopo aver già iniziato a insegnare, a partire dal 1979, nel Dipartimento di animazione dell’Università di Kassel, nel 1986 si trasferì definitivamente in Germania, a Berlino, dove continuò la sua attività come docente di grafica e cartellonistica alla Hochschule der Künste. Poco prima della morte, nel 2001, Lenica ritornò alla regia con il mediometraggio Wyspa R.O.

Jan Lenica was born to a family of painters and musicians in 1928 and died in Berlin in 2001. He was one of the leading figures in Polish graphic and poster art and film animation of his time. After studying at the Poznan Music School, Lenica attended the Warsaw Polytechnic, graduating in Architecture in 1952. He had a brief spell on the satirical weekly «Szpilki» and moved on to designing posters and bills for the theatre and cinema, rising to assistant to the Chair of poster art at the Warsaw Academy of Fine Arts. From the start of his career as an illustrator he developed a highly personal graphic style, which earned him the State Lithography Prize in 1955. Having become highly acclaimed as a poster artist, Lenica turned to animated film in 1957, beginning the long association with Walerian Borowczyk which led to him making a number of experimental short films, many of which became real classics of the genre (to the extent that in an interview Roman Polanski singled out Lenica, who had designed the posters for Cul De Sac and Repulsion for him, as one of the most important Polish directors, along with Wajda). His partnership with Borowczyk produced films such as Był sobie raz… (1957); Nagrodzone uczucie (1957); Strep-Tease (1957), Sztandar młodych (1957) Dom (1958). In 1958 the pair won a memorable edition of the Brussels Film Festival, instantly becoming leading figures in the European animated and avant-garde cinema. In the early sixties Lenica and Borowczyk went their separate ways and the Polish illustrator continued making animated shorts on his own. He moved to France, where he stayed until 1986. In 1960 he made Nowy Janko muzykant, which was followed by Labirynt (Labyrinth) in 1963, Die Nashörner (1964), La Femme-Fleur (1965) and Weg zum Nachbarn (1966). In 1966 he began work on what was to be his first animated feature film, Adam 2. Shooting on the film lasted almost two and a half years and when it was released, in 1969, it was regarded as one of Lenica’s masterpieces. It was followed by Fantorro, le dernier justicier (1972), Landscape (made in the United States in 1974, during the time he was teaching at Carpenter Center of Visual Art in Harvard), Ubu Roi (1976 for television) and Ubu et la Grande Gidouille (his second feature film, 1979). Jan Lenica gradually drifted away from the cinema in the seventies as he concentrated his energies increasingly on teaching set and costume designing for the theatre. His work as an illustrator was recognized with a great retrospective held at the Centre Pompidou in 1980. Meanwhile, he had been teaching in the Department of Animation of Kassel University since 1979 and in 1986 he moved to Germany for good, choosing to live in Berlin, where he continued to teach graphic and poster art at the Hochschule der Künste. Just before his death in 2001, Jan Lenica made a final foray into the cinema, directing Wyspa R.O

1957 Był sobie raz… cm (diretto con / directed with Walerian Borowczyk); Nagrodzone uczucie cm (diretto con / directed with Walerian Borowczyk); Strip-tease cm (diretto con / directed with Walerian Borowczyk); Dni oświaty cm (diretto con / directed with Walerian Borowczyk); Sztandar Młodych cm

(diretto con / directed with Walerian Borowczyk) 1958 Dom cm (diretto con / directed with Walerian Borowczyk); Premi / Awards: Bruxelles, Festival del Cinema Sperimentale - Gran premio / Brussels, International Competition of Experimental Film - Grand Prix 1959 Monsieur Tête cm 1960 Nowy Janko muzykant cm 1961 Italia ’61 cm 1962 Labirynt (Labyrinth) cm 1964 Die Nashörner cm; A cm 1965 La Femme-Fleur cm; Ein Traum cm 1966 Weg zum Nachbarn cm 1968 Stilleben cm 1969 Adam 2 1972 Fantorro, le dernier justicier cm 1974 Landscape cm 1976 Ubu Roi mm, film TV 1979 Ubu et la Grande Gidouille 2001 Wyspa R.O. mm

Gianni Lepre

È nato nel 1947 a Trieste. Dopo aver viaggiato per tutta l’Europa, frequentando il Centro di Ricerca Teatrale di Peter Brook a Parigi e altri gruppi alternativi teatrali in Germania, nel 1972 si stabilisce in Scandinavia, dove fonda il “Thespy Teater”, con il quale mette in scena 42 lavori teatrali che spaziano dai classici alle rappresentazioni di strada, in prigioni e in ospedali psichiatrici. Scrive e realizza cinque opere teatrali: Cassandra 2010, I segreti di Arlecchino, Ragnatela, Samson, Everesto. Scrive e realizza, con i fondi per il cinema scandinavo, due lungometraggi: Henrys Bakvaerelse (t.l. Il retrobottega di Enrico, 1982) e Øye for Øye (t.l. Occhio per occhio, 1985). L’anno dopo, scrive e dirige un film televisivo in tre puntate, Il seduttore filantropo, liberamente tratto da La novella del buon vecchio e della bella fanciulla di Svevo. Nel 1987 rientra definitivamente in Italia dove inizia un'intensa collaborazione con la RAI, realizzando moltissime fiction e trasmissioni televisive, fra cui Il cespuglio delle bacche velenose (1988), nove episodi della serie Eurocops; L'ispettore Corso, Telefono Giallo, Chi l'ha visto?, Parte Civile, Confini; la prima serie di Incantesimo, Vento di ponente, Sospetti 2, Amanti e Segreti (I e II serie), Il segreto di Arianna.

Gianni Lepre was born in 1947 in Trieste. After travelling throughout Europe, frequenting the Peter Brook’s Centre for Theatre Research in Paris and other alternative theatre groups in Germany, in 1972, he moved to Scandinavia, where he founded the “Thespy Teater”, with which he staged 42 works, ranging from the classics to streat performances in prisons and psychiatric hospitals. He has written and realised five theatrical works: Cassandra 2010, I segreti di Arlecchino, Ragnatela, Samson, Everesto. With the funds for Scanindavian cinema, he wrote and produced two feature films, Henrys Bakvaerelse (1982) and Øye for Øye (1985). In 1986, he wrote and directed a television film in three episodes, Il seduttore filantropo, freely based on the short story by Svevo, La novella del buon vecchio e della bella fanciulla. In 1987, he returned to Italy and began working intensively with the RAI, producing many fictions films and television broadcasts, including Il cespuglio delle bacche velenose (1988), nine episodes of the Eurocops series, L'ispettore Corso, Telefono Giallo, Chi l'ha visto?, Parte Civile, Confini, the first series of Incantesimo, Vento di ponente, Sospetti 2, Amanti e Segreti (1st and 2nd series), Il segreto di Arianna.

filmografia scelta / selected filmography

1978 Everesto TV 1982 Henrys Bakvaerelse 1984 Ritorno a Trieste cm, TV 1985 Øye for Øye; La porta dell’ultimo piano TV 1986 Il seduttore filantropo TV

Aleksandr malinin

Nato nel 1980 a Novosibirsk (Russia), si è laureato nel 2006 in cinema e televisione presso l’Istituto d’Arte Moderna.

Born in 1980 in Novosibirsk (Russia), he graduated from Modern Art Institute in 2006, cinema and television faculty.

2005 A s deťmi - Šestero doc., video 2006 Vydoch cm, doc., video 2007 Bes mm, doc., video

mario mattoli (1898-1980)

Nacque a Tolentino nel 1898. Dopo la laurea in Legge, nel 1927 fonda assieme a Luigi Ramo la “Spettacoli Za-Bum” che dopo grandissimi successi ottenuti con De Sica, Melnati, Roveri si impegna anche nella produzione di film. Debutta alla regia nel 1934 con Tempo massimo. Pur avendo una predilezione per la commedia brillante, sono i generi più popolari quelli in cui raccoglie i maggiori successi. Nel comico, dopo aver diretto Macario in un paio di film, è con Totò che sviluppa il sodalizio artistico più importante: fra i titoli Totò al giro d’Italia (1948), Fifa e arena (1948), Totòtarzan (1950), Totò sceicco (1950), Miseria e nobiltà (1954), Signori si nasce (1960). Un’altra importante fase della carriera di Mattoli riguarda la serie “I film che parlano al vostro cuore” melodrammi ispirati allo stile del cinema di Carné e di Duvivier: Luce nelle tenebre (1941), Catene invisibili (1942), Stasera niente di nuovo (1942), Labbra serrate (1943) i primi tre interpretati da Alida Valli. Grazie alla sua grande professionalità, che gli consente rapidissimi tempi di realizzazione, e al suo eclettismo, Mattoli si esercita nei generi più diversi: nella sua filmografia si trovano film di guerra (I tre aquilotti del 1942, con un giovanissimo Alberto Sordi), film operistici che sfruttano la celebrità del tenore Ferruccio Tagliavini, film-rivista che ripropongono successi e interpreti del teatro leggero (fra gli altri Renato Rascel e Walter Chiari). E non manca neppure la fantascienza (1000 chilometri al minuto,1940) e il melodramma aggiornato al neorealismo (Assunta Spina del 1947 con Anna Magnani). Muore a Roma nel 1980.

Mario Mattoli was born in Tolentino in 1898. After taking a degree in Law, together with Luigi Ramo he founded the company “Spettacoli Za-Bum” in 1927 which, after some great successes with De Sica, Melnati and Roveri, turned its attention to producing films. The first film he directed was in 1934: Tempo massimo. Although with a partiality for brilliant comedy, it was with the more popular genres that he gained the greatest success. In comedy, after having directed Macario in a pair of films, it was with Totò that he developed his most important collaboration: among the films made together are Totò al giro d’Italia (1948), Fifa e arena (1948), Totòtarzan (1950), Totò sceicco (1950), Miseria e nobiltà (1954), Signori si nasce (1960). Another important phase in the career of Mattoli concerns the series of “Films that touch the heart”, or melodramas inspired by the style of cinema of Carné and Duvivier: Luce nelle tenebre (1941), Catene invisibili (1942), Stasera niente di nuovo (1942), Labbra serrate (1943), the first three of which starred Alida Valli. Thanks to his great professionalism, which enabled him to finish a film quickly, and to his eclecticism, Mattoli worked with the most varied of genres: his filmography includes war films (I tre aquilotti in 1942, with a very young Alberto Sordi), opera films making use of the fame of the tenor, Ferruccio Tagliavini, review films reproducing the successes and actors of light theatre (including Renato Rascel and Walter Chiari). He even worked with sciencefiction (1000 chilometri al minuto,1940) and melodrama mixed with neorealism (Assunta Spina in 1947, with Anna Magnani). He died in Rome in 1980.

filmografia essenziale / essential filmography 1934 Tempo massimo 1936 Sette giorni all'altro mondo 1937 Gli ultimi giorni di Pompeo 1938 La dama bianca 1939 Imputato alzatevi! 1940 Mille chilo-

metri al minuto; Abbandono 1941 Luce nelle tenebre; Ore 9 lezione di chimica; Voglio vivere così 1942 Catene invisibili; I tre aquilotti; Stasera niente di nuovo 1943 Labbra serrate 1944 Ho tanta voglia di cantare; La vispa Teresa 1945 La vita ricomincia 1947 Assunta Spina; Il fiacre n. 13; I due orfanelli 1948 Totò al giro d'Italia; Fifa e arena; 1949 Il vedovo allegro; Signorinella; I pompieri di Viggiù 1950 Totò Tarzan; Totò sceicco 1951 Totò terzo uomo 1952 Il padrone del vapore; Cinque poveri in automobile 1953 Un turco napoletano 1954 Totò cerca pace; Il medico dei pazzi; Miseria e nobiltà 1956 I giorni più belli 1957 Peppino, le modelle e… chellallà 1958 Tipi da spiaggia; Totò, Peppino e le fanatiche 1960 Signori si nasce; Appuntamento a Ischia; Totò, Fabrizi e i giovani d'oggi 1961 Maciste contro Ercole nella valle dei guai; Cinque marines per cento ragazze 1966 Per qualche dollaro in meno

Jiří menzel

Nasce a Praga nel 1938. Si diploma in regia nel 1962 alla FAMU con il corto Umřel nám pan Foerster. Subito dopo, inizia a lavorare al Krátký Film di Praga come assistente alla regia. Il suo esordio è nel film a episodi Perličky na dně, che rappresenta anche il suo primo incontro con uno scrittore che segnerà profondamente la sua carriera, Bohumil Hrabal. Nel 1966 vince l’Oscar per il Miglior film in lingua straniera con il primo lungometraggio, Ostře sledované vlaky (Treni strettamente sorvegliati), adattamento di un romanzo di Hrabal. Nel 1969 realizza Skřivánci na niti (Allodole sul filo; il film uscirà solo nel 1990, facendogli vincere l’Orso d’oro a Berlino), altro adattamento da Hrabal, che viene bandito dal regime. Menzel comincia allora a dedicarsi al teatro, lavorando soprattutto all’estero (Germania e Svizzera) dove cura la regia di alcune commedie e a collaborare con la televisione svedese. A metà degli anni ’70 torna alla regia cinematografica. Nel corso degli anni ’90, collabora con diversi teatri di Praga e con i teatri di tutta Europa. Il suo ultimo film, Obsluhoval jsem anglického krále (Ho servito il Re d’Inghilterra) ha vinto il premio FIPRESCI a Berlino lo scorso anno. Di Menzel il Trieste Film Festival ha ripresentato tutti i lavori tratti da Hrabal nel 2006, nell’ambito della rassegna “Bohumil Hrabal. Il cinema sul fondo”.

Jiří Menzel was born in Prague in 1938 and received his diploma in film directing from FAMU in 1962, with his short film Umřel nám pan Foerster. Immediately after, he began to work for Krátký Film in Prague as assistant director. He directed his first work on his own with the omnibus Perličky na dně, first ‘meeting’ with Hrabal’s work, which will be so important for his career. In 1966 he made his debut as a feature film director the Oscar-winning Hrabal adaptation Ostře sledované vlaky (Closely Watched Trains). In 1969 he made Skřivánci na niti (Skylarks on a String; the film, released in 1990, won the Golden Bear in Berlin) another Hrabal adaptation: the film was banned and Menzel moved into theatre, most of all abroad (particularly in Germany and Switzerland) and collaborated with Swedish television. He returned to filmmaking in the mid-1970s. He spent the 1990s working as a theatre director at venues in Prague and all over Europe. His last film, Obsluhoval jsem anglického krále (I served the King of England) was screened in Berlin where won the FIPRESCI Prize. The Trieste Film Festival presented all his previous Hrabal adaptations in 2006, on the occasion of “Bohumil Hrabal. The Cinema at the Bottom” homage.

1960 Domy z panelů cm 1962 Umřel nám pan Foerster cm 1965 Smrt pana Baltazara (episodio del film / episode from the film Perličky na dně diretto con / directed with Věra Chytilová; Jaromil Jireš, Jan Němec, Evald Schorm) 1966 Ostře sledované vlaky (Treni strettamente sorvegliati / Closely Watched

Trains); Premi / Awards: Oscar come Miglior film in lingua straniera / Academy Award for Best Foreign Language Film 1967 Rozmarné léto 1968 Zločin v šantánu 1969-90 Skřivánci na niti (Allodole sul filo / Skylarks on a String) uscito nel / released in 1990; Premi / Awards: Berlino - Orso d’oro / Berlin - Golden Bear 1974 Kdo hledá zlaté dno promeny krajiny cm 1976 Na samotě u lesa 1978 Báječní muži s klikou (I magnifici uomini con la manovella) 1980 Postřižiny (Ritagli / Cutting It Short) 1982 Krasosmutnení film TV 1983 Slavnosti sněženek 1985 Vesničko má středisková 1989 Konec starých časů 1991 Žebrácká opera 1994 Život a neobyčejná dobrodružství vojáka Ivana Čonkina (La vita e le straordinarie avventure del soldato semplice Ivan Čonkin / The life and Extraordinary Adventures of Private Ivan Chonkin) 2002 Chvilka (episodio di / an episode of Ten Minutes Older: The Cello diretto con / directed with Bernardo Bertolucci, Claire Denis, Mike Figgis, Jean-Luc Godard, Michael Redford, Volker Schlöndorff, István Szabó) 2006 Obsluhoval jsem anglického krále; Premi / Awards: Berlino - Premio FIPRESCI / Berlin - FIPRESCI Prize

Peter mihálik (1945-1987)

Teorico, critico, storico del cinema e giornalista. Ha lavorato a Bratislava, allo Štúdio Krátkých Filmov, presso l’Istituto slovacco di cinema e, dal 1974, ha insegnato all’Accademia di Musica e Arte (Vysoká Skola Múzických Umení, VŠMU). È stato co-autore della Malá encyklopédia filmu (Piccola enciclopedia del film) e della Encyclopedia Slovakia (Enciclopedia Slovacca) e ha scritto l’Encyklopédia dramatických umení (Enciclopedia dell’Arte Drammatica), oltre ai due volumi di Antropologia della teoria cinematografica. Autore di numerosi articoli, ha svolto molte attività nell’ambito della teoria e della pratica cinematografica.

Peter Mihálik was a Slovak film theoretic, critic, historian and journalist. He worked at Štúdio Krátkých Filmov in Bratislava, then in Slovak Film Institute and from 1974, as a teacher, at Vysoká Skola Múzických Umení (VŠMU) in Bratislava. He was the co-author of Malá encyklopédia filmu (Little Encyclopedia of Film) and Encyclopedia Slovakia, and author of l’Encyklopédia dramatických umení (Encyclopedia of Dramatic Art) and Antropology of film theory I. II. He has written many articles and has done many other activities on the field of film theory and practice.

filmografia scelta / selected filmography 1969-1990 Tryzna doc. (diretto con / directed with Vlado Kubenko, Dušan Trančík)

Dimitar mitovski

Nato nel 1964 a Plovdiv, in Bulgaria, si è diplomato in teatro presso l’Accademia Nazionale di Teatro e Cinema “Krastyu Sarafov” di Sofia. Regista e produttore attivo soprattutto nella pubblicità e nelle videoclip musicali, è anche partner e membro fondatore della SIA, una delle più importanti società di produzione bulgare. Attualmente, sta lavorando al suo primo lungometraggio.

Dimitar Mitovski was born in 1964 in Plovdiv, Bulgaria. He graduated in stage production at the National Academy for Theatre and Film “Krastyu Sarafov” (Sofia). Director and producer (most of all in commercials and musical videoclips), Mitovski is partner and founding member of SIA, one of the most important Bulgarian production companies. Currently, Mitovski is working on his first feature film.

1991 Breakfast on the Pier cm, doc. 1997 Mystery and Magic mm, doc. 1998 FSB After 20 Years doc. 2003 It’s life videoclip (diretto con / directed with Kamen Kalev) 2005 Get The Rabbit Back cm (diretto con / directed with Kamen Kalev); Never Srop videoclip (diretto con / directed with Kamen Kalev) 2007 Loshiat zaek cm (diretto con / directed with Kamen Kalev)

Bohuslav musil

biografia non disponibile / biography not available

1968 Československé jaro 1968 (diretto con / directed with Ivan Soeldner)

László Nemes

È nato nel 1977 a Budapest ed è cresciuto a Parigi. Dopo aver studiato Storia, Relazioni internazionali e Sceneggiatura, ha cominciato a lavorare come aiuto regista di cortometraggi e lungometraggi, sia in Francia che in Ungheria. Per due anni, è stato l’assistente di Béla Tarr. Dopo alcuni corti in 16mm e in video, ha realizzato il suo primo cortometraggio in 35mm, Türelem, dopodiché si è trasferito a New York per studiare regia. Türelem è stato presentato alla Settimana del cinema ungherese di Budapest, dove ha vinto il premio come Miglior cortometraggio, ed era in concorso a Venezia, nella sezione “Corto cortissimo”.

László Nemes Jeles was born in 1977 in Budapest, Hungary, and grew up in Paris. After studying History, International Relations and Screenwriting, he started working as an assistant director in France and Hungary on short and feature films. For two years, he worked as Béla Tarr’s assistant. He directed some 16mm and video short films. After realizing his first 35-mm short film, Türelem, he moved to New York to study film directing. Türelem was premiered in Budapest, at Hungarian Film Week, where it won the prize for the Best Short Film and selected in competition in Venice, in the “Corto Cortissimo” section.

1999 Arrivals cm, 16mm 2006 The Matter With Baby Shoes cm, video; An Encounter on Red Rock Hill cm, 16mm 2007 Türelem cm; Premi / Awards: Budapest, Settimana del Cinema Ungherese - Miglior cortometraggio / Budapest, Hungarian Film Week - Best Short Film

Cristian Nemescu (1979–2006)

Nato a Bucarest nel 1979, si è diplomato nel 2003 presso l’UNATC “I.L. Caragiale” della sua città. Durante l’ultimo anno di scuola ha girato, Poveste la scara C, presentato con successo in diversi festival internazionali e in lizza agli European Academy Awards come Miglior cortometraggio dell’anno. Nel 2006 ha girato Marilena de la P 7, mediometraggio presentato a Cannes nella Settimana Internazionale della critica. Nell’agosto dello stesso anno è morto, insieme al suo amico e tecnico del suono Andrei Toncu, in un incidente stradale a Bucarest. Aveva appena finito di girare il suo primo lungometraggio, California Dreamin’, all’epoca in fase di post-produzione. Il film è stato poi presentato a Cannes, dove ha vinto nella sezione “Un certain Regard”. Di Cristian Nemescu, il Trieste Film Festival lo scorso anno ha presentato i cortometraggi Mihai şi Cristina e Poveste la Scara C nell’ambito di un omaggio alla scuola di cinema UNATC “I.L. Caragiale” di Bucarest.

Cristian Nemescu was born in Bucharest in 1979 and graduated from the UNATC “I.L. Caragiale” in 2003. During his final year in the academy he made a short film, Poveste la scara C, that was screened in various film festivals,

receiving several awards and got a nomination for "best short film" for the European Film Academy's Awards in 2004. In 2006 he realized Marilena de la P 7, a 45-minute feature film presented in Cannes at International Critics’ Week. Nemescu, along his friend and sound engineer Andrei Toncu, died in August 2006 in a car crash in Bucharest. At that time he just finished shooting his first feature film, California Dreamin’. The film was in post-production. California Dreamin’ was then presented at Cannes Film Festival, where was awarded as Best Film in the “Un Certain Regard” section. Cristian Nemescu’s short films Mihai şi Cristina and Poveste la Scara C, were screened at the latest Trieste Film Festival within a homage dedicated to UNATC “I.L. Caragiale” film school in Bucarest.

2000 La bloc oamenii mor după muzică cm 2001 Kitschitoarele 2FM cm, doc.; Mihai şi Cristina cm 2002 Mecano cm 2003 Poveste la Scara C cm 2006 Marilena de la P 7 mm 2007 California Dreamin’ (Nesfarsit); Premi / Awards: Cannes - Miglior film nella sezione “Un Certain Regard” / Best Film in the “Un Certain Regard” section

milan Nikodijević

Nato nel 1956 a Kragujevac, in Serbia, si è laureato in Produzione cinematografica e televisiva presso la facoltà d’Arte drammatica di Belgrado. Giornalista e critico cinematografico, a partire dal 1978 ha collaborato con diversi quotidiani, periodici, televisioni e radio della ex-Jugoslavia. Premiato per la sua lunga carriera in radio, è stato direttore, redattore e responsabile di Radio Vrnjacka Banja. Autore dei libri Zabranjeni bez zabrane (1995), Scenarija pisana levom ili desnom rukom (2000) e Slike duše (2001), Nikodijević è il direttore del Festival della Sceneggiatura di Vrnjacka Banja.

Milan Nikodijević was born in Kragujevac (Serbia) in 1956. Graduated in Film and TV production from the Faculty of Dramatic Arts in Belgrade. As a journalist and film critic, since 1978 he has been working for several dailies, periodicals, TV and radio stations in ex-Yugoslavia. Awarded for his achievements on the radio, he was for a long period of time director, editor and chief of Radio Vrnjacka Banja. He wrote the books Zabranjeni bez zabrane (1995), Scenarija pisana levom ili desnom rukom (2000), Slike duše (2001). Nikodijević is the director of Film screenplay festival in Vrnjacka Banja.

2007 Zabranjeni bez zabrane mm, doc., video (diretto con / directed with Dinko Tucaković)

matteo oleotto

È nato a Gorizia nel 1977. Nel 2001 si è diplomato in recitazione presso la Civica Accademia d’Arte Drammatica “Nico Pepe” di Udine. Nel 2005 ha terminato i suoi studi presso il Centro Sperimentale di Cinematografia - Scuola Nazionale di cinema di Roma, dove si è diplomato in regia. Di Matteo Oleotto, Trieste Film Festival ha già presentato i cortometraggi Passeranno anche stanotte, Stanza 21, e lo scorso anno A doppio filo

Matteo Oleotto was born in Gorizia in 1977. In 2001 earned a diploma in recital from the Civica Accademia d’Arte Drammatica “Nico Pepe” in Udine and a diploma in film directing in 2005 from the Centro Sperimentale di Cinematografia - Scuola Nazionale di Cinema in Rome. The Trieste Film Festival already presented his shorts Passeranno anche stanotte, Stanza 21 and last year A doppio filo.

1997 Vite invisibili doc. video 1998 Domani si comincia cm 1999 Campi neutrali cm, video 2001 Fantasie disperse cm, video; La luna ci guarda cm 2002 Il popolo delle fate e Beleno cm; Passeranno anche stanotte cm 2004 Stanza 21 cm; Gabbiani – Studio su “Il gabbiano” di Anton Čechov (film collettivo curato da / a collective work curated by Francesca Archibugi) 2005 Can Can cm 2006 A doppio filo cm; Casinò Paradajz cm video 2007 Undercolander cm, video

Ermanno olmi

Nasce a Treviglio, Bergamo, nel 1931. Di origini contadine, si trasferisce giovanissimo a Milano dove si iscrive all'Accademia di Arte Drammatica per seguirne i corsi di recitazione; nello stesso periodo, trova un lavoro presso la EdisonVolta. Lì, dove gli viene affidata l’organizzazione del servizio cinematografico, dirige - tra il 1953 ed il 1961 - una trentina di documentari, tra i quali La diga sul ghiacciaio (1953), Tre fili fino a Milano (1958), Un metro è lungo cinque (1961). Nel frattempo, debutta nel lungometraggio con Il tempo si è fermato (1959), una storia imperniata sull'amicizia fra uno studente e un guardiano di diga, nell'isolamento e nella solitudine tipici della montagna; sono i temi che si ritroveranno anche nella maturità, una cifra stilistica che privilegia uno sguardo sulla quotidianità e sulle piccole cose. Due anni più tardi gira Il posto, che viene presentato al festival di Venezia riscuotendo il successo della critica. Seguono I fidanzati (1963) e …E venne un uomo (1965), biografia di Giovanni XXIII. Nel 1978 il regista realizza uno dei suoi film più famosi, L’albero degli zoccoli, Palma d’oro al Festival di Cannes. Nel 1983 gira Camminacammina, dopodiché una grave malattia lo tiene a lungo lontano dagli schermi. Torna a girare nel 1987. Il film è Lunga vita alla signora!, premiato a Venezia con il Leone d’argento. Il successo viene ripetuto l’anno dopo, sempre a Venezia (dove questa volta vince il Leone d’Oro) con La leggenda del santo bevitore, adattamento - firmato da Tullio Kezich e dal regista medesimo – dell’omonimo racconto di Joseph Roth. Dopo il documentario Lungo il fiume (1992), gira Il segreto del bosco vecchio (1993), ispirato a Il taglio del bosco di Buzzati. Nel 2001 viene presentato a Cannes Il mestiere delle armi, che ha un grande successo internazionale. Seguono Cantando dietro i paraventi (2003), anch’esso acclamato dalla critica; Tickets (2005, realizzato con Kiarostami e Loach) e il recente Centochiodi (2007), presentato a Cannes.

Born to a family of country folk in Treviglio (Bergamo) in 1931, Ermanno Olmi moved to Milan when he was very young to follow acting courses at Dramatic Art Academy. In the same period, he started working at EdisonVolta: he organised the company's cinematographic service, directing - between 1953 and 1961 - about thirty documentaries, including La diga sul ghiacciaio (1953), Tre fili fino a Milano (1958), Un metro è lungo cinque (1961). In the meantime he made his debut in full-length feature films with Il tempo si è fermato (1959), which narrates the friendship between a student and the watchman of a dam, in the isolation and solitude of the high mountains and introduces his personal style and subject matter, an attention to everyday aspects, to the small things in life. Two years later his film Il posto, was favourably received by the critics and successfully screened at Venice Film Festival. After I fidanzati (1963), …E venne un uomo (1965, a biography of Pope John XXIII), and other titles, the director found the inspiration of his best days in L’albero degli zoccoli (1978), winner of the Golden Palm at the Cannes Film Festival. After Walking, Walking (1983), came a serious illness which kept him away from the screen, for a long time. He returned in 1987 with Lunga vita alla signora!, which was awarded the Silver Lion in Venice; he

was to receive the Gold Lion the following year with La leggenda del santo bevitore, an adaptation - by Tullio Kezich and the director himself - of a short story by Joseph Roth (The Legend of the Holy Drinker). After the documentary Lungo il fiume (1992), he directed Il segreto del bosco vecchio (1993), clumsily drawn from Buzzati's novel Il taglio del bosco. In 2001, he presented in Cannes The Profession of Arms, an international success. In 2003 he realized Singing Behind Screens (also acclaimed by critics), in 2005 Tickets (with Kiarostami and Loach) and the last year Centochiodi which was screened at Cannes Film Festival.

filmografia scelta / selected filmography 1953 La diga sul ghiacciaio cm, doc. 1958 Tre fili fino a Milano cm, doc. 1959 Il tempo si è fermato 1961 Un metro è lungo cinque cm, doc.; Il posto; Premi / Awards: Venezia, Mostra del Cinema - Premio O.C.I.C. / Venice Film Festival - O.C.I.C. Prize 1963 I fidanzati 1965 …E venne un uomo 1968 Un certo giorno TV 1969 I recuperanti TV 1971 Durante l'estate TV 1973 La circostanza TV 1978 L'albero degli zoccoli; Premi / Awards: Cannes - Palma d’Oro / Golden Palm 1983 Camminacammina (Walking, Walking) 1987 Lunga vita alla signora!; Premi / Awards: Venezia, Mostra del Cinema - Leone d’Argento, Premio FIPRESCI / Venice Film Festival - Silver Lion, FIPRESCI Prize 1988 La leggenda del santo bevitore; Premi / Awards: Venezia, Mostra del Cinema - Leone d’Oro / Venice Film Festival - Golden Lion; David di Donatello per la Miglior Regia e il Miglior Montaggio / David di Donatello Awards - Best Director, Best Editing 1992 Lungo il fiume doc. 1993 Il segreto del bosco vecchio 1994 Genesi: la creazione e il diluvio TV 1999 Il denaro non esiste 2001 Il mestiere delle armi (The Profession of Arms); Premi / Awards: David di Donatello per la Miglior Regia, Miglior Sceneggiatura, Miglior Produzione e come Miglior Film / David di Donatello Awards: Best Film - Best Director - Best Screenplay - Best Production 2003 Cantando dietro i paraventi (Singing Behind Screens) 2005 Tickets (diretto con / directed with Abbas Kiarostami, Ken Loach) 2007 Centochiodi

max ophuls (1902-1955)

Originario di Saarbrücken (Renania) malgrado la leggenda lo dipinga viennese, Max Oppenheimer adotta giovanissimo lo pseudonimo di Max Ophuls a causa del veto paterno, un industriale ebreo di idee tradizionaliste, alla sua vocazione artistica, con cui avrebbe disonorato il nome di famiglia. Incantato dal teatro, Ophuls intraprende precocemente una brillante carriera di regista, che lo porta di successo in successo al Burgtheater di Vienna, poi a Francoforte, Breslavia, Berlino, nel mentre collabora anche alla radio (attività che non abbandonò mai) come critico letterario e curatore di drammi radiofonici. Il suo incontro con il cinema avviene casualmente a Berlino con l’avvento del sonoro, nel 1930, quale assistente di Anatol Litvak, rivelando ben presto un sorprendente talento nel padroneggiare la mdp, piegandola con inusuale agilità e raffinatezza di stile a inventare spazi labirintici e fluidi dalle forme inedite. Nei primi anni ’30 realizza cinque film, tra cui lo splendido Liebelei (Amanti folli), da Schnitzler, che lo consacra alla notorietà, ma l’indomani dell’incendio del Reichstag il regista è costretto a riparare in Francia, dove acquista la cittadinanza francese in seguito al plebiscito sulla Saar. Ha così inizio l’esilio di Ophuls, che girerà film un po’ in ogni dove in Europa e in molte lingue (italiano, olandese, francese), anche se la Francia resterà il paese in cui vivrà e lavorerà. Ma non prima di essere costretto nuovamente alla fuga, stavolta da Parigi, nel periodo dell’invasione nazista, per rifugiarsi in Svizzera e da lì emigrare successivamente a Hollywood. Qui, forzatamente inattivo per tutta la durata della guerra, scrive l’autobiografia dal titolo

emblematico di Spiel im Dasein (Gioco la vita), finché Douglas Fairbanks Jr. gli offre la regia del film di cappa e spada The Exile (Re in esilio). Seguiranno, nel 1948 e 1949, il capolavoro americano Letter from an Unknown Woman (Lettera da una sconosciuta), da una novella di Stefan Zweig, e gli altri due film hollywoodiani. Il ritorno in Francia coincide con il ritorno all’amato Schnitzler, nume tutelare cui si ispira per il capolavoro La Ronde (La Ronde. Il piacere e l’amore, 1950). Di ispirazione letteraria (Maupassant e Louise de Vilmorin) anche i due splendidi film successivi, Le Plaisir (Il piacere) e Madame de… (I gioielli di Madame de…). Il geniale inventore di forme Max Ophuls si congeda dalla vita troppo presto, in un ospedale di Amburgo, ma solo dopo essersi concesso il trionfo del colore e l’esibita opulenza di mezzi nel controverso, abbagliante Lola Montés (1955). Grande europeo di cultura squisita e spirito cosmopolita (mantenendo intatto l’amore profondo per la propria lingua e la propria letteratura), il regista fu molto amato e stimato dagli uomini di cinema: per Truffaut fu il cineasta prediletto, mentre Kubrick lo pose espressamente al primo posto in qualità di maestro. (cb)

Originally from Saarbrücken (Rhineland) despite the legend that he was Viennese, Max Oppenheimer adopted the pseudonym of Max Ophuls as a young man, because his father, a Jewish industrialist of traditional ideas, refused to accept his artistic vocation, which he felt would dishonour the family name. Enchanted by theatre, Ophuls very soon embarked on a brilliant career as director, which led him from success to success at the Burgtheater in Vienna, then in Frankfurt, Wroclaw, Berlin… while also working with radio (an activity which he never abandoned) as a literary critic and manager of radio dramas. His encounter with cinema occurred by chance in Berlin with the advent of sound, in 1930, as assistant to Anatol Litvak, and he soon revealed a surprising talent in mastering the mdp, bending it with unusual agility and refinement of style to invent labyrinthine, fluid spaces of unusual form. In the early 1930s, he made five films, including the splendid Liebelei (Flirtation) by Schnitzler, which established his reputation, but in the wake of the Reichstag burning, the director was forced to flee to France, where he acquired French citizenship after the Saar plebiscite. Thus began Ophuls’s exile, who began as a result directing films more or less everywhere in Europe and in as many languages (Italian, Dutch, French), although France would remain the country in which he would live and work. But not before being forced to flee again, this time from Paris, during the Nazi invasion, taking refuge in Switzerland and then later emigrating to Hollywood. Here, forcibly inactive for the duration of the war, he wrote his emblematically entitled autobiography, Spiel im Dasein (Playing the game), until Douglas Fairbanks Jr. offered him the direction the cloak and dagger, The Exile. Then in 1948 and 1949, this was followed by his American masterpiece, Letter from an unknown woman, based on a short story by Stefan Zweig, and the other two Hollywood films. His return to France coincided with his return to his beloved Schnitzler, a guiding muse providing the inspiration for his masterpiece, La Ronde (1950). Literary inspiration provided his next two splendid films (Maupassant and Louise de Vilmorin), and Le Plaisir and The earrings of Madame de… This brilliant inventor of forms died too soon, in a hospital in Hamburg, but only after allowing himself the triumph of colour and showy display of opulent means in the controversial and dazzling Lola Montés (1955). A great European of an exquisite culture and cosmopolitan spirit (maintaining intact the deep love for his own language and its literature), the director was much loved and respected by the exponents of cinema: Truffaut claimed he was his favourite filmmaker, while Kubrick deliberately placed him in first place as a master to learn from.

1930 Dann schon lieber Lebentran cm 1931 Die verliebte Firma (The Company's in Love) 1932 Die verkaufte Braut; Lachende Erben (The Merry Heirs); Liebelei (Amanti folli / Flirtation) 1933 Une histoire d’amour (Love Story) 1934 On a volé un homme; La signora di tutti 1935 Divine 1936 La Valse brillante de Chopin cm; Ave Maria de Schubert cm 1936 Komedie om Geld; La tendre ennemie (La nostra compagna) 1937 Yoshiwara (Yoshiwara, il quartiere delle geishe) 1938 Werther (Id.) 1939 Sans lendemain (Tutto finisce all’alba / Without Tomorrow) 1940 De Mayerling à Sarajevo (Da Mayerling a Sarajevo); L'école des femmes 1947 The Exile (Re in esilio) 1948 Letter from an Unknown Woman (Lettera da una sconosciuta); Caught (Presi nella morsa) 1949 The Reckless Moment (Sgomento) 1950 La Ronde (La Ronde. Il piacere e l’amore) 1952 Le Plaisir (Il Piacere) 1953 Madame de… (I gioielli di Madame de…) 1955 Lola Montès

Laila Pakalniņa

È nata nel 1962 a Liepaja, Lettonia. Nel 1986 si è laureata in giornalismo televisivo presso l’Università di Mosca. Si è successivamente diplomata in regia, nel 1991, allo VGIK di Mosca. Ha realizzato diversi documentari e due lungometraggi, presentati e premiati in molti festival internazionali. Nel corso degli anni, il Trieste Film Festival ha presentato i suoi Būs labi, Buss, Leiputrija, Ūdens e Ķīlnieks.

Laila Pakalniņa was born in 1962 in Liepaja (Latvia). In 1986, she graduated in TV journalism at the Moscow University. Then, in 1991, she graduated in Film directing at the Moscow VGIK. She has made numerous documentaries and two feature films that also received awards at international festivals. During the years, at the Trieste Film Festival were presented Būs labi, Buss, Leiputrija, Ūdens and Ķīlnieks.

1988 Un doc. 1991 Doms doc.; Veļa doc.; Iešana doc. 1992 Annas Ziemassēvtki cm, video 1993 Baznīca doc. 1994 Prāmis doc. 1995 Pasts doc.; Ubāns doc. 1997 Ozols doc. 1998 Kurpe 2000 Mostieties! doc. 2001 Papa Gena cm, doc. 2002 Mārtiņš doc. 2003 Pitons 2004 Būs labi cm, S16mm (episodio di / an episode of Visions of Europe); Buss mm, doc.; Leiputrija mm, video 2006 Ūdens cm; Ķīlnieks; Teodors cm, doc.; Premi / Awards: Karlovy Vary IFF - Menzione Speciale della Giuria nella categoria Corti Documentari / Jury Special Mention, Best Documentary Under 30 minutes section 2007 Uguns cm

Andrej Paounov

È nato nel 1974 a Sofia, Bulgaria. Dopo essersi diplomato presso l’Accademia Nazionale di Cinema di Sofia nel 2000, ha pubblicato racconti e poesie. Compositore e produttore, nel corso della sua vita è stato anche barman a Praga, cuoco a Washington, giardiniere a Toronto e contabile a San Francisco. Paounov ha girato diversi cortometraggi e il suo Ljusi Cak Cak, del 2000, è stato presentato in più di trenta festival internazionali. È passato poi al documentario con George i peperudite (2004), che ha vinto, fra gli altri, il Silver Wolf all’IDFA di Amsterdam ed è stato presentato in anteprima italiana nella diciassettesima edizione del Trieste Film Festival.

Andrey Paounov was born in 1974 in Sofia, Bulgaria. Graduated from the National Academy of Film Arts in Sofia in 2000, he published short stories and poetry. He is a music composer and producer, but he was also a bartender in Prague, a cook in Washington DC, a gardener in Toronto and an accounting clerk in San Francisco. Paounov realized several short films (his Ljusi Cak Cak, 2000, was screened at over 30 international film festivals) before dedicating

dizionario dei registi / dictionary of directors

himself to documentary films with Georgi i peperudite. The film won, among others, the Silver Wolf Prize at IDFA, and was presented also at the Trieste Film Festival.

1995 Kraťk film za Jurij Gagarin cm 1998 Nap’t k’m Tuvalu mm, doc. 2000 Ljusi Cak Cak cm 2004 Georgi i peperudite; Premi / Awards: Amsterdam, IDFA - Silver Wolf Prize 2007 Problemat s komarite i drugi istorii doc.

olivier Paulus

Nato nella Svizzera tedesca nel 1969, ha studiato cinema alla Film Academy Baden-Württemberg di Ludwigsburg e con i suoi cortometraggi si è già aggiudicato diversi riconoscimenti. Da qualche anno collabora con il collega regista Stefan Hillebrand.

Oliver Paulus was born in 1969 in German-speaking Switzerland. He studied film at Film Academy Baden-Württemberg in Ludwigsburg, and has won awards for some of his short films. For some years now collaborates with the director Stefan Hillebrand.

1994 His Mother's Voice cm 1995 Zwischen Paris und Dakar animazione / animation film 1996 Reality cm 1997 Der Tag an dem Otto kam cm 1998 Eckfliesen cm 2001 Die Wurstverkäuferin cm (diretto con / directed with Stefan Hillebrand); Das Geschenk cm 2003 Wenn der Richtige kommt (diretto con / directed with Stefan Hillebrand) 2006 Wir werden uns wiederseh’n cm (diretto con / directed with Stefan Hillebrand) 2007 Der Illettrist cm (diretto con / directed with Stefan Hillebrand)

Alvaro Petricig

Nato nel 1967, vive e lavora nelle Valli del Natisone, in provincia di Udine. Grafico, si occupa principalmente di progetti editoriali e allestimenti espositivi. A questo lavoro negli ultimi anni si sono affiancate iniziative di ricerca e documentazione (in particolare recupero di archivi fotografici e filmici) legate al suo territorio di origine, svolte soprattutto nell’ambito delle attività del Centro studi Nediža, associazione culturale di cui è il coordinatore. In quest’ottica di ricerca, legata a un preciso contesto geografico, va inquadrata la realizzazione di film-documentari, che tuttavia propongono, anche attraverso la sperimentazione sul linguaggio visivo (dove spesso vengono utilizzate immagini amatoriali preesistenti), problematiche che travalicano l’ambito locale.

Born in 1967, Alvaro Petricig lives and works in the Nadiža/Natisone Valleys in the region of Udine. As a graphic designer, he is mainly involved in editorial projects and exhibition preparations. Over the last years, Petricig embarked upon the parth of research and documentation activities (with particular attention being paid to the preservation of film and photography archives) focusing in particular on his home region. These activities are carried out within the Centro Studi Nediža, a cultural association which sees Alvaro Petricig as its co-ordinator. His research, focusing on a particular geographical area, has given birth to documentaries which – also because of his experimental approaches to visual communication and the frequent use of pre-existent images produced by amateurs, address problems of much more than merely a local importance.

1998 Sarce od hiše doc. 2003 Starmi cajt. Il tempo ripido doc. 2004 Ivan doc. 2005 Il paesaggio sommerso mm, doc. 2008 Mala apokalipsa mm, doc.

metod Pevec Nato a Lubiana nel 1958, si è laureato in Filosofia e Letteratura Comparata presso l’Università della sua città. Per oltre dieci anni ha lavorato come giornalista nella redazione culturale della radio nazionale slovena. Prima e durante gli studi, negli anni ’70 e ’80, ha recitato come attore protagonista in diversi film, produzioni e serie televisive, slovene e jugoslave (la collaborazione più importante è stata quella con il regista serbo Živojin Pavlović). Ha diretto anche diversi documentari, una serie per la televisione e ha scritto dei romanzi: Carmen (1991, da cui ha tratto il suo primo lungometraggio, che porta lo stesso titolo), Marija Ana (1994) e Večer v Dubrovniku (2002, Una sera a Dubrovnik). Ha anche pubblicato una serie di racconti dal titolo Luna, violine (1994, Luna, Violini), numerose sceneggiature e opere radiofoniche.

Metod Pevec was born in 1958 in Ljubljana. He graduated from Philosophy and Comparative Literature at the University in Ljubljana. For more than 10 years he worked as a journalist in the cultural department of national Radio Slovenia. Before and during his studies, in 70’ and 80’, he played several main roles in Slovene and Yugoslav feature films, television films and television serials. Among them, several collaborations with the Serbian director Živojin Pavlović were the most important. He also directed a number of TV documentaries and a TV serial and wrote several novels: Carmen (1991, on which his first feature film with the same title was based), Marija Ana (1994) and Večer v Dubrovniku (2002, An Evening in Dubrovnik). He also wrote a collection of short stories, Luna, violine (1994, Moon, Violins), several radio plays and several screenplays.

1992 Vse je pod kontrolo cm 1993 Portret Andreja Hienga doc., TV 1994 Mrki kondor doc., TV 1995 Carmen 1996 Portret Berte Meglič doc., TV 1998 Izziv neba doc. 2000 Velika vrtna veselica doc. 2003 Pod njenim oknom 2004 Se zgodi serie TV / TV series 2005 Film pred oltarjem doc. 2007 Estrellita - Pesem za domov; Premi / Awards: Portorose, Festival del Cinema Sloveno - Miglior Attrice protagonista / Portorose, Festival of Slovenian Films - Best Actress

Adina Pintilie

Nata a Bucarest nel 1980, si è diplomata nel 2002 in sceneggiatura e storia del cinema all’Università Nazionale di Teatro e Cinema “I.L. Caragiale” di Bucarest (UNATC) e l’anno scorso in regia. Dopo aver realizzato quattro cortometraggi e due documentari brevi e aver vinto dei premi in alcuni festival studenteschi, ha girato il mediometraggio documentario Nu te supăra, dar… Il film, prodotto nell’ambito dell’”Aristoteles Workshop”, laboratorio per lo sviluppo del cinema est-europeo organizzato a Sibiu nel 2007 da ARTE e dalla televisione rumena (TVR), è stato presentato al festival di Locarno, nella sezione “Cineasti del presente”. L’autrice ha da poco terminato il suo ultimo lavoro di fiction, Oxygen.

Born in Bucharest in 1980, she graduated in 2002 from The National University of Drama and Film “I.L. Caragiale” in Bucharest (UNATC) in screenwriting and film history and in 2007 in directing. After realizing 4 short films and 2 short documentaries (awarded in several student film festivals), she shot a medium-length documentary, Nu te supăra, dar… The film, made during the “Aristoteles Workshop” (a documentary filmmaking workshop for developing Eastern Europe cinema, organized in 2006 in Sibiu by ARTE and by the Romanian TVR) was in competition in Locarno, “Filmmakers of Present” section. Adina Pintilie has just completed her fiction Oxygen.

2003 Ea cm, 16mm 2004 Trenuri nepazite cm (diretto con / directed with Marius Iacob) 2005 Nea Pintea… model cm, doc., video; Un fel de singuratate cm, doc., video (diretto con / directed with Marius Iacob) 2006 Frica domnului G cm; Casino cm (diretto con / directed with Marius Iacob) 2007 Balastiera #186 cm (diretto con / directed with George Chiper); Nu te supăra, dar… mm, doc.; Premi / Awards: Lipsia, DOK-Festival Internazionale del documentario - Miglior documentario / DOK-Leipzig, International Documentary Film Festival - Best Documentary Award; Oxygen mm, video

Elemér Ragályi

È nato nel 1939 a Budapest e ha studiato presso l’Accademia di Teatro e Cinema (SFF) di quella città. Nel corso della sua lunga carriera, ha firmato la fotografia di oltre cento fra lungometraggi, mini-serie, film per la televisione e documentari. Uno dei più attivi direttori della fotografia del cinema ungherese, ha lavorato moltissimo in Nord America e in tutta Europa, ottenendo sei volte il Premio della critica alla Settimana del Cinema Ungherese. Molti dei film in cui ha lavorato sono stati presentati con successo in diversi festival internazionali, candidati all’Oscar e all’Emmy. In Ungheria, è stato insigniti di premi prestigiosi, come il Premio Béla Balázs e il Premio Kossuth. Dal 1982 al 1990 ha insegnato all’Accademia di Teatro e Cinema Ungherese. Negli ultimi anni ha girato tre lungometraggi. Ragályi è stato anche il direttore della fotografia di Magasiskola (1970) uno dei capolavori di István Gaál.

Elemér Ragályi was born in 1939 in Budapest and studied at the Hungarian Academy of Drama and Film Arts (SFF). Over the past 35 years he has shot 100 features, mini-series, TV movies, and documentaries. He is one of the most active Hungarian cinematographers. He has worked extensively in North America and throughout Europe. He has received the Critic's prize for Best Cinematography six times at the Hungarian Film Week. Many of the films he has shot have won awards at international film festivals and have been nominated for the Academy Awards and the Emmy Awards. In Hungary he has received these awards of distinction: Béla Balázs prize and the Kossuth prize. He returned to the Hungarian Academy of Drama and Film Arts as a professor from 1982 to 1990. In the last three years he directed three features. Ragályi was the dop also in Magasiskola (1970) one of the masterpieces of István Gaál.

filmografia scelta / selected filmography

2004 Európából Európába (diretto con / directed with J. Rózsa, M. Jancsó, E. Ragályi, I. Enyedi, Z. Kézdi-Kovács, F. Török, S. Sára, P. Sándor, B. Fliegauf, I. Szabó) 2005 Csudafilm 2006 Nincs kegyelem

oliver Rauch

Nato nel 1966 a Goslar, in Germania, ha studiato letterature comparate, teatro, cinema e psicologia. Nel 2000 ha terminato gli studi all’Accademia di Cinema e Televisione di Potsdam-Babelsberg “Konrad Wolf”. Sceneggiatore e regista, ha realizzato cortometraggi e documentari. Dal 1999 ha anche collaborato alla realizzazione di programmi di educazione ai media per diverse scuole e istituzioni tedesche.

Oliver Rauch was born in 1966 in Goslar (Germany). He studied comparing literature, theatre, film science and psychology. In 2000 he completed his studies at the Hochschule für Film und Fernsehen "Konrad Wolf" (Academy of Film and Television) in Potsdam-Babelsberg. He is scriptwriter and director of short films and documentaries. Since 1999 he has also been work-

ing on the planning of educational media programmes for different German schools and institutions.

1994 Vier Register Heimat doc. 1995 Drewitz - Oder: Das Gras wächst schneller, als man es hört doc. 1996 Die Sonette von Moabit doc 1998 Courage cm 1999 Der Überflieger cm 2000 Oskar Sala - Die vergangene Zukunft des Klanges doc. (diretto con / directed with I. Rudloff) 2006 Alavaros großer Auftritt doc., TV 2007 Stille Post cm

François Rossier

È nato nel 1961 a Vevey, in Svizzera. Dal 1980 al 1983 ha frequentato la Scuola di teatro “Dimitri” di Locarno e dal 1990 al 1993 la LIFS (London International Film School). Da 1995 vive a Berlino dove lavora come regista, produttore, montatore e attore.

François Rossier was born in Vevey (Switzerland) in 1961. From 1980 to 1983 he attended “Dimitri” Theater School in Locarno and from 1992 to 1993 the LIFS (London International Film School). Since 1995, he has been living in Berlin and working as director, producer, editor and actor.

filmografia scelta / selected filmography

1992 Belle Journée cm 1993 Liquid Assets cm 1996 Skazka cm 1999 Château de Sable cm 2002 Petits Gestes cm 2004 Hannover - Berlin (experimental film) / ND-Deutsches Neuland doc.; Détour par Calcutta doc. 2007 Croire cm

Georges Salameh

È nato nel 1973 a Beirut, in Libano. Dal 1991 al 1994 ha studiato fotografia all’università Parigi VIII-St. Denis. Si dedica alla regia dal 1998.

Georges Salameh was born in Beirut-Lebanon in 1973. From 1991 to 1994, he studied Cinematography in France at Paris VIII St. Denis University. He started filmmaking since 1998.

2003 On the Olive Routes mm 2004 To prosopo tis Katerinas cm 2005 Hold My Me cm 2007 Oros Falakro cm, doc., video

Corso Salani

Nato a Firenze nel 1961, ha conseguito nel 1984 il diploma presso l’Istituto di Scienze Cinematografiche della stessa città. Dal 1985 vive a Roma. Nel 1989 gira il suo primo lungometraggio, Voci d’Europa, con cui si aggiudica il Premio Speciale al Festival Riminicinema. Seguiranno numerosi film di finzione tra cui Gli ultimi giorni (1991), Gli occhi stanchi (1995), Occidente (2000) e Corrispondenze private (2002) e diversi documentari come Cono Sur (1998), Tre donne in Europa (2004) e C’è un posto in Italia (2005). Nel 1995 ha tenuto un corso sul cinema a basso costo presso la Universidad del Cine di Buenos Aires. Nel 1999 ha insegnato lingua italiana all’Accademia Italiana di Varsavia. Alterna l’attività di regista a quella di attore. Tra le sue interpretazioni ricordiamo Il muro di gomma di Marco Risi, Il Conte Montecristo di Ugo Gregoretti per la tv, Il vento di sera di Andrea Adriatico. Alpe Adria Cinema – Trieste Film Festival ha presentato molti dei suoi lavori tra cui l’ultimo nell’edizione 2005, Tre donne in Europa.

Corso Salani, born in Florence in 1961, received the diploma of the Istituto di Scienze Cinematografiche in that city in 1984. Since 1985 he has been living in Rome. In 1989, he made his first feature film, Voci d’Europa, which won the

Special Prize at the Riminicinema Festival. This was followed by several fiction films including Gli ultimi giorni (1991), Gli occhi stanchi (1995), Occidente (2000) and Corrispondenze private (2002) as well as a number of documentaries, Cono Sur (1998), Tre donne in Europa (2004) and C’è un posto in Italia (2005). In 1995 he taught a course on low-cost cinema at the Universidad del Cine in Buenos Aires. In 1999 he taught Italian at the Accademia Italiana of Warsaw. He alternates working as a director and acting. His roles include Il muro di gomma by Marco Risi, Il Conte Montecristo by Ugo Gregoretti for television, Il vento di sera by Andrea Adriatico. The Trieste Film Festival showed many of his works: the latest Tre donne in Europa in 2005.

1984 Zelda cm; Guerra cm, video 1988 Danilo cm 1989 Voci d’Europa 16mm 1990 Eugen si Ramona doc. 1991 Gli ultimi giorni 16mm 1995 Gli occhi stanchi 16mm, doc. 1998 Cono Sur doc. 2000 Occidente 2002 Corrispondenze private video 2003 Palabras 2004 Tre donne in Europa doc., video 2005 C’è un posto in Italia doc. 2006 Il peggio di noi doc. 2006-2008 Confini d’Europa serie doc. / doc. series

marko Šantić

Nato nel 1983 a Spalato, in Croazia. Nel 2002 si è iscritto ai corsi di Regia cinematografica e televisiva dell’Accademia di Teatro, Radio, Cinema e Televisione (AGRFT) di Lubiana. Dopo aver realizzato un corto documentario, Dom za spominjanje (2004), nel 2006 ha girato il suo primo cortometraggio, Sretan put Nedime, Miglior cortometraggio al Festival di Sarajevo. Rupa, il suo corto di diploma, è stato selezionato in concorso al Sarajevo Film Festival, dove ha vinto una Menzione Speciale della Giuria.

Marko Šantić was born in 1983 in Split, Croatia. In 2002 he enrolled the Academy of Theatre, Radio, Film and Television in Ljubljana (AGRFT), Slovenia, in the course of Film and TV directing. After a short documentary, Dom za spominjanje (2004), he directed his first short film, Sretan put Nedime in 2006, prize for Best Short Film in Sarajevo. Rupa is his graduate short film and was screened in competition at the Sarajevo Film Festival, where it was granted the Special Jury Mention.

2004 Dom za spominjanje cm, doc. 2006 Sretan put Nedime cm; Premi / Awards: Sarajevo Film Festival - Miglior Cortometraggio / Best Short Film; Tribeca Film Festival - Miglior Film studentesco / Best Student Film; Rupa cm; Premi / Awards: Sarajevo Film Festival - Menzione Speciale della Giuria / Special Jury Mention

Sándor Sára

Nato nel 1933 a Tura, Ungheria, e diplomato in fotografia presso l’Accademia di Teatro e Cinema (SFF) di Budapest nel 1957. Dopo il diploma, è assistente operatore per alcuni film didattici e poi firma la fotografia di alcuni lavori realizzati nell’ambito dello Studio Béla Balázs di Budapest, di cui è uno dei membri fondatori. Da questo momento diventa il “mago della luce” di molto cinema ungherese, collaborando soprattutto con Kósa, ma anche con Gaál, Szabó, Huszárik, Kardos e Rósza. Come regista, dopo un cortometraggio sperimentale (Virágát a napnak, 1960), mostra una netta predilezione per il documentario (come stanno a dimostrare titoli come Cigányok, Pro Patria e Vízkereszt). Esordisce nel lungometraggio di finzione nel 1968, con Feldobott kő. Fra gli anni ’80 e ’90 gira principalmente documentari e continua a lavorare intensamente nel cinema, anche con altri ruoli. Dal 1996 è presidente di Duna TV.

Sándor Sára was born in 1933 in Tura (Hungary). After graduating in cinematography from the Hungarian Academy of Drama and Film Arts (SFF) in Budapest in 1957, he worked as assistant cinematographer in some didactic films and as director of photography for several Béla Balázs Studio’s productions, collaborating with directors like Kósa, Gaál, Szabó, Huszárik, Kardos and Rósza and becoming a sort of “light magician” of Hungarian cinema. He was also a founding member of Béla Balázs Studio. After realizing an experimental short film in 1960 (Virágát a napnak), he displayed a strong interest in documentary cinema, as showed by works as Cigányok, Pro Patria and Vízkereszt. In 1968 he made his first feature film, Feldobott kő. Between 1980 and 1990 mainly filmed documentaries and worked in several other fields of film-making. Since 1996 he has been president of Duna TV.

1960 Virágát a napnak cm 1962 Cigányok cm, doc. 1963 Egyedül doc. 1967 Vízkereszt doc. 1968 Feldobott kő; Premi / Awards: Settimana del Cinema ungherese - Gran Premio, Miglior Attore protagonista / Hungarian Film Week - Grand Prize, Best Actor 1970 Pro Patria doc. 1972 Teszt doc. 1974 Holnap lesz fácán 1977 Portré Csoóri Sándorról doc. TV 1978 Nyolcvan huszár 1980 Égi kökényfák alatt doc. 1981 Néptanítók doc. 1982 Fúga doc.; Krónika I-XXV doc.; Pergőtűz I-V doc.; Premi / Awards: Settimana del Cinema unghereseMiglior Documentario / Hungarian Film Week - Best Documentary 1984-85 Bábolna I-VI doc. 1986 Dózsa doc. 1987 Sír az út előttem doc.; Jeles napok I-III doc. 1988 Tüske a köröm alatt; Premi / Awards: Karlovy Vary IFF - Gran Premio / Grand Prix; Csonka-Bereg I-II doc. 1990 Te még élsz? doc. 1992 Könyörtelen idők; Magyar nők a gulágon I-III doc.; Premi / Awards: Settimana del Cinema ungherese - Premio come Miglior Documentario storico / Hungarian Film Week - Prize for Best Historical Documentary; Lefegyverzett ellenséges erők I-II doc. 1993 Vigyázók 1994 Aki magyar, velünk tart I-II doc. 1996 A Vád 1997 Indiai képsorok I-V doc. TV; Bangkok, Kelet Velencéje doc. TV 2004 Európából Európába (diretto con / directed with J. Rózsa, M. Jancsó, E. Ragályi, I. Enyedi, Z. Kézdi-Kovács, F. Török, P. Sándor, B. Fliegauf, I. Szabó) 2007 Noé bárkája

marcin Sauter

È nato nel 1971 a Bydgoszcz, in Polonia. Dopo essersi diplomato alla Scuola nazionale di Cinema (PWSFTviT) di Łodź, ha lavorato per quattro anni come fotoreporter alla «Gazeta Wyborcza» (uno dei maggiori quotidiani polacchi). Nel 2001, insieme a Maciej Cuske, ha girato la prima commedia indipendente polacca, I co wy na to Gałuszko?. Realizzato con scarti di pellicola in 35mm già utilizzata, il film è diventato un simbolo per tutta una generazione di registi indipendenti. Sauter si è poi specializzato alla Mistrzowska Skoła Reżyserii Filmowej Andrzej Wajda (Scuola di specializzazione in Regia Andrzej Wajda). Il suo film di diploma del 2005, Za płotem, ha vinto il premio per la Miglior Fotografia al festival di Cracovia.

Born in 1971 in Bydgoszcz (Poland). After studying at the Polish National Film School in Łodź (PWSFTviT), he worked for 4 years in one of the main Polish daily newspapers, «Gazeta Wyborcza», as a photo reporter. In 2001, together with Maciej Cuske, he made first Polish full-length independent comedy I co wy na to Gałuszko?. Shot on the remains of previously recorded 35mm tape, the film has become a symbol of the struggle for own independent films for all generation of independent filmmakers. Sauter graduated from Mistrzowska Skoła Reżyserii Filmowej Andrzej Wajda (Andrzej Wajda Master School of Film Directing). His diploma film Za płotem (2005) won the Best Cinematography award at Cracow Film Festival.

2001 I co wy na to Gałuszko? (diretto con / directed with Maciej Cuske) 2005 Za płotem doc.; Kino objazdowe mm, doc.; Premi / Awards: Parigi, Festival Internazionale del Documentario Cinéma du réel - Miglior Cortometraggio / Paris, Cinéma du réel International Documentary Film Festival - Best Short Film 2007 Pierwszy dzień cm, doc.

Stefano Savona

È nato a Palermo nel 1969. Ha studiato archeologia e antropologia a Roma e ha preso parte a diversi scavi archeologici in Sudan, Egitto, Turchia e Israele. Nel 1995 comincia a lavorare come fotografo indipendente. Dal 1999 si dedica principalmente all’attività di regista e produttore indipendente di film documentari. In questo ambito ha realizzato, oltre a numerose videoinstallazioni – tra cui ricordiamo quelle per le mostre collettive “La Città Infinita” (2003) e “Dreams” (2004) alla Triennale di Milano, “D-Day” (2005) al Centre Pompidou a Parigi – alcuni lungometraggi documentari.

Stefano Savona was born in Palermo (Sicily) in 1969. He studied archaeology and anthropology in Rome and took part in several archaeological excavations in Sudan, Egypt, Turkey and Israel. In 1995 he began working as an independent photographer. From 1999 he devoted himself mainly to the direction and independent production of documentary films. In this area has produced numerous videoinstallations – including those for the collective exhibitions “La Città Infinita” (2003) and “Dreams” (2004) at the Triennale, “D-Day” (2005) at the Centre Pompidou in Paris – and some documentaries.

1999 Roshbash Badolato doc. 2002 Un Confine di Specchi doc.; Premi / Awards: Torino Film Festival - Premio Speciale della Giuria / Turin Film Festival - Special Mention of the Jury 2006 Primavera in Kurdistan doc.; Premi / Awards: Bellaria Film Festival - Miglior Documentario Italiano / Best Italian Documentary 2007 Il tuffo della rondine mm, doc.

Piero Schivazappa

Nasce a Colorno, Parma, nel 1935. Dopo essere stato aiuto regista di Monicelli, Zurlini e Lizzani, nel 1963 arriva in televisione, dove collabora ad Almanacco e ad alcuni servizi speciali del Tg. Realizza diversi documentari e firma la regia di svariati episodi della serie "Teatro inchiesta" e "I giorni della storia", oltre che di alcuni sceneggiati. Nel 1969 realizza la sua prima pellicola cinematografica, Femina ridens, cui seguiranno Incontro (1972) e Una sera c’incontrammo (1975). La sua attività cinematografica passa però in secondo piano rispetto a quella televisiva, soprattutto dopo il successo, nel 1973, di Vino e pane, tratto dal romanzo di Ignazio Silone. Da questo momento in poi, sono moltissimi gli sceneggiati e i film che realizza per la televisione e diversi sono quelli tratti da opere letterarie, come Il garofano rosso (1976, dal romanzo di Elio Vittorini), L’esclusa (1980, dal romanzo di Pirandello), Un eroe del nostro tempo (1982, dal romanzo di Pratolini) o Quer pasticciaccio brutto de via Merulana da Gadda (1983). La sua attività prosegue fino alla metà degli anni ’90, con l’ultimo Un amore americano (1994).

Born at Colorno, Parma, in 1935. After having been assistant director to Monicelli, Zurlini and Lizzani, in 1963 he arrived in television, where he worked with Almanacco and some of his special news reports. He directed several documentaries and many episodes of the "Teatro inchiesta" and "I giorni della storia" series, as well as some fictional works. In 1969, he produced his first feature film, Femina ridens, followed by Incontro (1972) and Una sera c’incontrammo (1975). His cinema work remained in the background com-

pared to his television activity, however, especially after the success in 1973 of Vino e pane, adapted from the novel by Ignazio Silone. Henceforth, he directed many series and films for television, many of which adapted from literary works, such as Il garofano rosso (1976, from the novel by Elio Vittorini), L’esclusa (1980, from the novel by Pirandello), Un eroe del nostro tempo (1982, from the novel by Pratolini) or Quer pasticciaccio brutto de via Merulana by Gadda (1983). His activity continued until the mid-1990s, until his last Un amore americano (1994).

filmografia scelta / selected filmography

1962 Sangue a Parma 1966 Il caso Fuchs TV 1967 Il processo di Savona TV

1968 L’Odissea TV (diretto con / directed with Mario Bava, Franco Rossi); Vita di Cavour TV 1969 Femina ridens; Johnny Belinda TV 1972 Incontro 1973 Vino e pane TV 1974 Boezio e il suo re TV; Processo al generale Baratieri per la sconfitta di Adua TV 1975 Una sera ci incontrammo 1976 Dov'è Anna TV; Il garofano rosso TV 1977 Gli occhi del drago TV 1978 Dopo un lungo silenzio TV

1980 L’esclusa TV 1981 La Medea di Porta Medina TV 1982 Un eroe del nostro tempo TV 1983 Quer pasticciaccio brutto de via Merulana TV 1985 La signora della notte 1988 Festa di Capodanno TV 1990 Il prato delle volpi TV 1994 Un amore americano TV

Heinrich Schnitzler (1902-1982)

Figlio del celeberrimo scrittore viennese, esordì piuttosto giovane in teatro, nel 1921. Due anni dopo proseguì la propria carriera a Berlino, dove rimase fino al 1932. Fece ritorno a Vienna, dove lavorò ininterrottamente fino all’annessione dell’Austria al Terzo Reich presso il Deutsche Volkstheater. Di origini ebraiche, trovò rifugio negli Stati Uniti nel 1938, rimanendovi per quasi vent’anni, seguitando la propria attività di regista teatrale, cui affiancò quella di insegnante di recitazione, regia e storia del teatro dal 1942 al 1956. Un anno dopo fece ritorno in Austria, impiegandosi presso il Theater in der Josefstadt. Nel 1963 venne insignito della prestigiosa Kainz-Medaille. Tra le sue attività meritorie, va ricordato il contributo alla edizione delle opere complete del padre, e dei carteggi con Hugo von Hofmannsthal e Rainer Maria Rilke. (fp)

Heinrich Schnitzler (1902-82) was the son of the renowned Viennese writer. He made his theatrical debut rather young, in 1921. Two years later, he moved to Berlin to pursue his career and remained there until 1932, whereupon he returned to Vienna and worked uninterruptedly at the Deutsche Volkstheater until the Anchluss in 1938. Being of Jewish origin, he escaped to the United States, where he remained for almost twenty years, continuing to direct theatrical productions and adding a new career teaching acting, directing and history of the theatre, from 1942 until 1956. He returned to Austria a year later, where he worked at the Theater in der Josefstadt. In 1963 he was awarded the prestigious Kainz-Medaille. Among his creditable activities are his contribution to the publishing of his father’s complete works and his correspondence with Hugo von Hoffmannsthal and Rainer Maria Rilke.

1969 Liebelei TV

Evald Schorm (1931-1988)

Nacque nel 1931 a Praga. Si iscrisse alla FAMU nel 1957, dove si diplomò in regia cinque anni dopo. Pur avendo alle spalle una notevole carriera di documentarista, si fece conoscere soprattutto per il suo approccio morale alla realtà filmata, guadagnandosi – suo malgrado – l’appellativo di ‘filosofo’:

dizionario dei registi / dictionary of directors

un ruolo da lui sempre rifiutato, con grande modestia. Il regista pose sempre al centro delle proprie opere un dilemma, una contraddizione di difficile risoluzione per i protagonisti dei suoi film: Každý den odvahu (t.l. Il coraggio quotidiano, 1964), Návrat ztraceného sýna (t.l. Il ritorno del figliol prodigo, 1966), Pět holek na krku (t.l. Cinque ragazze sulle spalle, 1967), Farářův konec (t.l. La fine del sagrestano, 1969), e infine Den sedmý, osmá noc (t.l. Il settimo giorno, l’ottava notte, 1969). Questa vocazione da moralista si applica grazie all’impiego di strutture narrative polarizzate, derivate dalle parabole bibliche e dall’opera lirica, alla quale l’artista si dedicò prevalentemente, successivamente alla normalizzazione. Accanto a questo aspetto, si manifesta un’attenzione per la realtà tradotta in soluzioni di messa in scena, e più spiccatamente in una lunga serie di documentari, tra i quali si rammentano Stromy a lidé (t.l. Alberi e persone, 1962), Žít svůj život (t.l. Vivere la propria vita, 1963), Zrcadlení (t.l. Rispecchiamento, 1965) e Zmatek (t.l. Confusione, 1968-1990). Dopo il 1968 il suo lavoro venne osteggiato dal regime e Schorm fu costretto ad abbandonare il cinema, dedicandosi per lo più al teatro: in due decenni curò circa ottanta messinscene. La scomparsa prematura, avvenuta nel 1988, non gli permise di vedere sullo schermo il film che segnò il suo ritorno alla macchina da presa, Vlastně se nic nestalo. (fp)

Born in 1931 in Prague, Evald Schorm was enrolled at FAMU in 1957, where he graduated in 1957. One of the leading figures in the Czech new wave, Schorm soon also found himself cast willy-nilly in the role of its moral conscience – a position he always, and with great modesty, felt ill-equipped for. At the heart of all Schorn’s works lies a dilemma, a contradiction that his protagonists struggle to overcome in films such as Každý den odvahu (1964), Návrat ztraceného sýna (1966), Pět holek na krku (1967), Farářův konec (1969), and Den sedmý, osmá noc (1969). This moralizing bent comes from the use of polarized narrative structures taken from Bible stories and operas, to which he devoted his energies after ‘normalization’. At the same time, he also displayed an interest in contemporary reality in the various settings he chose and especially in a long series of documentaries, including Stromy a lidé (1962), Žít svůj život (1963), Zrcadlení (1965) and Zmatek (1968–1990). After 1968 his work was held hostage by the regime and Schorm was forced to leave the cinema, dedicating mainly to the theater: he edited in two decades about eighty messinscene. The premature death, which occurred in 1988, not allowed him to to see on the screen the film that marked his return to the camera, Vlastně se nic nestalo.

1959 Kdo své nebe neunese; Blok patnáct 1961 Kostelník (episodio del film / episode from the film Zurnal FAMU - První obcasník, diretto con / directed with Věra Chytilová, Josef Hraběta, Jiří Menzel, Pavel Mertl, Karel Němec, Jan Schmidt) 1962 Stromy a lidé; Turista; Země zemi cm 1963 Železničári; Žít svůj život 1964 Každý den odvahu; Proč? 1965 Dům radosti (episodio del film / episode from the film Perličky na dně, diretto con / directed with Věra Chytilová, Jaromil Jireš, Jiří Menzel, Jan Němec); Odkaz; Zrcadlení 1966 Žalm; Návrat ztraceného syna 1967 Pět holek na krku; Král a žena TV 1968 Carmen nejen podle Bizet; Chlebové střevíčky (episodio del film / episode from the film Pražské noci, diretto con / directed with Jiří Brdečka, Miloš Makovec) 19681990 Zmatek doc. 1969 Den sedmý, osmá noc; Farářův konec; Rozhovory TV 1970 Psi a lidé; Lítost TV 1971 Lepší pán TV; Úklady a láska TV 1976 Etuda o zkoušce 1989 Vlastně se nic nestalo

Ana-Felicia Scutelnicu

È nata nel 1978 a Chişinău, in Moldavia. Ha frequentato la scuola francese e studiato per tre anni Lingue straniere all’Università Statale della Moldavia. Dal 1999 al 2002 ha vissuto nel Benin, in Africa occidentale, occupandosi di teatro. Fra 2002 e 2004 ha lavorato coma aiuto regista per Volker Koepp a Berlino e Cristi Mungiu. Dal 2004 studia regia presso l’Accademia Tedesca di Cinema e Televisione di Berlino (dffb).

Ana-Felicia Scutelnicu was born in Chişinău (Republic of Moldova) in 1978. She went to the French school and then studied three years foreign languages at the state University of Moldova. From 1999 till 2002 she lived and worked in the theatre sphere in Benin, West Africa. From 2002 till 2004 she worked as a director assistant for Volker Koepp in Berlin and for Cristi Mungiu. Since 2004 she has been studying Directing at the German Film- and Television Academy Berlin (dffb).

2004 Die Versuchung cm, video 2005 Erstes Letztes Mal cm, video 2007 Între Ziduri cm

Robert Sedláček È nato nel 1973 a Gottwaldov, ora Repubblica Ceca. Ha studiato regia di documentari alla FAMU di Praga. Ha lavorato come redattore per la televisione Ceca e, dalla metà degli anni ’90, anche per rubriche di attualità. Si è specializzato nella regia di documentari che hanno per argomento soprattutto l’attualità e il sociale. Pravidla lži è il suo film di debutto: ha vinto il Premio della Critica e il premio per la Miglior sceneggiatura all’ultimo Festival del cinema ceco di Finále Plzeń.

Robert Sedláček was born in 1973 in Gottwaldov, now Czech Republic. He studied documentary film at FAMU in Prague. He worked as a news editor for Czech TV and, from the mid-1990s, also on its current affairs magazines. However, he chiefly makes documentaries on social and current affairs. Pravidla lži is his feature film debut: the film won the Film Critics’ Prize for Best Film and Czech Lion for Best Screenplay at the latest Czech Film Festival in Finále Plzeń.

filmografia scelta / selected filmography 1997 Skinheads cm, doc.; Moravská apokalypsa doc. 1998 Ať svět balí malí serie TV / TV series; Sibiř na konci tisíciletí doc. 1999 Tenkrát 2000 Tenkrát 2: Šance pro Slovensko doc.; Obyčejný svět cm, doc. 16mm 2001 Rómové na Západ cm, doc.; Ve Stalinově stínu cm, doc.; Sága Rómů 1950-2000 doc. 2002 Tenkrát 3: Husákovo ticho doc. 2003 Když musíš tak musíš? serie TV / TV series; Lesk a bída země české doc. 2005 Václav Bělohradský: Stejně nikdo neposlouchá doc. 2006 Pravidla lži; Premi / Awards: Finále Plzeń, Festival del cinema ceco - Premio della Critica, Miglior sceneggiatura / Finále Plzeń, Czech Film Festival - Film Critics’ Prize for Best Film, Best Screenplay; Cesta k moci doc.

Ulrich Seidl

È nato a Vienna, dove attualmente vive, nel 1952. Acclamato a livello internazionale per i suoi pluripremiati documentari, nel 2001 dirige il suo primo lungometraggio di fiction, Hundstage (Canicola), vincitore del Premio speciale della giuria a Venezia. Il Trieste Film Festival ha presentato i suoi documentari Models, Zur Lage e Jesus, Du weisst. Import Export è il primo film da lui anche prodotto.

Ulrich Seidl was born in Vienna in 1952. Acclaimed internationally for his much-awarded documentaries, in 2001 he directed his first fiction film, Hundstage (Dog Days). The film was awarded with the Special Prize of the Jury in Venice. His documentaries Models, Zur Lage and Jesus, Du weisst were presented at Trieste Film Festival. Import Export is the first film that Seidl also produced.

1980 Einsvierzig doc. 1982 Der Ball doc. 1990 Good News - Von Kolporteuren, toten Hunden und Wienem doc. 1992 Mit Verlust ist zu rechnen doc. 1994 Die letzen Männer doc. TV 1995 Tierische Liebe doc. 1996 Bilder einer Ausstellung doc. TV 1997 Der Busenfreund doc. TV 1998 Models doc.; Spass ohne Grenzen doc. TV 2001 Hundstage (Canicola / Dog Days); Premi / Awards: Venezia, Mostra del Cinema - Premio speciale della Giuria / Venice Film Festival - Special Prize of the Jury 2002 Zur Lage doc. (diretto con / directed with B. Albert, M. Glawogger, M. Sturminger) 2003 Jesus, Du weisst doc. 2007 Import Export

Sándor Silló

Nato nel 1962, ha studiato fotografia all’Accademia di Belle Arti di Budapest. Dal 1980 al 1986 ha lavorato in ambito teatrale, prima come assistente (di registi del calibro di Miklós Jancsó) poi come regista. Dal 1987 a oggi ha collaborato a numerosi progetti televisivi. Nel 1991, si è diplomato in drammaturgia presso l’Accademia di Teatro e Cinema di Budapest. Nel 2004 è stato fra i fondatori della Triangulum productions, specializzata in documentari e in riprese di eventi musicali. Attualmente, svolge attività di regista teatrale e cinematografico free-lance e tiene lezioni in diverse scuole di cinema e di teatro.

Sándor Silló was born in 1962. He studied photography at the Budapest Academy of Fine Arts and Design. From 1980 to 1986 he worked in the theatre, first as assistant to such renown directors as Miklós Jancsó, later also as stage director. From 1987 until now he was involved in many TV projects. In 1991, he graduated from Academy of Theater and Film in dramaturgy. In 2004 he was a founding member of Triangulum productions, specialised in documentaries and concert films. Currently, he works as a freelance film and stage director and gives lectures in various drama and film schools.

1995 Darabok darabjai doc. 1997 Acélhang doc. 1999-2001 Kolozsvári opera mesék doc. 2001 A csodálatos mandarin doc. 2002 Linda serie TV / TV series 2003 Mozi zongorára mm, doc.; Rock politika doc. 2004 Ünnepnapok és hétköznapok doc.; A Kékszakállú herceg vára doc. 2005 Harry Potter és a bölcsek köve TV 2006 Naplófilm, 12 voltam 56-ban doc. (diretto con / directed with Boglárka Edvy); Köszönet a szabadság höseinek TV 2007 Klipperek serie TV / TV series

Adrian Sitaru

È nato nel 1971 a Deva, in Romania. Laureato all’Università di Timisoara in Informatica, si è poi laureato in regia presso l’Università di Bucarest. Dopo aver lavorato come aiuto regista ha cominciato a realizzare cortometraggi e documentari. Nel 2007 ha terminato le riprese di Pescuit Sportiv, suo primo lungometraggio.

Adrian Sitaru was born in Deva (Romania) in 1971. Graduated from the Technical University of Timisoara in Computer Science, and from the Media University in Bucharest, directing department, he worked as an assistant di-

rector before making his own short films and documentaries. In 2007 he finished shooting his first feature film Pescuit Sportiv.

1999 Tom Waits – Live in My Room cm; Sapunul cm, video 2000 The Kitchen Bug cm; O zi de Pasti cm 2001 Ultimul sarut cm, video; Ajun de Craciun cm 2002 Fun Fan cm, video; Biju cm, video 2004 Theodora’s Life cm; A Very Bad Day cm; Despre Biju cm 2006 Prea tarziu mm, TV; Razbunarea mm, TV; A doua sansa mm, TV; Bolnava de iubire cm; Vreau sa simt! cm, TV; Mincinoasa cm, TV; Trezeste-te cm 2007 Valuri cm; Premi / Awards: Locarno, “Cineasti di domani” - Pardino d’oro / “Leopards of Tomorrow” - Golden Leopard; Pescuit Sportiv

Nebojša Slijepčević È nato a Zagabria, in Croazia, nel 1973. Diplomatosi all’Accademia d’Arte drammatica di Zagabria, dal 2002 produce e dirige Direkt, una serie di documentari sul disagio giovanile, trasmessi dalla televisione croata.

Nebojša Slijepčević was born in 1973 in Zagreb, Croatia. He graduated from the Academy of Drama Arts in Zagabria. Since 2002, he has been directing and producing Direkt, a TV documentary series about youth issues, for Croatian National TV.

filmografia scelta / selected filmography

1997 La donna è mobile cm 1998 Bijes cm, doc. 2000 O kravama i ljudim cm, doc.; Vinko na krovu 2002-2007 Direkt doc. serie TV / TV series 2004-2005 City Folk - Zagreb serie doc. TV / TV doc. series 2007 Za 4 godine cm, doc.

Ivan Soeldner

biografia non disponibile / biography not available

1968 Československé jaro 1968 (diretto con / directed with Bohuslav Musil)

Alexandru Solomon

Nato a Bucarest nel 1966, ha studiato in Germania e negli Stati Uniti. Nel 1991 si è diplomato alla Scuola di Cinema e teatro (IATC) di Bucarest, dove ha lavorato come assistente dal ’92 al ’95. Per alcuni anni ha lavorato presso la PRO TV di Bucarest come regista e direttore della fotografia di programmi televisivi e ha collaborato come produttore associato alla realizzazione di diversi documentari per televisioni straniere (BBC, WDR/Arte, CBC e Yorkshire TV). Anche nel cinema ha lavorato come direttore della fotografia, per Mircea Daneliuc, Stere Gulea, Marius Barna, fra gli altri. È autore di documentari, film sperimentali e lavori di videoarte. Dal 2004 collabora con la moglie Ada e la sua compagnia di produzione, la HI Films. Di Solomon, Alpe Adria Cinema ha presentato Duo pentru Paoloncel şi Petronom (XII edizione) e Marele jaf comunist (concorso documentari, XVI edizione).

Born in Bucharest in 1966, he studied in Germany and the United States. In 1991, he graduated from the School of Cinema and Theatre (IATC) in Bucharest, where he worked as an assistant between 1992 and 1995. For some years, he then worked at Bucharest's PRO TV as director and director of photography for Tv programmes and as associate producer for foreign crews on BBC, WDR/Arte, CBC and Yorkshire TV documentaries. he also worked as cinematographer for such directors as Mircea Daneliuc, Stere Gulea, Marius Barna, among the others. He has produced a number of documentaries, experimental films and video-art works. Since 2004, he have been collaborating with his wife Ada and her production company, Hi Films. Alpe Adria

Cinema has already screened Alexandru Solomon’s Duo pentru Paoloncel şi Petronom (12th edition) and Marele jaf comunist (documentary competition, 16th edition).

filmografia scelta / selected filmography

1992 Earth Cake (diretto con / directed with Geta Brătescu) cm, video 1993 5X2 cm, video (diretto con / directed with Geta Brătescu); Priveşte înainte cu mânie; Crucea de piatră (diretto con / directed with Andrei Blaier) 1994 Duo pentru Paoloncel şi Petronom cm, video; Strigăt în timpan cm (diretto con / directed with Radu Igazsag); Premi / Awards: Györ (Ungheria), Mediawave - Miglior film sperimentale / Györ (Hungary), Mediawave - Best Experimental Film 1995 Via Regis doc. (diretto con / directed with Radu Igazsag) 1996 Crònică de la Zurich mm doc. (diretto con / directed with Radu Igazsag) 1997 Pàznic de cetàte mm, doc. 1999 Viàță de caine cm, doc. 2001 Omul cu o mie de fete doc. 2002 Franzèlă exilului cm, doc. 2004 Marele jaf comunist doc. 2006 Clara B. mm, doc. 2007 Război pe calea undelor doc.

mohammed Soudani

È nato nel 1949 a El-Asnam, in Algeria. Dopo aver lavorato come operatore nella televisione algerina dal 1970 al 1971, si è trasferito in Svizzera. Ha studiato all’IDHEC di Parigi. Nel 1987 ha esordito nella regia, collaborando regolarmente con la televisione svizzera, girando spot pubblicitari, programmi musicali, serie e documentari televisivi e continuando a lavorare come direttore della fotografia. Al lavoro di regista ha sempre affiancato quello di docente presso l'Institut I.T.A.M et Video Presse di Parigi, l’Ecole Universitarie Supérieure de la Suisse Italienne (SUPSI). Attualmente, lavora come produttore e direttore della fotografia presso la TSR (Televisione svizzera in lingua francese) e per diverse altre società.

Mohammed Soudani was born in 1949 in El-Asnam, Algeria. After working as a cameraman for Algerian TV (1970-71) he moved to Switzerland. After studying at IDHEC in Paris, he started working as cameraman and director of photography. In 1987 he made his debute in directing in Swiss television, realizing commercials, musical programmes, serials and documentaries and keeping on working as a director of photography. He also teached at Institut I.T.A.M et Video Presse (Paris), as well as at the Ecole Universitarie Supérieure de la Suisse Italienne (SUPSI). Currently, he works as a producer and director of photography for the French Swiss Broadcasting Service (TSR) and for several other companies.

filmografia scelta / selected filmography 1989 Nawa, l'homme et l'eau doc. 1991 Yiribakro, bois sacré doc.; Abidjan, ville de contraste cm, doc., 16mm 1992 Hommage mm, doc., video; Murales mm, doc., video 1995 Cinéma et le corps mm, doc.; Cinéma et la bouffe mm, doc.; Oeil Cinéma mm, doc; Cinéma et la machine mm, doc.; World Top Model Lugano '95 doc. 1997 Waalo Fendo (Là oû la terre gèle) 16mm 1998 Les diseurs d'histoires doc., video; Polvere e gloria mm, doc. 2000 Vivere mm, doc.; Il miracolo dei miracoli doc.; I figli della mela mm, doc. Gente di lago mm, doc. 2002 La Sciüru Band mm, doc.; M’invento l'Oriente mm, doc.; Guerre sans images doc. 2003 Ristretti orizzonti mm, doc.; Cercando Brunilda mm, doc.; La nuova fattoria mm, doc.; Kart 26 cm, doc. 2004 Domenica, che bella domenica mm, doc. 2007 Un altro mondo cm; Roulette

maria Speth

È nata nel 1967 a Titting, in Baviera. Dopo aver studiato recitazione, nel 1990 ha cominciato a lavorare come aiuto regista e aiuto montatore per il cinema e la televisione. Dal 1996 al 2002 ha studiato presso l’Accademia di Cinema e Televisione di Potsdam-Babelsberg “Konrad Wolf”. Dopo una serie di cortometraggi, nel 2001 ha realizzato il suo film di diploma e primo lungometraggio, In den Tag Hinein, che ha ricevuto diversi riconoscimenti ed è stato presentato anche a Trieste. Madonnen, presentato a Berlino lo scorso anno, è il suo secondo lungometraggio.

Maria Speth was born in Titting, Bavaria, in 1967. After taking acting lessons she worked, as of 1990, as an editor’s and director’s assistant on cinema and TV films. From 1996 to 2002 she studied at the “Konrad Wolf” Academy of Film and Television in Potsdam-Babelsberg. After making short films, she graduated with her prize-winning debut In den Tag Hinein (2001), which was presented also at Trieste Film Festival. Madonnen is her second feature film and was presented at the latest Berlinale.

1995 Mittwoch cm 1999 Barfuss cm 2001 In den Tag Hinein; Premi / Awards: Rotterdam International Film Festival - Tiger Award 2007 Madonnen

Hyto Steyerl

È nata nel 1966 a Monaco, in Germania. Dal 1987 al 1990 ha studiato all’Accademia di Arti Visive di Tokyo e dal 1992 al 1998 cinema documentario alla Hochschule für Fernsehen und Film di Monaco. Regista e videoartista interessata prevalentemente al cinema documentario e agli studi post-coloniali, Steyerl è anche scrittrice e giornalista. Con Journal No. 1 - An Artist’s Impression ha partecipato l’anno scorso a documenta 12 (Kassel). Attualmente, sta lavorando a un nuovo progetto: Europe’s Dream

Hyto Steyerl was born in 1966 in Munich. From 1987 to 1990 she studied at the Academy of Visual Arts in Tokyo and from 1992 to 1998 documentary film at the Hochschule für Fernsehen und Film in Munich. A filmmaker and a video artist in the field of essayist documentary film and post-colonial studies, she’s also a writer and a journalist. She participated with Journal No. 1 - An Artist’s Impression to documenta 12, Kassel 2007. Currently, she is working on her new project, Europe's Dream

filmografia scelta / selected filmography

1994 Deutschland und das Ich 1996 Land des Lächelns 1997 Babenhausen 1998 Die leere Mitte video 1999-2001 Normalität (work in progress) mm, video 2004 November cm, video 2007 Lovely Andrea cm; Journal No. 1 - An Artist’ Impression cm, doc., video; Red Alert video

Vera Storoževa

È nata nel 1958. Dopo aver completato i suoi studi all’Istituto Nazionale di Cultura di Mosca nel 1983, ha seguito corsi di regia e di sceneggiatura. Ha collaborato con Kira Muratova sia come attrice (in Asteničeskij sindrom e Čuvstviteľnyj milicioner) che come sceneggiatrice (in Tri istorii e Devočka i smert) e ha realizzato molti documentari per la televisione. Nel 2002 ha girato il suo primo lungometraggio, Nebo.Samolet.Devuška selezionato alla Mostra del Cinema di Venezia. Putešestvie s domašnimi životnymi ha vinto il premio come Miglior Film all’ultimo Festival di Mosca.

Vera Storoževa was born in 1958. After completing her studies at the Moscow State Institute of Culture in 1983, she took courses in directing and screenwriting. She has worked with Kira Muratova as an actress (in Asteničeskij sindrom and Čuvstviteľnyj milicioner) as well as screenwriter for Tri istorii and Devočka i smert. She also made many documentaries for television. She made her feature debut in 2002 with Nebo.Samolet. Devuška, presented at the Venice Film Festival. Putešestvie s domašnimi životnymi was awarded as Best Film at the latest Moscow Film Festival.

filmografia scelta / selected filmography 2002 Nebo.Samolet. Devuška 2003 Francuz TV 2004 Grečeskije kanikuly 2005 Ljubi menja TV 2007 Putešestvie s domašnimi životnymi; Premi / Awards: Mosca - Miglior Film / Moscow - Best Film

Jan Svěrák È nato nel 1965 a Zatec, ora Repubblica Ceca. Ha studiato alla FAMU di Praga, dove nel 1988 si è diplomato in regia di documentari. Dopo il cortometraggio Vesmirna Odysea II (1986), nel 1989 realizza Ropáci un documentario ‘ecologista fantascientifico’ che rivece il prestigioso Oscar per il Miglior film in lingua straniera nella categoria ‘studenti’. Due anni più tardi porta a termine il suo film d’esordio, Obecná škola, la cui sceneggiatura viene scritta dal padre Zdeněk Svěrák, che ne è anche uno degli attori. Nel 1992 il film, ambientato nella Cecoslovacchia del dopo guerra, riceve una nomination all’Oscar per il Miglior film in lingua straniera. Nel 1994 gira Akumulátor 1, un ‘action fantasy’: realizzato con un budget di oltre 50 milioni di corone, il film venne considerato all’epoca come il più costoso mai realizzato nella storia del paese e Svěrák ricevette dalla Czech Film and Television Academy il Czech Lion Prize per aver direttoil film più visto dell’anno. Alla Mostra del Cinema di Venezia del ‘94 il film si aggiudicò il Premio Media. Kolja rappresenta la prima esperienza di collaborazione fra Svěrák e il produttore Eric Abraham: la sceneggiatura porta ancora la firma del padre Zdeněk Svěrák, che ne è anche il protagonista. Nel 1997 il film si aggiudica l’Oscar per il Miglior film in lingua straniera. Da una successiva collaborazione con Abraham, nel 2001 esce il tutto il mondo il film di guerra Dark Blue World Vratné lahve, è l’ultima parte di una trilogia che include Obecná škola e Kolja. Il film presentato in concorso Karlovy Vary lo scorso anno, dove ha vinto il Premio del Pubblico e una menzione speciale per la sceneggiatura, ha poi segnato il record d’incassi al box office ceco. Membro dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences e della Czech Film Academy, Jan Svěrák è sposato con tre figli e vive a Praga.

Jan Svěrák was born in 1965 in Zatec, now Czech Republic. He studied documentary filmmaking at the Prague Film Academy (FAMU), from which he graduated in 1988. After the short film Vesmirna Odysea II (1986), in 1989 he made Ropáci a ‘sci-fi ecology’ documentary which received the most prestigious prize in its category, the Student Oscar for Best Foreign Language Film. Two years later he completed his feature debut, Obecná škola, the screenplay for which was written by his father, Zdeněk Svěrák, who also acted in the film. In 1992, this heart-warming period film set in post-war Czechoslovakia was nominated for the Academy Award for Best Foreign Language Film. His next movie, in 1994, was Akumulátor 1, an action fantasy: at the time the film, with its budget of over fifty million crowns, was the largest scale Czech production ever. It was awarded the Media Prize at the 1994 Venice International Film Festival. In its home territory the film brought Jan Svěrák the Czech Lion Prize, awarded by the Czech Film and Television

Academy for the most popular film of the year. Kolja, Jan’s first collaboration with producer Eric Abraham, was scripted by his father Zdeněk Svěrák, who also stars. Kolja went on to win the Academy Award for Best Foreign Language Film in 1997. Collaborating again with Eric Abraham the English/Czech language war movie, Dark Blue World, was released worldwide in 2001. His latest film, Vratné lahve, is the last part of a trilogy which includes Obecná škola, and Kolja. It has had its Czech festival premiere in competition at Karlovy Vary in 2007 where it won the Audience Award and a Special Jury Mention for the screenplay, and has broken box office records on release in the Czech Republic. Jan Svěrák is a member of the Academy of Motion Picture Arts and Sciences and the Czech Film Academy. He is married with three children and lives in Prague.

1984 Sbohem, nadrazicko cm 1986 Vesmirna odysea II cm 1989 Ropáci cm; Premi / Awards: Oscar per il Miglior film in lingua straniera, categoria Studenti / Student Academy Award for Best Foreign Film 1991 Obecná skola 1994 Akumulátor 1; Premi / Awards: Venezia, Mostra del Cinema - Premio dei critici UCCA / Venice Film Festival - Critics’ Award UCCA; Jizda; Premi / Awards: Karlovy Vary IFF - Globo di cristallo / Crystal Globe 1996 Kolja; Premi / Awards: Oscar per il Miglior film in lingua straniera / Academy Award for Best Foreign Language Film; Golden Globe per il Miglior film in lingua straniera / Golden Globe for Best Foreign Language Film 2001 Tamavomodrý Svet (Dark Blue World) 2004 Tatínek doc. 2007 Vratné lahve; Premi / Awards: Karlovy Vary IFF - Premio del pubblico e Menzione speciale della giuria per la sceneggiatura / Audience Award and Special Jury Mention for the screenplay; Cottbus Film Festival - Premio del pubblico / Audience Award

márton Szirmai

Nato nel 1972 in Ungheria, ha studiato recitazione alla scuola di Margit Földessy dal 1982 al 1993. Fra il 1997 e il 2002 ha studiato presso le Università di Vienna e di Budapest. Prima di cominciare a realizzare i suoi film, ha lavorato in ambito cinematografico ricoprendo diversi ruoli. Dopo alcuni documentari, nel 2006 ha girato il suo primo cortometraggio di finzione, Szalontüdő, presentato con successo in diversi festival (fra cui Lubiana, Valladolid, Bruxelles e Sarajevo, dove ha ottenuto la Menzione Speciale della Giuria).

Márton Szirmai was born in Hungary in 1977. From 1982 to 1993 he studied acting at the Drama Studio of Margit Földessy. Between 1997 and 2002 he studied at University in Wien and in Budapest. Before he started making his own films he worked in several other fields of film-making. After some documentaries, in 2006 he realized his first short feature film, Szalontüdő. The film was presented in many film festivals, among which Ljubljana, Valladolid, Brussels and Sarajevo, where was awarded by the Jury Special Mention).

2003 A remete remeke doc. 2005 Minden nap egy új kaland doc. 2006 Szalontüdő cm; Premi / Awards: Sarajevo Film Festival - Menzione Speciale della Giuria / Jury Special Mention; Mecsek Kincse cm, doc.

Paolo e Vittorio Taviani

Nascono a San Miniato, in provincia di Pisa, Vittorio nel 1929 e Paolo nel 1931. Il primo contatto con il cinema avviene quasi per caso, assistendo alla proiezione di Paisà di Roberto Rossellini. In un cineclub di Pisa conoscono poi Valentino Orsini, con cui iniziano una lunga collaborazione che durerà fino al 1963. Nel 1954 realizzano con lui e con la collaborazione di Zavattini il loro primo documentario, San Miniato luglio ‘44. Trasferitisi a Roma, si de -

dizionario dei registi / dictionary of directors

dicano totalmente al cinema, alternando l'attività di aiuto registi a quella di sceneggiatori e di documentaristi (sempre con Orsini realizzano alcuni documentari: Curtatone e Montanara, Carlo Pisacane, I pazzi della domenica, Lavoratori della pietra, Carvunara, Alberto Moravia). Nel 1959 collaborano con Joris Ivens alla realizzazione del documentario L’Italia non è un paese povero. Abbandonato il genere documentario, nel 1962 esordiscono nel cinema di finzione con Un uomo da bruciare. Seguono I sovversivi (1967), Sotto il segno dello scorpione (1969) e nel 1972 San Michele aveva un gallo (uscito in Italia nel 1976), Gran Premio della Giuria a Cannes, con cui si impongono all'attenzione della critica italiana ed estera. Nel 1973 realizzano Allonsanfan, con Marcello Mastroianni, mentre nel ’77 è la volta di Padre padrone, Palma d'Oro a Cannes. Grande successo ottiene La notte di San Lorenzo (1982), cui seguono, fra gli altri, Kaos (1984), Good Morning Babilonia (1987), II sole anche di notte (1990, da un racconto di Tolstoj, che ispirerà anche il film televisivo Resurrezione, del 2001), Fiorile (1993), Tu ridi (1998, da Pirandello), fino al recente La masseria delle allodole (2007).

Born in San Miniato (Pisa, Italy), Vittorio in 1929 and Paolo in 1931. The first contact with films happened witnessing the projection of Paisan by Roberto Rossellini. In a cineclub of Pisa they knew then Valentino Orsini, who began with them a long collaboration that will last until 1963. In 1954, with Orsini himself and with the collaboration of Cesare Zavattini, realized their first documentary, San Miniato luglio ‘44. After moving to Rome, they dedicated totally to the cinema, alternating activities as assistant directors, scriptwriters and documentarists (together with Orsini, during this period they realized some documentaries: Curtatone e Montanara, Carlo Pisacane, I pazzi della domenica, Lavoratori della pietra, Carvunara, Alberto Moravia). After collaborating in 1959 with the director Joris Ivens on the documentary L’Italia non è un paese povero, they abandoned the documentary genre and in 1962 made their debut with Un uomo da bruciare. Then I sovversivi (1967), Sotto il segno dello scorpione (1969) and in 1972 San Michele aveva un gallo (Grand Prize of the Jury in Cannes), which required the attention of Italian and foreign critics (it was released in Italy only in 1976). In 1973 they realized Allonsanfan, with Marcello Mastroianni, while in 1977 it was the turn of Padre padrone, that won the Golden Palm in Cannes. Great success achieved La notte di San Lorenzo (1982), followed by, among others, Kaos (1984), Good Morning, Babylon (1987), The Sun Also Shines at Night (1990, from a story by Tolstoy, which also inspired the film TV Resurrezione, 2001), Fiorile (1993), Tu ridi (1998, by Pirandello), until the most recent La masseria delle allodole (2007).

filmografia scelta / selected filmography

1954 San Miniato luglio '44 doc. (diretto con / directed with Valentino Orsini) 1959 L'Italia non è un paese povero (diretto con / directed with Joris Ivens) doc. 1962 Un uomo da bruciare (diretto con / directed with Valentino Orsini); Premi / Awards: Premi / Awards: Venezia, Mostra del Cinema - Premio dei Critici italiani / Venice Film Festival - Italian Film Critics Award 1967 I sovversivi 1969 Sotto il segno dello scorpione 1972-1976 San Michele aveva un gallo; Premi / Awards: Cannes - Gran Premio / Grand Prix 1973 Allosanfan 1977 Padre padrone; Premi / Awards: Cannes - Palma d’Oro / Golden Palm 1982 La notte di San Lorenzo; Premi / Awards: Cannes - Gran Premio della Giuria / Grand Prize of the Jury; David di Donatello per Miglior Regia, Miglior Montaggio, Miglior Film, Miglior Fotografia, Miglior Produzione / David di Donatello Awards - Best Director, Best Editing, Best Film, Best Cinematography, Best Production 1984 Kaos 1987 Good Morning Babilonia (Good Morning, Babylon) 1990 Il sole anche di notte (The Sun Also Shines at Night) 1993

Fiorile 1996 Le affinità elettive 1998 Tu ridi 2001 Resurrezione TV; Un altro mondo è possibile doc. (film collettivo ideato e coordinato da / a collective work conceived and coordinated by Francesco Maselli) 2007 La masseria delle allodole (The Lark Farm)

Robert Thalheim È nato a Berlino nel 1974. Dopo aver studiato Letteratura tedesca, Scienze politiche e Storia presso la Freie Universität di Berlino, dal 2000 al 2006 ha frequentato la scuola di cinema HFF “Konrad Wolf” di Potsdam, Babelsberg. Fra il 1997 e il 1998 ha lavorato come assistente alla regia al “Berliner Ensemble Theatre” di Berlino. Nel 2000 ha pubblicato un libro su Andrzej Wajda. Nel 2003 ha scritto e diretto Wild Boys, pièce teatrale rappresentata al “Maxim Gorki Theatre” di Berlino. Di Robert Thalheim il Trieste Film Festival ha presentato Netto il suo primo lungometraggio. Am Ende kommen Touristen è stato presentato all’ultimo festival di Cannes, nella sezione “Un certain regard”.

Robert Thalheim was born in Berlin in 1974. After studied German Literature, Political Science, and History at Freie Universität in Berlin, from 2000 to 2006 he attended the HFF “Konrad Wolf” Film School in Potsdam-Babelsberg. From 1997 to 1998 he worked as director’s assistant at “Berliner Ensemble Theatre” in Berlin. In 2000 Thalheim published a book on Andrzej Wajda. In 2003 wrote and directed a piece, Wild Boys, played at Maxim Gorki Theatre, Berlin. Netto his first feature film was screened at the Trieste Film Festival. Am Ende kommen Touristen was presented at the latest Cannes Film Festival, in the “Un certain regard” section.

1996 Um vier Uhr plötzlich ging die Welt unter… doc. 2000 Zeit ist Leben cm 2002 Granica cm; Three Percent cm 2003 Ich cm 2005 Netto 2007 Am Ende kommen Touristen

Fulvio Tolusso (1932 -1977)

Triestino, esordisce al Teatro Stabile di Trieste come assistente di Sandro Bolchi e Luigi Squarzina. In seguito, sempre a Trieste, comincia a curare regie di testi come Tre quarti di luna (1961) di Squarzina, Un uomo è un uomo (1963) di Brecht e Antigone (1964) di Sofocle. Nel 1964 passa al Piccolo Teatro di Milano, dove dirige, fra il 1965 e il 1966, la versione di Sartre de Le Troiane di Euripide e I mafiosi di Leonardo Sciascia. In seguito, cura la regia di Epitaffio per George Dillon (1968) di Osborne e, lasciato il Piccolo, L’egoista (1972) di Carlo Bertolazzi e Pellegrin che vai a Roma (1974, testi di Nanni Svampa e Michele L. Straniero). Ha diretto anche alcuni film per la televisione. L’ultima regia, per il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, fu L’opera dello straccione di Václav Havel in prima mondiale, il 2 aprile 1976.

Born in Trieste, he made his debut in theater at the Teatro Stabile of Trieste as assistant of Sandro Bolchi and Luigi Squarzina. Later, began working as director and staged some texts: Tre quarti di luna (1961) by Squarzina, Un uomo è un uomo (1963) by Brecht and Antigone (1964) by Sophocles. In 1964 he moved to Milan, at Piccolo Teatro, where directed between 1965 and 1966 the version of Sartre of Euripides’ The Trojan Women and I mafiosi by Leonardo Sciascia. He directed also Epitaffio per George Dillon (1968) by Osborne and then (after he left the Piccolo Teatro) L’egoista (1972) by Carlo Bertolazzi and Pellegrin che vai a Roma (1974, written by Nanni Svampa and Michele L. Straniero). As director, he made also some works for the Italian television. Finally, he directed, for the Teatro Stabile in Trieste, the international premiere of Václav Havel’s The Beggar's Opera (April, 2 1976).

dizionario dei registi / dictionary of directors

filmografia scelta / selected filmography

1968 Losey il Bugiardo film TV 1970 Una notte tempestosa film TV; Lo Sconosciuto di Collegno film TV 1971 Epitaffio per Giorgio Dillon film TV 1972 Il lutto si addice a Elettra film TV 1973 Il falco d’argento film TV; La Famiglia Barrett film TV 1974 Un marito film TV 1975 Adorabile Giulia film TV

Elena Vera Tomasin

Laureata in Antropologia Culturale presso la Facoltà di Lettere di Trieste. Ricercatrice e socia fondatrice dell’Associazione di Ricerche Etno-Antropologiche e Sociali (A.R.E.A.S.) di Trieste, lavora da anni sui temi dell’immigrazione e dell’antropologia medica. È Presidente di Videomante, casa di produzione specializzata in ricerche audiovisive-documentaristiche di taglio socio-antropologico.

Elena Vera Tomasin is graduated in Cultural Anthropology - Faculty of Arts at University of Trieste. A researcher and founder member of the Association of Ethno-Anthropological and Social Research (A.R.E.A.S.) in Trieste, she worked for years on issues of immigration, of anthropology and medicine. She is the chairman of Videomante, production house specializing in audiovisual research and documentary on socio-anthropological issues.

2002 Fare Teatro di Passaggio cm, doc. 2004 Apni, tumi, tui. Il cantiere delle relazioni doc. (diretto con / directed with Erica Barbiani) 2006 Sobada. Il dono delle levatrici maya doc. (diretto con / directed with Erica Barbiani)

mauro Tonini

È nato a Gorizia nel 1966. Si è laureato in Storia dell'arte contemporanea con una tesi su Mario Schifano. Si occupa di documentari dal 1998, a partire da una prima esperienza come operatore video. Nel 2002 si trasferisce a Roma dove inizia a lavorare come ricercatore per diverse case di produzione indipendenti (GA&A, Fandango, Minimum Fax Media). Lavora come consulente, soggettista e aiuto regista per documentari di attualità e storia. Attualmente sta lavorando a un documentario sul pugilato (titolo di lavorazione Fuori i secondi!).

Mauro Tonini was born in Gorizia in 1966. He graduated in History of Contemporary Art with a thesis on Mario Schifano. Since 1998 he deals with documentaries, starting as video operator. In 2002 he moved to Rome where he started working as a researcher for a number of independent production companies (GA&A, Fandango, Minimum Fax Media). He works also as a consultant, scriptwriter and assistant director for documentaries. He is currently working on a new documentary on boxing (working title Fuori i secondi!).

1998 Four Squares, One Bed installazione video / video installation 2003 Pacific cm, doc., video 2007 I due fiumi mm doc., video

Gariné Torossian

Di origini armene, è nata a Beirut, in Libano, nel 1970. Si è trasferita in Canada con la famiglia all’età di nove anni. Filmmaker e artista, vive a Toronto. Molti dei suoi film sono stati presentati a vari festival internazionali, e anche nelle università e nelle gallerie d’arte. Nel 1996 il MOMA di New York le ha dedicato una retrospettiva, così come nel 2000 il festival di Telluride. Nel 1994 il suo film Girl from Moush ha vinto a Melbourne il premio come Miglior film sperimentale, mentre nel 2000 il suo Sparklehorse ha vinto una mezione speciale al festival di Berlino. Stone Time Touch è il suo primo lungometraggio.

Gariné Torossian was born in Beirut in 1970, into an Armenian family. In 1979 the family moved to Canada. She is currently active as a filmmaker and visual artist in Toronto. Many of her films were screened at various international festivals, and also at universities and galleries. A retrospective of her work was presented in New York in 1996 at MOMA, as well as at the Telluride film festival in 2000. Her film Girl from Moush (1994) was judged best experimental film in Melbourne and, for the film Sparklehorse, she won a Special Mention at the Berlin IFF in 2000. Stone Time Touch is her first feature length film.

1992 Visions cm, 16mm 1993 Platform cm, 16mm 1994 Girl from Moush cm, 16mm 1995 Drowning in Flames cm, 16mm 1996 My Own Obsession cm, 16mm 1997 Passion Crucified cm, 16mm 1998 Pomegranate Tree cm, 16mm; Find Your Holy Self cm, video 1999 Red Brick cm, video; Sparklehorse cm, 16mm 2000 Dust cm, 16mm; Death to Everyone cm, 16mm; Hokees cm, 16mm 2001 Babies on the Sun cm, 16mm 2002 Shadowy Encounters cm, 16mm 2003 Garden in Khorkhom cm, video 2004 Sandias Eustasy cm, video 2005 Hypnotize/Mezmerize - System of a Down cm, video 2007 Stone Time Touch doc., video

Dušan Trančík

Nasce a Bratislava nel 1946. Insieme ad alcuni colleghi slovacchi, Juraj Jakubisko, Dušan Hanák, Elo Havetta, compie i propri studi presso la FAMU di Praga. Con loro, costituisce la seconda generazione della nová vlna, maggiormente propensa a soluzioni di messa in scena e narrazione radicali. Questa propensione, unita alla predilezione per il cinema documentario, si manifesta sin dal film di diploma alla FAMU: Fotografovanie obyvateľov domu (t.l. Fotografia degli abitanti di una casa, 1968). Gli fa seguito un cortometraggio allegorico, proibito fino alla Rivoluzione di velluto: Šibenica (t.l. La forca, 1969). Dal 1969 al 1976 Trančík lavora nello studio di produzione documentaria di Koliba. Realizza il primo lungometraggio di finzione, Koncert pro pozostalých (t.l. Concerto per i sopravvissuti, 1976), alternando da quel momento in poi la produzione documentaria a quella a soggetto. Tra le sue opere, suscitano interesse anche in Occidente Víťaz (t.l. Il vincitore, 1978), Pavilón šelem (t.l. Il padiglione delle bestie, 1982), Keď hviezdy boli červené (Quando le stelle erano rosse, 1990). (fp)

Dušan Trančík was born in Bratislava in 1946. He completed his studies at FAMU in Prague with a group of fellow-Slovakians, Juraj Jakubisko, Dušan Hanák, Elo Havetta, and together they made up the second generation of the nová vlna, which was more inclined to experiment with radical settings and narrative forms than their elders. This tendency, together with a preference for documentary filmmaking, was evident right from the film that earned him his diploma, Fotografovanie obyvateľov domu (1968). This was followed by an allegorical short film, banned until the Velvet Revolution, Šibenica (1969). From 1969 to 1976 Trančík worked in the Koliba documentary film studio. He made his first fiction feature film, Koncert pro pozostalých in 1976 and from then on switched regularly between the two genres. Among other works that attracted interest in the West are Víťaz (1978), Pavilón šelem (1982) and Keď hviezdy boli červené (1990).

1968 Fotografovanie obyvateľov domu cm 1969-1990 Šibenica mm; Tryzna cm, doc. (diretto con / directed with Petr Mihálik, Vlado Kubenko) 1970 Robotník X 1971 Vydýchnut TV 1972 Druhý výstup na Nanga Parbat; Vrcholky stromov 1973 Príbeh siedmich majstrov cechu 1974 Oblaky-modriny TV 1975

Amulet 1976 Koncert pro pozostalých; Cesta domov TV 1978 Víťaz 1979 Seveso TV 1980 Vesední den 1981 Fénix 1982 Pavilón šelem 1983 Štvrtý rozmer 1985 Iná láska 1987 Víkend za milión 1988 Mikola a Mikolko; Sedem jednou ranou 1990 Keď hviezdy boli červené (Quando le stelle erano rosse) 1991 Dva portréty doc. 1993 Kurzes Gedächtnis doc. 2005 21 pohledů na Prahu 21. století doc. TV 2006 Zima kúzelníkov TV

Daniele Trani

È nato a Trieste nel 1977. Dopo aver frequentato un corso per operatore macchina, si iscrive all’Accademia dell’Immagine de L’Aquila. Qui studia con Vittorio Storaro, Luciano Tovoli e Marco Incagnoli fra gli altri. Laureatosi nel 2003, inizia a lavorare a diversi progetti come direttore della fotografia. Ha lavorato come operatore per il programma televisivo di Mediaset Il grande fratello. Da tempo collabora alla regia con Diego Cenetiempo, con cui ha realizzato diversi cortometraggi. I loro lavori Le formiche sono tristi, Domani usciamo e Appunti inutili – rispettivamente nel 2004, nel 2005, nel 2006 – sono stati fra i vincitori di “Anteprima zone di cinema” e presentati al Trieste Film Festival nella sezione “Zone di cinema”.

Daniele Trani was born in Trieste in 1977. After frequented a course for cameramen, he entered the Accademia dell’Immagine at L’Aquila. Here, he studied under Vittorio Storaro, Luciano Tovoli, Marco Incagnoli and others. Graduating in 2003, he began working on various projects as director of photography. He has worked as a cameraman on Mediaset’s TV show Il grande fratello (The Big Brother). He has for some time worked on directing with Diego Cenetiempo, with whom he has made a number of shorts. Their Le formiche sono tristi (2004), Domani usciamo (2005) and Appunti inutili (2006) gained him and his co-director Diego Cenetiempo the “Anteprima Zone di Cinema” award. The shorts were screened at the Trieste Film Festival, “Zone di Cinema” section.

1997 La stanza cm, video (diretto con / directed with Diego Cenetiempo) 2000 L’occhio cm, video (diretto con / directed with Diego Cenetiempo); La pace cm (diretto con / directed with Diego Cenetiempo); Shhht!!! cm, video (diretto con / directed with Diego Cenetiempo) 2001 L’inevitabile cm, video (diretto con / directed with Diego Cenetiempo) 2002 Zone d’ombra cm, video (diretto con / directed with Diego Cenetiempo) 2004 Le formiche sono tristi cm, video (diretto con / directed with Diego Cenetiempo 2005 Domani usciamo cm, video (diretto con / directed with Diego Cenetiempo) 2006 Appunti inutili cm, video (diretto con / directed with Daniele Trani) 2007 L’uomo distratto cm, video (diretto con / directed with Diego Cenetiempo); Eltjon Valle – Petrol Pax cm, video; 7 kuoke doc cm, video (diretto con / directed with Fabiola Faidiga)

Helena Třeštíková

È nata a Praga nel 1949. Ha studiato regia documentaria alla FAMU, dove si è diplomata nel 1974. Dal 1972, quando ha iniziato la sua carriera, a oggi ha realizzato una trentina di documentari, che trattano di relazioni interpersonali, di problemi sociali e della questione femminile. Seguendo il metodo di riprendere situazioni e persone per lunghi periodi di tempo, ha sviluppato due progetti principali di questo tipo: Manželské etudy (1987), per cui ha seguito sette coppie per un periodo di sei anni, e Řekni mi něco o sobě (avviato nel 1992), sulle esperienze di vita di alcuni delinquenti giovanili. Dal 2002 insegna alla FAMU.

Helena Třeštíková was born in 1949 in Prague. She studied documentary directing at the FAMU, graduating in 1974. Since 1972, when she began her professional career, she has made about 30 documentaries, all focusing on human relationships, social problems and women’s issues. She developed the method of time-lapse shooting (the observation of human life over an extended period of time). Her main long-term projects are Manželské etudy (started in 1987), for which she followed seven couples through six years of marriage, and Řekni mi něco o sobě (started in 1992), tracking the lives of juvenile delinquents. Since 2002, she has been teaching at FAMU.

filmografia scelta / selected filmography

1974 Romeo, Julie a děti doc. 1975 Zázrak doc. 1976 Dvě jubilea Jana Zrzavého doc. 1977 Linka důvěry doc. 1978 Barevný svět doc. 1981 Dotek světla doc. 1984 Tisíc let střízlivosti doc. 1987 Manželské etudy serie doc. / doc. series; Z lásky doc. 1988 Hledání cest; Život je jen náhoda doc. 1989 Základní škola doc. 1990 Divadlo Za branou doc.; Jestli něco potřebuje naši pomoc, je to svoboda doc.; Za mřížemi doc. 1991 Stvořil jsem tebe doc. 1992-1997 Řekni mi něco o sobě serie doc. / doc. series 1993 Kašpar doc. 1994-1997 Gen a Genus serie doc. / doc. series 1995 Příběh Lucerny doc. TV; Sladké hořkosti Lídy Baarové doc. TV; Pokus o jedno výročí doc. TV 1996 VIP - Jiří Ruckl doc. 1997 Rudolf II.a Praha doc. TV; Vyloučeni z literatury doc. 1998 Sladké století doc. TV; Premi / Awards: Karlovy Vary - Gran Premio / Grand Prix; Lidé, mám vás rád doc. TV 1999 Deset let v životě mladého muže doc.; Carmen story doc.; Výzva doc. 2000 Určitý způsob štěstí doc. 2001 Být Romem doc.; Praha 2000 - Evropské město kultury doc.; Hitler, Stalin a já doc. 2001-2002 Ženy na přelomu tisíciletí serie doc. / doc. series; V pasti doc.; Rozkoš bez rizika; Být Romkou; Zvítězí ten, kdo se nevzdá 2002 Sestřičky doc.; Jsem žena orientovaná na ženy doc. 2003 Když musíš tak musíš serie doc. / doc. series; Obsluhovala jsem Karla Čapka doc. 2004 Pavel Tigrid - Evropan doc.; Má šťastná hvězda doc.; Nebe nad Evropou do. 2006 Manželské etudy po 20 letech serie doc. / doc. series; Nebylo to marný doc.; Události Pavla Štechy doc. 2007 Nesdělitelné doc.; Marcela doc.; Premi / Awards: Finále Plzeń, Festival del cinema ceco - Miglior documentario ceco / Finále Plzeń, Festival of Czech Films - Best Czech Documentary

Iglika Trifonova

È nata nel 1957 a Sofia. Nel 1983 si è diplomata in regia cinematografica e televisiva all’Accademia Nazionale di Teatro e Cinema della stessa città. Dopo aver realizzato alcuni documentari, nel 2000 dirige il suo primo lungometraggio Pismo do Amerika che viene selezionato da oltre 40 festival internazionali e riceve numerosi riconoscimenti. Razsledvane è il suo secondo lungometraggio ed è stato premiato ai festival di Sofia e di Cottbus.

Iglika Trifonova was born in 1957 in Sofia, where in 1983 she graduated as film and TV director from the National Academy of Theatre and Film Art. After having made some documentaries, in 2000 she realizes her first feature film Pismo do Amerika: the film was selected by over 40 international film festivals and gained many prizes. Razsledvane is her second feature: the film was awarded at the latest Sofia and Cottbus Film Festival.

1990 Leto gospodne 1990 doc. 1992 Vazmožni razstojanita doc. 1993 Razkazi za ubijstva doc. 1994 Portret na edna aktrisa doc. 1995 Po Patja doc. 2000 Pismo do Amerika 2006 Razsledvane

dizionario dei registi / dictionary of directors

Dinko Tucaković

Nasce nel 1960 a Zenica in Bosnia. Nel 1984 si laurea in Regia cinematografica e televisiva presso la facoltà di Arti Drammatiche dell’Università di Belgrado (dove oggi insegna Storia del cinema e regia). Regista per il cinema e per la televisione, ha collaborato come critico e teorico di cinema per le riviste «Vreme» (Belgrado), «Positif» e «Sight and Sound». Cura la programmazione e le pubblicazioni della Jugoslovenska Kinoteka, ha presieduto fra il 1997 e il 2002 il comitato del FEST (il Festival Internazionale di Cinema di Belgrado). Autore di parecchi libri di cinema, fra cui Tajni život filma (1993) e Stranci u raju (1998), è stato membro della giuria FIPRESCI in numerosi festival internazionali. Alcuni dei suoi film sono stati selezionati in festival internazionali, fra cui Pismo (a Berlino) e Belgrader Tagebuch (alla Mostra del Cinema di Venezia). Vive e lavora a Belgrado. Di Tucaković, Alpe Adria Cinema ha presentato nel 2000 Belgrader Tagebuch e nel 2005 The Rubber Soul Project

Dinko Tucaković was born in Zenica, Bosnia, in 1960. In 1984 he gained a degree in Film and Television Directing at the Faculty of Dramatic Arts of the University of Belgrade (where currently is a guest lecturer on history of cinema and film direction). A film and television director, a film critic and theorist he collaborated with the magazines «Vreme» (Belgrade), «Positif» e «Sight and Sound» as well. Programming director and Chief editor of publishing branch of Yugoslav Film Archives (Jugoslovenska Kinoteka), he was chairman of the Board of the FEST (Belgrade International Film Festival) from 1997 to 2002. Author of several film books, among them Tajni život filma (1993) and Stranci u raju (1998), he has been nominated member of the FIPRESCI jury in many international film festivals. Some of his films have been selected in international film festivals, including Pismo (at Berlin International Film Festival) and Belgrader Tagebuch (at the Venice Film Festival). Lives and works in Belgrade. In 2000, Alpe Adria Cinema has presented his Belgrader Tagebuch and in 2005 The Rubber Soul Project.

filmografia scelta / selected filmography

1979 Bliže i dalje cm 1980 Isijavanje cm, 16mm 1981 Piknik cm 1983 Drugi krug cm, 16mm 1984 Šest dana juna 1985 John A. Alonso - Made in Yugoslavia cm, 16mm 1991 Anri Alekan u Beogradu cm, video 1992 Bernisa cm; Vilmos Zigmond - Portret cm, video 1996 Pismo cm 1998-2002 Država mrtvih (final cut del film di / final cut director of the film of Živojin Pavlović) 1999 Moralna opera politickog idiota mm, video; Belgrader Tagebuch mm, video 2004 The Rubber Soul Project mm, doc. 2007 Zabranjeni bez zabrane mm, doc., video (diretto con / directed with Milan Nikodijević)

Karel Vachek

Nasce a Tišňov (Cecoslovacchia) nel 1940. Frequenta la FAMU insieme ai cineasti della nová vlna, con il cui movimento non si identifica. Vachek appare piuttosto vicino a figure e metodi compositivi del movimento Surrealista, la cui attività in Cecoslovacchia prosegue clandestinamente dopo il 1948. A un artista figurativo prossimo al movimento è dedicato il secondo cortometraggio del regista, Kamil Lhoták (1960). Tre anni dopo licenzia il suo film di diploma, Moravská Hellas (t.l. La Ellade morava, 1963), che suscita la disapprovazione dello stesso Presidente della Repubblica, il conservatore Antonín Novotný. Tenuto a distanza dal cinema per un lustro, ritorna nel 1968 con il documentario più rappresentativo dei processi sociali e politici che hanno portato alla Primavera di Praga: Spříznění volbou (t.l. Le affinità elettive). Durante l’invasione dell’agosto 1968 filma i carri armati sovietici e

il naufragio delle speranze di un rinnovamento politico: i materiali non montati non sono mai stati rinvenuti. La normalizzazione lo vede tra le vittime principali: dal 1964 al 1974 scrive sceneggiature rimaste però irrealizzate. Nel 1979 emigra illegalmente, vive in Francia e negli USA. Condannato in contumacia al carcere in Cecoslovacchia, nel 1984 ottiene la grazia e lavora prima come autista e più tardi come consulente per una casa editrice. Dal 1990 riprende a lavorare al Krátký Film di Praga come regista e sceneggiatore, realizzando una serie di documentari fondati su un principio di composizione contrappuntistica e dai titoli complessi e ironici: Nový Hyperion, aneb volnost, rovnost, bratřství (t.l. Il nuovo Hyperion, ovvero libertà, uguaglianza, fratellanza, 1992), Co dělat? Cesta z Prahy do Českého Krumlova, aneb, Jak jsem sestavoval novou vládu (t.l. Che fare? Un viaggio da Praga a Český Krumlov, ovvero, Come ho composto un nuovo governo, 1996), Bohemia docta, aneb, Labyrint světa a lusthauz srdce (Božská komedie) (La divina commedia, 2000), Kdo bude hlídat hlídáče? Dalibor, aneb, Klíč k chaloupce Stryčka Toma (t.l. Chi sorveglierà il sorvegliante? Dalibor, ovvero, La chiave per la capanna dello Zio Tom, 2003). (fp)

Karel Vachek was born in Tišňov (Czechoslovakia) in 1940 and attended FAMU together with the filmmakers of the nová vlna school, with which he doesn’t identify. He is rather closer to the figures and style of composition of the Surrealist movement, whose work continued underground in Czechoslovakia after 1948. A figurative artist associated with this movement is the subject of the director’s second short film, Kamil Lhoták (1960). Three years later he released his diploma film, Moravská Hellas (1963), which incurred the disapproval of the President of the Republic, the conservative Antonín Novotný. As a result, he kept his distance from the cinema for five years, returning in 1968 with the documentary which best depicts the social and political processes known as the Prague Spring, Spříznění volbou. During the invasion of August 1968, he filmed the Soviet tanks and the dashing of Czech hopes for a political renewal. The footage for this film which remained unedited has never been found. Vachek was one of the chief victims of the ‘normalization’ which followed. From 1964 to 1974 he wrote screenplays that were never turned into films. In 1979 he emigrated illegally, and lived in France and the United States. He was sentenced ‘in absentia’ to a prison term in Czechoslovakia, but was pardoned in 1984 and began working first as a chauffeur and then as a consultant for a publishing house. He began working at Krátký Film in Prague again in 1990, as a director and screenwriter. He was able to return to making the films he wanted only in the early nineties, with a series of documentaries based on contrapuntal principles of composition and with complex and ironic titles: Nový Hyperion, aneb volnost, rovnost, bratřství (1992), Co dělat? Cesta z Prahy do Českého Krumlova, aneb, Jak jsem sestavoval novou vládu (1996), Bohemia docta, aneb, Labyrint světa a lusthauz srdce (Božská komedie, 2000), Kdo bude hlídat hlídáče? Dalibor, aneb, Klíč k chaloupce Stryčka Toma (2003).

1960 Nebe a silnice cm; Kamil Lhoták cm 1961 Pred potopou cm 1962 Pan Peliček cm 1963 Moravská Hellas mm 1965 Stoletá voda doc. 1968 Spříznění volbou doc. 1975 Nový byt doc. 1986 Základni fyzikální jednotky 1992 Nový Hyperion, aneb volnost, rovnost, bratřství doc. 1996 Co dělat? Cesta z Prahy do Českého Krumlova, aneb, Jak jsem sestavoval novou vládu doc. 2000 Bohemia docta, aneb, Labyrint světa a lusthauz srdce (Božská komedie) (La divina commedia) doc. 2003 Kdo bude hlídat hlídáče? Dalibor, aneb, Klíč k chaloupce Stryčka Toma doc.

Irina Vasileva

È nata nel 1955 a Mosca, dove nel 1979 si è diplomata allo VGIK. Sceneggiatrice, ha lavorato per la televisione russa come autrice di programmi. Ha scritto e diretto diversi documentari e film di ficiton, molti dei quali sono stati mandati in onda nelle televisioni di Israele, Stati Uniti, Ungheria e Serbia.

Irina Vasileva was born in 1955 in Moscow. She graduated from VGIK (Moscow) in 1979. A screenwriter, she worked for Russian television as an author. She has written and directed several documentaries and fiction. Some of her films have been brodcasted in Israel, USA, Hungary and Serbia.

1989 Pjatačok doc. 1993 Deti bez doma doc. 1996 Kolduny cm, doc. 1997 Inostranka cm, doc.; Oblako cm TV 1998 Strana pobezdennogo kommunizma cm, doc. 2001 Občee delo Pristavkina Anatolija mm TV 2002 Rossija. Vremena. Nravy serie TV / TV series 2003 Stradanija serie TV / TV series 2004 Nebo v kletku serie TV / TV series 2005 Guljať po vode mm, doc.; Suďba millionera v Rossii mm, doc.; Royal byl ves raskryť mm TV 2006 B.O.G. I Božena mm TV; Dva mastera odnoj Margarity mm TV 2007 Chaos i kosmos Alekseja Loseva mm TV; Večnyj cm, doc.

Anthony Vouardoux

Nato nel 1975 a Sierre, in Svizzera. Ha frequentato dal 1997 al 2002 l’ECAL (Scuola Cantonale di Losanna), dipartimento di Cinema. Il suo cortometraggio La limace, presentato nella 17a edizione del Trieste Film Festival, ha vinto il Pardino d’argento al festival di Locano.

Anthony Vouardoux was born in 1975 in Sierre (Switzerland). From 1997 to 2002 he attended the ECAL (Chanton School of Lausanne), cinema department. His short film La limace, screened at Trieste Film Festival 17th edition, won the Silver Leopard in Locarno.

2001 Lettre à Marx cm; 2’34’’ après cm 2002 Les âmes en peine cm 2003 Basile, la série cm; Les tartins (diretto con / directed with Tania Zambrano-Ovalle) 2004 Black lights cm 2005 La limace (diretto con / directed with Tania Zambrano-Ovalle); Premi / Awards: Locarno - Pardino d’Argento / Silver Leopard 2007 Bouly, le campeur cm

Jan Wagner

È nato nel 1975 ad Hannover, in Germania. Dal 1997 al 2000 ha studiato presso l’Accademia tedesca del Cinema e della Televisione (dffb) di Berlino e lavora attualmente come sceneggiatore e aiuto regista. Dal 2003 studia regia presso la Scuola nazionale di Cinema (PWSFTviT) di Łodź in Polonia.

Jan Wagner was born in 1975 in Hanover, Germany. From 1997 to 2000 he studied at the German Film & Television Academy (dffb) in Berlin and currently works as a screenwriter and assistant director. Since 2003 a student of Directing at Polish National Film School (PWSFTviT) in Łodź (PWSFTviT).

2004 15 minut potem pukanie cm; 9. Dzień cm, video; Slużba zastpęcza cm, doc. 2006 Pod opieką cm, doc., video; Porno cm; premi / Awards: BerlinoInterfilm, International Short Film Festival - Miglior Fotografia / Berlin - Interfilm, International Short Film Festival - Best Cinematography; Cottbus Film Festival - Miglior cortometraggio / Best Short Film

maja Weiss È nata nel 1965 a Novo Mesto. Nel 1988 si è diplomata in Regia cinematografica e televisiva presso l’AGRFT (Accademia di Teatro, Radio, Cinema e Televisione) di Lubiana. Successivamente, ha iniziato a lavorare come aiuto-regista e giornalista free-lance. Ha realizzato diversi documentari per la televisione slovena ed è attiva come produttrice. Il suo film d’esordio, Varuh meje (2002), è stato presentato al festival di Berlino, dove ha vinto il premio “Manfred Salzberger” per il Film Europeo più Innovativo. È presidente dell’Associazione dei registi sloveni e membro della European Film Academy. Instalacija ljubezni è il suo secondo lungometraggio.

Maja Weiss was born in 1965 in Novo Mesto. Graduated in film and television directing from the Academy of Theatre, Radio, Film and Television of Ljubljana (AGRFT) in 1988. She subsequently began working as an assistant director and free-lance writer. She also made documentaries for Slovenian television and works as an independent producer. Her debut feature film Varuh meje (2002) was shown in the Panorama section of the Berlinale in 2002 and won the ‘Manfred Salzberger’ Award for Best European innovative film. She is president of the Association of Slovenian Filmmakers and a member of the European Film Academy. Instalacija ljubezni is her second feature film.

filmografia scelta / selected filmography

1986 Mali Rus cm 1987 Dež cm 1990 Volite mene cm TV 1991 Balkanski revolveraši cm, 16mm; Razlaščenci cm, doc., 16mm; Otroci Černobila cm, doc., 16mm 1992 Fant pobratim smrti cm doc., 16mm; Droge - usoda ali priložnost mm, doc., video; Prostitucija v Sloveniji mm, doc., video 1993 Na poti nazaj doc., 16mm 1994 Vaški učitelj mm, 16mm 1995 Trst na meji doc., 16mm 1996 Foto Film 2001 doc., 16mm; Slovenija od znotraj mm, doc., video; Slovenija od zunaj doc., video 1998 Adrian cm 1999 Cesta bratstva in enotnosti doc., video 2000 Nuba - Čisti ljudje doc., video, TV (diretto con / directed with Tomo Križnar) 2002 Varuh meje; Premi / Awards: Berlino - Premio Manfred Salzberger come Film Europeo più Innovativo / Berlin - Manfred Salzberger Award for Best European Innovative Film 2003 Novi svet serie TV / TV series, S16mm 2004 Pod prešernovo glavo cm, doc., video, TV; Child in Time cm 2005 Photo: Joco Žnidaršič mm, doc., video 2006 Hočem osvojiti svet Portret igralke Marije Vere mm, doc., video 2007 Instalacija ljubezni

Lina Wertmüller

(pseudonimo di Arcangela Felice Assunta Wertmüller von Elgg Spanol von Braueich) Nasce a Roma nel 1928. Dopo alcuni anni di esperienza in ambito teatrale, comincia a lavorare per la radio e per la televisione, in veste di autrice e regista di trasmissioni fortunate come Canzonissima e Il Giornalino di Gianburrasca. Nel 1963 fa il suo ingresso nel mondo del cinema come aiuto regista di Fellini sul set di Otto e mezzo collaborando anche alla stesura della sceneggiatura. Lo stesso anno esordisce come regista con I basilischi, “Vela d’Argento” al Festival di Locarno. Gira poi alcune pellicole (di cui un paio sotto pseudonimo) e lavora, per un certo periodo, soprattutto come sceneggiatrice. Ritorna dietro la mdp con Mimì metallurgico ferito nell’onore (1972), opera che definisce le sue coordinate stilistiche e tematiche, giocate principalmente sui toni della satira grottesca, e che impone all’attenzione del pubblico una nuova coppia di attori - Giancarlo Giannini e Mariangela Melato - i quali diventeranno i preferiti della Wertmüller e saranno i protagonisti dei suoi lavori più celebri. Nel 1973, realizza Film d’amore e d’anarchia, ovvero: stamattina in Via dei Fiori nella nota casa di tolleranza…, sempre con

la coppia Giannini/Melato, che “inaugura” la sua pratica dei titoli lunghissimi (ne sono un esempio Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d'agosto, 1975, La fine del mondo nel nostro solito letto in una notte piena di pioggia, 1977, o Fatto di sangue fra due uomini per causa di una vedova… si sospettano moventi politici, 1978). Il grande successo arriva nel 1976 con Pasqualino Settebellezze, che ha un grande successo anche all’estero, tanto da arrivare a ottenere due nomination all’Oscar, fra cui quella per la miglior regia. Scrive e dirige per il teatro e nel 1987 debutta anche nella lirica (al Teatro San Carlo di Napoli e allo Stat Opera di Monaco con la Carmen di Bizet; al Teatro lirico di Atene con La Bohème). Dopo alcune esperienze in radio (un feuilleton radiofonico in trentadue puntate, Sceicchi e femministe) e un adattamento televisivo (Sabato, domenica e lunedì) nel 1996 torna al grande schermo con Ninfa Plebea, film tratto dal romanzo di Domenico Rea, e Metalmeccanico e parrucchiera in un turbine di sesso e di politica. Fra i suoi lavori più recenti, la fiction di ambientazione storica Francesca e Nunziata (2001, con Sophia Loren) e Peperoni ripieni e pesci in faccia (2004).

Lina Wertmüller (pseudonym of Arcangela Felice Assunta Wertmüller von Elgg Spanol von Braueich) was born in Rome in 1928. After a few years in the theatre, she began working in radio and television as an author and director for successful shows, such as Canzonissima and Il Giornalino di Gianburrasca. She made her film debut in 1963 as an assistant director for Fellini on the set of 8½, even contributing to the screenplay. In the same year, she directed her first film, I basilischi, which won the Silver Sail award at the Locarno Film Festival. This was followed by further films (some of which made under a pseudonym) and for a time she then worked mainly as a screenwriter. Lina Wertmüller returned to directing with Mimì metallurgico ferito nell’onore (1972), a landmark work which defined her personal style and subject matter. Henceforth her films would concentrate on developing a grotesque satirical tone, bringing into the limelight a new pair of actors, Giancarlo Giannini and Mariangela Melato, who were to star in all Wertmüller’s most successful films. In 1973 she made Film d’amore e d’anarchia, ovvero: stamattina in Via dei Fiori nella nota casa di tolleranza…, with the Giannini/Melato pairing once again, which “inaugurated” her habit of giving her films impossibly long titles (other examples are Swept Away by an Unusual Destiny in the Blue Sea of August, 1975, La fine del mondo nel nostro solito letto in una notte piena di pioggia, 1977, or Fatto di sangue fra due uomini per causa di una vedova… si sospettano moventi politici, 1978). Her greatest success came in 1976 with Seven Beauties, which received plaudits worldwide and even earned two Oscar nominations, including one for best director. Wertmüller continued to write for the theatre and direct, and in 1987 she made a foray into opera (at the Teatro San Carlo in Naples and at the Stat Oper in Munich, with Bizet’s Carmen, and at the Lyric Theatre in Athens, with La Bohème). After a period in radio (a radio serial in thirty-two episodes, Sceicchi e femministe) and a television adaptation (Sabato, domenica e lunedì), she returned to the big screen in 1996 with Ninfa Plebea, a film based on a novel by Domenico Rea, and Metalmeccanico e parrucchiera in un turbine di sesso e di politica. Her more recent work includes the period film Francesca and Nunziata (2001, with Sophia Loren) and Peperoni ripieni e pesci in faccia (2004).

1963 I basilischi; Premi / Awards: Locarno - Vela d’argento alla Regia / Silver Sail for the direction 1964 Il giornalino di Gian Burrasca serie TV / TV series 1965 Questa volta parliamo di uomini 1966 Rita la zanzara (come / as George H. Brown) 1967 Non stuzzicate la zanzara (come / as George H. Brown) 1972 Mimì metallurgico ferito nell'onore; Premi / Awards: David di Donatello per

il Miglior Attore a / David di Donatello Award for Best Actor to Giancarlo Giannini 1973 Film d'amore e d'anarchia… ovvero “stamattina alle 10.00, in via dei Fiori, alla nota casa di tolleranza…”; Premi / Awards: Cannes - Miglior Attore / Best Actor 1974 Tutto a posto e niente in ordine 1975 Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d'agosto (Swept Away); Premi / Awards: David di Donatello per la Miglior musica a / David di Donatello Award for Best Music to Piero Piccioni 1976 Pasqualino settebellezze (Seven Beauties)

1977 La fine del mondo nel nostro solito letto in una notte piena di pioggia 1978 Fatto di sangue fra due uomini per causa di una vedova… si sospettano moventi politici; Una domenica di novembre doc. 1981 Una domenica sera di novembre doc. 1983 Scherzo del destino in agguato dietro l’angolo come un brigante di strada 1984 Sotto sotto… stravolto da anomala passione 1985 Un complicato intrigo di donne, vicoli e delitti (A Complex Plot About Women, Alleys and Crimes); Premi / Awards: David di Donatello per la Miglior Attrice Protagonista a / David di Donatello Award for Best Actress to Angela Molina, per la Miglior Fotografia a / for Best Cinematography to Giuseppe Lanci, per la Miglior Scenografia a / for Best Production Design a Enrico Job 1986 Notte d’estate con profilo greco, occhi a mandorla e profumo di basilico 1987 Imago Urbis doc. TV (film collettivo / collective work) 1989 In una notte di chiaro di luna; Il decimo clandestino TV 1990 Sabato domenica e lunedì; Bari doc. 1992 Io speriamo che me la cavo; Vivaldi doc. 1993 L’anima russa doc. 1996 Ninfa plebea; Metalmeccanico e parrucchiera in un turbine di sesso e politica 1999 Ferdinando e Carolina 2001 Francesca e Nunziata (Francesca and Nunziata) TV 2004 Peperoni ripieni e pesci in faccia

Nesimi Yetik

Nato nel 1981 a Çorum, in Turchia, si è laureato all’Università di Ankara (dipartimento di Teatro). Nel 2003 ha realizzato il suo primo cortometraggio, Zan Şer Hiç Annem Sinema Öğreniyor è stato in concorso all’ultimo festival di Berlino.

Nesimi Yetik was born in 1981 in Çorum,Turkey. He graduated from Department of Theater at Ankara University. In 2003 he made his first short film Zan Şer Hiç Annem Sinema Öğreniyor was in competition at the latest Berlin Film Festival.

2003 Zan Şer Hiç cm 2006 Annem Sinema Öğreniyor cm

miran Zupanič

Nato nel 1961, si è laureato in regia cinematografica e televisiva all’Università di Lubiana. Insegna Regia all’Università e ha diretto diversi lungometraggi e documentari, presentati in molti festival internazionali. Di Miran Zupanič, Alpe Adria Cinema ha presentato nella VII edizione il suo Radio.doc.

Miran Zupanič was born in 1961. He graduated from film and television directing at the University of Ljubljana. He works as a university professor of film directing. He directed several documentaries and feature films, presented in many international film festivals. Alpe Adria Cinema presented during the 7th edition his Radio.doc.

1985 Sejalec cm 1986 V glavi cm 1988 Domov cm 1990 Tek za življenje cm, TV 1991 Operacija Cartier TV 1993 Oči Bosne… cm, TV 1995 Radio.doc TV 1998 Urban - skice za portret glasbenika cm, TV 2001 Barabe! 2003 Delitve cm, doc., TV 2004 Kocbek, pesnik v pogrezu zgodovine TV 2006 Aufbiks! cm, TV 2007 Otroci s Petrička doc.

repertorio dei produttori

e dei distributori esistenti

index of present producers and distributors

repertorio dei produttori e dei distributori esistenti / index of present producers and distributors

1956-os magyar Forradalom Történetének Dokumentációs és Kutatóintézete Közalapítvány www.rev.hu

23/5 Filmproduktion GmbH

Methfesselstrasse 23

D-10965 Berlino

Germania

tel. +49 30 7676820 fax +49 30 76768229

e-mail: info@235film.de

Agitprop Ltd.

68, Budapest str., ap.1 1202 Sofia

Bulgaria

tel. +359 2 9831411 fax +359 2 9870417

e-mail: producer@agitprop.bg www.agitprop.bg

Amisano Stefania

e-mail: stefania.amisano@chello.at

Amka Films Productions SA via Sole, 2 6943 Savosa

Svizzera

e-mail: tiziana@amka.ch www.amka.ch

AQS A.S.

Na Klikovce 7 CZ-14000 Praga 4

Repubblica Ceca tel. +420 221436222 fax +420 221436105

Aristoteles Workshop Association

Bd. Nicolae Balcescu 35A, ap. 12, sector 2 021452 Bucarest

Romania

e-mail: dan@aworkshop.org www.aworkshop.org

Arsmedia Stegne 5

1000 Lubiana

Slovenia

tel. +386 1 5132508 fax +386 1 5132562

ART & PoPCoRN

Dečanska 12 11000 Belgrado

Serbia

tel. & fax +381 11 3345712 e-mail: info@artandpopcorn.com www.artandpopcron.com

Arte France Cinéma 8, Rue Marceau 92785 Issy-les-Moulineaux Cedex 09

France

tel. +33 1 55 00 77 77 fax +33 1 55 00 77 00 e-mail: h-vayssieres@paris.arte.fr www.arte.tv

Associazione R.A.m.

Via Nuova, 13 33050 Pozzuolo del Friuli (UD) Italia

e-mail: associazione.ram@virgilio.it

Audio Design Digital Art

Str. Banului 3, sector 1 010771 Bucarest

Romania

tel. +40 21 4561765

Base-Court

Rue du Maupas 2 1004 Losanna

Svizzera

tel. +41 21 3128360 fax +41 21 3128361

e-mail: pipo@base-court.ch www.shortfilm.ch

Bavaria Film International

Bavariafilmplatz 8 D-82031 Geiselgasteig

e-mail: international@bavaria-film.de www.bavaria-film-international.com

Bela Film

Beljaška 32 1000 Lubiana

Slovenia

tel. +386 1 5132494 fax +386 1 5132557

e-mail: info@belafilm.si www.belafilm.si

Belle-journée productions

Lilienthal Strasse 10 D-10965 Berlino

Germania tel. + 49 30 69509559 e-mail: info@belle-journee.com www.belle-journee.com

Biancafilm srl

Via Fedele Lampertico, 7 00191 Roma

Italia

tel. +39 06 3296791 fax +39 06 3296790 e-mail: biancafilm@flashnet.it

Biftek production c/o Kuper 9 Villa des Buttes Chaumont 75019 Parigi Francia

Camera Ltd. 50 Shipka Str. 1504 Sofia

Bulgaria

tel. +359 2 9463865 fax +359 2 8467384 e-mail: doykov@sia.bg www.camera.bg

Castagneda

e-mail: castagneda@libero.it

Cerovac Enrico

Aurisina Cave 24/G 34011 Trieste

Italia

tel. +39 040 200464

e-mail: enrico@zombiesvideo.com www.zombiesvideo.com

Coach14

21, Rue Jean-Pierre Timbaud

75011 Parigi

Francia

tel. +33 1 47001060 fax +33 1 47001002

e-mail: p.boye@coach14.com www.coach14.com

Coop. Immaginaria

Via Vittorio Veneto, 26 Latisana (UD)

Italia

tel. +39 0432 1845264

Coproduction office

24, Rue Lamartine

75009 Parigi

Francia

tel. +33 1 56026000

fax +33 1 56026001

e-mail: info@coproductionoffice.eu www.coproductionoffice.com

Credofilm GmbH

Schiffbauerdamm 13 10117 Berlino

Germania

tel. +49 30 2576240

fax +49 30 25762422

e-mail: office@credofilm.de www.credofilm.de

Deckert Distribution

Marienplatz 1

04103 Lipsia

Germania

tel. +49 341 2156638

fax +49 341 2156639

e-mail: info@deckert-distribution.com www.deckert-distribution.com

Deutsche Film-und Fernsehakademie

Berlin (dffb)

Potsdamer Str. 2

D-10785 Berlino

Germania

tel. +49 30 25759152

fax +49 30 25759162 www.dffb.de

Distant Dreams Filmproduktion

Schwedter Strasse 13 10119 Berlino

Germania

tel. +49 30 78705457

fax +49 30 78705458

e-mail: info@distantdreams.de www.distantdreams.de

Divine Films

Via Molino a vento, 3 34137 Trieste

Italia

tel. +39 040 761490

documenta 12

Friedrichsplatz 18

D-34117 Kassel

Germania

tel. +49 561 707270

fax +49 561 7072739

e-mail: office@documenta.de www.documenta.de

Duna Televízió

Mészáros utca 48

H-1016 Budapest

Ungheria

tel. & fax +36 1 4891609

e-mail: dunaw@dunatv.hu www.dunatv.hu

Eureka media

Ul. Smulikowskiego 13/10

00-384 Varsavia

Polonia

tel. +48 22 8284810

fax +48 22 8295673

e-mail: eureka@ntcm.com.pl www.eurekamedia.info

Fade In

Nova Ves, 18

HR-10000 Zagabria

Croazia

tel. +385 1 4667817

fax +385 1 4667815

e-mail: office@fadein.hr www.fadein.hr

Faidiga Fabiola

Via Zelik, 5 34135 Trieste

Italia

e-mail: fabiolafaidiga@libero.it

Fandango srl

Via Ajaccio, 12b 00198 Roma

Italia

tel. +39 06 97745012

fax +39 06 97745030

e-mail: www.fandango.it

Fandango Portobello Sales c/o Portobello Pictures

Film House Baš Čelik

Njegoševa 23/I 11000 Belgrado

Serbia

tel. +381 11 3085121

fax +381 11 3085124

e-mail: bascelik@eunet.yu

Film Studio AVE

Miera iela 39-27

LV-1001 Riga

Lettonia

tel. & fax +371 67370087 e-mail: ave@deponet.lv

Filmski Sklad RS

Miklošičeva 38 SI-1000 Lubiana

Slovenia

tel. +386 1 2343212 fax +386 1 343219

e-mail: info@film-sklad.si www.film-sklad.si

Flyng moon Filmproduktion GmbH

Rosa Luxemburg Str. 40 D-14482 Postdam

Germania

tel. +49 331 704250 fax +49 331 7042551

Forster Film GmbH

Tellstrasse 49 8400 Winterthur

Svizzera

e-mail: bernie@forsterfilm.ch www.forsterfilm.ch

Gariné Torossian Production

190, Concord Ave.

M6H-2P3 Toronto Canada

e-mail: garinetorossian@gmail.com

Geppert Productions

Gleditschstr. 80 D-10823 Berlino

Germania

tel. +49 30 78001403 fax +49 30 78703891

e-mail: geppert_productions@t-online.de www.geppert-productions.com

Werther Germondari

Via Cernaia, 15 00185 Roma

Italia

tel. +39 06 4817992 www.werthergermondari.com

GG Film

c/o Matteo Oleotto

e-mail: oleotto@hotmail.com

Hargla Company

Valtaiku 19 LV-1029 Riga

Lettonia tel. +371 29235618 e-mail: laila.pakalnina@inbox.lv

Havas Films

Alvinci u. 52 H-1022 Budapest

Ungheria tel. +36 20 9341180 www.havasfilms.com

HBo Polska Sp. Z.o.o.

Pulawska 17 02 515

Varsavia

Polonia tel. +48 22 8528800 fax +48 22 8528802 e-mail: kontakt@hbo.pl www.hbo.pl

HFF “Konrad Wolf”

Marlene Dietrich Allee 11 D-14482 Potsdam-Babelsberg

Germania tel. +49 331 62020 fax +49 331 6202199 e-mail: info@hff-potsdam.de www.hff-potsdam.de

Hi Film Productions

Traian Str. 179 024043 Bucarest

Romania

tel. +40 212524867 fax +40 212524866 e-mail: office@hifilm.ro

Hochschule für Fernsehen und Film

Frankenthalerstr. 23 81539 Monaco

Germania e-mail: festival4@hff-muc.de www.hff-muc.de

“I fagiani alla spina” c/o Davide Del Degan

Via Verga 44 34100 Trieste

Italia

Inforg Stúdió Kinizsi Ut. 11 H-1092 Budapest

Ungheria

tel. +36 30 6393383 fax +36 1 2190961 e-mail: inforg@inforgstudio.org www.inforgstudio.hu

Insomnia Film Production c/o Ramona Munteanu Bucarest

Romania

tel. +40 745 528608

Instant Filmek műhelye

c/o Magyar Filmunió

Interfilm Berlin

tel. +49 30 25942904 e-mail: distribution@interfilm.de www.interfilm.de

Kaplan Film Production

Süreyya Agaoglu Sokak

41/7 Hatay Apt. Tesvikiye 34365 Istanbul

Turchia

tel. & fax +90 212 2912995

e-mail: info@kaplanfilm.com www.kaplanfilm.com

Katapult Film

c/o Magyar Filmunió

William Kentridge c/o The Goodman Gallery www.goodman-gallery.com

Kid Film Sp. z o.o.

ul. Orzechowskiego 19 04824 Varsavia

Polonia

tel. +48 22 6157223

e-mail: mail@kidfilm.pl www.kidfilm.pl

Kinoatelje

Piazza della Vittoria, 38 34170 Gorizia

Italia

tel. +39 0481 33580 e-mail: mail@kinoatelje.it www.kinoatelje.it

Kinoteatr.Doc

Letnaya Street 38, Building 2, Ap. 85 141021 Mitishy Mosca

Russia

tel. & fax +7 495 1439468 e-mail: sinev@kinoteatrdoc.ru www.kinoteatrdoc.ru

Klas Film

10 Tsar Assen str. 1000 Sofia

Bulgaria

tel. +359 2 9815343

e-mail: klasfilm@spnet.net www.klasfilm.com

Kloos & Co. medien GmbH

Jablonskistraße

D-10405 Berlino

Germania

tel. +49 30 47372980 fax +49 30 473729820

e-mail: info@kloosundco.de www.kloosundco.de

Közgáz Visual Brigade c/o Magyar Filmunió

KurzFilmAgentur Hamburg e.V. Friedensallee 7 22765 Amburgo

Germania

tel. +49 40 39106319 fax +49 40 39106320

e-mail: sales@shortfilm.com www.shortfilm.com

La Big Family asbl 42, rue Dethy

BE-1060 Bruxelles

Belgio

tel. +32 2 5383158

fax +32 2 5383158 www.labigfamily.com

La Cineteca del Friuli

Palazzo Giurisatti

Via Bini 50 33013 Gemona del Friuli (UD)

Italia

tel. +39 0432 980458

fax +39 0432 970542 www.cinetecadelfriuli.org

Le Artigiane della Comunicazione

Via San Gregorio, 11 90138 Palermo

Italia

tel. +39 091 581648

e-mail: leartigianedellacomunicazione@ yahoo.it www.leartigianedellacomunicazione.com

Les Films d’Ici 62, Bld Davout

75020 Parigi

Francia

tel. +33 1 44 522323

fax +33 1 44 522324

e-mail: courrier@lesfilmsdici.fr www.lesfilmsdici.fr

Les Films oeil-Sud

CP 345

1211 Ginevra 21

Svizzera

tel. +41 22 3217242

fax +41 22 3217242

email: film@oeil-sud.ch www.oeil-sud.ch

Louise Productions

Rue de la Clergère 2

1800 Vevey

Svizzera

tel. +41 21 9236363

fax +41 21 9236362

e-mail: info@louiseproductions.ch www.louiseproductions.ch

magyar Filmunió

Varosligeti fasor 38 1068 Budapest

Ungheria

tel. +36 1 3517760

fax +36 1 3526734

e-mail: filmunio@filmunio.eu www.filmunio.hu

mDC International GmbH

Schillerstrasse 7a

D-10625 Berlino

Germania

tel. +49 30 26497900

fax +49 30 26497910

e-mail: info@mdc-int.de www.mdc-int.de

mediacentar Sarajevo

Kolodvorska 3

71000 Sarajevo

Bosnia Erzegovina

tel. & fax +387 33 715840

e-mail: kontakt@media.ba www.media.ba

media Luna Entertainment

GmbH & Co. KG

Hochstadenstr. 1-3

D-50674 Cologne

Germania

tel. +49 221 8014980

fax +49 221 80149821

e-mail: info@medialuna-entertainment.de www.medialuna-entertainment.de

mEDIAPRo DISTRIBUTIoN

7-9 Professor Doctor Dimitrie Gerota Str. 2nd District

020027 Bucarest

Romania

tel. +40 31 8256624

fax +40 31 8256450

e-mail: mediaprodistribution@mediasat.ro www.mediaprodistribution.com

media Pro Pictures

1, Studioului Str. 070000 Buftea

Romania

tel. +40 31 8251280 fax +40 31 8251296 e-mail: filmromanesc@mediasat.ro

mediopolis Film und Fernsehproduktion

Katharinenstr. 21 04109 Lipsia

Germania

tel. +49 341 3086901 fax +49 341 3086902 e-mail: leipzig.office@mediopolis-online.de www.mediopolis-online.de

merkelfilm

Németvölgyi út. 19

Budapest

Ungheria

tel. & fax +36 1 2144321 e-mail: merkelfilm@t-online.hu

metacinema

Via Monti della Farnesina 77 00194 Roma

Italia

tel. +39 06 83396746 fax +39 06 32609943 www.metacinema.it

mikado Film

Via Vittor Pisani, 12 20124 Milano

Italia

tel. +39 02 679790 fax +39 02 66711488 www.mikado.it

moldova Film Studio str. Hancesti 61

MD2028 Chişinău

Moldavia

tel. +373 22 721170 fax +373 22 721200 e-mail: moldovafilm@yahoo.com

motor Film

Hohlstrasse 214

CH-8004 Zurigo

Svizzera

tel. & fax +41 44 420 1060 e-mail: motorfilm@bluewin.ch

moVIE moVIE

Via San Vitale, 40/7 40125 Bologna

Italia

tel. +39 051 221914 fax +39 051 222296 www.moviemovie.it

Negativ s.r.o

Ostrovni 30 11000 Praga 1

Repubblica Ceca

tel. +420 2 24933755 fax +420 2 24933472 e-mail: office@negativ.cz

objektív Filmstúdió KFT

Róna u.174. 1145 Budapest

Ungheria

tel. & fax +36 1 2525359 e-mail: object@axelero.hu www.objektivfilm.hu

onoma 4, Rue de Miromesnil 75008 Parigi

Francia

tel. +33 1 58183490 fax +33 1 45259970 www.onomainternational.com

Özminimalist Film

Ulubatli Hasan Mah. 9. Cadde No: 17/9

TR-06930 Sinkan Ankara

Turchia

tel. +90 505 8246547

e-mail: ozminimalistfilm@gmail.com

Palomar S.p.A.

Via S. Pellico, 24 00195 Roma

Italia

tel. +39 06 37351483 fax +39 06 37511224

e-mail: palomar@palomaronline.com www.palomaronline.com

Pandora Film Produktion

Ebertplatz 21 D-50668 Colonia

Germania

tel. +49 221 973320 fax +49 221 973329

e-mail: info@pandorafilm.com www.pandorafilm.com

Paul Thiltges Distributions

45 Boulevard Pierre Frieden

L-1543 Lussemburgo

e-mail: info@ptd.lu www.ptd.lu

Peacock Film

Muehlebachstrasse 113 8008 Zurigo

Svizzera

tel. +41 44 4224770 fax +41 44 4229040

e-mail: peacock@peacock.ch www.peacock.ch

Portobello Pictures

Eardley House

4 Uxbridge Street, Notting Hill Gate

W87SY Londra

Regno Unito

tel. +44 207 9089890 fax +44 207 9089899

e-mail: mail@portobellopictures.com www.portobellopictures.com

Presidenza del Consiglio dei ministri

Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria

Via Cristoforo Colombo, 98 00147 Roma

Italia

tel. +39 06 519961 fax +39 06 51996202

Produkce Radim Procházka Husitska 80

13000 - Praga 3

Repubblica Ceca

tel. +420 222212041

Pulsemedia

Via L. Spallanzani, 119 42021 Bibbiano

Reggio Emilia

Italia

www.pulsemedia.it

PWSFTviT

Pánstwowa Wyższa Szkoła Filmowa Telewizyina i Teatralna (Polish National Film, Television and Theatre School)

Targowa 61/63

90323 Łodź

Polonia

tel. +48 42 6345820 fax +48 42 6748139

e-mail: swzfilm@filmschool.lodz.pl www.filmschool.lodz.pl

Rai Cinema

Piazza Adriana, 12 00193 Roma

Italia

tel. +39 06 684701 fax +39 06 6871638 www.raicinema.it

Revolver srl

Via della Gensola, 58 00153 Roma

Italia

tel. +39 06 5813106 fax +39 06 58335521

Corso Salani balatonfilm@libero.it

Emmanuel Samson

c/o Institut Culturel Français

Karachi Street

Hay Dahra

BP 683 Tripoli

Libia

tel. +218 92 818 1008

Sixpack Film

Neubaugasse 45/13

P.O. Box 197

A-1070 Vienna

Austria

tel. +43 1 5260990

fax +43 1 5260992

e-mail: office@sixpackfilm.com www.sixpackfilm.com

Staragara

Majaronova 16

SI-1000 Lubiana

Slovenia

tel. + 386 1 4210024

fax + 386 1 4210025

e-mail: info@staragara.com www.staragara.com

Hito Steyerl

Körterstrasse 5 Berlino

Germania

tel. +49 30 69565317

e-mail: hito.steyerl@gmx.net

Studio FF

Karmanitski per 1/3 of 45 121002 Mosca

Russia

tel. +7 495 6856986

e-mail: studioff@yandex.ru

Studio Slon 8 Sergeij Eisenštein pr. 129226 Mosca

Russia

tel. & fax +7 495 1810386 e-mail: studioslon@bk.ru

Tandem Taren To ul. Klarysewska 18 02924 Varsavia Polonia

tel. +48 22 8857405

Taskovski Films

Korunovacni 32 17000 Praga Repubblica Ceca tel. & fax +420 233 313 839 e-mail: info@taskovskifilms.com www.taskovskifilms.com

Taskovski Films Ltd 4B Wentworth Street E1 7TF Londra Regno Unito e-mail: info@taskovskifilms.com www.taskovskifilms.com

The match Factory GmbH Sudermanplatz 2 D-50670 Colonia

Germania tel. +49 221 2921020 fax +49 221 29210210

e-mail: info@matchfactory.de www.matchfactory.de

Thomas Geyer Filmproduktion Ahrenshooper Zeile 51 D-14129 Berlino Germania tel. +49 30 80908089 e-mail: geyerfilm@aol.com

Tivoli Filmproduction Hüvösvölgyi út 141 H-1021 Budapest Ungheria

tel. +36 1 2752320 fax +36 1 2006858 www.tivolifilms.com

Daniele Trani

Vicolo Castagneto, 11 34100 Trieste

Italia

e-mail: datrani@fastwebnet.it

TV2 World

Sortedam Dossering 55 A DK-2100 Copenaghen

Danimarca

tel. +45 35 372200 fax +45 65 214199 www.tv2world.com

TVP S.A.

17, J.P. Woronicza Str. 00-999 Varsavia

Polonia

tel. +48 22 5476139

fax +48 22 5477583

e-mail: sales@tvp.pl www.tvp.pl

TVP S.A. – Film Agency

17, J.P. Woronicza Str. 00-999 Warsaw, Poland

tel. +48 22 5478167 fax +48 22 5474225

e-mail: festivals@tvp.pl

UL AGRFT

Univerza v Ljubljani - Akademija za gledališče, radio, film in televizijo - FTV oddelek

Nazorjeva 3

SI-1000 Lubiana

Slovenia

tel. & fax. +386 1 2517433

e-mail: ftv@agrft.uni-lj.si www.agrft.uni-lj.si

Ulrich Seidl Film Produktion GmbH

Wasserburgergasse 5/7

1090 Vienna

Austria

tel. +43 1 3102824

fax +43 1 3195664

e-mail: office@ulrichseidl.at www.ulrichseidl.com

University of Southern California, School of Cinematic Arts

850 W 34th street

90089 Los Angeles, CA- Usa

tel. +1 213 7404432

fax +1 213 7405226

e-mail: cassidy@cinema.usc.edu

Ventura Film SA

Al Castello

CH-6866 Meride

Svizzera

tel. +41 91 6462021

fax +41 91 6460386

e-mail: ventura@venturafilm.ch www.venturafilm.ch

Vertigo / Emotionfilm

Kersnikova 4,

SI-1000 Lubiana

Slovenia

tel. +386 1 439 7080

fax +386 1 430 3530

e-mail: info@emotionfilm.si www.emotionfilm.si

VG Studio

Suvalku 7-12

LT-03106 Vilnius

Lituania

tel. +370 52 650117

e-mail: nava@aiva.it

Videomante

Via Venier 2

34144 Trieste

Italia

tel. + 39 040 661937

e-mail: info@videomante.it

Vides Filmu Studija

Lapu Str. 17

LV-1002 Riga

Lettonia

tel. +371 7503588

fax +371 7503589

e-mail: vfs@vfs.lv www.vfs.lv

Vineta Film

Arenshooper Zeile 51 D-14129 Berlino

Germania

tel. +49 30 80908084

fax +49 30 8029859

e-mail: vinetafilm@t-online.de

Vivo Film

Via Alamanno Morelli, 18

00197 Roma

Italia

tel. & fax +39 06 8078002 www.vivofilm.it

Zavod Kinoatelje Šmihel 55 5261 Šempas

Slovenia

Zebra Film Studio

Pulawska 61 02-595 Varsavia

Polonia

tel. +48 22 8455484

fax +48 22 8456588

e-mail: studio@zebrafilm.pl www.zebrafilm.pl

AFIC

Associazione Festival Italiani di Cinema

The Association of Italian Film Festivals

Associazione Festival

Italiani di Cinema (Afic)

Via Villafranca, 20 00185 Roma

Italia

Nel complesso del sistema audiovisivo italiano, i festival rappresentano un soggetto fondamentale per la promozione, la conoscenza e la diffusione della cultura cinematografica e audiovisiva, con uníattenzione particolare alle opere normalmente poco rappresentate nei circuiti commerciali come ad esempio il documentario, il film di ricerca, il cortometraggio. E devono diventare un sistema coordinato e riconosciuto dalle istituzioni pubbliche, dagli spettatori e dagli sponsor. Per questo motivo e per un concreto spirito di servizio è nata nel novembre 2004 l’Associazione Festival Italiani di Cinema (AFIC). Gli associati fanno riferimento ai principi di mutualità e solidarietà che già hanno ispirato in Europa l’attività della “Coordination Européenne des Festivals”. Inoltre, accettando il regolamento, si impegnano a seguire una serie di indicazioni deontologiche tese a salvaguardare e rafforzare il loro ruolo.

With the framework of the Italian audiovisual system, festival represent a fundamental means for the promotion, knowledge and diffusion of film and audiovisual culture, with particolar attention to works that normally receive little attention in commercial circuits, like documentaries, research films and shorts. They must also become a coordinated system that is recognized by public institutions, audience and sponsors.

L’AFIC nell'intento di promuovere il sistema festival nel suo insieme, rappresenta già oggi più di 30 manifestazioni cinematografiche e audiovisive italiane ed è concepita come strumento di coordinamento e reciproca informazione. Aderiscono all’AFIC le manifestazioni culturali nel campo dell’audiovisivo caratterizzate dalle finalità di ricerca, originalità, promozione dei talenti e delle opere cinematografiche nazionali ed internazionali. L’AFIC si impegna a tutelare e promuovere, presso tutte le sedi istituzionali, l’obiettivo primario dei festival associati.

For this reason, and in a concrete spirit of service, the Italian Film Festivals Association (AFIC) was created in November 2004. Association members adhere to the principle of mutuality and solidarity that inspire the activities of the Coordination EuropÈenne des Festivals in Europe. Moreover, by accepting the regulations, they promise to follow a series of deontological indications whose purpose is to safeguard and strengthen their role. AFICís aim is to promote the festival system as a whole, and already today it represents over thirty Italian cinematographic and audiovisual manifestations.

AFIC members include cultural manifestations in the audiovisual field that are characterized by research, originality and the promotion of talents and cinematographic works, both at home and abroad.

AFIC also strives to protect and promote at every institutional level the primary objective of the associated festivals.

CENTEAST

Il Coordinamento dei festival dell’Europa centro-orientale

The Alliance of Central and Eastern European Film Festivals

CENTEAST riunisce i più importanti festival di cinema che si occupano dell’area europea centro-orientale. Ogni paese è rappresentato da un festival. Lo scopo di CENTEAST è quello di promuovere il cinema europeo, ponendo particolare attenzione a quanto prodotto in Europa centroorientale. Questo avviene aiutando i film di quest’area a raggiungere il mercato internazionale, e incoraggiando la collaborazione fra i festival membri. CENTEAST è nato nell’autunno 2001 da un’idea del Festival Internazionale del Cinema di Varsavia, ma è stato fondato ufficialmente durante il Festival di Cottbus nel novembre 2003.

Per qualunque informazione relativa a Centeast, si prega di contattare i Coordinatori:

Stefan Laudyn, Festival Internazionale di Varsavia centeast@wff.pl

Roland Rust, Cottbus Film festival r.rust@filmfestivalcottbus.de

CENTEAST is a network of key film festivals of feature films in Central and Eastern Europe, which includes one festival for country. The purpose of CENTEAST is promoting European cinema, with special attention paid to the cinema from Central and Eastern Europe, helping films from the region to find a place on the international market, and encouraging the collaboration between the member festivals. CENTEAST was initiated by the Warsaw International Film Festival in the autumn 2001, and was officially founded at the Cottbus Film Festival on November 7th, 2003.

For all issues related to CentEast please contact its Coordinators:

Stefan Laudyn, Warsaw International Film festival centeast@wff.pl

Roland Rust, FilmFestival Cottbus r.rust@filmfestivalcottbus.de

Fanno parte di CENTEAST / The list of the members:

Austria - Linz

“CROSSING EUROPE” FILM FESTIVAL LINZ

e-mail: info@crossingEurope.at www.crossingEurope.at

contatto / contact:

Christine Dollhofer - direttore / director date / dates: 22-27 aprile 2008 / April 22-27, 2008

Bosnia Erzegovina / Bosnia-Herzegovina - Sarajevo

SARAJEVO FILM FESTIVAL

e-mail: programmes@sff.ba www.sff.ba

contatto / contact:

Mirsad Purivatra - direttore / director date / dates: 15-23 agosto 2008 / August 15-23, 2008

Bulgaria - Sofia

SOFIA INTERNATIONAL FILM FESTIVAL

(Sofia Film Fest)

e-mail: office@sofiaiff.com www.sofiaiff.com

contatto / contact:

Stefan Kitanov - direttore / director date / dates: 6-16 marzo 2008 / March 6-16, 2008

Croazia - Zagabria / Croatia - Zagreb

ZAGREB FILM FESTIVAL

e-mail: info@zagrebfilmfestival.com www.zagrebfilmfestival.com

contatto / contact:

Boris T. Matić - direttore / director, date / dates: ottobre 2008 / October 2008

Estonia - Tallinn

BLACK NIGHTS FILM FESTIVAL

e-mail: poff@poff.ee www.poff.ee

contatto / contact:

Tiina Lokk - direttore / director date / dates: dicembre 2008 / December 2008

Germania / Germany - Cottbus

FILMFESTIVAL COTTBUS - FESTIVAL OF EAST EUROPEAN CINEMA

e-mail: info@fitmfestivalcottbus.de www.filmfestivalcottbus.de

contatto / contact:

Roland Rust - direttore / director date/dates: 11-16 novembre 2008 / November 11-16, 2008

Italia / Italy - Trieste TRIESTE FILM FESTIVAL a project by ALPE ADRIA CINEMA e-mail: info@alpeadriacinema.it www.triestefilmfestival.it contatto / contact: Annamaria Percavassi - direttore / director date/dates: 17-24 gennaio 2008 / January 17-24, 2008

Lettonia / Latvia - Riga RIGA INTERNATIONAL FILM FORUM “ARSENALS” e-mail: programm@arsenals.lv www.arsenals.lv contatto / contact: Augusts Sukuts - direttore / director date / dates: 18-21 settembre 2008 (ogni due anni) / September 18-21, 2008 (every two years)

Lituania / Lithuania - Vilnius, Kaunas, Klaipeda NORDIC FILM FORUM SCANORAMA e-mail: info@kino.it www.scanorama.lt contatto / contact: Grazina Arlickaite - direttore artistico / artistic director date / dates: novembre 2008 / November 2008

macedonia - Skopje INTERNATIONAL SKOPJE FILM FESTIVAL e-mail: filmfest@mol.com.mk www.sff.com.mk contatto / contact: Dejan Pavlović - direttore / director date / dates: marzo 2008 / March 2008

Polonia - Varsavia / Poland - Warsaw WARSAW INTERNATIONAL FILM FESTIVAL e-mail: festiv@wff.pl www.wff.pl contatto / contact: Stefan Laudyn - direttore / director date / dates: 10-19 ottobre 2008 / October 10-19, 2008

Romania - Cluj Napoca TRANSILVANIA INTERNATIONAL FILM FESTIVAL e-mail: info@tiff.ro www.tiff.ro contatto / contact: Mihai Chirilov - direttore / director date / dates: giugno 2008 / June, 2008

Russia - mosca / moscow

MOSCOW INTERNATIONAL FILM FESTIVAL

e-mail: info@moscowfilmfestival.ru www.moscowfilmfestival.ru

contatto / contact:

Natalija Sijomina - direttore generale / general director date / dates: giugno - luglio 2008 / June - July 2008

Serbia - Belgrado / Belgrade

BELGRADE INTERNATIONAL FILM FESTIVAL, FEST

e-mail: info@fest.org.yu www.fest.org.yu

contatto / contact:

Miloš Paramentić - direttore FEST / FEST director date / dates: 22 febbraio - 2 marzo 2008 / February 22 - March 2, 2008

Slovacchia / Slovakia - Bratislava

INTERNATIONAL FILM FESTIVAL BRATISLAVA

e-mail: iffbratislava@ba.sunnet.sk www.iffbratislava.sk

contatto / contact:

Peter Nágel - direttore programmazione / programme director date / dates: dicembre 2008 / December 2008

Slovenia - Lubiana / Ljubljana

LJUBLJANA INTERNATIONAL FILM FESTIVAL - LIFFe

e-mail: simon.popek@cd-cc.si www.liffe.si

contatto / contact: Simon Popek - direttore / director date / dates: novembre 2008 / November 2008

Ucraina - Kiev / Ucraine - Kyiv

KYIV INTERNATIONAL FILM FESTIVAL MOLODIST

e-mail: info@molodist.com www.molodist.com

contatti / contact:

Mila Novikova- direttore programmazione / programme director date / dates: ottobre 2008 / October, 2008

L’iniziativa è gentilmente sostenuta da / The initiative is friendly supported by:

Repubblica Ceca / Czech Republic - Karlovy Vary KARLOVY VARY INTERNATIONAL FILM FESTIVAL e-mail: program@iffkv.cz www.kviff.com

contatto / contact: Eva Zaoralová - direttore artistico / artistic director date / dates: 4 - 12 luglio 2008 / July 4-12, 2008

indice dei film / index of films

indice dei registi / index of directors

240 7 kuoke doc

169 Affairs of Anatol (The)

91 Altro mondo (Un)

39 Am Ende kommen Touristen

74 Annem Sinema Öğreniyor

89 Article 03

217 Assassinio di via Belpoggio(L’)

148 Bartók Béla: Az éjszaka zenéje

190 Basilischi (I)

74 Bende Sira - Ich bin Dran!

170 Berliner Reigen

236 Bottecchia, l’ultima pedalata

89 Bouly, le campeur

227 Był sobie raz

65 California Dreamin’

191 Caso Fuchs (Il)

131 Československé jaro 1968

154 Cigányok

241 Collezione di Medea (La)

120 Confini d’Europa

218 Coscienza di Zeno (La), Bolchi

217 Coscienza di Zeno (La), D’Anza

90 Croire

75 Csapás

150 Cserepek

171 Daybreak

76 Deutschland Deine Lieder

228 Dom

237 Due fiumi (I)

76 Einspruch V

94 Esma

41 Estrellita - Pesem za domov

142 Etude

172 Eyes Wide Shut

243 Fine del mare (La)

244 Fuori dalle corde

95 Gatavs

96 Geheimnis von Deva (Das)

153 Gyökerek. Béla Bartók 1881-1945 I-II-III

97 Gyveno senelis ir bobute

77 Have You Ever Heard About Vukovar?

148 Holt vidék

90 Illettrist (Der)

43 Import Export

45 Instalacija ljubezni

78 Între Ziduri

47 Iszka utazása

98 Journal No. 1 - An Artist’ Impression

174 Junge Medardus (Der)

238 Kāla

154 Keralai mozaikok

146 Keresztelő

49 Klopka

147 Krónika

99 Kupředu levá, Kupředu pravá

100 Leben ist ein langer Tag (Das)

149 Legato

192 Leggenda del santo bevitore (La)

175 Liebelei (Ophuls)

176 Liebelei (Schnitzler)

78 Loshiat zaek

51 Madonnen

147 Magasiskola

101 Mala apokalipsa

102 Marcela

67 Mare in una stanza (Il)

218 Marito (Un)

177 Mio caro dottor Gräsler

227 Nagrodzone uczucie

103 Naplófilm, 12 voltam 56-ban

79 Na sončni strani Alp

155 Nincs kegyelem

117 Nu te supăra, dar...

69 Obsluhoval jsem anglického krále

143 Oda-vissza

239 “ORA ET LABORA”

151 Orfeusz és Euridiké

104 Oros Falakro

105 Otroci s Petrička

142 Pályamunkások

80 Panca Popolare Italiana

219 Parole di mio padre (Le)

118 Pierwszy dzień

53 Plac Zbawiciela

106 Plošča

55 Pora umierać

80 Porno

193 Posto (Il)

57 Pravidla lži

107 Problemat s komarite i drugi istorii

59 Putešestvie s domašnimi životnymi

194 Ragazzi che si amano (I)

108 Război pe calea undelor

255 Razsledvane

195 Recuperanti (I)

153 Rendhagyó párizsi leltár

152 Római szonáta

81 Rupa

196 San Michele aveva un gallo

109 San Sanyč

82 Saşa, Grişa şi Ion

220 Seduttore filantropo (Il)

91 Selma!

221 Senilità

110 Śmierć z ludzką twarzą

242 Sobada. Il dono delle levatrici maya

144 Sodrásban

111 Söhne

131 Spříznění volbou

71 Stasera niente di nuovo

82 Stille Post

112 Stone Time Touch

113 Storie arbëreshe

83 Szalontüdő

229 Szkoła

228 Sztandar Młodych

197 Terrorista (Il)

143 Tisza - Őszi vázlatok

132 Tryzna

254 Tuffo della rondine (Il)

84 Türelem

84 Uguns

240 Undercolander

85 Valise (La)

86 Valuri

114 Večnyj

198 Venga a prendere il caffè… da noi

61 Vratné lahve

115 Vydoch

178 Weite Land (Das)

63 Yumurta

116 Za 4 godine

119 Zabranjeni bez zabrane

152 Zene

221 Zeno Writing

133 Zmatek

145 Zöldár

Agadjanean George 109, 266

Amisano Stefania 238, 266

Bakthiari Kaveh 85, 266

Balsamo Mario 113, 266

Barbiani Erica 242, 266

Beinoriūtė Giedrė 97, 267

Bernasconi Fulvio 244, 267

Berner Dieter 170, 267

Bolchi Sandro 218, 268

Bollók Csaba 47, 268

Bolognini Mauro 221, 268

Bondy Luc 178, 269

Borowczyk Walerian 223-229, 269

Borraccetti Paolo 77, 271

Burger Janez 79, 271

Caldana Alberto 194, 271

Cerovac Enrico 239, 272

Chaščevatskij Jurij 106, 272

Choffat Frédéric 89, 272

Cobileanski Igor 82, 272

Colla Rolando 76, 273

Comencini Francesca 219, 273

Conversano Francesco 67, 273

D’Anza Daniele 217, 273

De Antoni Gloria 236, 274

De Bosio Gianfranco 197, 274

De Mille Cecil Blount 169, 275

Drljević Alen 94, 275

Edvy Boglárka 103, 275

Ergün Ismet 74, 276

Faenza Roberto 177, 276

Faidiga Fabiola 240, 276

Feyder Jacques 171, 277

Forster Bernie 91, 277

Gaál István 135-154, 277

Germondari Werther 80, 278

Gilbert Julie 89, 278

Golubović Srdan 49, 279

Grignaffini Nene 67, 273

Guiducci Alberto 217, 279

Hannigan Declan 75, 279

Hillebrand Stefan 90, 279

Hoppe Nora 243, 280

“I fagiani alla spina” 241, 280

Jablonská Linda 99, 280

Kalev Kamen 78, 280

Kaplanoğlu Semih 63, 280

Kędzierzawska Dorota 55, 281

Kentridge William 221, 281

Kertész Mihály [Michael Curtiz] 174, 281

Kļava Inese 95, 282

Klüh Svenja 100, 282

Koepp Volker 111, 282

Kos-Krauze Joanna 53, 283

Koszałka Marcin 110, 283

Krauze Krzysztof 53, 283

Kubenko Vladimír (Vlado) 132, 284

Kubrick Stanley 172, 284

Lang Daniel 76, 285

Lattuada Alberto 198, 285

Lazarescu Anca Miruna 96, 286

Lenica Jan 227, 228, 286

Lepre Gianni 220, 287

Malinin Aleksandr 115, 287

Mattoli Mario 71, 287

Menzel Jiří 69, 288

Mihálik Peter 132, 288

Mitovski Dimitar 78, 288

Musil Bohuslav 131, 289

Nemes László 84, 289

Nemescu Cristian 65, 289

Nikodijević Milan 119, 289

Oleotto Matteo 240, 289

Olmi Ermanno 192, 193, 195, 290

Ophuls Max 175, 290

Pakalniņa Laila 84, 291

Paounov Andrej 107, 291

Paulus Olivier 90, 292

Petricig Alvaro 101, 292

Pevec Metod 41, 292

Pintilie Adina 117, 292

Ragályi Elemér 155, 293

Rauch Oliver 82, 293

Rossier François 90, 293

Salameh Georges 104, 293

Salani Corso 120-125, 293

Šantić Marko 81, 294

Sára Sándor 154, 294

Sauter Marcin 118, 294

Savona Stefano 254, 295

Schivazappa Piero 191, 295

Schnitzler Heinrich 176, 295

Schorm Evald 133, 295

Scutelnicu Ana-Felicia 78, 296

Sedláček Robert 57, 296

Seidl Ulrich 43, 296

Silló Sándor 103, 297

Sitaru Adrian 86, 297

Slijepčević Nebojša 116, 297

Soeldner Ivan 131, 297

Solomon Alexandru 108, 297

Soudani Mohammed 91, 298

Speth Maria 51, 298

Steyerl Hyto 98, 298

Storoževa Vera 59, 298

Svěrák Jan 61, 299

Szirmai Márton 83, 299

Taviani (Paolo e Vittorio) 196, 299

Thalheim Robert 39, 300

Tolusso Fulvio 218, 300

Tomasin Elena Vera 242, 301

Tonini Mauro 237, 301

Torossian Gariné 112, 301

Trančík Dušan 132, 301

Trani Daniele 240, 302

Třeštíková Helena 102, 302

Trifonova Iglika 255, 302

Tucaković Dinko 119, 303

Vachek Karel 131, 303

Vasileva Irina 114, 304

Vouardoux Anthony 89, 304

Wagner Jan 80, 304

Weiss Maja 45, 304

Wertmüller Lina 190, 304

Yetik Nesimi 74, 305

Zupanič Miran 105, 305

18.Film Festival Cottbus

11.–16.11.2008

Festival des osteuropäischen Films Festival of East European Cinema

FilmFestivalCottbus

W.-Seelenbinder-Ring 44/45

D-03048 Cottbus

Fon:+49 (355)431070

Fax:+49 (355)4310720 info@Qlmfestivalcottbus.de

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